18
Ulpiapress Ulpiapress Franco Bochicchio, Maria Grazia Celentano, Salvatore Co- lazzo, Vito Francesco De Giuseppe, Ezio Del Goardo, Ada Manfreda, Elisa Palomba, Salvatore Patera, Maria Grazia Simone. Attori , ConteSti e metodologie dellA vAlutAzione dei proCeSSi formAtivi in età AdultA a cura di SAlvAtOrE COlAzzO 4 Salvatore Colazzo Attori, ConteSti e metodologie dellA vAlutAzione Il volume raccoglie una serie di contributi che sono stati elaborati dai loro au- tori nell’ambito di una ricerca relativa a metodologie innovative applicabili in contesti formativi adulti, sulla base di un progetto finanziato dalla Cassa di Risparmio di Puglia e promosso dal Centro Ulpia del Dipartimento di Scienze Pedagogiche, Psicologiche e Didattiche dell’Università del Salento, avente lo scopo di affrontare le questioni progettuali e valutative connesse con i bisogni formativi dell’età adulta. Salvatore Colazzo (http://www.salvatorecolazzo.it) è professore associato di Pe- dagogia Sperimentale all’Università del Salento. Già docente di ruolo nei Con- servatori di stato, è interessato a sviluppare metodologie didattiche innovative, che fanno leva sulla creatività, che valorizzano l’esperienza e considerano la re- lazione sociale quale risorsa preziosa per l’apprendimento. Animatore di un gruppo di giovani ricercatori, ha stimolato la nascita di “EspérO s.r.l.”, azienda spin-off dell’Università del Salento, che progetta e realizza interventi formativi ad alto contenuto di innovatività. ISBN 978-88-8406-118-8

saggio-su-valutazione

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Saggio contenuto nel libro di S. Colazzo (a cura di), Attori, contesti e metodologie della valutazione dei processi formativi in età adulta, Amaltea edizioni, 2009

Citation preview

Page 1: saggio-su-valutazione

U l p i a p r e s sU l p i a p r e s s

Franco Bochicchio, Maria Grazia Celentano, Salvatore Co-lazzo, Vito Francesco De Giuseppe, Ezio Del Gottardo, AdaManfreda, Elisa Palomba, Salvatore Patera, Maria GraziaSimone.

Attori, ConteSti

e metodologie

dellA vAlutAzione

dei proCeSSi formAtivi

in età AdultA

a cura di SAlvAtOrE COlAzzO

44

Salvato

re Co

lazzoA

tt

or

i, Co

nt

eS

ti

em

et

od

ol

og

ied

el

lA

vA

lu

tA

zio

ne

Il volume raccoglie una serie di contributi che sono stati elaborati dai loro au-tori nell’ambito di una ricerca relativa a metodologie innovative applicabiliin contesti formativi adulti, sulla base di un progetto finanziato dalla Cassadi Risparmio di Puglia e promosso dal Centro Ulpia del Dipartimento diScienze Pedagogiche, Psicologiche e Didattiche dell’Università del Salento,avente lo scopo di affrontare le questioni progettuali e valutative connessecon i bisogni formativi dell’età adulta.

Salvatore Colazzo (http://www.salvatorecolazzo.it) è professore associato di Pe-

dagogia Sperimentale all’Università del Salento. Già docente di ruolo nei Con-

servatori di stato, è interessato a sviluppare metodologie didattiche innovative,

che fanno leva sulla creatività, che valorizzano l’esperienza e considerano la re-

lazione sociale quale risorsa preziosa per l’apprendimento. Animatore di un

gruppo di giovani ricercatori, ha stimolato la nascita di “EspérO s.r.l.”, azienda

spin-off dell’Università del Salento, che progetta e realizza interventi formativi ad

alto contenuto di innovatività.

ISBN 978-88-8406-118-8

Page 2: saggio-su-valutazione

Ulpiapress

Page 3: saggio-su-valutazione

Colazzo, Salvatore

Attori, contesti e metodologie della valutazione dei pro-cessi formativi in età adulta / a cura di Salvatore Colazzo- Melpignano : Amaltea, 2009. - 312 p. : 24 cm. - ((Ulpia-press : 4. ISBN 978-88-8406-118-8

Page 4: saggio-su-valutazione

AttorI, CoNteStI

e MetodologIe dellA

vAlUtAzIoNe deI proCeSSI

forMAtIvI IN età AdUltA

a cura di Salvatore Colazzo

Saggi di: Franco Bochicchio, Maria Grazia Celentano, Salvatore Colazzo, Vito Francesco De Giuseppe, Ezio Del Gottardo, Ada Manfreda, Elisa Palomba, Salvatore Patera,Maria Grazia Simone.

Page 5: saggio-su-valutazione

Ulpiapress: 4Collana diretta da Salvatore Colazzo

Il presente volume è pubblicato con il contributo dell’Università del Salento, Diparti-mento di Scienze Pedagogiche, Psicologiche e Didattiche (fondi rivenienti dal progetto“Formazione, valutazione delle competenze e monitoraggio di percorsi formativi desti-nati ad adulti”, cofinanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia - respon-sabile scientifico del progetto: prof. Salvatore Colazzo)

è vietata la riproduzione in qualsivoglia forma e con qualsiasimezzo effettuato.

© 2009, Amaltea edizionivia d. pellegrino, 26 - 73020 Melpignano - lecce

tel. 0836.330059 - fax [email protected]

ISBN 978-88-8406-118-8

Page 6: saggio-su-valutazione

Indice

Dalla valutazione dei risultati alla valutazione degli effettidella formazionedi SAlvAtore ColAzzo

La qualità della formazione finanziata. Istanze culturali,metodologiche e valutativedi frANCo BoChICChIo

Strumenti per la progettazione e la valutazione degli interventi comunitari: Quality frame e logical framework Matrixdi elISA pAloMBA

La valutazione in corso d’opera. Identità, strumenti, criteridi MArIA grAzIA SIMoNe

Monitorare e valutare l’apprendimento digitaledi MArIA grAzIA CeleNtANo

Apprendimento e partecipazione. Riflessioni per un Welfare partecipativodi SAlvAtore pAterA

Valutare la generatività sociale: autoriflessività e metacognizionedi ezIo del gottArdo

Valutazione ex-ante e mappatura dei bisognidi AdA MANfredA

p. 7

17

51

73

97

131

141

159

Page 7: saggio-su-valutazione

Setting formativo e tecnologiedi vIto frANCeSCo de gIUSeppe

Coprogettare e covalutare. Le sfide della complessità nel-l’approccio partecipativodi SAlvAtore pAterA

249

263

Page 8: saggio-su-valutazione

‐ 7 ‐

DALLA VALUTAZIONE DEI RISULTATI ALLA  VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DELLA FORMAZIONE  

di Salvatore Colazzo     

 1. Lʹallargamento del modello docimologico  In campo pedagogico la problematica della valutazione è stata fat‐ta valere dalla docimologia, disciplina  sviluppatasi nei primi de‐cenni del XX  secolo; oggi  assume  connotati nuovi  alla  luce delle emergenti  esigenze  poste  dalla  società  dell’informazione  e  della comunicazione. 

Agli inizi del Novecento in America gli psicologi scolastici fece‐ro notare come i docenti, nel valutare gli elaborati dei loro allievi, esprimessero dei giudizi molto divergenti. Il dato venne confronta‐to da alcuni studi a carattere  sperimentale,  sia  in America che  in Europa,  che  confermarono  la  soggettività della valutazione. Cor‐rettori diversi  che  esaminino uno  stesso  elaborato  tendono  ad  e‐sprimere  giudizi  anche molto differenti. Ad  esempio uno  studio compiuto negli Stati Uniti nel 1910 consisteva nel sottoporre a 142 docenti di inglese due compiti da valutare. Essi avevano a disposi‐zione 100 punti. Al primo compito i giudizi coprirono un ventaglio da 64 a 98 punti, al secondo da 50 a 98.  

Gli studi di  Laugier e Pieron, di  Decroly e Buyse fecero notare la necessità di  sostituire  le  tradizionali prove di profitto  con dei test, capaci di introdurre elementi di oggettività nella misurazione. Ricerche  sperimentali provarono  che  il disaccordo  tra  i  correttori non è riferibile alla materia. Si potrebbe intuitivamente infatti pen‐sare  che una prova di matematica  induce una maggiore  conver‐genza di giudizio, mentre un tema produce una maggiore variabi‐lità del giudizio. In realtà non è così. Un compito di geometria sot‐

Page 9: saggio-su-valutazione

Salvatore Colazzo 

‐ 8 ‐

toposto a 114 insegnanti di questa materia produsse una gamma di voti da 28 a 92. Fu anche possibile dimostrare  che un medesimo correttore in tempi diversi tende a giudicare un medesimo compito in maniera differente. Nel 1930 Laugier e Weimberg confrontarono i giudizi espressi da uno stesso correttore su 37 compiti di scienze a  tre  anni di distanza,  ottennero dei  risultati  sorprendentemente divergenti, come se i compiti non fossero stati corretti dalla stessa persona. Il grado di disaccordo di un correttore con se stesso è pa‐ragonabile  al grado di disaccordo di due  correttori.  Se vogliamo dirla  in  termini  tecnici:  le valutazioni  formulate dallo  stesso  esa‐minatore  a distanza di un qualche  tempo hanno  la  stesso  coeffi‐ciente  di  correlazione  (0.58,  nel  caso  specifico)  con  le  votazioni formulate da due correttori diversi. Weimberg e Laugier provaro‐no che il disaccordo non dipende dalla competenza dei correttori. Correlando i voti assegnati da una persona scarsamente competen‐te con quelli di un docente universitario si ha un indice di correla‐zione assimilabile a quello ottenuto confrontando le valutazioni di due docenti universitari. Una conseguenza di queste osservazioni è che i giudizi scolastici hanno scarso valore predittivo in merito al proseguio della carriera degli allievi. Anche questa scarsa preditti‐vità venne sottoposta a verifica sperimentale. 

La valutazione, in conseguenza di tutti questi studi, venne fatta oggetto di serrata critica e si chiarì la necessità di relarla a una stra‐tegia programmatoria del percorso educativo,  in maniera che po‐tesse  funzionare  da  controllo  del  processo,  consentendo  una  ri‐progettazione dell’azione formativa. La valutazione segue l’allievo e lo guida lungo le tappe pre‐fissate del percorso di apprendimen‐to. Si comprese l’importanza di non accontentarsi della valutazione finale  (la  cosiddetta  valutazione  sommativa), ma  di moltiplicare  i momenti del  controllo degli  apprendimenti,  in modo da  fare  as‐sumere alla valutazione un vero e proprio carattere  formativo  (si parla non a caso di valutazione formativa). La valutazione in itinere consente di  ricevere  informazioni sull’andamento del processo di apprendimento, tali informazioni sono utili tanto all’allievo quanto all’insegnante. 

Page 10: saggio-su-valutazione

DALLA VALUTAZIONE DEI RISULTATI ALLA VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI 

‐ 9 ‐

Nel modello della cosiddetta  istruzione programmata,  la valuta‐zione è uno dei quattro momenti fondamentali in cui si articola la programmazione  didattica:  analisi  della  situazione;  definizione degli obiettivi; organizzazione dei contenuti; e per l’appunto valu‐tazione. 

Nella scuola tradizionale, la valutazione rispondeva unicamen‐te  all’obiettivo  di  accertare  fiscalmente  la  consistenza  degli  ap‐prendimenti operati dal soggetto. Avvenendo al termine d’un pro‐cesso di apprendimento, stabiliva soltanto se l’allievo potesse con‐tinuare a rimanere nel sistema o se invece dovesse essere espulso, in questo senso aveva un carattere marcatamente selettivo.  

La docimologia ha avuto il merito non solo di far comprendere la necessità della valutazione in itinere, ma anche la opportunità di far precedere  l’azione di  insegnamento da una attività valutativa. Nell’analisi della situazione vi può essere una valutazione che mi‐ra  ad  accertare  l’esistenza  o meno di  quello  che  vengono  detti  i pre‐requisiti di apprendimento, ovverosia  la sussistenza di quello zoccolo di conoscenze su cui erigere gli apprendimenti successivi. Questo tipo di valutazione è stata detta prognostica, perché serve per prevedere quali effettivi progressi gli allievi possono compiere intraprendendo un percorso di apprendimento. La valutazione da prognostica diventa diagnostica nel momento  in cui via via che  il percorso viene compiuto si verifica l’esattezza di quanto in fase i‐niziale si è previsto.    

2. Docimologia e esigenza di democratizzazione delle  istitu‐zioni formative  

Gli studi di docimologia provarono anche un altro fatto che suscitò un ampio e variegato dibattito  in ambito pedagogico, soprattutto per  le  implicazioni  socio‐politiche del discorso. Le valutazioni  e‐spresse dalla scuola dimostravano, aggregando i dati a disposizio‐ne, che i giudizi negativi erano maggiormente distribuiti presso le classi socio‐economiche svantaggiate. Quale significato attribuire a 

Page 11: saggio-su-valutazione

Salvatore Colazzo 

‐ 10 ‐

tale evidenza? Cosa in termini di progettualità doveva poter scatu‐rire dalla constatazione della grande difficoltà della scuola a  fun‐zionare da elemento dinamizzante  la società? La cosiddetta peda‐gogia  progressista,  ritenendo  fosse  indispensabile  attribuire  alle istituzioni formative non meramente la funzione di dispositivo per la  riproduzione  sociale,  vollero  assegnarle  il  compito  di  volano della democratizzazione della vita sociale e  fecero  leva sulla pro‐gettazione e  sulla valutazione  formative quali  strumenti per  con‐sentire anche alle classi meno abbienti di accedere in termini quan‐titativamente e qualitativamente apprezzabili alla cultura, conside‐rato un bene in grado di assicurare un sufficiente grado di mobilità sociale.  

Alla  fine degli anni novanta del secolo scorso  il modello doci‐mologico, iscritto nella cornice progressista testé descritta, mostrò, proprio alla luce delle nuove emergenze educative poste dalla so‐cietà dell’informazione e della comunicazione, tutte le sue difficol‐tà a sostenere ancora l’ideale di un pari accesso alle risorse forma‐tive, garantito da una scuola pubblica ispirata a standard nazionali definiti a  livello centrale, mediante  i programmi e una organizza‐zione gerarchica del  sistema. Apparve  chiaro  come  il quadro dei bisogni  formativi  si  andasse  allargando per un verso  e diversifi‐cando  per  altro.  La  domanda  di  formazione  era  cresciuta,  senza trovare adeguate risposte,  in  fasce di popolazione, quali quelle a‐dulte, prima semplicemente inserite nei processi lavorativi e conte‐stualmente  si  era differenziata,  in  linea  con una  società  affluente che aveva portato all’articolazione delle classi sociali  in gruppi di portatori di  interessi,  con  l’esplosione dei  bisogni  regolati da un mercato diventato particolarmente sofisticato nelle sue strategie di modulazione del consumo, abilitando il fruitore a divenire a pieno titolo cliente. 

Cominciarono anche a cambiare i quadri culturali di fondo a cui riferirsi:  la postmodernità, valorizzando  la differenza, avanzando l’esigenza di istituire una maggiore e più continua permeabilità tra le  istituzione  formative  e  la  comunicazione permeante  la  società, nella prospettiva di quella che fu definita dapprima educazione ri‐corrente, poi permanente,  infine  lifelong  learning, rese  il compito 

Page 12: saggio-su-valutazione

DALLA VALUTAZIONE DEI RISULTATI ALLA VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI 

‐ 11 ‐

della  progettazione  e  della  valutazione  estremamente  più  com‐plessi.  

Per rimanere strettamente attinenti al nostro ambito, nel perio‐do in cui la docimologia nacque, il paradigma dominante nella ri‐cerca  sullʹapprendimento  fu  quello  derivato  dal  comportamenti‐smo, centrato sulla rilevazione e analisi dei comportamenti mani‐festi,  osservabili  intersoggettivamente, misurabili. La  valutazione si concentrava sul prodotto terminale dellʹapprendimento, tentan‐do di definirlo nei termini più chiari, precisi, univoci possibili. 

Da  almeno  due  decenni  la  ricerca  valutativa  ha  allargato  di molto  il suo sguardo.  Intanto perché si è resa conto che  lʹappren‐dimento  è  funzione di una molteplicità di  fattori,  a partire dalle operazioni  e  strategie  motivazionali,  cognitive  e  metacognitive messe  in atto dal soggetto per  imparare, ma anche dalle variabili organizzative e di contesto, che incidono sullʹazione formativa e la sua efficacia. E poi perché ha abbandonato la presunzione oggetti‐vistica, comprendendo  la natura negoziale della valutazione, coe‐rentemente  con  le  indicazioni  del  paradigma  del  costruttivismo, che ha soppiantato quello comportamentista e profondamente ag‐giornato quello offerto dal cognitivismo. 

La nuova concezione della valutazione, soprattutto se riferita ai contesti  adulti,  presenta  delle  fondamentali  implicazioni,  alcune delle quali, in verità, già evidenziate dalla andragogia: a) si  tratta di valutare  lʹacquisizione, da parte dei discenti, degli 

apprendimenti  in  termini  di  competenza,  ritenendo  che  scopo dellʹattività  di  insegnamento/apprendimento  debba  essere quello di offrire allʹallievo la possibilità di costruire un quadro articolato e complesso di competenze, ivi comprese quelle tra‐sversali  e  transdisciplinari  ‐  è  questo  il  problema  posto  dal movimento della valutazione autentica ‐; 

b) si  tratta di attenzionare, a  fini valutativi,  i processi attraverso cui  il soggetto  realizza apprendimento, sicché diventa di  fon‐damentale importanza lʹapprendere ad apprendere, cioè le abi‐lità  di  pianificare, monitorare  e  regolare  lʹapprendimento  da parte del soggetto  (si  tratta di quella che viene definita meta‐cognizione, o, in altri contesti, deuteroapprendimento, o anco‐

Page 13: saggio-su-valutazione

Salvatore Colazzo 

‐ 12 ‐

ra apprendimento autoregolato, così come pure diventa impor‐tante  la motivazione,  cioè  la disponibilità ad apprendere, che spesso risulta correlata con  la metacognizione e  lʹacquisizione delle competenze che consentono al soggetto di leggersi in re‐lazione al contesto, assumendo atteggiamenti strategici rispetto a cosa e come apprendere (si tratta della cosiddetta metacom‐petenza); 

c) si  tratta di considerare  lʹintervento  formativo come un vero e proprio  intervento  sociale,  sicché diventa  fondamentale  com‐prendere le cosiddette ricadute della formazione. 

Della valutazione  si va  sempre più affermando  la  sua valenza ai fini del monitoraggio dei processi formativi e il loro governo. Ciò comporta  una  risemantizzazione  della  valutazione:  diventando strumento  di  sviluppo  depotenzia  il  carico  emotivo  con  cui  da sempre si accompagna. Essa diventa una leva importantissima per generare qualità, cosa che il Total Quality Management, pur con i suoi  limiti, aveva ben  compreso,  e  che viene  ribadita nellʹambito del modello del knowledge management di Nonaka e Teteucki, che ritengono la valutazione unʹattività di conoscenza che offre la pos‐sibilità di generare apprendimento organizzativo incrementale. Per quanto più  specificamente  riguarda  i processi di  apprendimento individuale,  la  valutazione  diventa  strumento  per  una migliore conoscenza di sé e delle proprie potenzialità, nella prospettiva del lifelong  learning, che ha senso se  i soggetti sono messi nelle condi‐zioni, attraverso opportune azioni di orientamento, di avere con‐sapevolezza degli apprendimenti posseduti (a prescindere se sono realizzati in contesti formali, non‐formali o informali), dei bisogni formativi da  soddisfare per pervenire, anche attraverso  il  ricorso alla formazione, ad una più piena realizzazione di sé, grazie allʹac‐quisita  capacità di  cogliere  le opportunità offerte dal  contesto.  In questo  quadro  sono  stati  sviluppati  nuovi  strumenti  valutativi, quali la analisi dei bisogni formativi (o mappatura dei bisogni forma‐tivi,  come  noi  preferiamo  definirla,  dando  credito  allʹapproccio biografico‐narrativo, dialogico‐ermeneutico nellʹindagine del biso‐gno  soggettivo),  il  bilancio  di  competenze,  il  portfolio  formativo. Ab‐bandonato  il  sogno oggettivistico di una valutazione  in grado di 

Page 14: saggio-su-valutazione

DALLA VALUTAZIONE DEI RISULTATI ALLA VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI 

‐ 13 ‐

stabilire con lʹesibizione di alcuni basilari valori numerici lʹavvenu‐ta acquisizione di apprendimenti  ritenuti utili,  la valutazione ap‐pare  come  attività  di modulazione  dei  processi  formativi,  legata alla disponibilità riflessiva,  influenzata dal sistema di relazioni  in cui il soggetto è inserito, mai certa, negoziabile negli obiettivi, nei metodi e negli strumenti, perciò vocazionalmente aperta alla meta‐valutazione,  che  è  fondamentalmente  attività  di  annessione  della valutazione al complesso sistema dei valori sociali.   

3. Dai risultati alle ricadute: dall’individuo alla società  

Il passaggio decisivo quindi è  la scoperta della natura  fondamen‐talmente  insuperabilmente  intersoggettiva  della  valutazione,  che trova  il  suo  senso  ultimo  nella  sua  capacità  di  raccordare l’apprendimento alle esigenze di una società sufficientemente arti‐colata da tollerare una molteplicità molto ampia di progetti di vita e di ipotesi di realizzazione soggettiva. Alla valutazione dei risul‐tati di apprendimento bisogna associare  la valutazione delle rica‐dute delle attività  formative,  che non può  che  configurarsi  come processo sociale di condivisione e non semplicemente constatato ab aesterno.  

Per impostare correttamente il tema delle ricadute della forma‐zione bisogna correlarlo al tema della formazione continua, in cui si pone con particolare pregnanza la questione della valenza socia‐le dellʹintervento formativo. Chi progetta e realizza  la formazione ha una responsabilità politica e gestionale in ordine allʹimpatto sul piano personale (di una persona iscritta in un sistema di relazioni che  vanno  a  definire  un  contesto)  e  più  latamente  sociale  della formazione. Pertanto già a monte, in sede progettuale, deve essere prevista l’esigenza, al fine di poter essere monitorato e valutato, di quantificare e/o qualificare  in qualche modo  lʹeffetto della  forma‐zione. 

Se ci si pone la questione delle ricadute, ci si rende conto che bi‐sogna maturare nei confronti dei processi  formativi un approccio 

Page 15: saggio-su-valutazione

Salvatore Colazzo 

‐ 14 ‐

complesso, nel senso che bisogna considerare la formazione come un elemento agente allʹinterno di un sistema di relazioni, pensarla influenzata da una molteplicità di variabili e a sua volta capace di influenzare il funzionamento del sistema nel suo complesso.  

Quando si progetti e realizzi un  intervento formativo si hanno degli effetti che  innanzitutto  riguardano  i beneficiari  immediati e diretti della formazione, ma poi essi si estendono ai contesti in cui i soggetti  sono  inseriti  e  infine  si  propagano  a  contesti  più  estesi. Se così stanno le cose, allora valutare un progetto formativo diven‐ta piuttosto complicato. In quanto se la formazione può dirsi abbia successo quando produca un  cambiamento  ritenuto desiderabile, bisogna pur comprendere che quando si agisca in regime di com‐plessità il cambiamento programmato in un dato punto del sistema tende a propagarsi, con effetti diversi nelle diverse zone del siste‐ma che interessa, procurando un effetto a catena di riassestamento omeostatico dei  suoi  elementi. Le  ricadute da questa prospettiva sono difficilmente prevedibili, sono verificabili, con lʹuso di idonei strumenti, ex‐post, anche se rimane difficile ricondurre con certezza i cambiamenti riscontrati allʹazione formativa intrapresa, essendo il sistema verificato aperto e come tale soggetto ad una molteplicità sostanzialmente incontrollabile di input. 

Ciò  significa  che  non  si  possono  identificare  buoni  risultati  e buone ricadute, dal momento che i primi sono più direttamente le‐gati  allʹazione  formativa,  le  seconde  dipendono,  invece,  in  gran parte da variabili contestuali. 

Giudicata da un punto di vista sociale, cosa in definitiva si chie‐de alla formazione? 

La formazione deve poter contribuire, al di là dei contenuti trat‐tati e delle metodologie adottate, a far crescere la cultura delle isti‐tuzioni e della democrazia, ad incrementare la coesione sociale fa‐vorendo il dialogo. Questo dʹaltro canto ci dicono le dichiarazioni programmatiche elaborate dallʹUnione Europea, che in diverse oc‐casioni è tornata a riflettere sulle ricadute attese della formazione, sintentizzandole  in  maniera  assai  chiara  nellʹAgenda  di  Lisbona 2000, che costituisce una pietra miliare per i discorsi che riguarda‐no la formazione. 

Page 16: saggio-su-valutazione

DALLA VALUTAZIONE DEI RISULTATI ALLA VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI 

‐ 15 ‐

Bibliografia  ALBERICI  A.,  Imparare  sempre  nella  società  della  conoscenza,  Bruno 

Mondadori, Milano 2002. ANDREANI O.  (a  cura di), Classe  sociale,  intelligenza  e personalità,  Il 

Mulino, Bologna 1974. BARTEZZAGHI E., GUERCI M., VINANTE M., La valutazione stakeholder‐

based  della  formazione  continua.  Modelli,  processi,  strumenti, Franco Angeli, Milano 2010. 

BOCHICCHIO F.‐GRASSI F. (a cura di), Le ricadute della formazione. Si‐gnificati, approcci, esperienze, Amaltea, Melpignano 2009. 

CIUCCI F., Valutazione delle politiche e dei servizi sociali. Partecipazione, metodo, qualità, Franco Angeli, Milano 2008. 

COLAZZO  S.  (a  cura  di),  Progettazione  e  valutazione  dell’intervento formativo, McGraw Hill, Milano 2008. 

COLAZZO S.‐PATERA S., Verso un’ecologia della partecipazione, Amal‐tea, Melpignano 2009. 

CORDA COSTA M., Ricerche sui fattori socio‐economici che condizionano il proseguimento e lʹindirizzo degli studi in alcuni quartieri roma‐ni,  in  VISALBERGHI  A.,  Educazione  e  condizionamento  sociale, Laterza, Bari 1964. 

DE BARTOLOMEIS F., Valutazione e orientamento. Obiettivi, strumenti, metodi, Loescher, Torino 1977.  

GRANDI G., Misurazioni e valutazioni, La Nuova Italia, Firenze 1976. GALLIANI L., La scuola in rete, Laterza, Roma‐Bari 2004. MARAGLIANO  R.‐VERTECCHI  B.,  La  valutazione  nella  scuola  di  base, 

Editori Riuniti, Roma 1978. PAPARELLA N., Le attività di laboratorio e di  tirocinio nella formazione 

universitaria, Armando, Roma 2006. PAPARELLA N.,  Istituzioni  di  pedagogia,    Pensa Multimedia,  Lecce 

1996. PIERON H., Esami e docimologia, Armando, Roma 1971. 

PONTECORVO C., Psicologia dellʹeducazione, EIT, Teramo 1973. TORIELLO F., Fondamenti epistemologici del lifelong learning, Tecnodid, 

Napoli 2008. 

Page 17: saggio-su-valutazione
Page 18: saggio-su-valutazione