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Saggistica Aracne

Saggistica Aracne 237 - aracneeditrice.it · vo — nel grembo materno dell’essere, ... con la nascita dei suoi fra-telli. Di qui anche la proiezione di questa contraddizione sulla

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Saggistica Aracne

Noemi Di Gioia, Giuseppe Tarditi

ES e Superego in Giacomo Leopardi

Copyright © MMXIIARACNE editrice S.r.l.

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via Raffaele Garofalo, /A–B Roma()

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con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: febbraio

Indice

Prefazione

Introduzione

Parte I

Capitolo IIndividuum e sexus in Leopardi (da L’Infinito a Laginestra)

Capitolo IILacerazione tra gioia di vivere ed oppressione dellaragione (conflitto tra es e superego)

Capitolo IIIIl ciclo di Aspasia

Parte II

Capitolo ILa teoria del piacere

Indice

Capitolo IILa tensione verso l’infinito

Capitolo IIILo scorrere del tempo

Capitolo IVLa noia

Capitolo VIl viaggio

Capitolo VIValore e significato del “ricordo”

Capitolo VIIGiovinezza e “vecchiezza”

Capitolo VIIIFilantropia e/o misantropia?

Capitolo IXIl simbolo

Ad Emanuele e ad Eroscon infinito amore

Prefazione

Non è certo la prima volta che l’opera di Leopardi vienesottoposta a perizia psicanalitica; anzi, su di essa si so-no esercitati, per linee convergenti, terapeuti di chiarafama non meno che critici letterari di provata compe-tenza: si pensi a Enzo Morpurgo e a Glauco Carloni, dauna parte, e dall’altra a Giovanni Giuseppe Amoretti oad Elio Gioanola. Del resto, bisogna ammettere che ilpoeta dell’Infinito si presta magnificamente ad essere in-terpretato in questa chiave, tant’è vero che la bibliografiadegli studi sull’‘anima’ di Leopardi, sui suoi disturbi e lesue lacerazioni, conta diversi titoli a far data dal secondoOttocento. Solo che allora, in pieno clima positivistico,sulla scorta delle teorie dei vari Lombroso o Mantegazza,ci si era applicati di preferenza alla biografia, passando alsetaccio documenti, aneddoti e testimonianze, con risul-tati talvolta persino imbarazzanti; mentre le letture piùrecenti, come quella di cui qui si dà conto, attingono al-l’anamnesi familiare e alla vita dell’autore, ai suoi traumie ai suoi conflitti, all’unico scopo di far luce sui testi, avvi-cinandosi il più possibile all’etimo nascosto, alla polla dacui è scaturita l’ispirazione, alla ferita da cauterizzare coldono e l’arte della parola. La psicanalisi mette insommaa disposizione, in questo caso, metodi e categorie (segna-tamente quelle di individuum e di sexus), per affinare lefacoltà d’ascolto del critico, aiutandolo a calarsi tra le pie-ghe del testo. Il critico segue in esse gli echi e le tracce di

Prefazione

quel fiume carsico che scorre sotto la superficie verbale,perché il controllo razionale dell’io (e del super–io) eser-cita sulle sue acque una censura arcigna, paragonabileallo sbarramento di una diga, impedendogli di affiorarese non appunto per lampi, per sussulti, per improvvisiincrespamenti: sintomi di vissuti profondi che urgono, diistanze inappagate in cerca di sfogo. La poesia si annida,in questo senso, nel ‘ritorno del rimosso’, rivendicandoproprio l’implacabilità di quelle pulsioni e di quei bisogniche la ragione poliziesca, ammantata di disincanto, si èaffrettata a negare.

Il risvolto più interessante e fruttuoso di questo sca-vo nelle archeologie del cuore e nei pozzi dell’inconscioleopardiano sta proprio nella sistematica distinzione trail piano ideologico del dichiarato e il piano psichico delvissuto. Tale dinamica viene esplicitata esemplarmente inmargine al Pensiero dominante, ma la casistica registratain queste pagine è molto più ampia e trasversale, proprioperché la dialettica tra ragione e sentimento costituisce lastruttura portante della personalità e dell’opera leopardia-na. Il fatto è che Leopardi non riesce a mettere d’accordola sua filosofia, che gli mostra l’uomo invariabilmente con-dannato all’infelicità, con le istanze più profonde del suoessere, visceralmente attaccato alla vita, in cerca di un ap-pagamento, di un piacere, che non sa accontentarsi, comepretenderebbe di suggerirgli la ragione, della semplice sen-sazione di sollievo che segue alla cessazione temporaneadel dolore, ma invoca un’esperienza culminante di pienez-za, non dissimile — per intenderci — da quella inseguitanel suo Streben romantico dal Faust di Goethe.

La ‘coscienza inquieta’ — ma dovremmo dire ‘lacerata’— di Leopardi si distende, in questo senso, tra gli oppostidell’Infinito e della Ginestra, che segnano anche gli estremi

Prefazione

cronologici della sua effusione lirica. Punto di partenza è ilnaufragio, dolce e regressivo — anzi: dolce perché regressi-vo — nel grembo materno dell’essere, in cui l’individuum,dilatandosi nell’«immensità», cattura in sé l’«eterno», finoa confondervisi, in una fusione panica di cui si ricorderà,probabilmente, il D’Annunzio alcionio di Meriggio; puntod’arrivo, la violenza distruttrice di una Natura matrigna,che non si prende cura degli inermi suoi figli, dell’uomonon più che della formica, sicché l’io che aveva già provato,a suo tempo, l’estasi del tutto non può più fare appello adaltro, ormai, se non alla «social catena», a una per quantosterile solidarietà difensiva e consolatoria, accettando conciò di diventare sexus, che è quanto dire un’infinitesimafrazione di quel tutto, un oscuro segmento della specie.Tutto ciò che si dipana nel mezzo, e segnatamente Il passe-ro solitario, La quiete dopo la tempesta, Il sabato del villaggio,Il pensiero dominante e Aspasia, contempera le due spintecontrastanti che si danno battaglia. La risultante delle forzein campo non è mai un superiore equilibrio, ma piuttostouno sbilanciamento perpetuo tra speranze e realizzazioni,tra sogni e destini. La poesia leopardiana appare, così, illuogo di un conflitto drammatico, in qualche modo ontolo-gico, connaturato all’esistenza, personale e universale allostesso tempo. D’altronde, la condizione dell’io scisso, del-l’io diviso, è tanto caratteristica della modernità letteraria,che il più leopardiano dei nostri scrittori novecenteschi,ovvero Pirandello, intorno al sentimento del contrario hacostruito la sua poetica dell’umorismo.

Per riconoscere, poi, negli strati del testo, gli indizi certidel combattimento in atto, Giuseppe Tarditi e Noemi DiGioia si armano di un’attrezzatura abbastanza raffinata ecomunque molteplice, posta efficacemente al servizio del-la tesi fornita dalla dottrina psicanalitica. La dimostrazione

ES e Superego in Giacomo Leopardi

poggia, a seconda dei casi, sull’analisi tematica, sui con-fronti intertestuali, sui richiami aneddotici, sulla semanticadelle parole, sulla stilistica, sui rilievi fonosimbolici, sullastruttura interna ai singoli componimenti; né si esita arispolverare, quando occorre, perfino la canonica e temu-tissima distinzione crociana tra poesia e non poesia. Sipotrebbe parlare, volendo, di metodo globale.

Peraltro, nella seconda parte di questo studio mono-grafico si può trovare un’esposizione piana ed esaurientedella poetica e del pensiero di Leopardi, che dà sviluppo ecoerenza di sistema ai grandi motivi che si dipanano lungoi Canti o attraverso le Operette morali, opportunamentecorroborati con puntuali pezze d’appoggio estratte dalloZibaldone. L’itinerario non può che muovere, date le pre-messe ermeneutiche, dalla teoria del piacere, trascorrendovia via, per passaggi progressivi, alla tensione all’infinito,allo scorrere del tempo, al tema esistenziale della noia,al valore del ricordo, all’età lusinghiera della fanciullezza,tempo dell’illusione e della speranza contrapposto a quellodisilluso e sterile della vecchiezza, e infine al rapporto coisuoi simili, in bilico tra misantropia e filantropia: temi chela scuola ci ha reso domestici e cari.

Giuseppe Langella

Introduzione

Questo saggio si sviluppa secondo due prospettive: unadiacronica cioè secondo un percorso della vita interioredi Leopardi, interpretata anche in chiave psicologica eduna sincronica, cioè secondo la presenza di temi ed aspettiricorrenti nella poetica leopardiana.

A queste due prospettive corrispondono due parti.Nella prima si segue un percorso che parte da L’Infinito,

il primo dei canti del poeta ed arriva a La ginestra, operapubblicata dopo la morte, quasi non facesse più parte dellasua vita o comunque della sua Poesia.

In tale percorso l’individuum del poeta (e cioè la parteindivisibile, la sua essenza), che trova la sua espressioneassoluta in L’Infinito, dopo una lacerazione tra sentimen-to e ragione, viene ad annullarsi nel sexus, cioè Leopardidiventa segmento dell’umanità, senza una propria identi-tà indivisibile. La ginestra è l’espressione di quest’ultimacondizione.

Fattore motivante di questo percorso è innanzitutto ilrapporto con la madre, condizionato dal fatto che Leopardi,come primogenito, dopo essere stato l’unico oggetto d’a-more, si è sentito tradito da lei, con la nascita dei suoi fra-telli. Di qui anche la proiezione di questa contraddizionesulla Natura, vista come madre e come matrigna.

Altro fattore determinante è l’innata gioia di vivere delpoeta, ma anche una prepotente ragione lucida e pene-trante, che soffoca l’istinto con i suoi ragionamenti. La

ES e Superego in Giacomo Leopardi

rigida educazione familiare probabilmente ha ingigantitoil suo superego, che lo ha spinto a studiare in manieraindefessa, alimentando ed essendo alimentato anche dallaforte consapevolezza del suo valore. Questa forte istanzasuperegoica ha dato alla sua ragione una carica emotivafortissima, che lo ha sempre tormentato, soffocando cosìla sua istintiva gioia di vivere.

Rappresentano bene questo periodo tre liriche, in cui lagioia di vivere riesce ad esprimersi in canti entusiasmanti,come Il passero solitario, La quiete dopo la tempesta ed Ilsabato del villaggio, anche se, in questi tre canti, a livellodichiarato, la ragione nega la realtà di questa gioia.

Una tappa successiva ed importante in questo percorsodall’individuum al sexus è il ciclo di Aspasia e soprattutto idue Canti, se così si può ancora chiamarli, Il pensiero do-minante ed Aspasia in cui l’istanza “sessuale”, nel senso dipartecipazione come segmento ad un unità diversa dall’in-dividuo, cerca di trovare, invano, una realizzazione con-creta nel rapporto amoroso di coppia (primo tradimentodell’individuum).

In queste due ultime opere sembra che finalmente ilPoeta abbia trovato un forte sentimento che riempie lasua vita. In realtà si tratta più di una costruzione mentale,mentre a livello profondo il poeta perde il suo rapportopanteistico con la natura e con L’Infinito e si trova coinvoltoin un compromesso, spinto dall’esigenza di relazionarsicon il mondo materiale e di diventare un segmento dellostesso. La ricerca di un rapporto di coppia, dopo un illuso-rio rapporto con Fanny/Aspasia, si traduce in un sodaliziocon l’amato amico Ranieri, preludio alla dispersione dellasua individualità in La ginestra.

Nella seconda parte del saggio sono stati individuatie sviluppati alcuni percorsi tematici maggiormente rap-

Introduzione

presentativi del pensiero e della poetica di Leopardi ed inquanto tali meritevoli di un approfondimento particolare,secondo una metodologia critica innovativa che punta, at-traverso un’analisi dettagliata, ad una sintesi articolata emotivata per una più attenta riflessione sul pensiero delpoeta e sulla sua ricaduta in poesia.

P I

. Individuum e sexus in Leopardi(da L’Infinito a La ginestra)

L’Infinito e La ginestra di Leopardi: L’Infinito è il primo Can-to di Leopardi mentre La Ginestra è l’ultimo. Da L’Infinito aLa ginestra c’è la storia dell’anima di Leopardi. Nel mezzoc’è la lacerazione tra ragione (che porta al pessimismo)e sentimento (che spinge Leopardi a cantare tutta la suagioia di vivere).

Trovata la pace nel dolce naufragar in questo mare diL’Infinito (il mare rappresenta la madre e volendo il grem-bo materno), verso la fine della sua vita Leopardi si trovatradito dalla natura matrigna e non più madre, dall’infer-tilità del suo amore, senza discendenza e dalla tensioneall’immortalità attraverso il riconoscimento sociale. La ri-cerca della coincidenza delle contraddizioni, che non acaso trova il suo simbolo nella Croce, dove tendenze op-poste coincidono in un sol punto, caratterizza l’intera vitadell’uomo.

Una delle tensioni più grandi consiste nella ricerca diun punto di incontro tra il proprio individuum, cioè la par-te indivisibile di sé, la “ Monade” ed il proprio sexus, cioèl’essere segmento di un tutto, che è in prima istanza lacoppia (primo tradimento della propria individualità) epoi la specie umana che continua nel tempo e nello spazio.Questa contraddizione è stata vissuta in modo particolar-mente tormentato da Leopardi, che però riesce a trovarepace in L’Infinito, grazie al quale il poeta porta all’interno

ES e Superego in Giacomo Leopardi

di sé e del suo mondo lo spazio ed il tempo infinito, senzaconfini.

L’InfinitoSempre caro mi fu quest’ermo colle,e questa siepe, che da tanta partedell’ultimo orizzonte il guardo esclude.Ma sedendo e mirando, interminatispazi di là da quella, e sovrumanisilenzi, e profondissima quieteio nel pensier mi fingo, ove per pocoil cor non si spaura. E come il ventoodo stormir tra queste piante, io quelloinfinito silenzio a questa vocevo comparando: e mi sovvien l’eterno,e le morte stagioni, e la presentee viva, e il suon di lei. Così tra questaimmensità s’annega il pensier mio:e il naufragar m’è dolce in questo mare

I primi tre versi del canto echeggiano la serenità e la dol-cezza che sono generate da elementi cari al poeta («semprecaro mi fu. . . ») e soprattutto vicini a lui, come dimostra l’usodell’aggettivo questo («quest’ermo colle e questa siepe»). Lasiepe però non é solo un elemento del mondo fisico, maanche la linea di demarcazione tra questo e l’infinito, infini-to che, anche se la siepe «il guardo esclude», il poeta riescecomunque a contemplare grazie allo sconfinato potere delsentimento e dell’ immaginazione. Leopardi esprime que-sta dolce calma piena di attesa con i due gerundi, «sedendoe mirando», che rallentano il ritmo, che diventa invece poiincalzante, con la serie di congiunzioni ed aggettivi («intermi-nati spazi. . . e sovrumani silenzi, e profondissima quiete. . . »),

. Individuum e sexus in Leopardi(da L’Infinito a La ginestra)

che esprimono progressivamente una serie di pulsioni vitalie che culminano nella liberazione e dissoluzione del proprioio negli «interminati spazi» dell’infinito.

Il poeta però non si abbandona alle pulsioni, ma ricon-duce subito queste sensazioni nel suo io, che le controllacon la serenità della ragione («io nel pensier mi fingo»).

L’armonia e la serenità del verso, la potenza del pensie-ro e del sentimento gli permettono di percepire, di pensare,quasi di “pesare”, con la grandezza del suo animo, contem-poraneamente la voce della vita, il Divenire e l’infinità delSilenzio e dell’Essere («io quello infinito silenzio a questavoce vo’ comparando»).

È un attimo, un po’ sospeso dai due punti a metà delverso, poi il poeta riprende l’ondata di espansioni reiterateed, anche attraverso la dialettica tra le morti stagioni e lavitalità del presente, Leopardi esce di nuovo dal suo mondoe si riapre all’eternità, all’infinito spazio–temporale. Anchequi la serie di congiunzioni, tra l’altro dopo la virgola, dà ilsenso dell’ansia di gustare fino in fondo e di continuare avivere queste sensazioni: «e mi sovvien l’eterno, e le mortistagioni, e la presente e viva, e il suon di lei».

Il poeta conquista l’infinito spazio–temporale, da unaparte lo fa suo e dall’altra annulla il suo pensiero nell’im-mensità del sentimento: «in questa immensità s’annegail pensier mio». A questo punto Leopardi si ferma, c’èun momento di pausa quasi eterno, è un attimo fermatoda due punti, alla fine del verso, per preannunciare ed,allo stesso tempo, lasciar gustare appieno il piacere delsuccessivo abbandono finale di tutto il suo io all’infinito,ad una sensazione panteistica di totale appagamento: «ilnaufragar mi è dolce in questo mare».

Mentre precedentemente l’immenso era “quello infi-nito”, dove “quello” indica qualcosa lontano da chi scrive

ES e Superego in Giacomo Leopardi

(l’elemento intangibile al di là della siepe), alla fine delcanto diventa “questa immensità”, “questo mare”. L’ag-gettivo “questo” indica difatti l’avvenuta interiorizzazio-ne dell’infinito; di conseguenza, se prima la percezionedell’immensità provocava al poeta un sottile brivido, «oveper poco il cor non si spaura», ora «il naufragar. . . è dol-ce in questo mare». È l’individuo dunque che anneganell’Infinito, dopo averlo portato dentro di sé, nel suomondo.

Dopo una ondata di pulsioni, intervallate da momentidi pausa, Leopardi conclude il canto con il dolce piacere,anche materiale dei sensi: ritorna nel grembo materno.

La simbologia del mare e l’assonanza della stessa parola(mater/ma-teria con mare) riportano infatti alla madree all’abbandono alla materia. Inconsciamente la fine edil fine della poesia sono quindi il ritorno alla madre. Perquesto il naufragare nel mare non è drammatico, ma è undolce abbandono nell’infinito. È appunto in questo ritornoche Leopardi risolve la contraddizione tra l’individuum ed ilsexus, tra il finito e l’infinito, tra la ragione ed il sentimento.A differenza dell’Ulisse di Dante, dove il mare rappresental’amore per l’altro, per il mondo sconosciuto, qui il mare/la madre rappresenta il ritorno in se stesso: il ritorno nelgrembo materno è infatti un ripiegamento su se stessoe non la potente violazione delle colonne d’Ercole, perseguire “virtute e canoscenza”.

In questo senso in L’Infinito di Leopardi c’è una fortecarica di Eros, naturalmente non eteroriferito, ma egori-ferito: la contraddizione di un rapporto amoroso con sestesso.

Tale carica di sensualità si esprime attraverso le “ondate”successive, intervallate da pause, con cui il Leopardi portal’infinito dentro di sé, superando le contraddizioni tra il

. Individuum e sexus in Leopardi(da L’Infinito a La ginestra)

suo mondo chiuso e gli spazi sterminati, tra lo stormiredel vento e l’infinito silenzio, tra il passato ed il presente,l’essere ed il divenire.

Con ciò non si vuole certo ridurre la poesia a materia-le di analisi psicologica. Gli approcci metodologici infattisono punti di vista, tutti validi se si utilizzano per compren-dere la poesia (ed il messaggio razionale ed emotivo delPoeta) nella sua totalità, nella sua Gesthalt. In particolareper Leopardi la critica stilistica del Fubini e quella storicistadel De Sanctis sono fondamentali per la comprensione del-la sua opera letteraria. In questo saggio non si fa eserciziodella psicanalisi, che è un metodo di guarigione, che si giu-stifica solo quando il “paziente” chiede al medico l’aiutoper stare meglio, ma si usano (in modo improprio) alcunischemi che hanno forse permesso a chi scrive di essere piùvicino all’autore, di sentirne la sensualità, il respiro talvoltaaffannoso, i battiti del cuore, le pulsioni e le pause in attesadell’abbandono all’estasi finale.

Se in L’Infinito Leopardi riesce ad abbracciare panteisti-camente l’universo ed a portarlo all’interno di sé, in Laginestra, al contrario, disperde il suo io, o meglio il rimpian-to della sua vita, nel deserto: «odorata ginestra, contentadei deserti».

I vocativi, con cui altrove Leopardi si liberava dell’ansiae stemperava la lacerazione del suo io, diviso tra la duraragione e la gioia di cantare la vita, proiettandole su diun ipotetico interlocutore («garzoncello scherzoso»), quidiventano un’invocazione quasi disperata, con toni di rim-pianto e spesso di invettiva, per i tradimenti ricevuti dallaNatura matrigna (la madre, se stesso?).