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SCOPRIAMO MALVAGNA Programma di Valorizzazione e Promozione del Territorio Montano del Comune di Malvagna (ME) Fondo Regionale per la Montagna Circolare Attuativa n. 2914/D.F. del 08.02.2007 G.U.R.S. del 2 marzo 2007, n. 10 REGIONE SICILIA Assessorato Agricoltura e Foreste

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Programma di Valorizzazione e Promozionedel Territorio Montano

del Comune di Malvagna (ME)  

Fondo Regionale per la MontagnaCircolare Attuativa n. 2914/D.F. del 08.02.2007

G.U.R.S. del 2 marzo 2007, n. 10 

REGIONE SICILIA Assessorato

Agricoltura e Foreste

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Dal piccolo Comune, incastonato su di uno sperone montuoso alla destra del torrente Fondachello, è possibile con

un solo sguardo abbracciare il panorama della Valle, del vulcano Etna e del caratteristico cratere eccentrico di

Monte Mojo.

Malvagna è un centro collinare siciliano (m.710 s.l.m.) dei Monti Nebrodi orientali, sito in provincia di Messina nell’area territoriale denominata “Valle dell’Alcantara” (dal nome del fiume che attraversa tale territorio) e rientra per circa il 70% della sua superficie nella Riserva Naturale Orientata del Bosco di Malabotta.

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Malvagna

Malvagna si estende su una superficie di 6,90 Kmq ed i suoi abitanti, denominati “malvagnesi”, sono circa 1.100.

Dista 84 Km da Messina (capoluogo di provincia)

30 Km da Giardini Naxos (prima colonia greca di Sicilia)

10 Km da Randazzo (principale centro commerciale della zona)

Prenderebbe il nome dalla malva, pianta particolarmente diffusa nelle sue campagne.

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Catania

Messina

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Elmo tracio del III secolo a.C.

Anfora greca del V secolo a.C.

Archeologia e Storia Il territorio di Malvagna fu abitato sin dalla Preistoria: lo testimoniano i numerosi reperti archeologici della tarda Età del Bronzo (900 a.C.) affiorati dalle sue campagne e custoditi nel museo di Giardini Naxos. Tali reperti hanno fatto includere Malvagna tra i più importanti siti preistorici della Sicilia orientale.

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Risalenti ad epoche successive sono delle grosse

anfore greche, spesso utilizzate dagli ignari contadini

come contenitori per l’acqua o, addirittura, come rifugio in

caso di improvvisi acquazzoni.

Nel museo di Giardini Naxos, in particolare, è conservato il cosiddetto “ripostiglio di bronzo”, ritrovato in contrada Cuba e composto da un’ascia e da uno spiedo; probabilmente si trattava di offerte sacrificali a divinità oppure di oggetti posseduti da fonditori e venditori di metallo.

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Architettura e Storia All’età altomedievale (intorno all’VIII secolo d.C.) risalgono i resti della Cuba, una costruzione sacra il cui nome deriva dall’arabo “kupa”, ossia cupola.

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Architettura e Storia La Cuba di Malvagna, molto austera e priva di ornamenti decorativi, costituisce un primitivo esempio di architettura sacra popolare e presenta, rispetto alle altre Cube bizantine esistenti negli ambienti rurali, un’originale struttura a pianta quadrangolare con tre absidi realizzata in muratura di pietrame lavico appena sbozzato.

Nel 1905 il De Roberto (autore de “I Vicerè“) scriveva che questo edificio sacro era “… meta di frequenti pellegrinaggi da parte degli stranieri che vengono a Taormina, i quali affrontano il disagio di sette ore di carrozza per andarlo a visitare”.

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Storia La nascita ufficiale di Malvagna risale all’anno 1626, quando Giovanni Lanza, discendente dei Baroni di Mojo, cominciò a costruire le prime case sul latifondo ricevuto dalla madre Silvia Abate, perché a quel tempo estendere il proprio territorio e popolarlo facevano conseguire maggior prestigio, titoli nobiliari e, quindi, potere.

Nel 1627 il feudo di Malvagna, per disposizione del re Filippo IV, divenne Principato.

Il borgo si espanse velocemente poiché gli abitanti del vicino feudo di Mojo vi si trasferirono per sfuggire alla malaria.

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Storia L’antica residenza nobiliare dei Principi Lanza era un vanto per il paese. Ridottosi un rudere, il castello fu demolito nel secondo dopoguerra. Al suo posto è stato edificato l’attuale municipio.

Municipio

Castello dei Principi

Lanza

Agli originari feudatari Lanza successero, a seguito di matrimoni

ed apparentamenti vari, i Casati dei Migliaccio, originari di Firenze, e dei

Paternò, Marchesi di Spedalotto.

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Architettura e Storia Nel 1720 Ignazio Migliaccio fece edificare il Convento di San Giuseppe, dell’Ordine Francescano dei Frati Minori Riformati, ossia quei religiosi che, in maniera più spiccata rispetto agli altri seguaci del Santo di Assisi, si caratterizzavano per umiltà e vicinanza al popolo.

Un adeguato intervento di

restauro potrebbe

ridare lustro ai

ricchi ambienti

dell’edificio: l’atrio, il

chiostro, la chiesa, le

cappelle, etc.

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Architettura e Storia Contemporanea al Convento dei Frati Minori è la Chiesetta di San Marco, che sorge su una collinetta sovrastante il paese, alle falde della Serra Castagna. Al suo interno si trovano affreschi raffiguranti episodi di vita di alcuni santi.

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Dalla sua semplicità si evince che tale costruzione venne commissionata da qualche personaggio di rango inferiore ai feudatari i quali, invece, erano soliti promuovere l’edificazione di strutture di culto più ricche e sontuose.

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Architettura e Storia Il neoclassicheggiante Palazzo Ferrara, appartenente ad un’altolocata famiglia originaria di Genova portata in Sicilia dal magistrato Gaetano Ferrara per scampare alla peste, è uno degli edifici più antichi del paese in quanto la sua costruzione risale presumibilmente alla fine del 1600. Le stanze presentano artistici soffitti decorati a mano ed il piano terra ospita una cappella dove era possibile celebrare Messa.

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Gaetano Ferrara

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Storia Nel 1928 un provvedimento del regime fascista accorpò Malvagna al vicino Comune di Mojo ed, in memoria del nobile Casato delle origini, alla nuova municipalità venne data la denominazione unitaria di “Lanza”. I due centri tornarono ad essere autonomi nel 1947 a seguito di un apposito decreto dell’allora Capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola.

Enrico De Nicola

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Tradizioni

Così come tanti piccoli centri dell’entroterra siciliano, dove si respirano ancora atmosfere d’altri tempi, Malvagna conserva alcune sue caratteristiche tradizioni. In primo luogo la solenne festa in onore di Sant’Anna, patrona del paese, celebrata ogni ultima domenica di luglio. La vara, dagli intarsi pregevoli ed armonici, viene portata in processione a spalla dai devoti nonostante il notevole peso. In occasione dei festeggiamenti, caratterizzati da una massiccia partecipazione popolare, tanti emigrati rientrano nel piccolo centro, che in tale solennità diviene anche meta di visitatori dei paesi vicini e persino di turisti.

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Tradizioni

Un’altra tradizione perpetuata dagli abitanti del luogo è quella della “strina”, traduzione in dialetto locale della strenna natalizia. La mattina di Capodanno, in pratica, si usa mettere dietro le porte delle persone care dei pezzi di legno, simbolo di pace ed amicizia; i destinatari ricambiano una settimana dopo, ossia il giorno dell’Epifania, regalando, a chi aveva portato i legni, cesti di frutta e dolci, come mostarda, mandarini, fichi secchi, mandorle e mostaccioli.

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Agricoltura

I prodotti agricoli tipici di Malvagna sono le olive e l'uva. Non a caso, l’Amministrazione Comunale e le associazioni locali organizzano durante l’anno sagre, convegni ed eventi vari dedicati all’olio ed al vino.

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Agricoltura

A testimonianza della vocazione viticola del territorio si riscontrano, nelle campagne adiacenti al centro abitato, i ruderi di un palmento e di un mulino ad acqua.

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ZootecniaNella Valle dell’Alcantara gli allevamenti zootecnici sono prevalentemente localizzati nelle aree collinari e montane, come il territorio di Malvagna, dove la pastorizia rappresenta per molti la principale fonte di reddito.

Le specie allevate sono soprattutto ovini, caprini, bovini e suini.

Le tecniche di allevamento più praticate sono di tipo estensivo, brado e “transumante”, sfruttando, soprattutto, gli abbondanti pascoli primaverili ed autunnali.

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Il cerro (Quercus cerris), quercia dal portamento regale, può raggiungere i 30 m di altezza; per queste caratteristiche alcuni esemplari vengono definiti “patriarchi” del Bosco di Malabotta. L’areale del cerro si estende a gran parte dell’Europa centro-meridionale ed orientale ed è presente in quasi tutta l’Italia, eccetto la Sardegna. La corteccia è molto pregiata per l’elevato contenuto di tannino.

Il faggio (Fagus sylvatica) è un genere appartenente alla famiglia delle Fagaceae, con

specie arboree ed arbustive, ed altezza dai 15-20 m fino ai 30-35 m. Il nome latino del genere

potrebbe derivare dal greco faghein (mangiare) per i frutti eduli di cui i maiali sono ghiotti. Ha una

chioma massiccia, molto ramificata e con fitto fogliame, facilmente riconoscibile a distanza

perché molto arrotondata e larga, con rami della porzione apicale eretti verticali.

FloraAlberi SCOPRIAMO MALVAGNA

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Il bagolaro (Celtis australis) è un grande albero spontaneo in Italia. Sembra che il nome derivi dalla parola bagola, termine dialettale del Nord Italia che significa “manico”, per l'utilizzo del suo legno per la produzione di manici di fruste. Il suo legno si presenta chiaro, duro, flessibile, tenace ed elastico e di grande durata; è ricercato per mobili, manici, attrezzi agricoli e lavori al tornio. Questa pianta è conosciuta anche con il nome di spaccasassi, dovuto al suo forte apparato radicale.

Il pioppo (Populus nigra) è una pianta d’alto fusto appartenente alla famiglia delle

Salinaceae ed al genere Populus. Il nome di pioppo o, appunto, populus deriva dagli antichi

romani che chiamavano questa pianta arbor populis (albero del popolo); secondo una

leggenda, tuttavia, il suo nome potrebbe anche derivare dal rumore che la sua folta chioma

produce col soffiare del vento, molto simile al brusio del popolo riunito in una piazza.

FloraAlberi SCOPRIAMO MALVAGNA

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La ginestra odorosa (Spartium junceum) è una pianta della famiglia delle Fabaceae, tipica degli ambienti di garriga e di macchia mediterranea. E’ apprezzata anche come pianta ornamentale per la rusticità e facilità di coltivazione soprattutto nei climi miti ed esposta in pieno sole; necessita comunque di potature per contenere l'espansione della chioma. La ginestra, inoltre, è una specie molto adatta alla riedificazione ambientale ed alla colonizzazione di aree marginali in pendio.

Il perastro o pero selvatico (Pyrus piraster) è una pianta appartenente alla famiglia delle Rosaceae.

Il pero selvatico si potrebbe confondere con le varietà colturali inselvatichite, ma queste ultime

non presentano spine.La pera selvatica compariva già tra le vivande dei

nostri progenitori; infatti resti di semi sono stati ritrovati negli insediamenti palafitticoli sul lago di

Costanza (neolitico). Per i Romani questi frutti erano troppo duri ed ottennero con selezione una

quarantina di varietà più grandi e polpose.

FloraArbusti SCOPRIAMO MALVAGNA

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La malva selvatica (Malva sylvestris), da cui Malvagna prenderebbe il nome, è una pianta appartenente alla famiglia delle Malvaceae. Viene usata in erboristeria: i principi attivi si trovano nei fiori e nelle foglie, da cui si ottengono mucillaggini e malvina. La pianta trova largo uso come emolliente e calmante delle mucose.

L’asparago (Asparagus officinalis) è una tipica pianta della macchia mediterranea; nasce qua e là selvatico

in mezzo alle piante. Ha un rizoma corto e grosso, dal quale in primavera nascono diversi polloni carnosi: gli

asparagi commestibili. Questi crescono fino ad acquistare un'altezza di un metro circa.

FloraArbusti SCOPRIAMO MALVAGNA

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Il croco (Crocus spp.) è un genere di pianta erbacea, appartenente alla famiglia delle Iridaceae ed è originario dell‘Europa. Ha un’altezza variabile da 8 a 15 cm, con radici bulbose o rizomatose. È utilizzata come pianta ornamentale od officinale. Già conosciuto ai tempi dei Greci, è diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo, dall'Asia Minore all'Africa Settentrionale. Il suo nome deriva dal greco kroke, che vuol dire filamento, proprio a rappresentare i lunghi stimmi che caratterizzano il suo fiore. Omero descrive il talamo nuziale di Giove e Giunone ricoperto di tantissimi fiori tra cui il croco.

Il tarassaco comune (Taraxacum officinale) è una pianta a fiore appartenente alla famiglia delle Asteracee.

L‘epiteto specifico ne indica le virtù medicamentose, note fin dall'antichità e sfruttate con l'utilizzo delle sue

radici e foglie. Nelle arti culinarie era, ed è, un'apprezzata insalata primaverile depurativa. I boccioli sono apprezzabili se preparati sott'olio. I fiori si possono

preparare in pastella e quindi fritti. È comunemente conosciuto anche come dente di leone e soffione.

FloraFiori SCOPRIAMO MALVAGNA

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FaunaPredatori

La volpe (Vulpes vulpes) è un canide di medie dimensioni (lunga da 65 a75 cm). La coda è lunga (da 35 a 45 cm ) e molto folta solitamente con la punta bianca. Il manto è generalmente di un ricco rosso scuro anche se varia da un individuo all'altro. Si nutre di lepri, conigli, roditori, ricci, uccelli, uova, lombrichi, carogne e rifiuti. In estate ed in autunno integra la sua dieta con frutta e bacche.

Il gatto selvatico (Felis sylvestris) può raggiungere il metro e venti di lunghezza. Agilissimo e robusto, ha la testa corta e rotonda e le zampe, soprattutto le posteriori, sono forti e lunghe. Il pelo è folto, morbido, di un colore grigio-rossastro con fasce trasversali scure che gli servono per mimetizzarsi nella macchia boschiva, mentre il ventre è più chiaro. La coda presenta degli anelli nerastri. Ha una vista eccellente anche in condizioni pessime di luce, grazie alla particolare struttura oculare. Ottimi sono anche udito ed olfatto. Particolarmente sviluppata la dentatura. Il maschio ha una stazza nettamente superiore alla femmina: da un minimo di 5,5 Kg ad un massimo di 3,5 Kg contro i 1,5 - 3,0 Kg della femmina. E' un predatore notturno che rimane nascosto durante il giorno nelle cavità degli alberi o in piccole grotte e tane abbandonate. Ottimo arrampicatore, caccia sia a livello del terreno ma anche saltando da ramo in ramo. Le sue prede sono conigli e mammiferi di piccola taglia, oppure rane o uccelli che preleva spesso direttamente dal nido.

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FaunaPredatori

La donnola (Mustela nivalis), lunga in media 30 cm, ha un corpo flessuoso coperto per tutto l'anno da pelo raso, morbido, di colore fulvo sul dorso e biancastro sul ventre. Si muove prevalentemente di notte a caccia di topi, talpe, conigli, lepri, uccelli, piccioni e gallinacei. Talvolta si ciba di lucertole, orbettini, bisce d'acqua, rane e pesci.

La martora (Martes martes) è un carnivoro della famiglia dei mustelidi e del genere Martes. Ha una lunghezza, dalla testa all'attaccatura della coda, tra i 45 - 58 cm; la coda tra i 16 - 28 cm, l’altezza alla spalla di circa 15 cm ed un peso compreso tra 1 - 2 kg. La martora è molto ben adattata alla vita sugli alberi, come dimostra la struttura del suo scheletro. Anche se presenta un'alimentazione onnivora, per gran parte dell'anno è la dieta carnivora che predomina sui suoi gusti alimentari. In ogni caso l'alimentazione viene fortemente condizionata dalla disponibilità alimentare dell'habitat.

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FaunaRapaci diurni

La poiana (Buteo buteo) è un uccello predatore diurno, carnivoro, di lunghezza approssimativa tra i 50-60 cm, con una apertura alare di 125-145 cm. Le armi sono costituite da un becco adunco e due forti zampe terminanti con lunghi artigli ricurvi. Le ali sono larghe, la coda ampia e rotonda, il collo tozzo e robusto. Caccia normalmente a vista, esplorando da grande altezza il territorio. Volteggia per ore descrivendo ampi cerchi alla ricerca di una preda, sulla quale si lancia in picchiata. La poiana caccia piccoli mammiferi, roditori, conigli, coleotteri, lucertole, serpenti e piccoli uccelli.

Tra i rapaci italiani il gheppio (Falco tinnunculus) è uno dei più piccoli, appena 35 cm di lunghezza per 70-90 cm di apertura alare. Predilige gli spazi aperti con vegetazione bassa ove cacciare e luoghi sicuri ed elevati dove posarsi. Si nutre di piccoli roditori, insetti vari, lucertole, piccoli serpenti ed uccelli, quali storni, passeri ed allodole.

Lo sparviero (Accipier nisus) è uno dei più agili tra i rapaci. Ha il corpo snello, la testa piccola ed un elegante becco adunco. Supera i 30 cm di lunghezza e ciascuna ala è di circa 16 cm. Vola con facilità e rapidità nonostante le sue ali siano corte, solo sul terreno i suoi movimenti saltellanti denunciano un certo impaccio. Caccia uccelli di piccole e medie dimensioni, roditori ed integra la sua dieta con insetti.

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FaunaRapaci diurni

Il falco pellegrino (Falco peregrinus) caccia buttandosi sulla preda quasi verticalmente con le ali quasi chiuse e può scendere in picchiata ad una velocità di circa 350 km orari, muovendosi più velocemente di qualsiasi altro essere vivente. Si nutre principalmente di uccelli sino alle dimensioni di un piccione. Vive in zone aperte e selvagge.

Il lodolaio (Falco subbuteo) è un falco di piccole dimensioni. Gli uccelli di questa specie indirizzano la loro rapacità contro le allodole e le rondini che di essi hanno un vero e proprio terrore. Le allodole per sfuggirgli si portano a grandissime altezze, sapendo che i lodolai, per ghermirle, dovrebbero piombare su di esse dall'alto e che, quindi, la caccia diverrebbe troppo faticosa. In questo modo riescono a volte a salvarsi. Oltre che di questi e di altri uccelli, il lodolaio si nutre di insetti volanti, specialmente locuste, libellule e formiche.

L'aquila reale (Aquila chrysaetos) appartiene alla famiglia degli Accipitridi. Ha una lunghezza di 74 - 87 cm; la coda misura dai 26 ai 33 cm, con un'apertura alare di 203-220 cm. Il suo peso varia dai 2,9 kg, ai 6,6; la femmina è del 20% circa più grande del maschio. L'aquila si alimenta di mammiferi, di uccelli ed anche di rettili. Tra i mammiferi preferisce lepri, conigli selvatici, martore e scoiattoli.Tra gli uccelli si nutre soprattutto di galliformi ed, in inverno, anche di carogne. Tra i rettili preda serpenti e tartarughe (che cattura e sfracella sulle rocce) e talvolta, se non trova di più, ramarri ed altri sauri.

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FaunaRapaci notturni

L’assiolo (Otus scops) è un uccello da preda notturno dal volo silenzioso, di piccole dimensioni ( circa 19-20 cm ) e

dai cornetti non sempre evidenti. Il monotono ed insistente richiamo (kiù ... kiù) caratteristico della specie, viene

emesso solo dal maschio.

Il gufo comune (Asio otus) è uno dei rapaci più rappresentativi della ornitofauna notturna. Testa, collo e parti superiori delle ali hanno una colorazione fulvo-marroncino con macchiettature più scure che rendono nel complesso il piumaggio molto mimetico. Le parti inferiori ed i fianchi variano da sfumature giallo-ocra al castano chiaro con strie e barre nerastre: contrastano notevolmente con le parti dorsali più scure. Di notte è possibile distinguere un gufo comune in volo proprio dal candore della parte inferiore delle ali (apertura alare 84 -95 cm) in cui sono evidenti delle semilune carpali nere.

Il barbagianni (Tyto alba) raggiunge una lunghezza tra i 34 ed i 40 cm ed un'apertura alare di quasi un metro. E' un uccello stazionario nel vero senso della parola, ed in genere non intraprende neanche brevi escursioni. Non ha nemici e non teme l'uomo. Di notte percorre le campagne con un volo ondulato e leggero radente al suolo.

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FaunaRapaci notturni

L'allocco (Strix aluco) è il più comune ed ampiamente diffuso degli Strigidi europei; in Italia si trova ovunque,

tranne che in Sardegna. Lungo 38 cm, ha testa grande e rotonda con grandi occhi neri, che lo distinguono dalla

maggior parte degli altri Strigidi.

La civetta (Athene noctua) non supera i 22 cm di lunghezza ed ha un'apertura alare di circa 58 cm. E' dotata di una testa appiattita e di dischi facciali abbastanza evidenti con fondo di colore biancastro. Gli occhi sono gialli, il piumaggio è superiormente di colore bruno, barrato e macchiato di bianco a strie brune.

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FaunaPiccoli mammiferi

Il toporagno (Sorex araneus) è lungo da 6 a 8 cm, pesa

all'incirca 8 -12 gr, ha le zampe molto corte e somiglia ad un topo, ma a differenza di questo ha un naso allungato e mobile con lunghi peli sensoriali. Si nutre di carne, insetti ed eventualmente formaggio. A causa della sua piccolissima taglia esaurisce rapidamente le calorie del suo corpo ed ha quindi più bisogno di cibo rispetto agli animali più grossi.  

Il ghiro (Glis glis) assomiglia ad un piccolo scoiattolo con il quale può essere confuso perché riesce ad arrampicarsi

sugli alberi e saltare da un ramo all'altro. Vive nei boschi ed è diffuso in Europa, Asia ed Africa. Si nutre di semi di bacche

e di uova di uccellini.  

Il riccio comune (Erinaceus europaeus ) è un mammifero della famiglia Erinaceidae. In natura si nutre di insetti e di alcuni invertebrati, ma anche di ghiande, bacche, uccelli, rettili e persino giovani topi; pertanto si può considerare onnivoro. Il latte vaccino è letale per i ricci giovani, ed in quantità elevate pericoloso anche per gli individui adulti, che ne sono però golosi.

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FaunaMammiferi roditori

L'istrice (Histryx cristata) appartiene alla famiglia degli Istricidi ed è un roditore di mole cospicua (il più grosso in Europa). È un animale molto schivo che ama i luoghi solitari boscosi e cespugliosi. Gli istrici si cibano di radici di vario tipo, di cortecce e di frutti caduti al suolo.

La lepre (Lepus europaeus) è una specie di mammifero lagomorfo appartenente alla famiglia dei Leporidi, originaria dell‘Europa e dell‘Asia. Come il coniglio, la lepre si nutre strettamente di foglie ed erba durante i mesi estivi, ma cambia l'alimentazione con bacche, tuberi e corteccia dei giovani alberi durante l'inverno.

Il coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus) possiede un pelo grigio-giallastro nelle parti superiori, bianco in quelle inferiori. Trascorre nella tana quasi tutta la giornata, poi verso sera si reca al pascolo. Si nutre di sostanze vegetali ed è pertanto molto dannoso per le coltivazioni. L'uomo per tale motivo lo perseguita con ogni mezzo, oltre a vedere in lui un'ottima selvaggina.

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La vipera (Vipera aspis) è presente su tutto il territorio nazionale, ad eccezione della Sardegna. Ha il corpo piuttosto tozzo e corto e la sua lunghezza massima è di circa 60-70 cm. Il capo triangolare ed appiattito, con il muso leggermente ricurvo verso l’alto, è ben distinto dal tronco. Può vivere anche vent'anni.La si trova in luoghi freschi ed assolati, prediligendo ambienti poveri di vegetazione, come prati, pascoli e soprattutto pietraie, dove si ciba di topi, lucertole e piccoli uccelli. Il suo veleno è molto attivo nei confronti dei piccoli animali, dal momento che contiene sia neurotossine che emotossine; tuttavia, raramente si configura mortale per l'uomo, pur richiedendo soccorso immediato e provocando effetti anche seri. A rischio sono prevalentemente i soggetti esposti alle reazioni allergiche, quelli emotivi, gli anziani ed i malati affetti da patologie croniche, nonché i bambini.

FaunaSerpenti SCOPRIAMO MALVAGNA

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SCOPRIAMO MALVAGNAda un progetto dell’ Ing. AGATA MILAZZO

consulenza scientifica: Prof. GIUSEPPE PAPPALARDOdel Dipartimento di Ingegneria Agraria dell’Università degli Studi di Catania

coordinamento editoriale, ricerca storica ed elaborazione testi: Dott. RODOLFO AMODEO

REGIONE SICILIAAssessorato Agricoltura

e Foreste

FONDO REGIONALE PER LA MONTAGNA 2007

FONTI FOTOGRAFICHE:archivi degli autoriMimmo Di GuardoKatia Ferraù Salvatore PanebiancoAntonino Portarowww.tuttomalvagna.it

Si ringraziano l’Ing. Nino Paternò, consulente per lo sviluppo del Comune di Malvagna,

e l’Arch. Patrizia Russo, del Dipartimento di Ingegneria Agraria dell’Università degli Studi di

Catania, che ha curato il progetto grafico.

Questo prodotto multimediale è stato realizzato nell’ambito del Progetto “Scopriamo Malvagna”, finanziato dall’Assessorato Regionale Agricoltura e Foreste col “Fondo per la Montagna 2007”. Il sindaco Rita Mungiovino e l’assessore Marco Sidoti, avvalendosi della locale Agenzia di Sviluppo diretta dall’Ing. Nino Paternò, hanno affidato ad un pool di qualificati docenti universitari, esperti del territorio e professionisti della comunicazione la divulgazione delle peculiarità storiche, ambientali e socioeconomiche del Comune Malvagna.

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