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QUESTO SUPPLEMENTO È STATO REALIZZATO DA MEDIAPLANET. IL SOLE 24 ORE NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÁ PER IL SUO CONTENUTO GIUGNO 2009 Son no è Vita

Sonno è Vita - Mediaplanetdoc.mediaplanet.com/all_projects/3541.pdf · di Fisiologia Umana e Generale sono volte allo studio delle alterazioni ipniche, metaboliche e vegetative che

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QUESTO SUPPLEMENTO È STATO REALIZZATO DA MEDIAPLANET. IL SOLE 24 ORE NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÁ PER IL SUO CONTENUTO

GIUGNO 2009 Sonno è Vita

Mediaplanet with reach and focuswww.mediaplanet.com

Mediaplanet è una casa editrice leader in Europa per la pubblicazione di supplementi tematici allegati a quotidiani e portali online di economia, politica e fi nanza.Per ulteriori informazioni : Mattias Rentner Country Manager,+39 02 36269437 [email protected]

SONNO É VITA- UNA PUBBLICAZIONE DI MEDIAPLANETProject Manager: Elisa De Donno, Mediaplanet 02-36269426Production Manager: Gianluca Cò, Mediaplanet 02-36269443Produzione/Layout: Daniela Borraccino,Mediaplanet [email protected]: Henry BorziStampa: Il Sole 24 OreDistribuzione: Il Sole 24 OreFoto: istockphoto.com

Il sonno è un fenomeno complesso che occupa circa un terzo della vita di ciascuno di noi. L’elettroecefalo-gramma durante il sonno mostra enormi variazioni, indicando un’attività cerebrale tutt’altro che monoto-na. Ci sono due tipi fondamentali di sonno, articolati in cicli progressivi. Il primo è il sonno non-REM, pri-vo di movimenti oculari rapidi e suddiviso in quattro stadi che esprimono il progressivo approfondimento del sonno.Lo stadio 1 o di addormentamento è la fase di tran-sizione tra veglia e sonno; lo stadio 2 o sonno legge-ro è la fase con fi gure caratteristiche come i fusi del sonno; gli stadi 3 e 4 (o sonno profondo) sono ca-ratterizzati da onde molto lente e ampie. Il secondo tipo di sonno è rappresentato dal REM (da Rapid Eye Movements), caratterizzato appunto da movimenti oculari rapidi, ma anche da assenza di attività mu-scolare e un tracciato elettroencefalografi co simile a quello della veglia con occhi aperti. Il sonno non-REM e quello REM si alternano 4-5 volte nel corso della notte: comunque, nella prima parte della notte pre-vale il sonno profondo non-REM (stadi 3 e 4), mentre nell’ultima parte predomina il sonno REM. Una delle più antiche teorie sullo scopo del sonno, a partire almeno da Aristotele, è che si tratta di un fenomeno necessario per il recupero fi sico. In realtà, il consumo di ossigeno, la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa si abbassano nel corso del sonno profondo non-REM: tutti questi fenomeni sono so-stanzialmente legati alla diminuzione del cortisolo. Se non si ha una buona quantità di sonno profondo (o perché si dorme poco o perché il sonno è fram-mentato da una qualsiasi causa, come ad esempio le apnee) i livelli di cortisolo rimangono alti e aumenta-no così i rischi di una patologia vascolare cardiaca o cerebrale. Ma ci sono altre osservazioni scientifi che che indicano l’importanza di un buon sonno. La ridu-zione di sonno registrata nella popolazione generale negli ultimi decenni si è accompagnata a un parallelo aumento della prevalenza dell’obesità. Non a caso, un buon sonno inibisce il rilascio della grelina (ormo-

ne che stimola l’appetito) e favorisce quello della lep-tina (ormone che induce il senso di sazietà). Inoltre un sonno alterato può indurre una ridotta tolleranza al glucosio: questo si traduce nello sviluppo di una insulino-resistenza e in un maggior rischio di contrar-re diabete. Numerose ricerche hanno dimostrato che il sonno REM è fortemente implicato, insieme al sonno non-REM, nei processi cognitivi, compreso il consolida-mento della memoria.

Ma si può supporre anche un ruolo del sonno per i processi cognitivi della veglia successiva?Una perdita di sonno anche modesta è in grado di ridurre in maniera signifi cativa le prestazioni men-tali di un individuo: reazioni rallentate, un numero maggiore di errori, diffi coltà al mantenimento dell’at-tenzione. Alcuni ricercatori, confrontando soggetti di età diversa, han-no osservato che le conseguenze di una notte completamen-te insonne sono più marcate nei venten-ni rispetto agli ottan-tenni.Gli individui privati di sonno non sono in grado di prendere decisioni complesse, per le quali devono rivedere i propri pia-ni alla luce di notizie inattese e comunicare in modo effi cace: sono proprio queste le capacità di cui si ha maggiormente bi-sogno di fronte agli imprevisti della vita normale.

Luigi Ferini StrambiCentro di Medicina del Sonno,Istituto Scientifi co H San Raffaele

I disturbi del movimento e del comportamentocorrelati al sonnoCi sono diverse condizioni patologiche caratterizzate da movimenti e/o comportamenti anomali durante il sonno o nella fase di veglia pre-addormentamento: quelle più rilevanti sono la sindrome delle gambe senza riposo (Restless Legs Syndrome, RLS), i movi-menti periodici degli arti nel sonno (Periodic Limb Movements, PLMS) e il Disturbo Comportamentale in Sonno REM (REM Sleep Behavior Disorder, RBD) La RLS è un disturbo sensitivo agli arti inferiori (de-scritto come “irritabilità”, “smania”, “formicolii”) ac-compagnato dalla necessità di muoverli; il disturbo compare solo a riposo, quando il soggetto è seduto o disteso, nelle ore serali e presenta la caratteristica di un sollievo temporaneo con il movimento delle gambe. La prevalenza della RLS nella popolazione generale è rilevante, poichè circa il 2% dei soggetti presenta questo disturbo almeno 2 volte alla setti-mana, con ripercussioni sulla qualità della vita. Infat-ti spesso i soggetti con RLS evitano situazioni in cui

devono stare a lungo seduti (cinema, teatro, viaggi in auto), con il rischio di comparsa dei sintomi. Sono inoltre possibili due disturbi del sonno nella RLS: a) i disturbi sensitivi in fase di addormentamento pos-sono determinare un rilevante aumento della latenza di sonno (alcuni soggetti riescono ad addormentarsi solo verso le 4 o le 5 del mattino); b) nel 70-80% dei casi con RLS sono presenti i PLMS, che possono cau-sare una frammentazione del sonno stesso. Infatti i PLMS, scatti periodici che durano pochi secondi e che compaiono ogni 30-40 secondi durante il sonno, pos-sono a volte svegliare completamente l’individuo, ma più spesso determinano solo un “microrisveglio inco-sciente”. Per questo motivo, chi presenta PLMS non riesce spesso a spiegarsi perché al mattino si sente molto stanco e aff aticato: solo chi dorme accanto al paziente può rilevare questi scatti periodici alle gam-be, e solo con un esame specifi co (polisonnografi a) si può quantifi care il fenomeno.

I farmaci dopaminoagonisti rappresentano la terapia di prima scelta sia per la RLS che per i PLMS: queste evidenze farmacologiche suggeriscono un ruolo chiave del sistema della dopamina nella patogenesi di questi disturbi.RBD è un fenomeno legato al sonno REM. Esso è caratterizzato sul piano clinico da manifesta-zioni di agitazione motoria, con vocalizzazione e mo-vimenti estremamente polimorfi , e sul piano neurofi -siologico dall’assenza della classica atonia muscolare durante il sonno REM. Infatti durante il REM, nel corso del sogno, il soggetto normale è praticamente “para-lizzato”, mentre il paziente con RBD vive attivamente il sogno.

Prof Luigi Ferini StrambiDirettore Centro Medicina del SonnoUniversità Vita-Salute San Raff aele, Milano

- Sonno, Metabolismo e obesità...............................................................3

- Il sonno e l’apprendimento..........................3

- Inquadramento ckinico, diagnostico e terapeutico delle insonnie.....................................................3

- La Narcolessia....................................................4

- Sonnolenza e incidenti alla guida.............................................................6

- Quali rapporti esistono tra epilessia e disturbi del sonno?.......................................6

- Trattamenti non farmacologici....................7

- Roncopatia cronica..........................................7

- Trattamenti cognitivo comportamentali dell’insonnia (CBTI)..........................................8

SOMMARIO

2 Sonno è Vita

QUESTO SUPPLEMENTO È STATO REALIZZATO DA MEDIAPLANET. IL SOLE 24 ORE NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÁ PER IL SUO CONTENUTO

GIUGNO 2009 Sonno è Vita

Prof. Roberto AmiciProfessore di Fisiologia, Università di Bologna:Vice-Presidente della Societa italiana di Ricerca sul Sonno (SIRS) e della European Sleep Research Society (ESRS)

Prof.ssa Giovanna ZoccoliProfessoressa di Fisiologia,Università di Bologna

Studi recenti hanno mostrato che, nell’uomo, la privazione di sonno porta alla rapida comparsa di alterazioni della regolazione del metabolismo che si riscontrano tipicamen-te negli individui sovrappeso o francamente obesi, quali una riduzione della sensibilità all’insulina e della tolleranza al glucosio. Parallelamente, alcune analisi epidemiologiche hanno mostrato che gli individui che dormono meno delle usuali 7-8 ore per notte ten-dono a essere soprappeso.Ciò ha indotto a formulare l’ipotesi che l’aumento dei casi di obesità nei paesi economi-camente evoluti sia in parte determinato dalla carenza cronica di sonno che caratterizza lo stile di vita di una parte crescente della popolazione, in particolare dei bambini. I rischi maggiori per chi soffre di soprappeso e obesità sono rappresentati dallo sviluppo di pato-logie cardiovascolari, legate alle alterazioni del metabolismo lipidico e all’aumento della pressione arteriosa, e dal fatto che il quadro dismetabolico iniziale sfocia tipicamente nella patologia del diabete di tipo 2. L’esistenza di una correlazione tra disregolazione del sonno e sviluppo dell’obesità implica che i meccanismi nervosi che regolano il sonno interagiscano con quelli che regolano il metabolismo.Questo legame ha riconosciute basi strutturali e funzionali, in quanto entrambe tali re-

golazioni hanno un’estesa rappresentazione a livello dell’ipotalamo, struttura nervosa che è situata alla base del cervello e controlla le funzioni vegetative. È a questo livello che la ricerca di base e i ricer-catori affiliati alla Società Italiana di Ricerca sul Sonno (SIRS) possono intervenire per chiarire le basi funzionali dell’interazione tra sonno e obesità. In particolare, le ricerche svolte a Bologna nel Dipartimento di Fisiologia Umana e Generale sono volte allo studio delle alterazioni ipniche, metaboliche e vegetative che si producono in modelli speri-mentali in cui i meccanismi regolatori ipotalamici sono stati manipo-lati in maniera mirata.

Sonno, Metabolismoe obesitàContributi della ricerca di base per chiarire un’interazione complessa

Il sonno el’apprendimento

Inquadramento clinico, diagnostico e terapeutico delle insonnie

Tra le ipotesi sulle funzioni del sonno, molto suggestiva, e oggi suffragata da numerose evidenze sperimentali, é quella per cui dormire favorirebbe i processi di memoria e apprendimento. Una precisazione é necessaria: l’idea, presente nell’immaginario collettivo, che si possa meglio apprendere materiale somministrato durante il sonno, come a esempio fu detto di quelle audiocassette che avrebbero consentito un rapido apprendimento delle lingue, va annoverata nel campo delle dicerie con scarso sostegno scientifico. La coscienza e un livello minimo di attivazione cerebrale, non presenti durante il sonno, appaiono essere elementi necessari all’acquisizione di nuove nozioni e competenze.Invece, é largamente accettato che quando il periodo immediatamente successivo all’apprendimento viene trascorso dormendo, ciò consente che il materiale appreso venga meglio ricordato, al risveglio, rispetto a quando lo stesso viene trascorso in veglia (“effetto sonno”). Di tale fenomeno, scoperto nel 1924, gli studi nei decenni successivi hanno fornito ripetute conferme e svelato numerosi altri aspetti. Innanzitutto, esso é stato dimostrato sia per la cosiddetta memoria “procedurale”, quella che ci consente di apprendere nuove abilità di tipo percettivo/motorio (come suonare uno strumento musicale o andare in bicicletta), che per la memoria “dichiarativa”, l’insieme di quelle conoscenze che può essere verbalizzato esplicitamente (a.e., una nozione, una storia, un dettaglio autobiografico). È stato inoltre recentemente mostrato che durante il sonno l’uomo riesce a trovare “creativamente” la soluzione ad alcuni problemi irrisolti durante la veglia, fornendo supporto scientifico ai resoconti aneddottici su alcune grandi scoperte scientifiche prodotte nel sonno (come la tavola periodica di Mendeleev). I quesiti sull’effetto del sonno sulla memoria sono ancora numerosi, come ad esempio quelli sui meccanismi neurofisiologici che ne sono alla base. In sonno si realizzerebbe una efficace riattivazione “offline” degli stessi circuiti neurali che si attivano durante l’acquisizione del materiale: ciò permetterebbe il consolidamento delle tracce mnestiche, espresso da cambiamenti duraturi delle sinapsi.

La ricorrenza di uno o più indicatori notturni dell’insonnia (difficoltà ad ad-dormentarsi, sonno frammentato da numerosi risvegli o che si interrompe precocemente al mattino, sensazione di sonno non ristoratore) può assu-mere carattere di cronicità, protraendosi per almeno un mese e associando-si ad una o più delle conseguenze diurne di un sonno disturbato. Tra queste rientrano l’eccessiva sonnolenza diurna, la fatica, le difficoltà di attenzio-ne, memoria o concentrazione, rilevanti alterazioni della vita di relazione (personale, sociale, occupazionale), disturbi dell’umore, ansia, irritabilità, riduzione delle motivazioni e dell’iniziativa, disturbi somatoformi (nausea e disturbi gastrointestinali, cefalea, vertigini) fino a errori sul posto di lavoro o incidenti durante la guida.L’entità di tali conseguenze e la frequenza settimanale delle notti in cui il paziente dorme male sono tra gli indici che contribuiscono a definire la gra-vità del disturbo.Dal punto di vista temporale, un’insonnia può essere ritenuta grave se è presente almeno tre notti a settimana.Studi epidemiologici negli USA e in Europa stimano che circa un terzo della popolazione generale lamenta la presenza di indicatori notturni dell’inson-nia, mentre la prevalenza di sonno non ristoratore associato a conseguenze negative sulle performance psicofisiche diurne oscilla tra l’8 e il 18%. L’in-sonnia cronica, specie se severa, comporta un netto peggioramento della qualità di vita dei pazienti, che giunge a essere sovrapponibile a quella di soggetti con malattie croniche invalidanti quali l’insufficienza cardiaca o la depressione maggiore.La sua presenza si associa inoltre a un rischio più elevato di andare incontro a patologie cardiovascolari.Grazie al progetto Morfeo - www.morfeodormiresano.it - presente in tutt’Italia da un decennio per il 2009 è stato lanciato lo slogan “Se non chiu-di occhio la notte, li chiudi di giorno”, un impegno costante per migliorare il sonno degli Italiani.

Prof. Mario Giovanni Terzano, Liborio ParrinoCentro di Medicina Del Sonno - Clinica NeurologicaUniversità degli Studi di Parma

3Sonno è Vita

Prof. Gianluca FiccaProfessore Associato di Psicologia Generale, Dipartimento di PsicologiaSeconda Università di NapoliSegretario della S.I.R.S. ( Società Italiana di Ricerca sul Sonno)

LA NARCOLESSIALa Narcolessia è una rara malat-tia, descritta per la prima volta alla fine del XIX secolo, e ca-ratterizzata da quattro sintomi principali: sonnolenza diurna, cataplessia (perdita improvvisa del tono muscolare scatenata da emozioni positive), allucinazioni ipnagogiche e paralisi del son-no. Sebbene l’insieme di questi sintomi appaia ben riconoscibile all’occhio di un medico, i pazien-ti affetti da narcolessia rimango-no a lungo sottodiagnosticati - il ritardo medio in Italia è di quasi 10 anni dall’esordio dei sintomi - oppure ricevono diagnosi e te-rapie sbagliate (depressione, di-sturbo della personalità ed epi-lessia; alcuni pazienti possono essere perfino considerati per

anni alcolisti, tossicodipendenti o mistificatori), che aggravano il disagio già presente, oltre a esporli ai rischi connessi a una sonnolenza patologica.Si stima che siano colpiti da nar-colessia circa 2-5 individui su diecimila e l’esordio tipico av-viene durante l’adolescenza, ma è possibile anche durante l’in-fanzia (<10 anni), e in età adulta (30-35 anni). La eziopatologia è stata ricondotta alla perdita di una popolazione di poche migliaia di neuroni, collocata nell’ipotalamo postero-laterale.La perdita progressiva di questi neuroni porta alla drastica ridu-zione, fino alla completa assen-za, di un neuropeptide da esse secreto, chiamato ipocretina

(od orexina). La ipocretina svol-ge numerosissime funzioni, fra cui la regolazione dell’equilibrio sonno/veglia e del comporta-mento alimentare. Filogenetica-mente, la ipocretina mantiene l’animale sveglio e muscolar-mente attivo per la ricerca del cibo. La mancanza di ipocretina sconvolge questi equilibri e por-ta alla narcolessia, che spesso è accompagnata anche a un rapi-do aumento di peso, proprio nel periodo dell’esordio. Il motivo per il quale avvenga la perdita di questi neuroni è ancora sconosciuto, ma studi molto recenti di analisi genetica avvalorano la tesi che si tratti di un meccanismo autoimmune, per il quale, in maniera clini-

camente silente, e in seguito a fattori scatenanti ad oggi non noti, le cellule di difesa dell’or-ganismo si rivolgono contro i neuroni ipocretinergici e li di-struggono progressivamente. La conseguenza è che, in un breve arco di tempo, il pazien-te che sviluppa la narcolessia è maggiormente predisposto alla sonnolenza e all’addormenta-mento durante il giorno, anche in momenti impropri (nel corso di una conversazione, mentre è seduto in classe, davanti al computer, mentre sta aspettan-do l’autobus, mentre mangia, mentre guida!) e che, viceversa, non riesca a mantenere un son-no continuo durante la notte. Sonnellini di pochi minuti sono

in grado di garantire un’autono-mia di circa 2-3 ore.

Prof. Giuseppe PlazziCentro per lo Studio e la Cura dei Disturbi del SonnoDipartimento di Scienze NeurologicheUniversità di Bologna

Centro di Medicina del Sonnodella Casa di Cura San LorenzinoDal febbraio 2009 è operativo a Cesena il Centro di Medicina del Sonno della Casa di Cura San Lorenzino che oltre all’attivi-tà di assistenza promuove anche attività di ricerca in collaborazione con il Dipar-timento di Scienze Neurologiche dell’Al-ma Mater Studiorum dell’Università di Bologna sotto la supervisione ed il coor-dinamento scientifico del Prof. Giuseppe Plazzi, Responsabile del Laboratorio di Polisonnografia del Centro per lo Studio e la Cura dei Disturbi del Sonno dell’Ate-neo bolognese. Il Centro di Medicina del Sonno della Casa di Cura San Lorenzino utilizza ap-parecchiature diagnostiche e terapeuti-che all’avanguardia, organizzate in quat-tro postazioni di video-registrazione all’interno di confortevoli stanze di de-genza singole. L’aspetto più innovativo

del Centro è quello, comunque, di offrire un approccio diagnostico e terapeutico multidisciplinare, modulabile e perso-nalizzabile a seconda della patologia presentata e della sua gravità, attraverso la possibilità di accedere a consulenze specialistiche neurologiche, otorinola-ringoiatriche, cardiologiche, diabeto-logiche, gastoenterologiche, nonché a valutazione neuropsicologica di primo e secondo livello e diagnostica per im-magini (RMN e TAC). Il contesto del rico-vero, che avviene all’interno della Casa di Cura San Lorenzino, permette inoltre di garantire approcci terapeutici di tipo chirurgico per alcune problematiche le-gate ai disturbi del sonno. Come spesso accade, infatti, i pazienti con disturbo respiratorio durante il sonno presentano in comorbidità obesità anche di grado

marcato. A questi pazienti il Centro di Medicina del Sonno offre la possibilità di un servizio integrato con il Centro della Chirurgia dell’Obesità

della Casa di Cura San Lorenzino per un trattamento chirurgico.Le prestazioni strettamente connesse all’attività diagnostica delle patologie sonno-relate comprendono:

video-polisonnografia nottur-•napolisonnografia notturna con •titolazione della CPAPmonitoraggio protratto video-•polisonnografico del ritmo sonno-vegliatest delle latenze multiple •d’addormentamentotest di mantenimento della •vigilanza

Tutti gli esami vengono eseguiti sotto continua e diretta sorveglianza di perso-nale tecnico e medico specializzato. Con tali metodiche è possibile diagnostica-re disturbi come le ipersonnie (disturbi caratterizzati da eccessiva sonnolenza diurna che comprendono anche la nar-colessia), i disturbi respiratori in sonno, i disturbi del movimento in sonno, le pa-rasonnie e l’epilessia morfeica, riuscen-do a fornire un’offerta diagnostica com-

plessiva estremamente ampia, rivolta all’identificazione sia dei disturbi paros-sistici che di quelli che compromettono in maniera più incisiva il fisiologico ritmo sonno-veglia.

Casa di Cura San Lorenzino via N. Dell’ Amore 15 47521 Cesena (FC) tel. 0547361510fax [email protected]

Nel centro ospedaliero Villa Pineta di Pavullo nel Frignano (MO), prevalentemente dedi-cato al ricovero per cura riabi-litativa di pazienti con patolo-gie respiratorie croniche e in-validanti (www.villapineta.it), lo staff diretto dal Prof. Enrico Clini ha messo a punto un per-corso non chirurgico dedicato

ai pazienti con obesità maggiore e contemporaneamente affetti da disturbi respiratori collegati al sonno.

Che relazione esiste tra il livello di obesità e i disturbi respiratori sonno correlati? I disturbi respiratori nel sonno (DRS) rappresentano una delle condizioni cliniche associate con frequenza rilevante (fino al 70% dei casi) alla obesità.Nelle situazioni più gravi i DRS si associano a compromis-sione della funzione respiratoria che si ripercuote fino alla condizione irreversibile di insufficienza respiratoria, cioè di riduzione del contenuto di ossigeno nel sangue arte-rioso, con ovvie ripercussioni su trasporto e utilizzo in pe-riferia di questo nostro “carburante vitale”. Il più tipico DRS

nell’obeso è rappresentato dalla cosiddetta sindrome da apnea/ipopnea ostruttiva del sonno (OSA), già altrove de-scritta in questo numero monografico sul sonno.Un dato interessante ci sembra il fatto che l’entità di que-sto disturbo apnoico (misurabile con l’adeguata strumen-tazione polisonnografica) possiede una relazione diretta con peso e soprattutto massa corporea: l’indice che espri-me l’apnea risulta tanto maggiore (espressione di gravità) quanto più elevato il peso corporeo e l’entità dell’obesità (misurabile in gradi di gravità). Allo stesso modo è docu-mentato che il contenimento, o meglio la riduzione del peso corporeo si associa in maniera proporzionale alla ri-duzione dell’indice che descrive l’apnea.

Quali percorsi specifici e trattamenti possono essere adottati?Per quanto sopra detto appare logico e, in qualche caso urgente, riconoscere e trattare tempestivamente questi DRS dei pazienti obesi, e in particolare l’apnea del sonno, complicanza spesso molto grave per i tipici disturbi e le ri-percussioni cliniche cui si associa nello stato di veglia (son-nolenza, cefalea, disattenzione, eccetera). In riferimento al paziente obeso occorre anzitutto predisporre un processo clinico di conferma diagnostico come primo imprescindi-

bile passo. In particolare laddove i disturbi clinici riferiti o misurabili appaiono come tipici o fortemente sospetti. Questo primo passo consente anche di valutare quantita-tivamente gli effetti del disturbo e, di conseguenza, iden-tificare il migliore percorso terapeutico immediatamente successivo.Nella stragrande maggioranza dei casi questa fase coinci-de con la cura dell’apnea comune a quella di altri individui non obesi, e dunque con la adozione di sistemi di sup-porto a pressione continua (CPAP) mediante mascherina nasale/facciale per favorire il mantenimento dell’apertura delle vie aeree superiori durante il sonno.Nel caso particolare del paziente obeso, peraltro, tale provvedimento non può prescindere dall’adozione di un percorso, spesso molto complesso e di tipo mul-tidisciplinare quale quello messo in atto a Villa Pine-ta, che ha come fonda-mentale obiettivo la ridu-zione del peso corporeo e il recupero stabile di uno stile di vita più salutare.

Prof. Enrico M.Clini (Università di Modena-Reggio Emilia)Direttore MedicoOspedale Privato Accreditato Villa Pineta, Pavullo n/F (Modena)

4 Sonno è Vita

Villa dei Fiori

Il ricovero nella strutturaIl medico referente rappresenta, per tutta la durata del ricovero, l’in-terlocutore dei familiari per qual-siasi informazione e chiarimento. La degenza è caratterizzata da una di-mensione psicoterapica, off erta sotto for-ma di colloqui individuali con psichiatri e psicologi di reparto, e da una dimensio-ne psico-riabilitativa che risponde a fi na-lità di tipo psico-educativo e ricreativo. Durante la permanenza a Villa dei Fiori, gli ospiti possono godere della presen-za dei loro familiari ad orari stabiliti.

Le unità operative operanti nella strut-tura sono: - Psichiatria - RSA per disabilità mentale

All’interno dell’unità operativa di Psi-chiatria, nell’ambito dei posti accredi-tati in doppia diagnosi, si è attivato un servizio dedicato alla cura dei DCA (Di-sturbi del comportamento alimentare).Il servizio, separato dal restante conte-

sto della clinica, prevede al momento 4 posti letto per ricovero diurno e nottur-no.Gli ospiti sono accompagnati e assi-stiti in ogni momento della giornata

secondo un programma stabilito e che già i nostri degenti seguono.

La degenza è programmata secondo un protocollo dedicato specifi camente a

tali pazienti ed è regolata da un contrat-to terapeutico concordato sia con gli ospiti che con i referenti che seguono e seguiranno i pazienti fuori dall’ambien-te protetto. I pasti, come previsto dal

metodo Maudsley, nostro metodo tera-peutico di riferimento, sono consumati in ambiente comunitario e sono assistiti dal personale sanitario.

A supporto delle attività cliniche e di ricerca sono inoltre presenti i seguenti laboratori e servizi:

Laboratorio di musicoterapia −Laboratorio teatrale in colla-−borazione con l’attrice France-sca Romana Coluzzi e si artico-la in attività di teatro, mimo e realizzazione di cortometraggi interamente realizzati dagli ospitiLaboratorio della creta e della −ceramica Attività di cineforum−Attività di cineterapia −Attività di disegno tramite di-−verse tecniche grafi che Gruppo lettura−

Gruppo cura del se−Gruppo musica−

Le convenzioniIl carattere scientifi co e di ricerca di Villa dei Fiori ha portato a ottenere numero-se collaborazioni sia nazionali che inter-nazionali, di seguito ne citiamo alcune:

Maudsley Hospital of London −Section of Eating Disorders In-stitute of Psychiatry King’s Col-lege LondonSt. George’s Child and adoles-−cent eating Disorder service New Market House clinic di −Norwich

Nel Gennaio del 2007 è stato siglato un accordo tra Villa dei Fiori l’Eating Disor-ders Unit Maudsley Hospital of London Section of Eating Disorders Institute of Psychiatry King’s College London alla presenza della prof.ssa Ulrike Schmidt e della Prof.ssa Jean Treasure del Maud-sley e del Direttore Operativo dott. Ri-naldo Mazzetti di Villa dei Fiori. Tale intesa è caratterizzata da un trai-ning e da uno scambio di professionali-tà tra medici, psicologi, e dietisti ed altri operatori del settore dei disturbi del comportamento alimentari (DCA). Sono stati siglati due accordi: un inter-scambio professionale e culturale tra le due strutture ed un progetto di ricerca triennale sui Disturbi del Comporta-mento Alimentare insieme alla Dott.ssa Nadia Micali, ricercatrice che da più di dieci anni lavora in Inghilterra.Il progetto sarà la base per le realizza-zione di un centro specifi co e altamente specializzato per i disturbi dell’alimen-tazione presso Villa dei Fiori.

La Casa di Cura Villa dei Fiori, accre-

ditata con il Servizio Sanitario Na-

zionale svolge un’attività dedicata

alla specializzazione psichiatrica

con un approccio di tipo multidisci-

plinare centrato sull’integrazione

e collaborazione delle varie fi gure

professionali presenti.

RecapitiLa Casa di Cura è situata è situata nella zona Nord di Roma nel quartiere Monte Mario in Via delle Benedet-tine 18, in un edifi cio circondato dal verde e dotato di 100 posti letto. La struttura è facilmente raggiungibile con il treno (Linea per Viterbo) con fermata alla stazione di Mon-te Mario. Da qui si consiglia di prendere l’autobus 912 che ferma a poche decine di metri dalla Casa di Cura.È possibile raggiungerla comodamente anche con l’autobus n. 913 proveniente dal centro della città

Sito Internet: www.casadicuravilladeifi ori.itBlog: www.villadeifi ori.ilcannocchiale.it

Direzione SanitariaSalvatore Rubinosalvatore.rubino@sanraff aele.it

Direzione OperativaRinaldo Mazzettirinaldo.mazzetti@sanraff aele.it

oltre a:Accettazione, Urp, Cup Tel. 06 5225 4200 Fax: 06 3385754 e-mail: franca.puggioni@sanraff aele.it Accettazione Sanitaria Tel. 06 5225 4207

Accettazione Amministrativa Tel. 06 5225 4210 e-mail: stefano.arciero@sanraff aele.it Responsabile Medico Psichiatria Prof. Gerland Lo Cascio Tel. 06 5225 4206 e-mail: gerland.locascio@sanraff aele.it Psicologi e Assistenti sociali Tel. 06 5225 4223

Disturbi del comportamento alimentare:Dott.ssa Angela Maria De MarcoTel. 328 2481169 Email: angela.demarco@sanraff aele.it

5Sonno è Vita

Gli incidenti stradali rappresentano, in tutto il mondo, una tragica realtà in ter-mini di costi umani, sociali ed economi-ci. L’Organizzazione Mondiale della Sa-nità stima che ogni anno 1.2 milioni di persone muoiono a causa di incidenti stradali e 20-50 milioni rimangono feri-te riportando traumi di diversa gravità.Nell’ultimo decennio, il ruolo che la sonnolenza ha sulla prestazione di gui-da è stata oggetto di numerosi studi da parte di gruppi di ricerca italiani. In particolare la ricerca si è orientata nello studio di due differenti fattori di rischio potenziale: quelli legati alle patologie del sonno con riferimento alla eccessi-va sonnolenza diurna e quelli connessi al ruolo delle sonnolenza di base nella determinazione degli incidenti stradali. La manifestazione più eclatante di que-sto secondo fenomeno è certamente rilevabile negli incidenti che avvengo-no nelle notti del fine settimana e che coinvolgono, prevalentemente, giova-

ni guidatori di età compresa tra i 18 e i 25 anni.Questi incidenti vengono spesso attri-buiti esclusivamente all’abuso di alcol o di altre sostanze, si stima che un gui-datore in stato di ebbrezza ha 4 volte le probabilità di avere un incidente rispetto a un guidatore sobrio. È però meno noto che se lo stesso guidatore è anche eccessivamente sonnolento, le sue probabilità di avere un inciden-te diventano 7 volte maggiori rispetto alle condizioni ottimali.La ricerca sul ruolo del sonno e della sonnolenza negli incidenti stradali ha permesso di definire alcuni dati ormai consistenti:1. Risulta chiara la “tipologia” degli in-cidenti legati al sonno. Essi avvengono soprattutto tra la mezzanotte e le 6 del mattino e coinvolgono prevalen-temente guidatori tra i 18 e i 30 anni, di sesso maschile. Avvengono preva-lentemente su strade extraurbane,

coinvolgono spesso un unico veicolo e hanno maggiori probabilità di avere un esito mortale.2. Esistono fattori di rischio che riguar-dano le abitudini di vita, di lavoro e di sonno. Ci sono poi caratteristiche lega-te alla “tipologia circadiana”. Nel caso di pazienti affetti da disturbi legati all’ec-cessiva sonnolenza diurna, la patologia non trattata è fattore di rischio capace di aumentare notevolmente la proba-bilità di incidenti.3. Studi sia di laboratorio che sul cam-po hanno chiaramente evidenziato come le capacità di mantenere il veico-lo all’interno della carreggiata, di man-tenere una traiettoria definita e una velocità data vengono negativamente influenzate dal numero di ore di veglia consecutiva precedenti, dall’orario in cui si guida (il rischio è massimo dalle 2 alle 6 del mattino) dalla presenza di patologie. La sonnolenza è una rilevante causa di

rischio ed il fatto che essa sia sottova-lutata rappresenta di per se, una causa di rischio.

Sonnolenza e incidenti alla guida

Quali rapporti esistono tra epilessia e disturbi del sonno?Sin dal tempo degli antichi greci è noto che il sonno può facilitare l’occorrenza di crisi epilettiche. Più recentemente sono state scoperte epilessie con crisi pressoché unicamente notturne. La forma più nota è l’epilessia notturna del lobo frontale la quale può avere un’origine genetica.In tale forma di epilessia è stato riscon-trata una alterazione di recettori cere-brali del sistema colinergico, sistema molto importante per la regolazione del sonno.All’interno di una stessa famiglia pos-sono essere presenti più persone affet-te, con una distribuzione compatibile con una trasmissione genetica di tipo autosomico dominante. Le epilessie ad esclusiva occorrenza notturna sono considerate forme relativamente beni-gne poiché avvengono solo di notte e nella maggior parte dei casi rispondo-no bene alla terapia non alterando la

qualità della vita. Tuttavia una buona percentuale di queste epilessie non ri-sponde al trattamento farmacologico (epilessie cosiddette farmaco resisten-ti) e in questo caso sono spesso conse-guenti alla presenza di displasie, ossia “lesioni” cerebrali localizzate conse-guenti a un anomalo sviluppo cerebra-le in persone che possono essere per-fettamente normali per il resto. Spesso tali displasie sono così piccole che non risultano visibili nemmeno con esami quali la Risonanza Magnetica Cerebra-le.La distinzione tra manifestazioni not-turne di natura epilettica e disturbi del sonno può essere talora molto com-plessa.Esistono infatti forme di epilessia not-turna che simulano degli attacchi di pa-nico, degli episodi di sonnambulismo o dei risvegli improvvisi e in questo caso anche applicando varie analisi specia-

listiche e registrazioni video-elettroen-cefalografiche la diagnosi può essere difficile. Tale aspetto diviene ancora più complicato se si considera che è frequente la coesistenza, nello stesso soggetto, di una epilessia notturna e di un disturbo del sonno e che tali due fenomeni possono stimolarsi l’uno con l’altro.È importante considerare che l’epi-lessia notturna può manifestarsi non soltanto con crisi eclatanti ma che, in alcune forme, le scariche epilettiche in sonno, estremamente numerose e periodiche, agiscono come stimoli di-sturbanti interni determinando una frammentazione del sonno e facilitan-do conseguentemente l’occorrenza di numerosi movimenti di breve durata e apparentemente normali per quel che riguarda le loro singole caratteristiche. D’altra parte la presenza di un disturbo del sonno in un paziente epilettico può

accentuare la frequenza delle crisi epi-lettiche stesse.Appare cosi chiaro che per curare un paziente che presenta un’epilessia not-turna si debba curare anche il disturbo del sonno poiché si tratta di disturbi correlati che si accentuano l’uno con l’altro.

Prof. Fabio LucidiAssociato di Psicometria Sapienza Università di Roma SIRS (Società Italiana di Ricerca sul Sonno)

Prof Lino NobiliCentro Medicina del SonnoCentro per la chirurgia dell’epilessia“C. Munari”Ospedale Niguarda

Mercedes-Benz è da oltre 50 anni leader nel cam-po della sicurezza automobilistica. La nuova Classe E Berlina rinnova con successo questa tradizione grazie a una combinazione unica al mondo di mo-derni sistemi di protezione e di assistenza alla guida, sviluppati e progettati partendo dall’analisi degli in-cidenti reali. Queste tecnologie rendono la nuova Classe E un compagno di viaggio “intelligente”, in grado di “vedere”, “percepire”, “reagire” prontamen-te al pericolo e “agire” autonomamente per evitare un eventuale incidente o, quanto meno, ridurne le conseguenze. Adottando questa strategia, il nuovo modello Mercedes protegge non solo i propri occu-panti, ma contribuisce anche in maniera considere-vole a una maggiore sicurezza degli altri utenti della strada.Il pacchetto assistenza di guida della nuova Classe E comprende il Blind Spot Assist, già adottato sul-la Classe S, e il nuovo sistema antisbandamento che ha il compito di prevenire gli incidenti dovuti alle uscite di corsia. Quando il sistema rileva che lo spostamento di corsia della vettura non è intenzio-nale, esso provvede a far vibrare il volante in modo

da sollecitare una controsterzata da parte del gui-datore. Inoltre le immagini riprese dalla telecamera sul parabrezza vengono utilizzate anche dal nuovo Speed Limit Assist per individuare i segnali stradali indicanti i limiti di velocità e visualizzare sul display del tachimetro la velocità massima consentita in km/h in quel determinato tratto stradale.Il sistema di visione notturna “Nightview Plus” già adottato sulla Classe S, è disponibile a richiesta per la prima volta sulla nuova Classe E. Tale sistema di vi-sione notturna è dotato di una speciale funzione di rilevamento dei pedoni sul tratto di strada antece-dente la vettura evidenziandoli sul display affinché il guidatore possa individuarli meglio.

Sistema per il rilevamento di sovraffaticamento o sonnolenza.Grazie a una tecnologia as-solutamente innovativa, la nuova Classe E ha una gran-de sensibilità per il livello di attenzione del guidatore ed è in grado di avvertirlo tem-

pestivamente in caso di pericolosi segni di affatica-mento.ATTENTION ASSIST è il nuovo sistema di serie dotato di sensori ad alta sensibilità che rilevano costante-mente più di 70 parametri. Particolarmente signifi-cativa si è rivelata l’osservazione del comportamen-to dello sterzo: grazie ad anni di ricerche condotte sul campo dagli ingegneri Mercedes si è potutto dimostrare che chi guida in stato di affaticamento commette piccoli errori di sterzata che spesso cor-regge molto velocemente e con una modalità carat-teristica. Questi errori vengono così riconosciuti da un sensore dell’angolo di sterzata molto sensibile e comunicati al sistema di sciurezza, che provvede ad “avvertire” il guidatore.

La nuova Mercedes-Benz Classe E:SICUREZZA A 360°

6 Sonno è Vita

Trattamenti non farmacologici

Roncopatia Cronica

Nel mondo centinaia di ricercatori si dedicano allo studio scientifico del sonno, il complesso stato in cui l’uo-mo trascorre circa un terzo della vita. Esistono decine di società scientifiche nazionali, solo quelle associate nell’As-semblea della società europea (http://www.esrs.eu) sono 28. Oltre che su sei riviste dedicate al sonno e con apprez-zabile impatto internazionale, i risultati delle ricerche più rilevanti sono pubbli-cati su Nature, Science e nelle principali riviste di medicina.Tanto impegno evidenzia che ci sono

ancora molte risposte da dare, contro-versie da chiarire e domande da porre. Questo è vero per ogni area di ricerca, ma lo è in particolare per il sonno.Per svelarne i misteri occorrerebbero quasi tutte le conoscenze necessarie a comprendere la vita, un terzo non ba-sta. Per questo la ricerca sul sonno è in essenza multidisciplinare. Ma qui si ve-rifica un noto paradosso: è nelle aree di confine tra le discipline che si sviluppa-no e si trasferiscono la maggior parte delle nuove conoscenze, ma gli scien-ziati che le coltivano sono svantaggiati rispetto ai colleghi più ancorati a con-solidati specialismi.Così, nonostante i disturbi siano assai diffusi e molte patologie si manifestino nel sonno o siano da questo influenza-te, la Medicina del sonno non si è affer-mata come specializzazione medica. Solo di recente adeguate conoscenze -un tempo scarse e limitate ai manua-li di neurologia, psicologia e psichia-tria – sono comparse anche nei testi di

pneumologia e otorinolaringoiatria e di altre discipline fra i cui specialisti ci sono competenze aggiornate per valu-tazioni e trattamenti.Ma in Italia gli esperti con competenze certificabili restano poche centinaia e i centri specialistici una ventina, e il qua-dro europeo non è troppo differente. Esiste un evidente disallineamento fra necessità, domanda e offerta di cure. I farmaci non sono l’unica soluzione, infatti è noto che per le insonnie croni-che primarie, e non solo, il trattamento cognitivo comportamentale funziona meglio e più a lungo dei farmaci. Per affrontare i disturbi del sonno in alcuni milioni di pazienti, un impresa che può spaventare anche i medici più volente-rosi, occorre rendere accessibili risorse organizzate a livello gerarchico.A partire da una corretta informazione pubblica. A seguire l’educazione al son-no e la diffusione di strumenti di auto-valuazione e self management, poi il ricorso al medico di famiglia, da qui il

riferimento a operatori e strutture con competenze specializzate, fino ai centri di medicina del sonno come strutture di riferimento per i casi più complessi.

Prof. Cristiano ViolaniOrdinario di PsicologiaClinica SapienzaUniversità di RomaPresidente SIRS (Società Italiana di Ricerca sul Sonno)

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Con il termine di Roncopatia s’intende definire un quadro clinico caratterizzato da russamento continuo, non posizione-dipendente, che si manifesta da almeno sei mesi, durante il sonno.La Roncopatia viene definita “semplice” o “complicata”, a seconda che si tratti ri-spettivamente di una situazione di solo russamento ovvero di russamento con presenza di apnee. Altri termini in uso per indicare lo stesso problema sono “simple snoring”, “malattia dei grandi russatori”, “OSAS” (Obstructive Sleep Ap-nea Syndrome).La Roncopatia è una patologia che, sebbene sia sempre esistita, ha assunto connotati di entità clinica specifica solo negli ultimi 30 anni, secondo i più recen-ti dati della letteratura, la prevalenza del russamento semplice nella popolazione generale in Italia si attesta intorno al 30-35 %, mentre la percentuale di forme complicate (per presenza di apnee) si aggira sul 6-7 %. Se, invece, consideria-mo solo i russatori, nell’ambito di questo gruppo i pazienti che presentano anche apnee raggiungono percentuali intorno al 30-50 % dell’intero campione. Il prin-cipale fattore di rischio per l’instaurarsi

delle apnee è il soprappeso, per cui, se noi restringiamo la nostra attenzione ai soggetti russatori e obesi, saremo in grado di individuare la quasi totalità dei roncopatici complicati, nei quali, accan-to al russamento abituale, si aggiunge una sintomatologia diurna caratteriz-zata da sonnolenza, di diverso grado, che si manifesta in vari stadi, nonché una sintomatologia di tipo internistico che si può concretizzare in disturbi del ritmo cardiaco, ipertensione arteriosa, aumentato rischio per infarto miocardio, disturbi del circolo cerebrale, patologie broncopneumoniche, disturbi relazio-nali, riduzione della libido, etc.Dall’inquadramento clinico si evidenzia-no sintomi e segni utili per il percorso diagnostico.I sintomi da ricercare sono: • Russamento abituale e persistente• Pause respiratorie nel sonno• Risvegli con sensazione di soffocamen-to• Sonnolenza diurnaI segni da ricercare sono:• Soprappeso patologico• Circonferenza collo > 43 cm. nei ma-schi, > 41 cm. nelle donne

• Alterazioni anatomo-funzionali del di-stretto craniofacciale• Dismorfismi cranio-facciali

Il riscontro di uno o più sintomi e/o segni deve far pensare alla possibile presenza di apnee durante il sonno e, conseguen-temente, si impone un approfondimen-to di questo aspetto.Pertanto, per giungere ad una corret-ta programmazione terapeutica è in-dispensabile sottoporre il paziente ad uno studio poligrafico attraverso un monitoraggio cardio-respiratorio not-turno oppure, in casi selezionati, ad uno studio polisonnografico completo in un centro per lo studio del sonno, per una corretta definizione delle apnee. Solo l’indagine strumentale poligrafica è, in-fatti, in grado di darci informazioni sulla presenza o meno di apnee, sul loro nu-mero e sulle loro caratteristiche, consen-tendoci di stimare la gravità del quadro clinico e, in rapporto a ciò, effettuare la programmazione terapeutica che vede nella dietoterapia, nella terapia chirur-gica finalizzata ad aumentare gli spazi respiratori riducendo la collassabilità e le limitazioni di flusso, nella CPAP (re-

spirazione con ossigeno sotto pressione per vincere le resistenze delle vie aeree superiori) i principali presidi utilizzati singolarmente o, come di solito avviene, in associazione.Per quanto concerne la terapia chirur-gica, questa sarà modulata in rapporto alla gravità del quadro clinico. Nei casi di Roncopatia semplice, in cui l’unico sintomo da trattare è il russamento, vi sono varie opzioni chirurgiche, da quelle meno aggressive, eseguibili molto spes-so in anestesia locale con un setting as-sistenziale di tipo ambulatoriale a quelle che invece richiedono un’anestesia ge-nerale e un ricovero breve.Nei casi in cui il quadro clinico sia com-plicato per la presenza di apnee ostrutti-ve durante il sonno, la chirurgia è in gra-do di risolvere con un’alta percentuale di successo i casi di grado lieve-medio e anche di grado grave, ma in quest’ul-tima evenienza solo in casi selezionati. Quando la patologia apnoica raggiunge gradi di grave severità con associata una sintomatologia caratterizzata da una forte sonnolenza diurna e da alterazioni cardiocircolatorie, si impone l’intervento dello specialista pneumologo, cardiolo-go o di medicina generale, e in questi casi l’unica terapia in grado di risolvere il quadro sintomatologico è la CPAP, ov-vero la respirazione durante il sonno at-traverso una maschera in grado si som-ministrare ossigeno a pressioni variabili e comunque tali da vincere la forza di ostruzione.In conclusione, è utile ricordare che il russamento semplice è un disturbo solo di tipo relazionale, in quanto causa di notevole disturbo per il/la partner che è costretto a subirlo; quando invece si passa ai casi di russamento con apnee, il problema diventa grave per il pazien-te in rapporto alle possibili e frequenti complicanze, sia a livello cardio-circola-torio che comportamentale in rapporto alla presenza della sonnolenza diurna, causa di ridotte capacità lavorative ma anche motivo di possibili gravi incidenti della strada.

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Solide scoperte sugli effetti dei comportamenti con cui si gestisce il tempo dedicato al sonno e alla veglia e sui processi psicologici con cui gli si attribuiscono significati e valori, hanno portato a sviluppare trattamenti cognitivi comportamentali dell’insonnia (CBT I). Sono il trattamen-to d’elezione per le insonnie primarie croniche, per quelle da dipendenza da farmaci - previo svezzamento - e, in as-sociazione a melatonina o fototerapia, per le insonnie da alterazione dei ritmici circadiani, nonché per le insonnie psicofisiologiche.La loro efficacia, comparabile ma più duratura di quella dei farmaci ipnoinducenti, è stata provata da vari studi pub-blicati nelle più prestigiose riviste mediche (JAMA, Lancet, NEJM). In meno di dieci sedute nell’arco di 3-4 mesi si va-luta il problema e il paziente apprende ad adattare a sé stesso strategie e regole per riappropriarsi della capacità di dormire, reimpostando abitudini e correggendo atteg-giamenti inadeguati. Al momento i CBT I sono proposti nei Centri del sonno e da alcuni specialisti.Per renderli accessibili a decine di migliaia di insonni do-vrebbero essere offerti anche dai medici di famiglia in col-laborazione con psicologi esperti. In questa prospettiva con Alessandra Devoto abbiamo scritto un manuale, da pochi mesi in libreria, Curare l’insonnia senza farmaci, con indicazioni pratiche e questionari e diari del sonno utili a trattare anche altri disturbi del sonno.

Trattamenti cognitivo comportamentalidell’insonnia (CBTI)

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Prof. Cristiano ViolaniOrdinario di PsicologiaClinica SapienzaUniversità di RomaPresidente SIRS (Società Italiana di Ricerca sul Sonno)

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il tempo dedicato al bagnetto sarà di 5-10 minuti poi un massaggio rilassante per 2-5 minuti a letto entro 30 minuti dal bagnetto per completare, una musica rilassante, la lettura di un libro, evitando giochi troppo movimentati

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Quali soluzioni sono indicate per i disturbi corre-lati all’ansia e l’insonnia? Ansia, stress e insonnia sono alcune tra le condizio-ni che, con frequenza crescente, affliggono i nostri tempi. Per quelle forme che si presentano di grado lieve o moderato, le piante medicinali ad azione se-dativa, ansiolitica e antidepressiva possono rappre-sentare una valida soluzione, da privilegiare prima di optare per una terapia che preveda l’impiego di farmaci di sintesi (tranquillanti, antidepressivi con azione ansiolitica oppure ipnoinducenti). Tra i rime-di naturali a base di erbe, la valeriana è indubbia-mente il rimedio di prima scelta: l’estratto secco di radice di valeriana, grazie alle proprietà calmanti e sedative sul sistema nervoso centrale, agisce favo-rendo il rilassamento e predisponendo l’organismo a un sonno fisiologico; inoltre, l’effetto tranquillan-te di questa pianta è privo di effetti secondari (non induce dipendenza, non lascia intorpidimento al ri-sveglio e non modifica durante il giorno l’efficienza di chi la assume).

In cosa consiste il metodo Dispert?

Dispert identifica un innovativo metodo di estrazio-ne e purificazione su base acquosa dell’estratto di radice di valeriana messo a punto a metà del secolo scorso che, grazie ad una tecnica brevettata, consen-tiva di ottenere un’esatta, costante e standardizzata concentrazione di sostanza attiva, molto importan-te in termini di solubilità e di biodisponibilità per un completo e rapido assorbimento del principio attivo a livello gastrointestinale. Nel corso degli anni il pro-cesso produttivo è evoluto dall’estrazione acquosa a quella alcolica, ma l’approccio relativo agli elevati

standard qualitativi della metodologia di estrazione e purificazione è tutt’ora valido: le tecniche impie-gate oggi rispettano gli indirizzi di un tempo, con l’aggiunta dell’impiego delle più moderne tecnolo-gie produttive. Infatti, Valeriana Dispert rappresenta ancor oggi il prodotto di riferimento della propria categoria, poiché riesce a rendere completamente

disponibili le sostanze attive presenti nella radice di valeriana, vantando oltretutto un elevato livello di sicurezza, garanzia ed affidabilità.

Il gruppo Vemedia, leader europeo nel settore dell’automedicazione, per la prima volta si affac-cia sul mercato italiano, quali le prospettive?L’obiettivo di Vemedia è quello di interpretare anche in Italia un ruolo di primo piano nella commercia-lizzazione dei farmaci da banco e degli integratori alimentari, attraverso i canali distributivi autorizza-ti (farmacie, parafarmacie e corner attrezzati della GDO). Già oggi, con l’acquisizione del marchio Vale-riana Dispert, Vemedia ha assunto la leadership dei calmanti e rilassanti di automedicazione, posizione che è destinata a rafforzarsi nei prossimi mesi. In au-tunno infatti verranno commercializzati due nuovi prodotti della famiglia Dispert: Valdispert NOTTE, in grado non solo di favorire l’addormentamento, ma anche di migliorare il ritmo del sonno e soprattutto di ottenere un lungo sonno ristoratore e Valdispert GIORNO, utile per ridurre le situazioni di agitazione, ansia e stress durante l’arco della giornata.

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