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Svolgimento di esercizi del libro analisi matematica 2
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Michiel Bertsch, Roberta Dal Passo, Lorenzo Giacomelli
Analisi Matematica — 2a edizione
Svolgimento di alcuni esercizi dei capitoli 10-20con la collaborazione di Daniele Castorina
CAPITOLO 10
10.1a) Dato che la radice quadrata ha senso solo per argomenti non negativi, dobbiamo
imporre 4 − x2 − y2 ≥ 0. Quindi dom f = (x, y) ∈ R2 : x2 + y2 ≤ 4, cioegeometricamente l’interno e il bordo della palla di centro nell’origine e raggio 2.
b) Dato che il logaritmo e definito solo per argomenti positivi, bisogna imporre x2 +
y2 − 4 > 0. Quindi dom f = (x, y) ∈ R2 : x2 + y2 > 4, che rappresenta l’esternodella palla di centro nell’origine e raggio 2.
c) Poiche un quoziente non e definito quando il suo denominatore si annulla, bisognaimporre che x − y , 0. Quindi dom f = (x, y) ∈ R2 : x , y, cioe il piano privatodella bisettrice del primo e terzo quadrante.
Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 10 2
d) La funzione arcocoseno ha come dominio l’intervallo [−1, 1]. Quindi imponendoche −1 ≤ x2 + y2 − 4 ≤ 1 otteniamo dom f = (x, y) ∈ R2 : 3 ≤ x2 + y2 ≤ 5, chee la corona circolare compresa tra le circonferenze di centro nell’origine e raggio,rispettivamente,
√3 e√
5.
e) L’argomento della radice deve essere non negativo e il denominatore deve esserediverso da zero. Quindi
1
x+y−1 ≥ 0x + y − 1 , 0,
ovvero x + y − 1 > 0.
Pertanto dom f = (x, y) ∈ R2 : y > 1 − x, il semipiano sovrastante la retta diequazione y = −x + 1.
Michiel Bertsch, Roberta Dal Passo, Lorenzo GiacomelliAnalisi matematica, 2a ed., MacGraw-Hill, 2011
Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 10 3
10.10e) L’insieme e limitato perche contenuto nel rettangolo (0, 2)× [−1, 1]. Inoltre, nonos-
tante l’intervallo (0, 2) per le ascisse non sia chiuso, la circonferenza di centro nel-l’origine e raggio
√3 in questo rettangolo non tocca ne la retta x = 0 ne la retta
x = 2. Infatti l’insieme coincide con
(x, y) : y ∈ [−1, 1], x =
√3 − y2
.
Quindi, essendo chiuso e limitato, l’insieme proposto e compatto.
f) I punti (x, y) = (√
2,±1) sono di accumulazione per l’insieme, ma non vi ap-partengono. Quindi l’insieme non e chiuso (per il Teorema 10.4) e percio non ecompatto.
10.12a) Risolvendo l’equazione 3x + 4y = 5 rispetto ad x si ottiene y = 5−3x
4 . Ponendoquindi x = t, una possibile parametrizzazione di tale retta e γ(t) =
(t, 5−3t
4
), t ∈ R.
b) L’equazione 9x2 + 4y2 = 36 rappresenta l’ellisse di centro nell’origine e semiassia = 2, b = 3. Considerando un generico sistema di coordinate ellittiche,
x = a cos t, y = b sin t, t ∈ [0, 2π],
e imponendo che l’equazione sia soddisfatta si ottiene
9a2 cos2 t + 4b2 sin2 t = 36 per ogni t ∈ [0, 2π].
Perche cio sia vero e sufficiente che 9a2 = 4b2 = 36: ad esempio, a = 2 e b = 3.Percio una parametrizzazione di tale ellisse e per esempio γ(t) = (2 cos t, 3 sin t),t ∈ [0, 2π].
c) L’intersezione tra i due piani e tale che
4x − y + z = 13x − y − z = 2.
Michiel Bertsch, Roberta Dal Passo, Lorenzo GiacomelliAnalisi matematica, 2a ed., MacGraw-Hill, 2011
Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 11 4
Esplicitando entrambe le equazioni prima rispetto ad y e poi rispetto a z ed eguaglian-dole, si ottiene
4x + z − 1 = 3x − z − 2y − 4x + 1 = 3x − y − 2, ovvero
x = −2z − 12y = 7x − 3 = −14z − 10.
Quindi, scegliendo come parametro z = t, si ottengono le equazioni parametricheγ(t) = (−2t − 1,−7t − 5, t), t ∈ R.
10.14a) E sufficiente applicare il teorema degli zeri alla funzione continua f γ : [a, b]→ R.
b) X e connesso, quindi esiste una curva γ : [a, b]→ X tale che γ(a) = x1 e γ(b) = x2e il risultato segue dalla parte (a).
c) Esistono x1, x2 ∈ X tali che f (x1) < c < f (x2), quindi basta applicare la parte (b)alla funzione x 7→ f (x) − c.
10.15a) Per le proprieta generali, le funzioni (x, y) 7→ 3x + y + 2 e (x, y) 7→ 4x + 3y sono
continue in R2, quindi f risulta continua in R2 \ x = 0. Su x = 0 la continuitava verificata attraverso l’uguaglianza tra il limite destro e sinistro per x → 0 deidue polinomi. Questo calcolo ci dice che f e continua nel punto (0, y) se e solo sey + 2 = 3y, ovvero solo nel punto (x, y) = (0, 1).
b) Per le proprieta generali, le due funzioni (x, y) 7→ 2 e (x, y) 7→ 6x sono continuein R2, quindi f risulta continua in R2 \ x2 + y2 = 1. Sulla circonferenza f risultacontinua solo dove queste due funzioni coincidono, ovvero se 2 = 6x ovvero sex = 3. Ma quest’ultima equazione e impossibile su x2 + y2 = 1, quindi f non econtinua in alcun punto della circonferenza.
10.16b) Tale limite non esiste perche differisce lungo gli assi coordinati: posto f (x, y) =
3x+5yx2−y2 , si ha
limx→0−
f (x, 0) = limx→0−
3x
= −∞, mentre limx→0+
f (x, 0) = limx→0+
3x
= +∞.
e) Sfruttando il limite notevole per il seno e la disuguaglianza 2|xy| ≤ x2 +y2, si ottiene
0 ≤ sin2(xy)3x2 + 2y2 =
x2y2(1 + o(1))3x2 + 2y2 ≤ 1
4(x2 + y2)2
(3x2 + 2y2)(1 + o(1))
≤ 14
(x2 + y2)2
(2x2 + 2y2)(1 + o(1)) ≤ x2 + y2
8(1 + o(1))→ 0 per (x, y)→ (0, 0).
Quindi, per il teorema del confronto, lim(x,y)→(0,0)
sin2(xy)3x2 + 2y2 = 0.
CAPITOLO 11
Michiel Bertsch, Roberta Dal Passo, Lorenzo GiacomelliAnalisi matematica, 2a ed., MacGraw-Hill, 2011
Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 11 5
11.1a) Utilizzando la regola di derivazione di un quoziente e notando che ∂x(x) = 1,
∂y(x) = 0, ∂x(x2 + y2 + 1) = 2x e ∂y(x2 + y2 + 1) = 2y, si ottiene
fx =y2 − x2 + 1
(x2 + y2 + 1)2 , fy = − 2xy(x2 + y2 + 1)2 .
c) Ricordando cheddt
(arctg t) = 1/(1+ t2) ed utilizzando la regola di derivazione dellafunzione composta, si ottiene
fx =yz2
1 + x2y2z4 , fy =xz2
1 + x2y2z4 , fz =2xyz
1 + x2y2z4 .
11.3b) Dato che
fx(x, y) = y2 cos(xy2), fy(x, y) = 2xy cos(xy2),
sostituendo (x, y) = (π, 1) otteniamo che
f (π, 1) = 0, ∇ f (π, 1) = (−1,−2π),
da cui l’equazione del piano tangente e z = −(x − π) − 2π(y − 1) = −x − 2πy + 3π.
11.4Dato che
∇ f (x, y) = (3x2 + 2xy − 3y2, x2 − 6xy + 3y2)
otteniamo che
Dv f (1, 2) = 〈∇ f (1, 2), v〉 =⟨(−5, 1),
(12
√2,− 1
2
√2)⟩
= −3√
2.
Nel caso generale, ponendo v = (cosα, sinα) con α ∈ [0, 2π), si ha
Dv f (1, 2) = −5 cosα + sinα.
Quindi si deve cercare il massimo della funzione g(α) = sinα − 5 cosα. Si ha
g′(α) = cosα + 5 sinα = 0 ⇔ (cosα, sinα) = ±(
5√26,− 1√
26
).
Pertanto il massimo viene assunto per (cosα, sinα) = −(
5√26,− 1√
26
). Quindi max g =
√26.
11.6Utilizzando la definizione di derivata direzionale, si ha
Dv f (0, 0) = limt→0
f (tv1, tv2) − f (0, 0)t
=
0 se v2 , 0v1 se v2 = 0.
f non e differenziabile in (0, 0) poiche la (11.15) non e sempre verificata:
〈∇ f (0, 0), (v1, v2)〉 = 〈(1, 0), (v1, v2)〉 = v1 , 0 = Dv f (0, 0) se v1 , 0 e v2 , 0.
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Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 11 6
11.7a) Visto che g′(y) =
∫ 21
3x+3y dx, si ottiene g′(0) =
∫ 21
3x dx = 3 log 2.
b) Visto che g′(y) =∫ 2
1 − 1(x2+y)2 dx, si ottiene g′(0) =
∫ 21 − 1
x4 dx = − 724 .
11.9a) Si ha
fx = (1 + y)ex+y2+xy
fy = (2y + x)ex+y2+xy,
fxx = (1 + y)2ex+y2+xy
fxy = fyx = (1 + (1 + y)(2y + x))ex+y2+xy
fyy = (2 + (2y + x)2)ex+y2+xy,
per cui
D2 f (x, y) = ex+y2+xy(
y2 + 2y + 1 2y2 + xy + x + 2y + 12y2 + xy + x + 2y + 1 x2 + 4xy + 4y2 + 2
).
b) Si ha fx = 2x + 2yfy = 2x + 3zfz = 3y − 2z,
per cui
D2 f (x, y, z) =
2 2 02 0 30 3 −2
.
11.11
Si ha fx = 3x2 + 4xy + 3y2
fy = 2x2 + 6xy − 12y2,
fxx = 6x + 4yfxy = fyx = 4x + 6yfyy = 6x − 24y,
per cui
D2 f (x, y) =
(6x + 4y 4x + 6y4x + 6y 6x − 24y
).
In particolare
f (1, 2) = −15, ∇ f (1, 2) = (23,−34), D2 f (1, 2) =
(14 1616 −42
),
quindi il polinomio di Taylor di ordine 2 con centro (1, 2) di f e
−15 + 23(x − 1) − 34(y − 2) + 7(x − 1)2 + 16(x − 1)(y − 2) − 21(x − 2)2.
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Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 11 7
11.12b) Poiche fxx = 2y2, fxy = fyx = 4xy, fyy = 2x2, si ha
det D2 f (x, y) = det(
2y2 4xy4xy 2x2
)= −12x2y2,
per cui la funzione f non e convessa ne concava in alcun sottoinsieme aperto (econvesso) di R2.
11.13b) I punti critici (x, y) di f sono le soluzioni di
fx = (x2 + 4
9 y3 − 3y + 2x)ex = 0
fy = ( 43 y2 − 3)ex = 0
⇔
x2 + 49 y3 − 3y + 2x = 0
43 y2 − 3 = 0.
La seconda equazione ha soluzioni y = ± 32 . Sostituendo y = − 3
2 nella prima siottiene l’equazione x2 + 2x + 3 = 0, che non ammette soluzioni (reali). Sostituendoinvece y = 3
2 si ottiene l’equazione x2 + 2x − 3, con soluzioni x = −3 o x = 1.Quindi f ha due punti critici: (x, y) = (−3, 3
2 ) e (x, y) = (1, 32 ).
Inoltre
D2 f (x, y) =
((2x + 2 + x2 + 4
9 y3 − 3y + 2x)ex ( 43 y2 − 3)ex
( 43 y2 − 3)ex 8
3 yex
),
quindi
det D2 f (1, 32 ) = det
(4e 00 4e
)= 16e2 > 0, fxx(1, 3
2 ) = 4e > 0,
det D2 f (−3, 32 ) = det
( −3e−3 00 4e−3
)= −12e−6 < 0.
Percio (1, 32 ) e un punto di minimo e (−3, 3
2 ) e un punto di sella.
c) Si ha fx = 6x2 − 6y = 0fy = −6x + 6y = 0 ⇔
y = x2
x = y,
che ha due soluzioni, i punti critici di f : (x, y) = (0, 0) e (x, y) = (1, 1). Inoltre
D2 f (x, y) =
(12x −6−6 6
),
quindidet D2 f (0, 0) = −36 < 0,
det D2 f (1, 1) = 36 > 0 e fyy(1, 1) = 6 > 0.
Percio (0, 0) e un punto di sella e (1, 1) e un punto di minimo locale.
d) Si ha
fx(x, y) = x2 + xy = x(x + y) = 0fy(x, y) = 1
2 x2 + 2y − 6 = 0 ⇔
x = 0y = 3 oppure
x = −yy2 + 4y − 12 = 0,
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Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 12 8
da cui segue che i punti critici sono P1 = (0, 3), P2 = (6,−6), P3 = (−2, 2). Si ha
D2 f (x, y) =
(2x + y x
x 2
),
quindi detD2 f (P1) = 6 e fyy(P1) = 2, det D2 f (P2) = −24 e det D2 f (P3) = −8.Percio P1 e un punto di minimo locale e P2 e P3 sono punti di sella.
11.18b) Nell’Esercizio 11.13(b) si e gia visto che f ha due punti critici: (−3, 3
2 ) e un puntodi sella e (1, 3
2 ) un punto di minimo. Si puo stabilire la natura dei punti critici anchesenza lo studio della matrice hessiana. Innanzitutto si osservi che
f (x, y) = ex(x2 + 49 y3 − 3y) ≥ 0 se 0 ≤ 3y ≤ x2 oppure se y ≥ 3
2
√3.
Pertanto, definendo per esempio il rettangolo
Ω = [−5, 5] × [0, 3],
si ha che f ≥ 0 su ∂Ω. D’altra parte f assume anche valori negativi in Ω (peresempio, la funzione y 7→ f (0, y) = y( 4
9 y2−3) e negativa se y > 0 e sufficientementepiccolo), quindi il minimo di f in Ω (che esiste perche f e continua e Ω e chiusoe limitato) e negativo ed e assunto in un punto interno di Ω, ovvero in un puntocritico di f all’interno di Ω. Entrambi i punti critici, (−3, 3
2 ) e (1, 32 ), appartengono
all’interno di Ω: poiche f (−3, 32 ) = 6e−3 > −2e = f (1, 3
2 ), (1, 32 ) e il punto di
minimo assoluto di f in Ω, quindi anche un punto di minimo locale di f in R2.
Per studiare la natura dell’altro punto critico, (−3, 32 ), poniamo
g(x) = f (x, 32 ) = ex(x2 − 3) e h(y) = f (−3, y) = e−3(9 + 4
9 y3 − 3y).
Si verifica facilmente che g ha un massimo in x = −3 e h ha un minimo in y =32 , quindi la funzione f (x, y) − f (−3, 3
2 ) assume valori sia positivi che negativi inqualsiasi intorno di (−3, 3
2 ). Pertanto (−3, 32 ) e un punto di sella.
CAPITOLO 12
12.1a) Notiamo che
γ′(t) =
(3t2 + 4t3,−π
2sin
(π
2t))
= (0, 0)
se e solo se 3t2 + 4t3 = t2(3 + 4t) = 0sin
(π2 t
)= 0.
La prima equazione ha come soluzioni t = 0,− 34 . Siccome la seconda si annulla
per t = 0 ma non per t = − 34 , il vettore velocita si annulla solo per t = 0.
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Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 12 9
12.4b) Si ha
γ′(t) = (1 − cos t, sin t), ‖γ′(t)‖ =√
2(1 − cos t) = 2 sin(t/2).
Pertanto si ottiene
L(γ) =
∫ π
02 sin(t/2) dt = [−4 cos(t/2)]π0 = 4.
c) Si ha
γ′(t) = (−e−3t,−e−2t), ‖γ′(t)‖ =√
e−6t + e−4t = e−2t√
1 + e−2t.
Pertanto, utilizzando la sostituzione y = e−t, si ottiene
L(γ) =
∫ 1
0e−2t√
1 + e−2t dt = −∫ e−1
1y√
1 + y2 dy
=13
(1 + y2)3/2∣∣∣∣∣1
e−1=
13
(23/2 −
(1 + e−2
)3/2).
12.5Poiche le equazioni cartesiane di questa intersezione risultano essere y = x2 − 2x, z = x2,ponendo x = t si ottiene la parametrizzazione γ(t) = (t, t2 − 2t, t2). Poiche l’eserciziorichiede x ∈ [−1, 2], si ottiene t ∈ [−1, 2]. Poiche γ′(t) = (1, 2t − 2, 2t), si conclude che
L(γ) =
∫ 2
1
√8t2 − 8t + 5 dt.
12.6a) Dato che γ′(t) = (2, 5), l’ascissa curvilinea si ottiene semplicemente dalla relazione
t = s√29
: s(t) = t√
29 e γ(s) =
(2s√29,− 5s√
29− 6
).
b) Dato che γ′(t) = (6, 2t, 8), da cui ‖γ′(t)‖ = 2√
t2 + 25, l’ascissa curvilinea si ottieneper integrazione:
s(t) = 2∫ t
0
√τ2 + 25 dτ = t
√t2 + 25 + 25 log
(t +√
t2 + 25)− 25 log 5,
dove abbiamo utilizzato la prima formula dell’Esempio 8.32 (con c = 25).
12.7a) Sia f (x, y) =
xy sin y√1+x2
. Si ha
γ′(t) = (1, t) ‖γ′(t)‖ =√
1 + t2 , f (γ(t)) =t3 sin(t2/2)
2√
1 + t2.
Percio, utilizzando la sostituzione s = t2/2, si ottiene∫
γf ds =
∫ 1
0
t3 sin(t2/2)2
dt =
∫ 1/2
0s sin s ds = sin(1/2) − cos(1/2)/2.
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Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 12 10
e) Si ha
γ′(t) = (1, 1 + log t) ‖γ′(t)‖ =
√1 + (1 + log t)2 , f (γ(t)) =
log tt
.
Percio ∫
γf ds =
∫ e
1
log tt
√1 + (1 + log t)2 dt .
Vi sono vari modi per risolvere tale integrale. Ad esempio, posto y = 1 + log t siottiene dy = dt/t e log t = y − 1, ovvero
∫ e
1
log tt
√1 + (1 + log t)2 dt =
∫ 2
1(y − 1)
√1 + y2 dy
=13
(1 + y2)3/2∣∣∣∣∣2
1−
∫ 2
1
√1 + y2 dy .
Per il secondo addendo si potrebbe usare la prima formula dell’Esempio 8.32,oppure osservare che, mediante la sostituzione y = sinh s,
∫ √1 + y2 dy =
∫cosh2 s ds = sinh s cosh s −
∫sinh2 s ds
= sinh s cosh s −∫
(cosh2 s − 1) ds
= y√
1 + y2 −∫ √
1 + y2 dy + arc sinh y,
ovvero ∫ 2
1
√1 + y2 dy =
12
(y√
1 + y2 + arc sinh y + C)∣∣∣∣∣∣
2
1.
Pertanto∫ e
1
log tt
√1 + (1 + log t)2 dt =
23
√5 − 1
6
√2 − 1
2(arc sinh 2 − arc sinh 1).
12.8e) La parametrizzazione piu semplice della curva e γ(x) = (x, x2), x ∈ [0, 1]. Si ottiene
∫
γx ey dx + sin x dy =
∫ 1
0
(xex2
+ 2x sin x)
dx =
(12
ex2+ 2 sin x − 2x cos x
)∣∣∣∣∣∣1
0
=12
(e − 1) + 2 sin 1 − 2 cos 1.
12.9a) La forma differenziale e chiusa in R2 e quindi esatta in R2: integrando rispetto ad x
otteniamo
U(x, y) =x4
2− x3y + xy2 + C(y)
da cui derivando quindi rispetto ad y si ottiene C′(y) = −5, cioe C(y) = −5y .Pertanto
∫
+γω = U(1, 2) −U(5,−1) =
x4
2− x3y + xy2 − 5y
∣∣∣∣∣∣(1,2)
(5,−1)= −455.
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Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 13 11
d) La forma differenziale e chiusa e quindi esatta negli aperti semplicemente connessiA1 = (x, y) ∈ R2 : y > −1/3 e A2 = (x, y) ∈ R2 : y < −1/3. In A1 oppure in A2si ha
U(x, y) =
∫2 cos(2x)
3y + 1dx =
sin(2x)3y + 1
+ C(y),
da cui∂U∂y
= − 3 sin(2x)(3y + 1)2 + C′(y) !
= − 3 sin(2x)(3y + 1)2 ⇔ C′(y) = 0.
Percio C(y) = C (C ∈ R) e
U(x, y) =sin(2x)3y + 1
+ C, C ∈ R.
Poiche im(γ) ⊂ A1,∫
+γω = U(γ(1)) −U(γ(0)) = U(21/3, 1) −U(1, 0) =
14
sin(24/3) − sin 2.
12.10Si ha
F1y = F2x = 2xz + 2yz − 1,F1z = F3x = 2xy + y2 + 2,F2z = F3y = x2 + 2xy.
Percio la forma e chiusa in R3 e quindi esatta in R3. Integrando rispetto ad x otteniamo
U(x, y, z) = x2yz + xy2z − yx + 2zx + C(y, z)
da cui derivando rispettivamente rispetto ad y e z si ha che
Cy = −4 e Cz = 1.
Quindi il potenziale cercato e:
U(x, y, z) = x2yz + xy2z − yx + 2zx − 4y + z.
CAPITOLO 13
13.8a) Utilizziamo il metodo diretto: Γ e un’iperbole i cui due rami sono rappresentati
dalle curve cartesiane
γ+(t) =(t, 2 +
√t2 + 4
), γ−(t) =
(t, 2 −
√t2 + 4
)(t ∈ R).
Ponendo
g±(t) = f (γ±(t)) = t2 + 3(2 ±√
t2 + 4)2
= 4(t2 + 6 ± 3
√t2 + 4
),
si ha che
g′±(t) = 4t(2 ± 3√
t2 + 4
) > 0 se t > 0< 0 se t < 0.
Pertanto sia g+ che g− hanno un minimo in t = 0, quindi γ+(0) = (0, 4) e γ−(0) =
(0, 0) sono punti di minimo di f vincolati a Γ.
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Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 13 12
b) Per trovare i massimi e minimi della funzione vincolati al triangolo dobbiamo cer-care i punti critici della funzione sui tre lati e poi confrontarli con i valori nei trevertici (dove il vincolo non e differenziabile). I tre lati del triangolo hanno equazionicartesiane y = x + 2 per 0 < x < 1, y = 2x + 1 per 0 < x < 1 ed x = 0 per 1 < y < 2.
Otteniamo quindi che:
f (0, y) = y2, f (x, x + 2) = −4x2 + 4x + 4, f (x, 2x + 1) = −x2 + 4x + 1.
Notiamo che (y2)′ = 2y = 0 solo se y = 0 (ma (0, 0) va scartato perche e un verticedove il vincolo non e differenziabile); (−4x2 + 4x + 4)′ = −8x + 4 = 0 solo sex = 1/2 (ed il punto (1/2, 5/2) va bene); (−x2 + 4x + 1)′ = −2x + 4 solo se x = 2(ma (2, 5) va scartato perche fuori dal vincolo).
Quindi dobbiamo confrontare f (1/2, 5/2) = 5 la funzione calcolata nei tre verticiin cui il vincolo non e differenziabile, ottenendo:
f (0, 1) = 1 f (0, 2) = 4 f (1, 3) = 4
da cui segue che (0, 1) e il punto di minimo e (1/2, 5/2) quello di massimo.
13.9Ogni cilindro circolare retto e caratterizzato dal raggio della base, r, e dall’altezza, h,entrambe non negative. L’area A e il volume V sono dati da
A = 2πr2 + 2πrh, V = πr2h.
Percio il problema si puo riformulare come segue: dato V > 0, determinare il minimodella funzione f (r, h) = 2πr(r + h) soggetta al vincolo
Γ = (r, h) ∈ [0,+∞) × [0,+∞) : g(r, h) = πr2h − V = 0.Si puo procedere in due modi.
1) Poiche Γ e il sostegno della curva γ : (0,+∞) → R definita da γ(r) = (r,V/(πr2)),il problema e equivalente a determinare il minimo della funzione composta (di una solavariabile!)
F : (0,+∞)→ R, F(r) = f (γ(r)) = 2πr2 + 2Vr−1.
Si haF′(r) = 4πr − 2Vr−2 R 0 ⇔ r R 3
√V/(2π) =: rV ,
percio F ha un unico punto di minimo locale e assoluto in rV . Tornando alla funzione f ,si conclude che (rV ,V/(πr2
V )) e un punto di minimo per f vincolato a g. Si noti che
f (rV ,V/(πr2V )) = F(rV ) = 2πr2
V + 2Vr−1V = 3
3√2πV2/3 = 6 3
√π/4V2/3
e che il valore dell’altezza h nel punto di minimo e
hV =Vπr2
V
=22/3V1/3
π1/3 = 2rV .
2) Si utilizza il metodo dei moltiplicatori di Lagrange e si risolve (r, h, λ) dalle equazioni
∇ f (r, h) = λ∇g(r, h) ⇔
4πr + 2πh = 2λπrh2πr = λπr2
πr2h = V.⇔
2r + h = λrhr(2 − λr) = 0πr2h = V.
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Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 13 13
Dalla seconda equazione deduciamo che λ = 2/r (l’altra soluzione, r = 0, e impossibileper la terza equazione). Sostituendolo nella prima equazione si ottiene h = 2r. Percio2πr3 = V , ovvero l’unica soluzione del sistema e PV = (rV , hV ) = ( 3√V/(2π), 2 3√V/(2π)).Si noti che il valore del minimo e
f (PV ) = 6π(V/(2π))2/3 = 6(π/4)1/3V2/3 .
Per verificare che PV e effettivamente un punto di minimo, sia M > 0 e sia K = [0, M] ×[0, M]. La funzione f |K∩Γ ammette massimo e minimo, essendo continua. Il punto diminimo non puo essere ne in r = 0 o h = 0 (perche il vincolo non e soddisfatto), nein r = M (perche allora, per il vincolo, hM = V/(πM2) e quindi f (M,HM) ∼ 2πM2 f (PV ) per M 1), ne in h = M (perche allora, per il vincolo, rM =
√V/(πM) e quindi
f (rM , M) ∼ 2πM f (PV ) per M 1). Percio il punto di minimo e interno e quindicoincide con PV .
13.10a) Si nota che f e continua e K e compatto, quindi il massimo e il minimo assoluto
esistono. Poiche ∇ f (x, y) = (1, 2) , (0, 0) per ogni (x, y) ∈ K, non ci sono punticritici interni. Inoltre f e differenziabile all’interno di K, quindi il massimo e ilminimo assoluto sono assunti sulla frontiera di K.
Una parametrizzazione della frontiera di K (cioe la circonferenza goniometrica) eγ(t) = (cos t, sin t), 0 ≤ t < 2π. Valutando la funzione composta f γ si ottiene
g(t) = f (γ(t)) = cos t + 2 sin t.
Quindig′(t) = 2 cos t − sin t = 0 ⇔ t = arctan 2.
Tornando in coordinate cartesiane, si ottengono i due punti P1 =
( √5
5 ,2√
55
)e P2 =
−P1. Poiche f (P1) =√
5 > f (P2) = −√5, si conclude che maxK
f = f (P1) =√
5 e
minK
f = f (P2) = −√5.
c) Si determinano anzitutto i punti stazionari:
x(3x + 2y) = 0−2y + x2 − 4 = 0 ⇔
x = 0y = −2 oppure
2y = −3x3x + x2 − 4 = (x − 1)(x + 4) = 0.
Pertanto i punti stazionari sono (0,−2), (1,−3/2) e (−4, 6).
Nessuno dei tre punti e interno a K ed f e differenziabile all’interno di K; percioi punti di massimo e minimo assoluto (che esistono per il teorema di Weierstrassperche f e continua in K compatto) si trovano sulla frontiera di K. Su x = 0 si haf (0, y) = −y2 − 4y che e decrescente per y ∈ [0, 1]; su y = 0 si ha f (x, 0) = x3 che ecrescente per x ∈ [0, 1]; su x+y = 1 si ha f (1−y, y) = (1−y)2−y2−4y = 1−6y che edecrescente per y ∈ [0, 1]. Combinando queste informazioni si conclude che (1, 0)e punto di massimo assoluto e (0, 1) e punto di minimo assoluto. Quindi max f = 1e min f = −5.
d) La funzione non e differenziabile in
B = (x, y) ∈ K : x2 + y2 = 1
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Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 14 14
e tutti i punti di B sono ovviamente punti di minimo assoluto: f (x, y) ≥ 0 = f (b) perogni b ∈ B. Resta quindi da determinare il massimo assoluto. Per quanto riguardai punti critici interni, si ha
∇ f (x, y) = −2 sgn(1 − x2 − y2)(x, y) = 0⇔ (x, y) = (0, 0),
che non e interno a K. Parametrizzando la frontiera in coordinate polari, ci siriconduce allo studio della funzione di una variabile
h(θ) = f (1+cos θ, sin θ) = |1−1−2 cos θ−cos2 θ−sin2 θ| = |1+2 cos θ|, θ ∈ [0, 2π] ,
il cui grafico si traccia in modo elementare con i metodi del Capitolo 2. Il massimoassoluto, assunto per θ = 0 e θ = 2π, vale 3. Percio anche il massimo assoluto di fvale 3 (ed e assunto in (2, 0)).
13.11a) Notiamo che A e il triangolo di vertici (0, 0), (0, 1) e (1, 1) ed e un insieme compatto.
La funzione f e differenziabile all’interno di A e si ha
∇ f (x, y) = (2x − y, 4y − x) = (0, 0)
solo nell’origine, che non e interno ad A. Quindi i punti di massimo e minimovanno cercati sul bordo oppure nei tre vertici del triangolo, dove il vincolo none differenziabile. I tre lati del triangolo hanno equazioni cartesiane x = 0 per0 < y < 1, y = 1 per 0 < x < 1 ed y = x per 0 < x < 1. Si ottiene quindi
g1(y) = f (0, y) = 2y2, y ∈ [0, 1],g2(x) = f (x, x) = 2x2, x ∈ [0, 1],g3(x) = f (x, 1) = x2 − x + 2, x ∈ [0, 1].
Le funzioni g1 e g2 sono crescenti: quindi (0, 0) e un possibile punto di minimolocale e (0, 1), (1, 1) sono possibili punti di massimo locale. La funzione g3 e de-crescente in (0, 1/2) e crescente in (1/2, 1), quindi (0, 1) e (1, 1) sono possibili puntidi massimo locale e (1/2, 1) e un possibile punto di minimo locale. Confrontando ivalori si ottiene f (0, 0) = 0 < f (1/2, 1) = 7/4, quindi (0, 0) e punto di minimo as-soluto, e f (0, 1) = f (1, 1) = 2, quindi sia (0, 1) che (1, 1) sono punti di massimo as-soluto. Resta da stabilire la natura del punto (1/2, 1): poiche ∇ f (1/2, 1) = (0, 7/2)(ovvero punta all’esterno di A), segue dal caso 2 di pagina 404 che (1/2, 1) non eun punto di minimo locale per f in A (anche se lo e per f su ∂A).
CAPITOLO 14
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Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 14 15
14.1g) Utilizzando gli integrali indefiniti
∫log z dz = z log z − z e
∫(z log z − z) dz =
12 z2(log z − 3
2 ),
"
Qlog(1 + x + 2y) dx dy =
∫ 4
2
(∫ 1
0log(1 + x + 2y) dx
)dy
=
∫ 4
2
[(1 + x + 2y) log(1 + x + 2y) − (1 + x + 2y)
]x=1x=0 dy
=
∫ 4
2
((2 + 2y) log(2 + 2y) − (2 + 2y) − (
(1 + 2y) log(1 + 2y) − (1 + 2y)))
dy
=14
[(2 + 2y)2
(log(2 + 2y) − 3
2
)− (1 + 2y)2
(log(1 + 2y) − 3
2
)]y=4
y=2
=125
4log 5 − 99
2log 3 + 16 log 2 − 3.
14.2a) Come sottoinsieme di R2, (Q ∩ [0, 1]) × 0 e sottoinsieme dell’insieme di misura
nulla [0, 1] × 0, quindi, per il teorema 14.2(a), e misurabile e ha misura nulla.
Ovviamente e possibile definire il concetto di insieme misurabile anche per sottoin-siemi di R e rispetto a tale definizioneQ∩[0, 1] non e misurabile poiche la funzionedi Dirichlet (la funzione caratteristica dei razionali su [0, 1], studiata nell’Esempio8.4) non e integrabile secondo Riemann.
b) Si osservi che an :=(
1n+1 ,
n2
n2+n+1
)→ (0, 1) per n → ∞. Dato ε > 0, sia Qε il
quadrato centrato in (0, 1) di area ε. Per la definizione di limite esiste Nε ∈ N taleche an ∈ Qε per ogni n > Nε. Quindi
A := an : n ∈ N ⊂ Qε ∪ a0, . . . , aNε
.
Poiche ∣∣∣Qε ∪ a0, . . . , aNε
∣∣∣ = |Qε| = ε,
per il Teorema 14.10 A e misurabile e ha misura nulla.
14.3a) L’insieme Ω ha la seguente rappresentazione grafica:
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Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 14 16
L’insieme Ω e semplice sia rispetto alle x che rispetto alle y: innanzitutto si osserviche, per x, y ≥ 0, le curve di equazione 4y = 3x e x2 + y2 = 25 si incontrano nelpunto (x, y) = (4, 3). Quindi
Ω =
(x, y) ∈ R2 : y ∈ [0, 3], 4
3 y ≤ x ≤√
25 − y2
=(x, y) ∈ R2 : x ∈ [0, 5], 0 ≤ y ≤ g(x)
,
dove
g(x) =
34 x se 0 ≤ x ≤ 4√
25 − x2 se 4 < x ≤ 5.
b) L’insieme Ω ha la seguente rappresentazione grafica:
L’insieme Ω e semplice sia rispetto alle x che rispetto alle y: osservando che (1, 1)e un punto della parabola di equazione y = x2, si ottiene
Ω = (x, y) ∈ R2 : x ∈ [0, 1], x2 ≤ y ≤ 4= (x, y) ∈ R2 : y ∈ [0, 4], 0 ≤ x ≤ h(y),
dove
h(y) =
√
y se 0 ≤ y ≤ 11 se 1 < y ≤ 4.
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Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 14 17
14.5a) Dopo aver tracciato un grafico qualtitativo si osserva che
ex + e−x =52⇔ x = ± log 2
e che Ω e simmetrico rispetto all’asse y. Quindi
"
Ω
(x + y) dx dy = 2∫ log 2
0
∫ 5
2
ex+e−xy dy
dx
=
∫ log 2
0
(174− e2x − e−2x
)dx
=174
log 2 − 158.
b) Dopo aver tracciato un grafico qualitativo, si osserva che x = 5 − y se e solo sey = 5 − x e che
(x + 1)2 = 5 − xx ≥ 0 ⇔ x = 1.
Quindi Ω e semplice rispetto all’asse y, con
Ω =(x, y) ∈ R2 : x ∈ [0, 5], 0 ≤ y ≤ g(x)
, g(x) =
(x + 1)2 se x ∈ [0, 1)5 − x se x ∈ [1, 5],
e si ha"
Ω
xy dx dy =
∫ 1
0
∫ (x+1)2
0xy dy
dx +
∫ 5
1
(∫ 5−x
0xy dy
)dx =
4320
+643.
c) Poiche |x − 2| ≤ x/2 se e solo se x ∈ [4/3, 4], si ha
Ω =(x, y) ∈ R2 : x ∈ [4/3, 4], |x − 2| ≤ y ≤ x/2
.
Percio"
Ω
cos(πy) dx dy =
∫ 4
4/3
(∫ x/2
|x−2|cos(πy) dy
)dx =
1π
∫ 4
4/3(sin(πx/2) − sin(π|x − 2|)) dx
=1π
∫ 4
4/3sin(πx/2)dx − 1
π
∫ 2
4/3sin(−πx) dx − 1
π
∫ 4
2sin(πx) dx
= − 2π2 cos(πx/2)
∣∣∣∣∣4
4/3− 1π2 cos(πx)
∣∣∣∣∣2
4/3+
1π2 cos(πx)
∣∣∣∣∣4
2
=1π2 (−2 − 1 − 1 − 1/2 + 1 − 1) = − 9
2π2 .
d) Si ha 2x ≤ 3 se e solo se x ≤ 32 e 3x ≥ 0 se e solo se x ≥ 0. Percio
Ω =(x, y) ∈ R2 : x ∈
[0, 3
2
], 0 ≤ y ≤ 2x
.
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Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 14 18
Osservando che 2x2 ≤ 2x se e solo se x ∈ [0, 1], si ha"
Ω
|y − 2x2| dx dy =
∫ 3/2
0
(∫ 2x
0|y − 2x2| dy
)dx
=
∫ 1
0
∫ 2x2
0(2x2 − y) dy +
∫ 2x
2x2(y − 2x2) dy
dx
+
∫ 3/2
1
(∫ 2x
0(2x2 − y) dy
)dx
=
∫ 1
0(4x4 − 2x4 + 2x2 − 4x3 − 2x4 + 4x4) dx
+
∫ 3/2
1(4x3 − 2x2) dx
=45− 1 +
23
+8116− 9
4− 1 +
23
=707240
= 2 +227240
.
f) Poiche
Ω =
(x, y) ∈ R2 : 1 ≤ y ≤ 2 ,
3 − y2≤ x ≤ 5 − y
2
,
si ottiene"
Ω
1x2 dx dy =
∫ 2
1
∫ 5−y
2
3−y2
1x2 dx
dy =
∫ 2
0
(2
3 − y− 2
5 − y
)dy = 2
(log 3 − log 2
).
14.6Il segmento AB in coordinate cartesiane e l’insieme (2, y) : 0 ≤ y ≤ 2 che in coordinatepolari (centrate nell’origine) diventa
(ρ cosϕ, ρ sinϕ) : ρ ≥ 0, 0 ≤ ϕ < 2π, ρ cosϕ = 2, 0 ≤ ρ sinϕ ≤ 2 .
Le relazioni ρ cosϕ = 2 e ρ sinϕ ≥ 0 richiedono che ϕ ∈ [0, π/2). Quindi
Ω =
(ρ cosϕ, ρ sinϕ) : ρ ≥ 0, 0 ≤ ϕ < π/2, ρ =
2cosϕ
, 0 ≤ tgϕ ≤ 1
=
(ρ cosϕ, ρ sinϕ) : 0 ≤ ϕ ≤ π/4, ρ =
2cosϕ
.
Da cio segue che il triangolo OAB si puo scrivere come
(ρ cosϕ, ρ sinϕ) : 0 ≤ ϕ ≤ π/4, 0 ≤ ρ ≤ 2cosϕ
.
14.8a) Passando in coordinate polari (centrate nell’origine) si ha x2 + y2 ≤ 1 se e solo se
ρ ≤ 1. Percio"
Ω
(x2 + y2)52 dx dy =
∫ 2π
0
(∫ 1
0ρ6 dρ
)dϕ =
2π7.
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Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 14 19
b) Passando in coordinate polari (centrate nell’origine) si ha x2 + y2 ≤ 1 se e solo seρ ≤ 1, e y ≥ 0 se e solo se ϕ ∈ [0, π]. Percio
"
Ω
(x + y)52 dx dy =
∫ π
0
(∫ 2
0ρ2(cosϕ + sinϕ) dρ
)dϕ =
163.
14.9a) Si ricordi l’errata corrige: Ω e il triangolo di vertici (0, 0), (2, 0) e (0, 1), ovvero
Ω = (x, y) : 0 ≤ x, 0 ≤ y ≤ 1 − x/2.
Introducendo coordinate ellittiche, x = 2ρ cosϕ, y = ρ sinϕ, si ha
x ≥ 0, y ≥ 0 ⇔ ϕ ∈ [0, π/2],2y ≤ 2 − x ⇔ ρ(sinϕ + cosϕ) ≤ 1.
Utilizzando anche la sostituzione t = tg(ϕ/2) (si veda p.262), l’integrale propostodiventa:
"
Ω
1√x2 + 4y2
dx dy =
∫ π2
0
(∫ 1/(sinϕ+cosϕ)
0
2ρ2ρ
dρ)
dϕ =
∫ π2
0
1sinϕ + cosϕ
dϕ
=
∫ 1
0
−2t2 − 2t − 1
dt =
∫ 1
0
−2(t − 1 +
√2) (
t − 1 − √2) dt
=12
√2∫ 1
0
(1
t − 1 +√
2− 1
t − 1 − √2
)dt
=12
√2 log
√2√
2 − 1.
d) Introducendo il cambio di variabili
(u, v) = ψ(x, y) =
(x2
y,
y2
x
),
si ha
ψ(Ω) =
(u, v) ∈ R2 :
12≤ u ≤ 1,
13≤ v ≤ 1
e
det∂(u, v)∂(x, y)
= det
2xy − x2
y2
− y2
x22yx
= 3.
Percio"
Ω
y2
xdx dy =
"
ψ(Ω)v
du dv3
=13
∫ 1
12
∫ 1
13
v dv du =
227.
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Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 15 20
14.13a) Segue dalla (14.28) che
$
Ω
(2x − 3y) dx dy dz =
∫ 2
0
(∫ 2
−1
(∫ 1
0(2x − 3y) dx
)dy
)dz
=
∫ 2
0
(∫ 2
−1(1 − 3y) dy
)dz = −
∫ 2
0
32
dz = −3.
c) Si ricordi l’errata corrige:
Ω = (x, y, z) : y ∈ [0, 1], z ∈ [0, 1], 0 ≤ x ≤ 1 − y.
Poiche Ω e semplice rispetto all’asse x,$
Ω
(x2 + yz) dx dy dz =
"
[0,1]×[0,1]
(∫ 1−y
0(x2 + yz) dx
)dy dz
=
"
[0,1]×[0,1]
(13 (1 − y)3 + yz(1 − y)
)dy dz
=
"
[0,1]×[0,1]
(13 − y + y2 − 1
3 y3 + yz − y2z)
dy dz.
L’integrale doppio si calcola facilmente ed e uguale a∫ 1
0
(13 − 1
2 + 13 − 1
12 + 12 z − 1
3 z)
dz =
∫ 1
0
(112 + 1
6 z)
dz = 16 .
CAPITOLO 15
15.1Si ha
σu = (−A sin u sin v, B cos u sin v, 0),σv = (A cos u cos v, B sin u cos v,−C sin v),
σu ∧ σv = − sin v(BC cos u sin v, AC sin u sin v, AB cos v),
quindiσu∧σv , (0, 0, 0) se sin v , 0. Percio la superficie e regolare in ogni punto diσ(D).Resta da analizzare l’immagine di ∂D, σ(∂D) = E := (A sin v, 0,C cos v) : 0 ≤ v ≤ π.Verfichiamo che anche E consiste di punti interni nei quali la superficie e regolare: infatti,scegliendo la stessa parametrizzazione con D = (−π, π) × (0, π) si ottiene che tutti i puntidi E \ (0, 0,±C sono interni e in essi la superficie e regolare; scambiando (per esempio)il ruolo di y e z si ottiene infine la regolarita in (0, 0,±C); si osservi che la superficie equella di equazione 1
A x2 + 1B y2 + 1
C z2 = 1, da cui si capisce facilmente che cosa vuole direscambiare il ruolo di y e z.
Infine, σ( 12π,
14π) = (0, B/
√2,C/
√2) e σu ∧σv = − 1
2 (0, AC, AB). Percio l’equazionedel piano tangente e C(y − B/
√2) + B(z −C/
√2) = 0.
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Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 15 21
15.2- Le facce del cubo: si consideri per esempio la faccia parametrizzata nell’Esem-
pio 15.2(d), σ(u, v) = (1, u, v) per (u, v) ∈ [0, 1] × [0, 1], per cui σu(u, v) = (0, 1, 0)e σv(u, v) = (0, 0, 1) sono linearmente indipendenti.
- Il toro: data la parametrizzazione σ(u, v) dell’Esempio 15.2(c), si ha
σu = (−(R + r cos v) sin u, (R + r cos v) cos u, 0),σv = (−r sin v cos u,−r sin v sin u, r cos v),
σu ∧ σv = r(R + r cos v)(cos u cos v,− sin u cos v, sin v).
Quindi σu ∧ σv , (0, 0, 0) per ogni (u, v) ∈ D = (0, 2π) × (0, 2π) e la superficiee regolare in σ(D). Per dimostrare la regolarita in un punto appartenente a σ(∂D)basta usare la stessa parametrizzazione in domini diversi: Dα,β = [α, 2π + α] ×[β, 2π + β] per α, β > 0.
- La superficie laterale del cilindro: per dimostrare la regolarita basta usare le parametriz-zazioni date nell’Esempio 15.3(b), per cuiσu = (−R sin u,R cos u, 0) eσv = (0, 0, 1)sono linearmente indipendenti:
σu ∧ σv = (R cos u,R sin u, 0).
15.3a) La superficie in oggetto si puo scrivere come:
Σ = (x, y) : x2 + (y − 1)2 = 1, x2 + y2 + z2 ≤ 4.
Utilizzando le coordinate cilindriche, si ottiene la seguente parametrizzazione diΣ = σ(D):
σ(u, v) = (cos u, 1 + sin u, v),
doveD =
(u, v) : 0 ≤ u ≤ 2π, −
√2 − 2 sin u ≤ v ≤
√2 − 2 sin u
.
Segue come nello svolgimento precedente che ‖σu ∧ σv‖ = R = 1. Percio l’areacercata si puo calcolare con il seguente integrale doppio:
"
Ddu dv = 2
∫ 2π
0
∫ √
2−2 sin u
0dv
du = 2√
2∫ 2π
0
√1 − sin u du.
Osservando che
1 − sin u = 1 − cos(
12π − u
)= 1 − cos
(2(
14π − 1
2 u))
= 2 sin2(
14π − 1
2 u)
e che la funzione integranda e periodica di periodo 2π (per cui e indifferente inte-grarla su (0, 2π) oppure su (π/2, 5π/2)), si trova l’integrale
4∫ 2π
0
∣∣∣∣sin(
14π − 1
2 u)∣∣∣∣ du = 4
∫ 5π/2
π/2sin
(12 u − 1
4π)
du = 16.
Michiel Bertsch, Roberta Dal Passo, Lorenzo GiacomelliAnalisi matematica, 2a ed., MacGraw-Hill, 2011
Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 15 22
15.4a) La parametrizzazione illustrata nella Figura 15.7 si formalizza come segue:
σ(u, v) =
(u, v, 0) se (u, v) ∈ [0, 1] × [0, 1)(u, 1, v − 1) se (u, v) ∈ [0, 1] × [1, 2)(u, 3 − v, 1) se (u, v) ∈ [0, 1] × [2, 3)(1, v, u − 1) se (u, v) ∈ (1, 2] × [0, 1](0, v,−u) se (u, v) ∈ [−1, 0) × [0, 1](u, 0,−v) se (u, v) ∈ [0, 1] × [−1, 0).
Si verifica facilmente che σ e continuo nel suo dominio e che σu e σv sono bendefiniti e che ‖σu ∧ σv(u, v)‖ = 1 nell’insieme
A = (0, 1) × (0, 1) ∪ (0, 1) × (1, 2) ∪ (0, 1) × (2, 3)∪ (1, 2) × (0, 1) ∪ (−1, 0) × (0, 1) ∪ (0, 1) × (−1, 0).
La differenza domσ\A e unione di un numero finito di segmenti e quindi ha misuranulla.
b) La superficie e elementare: dato D = (ϕ, z) : 0 < ϕ < 2π,−1 < z < 1, si poneσ : D→ R3,
σ = (ρ(z) cosϕ, ρ(z) sinϕ, z),
dove
ρ(z) =
1 se 0 ≤ z ≤ 1√
1 − z2 se − 1 ≤ z < 0.
Poiche σϕ ∧ σz = (ρ(z) cosϕ, ρ(z) sinϕ,−ρ(z)ρ′(z)) , (0, 0, 0) in D, la superficie eregolare in σ(D). Infine il punto (0, 0,−1) e un punto interno e regolare di Σ1 ∪ Σ2:basta usare la parametrizzazione
(x, y,−
√1 − x2 − y2
)in un intorno di (0, 0).
15.5Segue facilmente dalla parametrizzazione utilizzata nell’Esempio 15.12 che il bordo delnastro di Mobius e l’unione dei sostegni delle due curve
u 7→ γ1(u) :=((
R + h cosu2
)cos u,
(R + h cos
u2
)sin u, h sin
u2
), 0 ≤ u ≤ 2π
e
u 7→ γ2(u) :=((
R − h cosu2
)cos u,
(R − h cos
u2
)sin u,−h sin
u2
), 0 ≤ u ≤ 2π.
Ponendo t = u + 2π, γ2 e equivalente a
t 7→ γ2(t) :=((
R + h cost2
)cos t,
(R + h cos
t2
)sin t, h sin
t2
), 2π ≤ t ≤ 4π
e il risultato segue immediatamente definendo γ = γ1 ∪ γ2:
γ(t) =
γ1(t) t ∈ [0, 2π)γ2(t) t ∈ [2π, 4π].
Michiel Bertsch, Roberta Dal Passo, Lorenzo GiacomelliAnalisi matematica, 2a ed., MacGraw-Hill, 2011
Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 15 23
15.6b) Notando che σu = (cos v, sin v, 1) e che σv = (−u sin v, u cos v, 0), si ha σu ∧ σv =
(−u cos v,−u sin v, u). Quindi il flusso cercato e:
ΦΣ+ (v) =
∫ 2
1
∫ π
0(u cos v, u sin v, u2) · (−u cos v,−u sin v, u) dv du
= π
∫ 2
1(u3 − u2) du =
1712π.
15.7
Si osservi che ∂Σ = J1 ∪ J2, dove J1 = (0, y, z) : z ≥ 0, y2 + z2 = 4 e J2 = (x, y, 0) : x ≥0, x2 + y2 = 4.
Poiche ∂D1 = ∂D2 = I1 ∪ I2 dove I1 = (0, v) : −2 ≤ v ≤ 2 e I2 = (u, v) : u ≥0, u2 + v2 = 4, percorrere ∂D1 = ∂D2 in senso antiorario significa percorrere I1 da (0, 2)a (0,−2) e I2 da (0,−2) a (0, 2).
I1
I2
v
u
J1
J2
z
xy
Poiche σ1(I1) = J1, σ1(0, 2) = (0, 2, 0) e σ1(0,−2) = (0,−2, 0), l’orientazione positi-va di ∂Σ indotta dalla parametrizzazione σ1 significa percorrere J1 da (0, 2, 0) a (0,−2, 0)e J2 da (0,−2, 0) a (0, 2, 0), tenendo quindi il “lato superiore di Σ a sinistra. D’altra
parte anche σ1u ∧ σ1v =
(u√
1−u2−v2, v√
1−u2−v2, 1
)individua il lato superiore di Σ, quindi
l’osservazione (15.13) e rispettata.Analogamente, σ2(I1) = J2, σ2(0, 2) = (0, 2, 0) e σ2(0,−2) = (0,−2, 0), quindi l’ori-
entazione positiva di ∂Σ indotta da σ2 significa percorrere J1 da (0,−2, 0) a (0, 2, 0)e J2 da (0, 2, 0) a (0,−2, 0), tenendo il “lato inferiore di Σ a sinistra. D’altra parte
σ2u ∧ σ2v =
(−1,− v√
1−u2−v2,− u√
1−u2−v2
)individua il lato inferiore di Σ, quindi anche in
questo caso l’osservazione (15.13) e rispettata.
15.8Siano D = (u, v) : 0 < u < 1 − v, 0 < v < 1 e, per ogni (u, v) ∈ D,
σ1(u, v) = (u, v, 0)σ2(u, v) = (v, 0, u)σ3(u, v) = (0, u, v)σ4(u, v) = (v, u, 1 − u − v).
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Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 16 24
Sia Σi = σi(D) per i = 1, . . . , 4. Allora Σi e una superficie regolare e invertibile (peri = 1, . . . , 4). Si verifica facilmente che le propieta elencate nella Definizione 15.10 (conmi = 3 per ogni i e con ∂Σ = ∅) sono soddisfatte, quindi Σ e una superficie compostasenza bordo. Inoltre e soddisfatta la definizione 15.11, con n+ il vettore normale interno,quindi Σ e orientabile.
15.9Siano
σ1(ϕ, z) = (cosϕ, sinϕ, z) per (ϕ, z) ∈ D1 = [0, π] × [0, 1],
σ2(ϕ, z) = (cosϕ, sinϕ, z) per (ϕ, z) ∈ D2 = [π, 2π] × [0, 1],
σ3(u, v) =
(u, v,
9 − u2 − v2
8
)per (ϕ, z) ∈ D3 = (u, v); u2 + v2 ≤ 1.
Allora σi(Di) e una superficie regolare e invertibile per ogni i = 1, 2, 3 e Σ = σ1(D1) ∪σ2(D2) ∪ σ3(D3). Si verifica facilmente che le propieta elencate nella Definizione 15.10(con m1 = m2 = 4, m3 = 2 e ∂Σ = (x, y, 0) : x2 + y2 = 1) sono soddisfatte, quindi Σ euna superficie composta. Inoltre e soddisfatta la definizione 15.11, quindi Σ e orientabile.Ci sono due orientazioni: una indotta dalle parametrizzazioni σi, con il vettore normalepuntato verso l’esterno sulla superficie laterale del cilindro e verso l’alto sul coperchio,ovvero con la circonferenza ∂Σ (considerata come sottoinsieme del piano z = 0) percorsain senso antiorario, e quella opposta.
CAPITOLO 16
16.2a) Per le formule di Green,
∫
∂Ω+
(x + arctan
(ey2))
dy =
"
Ω
(x + arctan
(ey2))
xdx dy = |Ω| = 2.
b) Utilizzando le formule di Green e il passaggio in coordinate polari, si ottiene∫
∂Ω+
(x − y3) dx + (y3 + x3) dy = 3"
Ω
(x2 + y2) dx dy =38πR4.
16.3a) Utilizzando la (16.5) con λ = µ = 1/2, si ottiene
|Ω| =12
∫
∂Ω+
(x dy − y dx)
= −12
∫ 2π
0
(−(1 + sin t) cos t((1 + sin t) sin t)′ + (1 + sin t) sin t((1 + sin t) cos t)′)
dt
=12
∫ 2π
0(1 + sin t)2 dt = 3π/2
(si e utilizzato il fatto che la curva e orientata negativamente rispetto a Ω).
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Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 17 25
b) Utilizzando la (16.5) con λ = µ = 1/2, si ottiene
|Ω| = 12
∫
∂Ω+
(x dy − y dx) =32
∫ 2π
0sin2 t cos2 t dt =
3π8.
16.4a) Applicando il Teorema della divergenza e successivamente passando in coordinate
polari si ottiene∫
∂Ω
(y3 + x3, y3 − ex
)· n ds =
"
Ω
3(x2 + y2) dx dy = 3∫ π
π2
∫ √2
0ρ3 dρ dϕ =
3π2.
b) Poichex2 + y2 − 4x + 2y + 1 = (x − 2)2 + (y + 1)2 − 4,
Ω e il cerchio di centro (2,−1) e raggio 2. Utilizzando il Teorema della divergenzasi ottiene quindi
∫
∂Ω
(x + y2 − 3, y + x2 − 6
)· n ds =
"
Ω
2 dx dy = 2|Ω| = 8π.
CAPITOLO 17
17.1d) L’equazione proposta e lineare del prim’ordine con coefficiente a(x) = 1 e b(x) =
sin(2x). Poiche una primitiva di a(x) e A(x) = x, si ha∫
b(x)e−A(x) dx =
∫e−x sin(2x) dx = ex − 1
5(sin(2x) + 2 cos(2x))e−x + C, C ∈ R.
Quindi, segue dal Teorema 17.3 che
y(x) = Cex − 15
(sin(2x) + 2 cos(2x)), C ∈ R.
f) L’equazione proposta e lineare del prim’ordine. Si ha
A(x) =
∫1
1 − x2 dx =12
∫ (1
1 + x− 1
1 − x
)dx =
12
log∣∣∣∣∣1 + x1 − x
∣∣∣∣∣
= log
√1 + x1 − x
(poiche |x| < 1).
Tramite il Teorema 17.3 otteniamo l’integrale generale:
y(x) =
√1 + x1 − x
∫ √1 − x1 + x
4x√1 − x2
dx
=
√1 + x1 − x
∫4x
1 + xdx
=
√1 + x1 − x
(C + 4x − 4 log(1 + x)), C ∈ R.
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Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 17 26
17.2a) L’equazione e lineare e omogenea, con a(x) = x. Percio A(x) = x2/2, e segue
dal Teroema 17.3 che l’integrale generale e y(x) = Cex2/2, C ∈ R. Imponendo lacondizione iniziale y(0) = 3, si ottiene C = 3. Quindi y(x) = 3ex2/2.
17.3y(x) e definito per ogni x ∈ Iα, e si ha:
y′(x) = (1 − (α − 1)x)−1α−1−1 = (1 − (α − 1)x)−
αα−1 = yα.
Inoltre y(0) = 1. Infine Iα e massimale perche y(x)→ +∞ per x→ 1α−1 .
17.5a) Tramite il metodo di integrazione per fratti semplici, si ottiene
log∣∣∣∣∣
yy + 3
∣∣∣∣∣ = 3x + C
da cui segue che
1 − 3y + 3
= Ce3x, C ∈ R,ovvero
13
(y + 3) =1
1 −Ce3x , C ∈ R.Imponendo la condizione iniziale y(0) = −6 si ottiene C = 2; quindi
y(x) =3
1 − log(2)e3x − 3 =6e3x
1 − 2e3x .
A posteriori si verifica che tale y e in effetti soluzione del problema di Cauchy.L’intervallo massimale di esistenza e
(−∞,− 1
3 log 2).
c) Tramite separazione di variabili si ottiene
log | sin y| = x + C, C ∈ R,
da cuisin y = Cex, C ∈ R,
ovveroy(x) = arcsin(Cex), C ∈ R.
Imponendo la condizione iniziale y(0) = −π/6 si ottiene C = −1/2. Percio lasoluzione richiesta e
y(x) = arcsin(−1
2ex
),
il cui intervallo massimale di esistenza e (−∞, log 2).
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Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 18 27
17.6d) L’equazione caratteristica e λ2 + 6λ+ 34 = 0, che ha soluzioni complesse coniugate
λ1,2 = −3 ± 5i. Quindi l’integrale generale e
y(x) = e−3x(α cos(5x) + β sin(5x)), α, β ∈ R.
h) L’equazione caratteristica della omogenea associata e λ2 + 2λ − 3 = 0, che hasoluzioni λ1 = −3 e λ2 = 1. Quindi l’integrale generale e
y0(x) = αe−3x + βex, α, β ∈ R.Cerchiamo una soluzione particolare tramite il metodo ad-hoc. Poiche λ = i non esoluzione dell’equazione caratteristica, si pone
y = A sin x + B cos x.
Notiamo che
y′ = A cos x − B sin x, y′′ = −A sin x − B cos x.
Sostituendo nell’equazione differenziale si ottiene
y′′ + 3y′ − 3y = (2A − 4B) cos x − (4A + 2B) sin x != cos x
se e solo se 4A + 2B = 02A − 4B = 1.
Tale sistema ha come unica soluzione A = 110 , B = − 1
5 . In definitiva la soluzionecercata e
y(x) = αe−3x + βex +110
sin x − 15
cos x, α, β ∈ R.
17.9a) L’equazione caratteristica e λ3 + 1 = 0. Si ha
λ3 + 1 = (λ + 1)(λ2 − λ + 1) = 0 ⇔ λ = −1, 12 (1 ± i
√3).
Quindi l’integrale generale e
y(x) = A1e−x + ex/2(A2 cos
(12
√3x
)+ A3 sin
(12
√3x
))
con A1, A2, A3 ∈ R.
CAPITOLO 18
18.4a) Per z = Reiθ con R > 0 e |θ| < π si ha Log z = log R + iθ. Se |θ| < π/2 allora|2θ| < π e quindi Log(z2) = Log
(R2e2iθ
)= log(R2) + 2iθ = 2 Log z. Se invece
π/2 < |θ| < π, allora si ha z2 = R2e2iθ = R2e2i(θ−π) con |θ−π| < π/2; percio in questocaso Log(z2) = log(R2) + 2i(θ − π).
b) La formula non e definita in z = 3, quindi non e vera in C \ (−∞, 0]; e vera invecein C \ (−∞, 3] := z : z − 3 ∈ C \ (−∞, 0].
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Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 18 28
18.5L’immagine della circonferenza di centro nell’origine e raggio |z0| e la circonferenza dicentro nell’origine e raggio |z0|2; l’immagine della semiretta t 7→ tei arg z0 e la semiret-ta t 7→ t2e2i arg z0 ; tali due luoghi geometrici si intersecano in z2
0 e ovviamente sono traloro ortogonali: poiche lo sono anche la retta e la circonferenza di partenza, l’angolo econservato.
18.8a) Essendo la funzione integranda olomorfa in C e la curva di integrazione chiusa, per
il teorema di Cauchy l’integrale vale 0.
b) Si ha
limR→+∞
∫
γ1,R
e−z2dz = lim
R→+∞
∫ R
0e−t2
dt =
∫ +∞
0e−t2
dt,
per la convergenza dell’integrale improprio.
c) Si ha∣∣∣∣∣∣∫
γ2,R
e−z2dz
∣∣∣∣∣∣ =
∣∣∣∣∣∣iR∫ π
4
0e−R2e2it
eit dt
∣∣∣∣∣∣ ≤ R∫ π
4
0
∣∣∣∣e−R2e2iteit
∣∣∣∣ dt = R∫ π
4
0e−R2 cos(2t) dt.
Siano ε > 0 e δ ∈ (0, π/4). Si ha
R∫ π
4
π4−δ
e−R2 cos(2t) dt ≤ R∫ π
4
π4−δ
dt = Rδ.
Scegliendo δ = εR , si ottiene quindi
R∫ π
4
π4− ε
R
e−R2 cos(2t) dt ≤ ε.
Poiche la funzione cos(2t) e positiva e decrescente nell’intervallo[0, π4
], si ha
cos (2t) ≥ cos(π
2− 2ε
R
)= sin
(2εR
)per ogni t ∈ [0, π/4 − ε/R].
Percio
R∫ π
4− εR
0e−R2 cos(2t) dt ≤ π
4Re−R2 sin( 2ε
R ) ∼ π
4Re−2εR → 0 per R→ +∞,
ovvero esiste Rε tale che
R∫ π
4− εR
0e−R2 cos(2t) dt < ε per ogni R > Rε.
In conclusione, per ogni ε > 0 esiste Rε tale che∣∣∣∣∣∣∫
γ2,R
e−z2dz
∣∣∣∣∣∣ < 2ε per ogni R > Rε,
che conclude la dimostrazione.
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Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 18 29
d) Si ha∫
γ3,R
e−z2dz = −eiπ/4
∫ R
0e−(R−t)2i dt
= −eiπ/4∫ R
0
(cos
(−(R − t)2
)+ i sin
(−(R − t)2
))dt
= − 12
√2(1 + i)
∫ R
0
(cos
((R − t)2
)− i sin
((R − t)2
))dt.
Posto τ = R − t, si ottiene∫
γ3,R
e−z2dz = 1
2
√2(1 + i)
∫ 0
−R
(cos
(τ2
)− i sin
(τ2
))dτ
= − 12
√2(1 + i)
∫ R
0
(cos
(τ2
)− i sin
(τ2
))dτ
e chiamando τ di nuovo t si ottiene il risultato.
e) per i risultati (a) − (b) − (c) − (d) e poiche 11+i = 1
2 (1 − i),
limR→+∞
(∫ R
0cos
(t2)
dt − i∫ R
0sin
(t2)
dt)
=1
12
√2(1 + i)
∫ +∞
0e−t2
dt =1 − i
2
√π
2,
quindi ∫ +∞
0cos
(t2)
dt =
∫ +∞
0sin
(t2)
dt =14√π.
18.9Ricordiamo (si veda l’errata corrige) che f e una funzione olomorfa in A.
Per z ∈ A, denotiamo con B(z0) la piu grande palla di centro z0 contenuta in A, e conr(z0) il suo raggio:
B(z0) = Br(z0)(z0), r(z0) = supr > 0 : Br(z0) ⊆ A(se A = C si pone B(z0) = C).
a) Sia r < r(z0). Per la (18.25), si ha
M =| f (z0)| =∣∣∣∣∣∣
12π
∫ 2π
0f (z + reit) dt
∣∣∣∣∣∣ ≤1
2π
∫ 2π
0
∣∣∣ f (z + reit)∣∣∣ dt
≤ 12π
∫ 2π
0M dt = M.
Percio le due disuguaglianze sono uguaglianze e M = 12π
∫ 2π0
∣∣∣ f (z + reit)∣∣∣ dt.
b) Si dimostra anzitutto che:
se | f (z0)| = M, allora | f (z)| = M per ogni z ∈ B(z0). (D18.1)
Sia r ∈ (0, r(z0)). La funzione
[0, 2π] 3 t 7→∣∣∣ f (z0 + reit)
∣∣∣
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Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 18 30
e continua e minore o uguale a M. Quindi, se non e costante, il suo valor medioin [0, 2π] e strettamente minore di M. D’altra parte, per la (a), il valor medio e M,quindi
∣∣∣ f (z + reit)∣∣∣ = M per ogni t ∈ [0, 2π]. Per l’arbitrarieta di r ∈ (0, r(z0)), si
conclude che | f (z)| = M in B(z0).
Sia ora w ∈ A. Poiche A e connesso, esiste una curva γ : [a, b] → A tale cheγ(a) = z0 e γ(b) = w. Poiche γ e continua, esiste t0 ∈ (a, b] tale che γ(t) ∈ B(z0)per ogni t ∈ [a, t0): in particolare, per la (D18.1), | f (γ(t))| = M per ogni t ∈ [a, t0).Percio e ben definito
τ = supt0 ∈ (a, b] : | f (γ(t))| = M ∀t ∈ [a, t0).
Per la continuita di f γ si ha | f (γ(τ))| = M, e poiche A e aperto esiste Br(γ(τ)) ⊂ A.Si puo quindi applicare (D18.1) con γ(τ) al posto di z0: percio | f (z)| = M perogni z ∈ Br(γ(τ)). Ancora per continuita di γ, ne segue che | f (γ(t))| = M in unintorno di t = τ; cio contraddice la definizione di τ a meno che τ = b. Percio| f (w)| = f (γ(b))| = M, e la tesi segue dall’arbitrarieta di w.
c) Sia f (x + iy) = u(x, y) + iv(x, y). Per le condizioni di Cauchy-Riemann ux = vy euy = −vx in A. Per la parte (b) u2 + v2 = M2 in A. Se M = 0, f = 0 in A. SeM2 = u2 + v2 > 0, per ogni x + iy ∈ A
0 = (u2 + v2)x = 2uux + 2vvx = 2uvy + 2vvx
0 = (u2 + v2)y = 2uuy + 2vvy = −2uvx + 2vvy⇔ vx = vy = 0.
Dunque anche ux = uy = 0 in A, ovvero ∇u = ∇v = 0¯
e u e v sono costanti in A.
d) La funzione (x, y) 7→ | f (x + iy)| e continua nell’insieme chiuso e limitato A, quindiassume un massimo in A = A ∪ ∂A. Poiche f non e costante in A, l’ipotesi con cuie stata dimostrata la parte (c) deve essere violata, ovvero | f | non puo assumere ilmassimo in z0 ∈ A. Percio | f (z)| assume il massimo in ∂A.
18.10
a) g(z) =1
p(z)e definita in C e
|g(z)| =1
|anzn + · · · + a1z + a0|=
1
|zn|(∣∣∣an + an−1
z + · · · + a1zn−1 +
a0zn
∣∣∣) → 0 per z→ ∞.
b) Per la parte (a), esiste R > 0 tale che |g(z)| < 1 se |z| > R. Poiche la funzione |g(z)|e continua nell’insieme chiuso e limitato BR = z ∈ C : |z| ≤ R, |g(z)| e limitata eassume un massimo, M0, in BR. Allora |g(z)| ≤ M1 := maxM0, 1 per ogni z ∈ C,ovvero |g(z)| e limitata in C.
Sia M := supz∈C|g(z)|. Chiaramente M > 0. Per la parte (a), esiste R1 > 0 tale che
|g(z)| < 12 M se |z| > R1: quindi M = sup
z∈BR1
|g(z)|. Poiche BR1 e chiuso e limitato,
esiste z0 ∈ BR1 tale che |g(z0)| = M > 0, quindi |g(z)| ≤ |g(z0)| per ogni z ∈ C.
Michiel Bertsch, Roberta Dal Passo, Lorenzo GiacomelliAnalisi matematica, 2a ed., MacGraw-Hill, 2011
Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 18 31
c) Le funzioni p e g sono olomorfe in C. Per la parte (c) dell’esercizio precedente(con A = C) e la parte (b) di questo, g(z) = C per qualche costante C , 0 (ovvero,in modo equivalente, p(z) = 1/C), in contraddizione con (a).
In conclusione: se n ≥ 0 e an , 0, l’ipotesi che p(z) , 0 per ogni z ∈ C porta auna contraddizione: pertanto ogni polinomio complesso di grado n ≥ 1 possiedealmeno uno zero complesso.
18.11a) Sia γR(z) la circonferenza di centro in z e raggio R, percorsa in senso antiorario. Per
la (18.26),
f ′(z) =1
2πi
γR(z)
f (w)(w − z)2 dw,
quindi
| f ′(z)| ≤ L(γR)2π
maxw∈γR(z)
| f (w)|R2 =
1R
max|w−z|=R
| f (w)|.
a) Sia γR la circonferenza di raggio R e origine 0, percorsa in senso antiorario. Per la(18.26),
f ′(z) =1
2πi
γR
f (w)(w − z)2 dw se |z| < R,
quindi,
| f ′(z)| ≤ L(γR)2π
maxw∈γR
| f (w)|R2 =
1R
max|w−z|=R
| f (w)| se |z| < R.
b) Sia z ∈ C. Per la parte (a),
| f ′(z)| ≤ MR
per ogni R > 0
e | f ′(z)| = 0 per l’arbitrarieta di R.
c) Sia f (x + iy) = u(x, y) + iv(x, y). Per la parte (b), f ′(z) = 0 per ogni z ∈ C. Quindi,per le (18.3) e (18.4), ∇u(x.y) = ∇v(x, y) = 0 per ogni (x, y) ∈ R2. Percio u e v sonocostanti in R2, ovvero f e costante in C.
d) La funzione
f (x) =
e−1/|x| se x , 00 se x = 0
e di classe C∞(R) (si veda l’Esempio 7.39). Poiche 0 ≤ f (x) < 1 per ogni x ∈ R, fe limitata in R. Chiaramente f non e costante.
18.17Sia r < d(a, ∂A) e sia γr la circonferenza di centro in z = a e raggio r, percorsa in sensoantiorario. Per la (18.26),
ck =1k!
f (k)(a) =1
2πi
γr
f (z)(z − a)k+1 dz.
Quindi
|ck | ≤ L(γr)2πrk+1 max
|z−a|=r| f (z)| = 1
rk max|z−a|=r
| f (z)| se r < d(a, ∂A).
Michiel Bertsch, Roberta Dal Passo, Lorenzo GiacomelliAnalisi matematica, 2a ed., MacGraw-Hill, 2011
Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 18 32
18.21a) La funzione integranda f ha una singolarita eliminabile in z = 0 e un polo di ordine
1 in z = −3:
limz→0
ez − 1z(z + 3)
=13, lim
z→−3
ez − 1z
=1 − e−3
3= Res f (−3).
Utilizzando il Teorema dei residui si ottiene 23 iπ(1 − e−3).
b) La funzione integranda f ha una singolarita eliminabile? in z = 0 e due poli delprimo ordine in z = ±1, entrambi interni a γ:
limz→0
sin zz(z2 − 1)
= −1
e
limz→1
sin zz(z + 1)
=sin 1
2= Res f (1), lim
z→−1
sin zz(z − 1)
= − sin 12
= Res f (−1).
Percio, per il Teorema dei residui, l’integrale vale 0.
e) Gli zeri di z 7→ cos z sono z = π2 + kπ. L’unico polo della funzione integranda
interno a γ e z0 = π2 , e si ha
limz→ π
2
z − π2
cos z= lim
z→ π2
z − π2
sin( π2 − z)= −1.
Percio, per il Teorema dei residui, l’integrale vale −2πi.
f) I poli dell’integranda si determinano come segue:
z3 = 9i = 9eiπ/2 ⇔ zk = 32/3ei3 ( π2 +2kπ), k = 0, 1, 2.
Si osserva che z0 = 12 32/3(
√3 + i) ∈ Ω, z1 = 1
2 32/3(−√3 + i) ∈ Ω, z2 = −33/2i < Ω.Poiche
limz→z0
1(z − z1)(z − z2)
=1
(z0 − z1)(z0 − z2), lim
z→z1
1(z − z0)(z − z2)
=1
(z1 − z0)(z1 − z2),
segue dal Teorema dei residui che∫
+∂Ω
1z3 − 9i
dz =2πi
(z0 − z1)
(1
z0 − z2− 1
z1 − z2
)= − 2πi
(z0 − z2)(z1 − z2),
e con semplici calcoli si conclude che il risultato e 2πie−7/3.
18.22a) Per definizione,
I = limR→+∞
∫ R
0
1(x2 + 1)(3x2 + 1)
dx + limR→+∞
∫ 0
−R
1(x2 + 1)(3x2 + 1)
dx.
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Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 19 33
Poiche i due limiti esistono finiti,
I = limR→+∞
(∫ R
0
1(x2 + 1)(3x2 + 1)
dx +
∫ 0
−R
1(x2 + 1)(3x2 + 1)
dx)
= limR→+∞
∫ R
−R
1(x2 + 1)(3x2 + 1)
dx.
b) ∣∣∣∣∣∣∫
γR
1(z2 + 1)(3z2 + 1)
dz
∣∣∣∣∣∣ ≤ L(γR) maxz∈γR
∣∣∣∣∣1
(z2 + 1)(3z2 + 1)
∣∣∣∣∣
=π
3R3 (1 + o(1))→ 0 per R→ +∞.
c) Posto f (z) = 1(z2+1)(3z2+1) , se R > 1 segue dal teorema dei residui che
∫ R
−R
1(x2 + 1)(3x2 + 1)
dx +
∫
γR
1(z2 + 1)(3z2 + 1)
dz
= 2πi(Res f (z)|z=i + Res f (z)|z= 1
3
√3i
)+
∫
γR
1(z2 + 1)(3z2 + 1)
dz
=12
(√3 − 1
)π +
∫
γR
1(z2 + 1)(3z2 + 1)
dz.
Passando al limite per R→ +∞, per le parti (a-b) si trova che I = 12 (√
3 − 1)π.
CAPITOLO 19
19.7Risolviamo solo (b) – che include (a). Si ha
L[g] = L
N∑
k=1
gk(H(x − kX) − H(x − (k + 1)X))
=
N∑
k=1
1p
(gke−kXp − gk+1e−(k+1)Xp
)
Trasformando si ottiene quindi
p2Y(p) − αp − β − Y(p) =
N∑
k=1
1p
(gke−kXp − gk+1e−(k+1)Xp
)
ovvero, osservando che 1p(p2−1) =
pp2−1 − 1
p ,
Y(p) =αp + β
p2 − 1+
N∑
k=1
(p
p2 − 1− 1
p
) (gke−kXp − gk+1e−(k+1)Xp
).
Antitrasformando e riorganizzando gli addendi si ottiene
y(x) = α cosh x + β sinh x
+
N∑
k=1
gk (H(x − kX)(cosh(x − kX) − 1) − H(x − (k + 1)X)(cosh(x − (k + 1)X) − 1)) .
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Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 20 34
19.8a) Riscrivendo la (19.20) come Y ′
Y = − pp2+1 e integrando, si ottiene log Y = − 1
2 log(p2+
1), ovvero Y(p) = C(p2 + 1)−1/2 = Cp−1(1 + 1/p2)−1/2.
b) Utilizzando il criterio del rapporto, si verifica che la serie∞∑
k=0
(−1)k 3 · 5 · · · · · (2k − 1)k!2k z2k+1
ha raggio di convergenza 1, quindi (Teorema 8.15) la sua somma f (z) e olomorfain |z| < 1 e
f ′(z) =
∞∑
k=0
(−1)k 3 · 5 . . . (2k − 1)(2k + 1)k!2k z2k se |z| < 1.
Percio
Y(p) := C f (1/p) = C∞∑
k=0
(−1)k 3 · 5 · . . . · (2k − 1)k!2k p−(2k+1)
e olomorfa in |p| > 1 e Y ′(p) = −C f ′(1/p)/p2, da cui con semplici calcoli segueche Y risolve la (19.20) in |p| > 1.
19.9a) Sia g(z) = 1/
√1 + z. Segue dal Teorema 9.13 (con α = −1/2) che
g(z) =
∞∑
k=0
( −1/2k
)zk per |z| < 1.
Poiche Y(p) = Cg(1/p2)/p, sostituendo si ottiene
Y(p) = C∞∑
k=0
( −1/2k
)p−2k−1 per |p| > 1.
b) Si ha( −1/2
k
)=
1k!
(−1
2
)·(−3
2
)· . . . ·
(−1
2− k + 1
)= (−1)k 3 · 5 · · · · · (2k − 1)
k!2k .
19.12Si ricordi l’errata corrige: dobbiamo provare che δn(x) = n f (nx) verifica la (19.32).Ponendo s = nx, si ottiene dx = ds/n e quindi
∫ ∞
−∞δn(x) dx =
∫ ∞
−∞n f (nx) dx =
∫ ∞
−∞f (s) ds = 1.
Inoltre, se x , 0 allora
limn→+∞
δn(x) =1x
limn→+∞
nx f (nx) =1x
lims→+∞
s f (s) = 0.
CAPITOLO 20
Michiel Bertsch, Roberta Dal Passo, Lorenzo GiacomelliAnalisi matematica, 2a ed., MacGraw-Hill, 2011
Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 20 35
20.1Per ogni f , g, h ∈ V e λ, µ ∈ R si ha che
〈g, f 〉 =
∫ π
−πg(x) f (x) dx =
∫ π
−πf (x)g(x) dx = 〈 f , g〉,
〈 f , λg + µh〉 =
∫ π
−πf (x)(λg(x) + µh(x)) dx
= λ
∫ π
−πf (x)g(x) dx + µ
∫ π
−πf (x)h(x) dx = λ〈 f , g〉 + µ〈 f , h〉,
〈 f , f 〉 =
∫ π
−πf 2(x) dx ≥ 0
e
〈 f , f 〉 =
∫ π
−πf 2(x) dx = 0 se e solo se f (x) = 0 per ogni x ∈ [−π, π].
20.2Le uguaglianze 〈1, 1〉 = 2π e 〈1, cos(nx)〉 = 〈1, sin(nx)〉 = 0 (n = 1, 2, . . . ) sono banali.〈cos(nx), sin(mx)〉 = 0 poiche la funzione integranda e dispari. Le altre seguono o inte-grando per parti o utilizzando opportune formule trigonometriche (le formule di Werner).Procedendo nel primo modo, per esempio, se n , m si ottiene
〈sin(nx), sin(mx)〉 = − 1m
sin(nx) cos(mx)∣∣∣∣∣π
−π+
nm
∫ π
−πcos(nx) cos(mx) dx
=n
m2 cos(nx) sin(mx)∣∣∣∣∣π
−π+
n2
m2
∫ π
−πsin(nx) sin(mx) dx
=n2
m2 〈sin(nx), sin(mx)〉
da cui (1 − n2
m2
)〈sin(nx), sin(mx)〉 = 0,
ovvero 〈sin(nx), sin(mx)〉 = 0 (poiche 1 − n2
m2 , 0).
20.5a) Si osservi che
v.p.∫ +∞
−∞
e−iωx
1 + x2 dx =
∫ +∞
−∞
cos(ωx)1 + x2 dx =
∫ +∞+0i
−∞+0i
cos(ωz)1 + z2 dz
=
∫ +∞+0i
−∞+0i
eiωz
2(1 + z2)dz +
∫ +∞+0i
−∞+0i
e−iωz
2(1 + z2)dz.
In particolare la trasformata e pari, quindi e sufficiente considerare il caso ω >0. Per calcolare i due integrali si applica il teorema dei residui (Teorema 18.20)rispettivamente nei domini B1,R = z ∈ C : |z| < R, Im z > 0 e B2,R = z ∈ C : |z| <R, Im z < 0 e il lemma di Jordan (Teorema 18.21): ad esempio∫ +∞+0i
−∞+0i
eiωz
2(1 + z2)dz = lim
R→+∞
∂B1,R
eiωz
2(1 + z2)dz = 2πiRes
(eiωz
2(1 + z2)
)|z=i =
π
2e−ω
Michiel Bertsch, Roberta Dal Passo, Lorenzo GiacomelliAnalisi matematica, 2a ed., MacGraw-Hill, 2011
Svolgimento di alcuni esercizi del Capitolo 20 36
e analogamente ∫ +∞+0i
−∞+0i
e−iωz
2(1 + z2)dz =
π
2e−ω,
da cui segue che F [ f ] = πe−|ω|.
20.7Applicando il Teorema 20.9 e scambiando serie e trasformata, si ottiene
F [ f ] = F∞∑
n=−∞
ω0
2πF0(nω0)einω0 x
=
∞∑
n=−∞ω0F0(nω0)δ(ω − nω0).
20.8Poiche il treno di impulsi e periodico di periodo L, segue dall’Esercizio 20.7 che
F∞∑
n=−∞δ(x − nL)
=
∞∑
n=−∞ω0F0(nω0)δ(ω − nω0),
dove ω0 = 2π/L. La conclusione segue osservando che F0(ω) = F [δ] = 1 per ogniω ∈ R.
Michiel Bertsch, Roberta Dal Passo, Lorenzo GiacomelliAnalisi matematica, 2a ed., MacGraw-Hill, 2011