93
1 CAPITOLO PRIMO LE ALPI: MUTAMENTI SOCIO-AMBIENTALI E MACROTENDENZE NEL TERRITORIO MONTANO 1.1. Il contesto alpino Prima di analizzare le problematiche ed i processi relativi alle regioni di montagna che contraddistinguono la maggior parte delle Alpi, si propone una panoramica generale di questo unico e vasto territorio, da sempre visto sia come luogo di incontro e fusione di popoli sia come meta di migrazioni e guerre. Il comprensorio alpino è stato spesso definito come un insieme di monti terribili e poi terribilmente belli, di monti affascinanti, ricchi di memoria, quella memoria che ci riporta alla prima colonizzazione da parte dei Romani, quasi 2000 anni or sono e che passando attraverso le epoche ci conduce senza perdere d’importanza agli scenari delle devastanti battaglie del ‘900, fino al presente, il nuovo millennio (A. G. dal Borgo 2009, 19-20). Sono passati molti secoli da quando sembra sia stato coniato, nella sua primordiale forma, Albus 1 (in seguito Alpus), il nome delle odierne Alpi. Albus, in latino bianco, stava ad indicare il colore sempre bianco della catena innevata anche nella stagione estiva. 1 Storia delle Alpi http://www.viestoriche.net/indexold-a/ali-opera.htm

Tesi Valentino.pdf

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Tesi Valentino.pdf

1

CAPITOLO PRIMO LE ALPI: MUTAMENTI SOCIO-AMBIENTALI E MACROTENDENZE NEL TERRITORIO MONTANO

1.1. Il contesto alpino

Prima di analizzare le problematiche ed i processi relativi alle regioni di

montagna che contraddistinguono la maggior parte delle Alpi, si propone una

panoramica generale di questo unico e vasto territorio, da sempre visto sia

come luogo di incontro e fusione di popoli sia come meta di migrazioni e guerre.

Il comprensorio alpino è stato spesso definito come un insieme di monti terribili

e poi terribilmente belli, di monti affascinanti, ricchi di memoria, quella

memoria che ci riporta alla prima colonizzazione da parte dei Romani, quasi

2000 anni or sono e che passando attraverso le epoche ci conduce senza

perdere d’importanza agli scenari delle devastanti battaglie del ‘900, fino al

presente, il nuovo millennio (A. G. dal Borgo 2009, 19-20).

Sono passati molti secoli da quando sembra sia stato coniato, nella sua

primordiale forma, Albus1 (in seguito Alpus), il nome delle odierne Alpi.

Albus, in latino bianco, stava ad indicare il colore sempre bianco della catena

innevata anche nella stagione estiva.

1 Storia delle Alpi http://www.viestoriche.net/indexold-a/ali-opera.htm

Page 2: Tesi Valentino.pdf

2

Territorio mutevole ed immutato quello delle Alpi, che in una personificazione

immagino trasformate in un sorridente anziano, saggio, ricco di storia, che ha

dovuto adattarsi ai cambiamenti del mondo, adattandosi al peso della sua età.

Sulle spalle il peso degli anni, delle trasformazioni, dei mutamenti climatici e

degli sfruttamenti territoriali. Vestito di toppe, tante quante sono le popolazioni

e le altrettanto differenti culture che lo hanno caratterizzato. Invariato

nell’anima, immutata, fin’ora radicata e protetta. L’anima della montagna, quella

che ci fa immergere in un mondo assolutamente unico e raro, naturale, wild. Ma

nonostante ciò, fatta eccezione per la sua massiccia imponenza e forza il

complesso alpino rimane fragile sotto l’intervento dell’uomo, ed ecco perché i

suoi monti sono universi da comprendere, studiare proteggere e tutelare.

Tralasciando questa breve introduzione pare lecito analizzare le tre diverse

prospettive che mi hanno guidato nella stesura dell’ elaborato nonché nella

ricerca attorno alle dinamiche socio-ambientali e delle complesse

macrotendenze delle aree alpine. Sinteticamente le tre prospettive riguardano:

- la regione dal punto di vista geografico morfologico;

- le mutevoli dinamiche socio-demografiche.;

- il ruolo delle Alpi in un clima di cambiamento globale.

Tali prospettive verranno ampiamente trattate nello svilupparsi dei

successivi paragrafi.

1.1.1 Il complesso alpino

Sebbene siano l’arco montuoso più grande ed imponente d’Europa, determinare

i confini di questa regione non sembra a prima vista così semplice, data la

grandezza e la vastità del territorio e la molteplicità di stati che essa stessa

comprende.

Page 3: Tesi Valentino.pdf

3

Fig. 1.1 - Carta fisica del complesso Alpino

(Fonte http://www.lib.utexas.edu/maps/historical/history_europe.html)

È deciso, per convenzione, che le Alpi inizino a ovest del Colle di Cadibona

(Savona) e terminano a ovest della città di Vienna, coprendo una distanza di

circa 1.300 km a forma di arco tra l'Italia settentrionale, la Francia sud-

orientale, la Svizzera, il Liechtenstein, l'Austria, il sud della Germania, la

Slovenia e l'Ungheria occidentale. La cima più alta è costituita dal Monte Bianco

che con i suoi 4.810 m è considerato anche il tetto d'Europa; seguono il Monte

Rosa (4.634 m), il Dom (4.545 m), il Weisshorn (4.505 m) e il Cervino (4.476 m).

Altre vette importanti sono il Finsteraarhorn (4.274 m), l'Aletschhorn

(4.193 m), la Jungfrau (4.158 m), il Gran Paradiso (4.061 m), il Bernina

(4.049 m), l'Ortles (3.902 m), il Monviso (3.842 m), il Großglockner (3797 m), la

Presanella (3558 m) e la Marmolada (3.343 m)2.

Quasi un secolo fa, precisamente nel 1926 ed in seguito al IX° Congresso

Geografico Italiano, vennero ufficializzate le suddivisioni del sistema alpino

sulla base del documento Nomi e limiti delle grandi parti del Sistema Alpino. Tale

2 Descrizione Complesso Alpino www.spere.it/enciclopedia/alpi/html

Page 4: Tesi Valentino.pdf

4

ripartizione individua tre grandi parti: Alpi Occidentali, Alpi Centrali e Alpi

Orientali, suddivise a loro volta in 26 sezioni e 112 gruppi.

Fig. 1.2 - I gruppi Montuosi delle Alpi

Fonte (http://www.dislivelli.eu/files/albums/Documenti/cartina_1.jpg)

Le strutture che così si delineano rendono conto delle attuali forme della catena

alpina. Anzitutto esse sono all'origine della diversa altitudine della catena nelle

sue varie parti, poi della sua conformazione così dissimile passando dalla

sezione occidentale a quella orientale. Questa ha forme più distese, meno aspre,

e qui infatti si trovano i valichi più bassi della catena3.

Alla dissimmetria dei versanti nelle sezioni centrale e occidentale si deve il

diverso sviluppo delle vallate, che sul lato padano sono piuttosto brevi, mentre

su quello esterno hanno uno sviluppo molto maggiore. Le maggiori valli sono

tendenzialmente longitudinali, cioè parallele all'asse principale della catena (è il

caso della Valtellina, del Vallese, dell'Engadina, nella parte occidentale),

nonostante siano altrettanto numerose anche quelle trasversali che consentono

3 Descrizione Complesso Alpino www.spere.it/enciclopedia/alpi/html

Page 5: Tesi Valentino.pdf

5

l'accesso ai valichi e che in molti casi rappresentano l'allacciamento, attraverso

le fasce prealpine, con quelle longitudinali: si hanno così comunicazioni dirette

dall'interno fino alla periferia della catena. Degna di nota, fra le vallate

trasversali, è la valle dell'Adige, lungo e profondo solco che spezza il largo

versante meridionale delle Alpi Orientali4.

Data la sua altitudine e la sua posizione latitudinale l'area alpina è stata tutta

sottoposta al glacialismo. Proprio a tale escavazione glaciale le vallate alpine

devono le loro forme, nella maggior parte dei casi ancora immutate,

caratterizzate da ripidi versanti e da caratteristici profili a U con fondivalle

relativamente estesi oggi colmati dai più recenti depositi alluvionali.

Conseguenza dell’apporto detritico dei ghiacciai sono i grandi accumuli

morenici che, spesso in perfetta forma ad anfiteatro, si dispongono allo sbocco

delle vallate. Questo fenomeno si verifica sia nel versante settentrionale,

all'altezza del corso medio dei fiumi danubiani, sia in quello meridionale, dove

essi giacciono al di sopra delle più antiche coltri alluvionali e diluviali che

formano la Pianura Padana. All'erosione glaciale si deve anche la forma assunta

dalle cime alpine, sebbene essa sia essenzialmente determinata dalla particolare

struttura delle rocce e dalla loro giacitura. Il glacialismo, è limitato in genere alle

aree poste al di sopra dei 3000 m e dà origine ad alcuni ghiacciai vallivi

importanti, specie sul versante settentrionale, dove il limite delle nevi è più

basso e dove alcune lingue glaciali si spingono fin sotto i 2000 m.

Il ghiacciaio più vasto è quello dell'Aletsch, nelle Alpi Bernesi, lungo 22,3 km, cui

seguono quello del Gorner e della Mer de Glace.

Nel Settecento, durante quella che si suole definire piccola età glaciale, la loro

lunghezza era di circa un terzo maggiore di quella odierna e attualmente il loro

ritiro è continuo; complessivamente i ghiacciai coprono un'area di ca. 2.500

km². Il resto dell'area alpina è sottoposto all'erosione propria delle aree

temperate e dovuta in particolare all'azione prevalente delle acque correnti,

cioè al ruscellamento.

4 Atlante delle Alpi http://www.alleanzalpi.org/it/attualita/news/3115/?set_language=it

Page 6: Tesi Valentino.pdf

6

Caso particolare è il fenomeno dell’erosione carsica perché prevalentemente

sotterranea e quindi meno intensa in superficie, la quale ha i suoi modelli più

caratteristici nelle Alpi Giulie, ma che interessa tutta la grande fascia periferica

di rocce calcaree sia sul versante esterno sia su quello interno, centrale e

orientale. Glaciazioni, erosione, agenti atmosferici5. Sono questi effetti che

rimandano tutti ad un unico grande agente, in continua evoluzione e

mutamento: il clima.

1.2 Il clima alpino

La regione alpina si trova sotto l'influenza delle tre masse di aria che

condizionano il clima dell'Europa: quella marittima o atlantica, quella

continentale di Nord-Est, quella meridionale o subtropicale. Risulta interessante

sottolineare come rispetto ad esse le Alpi agiscono al tempo stesso da barriera

che da area di transizione. Nella parte più elevata, centrale, l'altitudine impone

le sue leggi e determina condizioni abbastanza omogenee, salvo le influenze

attribuite ai fattori locali. Anche nelle aree meno elevate l'altitudine ha però la

sua influenza, soprattutto sulle temperature, ciò nonostante l'esposizione ivi

riscontrata è particolarmente decisiva.

In generale il versante settentrionale delle Alpi ha temperature più basse e

piovosità più elevata di quello meridionale, e la situazione si ripete a livello di

microclimi locali, per cui nelle vallate disposte in senso Ovest-Est, il versante

esposto a Nord, meno soleggiato, è più freddo (e quindi in genere più boscoso,

meno coltivato e meno abitato) di quello opposto. Sensibile è anche la diversità

delle manifestazioni tra le Alpi Orientali e le Occidentali, in quanto le prime sono

soggette alle masse continentali di aria fredda: nella regione dolomitica, per

esempio, si registrano d'inverno i minimi termici a pari altitudine.

Fatta eccezione per tali differenze dovute agli influssi esterni,si può facilmente

riscontrare come i valori termici scendano con l'altitudine in misura di 1 °C ogni

5Comprensorio alpino http://www.alleanzalpi.org/it/attualita/news/3115/?set_language=it

Page 7: Tesi Valentino.pdf

7

170 m. Si calcola che in media la temperatura annuale sia di 8,5 °C a 500 m sul

versante settentrionale (su quello meridionale è più elevata di qualche grado).

Si abbassa poi a 4,4 °C a 1300 m, a 0,3 °C a 2100 m6. Questa progressione non si

verifica in certe situazioni invernali legate alla cosiddetta inversione termica7,

molto frequente sulle Alpi quando le pianure e i fondovalle sono avvolti dalle

6 Clima Monitor, una verità scomoda http://www.climatemonitor.it/?p=7128

7 L’inversione termica è un fenomeno meteorologico molto particolare caratterizzato da un

raffreddamento dello strato d’aria prossimo al suolo che determina una inversione del “gradiente termico verticale”, dove la temperatura dello strato atmosferico coinvolto aumenta con la quota. Come è noto questo tipo di inversione termica è causato dall’irraggiamento notturno del suolo e interessa gli strati più bassi della troposfera. Quando il cielo è sereno, in una condizione anticiclonica, con venti deboli o assenti e poco o nullo rimescolamento delle masse d’aria, il terreno irradia calore verso la media atmosfera, liberandolo rapidamente verso l’alto. Tali condizioni agevolano un forte raffreddamento del terreno, favorendo la formazione di uno strato di aria fredda che ristagna presso il suolo, a circa 100-200 metri di altezza. Questo strato di aria fredda e stabile, essendo più pesante, rimane a livello del suolo e con la condensazione dell’umidità origina le temute nebbie d‘irraggiamento, molto note in inverno nella pianura Padana e nelle vallate alpine e appenniniche. Essa raggiunge un massimo di intensità al primo mattino per poi scomparire durante le ore più calde della giornata. Inoltre questo fenomeno assume maggior evidenza in inverno e in presenza di cieli sereni o poco nuvoloso. Durante il giorno, nel periodo invernale, i raggi solari spesso non riescono a riscaldare il suolo, sia per l’aumentata inclinazione d’inverno che per la ridotta durata del giorno e per l’eventuale presenza di neve che riflette fortemente la luce solare diretta (effetto Albedo). L’aria a contatto con il terreno al calar del sole di conseguenza si raffredda molto rapidamente, raggiungendo temperature inferiori rispetto agli strati atmosferici sovrastanti. La temperatura risulta quindi più bassa in pianura che nelle aree collinari o in montagna, con scarti di anche +10° +12°. Di frequente si salda con l’inversione dinamica superiore, associata quest’ultima all’effetto adiabatico dei moti discendenti caratteristici di un’area anticiclonica. Di solito durante la formazione dell’inversione termica si può osservare come l’andamento termico negli strati d’aria prossimi al suolo rimanga pressoché costante. Le inversioni termiche che interessano le nostre regioni si possono suddividere anche in “inversioni dinamiche” e “inversioni per avvezione calda”. Le “inversioni dinamiche” sono provocate sia dalla compressione adiabatica generata dai moti discendenti tipici di un’area anticiclonica dinamica che dall’orografia locale. In genere questo tipo di inversione si estendono dai 850 hpa ai 600 hpa, ma in presenza di forti e robusti anticicloni possono investire anche gli strati più prossimi al suolo. Sono identificabili da una debole diminuzione della temperatura man mano che si sale di quota, o al più da un lieve incremento, oltre ad una contemporanea e netta diminuzione della temperatura di rugiada. Un altro tipo di “inversione termica dinamica” è possibile ritrovarla sottovento ad una catena montuosa soggetta a correnti più o meno ortogonali ad essa. In Italia le “inversioni termiche dinamiche” sono molto comuni in presenza di correnti occidentali o meridionali che investono l’arco alpino occidentale e l’Appennino settentrionale. Le “inversioni termiche per avvezione calda” si presentano molto spesso negli strati medio - bassi e sono generate dall’irrompere di avvezioni d’aria calda, generalmente di tipo pre-frontale o identificabili con il passaggio di una Warm Conveyor Belt (lo scorrimento d’aria calda e umida lungo il settore caldo di una depressione delle medie latitudini). Sovente gli aspetti che identificano la presenza di una “inversione termica per avvezione calda” sono riscontrabili da un aumento della temperatura e della temperatura di rugiada nello strato d’aria interessato, fino a raggiungere frequentemente la saturazione. In genere questo tipo di inversioni termiche vengono accompagnate da sostenute correnti che tendono a disporsi dai quadranti meridionali, trasportando masse d’aria calde e piuttosto umide. (http://www.meteoweb.eu/2012/05/il-fenomeno-dellinversione-termica-la-differenza-fra-quella-di-natura-dinamica-e-da-avvezioni-calda/132740/).

Page 8: Tesi Valentino.pdf

8

nebbie. Per tale motivo, ad esempio, si riscontra come durante la stagione

invernale la temperatura nelle Prealpi Italiane arriva a 10 °C, quando nella

sottostante pianura, avvolta nella nebbia, erano presenti condizioni di gelo.

Fig. 1.3 - Cartina Temperature Alpine negli ultimi anni

(Fonte http://personalpages.to.infn.it/~cassardo/pensieri/2010_07_20.html)

Continuando con l’analisi climatica si può asserire che generalmente anche le

precipitazioni aumentano con l'altitudine: ciò secondo una progressione

regolare fino a 2500 m, oltre la quale esse, di norma, decrescono. Al di sopra dei

3500 m le precipitazioni hanno in genere sempre carattere nevoso, anche

d'estate. Sulle cime più elevate del Monte Bianco, infatti si riscontra che cadono

annualmente sino a 40 m di neve. Di seguito, passando alle altitudini di 2000 m,

gli spessori nevosi scendono fino 200 mm e anche meno sulle Prealpi italiane.

Page 9: Tesi Valentino.pdf

9

In merito alle stagioni, va evidenziato che l'inverno registra i più lunghi periodi

di tempo stabile, legati all'influsso delle masse d'aria secca continentale. L'estate

d’altro canto è caratterizzata da manifestazioni temporalesche molto frequenti

cui si deve un apporto di precipitazioni e una nuvolosità pari a quelle delle

stagioni maggiormente instabili, ossia la primavera e l'autunno. Ma com’è

cambiato il clima nel corso degli ultimi anni? Quali sono stati i problemi legati

ad esso? Qual è la responsabilità dell’uomo?

1.2.1 I cambiamenti climatici

Negli ultimi anni il clima ha manifestato cambiamenti significativi, riscontrabili

principalmente in un consistente aumento delle temperature. La preoccupante

tendenza, aggravata anche dalla persistente mancanza di attenzione dell’uomo

nel diminuire i danni ambientali causati dall’emissione di gas serra in atmosfera,

induce gli esperti a prevedere un ulteriore innalzamento di due o tre gradi in un

arco di tempo compreso fra il presente ed i prossimi cinquanta anni. Quello che

a primo impatto può sembrare un problema relativo e di scarsa importanza,

risulta invece essere, se sottoposto ad un’attenta analisi, il colpevole di

molteplici conseguenze.

In primo luogo, si riscontrerà un aumento delle precipitazioni nevose nella

stagione invernale e al contrario una diminuzione durante la stagione estiva.

Anche in questo caso, è facile saltare a conclusioni positive. Tuttavia

l’innalzamento delle temperature condurrebbe ad una significativa riduzione

della copertura nevosa ad altitudini inferiori ai 1.500-2.000 m s.l.m.8, causando

gravi aumenti nei costi relativi all’innevamento artificiale contingente all’

industria dello sci, resa a questo punto ancor meno sostenibile di quanto già non

sia. In secondo luogo, da un punto di vista prettamente ambientale, il

surriscaldamento globale si rifletterebbe nelle Alpi con il peggiorare del

8A. G. dal Borgo, (2009), Il futuro delle Alpi sui sentieri della sostenibilità

Page 10: Tesi Valentino.pdf

10

secolare fenomeno del ritiro dei ghiacciai e delle zone di permafrost9. Oltre ai

pericoli più immediati legati a questo evento, individuabili in un aumento del

rischio di valanghe, frane e inondazioni, va ricordato il progressivo venir meno

della notevole riserva d’acqua utilizzabile nell’agricoltura e nell’industria,

nonché come fonte per la produzione di energia elettrica. Come ultima ma non

meno rilevante conseguenza, la perdita irreversibile di paesaggi naturali di

valore unico e incalcolabile. Alla luce di suddetti cambiamenti climatici, risulta

quindi innegabile la necessità di sviluppare strategie idonee e comuni di

contenimento del fenomeno, per l’arco alpino e per il pianeta tutto.

1.3 Popolamento nelle Alpi: una prospettiva storica

Le asprezze dell'ambiente hanno da sempre fortemente limitato il popolamento

umano nella regione alpina. Nei suoi caratteri tradizionali esso è il risultato di

un adattamento ambientale sopracitati fattori imposti dalla natura quali il clima

e le condizioni morfologiche. In generale c'è la tendenza a rinchiudersi e ogni

invenzione culturale non esce dall'ambiente particolare in cui è nata. Il mondo

alpino, come del resto ovunque il mondo montanaro, ha la tendenza ad essere di

per sé statico, conservatore, basato su un legame strettissimo tra uomo e natura.

Quel legame rinsaldato dagli stessi immani sacrifici che richiedono

l'insediamento e lo sfruttamento dell'ambiente, vera e propria sfida dell'uomo

con la montagna. Certe forme di vita tipiche della regione alpina si sono

conservate immutate fin dall'epoca in cui l'uomo ha cominciato a vivere in

montagna. Non solo, si potrebbero anche citare numerose analogie, sul piano

ecologico e culturale, tra mondo alpino e mondo montanaro dell'Asia (Anatolia,

Caucaso, Elburz, Hindukush, Himalaya), entrambi frutto di condizioni

ambientali analoghe, anche se non è improbabile che le originarie forme di vita

montanara abbiano avuto una comune matrice culturale.

9

Il permafrost, o permagelo, è un terreno dove il suolo è perennemente ghiacciato (non necessariamente con presenza di masse di acqua congelata). Convenzionalmente con questo termine si indica un terreno ghiacciato da almeno 2 anni (http://www.wordreference.com/definizione/permafrost).

Page 11: Tesi Valentino.pdf

11

Fig. 1.4 - Cartina demografica delle Alpi

(Fonte http://www.dislivelli.eu/files/albums/Documenti/cartina_10c.jpg)

In tutto l’arco alpino il popolamento inizia in età preistorica a partire dalle zone

prealpine, primo arroccamento all'epoca dei grandi movimenti etnici in Europa,

che portavano gruppi umani a valicare la catena attraverso i passi più agibili,

come nelle Alpi Orientali.

A testimonianza delle prime forme di popolamento, vanno citati i numerosi

reperti archeologici appartenenti presumibilmente a cacciatori e raccoglitori,

ritrovati nelle grotte di montagna e risalenti circa a 100.000 anni fa.

Decisamente ad un’epoca più recente, nello specifico a partire dal 5000 a.C.,

risalgono invece gli indizi riguardanti le prime forme di allevamento e

agricoltura. Da quest’epoca in poi, il territorio alpino vede l’avvicendarsi di

molte popolazioni. Furono i Romani circa 2000 anni or sono a conquistare le

Alpi, ponendo così fine alla cosiddetta preistoria alpina e apportando importanti

Page 12: Tesi Valentino.pdf

12

innovazioni in campo agricolo come in quello delle infrastrutture, costruendo

un’articolata rete stradale in grado di favorire i commerci10.

Conseguentemente alla fine di quest’epoca relativamente positiva ed in

concomitanza con la fine dell’Impero Romano, si registra l’inizio di un lungo

periodo di crisi causato dalle invasioni barbariche ad opera dei germani del

nord, come dei saraceni da sud e degli slavi da est. Tale periodo proseguirà,

accompagnato da un decremento della popolazione, fino agli inizi del primo

millennio d.C. Segue l’inizio di una lenta e progressiva fioritura delle regioni

alpine all’insegna del commercio e dell’agricoltura e risulterebbe che

“le trasformazioni apportate dall’uomo all’ambiente e al paesaggio alpino attorno al 1350 abbiano raggiunto un punto culminante, che non si differenzia qualitativamente dalla situazione ecologica che si ritrova all’inizio del XIX secolo”11.

Il successivo popolamento relativo all’età medievale fu possibile grazie allo

sfruttamento silvo-pastorale che i grandi feudatari avevano sollecitato, senza

tuttavia intaccare quell'organizzazione sociale che spontaneamente si era

formata su una base essenzialmente comunitaria. Ogni comunità si ripartì il

territorio di sfruttamento dato in concessione nella misura necessaria alle

proprie esigenze, fatto questo che giustifica il tipico frazionamento della

montagna in tante piccole unità insediative. Il villaggio alpino è infatti all'inizio

“una riunione di comunitari, di consorziati, di comproprietari da cui erano esclusi i foranei. Un'attitudine caratteristica degli alpini ebbe così origine: il gusto della cosa pubblica, l'indipendenza riguardo alle tutele esterne, il paradossale miscuglio di individualismo e spirito comunitario”12.

Per meglio approfondire le dinamiche di popolamento relative agli ultimi secoli

del secondo millennio e più nello specifico riguardanti gli anni dal 1871 al 2000,

pare lecito fare riferimento alla periodizzazione dell’andamento demografico

suggerita dal geografo tedesco Werner Bätzing13, consulente scientifico presso

la CIPRA (Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi) e 10

Descrizione Complesso Alpino www.spere.it/enciclopedia/alpi/html. 11 W. BÄTZING, Le Alpi. Una regione unica, cit., p. 94. 12 E. TURRI, Storia e civiltà delle Alpi, 1987. 13 Cfr. W. BÄTZING, Le Alpi. Una regione unica.

Page 13: Tesi Valentino.pdf

13

collaboratore nei progetti della Convenzione delle Alpi14, istituzioni delle quali

pare opportuno trattare successivamente nel corso dell’elaborato.

Fig. 1.5 - Perimetro di influenza e lavoro della Convenzione delle Alpi

(Fonte http://www.dislivelli.eu/blog/disegnare-le-alpi.html)

Non a caso l’analisi proposta da Bätzing prevede come data di origine il 1871,

anno a partire dal quale vengono condotti i primi censimenti con metodologie

moderne che producono dati sufficientemente affidabili per l’intera regione

alpina. Da questo anno, fino al 2000, la popolazione delle Alpi passa da

7.800.000 a 14.200.000 di persone, registrando in questo modo l’incremento

degno di nota dell’82%. Per meglio illustrare i processi che hanno contribuito ad

14 La Convenzione delle Alpi è una convenzione internazionale nata nel 1991, intesa a realizzare la protezione e lo sviluppo sostenibile dell'arco alpino.

Page 14: Tesi Valentino.pdf

14

apportare un così importante incremento, il geografo suddivide tale periodo

(1971-2000) in tre fasi principali:

- La prima fase, occupa il periodo dal 1871 al 1951, in concomitanza con lo

sviluppo della società industriale: la popolazione alpina aumenta da

7.800.000 a 10.800.000. Le cause sono da ricondurre al processo di

sviluppo economico che dal 1880 fino al 1939 favorisce la fioritura nel

territorio alpino di città dotate di migliore accessibilità e il sorgere di

aziende ed aree industriali che hanno contribuito in gran parte ad

incentivare l’insediamento anche in zone meno agiate come quelle in

questione.

- La seconda fase, compresa nel trentennio ’51–’81, è quella che vede le

zone alpine godere del miracolo industriale conseguente al secondo

dopoguerra. La forte ripresa economica fa si che numerose aziende

sorgano soprattutto nelle valli maggiormente collegate con le più

importanti città extra – alpine. A tal proposito si assiste al diffondersi del

turismo di massa che induce, nelle regioni coinvolte in tale fenomeno, il

proliferare di infrastrutture turistiche. Da sottolineare, dal punto di vista

tecnologico, l’innovazione e la modernizzazione delle tecniche impiegate

nel settore agrario. E’ il trentennio che vede la popolazione da

18.800.000 a 13.000.000. Lo sviluppo della società dei servizi è senza

dubbio il fattore principale dell’incremento demografico riscontrato

negli anni dal 1981 al 2000, racchiusi da Bätzing nella terza ed ultima

fase. La progettazione e la costruzione di nuove strade, consente inoltre

maggior mobilità dai paesi e città alpine ai fondovalle come d’altro canto

dalle città alpine a quelle “extra - alpine” e gli stessi collegamenti sono

favoriti dal trasporto su gomma. Si raggiungono dunque, nel 2000, i

14.200.000 abitanti. Fattori differenti rispetto a quelli fin’ora analizzati

nell’ambito del popolamento alpino, vanno anche ricercati in una

tendenza già notabile sin dai primi insediamenti, che però volge ad

assumere maggiore rilevanza in tempi più maturi, come quelli

contemporanei.

Page 15: Tesi Valentino.pdf

15

- La tendenza ad diventare alpini o meglio ancora montanari, la quale

asserisce ovviamente al movimento di popolazione dalla pianura e dai

fondovalle in passato e dalla città ai paesi di montagna in tempi odierni, è

infatti materia di studio per coloro che analizzano il fenomeno del

popolamento alpino. A contribuire all’incremento demografico di alcune

di queste aree sarebbe dunque la volontà e la ricerca di uno stile di vita

diverso dal quello legato alle dinamiche ed ai processi caratteristici delle

zone di pianura o collina per avvicinarsi ad una prospettiva di vita legata

agli aspetti tipici della vita montana. Una scelta di libertà in terre

povere15, che include la ricerca della terra estrema, della terra d’alta

quota. Una scelta di libertà ed indipendenza. Tendenza che rimanda

inoltre all’avvicinamento a due caratteristiche imprescindibili della

cultura montana quali l’inclinazione ad intrattenere una continua

interazione di adattamento con la natura e in secondo luogo la

propensione alla conservazione della propria identità e della propria

cultura 16. Lo stile di vita montano - alpino è anche caratterizzato dalla

scelta etica imperniata sulla capacità di resistenza esistenziale nella

solitudine delle montagne, godendo di indipendenza e libertà e

raccogliendo i frutti della fatica sottoforma di radicamento della socialità

nella solidarietà, di governo sereno e di accorta misura della propria sorte

entro un rigoroso rispetto della natura 17.

Sebbene si sia fin’ora trattato del fenomeno relativo al popolamento delle alpi

nel corso della storia, è d’obbligo porre l’attenzione sul più che mai attuale

fenomeno opposto, quello relativo allo spopolamento delle Alpi.

15L. ZANZI, L’Europa e lo spopolamento delle Alpi: una scelta politica, in Spopolamento montano: cause ed effetti, a cura di M. Varotto e R.Psenner, cit., p.38-39 16 Ibidem 17 Ibidem

Page 16: Tesi Valentino.pdf

16

1.4 Spopolamento montano: cause ed effetti

Il problema dello spopolamento delle Alpi è compreso, dal un punto di vista più

generale, nel problema dell’abbandono delle montagne che sta avvenendo ora,

seguendo modalità differenti, in quasi tutte le regioni montuose del pianeta.

Sebbene notevolmente aggravatosi negli ultimi anni, il problema nasce già nel

XIX secolo e va ricondotto alle migrazioni dei popoli montani, dapprima

periodiche e in seguito irreversibilmente definitive. Le cause di questo

fenomeno sono facilmente ascrivibili a diversi fattori:

- Fattori ambientali, quali l’altimetria e le relative condizioni climatiche;

- Fattori economici quali l’abbandono delle attività tradizionali comprese

quelle agricole e pastorali, dettate dall’insufficienza del reddito percepito

e dalla concorrenza delle economie di pianura e più in generale dalle

leggi del mercato globale in cui la società odierna opera;

- Fattori riguardanti la mancanza, l’insufficienza o l’inadeguatezza dei

servizi, con particolare riferimento all’educazione e alla sanità come

d’altro canto alla scarsa viabilità dettata dalla presenza di una rete

stradale ed infrastrutturale scomoda e purtroppo legata alla

conformazione del territorio.

Questi fattori, accompagnati da una legislazione nazionale che, ignorando i

caratteri propri dell’ambiente alpino, impone norme standardizzate non adatte

alla realtà del mondo della montagna, concorrono a spingere gli abitanti della

montagna a desiderare maggiori guadagni, prospettive di vita più allettanti, stili

di vita diversi e un miglioramento della posizione sociale, concretizzando queste

aspettative altrove.

Va inoltre notato il processo che a mio avviso, dà al fenomeno dello

spopolamento una connotazione di tipo virale in quanto l’abbandono delle zone

insediative genera solitamente e quasi irreversibilmente, ulteriore abbandono.

Page 17: Tesi Valentino.pdf

17

Il progressivo svuotamento delle città alpine come dei paesi in quota, intesi

come unità insediative, sembra infatti essere motore di una perdita di fiducia

nei valori e nelle radici culturali come nelle attitudini a rimanere, insite

nell’animo di coloro che ancora resistono nei territori in questione.

Facendo riferimento all’ultimo processo, considerabile causa ed allo stesso

effetto dello spopolamento, la domanda da porre sorge spontanea: quali sono le

conseguenze di tale fenomeno? Per rispondere a tale domanda, la letteratura, in

questo caso con particolare riferimento al lavoro di Luigi Zanzi in Spopolamento

montano: cause ed effetti, ci propone il riassunto delle molteplici conseguenze al

progressivo abbandono del suolo alpino, individuandolo in tre macrotendenze:

“in primo luogo, il processo di degrado da un montagna colta a una montagna incolta (con valenza molteplice di tali termini, non solo in chiave di ruralizzazione e di deruralizzazione) e con tutte le connesse incidenze sulle trasformazioni ambientali indotte da tale processo; in secondo luogo, la connessione di tale vicenda socio-culturale di abbandono di una montagna già popolata (talora anche con modalità intensive) con l’avvento e l’insediamento di alcuni nuovi processi di sfruttamento delle risorse montane da parte della civiltà di pianura o di città; infine, la perdita senza rimedio di un retaggio culturale già maturato in montagna e disperso fino alla sua estinzione attraverso lo spopolamento della montagna18.”

Ponendo l’attenzione sul primo dei punti menzionati, è opportuno constatare

come nonostante tale dinamica sia riscontrabile in tutte le regioni montuose del

mondo, alcune zone come il versante sud-occidentale delle Alpi italiane ed in

particolare nelle regioni meridionali e sud-orientali di esse (Lombardia, Veneto

e Friuli) siano maggiormente interessate.

Il motivo va ricercato nel mancato avvento in queste specifiche zone di quel

miracolo industriale comprensivo di innovazioni e sviluppo dal punto di vista

tecnologico le quali, come già spiegato nel precedente paragrafo relativamente

agli studi di Bätzing sull’incremento demografico, hanno garantito la

modernizzazione delle tecniche impiegate soprattutto nel settore agrario. Come

affermato precedentemente, tale progresso portò all’incremento della

popolazione alpina negli anni compresi fra il 1951 e il 1981, incremento

contrapposto da un marcato calo demografico nelle zone non modernizzate. 18 Ibidem, cit.

Page 18: Tesi Valentino.pdf

18

Sempre secondo Bätzing, i comuni alpini che presentano una diminuzione

generale della popolazione negli anni fra il 1871 e il 2000 sarebbero il 33% dei

6123 analizzati nel suo studio e riguarderebbero proprio le sopracitate Alpi

italiane, occidentali e orientali. D’altro canto, va inoltre evidenziata un’altra nota

dolente del processo di deruralizzazione, che vede come vittima l’ambiente. La

presenza dell’uomo in montagna è fattore imprescindibile per la cura e il

mantenimento dell’ambiente, dal momento che come ci ricorda Zanzi:

“l’idea che la natura senza l’uomo, sia meglio della natura con l’uomo, è uno dei pregiudizi della tradizione del pensiero ambientalista e un idea del tutto fuorviante che conviene abbandonare se si vuol tentare di recuperare l’ambiente montano dal degrado di cui esso attualmente è teatro proprio in conseguenza delle vicende di spopolamento19.”

In questo contesto pare doveroso, invece, porre l’attenzione sul secondo dei

punti sopra elencati, relativo alle problematiche inerenti i processi di

sfruttamento delle risorse montane, da parte della civiltà di pianura o di città. Va

purtroppo riscontrato l’avverarsi in questo caso della nota espressione

popolare: oltre al danno, la beffa.

Come più volte finora evidenziato, vivere nelle Alpi e vivere le Alpi, non è cosa

facile. Le disparità con le zone altre d’Europa e del mondo, quelle con assente

tasso di montanità, sono numerose e aggiungono costantemente ostacoli a

quella che abbiamo chiamato la sfida dei popoli alpini. Decisamente poca

attenzione viene posta a suddette problematiche da parte degli organi

istituzionali, associazioni ed enti competenti in merito. Come se non bastasse,

oltre ad una montagna metaforicamente abbandonata a sé stessa, si assiste

sempre più alla tendenza allo sfruttamento delle sue risorse da parte del mondo

cittadino. Non sono così nuovi i casi, ad esempio, di sfruttamento turistico,

concentrato prevalentemente sulle attrezzature per il turismo sciistico ed

invernale o del più importante caso di sfruttamento edilizio del territorio

montano. In questo caso, si assiste in quelle zone già avviate al processo di

spopolamento, a quel fenomeno che vede la mancanza di una reazione e di una

19 Ibidem

Page 19: Tesi Valentino.pdf

19

resistenza da parte della locale popolazione. Quest’ultima, sembra

tendenzialmente chiudersi nella convinzione (per certi aspetti giustificabile) che

le opportunità di miglioramento non dipendano da essa e talvolta, se così non

fosse, si trova costretta a dover lottare contro le mal assortite amministrazioni

locali che in virtù di avventate e mal indirizzate prospettive o promesse di

sviluppo, concedono senza scrupoli la possibilità d’azione al mondo cittadino,

industriale, lontano. Questa ed altre problematiche simili, troveranno spazio per

un approfondimento più avanti nel corso dell’elaborato.

A conclusione di questa analisi, pare opportuno proporre quello che vuole

essere l’invito ad una riflessione riguardo alla forte necessità di una quanto più

immediata inversione di tendenza del fenomeno dello spopolamento delle Alpi e

più in generale, di tutte le regioni montane del pianeta. Inversione di tendenza

che si impernia proprio sulla figura dell’uomo e sul suo ritorno nelle zone

abbandonate o meglio ancora sulla sua presa di coscienza di quella sorta di

responsabilità verso l’ambiente, verso la comunità e nei confronti dell’impegno

per un mantenimento delle radici culturali che da sempre lo legano all’identità

montana. In altre parole, citando ancora Zanzi:

“(...) è evidente come soltanto la presenza di un popolo montano che viva del suo radicamento in montagna con uno stile di vita adeguato alla sopravvivenza con risorse montane, possa agire effettivamente come fronte di resistenza contro tali tentativi di violazione dell’integrità ambientale20.”

E’ evidente allora a questo proposito, e con riferimento al terzo dei punti sopra

indicati come distintivi delle tendenze in atto nei luoghi in continuo calo

demografico, la necessità di chiedersi come, dove e a chi spetti coltivare le

speranze di conservazione dell’identità culturale propria delle regioni in

questione.

Quanto fin’ora detto ha messo in evidenza quanto l’ambiente montano sia

incerto e costituisca una continua sfida nei confronti dei suoi abitanti ma ha

altrettanto testimoniato come tale sfida sia elemento immemore di quella

matrice comprendente l’insieme di valori che persistono nell’animo del vecchio,

20

Ivi, p. 47

Page 20: Tesi Valentino.pdf

20

saggio anziano vestito di toppe. Occorre però tralasciare il rimpianto

malinconico del passato ed operare in direzione di un rinnovamento della

cultura montana e alla sua conservazione attraverso la sua rinascita e

modernizzazione.

Prima di passare al terzo ed ultimo capitolo del suddetto elaborato, pare

opportuno affrontare la tematica della sostenibilità, andando ad analizzare non

solo l’evoluzione di tale concetto nella storia, ma anche le sue implicazioni nelle

politiche ambientali.

Verranno poi presi in esame alcuni progetti sostenibili che consentiranno

facilmente di calare le diverse direttive teoriche all’interno di una realtà

concreta, quella del Comelico Superiore.

Page 21: Tesi Valentino.pdf

21

CAPITOLO SECONDO

SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE: ANALISI TEORICA E PRATICA DELLO SVILUPPO

MONTANO

2.1 Sostenibilità è consapevolezza

Dopo aver delineato i diversi cambiamenti che hanno caratterizzato le Alpi negli

anni, appare opportuno fare una premessa sulla nozione di sviluppo sostenibile.

Per delineare al meglio tale concetto, pare lecito partire dalla definizione di

sviluppo sostenibile data dalla legislazione europea:

“Secondo la definizione tradizionale, lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che risponde alle esigenze del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie. In altri termini, la crescita odierna non deve mettere in pericolo le possibilità di crescita delle generazioni future. Le tre componenti dello sviluppo sostenibile (economica, sociale e ambientale) devono essere affrontate in maniera equilibrata a livello politico.”.21

Da ciò si può facilmente dedurre che il principio, per il quale lo sviluppo deve

rispondere alle necessità delle generazioni attuali senza compromettere la

possibilità delle generazioni, è universalmente condiviso. Tralasciando il

consenso generale di cui è circondata la tematica dello sviluppo sostenibile, il

quale sembra essere caratterizzato da una sorta di omologazione etica per cui

21http://europa.eu/legislation_summaries/environment/sustainable_development/index_it.htm

Page 22: Tesi Valentino.pdf

22

le persone risultano condividere tale pensiero più per paura di un giudizio

morale che per reale convinzione, le modalità attuative e concrete di tale

concetto risultano ancora vaghe.

Nell’articolo pubblicato da Andrea Cerise in Environnement si legge che:

“Lo sviluppo sostenibile non è solo una risposta ad esigenze di natura ecologica, ma fondandosi su di un patto generazionale e su di una visione globale che ingloba tutti gli aspetti della vita umana, esige delle politiche economiche, ecologiche, finanziarie, commerciali, energetiche, industriali, educative ed altre ancora, intese a favorire un modello di sviluppo economicamente, socialmente ed ecologicamente sostenibile. Qualsiasi forma di consumo che produca degli indebitamenti, compreso quello ecologico, a carico delle future generazioni, costituisce un pregiudizio per la sostenibilità”.

Da ciò si evince come lo sviluppo sostenibile ingloba in sé una progettazione dei

consumi regolamentata e pianificata, che permetta a tutte le società di accedere

in egual modo alle risorse ambientali, senza però deturpare l’equilibrio delle

risorse e della natura stessa. Va quindi da sé che lo sviluppo sostenibile debba

anche essere il riflesso di una generale presa di consapevolezza dei cittadini che

le risorse ambientali non sono inestinguibili e che un corretta gestione delle

stesse aiuta e migliora la vita di tutta la popolazione. Non è possibile ipotizzare

uno sviluppo sostenibile con l'attuale ritmo di consumo di ambiente. Sempre

citando Cerise

“(…) è più corretto pensare che sia necessario addirittura restituire dei quozienti di risorse all'ambiente; o come oggi si usa dire, è necessario ridurre "l'impronta ecologica", intesa come la dimensione ambientale occupata dall'uomo.”

Si evince quindi che lo sviluppo sostenibile è un processo finalizzato al

raggiungimento di obiettivi di miglioramento ambientale, economico, sociale ed

istituzionale, sia a livello locale che globale. Tale processo lega quindi, in un

rapporto di interdipendenza, la tutela e la valorizzazione delle risorse naturali

alla dimensione economica, sociale ed istituzionale, al fine di soddisfare i

bisogni delle attuali generazioni. In questo senso la sostenibilità dello sviluppo è

incompatibile in primo luogo con il degrado del patrimonio e delle risorse

Page 23: Tesi Valentino.pdf

23

naturali (che di fatto sono esauribili) ma anche con la violazione della dignità e

della libertà umana, con la povertà ed il declino economico e con il mancato

riconoscimento dei diritti e delle pari opportunità.

Per tali motivi, la sostenibilità coincide con l’intersezione delle seguenti quattro

componenti fondamentali:

- Sostenibilità economica: intesa come capacità di generare reddito e

lavoro per il sostentamento della popolazione.

- Sostenibilità sociale: intesa come capacità di garantire condizioni di

benessere umano (sicurezza, salute, istruzione) equamente distribuite

per classi e genere.

- Sostenibilità ambientale: intesa come capacità di mantenere qualità e

riproducibilità delle risorse naturali.

- Sostenibilità istituzionale: intesa come capacità di assicurare condizioni

di stabilità, democrazia, partecipazione, giustizia22.

Un’altra definizione di sviluppo sostenibile venne data alla fine degli anni

Ottanta dall’economista Herman Daly23 il quale lo definisce come l’evolversi ed

il crescere rimanendo e non prevaricando capacità di carico degli ecosistemi e

quindi secondo le seguenti condizioni generali, concernenti l'uso delle risorse

naturali da parte dell'uomo, ossia:

- il peso dell'impatto antropico sui sistemi naturali non deve superare la

capacità di carico della natura;

- il tasso di utilizzo delle risorse rinnovabili non deve essere superiore alla

loro velocità di rigenerazione;

- l'immissione di sostanze inquinanti e di scorie non deve superare la

capacità di assorbimento dell'ambiente;

22All’interno di questo portale è stato possibile reperire le nozioni circa lo sviluppo e l’implemento dei concetti di Sostenibilità ambientale in diversi settori e ambiti http://www.ecologicacup.unile.it/SvilSos_03Evoluzione.aspx 23

M. IANNANTUONI e E. MARIOTTI, Il nuovo diritto ambientale, cit., pp. 21-27.

Page 24: Tesi Valentino.pdf

24

- il prelievo di risorse non rinnovabili deve essere compensato dalla

produzione di una pari quantità di risorse rinnovabili, in grado di

sostituirle.

In tale definizione, viene introdotto anche un concetto di equilibrio auspicabile

tra uomo ed ecosistema, alla base di un'idea di economia per la quale il consumo

di una determinata risorsa non deve superare la sua produzione nello stesso

periodo24.

2.1.1 L’evoluzione della sostenibilità

Dopo aver chiarificato gli ambiti operativi della sostenibilità ambientale, nonché

delineato le caratteristiche principali del concetto stesso, appare utile

sottolineare le tappe storiche che hanno fatto si che lo sviluppo ambientale

rivestisse, nella cultura odierna, un ruolo così importante. Ciò ci permetterà

anche di passare al paragrafo successivo con una maggiore consapevolezza delle

convenzioni che stanno alla base delle attuazioni operative del concetto stesso.

In prima istanza partiremo da un’analisi storico economica della prima metà

degli anni 70, periodo in cui, dal punto di vista delle politiche ambientali, ci

furono i primi segnali di quella che sarebbe poi diventata un’enorme svolta

storica.

Nel 1973 un grave avvenimento scosse l’economia mondiale: la crisi petrolifera.

A seguito della guerra fra Israele e Paesi arabi, questi ultimi decisero di

diminuire le esportazioni di petrolio verso l’Occidente e di aumentarne il prezzo

per fare pressioni sugli Stati Uniti e l’Europa in favore della causa palestinese.

Diversi Paesi del mondo si trovarono così ad affrontare una grave crisi

finanziaria, e come conseguenza dell’aumento del costo del petrolio

aumentarono i costi dell’energia e quindi l’inflazione. La conseguenza della crisi

energetica del 1973 fu l’applicazione di politiche di austerità da parte di vari

24 P. GRECO e A. P. SALIMBENI in Lo Sviluppo insostenibile, dal vertice di Rio a quello di Johannesburg, pp. 77-80.

Page 25: Tesi Valentino.pdf

25

Paesi nel mondo, che presero misure drastiche per limitare il consumo di

energia.

Questa crisi rappresentò per l’Occidente un’occasione di riflessione sull’uso

delle fonti rinnovabili che vennero per la prima volta prese in considerazione in

alternativa ai combustibili fossili come il petrolio. La crisi, dunque, portò i paesi

occidentali a interrogarsi per la prima volta riguardo i fondamenti della civiltà

industriale e riguardo la problematicità del suo rapporto con le risorse limitate

del pianeta.

A tal proposito appare coerente ricordare come nel 1972 era stato pubblicato ad

opera di alcuni studiosi del Massachusetts Institute of Technology il rapporto sui

Limiti dello sviluppo, commissionato dal Club di Roma25. In questo lavoro si

delineava come la crescente e cospicua crescita economica sarebbe stata

necessariamente bloccata e interrotta dalla limitata disponibilità delle risorse

naturali, focalizzandosi soprattutto su una di queste, ossia il petrolio. Ciò che si

reputa necessario sottolineare è l’inusuale volontà di enfatizzare su un tema

delicato come l’ambiente. È risaputo, infatti, che all’epoca, il tema dell’ambiente

e la volontà di determinare una regolamentazione nello sviluppo della civiltà in

modo non invasivo, fossero delle tematiche trattate molto di rado, dal momento

che era non comune il pensiero che le risorse disponibili potessero prima o poi

esaurirsi. Sebbene tutto ciò appaia strano, vanno tenute in considerazione le

plurime e diverse variabili che caratterizzavano gli anni Settanta. Sia il periodo

storico, che la dimensione culturale hanno notevolmente infatti influenzato la

mancata considerazione di tematiche legate all’ambiente.

Evitando di indugiare sulle motivazioni culturali che hanno fatto si che per

troppo tempo tale tematica non venisse affrontata, appare lecito descrivere in

modo più approfondito quello che è stato non solo il lavoro degli studiosi, ma

anche le modalità di lavoro che hanno portato, per la prima volta, a focalizzarsi

sulla Sostenibilità.

Partiamo quindi dal rapporto stilato dal MIT nella prima metà degli anni

Settanta che riportava l’esito di una simulazione al computer delle interazioni

25

Storia dello sviluppo della Sostenibilità http://www.impresaoggi.com/it/d_ec.asp?cacod=56

Page 26: Tesi Valentino.pdf

26

fra popolazione mondiale, industrializzazione, inquinamento, produzione

alimentare e consumo di risorse nell’ipotesi che queste stessero crescendo

esponenzialmente con il tempo.

Dalla simulazione veniva messo in evidenza che la crescita produttiva illimitata

avrebbe portato al consumo delle risorse energetiche ed ambientali. Il rapporto

sosteneva, inoltre, che era possibile giungere ad un tipo di sviluppo che non

avrebbe portato al totale consumo delle risorse del pianeta26.

Nonostante tale relazione abbia ormai 40 anni, essa mette in evidenza problemi

attualissimi legati all’ambiente e alla necessità di uno sviluppo sostenibile, e ciò

viene messo in evidenza da una delle frasi più famose contenute nel report:

"Nell'ipotesi che l'attuale linea di sviluppo continui inalterata nei cinque settori fondamentali (popolazione, industrializzazione, inquinamento, produzione di alimenti, consumo delle risorse naturali) l'umanità è destinata a raggiungere i limiti naturali dello sviluppo entro i prossimi cento anni. Il risultato più probabile sarà un improvviso, incontrollabile declino del livello di popolazione e del sistema industriale27”.

Dunque l’idea di un modello di crescita economica che non consumasse tutte le

risorse ambientali e le rendesse disponibili anche per il futuro si fa strada a

partire dalla prima metà degli anni ’70, e infatti proprio nel giugno del 1972 si

tenne la Conferenza ONU sull’Ambiente Umano.

A tale conferenza venne richiamata per la prima volta l’attenzione sul fatto che,

per migliorare in modo duraturo le condizioni di vita, occorre salvaguardare le

risorse naturali a beneficio di tutti e per raggiungere questo obiettivo è

necessaria una collaborazione internazionale. A Stoccolma si è posto l’accento

sulla soluzione dei problemi ambientali, senza tuttavia dimenticare gli aspetti

sociali, economici e quelli relativi allo sviluppo28. La dichiarazione, adottata a

Stoccolma ed elaborata in comune accordo tra i Paesi industrializzati e i Paesi in

via di sviluppo, contiene una serie di principi per la protezione dell’ambiente e

per lo sviluppo nonché un centinaio di relative raccomandazioni di attuazione.

26 Limiti dello sviluppo http://www.instoria.it/home/limiti_sviluppo_club_roma.htm 27

Ibidem 28

Spiegazione e delineazione della principali linee guida presenti nella Dichiarazione di Stoccolma del 1972 http://www.are.admin.ch/themen/nachhaltig/00266/00540/00541/index.html?lang=it

Page 27: Tesi Valentino.pdf

27

Questa Dichiarazione può essere considerata come una tappa fondamentale

della politica internazionale che più tardi troverà la sua caratterizzazione nello

Sviluppo sostenibile. Viene infatti definita come:

“il primo strumento internazionale che sul piano generale enuncia alcune regole di condotta basilari in materia di protezione dell’ambiente, dalle quali emerge la convinzione della maggioranza degli Stati che non è possibile affrontare e risolvere i problemi ambientali del nostro secolo29".

A tal proposito pare lecito riportate due punti analizzati dalla Dichiarazione:

“3. L'uomo deve costantemente fare il punto della sua esperienza e continuare a scoprire, inventare, creare e progredire. Al presente, la capacità dell'uomo di trasformare il suo ambiente, se adoperata con discernimento, può apportare a tutti i popoli i benefici dello sviluppo e la possibilità di migliorare la qualità della vita. Applicato erroneamente o avventatamente, lo stesso potere può provocare un danno incalcolabile agli esseri umani ed all'ambiente. Vediamo intorno a noi con crescente evidenza i danni causati dall'uomo in molte regioni della terra: pericolosi livelli d'inquinamento delle acque, dell'aria, della terra e degli esseri viventi; notevoli ed indesiderabili perturbazioni dell'equilibrio ecologico della biosfera; distruzione ed esaurimento di risorse insostituibili e gravi carenze dannose alla salute fisica, mentale e sociale dell'uomo nell'ambiente da lui creato e in particolare nel suo ambiente di vita e di lavoro. 6. Siamo arrivati ad un punto della storia in cui dobbiamo regolare le nostre azioni verso il mondo intero, tenendo conto innanzitutto delle loro ripercussioni sull'ambiente. Per ignoranza o per negligenza possiamo causare danni considerevoli ed irreparabili all'ambiente terrestre da cui dipendono la nostra vita ed il nostro benessere. Viceversa, approfondendo le nostre conoscenze ed agendo più saggiamente, possiamo assicurare a noi stessi ed alla nostra posterità, condizioni di vita migliori in un ambiente più adatto ai bisogni ed alle aspirazioni dell'umanità. Esistono ampie prospettive per il miglioramento della qualità dell'ambiente e la creazione di una vita più felice. Quello che occorre è un'entusiastica, ma calma disposizione d'animo ed un intenso ma ordinato lavoro. Per godere liberamente dei benefici della natura, l'uomo deve valersi delle proprie conoscenze al fine di creare in cooperazione con la natura, un ambiente migliore. Difendere e migliorare l'ambiente per le generazioni presenti e future, è diventato per l'umanità un obiettivo imperativo, un compito per la cui realizzazione sarà necessario coordinare e armonizzare gli obiettivi fondamentali già fissati per la pace e lo sviluppo economico e sociale del mondo intero”30.

Da questi due punti si evince come la motivazioni che hanno portato alla stesura

della Dichiarazione stessa siano attuali. La volontà di proteggere l’ambiente e la

voglia di costruire un mondo vivibile anche per le generazioni future non trova

però riscontro nello sviluppo delle politiche attuative della Dichiarazione. 29

Ibidem 30

Dichiarazione di Stoccolma 1972

Page 28: Tesi Valentino.pdf

28

Tralasciando la retorica circa l’adempimento o meno dei punti mossi dalla

Dichiarazione di Stoccolma,dal momento che tale riflessione risulterebbe

fuorviante ai fine del suddetto elaborato, pare lecito e doveroso riflettere

sull’importanza della presa di consapevolezza della popolazione circa un

argomento così importante.

2.2 Da Stoccolma a Johannesburg: la sostenibilità internazionale

Appare ora necessario ed utile ripercorrere le tappe storiche che hanno

permesso di stilare i protocolli attuali della sostenibilità.

L'inizio del percorso culturale e politico relativo allo sviluppo sostenibile, si può

far coincidere con la Conferenza ONU sull'Ambiente Umano 31 tenutasi a

Stoccolma nel 1972, già trattata nel paragrafo precedente32.

Senza ripercorrere e riportare quanto detto precedentemente, prendiamo la

Dichiarazione di Stoccolma come base per le successive Conferenze sullo

sviluppo sostenibile. Fu infatti grazie all’enfasi, alla criticità e alla cura dei

dettagli posta in tale documento che esattamente 20 anni dopo si tenne la

Conferenza ONU sull’Ambiente e Sviluppo a Rio de Janeiro.

Senza soffermarci sui dettagli specifici del Convegno di Rio, appare lecito

riportare un estratto di quanto contenuto nel report finale, dal momento che

sono funzionali alla stesura del suddetto elaborato:

"Gli Stati coopereranno in uno spirito di partnership globale per conservare, tutelare e ripristinare la salute e l'integrità dell'ecosistema terrestre. Il modo migliore di trattare le questioni ambientali è quello di assicurare la partecipazione di tutti i cittadini interessati, a diversi livelli. […] Gli Stati faciliteranno e incoraggeranno la sensibilizzazione e la partecipazione del pubblico, rendendo ampiamente disponibili le informazioni. Gli Stati dovranno cooperare per promuovere un sistema economico internazionale aperto e favorevole, idoneo a generare una crescita economica e uno sviluppo sostenibile in tutti i Paesi, a consentire una lotta più efficace ai problemi del degrado ambientale. […] Le misura di lotta ai problemi ecologici transfrontalieri o mondiali dovranno essere basate, per quanto è possibile, su un consenso internazionale. La Comunità e i singoli

31

Conferenza ONU http://italiaecosostenibile.it/la-conferenza-onu-sullambiente-umano-unche-del-1972/ 32

Dichiarazione di Stoccolma, 1972

Page 29: Tesi Valentino.pdf

29

cittadini devono assumersi in prima persona le proprie responsabilità. La condivisione della responsabilità impone un'azione collettiva […].33"

Da tale estratto si evince come l’attenzione al tema dell’ambiente e della

sostenibilità stia progressivamente assumendo un ruolo sempre maggiore

all’interno delle politiche economiche degli Stati Europei, ne sono prova le

plurime e successive azioni e convegni tenutisi dopo il 1992. Senza dilungarsi

descrivendo tutte le realtà nello specifico, pare opportuno riflettere circa la

mancata attuazione di molteplici punti presenti nei diversi documenti. Ciò che

ha spinto la stesura di tale capitolo è la volontà di capire perché a distanza di

anni, vi sia la difficoltà da parte degli Stati Nazionali di adempiere a quanto

sottoscritto nelle diverse Dichiarazioni di Sostenibilità.

Sorge quindi la preoccupazione che la volontà concretizzare i documenti sia

alquanto labile, e che la sottoscrizione degli stessi sia mossa piuttosto dalla

ricerca di consenso e dalla volontà di adeguarsi a quello che la comunità

mondiale si aspetta che venga fatto. Questi dubbi sorgono da fatto che quanto

promosso negli anni Settanta sia stato difficilmente attuato, e che le stesse

proposte, seppur vestite di nuovo, vengano ripresentate con scadenza periodica.

Se tale dubbio fosse fondato, ne scaturirebbe che l’immagine degli Stati

risulterebbe agli occhi di chi li gestisce come più importante rispetto alla

sopravvivenza dell’ambiente e degli Stati stessi, nonché della vita delle

generazioni future.

A prescindere da tali riflessioni va comunque precisato e sottolineato che la

presa di consapevolezza dell’importanza dell’ambiente e di uno sviluppo

sostenibile sta rivestendo un ruolo sempre maggiore anche all’interno delle

comunità dei cittadini. Questo è un forte segnale di cambiamento che costringe

ed impone agli Stati europei di attuare quanto scritto e firmato, per dare un

senso di concretezza e di interesse.

33 All’interno di questo portale è stato possibile acceder ai documenti relativi alla Conferenza di Rio de Janeiro http://www.ecoage.it/conferenza-rio-de-janeiro-1992.htm

Page 30: Tesi Valentino.pdf

30

2.3 Agenda 21 : la nuova frontiera della sostenibilità

La Conferenza dell'Organizzazione delle Nazioni Unite su "Ambiente e Sviluppo"

tenuta a Rio de Janeiro nel giugno 1992, come accennato pocanzi, ha cercato di

integrare le questioni economiche e quelle ambientali in una visione

internazionale, cercando di definire e coordinare tutta una serie di strategie ed

azioni volte a migliorare lo sviluppo sostenibile. Da ciò ne è scaturito un vero e

proprio programma d’azione che ha preso il nome di Agenda 21(tale nome

deriva dal fatto che tutte le iniziative proposte sarebbero state attuate entro il

XXI secolo). All’interno di tale documento si affermava che:

"I Governi dovrebbero adottare una strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile. Tale strategia dovrebbe essere predisposta utilizzando ed armonizzando le politiche settoriali. L'obiettivo è quello di assicurare uno sviluppo economico responsabile verso la società, proteggendo nel contempo le risorse fondamentali e l'ambiente per il beneficio delle future generazioni. Le strategie nazionali per lo sviluppo sostenibile dovrebbero essere sviluppate attraverso la più ampia partecipazione possibile e la più compiuta valutazione della situazione e delle iniziative in corso34”.

Senza scendere troppo nei dettagli di tale Documento, si può dedurre che gli

obiettivi proposti dai 183 Paesi partecipanti fossero i seguenti:

- l'integrazione delle considerazioni ambientali in tutte le strutture dei

Governi centrali e in tutti i livelli di Governo per assicurare coerenza tra

le politiche settoriali;

- un sistema di pianificazione, di controllo e gestione per sostenere tale

integrazione;

- l'incoraggiamento della partecipazione pubblica e dei soggetti coinvolti,

che richiede una piena possibilità di accesso alle informazioni.

34

Portale ove è stato possibile reperire il testo del protocollo dell’Agenda 21 http://www.un.org/esa/dsd/agenda21/res_agenda21_00.shtml

Page 31: Tesi Valentino.pdf

31

Da ciò possiamo facilmente osservare come lo sviluppo sostenibile ricerca un

rapporto di armonia con la natura e con l'ambiente, ricercando un

miglioramento della qualità della vita pur rimanendo nei limiti della ricettività

ambientale. Secondo Paolo Bagnod35, giornalista impegnato nello sviluppo

sostenibile montano,

“Sviluppo sostenibile non vuol dire bloccare la crescita economica, perciò un piano di azione per lo sviluppo sostenibile non deve solo promuovere la conservazione delle risorse, ma anche sollecitare attività produttive compatibili con gli usi futuri. Ne deriva che l'applicazione del concetto di sviluppo sostenibile è, da un lato, dinamica ovvero legata alle conoscenze e all'effettivo stato dell'ambiente e degli ecosistemi, dall'altro consiglia un approccio cautelativo riguardo alle situazioni e alle azioni che possono compromettere gli equilibri ambientali, attivando un processo continuo di correzione degli errori”36.

È per questa ragione che i piani per lo sviluppo sostenibile devono scaturire da

un forte coinvolgimento di tutti i soggetti che interferiscono con gli equilibri

ambientali: dal cittadino, che può contribuire con il proprio comportamento

anche come consumatore di beni offerti sul mercato, ai gruppi di opinione e ai

mezzi di informazione, alle imprese, agli enti locali che amministrano il

territorio, ai ministeri responsabili delle politiche settoriali.

La cosa interessante da analizzare in questa sede è l’intento di attuare l’Agenda

21 a livello locale, e non solo globale, sviluppando con modalità diverse i

seguenti punti:

- migliorare la qualità dell'ambiente;

- ridurre lo spreco delle risorse a nostra disposizione;

- combattere contro le ineguaglianze sociali;

- coinvolgere sempre più la collettività locale nella gestione dell'ambiente;

- mobilitare le risorse disponibili al fine di incrementare la cooperazione

tra collettività locali;

- garantire una buona gestione nel tempo delle scelte effettuate.

35

Sviluppo o consumo? Articolo di Paolo Bagnod http://www.regione.vda.it/gestione/riviweb/templates/aspx/environnement.aspx?pkArt=842 36

(Idem)

Page 32: Tesi Valentino.pdf

32

Si evince quindi che l'Agenda 21 locale rappresenta il principale momento di

valorizzazione degli strumenti di pianificazione attraverso la redazione di un

Piano ambientale. Citando sempre Paolo Bagnod, egli sostiene che

“L'aspetto più interessante a mio avviso è rappresentato dal momento di aggregazione, dibattito e partecipazione diretta alle scelte per lo sviluppo sostenibile da parte della collettività locale, mediante azioni concrete. Si garantisce in tal modo l'integrazione delle politiche ambientali con le politiche di settore”37.

A distanza di qualche anno dalle decisioni di Rio è possibile rilevare come i

principi generali sono stati recepiti in diverse realtà europee e italiane, anche se

i percorsi seguiti e le applicazioni concrete sono di diversa natura. Questa

diversificazione era peraltro prevedibile, in quanto nelle diverse realtà l'Ente

locale, o comunque il promotore dell'Agenda 21, ha saputo adattare e

modificare i principi generali in funzione delle esigenze e delle problematiche

presenti sul territorio con l'obiettivo di realizzare un piano d'azione per la

sostenibilità in una dimensione strettamente territoriale, essendo proprio la

forte caratterizzazione territoriale locale un elemento distintivo del processo.

2.4 Lo sviluppo sostenibile: l’Agenda 21 nelle regioni montane

La montagna è sempre stata considerata come un territorio diverso, in primo

luogo per ragioni legate alla morfologia fisica, ma anche per una certa specificità

culturale, uno stile di vita adattatosi nel corso del tempo a situazioni limite.

Marginalità, declino demografico, abbandono, sono ancora oggi realtà che

caratterizzano molte aree della montagna e che non si possono trascurare nel

quadro della pianificazione di un territorio regionale sano ed equilibrato. Ma

questa non è l'unica caratteristica della montagna: ad aree marginali fanno da

37 Ibidem

Page 33: Tesi Valentino.pdf

33

contrappunto vallate più dinamiche, che hanno saputo elaborare un loro

specifico modello di sviluppo38.

Una politica territoriale per la montagna deve considerare non solo la diversità

rispetto all'esterno, alla pianura, ma anche la differenziazione al suo interno: in

una stessa provincia, dove le vallate affrontano diversi processi di sviluppo o di

declino, che conservano in maggiore o minore misura una significativa cultura

locale o attivano azioni di resistenza al declino, ma addirittura in una stessa

vallata che, come spesso accade, può essere colpita dall'abbandono nelle

frazioni più alte, ma essere area di urbanizzazione nel fondovalle39 .

Queste caratteristiche chiedono prima di tutto di essere osservate con pazienza

e con strumenti adeguati; in secondo luogo chiedono provvedimenti specifici e

calati nel contesto, capaci sia di riconoscere la diversità che di articolarsi

secondo le differenziazioni interne.

Considerato che in montagna è più percettibile che in qualsiasi altro ambito il

limite delle risorse ambientali e spesso della loro irripetibilità, dovrebbe essere

più semplice tradurre in azioni i principi dello sviluppo sostenibile. Proprio nel

momento che vengono redatte queste annotazioni la montagna pare intenda

con inusuale e determinata forza riprendere il dominio assoluto degli spazi

imponendoci delle severe riflessioni sulla nostra convivenza con il territorio

montano, il suo linguaggio e la sua potenza.

Tutto ciò viene messo chiaramente in evidenza dall’ art.13 contenuto nell’

Agenda 21:

“13.1. Mountains are an important source of water, energy and biological diversity. Furthermore, they are a source of such key resources as minerals, forest products and agricultural products and of recreation. As a major ecosystem representing the complex and interrelated ecology of our planet, mountain environments are essential to the survival of the global ecosystem. Mountain ecosystems are, however, rapidly changing. They are susceptible to accelerated soil erosion, landslides and rapid loss of habitat and genetic diversity. On the human side, there is widespread poverty among mountain inhabitants and loss of indigenous knowledge. As a result, most global mountain areas are experiencing

38

Regione Veneto http://www.ptrc.it/ita/cartografia-ambiente-veneto-tavolo-coordinamento-ptcp.php?pag=ptcp 39

Ibidem

Page 34: Tesi Valentino.pdf

34

environmental degradation. Hence, the proper management of mountain resources and socio-economic development of the people deserves immediate action. (a) Generating and strengthening knowledge about the ecology and sustainable

development of mountain ecosystems; (b) (b) Promoting integrated watershed development and alternative livelihood

opportunities. 13.4. Mountains are highly vulnerable to human and natural ecological imbalance. Mountains are the area most sensitive to all climatic changes in the atmosphere. Specific information on ecology, natural resource potential and socio-economic activities is essential. Mountain and hillside areas hold a rich variety of ecological systems. Because of their vertical dimensions, mountains create gradients of temperature, precipitation and insolation. A given mountain slope may include several climatic systems - such as tropical, subtropical, temperate and alpine - each of which represents a microcosm of a larger habitat diversity. There is, however, a lack of knowledge of mountain ecosystems. The creation of a global mountain database is therefore vital for launching programmes that contribute to the sustainable development of mountain ecosystems. 13.5. The objectives of this programme area are: (a) To undertake a survey of the different forms of soils, forest, water use, crop, plant and animal resources of mountain ecosystems, taking into account the work of existing international and regional organizations; (b) To maintain and generate database and information systems to facilitate the integrated management and environmental assessment of mountain ecosystems, taking into account the work of existing international and regional organizations; (c) To improve and build the existing land/water ecological knowledge base regarding technologies and agricultural and conservation practices in the mountain regions of the world, with the participation of local communities; (d) To create and strengthen the communications network and information clearing-house for existing organizations concerned with mountain issues; (e) To improve coordination of regional efforts to protect fragile mountain ecosystems through the consideration of appropriate mechanisms, including regional legal and other instruments; (f) To generate information to establish databases and information systems to facilitate an evaluation of environmental risks and natural disasters in mountain ecosystems.

A) Data and information 13.7. Governments at the appropriate level, with the support of the relevant international and regional organizations, should: (a) Maintain and establish meteorological, hydrological and physical monitoring analysis and capabilities that would encompass the climatic diversity as well as water distribution of various mountain regions of the world; (b) Build an inventory of different forms of soils, forests, water use, and crop, plant and animal genetic resources, giving priority to those under threat of extinction. Genetic resources should be protected in situ by maintaining and establishing protected areas and improving traditional farming and animal husbandry activities and establishing programmes for evaluating the potential value of the resources; (c) Identify hazardous areas that are most vulnerable to erosion, floods, landslides, earthquakes, snow avalanches and other natural hazards; (d) Identify mountain areas threatened by air pollution from neighboring industrial and urban areas.

Page 35: Tesi Valentino.pdf

35

B) International and regional cooperation 13.8. National Governments and intergovernmental organizations should: (a) Coordinate regional and international cooperation and facilitate an exchange of information and experience among the specialized agencies, the World Bank, IFAD and other international and regional organizations, national Governments, research institutions and non-governmental organizations working on mountain development; (b) Encourage regional, national and international networking of people's initiatives and the activities of international, regional and local non-governmental organizations working on mountain development, such as the United Nations University (UNU), the Woodland Mountain Institutes (WMI), the International Center for Integrated Mountain Development (ICIMOD), the International Mountain Society (IMS), the African Mountain Association and the Andean Mountain Association, besides supporting those organizations in exchange of information and experience; (c) Protect Fragile Mountain Ecosystem through the consideration of appropriate mechanisms including regional legal and other instruments. (…)40.

40 Mia Traduzione "13.1. Le montagne sono una fonte importante di acqua, energia e biologici. Inoltre, sono fonte di risorse fondamentali come minerali, prodotti forestali e prodotti agricoli e di ricreazione. Come un ecosistema importante che rappresenta la complessa ecologia e interconnesse del nostro pianeta, gli ambienti montani sono essenziali per la sopravvivenza dell'ecosistema globale. Ecosistemi di montagna sono, tuttavia, in rapida evoluzione. Essi sono suscettibili di erosione del suolo accelerata, frane e rapida perdita di habitat e della diversità genetica. Dal punto di vista umano, c'è povertà diffusa tra gli abitanti di montagna e la perdita di conoscenze indigene. Di conseguenza, le zone montane più globali stanno vivendo degrado ambientale. Pertanto, la corretta gestione delle risorse montane e sviluppo socio-economico del popolo merita un intervento immediato. 13.4. Le montagne sono estremamente vulnerabili per la salute umana e naturale squilibrio ecologico. Le montagne sono le aree più sensibili a tutti i cambiamenti climatici in atmosfera. Informazioni specifiche sull'ecologia, il potenziale di risorse naturali e socio-economiche è essenziale. Le zone di montagna e collina tenere una ricca varietà di sistemi ecologici. A causa delle loro dimensioni verticali, montagne creare gradienti di temperatura, precipitazione e insolazione. Un pendio di montagna dato può includere diversi sistemi climatici - come tropicale, subtropicale, temperato e alpino - ciascuno dei quali rappresenta un microcosmo di diversità degli habitat più grande. Vi è, tuttavia, una mancanza di conoscenza degli ecosistemi montani. La creazione di un database globale di montagna è quindi essenziale per l'avvio di programmi che contribuiscono allo sviluppo sostenibile degli ecosistemi montani. 13.5. Gli obiettivi di questa area programma sono: (A) Per effettuare uno studio delle diverse forme di suoli, foreste, uso delle risorse idriche, le risorse delle colture, animali e vegetali degli ecosistemi montani, tenendo conto del lavoro delle attuali organizzazioni internazionali e regionali; (B) Al fine di mantenere e generare sistemi di database e informazioni per facilitare la gestione integrata e valutazione ambientale degli ecosistemi montani, tenendo conto del lavoro delle organizzazioni internazionali esistenti e regionali; (C) Al fine di migliorare e costruire l'attuale terra / acqua base ecologica la conoscenza di tecnologie e pratiche agricole e la conservazione nelle regioni di montagna del mondo, con la partecipazione delle comunità locali; (D) Per creare e rafforzare la rete della comunicazione e dell'informazione centro di coordinamento per le organizzazioni esistenti che si occupano di questioni di montagna;

Page 36: Tesi Valentino.pdf

36

(E) Al fine di migliorare il coordinamento delle iniziative regionali per la protezione degli ecosistemi montani fragili attraverso la considerazione di appropriati meccanismi regionali, tra cui strumenti giuridici e di altro tipo; (F) Per generare informazioni per stabilire basi di dati e sistemi informativi per facilitare una valutazione dei rischi ambientali e le catastrofi naturali in ecosistemi montani. Attività A) la gestione di attività connesse 13.6. I governi a livello appropriato, con il sostegno delle organizzazioni internazionali e regionali competenti, dovrebbero: (A) Rafforzare le istituzioni esistenti o crearne di nuove a livello locale, nazionale e regionale per generare un multidisciplinare terra / acqua base ecologica delle conoscenze sugli ecosistemi montani; (B) promuovere le politiche nazionali che forniscono incentivi alle popolazioni locali per l'utilizzo e il trasferimento di tecnologie rispettose dell'ambiente e delle attività agricole e delle pratiche di conservazione; (C) Costruire la base di conoscenze e la comprensione attraverso la creazione di meccanismi di cooperazione e scambio di informazioni tra le istituzioni nazionali e regionali che lavorano su ecosistemi fragili; (D) Incoraggiare le politiche che consenta di ottenere gli incentivi per gli agricoltori e la popolazione locale ad intraprendere misure di conservazione e di rigenerazione; (E) Diversificare le economie montane, tra l'altro, attraverso la creazione e / o rafforzamento del turismo, in base alla gestione integrata delle zone montane; (F) Integrare tutte le foreste, le attività di pascolo e la fauna selvatica in modo tale che gli ecosistemi montani specifiche sono mantenute; (G) stabilire adeguate riserve naturali in rappresentanza ricchi di specie i siti e le aree. B) I dati e le informazioni 13.7. I governi a livello appropriato, con il sostegno delle organizzazioni internazionali e regionali competenti, dovrebbero: (A) mantenere e stabilire meteorologiche, analisi di monitoraggio idrologico e fisico e le capacità che comprendono la diversità climatica e distribuzione di acqua delle regioni di montagna diverse parti del mondo; (B) Costruire un inventario delle diverse forme di suoli, foreste, l'utilizzo dell'acqua e delle colture vegetali e animali, risorse genetiche, dando priorità a quelli in via di estinzione. Le risorse genetiche devono essere protetti in situ attraverso il mantenimento e l'istituzione di aree protette e di migliorare l'agricoltura tradizionale e le attività di allevamento e che istituisce programmi per valutare il valore potenziale delle risorse; (C) individuare aree a rischio che sono più vulnerabili ad erosione, inondazioni, frane, terremoti, valanghe e altri pericoli naturali; (D) Identificare le zone di montagna minacciate da inquinamento atmosferico dalle zone industriali e urbane. C) la cooperazione internazionale e regionale 13.8. I governi nazionali e le organizzazioni intergovernative dovrebbero: (A) Coordinare la cooperazione regionale e internazionale e facilitare lo scambio di informazioni ed esperienze tra le agenzie specializzate, la Banca mondiale, le organizzazioni internazionali e regionali IFAD e altri, governi nazionali, istituti di ricerca e organizzazioni non governative che lavorano sullo sviluppo montano; (B) Incoraggiare la collaborazione regionale, nazionale e internazionale, di iniziative popolari e le attività di internazionali, regionali e locali, organizzazioni non governative che lavorano sullo sviluppo di montagna, come le Nazioni Unite (UNU), gli Istituti Montagna Woodland (WMI), la Centro Internazionale di Integrated Mountain Development (ICIMOD), l'International Mountain Society (IMS), l'africano Montagna Associazione e la Comunità andina Montagna Associazione, oltre a sostenere le organizzazioni nello scambio di informazioni e di esperienze;

Page 37: Tesi Valentino.pdf

37

Data l’importanza all’interno delle comunità montane, possiamo facilmente

sottolineare quali siano le ricchezze della montagna da proteggere e tutelare:

riserve idriche, energia, biodiversità; nonché le loro risorse essenziali come i

minerali, i prodotti forestali e agricoli, gli spazi ricreativi. Viene quindi

riconosciuto agli ecosistemi montani un ruolo fondamentale per tutto

l’ecosistema planetario e non solo per la sopravvivenza degli stessi. Proprio per

tali motivi gli interventi da sviluppare per salvaguardare le montagne possono

essere diversi e trasversali:

- dalla predisposizione di indagini conoscitive su tutti gli aspetti

ambientali: suolo, foreste, acque, raccolti, risorse vegetali e animali; alla

creazione di banche dati e sistemi informatici che agevolino la gestione

integrata e la valutazione ambientale degli ecosistemi montani;

- dal miglioramento e lo sviluppo della base esistente di conoscenze sul

suolo e delle acque e i loro rapporti con la tecnologia, con le pratiche

agricole e con le esigenze di conservazione;

- alla creazione e al potenziamento di reti di comunicazioni e centri di

informazione per tutti gli organismi che si occupano di problemi della

montagna;

- dal coordinamento delle iniziative regionali a protezione degli ecosistemi

montani fragili;

- alla promozione dell'informazione per la creazione di banche dati e

sistemi informativi in grado di facilitare la valutazione dei rischi

ambientali e dei disastri naturali negli ecosistemi montani41.

Se è vero che Agenda 21 è formulata secondo una prospettiva mondiale, e per

tale motivo contiene delle proposte concettuali che ci paiono lontane o poco

attuali per le nostre realtà, sarebbe un errore gravissimo quello di stabilire una

(C) proteggere il fragile ecosistema di montagna attraverso la considerazione di appropriati meccanismi regionali tra cui strumenti giuridici e di altro tipo. 41

Andrea Cerise http://www.regione.vda.it/gestione/

Page 38: Tesi Valentino.pdf

38

distinzione tra problemi ecologici che si pongono su scala mondiale e quelli che

si pongono su scala locale. In un caso e nell'altro le soluzioni alle problematiche

ambientali, che sono reali e pregiudiziali per l'uomo passano l'attuazione dello

sviluppo sostenibile.

La sostenibilità, quindi, non deve rimanere un mero concetto filosofico,

auspicabile e riproducibile solo su larga scala, ma deve essere pensato come

attuabile non solo nelle piccole realtà, ma anche all’interno della quotidianità

dell’uomo moderno.

Partendo proprio da questa riflessione, nel paragrafo successivo, caleremo la

realtà della sostenibilità e delle realtà rappresentate dall’Agenda 21 all’interno

di quelle che sono le regioni montane.

2.5 Convenzione delle Alpi: un punto di partenza per progetti sostenibili

Dopo aver delineato i punti fondamentali riguardati l’attuazione dell’Agenda 21

a livello territoriale montano, prendiamo ora in considerazione quanto di

attuativo è stato fatto per mettere in risalto le potenzialità di sviluppo

sostenibile per le regioni montane.

Il sistema degli obiettivi e delle azioni del PTRC (Piano territoriale

Coordinamento Regionale), che risulta diverso da regione a regione, si fonda su

alcuni principi imprescindibili comuni a tutte le regioni montane:

- il riconoscimento della fragilità del territorio montana e dell'importanza

del presidio dell'uomo a garanzia di manutenzione del territorio;

- la necessità di comprendere e tutelare una civiltà alpina che è in realtà

un insieme variegato di culture;

- il riconoscimento dello straordinario valore ambientale di questi

territori, preziosi habitat per specie rare e protette;

- la necessità della responsabilizzazione delle amministrazioni e degli

abitanti nella gestione sostenibile del proprio territorio;

Page 39: Tesi Valentino.pdf

39

- la necessità di orientare il turismo verso modi di frequentazione

rispettosi della natura, delle tradizioni e della cultura locale;

- l'opportunità di seguire strategie di sviluppo economico integrato,

capace di allontanare il rischio della "monocoltura turistica", anche

lavorando in sinergia con le attività primarie e puntando

sull'innovazione e sullo scambio di buone pratiche tra aree alpine42.

Questo è quanto chiedono anche gli strumenti internazionali per le montagne,

come la Convenzione delle Alpi, nella fattispecie all’art. 2, del citato documento.

Pare quindi opportuno riportare tale articolo, che fungerà come base di

partenza per l’analisi di quali progetti sono stati messi appunto nelle regioni

montane.

“Le Parti contraenti, in ottemperanza ai principi della prevenzione, della cooperazione e della responsabilità di chi causa danni ambientali, assicurano una politica globale per la conservazione e la protezione delle Alpi, tenendo equamente conto degli interessi di tutti i Paesi alpini e delle loro Regioni alpine, nonché della Comunità Economica Europea, ed utilizzando le risorse in maniera responsabile e durevole. La cooperazione transfrontaliera a favore dell'area alpina viene intensificata nonché ampliata sul piano geografico e tematico. Le Parti contraenti prenderanno misure adeguate in particolare nei seguenti campi: a)Popolazione e cultura al fine di rispettare, conservare e promuovere l'identità culturale e sociale delle popolazioni locali e di assicurarne le risorse vitali di base, in particolare gli insediamenti e lo sviluppo economico compatibili con l'ambiente, nonché al fine di Convenzione quadro favorire la comprensione reciproca e le relazioni di collaborazione tra le popolazioni alpine ed extra - alpine. b)Pianificazione territoriale al fine di garantire l'utilizzazione contenuta e razionale e lo sviluppo sano ed armonioso dell'intero territorio, tenendo in particolare considerazione i rischi naturali, la prevenzione di utilizzazioni eccessive o insufficienti, nonché il mantenimento o il ripristino di ambienti naturali, mediante l'identificazione e la valutazione complessiva delle esigenze di utilizzazione, la pianificazione integrata e a lungo termine e l'armonizzazione delle misure conseguenti. c)Salvaguardia della qualità dell'aria al fine di ridurre drasticamente le emissioni inquinanti e i loro effetti negativi nella regione alpina, nonché la trasmissione di sostanze inquinanti provenienti dall'esterno, ad un livello che non sia nocivo per l'uomo, la fauna e la flora.

42

PTRC http://www.ptrc.it/ita/cartografia-ambiente-veneto-tavolo-coordinamento-ptcp.php?pag=ptcp

Page 40: Tesi Valentino.pdf

40

d)Difesa del suolo al fine di ridurre il degrado quantitativo e qualitativo del suolo, in particolare impiegando tecniche di produzione agricola e forestale che rispettino il suolo, utilizzando in misura contenuta suoli e terreno, limitando l'erosione e l'impermeabilizzazione dei suoli. e) Idroeconomia al fine di conservare o di ristabilire la qualità naturale delle acque e dei sistemi idrici, in particolare salvaguardandone la qualità, realizzando opere idrauliche compatibili con la natura e sfruttando l'energia idrica in modo da tener parimenti conto degli interessi della popolazione locale e dell'interesse alla conservazione dell'ambiente. f)Protezione della natura e tutela del paesaggio al fine di proteggere, di tutelare e, se necessario, di ripristinare l'ambiente naturale e il paesaggio, in modo da garantire stabilmente l'efficienza degli ecosistemi, la conservazione della flora e della fauna e dei loro habitat, la capacità rigenerativa e la continuità produttiva delle risorse naturali, nonché la diversità, l'unicità e la bellezza della natura e del paesaggio nel loro insieme. g)Agricoltura di montagna al fine di assicurare, nell'interesse della collettività, la gestione del paesaggio rurale tradizionale, nonché una agricoltura adeguata ai luoghi e in armonia con l'ambiente, e al fine di promuoverla tenendo conto delle condizioni economiche più difficoltose. h)Foreste montane al fine di conservare, rafforzare e ripristinare le funzioni della foresta, in particolare quella protettiva, migliorando la resistenza degli ecosistemi forestali, in particolare attuando una silvicoltura adeguata alla natura e impedendo utilizzazioni che possano danneggiare le foreste, tenendo conto delle condizioni economiche più difficoltose nella regione alpina. i)Turismo e attività del tempo libero al fine di armonizzare le attività turistiche e del tempo libero con le esigenze ecologiche e sociali, limitando le attività che danneggino l'ambiente e stabilendo, in particolare, zone di rispetto. j)Trasporti al fine di ridurre gli effetti negativi e i rischi derivanti dal traffico interalpino e transalpino ad un livello che sia tollerabile per l'uomo, la fauna, la flora e il loro habitat, tra l'altro attuando un più consistente trasferimento su rotaia dei trasporti e in particolare del trasporto merci, soprattutto mediante la creazione di infrastrutture adeguate e di incentivi conformi al mercato, senza discriminazione sulla base della nazionalità. k)Energia al fine di ottenere forme di produzione, distribuzione e utilizzazione dell'energia che rispettino la natura e il paesaggio, e di promuovere misure di risparmio energetico. l)Economia dei rifiuti al fine di assicurare la raccolta, il riciclaggio e il trattamento dei rifiuti in maniera adeguata alle specifiche esigenze topografiche, geologiche e climatiche dell'area alpina, tenuto conto in particolare della prevenzione della produzione dei rifiuti"(Convenzione per la Protezione delle Alpi, art.2)43.

43

Convenzione per la Protezione delle Alpi http://www.cipra.org/it/convenzione-delle-alpi/protokolle-pdf-it/rahmenkonvention_i.pdf

Page 41: Tesi Valentino.pdf

41

Ma cosa hanno fatto e stanno facendo le Regioni? Quali sono stati i progetti

messi in atto per trasformare le preziose risorse montane in ambienti

sostenibili?

Prima di addentarci in quelli che a nostro avviso sono i progetti più significativi,

e che indicano un preciso intento di cambiamento e salvaguardia dell’ambiente,

pare utile sottolineare e ribadire come i progetti sostenibili spazino in diversi

ambiti. Quando si parla di sostenibilità, infatti, nell’immaginario collettivo si

configurano progetti di grande importanza, quali impianti eolici, idroelettrici e

via discorrendo. Ma la sostenibilità non è solo questo. Sostenibilità è un uso

consapevole e calibrato delle risorse naturali, è una corretta informazione circa

il riciclaggio, sostenibilità è consapevolezza dell’importanza dell’ambiente.

Dopo tale premessa, andiamo ad analizzare alcuni dei numerosi progetti di

sostenibilità che sono stati attuati nel nostro Paese, nella fattispecie nel

territorio alpino.

a. Progetto MountEE – Friuli Venezia Giulia

ARES (Agenzia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile) ha presentato lo

scorso anno il progetto europeo MountEE nell'ambito del programma

IEE Intelligent Energy Europe, le peculiarità del progetto e la sua perfetta

attuazione hanno fatto si che questo risultasse come uno dei progetti

finanziati dall’Unione Europea.

Secondo la Direttiva europea 2012/31/CE, dal 2018 tutti gli edifici

pubblici nuovi e edifici esistenti sottoposti a ristrutturazioni importanti

dovranno soddisfare gli standard di edifici ad energia quasi zero. Per

molti comuni la transizione verso questo nuovo modo di costruire è un

grande sfida, poiché presentano mancanza di know-how, esperienza e

soprattutto dei finanziamenti necessari ad attuare i loro progetti.

I Comuni montani si trovano ad affrontare ulteriori sfide: clima più

rigido, scarsa accessibilità, piccole imprese, mancanza di massa critica,

bassa densità di popolazione. Proprio per tale motivo, il progetto

MountEE si propone di dare sostegno ai Comuni in tre aree di montagna

Page 42: Tesi Valentino.pdf

42

europee (Scandinavia, Alpi, Pirenei) al fine di aiutarli a cambiare il loro

modo di costruire e ristrutturare le costruzioni edilizie, orientandoli

verso una maggiore efficienza energetica e un maggiore utilizzo delle

fonti energetiche rinnovabili.

In questo senso la Regione Friuli Venezia Giulia è all’avanguardia avendo

previsto l’applicazione della certificazione VEA (Valutazione Energetica

Ambientale44).

Il progetto MountEE segue un approccio partecipativo, coinvolgendo

tutti i soggetti coinvolti nelle azioni regionali: politici a tutti i livelli

(regionale, provinciale e comunale), tecnici e personale amministrativo a

livello locale e regionale, i decisori nelle istituzioni di finanziamento e gli

attori chiave nella catena della costruzione.

Il progetto prevede i seguenti step sia all’interno della propria regione

montuosa, sia rispetto al confronto tra i diversi Stati:

- Analisi dello stato dell’arte riguardo esempi di edifici sostenibili

nel territorio (in particolare quelli pubblici), analisi delle

conoscenze tecniche dei professionisti, analisi delle varie tipologie

di finanziamento rispetto all’efficienza energetica e alla

sostenibilità ambientale degli edifici;

- Analisi della strategia nelle aree montane nei confronti

dell’efficienza energetica e della sostenibilità in edilizia (sia come

istituzioni che come enti di finanziamento quali le banche);

- Studio di un possibile miglioramento della strategia sia rispetto

alle azioni possibili (consulenza tecnica, servizi ai comuni) sia

rispetto alle possibili fonti di finanziamento;

- Formazione dei professionisti attraverso scambi con gli altri

progettisti europei, attraverso seminari, viaggi e visite a casi

studio (sia regionali che internazionali);

44 Protocollo per la Valutazione Energetica Ambientale www.veafvg.com/protocollo_vea_1.html

Page 43: Tesi Valentino.pdf

43

- Formazione anche attraverso due giornate con gli esperti del

Vorarlberg;

- Informazione dei decisori politici e del personale degli uffici

tecnici attraverso seminari e visite a casi (sia regionali che

internazionali);

- Selezione di almeno 6 progetti pilota all’interno di ciascuna area e

loro accompagnamento verso l’efficienza energetica e la

sostenibilità ambientale, attraverso la proposizione e

l’adattamento regionale del pacchetto servizi edilizia sostenibile

per i comuni, che è stato attuato con successo nella regione alpina

del Vorarlberg (Austria);

- Il servizio sarà rivolto agli Enti locali e sarà gratuito e sarà

effettuato dai professionisti formati allo scopo attraverso le azioni

precedenti;

- I professionisti saranno remunerati attraverso il finanziamento

europeo;

- Disseminazione dei risultati45.

Tale progetto, che coinvolge altri Stati Europei, rappresenta un

importante punto di svolta per quella che è la salvaguardia dell’ambiente

montano. Si presenta anche con il preciso intento da parte della Regione

Friuli Venezia Giulia di attuare delle politiche volte a tutelare il territorio.

b. Sviluppo di un modello sostenibile di turismo rurale – Friuli Venezia

Giulia

Come trattato nel primo capitolo, il territorio montano e collinare con

l'andare del tempo ha vissuto un lento e continuo abbandono delle

attività antropiche, ed una progressiva e proporzionale di munizione

45

http://www.mountee.eu/it/progetto/

Page 44: Tesi Valentino.pdf

44

della densità demografica, e, allo stesso tempo, rimane un territorio ricco

di biodiversità, risorse paesaggistiche e storico-culturali, ed un tessuto

economico dove il turismo non si è ancora sviluppato.

Il progetto promosso dal Comune, pedemontano e parzialmente montano

di Budoia, nella Regione Friuli Venezia Giulia, si sviluppa attorno all'idea

che sia possibile una fruizione turistica rispettosa di ambiente e cultura

locale, ma allo stesso tempo capace di innescare nuovi e diversi processi

produttivi, in una parola sostenibile.

L'obbiettivo principale del progetto è quello di creare una proposta

organica che raccolga le diverse peculiarità territoriali, ambientali e

storico-paesaggistiche rendendole fruibili al turismo rurale. Tale

iniziativa non è indirizzata esclusivamente alla fruizione turistica, ma

anche alla crescita della consapevolezza nella comunità locale delle

opportunità e potenzialità presenti sul territorio46.

Tutto ciò verrà realizzato individuando, mediante il coinvolgimento delle

realtà locali e l’attivazione di una rete interessata di cittadini, quali sono

le emergenze culturali, storiche e naturaliste da valorizzare ed

implementare. Verrà inoltre estesa la rete dei percorsi già esistenti, in

ambito turistico territoriale, collegandoli ed integrandoli tra loro, in

modo da ampliare il raggio del progetto a tutto il territorio

pedemontano.

Risulta inoltre interessante sottolineare come tale progetto prevede

un’attiva partecipazione dei giovani, per far si che venga sensibilizzata e

responsabilizzata anche questa fascia della popolazione che, magari,

nutre un attaccamento affettivo nei confronti del territorio, minore

rispetto a chi è nato e cresciuto in un dato posto.

Infine gli effetti economici che scaturiscono da tale progetto possono

essere riassunti in:

46

Progetto di turismo rurale sostenibile http://www.alpenallianz.org/it/buone-pratiche/302

Page 45: Tesi Valentino.pdf

45

- sviluppo di nuove attività economiche legate al turismo leggero,

rilancio delle attività agricole e artigianali;

- valorizzazione dei saperi locali, recupero della cultura del

territorio, partecipazione (in particolare delle realtà giovanili);

- Arresto dell'abbandono del territorio, tutela della natura e del

paesaggio.

A differenza del primo progetto descritto, questo si focalizza sul turismo

rurale e sulla valorizzazione del territorio, e presenta uno diverso ambito

della sostenibilità. Valorizzare ed implementare il territorio montano,

rendendolo idoneo ad un tipo di turismo diverso rispetto a quello

comune, determina la volontà di uscire dal vecchio paradigma di

pensiero, per cui il turismo montano veniva, e tuttora viene visto, come

un turismo o sportivo o rivolto ad una fascia della popolazione non

giovane. Scardinare tale pensiero rappresenta un punto di partenza

fondamentale per l’attuazione di una serie di progetti di riqualificazione

territoriale, sociale e anche economica.

c. Teleriscaldamento Pusteria – Comune di Dobbiaco

Questo progetto di Teleriscaldamento, prevede la costruzione di un

impianto termico a biomassa per la fornitura al paese di energia a

distanza, derivata da risorse locali e rigenerabili.

Rispetto ai riscaldamenti singoli spesso, dallo scarso grado di efficacia, la

centrale di teleriscaldamento presenta numerosi vantaggi,non solo

permette di ridurre la percentuale dell’inquinamento derivante dalle

sostanze nocive abitualmente utilizzate per il riscaldamenti, ma permette

parallelamente di valorizzare le risorse locali, diminuendo, non dovendo

ricorrere a fonti estere, i costi dell’energia per i consumatori.

Il progetto fu pensato nel 1995 ed attuato nella città di Dobbiaco. Appare

interessante riflettere non solo sulla data dello sviluppo del progetto ma

Page 46: Tesi Valentino.pdf

46

anche sul perché progetti simili non siano stati attuati nei Comuni

limitrofi. Senza voler polemizzare, appare evidente come il progetto,

sviluppato ben 17 anni fa, rappreseti una valida alternativa sia per

l’ambiente che per i cittadini. In un periodo di crisi, sia economica ed

ambientale, dove le fonti energetiche esauribili vanno progressivamente

diminuendo, la creazione di centrali di biomassa rappresenti una valida

soluzione sia per alleggerire i costi energetici sostenuti dai cittadini, sia

per salvaguardare e tutelare il microclima montano e, applicandolo

anche alle regioni della pianura, anche a quello dell’intero mondo.

Pare lecito chiedersi ed interrogarsi circa il perché della mancata

realizzazione di progetti analoghi e soprattutto circa il perché della

scarsa informazione circa tali proposte di Sostenibilità ambientale47.

d. Vacanza senz’ auto in Alta Pusteria - Comune di Sesto

Questo progetto, mira a fornire una possibile alternativa al classico

turismo montano, andando a ridurre drasticamente l’utilizzo delle

automobili per gli spostamenti, andando a salvaguardare la purezza del

territorio montano e prevenendo l’accumularsi di smog e polveri sottili

durante i periodi di vacanza.

Grazie ad una serie di provvedimenti si dovrà riuscire a calmierare il

traffico automobilistico in una regione a vocazione turistica, optando per

proposte che rinuncino all‘auto.

Riduzione del traffico automobilistico ed implementazione di alcuni degli

elementi di un turismo duraturo sono le parole chiave che caratterizzano

tale progetto. Per attuare tutto ciò verranno migliorati i servizi pubblici

comunali che forniranno una valida alternativa all’automobile. VA

comunque precisato che l’intento di questo progetto non è solo quello di

47

Progetto di sviluppo di Centrali energetiche a Biomassa www.alpenallianz.org/it/buone-pratiche

Page 47: Tesi Valentino.pdf

47

sensibilizzare i turisti, ma anche coloro che abitano nel comune di Sesto,

cercando di migliorare e cambiare la abitudini dei cittadini stessi, per far

si che il cambiamento d’atteggiamento sia duraturo e diventi un vero e

proprio stile di vita48.

Ecco che quindi anche lo sviluppo ed il miglioramento di quelli che sono i

servizi pubblici rientrano nell’ambito della Sostenibilità.

e. Rete Museale della Carnia

La rete museale della Carnia è nata per l’esigenza di valorizzare e

promuovere il patrimonio museale della Carnia. Essa era composta da

cinque realtà principali e da altre quindici realtà pre-museali e proto

museali coordinate al fine di realizzare la gestione delle risorse

disponibili.

Gli obiettivi di tale progetti sono:

- Sviluppare una nuova politica museale in tutto il territorio carnico

con un’azione coordinata di cogestione delle strutture museali.

- Agevolare l’apertura delle strutture museali con l’obiettivo di

ottimizzare i tempi di apertura ed i servizi dei musei.

- Creare percorsi integrati coinvolgendo più realtà museali e/o

culturali artistiche, ed itinerari di interesse turistico-culturale-

naturalistico che permettano di soddisfare più tipi di utenza.

- Diminuire i costi di gestione delle strutture museali.

- Valorizzare il patrimonio esistente anche mediante interscambi

con altre realtà museali operanti sia in Regione che in ambito

nazionale ed estero.

- Sviluppare il turismo scolastico legate alle attività didattiche

realizzabili all’interno dei vari musei.

48

Comune di Sesto, progetto per le vacanze senz’auto, per un turismo eco-sostenibile http://www.alpenallianz.org/it/buone-pratiche

Page 48: Tesi Valentino.pdf

48

- Creare possibilità lavorative per i giovani del territorio.

Grazie a questo progetto si è potuto superare, tramite la rete museale

della Carnia, la situazione di precarietà in cui versavano piccoli musei 49.

Tale progetto, a mio avviso assolutamente interessante, rappresenta

un’ulteriore variabile dei campi d’attuazione della sostenibilità. Il

miglioramento delle aree museali non solo aumenta la possibilità

d’interesse verso le realtà montane, ma contribuisce ad aumentare la

consapevolezza negli abitanti, delle svariate potenzialità e ricchezze che

il territorio offre loro.

La cultura e la diffusione della stessa, nella fattispecie la cultura

territoriale, permette un approccio più consapevole ed influenzante circa

la tutela del territorio.

f. Progetto transfrontaliero di valorizzazione della filiera turistica

integrata con le filiere del legno e dell'agro-alimentare, per la

promozione del turismo alpino nelle stagioni intermedie

Il progetto si propone di formulare proposte turistiche concrete e

innovative per le mezze stagioni (primavera e autunno), affinché le

stazioni montane, che finora hanno puntato prevalentemente sulla

stagione invernale, si attrezzino per promuovere un turismo

maggiormente diversificato, esteso a vasti territori, capace di orientare lo

sviluppo delle località turistiche in termini di spiccata sostenibilità

ambientale e sociale.

Il progetto mira a definire un prodotto turistico capace di garantire un

notevole valore aggiunto, esteso all'economia locale dei tre comuni

montani dell'area di frontiera, grazie alla caratteristica di essere basato

sulla stretta integrazione tra azioni pubbliche e interventi privati e sul 49 Progetto Museale Carnia http://www.carniamusei.org

Page 49: Tesi Valentino.pdf

49

fatto che si punti a rivitalizzare le stagioni intermedie tradizionalmente

morte rispetto al turismo invernale ed estivo.

La sfida più difficile è rappresentata dalla volontà di costruire un

prodotto che trae il suo punto di forza dalla valorizzazione dell'intera

filiera turistica e delle filiere ad essa più legate (agro-alimentare e legno)

che coinvolgono numerosi operatori locali. Un dettagliato programma di

formazione, comunicazione, promozione e commercializzazione punterà

a rafforzare l'identità locale, la coesione sociale transfrontaliera e

l'attrattività residenzale delle località. Gli obiettivi più importanti che si è

posto tale progetto sono:

- Costruzione di un nuovo modello di turismo che consideri le

stagioni autunnali e primaverili in modo da rivitalizzare in quei

mesi le località sia dal punto di vista sociale che economico;

- Azioni di comunicazione interna ed esterna rivolta all'intera area

di interesse;

- Attività di formazione rivolta agli operatori commerciali,

albergatori, ristoratori, guide naturalistiche e alpine, maestri di

sci;

- Organizzazione di un forum aperto rivolto alle popolazioni;

- Interventi manutentivi al servizio del ponte tibetano più lungo del

mondo sulla Piccola Dora tra i Comuni di Clavière e Cesana e

lungo il percorso pedonale e cicloturistico in alta quota

denominato Clavierissima che si sviluppa nei territori comunali di

Clavière, Cesana e Montgenèvre;

- Interventi promozionali vari;

- Coordinamento generale tra le attività.

Tale progetto fornisce un importante spunto di riflessione circa la

volontà di rendere il territorio montano come più accessibile,

svecchiandolo dal pregiudizio cui viene rivestito. Comunemente

infatti, nell’immaginario collettivo, i territori montani non vengono

Page 50: Tesi Valentino.pdf

50

considerati come luogo di vacanza nelle stagioni intermedie, vengono

infatti considerati come luoghi da visitare durante la stagione estive

ed invernale soprattutto dagli amati dello sport. Ma la montagna non

è solo questo e non può continuare ad essere vista come tale dai

cittadini. È proprio per tale motivo, e per l’intento di riqualificare i

territori montali, che tale progetto rientra nella categoria dei progetti

sostenibili.

Dopo aver analizzato questa rassegna significativa di progetti, che

rappresentano dei casi esemplari, volti ad approfondire la tematica della

sostenibilità montana, risulta più semplice passare al capitolo successivo in cui

si calano i progetti di sostenibilità ambientale nella realtà della regione montana

del Comelico Superiore.

Page 51: Tesi Valentino.pdf

51

CAPITOLO TERZO

IDEE, PROPOSTE E OPPORTUNITÀ FRA MARGINALITÀ E SVILUPPO: IL CASO DI

COMELICO SUPERIORE 3.1 Analisi ambientale: non un comune Comune di montagna

E’ risaputo che nel raccontare ad altri il luogo in cui si è nati e cresciuti si abbia

la tendenza a esagerare nel descrivere bellezze e particolarità che spesso

riportano alla mente ricordi positivi e talvolta nostalgici. Non posso fare a meno,

in questo caso, di coinvolgere mia nonna: ottant’anni, una vita di duro lavoro e

sacrificio, due guerre mondiali vissute sulla propria pelle; abbandonandosi ai

ricordi non manca mai di rievocare col sorriso e con visibile gioia le lunghe

giornate passate sui prati con le mucche al pascolo, quelle nei boschi a

raccogliere funghi da barattare con il primo mercante di città o le notti a

dormire nel fienile di famiglia. E’ innegabile, al di là dei sentimenti e delle

emozioni che tali immagini rievocano, la reale bellezza di un territorio con

un’inconfondibile fisionomia costituito da immensi boschi di abeti, alternati a

verdissimi prati picchiettati qua e là di case e di fienili, in un succedersi di paesi

coronati da cime che formano un panorama a dir poco suggestivo.

Lungi da descrizioni di parte, è stato proprio il poeta italiano Giosuè Carducci in

Cadore a descrivere il territorio che andrò a sescrivere in questo capitolo:

Page 52: Tesi Valentino.pdf

52

“Afferran l'armi e a festa i giovani tizianeschi scendon cantando Italia: stanno le donne a' neri veroni di legno fioriti di geranio e garofani; Pieve che allegra siede tra' colli arridenti e del Piave ode basso lo strepito, Auronzo bella al piano stendentesi lunga tra l'acque sotto la fosca Ajàrnola; e Lorenzago aprica tra i campi declivi che d'alto la valle in mezzo domina, e di borgate sparso nascose tra i pini e gli abeti tutto il verde Comelico; ed altre ville ed altre fra pascoli e selve ridenti i figli e i padri mandano: fucili impugnan, lance brandiscono e roncole: i corni de i pastori rintronano50”.

Il Comelico, con estensione di 280 kmq, è un’area montuosa del Veneto situata

nella parte più a nord della provincia di Belluno; in senso geografico appartiene

alla zona più conosciuta del Cadore. Storicamente il Comelico fece parte per

secoli della Comunità Cadorina e ne costituì una delle dieci centurie. Tutt’oggi è

baluardo montano del Veneto, confinante con Friuli Venezia Giulia, Trentino

Alto - Adige e Austria; le cime che invece racchiudono la valle del Comelico sono

le Dolomiti, nominate dall’Unesco nel 2009 Patrimonio dell’Umanità. Questa

valle è chiusa a nord dall’arco appartenente alla catena carnica con cime

superiori ai 2.000 metri quali il Peralba (monte che ospita le sorgenti del Piave),

Vallona e Cavallino; a sud-est dal Siera, dalle Terze, dal Tudaio, dal Popera di

Valgrande; infine a sud-ovest dalla catena dell’Aiarnola-Popera.

50

www.letteraturaitaliana.nt/pdf/volume_9/t215.pdf

(Fonte: http://www.valcomelicodolomiti.it/it)

Fig. 3.1 – Cartina panoramica Comelico Superiore

Page 53: Tesi Valentino.pdf

53

(Fonte: http://www.valcomelicodolomiti.it)

Il Comelico si presenta ricco di boschi di abeti e si distingue per il vasto tappeto

di prati da fieno e da pascolo; sui pendii sono generalmente poste le abitazioni

permanenti riunite in borgate e villaggi, dove alle antiche costruzioni

prevalentemente di legno, si vanno sostituendo case di più recente

fabbricazione. Dal punto di vista ambientale alle abitazioni si affiancano i laghi

di origine naturale nonché i corsi d’acqua che scorrono verso l’Adriatico. Il

fiume Padola, rilevante a livello storico in quanto teatro di scontri e battaglie

durante la Grande Guerra, fluisce nella valle del Comelico per poi affluire

assieme al torrente Digon nel Piave. A questo proposito è di fondamentale

importanza il limite altimetrico dell'area permanentemente abitata,

corrispondente all’isoipsa di 1.400 metri ed è raggiunto dalle case più elevate di

Danta. Se si dovesse altresì prendere in considerazione la quota più alta delle

case di ciascuno dei paesi più elevati, si potrebbe ricavare per le abitazioni

permanenti una media altitudine di 1.319 metri, quota che per le Alpi Venete

risulta essere piuttosto elevata.

Conseguenza diretta di tale altimetria e più in generale della posizione

geografica della zona, è il clima. Di pari passo con le caratteristiche climatiche

delle regioni alpine ci troviamo in presenza di autunni e inverni rigidi e di

primavere ed estati miti. La temperatura media annua oscilla tra i 6.6 °C

Fig. 3.2 – Cartina del comprensorio montano del Comelico

Page 54: Tesi Valentino.pdf

54

registrati nella stazione di S.Stefano e i 4,8 °C rilevati in corrispondenza del

passo Monte Croce-Comelico51. Durante i mesi più freddi ossia quelli compresi

fra dicembre e febbraio, le temperature raggiungono anche picchi di -20 °C

seppur le medie di stagione si aggirino attorno ai -3 °C. Tali condizioni

favoriscono le abbondanti precipitazioni nevose, le quali se da un lato creano

numerosi disagi legati soprattutto alla viabilità e alla mobilità, dall’altro creano

il presupposto per il buon andamento dell’economia legata al settore turistico,

non meno rilevante nella stagione estiva.

E’ dunque nel contesto sopra descritto che si pone il Comune di Comelico

Superiore, diviso nelle quattro frazioni di Candide (sede municipale),

Casamazzagno, Dosoledo e Padola. Con i suoi 2.343 abitanti, insediati a

un’altitudine media di 1210 metri sul livello del mare, è il Comune più

settentrionale della regione Veneto, una vera e propria culla ambientale e

culturale nel cuore delle Alpi Orientali.

Legati storicamente ad una forte tradizione e ad un’identità culturale tipiche dei

villaggi alpini, che si rispecchia ancora in molti ambiti della quotidianità, gli

abitanti sono testimoni attivi di quella che nei capitoli precedenti abbiamo

chiamato la sfida del vivere in montagna. Il Comelico Superiore non è infatti

considerabile come una semplice isola felice in mezzo al verde ma va inserito in

quel contesto che vede le zone di montagna come zone svantaggiate, fragili e

marginali rispetto ai poli di sviluppo maggiori, situati in zone di pianura. Ad

aggiungersi ai già citati motivi di questa marginalità vi è la storica chiusura, di

questa zona rispetto a quelle confinanti, dovuta alla già descritta conformazione

naturale montuosa che la caratterizza. Solo negli anni ’80 fu costruita e aperta al

traffico la Galleria Comelico, provvidenziale per la sostituzione nell’utilizzo

dell’unica strada per il collegamento con il Cadore presente in precedenza,

alquanto tortuosa e di difficile percorribilità. Chiusura peraltro rafforzata dal

confine con il Trentino Alto Adige, che nella fattispecie si concretizza nei

territori di matrice tedesca del Sud-Tiröl (matrice riscontrabile anche nella

cultura popolare del vicino paese di Sappada) e nella conseguente difficoltà di

51

Dati relativi agli studi sul clima inseriti in www.comelicocultura.it

Page 55: Tesi Valentino.pdf

55

comunicazione e collaborazione, incrementate inoltre dallo storico astio dovuto

agli avvenimenti relativi alle guerre del ‘900 che, in parte, si combatterono

proprio in queste zone.

Forse, volendo dare una diversa connotazione a questa forma di isolamento, si

possono notare alcuni fattori positivi a dimostrazione della forte capacità di

adattamento della popolazione comelicense. Sembra infatti inconfutabile il

mantenimento di una forte matrice culturale legata ai valori tradizionali,

tramandati in passato per via orale e giunti quasi immutati fino ai giorni nostri.

Tali valori si riflettono essenzialmente in alcuni ambiti lavorativi legati ai settori

silvo-pastorali o artigianali e più in generale nell’attaccamento alle tradizioni

folcloristiche e popolari, riscontrabili per esempio nel caratteristico carnevale.

Espressione massima di questa matrice culturale è il tipico dialetto parlato in

Comelico di matrice ladina e unico nel suo genere.

A sottolineare ulteriormente il forte connubio tra la popolazione locale e il

territorio vi è la particolare forma di organizzazione sociale che fonda le sue

radici nella storia e che si concretizza nel ruolo gestionale delle Regole di

Comunione Familiare che verranno in seguito specificate, che da secoli operano

allo scopo di incrementare il benessere nell’area in modo sostenibile in

collaborazione con la Comunità Montana, di più recente istituzione.

3.2 Dinamiche demografiche ed economiche

L’evoluzione storica del Comelico presenta molti caratteri comuni a quella del

resto della montagna bellunese, caratterizzata da una lunga fase di economia

agricola e pastorale che, a partire dalla seconda metà del ‘900, è stata affiancata

e in seguito quasi del tutto sostituita, dall’economia industriale sviluppatasi in

Cadore e più in generale nelle zone prealpine. Quando, nel 1895, a Comelico

Superiore si contava una popolazione totale di 3066 abitanti52, il dato parallelo

relativo al numero di capi di bestiame registra 2372 unità. E’ dunque di estrema

52

Gruppo di ricerche culturali di Comelico Superiore, Care vecchie immagini, pag. 14, 1985

Page 56: Tesi Valentino.pdf

56

facilità constatare come l’allevamento sia stato inizialmente la principale fonte

di sostentamento, grazie alla conseguente produzione di generi alimentari di

primaria importanza e alla più ampia gamma di lavori legati a tale pratica. Quasi

tutto, doveva essere prodotto in valle e la parola d’ordine era autosufficienza.

Ecco allora il sorgere di necessità come la produzione del pane attraverso la

macinazione della farina al mulino piuttosto che lo svolgimento dei lavori che

oggi chiamiamo tradizionali quali l’arrotino, lo stagnino, il fabbro o il falegname.

Ricchezza storica del Comelico, in quanto zona di montagna, era costituita dal

pregiato legname delle foreste; oltre allo smisurato valore intrinseco del

materiale, va sottolineato il grande apporto all’economia della zona che esso ha

donato, specialmente fino alla metà del ‘900.

Tutt’oggi le attività relative alla lavorazione del legno costituiscono

un’importante fonte di reddito e si possono inoltre ammirare gli sbarramenti

artificiali costruiti in prossimità dei fiumi (particolare oggetto d’attrazione

turistica è quello situato a Padola e chiamato in dialetto Stua), che hanno

storicamente reso possibile la fluitazione dei tronchi verso la pianura e la città.

Nel dopoguerra, l’incapacità di creare occasioni di lavoro stabili che fossero

diverse dalle attività tradizionali, riscontrabili in una marcata difficoltà di

sostentamento, sfociarono nel fenomeno dell’emigrazione prevalentemente

verso il mercato tedesco. Purtroppo ad andarsene non furono solamente operai

generici o specializzati ma anche tecnici, diplomati e laureati, impoverendo così

la terra natale dal punto di vista culturale. Nel Comune di Comelico Superiore,

nel 1971, l’emigrazione incideva per il 10% sul totale della popolazione che

contava 3489 abitanti.

Più in generale, confrontando i dati ISTAT relativi alle tendenze demografiche

negli anni tra il 1951 e il 2011, si registra un marcato fenomeno di

spopolamento, con il passaggio da 4102 unità a 2343, per un decremento totale

pari al 43%53. A porre l’accento sulla negatività di questa tendenza si aggiunge il

saldo sociale annuo quasi sempre negativo e l’aumentare dell’indice di

invecchiamento affiancato dal decremento dell’indice di natalità.

53

ISTAT, Censimenti generali della popolazione.

Page 57: Tesi Valentino.pdf

57

Fig. 3.3 – Popolazioni residente ai censimenti

Più in generale, tali dinamiche demografiche sono facilmente riconducibili al più

ampio e complesso fenomeno di spopolamento delle aree alpine riscontrabile

inoltre in tutte le zone montuose del pianeta.

Dal punto di vista delle attività economiche la situazione non è poi molto più

rosea. In primo luogo, il numero degli occupati impiegati nel settore silvo-

pastorale è in continuo calo benché alcune aziende agricole si mantengano in

attivo stando al passo con le tendenze del mercato attraverso l’uso di moderne

tecnologie. In secondo luogo, la competitività dei mercati esteri e la drammatica

riduzione del valore di vendita del pregiato legno del quale sono ricche le

foreste del Comelico (81,2% in meno rispetto al prezzo espresso in €/mc del

195554), ha fortemente condizionato uno sviluppo del settore legato alle risorse

forestali, portando alla chiusura della maggior parte delle segherie, nonostante

la marcata presenza sul territorio di attività legate specialmente all’artigianato

del legno, specializzato nella produzione di arredamenti in stile montano e in

forme d’arte come la scultura.

A proposito dell’artigianato è d’obbligo ricordare la tipicità comelicense del

settore dell’antiquariato che rappresenta una cospicua fonte di reddito, senza

lasciar scomparire quella che è un’attività tradizionale, collegamento tra un

presente e un passato non poi così lontano. Infine, va evidenziato come la

posizione in quota del Comune e più in generale la sua conformazione

54

D. Pettenella e M. Ciotti, Le Alpi che cambiano, a cura di M. Pascolini, cit. p.512

Page 58: Tesi Valentino.pdf

58

territoriale, non abbiano favorito nel corso degli anni all’insediamento di medie

e grandi industrie, soprattutto a causa della scarsa accessibilità territoriale.

Tale marginalità ha imposto, nella maggior parte dei casi, flussi pendolari verso

zone diverse, come quella del Cadore o Longarone piuttosto che Belluno, più

sviluppate e ricche di possibilità occupazionali.

Le zone soggette a pendolarismo sono infatti note per la presenza dell’industria

dell’occhiale che avviatasi già a fine ‘800, ha raggiunto l’apice del suo sviluppo

negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso per poi precipitare nell’attuale crisi.

Apparentemente in contrasto con questo quadro negativo è il settore turistico

che riveste un ruolo importante nell’economia della zona. Comelico Superiore

gode in questo caso di una bellezza paesaggistica senza eguali, la quale attira

molti amanti della montagna e della natura sia durante la stagione invernale che

in quella estiva. Una forma di turismo minoritario, rispetto a quella della

decisamente più conosciuta e vicina Cortina d’Ampezzo, che si fonda

principalmente sul turismo invernale grazie alla presenza nella frazione di

Padola, di moderni impianti sciistici collegati con il complesso della Val Pusteria

e inseriti nel rinomato circuito del Dolomiti Superski. Sarà interessante capire

nei paragrafi a seguire, come questa forma di turismo non sia sufficientemente

redditizia per l’economia dell’area e come abbia inoltre lasciato spazio a quella

che ritengo essere una non controllata speculazione edilizia.

Fig. 3.4 - Distribuzione della popolazione nella Comunità Montana di Comelico e Sappada

(Fonte Le Alpi che Cambiano, a cura di Mauro Pascolini)

Page 59: Tesi Valentino.pdf

59

Per concludere vorrei proporre una differente interpretazione delle dinamiche

economiche recenti, avvalendomi della classificazione dei comuni alpini redatta

da Bätzing55.

Ecco allora che l’applicazione di questo modello, di seguito illustrato, permette

di integrare le riflessioni in termini di caratterizzazione specifica delle porzioni

di queste aree e dei rapporti interni ed esterni che esse stesse intrattengono.

Fig. 3.5 - I Bätzing Types per i comuni del Cadore

(Fonte Le Alpi che Cambiano a cura di Mauro Pascolini, p.97 )

Come si evince dalla figura 3.5, Comelico Superiore (che ho marcato sulle carta

con un punto nero) è considerato, da tale classificazione, un comune in

equilibrio e ha mantenuto tale denominazione, in mancanza di dati più recenti,

nel trentennio fra il 1981 e il 2001.

55

BÄTZING in Le Alpi che Cambiano, a cura di Mauro Pascolini, p.97

Page 60: Tesi Valentino.pdf

60

Secondo Bätzing, rientrano in questa categoria i comuni che presentano una

relazione equilibrata fra tutti e tre i settori di impiego e una percentuale di

pendolari in uscita non superiore al 50%.

E’ dunque opportuno riflettere sul fatto che nonostante le sopracitate difficoltà

legate ai fattori morfologici e di accessibilità nonché il calo dell’impiego nel

settore agricolo, il Comelico è comunque caratterizzato da un economia di tipo

polifunzionale.

E’ infine constatabile come tale polifunzionalità sia ritenuta dagli esperti un

indice positivo poiché essa:

“(...)coniugata con il policentrismo già presente, permette di superare i rischi connessi con un’eccessiva polarizzazione dello sviluppo e prospetta le potenzialità di un’integrazione tra aree con funzioni differenti 56”.

3.3 Le Regole: tra passato, presente e nuove prospettive

In molte località europee sopravvivono delle proprietà collettive. Vicinie, regole,

partecipanze, consorterie sono alcuni dei nomi che le contraddistinguono. La

parola Regola in Cadore e in Comelico indica allo stesso tempo un insieme di

beni agro-silvo-pastorali quali boschi, prati, pascoli e una comunità di persone,

dette regolieri, che possiede e gestisce collettivamente questi beni. Attestate nei

documenti fin dal XII secolo, ma certamente di origini ben più antiche, le Regole

furono abolite nel XIX secolo per essere ripristinate nel 1948 e amministrano

ancora oggi il patrimonio comune. Risalgono addirittura al Duecento i patti o

statuti formalizzati, per iscritto detti laudi, i quali sancirono i diritti di gestione e

godimento del territorio e regolarono l’uso delle proprietà collettive, le quali, in

quanto appartenenti da tempo immemorabile alla comunità originaria, furono

più tardi riconosciute essere indivisibili, inalienabili e vincolate in perpetuo alla

loro destinazione d’uso. Un patrimonio in comproprietà quindi, da trasmettere

di padre in figlio, dove uso conservativo e produttivo coincidono. Va altresì

56

B. CASTIGLIONI, La rappresentazione delle dinamiche territoriali in area alpina, in Le Alpi che cambiano, a cura di M. Pascolini, cit. p 98

Page 61: Tesi Valentino.pdf

61

riconosciuto alle Regole di Comunione Familiare, il grande merito di aver saputo

adeguare nel tempo la propria funzione, promuovendo fino ai giorni nostri

numerose azioni di valorizzazione dell’ambiente indirizzate alla fruizione

sostenibile del territorio. Ciò non solo per il mantenimento delle estese

proprietà boschive e per l'assetto socio-economico della popolazione (a maggior

ragione fino a quando è perdurato lo stretto rapporto tra la natura dei beni

comuni e le attività lavorative proprie di una economia fondata su agricoltura e

pastorizia) ma anche per il ruolo di ente autonomo locale con ampi spazi di

autogoverno che ha condotto alla costruzione, nel corso degli anni, di vere e

proprie opere pubbliche quali case, edifici scolastici, strade e opere per il culto.

Rimane importante, in questo caso, evidenziare come suddetto merito si sia

progressivamente attenuato essenzialmente per due ragioni riconducibili a

fattori esterni alle Regole. In primo luogo, il subentrare delle competenze

amministrative dei Comuni che dal dopoguerra in poi hanno contribuito a

incrementare l'intervento pubblico a livello frazionale, affiancato alla naturale

evoluzione socio-economica di molte zone di montagna nelle quali il turismo e

le attività del terziario hanno soppiantato l'antico sistema economico agro-silvo-

pastorale. Secondariamente, la forte crisi del mercato del legno, risorsa prima e

unica nel bilancio di questi enti, ha impedito ulteriori investimenti

rappresentando, ancora oggi, un fattore critico decisamente rilevante.

Oltre ai fattori già elencati è d’obbligo tenere in considerazione il fenomeno che,

a mio avviso, mina maggiormente le basi per un futuro prospero e durevole di

questi enti, con particolare riferimento alle sedici Regole presenti nel territorio

del Comelico (non ho elementi a sufficienza per estendere il personale giudizio

ad altre simili realtà, quali per esempio quelle d’Ampezzo). Si tratta dell’ormai

avviato e continuo calo di interesse e di fiducia verso queste istituzioni, in primo

luogo da parte di una fetta di popolazione contraddistinta per lo più dai giovani

e in seconda analisi, fatto assai più negativo, da parte degli stessi regolieri, i

quali sembrano tendenzialmente allettati dai diritti acquisiti senza

preoccuparsi degli altrettanto importanti doveri.

Quest’ultimo punto è testimoniato dalla scarsa affluenza dei capifamiglia alle

assemblee generali, momento fondamentale della vita comunitaria durante il

Page 62: Tesi Valentino.pdf

62

quale, di norma, si dovrebbe discutere, deliberare nonché votare. Ecco allora

che si viene a creare un governo di pochi, una sorta di oligarchia tendente per

natura all’accentramento e all’impoverimento ideologico che lascia,

conseguentemente, ampio spazio alla cura degli interessi personali a discapito

della comunità. E’ quindi evidente come questo fenomeno cresca di pari passo

con la perdita di fiducia nelle Regole e come, d’altro canto, sia difficile

mantenere o creare interesse e partecipazione nelle nuove generazioni le quali

sembrano essere distanti dal comprendere e abbracciare l’insieme di valori e

presupposti che un tempo furono fondamentali per la vita della comunità.

E' indubbio comunque che le potenzialità delle Regole e di simili enti siano assai

ampie e importanti, benché questi ultimi richiedano a mio avviso, per potersi

riappropriare del ruolo primario acquisito nel tempo, una modernizzazione

strutturale.

Dalla ridefinizione istituzionale e statutaria, necessaria dopo secoli di

immutabilità, al rinnovamento delle forme di intervento in modo consono allo

sviluppo economico e sociale delle genti di montagna.

Contestualmente al primo dei due punti e con riferimento all’attuale assetto a

Comelico Superiore, risulta lecito e spontaneo chiedersi se siano ancora

necessarie quattro distinte Regole, una per frazione, per gestire il patrimonio

boschivo e le poche pratiche burocratiche o se non sia migliore l’idea di un

accorpamento in un unico ente, operante a livello comunale.

Limitare, dunque, i costi burocratici e di mantenimento di ogni singola Ceda d’la

Regola57, unendo il patrimonio accumulato nel tempo al fine di poter operare

con scelte ed interventi mirati all’intera comunità e non al singolo paese,

eliminando in questo modo anche gli antichi campanilismi che tutt’oggi

rovinano quella che dovrebbe essere un’opportunità da sfruttare per migliorare

il territorio e favorire il benessere degli abitanti.

Politiche per agevolare l’inserimento dei giovani e incrementare in essi

l’interesse e la credibilità nei confronti dell’ente, dovrebbero di fatto essere

57

Espressione usata nel tradizionale dialetto di Comelico Superiore per indicare la Casa della Regola, ossia la sede fisica di questa istituzione, nella quale si svolgono le assemblee tra i regolieri e si svolgono le principali funzioni di carattere burocratico.

Page 63: Tesi Valentino.pdf

63

inserite nelle agende dei regolieri, anche per tentare di garantire continuità e

futuro al ruolo di un’istituzione sempre meno considerata.

In relazione al secondo punto, una volta constatato il superamento

dell’importante ruolo un tempo acquisito, quando l’economia locale andava

pressoché di pari passo con quella della Regola, e appurato il forte decremento

delle possibilità di spesa per gli interventi pubblici dovuto al già citato drastico

calo del valore del legno in quanto unica entrata di bilancio, risulta necessario

trovare nuove forme di guadagno derivante da attività sostenibili, a

giustificazione dello stesso perdurare di tali istituzioni.

A tal proposito, rimando le proposte e i sentieri percorribili al prossimo

paragrafo, nel quale saranno proposte alcune delle possibili applicazioni del

concetto di sostenibilità nel contesto socio-economico di Comelico Superiore.

Per concludere, l’auspicio è che in questa prospettiva di modernizzazione e

rinnovamento si possa ritrovare l’importanza sociale e ambientale che da

sempre caratterizza le Regole di Comunione Familiare, affinché,

nell’indifferenza sempre maggiore, non si segni il destino di tali antiche ed

originali istituzioni.

3.4 Sui sentieri della sostenibilità

La riflessione, proposta nei paragrafi precedenti, riguardo alle trasformazioni

strutturali relative alla demografia, all’economia, alla società e all’ambiente del

Comune di Comelico Superiore, non solo mette in luce la grande problematicità

di questo territorio ma pone anche l’accento sulla necessità di ricercare

strategie comuni per un futuro sviluppo in chiave sostenibile.

Ecco allora il delinearsi di quattro sentieri percorribili. I primi tre hanno a che

fare strettamente con la valorizzazione e la fruizione delle risorse rinnovabili

presenti in Comelico quali le foreste, le risorse idriche, il fotovoltaico ed il

biogas. L’ultimo percorso, propone una revisione delle politiche relative al

turismo di montagna calato nella realtà comelicense, con l’intento di evidenziare

le molteplici applicazioni sostenibili di questo settore.

Page 64: Tesi Valentino.pdf

64

a) Le risorse forestali

Il mercato dei prodotti e dei servizi forestali ha subito radicali trasformazioni

nel corso degli ultimi decenni, con un immediato impatto negativo e

significativo sulle attività economiche di settore e sulle forme di gestione dei

terreni boschivi, risorsa fondamentale per il suolo montano. E’ constatato come

questo fenomeno si possa riscontrare senza difficoltà anche nella realtà del

Comelico non solo per la caratteristica gestione del patrimonio da parte delle

Regole che provvedono regolarmente alla vendita di lotti boschivi, ma anche per

l’effettiva specificità e qualità del legname locale, la zona è stata infatti oggetto

di un’indagine volta a definire con certezza numerica il processo di svalutazione

della materia prima in questione.

Fig- 3.4 - Andamento del prezzo del macchiatico in euro

(Fonte: Le Alpi che Cambiano a cura di Mauro Pascolini)

Tale analisi, svolta da Davide Pettenella e Michele Ciotti entrambi membri del

Dipartimento di Territorio e sistemi agro-forestali dell’Università di Padova,

Page 65: Tesi Valentino.pdf

65

prende in considerazione la variazione del prezzo di vendita del macchiatico in

circa 1330 lotti, negli anni tra il 1955 e il 200558.

Come si può notare dal grafico qui sopra, che riporta i dati dell’indagine, a parte

le oscillazioni positive registratesi negli anni tra il 1973 e il 1980, nei quali le

due crisi petrolifere59 causarono un momentaneo effetto al rialzo nel prezzo di

tutte le materie prime, il valore del macchiatico è andato via via drasticamente

calando, passando dal prezzo medio di 276, 46 €/mc nel 1955 ai 51,96 €/mc nel

2005, con un’effettiva riduzione dell’81,2% del valore iniziale60. Tra le principali

cause di tale andamento negativo, senza voler entrare nello specifico, troviamo:

- in primo luogo l’aumento del commercio internazionale che ha favorito

nel tempo l’importazione di grandi quantità di legname dall’estero a

prezzi inferiori;

- in secondo luogo, un aumento qualitativo dei sostituti del legno, tra i

quali vanno ricordati per esempio i prodotti MDF o in PVC;

- in terzo luogo, fattore non meno importante, l’influenza sul mercato di

eventi naturali catastrofici come per esempio gli uragani Lothar e Vivian,

che hanno provocato in Europa ingenti danni alle foreste, causando di

fatto un’ulteriore decremento del prezzo di macchiatico.

Ora, dal momento che il mercato sarà sempre più aperto e competitivo, le

nuove tecnologie e la ricerca permetteranno di mettere a punto ulteriori

prodotti sostitutivi del legno e tenuta in considerazione l’impossibilità di

evitare l’accadere di catastrofi naturali, risulta improbabile che si possano

58

Riferito al valore delle piante in piedi che hanno ormai raggiunto la maturità per il taglio. Si tratta di un particolare valore di trasformazione che si ottiene dalla differenza tra il prezzo di mercato dei prodotti trasformati (assortimenti mercantili prima di ulteriori lavorazioni) e le spese necessarie per la trasformazione stessa. La sua importanza deriva dal fatto che, generalmente, il proprietario quasi mai abbatte direttamente il bosco ma lo affida ad imprese contoterziste che dispongono di personale specializzato e adeguate attrezzature per l’abbattimento e che pertanto acquistano dal proprietario stesso le piante in piedi. Il prezzo di macchiatico è quindi ciò che, al momento del taglio, viene percepito dal proprietario del bosco. 59

Si fa riferimento alle crisi energetiche che causarono l’aumento del prezzo del petrolio, dovute rispettivamente alle conseguenze della Guerra del Kippur nel 1973 e della rivoluzione iraniana del 1979. 60

D. Pettenella e M. Ciotti, Le Alpi che cambiano, a cura di M. Pascolini, cit, p.51

Page 66: Tesi Valentino.pdf

66

cambiare in termini significativi le condizioni attuali di remuneratività.

Occorre, quindi, individuare quelle che sono le possibili linee d’intervento, in

chiave sostenibile, da inserire in un più generale progetto di valorizzazione

delle risorse forestali e del settore economico da esse generato, che

comprenda le attività di lavorazione del legno e l’erogazione di beni e servizi

a esso collegati e volte a rilanciare anche il ruolo degli enti gestori di tale

patrimonio.

Si potrebbe iniziare, per esempio, con l’adottare politiche volte a valorizzare

le locali produzioni, da sempre di qualità rispetto a quelle di altre zone,

puntando sulla creazione di consorzi di gestione in grado di pubblicizzare e

promuovere un marchio certificato.

A tal proposito, sono fondamentali le azioni di marketing, riassumibili nei

seguenti interventi, evidenziati con queste parole da Pettenella e Ciotti:

“(...) puntare a produzioni di qualità, su filiere corte e per nicchie di mercato (prodotti artigianali, interventi edilizi di ristrutturazione o edifici pubblici di alta qualità), (...) differenziando le produzioni locali rispetto a quelle estere per la provenienza del boschi, gestiti con alti standard ambientali e sociali, certificati secondo i due sistemi di certificazione forestale del Forest Stewardship Council (FSC) e del Programme for the Endorsement of Forest Certification schemes (PEFC)61”.

Si evince dunque l’importanza di considerare le risorse forestali come un valore

aggiunto a livello zonale nonché regionale e di conseguenza, l’imminente

bisogno di operare e agire in quest’ottica. Ecco, allora, come la certificazione del

legno e la creazione di un marchio di qualità, sarebbero motore non solo di un

rilancio dell’economia di settore ma anche di un incremento del valore di

vendita intrinseco del legname.

Le pregiate produzioni artigianali del Comelico acquisterebbero maggiore

visibilità e valore sul mercato, aprendo la strada al nascere di nuove realtà

imprenditoriali e di conseguenza più opportunità di lavoro.

61

D. PETTENELLA e M. CIOTTI, Legname e nuovi mercati per le risorse forestali: quali prospettive per i boschi delle Alpi?, in Le Alpi che cambiano, a cura di M. Pascolini, cit, p. 60

Page 67: Tesi Valentino.pdf

67

Le stesse Regole trarrebbero un consistente vantaggio economico grazie

all’aumento del prezzo del macchiatico, disponendo quindi di maggiori fondi da

reinvestire sul territorio e tentare di riacquistare il vecchio e importante ruolo

sociale per cui si sono distinte nell’arco della storia.

Negli ultimi anni, inoltre, relativamente alle strategie atte a superare la più

ampia crisi del settore forestale, l’attenzione si è spostata su precisi strumenti

economici, tra i quali, i sistemi per pagamenti ambientali. Sorge a questo punto

la necessità di una breve spiegazione che permetta di comprendere le

meccaniche relative a tali forme retributive.

I Payments for Environmental Services (PES)62 sono uno strumento economico

volto a erogare incentivi ad agricoltori e silvicoltori da parte dei beneficiari di

beni e servizi ambientali, per l’adozione di pratiche agricole sostenibili in grado

di generare effetti positivi per l’ambiente. In altre parole, dato che molti beni e

servizi ambientali non hanno un mercato, coloro che ne godono i benefici non

pagano alcun prezzo mentre coloro che li erogano non sono ricompensati

affatto. Ecco allora che i PES sono un meccanismo che prevede che i fornitori di

suddetti servizi ricevano un compenso per essi (provider gets) e che i beneficiari

paghino il relativo prezzo (user pays).

Risulta quindi ovvio come queste strategie siano facilmente applicabili alle

realtà silvicolturali del Comelico. Si delineano in particolare tre possibili rendite

ambientali divise in:

- servizio idro-geologico;

- servizio di fissazione del carbonio;

- mantenimento della biodiversità.

Esistono, attualmente, schemi PES previsti per tale tipo di prodotti sostenuti

principalmente da fondi pubblici ma per i quali si riscontra un crescente

interesse da parte del settore privato. Per quanto riguarda le risorse idriche, è

risaputo che coloro i quali usano la terra nelle aree a monte, influenzano la

quantità e qualità delle acque a valle. E’ altrettanto noto che la regimazione del

62

Per un ulteriore approfondimento tematico, maggiori informazioni si possono trovare sul sito internet http://www.fao.org/es/esa/pesal/index.html

Page 68: Tesi Valentino.pdf

68

ciclo dell’acqua, rientri nella categoria di competenze assegnate ai gestori delle

proprietà silvo-agricole. Vien da sé affermare che enti come le Regole e le

Comunità Montane potrebbero ricevere un compenso per il lavoro svolto, che

garantisca a valle il consumo di acqua potabile, come l’ingente impiego della

risorsa nei settori agricoli ed industriali, per la pesca ed infine che sia in grado

di permettere il mantenimento degli ecosistemi.

Allo stesso modo, la rimuneratività deriverebbe anche dal processo naturale di

fissazione del carbonio operato dalle foreste, tema di grande attualità, che ha la

tendenza ad assumere un’importanza sempre maggiore.

E’ risaputo che questo processo contribuisce alla diminuzione delle emissioni

nocive di Co², rientrando a pieno titolo negli aspetti cardine per il rispetto delle

direttive impartite nel Protocollo di Kyoto. Di conseguenza, è sempre più in voga

il mercato del carbonio, che trova i principali acquirenti in enti pubblici locali,

regionali o statali, come d’altro canto in industrie private interessate a

compensare le loro emissioni nocive al fine di evitare le pesanti sanzioni

altrimenti imputabili. Che dire poi se gli sforzi e i costi sostenuti per la gestione

dei boschi fossero ricompensati con incentivi per la conservazione della

biodiversità? E sarebbe troppo se anche i responsabili di attività turistiche,

ricreative e sportive, piuttosto che culturali, contribuissero con pagamenti ai

proprietari per la pulizia, la cura e la manutenzione del territorio operate?

Credo che i tempi siano maturi, affinché vengano riconosciuti e remunerati

anche quei prodotti, servizi e benefici derivanti dagli ecosistemi (ecosystem

services), per i quali non esisteva fino a poco tempo fa un mercato.

Per tornare nuovamente a quelle che potrebbero essere, a mio avviso, le linee

d’intervento per tentare di risollevare il trend negativo nel campo delle risorse

forestali, vorrei far notare come un’ulteriore opportunità da sfruttare da parte

dei gestori e dei proprietari dei boschi, tenuti in considerazione i continui

aumenti del prezzo dei combustibili fossili, è la produzione e la vendita di

materiale legnoso da biomassa, atto alla produzione di energia prevalentemente

termica.

Page 69: Tesi Valentino.pdf

69

Per natura, il legno rappresenta da sempre un’importante risorsa energetica che

oltre ad essere rinnovabile, risulta essere pulita in quanto la sua combustione

non genera emissioni nocive e inquinanti.

Se di primo acchito appare scontata la necessità di sviluppare una filiera

produttiva che utilizzi gli scarti della lavorazione di legname derivanti

dall’industria del legno, una volta constatata l’attuale situazione di mercato di

quest’ultima in Comelico, non va tralasciata l’idea di impiegare direttamente

anche tronchi di grande diametro e di buona qualità.

In questa maniera, oltre a percepire un guadagno dalla vendita a terzi del

materiale, si agevolerebbe la costruzione di moderne centrali a biomassa per la

produzione di energia termica e la sua successiva distribuzione, mediante

apposite reti, ad enti pubblici come ad edifici privati, fornendo in questo modo

un’importante servizio alla comunità, sinonimo anche di sviluppo sostenibile.

Per concludere, con una sana dose di realismo e senza molte illusioni, credo che

queste, assieme ad altri interventi inseriti in un più ampio contesto di sviluppo

rurale montano, sembrino essere le misure atte a promuovere il settore

forestale e migliorare le condizioni del mercato del legname e più in generale a

valorizzare le ricche risorse boschive di cui il territorio di Comelico Superiore

dispone, in un’ottica di modernizzazione e rinnovamento in grado di far

comprendere come sia sempre più necessario prestare maggiore attenzione allo

sfruttamento sostenibile delle risorse locali.

b) Le risorse idriche

Si è già parlato, nel corso dell’elaborato, di fonti d’energia rinnovabili e del loro

inserimento nell’ambito dello sviluppo sostenibile. Vale la pena però

approfondire, contestualizzando il tema alla situazione del mio caso di studio,

ponendo maggiore attenzione sulle possibilità offerte da produzione e utilizzo

di codeste risorse.

Nel precedente sottoparagrafo è stata messa in evidenza, tra le altre proposte, la

necessità di utilizzare scarti di lavorazione del legname e non solo, al fine di

Page 70: Tesi Valentino.pdf

70

produrre energia termica da biomassa. Focalizzerei ora l’attenzione sul ruolo

primario che volge ad assumere un’altra risorsa, quella idrica.

Per quanto riguarda la questione acqua, è immediato il collegamento che la

associa alla produzione di energia idroelettrica e alla capacità remunerativa ad

essa relativa. Delicata è invece la questione che tenta di definire a chi

appartenga l’acqua e a chi spettino, e quali siano i diritti del suo utilizzo in modo

da non provocare danni alla collettività e all’ambiente.

Le risorse idriche di Comelico Superiore sono sottoposte, in quanto inserite nel

più ampio contesto alpino, ad una costante pressione causata dalle crescenti

esigenze energetiche delle realtà di pianura piuttosto che cittadine,

specialmente in relazione all’utilizzo nel campo dell’agricoltura, dell’industria e

del turismo.

Tale fenomeno, è testimoniato anche nelle affermazioni di Roland Psenner,

dell’Università di Innsbruck, il quale sostiene che:

“privatizzazioni e liberalizzazioni fanno si che le regioni alpine siano sempre meno in grado di definire se stesse e le proprie esigenze, cosicché gli interessi sociali, ecologici, vitali degli abitanti sono tenuti sempre meno in considerazione.63”

Lo scenario sul territorio in analisi, vede attualmente la presenza di tre

cosiddette centraline per la produzione di energia elettrica che sfruttano il corso

dei fiumi locali, già citati nel primo paragrafo di questo capitolo. Nello specifico,

mi riferisco alla centralina esistente in località Sopalù, che usufruisce delle

acque del fiume Padola, gestita dall’ENEL. Oltre a questa, vi sono altre due

strutture, cogestite dal Comune di Comelico Superiore e dal BIM (Bacino

Imbrifero Montano), poste rispettivamente nella frazione di Padola in

prossimità dell’omonimo corso d’acqua e nella frazione di Sega Digon, ospite di

un’altro degli affluenti del Piave, il Digon appunto.

Di fatto, per quanto riguarda il ricavato dalla vendita dell’energia elettrica

prodotta, si evincono due differenti destinazioni. Nel primo caso, non vi è infatti

alcuna redistribuzione sul territorio dei guadagni, in quanto essi finiscono per

63 R. Psenner, Le Alpi che cambiano, a cura di M. Pascolini, cit, p. 43

Page 71: Tesi Valentino.pdf

71

intero nelle casse dell’ENEL. Nel secondo invece, nonostante il rapporto di

cogestione con un ente esterno che ne trattiene una parte, gli utili sono percepiti

direttamente dal Comune, il quale può utilizzarli e reinvestirli per interventi

utili alla comunità locale.

E’ opportuno in questo caso sottolineare l’importanza rappresentata dall’ultima

realtà configuratasi. In molte regioni montane infatti, l’energia idroelettrica

generata dalle turbine è una fondamentale risorsa e riesce, spesso, a sopperire

al fabbisogno di interi villaggi o comunque quello relativo alle necessità di

edifici pubblici come scuole, ospedali e uffici governativi. Talvolta, in casi

eccezionali dove si riscontra la presenza di centrali di grandi dimensioni, oltre

alle esigenze interne alla comunità è fattibile pensare di soddisfare anche le

richieste di quello che è diventato ormai un vero e proprio mercato dell’energia,

vendendo in questo modo i KW64 prodotti in eccesso. E’ questo, per esempio, il

caso della Val Poschiavo, una regione periferica della Svizzera italiana, dove la

comunità guadagna addirittura il 38% del proprio reddito esclusivamente dalla

produzione e dalla vendita di energia65.

Lungi dal pensare che tale consistente risultato sia perseguibile a Comelico

Superiore, occorre però rimarcare la necessità di definire quali siano le scelte di

natura politica migliori, affinché lo sfruttamento di un bene prezioso come

quello dell’acqua generi ricchezza, prima di tutto per azzerare le spese

energetiche comunali e di conseguenza un riscontrabile ritorno in termini di

beni e servizi di ordine pubblico alla popolazione.

A tal fine, pare lecito, come punto di partenza, operare nella direzione di un

totale affidamento gestionale all’ente comunale delle già presenti centrali, nella

prospettiva che sia proprio quest’ultimo il primo artefice di ulteriori

investimenti nel campo. Più dettagliatamente, andrebbe a mio parere realizzata

la proposta, già inserita nei futuri piani d’intervento, d’installazione di un

ulteriore impianto presso le cascate del Pisandalo66, sfruttando appieno la

64

Unità di potenza elettrica equivalente a 1.000 Watt 65

A.G. DAL BORGO, Il futuro delle Alpi sui sentieri della sostenibilità, cit., p. 105 66

Le cascate del Pisandalo, appartengono al territorio del Comelico e sono situate ad un km dal Passo Monte Croce, linea di confine tra la regione Veneto e il Trentino Alto Adige

Page 72: Tesi Valentino.pdf

72

naturale potenza dell’acqua in caduta libera, che si riversa nuovamente nel

fiume Padola per essere riutilizzata nelle centraline già citate.

Tornando ora all’affidamento gestionale e alle politiche per la concessione

d’utilizzo idrico, preme il bisogno di sottolineare come sia utile e indispensabile,

al fine di evitare lo sperpero di una delle poche fonti ancora a disposizione della

cittadinanza, il ruolo degli enti pubblici. Colgo l’occasione per rafforzare questo

mio pensiero riportando un breve estratto da un’intervista fatta nel 2011 all’ex

Sindaco di Comelico Superiore, Luca De Martin, nel corso della quale affermava:

“A mio parere la concessione di derivazione e intervento su corsi d'acqua deve essere data solo a enti pubblici, per finalità pubbliche. Dobbiamo chiedere che la legge riservi queste iniziative solo agli enti pubblici. Se ci passa davanti il privato ci porta via le uniche risorse che la cittadinanza ha per sopravvivere67”.

A tal fine, urge una immediata inversione dell’attuale tendenza, che denota il

prevalere di progetti presentati da realtà imprenditoriali private.

In sostanza, nella gara per la produzione di energia, i privati fanno risultano ad

oggi vincenti. Essi sembrerebbero più efficienti e più abili degli enti pubblici ad

approfittare delle opportunità che il quadro normativo offre a chi voglia

produrre energia pulita in tempi di crisi del clima e della disponibilità delle

tradizionali fonti fossili. Tale efficienza non si rifletterebbe però, a mio avviso,

nell’amministrazione degli introiti e nel duraturo rispetto dell’ambiente in

chiave sostenibile.

Una situazione simile a quella appena descritta, è constatabile nel risultato di

quello che è stato, in principio, il tentativo di sfruttare intelligentemente le

proprietà mediche intrinseche all’acqua.

Per questo aspetto Comelico Superiore non ha bisogno di presentazioni. Sono

ormai conosciute e riconosciute le proprietà curative delle acque solforose che

sgorgano nella splendida area di Valgrande, ai piedi di alcune delle più belle

montagne dolomitiche, convogliate nella struttura che da queste ultime prende

il nome di Terme delle Dolomiti. Come già citato precedentemente nel corso del

67

Intervista a Luca De Martin su: Attività compatibili alla montagna, (2011) riportata integralmente nel sito www.comelicopedia.net

Page 73: Tesi Valentino.pdf

73

capitolo come attività fonte d’attrazione turistica, dopo qualche anno

dall’istituzione, risultano purtroppo, ad oggi, chiuse.

In questo caso, a dimostrazione di quanto poco fa affermato, la gestione di un

bene pubblico come l’acqua da parte di una società privata, ha condotto ad una

serie di fattori per i quali gli iniziali presupposti positivi legati principalmente

all’ottica del conseguimento di un profitto e non adeguatamente inseriti in un

progetto di ritorno per la comunità, si sono rivelati sinonimo di scarsa efficienza

e affidabilità.

Questa riflessione non vuole erigersi come manifesto di verità assoluta, ma

vuole essere la base per un invito, estendibile anche ad enti pubblici quali

Comune, Comunità Montana e Regole di comunione familiare, ad attivarsi con

maggiore enfasi per aggiudicarsi l’importante ruolo gestionale di queste risorse

ed attività che, in linea con il più generale ambiente alpino, rappresentano il

concretizzarsi delle maggiori opportunità per il fruizione sostenibile montano.

c) Fotovoltaico e Biogas

In un comune come quello di Comelico Superiore con un bilancio di circa tre

milioni di euro di investimenti annui, l’attenzione alle spese energetiche, deve

essere all’ordine del giorno. E’ già stata menzionata la necessità di puntare

all’azzeramento di tali spese grazie allo sfruttamento del potenziale idrico, che

non è però l’unica risorsa dalla quale trarre sostentamento. Con positivo

stupore infatti, è stato possibile riscontrare il realizzarsi del concetto di

sostenibilità ogni qual volta io guardi il tetto dell’edificio scolastico situato a

pochi metri dalla mia abitazione.

L’installazione, sulla sua superficie, di un discreto numero di pannelli

fotovoltaici, garantisce da qualche anno ad esso l’autosufficienza dal punto di

vista dell’energia elettrica. Un grande passo, senza ombra di dubbio, sebbene

sorga spontanea la domanda volta a capire se sia questa l’unica opportunità.

La risposta risulta essere altrettanto spontanea. Sono infatti presenti sul

territorio altri edifici di competenza comunale con le carte in regola perché si

avvii una politica di interventi mirati alla produzione di energia pulita. Si

Page 74: Tesi Valentino.pdf

74

dovrebbe in questo caso valutare quali di questi siano i più adatti a convogliare i

raggi solari, per fattori legati all’esposizione.

Anche nel caso di edifici ormai dismessi o non utilizzati per qualsivoglia attività,

basterebbe collegare l’impianto alla rete di illuminazione pubblica ottenendo

così un ritorno immediato, in primo luogo in termini di riduzione o azzeramento

della spesa attualmente sostenuta e secondariamente legato al crearsi di utili

spendibili in altri interventi.

In verità, progetti di questo tipo sono già stati presentati, come quello inerente

l’installazione di suddetti pannelli sulla copertura delle scuole medie della

frazione di Padola, che fruirebbe di una superficie di 160 m². Di pari passo

potrebbero operare le Regole e allo stesso modo, sarebbe opportuno

intraprendere la strada che conduce alla ricerca di fondi ed incentivi regionali,

piuttosto che statali ed europei, volti all’ottenimento dell’autosufficienza

energetica (elettrica e termica) anche per le abitazioni private, limitando così le

ingenti spese che la popolazione è già costretta a sostenere per il riscaldamento

nei mesi invernali, quando l’approvvigionamento di legna non basta.

Se poi sostenibilità in questo campo significa riuscire a sfruttare le risorse

naturali presenti sul territorio, allora perché non sfruttare la naturale

morfologia del suolo? Si da il caso che le frazioni di Candide e Casamazzagno

siano ricche di prati già naturalmente inclinati in quanto estesi su uno dei

versanti della valle un tempo generata dal fiume Padola. E sono altrettanto

notabili le perfette condizioni di esposizione a sud di codeste superfici, che

godono anche, grazie alla loro posizione, di un maggior tempo di illuminazione

solare rispetto alle altre frazioni.

Ora, senza purtroppo poter formulare un piano d’intervento preciso, per fattori

riconducibili principalmente alle dispute relative ai diritti d’uso e proprietà,

credo sia importante evidenziare come in linea puramente teorica, il montaggio

di pannelli fotovoltaici su queste estensioni sarebbe in grado di garantire una

tale produzione di energia che oltre a soddisfare il fabbisogno pubblico,

potrebbe essere venduta al mercato, generando introiti da reinvestire.

Tralasciando per un momento tale riflessione e tornando alla pratica, si può

osservare come gli ostacoli che ad oggi bloccano proposte di questo tipo, siano

Page 75: Tesi Valentino.pdf

75

principalmente di matrice economica. Va ricordato, però, che gli iniziali

investimenti, per quanto consistenti, si dimostrano (nella maggior parte dei

casi) ammortabili in poco tempo e garanti di una resa futura, che nel caso della

realtà di Comelico Superiore rappresenterebbe un notevole incremento di fondi

da inserire nel bilancio comunale annuo.

Se quanto detto non bastasse a convincere riguardo la preziosità di questa,

come di altre fonti rinnovabili, credo sia utile ricordare e di conseguenza

accennare anche al ruolo che l’utilizzo di tecnologie per la produzione di biogas

potrebbe assumere nell’economia del settore agricolo.

Sebbene sia stata documentata nel corso dell’analisi socio-economica

precedentemente esposta, la decennale tendenza alla diminuzione delle attività

agricole nella zona, si può constatare il permanere di alcune piccole aziende,

principalmente a conduzione familiare. E’ indubbio che i costi relativi al

fabbisogno energetico per il mero funzionamento di queste realtà, siano tra i

fattori che spingono al ribasso la redditività d’impresa ma è altrettanto vero che

tramite le moderne tecniche, tali spese possono essere di gran lunga

compensate.

Sono esaustivi e chiarificativi, a tal proposito, i risultati di una ricerca svolta dal

TIS Innovation Park, ente altoatesino per la promozione e l’innovazione

tecnologica, volta a delineare i benefici ambientali, economici ed energetici degli

impianti a biogas in provincia di Bolzano. E’ emerso che in Alto Adige esistono

31 impianti biogas che trasformano annualmente circa 130.000 tonnellate di

letame e liquami, in energia elettrica e calore. L’analisi, ha dimostrato per di più

che gli impianti agricoli installati in azienda, consumano (per funzionare) circa il

20-30 % dell’energia e del calore che producono. Un bilancio dunque molto

positivo.

Sorge spontanea la domanda: il rimanente 70%? Elettricità e calore utili per

compensare il fabbisogno aziendale. Come se non bastasse, dai risultati si evince

anche come questa sia una pratica altamente sostenibile e rispettosa

dell’ecosistema. Si è constatato, infatti, che gli impianti agricoli a biogas

risultano più ecologici rispetto alla gestione tradizionale del liquame e del

letame perché risparmiano il 60% delle emissioni equivalenti di CO2: se non

Page 76: Tesi Valentino.pdf

76

venissero trasportati all’impianto, questi preziosi scarti verrebbero prima

stoccati dai contadini e poi distribuiti sui campi come fertilizzanti (è questa

l’attuale situazione nella realtà di Comelico Superiore), emettendo così più Co² e

metano rispetto alla loro gestione attraverso l’impianto a biogas.

Il bilancio ambientale positivo degli impianti biogas è inoltre determinato dal

fatto che l’energia prodotta è rinnovabile e dunque consente di ridurre il ricorso

a fonti fossili come carbone o gasolio, che sono altamente inquinanti. Nello

specifico, 1 kWh di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, consente di

risparmiare 440 g di Co²68.

Alla luce di questi esiti e con la consapevolezza che i costi per l’iniziale

costruzione degli impianti sono consistenti, ma quasi dimezzabili grazie al

fruizione dei numerosi incentivi assegnati in virtù dei già discussi piani europei

di sviluppo, ritengo che come nel caso del fotovoltaico, anche l’utilizzo di questa

risorsa biologica rinnovabile sia una delle possibili applicazioni pratiche, nella

realtà di Comelico Superiore, del sentiero che conduce alla sostenibilità.

Concludo con una proposta puramente teorica: perché non immettere il calore

prodotto dal biogas, nel caso di un eccesso di produzione, in una rete di

teleriscaldamento per le abitazioni?

Forse però, l’attuazione di questo progetto, è destinata ad altre realtà, che non

hanno a che vedere con un piccolo comune di montagna.

3.5 Per un turismo sostenibile

E’ già stato messo in evidenza come il turismo sia parte integrante

dell’economia del Comelico, inserendolo di fatto, in virtù della compresenza con

attività di altra natura appartenenti all’artigianato e al settore agro-silvo-

pastorale, nella categoria delle aree montane in equilibrio69. Di fatto, quando la

popolazione e l’opinione pubblica locale parlano di economia trainante, tutti

pensano al turismo e in particolar modo al turismo dello sci. Ciò è

comprensibile, giacché molti cittadini gestiscono attività la cui redditività

68

Fonte: http://www.tis.bz.it 69

Rif. all’analisi dell’economia comelicense tramite il modello Bätzing Types

Page 77: Tesi Valentino.pdf

77

dipende direttamente o indirettamente da questa risorsa. E’ in parte vero che i

rinomati tracciati sciistici situati alle pendici della catena del Popera nella

frazione di Padola, già collegati con la Val Pusteria e inseriti nel circuito

internazionale Dolomiti Superski, garantiscono la presenza di una discreta

quantità di vacanzieri, per lo più amanti dello sport. E’ innegabile che da una

prima spartana analisi i turisti contribuiscano a riempire alberghi e ristoranti e

che rappresentino una fonte di maggiore guadagno, nell’ottica di commercianti

e negozianti locali.

Tuttavia, sono evidenti i limiti di questa visione, per più fattori così riassumibili:

in primo luogo l’affluenza turistica è da considerare consistente solamente

durante poche settimane (vacanze natalizie e settimane bianche) in inverno e

per due o tre settimane in estate, in occasione delle ferie. Nei rimanenti mesi, a

parte qualche rara eccezione, risulta praticamente nulla; in secondo luogo, è

sempre più manifesta la tendenza di buona parte degli ospiti a non usufruire

delle strutture ricettive, preferendo alloggiare in appartamenti affittati,

approfittando di approvvigionamenti portati da casa e senza di fatto contribuire

in maniera incisiva alla redditività delle attività locali; infine, vanno messi in

risalto i risultati negativi delle politiche territoriali fin’ora adottate in campo

edilizio, sfociate in quella che a mio avviso è una non controllata speculazione,

che purtroppo si concretizzano riprendendo dal secondo punto, in un ingente

ritorno economico riservato ai singoli progettisti e costruttori a discapito del

bene comune.

Sembra opportuno, se quanto detto non bastasse, ricordare allo stesso modo

come non sia di nuovo conio l’idea che inserisce l’industria dello sci alpino tra le

maggiori insidie per l’ambiente montano, in quanto inquadrabile nella più

ampia pratica di sfruttamento turistico del territorio. Senza contare gli enormi

costi da questa prevista per la gestione degli impianti e delle attrezzature

necessarie, nonché delle spese per l’innevamento artificiale che a causa del

previsto innalzamento delle temperature, contribuiranno in futuro a renderla

ancora meno sostenibile di quanto già non sia. Sono tuttora davvero poche le

attività di questo tipo in grado di presentare bilanci in attivo, favorisci ed

agevolazioni a parte.

Page 78: Tesi Valentino.pdf

78

A questo punto, appare innegabile la necessità di delineare altre vie percorribili,

affinché il turismo possa diventare una effettiva risorsa economica sostenibile,

polifunzionale, di tutti. Propongo a tal fine una delle definizioni di turismo

sostenibile, dalla quale sarà facile estrapolare soluzioni alternative:

“Il turismo sostenibile soddisfa i bisogni dei turisti e delle regioni ospitanti e allo stesso tempo protegge e migliora le opportunità per il futuro. Si tratta di una forma di sviluppo che dovrebbe portare alla gestione integrata delle risorse in modo che tutte le necessità, economiche, sociali ed estetiche possano essere soddisfatte mantenendo al tempo stesso l’integrità culturale, i processi ecologici essenziali, la diversità biologica e le condizioni essenziali per la vita70”.

Alla luce di queste prospettive e tenuto conto delle reali potenzialità del

territorio montano di Comelico Superiore, si evincono due macro fonti

d’attrattività sostenibili: le risorse naturali e l’identità culturale.

In relazione alla prima fonte, va detto che le risorse naturali, intese nella loro

accezione più ampia, costituiscono il fattore di maggiore attrazione di un

ambiente montano. Come ricorda Keller:

“le risorse naturali costituiscono il fattore produttivo primario del turismo montano e la loro conservazione è condizione per lo sviluppo e, al limite, per la sopravvivenza stessa dell’attrattività turistica71”.

La bellezza ambientale, naturale e paesaggistica del Comelico non ha bisogno di

presentazioni. Gli spazi sconfinati, i panorami unici, la flora e la fauna facilmente

avvicinabili, le possibilità di relax e tranquillità, sono solo alcuni dei fiori

all’occhiello di questi luoghi. Le attuali politiche sembrano però dare poco peso

alle molteplici opportunità che tali fattori creano.

Escursioni, trekking in alta montagna e su sentieri naturalistici immersi nel

verde o nei boschi, arrampicata su roccia e pesca sportiva, ma ancora, nordic

walking, mountain biking, sci nordico e da alpinismo o gite a cavallo, sarebbero

alcune delle attività praticabili grazie esclusivamente alla presenza delle risorse

naturali. Allo stesso modo non intaccherebbero in maniera rilevante l’ambiente

70

http://www.turismo.provincia.tn.it 71

A. Macchiavelli, Il turismo montano tra continuità e cambiamento, cit., p. 14

Page 79: Tesi Valentino.pdf

79

o la sua conservazione e come se non bastasse garantirebbero la valorizzazione

di figure professionali e professioni attualmente marginali.

E’ bene ricordare che la conservazione è presupposto di sviluppo e continuità.

In tal senso, bisognerebbe prestare maggiore attenzione non solo alla cura degli

spazi naturali ma intervenire anche nei centri abitati, laddove infrastrutture,

armonia architettonica ed elementi di decoro, tendono fortemente a

scarseggiare o malauguratamente a rappresentare quella che Annibale Salsa

definisce

“la convivenza forzata del moderno con il tradizionale, di Heidi e le caprette con le discoteche e i pub, di casette in rigoroso stile chalet con condomini da banlieu parigina72”.

In merito alla seconda fonte d’attrattività individuata, è risaputo che le località

montane sono tra quelle che maggiormente comunicano un’identità culturale.

In quanto tale, il Comelico è portatore di numerose peculiarità culturali che si

esprimono nella diversità ambientale e sociale, negli stili di vita e negli usi e

costumi, come d’altro canto nel folklore, nelle tradizioni culinarie e popolari e

nelle professioni artigianali d’un tempo. Le recenti analisi sulle tendenze

preferenziali del turista, hanno evidenziato come l’interesse e la ricerca di

espressioni di vita che altrove sono andate perdute, siano tra le prime ragioni

della scelta montana.

Incentivare, valorizzare e promuovere tutte quelle attività che in qualche modo

contribuiscono a mantenere vive suddette peculiarità culturali, sembra, in via

definitiva, il miglior investimento per il raggiungimento di un risultato

riscontrabile, sostenibile e durevole nel tempo.

Per meglio racchiudere i concetti fin qui espressi in un unico pensiero e dando

loro un’interpretazione soggettiva, mi permetto di sostenere che il turismo, in

quanto risorsa, serve laddove non sia finalizzato a sé stesso. A maggior ragione,

esso dovrebbe essere organizzato in modo da portare un introito economico

generalizzato e non solo a quegli imprenditori che ci investono. In questo modo

72 A. Salsa, Il ritorno dei giovani alla montagna è possibile?, in Le Alpi che cambiano tra rischi e opportunità, cit., p. 112

Page 80: Tesi Valentino.pdf

80

si garantirebbe alla popolazione la possibilità di utilizzare razionalmente le

proprie risorse per vivere in montagna.

3.6 Verso un buon governo del territorio

In un territorio sempre più minato dai processi di spopolamento e di

invecchiamento sociale, come d’altro canto dalle difficoltà occupazionali e dalla

più generale crescente mancanza di fiducia nel progresso, è d’obbligo mirare ad

individuare i fattori promotori di una non facile inversione di tendenza, al fine

di arginare l’attuale inclinazione dei cittadini all’indifferenza e alla

rassegnazione.

Ecco allora che, dopo aver argomentato circa le possibili soluzioni sostenibili e

attuabili a Comelico Superiore al fine di valorizzare le numerose opportunità di

sviluppo economico, istituzionale e ambientale, vorrei ora porre l’attenzione

sugli aspetti riguardanti l’identità culturale, la partecipazione e la coesione

sociale, le politiche di buon governo.

a) Una nuova cultura montana

La popolazione di Comelico Superiore, analogamente alla maggior parte dei

popoli montani, è portatrice di una forte identità culturale che fonda le proprie

radici principalmente sui valori di attaccamento al territorio e a quello che si

potrebbe definire un legame simbiotico con esso. Tali principi sono perdurati

nel tempo fino ai giorni nostri garantendo, come nel già esaminato caso delle

Regole, l’adozione di politiche utili al mantenimento e alla cura dell’ambiente

naturale, insediativo e sociale. Se da un lato però, i cittadini hanno vissuto

storicamente in una culla valliva piuttosto chiusa e facilmente gestibile con

precisi interventi legati principalmente al settore agro-silvo-pastorale, è

altrettanto vero che la tarda apertura verso le altre realtà, il progresso

tecnologico e sociale e più in generale verso una diversificata gamma di

Page 81: Tesi Valentino.pdf

81

dinamiche economiche e territoriali prima sconosciute, ha messo in luce i limiti

culturali venutisi a creare, i quali si riflettono tutt’oggi.

La diffidenza verso lo sconosciuto e l’avversione al non tradizionale e quindi al

nuovo, sono solo alcuni degli esempi. Espressioni quali testardaggine, invidia,

cura dei propri interessi e scarsa apertura mentale, delineano adeguatamente il

profilo generale di una popolazione sempre più vecchia e rassegnata, non

incline al mutamento, abbandonata a se stessa.

L’abbandono degli stereotipi legati a questa montagna chiusa e perdente,

incarnati in una mentalità superata, deve essere il presupposto per

intraprendere il cammino che porta, attraverso un progressivo superamento,

alla condivisione di una nuova cultura montana. Emblematiche in questo caso le

parole di Enrico Camanni, giornalista e storico dell’alpinismo:

“chi si illude di salvare e rilanciare la montagna con una pur nobile difesa della sua memoria, della sua autonomia, delle sue tradizioni, ignora che il nostro mondo vive ormai di un’unica cultura, quella urbana, e che ogni alternativa può nascere solo all’interno di essa e non a chimerica difesa di un passato autarchico che non esiste più73”.

In altre parole,

“la nuova identità alpina non può porsi come un locale impermeabile al globale ma può rivendicare forza e dignità solo se impara a misurarsi con il mondo di fuori74”.

E’ auspicabile dunque, in Comelico come in molte altre terre alte, il superamento

della concezione di montagna perdente o vinta, per abbracciare l’idea di una

montagna aperta ai mutamenti, al passo con i tempi, consapevole dei propri

limiti ma a maggior ragione delle proprie potenzialità, dal momento che sempre

73 E. CAMANNI, Le Alpi tra nuove e vecchie identità, in Le Alpi che cambiano, a cura di M. Pascolini, cit., p. 199 74 Ivi

Page 82: Tesi Valentino.pdf

82

più, in ambito globale, si va definendo la prospettiva che inquadra il contesto

alpino in un ruolo di laboratorio innovativo d’Europa.

Sono allora facilmente individuabili, date le premesse, quelli che saranno i

principali autori del cambiamento, nonché i montanari di domani. In primo

luogo i giovani, modellati ed accresciuti dalle multiple esperienze formative

urbane e dai contatti con le realtà moderne ma consapevolmente intenzionati a

far maturare questa ricchezza nel paese d’origine.

Secondariamente, quelli che Zanzi definisce i neo-rurali75, ovvero coloro che

scelgono di trasferirsi in un’area montana ricercando una migliore qualità della

vita, sfuggendo alla vita stressante e usurante di città. In entrambi i casi, ci

troviamo di fronte a quelli che possono essere considerati i nuovi abitanti, in

quanto futuri artefici ed interpreti dell’altrettanto nuova identità culturale

montana.

A tal proposito, lo stile di vita e le attività del nuovo montanaro dovranno

governare i processi di modernizzazione, senza però trascurare i saperi

tradizionali. Infatti, come puntualmente ricorda Giuseppe Dematteis, professore

di geografia economica del Politecnico di Torino:

“siamo di fronte ad un processo di modernizzazione della cultura delle Alpi basato su una sapiente rielaborazione della cultura tradizionale e su una sua integrazione con le istanze più innovative della cultura moderna. (...) In quest’ottica, vanno letti infatti i progetti di rinascita alpina (...)76”.

Ecco allora il delinearsi degli stessi attori della rinascita: ad essi spetta il

compito di portare una ventata d’aria fresca in quella che è la stagnante

situazione di insofferenza e vittimismo persistente in queste valli, al fine di

costruire un futuro equo, che permetta di mirare alla conservazione della

cultura montana, attraverso la sua necessaria rinascita.

75 L. ZANZI, L’Europa e lo spopolamento delle Alpi: una scelta eco-politica, in Spopolamento montano: cause ed effetti, a cura di M. Varotto e R. Psenner, cit. 76 G. DEMATTEIS, Montanari per scelta, cit., p. 20

Page 83: Tesi Valentino.pdf

83

b) Coesione sociale e nuovi percorsi partecipativi

Una volta identificati i protagonisti del futuro, occorre stabilire quali siano le

migliori strategie per costruire un’adeguata rete sociale (dal momento che

quella attuale appare quanto mai disgregata), nella quale essi possano operare

al meglio in un contesto di reciprocità, fiducia e collaborazione. La loro capacità

d’azione sarà per natura strettamente legata ai principi che caratterizzano una

necessaria ed auspicabile ricerca di maggiore coesione sociale, la quale può

essere definita come la

“capacità di una società di assicurare il benessere di tutti i membri che la compongono77”,

e come primo passo verso

“un sistema sociale di welfare altamente sviluppato che coinvolga tutti gli attori locali, prerequisito contro conflitti sociali, esclusione e povertà rurale78”.

E’ necessario dunque il coinvolgimento di tutti i gruppi di interesse che

compongono la comunità locale, soprattutto di coloro i quali tendono ad essere

attualmente esclusi dai processi decisionali, con particolare attenzione alle

nuove generazioni ma anche a coloro che ho definito i nuovi abitanti. L’attuale

situazione a Comelico Superiore, da questo punto di vista, testimonia un

sostanziale disinteressamento da parte della popolazione nei confronti delle

scelte politiche ed amministrative, causato e amplificato, a mio avviso, dalla

forte inclinazione dei rappresentanti quali sindaco e assessori alla preventiva

scarsa apertura nei rapporti con la comunità.

Assume allora fondamentale rilevanza, a livello istituzionale e politico, il saper

ascoltare le esigenze e le opinioni dei cittadini, riconoscendo ad essi il ruolo di

stakeholders e la possibilità di prendere parte attivamente alla vita del Comune.

77 A.G. DAL BORGO, Il futuro delle Alpi sui sentieri della sostenibilità, cit., p. 42 78 Ivi

Page 84: Tesi Valentino.pdf

84

Il sentiero che conduce ad un futuro buon governo del territorio, potrebbe

passare dunque attraverso i nuovi processi di democrazia deliberativa o

democrazia inclusiva, al fine di promuovere il coinvolgimento diretto dei

cittadini nella cosa pubblica79.

Grazie alle tecniche ed alle metodologie quali forum, focus group, interviste e

sistemi di comunicazione, si può quindi incrementare la coesione sociale e

passare dalla prima fase di coinvolgimento alla successiva fase di dialogo ed

infine di deliberazione, portando in questo modo a compimento un parziale

trasferimento di potere decisionale dalle istituzioni alla comunità.

L’auspicio, condiviso fortemente dalla fascia più giovane del Paese, è che una

volta attuati, questi percorsi partecipativi conducano al raggiungimento di

risultati positivi ed efficaci, stimolando la discussione e la condivisione di idee,

facendo magari emergere alcune potenzialità progettuali mai considerate o

agevolando il superamento di conflitti ideologici generati principalmente da

tendenze al qualunquismo e alla critica preconcetta.

79 M. PASCOLINI, Governo del territorio e partecipazione nelle Alpi, in Le Alpi che cambiano tra rischi e opportunità, cit., p. 186

Page 85: Tesi Valentino.pdf

85

CONCLUSIONI

L’intento di questo elaborato è stato quello di approfondire i diversi sentieri

possibili che conducono alla medesima vetta, ossia il raggiungimento di una

politica territoriale sostenibile per il comune di mia appartenenza, ossia

Comelico Superiore.

Partendo da un’accurata analisi dei macrofattori che caratterizzano l’intero

complesso alpino, e delineando quelle che sono le macrotendenze in ambito

geografico e morfologico si è cercato di portare il lettore ad una maggiore

conoscenza e consapevolezza delle diverse dinamiche che caratterizzano e

descrivono questo territorio. Risulta infatti indispensabile avere un bagaglio

culturale ed informativo che permetta di intraprendere il sentiero della

sostenibilità, che calato in diverse forme ne costituisce il fil rouge.

Come il filo d’Arianna conduce all’uscita del labirinto, così la sostenibilità, intesa

come consapevolezza e partecipazione attiva, conduce l’essere umano a quella

che ritengo possa essere la strada per il futuro.

Proprio per l’importanza ed il rilievo assunti da tale tematica, si è ritenuto

opportuno approfondire nel dettaglio l’evoluzione storica di tale concetto. Solo

la comprensione dei micro fattori e delle micro realtà che hanno portato in auge,

agli albori del 1970 tale questione, si posso comprendere i risultati ottenuti in

Page 86: Tesi Valentino.pdf

86

questi ultimi anni, nonché quali siano ancora i punti su cui riflettere e

soffermarsi. Dopo aver compreso le motivazioni storico economiche che hanno

forzato la presa di consapevolezza circa il ruolo dell’ambiente nella vita

dell’essere umano, è stato possibile calare quanto emerso a livello teorico nelle

diverse dichiarazioni trattate, nella realtà concreta dei fatti. Sono stati infatti

analizzati alcuni progetti sostenibili promossi da diverse Regioni montane, nello

specifico dal Friuli Venezia Giulia, dal Trentino Alto Adige e dal Veneto.

Tale passaggio è risultato fondamentale per due motivazioni: da un lato ha

permesso di comprendere meglio quali sono gli aspetti più rilevanti quando si

progettano la sostenibilità territoriale, e dall’altro ha messo in evidenza il ruolo

che diversi organi istituzionali hanno nel corretto adempimento delle politiche

ambientali.

Districando la complessa matassa che permea il mondo delle politiche

sostenibili, e scalando la parete di disinformazione che racchiude le complessità

dela tematica, è stato possibile arrivare ad alta quota e scendere verso il

sentiero che conduce all’analisi di uno specifico territorio, ossia quello del mio

comune d’appartenenza.

Ed ecco che quindi gli interrogativi che hanno mi hanno portato ad iniziare

questo lavoro, e che ora tornano a farsi più pressanti, e trovano in questa sede

possibilità di risposta. Non sarà l’arroganza di voler conoscere la via, né

tantomeno la presunzione di sapere cosa sia il giusto e cosa non sia, a guidare la

ricerca di risposte, bensì la volontà e la ferrea convinzione che il luogo in cui

viviamo meriti ben più dell’indifferenza dello scorrere del tempo.

Tralasciando la filosofia e la passione che mi hanno finora guidato nella stesura,

posso affermare che il territorio del comune di Comelico Superiore ben si presta

all’applicazione del modello dello sviluppo sostenibile, in quanto ricco di risorse

naturali ed ambientali.

Va da sé che tale applicazione possa essere declinata in più variabili dalle

diverse sfumature, andando a toccare plurimi ambiti applicativi quali:

a) Le risorse forestali,

b) Le risorse idriche,

Page 87: Tesi Valentino.pdf

87

c) Le risorse inerenti al fotovoltaico e al biogas,

d) Il turismo sostenibile.

È fondamentale sottolineare come l’attuazione e la valorizzazione di tali fattori

permetterebbe anche di accrescere e migliorare il ruolo delle istituzioni locali,

non per quanto riguarda il Comune, ma anche per le Regole di comunione

familiare. Da quanto detto nel terzo capitolo di questo elaborato infatti, il ruolo

ed il potere delle Regole è fondamentale nella gestione del territorio e

nell’amministrazione dei fondi che ne consentono un corretto sviluppo.

Ma la stesura e la creazione di un piano d’intervento sostenibile non sono

l’ostacolo più grande per la realizzazione di uno sviluppo montano coerente con

quanto detto. Motivazioni storiche, economiche e socio-culturali portano gli

abitanti di Comelico Superiore ad essere poco propensi al cambiamento e

all’innovazione. La modernizzazione è infatti lenta, dal momento che impone di

lasciare il tradizionale, per esplorare diverse soluzioni possibili di cui non si può

sapere aprioristicamente il risultato. È quindi l’incertezza e la poca materialità

di quello che potrebbe essere, la causa del mancato approccio al mondo della

sostenibilità.

Ed è proprio qui che entrano in gioco le nuove forme di e-democracy e

partecipazione attiva pubblica, che consentirebbero di trasferire parte del

potere decisionale dalle istituzioni ai cittadini, consentendo anche il fluire delle

informazioni e delle conoscenze necessarie.

Saper ascoltare le esigenze e le opinioni dei cittadini, riconoscendo ad essi il

ruolo di stakeholder e la possibilità di prendere parte attivamente alla vita della

comunità, assume una posizione di rilievo.

Il sentiero che conduce ad un futuro buon governo del territorio, puù passare

dunque attraverso i nuovi processi di democrazia deliberativa o democrazia

inclusiva, al fine di promuovere il coinvolgimento diretto dei cittadini nella cosa

pubblica.

L’auspicio, condiviso fortemente dalla fascia più giovane del paese, è che una

volta attuati, questi percorsi partecipativi conducano al raggiungimento di

risultati positivi ed efficaci. Come dice Lewansky:

Page 88: Tesi Valentino.pdf

88

“La deliberazione è un processo che mira a generare un consenso informato, attraverso il metodo dialogico, che dovrebbe portare a decisioni finali caratterizzate da un consenso razionale e maturo80 ”.

Concludo proponendo a voi lettori quest’ultimo interrogativo: riuscirà mai

l’uomo a diventare anch’esso sostenibile, considerando il territorio in cui vive

come compagno di vita con il quale crescere ed invecchiare?

80

Lewansky in Le Alpi che cambiano tra rischio ed opportunità, 188, 2011

Page 89: Tesi Valentino.pdf

89

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Volumi Cerise A.(2010), Montagna e Sviluppo Sostenibile, Environnement Ambiente e Territorio in Valle d’Aosta A. G. Dal Borgo (2009) Il futuro delle Alpi sui sentieri della sostenibilità, Aracne editrice, Roma G. Dematteis (2011) Montanari per scelta, Franco Angeli, Milano G. Scaramellini e A. G. Dal Borgo (2011) Le Alpi che cambiano tra rischi ed opportunità, Innsbruck University Press, Innsbruck M. Iannatuoni e E. Mariotti (2011) Il nuovo diritto Ambientale, Maggioli, Repubblica di San Marino M. Pascolini (cur.) (2008) Le Alpi che cambiano, Forum, Udine M. Varotto e R. Psenner (2003) Spopolamento montano: cause ed effetti, Rete montagna, Universität Innsbruck, Fondazione G. Angelini, Belluno - Innsbruck P. Greco e A. P. Salimbeni(2003), in Lo Sviluppo insostenibile, dal vertice di Rio a quello di Johannesburg, Paravia Bruno Mondadori, Milano Saggi e Dichiarazioni Pare utile precisare che le seguenti dichiarazioni sono state da me lette esclusivamente nelle parti riguardanti l’ambiente e la sostenibilità. Dichiarazione delle Nazioni Unite sull'ambiente umano, Stoccolma 1972 Conferenza ONU sull'Ambiente Umano, Stoccolma 1972 Strategia Mondiale per la Conservazione, IUCN 1980 Commissione Mondiale su Sviluppo e Ambiente, 1983 Rapporto Brundtland, 1987 Conferenza ONU su Ambiente e Sviluppo, Rio de Janeiro 1992 Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici, 1992

Page 90: Tesi Valentino.pdf

90

Piano Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, Italia 1993 1° Conferenza Europea sulle Città Sostenibili, Aalborg 1994 2° Conferenza Europea sulle Città Sostenibili, Lisbona 1996 3° Conferenza Europea sulle Città Sostenibili, Hannover 2000 VI Piano d'Azione Ambientale 2002/2010, Unione Europea 2001 Vertice Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile, Johannesburg 2002

SITOGRAFIA

Blog di Claudio Bossi http://www.claudiobossi.it/ilmioportale/basso/1.htm (agosto 2012) Blog contenente nozioni riguardanti le dinamiche di spopolamento montano. CIPRA http://www.cipra.org/it (agosto 2012) Portale utile in quanto ricco di informazioni relative agli obiettivi e all’operato della Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi. Comelicocultura http://www.comelicocultura.it (agosto, settembre, ottobre 2012) In questo portale sono contenute le descrizioni in ambito ambientale, culturale e storico relativamente al territorio del Comelico. Comelicopedia http://www.comelicopedia.net (settembre, ottobre 2012) Strumento per raccogliere e restituire in un formato accessibile a tutti le conoscenze disponibili attorno al tema dello sviluppo sostenibile del Comelico e dei territori montani in generale

Page 91: Tesi Valentino.pdf

91

Corriere delle Alpi http://corrierealpi.gelocal.it/cronaca/2007/05/12/news/oro-dall-acqua-un-affare-da-cento-megawatt-1.864902 (ottobre 2012) Link relativo ad un articolo giornalistico apparso sul Corriere delle Alpi, quotidiano regionale del nord-est, nel quale si accenna al problema della gestione delle risorse idriche. Digilander http://digilander.libero.it/costalta/econom.html (settembre, ottobre 2012) Elementi d’economia, occupazione, cultura comelicense, dal punto di vista di un abitante locale. Dolomiti Unesco http://www.dolomitiunesco.it (ottobre 2012) Questo sito è stato utile per reperire informazioni sulle Dolomiti, nominate nel 2009 patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco. Dolomiti Tour http://www.dolomititour.com/dolomiti-bellunesi/regole-comunione-familiare-comelico.htm (settembre 2012) Consultando questo portale è possibile trovare qualche informazione inerente alle Regole di comunione familiare. Enciclopedia Treccani http://www.treccani.it/enciclopedia/comelico (agosto 2012) Alcune nozioni relative al contesto geografico della zone del Comelico. Rime e ritmi di Giosuè Carducci www.letteraturaitaliana.nt/pdf/volume_9/t215.pdf (settembre 2012)

Page 92: Tesi Valentino.pdf

92

E-book dell’opera di Giosuè Carducci. A pagina 26 ho potuto trovare la poesia “Cadore”, che ho cercato poiché in essa vi si può trovare una citazione del Comelico. Sapere.it http://www.sapere.it/enciclopedia/Alpi.html (agosto 2012) In questo portale è stato possibile reperire numerose informazioni riguardo al contesto alpino dal punto di vista morfologico, climatico e storico. Tekneco http://www.tekneco.it/energia/gli-impianti-biogas-sono-economici-e-sostenibili (ottobre 2012) E’ stato utile consultare questo sito per estrapolare i dati relativi ai risultati conseguiti nella ricerca condotta dal TIS Innovation Park, per valutare i benefici ambientali, economici ed energetici degli impianti a biogas in Provincia di Bolzano.

Page 93: Tesi Valentino.pdf

93

RINGRAZIAMENTI

Desidero innanzitutto ringraziare tutta la mia famiglia ed in particolare i miei

genitori che mi hanno dato la possibilità di raggiungere questo importante

traguardo sostenendomi alla grande in tutto ciò che ho fatto nel corso di questi

anni di studio, appoggiando ogni mia scelta senza mai dubitare delle mie

capacità.

Ringrazio mio fratello Federico per essere semplicemente il fratello che è.

Mariachiara per essere la mia musa, dolce compagna di viaggio e di sogni. Un

ringraziamento speciale a tutti i miei amici ed amiche, perché senza di loro non

so davvero che farei: in particolare a Fonte e Claudio in quanto membri del

Trio Sfiga, a Fox per avermi fatto capire che nella vita puoi sempre vederla

diversamente, a Bibu perché “cucumafuda” e a Max per il vinello in stanza. Al

Gian per i discorsi cultural - gay e per le compilation, a Dani perché se c’è anche

lui non sono mai in ritardo. Grazie a Dario, Sanjin, Gio e Miky aka quelli di

Baiamonti per avermi sopportato negli anni goriziani.

Grazie a tutti coloro che ho conosciuto e a quelli che ho qui dimenticato di citare,

che hanno contribuito a farmi crescere come persona e a farmi diventare ciò che

sono, talvolta aiutandomi a ritrovare la convinzione e la determinazione per

portare a termine il mio impegno universitario.

Infine, un ringraziamento particolare a Eleonora per il fondamentale aiuto nel

realizzare questo mio lavoro e a Paola per il pongo d’annata.

Bella lì, quest complete.