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Anno VIII - N° 22 - Registrazione Trib. di Roma n. 397 del 18-09-2007 - Notiziario trimestrale della Confederazione delle Confraternite delle Diocesi d’Italia Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 e 3.

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Tradere 22 TRIMESTRALEAnno VIII - numero 22 - luglio 2014Registrazione Trib. di Roma n. 397 del 18-09-2007

Direttore: Francesco Antonetti

Direttore responsabile: Domenico Rotella

Direttore Emerito: Massimo Carlesi

Hanno collaborato a questo numero:Fioralba Barusso, Emanuele Calculli, An-tonio Cavallotto, Fabrizio Carra, RobertoClementini, Giuseppina Fazzio, Giusep-pe Fuggetta, Andrea Giannelli, PinoMancini, Giuseppe Mattioli, Giorgio Pa-cetti, Antonio Punturiero, Luciana Rodi-ghiero Astolfi, Michele Santoro, Giusep-pe Savagnone, Francesco Schiano, DonIlario Spera, Massimo Stivaletta.

Progetto grafico e Impaginazione:AAA. Artworks and Advertising. Sas

Le foto e/o le illustrazioni sono state forni-te dagli autori degli articoli oppure sonostate acquisite via web dalla Redazione.In tal caso si ha avuto cura di verificareche esse non siano coperte da copyright,tuttavia potrebbe darsi che in buonafede si possa aver compiuto qualche er-rore. Pertanto, riaffermato che questogiornale non ha fini di lucro, l'Editore è adisposizione di quanti vantassero docu-mentati diritti sulle immagini pubblicate.

Stampa:PrimeGraf Via Ugo Niutta, 2 00176 Romatel 062428352 - fax 062411356

Finito di stampare il 28/07/2014Tiratura di questo numero: 3.000 copie

Tutela della riservatezza dei dati personaliI dati personali dei destinatari di Tradere sonotrattati in conformità al Decreto Legislativo n.196/2003 (“Codice in materia di protezione deidati personali”) e utilizzati per le finalità diretta-mente connesse e strumentali all’erogazionedel servizio. In qualsiasi momento è possibile ri-chiedere la modifica, l’aggiornamento o lacancellazione di tali dati, scrivendo a: Segrete-ria Generale della Confederazione delle Con-fraternite delle Diocesi d’Italia.Via Aurelia, 796 - 00165 - RomaTel. 06 45539938 – Fax 06 45539938

Gli articoli rispecchiano esclusivamente leopinioni degli autori e comunque non im-pegnano in alcun modo il notiziario. Il ma-teriale ricevuto in Redazione non verrà re-stituito e comunque non costituisce dirittoo prelazione per la relativa pubblicazione.

In copertina: Tiziano Vecellio (1490, Pieve di Cadore -1576, Venezia), “L’Assunzione della Vergi-ne”, 1516-18, Olio su tavola, 690 x 360 cm,Santa Maria Gloriosa dei Frari, Venezia.

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Anno VIII - N° 22 - Registrazione Trib. di Roma n. 397 del 18-09-2007 - Notiziario trimestrale della Confederazione delle Confraternite delle Diocesi d’Italia

Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 e 3.

Editoriale01 In cammino verso Orvieto per il 750° del Miracolo Eucaristico03 Confraternite, Miracolo Eucaristico e Giubileo04 Riflessioni (marginali) sull’identità confraternale

Il pensiero spirituale06 Maggio: una rosa a Maria

In primo piano08 Il grande momento delle Confraternite, linfa vitale per la Chiesa

L’ospite d’onore09 La presenza di Satana nel mondo di oggi

Mondo confraternale11 3° Cammino Diocesano delle Confraternite12 Alla Chiesa del Carmine alle Tre Cannelle S. Messa di affiliazione

per l’Arciconfraternita di Pulsano (TA)13 I riti diocesani della Settimana Santa14 Ritiro spirituale delle Confraternite diocesane a Collepardo14 L’Arciconfraternita dei SS Ambrogio e Carlo ha organizzato un

concerto di musica sacra per ricordare S. Giovanni XXIII15 “Confraternite, risorsa di legalità per il territorio”18 La Confraternita “I Pastori della Bruna”19 Rinnovato il Direttivo della Confraternita Madonna delle Rose in

Piglio19 Il Venerdì Santo, con la Reliquia del Sangue di Cristo20 La Compagnia del Preziosissimo Sangue ha celebrato San

Longino21 Le Celebrazioni in onore del Crocifisso a Miglionico22 L’Arciconfraternita del SS. Sacramento in Montella, custode del

Complesso monumentale del Monte23 Il 20° Pellegrinaggio Pollutri - Casalbordino24 Consacrazione dei nuovi “Discepoli di Cristo sulle orme di S. Pio”25 Sestri Levante, 58° Raduno Regionale delle Confraternite della

Regione Ecclesiastica Ligure26 Parte il progetto per il 1° Raduno nazionale dei giovani confratelli27 Il tradizionale raduno delle Confraternite a Vasto per omaggiare

la reliquia della Corona di Gesù27 La parete delle Confraternite e la visita a Savona dei Genovesi di

Roma29 Al Santuario di san Gabriele il XV° raduno in onore del Patrono

d’Abruzzo29 La Settimana Santa a MontiMomento di incontro tra fede, tradi-

zione e folclore31 Origini e riti dei Trinitari sulmonesi32 Il suggestivo rito della Via Crucis notturnanel Centro Storico di

Roma33 Confrati al servizio della Chiesa

La Confederazione informa34 Verbale del Consiglio Direttivo, 17 maggio

I nostri cammini41 Il 9° Cammino di Fraternità delle Confraternite delle Diocesi di

Calabria45 Il I° Cammino di Fraternità delle Confraternite della Sardegna52 Il 3° Cammino Regionale Confraternale della Gioventù53 8° Cammino Interregionale di Fraternità delle Confraternite

delle Diocesi di Abruzzo e Molise

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Il saluto dell’Assistente Ecclesiastico

In cammino verso Orvieto per il 750° del Miracolo Eucaristico

Cari lettori e lettrici di Tradere, staper iniziare l’estate e come Confe-derazione ci prepariamo al Cam-

mino che avrà luogo ad Orvieto il 20 e 21settembre p.v. Sarà un Cammino interre-gionale e nazionale insieme. Ad Orvietoconvergeranno tutte le Confraternite del-l’Umbria e del Lazio ma anche tutte leConfraternite che in Italia sono dedicate alSantissimo Sacramento. Questo Cammi-no si collega molto alla Solennità del Cor-pus Domini che fu istituita proprio ad Or-vieto 750 anni fa - esattamente l’11 ago-sto1264 - da Papa Urbano IV con la BollaTransiturus de hoc mundo.Vorrei pertanto dedicare il presente edito-riale a quanto celebreremo ad Orvieto inquesto anno giubilare: il Corpo e il Sanguedel Signore, l’Eucaristia che fa la Chiesa laquale – a sua volta – fa l’Eucaristia. Spessopartecipiamo alla Messa e riceviamo laSanta Comunione ma non pensiamo maiabbastanza al dono ricevuto, a quanto cichiede di coinvolgimento personale, cosarealizza.Il dono ricevuto. Il dono ricevuto è lo stes-so corpo e sangue di Cristo dato per imolti che vorranno accoglierlo. Nell’Euca-ristia, per usare le parole di Papa France-sco, “si comunica l ’amore del Signore per noi:un amore così grande che ci nutre con Se stes-so; un amore gratuito, sempre a disposizionedi ogni persona affamata e bisognosa di rige-nerare le proprie forze” (Omelia di PapaFrancesco alla Messa del Corpus Domini,Roma, 19 giugno 2014). Il dono ricevuto èquanto Gesù ha realizzato sulla croce nelprimo Venerdì Santo della storia e nellasua Pasqua di Risurrezione e che fu prefi-gurato durante l’Ultima Cena dal signifi-cativo gesto della lavanda dei piedi. Ungesto riservato agli schiavi ma che Gesù fasuo e trasforma in gesto di amore verso iconvitati alla Cena pasquale profetizzandociò che sarebbe accaduto nei giorni succes-sivi dove avrebbe compiuto il Mistero Pa-squale. Un gesto che ci dice qual è il con-tenuto stesso dell’Eucaristia. È Gesù chedopo aver compiuto l’opera per il quale ilPadre lo aveva inviato nel mondo rendegrazie offrendo la sua vita, in totale obbe-dienza al Padre, per la salvezza dell’umani-tà e lasciandoci questa salvezza ottenutaci

con la passione, morte e risurrezione, nel-l’Eucaristia.Se questo è il dono, esso richiede sicura-mente da noi che mangiamo il pane che èil sacramento del corpo del Signore e be-viamo il vino che è sacramento del Suosangue, un coinvolgimento personale. Secelebriamo l’Eucaristia, ci nutriamo di essae la adoriamo, non possiamo rimanere in-differenti. Anche se tante volte tale indif-ferenza si verifica nelle condizioni quoti-diane della vita, non è certo questo quantoci chiede il dono ricevuto. Celebrare e rice-vere l’Eucaristia vuol dire lasciare che essaci metabolizzi, all’inverso di quanto avvie-ne con ogni altro cibo o bevanda. Quandonoi, infatti, mangiamo un cibo o assumia-mo una bevanda, essi si trasformano innoi. Quando invece noi mangiamo ilCorpo del Signore e beviamo il Suo San-gue siamo noi ad essere trasformati in Lui.E questa partecipazione al mistero rac-chiuso nell’Eucaristia ci spinge ad entrarenella stessa logica-dinamica eucaristica.Eucaristia, infatti, vuol dire “rendere gra-zie” e noi siamo chiamati ad entrare nelmedesimo rendimento di grazie di Cristo,al Padre, nello Spirito unendo l’offerta

Sopra:Chiesa di Santa Cristinaa Bolsena - La tecacontenente la tavola dimarmo macchiata dalsangue del miracoloeucaristico.

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della nostra vita alla Sua, per la salvezzadei fratelli.Ancora: siamo chiamati anche ad adorarequesto grande sacramento ed adorare vuoldire porci come in una respirazione “boccaa bocca” con il Signore realmente presentenel sacramento del Suo Corpo e Sangueper lasciare che il Suo respiro diventi il no-stro, che la Sua logica di amore e di perdo-no diventi la nostra logica, che il Suo of-frirsi per noi diventi il nostro offrirci conLui per la salvezza del mondo. L’Eucaristiadà la forma al cristiano, possiamo dunquedire. E la forma del cristiano è la forma diCristo.Tutto ciò realizza la Chiesa. Che fa l’Eu-caristia ma che è nello stesso tempo pla-smata dall’Eucaristia. La Chiesa che è unacomunità di uomini e donne che speri-mentano come sia bello lasciarsi sfamaredal Signore. Non tanto lasciarsi sfamaredalla fame fisica ma da quell’altra fame chel’uomo porta in sé e che non può essere sa-ziata dal cibo ordinario. “È – ha detto sem-pre il Papa in occasione dell’ultimo CorpusDomini – fame di vita, fame di amore, famedi eternità”. È fame di quel cibo che Gesùci dona sotto le specie del pane e del vinoe che è Lui stesso, il suo Amore, la sua ca-pacità di darci vita, e vita eterna! È fame diquel cibo che non soltanto sfama la nostrafame di verità ed eternità ma anche quelladei nostri fratelli che credono con noi e

come noi in questo Amore che si dona nelsacramento eucaristico. Tutto ciò realizzala comunione. Riflettiamoci. Ogni domenica il Signore ci convoca perandare nelle nostre chiese, ci raduniamo,ascoltiamo la Parola di Dio poi offriamopane e vino ed essi diventano il corpo e ilsangue del Signore morto e risorto per noi.Poi andiamo tutti a ricevere il pane consa-crato. Ebbene, se questo pane è Gesù chesi dona per ciascuno di noi, non nasce daqui la comunione tra noi? Ecco perché di-ciamo che andiamo a “fare la comunione”.Ma poi occorre farla veramente! Saziatidel pane eucaristico esso vuole realizzare laChiesa che è la comunità dei figli di Dioche vivono in una comunione perfetta traloro, che sanno perdonarsi, che sannoamarsi come li ha amati Gesù. E questoAmore donato realizza, appunto, la Chiesache, però, non è una comunità di uomini edonne che si addormenta sugli allori pergodersi l’Amore divino che Le viene co-municato ma è una comunità “in uscita”.Che proprio perché ha ricevuto e ricevel’Amore non lo tiene per sé. Si guarda in-torno, si accorge che nel mondo ci sonotante offerte di cibo che non vengono dalSignore e che apparentemente soddisfanodi più, comprende che il cibo che soddisfaveramente la fame di verità ed eternità del-l’uomo è soltanto quello che ci dà il Signo-re e va con gioia e senza esitazioni versol’uomo per portargli, come in processione,il Corpo del Signore risorto che lo sostie-ne lungo il percorso terreno della vita ed èviatico per l’eternità. La Chiesa che si la-scia plasmare dall’Eucaristia non può farealtro, quindi, che vivere la comunione eguardarsi intorno. Vedrà che c’è chi si nutrecon il denaro, altri con il successo e la va-nità, altri con il potere e l’orgoglio. A loro,la Chiesa, nata fin dalla Pentecoste conuna caratteristica prettamente missionariaderivatale dallo Spirito Santo, si rivolgecon amore e rispetto ma con altrettantaprofezia per offrire “il cibo che ci nutre vera-mente – sono sempre parole di Papa Fran-cesco – e che ci sazia” e che “è soltanto quel-lo che ci dà il Signore!” Un “cibo – quello checi offre il Signore - diverso dagli altri”, e che“forse non ci sembra così gustoso come certe vi-vande che ci offre il mondo” ma che siamoinvitati a mangiare ed adorare se desideria-mo vivere nella libertà dal peccato e dallamorte che soltanto il Risorto ci garantisce.Una domanda e un proposito. Preparan-doci al Cammino di Orvieto, stimolati da

Sopra:Arte popolare -L'infiorata del CorpusDomini a Magione [PG].

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Papa Francesco, domandiamoci: a qualemensa noi vogliamo mangiare? A quale ta-vola vogliamo nutrirci? Se a quella del Si-gnore che ci salva e ci rende fratelli o se aquella dove sogniamo di mangiare cibi gu-stosi ma umani e che ci rendono schiavi dinoi stessi? E facciamo un proposito, ossiaquello di affidarci al Signore affinché ci di-fenda dalle tentazioni mondane, ci assimi-li a sé, ci renda uno e in comunione cam-miniamo – come la Processione del Cor-pus Domini – per dire a tutti che l’amoredi Gesù è per loro, che Lui si vuole offrirea tutti, affinché tutti siano in comunionecon Lui e tra loro ed insieme si rechino inprocessione là dove l’uomo soffre, dovenon sa più sperare, dove ha dimenticatocome si fa ad amare, poiché tutti reimpo-stino la loro vita a partire da Cristo offer-to al Padre, donato per noi e presente nel-l’Eucaristia.Arriverderci ad Orvieto. Nel chiuderequesto mio editoriale permettete un augu-rio di buona estate a tutti. Non so quanti sipotranno permettere un periodo di vacan-

ze estive. Ma auguro che almeno tutti pos-sano stare per un po’ più di tempo insiemealle loro famiglie, ai loro affetti e riscopri-re la bellezza dello stare insieme. Auguroche la fede non vada in ferie ma che l’esta-te sia un periodo per dedicare maggiortempo alla preghiera e – perché no? – allapartecipazione all’Eucaristia quotidiana.Per molti sarà tempo di manifestazioni difede nei propri paesi. Auguro che tali ma-nifestazioni della pietà popolare siano vis-sute con intensità e volontà di trasmissio-ne della fede a quanti caso mai vi incontre-ranno, anche soltanto per curiosità, attrattidai vostri “sacchi”.A tutti un arrivederci ad Orvieto per il no-stro Cammino alla sequela ed in compa-gnia con Gesù-Eucaristia diretti versol’Eternità! Buona estate!

+ Mauro ParmeggianiVescovo di TivoliAssistente Ecclesiasticodella Confederazione delle Confraternitedelle Diocesi d’Italia

In basso:Duomo di Orvieto,Cappella del MiracoloEucaristico - PapaUrbano IV riceve il sacroCorporale.

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Mi calo neipanni di unanfitrione

per ospitarvi tutti in“casa mia”. La casain questione è quel-la della piccola cittàdi Bolsena. Piccola,sì, ma grande pernostro Signore. Lì,750 anni fa, ha vo-luto manifestarsialla incredulità diun prete boemo e aifedeli che assisteva-no alla SantaMessa. Dall’Ostiache si stava consa-crando è sgorgato ilPreziosissimo San-gue del Dio fattoUomo e che tuttora

è impresso “a memoria” sul corporale e sulmarmo dell’altare. In quella piccola cittàho mosso i miei primi passi nella fede, persempre colpito dal mistero della Transu-stanziazione.

Questo grande miracolo indusse papa Ur-bano IV, che dal 1262 dimorava nella vici-na città di Orvieto, ad emettere l’11 agosto1264 la Bolla “Transiturus de hoc mundo”con cui veniva istituita ed estesa a tutto ilmondo cattolico la solennità del CorpusDomini. Da allora, quindi, questa festa èsempre stata una delle più importanti ma-nifestazioni di Pietà Popolare. Il SantoPadre Benedetto XVI, ha voluto a suotempo ricordare questi eventi decretandoper gli anni 2013 e 2014 un Giubileo stra-ordinario nelle due città. Per questo desi-dero invitare tutti voi Confratelli, custodidella Pietà Popolare, a partecipare al Cam-mino Interregionale di Umbria e Lazio, edelle Confraternite italiane del SS, Sacra-mento, che si terrà a Orvieto e Bolsena neigiorni 20 e 21 settembre prossimi. Sarò lìad attendere tutti voi con la premura del-l’ospitalità e con l’emozione di chi puòcondividere con i propri fratelli la gioia diessere cresciuto in una città benedetta daDio. Fraternamente,

Francesco AntonettiPresidente della Confederazione

Il pensiero del Presidente

Confraternite, Miracolo Eucaristico e Giubileo

Sopra:Papa Francesco allaprocessione del CorpusDomini a Roma il 19giugno.

Non c’è dubbio che la ‘Evangelii gau-dium’ sia da considerarsi ormai unapietra miliare nella millenaria storia

delle Confraternite. Molto se n’è già parla-to e ancora di più se ne parlerà negli annifuturi. Nella ‘nostra’ Giornata Mondialepapa Francesco ci additò la via maestra daseguire, una strada a tre corsie le cui deno-minazioni sono ormai per noi riferimentoquotidiano. E forse, a ben vedere, esse an-ticipavano già ampi contenuti di ciò chepoi sarebbe stato argomentato nella Esor-tazione Apostolica. Tre parole (evangelici-tà, ecclesialità, missionarietà) che i nostrivescovi e gli assistenti spirituali ci hannogià sapientemente spiegato e sulle qualinoi stessi meditiamo spesso. Non voglioquindi aggiungere ulteriori riflessioni al ri-guardo ma prendere piuttosto in esameuna parola che per certi versi può ricom-prenderle tutt’e tre: identità. Vivere ispi-

randosi al Vangelo è segno d’identità. Vi-vere seguendo il magistero della Chiesa èsegno d’identità. Vivere la fede con lo spi-rito del missionario è segno d’identità.L’identità è quel complesso di segni che ciconnota dinanzi al mondo, che ci fa rico-noscere, che ci rende testimoni. E se siamoonesti e coerenti con la fede che professia-mo, siamo testimoni credibili. Non servo-no molte parole quando è la nostra stessavita a parlare per noi. Indossare l’abitoconfraternale, poi, ci rende ancora più re-sponsabili, perché il signum dell’apparte-nenza trasmette con immediatezza il no-stro messaggio soprattutto in quei luoghiche non ci sono abituali, fra persone che cisono ignote. Sotto questo punto di vista,quindi, l’abito andrebbe sempre indossatocol massimo decoro, sia nel portamentoche nell’abbigliamento: vedere un jeanssdrucito o un paio di sneakers multicolori

L’editoriale del Direttore responsabile

Riflessioni (marginali) sull’identità confraternale

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che spuntano da sotto un saio non è certoil massimo della sobrietà. L’abito, anche sericco di accessori e di storia, va sempreportato senza ostentazione ma neppurecon sciatteria: è la nostra veste da chiesa edè un privilegio averla, perché siamo l’unicarealtà laica cui è concesso indossarla, sia inchiesa che in pubblico. Se vogliamo, èanche una divisa, alla stregua di quella deimilitari. E se la Chiesa è militante per de-finizione, può anche avere un abbiglia-mento che la palesa come tale. Peraltro, laveste non ci è stata imposta per legge, masiamo stati noi stessi a desiderarla, a ri-chiederla, ad ottenerla dopo un periodopiù o meno lungo di noviziato.Almeno concettualmente, è lo stesso per-corso che fanno i chierici e i religiosi in ge-nere. Non a caso, infatti, nel vecchio Pon-tificale Romano era prevista la Prima Ton-sura quale momento precedente al conferi-mento del primo degli ordini minori ossial’Ostiariato. La tonsura, una parziale rasa-tura dei capelli, veniva chiamata “un segnoche distingue i ministri addetti al servizio delSantuario dal rimanente del popolo” o anche“un rito istituito dalla Chiesa, atto a distin-guere dallo stato laicale, aff inché meglio pre-disponga a ricevere gli Ordini”. All’attoquindi del conferimento della tonsura –che il Codice Canonico non consideravaperò né un Ordine né un Sacramento maappunto solo un signum – il conferentepronunciava la formula di rito “induat teDeus novum hominem, qui secundum Deumcreatus est”, al che il tonsurato indossandola cotta rispondeva, completando la frase,“in justitia et sanctitate veritatis”. La tonsu-ra poi è stata abolita ma la consegna dellaveste è rimasta. E nei rituali di vestizionedelle nostre Confraternite, sono moltissi-me quelle che ancora recitano questi stessiversetti (magari nella traduzione italiana)nel consegnare la veste ai nuovi confratel-li.Ecco allora che per tutti noi l’abito confra-ternale (che ha fatto di noi un uomonuovo) palesa al cospetto del mondo chesiamo dei laici, sì, ma con un pizzico diqualcosa in più degli altri: più fede, più ar-dore, più carità, più obbedienza, più apo-stolato. Almeno dovremmo o quantomeno tendervi. Ricordiamo poi che il cap-puccio che ormai portiamo per puro orna-mento una volta serviva, certo, nelle pro-cessioni penitenziali ma anche per pratica-re le opere di carità: il capo doveva restarecoperto per garantire l’anonimato e sfuggi-

re così alla tentazione di esibire ilproprio obolo o gesto pietoso. Ese oggi negli ospedali i sanitari e iparamedici indossano un camice,è anche perché è un ricordo del-l’abito di quelle Confraternite chesecoli fa fondavano e gestivanodevotamente ospedali piccoli egrandi. Molto ancora si potrebbe ancoradire al riguardo, ma intanto unpensiero finale sul decoro. Le ri-flessioni spirituali e religiose le la-scio ai nostri Pastori, poiché nonho titoli per fare prediche dialcun tipo. Tuttavia, ponendomicome semplice osservatore ester-no confuso tra la folla, mi piace-rebbe che si riflettesse di più sulfatto che un abito stropicciatonon fa bella figura, che un paio di calzatu-re fantasiose e/o policrome – magari sottouna veste non meno colorata – non è unbel vedere, che un calzino corto o addirit-tura assente è imbarazzante, che la camiciaa fiori o peggio che spunta dall’abito è pos-sibilmente da evitarsi. Giustamente, a No-stro Signore nell’alto dei cieli tutto ciò im-porta meno di niente, ma finché siamosulla scena di questo mondo penso che do-vremmo sempre tentare di presentarci inmodo credibile anche nell’aspetto. Gli an-tichi statuti confraternali dedicavano, sag-giamente, molta attenzione agli indumen-ti da indossare con la veste sodale: se quin-di ci proclamiamo tanto gelosi delle nostretradizioni, allora questa è sicuramente unada tenere sempre viva.

Domenico RotellaDirettore Responsabile di Tradere

Sopra:Girolamo del Pacchia -Ascensione (sec. XVI).

Sotto:Jean II Restout,Pentecoste (1732).

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Sopra:Raffaello Sanzio - LaMadonna della Rosa(circa 1518).

Il pensiero spirituale

Maggio: una rosa a Maria

La bellezza della devozione al S. Rosario

di Don Ilario Spera, SDB

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Racconta Bernadette del suo primo in-contro con la Signora:” Vidi una Si-gnora rivestita di vesti candide. Indos-

sava un abito bianco ed era cinta da una fa-scia azzurra. Su ognuno dei piedi aveva unarosa rossa, che era dello stesso colore della co-rona del rosario”. Lo chiamiamo Rosarioperché offriamo un mazzo di rose a Maria,gesto che esprime tutto l’amore che abbia-

mo per Lei, la ragazza diNazareth. La rosa è ilfiore per eccellenza perun omaggio qualificato eimportante per qualsiasisignora. Maria è la Si-gnora, anzi è la Regina.Le origini della tradizio-ne salesiana della pre-ghiera del santo Rosariosi rifanno a don Bosco.“Il Rosario era per lui pra-tica di pietà necessaria perben vivere, quanto il panequotidiano per mantenersiin forze e non morire”(MB I 90).Qualche tempo fa lessiun articolo su l’Osserva-tore Romano, in cui P.Cabra dava motivi inte-

ressanti del perché recitava ogni giorno lasua preghiera preferita, cioè il santo Rosa-rio. “Mi è stato chiesto se non sono ancorastanco di ripetere sempre la stessa preghiera.Per la verità, dico il rosario perché è la pre-ghiera più semplice […] È la maniera piùsemplice perché la vita si incontri con il miste-ro di Dio e il mistero di Dio entri nella vita ela vita entri sempre più dolcemente nel cuore

di Dio […]”. Interessante sentire come lavita quotidiana, con le Ave Maria, entri nelcircuito d’amore di Dio Padre. Sono i mo-tivi che ognuno, dicendo il Rosario, espri-me, anche se in forma non del tutto chiara, ma certamente nella stessa sostanza.Molte volte è il bisogno di aiuto in situa-zioni difficili che spinge a pregare la Ma-donna con il Rosario. Altre volte questapreghiera diventa parte integrante del no-stro mondo spirituale. Coscienti o no, ciaddentriamo nel grande disegno di salvez-za che i misteri del Rosario ci fanno vive-re. Ho chiesto a un’anziana signora se dicevail Rosario durante la giornata. La rispostache mi ha dato ha messo in crisi il mio di-stratto Rosario della sera. “Ho un patto conla Madonna ormai da parecchi anni. Inco-mincio al mattino verso le 5 e recito i misteridella gioia, poi riprendo il mio rosario alle 18insieme agli ammalati di Lourdes, terminoalla sera con i misteri gloriosi perché oltre alSignore risorto mi metto nelle mani di nostraMadre Maria incoronata in cielo”. Può sem-brare una preghiera ripetitiva, invece ècome lo scambio di due fidanzati che si di-cono l’un l’altro tante volte, e anche i lorotelefoni potrebbero confermare, “ti amo”.Deve nascere dal nostro affetto il bisognodi ripetere con le labbra, e soprattutto conla mente e il cuore, tante volte l ’Ave Mariaper esprimere riconoscenza e sicurezzadella presenza della Madonna nel nostroquotidiano, tormentato da mille proble-mi. Scriveva il card. Newman: “La grandeforza del rosario sta in questo: esso trasformail Credo in una preghiera. Esso offre alla no-stra meditazione le grandi verità della vita e

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Sopra:Lorenzo Lotto -Madonna del Rosario(prima meta sec. XVI).

della morte di Cristo e le avvicina al nostrocuore “.Il Rosario ci abitua alla contemplazionesemplice, che è la misura della nostra capa-cità di pregare. Nasce, allora, lentamente innoi una indispensabile riflessione, che ciaiuta ad riappropriarci del nostro esserefigli di Dio e capaci di leggere con più at-tenzione la realtà intorno a noi. PadreCabra aggiungeva, con molta finezza spiri-tuale: “La presenza di Maria è rassicurante: èmadre che accompagna il mio cammino e com-prende le mie debolezze. Mi sostiene persinonelle mie distrazioni perché nella loro navi-gazione sentano di essere immerse nel rulliodelle onde dello sconfinato oceano della bontàdi Dio, narrato dai vari misteri”. Maria è laMadre che con occhio attento ci aiuta neimomenti difficili e ci indica come immer-gerci “nello sconfinato oceano della bontà diDio”. Occorre che mentre noi sgraniamo lacorona, i nostri occhi siano immersi in unacontemplazione semplice dei misteri diMaria o di Gesù. Il Santo Rosario è consi-derato una preghiera completa perché ri-porta in sintesi tutta la storia della nostrasalvezza. Con il Rosario sono presenti imisteri della gioia, del dolore e della gloria diGesù e Maria.Con i misteri della gioia si entra in unrapporto contemplativo con Maria. Impa-riamo a gustare l’Annuncio, la nascita delBambino, il silenzio adorante in cui Lei eraimmersa per custodire nel cuore le Paroleascoltate e meditate, rimanendo ad esse fe-dele, anche quando il mistero si fa fitto. Ciinsegna a chinare la testa e dire: “Si compiain me la tua Parola” e così entrare nel mi-stero della volontà di Dio. L’Eccomi è statouna sorgente che ha fatto scaturire la suavita di fede dentro la normalità della vitain Nazareth, una fede straordinaria neimomenti drammatici della vita di Gesù. Così per noi: la disponibilità all’accettazio-ne della volontà di Dio fa crescere il livel-lo della nostra adesione alla volontà diDio.Con i misteri del dolore entriamo nei luo-ghi di sofferenza e di redenzione del Si-gnore Gesù. Getsemani, luogo che evocatristezza, sconforto, desolazione, ma anchepreghiera, obbedienza eroica, amore senzalimiti di Gesù che vive momenti di ango-scia, di solitudine, di abbandono dei suoi.Sono momenti in cui Gesù sente tutto ilpeso della sua umanità, del suo sentimen-to; lasciato in balia della perversità degliuomini, lo contempliamo alla colonna per

la flagellazione e coronazione di spine.Con i misteri della luce chiediamo aMaria che ci aiuti a fare quello che vuoleGesù per essere vino prelibato e pane spez-zato per la gioia per gli altri.Con i misteri della gloria ci avviciniamocon trepidazione, come Maria Maddalena,alla Tomba vuota, da cuiprorompe la salvezza perogni uomo, da dove si inau-gurano i tempi nuovi dellagrazia, della misericordia,che accompagneranno l’uo-mo in tutta la sua quotidia-na vicenda umana. Conclu-de P. Cabra: “Non potrei vi-vere senza questo sottofondomusicale che accompagna imiei anni, nei loro momentigioiosi e dolorosi, gratif icantie deludenti, ma sempre versol ’esito positivo della gloria deif igli di Dio”. È la corona cheintreccia le nostre mani, nelmomento della morte, quasipassaporto per il Paradiso.

A tutti i lettoriRicordiamo che gli uffici della Confederazione

hanno cambiato sede.

Questo il nuovo indirizzo:

Confederazione delle Confraternite delle Diocesi

d’Italia

Palazzo della C.E.I.

Via Aurelia, 796 - 00165 - Roma

Tel. 06.45539938 - Fax 0645539938

(Tali numeri sono provvisori fino a nuova

comunicazione)

E-mail:

[email protected]

oppure: [email protected]

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L’avvento di papa Francesco sta spaz-zando via molti luoghi comuni sullerealtà confraternali. Nell’ultima As-

semblea Generale della Conferenza Epi-scopale Italiana il pontefice ha tenuto a ri-cordare l’importanza per tutti gli organidella Chiesa “di ascoltare il gregge, anchenelle sue manifestazioni di “pietà popolare”.Ringraziamo quindi il dott. Scelzo per avercortesemente voluto rispondere alle nostredomande.

D. - Dr. Scelzo, le Confraternite stannovivendo oggi un vero e proprio kairós, unanuova straordinaria popolarità grazie aPapa Bergoglio il quale nella Giornatamondiale delle Confraternite svoltasi il 5maggio 2013, davanti a più di centomilaconfratelli provenienti da tutto il mondo eriuniti in Piazza san Pietro, ha voluto salu-tare i movimenti confraternali con questeparole: “Sono contento di celebrare questa Eu-carestia con voi, una realtà tradizionale cheha conosciuto in tempi recenti un rinnova-mento ed una riscoperta […] La Chiesa vivuole bene! Siate sempre una presenza attiva[…] Voi avete una missione specif ica e impor-tante, quella di tenere vivo il rapporto tra la

fede e le culture dei popoli a cui appartenete[…]”. Parole queste che manifestano unadiversa se non nuova considerazione diquesto Papa nei confronti dei movimenticonfraternali e della pietà popolare, noncrede ?

R. - Il Santo Padre presta una grande at-tenzione alla pietà popolare. Lo ha semprefatto da arcivescovo di Buenos Aires econtinua ad insistere sul potenziale dievangelizzazione delle Confraternite. Nelfarlo egli è erede di una tradizione dei ve-scovi latinoamericani, ed in particolare, diquelli argentini. È un tema che percorre legrandi conferenze dell’episcopato sudame-ricano da Medellin in poi e che confluisce,attraverso gli interventi dei vescovi argen-tini, nella discussione del Sinodo sull’evan-gelizzazione. Paolo VI, nell’esortazioneapostolica Evangelii Nuntiandi, recepiscetutte queste sollecitazione e ne parla inmaniera nuova. Il punto 48 del documen-to rimane un riferimento ineludibile a talproposito.Secondo Paolo VI «la religiosità popolare, sipuò dire, ha certamente i suoi limiti […]Resta spesso a livello di manifestazioni cul-

In primo piano

Il grande momento delle Confraternite, linfa vitale per la Chiesa

Nostra intervista esclusiva al dr. Vittorio Scelzo responsabile della sezione Pietà popola-re e Confraternite del Pontificio Consiglio per i Laici

di Antonello Cavallotto

In alto:Illustrazione di MassimoCarlesi, 2005.

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tuali senza impegnare un’autentica adesionedi fede […] Ma se è ben orientata, soprattut-to mediante una pedagogia di evangelizza-zione, è ricca di valori. Essa manifesta unasete di Dio che solo i semplici e i poveri posso-no conoscere; rende capaci di generosità e disacrif icio f ino all ’eroismo, quando si tratta dimanifestare la fede; comporta un senso acutodegli attributi profondi di Dio: la paternità,la provvidenza, la presenza amorosa e co-stante; genera atteggiamenti interiori rara-mente osservati altrove al medesimo grado:pazienza, senso della croce nella vita quoti-diana, distacco, apertura agli altri, devozio-ne» (n. 48). Papa Francesco sottolinea molto il legametra la religiosità popolare e la cultura di unpopolo. La sua è una lettura che nasce inun contesto diverso da quello attuale nelquale le ideologie avevano un ruolo signi-ficativo. In tale ambito il riferimento alpopolo era spesso associato ad alcune cor-renti della teologia della liberazione. Ber-goglio, insieme ad altri, insiste su una cen-tralità del popolo che non ha connotazio-ni classiste e che lo considera come prota-gonista della mediazione culturale traVangelo e cultura. In questa realtà i pove-ri acquistano un ruolo particolare e diven-gono i custodi di quella che nella Evange-lii Gaudium viene definita “una riserva mo-rale che custodisce valori di autentico umane-simo cristiano” (EG 68).

D. Ancora in tempi non lontani, il giudi-zio che sulle Confraternite aleggiava eraquello di un misto di diffidenza e fastidiose non scetticismo. Eppure le nostre Con-fraternite sono piene di giovani entusiasti.Come fare per ribaltare questo pregiudizioancora duro a morire ?

R. - L’amore per Gesù desta sempre fasti-dio. Del resto anche quando Maria di Be-tania cosparse di nardo i piedi di Gesù(cfr. Gv 12, 1-8) i discepoli non capirono.Le loro erano obiezioni razionali: con queisoldi si sarebbe potuto fare qualcosa di piùutile. Maria di Betania è la donna dellapietà popolare: ella si prende cura delcorpo di Gesù in una maniera così concre-ta e tenera che per molti versi ricorda lamodalità con la quale tanti confratelli vi-vono la propria fede. In qualche modoquella di Maria è una devozione e, comealcune delle devozioni che vivono oggi leconfraternite, destò fastidio. Ma il SignoreGesù mostra di apprezzare questa modali-

tà di rivolgersi a luie mette a tacere leobiezioni dei dodi-ci. Papa Francescoscrive nella Evan-gelii Gaudium che“Le forme propriedella religiosità po-polare sono incarna-te [...]. Per ciò stessoesse includono unarelazione personale,non con energie ar-monizzanti ma conDio, con Gesù Cri-sto, con Maria, conun santo. Hanno carne, hanno volti.” (EG90).Così Maria di Betania che si prende curadel corpo del Signore è davvero una bellaimmagine di una devozione incarnata. MaMaria di Betania è la stessa che nel Van-gelo di Luca è seduta ai piedi di Gesù perascoltare la sua Parola mentre Marta è in-daffarata nei molti servizi. Il suo amoredevoto per il corpo del Signore nasce dalprimato dell’ascolto della sua Parola. Inquesto senso Maria di Betania è davveroun modello per le confraternite poiché ellavive allo stesso tempo il primato del-l’ascolto ed un amore tenero e concreto.Credo che ciò possa essere di grande aiutoper le confraternite: è bello vedere il modoin cui tanti di voi sono impegnati e vivonola propria fede, ma non dimentichiamocimai che tutto ciò non avrebbe senso senon fosse profondamente radicato nel-l’ascolto del Vangelo e nella tradizionedella Chiesa.

D. - Nel documento di Aparecida (n.264)troviamo scritto che “il camminare insiemeverso i santuari portando con sé i f igli e coin-volgendo altre persone, è in se stessa un’operadi evangelizzazione”. E nell’ Esortazione

Sopra:Peter von Cornelius - Lepie donne al sepolcro(prima meta sec. XIX)

AGLI AMICI DI TRADERE!

Tradere verrà inviato unicamente alle confraternite, ai confratelli o ailettori che ne faranno preventiva richiesta versando un’offerta minimadi €10,00 per ricevere i numeri di Tradere del 2014conto corrente postale 82857228 intestato a “Confederazione delleConfraternite delle Diocesi d’Italia” indicando nella causale “Tradere”2014. Effettuato il versamento, è necessario inviare una mail all’[email protected] oppure via Fax 06-45539938 comunicando l’avvenuto versamento. I Priori e/o iCoordinatori Regionali possono effettuare un versamento collettivo echiedere di ricevere presso un unico indirizzo più numeri di Tradere.

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Evangelii Gaudium - un vero e propriodocumento programmatico per il nostromondo – Papa Francesco scrive “Le espres-sioni della pietà popolare hanno molto da in-segnarci e per chi è in grado di leggerle, sonoun luogo teologico a cui dobbiamo prestare at-tenzione…” (128) Alla luce di questi docu-menti quale potrà essere, secondo Lei, ilruolo della Confederazione all’interno delPontificio Consiglio dei Laici?

R. - Papa Francesco ci invita ad uscire e adandare verso le periferie geografiche edesistenziali. Io immagino le confraternite, imovimenti ecclesiali, le associazioni, leparrocchie immerse nella nuova tappa

evangelizzatrice inauguratadalla Evangelii Gaudium.Come il Papa dice spesso, ilSignore non cessa di bussa-re alle nostre porte, ma inquesto momento è come sebussasse per uscire per an-dare incontro ai poveri ed aquanti attendono di incon-trare la misericordia diGesù.Le Confraternite possonoavere un ruolo fondamenta-le in questa dinamica diuscita. Papa Francesco parladella “sf ida di scoprire e tra-smettere la “mistica”di vivereinsieme, di mescolarci, di in-contrarci, di prenderci inbraccio, di appoggiarci, dipartecipare a questa marea unpo’ caotica che può trasfor-marsi in una vera esperienza

di fraternità, in una carovana solidale, in unsanto pellegrinaggio” (EG 87). Si trattadella descrizione di un pellegrinaggiocome quelli che molti di voi compiono, mail cuore di queste parole non è la modalitàformale con la quale le diverse realtà vivo-no insieme – anzi il Papa ci trasmette ilsenso di un certo disordine – ma lo spiri-to fraterno che le anima. D. - Ancora nell’ultima Assemblea Gene-rale della Conferenza Episcopale Italianail Papa ha detto che la “Chiesa deve ascol-tare il gregge, anche nelle sue manifestazionidi “pietà popolare”. Come responsabile dellasezione Pietà popolare e Confraternite delPontificio Consiglio per i Laici quali sonole direttrice cui far convogliare l’azione el’opera delle Confraternite?

R. - Nel suo discorso di apertura dell’ul-tima Assemblea Generale della Conferen-za Episcopale Italiana, papa Francesco si èrivolto in maniera particolare ai vescoviitaliani, ma in qualche modo a tutti gli abi-tanti del Paese. Egli ha indicato loro alcu-ne priorità chiare: la famiglia, il lavoro ed ilproblema dei migranti. Sono tematicheche stanno molto a cuore al Santo Padre eche fanno parte di quella dimensione seco-lare nella quale tutti i laici, e tra loro i con-fratelli, sono immersi. Per questo credo chequeste parole interroghino le Confraterni-te e le spingano a porsi a servizio di un di-segno che il Santo Padre ha indicato atutta la Chiesa del Paese.

Avviso a tutti gli iscrittiTutte le Arciconfraternite, Confraternite e

Sodalizi iscritti alla Confederazione delle

Confraternite delle Diocesi d'Italia sono pregate

di comunicare i seguenti aggiornamenti:

- n° telefono fisso / cellulare

- indirizzo posta elettronica

- nominativo Priore in carica

- numero Confratelli iscritti

Le informazioni suddette devono essere trasmesse

direttamente alla Confederazione:

- via fax al n° 06-45539938

- via e-mail a:

[email protected]

- per posta prioritaria a

Confederazione delle Confraternite delle Diocesi

d'Italia

c/o C.E.I. - Via Aurelia, 796 - 00165 ROMA

Sopra:Molenaer Jan Miense -Gesu in casa di Marta eMaria (1635 ca).

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Diocesi di Ischia

3° Cammino Diocesano delle Confraternite

I l 25 marzo scorso si è tenuto a Panzad’Ischia il 3° Cammino Diocesano delleConfraternite, nel 25° anniversario del-

l’incoronazione della statua della Madon-na Annunziata venerata nella Confraterni-ta di Panza. Nel primo pomeriggio si è te-nuto nella Chiesa Parrocchiale di SanLeonardo l’incontro delle Confraterniteisolane con l’intervento del Parroco diPanza don Cristian Solmonese che hatracciato in modo particolare la storia dellaConfraternita della SS. Annunziata, invi-tandoci a guardare con attenzione le primeregole che i Confratelli si erano già dati nel1617 ossia di vivere una vita spirituale diintensa preghiera, di testimonianza cristia-na vicendevole, di assistenza ai confratelliammalati, per poterle rivivere anche oggi.È stata poi la volta del diac. Prof Agostinodi Lustro delegato vescovile per le Confra-ternite, del prof. Aniello D’Abundo Prioredella Confraternita SS. Annunziata e diGioacchino Polito e Silvestro Fiorentino,delegati diocesani nella Consulta Regiona-le della Confederazione delle Confraterni-te delle Diocesi d’Italia: tutti hanno sotto-lineato l’importanza della formazione per-manente per le Confraternite, e la necessi-tà di continuare a camminare insieme, por-tando avanti un discorso di Comunioneche è iniziato già da diversi anni sulla no-

stra isola. Alle ore18.00 è arrivato anchemons. Vescovo PietroLagnese e in corteo cisi è diretti insiemeverso la vicina Confra-ternita della SS. An-nunziata per la celebra-zione eucaristica nellaSolennità dell’Annun-ciazione del Signore.Durante la sua omeliaS. E. il Vescovo ci hainvitati a guardare aMaria, modello di ogni cristiano, dicendofra l’altro: “Maria ci insegna come fare peraccogliere il Signore nella nostra vita, perchéanche noi possiamo fare esperienza di Luiogni giorno, possiamo generarlo e donarlo alMondo, attraverso il Sì che anche noi dobbia-mo dire ogni giorno. […] Ci aiuti la VergineSantissima, aiuti la Chiesa di Ischia a cam-minare sulle vie del Vangelo, aiuti il Vescovo,i Sacerdoti, i Diaconi e tutte le Confraternitedella nostra Diocesi perché davvero possiamoritornare ad essere ciò che dobbiamo essere: sequesto accadrà una nuova vita scorrerà neinostri ambienti e contagerà anche altri chesono lontani e che hanno bisogno di una no-stra più credibile testimonianza per far ritor-no anche loro nella casa del Padre”.

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Sopra:Il gruppo scultoreo

dell'Annunziata.

di Francesco Schiano

Diocesi di La Spezia – Sarzana – Brugnato

Giornata delle Confraternite al Montale di Levanto

(da comunicato stampa)

G iovedì 1 maggio si è tenuto il tradi-zionale Raduno diocesano delleConfraternite - organizzato dalla lo-

cale Confraternita della S. Croce – doveventi Confraternite e oltre 250 confratellisi sono ritrovati a Levanto, in localitàMontale, presso l’antica pieve intitolata aSan Siro per il consueto appuntamentoannuale. Ha presieduto la S. Messa il Ve-

scovo diocesano Mons. Luigi Ernesto Pal-letti, che nell’omelia ha ricordato la figura“silenziosa” di san Giuseppe, padre putati-vo di Gesù, del quale i Vangeli riportanopochi momenti, ma la cui presenza assie-me a quello di Maria, è stata fondamenta-le per la crescita di Gesù stesso.Al termine della Santa Messa, concelebra-ta da molti sacerdoti, Mons. Palletti ha

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partecipato alla tradizionaleprocessione delle Confrater-nite per le vie dell’anticaCeula. In precedenza le Con-fraternite si erano riunite nel-l’Oratorio della Santa Croceper l’assemblea comunitaria.La giornata si è poi conclusacon un agape fraterna presso aLevanto in località San Got-tardo. Al raduno - oltre a tutti

i componenti del locale Priorato Diocesa-no con in testa il Priore Diocesano Lucia-no Currarino - erano presenti GianniPoggi Consigliere della Confederazione eDon Franco Molinari, Vice Assistente Na-zionale della Confederazione stessa.

Hanno preso parte al Cammino le seguen-ti confraternite: SS. Antonio e Rocco (Bo-lano), N.S. del Carmine (Borghetto Vara),Mortis et Orationis (Bracelli), S. AntonioAbate (Brugnato), S. Pietro Apostolo(Buto), S. Sebastiano (Carro), N.S. del-l’Annunziata (Carrodano Sup.), B.V. delCarmine (Cassana), N.S. Assunta in Cielo(Castello di Carro), S. Croce e SS. Sacra-mento (Ceparana), Natività di Maria(Corvara), S.Giovanni Battista (L’Ago), S.Anna (Le Grazie), Sant’Erasmo (Lerici),SS. Trinità (Legnaro di Levanto), S. Croce(Montale di Levanto), San Giacomo Apo-stolo (Levanto), S. Maria Assunta (Matta-rana), Santa Croce (Monterosso al Mare),S. Leonardo (Santo Stefano Magra).

A destra:La rituale foto di gruppo.

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Sopra:La foto ricordo dellabella giornata.

Diocesi di Roma

Alla Chiesa del Carmine alle Tre Cannelle S. Messa diaffiliazione per l’Arciconfraternita di Pulsano (TA)

di Antonello Cavallotto

A lla presenza del Direttore dell’ufficioper le Aggregazioni Laicali e leConfraternite del Vicariato di

Roma, Mons. Antonio Interguglielmi, diS. E. Mons. Filippo Iannone Vice Geren-te della Diocesi Roma, del Rettore del Se-minarium Missionum Teresianum di Roma,padre Gustavo Prats, di Mons. GianfrancoBella Primicerio dell’Arciconfraternita ac-cogliente del Carmine alle Tre Cannelle,di don Francesco Tedeschi Priore dellastessa e di don Mimmo Pagliarulo Retto-re della chiesa Stella Maris di Pulsano(TA), della dottoressa Gabriella FicocelliAssessore alla Pubblica Istruzione e servi-zi sociali del Comune di Pulsano, delladott.ssa Annarita D’Errico Dirigente del-l’Ufficio dei servizi sociali del comune diPulsano e del Priore pro-tempore del So-dalizio tarantino, Giovanni Di-maggio, si è svolta sabato 7 giu-gno alle ore 18 presso la chiesaromana del Carmine alle TreCannelle la sentita e solenne ce-lebrazione di Affiliazione tra la“Madre e capo di tutte le Confra-ternite dedicate alla Vergine delCarmelo” e l’Arciconfraternita diPulsano, per esteso: VenerabileArciconfraternita del Purgatoriofondata sotto il titolo della SS. Ver-gine Maria del Monte Carmelo

A.D. 1687. “A nome di tutta l ’Arciconfraternita – hadetto commosso il Priore Dimaggio – che,ricordo, il 16 luglio 2013, S. E. Rev.maMons. Filippo Santoro Arcivescovo di Ta-ranto ha voluto elevare alla dignità di Vene-rabile Arciconfraternita, desidero esprimerela gratitudine per aver concesso oggi al nostroSodalizio l ’aff iliazione all ’Arciconfraternitadel Carmine alle Tre Cannelle di Roma,madre e capo di tutte le Confraternite delCarmine. Oggi abbiamo scritto un importan-te pagina di storia per la nostra VenerabileArciconfraternita che rappresento, avendo di-mostrato insieme quanto bello sia vivere sottoil manto di Maria”. “ Ed è Maria - ha aggiunto Mons. Inter-guglielmi – che sicuramente vi ha fatto in-contrare. Ed è per opera Sua che le vostre due

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Arciconfraternite suggellano oggi questo fortelegame tra Roma e Pulsano, un legame nonsolo geografico ma di fede e spiritualità car-melitana sotto il manto protettivo della Ver-gine adesso comune Protettrice. Voglia quindila Madonna del Carmelo benedire la vostrafiliazione e benedire le vostre opere che, comeci esorta Papa Francesco, testimonino semprela gioia del Vangelo in uscita e la bellezzadella missionarietà della pietà popolare”. Pulsano è un importante comune costierodi oltre 11.000 abitanti, sito in provincia diTaranto, a circa 20 km a sudest del capo-luogo. L’Arciconfraternita ha nella festadella Madonna del Carmine (16 Luglio) e

nei riti della Settimana Santa (in partico-lare la processione del Venerdì Santo) lesue espressioni più vive e forti di testimo-nianza della pietà popolare della comunità.Tali tradizioni, fra l’altro, ormai da anni ri-chiamano per l’occasione varie migliaia difedeli.

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Accanto:I Concelebranti con la

rappresentanza tarantina.

Al centro:Il Cristo portato in

processione.

La Vergine dolente e il

Cristo morto.

Arcidiocesi di Catania

I riti diocesani della Settimana Santa

della Prof.ssa Giuseppina Fazzio

I n occasione della Pasqua, neidiversi paesi e città della Sici-lia, numerosi e di straordina-

rio impatto emotivo sono i “Ritidella Settimana Santa”, cioè lemanifestazioni religiose organiz-zate nelle varie parrocchie, sottoil patrocinio delle locali Confra-ternite, per rappresentare i mo-menti più significativi della Pas-sione di Gesù Cristo, descrittinei Vangeli. Questi riti presenta-no, nella nostra terra, una straor-dinaria complessità di contenuti e di sim-bologia per i numerosi influssi cui fu sot-toposta l’isola e, soprattutto, per quelli de-rivanti dalla cultura spagnola, dominantetra il XVI e il XVII sec. Tali riferimenti culturali non esauriscono,tuttavia, la complessità e l’importanza ditali riti all’interno delle varie comunità, chevanno ricercati oltre; forse nello stessoDNA di ogni fedele, che ri-vive in quei giorni, senti-menti contrastanti (doloreper la Morte prima, gioiaper la Resurrezione del Re-dentore poi), incisivi ancheper la teatralità che assu-mono nei vari passaggi delciclo pasquale. A tal proposito, lo stessoGesualdo Bufalino, nel 1996, in “La luce eil tutto” (“Opere”) ebbe a scrivere: ”A Pa-squa ogni siciliano si sente non solo spettatorema attore, prima dolente, poi esultante, d’un

mistero che è la sua stessa esisten-za”. Abitare in Sicilia, dunque,permette di vivere nel 2014,continuando ad ammirare i riti ele tradizioni popolari di centina-ia di anni fa. Anche nell’ Arci-diocesi di Catania, nel corsodella Settimana Santa è un sus-seguirsi di rappresentazioni eprocessioni che hanno come in-tento quello della rievocazione ecommemorazione della Passio-ne, Morte e Resurrezione di

Gesù Cristo. Forte è la simbologia che licaratterizza sia a livello decorativo sia me-taforico, perché la Pasqua, che cade semprein Primavera, rappresentando il risvegliodella Natura dopo il letargo invernale, sim-boleggi la rinascita della Vita, col trionfodel Bene sul Male. Il Mistero Pasquale èrievocato anche nei più piccoli centri, seb-bene in alcune località le celebrazioni as-

sumano una spettacolaritàquasi teatrale. Possano ipassi di questi itinerari dimeditazione e spiritualitàaccrescere la consapevolez-za che con la Pasqua è statasconfitta la morte, che conla resurrezione è stata re-

denta la sofferenza e, soprattutto, usando leparole del Poverello d’Assisi, possa ogniuomo ricordare che “Il mattino del primogiorno dopo il sabato c’è la resurrezione, sem-pre e per tutti”.

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A destra:Il labaro del Coordinamento

diocesano.

Diocesi di Anagni - Alatri

Ritiro spirituale delle Confraternite diocesane aCollepardo

di Giorgio A. Pacetti

L e 40 Confraternite presenti in 14 Co-muni della Diocesi si sono date ap-puntamento domenica 16 marzo

presso la chiesa di S. Salvatore a Collepar-do dove i partecipanti hanno partecipato

all’Adorazione Eucari-stica e alla S. Messa,presieduta dal Vicariogenerale Mons. Alber-to Ponzi e concelebratada Don Bruno Ve-glianti, Delegato ve-scovile delle Confra-ternite e da Don Clau-dio Pietrobono, parro-co di Collepardo, ani-

mata dal coro parrocchiale. L’EsortazioneApostolica “Evangelii gaudium” di papaFrancesco, è stata il tema del ritiro spiri-tuale e illustrata da Mons. Alberto Ponzi. Al termine ha ringraziato la comunità diCollepardo per l’accoglienza, in particola-re il parroco Don Claudio, e tutti i Prioridelle Confraternite ai quali si deve la gran-de partecipazione odierna delle Consorel-le e dei Confratelli. Apprezzamento ancheper il Segretario diocesano delle confrater-nite Aldo Fanfarillo, il Delegato vescoviledon Bruno Veglianti, Carlo Costantini ela Confraternita locale per l’impegno pro-fuso a livello diocesano, insieme all’esecu-tivo del Coordinamento.

A destra:Il Maestro Mons. Colino

dirige il Coro.

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Diocesi di Roma

L’Arciconfraternita dei SS Ambrogio e Carlo ha organiz-zato un concerto di musica sacra per ricordare S.Giovanni XXIII

di Fabrizio Carra

L ’Arciconfraternita dei SS. Ambrogio eCarlo della Nazione Lombarda, in viadel Corso, fu fondata nel 1471 ed è al

secondo posto fra i sodalizi storici romaniancora in piena attività, dopo quello di S.Caterina dei Senesi e Grossetani. Sabato29 marzo si è tenuto, nella Basilica omo-nima, un concerto di musica sacra per ri-cordare l’ordinazione episcopale di AngeloGiuseppe Roncalli, il Papa “Buono” Gio-vanni XXIII, avvenuta il 19 marzo 1925proprio in questa Basilica.Il futuro papa e santo eraperaltro un nostro Confra-tello (numerosi i suoi ci-meli in nostro possesso),così come lo era un altroinsigne lombardo e prossi-mo Beato, ossia Paolo VI.Va poi ricordata la visitaanche di un altro grandesanto contemporaneo,Giovanni Paolo II, che nel

gennaio del 1985 venne a salutare la Basi-lica e l’Arciconfraternita. Ben prima del-l’inizio del Concerto la Basilica era gremi-ta di fedeli ma anche di quegli occasionalipassanti che da sempre affollano le vie delcentro di Roma. Il Coro dell’AccademiaFilarmonica Romana è stato magistral-mente diretto dal vulcanico Mons. PabloColino (memorabile il concerto per il suo80° compleanno tenuto sabato 25 gennaionella Basilica di S. Ignazio di Loyola).

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Quanti però non lo conoscevano, hannoavuto la graditissima sorpresa di assisteread uno spettacolo irripetibile, infatti laconsonanza perfetta fra il direttore e ilcoro era tale che, ciascun brano, trasfonde-va nei presenti sentimenti così elevati dellospirito religioso che scaturiva da quei suonie quei canti, che lo spirito di ciascuno eraletteralmente rapito.Straordinaria è stata l’interpretazione deibrani in programma, tra cui spiccava ilChristus factus est di Anton Bruckner, ma,il culmine di questa spirituale elevazione epartecipazione è stato raggiunto quando èstato eseguito l’ultimo brano: lo Stabat

Mater. Opportunamente il direttoreMons. Colino faceva rilevare, nel breve esentito commento che precedeva l’esecu-zione del brano, la solennità ieratica diquel verbo “stabat”, che dava una rappre-sentazione dell’immagine della “Mater do-lorosa” in tutta la sua tragica grandezza,ritta, pietrificata dal dolore. L’esecuzionedel brano concludeva quindi, in modo su-blime, un indimenticabile concerto da tuttiseguito, dall’inizio alla fine, con la massimapartecipazione ed elevazione spirituale. Ilpubblico presente era incantato ed ha pre-miato gli artisti con un lungo e calorosoapplauso finale.

Al centro:Il Prof. Savagnone tiene la

sua realzione.

Arcidiocesi di Monreale

“Confraternite, risorsa di legalità per il territorio”del Prof. Giuseppe Savagnone

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Il 1° maggio scorso si è tenuto aMonreale, organizzato dallaConfraternita del Crocif isso,un convegno incentrato sultema di grande attualità di cuial titolo. L’evento si è inseritoin un progetto più ampio, tesoa ricordare il sacrif icio del Ca-pitano dei Carabinieri Ema-nuele Basile, nativo di Taran-to e ucciso nel 1980 a Monrea-le. Al convegno hanno parteci-pato S. Ecc. Mons. MichelePennisi, Arcivescovo di Mon-reale; l ’Avv. Filippo Di Mat-teo Sindaco di Monreale; il Col. Pierluigi So-lazzo Comandante del Gruppo TerritorialeCarabinieri di Monreale; il Dott. FrancescoAntonetti Presidente della nostra Confedera-zione; il Dott. Nicola Mannino Presidentedel “Parlamento della Legalità”; l ’Ing. Raf-faele Vecchi Priore della Confraternita MariaSS. Addolorata di Taranto; Sig. ValentinoMirto Presidente della Confraternita SS.Crocif isso di Monreale. Il convegno è statocaratterizzato da grande interesse e successo,pertanto ci è sembrato assai utile – oltre chedoveroso – proporre al bacino confraternalenazionale la dotta relazione f inale svolta dalProf. Giuseppe Savagnone, poiché di sicurooffrirà ovunque spunti per la riflessione el ’azione. (Dierre)

I l punto di partenza: uno scandalo. Ci sipotrebbe stupire che si faccia un conve-gno sulla legalità in Italia, che è il paese

con più leggi in Europa (se-condo alcuni, circa 160.000,a fronte delle 3.000 dellaGran Bretagna, delle 5.500della Germania, delle 7.000della Francia) e forse nelmondo, e che sembrerebbeessere dunque la patria dellalegalità. Già Manzoni, però,a proposito delle “gride”contro i bravi, faceva notareche le leggi si moltiplicanolà dove hanno meno effica-cia. E in effetti, secondo ilrapporto recentemente pub-

blicato dall’Unione Europea, dei 120 mi-liardi di euro sottratti ogni anno al benecomune dalla corruzione, in Europa, ben60 lo sono in Italia. Senza dire che anchele più note organizzazioni criminali sononate e prosperano proprio nel nostropaese.Un secondo paradosso è che a porsi il pro-blema della legalità siamo noi cattolici. Ilproblema proprio per i credenti non do-vrebbe esistere: è fin troppo ovvio che ilVangelo sia incompatibile con l’illegalità.Anche sotto questo profilo, però, sono ifatti a smentire queste apparenti sicurezze.L’Italia, il paese europeo con maggioretasso di illegalità, è anche quello dove latradizione e la pratica del cattolicesimosono più forti. In altre nazioni d’Europa,oggi scristianizzate e per di più in origineprotestanti, la legalità non è un problema.Da noi, sì. Questo rappresenta sicuramen-

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Sopra:Il tavolo della Presidenza.

te uno scandalo, nel senso evangelico dellaparola, di cui dobbiamo rispondere a Dio eai fratelli. Per questo il convegno di oggi haun senso che non è meramente celebrativo.Esso nasce dall’esigenza di prendere co-scienza di ciò che sta all’origine di questasituazione e di chiederci che cosa possanofare qualificati soggetti ecclesiali come leConfraternite per porvi rimedio.L’autentica legalità come senso del bene co-mune. La legalità non sono le leggi. Non soloperché esse possono essere disattese sistematica-mente ma perché, peggio ancora, l ’esperienzaci insegna che possono essere fatte al serviziodi interessi particolari, a scapito del bene co-mune (cfr. CEI, Educare alla legalità). Unaefficace promozione della legalità non porta afare più leggi, ma ad avere il senso del benecomune. Questo però non si può realizzare senon c’è una cultura diffusa, cioè un modo dipensare, di sentire, di vivere degli uomini edelle donne che fanno parte di una concretacomunità civile e che li spinge a desideraresinceramente di comportarsi correttamente. Sela legge non è preparata, motivata e sostenutada una simile cultura, essa sarà sempre vistacome una regola esteriore da trasgredire o daaggirare senza scrupoli appena se ne presental ’occasione.Questo impegno per il bene comune nonpuò essere richiesto ai “politici” di profes-sione se prima non è maturata dalla gentecomune. Ci lamentiamo di una casta dicorrotti, ma in realtà essa è espressione especchio della nostra società. Siamo noi, icittadini, a votarla e a sostenerla. La crisietica della nostra politica è in realtà espres-sione di una crisi etica che ci riguarda tutti.Il rinnovamento della politica deve comin-ciare dal basso, con una educazione capil-lare a ritrovare il senso della verità e delbene.Il bene comune non è solo un bene – di-mensione etica – ma un bene comune. Ri-chiede cioè uno stile che non si limiti al-l’impegno individuale, ma coinvolga lacooperazione di tutti per realizzare un solofine. Attenzione: cooperare per il fine co-mune non significa solo coordinarsi perrealizzare ognuno il proprio, magari ugua-le a quello degli altri - come le personeche partecipano a un gioco, che devono ac-cettare le regole comuni (coordinazione)per cercare ognuna di vincere con le pro-prie forze (fini uguali) – ma unire gli sfor-zi per realizzare un fine unico, che si puòraggiungere solo insieme. Infine, il benecomune si deve realizzare a partire dagli

ambienti concreti, dal territorio in cui unacomunità vive. C’è un bene comune delquartiere, un ben comune del paese, un bencomune della città. Se non si comincia daquesti, non si può parlare di un bene co-mune nazionale.Quattro caratteristiche della Confrater-nite che le abilitano a costituire una ri-sorsa per la legalità. Che cosa può farcipensare che le Confraternite siano una ri-sorsa per tutto questo? Dei motivi ci sonoe corrispondono a quello che si è detto delbene comune, fondamento della legalità. Ilprimo motivo è il carattere della religiositàpopolare, di cui le Confraternite sono lepiù importanti custodi e promotrici. Dice-vamo prima che il Vangelo è in netta anti-tesi con l’illegalità. Se di fatto esso coesistecon questo fenomeno deteriore è perchérimane confinato a livello di princìpiastratti e non si cala nella cultura – nelsenso che prima dicevamo – della gente.Ebbene, come notava papa Francesco nellaEvangelii gaudium, «le forme proprie dellareligiosità popolare sono incarnate, perchésono sgorgate dall ’incarnazione della fede cri-stiana in una cultura popolare» (n. 90). E«nella pietà popolare si può cogliere la moda-lità in cui la fede ricevuta si è incarnata inuna cultura e continua a trasmettersi» (n.123). Proprio perché le Confraternite vi-vono e diffondono una fede che non rima-ne un teorema celeste, ma si incarna nellacultura reale del nostro popolo, esse posso-no diventare le promotrici di una maggio-re coerenza evangelica non con astratte di-chiarazioni, ma nell’esperienza quotidianae nell’educazione delle nuove generazioni.Il secondo motivo è il carattere laico delleConfraternite e della stessa religiosità po-polare. Come insegna il Concilio VaticanoII, l’impegno civile e politico - quello chesi richiede per l’affermazione, in tutti gli

A destra:L'Arcivescovo Mons. Pennisi

parla dal tavolo della

Presidenza.

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ambiti della vita sociale, del bene comunee della legalità - non è una prerogativa delclero, ma spetta propriamente ai laici cri-stiani. Su questo terreno i pastori nonhanno alcuna supremazia e devono lascia-re spazio all’iniziativa dei semplici battez-zati (v. Gaudium et spes, n.43 e n. 76). Ora,le Confraternite sono la più antica espe-rienza di valorizzazione del laicato e dellasua autonomia che il mondo cattolicoabbia conosciuto, come dimostra il fattoche il priore della confraternita è, di dirit-to, un laico. Così come laica è la religiosi-tà popolare che, a differenza della liturgia,non richiede la presidenza di un presbite-ro. Proprio le Confraternite e la religiositàpopolare possono perciò educare ad unanuova sensibilità etica e alla cittadinanzacoloro che operano concretamente negliambienti di lavoro, nella vita familiare, inpolitica.Il terzo motivo è il carattere comunitariodella realtà confraternale. L’illegalità pro-spera nella nostra cultura individualista,dove il singolo tende a cercare sfrenata-mente il proprio interesse dimenticando leesigenze del bene comune. Questa culturasi riscontra non soltanto a livello politico,ma anche a quello delle diverse realtà co-munitarie. Oggi è l’idea di comunità cometale ad essere in crisi. Ebbene, le Confra-ternite sono una forma antica e radicata direciproca solidarietà che può incarnarebene il modello della cooperazione di cuisopra abbiamo parlato ed educare ad essonon solo i propri membri ma, con la pro-pria testimonianza, anche l’ambiente cir-costante. Il quarto motivo è il radicamento delle

Confraternite in un terri-torio concreto. Se il Van-gelo spesso non riesce adincidere sulla vita socialein modo efficace è perchéviene proposto e interpre-tato senza riferimento aprecise situazioni locali etemporali. Se ciò avvenis-se, l’evangelizzazione co-stringerebbe le personeche dicono di accoglierla aconfrontarsi con la Paroladi Dio e con l’insegna-mento sociale della Chiesasul terreno dei fatti, e nonsolo delle buone intenzio-ni. Questo scollamento è rafforzato dauno stile ecclesiale per cui i comporta-menti dei singoli credenti non vengonomai maturati e messi in discussione all’in-terno delle comunità. La parrocchia spes-so si riduce, da questo punto di vista, a unastazione di servizio, dove ognuno va “fareil pieno” di sacramenti, senza dover rende-re conto a nessuno del suo modo di vivereeffettivo. Da parte loro, le Confraternitesono una realtà pienamente incarnata nelterritorio, nella sua geografia, nella suastoria, nei suoi ritmi temporali. Per esseanche i riti – si pensi alle processioni –sono, più che un rimanere dentro le muradel tempio, un uscire fuori, un percorrerele vie del quartiere, in mezzo a gente che siconosce per nome e di fronte a cui si è re-sponsabili dei propri comportamenti. Conclusione. Possiamo riassumere quan-to detto osservando che le Confraternitepossono essere oggi protagoniste di un

impegno per far (ri)nascereuna cultura del bene comune– condizione dell’autenticalegalità - capace di spingere icittadini a seguire un’eticavolta al bene di tutti, attra-verso uno stile di coopera-zione, in un territorio con-creto. Il quadro assai proble-matico da cui siamo partiti cidice che questo impegnofino ad oggi non è stato, nelmondo cattolico in generale,e forse anche nelle Confra-ternite, una priorità. È ne-cessaria una svolta. La forza che ci viene dalVangelo può consentirci direalizzarla.

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Sopra:Il Prof. Savagnone.

A sinistra:Veduta parziale della sala

gremita.

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Sopra:I Pastori della Bruna in

gruppo.

Arcidiocesi di Matera - Irsina

La Confraternita “I Pastori della Bruna”

di Emanuele Calculli, Priore

I l 29 giugno 2013, con Decreto di S.E.Mons. Salvatore Ligorio, Arcivescovodi Matera-Irsina, è stata eretta la Con-

fraternita “I Pastori della Bruna”, formatada 60 iscritti, il cui fine principale è la de-vozione a Maria SS. della Bruna, Patronadella città di Matera. Per quanto riguardail nome, numerose sono le tesi. Molto ra-dicata era la convinzione che il nomeBruna provenisse dal colore bruno dell’im-magine. Questa tesi è stata superata dopoil restauro della pittura murale, la cui im-magine è risultata di un incarnato piutto-sto chiaro e il bruno era dovuto al fumodelle candele che i fedeli, per la devozionenutrita verso la Vergine, avevano accesonei secoli. Altri ritengono che il titolo diSanta Maria della Bruna sia derivato dalnome assunto dalla Vergine protettricequando papa Urbano VI (Bartolomeo Pri-gnano, già Arcivescovo di Matera dal 1365al 1377) propose la festa liturgica della Vi-sitazione. Altri con il Conte GiuseppeGattini, storico locale, fanno derivare ilnome dal vocabolo «bruna» che nel latinomedioevale significa corazza, difesa (ondeil significato di Madonna della protezione,della difesa). Secondo altri, invece, il voca-bolo «bruna» non sarebbe altro che una ri-duzione dialettale di Hebron, città dellaGiudea, dove la Vergine visitò Santa Eli-sabetta. La cura e la protezione dell’effigiedella Madonna della Bruna, comunemen-te indicata come “Il Quadro dei Pastori”che, all’alba del 2 luglio di ogni anno, festadella Santa Patrona, dopo la celebrazionedella S. Messa, viene portato in processio-ne per le vie e i quartieri della città men-

tre, anticamente, ciò avveniva per i vicolidei Rioni “Sassi”. Altre finalità importanti del Sodaliziosono poi la formazione spirituale e la san-tificazione dei Confratelli e delle Conso-relle. L’esercizio del culto pubblico. Lapromozione di opere di carità fraterna. Ilsegno distintivo dei Confratelli e delleConsorelle consiste in una fascia azzurrarecante un medaglione con l’effigie diMaria SS. della Bruna e l’iscrizione “I Pa-stori della Bruna”. Il Consiglio Direttivoeletto dall’Assemblea degli Associati il 20ottobre 2013 è composto da: Don Vincen-zo Di Lecce, parroco della Cattedrale edAssistente Ecclesiastico; Prof. EmanueleCalculli, Priore; Sig. Nicola DomenicoOlivieri, Vice-Priore; Geom. FrancescoStaffieri, Segretario; Cav. Eustachio Mon-temurro, Cassiere.La Confraternita organizza, il due di ognimese, da ottobre a giugno, l’incontro litur-gico della “Festa della Bruna tutto l ’anno”per incrementare la devozione alla Ma-donna e, il 2 Luglio, solenne Festa dellaProtettrice, la “Processione dei Pastori”, chetrarrebbe origine dal fatto che i pastorinon potendo partecipare alla festa che sisvolgeva tutta la giornata, poiché avevanole greggi da portare al pascolo, crearono inonore della Santa Patrona una loro festa,che aveva luogo di prima mattina nei“Sassi” lungo le sue vie, in doppia fila,avendo in mano i ceri accesi e indossandoi loro costumi schiettamente pastorali,cantando vetuste laudi e recitando il rosa-rio intercalato dall’invocazione: “Ti salutoo Maria, sei la Madre di Dio e la Madremia”. La nuova Confraternita mariana èsorta perché l’antica, nata in Cattedralenel 1697 ed aggregata alla Cappella dellaBruna, si è estinta nel 1961. Il 5 Aprile 1698 fu istituita la Fratellanzadi S. Maria della Bruna o Congregazionedei Pastori della Bruna con atto pubblicostilato nella chiesa di S. Sofia, sede dellaConfraternita degli Artigiani, alla presen-za di numerosi fratelli. Fu fissato in 110 ilnumero delle iscrizioni ed ogni fratello,quando veniva ammesso a far parte dellaFratellanza, doveva portare “una pecora odieci carlini in luogo di detta pecora una volta

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tantum”. Il due febbraio di ogni anno, laCongregazione laicale curava la distribu-zione delle candele benedette ai Confra-telli e alle famiglie benefattrici. La Fratel-lanza caratterizzava le proprie candele, cheerano di grandezza diversa, sia nel coloredella parte terminale sia nell’immagine diMaria SS. della Bruna posta sul corpodella candela. Questa antica tradizione èstata riportata alla luce dal nuovo Sodali-zio. Le numerose confraternite dedicatealla Vergine, denominate sotto vari appella-tivi, sorte a Matera nel corso dei secoli, sisono gradualmente estinte con il venirmeno delle due attività principali del terri-torio materano: l’agricoltura e la pastorizia.

Accanto:Il quadro di Maria SS. della

Bruna.

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Diocesi di Anagni - Alatri

Rinnovato il Direttivo della Confraternita Madonna delle Rose in Piglio

di Giorgio A. Pacetti

N ella cittadina del Frusinate si sonosvolte le elezioni per rinnovare il di-rettivo della Confraternita della

Madonna delle Rose. Il nuovo Priore per ilquinquennio 2014-2019 è Fabio MassimoLoreti. Il nuovo direttivo è composto dariconferme e da “new entry”. Le tre “matri-cole” che si sono aggiunte al Direttivouscente sono Enzo Nardi, Alessandro Pi-gnalberi e Alessandro Spirito. Fanno partedel direttivo: Massimo Oliva, Mario Fat-

tori, Fernando Illuminati,Giorgio Alessandro Pacettie Paolo Saccucci. Cosiglie-ri supplenti Bruno Cecca-roni, Lino Ceccaroni, San-dro Felli e Ludovico Pie-trangeli. Completano le ri-conferme Domenico Pro-ietti Segretario e AnnaRita Franceschetti Cassiere. Cappellano ilparroco Don Gianni Macali.

Diocesi di Mantova

Il Venerdì Santo, con la Reliquia del Sangue di Cristo

di Luciana Rodighiero Astolfi

M antova, Tempio albertiano di S.Andrea, 18 aprile: per esporli allavenerazione dei fedeli, si estraggo-

no dall’altare della cripta ancora transen-nata, causa i postumi del sisma 2012, i dueSacri Vasi in oro massiccio, contenentiparticelle del Sangue della Passione. Latradizione lo vuole recato a Mantova dalCenturione Longino convertito, che nellabasilica, in una cappella dedicata, ha poitrovato sepoltura. Il macchinoso cerimo-niale d’apertura (12 chiavi per 4 forzieri),si è imposto, per ragioni di sicurezza, dopoil furto sacrilego delle soldataglie austria-

che perpetrato nel 1848, e richiede la pre-senza alternata delle massime autorità cit-tadine, religiose e civili. Rassicurante la “protettiva” presenza diCarabinieri in alta uniforme, a vegliare,quasi Angeli Custodi, sulla Sacra Reliquia(fondamento essenziale della nostra Dio-cesi), che ancora, dopo oltre un millenniodi storia devozionale, sa parlare al cuoredei giovani e giovanissimi. Stupisce, infat-ti, tra i tanti che affluiscono partecipi, maanche commuove ed esalta, la presenza discolaresche accompagnate dai propri inse-gnanti: piccoli che pregano, genuflessi da-

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vanti all’altare, in adora-zione raccolta e silenzio-sa. A seguire la recitadella Via Crucis presie-duta dal Vescovo, Mons.Roberto Busti (con lalettura delle 14 stazioniaffidata ai soci della«Compagnia del Prezio-sissimo», affiancati alPriore Giorgio Saggianie al Vicario GeneraleMons. Gian GiacomoSarzi Sartori). A conclu-sivo suggello il dono del cero pasquale daparte della città tedesca di Weingarten, dal1998 gemellata con Mantova, in ricordo di

una frazione della Reliquiaacquisita dall’ImperatoreEnrico III (XI sec.) e tut-tora conservata nell’abba-zia benedettina di St. Mar-tin. Basilica di nuovo gre-mita di devoti, che si pro-lungano sul sagrato, ore 21:dopo la solenne funzionereligiosa - officiata dal Ve-scovo e culminata in unapreghiera “universale” - laprocessione con la reliquiadel Preziosissimo Sanguedi Cristo si snoda per le viedel centro storico. La

«Compagnia», precedendo i Sacri Vasi,esibisce per la prima volta il proprio gon-falone, copia di quello, antichissimo, con-servato nel Museo Diocesano. Con marsi-na e stendardi, sfila anche una folta dele-gazione (40 presenze) della consorella te-desca, la «Blutfreitagsgemeinschaft», scorta-ta dal presidente Christoph Sprissler. Per-cepibile la profonda fede che anima illungo corteo: candele accese, canti mesta-mente intonati, preghiere bilingui. Comeormai da tradizione, anche quest’anno unarappresentanza virgiliana restituirà la visi-ta nei giorni dell’Ascensione, partecipandoalla grandiosa Cavalcata del SantissimoSangue («Blutritt»), che impegna migliaiadi cavalieri, in cilindro e frak. Le foto acorredo del testo sono state fornite dalconfratello Gianni Bellesia.

Sotto:L'estrazione dei Sacri Vasi.

A destra:La chiesa traboccante di

fedeli.

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Diocesi di Mantova

La Compagnia del Preziosissimo Sangue ha celebratoSan Longino

di Luciana Rodighiero Astolfi

P assato il 12 marzo, data convenzio-nale della seconda inventio (solen-nizzata dall’esposizione dei Sacri

Vasi in S. Andrea, con Via Crucis, Vesproe S. Messa, celebrata dalVescovo Emerito Caporel-lo) gli associati della Com-pagnia del Preziosissimo dinuovo si sono ritrovati afianco del loro priore prof.Giorgio Saggiani. Nel ri-tuale di preparazione allaS. Pasqua, l’occasione èstata offerta il 15 marzo,nella concattedrale: la S.Messa, concelebrata dal

parroco don Pavesi e da mons. Sarzi Sar-tori, vicepriore ed assistente spiritualedella Congregazione, è in onore del proto-martire San Longino e intende inaugura-re un percorso devozionale. Come la reci-ta delle litanie, davanti alla cappella checustodisce la sua sepoltura, è richiamo perun nutrito stuolo di fedeli e confratelli.Accanto al patrono S. Anselmo e a S.Luigi Gonzaga, la figura del miles romanoche trafisse il costato di Gesù (cfr. Vange-lo giovanneo), approdato a Mantova dallaPalestina col sangue del Crocifisso misto aterriccio del Golgota, miracolato e conver-tito, giustiziato (37 d.C.) e poi canonizza-to da papa Benedetto XII (1340), è figura

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Arcidiocesi di Matera – Irsina

Le Celebrazioni in onore del Crocifisso a Miglionico

(da comunicato stampa)

di spicco in ambito virgiliano: la Diocesidi Mantova, che non a caso reca nel pro-prio logo l’immagine del Santo coi due re-liquiari, gli è senza dubbio debitrice.Un carnet denso di iniziative ha accompa-gnato gli associati: la celebrazione del pa-trono (18 marzo); ulteriori momenti diformazione e preghiera; la solenne proces-sione del Venerdì Santo, a coronamento

della Via Crucis (18 aprile); un convegnomultidisciplinare di studi dedicato alla Re-liquia (maggio); la celebrazione del Cor-pus Domini (21 giugno, presso la parroc-chia di S. Luigi); una conviviale, per con-solidare i vincoli di amicizia tra i confra-telli (giugno); alcune “trasferte” di rilievo(a Weingarten in maggio e Torino in au-tunno).

C elebrata con solennità la festa del SS.Crocifisso, che si venera nella par-rocchia Santa Maria Maggiore di

Miglionico (Matera). Questa giornata, le-gata al periodo della quaresima e al perio-do pasquale, ha avuto la data fissata dallariforma della liturgia del Concilio Triden-tino come “ritrovamento della Santa Crocedi Cristo”. La pregiata immagine del SS.Crocifisso, tanto venerata dall’intera co-munità miglionichese, viene attribuita alloscultore Fra’ Umile da Petralia Soprana(Palermo) e risale all’anno1626. La Con-fraternita del SS. Crocifisso attinge signifi-cato e forza dalla spiritualità che sgorgadalla Passione di Nostro Signore GesùCristo e ha individuato il suo simbolo em-blematico nell’Icona del suddetto Crocifis-so. Il Sodalizio fu eretto il 23 maggio1891, l’anno della “Rerum Novarum” dipapa Leone XIII. Motivo di gioia dellaparrocchia e quindi dell’Arcidiocesi e del-l’intera comunità cittadina, è stata l’esposi-zione della Sacra Immagine del SS. Croci-fisso sull’Altare Papale per la celebrazioneEucaristica. Il 27 aprile 1991 – anno delCentenario - questa fu presieduta da SanGiovanni Paolo II in visita pastorale e nel-l’occasione benedisse la corona d’oro delSS. Crocifisso.La celebrazione della festa è stata precedu-ta dal solenne Triduo e dalla Coronella(preghiera) al SS. Crocifisso, composta dalVen. padre Eufemio da Miglionico nel1660. Nella mattina del 1° maggio conl’esposizione della statua è stata celebratal’Eucaristia nella chiesa del SS. Crocifisso.A questo rito hanno preso parte tutti iConfratelli, le Consorelle, il Priore dellaConfraternita Domenicantonio Comanda,con il Maestro dei Novizi Paolo Perrino. Il

novizio Michele Primo, con il rito della ve-stizione ufficiale da parte del parroco epadre spirituale don Giuseppe Tarasco, èentrato a far parte della Confraternita. Nelgiorno dei solenni festeggiamenti religiosidel 3 maggio, hanno voluto rendere onoreil Sindaco della comunità, ing. AngeloBuono; il dott. Rino Bisignano, in rappre-sentanza della Confederazione della Con-fraternite della Diocesi d’Italia, su invitodel Presidente Nazionale Francesco Anto-netti, che nella stessa giornata era presentea Palermo per la Festa del Crocifisso La Santa Messa è stata presieduta del Rev.Don Rocco Pennacchio (Economo Gene-rale della C.E.I.) e concelebrata da donGiuseppe Tarasco, da don Mario Spinello(Parroco Emerito), da don Pasquale Dita-ranto (Responsabile delle Confraternitedell’Arcidiocesi). Il tutto allietato dal coroPolifonico Parrocchiale diretto dal Mae-stro Vincenzo Borelli. Il Priore della Con-fraternita del SS. Crocifisso, Domenican-tonio Comanda, ha consegnato gli attesta-ti di fraterna partecipazione alle delegazio-ni intervenute. Hanno percorso le vie delpaese, ognuna con il proprio stendardo,l’Arciconfraternita di Gesù Flagellato diMatera, la Confraternita SS. Immacolata,Pio Monte dei Morti di Montalbano Joni-co, una rappresentanzadella Confraternita di S.Biagio, la Confraternita S.Francesco da Paola di Al-tamura, l’Associazione delSacro Cuore di Gesù. Infi-ne, il 23 maggio la Confra-ternita ha ricordato nellaParrocchia Santa MariaMaggiore i 123 anni dal-l’erezione.

Sopra:Il Crocifisso di Miglionico.

Sotto:Autorita civili e militari, il

popolo, le Confraternite.

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I ntorno al 1539, venticinque cittadini diMontella (AV) appartenenti alle piùimportanti ed agiate famiglie, costitui-

rono una pia adunanza al duplice scopodel culto e della carità. Fu istituita, pertan-to la Congrega che vasotto il nome del SS. Sa-cramento e dell’Immaco-lata Concezione; con lequote dei singoli confra-telli fu istituito anche ilMonte di Pietà, per im-piegare le rendite dei ca-pitali in opere di pubblicobene e carità, fornendosostentamento ai poveri,dote alle ragazze, ed unBanco di pegni a favoredella popolazione percontrastare l’usura. La sede del sodalizio fula chiesa dei Minori Conventuali di S.Francesco a Folloni, presso la cappella del-l’Immacolata Concezione, perché a queitempi non esisteva l’attuale oratorio che fuedificato, ad oriente della Collegiata, aspese dei congregati, nell’anno 1588. Icongregati chiesero il riconoscimentopontificio nel 1541 e nello stesso anno dalPontefice Paolo III in data 29 novembrefu eretta la Confraternita del SS. Sacra-mento che venne aggregata nella pienezzadei privilegi ed indulgenze a quella di S.Maria della Minerva di Roma. Con bollesuccessive le sono stati riconosciuti privi-legi ed accordate indulgenze: da Giulio IIInell’anno 1551, da Gregorio XIII il 4 giu-gno 1577, da Innocenze XI nel 1581 e1583, da Sisto V nel 1585.In data 1° luglio 1879, LeoneXIII, per l’impegno profusodai congregati nelle opere diculto e di carità, attribuì allapia associazione il titolo di Ar-ciconfraternita del SS. Sacra-mento. Oggi negli atti ufficia-li, nelle processioni e nellefunzioni solenni i confrati in-dossano la veste rossa, ornatadallo stemma dell’Arciconfra-ternita, e sfilano dietro il lorolabaro. Nell’anno 1544, il gior-

no 20 gennaio, la Collegiata patrona dellaCappella di S. Maria del Monte, veneratadai fedeli montellesi e dei comuni limitro-fi, offriva al Monte di Pietà, col beneplaci-to della superiore autorità, la Cappella

suddetta, consigliando dierigervi un ampio fabbri-cato che potesse serviresia da sede al Monte dellaPietà stesso ma in cui vifossero esercitate tutte leopere di pietà, di culto edella carità: l’indicazionericevuta fu eseguita, eri-gendo in questo luogo,oggi conosciuto come ilMonte, a spese dei con-gregati, una grande Chie-sa con un vasto convento.

Il 3 gennaio del 1642 il feudatario diMontella, Antonio Grimaldi, donò allaCongrega del SS. Sacramento che, come siè detto gestiva anche il Monte di Pietà, ilvasto orto (circa 8.000 mq) alle spalle delconvento, chiuso dal muro esterno peri-metrale. Con tale atto l’intero complessodel Monte, con l’annesso Castello, divennedi proprietà a tutti gli effetti della PiaCongregazione del SS. Sacramento. Gra-zie all’Arciconfraternita, alla sua costanteopera di conservazione e alla sua partico-lare natura giuridica, tale complesso è po-tuto arrivare, intatto, fino ad oggi.Il complesso del Monte di Montella èstato oggetto di ricerche archeologiche edi complessi interventi di restauro voltianche a recupero della Chiesa e del Con-

Al centro:Il complesso del Monte. In

basso il Monastero, in alto il

Castello.

A destra:Il Convento di San

Francesco a Folloni.

Diocesi di S. Angelo dei Lombardi - Conza - Nusco - Bisaccia

L’Arciconfraternita del SS. Sacramento in Montella, custode del Complesso monumentale del Monte

di Michele Santoro

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vento di Santa Maria del Monte o dellaNeve e degli impianti strutturati entrol’area murata che dal  XIII-XIV sec. con-figurò il sito diversamente dal passato: fraquesti il cosiddetto Cisternone e gli ac-quedotti costruiti per l’alimentazione idri-ca e l’ornamento del parco voluto da CarloII d’ Angiò, quindi frequentato dai princi-pi della casa di Taranto fino al 1373.Lo spettacolo che si presenta al visitatoredel Complesso del Monte è unico: il ca-stello, la chiesa, il giardino ed il conventosono completamente immersi in castagne-ti. La frequentazione di questo splendidoluogo, stando agli esiti delle campagne discavo archeologico, è datata ai secoli VI-VIII. La chiesa, il cui primo impianto sipuò far risalire al XVI sec., conserva opered’arte di grande valore artistico quali adesempio le ancone lignee XVI sec. arric-

chite da bassorilievi policromi in legnoXVII sec.. All’interno della Chiesa si con-serva una tavola in legno dipinta ad oliodatata agli inizi de XVI sec.; ciò confer-merebbe l’esistenza della Chiesa di SantaMaria de lo Monte, detta anche SantaMaria de la Neve, già in un periodo prece-dente. Il pavimento maiolicato, così comegli stalli lignei del coro e l’organo sonotutte opere datate al XVIII sec. All’interno del convento di particolare ri-lievo è il chiostro, che conserva un ciclo diaffreschi recanti storie francescane. Dipregio anche il Castello ed il Parco ar-cheologico medievale. La “neviera” (luogodi conservazione della neve per garantirela conservazione del cibo e le risorse idri-che) e i terrazzamenti (detti rasole) sonoaltri elementi fondamentali di questospettacolare sito.

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Arcidiocesi di Chieti - Vasto

Il 20° Pellegrinaggio Pollutri - Casalbordino

di Pino Mancini

V enti candeline spente per il pellegri-naggio Pollutri-Casalbordino, chequest’anno ha visto la partecipazione

autorevole di S.E. L’Arcivescovo BrunoForte, con la presenza di tanti presbiteridiocesani e - come ogni anno - di don Ca-millo Cibotti conterraneo di Casalbordi-no, che l’11 giugno nella stessa Basilica diS. Maria dei Miracoli ha ricevuto l’ordina-zione episcopale a vescovo di Isernia-Ve-nafro. Non sono mancati – oltre a una de-cina di Confraternite diocesane - i varigruppi di preghiera, il gruppo dell’UNI-TALSI, associazioni varie, tra cui quelladei Carabinieri in congedo, autorità civili emilitari e il sempre prezioso gruppo dellaProtezione Civile. Quest’anno - in occa-sione della ricorrenza del 4° centenariodalla morte - a far compagnia alla sacraicona della Madonna dei Miracoli c’è stataanche quella di san Camillo de Lellis. LaSanta Messa all’interno del santuario èstata celebrata da Mons. Forte, che nel-l’omelia ha voluto ricordare come in questaricorrenza dell’Ascensione del Signore incielo tutti dovremmo tenere ben saldi iprincipi della fede, della speranza e del-l’amore. Una breve lettura effettuata da unpadre camilliano sul transito del santobucchianichese della carità, testimoniata

fedelmente fino al mo-mento ultimo della sua esi-stenza terrena, ed il ringra-ziamento di Mons. Forte atutto il popolo dei fedelifrentani ed alle autorità in-tervenute, conclude la ce-lebrazione mariana resaquest’anno più speciale daitanti eventi e ricorrenzeche in essa si sono rag-gruppate. Un saluto doveroso e sincero dibuona guarigione a don Giuliano, parrocodi Pollutri, fondatore e ideatore dell’ormaifamoso e consolidato cammino mariano.

A tutti i lettoriRicordiamo che gli uffici della Confederazione hanno cambiato sede.

Questo il nuovo indirizzo:

Confederazione delle Confraternite delle Diocesi d’Italia

Palazzo della C.E.I.

Via Aurelia, 796 - 00165 - Roma

Tel. 06.45539938 - Fax 0645539938

(Tali numeri sono provvisori fino a nuova comunicazione)

E-mail: [email protected] oppure:

[email protected]

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S empre più folto ilgruppo di persone de-vote del Santo padre di

Pietrelcina che desideranodiventare “Discepoli di Cristosulle orme di S. Pio”. E così,dopo un periodo di forma-zione religiosa presso il con-vento dei P.P.Cappuccini diPietrelcina, tenuto dal diret-tore spirituale, frate Marcia-no Guarino, e dal confratel-lo, Roberto Grilli, gli aspi-ranti Vincenzo Ferraro,Maria Rosaria Petrucci,Maria Maio, Filomena Lo-nero, Ivano Lavanga, Carmi-

ne Galdo, Gennaro Esposito, GiovanniCroce, Annamaria Brilli, Maria Abbatic-chio, Francesco Russo, Mariella D’Onghiahanno ricevuto l’investitura il giorno 6aprile di quest’anno nella chiesa del con-vento di Pietrelcina.La cerimonia è stata organizzata e curatanei minimi dettagli con profondo amore ezelo, oltre che dal priore Nicola Zarro edal padre Guarino Marciano, anche daiconfratelli Roberto Grilli e Bruno Caruso.Ha officiato la S. Messa S. E. Mons. An-drea Mugione, Arcivescovo di Benevento.E sulle note musicali che si levavano altetra le navate si svolgeva il sacro rito: gliaspiranti, accompagnati dai confratelli,sull’altare facevano il giuramento di fede ericevevano il mantello della Confraternita.Il mantello non è solo un segno esteriore,ma è la metafora dell’amore della carità edella solidarietà dell’uomo al servizio del-l’altro, che parte dall’amore verso Cristo -che è vera fonte di Via, Verità e Vita - percalarsi nella società, verso il fratello.Toccanti e ricche di significato le paroledell’Arcivescovo durante l’omelia che invi-tavano alla riflessione sulla delicata fun-zione dei confratelli nella società attuale.Altro tema importante toccato dal presuleè stato quello della resurrezione di Cristo,che è il punto centrale della nostra fede,poiché ha liberato l’uomo dalla materia edalla sua paura della morte. In una societàprigioniera del denaro del successo e del-

l’edonismo bisogna sciogliere le catene av-vinghianti dell’egoismo e aprirsi all’altrotrasformando la “t” della “solitarietà” in “d”della “solidarietà” - ha aggiunto l’Arcive-scovo - esortando i nuovi confratelli a nontenere solo per sé ciò che hanno imparato,ma a trasferirlo nella società con il proprioesempio, il proprio stile di vita, impronta-to sui valori del vangelo vissuti nella quo-tidianità.Alla fine della funzione il priore dellaConfraternita, Nicola Zarro, ha ricordatoche l’opera dei discepoli di S. Pio si com-pie nel silenzio, sull’esempio dei “calzari si-lenziosi” di S. Pio e di S. Francesco. Infine,ha ringraziato per la loro preziosa e senti-ta partecipazione S. E. l’Arcivescovo, ilSindaco di Pietrelcina, le Confraternitepresenti di Montefusco “Del Carmine edel Purgatorio” guidata dal priore AngeloTaetti; di S. Marco dei Cavoti “Maria SS.del Carmine e Monte dei Morti” con la re-sponsabile Caterina Costantini; di Moli-nara “SS. Corpo e Sangue di Gesù” guida-ta dal priore Donato Flora; di Pietradefu-si “S. Maria dell’Arco” accompagnata dalpriore Alessandra Capone e dal vice prio-re Armando Santoro e ancora i rappresen-tati dell’Ordine Equestre dei Santi Pietroe Paolo del principe Marcello Gentile;

Sopra:La consegna di uno degli

Attestati.

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Arcidiocesi di Benevento

Consacrazione dei nuovi “Discepoli di Cristo sulle orme di S. Pio”

(da comunicato della Confraternita)

A destra:Una Consorella riceve il suo

documento.

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don Vincenzo Capozzi, direttore diocesa-no di Benevento delle Confraternite; IlMinistro della GiFra Gianluca Maio ed ilcoro della Gioventù Francescana che haanimato la celebrazione; don Antonio Ca-

stelluzzo, coordinatore provinciale del-l’Arcidiocesi per le Confraternite; dott.Felice Grilletto, responsabile regionalenonché Tesoriere nazionale della Confe-derazione.

In alto: I tipici crocifissi processionali

liguri.

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Dalle Diocesi della Liguria

Sestri Levante, 58° Raduno Regionale delle Confraternite della Regione Ecclesiastica Ligure

di Andrea Gianelli

D omenica 4 maggio Sestri Levante(GE) ha ospitato il 58° Raduno Re-gionale Ligure, organizzato dal

Priorato Regionale in collaborazione con ilPriorato di Chiavari e le Confraternite diS. Caterina V.M., di N.S. del Carmelo edei SS. Angeli Custodi. Sono state 110 leConfraternite intervenute dalle diversezone della Liguria e del Basso Piemonteper condividere il tradizionale momento diincontro e di preghiera, che per la terzavolta si è svolta all’interno della Diocesi diChiavari (GE). Sin dalle prime luci dell’al-ba i Confratelli e le Consorelle sono giun-ti davanti alla Basilica di S. Maria di Na-zareth per assistere alla S. Messa, presiedu-ta da Don Franco Molinari, Delegato Li-gure per le Confraternite e Vice Assisten-te Nazionale della Confederazione, allapresenza del Vescovo della Diocesi diChiavari Mons. Alberto Tanasini, delPriore Regionale Gianni Poggi e di rap-presentanze di tutti i Priorati Diocesanidella Regione Ecclesiastica Ligure.Al termine della S. Messa, grazie anche aduna splendida giornata di sole, si è snoda-ta la processione dei Confratelli e delleConsorelle lungo le vie della città di SestriLevante, gremite di gente, particolarmenteemozionata nell’assistere al passaggio deinumerosi Crocifissi tipici della tradizioneligure e nel contemplare la straordinariaricchezza di storia celata dietro alle inse-gne proprie di ciascuna Confraternita.La celebrazione eucaristica è stata allietatadai canti del Coro Interparrocchiale di Se-stri Levante diretto dal M° Davide Noce-ti, mentre durante la processione hannoprestato servizio la Filarmonica di SestriLevante, la Banda “G. Verdi” di Sesta Go-dano (SP) e la Banda della Società Opera-ia Cattolica “N.S. della Guardia” di Ponte-decimo (GE). Particolarmente significati-ve per tutti i presenti le parole del Vescovo

Mons. Tanasini durante l’omelia “Sia unagiornata gioiosa, non solo nel clima este-riore, ma soprattutto nella luminosità inte-riore di questo momento. Io sono convin-to che l’appuntamento annuale, compiutonel tempo della Pasqua, vuole essere nonsolo espressione della gioia della fede vis-suta insieme, ma una grande testimonian-za al mistero della Pasqua del Signore[….] Questi crocifissi sono il segno diquesta testimonianza e dell’annuncio. Losguardo va al crocifisso, a Lui, al gestod’amore a dono senza riserve di Gesù.

Nello stesso tempo guarda anche agli or-namenti posti sui nostri crocifissi, testimo-nianza che quel legno, da patibolo, è dive-nuto albero della vita. Dunque è gloriosoquest’albero. Un albero glorioso che uniscela terra al cielo, ci porta in alto. Dunquequesto è espressione dell’annuncio e dellatestimonianza. Ma anche il cammino, ilgesto così caro alle nostre Confraternite, ilcammino processionale diventa significati-vo se radicato al Vangelo che abbiamoascoltato. I due discepoli sono in cammino,un cammino di fuga nel quale entra Gesù,si accosta loro, li accompagna, li ascolta.

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Gesù si fa accanto a noi, è presente pernoi, è vicino e ci accompagna in ogni cir-costanza della nostra vita. In qualunque si-

tuazione [….] Ecco vogliamo dare col no-stro cammino questa testimonianza: vo-gliamo dire che è davvero così, la nostrafede ce l’assicura, Gesù risorto è per esseresempre con noi. Bisogna però riconoscer-lo, ascoltare la sua parola, spezzare il pane.In questo tempo pasquale riconosciamo ivalori dei sacramenti pasquali, in partico-lare l’Eucaristia, andando oltre i semplicigesti, perché vogliamo che i nostri occhi siaprano e lo riconoscono. La fede si mani-festa nelle opere. Se siamo figli di Dio nonpossiamo che compiere le opere del Padre,La fede chiede le opere, secondo la nostracondizione di figli. Le opere hanno biso-gno della fede, non basta compiere leopere, bisogna radicarle sempre nella fede.Scopriamo la bellezza di essere cristiani,scopriremo allora il perché di un modo divivere coerente, modellata su quel modelloche è Cristo. Questo è il senso del radunoche viviamo”.

Sotto:In cammino verso la Basilica

di S. Maria di Nazareth.

C onstatato che in molte Diocesi si ve-rifica un crescente interesse dei gio-vani verso le Confraternite, la Con-

federazione ha deciso di istituire un Co-mitato promotore al fine di organizzare il1° Raduno Nazionale dei Giovani Confra-ti. L’evento dovrebbe tenersi nel 2015presso la Basilica romana di S. Giovannide’ Fiorentini, ma comunque dovrebbe es-sere ufficialmente presentato a settembre,in occasione del Cammino Interregionaledi Bolsena-Orvieto. Intanto, sabato 14giugno proprio nella Basilica giovannea,calorosamente accolti dal Rettore Mons.Luigi Veturi, si sono incontrati per unprimo briefing i componenti del suddettoComitato, nelle persone di: ValentinoMirto, Revisore dei conti della Confede-razione e Priore Confraternita SS. Croci-fisso in Monreale (PA), il quale fungeanche da Presidente del Comitato Promo-tore; Marcello De Chirico, Vice Coordi-natore del Piemonte e Segretario; ElenaCairo, Vice Coordinatore della Calabria;Simone Ferrari, Priore Arciconfraternitadel Gonfalone in Roma; Mauro Piergio-

vanni, Segretario Confraternita dell’Im-macolata in Molfetta (BA); Marina Cor-dola, Primo Assistente Confraternita diMaria SS. Addolorata e S. Domenico inTaranto; Angelo Pagliara, Priore Arcicon-fraternita del Carmine di Pulsano (TA);Marco Perrucci e Luca Di Loreto, compo-nenti Confraternita Morte e Adorazionein Lanciano; Andrea Firpo, componentedel Priorato Ligure.

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Dalla Confederazione

Parte il progetto per il 1° Raduno nazionale dei giovani confratelli

di Antonello Cavallotto

A destra:La maestosa facciata della

Basilica di San Giovanni dei

Fiorentini.

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O gni anno nella chiesa di Santa MariaMaggiore a Vasto (CH) si ripete il“miracolo” della Sacra Spina, non

tanto per la fioritura della Spina, che sec-ondo tradizione avviene tra l’ora sesta(mezzogiorno) e l’ora nona (le ore 15) delVenerdì Santo, quanto per la grande de-vozione dei fedeli ancora oggi molto sen-tita dopo quasi cinquecento anni. Il suonoinconfondibile della campana grande di S.Maria, la solennità della celebrazione eu-caristica, la processione per le vie del cen-tro storico e il canto dell’Ave Spina, into-nato a gran voce a cori alterni dai con-fratelli della Sacra Spina e del Gonfalonee dalle donne della Parrocchia, riescono aregalare forti emozioni e un coinvolgi-mento unico che in poche altre occasionisi ripete. In passato la processione si svol-geva intorno a mezzogiorno e in segno didevozione molti uomini sfilavano per lestrade completamente scalzi, mentre ledonne indossavano semplici calze e porta-vano in mano un grosso cero. Secondo latradizione cristiana si vuole che la coronadi Gesù Cristo sia stata recuperata daLuigi IX di Francia e poi da lui donata allaCattedrale di Notre-Dame di Parigi. Daquesto oggetto, nel corso dei secoli, furonotolte numerose spine per essere donate achiese e santuari.

“Fra tutti i centri abruzzesi” - scrivevaPadre Donatangelo Lupinetti (La SantaPassione, 1967) – “Vasto si distingue per ladevozione alla S. Spina e ricorda la visione diFederico Sardeschi, predicatore francescano,che nel 1748 osservò sulla Spina una goccia disangue lucida, e risplendente, la quale dopoun quarto d’ora a poco a pocosvanì”. La festa della SacraSpina conservata nellaCollegiata di Vasto harichiamato alcune migliaiadi devoti che hanno parte-cipato alla celebrazioneeucaristica presieduta daS.E. mons. ArcivescovoBruno Forte, presenti leautorità civili e militari,nonché i volontari dell’U-nitalsi. È poi seguita laprocessione delle Confra-ternite vastesi e dei sodal-izi provenienti da Carun-chio, Castelfrentano, Fran-cavilla al Mare, Migliani-co, San Vito Marina. Allamanifestazione era altresìpresente il nuovo Direttivodel Coordinamento inter-regionale ConfraterniteAbruzzo e Molise.

Sotto: L'Arcivescovo Mons. Bruno

Forte con il Reliquiario.

È finalmente giunta a realizzazione laParete delle Confraternite allestitapresso il Santuario di Nostra Signora

di Misericordia a Savona. Frutto della col-laborazione tra il Priorato Diocesano sa-vonese e la Confederazione delle Confra-ternite, l’idea di creare quest’opera erastata suggerita dalla proclamazione delSantuario di Savona quale riferimento pertutte le Confraternite d’Italia. La cerimo-nia era avvenuta il 18 marzo del 2010 alla

presenza del compianto Monsignor Ar-mando Brambilla e del Vescovo di Savona,Vittorio Lupi. Il 16 ottobre dello stessoanno l’iniziativa raggiungeva il suo primotraguardo con l’inaugurazione del pannel-lo di Renata Minuto, raffigurante l’Appa-rizione di Maria, collocato sulla piazzaprospiciente la Basilica. A questo proposi-to, ricordiamo che Renata Minuto è anchel’autrice dell’effigie della “Mater Miseri-cordiae”, offerta a papa S. Giovanni Paolo

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Diocesi di Savona-Noli

La parete delle Confraternite e la visita a Savona dei Genovesi di Roma

di Fioralba Barusso

Arcidiocesi di Chieti-Vasto

Il tradizionale raduno delle Confraternite a Vasto per omaggiare la reliquia della Corona di Gesù

di Massimo Stivaletta

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II e posta nei Giardini Vaticani nel 1995.L’obiettivo del progetto mira a coinvolge-re la comunità confraternale italiana inpellegrinaggio al Santuario, rendendone“visibile” la partecipazione al cammino difede. Per ovvi motivi di spazio, solo le sin-gole regioni ove le Confraternite sonopresenti sono state invitate a fornire unapiastrella, quale segno tangibile della lorovisita. Le formelle, così raccolte, simboli-camente raffigurano la provenienza deipellegrini. Sono state realizzate in varimateriali, ceramica, pietra, vetro, bronzo omarmo; solo la dimensione è uguale pertutte.Moltissime sono le regioni che hanno fi-nora aderito all’invito: la Sicilia con laMadonna della Lettera, venerata nelMessinese, e la Sardegna con i Crocefissiprocessionali. La Puglia ha inviato unaceramica di Maria del Monte Carmelo eil Molise un bronzo raffigurante l’Addo-lorata. La Toscana ha scelto Santa Cate-rina da Siena, mentre il Lazio Sant’Eligiodei Ferrari. Il Piemonte fa riferimentoalla Sacra Sindone e a Don Bosco.L’Emilia dedica l’opera a San Gemignanoe la Calabria a San Fantino. La Campa-nia ricorda San Gennaro e infine lasplendida opera del Veneto, realizzata invetro di Murano e lamina d’oro. Prestoarriverà anche il contributo dell’Abruzzo.Le piastrelle sono state collocate all’inter-no della Basilica stessa, proprio in prossi-

mità della cripta, chesorge sul luogo esatto incui il Beato AntonioBotta ebbe l’Apparizio-ne nel 1536. Dopo varie proposte si èconvenuto di dar loroquesta sistemazione, nonsolo per una maggiorevisibilità, ma anche perproteggerle dagli agentiatmosferici. Nel mese dimarzo il Santuario è

stato meta di un sentito e partecipato pel-legrinaggio da parte di un gruppo diConfratelli e Consorelle provenienti daRoma. Essi appartengono alla Confrater-nita di San Giovanni Battista dei Geno-vesi che ha sede presso l’omonima chiesasita nel quartiere di Trastevere. La Con-fraternita vanta una lunga e significativastoria; la sua costituzione risale al 1551 eprevedeva l’amministrazione di un ospe-dale per la cura dei marinai ammalati.

Essa attesta altresì la presenza all’epoca diuna consistente comunità di Genovesinell’Urbe.Ad unire i Confratelli romani alla Ligurianon è solo l’origine della Confraternita,ma anche la comune devozione allaMater Misericordiae di Savona, come è te-stimoniato dall’immagine cucita sullemantelle delle Consorelle che riproducel’iconografia classica dell’Apparizionedella Vergine al Beato Antonio Botta. Adar loro il benvenuto, alcuni componentidel Priorato Diocesano che hanno ancheillustrato brevemente la storia del San-tuario, strettamente legata alla storia dellacittà. È stata altresì sottolineata la devo-zione che sia papa Pio VII, prigioniero diNapoleone a Savona, sia Benedetto XVI,hanno nutrito per la Madonna di Miseri-cordia. Quest’ultimo, nella sua visita sa-vonese del 2009, fece dono al Santuariodella Rosa d’Oro. Nella cripta della Basi-lica, che sorge proprio sul luogo in cui ap-parve la Madonna, è stata celebrata la S.Messa. Dopo la funzione le Consorelle ei Confratelli hanno potuto ammirare, al-l’interno del Santuario, la Parete delleConfraternite. Sul sagrato i Confratellihanno potuto pure contemplare lo splen-dido pannello in ceramica realizzato daRenata Minuto, sulla scia di quello chel’artista creò per i Giardini Vaticani nel1995. La visita è proseguita all’interno delMuseo del Santuario che racchiude anti-chi paramenti e preziosi arredi sacri, non-ché un gran numero di ex-voto.

Sotto:Savona - Il Santuario di

Nostra Signora della

Misericordia.

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Sopra:Stendardo della

Confraternita di S. Giovanni

Battista dei Genovesi in

Roma.

Avviso a tutti gli iscrittiTutte le Arciconfraternite, Confraternite e

Sodalizi iscritti alla Confederazione delle

Confraternite delle Diocesi d'Italia sono

pregate di comunicare i seguenti

aggiornamenti:

- n° telefono fisso / cellulare

- indirizzo posta elettronica

- nominativo Priore in carica

- numero Confratelli iscritti

Le informazioni suddette devono essere trasmesse

direttamente alla Confederazione:

- via fax al n° 06-45539938

- via e-mail a:

[email protected]

- per posta prioritaria a

Confederazione delle Confraternite delle Diocesi

d'Italia

c/o C.E.I. - Via Aurelia, 796 - 00165 ROMA

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N ella quinta domenica del tempo diPasqua, le Confraternite si sono re-cate di buon mattino al Santuario di

san Gabriele dell’Addolorata ad Isola delGran Sasso (TE) per partecipare insieme,al XV° raduno di spiritualità e formazio-ne che ogni anno il santuario organizza.Nonostante però la bella giornata e ilclima gradevole, il numero dei sodaliziquest’anno ha subito un certo calo - sola-mente 25 quelli presenti -provenienti dalleDiocesi di Chieti-Vasto, Lanciano-Orto-na, Teramo, con l’aggiunta di qualche mar-chigiana e laziale, assenti le molisane. Unadelle cause di questa insolita scarsa af-fluenza potrebbe essere anche il periodoscelto per quest’anno, visto che da sempreil raduno viene organizzato nella secondametà di ottobre, dove gli appuntamentidelle Confraternite sono nettamente infe-riori e quindi molto più facile per loro ri-spettare l’impegno teramano. I Padri Pas-sionisti, organizzatori dell’evento, verifica-to l’esito poco favorevole di questo antici-

po di data, hanno promesso di tornare dalprossimo anno al vecchio periodo di metàottobre. La giornata al Santuario è comunque in-iziata con una preghiera in cripta alcospetto dell’urna del santo patronod’Abruzzo. Successivamente i pellegrini sisono recati nella cappella della Riconcili-azione per la confessione e intorno alle ore10,30 è iniziata la Via Crucis lungo il sen-tiero boschivo che costeggia il convento edi fronte alle statue bronzee che rappre-sentano la Passione e Morte di nostro Sig-nore. Al termine, la Messa presieduta dapadre Natale Panetta, Rettore del Santu-ario, che nell’omelia ha invitato tutti adavvicinarci di più al Signore, pietra viva escelta preziosa davanti a Dio. Al termine laconsueta foto di gruppo sulle scale dell’an-tico tempio ha concluso la bella giornatadi preghiera e di comunione fraterna. Unarrivederci al prossimo anno con questoappuntamento importante e sentito datutte le Confraternite del centro Italia.

L a celebrazione dei riti della SettimanaSanta è per la comunità di Monti(OT) il punto più alto del percorso

religioso annuale. Introdotti in Sardegnadagli Aragonesi nel ‘400, sono manifesta-zioni di eccezionale suggestività in cuil’elemento religioso si fonde armoniosa-mente con usi e costumi del passato, rela-tivi alla civiltà contadina. Il primo esempiolo troviamo il mercoledì delle Ceneri: i fe-deli, portano in chiesa per inseminare - inpiatti pieni di terra o di bambagia - chic-chi di grano o di legumi che, lasciati albuio, germogliano in fitti ciuffi di fogliegialle (i “nenneros” in lingua sarda). Conqueste particolari piantine votive viene ad-dobbata, nella chiesa parrocchiale di SanGavino martire, la cappella di S. Giuseppe

predisposta per acco-gliere il Giovedì Santola rappresentazione deiSepolcri e l’adorazionedel Santissimo. Attoreprincipale di questi ritiè la Confraternita diSan Gavino Martireche collabora attiva-mente con la parroc-chia rinverdendo lesecolari tradizioni. Treavvenimenti sono i più emotivamentecoinvolgenti: la deposizione del Cristodalla Croce (“S’Iscravamentu”); la veglia alsepolcro il venerdì; “S’Incontru” (l’incontrodel Cristo Risorto con la Madonna nelladomenica di Pasqua).

Sopra: Il Cristo morto adagiato sulla

lettiga.

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Diocesi di Tempio-Ampurias

La Settimana Santa a MontiMomento di incontro tra fede, tradizione e folclore

di Giuseppe Mattioli

Diocesi di Teramo-Atri

Al Santuario di san Gabrieleil XV° raduno in onore del Patrono d’Abruzzo

di Pino Mancini

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La domenica delle Palme (rappresentazio-ne dell’ingresso trionfale di Gesù a Geru-salemme) la folla si raduna presso la chie-sa di San Giovanni. Dopo la benedizionedelle palme e ulivi, si snoda per le vie delpaese la processione con i membri dellaConfraternita, che l’accompagnano con ilcanto. Nella parrocchiale viene celebrata lamessa della Passione. Il Triduo Pasqualesono giorni speciali, particolari, carichi digrande spiritualità, durante i quali le fun-zioni vengono annunciate, non più dallecampane legate il giovedì sera, ma da unnugolo di ragazzini che agitando “sas ma-straculas “ (i crepitacoli, altrove chiamatianche “raganelle” o “battole”) girano per ilpaese rilasciando il caratteristico suonosecco. Il Giovedì Santo prevede la consue-ta messa “in Coena Domini”. La successivaprocessione – divisa in due parti - simbo-leggia la ricerca di Gesù da parte dellaMadre. Il Venerdì Santo non si celebral’Eucaristia: la liturgia è incentrata sullanarrazione degli ultimi giorni della vitaterrena di Gesù. Ma l’intensità degli avve-nimenti la si raggiunge quando il corodella Confraternita intona i Gosos (cantiparaliturgici in dialetto sardo, un modospeciale per narrare le vicende di Gesù, lo-dare la Madonna o ricordare la vita deiSanti). Fra essi, “Su perdonu” (Il perdono),“Sette ispadas de dolore” (Sette spade deldolore), “Risponne populu meo” (Rispondi omio popolo). Di eccezionale suggestionabilità è poi ilrito “de s’Iscravamentu” (deposizione delCristo dalla Croce). La sua rappresenta-

zione avviene duran-te l’omelia: il cele-brante chiede se fra ipresenti vi sia qual-cuno disposto a libe-rare il corpo del Cri-sto dalla Croce (si-mulacro ligneo sno-dabile). Rispondonoall’invito alcuni con-fratelli, in nome diGiuseppe di Arima-tea, Nicodemo e altrodiscepolo, che otte-nuto l’assenso da Pi-lato muniti di mar-tello e tenaglie sal-gono su due scale einiziano a liberaredai chiodi il corpo diGesù, mentre degli

altri attendono ai piedi della grandeCroce. Schiodano prima le mani, poi ipiedi. Avvolgono il corpo con dei teli, lopresentano alla Madre vestita a lutto (am-mantata di nero) e lo depongono su unalettiga. Poi in processione ci si reca al se-polcro (la cripta della chiesa), con Crocegrande, Croce piccola, Scale, Cestino conchiodi, martello e tenaglie, mentre il corpodel Cristo è accompagnato dalla Madonnacon la corona prelevata dalla testa del Fi-glio portati a spalle dai Confratelli. Qui, inun clima surreale, il coro della Confrater-nita intona struggenti e antichi canti in“limba” (lingua) sarda “su piantu ’e NostraSegnora “ (Il pianto della Madonna), “Setteispadas de dolore”, “Non mi jamedas Maria”(Non chiamatemi Maria). Durante lanotte si svolge la Via Crucis.Sabato Santo: Veglia Pasquale. A serainoltrata la Confraternita si riunisce sulsagrato per la preparazione e benedizionedel fuoco e l’accensione del Cero pasqua-le. Dopo il rito si entra in chiesa comple-tamente al buio, con i ceri accesi (LumenChristi). Si illumina l’altare, si eseguono le7 letture, secondo la liturgia, al terminedelle quali si canta il Gloria, si sciolgono lecampane che suonano a festa, i fedeli plau-dono: Cristo è Risorto! Durante l’Eucari-stia il celebrante benedice l’acqua batte-simale con la quale asperge i fedeli. Do-menica di Pasqua, “Pasc ‘e abrile” (Pasquad’aprile). Prima della messa, si rivive congrande partecipazione e commozione ilrito de “s’Incontru “ (l’incontro) del CristoRisorto con la Madonna, con cui si celebrail mistero della vittoria sulla morte. Duedistinte processioni procedono per oppo-ste direzioni fra le vie del paese. La statuadella Madonna vestita ancora a lutto vieneportata dalle donne, quella del Risorto daimembri della Confraternita. Nella piazzaprincipale avviene l’incontro: i due simu-lacri, nel più assoluto silenzio, si avvicina-no fra loro in maniera concomitante: pertre volte si fermano a distanza, mentre ifedeli i si genuflettono, alla terza, quando isimulacri sono l’uno di fronte all’altro, imembri della Confraternita svestono delmanto nero la Madonna, perché ha rico-nosciuto Gesù Risorto. A quel puntoscoppia la gioia e i fedeli applaudono, suo-nano le campane. Inoltre, nel passato sisparavano a salve colpi d’arma da fuoco. Inun clima, questa volta gioioso, ci si avviaverso la chiesa dove si celebra la solenneMessa della Pasqua di Resurrezione.

Sopra:Il rito de Su Iscravamentu, la

deposizione dalla croce.

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Diocesi di Sulmona-Valva

Origini e riti dei Trinitari sulmonesi

di Giuseppe Fuggetta.

N ella cura dei malati e nell’assistenzaagli indigenti si rinvengono gli attipeculiari di carità e pietà cristiana

che segnarono la nascita dell’Arciconfra-ternita della SS. Trinità di Sulmona. I pri-missimi documenti che attestano l’esisten-za del pio Arcisodalizio sulmonese, intito-lato al Dio Uno e Trino, sono datati 1320ma le origini della congrega probabilmen-te sono anteriori. I documenti di cui trat-tasi fanno riferimento all’atto fondativodella chiesa e del palazzo della SS. Annun-ziata, monumento-simbolo della città diSulmona. Un atto sigillato dal vescovodell’epoca, Andrea Capograssi, ascendentedell’illustre giurista e filosofo sulmonese,Giuseppe. Alla spesa e all’opera materialedi costruzione del monumentale comples-so, che spicca lungo il corso Ovidio, con-tribuirono “li confrati de la fraternita dellaTernità”, come è scritto in quel documen-to. In compenso per il contributo offertoalla costruzione del complesso della SS.Annunziata, formato dalla chiesa ancoroggi aperta al culto e dal palazzo adibitoad ospedale fino al 1960, i Trinitari ebbe-ro il privilegio di erigere un altare dedica-to alla SS. Trinità nel transetto di sinistradella chiesa mariana. Una svolta nellalunga storia dell’Arcisodalizio fu segnatadall’incontro, nel 1550, tra i Trinitari sul-monesi e quelli romani dell’Arciconfrater-nita della SS. Trinità dei Pellegrini e Con-valescenti, guidata da S. Filippo Neri. Aquella stessa congrega i Trinitari si aggre-garono nel 1575, mutuando da essa l’abitotradizionale del saio rosso, segno di caritàardente, cinto alla vita da un cingolo rosso,segno di castità e continenza, con soggòlo

o pettorina bianca plissettata, segno di pu-rezza interiore. Nel Settecento l’Arciconfraternita conob-be una fioritura di iscrizioni, tanto da ren-dere indispensabile una nuova sede che iPadri celestini, il cui ordine venne istituitoda Pietro da Morrone, Papa Celestino V,offrirono ai Trinitari la chiesa di S. Giaco-mo in Cartolano ed un edificio adiacentesorgenti nei pressi dell’attuale chiesa dellaSS. Trinità. Nel 1756 i due sodalizi, quellodi S. Giacomo e quello trinitario, feceroatto di fusione. Nel 1752 intanto la con-fraternita trinitaria aveva ricevuto da ReCarlo III di Napoli il titolo di Arciconfra-ternita, con annessi altri significativi privi-legi. Ed è certamente la processione delCristo Morto, la sera del Venerdì santo, lamanifestazione più rinomata dei Trinitari.All’imbrunire del giorno della Crocifissio-ne di Gesù si avvia dalla chiesa trinitaria lamesta processione, scandita dal passo ca-denzato dallo “struscio”, probabile residuodell’antica usanza devozionale di struscia-re con le ginocchia a terra in un santuarioo forse anche metafora del passo rallenta-to dal peso del peccato, un passo simile aquello dei prigionieri di un tempo, cui ve-niva imposta una palla al piede. La proces-sione, aperta dal maestoso Tronco (risa-lente al 1750), una grande croce rivestitadi velluto e intarsiata di tralci d’argento, ècaratterizzata dalla Bara del Cristo Morto(anch’essa del 1750) e dalla statua dell’Ad-dolorata e dalla presenza di circa centocantori in saio rosso, che intonano le notedel Miserere. La processione, accompa-gnata dal vescovo e dal clero diocesano, sisvolge dalle ore venti fino alla mezzanotte,

alternando al canto del Miserere larecita di preghiere. Durante l’anno i Trinitari prendonoparte ad altre processioni e celebra-zioni religiose. Anzitutto gli stessiTrinitari sono organizzatori di unaprocessione in onore dei Defunti, nelpomeriggio della festa di Ognissanti.Quindi prendono parte alla proces-sione del patrono della città di Sul-mona e della Diocesi di Sulmona-Valva, S. Panfilo vescovo e alla pro-cessione del Corpus Domini, oltre

A sinistra: La Bara del Cristo morto.

Sopra: Il maestoso Tronco in

processione.

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che alla processione della Pasqua, insiemeai confratelli di S. Maria di Loreto, l’altrosodalizio sulmonese. Patrono dei Sacrista-ni d’Onore e dei Confratelli trinitari è S.Lorenzo martire, celebrato nella messa ve-spertina del 10 agosto. Patrona del corpo

delle Consorelle trinitarie è invece S. Ca-terina da Siena, celebrata nella messa ve-spertina del 29 aprile. L’Arciconfraternitacollabora e prende parte alle numeroseiniziative attivate dal vescovo diocesanomonsignor Angelo Spina.

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Diocesi di Roma

Il suggestivo rito della Via Crucis notturnanel Centro Storico di Roma

di Dierre

L ’11 aprile si è rinnovatal’ormai consolidata tra-dizione – fortemente vo-

luta a suo tempo dal com-pianto Mons. Brambilla divenerata memoria – della ViaCrucis notturna per le stradedel Centro Storico. La devo-ta processione quest’anno èpartita dalla chiesa di S. Ca-terina da Siena in via Giulia,anziché dalla vicina S. Mariadell’Orazione e Morte comedi consueto, a causa dei lavo-ri di restauro che qui sono incorso. Le stazioni della ViaDolorosa si sono tenute nellechiese del rione Regola maanche in piazze e crocicchi. Il percorso hatoccato alcuni dei luoghi più noti: via Giu-lia, ponte Sisto, Campo de’ Fiori, piazzaFarnese, ecc. Pur attraversando i luoghipiù profani e affollati della “movida” roma-na, il lungo corteo è stato accolto con ri-spetto, magari con semplice stupore e cu-riosità, ma senza i temuti episodi di dileg-gio o aggressione. Alla processione, maifolta come quest’anno, hanno preso parteben venti Sodalizi confraternali romani equattro di fuori città. Ogni anno la parte-cipazione è sempre più numerosa, segno

che ormai la tradizione èsaldamente radicata e attesadalla popolazione. Eccol’elenco completo delle ag-gregazioni. Le Arciconfra-ternite: S. Caterina dei Se-nesi e Grossetani, S. Mariadell’Orazione e Morte, SS.Nome di Maria al Foro Tra-iano, S. Maria del Carminealle Tre Cannelle, S. Eligiodei Ferrari, SS. Giovanni e

Petronio dei Bolognesi, S. Maria Odigitriadei Siciliani, S. Maria dell’Orto, SS. Bene-detto e Scolastica dei Nursini, SS. Ambro-gio e Carlo dei Lombardi, di S. GiovanniDecollato, S. Calogero Eremita in FonteNuova. Le Confraternite: S. GiovanniBattista dei Genovesi, Congregazionefemminile della Madonna della Miseri-cordia di Savona in Roma, S. Carlo Borro-meo in Fonte Laurentina, SS. Sacramentoin S. Maria delle Grazie al Trionfale, SS.Sacramento in S. Giuseppe al Trionfale,dello Scapolare di Maria SS. del Carminein Traspontina, della Misericordia diRoma Centro, Hermandad de NuestroSenor de Los Milagros dei Peruviani e Su-damericani. Da Cerreto Laziale, Diocesi di Tivoli:Confraternita della Madonna delle Gra-zie, Confraternita femminile di S. Agata.Sono anche intervenuti: Associazionepubblica di fedeli “Araldi del Vangelo” diRoma, Associazione privata di fedeli“Ordo Christi Regis Militum” in Genzanodi Roma.

Sotto:Sosta in S. Maria di

Monserrato.

A destra:Un suggestivo momento

davanti a S. Maria della

Quercia.

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N ello scorso nu-mero, con que-sto stesso titolo,

è stato pubblicato unarticolo riguardante lavocazione del giovaneFilippo Bella, il con-frate che il 16 febbra-io scorso ha ricevutodal Vescovo diocesanoMons. Paolo Urso gliOrdini minori. A causa di problemitecnici non sono stateriportate queste foto(per gentile conces-sione della Foto Ideadi Salvatore Cacciag-guerra) che ritraggonoFilippo in due momenti im-portanti: davanti al Vescovoe durante una processionedel 2008 quando ancora ve-stiva l’abito confraternale.Nel complimentarci ancoracon Filippo Bella e le Con-fraternite che hanno fatto fi-nora da culla a parecchie vo-cazioni, ci scusiamo per l’in-conveniente.

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AGLI AMICI DI TRADERE!

TRADERE VERRÀ INVIATO UNICAMENTEALLE CONFRATERNITE, AICONFRATELLI O AI LETTORI CHE NE FARANNO PREVENTIVA RICHIESTA VERSANDO UN’OFFERTA MINIMA DI €10,00

PER RICEVERE I NUMERI DI TRADERE DEL 2014CONTO CORRENTE POSTALE 82857228 INTESTATO A “CONFEDERAZIONEDELLE CONFRATERNITEDELLE DIOCESI D’ITALIA” INDICANDO NELLA CAUSALE “TRADERE” 2014

Effettuato il versamento, è necessario inviare una mail all’[email protected] via Fax 06-45539938 comunicando l’avvenuto versamento.

I Priori e/o i Coordinatori Regionali possono effettuare un versamentocollettivo e chiedere di ricevere presso un unico indirizzo più numeri diTradere.

Diocesi di Ragusa

Confrati al servizio della Chiesa

(redazionale)

A sinistra: Il Vescovo conferisce gli

Ordini minori.

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Verbale del Consiglio DirettivoRoma 17 maggio 2014

A lla presenza dell’Assistente Ecclesia-stico, S.E.R. Mons. Mauro Par-meggiani, si è riunito, in data 17

Maggio 2014, il Consiglio direttivo, ilCollegio dei Revisori, i membri dellaCommissione Giuridica, in sessione ordi-naria, negli uffici della Sede organizzativadella Confederazione, in via Aurelia, 796presso la C.E.I. in Roma. Dopo la recitacomunitaria delle Lodi mattutine alle ore8,30 l’adunanza ha aperto i propri lavoricon il seguente

Ordine del Giorno:

• Saluto Assistente Ecclesiastico;• Relazione Presidente;• Approvazione verbale della seduta del 31

gennaio e 1 febbraio 2014, inviato aiConsiglieri per via email;

• Relazione Segretario Generale:• Relazione Commissione Giuridica;• Relazione Tesoriere presentazione bilan-

ci, da sottoporre all’approvazione dellaprossima Assemblea;

• Proposte attività operativa della Confe-derazione;

• Ammissioni nuove confraternite;• Varie ed eventuali.Per il Consiglio sono presenti: il Presi-dente Francesco Antonetti, Augusto Sar-dellone, Roberto Clementini, Felice Gril-letto, Leonardo Di Ascenzo, GiulioObletter, Giovanni Poggi e GiuseppeVona.Per il Collegio dei Revisori: PietroD’Addelfio, Andrea d’Arrigo e ValentinoMirto.Per la Commissione Giuridica: avv. DelVecchio.Assenti giustificati del Consiglio: Vin-cenzo Bommino, Mario Spano. FrancaMaria Minazzoli, Franco Zito;del Collegio dei Revisori: VincenzoMandato ed Eugenio Anguilla;della Commissione giuridica: RosaliaConiglio e Mario Spano.

1° punto: Saluto e pensiero spiritualedell’Assistente Ecclesiastico. S.E.R.Mons. Mauro Parmeggiani, che ha inizia-to con la preghiera delle lodi mattutine,svolgendo il primo punto sulla lettura pre-vista dalle Lodi del giorno, che richiamatutti al ravvedimento della propria vita edelle proprie azioni per essere giudicati dalCristo Risorto. Poi, informa il Consigliodi avere incontrato Il card. Ryłko - Presi-dente del Pontificio Consiglio per i Laici -per realizzare una fattiva collaborazionecon la nostra Confederazione, che tantobene ha operato nell’ultimo incontro del 5Maggio 2013 per la Giornata mondialedella Pietà popolare2° punto: Relazione Presidente. Dopo ilsaluto ai convenuti il Presidente presentale attività della Confederazione dal 1° feb-braio u.s.La preparazione dei cammini regionali di:Sardegna (Monti 2 giugno). Saranno Pre-senti S. Ecc Mons. Parmeggiani il Presi-dente, Direttore di Tradere Rotella, Re-sponsabile Ufficio Stampa Cavallotto, Vi-cepresidente Mario Spano.IX Cammino Calabria (Fuscaldo) 18 maggioVIII Cammino Interregionale Abruzzo eMolise.

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A destra:Bouts Dieric il Vecchio -

L'Ultima Cena.

Sopra:L'Ascensione di Cristo in un

codice medievale.

a cura del Segretario Generale Roberto Clementini

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Cammino Interregionale Lazio-Umbria.Sicilia da prevedere a Marzo 2015 con iltema Confraternite: Carità e legalità.Le partecipazioni ufficiali del Presidente a:Monreale per la festa del SS. Crocifisso.Interessante il convegno qui organizzatosu “Confraternite, risorse di legalità nelterritorio” Via Crucis per le vie del centro storico diRoma (11 Aprile).Attività operative (amministrative e di se-greteria, ecc.):Collaborazione alla preparazione di Tra-dere 21 e spedizione dello stesso, nonchéeffettuati pagamenti; Registrazioni nuoveiscrizioni; Contatti con la Commissionegiuridica per preparare incontro con il Di-rigente CEI; Invio materiale per la pubbli-cazione sul sito della Confederazione; Co-ordinati commenti/suggerimenti per pre-parazione con medaglie confederazione;Solleciti per invio materiale sul sito web;Inviate risposte per richieste patrocini;Aggiornamenti indirizzi per spedizioniTradere e comunicazioni varie; Contabili-tà; Rinnovo richiesta contributo alla CEI;Spedizioni materiale per richieste varie(Tradere, Sussidi, Libri, etc); Aggiorna-menti con Segretario generale e Tesoriere;Stampa per richieste attestati di iscrizione;Risposte a Confraternite/Confratelli perquesiti di varia natura (circa 90 quesiti);Preparazione comunicato stampa per in-filtrazioni ‘ndrangheta in diocesi di ViboValentia.Incontro con Pontificio Consiglio deiLaici. Incontro con il dr. Scelzo, funziona-rio del Pontificio Consiglio per i laici. Par-rebbe che l’intenzione del Pontificio Con-siglio potrebbe essere quella di istituire

una rete tra le varie realtà associative, chevivono pienamente la Pietà popolare, tor-nata di  “attualità” dopo le parole di PapaFrancesco. Ribadito che il primo, e forsepiù importante interlocutore, è la nostraConfederazione. Salutato il card. Ryłko,Presidente del Pontificio Consiglio, che ciha ringraziato per la possibile collabora-zione. Si propone di nominare Marco del Sinda-co quale membro della Commissione giu-ridica.3° punto: Approvazione verbale della se-duta del 31 gennaio e 1 febbraio 2014, in-viato ai Consiglieri per via e-mail. Vieneproposta dal Consigliere Leonardo DiAscenzo la seguente aggiunta alla fine del4° punto del verbale dell’1.2.2013: “Pre-sentato dal Consigliere Leonardo Di Ascen-zo, che aveva ricevuto lo specif ico incaricodalla precedente seduta del Con-siglio direttivo”. Il Consiglioapprova all’unanimità il verbalee la stessa aggiunta propostadal Consigliere Di Ascenzo.4° punto: Relazione Segreta-rio Generale. Il Segretario evi-denzia l’impossibilità di tratta-re gli argomenti da discutere inConsiglio in una sola giornataal fine di un risparmio dellaspesa per il soggiorno deglistessi membri. Tale aspettocomporta, per la composizionedel Consiglio che interessatutta l’Italia, comunque dellespese di soggiorno, non utiliz-zando proficuamente il pome-riggio precedente e dunqueinutile ai fini che ci si proponeva del ri-sparmio della spesa stessa. Pertanto, pro-pone di tornare alla precedente formuladei due giorni e quando ci sono argomen-ti particolarmente importanti trattarnesoltanto alcuni se non addirittura uno sol-tanto. Il Consiglio approva all’unanimità.5° punto: Relazione Commissione Giu-ridica. Era stato previsto un incontro dellaCommissione giuridica con l’Ufficio giu-ridico della Cei, ma a causa di imprevisti egiustificati motivi, che ha registrato l’as-senza del Presidente Mario Spano e dellaComponente Rosalia Coniglio, lo stessoviene rimandato a nuova data.6° punto: Relazione del Tesoriere – pre-sentazione bilanci, da sottoporre all’ap-provazione della prossima Assemblea. IlTesoriere Felice Grilletto presenta i bilan-

Sopra:Lorenzo Lotto

La Trinita [1524]

A sinistra:Giovanni Maria Galli detto il

Bibbiena

Ascensione di Cristo (1651)

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ci sia consuntivo 2013 che preventivo2014, compilati secondo le indicazioni delConsiglio, da presentare alla prossima Assem-blea del 19 settembre ad Orvieto che regi-strano i seguenti risultati. Bilancio Con-suntivo 2013: Totale entrate Euro56.103,40; Totale uscite Euro 52.419,35;Saldo attivo di Bilancio Euro 3.684,053=

Bilancio Preventivo 2014: Entra-te Euro 50.215,95; Uscite Euro53.900,00; Attivo di BilancioEuro 3.684,05. Il Consiglio ap-prova all’unanimità tale presenta-zione, da sottoporre alla prossimaAssemblea per il conseguenteesame dei rispettivi bilanci.7° punto: proposte attività ope-rative della Confederazione. Peril prossimo Cammino nazionaleS.E.R. Mons. Mauro Parmeg-giani ha sentito L’Arcivescovo diTorino S.E. Mons. Cesare Nosi-glia che è d’accordo all’accoglien-za, restando da decidere l’esattadata per l’anno 2015. Si proponeinoltre per gli ulteriori Camminila città di Pietrelcina.Si rende altresì necessario nomi-nare il vice Coordinatore della

Lombardia nella persona del Sig. LucaFausto Rossi, mentre vengono nominativice Coordinatori per la Basilicata i Si-gnori Salvatore Cappello e GiuseppeRossini.Per la Commissione Giuridicaviene nominato membro il Signor Marcodel Sindaco e viene altresì dato incarico a

Valentino Mirto per coordinare un incon-tro o cammino nazionale di tutti i giovaniconfrati. La questione CNAL (ConsultaNazionale Aggregazioni Laicali) si riman-da alla modifica del Regolamento.8° punto: ammissione nuove Confrater-nite. Il Consiglio controlla la documenta-zione allegata ad ogni singola richiestad’iscrizione e, trovandole conformi alleprescrizioni dello Statuto e del Regola-mento, per alzata di mano approva, al-l’unanimità, le adesioni delle quindiciconfraternite di cui all’allegato elenco chefa parte integrante del presente verbale.9° punto: varie ed eventuali. Non si regi-strano interventi né alcuno che abbia chie-sto la parola. Alle ore 15 circa, non essen-doci altri argomenti a discutere, si chiudela riunione.

Sotto:Salvador Dali

Crocifissione (1954).

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A destra:Anonimo

Il Giudizio Universale.

ABRUZZOConfraternita S. Maria CalvonaChieti Arcidiocesi di Chieti-Vasto

Confraternita Madonna delle GrazieChieti Arcidiocesi di Chieti-Vasto

Confraternita N. Signora del Sacro CuoreCapistrello AQDiocesi di Avezzano

CALABRIAConfraternita Maria SS. del Buon Consiglio S. Giacomo di Cerzeto CSDiocesi di San Marco Argentano-Scalea

LAZIOConfraternita di S. Maria del PianoAusonia FRArcidiocesi di Gaeta

Confraternita S. CroceCarchitti RM Diocesi di Palestrina

MARCHEArciconfraternita Maria SS. della MisericordiaSant’Elpidio a Mare FMArcidiocesi di Fermo

Confraternita Maria ImmacolataSan Ginesio MCArcidiocesi di Camerino-San Severino Marche

PIEMONTEConfraternita Corpus DominiRomagnano Sesia NODiocesi di Novara

Confraternita SS. Sacramento e S. CaterinaBiandrate NODiocesi di Novara

Confraternita San GiacomoCuneoDiocesi di Cuneo

Confraternita Madonna del CarmineCuneoDiocesi di Cuneo

Confraternita S. CroceCuneoDiocesi di Cuneo

PUGLIAConfraternita SS. Martiri Protettori Mauro, Sergio ePantaleoneBisceglie BTArcidiocesi di Trani - Barletta - Bisceglie

SICILIAConfraternita SS. SacramentoBompensiere CLDiocesi di Caltanissetta

ELENCO DELLE CONFRATERNITE AMMESSE CON DECORRENZA 17 MAGGIO 2014

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“La Madonna dei Cacciatori a Bolsena”di Antonio Puri

Q uesto minuscolo mapreziosissimo volu-metto ha per sottoti-

tolo “Una chiesina nel sol-stizio d’inverno”. Il tem-pietto, risalente alla fine delQuattrocento, si trova neipressi di Bolsena ed è l’evo-luzione di una preesistenteedicola campestre. Riccaall’interno di pregevoli af-freschi, presenta una fac-ciata sobria e priva di rilie-vo artistico, ma nella parte

alta presenta una grossapietra forata – un oculus –probabile avanzo d’un alta-re pagano dedicato a Tinia,il veneratissimo Gioveetrusco.Oggi la chiesetta è di pro-prietà privata, per cui que-sto documento è fonda-mentale per la conoscenzadel fenomeno che è la suapeculiarità, ossia il fattoche ogni 22 dicembre - at-traverso il rosone/oculus -una sfera di luce intensa siproietta sull’affresco raffi-gurante la Crocifissione. Ilfenomeno comincia a ma-nifestarsi impercettibil-mente alcuni giorni prima,ma proprio il 22 raggiungeil suo acme e nell’arco dicirca 50 minuti attraversatutta la drammatica scenaformando un arcuato per-corso ideale, sottolineandomediante la salita e la di-scesa i vari momenti dellatragedia consumata sul

Calvario. La sfera “nasce” aipiedi della Croce e “muore”ai piedi della Deposizione:Gesù è il sole della nuovaumanità che, peraltro, di lìa tre giorni celebra proprioil suo “dies natalis”.La singolarità del fenome-no è poi assai accresciutadal fatto che esso è riscon-trabile in una piccola esperduta chiesina di cam-pagna, mentre altri esempisimilari si possono trovarein genere solo in ambientiinsigni per storia o dimen-sioni. Tanto per restare inItalia, possiamo citare ciòche avviene nel Battisterodi Pisa o nella basilica ro-mana di S. Maria degli An-geli, dove un oculus proiettasul pavimento – lungo unaretta metallica lunga ben37 metri – un raggio diluce che segna i movimentidiurni del sole, quelli not-turni delle stelle e l’alter-narsi delle stagioni.

Pagine 20 con 6 tavolea colori fuori testo.Edizione fuoricommercioBolsena, 2014

“Rosarii Sodales”della Prof.ssa Carmela Minenna

S i è svolta venerdì 11aprile presso la chiesadi San Domenico a

Bitonto la presentazionedell’opera in due volumi“Rosarii Sodales”. Il Volu-me I è intitolato “L’Arci-confraternita del SS. Rosarioa Bitonto”, il Volume II“Scenari di dolore nella pro-cessione dei Misteri”. L’au-trice è la prof.ssa CarmelaMinenna, consorella delmedesimo Sodalizio.L’opera è stata promossa e

fortemente sostenuta dal-l’amministrazione pro-tempore dell’Arciconfra-ternita, che ha voluto la-sciare ai confratelli e alleconsorelle, in occasione del3° centenario della primaprocessione dei Misteri(1714-2014), una testimo-nianza storica sulla vita e leattività dell’Arciconfrater-nita dalla sua costituzionead oggi, come ha sottoli-neato il presidente Pasqua-le Acquafredda. Nel primo

Edizioni Raffaello – Bitonto

a cura diD.R

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a cura diFrancesco Antonetti

“Hanno clonato San Calò”di Giovanni Cammareri

H o letto con senti-menti contrastantiquesto bel libro di

Giovanni Cammareri. Hoprovato soddisfazione nel-l’avere la conferma delleinnumerevoli manifesta-zioni di pietà popolare cheesistono in questa grandeterra di Sicilia. Ho avverti-to amarezza nel leggere ipericoli che corrono sem-pre più queste manifesta-zioni. Bene l’autore sottoli-nea la mancanza di ade-guata formazione, unasempre più evidente inca-pacità di trasmettere i valo-

ri confraternali, quelli delladevozione, della pietà po-polare, della carità. Un concetto di tradizionenon ben compreso. La tra-dizione che viene lettacome residuo del passato enon come capacità di tra-smissione, di tradizione(Tradere). Trasmissione divalori educativi che sonoradici che fanno vivere l’al-bero dell’identità culturaledi un popolo, di un territo-rio, della società intera. Illibro di Cammareri può in-segnarci molto. Noi con-fratelli dobbiamo impararea difendere la nostra storia,il nostro presente, la nostraspiritualità e devozione. LeConfraternite sono asso-ciazioni pubbliche di fedeliche si riuniscono a scopo diculto e carità, che hannouno statuto approvato dal-l’Ordinario diocesano, cherispondono alle direttivedella Chiesa ufficiale, mache non rinunciano a vive-re come laici il proprio spe-cifico che hanno ricevutoin eredità. Da qui nascono

le radici culturali, devozio-nali che li rendono ricono-scibili.Non possiamo e non dob-biamo rinunciare a questaeredità con dei compro-messi, non confondiamo lafesta con la sagra, non po-niamo in subordinel’espressione della pietà po-polare con la risorsa econo-mica o con la ludicità del-l’evento. Bene hanno fattoil Vescovo di Vibo Valentiae i confratelli di San-t’Onofrio a non accettareche la statua della Madon-na Affruntata fosse portatadai membri della Protezio-ne Civile e non da vericonfratelli. La processionedeve essere un atto di de-vozione popolare non diteatralità. Non contentia-mo il turista, magari testi-moniamo al turista la no-stra identità, la nostra de-vozione. Anche Papa Fran-cesco crede nella Pietà po-polare come mezzo dievangelizzazione e di mis-sionarietà. Ascoltiamo ilnostro Papa.

volume viene raccontata lastoria della Confraternita,della sue attività e del suoimpegno nel promuovere ladevozione alla Regina delRosario, con particolare at-tenzione al ricco patrimo-nio artistico e devozionalecon cui il sodalizio ha ar-ricchito la chiesa di SanDomenico. Nel secondovolume, invece, viene rac-contata la storia e le moda-lità con cui si è evoluta nelcorso della storia la proces-sione dei Misteri, con par-ticolare attenzione alla de-scrizione dei riti quaresi-mali e dei simulacri dellaPassione. Alla presentazio-

ne sono intervenuti il padrespirituale dell’Arciconfra-ternita Don Ciccio Acqua-fredda; il prof. Stefano Mi-lillo, direttore dell’ArchivioStorico Diocesano “Mons.Aurelio Marena” di Biton-to, che ha proposto unalettura delle due monogra-fie ricordando il fervore el’impegno dei confratellinel rinnovare ogni annocon zelo e cura i riti quare-simali e il culto mariano; ilfotografo Nicola Bastiani,autore di gran parte degliscatti fotografici; infine laprof.ssa Rosa Calò, vicesin-daco del Comune di Bi-tonto, che ha lodato l’ini-

ziativa spronando i membridel sodalizio a portareavanti l’opera di promozio-ne della chiesa di San Do-menico e delle sue tradi-zioni. Alla prof.ssa Minenna, checon una bellissima presen-tazione in power point haraccontato brevemente lastoria dell’Arciconfraterni-ta, è stata donata una targaper l’impegno e la dedizio-ne profusa nella cura dellibro. Per acquistare il libroè possibile inviare una mailall’indirizzo di posta [email protected]

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Lo sportello giuridico

Le sacre indulgenze

I privilegi spirituali delle Confraternite alla luce delle vigenti norme canoniche

di Domenico Rotella

Moltissime Confraternite e Arci-confraternite italiane sono state,nei secoli, decorate di speciali

privilegi spirituali mediante la concessio-ne di specifiche indulgenze da parte deisommi pontefici. Ma come loro lo sonosta state un’infinità di chiese, basiliche,ordini religiosi, luoghi di devozione, ecc.Questo ha causato nel tempo la crescitaabnorme e quasi incontrollata, ancorchélegittima, del coacervo di indulgenze.Materia delicatissima, questa, che PapaPaolo VI volle riordinare e disciplinaremediante la Costituzione Apostolica“Indulgentiarum doctrina” promulgata il1° gennaio 1967 e poi recepita nel lugliodel 1968 nel nuovo “Enchiridion indul-gentiarum” (la cui quarta e per ora ultimaedizione risale al 1999). La domanda chemolte Confraternite si pongono è quindimolto semplice: le loro antiche e ormaistoriche indulgenze sono ancor oggi va-lide? A domanda semplice, risposta sem-plice: no. Ma per non banalizzare il di-scorso sarà bene procedere con ordine.La volontà di Paolo VI è chiaramenteespressa - oltre che nel preambolo - nel-l’articolato normativo. Al n. 13 si dispo-ne infatti che “Il manuale delle indulgenzesarà riveduto in modo che solamente le piùimportanti preghiere e opere di pietà, di ca-rità e di penitenza siano indulgenziate”.Questo, nell’intento di restituire il giustovalore all’impiego dei tesori spirituali

della Chiesa dopo secoli di proliferazio-ne forse non sempre ben motivata. Tutta-via, l’opera di revisione di cui alle succes-sive norme nn. 14 e 15 prevedeva cheentro un anno dalla data della Costitu-zione si potesse inoltrare un’istanza allaPenitenzieria Apostolica - opportuna-mente documentata - al fine di ottenerela conferma delle storiche indulgenze.Superato tale termine, però, e comunquenon oltre un biennio dalla Costituzione,le indulgenze non confermate sarebberostate considerate irrevocabilmente deca-dute (v. norma transitoria n° 3). Questovuol dire che le Confraternite hannoormai perso per sempre i loro antichi te-sori spirituali? Purtroppo sì (almenoquelle che non provvidero tempestiva-mente a porgere l’apposita richiesta),però proprio in virtù degli antichi privi-legi hanno la facoltà di chiederne dinuovi, secondo le modalità prescritte dalvigente Enchiridion.Tutto ciò premesso, grazie all’amico econfratello Paolo Vannoni di Roma ab-biamo potuto acquisire degli interessantiscritti – pubblicati fra il 2003 e 2004 – afirma di Mons. Jean-Marie Gervais capodell’Ufficio per le Indulgenze della Peni-tenzieria Apostolica, informazioni di cuiabbiamo potuto avere conferma dal me-desimo Monsignore, da noi raggiunto te-lefonicamente. Ecco quindi in sintesicosa occorre al giorno d’oggi per poter

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chiedere la concessione di indulgenze afavore di un sodalizio confraternale. Ov-viamente, laddove si parla genericamentedi “Confraternita” sono ricomprese anchele Arciconfraternite.La supplica. La richiesta (“supplica”) alla

Penitenzieria Apostolicadeve essere firmata dalModeratore del Sodalizio(Priore, Governatore, ecc.)e controfirmata dall’Assi-stente Ecclesiastico (Pri-micerio, ecc.). Il tutto conla commendatizia (per-messo) dell’Ordinario delluogo. Per la città di Roma è suf-ficiente il visto del Vesco-vo ausiliare di settore. Lasupplica per la concessionedeve contenere alcuni ele-menti fondamentali.I requisiti. a) Copia del documento diapprovazione o riconosci-mento canonico dellaConfraternita. Per quelleparticolarmente antichebasta citare gli estremi

della Bolla o Breve pontificio, oppure deldecreto episcopale. È altresì utile accom-pagnare il documento con una storia sin-tetica del Sodalizio.b) Descrizione dei privilegi spirituali go-duti in passato, producendo possibilmen-

te copia del documento originale di con-cessione oppure un suo regesto oppureancora copia di un documento canonica-mente valido ove sono descritte le indul-genze nel loro dettaglio. c) Opere di pietà e carità. Qualora detta-gliate in uno statuto canonicamente vali-do, è sufficiente produrne una copia, al-trimenti deve essere compilato un elencodi tutte le attività devozionali.d) Giorni statutari per le adunanze. Seprecisati nello statuto, rimandare ad essoper il dettaglio (assemblea generale, con-siliare, ecc.).e) Solennità e celebrazioni principali.Elencare in guisa di graduatoria tutte lefestività celebrate dalla Confraternita(Santo Patrono, feste del Signore, dellaBVM, ecc.). Se si custodisce un’immagi-ne coronata della Beata Vergine Maria,produrre gli estremi del relativo decretoecclesiastico. Dopo attento esame della documentazio-ne prodotta la Penitenzieria Apostolicapuò concedere l’indulgenza plenaria allesolite tre “condizioni” (Confessione sa-cramentale, Comunione Eucaristica, pre-ghiera secondo le intenzioni del SommoPontefice). A ciò la Penitenzieria aggiun-ge sempre, come “opera” specifica, l’emis-sione o il rinnovo del proposito di fedel-tà ai doveri propri dell’associato che, abi-tualmente viene fatto (o dovrebbe esser-lo) in modo pubblico nella sede dellaConfraternita. Tale rinnovo può tuttavia

essere fatto in forma privatasolo in caso di malattia, in-fermità o altra ragionevolecausa. Per la pubblica atte-stazione non è richiesto unmomento particolare, tutta-via la consuetudine o prassiprevalente consiglia che ciòavvenga in occasione dellafesta patronale. Gli Elenchio Sommari di indulgenze,pur concesse stabilmente, dinorma hanno tuttavia unascadenza settennale. Maspecialmente per le Confra-ternite che, prima della ri-forma di Paolo VI, godeva-no di antichi privilegi, questiSommari possono essereconcessi (sempre con lacommendatizia dell’Ordi-nario del luogo) in modoperpetuo.

Sotto:La concessione

dell'indulgenza della

Porziuncola (Basilica di S.

Maria degli Angeli in Assisi).

A destraDecreto di indulgenza

plenaria concessa

all'Arciconfraternita di S.

Maria Odigitria dei Siciliani

in Roma

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Cammino di fraternità

Il 9° Cammino di Fraternità delle Confraternite delle Diocesi di Calabria

Convegno: “La pietà popolare, forza di evangelizzazione”

a cura di Antonino Punturiero

I n una sala gremita di Confratelli prove-nienti da tutta la Calabria, il giorno 18maggio c.a. a Fuscaldo (CS) si sono

riunite le Confraternite e i Seggi prioraliper assistere al convegno-dibattito e a par-tecipare al successivo percorso penitenzia-le conclusosi nel pomeriggio con la cele-brazione della S. Messa. Al tavolo dellapresidenza siedono: arch. Gianfranco Ra-mundo, Sindaco di Fuscaldo; Mons. Emi-lio Aspromonte, delegato vescovile del-l’Arcidiocesi di Cosenza – Bisignano; An-tonino Punturiero, Coordinatore regiona-le della Confederazione; prof. AntonioCostabile, sociologo e docente all’Univer-sità della Calabria a Cosenza; AntonioCaroleo, Vice Coordinatore regionale.Introduce i lavori Antonino Punturieroche saluta e ringrazia tutti i presenti, por-gendo altresì i saluti dell’Assistente eccle-siastico nazionale Mons. Mauro Parmeg-giani, del Presidente dott. Francesco An-tonetti e di tutta la Confederazione. Pren-de ora la parola don Emilio Aspromonte,il quale legge un messaggio di Mons. Sal-vatore Nunnari, Arcivescovo della Diocesidi Cosenza-Bisignano. Saluta e ringraziale Confraternite di San Giuseppe e del-l’Immacolata di Fuscaldo e in particolare il

Priore Francesco Scivano perl’accoglienza e l’organizzazione,il quale a sua volta svolge i suoifervidi ringraziamenti.Antonino Punturiero cede quin-di la parola al Sindaco di Fuscal-do arch. Gianfranco Ramundo,il quale ringrazia in modo parti-colare don Emilio Aspromonteper la sua preziosa missione e laDivina Provvidenza che ha fattoqui convenire un elevato numerodi partecipanti. Sottolinea poiche è dovere dei politici e degliamministratori sostenere inizia-tive tanto fruttuose per i fedeli e il popoloin genere.Pressato da impegni urgenti, il Presidentedella Confederazione dott. Antonetti nonha potuto partecipare personalmente, tut-tavia ha inviato un messaggio di saluto cheviene letto dalla Vice Coordinatrice ElenaCairo, della Diocesi di San Marco Argen-tano-Scalea:Caro Antonino, impegni urgenti non mipermettono di partecipare a questo IXCammino. Ti chiedo di portare i miei fra-terni saluti a S.E.R Mons. Nunnari e aDon Aspromonte che da sempre seguono

con affetto di pastori leConfraternite, offrendo lorovicinanza e formazione. Coni miei saluti vi giunganoanche quelli del nostro Assi-stente ecclesiastico Mons.Mauro Parmeggiani e quellodelle circa 3000 confraterni-te iscritte alla nostra Confe-derazione.Il tema scelto dal Camminodi fraternità che state svol-gendo segue quanto PapaFrancesco ha voluto indicar-ci sottolineando il ruolodelle Confraternite nella

“Papa Francesco

ha voluto indicarci

sottolineando ilruolo delle

Confraternitenella pietàpopolare

Sopra:In chiesa per la S. Messa

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A destra: Il tavolo della Presidenza.

pietà popolare affidandoci unprezioso mandato con questeparole: “…Voi avete una missio-ne specif ica e importante, che èquella di tenere vivo il rapportotra la fede e le culture dei popoli acui appartenete, e lo fate attra-verso la pietà popolare [….] Levostre iniziative siano dei“ponti”, delle vie per portare aCristo, per camminare con Lui.E in questo spirito siate sempreattenti alla carità [….] Non di-menticarle! Evangelicità, eccle-sialità, missionarietà”.Le Confraternite sono un

grande serbatoio di valori e quindi una ri-sorsa primaria per la Chiesa. Esse sono as-sociazioni pubbliche di fedeli che si riuni-

scono a scopo di culto e caritàche hanno uno statuto appro-vato dall’Ordinario diocesano,che rispondono alle direttivedella Chiesa ufficiale, ma chenon rinunciano a vivere comelaici il proprio specifico chehanno ricevuto in eredità. Daqui nascono le radici culturali,devozionali che li rendono ri-conoscibili. Non possiamo enon dobbiamo rinunciare aquesta eredità con dei compro-messi, non confondiamo lafesta con la sagra, non ponia-

mo in subordine l’espressione della pietàpopolare con la risorsa economica o con laludicità dell’evento.Bene hanno fatto il Vescovo di Vibo Va-lentia, S.E.R Mons. Luigi Renzo e i Con-fratelli di Sant’Onofrio a non accettare chela statua della Madonna “Affruntata” fosseportata dai membri della Protezione Civi-le e non da veri confratelli.La processione deve essereun atto di devozione popola-re non di teatralità... Chie-diamo al nostro Patrono ilBeato Piergiorgio Frassati diintercedere affinché le Con-fraternite della meravigliosaterra di Calabria e tutte leConfraternite d’Italia, possa-no arricchirsi di giovani con-fratelli ai quali trasmettere inostri valori di Fede, PietàPopolare e Carità seguendocon amore e fedeltà il man-dato di Papa Francesco. Fra-

ternamente Vi saluto

Dopo la lettura del messaggio del presi-dente interviene Punturiero che ringraziae passa la parola al prof. Antonio Costabi-le ringraziandolo per aver accolto l’invito.Questi si dichiara assai lieto di trovarsi di-nanzi a tanto numerosa platea e inizia af-fermando che gli aspetti sociologici dellapietà popolare sono svariati, ma almenoquattro sono oggetto di particolare atten-zione.Prima considerazione. Essendo la pietàpopolare legata soprattutto ad un mondocontadino che via via è andato scomparen-do, molti studiosi la giudicano erronea-mente una manifestazione di culto delpassato. Al contrario le Confraternite an-cora oggi sono vive e vitali e la pietà popo-lare è molto diffusa soprattutto al sud dovela pietà cristiana e aggiungiamo l’aggettivo“popolare” è sentita a livello individuale ecollettivo in misura maggiore che al nordItalia. Seconda considerazione. La pietàpopolare è un’espressione devozionale chericonduce direttamente a Gesù-fratello.Ogni cristiano – come disse Corrado Al-varo – è uomo del mondo e dire cristiano efratello e figlio è la stessa cosa, si è figli diDio nell’incontro devozionale con il fratel-lo.Terza considerazione. La pietà popolare ètradizione che non cambia da duemilaanni tuttavia anch’essa soffre le contamina-zioni del mondo contemporaneo. Occorrequindi intervenire con saggezza affinchéeliminando le dannose incrostazioni nonvenga a snaturarsi l’essenza più vera di talepatrimonio.Quarta considerazione: la pietà popolare èanche carità cristiana, testimonianza difede che non necessariamente ha bisogno

“Le Confraternitesono un grandeserbatoio di valoriSono associazionidi fedeli che si riu-niscono a scopodi culto e carità

In alto: Uno scorcio della sala

durante il Convegno.

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Sopra:Un momento del cammino.

di feste, canti o ballima di essenza vera dicarità che troviamo si-curamente nel compi-mento delle attivitàconfraternali. Le asso-ciazioni confraternalinon sono solo ricche dipietà popolare, nonsono solamente custodidi antiche tradizioni ma sono ricche distoria e cultura, una cultura popolare chenon va dispersa anche quando questa puòapparire del tutto fuori tempo e anacroni-stica, perché essa è espressione comunquedi cultura che diventa comunione e condi-visione. Ad esempio, le sagre contadine le-gate alla macellazione del maiale - cheoggi non si fanno più - avevano in sé valo-ri cristiani di condivisione e comunione.In passato la macellazione fatta in ognicasa vedeva la partecipazione del vicinatoe la divisione di parti dello stesso maialemangiato in comunione, per questo i ma-iali si macellavano uno alla volta in mododa mantenere ferma la partecipazione e lacomunione che portava anche frutti di ri-conciliazione tra persone separate o diviseo in lotta fra loro. Questa cultura popolareche ormai e’ stata quasi definitivamenteabbandonata, se per certi versi è un bene,ai fini della sicurezza e salute pubblica, peraltri versi porta con sé la perdita di unacultura di condivisione, partecipazione ericonciliazione che tanto potrebbe giovarealle comunità in genere e alle comunitàcristiane in particolare. In questo le con-fraternite devono essere scuola e sapersiformare, devono cioè sapere, saper essere esaper fare. Le confraternite come scuolehanno svolto e possono ancora svolgere unruolo importante. Occorre che i titolaridelle parrocchie coinvolgano di più nelleattività parrocchiali le confraternite aiu-tandole anche a superare le tentazioni disincretismo dei riti liturgici cristiani. Nelleconfraternite ci credettero i nostri avi, cicrediamo noi, credo io nel loro potenzialespirituale e se ci crediamo non sono sognima realtà che costruiamo giorno per gior-no. Al termine della relazione si apre unampio dibattito con l’apporto di numerosicommenti e testimonianze. In generale, gliinterventi sottolineano la forza evangeliz-zatrice delle Confraternite, il desiderio dimantenere vive delle tradizioni in cui sicrede moltissimo e che ci spronano di con-

tinuo alla carità. Emergeforte anche il senso di co-munità, di fraternità e dicrescita spirituale. In talidirezioni si sono quindi ri-volte le parole di: FrancoScarpino, della Confrater-nita dell’Immacolata di Fu-scaldo; Elvira Santoro,membro del Comitato per

il gemellaggio; Francesco, novizio dellaConfraternita dell’Immacolata di Montal-to Uffugo; il Priore della Confraternita diS. Antonio di Martirano; Franco Oristanodi Campo Calabro, Confraternita Ma-donna di Polsi; un diacono della Confra-ternita di Santa Caterina allo Ionio.Il Priore Colelli dell’Arciconfraternitadella Madonna del SS. Rosario in Vibo

Valentia si sofferma sui fatti incresciosisuccessi di recente alle Confraternite diStefanaconi e di S. Onofrio di Vibo, peral-tro “difese egregiamente dalla Confederazio-ne”. “Noi siamo un popolo in cammino perònon dobbiamo farci associare ai mafiosi – haproseguito Colelli - Occorre stare attenti,perché di mafia si parla solo a Pasqua e poi si-lenzio, forse perché si vuole che le Confrater-nite non esercitino più le manifestazioni dipietà popolare quali le processioni accusando-le di essere colluse con la mafia”. A questeparole si associa Antonio Crino’ Vice co-ordinatore regionale (diocesi di Locri-Ge-race). Seguono poi interventi, in linea con i pre-cedenti, di Concetta Pezzari della Confra-ternita di S. Sisto e di Mimmo Politanòdella Confraternita dell’Immacolata diPolistena. In chiusura il prof. Costabilesottolinea che “la legalità non riguarda solole autorità ma tutti noi, quindi le Confrater-nite e tutti i confratelli non possono trascura-re questi aspetti e devono quindi loro per

“Le associazioniconfraternali

sono ricche distoria e cultura

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A destra: Vecchie e nuove

generazioni camminano

insieme.

primi vigilare aff inché non si verif ichinomalaugurate infiltrazioni”.Avendo colto dai vari interventi anchel’esigenza di una maggiore attenzione daparte dei “padri spirituali”, don EmilioAspromonte conclude invitando tutti anon “essere clericodipendenti, non dobbiamoattendere l ’intervento del padre spirituale per

intraprendere e attuare le no-stre attività confraternali. Do-vremmo intanto cominciare acambiare il termine statutariodi “padre” spirituale e usare laparola “assistente” spirituale:questo potrebbe già avere effet-ti positivi. Ma soprattutto nonaspettare la loro formazionesolo da essi ma fatela anche voistessi, in quanto esiste ugua-glianza tra i cristifidelis. Segli assistenti spirituali nonhanno tempo, in quanto impe-gnati nella conduzione delleparrocchie, la formazione viappartiene: fatela voi specie se

possedete tale carisma. Io da parte mia mi faròportavoce di questo vostro bisogno riferendoloagli ordinari diocesani. La cultura della pietà popolare non è solo delleConfraternite e più in generale dei laici, ma èanche dei chierici, è ampia e diversif icata, è ditutta la Chiesa. La pietà popolare è veicolo diformazione diffuso e frequentato, basta pen-sare che se f isso un incontro catechetico in par-rocchia, aperto a tutte le componenti della co-munità parrocchiale vengono poche persone aseguire l ’intervento formativo. Al contrario,le processioni o gli altri riti afferenti alla pietàpopolare registrano la partecipazione di nu-merosi fedeli e riempiono le chiese anche du-rante le funzioni liturgiche essenziali. V ’è

quindi da osservare che la pietà popolare delleConfraternite è un mezzo attraverso il qualesi fa anche formazione cristiana. Papa Paolo VI ha scritto che la pietà popolaremanifesta una fede in Dio che solo i semplicipossono vedere, profetizzando l ’importanzadella pietà popolare cosi come oggi ci ripetePapa Francesco, avendo molta attenzione perle Confraternite e la loro pietà popolare. Sap-piamone approfittare, il momento è propizioper crescere e rafforzare la nostra fede. Cre-diamoci”Dopo l’intervento finale di Mons. Aspro-monte, il Coordinatore Punturiero chiudequesta parte della giornata invitando calo-rosamente tutti gli intervenuti ad intensi-ficare i gesti di carità durante tutte le ma-nifestazioni organizzate dalle Confraterni-te. Dopo una pausa per il pranzo, si è poisvolto il tradizionale Cammino in abiticonfraternali con stendardi e simulacri,culminato con la celebrazione finale dellaS. Messa.

“Papa Paolo VI ha scritto che la pietàpopolare manifesta unafede in Dio che solo i semplici possonovedere

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Sotto: La sala del convegno.

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Q uando Antonio Barria, Coordinato-re per la Sardegna di fresca nomina,si propose per l’organizzazione del

1° Cammino delle Confraternite della suaregione, non ebbe esitazioni a porre lacandidatura del suo paese, Monti, perospitare l’evento. Un’ardita sfida organiz-zativa, ma Antonio sapeva che la “sua”Confraternita di Santu Ainzu Martire

(San Gavino) era una squa-dra di alta affidabilità, affia-tata e animata da una pas-sione ardente. Una sfidanella sfida, poiché Monti –sito nell’attuale provincia diOlbia-Tempio (circa 25 kma sud-ovest del capoluogoaeroportuale) – è un Comu-ne di appena 1.800 abitanti.Ma nonostante la sua ridot-ta dimensione geografica,Monti vanta però degli im-portanti primati di cui parlain altra pagina il collega Ca-vallotto. Altra caratteristicapeculiare, il veneratissimo santuario dedi-cato a S. Paolo primo Eremita (dettoanche “di Tebe”), un santo vissuto nel IIIsecolo e conosciuto appunto come ilprimo eremita cristiano.Con queste premesse, l’intero paese si èmobilitato, nelle sue varie espressioni reli-giose e laiche, per organizzare al meglio

questo evento che si prefigurava già “epo-cale”, sia perché il primo nel suo genere inSardegna e sia perché dal successo o menodi questo test poteva dipendere l’esito deiCammini futuri. Assai folto l’elenco delleistituzioni che hanno collaborato al Cam-mino: dalla nostra Confederazione allaConferenza Episcopale della Sardegna,dalla Diocesi di Ozieri, all’Ente Regione,

dal Comune alla Pro Loco, evia via associazioni culturali,di volontariato, sportive,senza dimenticare le semprepreziose Forze dell’Ordinenonché – ultima ma noncerto l’ultima – la localeCantina del Vermentino,che come vedremo più avan-ti ha dato un contributodavvero importante. Unamenzione speciale va purefatta, per la comune ricono-scenza, alla collaborazioneprestata dalle Confraternitedi alcuni paesi vicinioricome Alà dei Sardi, Bene-tutti, Buddusò, Nule. Il giorno fissato per il Cam-mino sono convenute inMonti oltre 120 Confrater-nite provenienti da tutte edieci le Diocesi di Sardegna,per un totale di circa quat-tromila persone: in pratica,più del doppio della popola-zione del paese stesso! Inte-ressante notare come taliConfraternite, pur dedicatenei modi più vari, vedevanoemergere soprattutto duegrandi “famiglie”: quella in-

titolata alla S. Croce (“sa Rughe”) e quellaintitolata al S. Rosario. Diffusissimo l’abi-to bianco, sul quale indossare una mozzet-ta rossa o d’altro colore. Del resto il bian-co e rosso sono colori liturgici (indicanti ildesiderio di purezza e il sangue dei marti-ri) ma anche i colori “nazionali” della stes-sa Sardegna. La lunghissima processione

“la processio-ne si è sno-data lungole vie delpaese, traincessantiorazioni ecanti

Accanto:Confratelli con copricapo

caratteristico.

Cammino di fraternità

Il I° Cammino di Fraternità delle Confraternite della Sardegna2 giugno 2014: una vera festa di fede e di popolo

di Domenico Rotella

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si è snodata lungo le vie del paese, tra in-cessanti orazioni e canti, per approdare in-fine nell’Anfiteatro comunale, ove era pre-

vista la S. Messa. All’inizio hanno volu-to porgere il loro saluto di benvenuto(“benennidos”) don Luca Saba, delega-to diocesano per le Confraternite, donPierluigi Sini parroco di Monti, il Sin-daco di Monti, il giovane e dinamicoAvv. Emanuele Mutzu e S. Ecc. Mons.Sebastiano Sanguinetti, Vescovo diTempio-Ampurias e AmministratoreApostolico della Diocesi di Ozieri, allaquale appartiene Monti. Il nostro Pre-sidente Antonetti, nel rallegrarsi veden-do una tale compatta presenza confra-ternale, ha espresso particolare compia-cimento nel riscontrare moltissime“teste nere”, ossia le capigliature scuredei giovani, coloro che assicurano un

luminoso futuro ai nostri Sodalizi. L’euca-ristia è stata concelebrata da Mons. San-guinetti e dal nostro Assistente NazionaleS. Ecc. Mons. Parmeggiani, il quale ha ri-volto ai presenti l’indirizzo di saluto cheriportiamo più avanti.La S. Messa è stata concelebrata anche datutti i parroci, sacerdoti, assistenti spiritua-li che hanno accompagnato le loro Con-fraternite. I canti liturgici di tutto il sacrorito sono stati cantati a cappella in linguasarda dalla Corale S. Paolo di Monti: innidal sapore antico, suggestivi e commoven-ti. Bellissimi, in particolare, il “Babbu no-stru” (Padre nostro) e l’Ave Maria sardanota anche fuori dell’Isola “Deus ti salveMaria”. All’Offertorio una lunga teoria di

Confratelli e Consorelle ha portato all’al-tare i doni della terra provenienti da ogniparte della Sardegna: tali derrate, dopo laMessa, sono state poi messe a disposizionedei poveri e dei bisognosi.Dopo la celebrazione, la gran parte deipartecipanti (salvo quelli che dovevano ri-partire per le proprie contrade) si è direttaverso la locale Cantina del Vermentino,dove erano state apparecchiate le menseall’aperto e dove la Cantina stessa avevagenerosamente messo a disposizione tuttoil vino necessario. Si tratta di certo di unaparentesi profana, ma è indispensabile sof-fermarvisi un momento per sottolinearnel’importanza ai fini del Cammino stesso. Ilpranzo era stato allestito a base di alimen-ti del territorio da tutta la comunità diMonti ed ha richiesto giorni e giorni dipreparazione. I commensali seduti eranocirca 2.500, un record nel suo genere! Nes-sun Cammino regionale precedente hamai visto una simile organizzazione. Oltre300 volontari, espressione di ogni associa-zione locale, si sono poi prodigati per ser-vire i commensali oltre che apparecchiare esbarazzare le mense. Ma la cosa più bella èstato vedere la grandissima cordialità nelloscambiarsi idee ed esperienze, approfondi-re la conoscenza tra Confraternite, pro-mettersi visite reciproche, unità d’intenti, iltutto fra confrati che si incontravano fraloro per la prima volta. Ed anche dopo ilpranzo, lunghissimi momenti di vera fra-ternità si sono manifestati attraverso i nu-merosi e allegri capannelli misti dei piùsvariati paesi. Se il Cammino doveva esse-re di Fraternità, allora tale è stato nel sensopiù letterale.Nel pomeriggio, i Priori delle Confraterni-te sarde sono stati convocati in una appo-sita sala ove hanno potuto conoscere la re-altà di servizio rappresentata dalla nostraConfederazione, ben illustrata dal Presi-

Sopra:Una giovane consorellina.

A destra:Giovanissimi Confrati.

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A destra:Una tradizionale

Confraternita della Morte.

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dente Antonetti e da S. Ecc. Mons. Parmeg-giani. Dopo un intervento incoraggiante eassai apprezzato da parte di Mons. Sangui-netti, numerose autorità civili hanno espres-so il loro compiacimento per la straordinariariuscita della manifestazione. Dall’incontro,è altresì partito seduta stante l’invito alleConfraternite a presentare già la loro candi-datura per il 2° Cammino, quello del 2015, eparrebbe che qualche segnale ci sia già stato.Dopo una ulteriore esibizione di canti tradi-zionali sardi, soprattutto liturgici, ognuno hafatto ritorno al proprio paese, portando nelcuore il segno di una giornata comunque in-dimenticabile e proficua.

Sopra:Uno scorcio del raduno alla

Cantina. I volontari vestono

il fratino giallo.

Il saluto di S. Ecc. Mons. Parmeggiani ai partecipanti al 1° Cammino di Fraternità della Sardegna

E ccellenza Reverendissima, cari fratelliVescovi, illustri autorità, carissimi sa-cerdoti e partecipanti tutti a questo I°

Cammino di Fraternità delle Confraterni-te della Sardegna! A nome della Confede-razione delle Confraternite delle Diocesid’Italia, certo di interpretare fin d’oraanche i sentimenti del nostro Presidente,Dottor Francesco Antonetti, e di tutti i di-rigenti della Confederazione, voglio dirviinnanzitutto la mia e nostra gioia nell’esse-re qui, oggi, con voi! Ed insieme alla gioia,il più sentito grazie per averci accolto inquesta magnifica terra sarda. Magnificaper la sua natura, il suo mare, i suoi pae-saggi e soprattutto per la sua gente! La vo-stra massiccia presenza dice tutto il vostrofervore spirituale, la vostra fede semplicema profonda, il vostro amore a Cristo, aMaria sua Madre, ai Santi – che sono co-loro che ci hanno sbriciolato il Vangelo at-traverso le loro vite esemplari – dice unafede che da secoli le nostre Confraternite,pur con gli alti e bassi che tutti possiamoavere, hanno tramandando da una genera-zione all’altra, fino a noi, attraverso quellinguaggio che viene chiamato “pietà po-polare”. È la prima volta, da quando la Confedera-zione delle Confraternite delle Diocesid’Italia è stata riconosciuta dalla Confe-renza Episcopale Italiana - ossia il 14aprile del 2000 - che si tiene un CamminoRegionale di tutte le Confraternite Sarde equesto è motivo di grande letizia. La co-munità ecclesiale di questa Diocesi che ciospita e di questa Parrocchia potranno

sempre essere fiere di aver dato il via a unaconsuetudine bella – quella di trovarci in-sieme a livello regionale – che speriamo sipossa ripetere periodicamente per le variezone di questa nobile regione. In unmondo dove essere cristiani non è facileper nessuno, dove la cultura del pensierounico che tende a farcivivere “come se Dio nonesistesse”, nell’indiffe-renza verso Lui e versoil prossimo…, che tendea snobbare chi come noitenta di vivere da cri-stiano, il trovarci insie-me ci dà forza e vuoleessere un sostenerci re-ciprocamente non sol-tanto per mantenerevive le nostre tradizionima anche per riscopriree vivere quelle paroleche Papa Francesco ciha affidato il 5 maggio2013 a Roma, incon-trandoci in occasionedell’Anno della Fede: evangelicità, eccle-sialità, missionarieta! Parole che stannoalla base delle nostre tradizioni.Evangelicità: ossia la necessità di tornarecontinuamente al Vangelo, letto nellaChiesa e con la Chiesa, per una formazio-ne spirituale permanente che parta - e ciaiuti costantemente a vivere - l’incontrocon Gesù. L’unico incontro che, realizzatotramite l’ascolto della Parola, la preghierapersonale e comunitaria, la liturgia… ci

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“Una fede

che leConfraternite

hanno traman-dando attraversoquel linguaggio

che viene chiamato

pietà popolare”

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aiuta e ci chiama a vivere la santità, adamare sempre più Gesù con una vita chenon si accontenti della mediocrità masappia sempre puntare in alto. Ecclesia-lità: ossia la consapevolezza di sentirsiparte viva della Chiesa. Essere qui oggi,infatti, in comunione con i vostri Pasto-ri rappresentati da S. E. Mons. Sangui-netti e dal sottoscritto è segno di amorealla Chiesa, desiderio di lasciarvi guida-re da essa, di voler portare nelle parroc-chie e nelle Diocesi a cui appartenete lavostra fede e la vostra vita cristiana comearia fresca, come una grande varietà ericchezza di espressioni di fede che nel-l’incontro con Cristo si riconducono inunità. Missionarietà: ossia il volerci riap-propriare di quella vostra specifica edimportante missione che è e deve essereil tener vivo il rapporto tra la fede e leculture, nel vostro caso specifico la cultu-ra di questo popolo sardo al quale appar-tenete, tramite la pietà popolare. Paroleche già questa mattina, se ci pensatebene, stiamo realizzando.Non siamo qui per ascol-tare il Vangelo, celebrarel’Eucaristia, fare Chiesacon i nostri Pastori? Nonabbiamo camminato die-tro Cristo, dietro i nostricrocifissi, le immaginidella Madonna, dei Santiper dire a tutti coloro checi vedono e a noi stessi,con un linguaggio sem-plice – palpabile, direi -che desideriamo cammi-nare alla sequela del Si-gnore andando non versoun luogo di incontro

come può essere questo spazio ma versoil “luogo” dell’incontro eterno con Dio? Camminando così, coinvolgendo i sensi,gli affetti, i simboli… insieme alle nostrefamiglie, i nostri bambini, coinvolgendochi ci vede noi compiamo insiemeun’opera grande di evangelizzazione, dimissione verso i piccoli e i semplici percondurli poi, progressivamente, ad ap-profondire la loro fede e così spingercisenza esitazione nel mondo, per testimo-niare la fede con le opere della carità chespesso realizziamo insieme ma anchecon la vita buona del Vangelo che siamochiamati a vivere quando ci ritroviamosoli, nel mondo, nei nostri luoghi di la-voro o di precarietà, nella gioia o nellasofferenza. Cari amici, grazie dunque,per questa possibilità che ci offriamo vi-cendevolmente di rafforzarci nella fedeper ripartire, dopo questo Cammino, peril cammino della vita. Grazie per il desi-derio di allargare il vostro essere Confra-ternite in una realtà più ampia – quelladella Confederazione Nazionale – graziedi esserci, e buona celebrazione a tutti!

A destra:Mons. Parmeggiani rivolge il

suo saluto.

A destra:I concelebranti dopo la S.

Messa.

Sopra:Mons. Parmeggiani accanto

a Mons. Sanguinetti.

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A Monti, uniti per evangelizzare

di Antonello Cavallotto

C entinaia le adesioni più di tremila con-fratelli e consorelle hanno partecipatonello splendido borgo gallurese alla pro-

cessione ed alla Messa concelebrata dai vescoviSebastiano Sanguinetti e Mauro Parmeggiani.Nutrita la presenza della Confederazione delleConfraternite delle Diocesi d’Italia. Queste leimpressioni e riflessioni raccolte nel 1° Cammi-no organizzato dalla locale confraternita di S.Gavino.

Monti. Un incontro tanto desiderato. È stato un Cammino, quello regionale delleConfraternite sarde, veramente esaltante.Perfetto nell’organizzazione. Avvincente dalpunto di vista umano; in-tenso da quello religioso.Per chi come me ha avutola grazia di partecipare,l’incontro organizzato dallalocale confraternita di S.Gavino lascerà sicuramenteun segno e un ricordo pro-fondo. Una intera comuni-tà a partire dall’intera giun-ta rappresentata dal sinda-co Emanuele Mutzu; dallapopolazione, dai volontari,dal parroco Pierluigi “Pigi”Sini, ha fatto quadrato at-torno alla Confraternita diS. Gavino al suo coordinatore Antonio Bar-ria e al suo “pazzo” progetto, quello che perun anno intero non lo ha fatto dormire. Por-tare e riunire a Monti, per la prima volta, lamaggior parte delle Confraternite dell’isola.“Per dire alla Chiesa locale ed alla Confedera-zione nazionale, eccoci ! Anche noi vogliamo es-sere protagonisti della nuova evangelizzazione”Un paese di primati. E le Confraternitesono confluite, eccome a Monti. A buon di-ritto da domani il bravo neo-coordinatoreAntonio Barria e insieme a lui tutta la co-munità potranno festeggiare una altro pri-mato da aggiungere al calice più antico dellaSardegna che proprio a Monti viene conser-vato. E’ Gitimel, dal nome in “carolino” –Codice Monti - del committente: GitimelPresbiter Fecit Me Facere Calice Istum” da-tato secolo XII. Un primato che ne evoca unaltro, certo più “profano” ma non per questodesacralizzante: è la produzione del Ver-mentino. Un paese di primati cui si aggiun-

ge la salubrità del luogo, lavista del Limbara, la catenamontagnosa che la sovra-sta, i vasti sughereti e vi-gneti, l’arcaico culto all’ac-coglienza, la gente sempreaperta e pronta a sorriderti– cosa inusuale diciamolopure per noi “continentali”legati allo stereotipo delsardo chiuso e diffidente.Codice Monti a parte, ineffetti, qui è tutto pace, se-renità e gioia. Il raduno delle Confrater-nite. Forse è anche per

questo che preceduta dal buon nome, sonoconfluite, e al di là di ogni più rosea previ-sione, più di cento sodalizi, oltre tremilaconfratelli e consorelle. Abiti e stendardi da:Bono, Bosa, Cagliari, Decimomannu, Flori-nas, Ossi, La Maddalena Quartu, Ozieri;Ploaghe, Quartu S’Elena, Siddi, Siniscola,Porto Cervo, Sorso Uri….e ancora da: Ma-comer, Cheremule, Bonorva, Siddi, Posada,Tissi, Villamar… un’invasione di matrice“scandalosamente” religiosa. Uomini edonne di fede, confratelli e consorelle checonfluiscono ordinati, silenziosi, belli neiloro abiti, belli in quei loro visi nobili, fieripropri del popolo sardo. E pazienti sotto ilprimo caldo allineati in attesa del via per ilCammino. Giro, pongo domande, provoco.Essere confratelli nel terzo millennio, chesenso ha ? Mi risponde Luigi Congiu prioredella confraternita del Santo Rosario di Nu-raminis. “Che senso ha essere confratelli ancoroggi ? Ha un senso se vivi le Confraternite

“L’incontroorganizzatodalla confra-ternita di S.Gavino lasce-rà un segno eun ricordoprofondo.

” Sopra:Il Cristo processionale

accompagnato da

sacerdoti nelle vesti di

Nicodemo e di Giuseppe

d'Arimatea con tanto di

barbe.

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come strumento di santitàpersonale e comunitaria. Solocosì esse non sono un retaggiodel passato. Certo noi riven-dichiamo con orgoglio la no-stra storia. Ci mancherebbe.Ma non è la tradizione, o ilsolo abito che fa una Confra-ternita. È l ’amore a Cristoche fa la differenza. Soprat-tutto è il Suo amore e il suoesempio di carità e pietàverso i più bisognosi. Questoè il carisma delle Confrater-nite. Per questo non siamoantichi ma sempre attuali”.E Paolo Trogu della SantaCroce e Santo Rosario diMacomer aggiunge: “Vedi,noi nasciamo nel 1700 ma inSardegna vi sono Confrater-nite ancora più antiche.Questo però non significaesser rimasti indietro neltempo. La vitalità e moder-

nità delle Confraternite sta nel praticare laCarità quale espressione di fraternità in Cri-stoattraverso le opere di misericordia per isuoi poveri, i bisognosi di amore, di conforto edi assistenza, dallo smarrimento materiale espirituale”. Chiarissimo.In Cammino con Cristo. Un grande stri-scione con il ritratto di Pier Giorgio Fras-sati, patrono delle Confraternite, apre ilCammino. In prima fila i vescovi, mons.Sanguinetti e mons. Parmeggiani. Dietro irappresentanti delle istituzioni ed unaqualificata delegazione della Confedera-zione delle Confraternite delle Diocesid’Italia presente con il presidente, dr.Francesco Antonetti, il vice presidente del

Nord Italia e Sardegna, comm. GiovanniMario Spano, il direttore della rivista dellaConfederazione “Tradere” dr. DomenicoRotella e lo scrivente, responsabile dell’Uf-ficio Stampa. Preghiere e canti e cori dellabella lingua sarda accompagnano tutti noi.Mi fermo. Guardo la fila, è lunghissima.Sono tanti. Sono tante le consorelle comeAnnalisa Soggiu, della Confraternita diNostra Signora del Rosario. “Ci tenevomolto a venire. È importante condividere lapreghiera, il culto, le comuni opere di carità.Stare qui oggi credo sia importante per tuttinoi”. Parole sincere di religiosità popolare. Il Cammino è il vero momento dei radu-ni. Esso è la vera metafora del camminareinsieme ma verso Dio. Verso la patria cele-ste. “Se si dimentica questo aspetto soteriolo-gico - mi dice un confratello di Benetutti –viene meno l ’essenza stessa della spiritualitàdel camminare insieme che non risiede soloper incontrare e conoscere nuovi confratelli enel condividere insieme la fede. Ma nel san-tif icarsi e rendere grazia a Dio. Per noi piùanziani - continua - rimane forse un atto

penitenziale, qualche volta anche sentimenta-le nella rievocazione collettiva della Passione,Morte e Resurrezione di Cristo. Per i menoanziani e per i giovani, vedo che il Camminoè sempre una necessità per seguire Cristo”. Ecamminare con Cristo è la risposta di pic-colo confratello alla mia domanda: perchéporti l’abito? “Porto l ’abito – dice così,d’impatto - perché voglio camminare conCristo”. È cosi bello e profondo il suo si-gnificato. Per un attimo vacillo. Come nonvedere in questa risposta l’azione delloSpirito? Di quello Spirito - come dicepapa Francesco - che è l’essenza portantedella vitalità e del carisma delle Confrater-nite? La Messa all’anfiteatro. I volontari filtra-

“Il Cammino è il vero momentodei raduni. Esso è la verametafora delcamminare insieme ma verso Dio.

”Sotto:Il tavolo della Presidenza

all'incontro con i Priori.

Sopra:Il Calice in argento, detto di

Gitimel (sec. XIII).

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no l’arrivo. L’anfiteatro èora un arcobaleno di abiti estendardi. Su un palco ap-positamente costruito lasera, si svolge la concele-brazione eucaristica presie-duta da mons. SebastianoSanguinetti e da mons.Mauro Parmeggiani. Deci-ne anche i parroci, gli assistenti spirituali deisodalizi e i responsabili di diocesi concele-branti. C’è don Luca Saba, responsabile spi-rituale delle Confraternite sarde e il parro-co di Monti, don Pierluigi Sini. Vedo anchemons. Antonio Interguglielmi direttore del-l’Ufficio delle aggregazioni laicali e Confra-ternite della Diocesi di Roma. Nell’omeliaMons. Sanguinetti ricordato il ruolo storicoe caritativo delle Confraternite sarde “espres-sione fedele dell ’amore di Dio” e le elogia perl’organizzazione e la riuscita “voluta daMaria”. “Unirsi e collaborare tutti insieme conla Chiesa, alle sf ide dellenuove sofferenze che deri-vano, dice il Papa, nonsolo dalla globalizzazionesenza carità ma anchedalle ingiustizie e dal-l ’egoismo individuali”L’appoggio della Con-federazione. Dopo ilpranzo conviviale – otti-mo tutto soprattutto glignocchi galluresi e leseadas - si è svolto ilConvegno “Passato, pre-sente e futuro delleConfraternite sarde” co-ordinato dal collega, prof. Giuseppe Mattio-li. Molto atteso l’intervento del PresiedenteAntonetti per il quale “a Monti oggi si è datovia a un momento di vita della nostra storiaconfraternale e della Chiesa, direi storico. Unaregione importante coma la Sardegna, il suomovimento confraternale, non potevano essereassenti, mancanti a questa nuova stagione diriconsiderazione e apprezzamento da parte dipapa Francesco. E quindi come Presidente dellaConfederazione sono molto orgoglioso e grato ditrovarmi qui al 1° Cammino delle Confrater-nite sarde, considerando lungimirante l ’appog-gio della Confederazione al progetto presentatocirca un anno fa dal coordinatore Barria di darevita a questa che oggi si rivela una giornata edun incontro sicuramente foriero di positive pro-spettive. Per quanto riguarda la presenza e ilruolo della Confederazione - ha tenuto a pre-cisare Antonetti - voglio rassicurare tutti i

convenuti che la Confedera-zione non ha mire ingloban-ti o centralistiche. È la stessaChiesa, che nel 2000, erigen-doci a organismo della Con-ferenza episcopale italiana, cichiede e chiede a tutti i movi-menti confraternali, di unir-ci aff inchè la nostra opera

possa ulteriormente rafforzare l ’operato dellechiese locali. La Confederazione è a vostro di-sposizione. Noi vogliamo fare da supporto e so-stegno e collegamento a qualsiasi vostra inizia-tiva. Ce lo chiede la CEI ma ce lo chiede anchePapa Francesco che continuamente - ma soprat-tutto nella sua Esortazione Evangelii Gau-dium - ha stilato per noi un programma pun-tuale e dettagliato: lavorare per far sì chel ’evangelizzazione sia portata agli ultimi. Ilnostro sforzo è solo quello di aiutare i confratel-li a organizzarsi e vivere la spiritualità delconfratelli come ci chiede la Chiesa. La Chiesa

crede in noi nel nostroesempio. Per questo invi-tiamo tutti a entrare nellaConfederazione. Non perun mero discorso di potere,o di proselitismo, ripetoma per un mandato datodalla stessa Chiesa e daPapa Francesco, il qualecrede molto nella nostrarealtà. Questo straordi-nario convergere di tanticonfratelli e consorelle di-mostra che il terreno èpronto e che una nuovamaturazione delle Con-

fraternite si è avviata. Proseguiamo allora in-sieme e tutti insieme portiamo avanti il man-dato che il papa ci indica, favorendo momenti diincontro e di convinta adesione alla Confedera-zione.

“Papa Francescoha stilato per noiun programma:lavorare per far sì chel’evangelizzazionesia portata agliultimi.

” Sotto:La Confraternita di Santu

Ainzu reca l'immagine del

Beato Frassati. In primo

piano la croce del recente

Raduno Diocesano.

Al centro:Veduta parziale

dell'Anfiteatro.

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Dalle Diocesi della Liguria

Il 3° Cammino Regionale Confraternale della Gioventù

di Fioralba Barusso

A destra: Davanti al Santuario.

I l 15 giugno, nel Santuariodi N.S. di Misericordia diSavona, si è svolto il III

Cammino Regionale Confra-ternale della Gioventù. Orga-nizzatori della manifestazione,il Priorato Ligure delle Con-fraternite e il Priorato Dioce-sano delle Confraternite di Sa-vona e Noli. Al Camminohanno partecipato diciottoConfraternite provenientidalle diverse Diocesi Liguri(La Spezia, Chiavari, Genovae Savona). Dopo le prime edi-zioni svoltesi a Levanto e adArenzano, scegliere quest’annoil Santuario della Misericordiaè parso un indiscutibile rico-noscimento a questa Basilicache dal 2010 è nota come San-tuario Nazionale delle Confra-ternite Italiane.

Il maltempo che aveva imperversato nellanotte precedente il raduno, non ha fortu-natamente ostacolato la processione che,partita dalla casa del Beato Antonio Botta,si è mossa alla volta della Basilica. Per do-vere di chiarezza ricordiamo che AntonioBotta fu il contadino a cui apparve la Ma-donna il 18 marzo 1536. Il Santuario sorgesul luogo esatto dell’apparizione. La pro-cessione svoltasi in questa occasione hadunque avuto un valore aggiunto. Alcuni Crocifissi erano portati da giova-nissimi Cristanti, quasi bam-bini, che con il loro entusia-smo e la loro buona volontàhanno infuso uno nota gioio-sa, ma contenuta, alla mani-festazione. Non temano,mamme e nonne, il peso ec-cessivo dei Crocifissi! In oc-casioni come queste, sfilanocroci di dimensioni adeguateal fisico e all’età dei giovani“portoei”. È la tradizione checontinua e passa di mano dauna generazione all’altra!La Santa Messa è stata con-celebrata da Don Franco

Molinari, Assistente ecclesiastico delleConfraternite Liguri e da Don DomenicoVenturetti, Rettore del Santuario. La no-stra Confederazione, oltre che da donFranco, era rappresentata dal ConsigliereGianni Poggi e dal Vice Presidente G. M.Spano. Al termine della funzione, sonostate benedette le insegne della Confede-razione delle Confraternite delle Diocesid’Italia. Esse recano su una faccia dellamedaglia il Beato Pier Giorgio Frassati e,sullo sfondo, l’immagine del Santuario diSavona.Il successo di questa iniziativa – giuntaormai alla terza edizione – come si è dettoin altra pagina di questa rivista ha moltocontribuito a suggerire l’idea di un primoCammino Nazionale della Gioventù Con-fraternale da tenersi nel 2015.

In alto: Un giovanissimo «cristante».

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P ortate nelle vostre case la gioia di questagiornata meravigliosa!” Con queste pa-role vibranti Mons. Angelo Spina, Ve-

scovo di Sulmona-Valva, ha congedato icirca duemila partecipanti al Cammino In-terregionale. Sono le nove di sera e la gior-nata è stata davvero lunga ma proficua nellapreghiera, nella formazione e nella letiziadell’incontro fra tanterealtà confraternali. Ineffetti la giornata eracominciata con l’inces-sante afflusso delleConfraternite al deskdell’accoglienza, di-nanzi alla Cattedrale diSan Panfilo. Circa uncentinaio i sodalizipartecipanti e prove-nienti – oltre che ov-viamente da Abruzzo eMolise – dalle Marche,dalla Puglia e dallaCampania, ma non èescluso che molti sianointervenuti senza passare per la registrazio-ne. Da Monteroduni, provincia di Isernia,sono arrivati sette confratelli di S. MicheleArcangelo addirittura in bicicletta: oltre seiore per 80 chilometri di percorso……da fareanche al ritorno! Alle ore 10,30 il convegnosul tema “Le Confraternite chiamate al disce-polato e alla missionarietà” ha avuto inizionella chiesa della SS. Annunziata, accanto aldavvero scenografico complesso rinascimen-tale del medesimo nome. Nota interessante,la chiesa ha una Cappella del Crocifisso, incui si venera appunto il Cristo che – secon-do la tradizione – parlò a S. Pietro da Mor-rone (papa Celestino V) per dirgli di accet-tare il papato. La capienza della chiesa erastata portata a circa 500 posti a sedere, mamolti hanno dovuto comunque rimanere inpiedi. Il Tavolo della Presidenza era compo-sto da: Mons. Angelo Spina, Vescovo di Sul-mona-Valva, Mons. Mauro Parmeggiani no-stro Assistente ecclesiastico, Mons. PietroSantoro Vescovo di Avezzano, don DavideSpinelli Assistente del Coordinamento in-

terregionale, il Presidente Antonetti, Augu-sto Sardellone Vice Presidente nazionale eCoordinatore interregionale. Dopo i salutiporti da ognuno e dal Vice Sindaco di Sul-mona dott. Luciano Marinucci, il VescovoParmeggiani ha svolto la sua relazione, di cuipiù avanti troverete una sintesi. Al termine del discorso catechetico ascolta-

to con vivo interesse, ilpubblico è stato invita-to a porgere domandeo rendere testimonian-ze. Vari Confratelli sisono così alternati intal senso, fornendo inalcuni casi degli spuntipositivi ritenuti degnidi grande attenzioneper la Confederazione.La cosa è stata accoltadai presuli con soddi-sfazione, segno chel’argomento oggi di-scusso ha veramentecolpito nel segno.

Dopo il convegno, centinaia di Confratelli eConsorelle hanno pacificamente invaso levie della bella città di Sulmona (capitalemondiale dei confetti), dirigendosi versouno dei tanti ristoranti locali oppure consu-mando il pranzo al sacco nei giardini anti-

Cammino di fraternità

8° Cammino Interregionale di Fraternità delleConfraternite delle Diocesi di Abruzzo e MoliseConvegno “Le Confraternite chiamate al discepolato e alla missionarietà”

di Domenico Rotella

Sotto:Il complesso

dell'Annunziata.

Al centro:S. Ecc. Mons. Angelo Spina

Vescovo di Sulmona-Valva.

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stanti. In ogni caso, complice una bellissi-ma giornata estiva, una splendida occasio-ne per fraternizzare ulteriormente tra so-

dali di città diverse e stringere nuovi lega-mi di reciproca conoscenza.Alle ore 17 S. Messa nella Cattedrale cit-tadina, la Basilica di S. Panfilo, le cui reli-quie riposano in una son-tuosa urna di fronte all’al-tar maggiore. Il santo vissenell’VIII secolo e fu ve-scovo di Sulmona; la chie-sa fu costruita a breve di-stanza dalla sua morte.Riedificata nel 1075 subìnumerosi rimaneggia-menti fino al Settecento.All’interno una grande la-pide ricorda la visita chepapa Benedetto XVI feceil 4 luglio 2010. Poichénell’occasione fece ai gio-vani, nella Cattedrale stes-sa, un memorabile discor-

so, un passo assai significativo è stato fis-sato sulla pietra a perpetua memoria. Loriportiamo integralmente per due motivi.Primo, perché pare indirizzarsi benissimoanche allo spirito delle Confraternite, lequali affondano le loro radici nella più ge-nuina base popolare; secondo, perchéquello stesso 4 luglio ricorreva la festa li-turgica del Beato Piergiorgio Frassati, Pa-trono della nostra Confederazione. Ecco leparole, semplici ma piene di forza, di papaBenedetto: “La gente di questa vostra terrain passato non aveva molti mezzi per studia-re e nemmeno per affermarsi nella società, mapossedeva ciò che rende veramente ricco unuomo e una donna, la fede e i valori morali.È questo che costituisce le persone e la convi-venza civile”.Sempre nella medesima occasione, papaBenedetto rese un particolare commossoomaggio alla memoria di papa S. Celesti-no V, del quale molte reliquie sono conser-vate nella cripta sottostante la Cattedrale:può darsi che una tale visita così intensaabbia confortato papa Ratzinger nel cam-mino che lo portò, tre anni dopo, a seguirePietro da Morrone nella scelta di rinun-ciare al pontificato. Del resto, le reliquie iviconservate sono davvero insigni: un fram-mento del cuore, ma anche i sandali dafrate e i ricchi calzari da pontefice, una tu-nica, il cilicio che usava per mortificare lacarne.Tornando alla S. Messa, nel suo saluto ini-ziale Mons. Parmeggiani ha richiamato itemi del Convegno mattutino, ma questointervento è riportato per intero più avan-ti. Al momento dell’omelia il VescovoMons. Spina ha invitato tutti a benedire ilSignore per aver ricevuto il dono dellafede. Commentando l’epistola odierna,

“Ciò che rende veramente riccoun uomo e unadonna, la fede e ivalori morali. È questo che co-stituisce le perso-ne e la conviven-za civile”.

A destra: In Basilica, la

rappresentanza della

Confederazione.

In alto: Il tavolo della Presidenza.

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sottolinea che ivi si ricorda il primato petri-no e l’ardente apostolato di Paolo. Entrambisono grandi santi, ma come tutti ebberoanche i loro momenti di umana debolezza.Pietro rinnegò Cristo per tre volte, Paolo fuun crudele persecutore di cristiani. Ciò è pernoi di esempio perché entrambi, con l’aiutodell’amore di Dio, ripararono i loro purgrandi errori. Solo il totale e fiducioso ab-bandono nel Signore, quindi, può portarcialla salvezza. Ricordato il valore dell’odiernafesta dei SS. Apostoli, ha poi rievocato com-mentandole le tre famose parole di papaFrancesco nel corso della Giornata Mondia-le delle Confraterntite. Evangelicità: ascol-tare Gesù e servirlo. Ecclesialità: agire in co-munione col magistero della Chiesa. Mis-sionarietà: rendere continua testimonianza.Le Confraternite sono chiamate a collabo-rare attivamente alla nuova evangelizzazionein quanto motore dellapietà popolare. In chiu-sura ha ricordato edesaltato la figura di sanPanfilo patrono dellacittà. Al termine dellacelebrazione è stata poiassai apprezzata datutti l’animazione mu-sicale del rito, offertadal possente Coro dellaCappella Panfilianasottolineato dallosquillante timbro degliottoni. Ed ecco il momentodel Cammino. Sonoquasi le 19. Un inces-sante fiorire di stendar-di, labari, gonfaloni on-deggiano nella leggerabrezza pomeridiana.Oltre duemila si stima

siano i partecipanti, i quali sfila-no compostamente e oranti inmezzo a due ali di popolo atten-to e in larga parte devoto. Incoda alla processione la preziosaArca contenente le reliquie delPatrono san Panfilo, portata aspalla – a turno – dai Confratel-li della SS. Trinità (i “rossi”) edella Madonna di Loreto (i“verdi”), preceduta dai numerosisacerdoti e dai Vescovi Mons.Spina e Mons. Parmeggiani.Dietro l’urna la rappresentanzadella Confederazione con il Pre-

sidente Antonetti, il Vice Presidente e Co-ordinatore Sardellone, i Vice CoordinatoriStivaletta Di Nino e Scioli, lo scrivente Di-rettore di Tradere. A chiudere, il gloriosogonfalone della città di Sulmona – decoratodi medaglia d’argento al valor militare – ac-compagnato dal Sindaco Giuseppe Ranalli edal Presidente del Consiglio comunaleFranco Casciani. Ricordiamo che Sulmona èun comune di 24.000 abitanti, il terzo piùpopoloso della provincia dell’Aquila, chereca ancora evidenti le ferite del terremotodel 2009.Il Cammino si avvia, sempre alternando larecita del S. Rosario con i canti della tradi-zione liturgica, verso la conclusione del lun-ghissimo percorso. Particolarmente sugge-stivo il passaggio nella vastissima piazza Ga-ribaldi (comunemente chiamata PiazzaMaggiore) dominata dallo scenografico ac-

quedotto medievaleancora funzionante eche si articola in benventi arcate a sestoacuto ancora visibili. Sono passate le 21 e ilCammino è tornatodinanzi alla Cattedra-le. Il Vescovo Spinaringrazia calorosamen-te il Sindaco e l’Am-ministrazione comu-nale per la splendidaaccoglienza riservataall’evento ed elenca poicon precisione e rico-noscenza tutte le realtàche hanno pure contri-buito ad una miglioreriuscita. Poi congedatutti con le parole ri-cordate all’inizio e im-parte la benedizione fi-

Al centro:In cammino sotto

l'acquedotto medievale.

A sinistra:Mons. Parmeggiani e Mons.

Spina precedono l'Arca di S.

Panfilo.

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nale. Ma è anche doveroso ricordare che asua volta lo stesso Presule è stato vivamen-te ringraziato da Mons. Parmeggiani e dalPresidente Antonetti per il prezioso e in-cessante appoggio fornito per tutto il

tempo organizzativo che ha precedutoquesto Cammino. Una testimonianza diquanto sia decisivo il sostegno dei Vescovidiocesani alla riuscita dei vari Camminilocali e regionali.

“Le Confraternite chiamate al discepolato e alla missionarietà”Estratto della relazione tenuta da Mons. Mauro Parmeggiani

C ari amici, innanzituttoben trovati a questoVIII Cammino Interre-

gionale delle Confraternite diAbruzzo e Molise. Un salutoai vostri Vescovi, alle autorità,e anche a chi è qui con noiprovenendo dal Triveneto, dal-l’Emilia Romagna e dalleMarche. Nell’incontro conPapa Francesco durante l’An-no della Fede, il 5 maggio2013, in Piazza San Pietro,egli – come forse ricorderete –ci invitava ad assumere comeprogramma di vita tre parole:“evangelicità”, “ecclesialità”e “missionarietà”. Credo dun-que che il tema di questoCammino interregionale: “LeConfraternite chiamate al disce-polato e alla missionarietà”, siaveramente opportuno per ap-profondire le tre parole. L’evangelicità, ciricordava infatti il Papa in quell’occasionecitando anche quanto ebbe a dirci in pre-cedenza Papa Benedetto XVI, è il nucleofondante di tutto ciò che siamo e dobbia-mo sempre più diventare. L’evangelicità èil punto da cui tutto deve partire e a cuitutto deve condurre e vuole dire: “amareDio, essere discepoli di Cristo vivendo ilVangelo”. L’evangelicità, presupposto perla ecclesialità e la missionarietà parte dallanecessità di farci ed essere “discepoli”.Questa mattina vorrei dunque fermarmicon voi proprio su cosa voglia dire “esserediscepoli” e vivere la missionarietà. Partia-mo da una domanda.Chi è il discepolo? Cosa vuol dire esserediscepoli per il cristiano? “Il discepolo ècolui per il quale l ’assoluto dell ’uomo è ilRegno” ossia la vita eterna per cui vale lapena perdere tutto pur di accogliere questodono che ci viene fatto in Gesù. Doman-diamoci: dov’è l’assoluto dell’uomo? Dovesta veramente e assolutamente l’uomo? E

cioè: quale valore è in grado di definire inmodo ultimo e assoluto l’identità dellapersona umana? La risposta è l’irruzionedi Dio nella nostra vita, la sovranità di Diopercepita nella nostra vita in tutta la suadensità. Se comprendo che ciò che contaper me non è il denaro, il successo, il pote-re e la carriera, ma che Dio venga nellamia storia, nella mia vita, nelle mie rela-zioni… con tutta la sua carica di amore,misericordia, perdono, riconciliazione conLui, e quindi con me stesso e con i mieifratelli, con le cose create. Se comprendoche la mia esistenza terrena va a terminaree ciò che mi interessa è la vita eterna che ilRisorto assicura a me e ai miei fratelli e semi sottometto a Lui con l’obbedienza dellafede e della vita, allora mi sottopongo aLui e mi faccio discepolo.Il Regno di Dio si fa presente all’uomo epone all’uomo tutte le sue esigenze inGesù Cristo, è dove è Gesù Cristo! Ebbe-ne, il discepolato nasce dove questa pre-senza del Regno in Gesù viene percepita e

“Il Regno diDio si fapresente all’uomo epone al-l’uomotutte le sueesigenze

A destra: Veduta parziale della chiesa

gremita per il Convegno.

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quindi dove l’adesione a Gesù assume i ca-ratteri di una scelta totale e definitiva. C’èun discepolo là dove qualcuno dice, consa-pevolmente a Gesù: “Tu sei la verità, Tusei la salvezza, Tu sei l’alleanza”. E dove inconseguenza di questa professione di fedetutto il resto viene relativizzato. Intendia-moci: relativizzare non vuol dire svalutare,che le cose sono senza senso, vuote,nulla… Non vuol dire questo. Ma farci di-scepoli di Gesù, del Regno che Gesù è ve-nuto a portare in mezzo a noi con la sua

incarnazione, passione, morte e risurrezio-ne, significa affermare la nostra libertà,dire che noi siamo più grandi di tutte lecose perché non posso essere di nessuna ditutte queste cose, perché posso essere sol-tanto di Gesù. In poche parole: c’è disce-polato quando si percepisce e si vive ilfatto che l’assoluto dell’uomo è Gesù Cri-sto!Il discepolato nel Nuovo Testamento.Quanto vi ho tentato di dire ha un fonda-mento in tutto il Nuovo Testamento. Pen-siamo all’episodio della chiamata dei primiquattro discepoli (Mc 1,16-20). Sta ini-ziando l’attività pubblica di Gesù, Gesù haappena cominciato a proclamare il vange-lo: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio èvicino; convertitevi e credete al vangelo”. Inaltri termini: l’uomo attendeva da secoli,prima dell’avvento di Gesù nella storia,che si compissero le promesse fatte all’uo-mo dai profeti, che dopo la rottura del rap-porto con Dio da parte di Adamo, Dio

tornasse tra e con gli uomini, che il Mes-sia si manifestasse. Ebbene Gesù si pre-senta con la pretesa di essere il Dio che sifa vicino agli uomini con la forza della suavolontà regale. Per cui propone: accettate,dunque, la sovranità di Dio sulla vostravita e affidatevi alla forza del vangelo, dellabuona notizia che in Gesù ci viene annun-ciata e data. Dio è ora vicino all’uomo, nonè più lontano da non pensare alla storia ealla vita degli uomini. Ebbene, nella chia-mata dei primi discepoli si manifesta esat-

tamente la forza attiva delRegno di Dio, la sua attra-zione irresistibile. Gesùpassa lungo il mare di Gali-lea… un fatto normalissi-mo… eppure, dato che èGesù che passa, altera tuttol’equilibrio dell’ambiente.Alcuni pescatori stanno get-tando le reti in mare, altri lestanno riassettando: sonotutte azioni abituali, cheavranno ripetuto chissàquante volte. Ma il passag-gio di Gesù nella loro vitaopera una rivoluzione: reti,barca, famiglia, garzoni chefino a quel momento aveva-no costituito l’orizzonte divita di questi pescatori ven-gono abbandonati e si impo-ne, prepotentemente un im-perativo, un nuovo centro di

attrazione: “Venite dietro di me… e subitolasciate le reti lo seguirono”. Il Regno di Dioattrae e tira fuori dalle abitudini del passa-to per offrire un nuovo punto di riferi-mento esistenziale e questo punto di rife-rimento è Gesù! In fondo, vi domando,non dovrebbe essere questo l’obiettivo delcristiano e del cristiano che ha fatto lascelta di essere Con-frate? Seguire Gesù!Farci discepoli per-ché Lui conta più ditutto e di tutti. Maquesto non perchéc’è una promessa fu-tura – sicuramente civiene promessa lavita eterna – ma per-ché già adesso segui-re Gesù ci permettedi sperimentare unavita nuova, una con-dizione nuova di

A sinistra:Confratelli in cammino

davanti alla Cattedrale.

Sotto:I Confratelli del futuro.

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vita. Le parole di Gesù: “Vifarò diventare pescatori diuomini” non vanno intesecome una promessa, unobiettivo futuro che giustifi-ca i distacchi attuali che ven-

gono chiesti a chi si pone alla sequela delMaestro, a chi risponde alla chiamata diGesù al discepolato, ma come una descri-zione dell’avventura che i discepoli inizia-no e per la quale sono chiamati al seguitodi Gesù. Gesù è un pescatore di uomini e i discepo-li, seguendolo, diventano partecipi dellasua condizione. È questa l’esperienza de-terminante del discepolo: stare con Gesù,seguire Gesù, condividere l’esperienza diGesù. E come si fa, concretamente, a “starecon Gesù” che ci ha chiamati per grazia al

discepolato? A seguire Gesù? A condivi-dere l’esperienza di Gesù? […] Per esserediscepoli occorre ricordarci che Gesù è ilnostro tutto, Lui è la nostra gioia e noidobbiamo stare con Lui. Non importadove, quando, come, ma dobbiamo semprestare con Lui, dalla sua parte, vivere il pro-getto di amore che ci propone sempre ecosì saremo discepoli.E perché questo diventa per noi non op-zionale, anche se la nostra libertà nel se-guire o non seguire Gesù è sempre messain gioco, il “se vuoi vieni e seguimi” è il co-stante rispetto di Gesù per l’uomo? Perchénel discepolato cristiano l’iniziativa nonappartiene a noi ma a Gesù! Essere disce-poli non è una scelta che facciamo noi.Non ci facciamo discepoli di un maestrocome quando in Israele ci si sceglieva unRabbino, un maestro per cercare di impa-rare da lui tutta la ricchezza interpretativadella Legge di Mosè. Un po’ come quandoscegliamo una scuola per apprendere unmestiere, delle competenze… lì siamosempre noi che scegliamo...No, con Gesùle cose stanno diversamente. L’iniziativa dipassare e chiamare la prende Lui e a volterespinge chi vorrebbe seguirlo (cfr Mc5,18-20). Nel Vangelo di Giovanni la logi-ca del discepolato cristiano è spiegata be-nissimo da Gesù: “Non voi avete scelto me,ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché an-diate e portiate frutto e il vostro frutto ri-manga” (Gv 15,16). Non solo: il discepolo che si mette alla se-quela di Gesù Maestro non spera un gior-no di potersi emancipare dal Maestro e di-ventare lui stesso Maestro. Anzi, il disce-

“Non voi avetescelto me, ma ioho scelto voi e vi

ho costituitiperchéandiate eportiate frut-to e il vostrofrutto rimanga

Sopra: Panoramica del cammino.

A destra: Le Confraternite della SS.

Trinita e della Madonna di

Loreto portano l'Arca con le

reliquie di S. Panfilo.

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polato diventa una condizione permanen-te, la realizzazione piena del desiderio deldiscepolo, proprio perché il discepolo rico-nosce la grande superiorità di Cristo. Il va-lore assoluto è Gesù e se rimaniamo in Luie nella sua Parola allora saremo suoi disce-poli e conosceremo la Verità ma nel mo-mento in cui ci stacchiamo da Lui preten-dendo di emanciparci da Dio o dire “tantoso già cosa voglia dire essere cristiano” equindi mi basta per andare avanti… allora,proprio qui, mi precludo la conoscenzadella Verità perché esco da quel rapportodi discepolato della Verità che mi fa acce-dere alla Verità stessa di Dio. In altre pa-role: conoscere e seguire Cristo è una chia-mata ma anche un fatto mai dato per con-cluso come quando si conosce una materiascolastica. È un continuo divenire. Questidiscorsi noi li facciamo spesso quandoparliamo di vocazioni di speciale consa-crazione ma guardate che sbagliamo per-ché questo discorso vale per tutti i cristia-ni e ancor più per chi, come voi, volete vi-vere il battesimo in quella particolareforma di discepolato che è la vita confra-ternale. Un’altra esperienza tipica di chi èdiscepolo è il sentirsi conosciuto e amatoda Gesù! Noi non siamo una massa di in-dividui sconosciuti a Gesù ma siamo uniciper Lui, ci conosce uno ad uno… anche seindossiamo gli stessi sacchi, portiamo glistessi colori…Vi ricordate quando Gesùincontra la Samaritana al pozzo e gli dice“hai avuto cinque mariti e quello che hai nonè tuo marito”?… o quando incontra Nata-naele che Gesù qualifica come un veroIsraelita in cui non c’è falsità. Tant’è cheNatanaele gli chiede: “Come mi conosci?”(Gv 1,48) per sentirsi rispondere da Gesùche Lui non ha bisogno di informazionida parte di nessuno perché Lui vede ilcuore degli uomini, “sa quello che c’è nelcuore di ogni uomo” (Gv 2,25). L’uomo non riesce a conoscere se stessofino in fondo. Rimane un interrogativoanche a se stesso. Rimane un’eterna que-stione: chi sono? Da dove vengo? Dovevado? Che cosa sono chiamato a fare? Nonrimangono le domande fondamentali e disempre dell’uomo? E per comprendersil’uomo non può che confrontarsi con la re-altà che lo circonda, con le persone, lecose, le situazioni, le scelte che fa e i risul-tati di tali scelte. Ma comprendere il suomistero, chi è? non sempre, anzi, mai viriesce. Solo in un caso questo può accade-re. Quando, incontrandosi con Gesù l’uo-

mo percepisce con una chiarezza unica ilsenso della sua vita, della sua persona, dellasua vocazione e quindi anche ciò che Diosi aspetta da Lui. Siamo dunque conosciu-ti da Gesù!Conosciuti, chiamati al discepolato…ma non da soli. Certamente tutti i battez-zati sono discepoli di Gesù ma vorrei fer-marmi un attimo sul fatto che Gesù abbiachiamato i dodici apostoli che costituisco-no il nucleo centrale e il modello del di-scepolato. Perché? 12 sono le tribù diIsraele e che Gesù chiami 12 discepoli aseguirlo più da vicino è segno che vuole ri-costituire il popolo di Dio e vuole chiama-re a sé tutto il popolo di Dio disperso!Fino ad ora ho insistito sul fatto dell’im-portanza che il discepolo è un singolochiamato, un singolo che ha e deve avereun rapporto personale con Gesù. Ma sa-rebbe erroneo pensare che il discepolato sicompia solo nel rapporto diamicizia con Gesù. Gesù,infatti, non è una personaprivata che il discepolo fre-quenta per sentirsi rassicu-rato negli affetti. Ma Gesù èla presenza del Regno diDio in mezzo agli uomini; èl’inviato di Dio che compietutta la volontà del Padre, èil Messia che raccoglie ilPopolo di Dio; è il Salvato-re che offre salvezza a tuttigli uomini. Aderire a Lui si-gnifica allora accogliere eaderire a tutta questa realtà personale diGesù ma anche significa essere introdottinel mistero stesso della sua missione.Certamente ciascun discepolo deve ri-spondere personalmente alla chiamata edeve vivere un rapporto personale di ami-cizia con Gesù (quando Gesù chiama idodici il vangelo riporta i loro singolinomi, ossia le loro storie personali, le loroesistenze…). I dodici non sono un nume-ro ma delle identità personali. Ma nellostesso tempo, come voi confratelli, chia-mati ad essere una realtà di popolo chia-mata ad essere aperta a tutti gli uomini, al-l’intera umanità!Ma a cosa servono questi dodici? PerchéGesù li chiama e costituisce? […] Duesono le dimensioni del discepolo, di ogniconfrate e di ogni Confraternita: “stare conGesù e andare a predicare e guarire”. Gesù èla sua missione e i discepoli che sono conGesù sono anche con la sua missione! La

“Noi non siamo

una massa di indi-vidui sconosciuti aGesù ma siamounici per Lui, ci

conosce uno aduno

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missione apostolica anche se allontaneràfisicamente da Gesù i dodici mandati finoagli estremi confini della terra, non allon-tana i discepoli da Gesù, ma al contrariorende il rapporto con Gesù stabile e tota-lizzante. E arriviamo così alla chiamatadelle Confraternite, oltre a quella al disce-polato, che è la missionarietà ma che è in-timamente connessa con quella al discepo-lato! Per comprendere cosa è la missiona-rietà potremmo riferisci al capitolo 10 delvangelo di Matteo che viene generalmentechiamato “discorso di missione”. Se leggia-mo bene questo testo vedremo che alla finei discepoli non vengono mandati in mis-sione ma piuttosto sarà Gesù che, “quandoebbe terminato di dare queste istruzioni aisuoi dodici discepoli partì di là per inse-gnare e predicare nelle loro città” (Mt11,1). La missione dei 12 sarà inauguratasecondo il Vangelo di Matteo solo al ter-mine del Vangelo quando Gesù appariràrisorto ai dodici (undici) in Galilea.E quali motivazioni dà Gesù per la mis-sione? […] La radice dellamissione è la compassionedi Gesù. Davanti alle follesfinite, stanche, Gesù nonè indifferente come chiedeanche a noi – uniti a Luinel discepolato – di nonrimanere indifferenti. Seandassimo a leggere i ca-pitoli 8 e 9 di Matteo ve-dremmo una folla che siavvicina a Gesù fatta diammalati, peccatori, inde-moniati. In fondo l’uomoè così. Pensiamo all’uomodi oggi. Ha il mito dellabellezza fisica, della for-

mazione intellettuale, dell’equilibrio spiri-tuale e psicologico… ma se poi andiamo aguardare concretamente le persone ci ren-diamo conto che anche quelle che appaio-no ricche di tale ricchezza sono sempre ac-compagnate da malattie, errori, vecchiaia,morte… Gesù vede questo uomo concretoe ne prova compassione. Ma non la com-passione umana ma quella di Dio chementre prova compassione intervieneanche potentemente per salvare il suo po-polo. Ebbene, Gesù chiama i discepoli,chiama noi oggi a diventare partecipi dellasua compassione. Non soltanto quindi condei sentimenti di compassione ma condelle azioni. […] La compassione diGesù significa continuare la sua opera diBuon Pastore che a differenza dei Pastoridi cui ci parlava Ezechiele (erano i re di al-lora) non sfrutta le sue pecore ma le pascesottraendole ai tanti pastori mercenari eindegni che invece di preoccuparsi dellasalvezza del gregge si sono occupati solodel vantaggio che potevano trarne. E Gesùchiama i suoi discepoli a prolungare la suaopera di Buon Pastore, a rappresentare lasua figura di pastore. E così comprendia-mo che operare a favore del gregge diGesù non è altra cosa rispetto allo stabili-re un rapporto autentico con Gesù. E seGesù è missionario anche i suoi discepolilo sono, provano la sua stessa compassione,annunciano il Regno come e con Gesù,guariscono e perdonano con e come GesùMa come continuano, continuiamo… lamissione di Gesù? […] Il discepolo deveavere una attività che è come quella delsuo Maestro. I discepoli devono predicaree operare guarigioni come Gesù ha predi-cato e guarito i malati. Sono due dimen-sioni complementari e che vanno insieme.

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Nella pagina: Momenti del cammino.

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Annunciare il Vangelo non significa faredelle prediche, dire parole, insegnareidee… ma fare in modo che la vicinanzadel Regno di Dio si manifesti nella storiadel mondo e venga sperimentata dagli uo-mini. Se il Regno, come abbiamo detto, èGesù; il Regno deve manifestarsi attraver-so l’attività dei discepoli; dunque Gesùdeve farsi presente attraverso l’opera deidiscepoli. Non è dunque un potere cheviene dato ai discepoli ma la loro efficaciamissionaria deriva dallo stare o meno conGesù.C’è una dimensione fondamentaledell’agire dei discepoli-missionari diGesù: la gratuità! “Gratuitamente avete ri-cevuto, gratuitamente date”. Gesù dice chegratuitamente i discepoli hanno ricevuto.Ma che cosa? Chi si impegna per Gesù sabene quanto impegno, quante rinunce cisiano da fare per seguirlo… eppure, Gesù,ci dice che abbiamo ricevuto “gratuita-mente”. Infatti, abbiamo detto che l’essen-za del discepolato sta nel dono che Gesùfa di se stesso al discepolo e questo dono èassolutamente gratuito. L’amicizia cheGesù ci offre forse ci chiederà qualcosa oanche tanto ma è l’amicizia di Gesù e que-sta è sempre un dono immeritato e che vaaccolto con riconoscenza piena! E allora,se si comprende questo, non possiamocerto far pagare agli altri ciò che abbiamoricevuto gratuitamente! Non possiamofare pagare un dono che consiste essen-zialmente nel rapporto con Gesù: forseche questo rapporto è calcolabile in dena-ro? Anche qui Gesùsi distingue dai filo-sofi itineranti del suotempo che avevano iloro discepoli ai qualiinsegnavano l’usodella parola affinchédiventassero a lorovolta maestri. E tuttiquesti facevano taleprofessione a paga-mento. E’ comprensi-bile: avevano faticatoper imparare un’artee la vendevano a chidesiderava impararlaa loro volta… Ma peril discepolo di Gesù èdiverso. Ciò che gli èstato consegnato è untesoro che non gliappartiene e che lo favivere; predicando

egli non fa altro che am-mettere altre persone allafruizione di un tesoro chedi per sé stesso ha un valoreinfinito. La gratuità non èallora un precetto moralema una conseguenza natu-rale che corrisponde alla na-tura del Vangelo!C’è poiun’altra caratteristica dellamissione: la povertà! Gesùdice: “Non procuratevi oro, néargento…”. Certo i mezzioccorrono ma non dobbia-mo mai considerare supera-te le raccomandazioni diGesù affinchè la nostra missione sia credi-bile. Non si può infatti testimoniare e an-nunciare che il Regno di Dio che è Gesù èpiù importante di tutto per noi se poi ri-maniamo attaccati alle cose. Qui deve es-sere messa in gioco la logica del tesoro na-scosto nel campo che chi lo trova, spintodalla gioia va, vende tutto quello che ha ecompra quel campo! Il vendere tutto mo-stra quanto valga il tesoro che il discepoloannuncia. La povertà dice non a parole macon i fatti il valore che diamo o non diamoal Regno. Ed è una povertà che dice anchela nostra libertà dalle cose che può esiste-re e sussistere solo in chi ha trovato qual-cosa in più delle cose stesse. Questa pover-tà serve per essere più disponibili per ilservizio del Vangelo. Le cose, anche sebuone, ci creano un sacco di preoccupazio-

ni e rischiano diriempire la nostramente, la nostra at-tenzione, il nostrotempo e così tolgonotempo e spazio, crea-tività per l’evangeliz-zazione! Che tristez-za vedere in certecittà delle Confrater-nite piene di beni edi denari e vuote dipersone, di giovani,di capacità di uscitamissionaria e di at-trazione evangelica.Per essere missionaridobbiamo, come di-scepoli, per poter iti-nerare anche alleg-gerirci delle cose checi pesano ed ingom-brano nel cammino.

“E Gesù chiama isuoi discepoli a

prolungare la suaopera di

Buon Pastore, arappresentare la

sua figura dipastore

Al centro:Il Tronco precede la

Confraternita della SS.

Trinita.

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L’annuncio del Vangelo fa poi appello allalibertà delle persone e le pone di fronte auna grande responsabilità (vv. 12-15). Ildiscepolo porta la pace. In questa parolavorrei che ci vedessimo tutta la ricchezzadi gioia, libertà, speranza contenuta inessa. La pace è il riassunto di tutte le pro-messe di Dio. Ma proprio perché è undono così grande è ancor più grande e tre-mendo il rifiuto di questo dono! Dio vuolela salvezza per l’uomo attraverso la suapartecipazione alla vita di Dio. Attraversoil vangelo all’uomo viene donata la vitastessa di Dio. Ma proprio perché è ingioco questo, il rifiuto del Vangelo signifi-ca privarsi volontaria-mente della salvezza. Eallora il discepolo, consa-pevole di questo, deve es-sere un missionario ap-passionato che comePaolo supplica di acco-gliere la riconciliazione diDio e deve essere ancheumile come Paolo quan-do scriveva dei suoi fra-telli ebrei: “Ho nel cuoreun grande dolore e una sof-ferenza continua. Vorreiinfatti essere io stesso ana-tema, separato da Cristo a vantaggio dei mieifratelli” (Rm 9,2-3). C’è infine un’altra ca-ratteristica del discepolo-missionario che èla partecipazione alle sofferenze di Gesù.Se Gesù ha subito persecuzioni, allora sap-piate che queste ci saranno anche per noitanto più saremo uniti a Gesù… non ha

certo persecuzioni chi è discepolodi Ponzio Pilato… e si lava lemani di tutto e di tutti. La mis-sionarietà comporta anche il ri-schio della vita, cari Confratelli!Lo si comprende quando il timo-re afferra il testimone cristianoche deve professare la sua fede edè tentato di tenere nascoste quel-le cose che dovrebbero essere por-tate a conoscenza di tutti gli uo-mini. Il discepolo non può pre-tendere per sé un destino diversoda quello del suo Maestro: quindila paura è in sé comprensibile manon deve bloccare la nostra testi-monianza. E’ solo Dio, infatti, chedecide il destino delle persone edè solo Lui che dobbiamo temere.Inoltre il discepolo deve sapereche Dio non è estraneo alla sua

sofferenza, se il discepolodovrà soffrire nella suamissione, Dio sarà sem-pre con Lui anche se do-vesse affrontare il marti-rio! Anzi, nel martirio lasomiglianza con Gesùdiventa piena e perfettanonché definitiva! Gesùchiama il discepolo aportare la croce con Luima sappiamo anche doveporta la croce: alla risur-rezione! Concludendo.Siamo partiti dicendo

che discepolo è colui per il quale Gesù èl’assoluto. I Vangeli ci hanno aiutato acomprendere come effettivamente la figu-ra del discepolo cristiano sia specificata dalrapporto con Gesù del quale il cristianoassume la forma. Il discepolo trova inGesù il centro della sua vita; condivide lamissione di Gesù nelle sue motivazioni enel suo stile; assume anche la sofferenza diGesù e il martirio come possibilità concre-te della sua vita. Tutto il resto ha la sua mi-sura in questo rapporto con Gesù compre-so come la Verità e quindi la misura asso-luta delle cose. La figura caratteristica delcredente cristiano, dunque, possiamo direche è specificata dal suo riferimento a unpersonaggio riconosciuto come la verità,come l’assoluto, l’unico! E questo perso-naggio, questo riferimento è Gesù Cristo,da cui prende contorno la vita, prendonocontorno i criteri, i giudizi del comporta-mento. Sia questo il nostro andare alle ra-dici della nostra fede per vivere da auten-tici discepoli e missionari nelle nostre real-tà confraternali, associazioni nate e rico-nosciute dalla Chiesa e nella Chiesa perprolungare l’opera di Gesù e affinché tutticredano al Vangelo e si convertano ad esso.

Sotto: Confratelli di Sannicandro

Garganico col pittoresco

abito.

“Il discepolotrova in Gesù ilcentro dellasua vita; condi-vide la missionedi Gesù nellesue motivazionie nel suo stile

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S ignor Sindaco, illustri autorità, Eccel-lenza Reverendissima, cari sacerdoti eappartenenti alle Confraternite del-

l’Abruzzo e Molise nonché a quanti proven-

gono dal Triveneto, dall’Emilia Romagna edalle Marche! A tutti, ancora, un cordiale sa-luto ed un sincero grazie a nome della Con-federazione delle Confraternite delle Dioce-si d’Italia per aver voluto accogliere ed orga-nizzare questo VIII Cammino interregiona-le di fraternità che, dopo la celebrazionedella S. Messa, si snoderà per le strade diquesta antica e nobile città. Già questa mat-tina abbiamo riflettuto sul tema scelto per ilpresente Cammino: “Le Confraternite chia-

mate al discepolato e alla missionarietà”. Oracon la celebrazione della S. Messa, sotto lapresidenza del Vescovo di questa Chiesa, ilcarissimo Mons. Angelo Spina, si realizza

quanto abbiamo detto.Ogni Eucaristia è infatti cele-brazione del Mistero Pasquale,celebrazione di Cristo morto erisorto per noi che con la suaforza attrattiva di amore ci chia-ma ad essere suoi discepoli equindi, uniti a Lui e intimamen-te partecipi del mistero della suaPasqua, ci manda in missione nelmondo per dire a tutti Chi ab-biamo incontrato, che significatoha dato e dà alla nostra vita ilSuo Vangelo e come la Sua pre-senza ci sostiene nel camminodella vita. Celebrando il Risortoapprezzeremo dunque tutto ilsuo amore per noi ed associati alSuo rendimento di grazie alPadre nello Spirito anche noichiediamo fin d’ora al Signore didivenire “eucaristia” un rendi-mento di grazie vivente al Padre,

con Cristo, nello Spirito. Un rendimento digrazie che si realizza nel discepolato e nelfarci missionari nel mondo anche fino alleestreme conseguenze, anche fino al martirio!Il 20 e 21 settembre, ad Orvieto, città del-l’Eucaristia, con tutte le Confraternite del-l’Umbria e dell’Abruzzo nonché tutte leConfraternite che, in Italia, sono dedicate alSS.mo Sacramento avremo modo di tornare

Saluto all’inizio della celebrazione eucaristica Sulmona, Basilica di San Panfilo 29 giugno 2014

Nella pagina:Momenti durante il

cammino

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a comprendere come l’Euca-ristia fa la Chiesa e la mandanel mondo, la spinge in usci-ta per attrarre tutti a Cristopresentando il Suo amoreper l’umanità massimamentesignificato nel sacramentoche anche ora stiamo per ce-lebrare insieme. Il camminoodierno che prenderà il viadopo questa Eucaristia cadein una domenica specialedove tutta la Chiesa celebra iSanti Apostoli Pietro ePaolo. Chi, meglio di loro, cifanno comprendere cosa vo-glia dire essere discepoli emissionari del Vangelo,anche fino alle estreme con-seguenze, quelle del marti-rio? In questa festa dei Pa-troni della Chiesa chiediamodi seguire Cristo come loro e

di essere generosi nel darci a Lui e ai fra-telli come hanno fatto i principi degliApostoli che in Gesù hanno riconosciuto ilFiglio di Dio, Colui che solo sa dar sensoalla vita dell’uomo, lo hanno seguito e conla loro testimonianza hanno fondato alChiesa, quella Chiesa che ancora oggi vivee annuncia il Vangelo nel mondo sotto laguida dei suoi Pastori in comunione con ilSuccessore dell’Apostolo Pietro, il PapaFrancesco, che oggi desideriamo partico-larmente ricordare nella preghiera. Conquesti sentimenti iniziamo allora la nostracelebrazione e diciamo ancora grazie a

quanti, a vario titolo, ci hanno accolto edhanno organizzato questa manifestazionedi fede, di fraternità, di gioia cristiana.Quella gioia che contagia ed anche oggi ècapace di attrarre a Cristo. Quella gioia chedeve ancora e sempre contraddistinguere lenostre Confraternite.

Accanto: Una foto di gruppo delle

Confraternite.

Avviso a tutti gli iscrittiTutte le Arciconfraternite, Confraternite e

Sodalizi iscritti alla Confederazione delle

Confraternite delle Diocesi d'Italia sono

pregate di comunicare i seguenti

aggiornamenti:

- n° telefono fisso / cellulare

- indirizzo posta elettronica

- nominativo Priore in carica

- numero Confratelli iscritti

Le informazioni suddette devono essere trasmesse

direttamente alla Confederazione:

- via fax al n° 06-45539938

- via e-mail a:

[email protected]

- per posta prioritaria a

Confederazione delle Confraternite delle Diocesi

d'Italia

c/o C.E.I. - Via Aurelia, 796 - 00165 ROMA

A destra: Momenti durante la

celebrazione.

Oggetto

Ordine del Giorno

Il Segretario GeneraleDr. Rober to Clement ini

Il PresidenteDr. Francesco Antonett i

Convocazione Assemblea Generale dei Responsabil i e/o Loro Delegati , del le Confraternite facenti parte del la Confederazione del le Confraternite del le Diocesi d’Ital ia

L’Assemblea s i terrà i l 19 set tembre 2014 in Orvieto presso la Sa la Urbani (Pa lazzo Opera de l Duomo - Piazza de l Duomo) a l le ore 16:00, in prima convocazione , ed a l le

ore 17:00, in seconda convocazione , con i l seguente

1) Sa luto de l l ’Ass i s tente Ecc les ias t ico ed introduzione a i lavor i ;2) Relaz ione de l Pres idente sul le a t t iv i tà e sui progett i de l la Confederaz ione;3) Relaz ione de l Segretar io Genera le ;4) Relaz ione de l Tesor iere , re laz ione de l Pres idente de l Col leg io dei Revisor i ed approvaz ione de l b i lancio economico consunt ivo 2013 e prevent ivo 2014;5) Relaz ione sui pross imi appuntament i ;6) Var ie ed eventual i .

Dal 19 a l 21 set tembre 2014 – in occas ione de l Giubi leo Eucar i s t ico s t raordinar io (v. a l l ’ interno de l g iornale) – s i terrà ad Orvieto i l Cammino Interreg ionale de l le Confraterni te d i Laz io e Umbria e de l SS. Sacramento de l le Dioces i d’ Ita l ia . In v i s ta d i ta le occas ione S . E. Mons. Mauro Parmeggiani , nostro Ass i s tente ecc les ias t ico naz ionale , ha indetto l ’ incontro di cui sopra . Esso avrà luogo in Orvieto sabato 20 set tembre , da l le ore 10 a l le ore 13.Per tanto tutt i i Sacerdot i Delegat i d iocesani sono ca ldamente invi tat i a par tec ipare numeros i , poiché l ’ incontro ver terà soprat tutto sul la re laz ione che Mons. Parmeggiani terrà sul tema“Il servizio del Sacerdote Delegato diocesano al la luce del l ’Esortazione Evangel i i gaudium di papa Francesco”.

L’ invi to, la s cheda di ade s ione a l l ’ incontro e ogni a l t ro mater ia l e ut i l e r iguardante i l Cammino di Orvie to può e s s e re s car i cato da l s i to web i s t i tuzionale www.confederazioneconfraterni te .org

Primo Incontro nazionale dei Sacerdoti Delegati diocesani del le Confraternite del le Diocesi d’Ital ia

In occasione del Giubileo Eucaristico straordinario 2013-2014, concesso dal Papa per la ricorrenza dei 750 anni delMiracolo Eucaristico (Bolsena, 1263) e dell’Istituzionedella Festa del Corpus Domini (Orvieto, 1264)

CAMMINO INTERREGIONALE DELLE CONFRATERNITE DILAZIO E UMBRIA E DELLE CONFRATERNITE DEL SS.

SACRAMENTO DELLE DIOCESI D’ITALIA

BOLSENA – ORVIETO

19 – 21 settembre 2014

Programma Venerdì 19: Ad Orvieto Ore 16:00:

(Prima convocazione) Ore 17:00(seconda convocazione) Assembleagenerale Confraternite iscritte allaConfederazione.

Sabato 20: Ad Orvieto Ore 10:00: Incontro Delegati diocesani delleconfraternite con SER Mons. MauroParmeggiani, Vescovo di Tivoli eAssistente Ecclesiastico dellaConfederazione delle Confraternitedelle Diocesi d’Italia .A Bolsena Ore 16:00: Riflessione storico-religiosa e preghie-ra giubilare nella Basilica di S. Cristina. Seguirà la S. Messa presieduta da SERMons. Mauro Parmeggiani

Domenica 21: Ad Orvieto Ore 10:00: in Duomo, Catechesi per tutti iConfratelli. Pranzo libero.Ad Orvieto Ore 15:30: in Duomo, S.Messa presieduta da SERMons.Benedetto Tuzia, Vescovodiocesi Orvieto-Todi, e concelebrata daSER Mons. Mauro Parmeggiani. Altermine seguirà la ProcessioneEucaristica.

Per informazioni logistiche (soggiorni, ristoranti)rivolgersi a: Effegi Viaggi, Via Garibaldi 7b – Orvietotel. 0763.34.46.66 email: [email protected]. Perinformazioni sul cammino rivolgersi alla SegreteriaConfederazione Tel. 0645539938 (martedì e giovedì10:00-12:30). Per iscrizioni al cammino inviareemail a: [email protected] [email protected]