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LIBRO DE ALEXANDRE E' un'opera del XIII secolo.Viene scritta attraverso la modalità metrica cuaderna via cioè strofe da 4 versi. Ci racconta le avventure di Alessandro Magno ma con l'aggiunta di elementi favolistici. Questo libro viene scritto partendo dal Mester de clerecìa cioè un poeta per saper scrivere bene deve appartenere alla clerecìa che è esempio morale e pedagogico. In questo libro si mostra la partecipazione della natura quando nasce o muore una persona nobile e importante. L'aquila è simbolo del re. Si insiste sulle fonti scritte (vedi l'ultimo verso en escrito yaz esto) Pag 78 Alessandro intraprende un'avventura verso l'ignoto Si parla di infrazione perché quando c'è una frontiera c'è un divieto. Alessandro viene punito con la morte mentre cerca di conquistare l'India. APPUNTI CELESTINA Pag 6. In verticale le lettere in grassetto compongono la firma di Rojas. Pag15 ci sono citazioni di seconda mano in quanto il poeta cita Eraclito avendo letto di quest'ultimo in Petrarca. Pag 16 quando si parla di animali ecc l'andamento è favolistico. Echeneis significa remora, blocco. ROC secondo una leggenda è un uccello enorme che attaccò una nave uccidendo i marinai. Le donne del libro sono molto indipendenti. Quando a Melibea non ha nessuna intenzione di sposarsi, vuole solo viversi la storia. Questa storia d'amore viene ostacolata perché probabilmente uno dei due era un converso. Infatti era quasi vietato dalla legge il matrimonio tra conversos e viejos criastianos. Comunque è certo che la storia non viene ostacolata per motivi economici perché entrambi erano di condizioni mediocri. Il lessico parentale nel libro è molto ambiguo perché si riferisce sempre al sesso. Ad esempio PADRE si riferisce al sesso maschile e MADRE al sesso femminile. La Celestina era una ruffiana che usava la magia simpatica ovvero usando elementi che avevano sempatia tra di loro, unione. Era anche una partera cioè assisteva ai parti. Celestina piange solo miseria. Melibea è un personaggio molto posato ma anche autoritario. Infatti si impone su Calisto, sulla sua serva e perfino sui suoi genitori. Prima di morire Calisto chiede di confessarsi ma non ci riesce

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LIBRO DE ALEXANDRE

E' un'opera del XIII secolo.Viene scritta attraverso la modalità metrica cuaderna via cioè strofe da 4 versi. Ci racconta le avventure di Alessandro Magno ma con l'aggiunta di elementi favolistici.Questo libro viene scritto partendo dal Mester de clerecìa cioè un poeta per saper scrivere bene deve appartenere alla clerecìa che è esempio morale e pedagogico. In questo libro si mostra la partecipazione della natura quando nasce o muore una persona nobile e importante.L'aquila è simbolo del re.Si insiste sulle fonti scritte (vedi l'ultimo verso en escrito yaz esto) Pag 78 Alessandro intraprende un'avventura verso l'ignotoSi parla di infrazione perché quando c'è una frontiera c'è un divieto.Alessandro viene punito con la morte mentre cerca di conquistare l'India. APPUNTI CELESTINA

Pag 6. In verticale le lettere in grassetto compongono la firma di Rojas. Pag15 ci sono citazioni di seconda mano in quanto il poeta cita Eraclito avendo letto di quest'ultimo in Petrarca. Pag 16 quando si parla di animali ecc l'andamento è favolistico.Echeneis significa remora, blocco.ROC secondo una leggenda è un uccello enorme che attaccò una nave uccidendo i marinai.Le donne del libro sono molto indipendenti. Quando a Melibea non ha nessuna intenzione di sposarsi, vuole solo viversi la storia. Questa storia d'amore viene ostacolata perché probabilmente uno dei due era un converso. Infatti era quasi vietato dalla legge il matrimonio tra conversos e viejos criastianos. Comunque è certo che la storia non viene ostacolata per motivi economici perché entrambi erano di condizioni mediocri.Il lessico parentale nel libro è molto ambiguo perché si riferisce sempre al sesso. Ad esempio PADRE si riferisce al sesso maschile e MADRE al sesso femminile.La Celestina era una ruffiana che usava la magia simpatica ovvero usando elementi che avevano sempatia tra di loro, unione. Era anche una partera cioè assisteva ai parti.Celestina piange solo miseria.Melibea è un personaggio molto posato ma anche autoritario. Infatti si impone su Calisto, sulla sua serva e perfino sui suoi genitori.Prima di morire Calisto chiede di confessarsi ma non ci riesce perché muore all'impatto. Melibea invece non si importa della salvezza della sua anima tanto che si suicida lanciandosi dalla torre. Il suicio infatti è peccato ma a lei non importa. Comunque l'amore peccaminoso sarò punito con la morte di tutti quelli che hanno avuto presunzione. Si tratta infatti di un esempio morale. A pag 213 sono elencati una serie di termini giuridici. Il giudice qui condanna i servi di Calisto, sebbene fossero i servi di una famiglia a lui amica. Ma lo stesso Calisto dovrà rendersi conto che la legge non ammette più corruzione. Sono le leggi draconiane cioè molto severe.

LE RUOTE DELLA FORTUNA

LVIgirando gli occhi verso dove mi portavavidi più dentro tre ruote molto grandile due erano ferme, immote e quietema quella del centro non smetteva di giraree vidi che al di sotto di tutte c'era

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infinita gente caduta a terrache aveva su ogni fronte una scrittacon il nome e la sorte per dove sono passatiLVIIsu una delle ruote immobili, quella del futuroerano collocate (qui) personeche aspettavano di cadereera coperta con un opaco velo il suo motoIo, che di questo molto poco capivo,chiesi spiegazione poiché ero in dubbioalla mia guida, pregandola che mi spieghasseiquesta figura che non capivoLVIIlei mi rispose: << ti conviene sapereche le tre età, voglio dire,passato, presente e futuro,occupano ciascuna la propria ruotale due che sono ferme, la prima contienela gente passata, e l'altra quella del futuro.quella che si muove nel mezzo reggela gente che ora sta vivendo.LVIII<< ora conosci che la terza ruotacontiene le forme visibili dei non ancora natidi molte persone profane e sacredi gente che verrà al mondo.e per questo, le loro facce sono coperte da un veloanche se tu vedi i loro corpi da uominiperché le loro vite sono ancora senza nomee conoscerli per seso mortal non si può.

La vaquera de la Finojosa - Traduzione Ragazza così bellanon vidi entro i confinicome una bovaradella Hinojosa. Facendo la viadel Calatravenoper Santa Maria,vinto dal sonno,attraverso una zona sterposaho perso la strada,e vidi lì la bovaradella Hinojosa. In un verde pratodi rose e fiori,mentre sorvegliava il bestiamecon altri pastori,

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la vidi così graziosache appena avrei credutoche fosse una bovaradella Hinojosa. Non credo che le rosedella primaverasiano così bellené di tale aspetto.Parlando apertamente,se avessi saputo primadi quella bovara,della Hinojosa, non avrei tanto guardatola sua grande bellezza,perché mi sarei lasciatonella mia libertà.Invece dissi: "Carina,(perché sapevo chi era),dov’è la bovaradella Hinojosa?" E come ridendodisse:" Benvenuto,già capisco beneciò che chiedete:non desideraamare, né lo aspetta,questa bovaradella Hinojosa".

Garci Rodrìguez deMontalvo-AMADìS DE GAULA PREMETTO CHE NON L'HO RILETTO VISTO CHE HO SCRITTO 3 PAGINE DI QUADERNONE .-. La donzella ( Darioleta ) prima del parto già pensò a cosa farne del bambino una volta nato.Prese 4 tavole grosse che,come un'arca,potessero raccogliere la creatura con tutti i suoi panni e lunga come una spada,fece portare delle cose per formare il bitume ( per impermeabilizzare il legno ) con cui poterle unire senza che entrasse l'acqua e custodì tutto sotto il letto senza che Elisena se ne accorgesse finchè non montò le tavole assieme al bitume e la fece perfetta.La mostrò ad Elisena e le disse :-Per che cosa pensate che l'abbia fatta?--Non lo so- disse Elisena-Lo dovreste sapere--Non mi interessa sapere nulla nè da fare nè da dire perchè sono prossima a perdere l'allegria-Alla donzella spiacque molto vederla così e vedendole le lacrime le si tolse davanti xkè non la vedesse piangere.Non tardò molto che ad Elisena giungesse il momento del parto sentendo i dolori come una cosa nuova ed estranea per lei in grande amarezza le si era posto il cuore perchè non poteva gemere nè lamentarsi così la sua angoscia si raddoppiava.Ma dopo un pò di tempo volle il potente Signore ( Dio ) che senza pericolo partorisse un figlio e prendendoglielo dalle mani la

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donzella vide che  era bello e se avesse avuto sorte sarebbe diventato un bel ragazzo.Ma non tardò a mettere  in esecuzione quello che conveniva da come lo aveva pensato prima e lo avvoplse in ricchissimi panni e lo mise vicino a sua madre e portò l'arca.E le disse Elisena:-che volete fare?--Metterlo quì e lanciarlo nel fiume- disse lei - E forse con la buona sorte si potrà salvare.-La madre lo teneva fra le braccua piangendo fortemente e dicendo - Piccolo mio come mi pesa il pericolo che state per affrontare!-La donzella prese pergamena e calamaio e stilò una lettera in cui diceva:"Costui è Amadìs senza tempo( bambini che venivano esposti nella ruota dei conventi offerti alla carità pubblica)figlio di re.E senzatempo lei diceva perchè credeva che ben presto sarebbe morto e questo nome era lì molto apprezzato perchè così si chiamava il santo Amadigi a cui la donzella lo raccomandò.Questa lettera la ricoprì di cera( perchè con l'acqua la carta si sarebbe inumidita ),l'arrotolò in una corda e la appese al collo del bambino.Elisena aveva l'anello che il re Peryòn le aveva dato quando partì e lo mise nella stessa cordicella e nell'arca misero anche la spada del re Peryòn che la prima notte che aveva dormito con Elisena la buttò per terra e la donzella l'aveva custodita,e anche se ne sentì la mancanza non aveva osato chiedere di lei perchè il re Garìnter(padre di Elisena)non si arrabbiasse con quelli che entravano nella stanza.Fatto questo mise la tavola così bel legata,in modo che l'acqua non potesse entrare.La mise sul fiume e la lasciò andare e poichè l'acqua era tanta e la corrente era forte ben presto la condusse al mare che non era lontano.In quel momento appariva l'alba e successe una cosa meravigliosa di quelle che il Signore quando gli piace suol fare.Apparve un battello sul quale un cavaliere scozzese andava con sua moglie che portava avanti e indietro dalla piccola Bretagna,incinta di un bambino che si chiamava Gandalìn e andando il più velocemente possibile verso la Scozia,essendo giorno, videro l'arca e chiamando 4 marinai ordinò loro che ben presto lanciassero in mare una barchetta e gli portassero l'arca.Il che fu fatto.Il cavaliere prese l'arca,aprì il coperchio e vide il bambino che prese tra le sue braccia e disse : - Costui deve essere di buona discendenza- E lo diceva per i ricchi panni,l'anello e la spada che bellissima gli parve e cominciò a dire ogni male della donna che per paura aveva così crudelmente abbandonato quella creatura e conservando quelle cose pregò csua moglie di farlo allattare e lei gli fece dare il seno da quella nutrice che stava già allattando suo figlio Gandalìn;e prese il seno con grande voglia di succhiare per cui il cavaliere e la donna si rallegrarono molto.Così andarono per mare con buon tempo fino a che arrivarono nel porto di una città scozzese che si chiamava Antalia e di lì partendo giunsero in un loro castello di quelli buoni di quella terra dove fece allevare il bambino vome se fosse suo ffiglio e tale lo credevano tutti perchè dei marinai non si potè sapere più nulla perchè nella barca dov'erano se ne andarono navgando verso altri lidi.

ñigo López de Mendoza - "Carta-Prohemio" COMINCIA IL PROEMIO E CARTA CHE IL MARCHESE DI SANTILLANA INVIO' AL CONNESTABILE DI PORTOGALLO CON LE SUE OPERE All'illustre signor don Pedro, grandissimo Connestabile di Portogallo, il Marchese di Santillana, Conte del Real, etc., salute, pace e grande considerazione.In questi giorni passati, Alvar Gonçales de Alcántara, familiare e servitore della casa del signor Infante don Pedro, illustrissimo Duca di Coimbra, vostro padre, da parte vostra, signore, mi pregò che inviassi i miei detti e canzoni alla vostra magnificenza. In verità, signore, in altre creazioni di maggior importanza, sebbene a me più travagliate, vorrei compiacere alla vostra nobiltà, perché queste opere - o almeno la maggior parte - non sono di tali materie, né così ben formate e articolate, che sembrano degne di memorabile registro. Perché, signore, così come disse l'Apostolo: « Cum essem parvulus cogitabam ut parvulus, loquebar ut parvulus. » Perché queste tali cose allegre e giocose vanno e corrono con il tempo della nuova era della gioventù, è da sapere, con il vestire, con il giocare, con il danzare e con altri tali esercizi cortesi. E così, signore, molte cose piaccino a voi che già non piacciono non devono piacere

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a me. Però, virtuosissimo signore, protestando che la mia volontà sea e fuesse nient'altro di quella che dico, perché la vostra senza dubbio aya lugar e vuestro mandado se faga, dall'una e l'altra parte, e per i libri e cançioneros agenos, fize ricercare e scrivere - per ordine secondo il quale quelle che io fize - quelle che in questo piccolo volume vi invio.Ma come vuole che di tanta insufficienza queste mie operette, che voi, signore, demandades, siano, o per fortuna più di quanto le stimo e reputo, vi chiedo çertificar me plaze molto che tutte le cose che entrano e vanno secondo questa regola del canto poetico vos plegan; del quale mi facciano così certo le vostre graziose domande, come alcune gentili cose di tali che io ho visto composte dalla vostra prudenza. Com'è certo questo sia un zelo çeleste, un affetto divino, un insaziabile cibo dell'anima; il quale, così come la materia prende forma e l'imperfetto la perferzione, mai questa scienza di poesia e gaia scienza presero né si sbagliarono se non negli animi gentili, grandi ingegni e spiriti elevati.E cos'è la poesia - che nel nostro volgare chiamiamo gaia scienza - se non una finzione di cose utili, coperte o velate da una bellissima copertura, composte, distinte e scandite per una certa storia, peso e misura? E certamente, virtuosissimo signore, sbagliano quelli che vogliono pensare o dire che soltanto le tali cose consistono e tendono a cose vane e lascive: che, bene come i prosperi frutteti abbondano e dànno buoni frutti tutto l'anno, così gli uomini ben nati e istruiti, ai quali queste sicenze sono infuse dall'alto, usano di quelle e di tale esercizio secondo le età.

Carvajal - "Villancete" Uscendo da un oliveto,più bella che adornavidi la pastorella, che mi fecetornare dal mio cammino.Me ne tornai in sua compagnia,sulle pendici di una montagna,supplicando, se le piacerebbe,di mostrarmi la sua capanna. Disse: « Non potete aver successo,signore, questa volta;che è superfluo chiederea chi non è solito dare niente. »Se la lealtà non mi concordadell'aspetto più pulito,di tutto mi innamorai,tante era la sua bellezza.Dissi: « Cosa volete dire,signora, che siete sposata?Che non chiedo di arrabbiarvi,né offendervi mia innamorata. »Replicò: « Andare alla buon'ora,non vi curate di amare una villana;invece servite tale signora,non scambiate la seta per la lana;né vogliate prendervi gioco di me,ma sappiate che sono già di un altro. »Vidi la pastorella, che mi fecetornare dal mio cammino.

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  LAZARILLO DE TORMES• Personaggi:Lazaro de Tormes (il protagonista); un giovane servo originario di Tejares in Spagna, che racconta le sue avventure e le sue fatiche per ottenere una condizione discreta nella società.Antona Pérez; la madre di Lazaro, presente nel primo capitolo insieme al patrigno Zaide e al fratellino.Il cieco; il primo padrone di Lazaro, che lo prende quando è ancora bambino. E’ una persona molto astuta che si guadagna da vivere dicendo preghiere a chi lo richiede. Tratterà Lazaro male, insegnandoli però l’astuzia, ma gli farà patire la fame, motivo per cui Lazaro se ne libererà fuggendo.Il prete; il secondo padrone di Lazaro. Costui è una persona ingorda e spilorcia che fa patire la fame a Lazaro più di quanto l’avesse patita con il cieco. Lazaro troverà un modo per cibarsi del suo pane, ma quando il prete se ne accorgerà lo picchierà fino a fargli un grosso taglio in fronte. Lazaro guarirà dopo quindici giorni e sarà cacciato via dal prete come se fosse figlio del diavolo.Lo scudiero; il terzo padrone di Lazaro che vive a Toledo. Questo è il più bravo padrone che Lazaro abbia avuto, peccato che era più povero di lui e che il protagonista stesso dovesse mantenerlo con le sue elemosina. Lo scudiero tiene al suo onore, per cui si trova in quella sciagurata condizione, e che lo costringerà a scappare da Toledo lasciando così Lazaro senza padrone.Un frate della Mercede; il quarto padrone di Lazaro, molto interessato alle vicende terrene, che Lazaro ricorda perché gli donò il primo paio di scarpe. Lazaro lo lascia subito per non essere costretto a seguirlo in tutti i suoi pellegrinaggi.Un venditore di bolle papali; il quinto padrone di Lazaro, di una sfacciataggine senza vergogna. Riesce a vendere indulgenze in tutti i modi truffaldini possibili. Lazaro non ci dice perché lo lascia ma sappiamo che anche con lui incontra mille difficoltà.Un cappellano; il sesto padrone di Lazaro, con cui il protagonista incomincia a guadagnare dei soldi e lo lascia per un lavoro migliore visto la sua nuova condizione che lo vede un po’ più agiato e finalmente sazio dal mangiare.Un alguacil; con cui Lazaro resta poco perché era un mestiere pericoloso.La moglie di Lazaro, una donna per bene che sposa quando trova un lavoro discreto e in cui riesce bene: il banditore. In paese si dice che gli faccia le corna con il Vescovo di cui Lazaro ha gran rispetto, ma lui non ci crede e così vive il resto della sua vita felice e contento.   • Ambientazione: -Luoghi: Salamanca, Toledo e girovagando la Castiglia con i vari padroni. -Spazio: La Spagna  della prima età moderna, “fresca” delle scoperte di Colombo.-Tempo: XV - XVI secolo. Riassunto: Questo libro racconta  le avventure di  Lazaro  de  Tormes,  un giovaneservo spagnolo originario di Tejares che impara a vivere grazie alle varie esperienze vissute con i suoi padroni.Le varie avventure lo tempreranno; infatti Lazaro sarà un uomo buono ed onesto che lavorerà con impegno e dignitosamente.Lazaro è al servizio nel libro di vari padroni, che ho elencato prima, che saranno tutti diversi per mestiere ma molto simili come comportamento nei suoi riguardi.Infatti faranno patire tutti, in un modo o in un altro, la fame a Lazaro che sarà costretto in molte occasioni a rubargli di nascosto il mangiare venendo alla fine scoperto e cacciato.Lazaro riuscirà però a volte a farsi rispettare liberandosi lui dei suoi padroni con aneddoti vendicativi ma anche divertenti.Ad esempio nel primo capitolo Lazaro si libera del suo primo padrone, il cieco, facendogli credere

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di saltare un ruscello.Pioveva e i due dovevano trovare una locanda per ripararsi, Lazaro dice di averla trovata solo che bisognava saltare un piccolo ruscello prima di arrivarci.Il cieco dice così a Lazaro di metterlo davanti al ruscello nella direzione giusta per saltare, e Lazaro lo mette invece davanti ad un pilastro che c’è in strada; Lazaro fa finta di saltare e subito dopo il vecchio con tutta la forza salta battendo violentemente la testa contro il pilastro e rimanendo così in fin di vita mentre Lazaro scappa.Questo dimostra l’astuzia di Lazaro che si prende anche gioco dei suoi padroni.    - Stile ed interpretazione:  Il libro rappresenta la situazione sociale di un servo nei confronti del proprio padrone all’inizio del nel XV secolo.Oltre al contesto sociale viene introdotto nel libro un certo humour che trae spunto dalle sfortunate vicende del protagonista che però reagisce sempre in modo positivo riuscendo alla fine a ottenere una vita dignitosa.Prevale l’ordine cronologico della fabula, visto che i fatti vengono raccontati in base alla sequenza dei padroni a cui Lazaro è stato sottomesso.Prevale la forma di durata del riassunto, visto che è raccontata quasi tutta la vita del protagonista in sole 80 pagine.- Considerazioni personali: Il libro è molto scorrevole e nonostante non sia particolarmente intrecciato nei fatti coinvolge il lettore.La vita di Lazaro è raccontata in modo satirico, ma riesce a far comprendere quanto era dura all’epoca la vita di una persona di condizione sociale inferiore.Non è particolarmente lungo come libro, e questo forse aiuta una più facile memorizzazione dei fatti al lettore, evitando così anche di annoiare; infatti viene raccontato solo l’essenziale di ogni situazione, e solo gli aneddoti più interessanti sono portati alla luce.Viene suscitata in me compassione per il protagonista, ma allo stesso tempo interesse per la sua vita complicata che però alla fine si raddrizza verso la strada migliore, quasi a dire “…e tutti vissero felici e contenti”.       L’opera è divisa in sette trattati e in sintesi racconta in prima persona la storia diLázaro González Pérez,un bambino di umili origini che rimasto orfano per parte di padre venne subito messo a servizio di un cieco. Attraversando varie disavventure, Lázaro da ingenuo riesce a sviluppare un forte istinto di sopravvivenza, anche grazie ad un inganno del cieco che gli fa capire quanto il mondo sia crudele.Successivamente viene preso a servizio da un avaro uomo di chiesa, poi è la volta di un nobile decaduto le cui uniche ricchezze sono i ricordi dei tempi andati. Lazarillo prova simpatia per lui, anche se il nobile se ne approfitta per cercare di guadagnare dalle elemosine che il ragazzo si “guadagna”, finché non si ritrova nuovamente abbandonato a se stesso. Lazarillo si mette poi al servizio di un monaco, poi assiste un venditore di indulgenze in una frode. Questi due ultimi episodi, quello del monaco e quello della finta vendita di indulgenze vennero prese di mira dalla censura dell’epoca che impedì la pubblicazione dell’opera.Infine, si narra di quando Lázaro diventa un predicatore grazie all’intercessione dell’arciprete della chiesa toledana di San Salvador, che gli offre inoltre una casa tutta sua e l’occasione di sposarsi con una sua serva per smontare i pettegolezzi di una sua relazione con la ragazza.Purtroppo per Lázaro le malelingue non si placano e suo malgrado diventa oggetto delle burla del paese, poiché la moglie è realmente l’amante dell’arciprete.La narrazione si chiude con una riflessione del protagonista che, nell’intento di ridicolizzare la letteratura idealista del momento, afferma di aver trovato la felicità anche a costo di aver perso l’onore, e di fronte ai pettegolezzi del paese non vede altra via d’uscita che fare “orecchie da

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mercante”.  Lazarillo de Tormes è un romanzo anonimo spagnolo di cui non si conosce con certezza la data di composizione. Se vaghi e scarsi sono i riferimenti storici in esso contenuti, qualche indizio potrebbe essere fornito dal presunto erasmismo che vi traspare (diffuso in Spagna tra il 1525 e il 1539) e che renderebbe ipotizzabile la composizione già nel 1525. Comunque la data di pubblicazione non va oltre il 1550. Nel 1554 si hanno tre edizioni pubblicate a Burgos (quella preferita dai moderni e più vicina all'originale), Alcalá de Henares e Anversa (quest'ultime rimandano ad uno stesso testo e la versione di Alcalà presenterebbe consistenti aggiunte). Proibito dall'Inquisizione nel 1559, l'opera è di un autore colto che attinge alla tradizione popolare e realistica dei fabliau medievali e allanovellistica, è considerato il prototipo della letteratura picaresca, sviluppatasi tra il XVI eXVII secolo.Il romanzo è scritto in prima persona: è il protagonista che parla, narrando le proprie avventure in modo quasi cronachistico, senza commenti o riflessioni d'ordine morale.La figura di Lazarillo, antieroe per eccellenza, e le sue vicende sconclusionate riflettono la situazione di incertezza della Spagna di Carlo V, soggetta a una grave crisi economica e caratterizzata da squilibri sociali.Il giovane è un vagabondo che si serve di mille espedienti per procurarsi di che vivere; sempre in viaggio, sempre affamato, non disdegna di servirsi di mezzi illeciti pur di tirare avanti. Presta i suoi servizi a un mendicante cieco, a un prete avaro, a uno scudiero squattrinato, a un frate che commercia bolle papali, a un pittore da strada, a un capo sbirro, a un cappellano e alla fine a un arciprete, per cui fa il banditore di vini. Di quest'ultimo sposa la serva, le cui grazie continuerà a condividere con il padrone.

La Celestina La Celestina, scritta da Francisco de Rojas, è composta da 15 capitoli; solo 14 sono stati scritti da Rojas poiché egli stesso ci dice di aver trovato un manoscritto anonimo col primo atto della vicenda, da lui continuata.La narrazione inizia con una descrizione della stessa Celestina, fatta da Parmeno. La madre di Parmeno, Claudina, era un’amica di Celestina, bruciata sul rogo perché accusata di stregoneria.Fino ad allora i generi erano stati sempre divisi nettamente; la loro divisione rispecchiava quella tra le classi.Per questo, la tragedia,espressione dello stile alto, aveva per temi le gesta eroiche e la nobiltà di sentimenti delle classi alte.La commedia, al contrario, esprimeva lo stile basso, collegato a persone di bassa estrazione sociale e ad elementi della quotidianità.C’era poi una categoria intermedia, quella dello stile medio appunto, in cui confluivano generi misti. L’opera mescola generi che fino ad allora erano rimasti ben divisi; per questo motivo è definita tragicommedia.Anche i caratteri ed i valori dei personaggi non sono quelli che dovrebbero essere; i nobili ad esempio (in realtà più degli altoborghesi che dei nobili) non sono più portatori dei valori feudali. All’epoca l’opera dovette probabilmente sembrare rivoluzionaria. Ma non va dimenticato che Celestina venne pubblicata nel 1499, in piena Inquisizione, e data la delicatezza dei temi (magia e stregoneria), l’autore dovette ricorrere a degli espedienti per evitare la condanna.Fu così che Rojas, uomo di legge di origine conversa, fece apparire Celestina non come schiava del demonio, bensì come sua sfruttatrice. Non essendosi sottomessa al diavolo, Celestina non può essere mandata al rogo come strega.I personaggi, la ruffiana per prima, ci tengono alla loro libertà e non vogliono sottomettersi a nessuno.

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Il libro è ricco in proverbi e sentenze, pronunciate nei momenti più disparati. Per questo possiamo dire che c’è verosimiglianza ma non realismo. (Avete mai visto un popolano parlare di mitologia greca??? O un moribondo che si mette a sparare aforismi e sentenze???? Ma andiamo!) L’opera è pervasa di moralidad, tant’è vero che Rojas fa morire tutti i suoi personaggi sin confesión, e quindi dannati. Il suo fine ultimo è quello di creare un escarmiento, ossia la rappresentazione di un comportamento da non seguire. Da questo punto di vista l’opera è ancora spiccatamente medievale Rojas e la magiaPur essendo laico, anche Rojas credeva nella magia, come del resto tutti gli uomini del suo tempo. Celestina, il personaggio da lui creato, è hechichera (= fattucchiera) e alcahueta (= ruffiana,) nonché partera(= levatrice). La magia più ricorrente all’epoca era la philocaptio, una magia volta ad attrarre l’amore attraverso un oggetto incantato appartenente all’innamorato. Alla fine del ‘400 in Germania esce il manuale di Sprenger ed Isinfor, due frati, sulle modalità di condanna delle streghe. Il “ Martello delle Streghe” (o “Malleus Maleficarum”, questo il suo nome) elencava le modalità di riconoscimento di possessione demoniaca, fatture e stregonerie, nonché delle pene ad esse legate.In realtà, molte delle donne condannate al rogo appartenevano a congreghe di illuminate, che auspicavano ad un ritorno al cristianesimo delle origini. Ormai, il degrado e la mercificazione della Chiesa le avevano spinte ad allontanarsene. Molte di loro erano anche erboriste e questo bastava a farle condannare.Diavolo: dal greco dia bolos che deriva da “dividere”. Il suo opposto è simbolo= che unisce.Per tutte queste ragioni Rojas fa in modo che Celestina non si sottometta mai al diavolo, così da non rientrare nella casistica prevista dal Martello.Nel discorso di Celestina al cimitero, si verifica un sincretismo teologico e religioso(ossia una fusione): Plutone viene a coincidere con Lucifero, il più bello degli angeli ormai decaduto. Celestina : stileL’opera di Rojas risente dell’influenza della comoedia humanistica, con cui ha alcuni tratti in comune: I personaggi, di estrazione medio-borghese;La giustificazione dell’autore di aver scritto solo per svago, tipica degli ambienti universitari;La finalità didatticaTesto narrativo in forma di dramma;Satira anticlericale;Lunghi monologhi e soliloqui;Attualizzazione dell’opera. L’opera è un capovolgimento della classica novela sentimental; l’amore non è più un sentimento platonico e cortese, ma qualcosa di carnale e consumato. Va ricordato che in spagnolo col termine “novela” si indica il romanzo. Il termine “romance” indica un tipo di verso.Non c’è più rispetto delle unità aristoteliche di tempo, azione e tono. Sul frontespizio della prima edizione c’è un’immagine di Celestina che bussa alla porta di Melibea, con sotto un lungo titolo, che doveva servire un po’ da riassunto della storia, scritto in caratteri gotici.Dalla Celestina deriva il genere della celestinesca; molte delle opere di questo genere avranno come

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protagonista Claudina, di cui sopra. La Celestina L'opera, cominciata a titolo di divertimento, come rappresentazione diretta della realtà, si è poi trasformata gradatamente, su una trama di delicata psicologia, in un intrigo di passioni, che si scioglie fatalmente nel lutto e nella tragedia. L'ordito della commedia è di una semplicità lineare: Calisto, entrando in un giardino per rintracciarvi il suo falcone, s'incontra con Melibea, la cui bellezza subitamente lo abbaglia: una visione, seguita da una pienezza affettiva, che lo esalta e lo porta a esaltare. Le prime parole d'amore, che gli sgorgano dal cuore in tumulto, sono ascoltate sdegnosamente da Melibea, che lo respinge sentendosi colpita nel suo onore. In preda alla disperazione Calisto, tornato a casa, non è più padrone di sé. La bellezza di Melibea gli splende nell'anima ed egli la vagheggia perdutamente, tra le lagrime, come un sogno lontano di felicità. Invano il suo servo Sempronio lo mette in guardia contro gli inganni dell'amore. Melibea è per lui la sua stessa vita: è quella bellezza che di sé lo asseta, dando palpiti al suo cuore. Sempronio lo consiglia allora di rivolgersi a Celestina, una vecchia mezzana, che in amore sa piegare le volontà ribelli. Accecato dalla passione e ignaro della via ignobile per cui si mette. Calisto manda Sempronio a chiamare e Celestina e l'accoglie in casa senza ascoltare Parmeno, l'altro suo servitore, che gli fa presente la figura di quella mala femmina, esperta di tutti i raggiri, simulatrice astuta e sempre pronta a favorire il vizio e a gettare nel disonore le sue vittime per cavarne danaro. Dopo di essersi accordata con Sempronio circa la ripartizione degli utili, Celestina, allettata da una vistosa caparra, si mette al servizio di Calisto. Ma prima essa disarma Parmeno, rivelandogli che la madre di lui esercitava la sua stessa professione e assicurandolo che nella sua casa di piaceri egli potrà godere le grazie di una bella figliola, cugina e compagna dell'amante di Sempronio. Così nel primo atto si creano le condizioni vitali di un'azione che si svolge entro un'atmosfera torbida e malsana, dove la parola risuona equivoca e perversa, trasparente espressione di un'esperienza peccaminosa. Da una parte, Calisto: la realtà di un'amore umano che si dona tutto al suo sogno e che, aspirando alla bellezza ideale, si angoscia e si tormenta, incurante dei mezzi pur di trionfare e di giungere al suo fine. Dall'altra parte, la Celestina: un'anima perversa, che calcola soltanto il proprio interesse materiale, e lo esige sfacciatamente, e vi provvede con un'intelligenza lucida e perspicace, piegando senza scrupolo ai propri fini ogni impeto generoso di natura o la forza bruta dell'istinto. E Celestina, sollecitata e pressata da Calisto, si mette all'opera. Con un pretesto che le è fornito da una delle sue molteplici attività, ella penetra nella casa di Melibea e riesce a parlarle da sola. Melibea, quando crede di comprendere le ambigue parole della vecchia, si chiude nel suo orgoglio di donna e s'indigna che si sia dubitato della sua onestà. Ma Celestina, con proteste ipocrite, le spiega che è venuta a chiederle il suo amuleto, per guarire Calisto che soffre di un terribile mal di denti. Senza più motivi, lo sdegno di Melibea sfuma d'incanto e subentra in lei la compassione. Ella è donna, o perciò portata a compatire. Ella darà l'amuleto all'uomo che soffre, e s'interessa intanto di lui, esigendo che nulla gli sia raccontato dei suoi scatti irosi. Melibea giunge a pregare Celestina di ritornare da lei per un'orazione contro il male del suo protetto. Dalla materna pietà germina l'amore, che divampa impetuoso nella sua anima, stringendola alla vecchia mezzana, divenuta necessaria anche per lei. Ormai ella è tutta per l'uomo al quale spiritualmente si dona,

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con una passione irrefrenabile, giustificata in se stessa dalla sincerità e dalla purezza del sentimento: umile offerta del suo cuore, accompagnata da lagrime e sospiri, da timori e da preghiere. E Celestina, che bada soltanto al proprio interesse, ne approfitta, portando i due giovani innamorati al loro primo colloquio notturno. Sempronio e Parmeno si recano allora alla casa della vecchia, per avere la loro parte del premio del lenocinio; e poiché ella rifiuta, senz'altro la uccidono. Afferrati dalla polizia, accorsa sul luogo del delitto, essi vengono consegnati al boia. Ormai l'idillio di Calisto e Melibea, suscitando rancori e svegliando occulte gelosie nella casa di Celestina, si svolge in un'ombra penosa di lutti e di sangue. Contro Calisto si appuntano gli odi delle male femmine che hanno perduto in Celestina la loro madre ausiliatrice. Esse anelano a fare vendetta, appoggiandosi a un amico della loro casa: il Centurione, figura di soldato smargiasso, largo di promesse, ma che farà soltanto del rumore. Intanto si svolge l'ultimo colloquio tra Calisto e Melibea. L'amore torna così a fiorire in una nota di passione dolcissima, che, chiamando tutte le cose perché partecipino della sua ebbrezza, invoca dagli astri una sosta dell'attimo sovranamente bello. Ma, congedandosi frettolosamente dalla sua amata, Calisto mette un piede in fallo sulla scala a pioli e cadendo si uccide. Melibea, dopo aver disimulato ai suoi genitori una passione della cui violenza potrà scusarla solo Iddio, si getta a sua volta dall'alto di una terrazza, per unirsi alla creatura del suo sogno, come nell'amore così ancora nella morte. Celestina: è una figura di basso livello sociale che pensa solo al proprio profitto personale. Si serve di tutti coloro che possano tornarle utili per i sui fini senza soffermarsi troppo sulle conseguenze che potrebbero derivarne, infatti sarà proprio la sua poca lungimiranza che la ucciderà.Calisto: giovane nobile, rappresenta la parodia dell'eroe cavalleresco, presentandone le caratteristiche ma non le qualità. È il desiderio carnale che fa funzionare il suo amore e non il sentimento amoroso puro e purificato raggiungibile solo tramite l'amore platonico. Egli rappresenta la figura dell'antireligioso, poiché, vedendo la sua amata Melibea come dea, va contro la religione Cattolica. Inoltre, l'amore lo rende menefreghista nei confronti della morte dei suoi servi Parmeno e Sempronio e della prostituta Celestina, attirando su se stesso l'astio da parte di Elicia e Areusa.Melibea: bella e desiderata anche lei rappresenta la parodia della tipica figura femminile delle opere di cavalleria e di amor cortese. Infatti dopo il rifiuto iniziale non impiega molto tempo a lasciarsi travolgere dal desiderio fisico e dalla passione verso Calisto, perdendo ogni pudore, e la sua verginità. Incarna la figura della peccatrice, ingannando la sua famiglia e concedendosi, prima del matrimonio e per mezzo di un "amore illegale", al suo amato.Sempronio: elemento corrotto, anche lui pur di ottenere un ricavo personale tradisce il proprio padrone affidandolo a Celestina, con la quale ha rapporti di puro interesse.Parmeno: antieroe per diverse ragioni. Innanzi tutto è figlio di una fattucchiera, quindi appartiene ad un basso livello sociale. Non sappiamo niente della sua origine o provenienza. Ultimo ma non meno importante fatto da considerare, è che lui inizialmente sarà un servo fedele ma poi tradirà anche lui il padrone perché verrà corrotto da Celestina, con la promessa di un appagamento carnale da parte di Areusa (ragazza che lavora per la mezzana), della quale lui è innamorato.Tristan e Socia: dopo la morte dei servi Sempronio e Parmeno, diventano i nuovi servi di Calisto. Non si hanno molti riferimenti alla loro vita passata o presente durante la vicenda, ma sappiamo che Tristan viene ingannato da Areusa, che usa la sua sensualità e la sua bellezza per estorcere ad egli la verità sugli incontri di Calisto e Melibea. La linea che collega gli amanti non è più retta come nei romanzi cortesi ma tortuosa e spezzata, molti altri personaggi entrano in gioco nel corteggiamento e anche di bassa estrazione sociale. Tutti si muovono su di uno sfondo urbano e vorticoso. La fine tragica dell'opera simboleggia la fine dell’universo medievale e l’inizio di un nuovo mondo eterodosso. La società descritta è dominata dall’idea dell’onnipotenza del denaro e viene messa in contrasto con il mondo cavalleresco, dove non conta il denaro ma l’onore e la

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stirpe. I personaggi sanno che, con le monete d'oro, possono avere quello che vogliono, anche l’amore. La mezzana Celestina è la rappresentanza terrena del denaro, un'entità che tutto può dietro adeguato compenso.Juan Ruiz - "Libro del buen amor" Il Libro de Buen Amor è formato da quartine di alessandrini. Il concetto fondamentale dell'opera è che tutti gli uomini sono portati ad agire in conseguenza dell'amore e della sua forza, l'autore apporta anche esempi della sua stessa vita. Viene inserita, nel testo che fa da cornice, una battaglia tra don Carneval e donna Quaresima, Pasqua trionfa su don Carneval insieme ad amore. Le avventure amorose del poeta ricominciano, sebbene senza successo, per essere interrotte continuamente da parentesi didattiche, apologhi, favole, poesie liriche. Del libro vi sono tre manoscritti, uno di questi contiene solo un terzo dell'opera. La stesura dell'opera è discontinua e poco organica, ci sono brani aggiunti in seguito alla sua strutturaione; le uniche opere che presentao struttura organizzata sono l'Apollonio e l'Alexandre, per il resto si pensa che lo scrittore tenda ad identificare il principio di organizzazione della sua opera sul piano dell'esperienza e della coscienza del vivere. L'intervento didattico è necessario, dunque, per ricordare il bene a chi è trascinato dall'amore loco. Pitas Pajas Pitas Pajas storia è una delle storie più divertenti e meglio costruite del Libro del buen amor , che, nonostante la sua brevità (undici strofe) e apparente semplicità, continua a rappresentare molti enigmi. Incluso nel dibattito tra Don Amor e l’arciprete, in cui il primo, adottando l'atteggiamento da professore, decida di trasmettere al suo allievo alcuni suggerimenti per avere successo in amore. I suoi tre comandamenti (non essere pigro, non abbandonare le donne e non bere) sono esemplificate con due storie a fumetti, il "Ensienplo de los dos perezosos" (457-467) e "Enxienplo de lo que conteçió a don Pitas Payas, pintor de Bretaña"(474-484), e l'exemplum del ermitaño borracho (528-543). I primi due sono stati descritti spesso dai critici come fabliaux , anche se in nessuno dei due casi è stata dimostrata la corrispondenza con i modelli francesi. Il protagonista dal curioso nome, don Pitas Pajas, è un pittore della Bretagna, sposato da poco, deve lasciare la sua giovane moglie per recarsi nelle Fiandre. Prima di partire dipinge nel grembo di sua moglie, un agnello per evitare ogni possibile follia. Ma la moglie, annoiata dalla lunga assenza del marito - che si prenderà due anni per tornare -, cercherà un amante, in modo che l'immagine finisca cancellata. Dopo aver saputo del suo ritorno, ha chiesto di rifare il disegno, ma nella fretta si tradurrà in una pecora adulta, "Conplan cabeça, con tutta la sua attuazione". Quando Don Pitas Pajas cerca la prova della fedeltà coniugale essere sorpresa dal cambio, l’ha spiegata alle donne come il risultato naturale dell’invecchiamento. Alla trama della commedia deve essere aggiunto il peculiare linguaggio utilizzato dalla coppia, alternando francesismi occitani e forme catalane, che suscitano l'ilarità del pubblico.

CONDE LUCANOR-DON JUAN MANUEL Patronio è il consigliere del conte e tutti gli esempi sono incorniciati in una conrice dove il conde lucanor chiede consiglio a Patronio su un avvenimento che gli è capitato.Patronio prima di rispondere gli fa un esempio,cioè gli racconta una storia in cui c'è un avvenimento simile.Alla fine dell'esempio si ricava una morale,cioè questo esempio lancia un insegnamento.Fu terminato nel 1335 e si compone in 2 prologhi e 5 parti : 1-conde lucanor 50 esempi + 1 che fa da epilogo2- proverbi,non esempi.Parte che si suddivide in 3 parti in cui Patronio risponde a una richiesta fatta da un amico del conte il quale vorrebbe avere degli insegnamenti più brevi,allora Patronio da i suoi

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insegnamenti attraverso i proverbi.5- Trattato dottrinario.L'autore si preoccupa della salvezza dell'anima del lettore e parla in maniera oscura del corpo e dell'anima.

 Traduzione DESNUDA EN UNA QUECA

Nuda in una camicia stava la ragazza orgogliosa,lavando alla fontana le mani sulla treccia (?).Senza orecchini né collana scoperta la testain una corta maglietta, come ninfa di Diana,bellezza naturale, guardava la ragazza orgogliosa,la bocca piena di sorriso, le mani sopra la treccia. (?)

La cornice di tipo orientale serve ad addolcire l'insegnamento.E' dedicato ai nobili,cavalieri,corte.I temi sono vari e derivano da varie fonti.La scrittura è schematica,ogni racconto comincia con il conte che esprime un dubbio,Patronio risponde attraverso un esempio e il conte ricava un insegnamento.

Jorge Manrique - "Coplas por la muerte de su padre" IRicordi l'anima addormentata,ravvivi i sensi e si sveglicontemplandocome scorre la vita,come arriva la mortecosì calma,quando velocemente se ne va il piacere,come dopo averlo ricordato,dà dolore,come, a nostro parere,qualsiasi tempo passatofu migliore. IIPerché se vediamo il presentecome a un certo punto è andatoe fatto,se giudichiamo saggiamente,daremo il non venutoper passato.Non signora mai essere ingannati, no,pensando che esso deve durareciò che si attendepiù che durò ciò che si è visto,che tutto deve passarein questo modo. IIILe nostre vite sono fiumiche vanno a finire in quel mare

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che è il morire;lì vanno diritti i signoria finir se stessie consumarsi;lì i fiumi ricchi d'acqua,lì gli altri medie più piccoli,arrivati sono ugualiquelli che vivono delle loro manie anche i ricchi. IVHo detto delle invocazionidi famosi poetie oratori;non m'importa delle sue finzioni,che traggono yervas secretassus sabores.Quel che solo affido,quel che solo io invocoin verità,che in questo mondo in cui viviamo,il mondo non conobbela sua divinità. VQuesto mondo è il modoper l'altro, che si è soffermatosenza rammarico;ma cumple tener buen tinoper andare questa giornatasenza sbagliare;partiamo quando nasciamo,camminare mentre viviamoe arriviamoquando finiamo;così quando moriamo,ci riposiamo. VIQuesto mondo sarebbe bellose lo utilizzassimocome dovremmo,perché, secondo la nostra fede,è vincere ciòche serviamo.Anche il figlio di Dioper accoglierci in cieloscesea nascere qui tra noi,e a vivere in questo paese

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dove morì. VIISe fosse in nostro poteretrasformare il be visocorporeocome potremmo renderel'anima così gloriosaangelica,quale diligenza tanto vivatroveremmo tuttora,e così vicina,per adornare la schiava,dexándonos la signorascomposta! VIIIVedi di quanto poco valoresono cose tra le quali camminiamoe corriamo,che, in questo mondo infido,ancora prima che moriamole perdiamo.Di quelle annulla l'età,di quelle i casi disastrosiche accaddero,di quelle, per la loro qualità,nei più alti statidesfacellen. IXDitemi: la bellezza,la delicata freschezza e coloritodel viso,il colore e il candore,quando arriva la vecchiaia,perché?Gli imbrogli e la leggerezzae la forza del corpodella gioventù,tutto diventa gravezaquando raggiunge il confinedella vecchiaia. XPerché il sangue de los godos,e el linage e la nobiltàcosì cresciuta,per quante strade e modisi unirà la sua grande altezzain questa vita!

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Alcuni, per poco valore,per quanto baxos e abbattutiche se li tengono;altri che, non avendo,con mestieri no devidossi mantengono. XIGli Stati e la ricchezza,che ci hanno bloccato,chi lo mette in dubbio?Non chiediamo loro fermezza,forse sono di una signorache si muove:che i beni sono della Fortuna,che ritorna con la sua ruotapresurosa,che non può essere una,né essere stabilein una cosa. XIIPerò dico che accompagnanoe raggiungono fasta la fuesacon il suo proprietario:per questo non ci ingannano,perché se va la vita apriesacome un sogno;e i piaceri di quisono, nei quali ci deleitamos,temporali,e gli affanni di lì,per i quali speriamo,eterni. XIIII piaceri e le dolcezzedi questa vita turbolentache abbiamonon sono se non corridoi,e la morte, la celadain cui cadiamo.Non guardando al nostro danno,corriamo a passo velocesenza scopo;di poi vediamo l'ingannoe vorremmo girare,non c'è modo. XIVQuesti re potenti

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che vediamo nelle scritturegià passate,con esperienze tristi, lacrimosi,furono le sue buone fortunesquilibrate;così che non c'è cosa forte,che a papi e imperatorie prelati(?),così li tratta la Mortecome ai poveri pastoride ganados. XVDiciamo ai troiani,di cui non vediamo i mali,né le glorie;diciamo ai romani,di cui ascoltiamo e leggiamole storie;non ci curiamo di sapereciò che fudel secolo passato;veniamo a quello di ieri,che comunque è dimenticatocome quello. XVICos'è successo al re don Juan?Gli Infantes di Aragón,che è successo loro?Che ne è stato di tanta galanteria?Che ne è stato di tanta invenzioneche portarono?Le fiere e i tornei,le mura, i confinie cimeras,sono andati perduti?Che nè stato se non verdurasdei tempi? XVIIChe ne è stato delle dame,i loro copricapi, i loro vestiti,i loro profumi?Che ne è stato delle fiammedei fuochi appiccatidagli amanti?Che ne è stato di quel trobar,le musiche accordateche tañían?Che ne è stato di quel danzare,quei vestiti placcati(?)che traían?

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 XVIIIPerché l'altro, suo erede,don Enrique, che poteriha raggiunto!Quanto blando, quanto halagueroil mondo con i suoi piacerisi dava!Ma vedrai quanto nemico,quanto contrario, quanto crudelesi è dimostrato;essendo stato amico,quanto poco è durato con lui,cosa ti ha dato! XIXI regali sprecati,gli edifici realipieni d'oro,las baxillas tan febridas,gli enriques e i realidel tesoro,los jaezes, i cavallidella sua gente e gli abbigliamenti,così belli,dove andremo a trovarli?Cosa furono se non rugiadedei prati?

EGLOGA I GARCILASO le Egloghe sono un genere polimetrico. La prima è dedicata al vice re di Napoli ( Pedro de Toldeo) che, all'inizio viene elogiato e celebrato. Salicio apre l'egloga raccontando il suo amore infelice per la ninfa Galatea. La I egloga ha come fonti dichiarate, dei "debiti" che ha verso alcuni poeti come Virgilio, Orazio, Teocrito... La i egloga ha una struttura bipartita, vi è la presenza di ossimori, iperbaton (costruzione non regolare del verso), cultismi semantici, latinismi. Dopo un breve incipit, inizia l'elogio al vice re di napoli.