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Trend Office.Le nuove frontiere dell’ufficio moderno.
4 storie di Garibaldiarchitects
Quattro case history raccontate dal progettista.
Quattro storie di successo che svelano il design
contemporaneo dell’office realizzato secondo
le ultime tendenze della progettazione. Come
è cambiato il modo di lavorare e come siamo
cambiati noi nell’approccio al mondo del
lavoro; ma anche come si adeguano le aziende
contract nella realizzazione di nuovi moduli work
place.
Un’interessante intervista ad Alessia Garibaldi,
founder di Garibaldiarchitetcts ed esperta nella
progettazione di work placement, ci conduce
per mano in un percorso fatto di trasformazioni
e tendenze, non da ultimo l’automation building,
elemento imprescindibile dell’ufficio moderno.
Partendo da dove tutto ebbe inizio.
Laura Verdi
Tendenza uffici. Ispirazioni di design.
Alessia Garibaldi, milanese, classe
1974, diploma artistico e laurea in
Architettura al Politecnico di Milano.
Dal 1998 inizia a collaborare con
studi di ingegneria e architettura
sviluppando masterplan e
progetti sul recupero di immobili
dismessi. La sua esperienza lavorativa
prosegue partecipando a progetti
internazionali tra cui l’Alfa Business
Park nell’area Ex Alfa Romeo di
Arese. Nel 2003 apre il suo studio
di architettura e nel 2006 si associa
allo studio di ingegneria guidato
da Giorgio Piliego . Nel 2014 lo
studio vince il concorso a inviti per
il progetto di Copernico 38 insieme
all’architetto Marco Vigo, con il
quale fonda lo Studio DC10. È del
2020 la nascita del nuovo brand
Garibaldiarchitects.
Alessia Garibaldi
Innovazione, emozione e funzione
sono le parole che rappresentano
la visione creativa e la filosofia dello
studio milanese. Il team, guidato da
Alessia Garibaldi, è composto da
architetti, ingegneri e interior designer
di esperienza che si occupano
sia di architettura che di interni,
collaborando con i committenti
in particolare per lo sviluppo e la
ristrutturazione di edifici terziari.
Competenze consolidate, creatività
condivisa, taglio umanistico e
obiettivi comuni sono i valori di
Garibaldiarchitects, la cui attività
si contraddistingue per la ricerca
creativa, l’esecuzione efficace e
l’originalità nell’armonizzare aspetti
strutturali, concettuali e tecnologici.
La scelta dei materiali e delle
atmosfere sono gli elementi peculiari
che contraddistinguono la visione
generale all’interno di una cifra
stilistica italiana, con l’obiettivo di
affermare nel tempo la propria identità
creativa ed estetica.
Garibaldiarchitects
L’umanista tecnologica A tu per tu con Alessia Garibaldi
Come è iniziata la vostra esperienza nella progettazione di spazi a uso ufficio?
Correva l’anno 2014. Cosa stava cambiando nella progettazione di uno spazio per il lavoro?
Siamo stati tra i primi a realizzare uno spazio ufficio studiato per smart working e
co-working. Vincemmo con DC10 un concorso indetto per il recupero di un edificio a
uffici in zona Stazione Centrale a Milano. Era un progetto pilota per il nostro committente,
che poi è diventato il brand di riferimento per affitti a medio termine nel settore. Il brief
richiedeva una grande flessibilità e un ampio spazio social floor. Per noi Copernico fu il
nostro primo test.
Fino ad allora l’ufficio era molto classico, strutturato con open space oppure a uffici singoli
e sale riunioni. Ma le persone, grazie alla introduzione della tecnologia, incominciavano a
lavorare in modo diverso, con tablet e telefonini, sempre in movimento. Per la prima volta
si fanno delle considerazioni sullo spazio, non aveva più senso avere dei grandi uffici,
lo spazio si rimpicciolisce e di conseguenza anche le scrivanie, che dai 160 centimetri
standard di lunghezza passano a 140. Anche le aziende di forniture non erano preparate.
In quel caso, per gli arredi di Copernico, fu fatto tutto custom.
Quindi non ha neanche più senso schematizzare parlando di open space o di ufficio singolo?
Quali sono le tendenze attuali nella progettazione?
No, perché per questi spazi deve essere possibile cambiare la modularità in modo tale
che un’azienda possa muoversi liberamente all’interno secondo le proprie esigenze. La
richiesta è quella di avere ambienti che permettano la collaborazione.
Sicuramente progettare con il verde e introdurlo negli uffici: pareti verdi, piante in vaso
abbiamo notato che rendono gli ambienti più rilassanti. Importante anche il rapporto
con la luce naturale che aumenta il comfort in genere. Molto probabilmente siamo in un
momento in cui l’uomo ha bisogno di relazionarsi con le proprie emozioni.
Quasi non si parla più di uffici ma di multiuses space. L’ufficio è diventato un luogo di
scambi e di relazioni. Non solo ambiente di lavoro ma anche utilizzato nel tempo libero.
Per esempio in Copernico c’è un centro d’arte contemporanea aperto anche la sera.
I confini tra gli spazi si sono assottigliati: tra meeting room e l’area caffè la differenza può
essere minima. Prima l’edificio per uffici era molto corporate, algido ora lo spazio diventa
familiare e domestico, più amico e a misura d’uomo..
Non c’è più la postazione fissa. L’idea alla base è quella di potersi connettere e fare
muovere le persone per scambiarsi idee e informazioni in una modalità di lavoro più fluida.
In un ufficio, per esempio, avevamo generato dei QR code di riconoscimento in modo tale
che la scrivania intelligente ti riconoscesse e ti desse l’accesso alla rete.
La grande innovazione del momento:l’edificio intelligente
e la sensoristica applicata.
Con tutta questa flessibilità non c’è il rischio di spersonalizzare gli spazi?
Qualcosa è cambiato anche nella committenza?
No, per niente. Smart working e co-working portano a una progettazione più attenta alla
flessibilità ma c’è anche una forte volontà di ambienti identitari e caratterizzati.
E questa è una grande sfida. Una volta c’era un prodotto monostile fornito da un’unica
azienda, ora in un progetto possono essere presenti anche dieci fornitori diversi. C’è
molta più contaminazione tra gli stili, tra la casa e l’ufficio, e una forte tendenza a
personalizzare, dall’oggettistica al visual. Un esempio è il progetto OGR a Torino in cui
abbiamo creato episodi differenti, taylor made, con social desking, phone boot, aree
informali per il meeting dando differenti suggestioni e spazi che suggeriscono diversi livelli
di privacy e di concentrazione.
Il nuovo must delle aziende è trasmettere valori ai propri dipendenti. Gli imprenditori
oggi sono molto attenti alla sicurezza, ai concetti di economia circolare, al well being,
all’ecocompatibilità. La progettazione si deve fare portavoce e interpretare queste
dinamiche.
Sempre nel progetto OGR abbiamo realizzato cinquecento postazioni di lavoro
ergonomiche con la possibilità di modificare le altezze delle scrivanie fino a permettere
una postazione di lavoro in piedi, questo perché stare troppo tempo seduti a livello
posturale non fa bene. In futuro ci saranno scrivanie dotate di una sensoristica tale che
saranno loro a dirti che sei seduto da troppo tempo e che è ora di cambiare posizione.
Con la IoT gli edifici si prenderanno cura di noi.
Quindi la grande innovazione del momento è l’edificio intelligente e la sensoristica applicata?
Come architetto hai un approccio emozionale al progetto. Come ti avvicini al mondo della tecnologia e della building automation?
L’approccio innovativo è creare questa sovrastruttura a servizio degli utenti e non invece
come forma di controllo. È un campo aperto alla sperimentazione e al miglioramento.
Quello che noi architetti vogliamo è essere degli umanisti che riescono ad agevolare il
colloquio tra gli utenti e una tecnologia al servizio delle persone. Lo stiamo testando in
un Family Office molto all’avanguardia a Bologna, dotato di sensoristica beacon che
permette all’edificio di scambiare informazione con l’utente e registrare dati, per esempio
verificare la quantità di anidride carbonica presente in una sala riunioni e ossigenarla
automaticamente.
Ho una formazione umanistica, appassionata d’arte antica e contemporanea, mi
approccio alle neuroscienze e alla sociologia. Guardo alla tecnologia con un occhio
umanistico e mi interfaccio nei progetti con il mondo dell’ingegneria. Ingegneri e architetti
spesso, però, ancora non riescono a capirsi. Gli ingegneri non amano l’intromissione
dell’architetto nel loro mondo tecnologico. E spesso gli architetti tendono a prendere le
distanze.
“Nella building automation non esiste il sistema migliore, esiste il sistema piu’ adatto che ti risolve il problema in quella
determinata situazione.
Secondo te quanto è importante che il mondo della progettazione si integri con la tecnologia?È opportuno che anche gli architetti capiscano la potenzialità di questi strumenti.
L’automation building serve per raccogliere dati che vengono poi interpretati. Diventa un
modo di interrogare l’edificio chiedendogli come stai.
Abbiamo bisogno di capire quanto stiamo consumando, quanto stiamo bruciando,
quanto stiamo inquinando. La direzione è verso carbon zero. Sembravano utopie ma ora
questo è l’orientamento della nuova progettazione.
L’edificio intelligente aiuta le persone a vivere meglio ma anche a consumare in maniera
più responsabile. È la realtà che ti chiama.
La building automation diventa un modo di interrogare l’edificio chiedendogli come stai.
Senza questi sistemi sarebbe impossibile.
Quali sono i problemi che si possono incontrare installando un sistema di building automation?
Qual è il valore aggiunto di un sistema di building automation?
Sul nuovo quasi i problemi non esistono, in quanto si predispone in fase progettuale il
cablaggio dell’edificio. Qualche problema ci può essere invece nella ristrutturazione dove
spesso ci si trova a dovere fare i conti con murature importanti e l’edificio diventa difficile
da cablare. In questi casi, il sistema ideale è quello wi-fi . Non esiste un sistema migliore
ma esiste il sistema più adatto a risolvere il problema in quel preciso edificio. Ogni
progetto deve essere custom, sviluppato in tavoli tecnici con differenti professionalità.
L’architetto diventa il regista e a lui spetta di trovare le abilità giuste per affrontare la sfida
di render intelligenti edifici nati con tecnologie differenti.
Sicuramente l’aspetto estetico degli apparati tecnologici. Il grande scoglio per una parte
di noi progettisti è che questi apparecchi sono studiati da tecnici ed esteticamente
mancano di appeal.
“In futuro saranno le scrivanie ad avvisarti che sei seduto da troppo tempo e che e’èora di cambiare posizione.
Cosa consiglieresti all’imprenditore che deve ristrutturare il proprio edificio per uffici?Prima di tutto di non sbagliare architetto. Ogni professionista ha la sua specificità e la
capacità di interpretare meglio un certo tipo di edificio. Nella scelta del professionista,
l’imprenditore deve recepire quei valori che vuole poi trasmettere nel proprio progetto.
Inoltre la scelta vincente è anche quella di scegliere un professionista che sappia
valorizzare il committente e che non anneghi nel proprio narcisismo.
In secondo luogo, non andare contro il DNA dell’edificio. Ogni edificio ha una propria
identità: quando la ristrutturazione è intelligente sa ascoltare, solo così si riesce ad avere
costi ragionevoli. Inoltre deve avere le idee chiare in merito a quello che vuole, sapere a
chi si sta rivolgendo e conoscere il target di riferimento.
Non ultimo creare valore aggiunto perché il mercato premia strutture con un certo tipo
di caratteristiche, per esempio con certificazioni LEED o WELL ma anche come l’edificio
viene percepito dagli utenti, un valore poco tangibile ma molto ben riconoscibile.
GLI USER
HUMANCENTRIC
DIVENTANODI UNAPROGETTAZIONE
PROTAGONISTI
4 StorieCopernico Centrale.
Un business center studiato
per rispondere alle nuove
esigenze del mondo del
lavoro: smart working,
co-working in ambienti
flessibili e atmosfere familiari.
Dove lavora la Gen Z e aprono
le nuove start up.
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Nella città del design
e della moda, benessere
percepito grazie al design
biofilico e materiali riciclabili
nel nuovo studio milanese di
Garibaldiarchitects e DC10.
Co-working tra chat sofa
e phone boot alle OGR di
Torino. Customer experience e
design ergonomico.
Il brand diventa identitario
grazie all’architettura. Un
recente headquarter in
provincia di Varese.
RIVOLUZIONECOPERNICANA
Un business center studiato per rispondere alle nuove esigenze del mondo del lavoro: smart
working, co-working in ambienti flessibili dal design accattivante e atmosfere familiari.
Dove lavora la Gen Z e aprono le nuove start up, in una parola: Copernico.
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Intervento: Ristrutturazione interna palazzo uffici.Location: Via Copernico, Milano, ItaliaSupeficie: 14.000 mqHead Designer: Alessia Garibaldi, Marco Vigo, Giorgio PiliegoTeam di progetto: Simone Ferrara, Roberta D’Elia
Ha preso il nome dalla via dove è ubicato a
Milano ma forse non è un caso che sia localizzato
proprio qui. Copernico Centrale è l’innovativo hub
ideato sulla base della visione di Pietro Martani di
Copernico Holding SpA e studiato nel design da
DC10 per rispondere alle nuove esigenze del mondo
del lavoro e della Gen Z. Il business center esprime
la nuova concezione lavorativa basata su smart
e co-working, combinando insieme spazi a uso
ufficio, luoghi di condivisione come bistrot, library,
palestre e cinema che diventano un grande social
floor. Nonostante i molti vincoli che caratterizzavano
l’edificio preesistente, risalente agli Anni ‘60 con la
tipica facciata in alluminio, il progetto ha rivoluzionato
la percezione degli spazi con la creazione di nuovi
volumi interni, grazie all’uso spinto di doppie
altezze e la formazione di una nuova area esterna.
Ispirato alla tradizione nordica, l’interior design si
distingue per la sua atmosfera industriale e per l’uso
di materiali naturali che creano ambienti caldi e
accoglienti adatti a diverse possibilità di utilizzo.
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In ufficio come a casa.
La committenza è una società il cui business
consolidato è quello di affittare uffici singoli,
postazioni in co-working, sale riunioni o per eventi,
fornendo servizi in modo temporaneo, per un
medio periodo, a brand che svolgono differenti
attività. Il brief era chiaro: creare uno spazio
che potesse cambiare il modo di lavorare delle
persone con un intervento di restyling e la precisa
volontà di recuperare il più possibile, in un’ottica
ecocompatibile di economia circolare. Per lo studio
DC10, il punto di partenza è stato guardare ciò che
succedeva nelle realtà estere per interiorizzare il
processo e tradurlo in un contesto italiano. L’idea
è stata quella di portare la casa dentro l’ufficio,
creando degli ambienti a metà strada tra il loft e lo
spazio di lavoro, dilatando le aree dedicate al social
floor.
Un’opportunità per il business.
Il business center si sviluppa su tre corpi di fabbrica.
Quello centrale ospita la reception, il bar e la zona
lounge; il corpo di sinistra le funzioni più indipendenti
da svolgere autonomamente in sale meeting e
salette riunioni, rifornite da catering esterni; nel
corpo di destra trova spazio l’area co-working
collegata alla reception da un tube aereo. Qui è
dove si posizionano le start up e dove ha inizio il
tutto, con bassi costi e alti pensieri, qui è dove si
affittano le singole scrivanie, tavoli in ferro su ruote
e ambienti insonorizzati dove telefonare. L’ambiente
è fluido, liquido, la parola d’ordine è flessibilità
e possibilità di lavorare dove si vuole: al bar, nei
salottini, nella lounge, nelle postazioni hot desking.
Le contaminazioni sono tante e tante anche le
opportunità di business che derivano dal network
che in questi spazi co-working si crea.
“Uno spazio che modifica il modo di lavorare delle persone.
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Parola d’ordine: flessibilità.
La reception, il biglietto da visita dell’azienda, è stata
pensata come un’agorà: abolito il classico desk di
accoglimento, lo spazio è studiato su gradoni dove
poter anche lavorare e chiacchierare, con una zona
salotto dalle linee organiche e dinamiche.
La zona caffè, luogo di relazione per eccellenza,
è in stile rough, industrial, sviluppato con materiali
come la resina, il cuoio, il ferro, con tavoli e bancone
disegnati su misura e un’illuminazione puntiforme
dove una parte determinante la gioca la nuda
lampadina a vista.
La lounge è studiata con materiali che riportano
all’idea del cantiere, come i pannelli in OSB e la
lamiera, ma anche con pezzi storici di design che
creano il senso di riconoscibilità e di appartenenza.
La library è più sofisticata, dai colori caldi e pezzi
vintage che richiamano un’atmosfera domestica che
favorisce il relax ma anche lavori di concentrazione
e dove l’uso del cellulare non è permesso, come
anche nella oxygen room: una vera e propria
serra, dedicata alla lettura e allo studio, nella quale
l’ossigeno prodotto dalle piante stimola le attività
cerebrali.
Gli uffici sono volutamente neutri, vagamente nordici,
per permettere ai tenant di personalizzarli con
propria grafica e colori aziendali. In antitesi le aree
relax, diverse a ogni piano, colorate e giocose con
zone per meeting informali e aree caffè.
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“Start up: bassi costi, alti pensieri.
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Benessere percepito grazie al design biofilico e materiali riciclabili nel nuovo studio milanese di
Garibaldiarchitects e DC10. Dove si lavora meglio e ci si concentra di più.
WORKPLACETRA PIANTE E SOCIAL TABLE
Intervento: recupero di uno spazio artigianale Location: MilanoProgetto: Garibaldiarchitects - DC10Progetto del verde: Fratelli Calvi
Foto credits: Giacomo Albo
Un’atmosfera informale, quasi domestica,
è quella che si percepisce nella nuova sede
milanese di Garibaldiarchitects e DC10. Gli spazi
nascono da un recupero attento di un ampio
seminterrato in una zona centrale del capoluogo
lombardo, precedentemente destinato all’attività di
falegnameria.
Nel recupero una grande attenzione è stata dedicata
al social floor, utilizzando materiali sostenibili e colori
ma anche un design biofilico con l’utilizzo di piante
verdi. “Dall’esperienza maturata in questi anni ,
abbiamo notato come l’utilizzo di alcuni materiali
e colori influenzi in modo positivo l’esperienza del
visitatore e il ricordo dei luoghi anche in termini
olfattivi”, spiega l’architetto Alessia Garibaldi, del
team di progettazione.
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Il profumo del luogo.
Non a caso nel laboratorio di architettura si respira
un’aria di benessere oltre che il profumo delle
piante verdi che lasciano una forte impronta nella
memoria olfattiva ma anche in quella visiva. Le aree
verdi accompagnano il visitatore fin dall’ingresso,
arredato da grandi fioriere laterali al portone in
massello anticato. La reception è contornata da
fioriere integrate nel pavimento ed essenze sulle
scrivanie rendono piacevole il lavoro al computer:
ogni scrivania ha piantine verdi in composizioni
posizionate su alzatine colorate. Sul fondo dello
studio è stato realizzato un patio, valorizzato da
un progetto di landscaping che rende lo spazio
esterno un vero e proprio tableau vivant, in accordo
con il mutare delle stagioni. Qui piante rampicanti e
specie arboree e floreali, tra cui sterlizie nicolai, musa
gigantea, acer palmatum corallium e mirto tarantino,
creano una quinta scenica in un gioco continuo con
la luce zenitale. Il patio, in totale connessione visiva
con gli interni, grazie a una vetrata a tutta altezza,
dilata ulteriormente il grande open space condiviso.
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“Da spazio pensato a spazio abitabile, nel quale poter accogliere il disordine.
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“L’ambiente creato ci aiuta nel quotidianoa migliorare la qualita della vita.‘
Il lavoro dell’architetto.
“Quello che più ci affascina è la continua
mutevolezza delle piante che si sono ben ambientate
anche negli spazi interni . L’idea della trasformazione
e dell’adattabilità è un concetto profondamente
intrinseco nel lavoro di un architetto. Ogni volta ci
troviamo di fronte a luoghi da adattare, trasformare e
i cicli biologici naturali ci toccano da vicino”, continua
Garibaldi. “Poter osservare la fragilità e la forza di
elementi vivi, come le piante, è fonte di continua
ispirazione. La fascinazione che avviene verso
questi micro ecosistemi indoor, il lasciarsi attrarre,
anche indirettamente, dai piccoli movimenti della
vegetazione, innesca nell’uomo un sottile processo
rigenerativo, portatore di notevoli e riscontrabili effetti
sulla vita d’ufficio. Migliora quindi la concentrazione
e risulta più veloce la capacità di risoluzione dei
problemi.”
Fare squadra con gesti semplici e intorno al
tavolo da pranzo.
Circondarsi di piante significa anche prendersi
cura di loro. E questo è un altro aspetto che ha
portato alla scelta di inserire gli elementi verdi in
studio. È un messaggio rivolto a tutti i collaboratori,
traslabile alla vita sociale e che fa parte della policy
aziendale, come anche l’attenzione per il riciclo e
cercare il più possibile di evitare l’uso di plastica: tutti
atteggiamenti che contribuiscono a creare il senso di
appartenenza a un gruppo.
Un altro elemento importante, fortemente voluto
dai soci, è l’area destinata alla cucina, in marmo di
Carrara e MDF grigio. In questo spazio ci si ritrova
per pranzi condivisi intorno al grande tavolo rotondo.
Anche questo in MDF, con piano grigio preinciso con
un disegno a maglia rettangolare, ha i bordi di colore
azzurro come le gambe in metallo. Un omaggio a
Jean Prouvé.
Uno spazio condiviso.
Intorno al grande open space,
caratterizzato da postazioni di lavoro
condivise che si sviluppano in lunghe
scrivanie nell’area centrale, sono
distribuite le sale riunioni e gli uffici dei
soci, suddivisi da vetrate scorrevoli
riquadrate da listelli in legno di rovere
naturale, in continuità visiva con tutto
lo spazio. Il mood progettuale ha
previsto di lasciare a vista tutte le parti
strutturali, come i pilastri in cemento e
il maggior parte degli impianti, secondo
un tipico industrial style. Anche il desk
della reception è in cemento a vista e
diventa quasi un monumento scultoreo
di partizione. Tutti gli arredi, disegnati da
DC10, sono su misura e realizzati in MDF
bicolore, naturale e grigio scuro. La nuova
sede è uno spazio ben pensato dove
poter accogliere il naturale disordine dei
suoi fruitori e diventare così uno spazio
abitabile.
“Prendersi cura, anche delle piante,diventa un segnale di policy aziendale.
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CUSTOMER EXPERIENCE ALLE OFFICINEGRANDIRIPARAZIONI
La Manica Sud delle officine OGR a Torino, uno dei più alti
esempi di architettura industriale della città, diventa un momento
di riflessione e di ripensamento dei luoghi di lavoro ponendo
l’individuo al centro.
Committente: Fondazione CRTIntervento: design Manica Sud OGRLocation: TorinoSuperficie: 12.000 mqProgetto Architettonico: Studio Boffa PetroneImpianti elettrici: Elettromeccanica GalliProgettazione degli internie arredi su misura: GaribaldiarchitectsTeam di progettazione: Luca Paviglianitihead of interior design, Dorotea Cancellierehead of architecture
Foto credits: Giacomo Albo
Il grande edificio, in mattoni faccia a vista, ha una navata centrale
e due laterali, soprastate da ampie capriate in ferro tipiche
della fine dell’Ottocento. Nelle navate laterali sono stati inseriti
volumi su due piani destinati all’innovation hub. Questi spazi,
completamente vetrati con struttura in ferro di calamina nera,
creano un gioco di parallelepipedi aggettanti, affacciati sulla
navata centrale. Per questi ambienti sospesi, il progetto di interior
dello studio Garibaldiarchitects ha previsto arredi modulari e
scrivanie singole facilmente riconfigurabili. La postazione tipo
prevede un alto grado di integrazione tecnologica degli arredi,
grazie a cablaggi nascosti che permettono la regolazione in
altezza delle scrivanie a favore dell’ergonomia del singolo utente.
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“OGR Tech mette insieme talenti, investimenti e un ‘puzzle’ molto ampio di competenze, connettendo Torino alle eccellenze globali – La sfida del nuovo hub internazionale dell’innovazione è aiutare l’Italia a colmare parte del gap sul tech… Per farlo abbiamo voluto creare un modello di eccellenza internazionale non solo in termini progettuali ma anche sotto il profilo ambientale e architettonico. L’obiettivo è stato creare un place to be, dove poter crescere e sviluppare idee e talenti”.
Massimo Lapucci, Direttore Generale di OGR e Segretario Generale di Fondazione CRT .
La navata centrale.
Oltre all’innovazione tecnologica, un altro dei punti cardine
del progetto è stato quello di esaltare l’ampia navata centrale
valorizzando l’architettura preesistente e lasciando visivamente
libero l’asse prospettico longitudinale. Lo spazio è stato pensato
come una grande piazza che diventa luogo di incontro e
confronto, studiata per specifiche aree tematiche. Particolare
attenzione è stata data alla customer experience simulando
il comportamento degli utenti all’interno delle aree funzionali.
Queste ultime sono state dislocate all’interno del percorso
centrale con una precisa caratterizzazione degli arredi, per
favorire il wayfinding, facilitare i percorsi e l’individuazione delle
aree. Le aree tematiche, caratterizzate da arredi specifici custom,
sono elementi scultorei con una vita indipendente. I singoli
elementi sono contraddistinti dall’utilizzo di diversi materiali tra cui
il ferro e il legno e omaggiano nei colori e nelle texture la scuola di
Memphis di Ettore Sottsass e Alessandro Mendini.
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“Una grande piazza dove incontrarsi
e scambiarsi idee.
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Co-working tra chat sofa e phone boot.
La reception è stata studiata come un grande parallelepipedo
sospeso, lungo nove metri, completamente vetrato come i
volumi laterali dell’innovation hub. Dalla reception, sulla sinistra
si sviluppa la parete del led wall studiata con i tubi metallici
dei ponteggi edili ed evidenziata dal colore acquamarina che
caratterizza la corporate OGR.
Nella grande navata arredi su misura si susseguono ognuno
caratterizzando una propria funzione, dalle aree coffee break,
social table e hot desking alle aree chat sofa, caratterizzate da
divanetti avvolgenti, acusticamente isolati, per riunioni informali.
Alle teche in vetro delle sale meeting si alternano aree private
circolari racchiuse da lamelle in legno.
Lungo la navata trova posto anche lo Start up village, studiato
secondo il modello del co-working, caratterizzato da scrivanie
elettrificate con i piani effetto cemento; spazi destinati ad aree
social si alternano ad aree private per i phone booth.
“Un omaggio a Sottsass e Mendini nei colori e nelle texture nello
Start up village.
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E POIPRIMAL’ampliamento di un edificio esistente diventa
occasione di ripensamento e motivo di
riflessione su un tema caro al progettista.
Vecchio e nuovo a confronto.
Intervento’: Nuovi edifici in ampliamento comparto industrialeLocation: Uboldo, Varese, ItaliaSuperficie: 2.300 mqHead Designer: Alessia Garibaldi, GaribaldiarchitectsParte tecnica: Giorgio PiliegoCollaboratori: Simone Ferrara, Roberto Angioletti, Vincenzo Carpentieri
Foto credits: Andrea Martiradonna
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Particolarmente sentita, da sempre, è la tematica della
connessione tra preesistenza e nuova costruzione.
L’ accostamento può avvenire in maniera forzata oppure in punta
di piedi, dipende molto dall’importanza accordata a quanto c’era
prima e dalla reale dignità della preesistenza.
Nell’ampliamento della sede di Sicad, azienda di nastri adesivi in
provincia di Varese, inserita in un contesto industriale tipico degli
Anni ’70 -’90, lo studio Garibaldiarchitects ha voluto omaggiare
il lascito di quello che c’era utilizzando stessi materiali ma
rivisitandoli con nuove forme.
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Una nuova identità visiva
La demolizione e ricostruzione dell’edificio destinato
a magazzino e la ristrutturazione degli edifici esistenti
sono diventati motivo di riflessione sul significato
stesso di sede aziendale, come elemento ico-
nico e identitario di una precisa realtà di brand. La
progettazione e riedificazione del nuovo edificio ha
preso spunto dalla palazzina uffici esistente, tipico
esempio dell’architettura terziaria di qualche decen-
nio fa caratterizzata da facciate continue, finestre
a nastro, marcapiani in cemento in una scansione
ritmica molto rigida e uno sviluppo orizzontale
estremizzato.
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Cemento decapato e moduli semitrasparenti
La nuova palazzina uffici riprende quindi i materiali
della preesistenza ma riutilizzandoli per dare una
nuova dinamicità a tutto il contesto. La facciata
viene tridimensionalizzata con dei marcapiani in
cemento costruiti in forte aggetto, tutta la parte alta
dell’edificio preesistente viene richiamata da moduli
vetrati semitrasparenti che si susseguono senza
soluzione di continuità e terminano con un volume
in aggetto completamente vetrato in testata, la zona
delle finestre a nastro si prolunga nel nuovo con
moduli trasparenti di dimensione differente.
In pianta, e quindi nei prospetti, il nuovo edificio ha
un andamento sinuoso che aumenta ancora di più
il dinamismo architettonico e diventa occasione per
creare la corte di ingresso.
La cesura tra la preesistenza e la nuova costruzione
è il corpo ascensore anche questo in cemento
a vista decapato, come tutte le parti piene delle
facciate.
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“Ricostruire in continuita’,riprendendo la preesistenza.
Tra pieni e vuoti vince la trasparenza
L’edificio alterna pieni a vuoti mantenendo in
generale una certa leggerezza e trasparenza, come
seguendo la volontà di svelarsi all’esterno.
Anche quasi tutto il piano terra, destinato in buona
parte alla mensa, è vetrato, aperto sull’esterno e
sulla corte interna che, oltre a essere uno spazio di
svago, separa il magazzino dagli uffici.
La poetica brutale del cemento a vista si traduce,
negli interni, in pavimenti in gres effetto pietra e
cemento o in superfici in resina per la definizione
degli ambienti operativi, come gli uffici all’ultimo
piano o la mensa al piano terra e gli spazi di
rappresentanza al primo livello.
“Il brand diventa identitario anche grazie all’architettura.
Laura F. Verdi, professionista poliedrico, si dedica
alla progettazione creando spazi che sono percorsi
emotivi, non solo un invito alla bellezza ma alla
riflessione sul vivere bene, progettando l’armonia,
interpretando volumi, colori, materiali.
Interfacciandosi da sempre con il mondo
editoriale, collabora con riviste di settore rivolte
all’hospitality, alle tendenze dell’interior e del
design, all’architettura, con un approccio curioso
che muove dalla logica del fare. Impegnata sul
fronte della comunicazione, cura uffici stampa
allargati per aziende di edilizia e di design volti a
promuovere brand e prodotti con azioni mirate
e media plannings. Curatrice di eventi legati alla
progettazione, coordina in collaborazione con
Teamwork, ROOMS – Hotel Design Lab, il cuore
mostra di SIA Hospitality Design a Rimini.
Laura Verdi
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