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Dott. Geol. Michele Aureli - Via Lamarmora, 81 – 67055 Gioia dei Marsi (AQ) Tel. 0863-88464 Fax 0863-888536
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SOMMARIO
1. PREMESSA
2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E TOPOGRAFICO
3. INQUADRAMENTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO
4. INQUADRAMENTO TETTONICO
5. P.A.I.
6. IDROGRAFIA E IDROGEOLOGIA DELL’AREA
7. CARATTERISTICHE GEOLOGICHE DELL'AREA D'INDAGINE E
CARATTERIZZAZIONE PARAMETRI MECCANICI
8. RACCOLTA DATI GEOFISICI e AZIONE SISMICA
9. STABILITA’ DELLE GRADONATE IN FASE DI COLTIVAZIONE
10. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
ALLEGATO: Quaderno indagini geognostiche
! UBICAZIONE INDAGINI GEOTECNICHE E GEOFISICHE
• COLONNE STRATIGRAFICHE SONDAGGI A CAROTAGGIO CONTINUO ! RELAZIONE DI INDAGINE SISMICA (MASW)
! CALCOLO DI STABILITA’ (JAMBU – METODO STABILITA’ GLOBALE)
! MODELLO GEOLOGICO TECNICO – SEZIONE STRATIGRAFICA
! RELAZIONE DI INDAGINE SISMICA GENERALE
! DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
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1. PREMESSA
Il presente lavoro è stato redatto, sotto incarico del Sig. Gianfelice
Torquato, a termine di una serie di indagini che sono consistite nella
raccolta di dati esistenti nelle immediate vicinanze del sito, raccolta carte
tematiche di riferimento, nel rilevamento geologico e nella
caratterizzazione geotecnica e sismica dell’area.
Le indagini sono state condotte al fine di definire i caratteri geologico-
geotecnici e sismici dei terreni interessati dal progetto di ‘Ampliamento
della cava in località Le Coste di Venere nel territorio del comune di
Pescina (AQ)’.
Così come previsto dalle disposizioni nazionali in materia di normativa
tecnica per le costruzioni e di classificazione sismica del territorio (NTC
2008 – D.M. 14/01/2008), allo scopo di definire le caratteristiche
geologiche, geomorfologiche, idrogeologiche, geotecniche e sismiche
dell'area è stata osservata la seguente metodologia di indagine:
1. Approfondita analisi bibliografica, rivolta a studi di natura geologica e
geotecnica;
2. rilevamento geologico-geomorfologico di campagna;
3.esecuzione di n°3 sondaggi geognostici a c.c. attrezzati con
piezometro;
4.rilievo geomeccanico su fronte di scavo della cava;
5.esecuzione di n° 1 prova geofisica di superficie tipo MASW;
6. caratterizzazione della litologia e dei parametri meccanici di
riferimento;
7. Caratterizzazione del sito dal punto di vista sismico.
Per l’ubicazione delle indagini si rimanda alla sezione allegati.
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2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E TOPOGRAFICO
L’area in esame è ubicata nel Comune di Pescina della provincia di
L’Aquila, sul bordo sud orientale della Piana del Fucino; quest’ultima
rappresenta un vasto bacino endoreico, di forma quadrangolare, posto
tra i rilievi dei Monti Sirente e Velino a N-W ed i Monti della Marsica a S-E.
L’Area di studio è ubicata a sud della frazione di Venere, adiacente alla
strada SS 83 alla base del versante occidentale di “Colle delle Cerese”
(1036 m s.l.m.).
Figura 1. Stralcio topografico della cartografia di base 1:25000-geoportale regione
Abruzzo.
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Figura 2: Vista da Satellite dell’area di studio(Google Maps). Nel cerchio l’area di indagine.
Il settore su cui è previsto l’ampliamento della cava è caratterizzato da
una topografia accidentata con dei pendii anche subverticali in
corrispondenza delle pareti rocciose; pendenze più dolci si individuano al
piede del versante per poi avere una topografia pianeggiante all’interno
della piana fucense.
Ai fini dell’azione sismica, e della categoria topografica di
appartenenza, il sito è stato classificato come T2 (pendii con inclinazione
> 15° - NTC 2008 – D.M. 14/01/2008).
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3. INQUADRAMENTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO
Morfologicamente, ad una piccola scala, nel suo complesso l’area in
esame presenta i tipici elementi delle zone intramontane con pendii
acclivi e piane alluvionali.
Il comune di Pescina, nel cui territorio ricade il sito in studio sorge in una
zona sostanzialmente pianeggiante sul bordo orientale della Piana del
Fucino a circa 735 metri sul livello del mare. L’abitato del paese è posto
sui depositi fluvio lacustri sedimentati dall’Ex Lago del Fucino e dai rilievi
circostanti. Verso Ovest affiorano i depositi torbiditici arenaceo pelitici e
flyschoidi e litotipi calcarei e calcarenitici.
I rilievi circostanti, Monte “Serra di Celano” (1833 m s.l.m.) Monte
“Sirente” (2348 m.s.l.m.) sono posti a pochi chilometri di distanza a nord e
nord ovest, sono molto acclivi ed incisi da numerosi corsi d’acqua per lo
più a carattere torrentizio.
Proprio questi corsi d'acqua insieme con l’ex Lago del Fucino, che un
tempo occupava l’omonima Piana, sono i fattori geomorfologici
principali che nel passato hanno modellato la morfologia della zona.
La piana è circondata da una serie di bassi terrazzi e di conoidi come
quelle su cui poggiano gli abitati di Gioia dei Marsi e di Pescina verso est
dall’altra parte della piana, che nel loro complesso la racchiudono ad
anello.
Al margine settentrionale e nord-orientale sono presenti terrazzi pre-
würmiani, variamente sospesi rispetto all’alveo.
L’area studiata fa parte della cosiddetta Piattaforma Carbonatica
Laziale-Abruzzese (Fig. 3). Essa è rappresentata da una successione di
rocce carbonatiche, potenti alcune migliaia di metri, sedimentatesi in un
mare, simile agli attuali mari tropicali, dal Trias Superiore al Creta
Superiore.
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In seguito venne disarticolata in vari lembi a diversa batimetria, alcuni
dei quali si ritrovarono ad essere in parte emersi per alcune decine di
milioni di anni.
A partire dal Miocene Inferiore, si reinstaurò la sedimentazione di mare
poco profondo con deposizione di Calcari a Briozoi e Litotamni
ampiamente affioranti nei rilievi circostanti il Fucino.
Ma la dinamica che stava facendo sorgere la catena appenninica
smembrò di nuovo la piattaforma in blocchi in parte emersi separati da
depressioni tettoniche che fecero da ricettacolo per i termini terrigeni
scaricati dalle aree in sollevamento (Marne ad Orbulina, Flysch Laziale-
Abruzzese).
La dinamica compressiva continuò fino al Pliocene Inferiore facendo in
modo che i vari blocchi della piattaforma originaria, insieme con porzioni
di sedimenti di mare più profondo sedimentatisi più ad occidente, si
accavallassero gli uni agli altri.
Successivamente il regime tensionale si invertì e l’antica piattaforma
ormai emersa venne disarticolata da faglie normali ad andamento NW-SE
ed W-E creando così depressioni che ebbero a divenire sedi di bacini
fluvio-lacustri come la stessa Piana del Fucino. Quindi nel corso dei vari
milioni di anni seguiti alle fasi tettoniche traslative collegate all’orogenesi
appenninica, la Piana del Fucino ed il suo bacino di alimentazione hanno
assunto la connotazione attuale.
La Piana occupa una depressione, racchiusa per lo più tra versanti che
presentano faglie al piede, il fondo della quale è costituito da notevoli
spessori di sedimenti lacustri a granulometria sabbioso-limoso-argillosa;
questi poggiano verosimilmente su sedimenti marini terziari arenacei ed
argillosi.
Studi geofisici mostrano che il substrato carbonatico, corrispondente a
quello affiorante sui versanti che circondano la Piana stessa, può trovarsi
fino a qualche centinaia di metri sotto il piano campagna. Tali studi
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provano che il Fucino è una depressione di tipo tettonico. I rilievi che
circondano la Piana del Fucino e che ne costituiscono il bacino di
alimentazione sono quindi formati prevalentemente da rocce
carbonatiche meso-cenozoiche e da sedimenti terrigeni cenozoici, tutti di
origine marina, dislocati nel corso di varie fasi tettoniche.
Dal punto di vista geomorfologico nel settore che va da Gioia dei Marsi
fino a Pescina, si osservano conoidi alluvionali non più attive e solchi da
ruscellamento concentrato lungo i rilievi impostatisi su linee di debolezza
della roccia.
Un orlo di scarpata morfostrutturale dato dalla faglia bordiera Pescina-
Gioia dei Marsi, caratterizza in maniera dominante la zona.
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Figura 3a: Stralcio Carta Geologica d’Abruzzo, nel riquadro l’area d’interesse (da Carta Geologica d’Abruzzo L. Vezzani & F. Ghisetti).
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Figura 3b: Legenda Carta Geologica d’Abruzzo.
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I sedimenti continentali sono rappresentati da brecce, sedimenti lacustri,
fluvio-lacustri e fluvio-glaciali; essi costituiscono complessi
stratigraficamente ben definiti e variamente incassati l’uno nell’altro.
Quelli più antichi (Pliocene), affioranti nella zona compresa tra Pescina,
Aielli, Celano e alla base dei versanti dei Tre Monti, sono sedimenti di
facies prevalentemente lacustre costituiti da alternanze di limi e sabbie
che passano, verso l’alto, a ghiaie sabbiose; ammassi di grandi dimensioni
di brecce calcaree appaiono intercalate nella parte superiore dei
sedimenti suddetti.
I depositi successivi (Pleistocene Inferiore) sono costituiti da ghiaie con
intercalazioni sabbiose, di origine in gran parte fluviale: essi affiorano per
lo più nella zona a sud-est di Celano e tra Cerchio, Collarmele e Pescina.
Ai margini della conca del lago storico, fino ad una quota di circa 720
m sono presenti sia sedimenti lacustri ghiaioso-sabbiosi di facies litoranea
legati alle fasi in cui il lago raggiungeva i più alti livelli, sia depositi
alluvionali e conoidi formati dagli apporti fluviali e torrentizi (Tardo
Pleistocene-Olocene).
Il sito dove si sviluppa la coltivazione della cava in oggetto è
caratterizzato dalla presenza di Calcari a Bird’s eyes, ovvero calcari in
grosse bancate, tipo mudstones e/o wackestones a peloidi, Ostracodi e
Miliolidi, estremamente fratturati.
In seguito al rilevamento geologico, geomorfologico e strutturale di
dettaglio, sul sito non ci sono segnali evidenti di attività carsica; non è
stato individuato alcun segno di carsismo in genere, pertanto è possibile
affermare che il sito non è interessato da evidenze in superficie di cavità
e/o grotte.
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4. INQUADRAMENTO TETTONICO
Il bacino intramontano del Fucino è posto in un segmento della
catena appenninica dove si intersecano importanti strutture tettoniche
regionali ad andamento appenninico ed anti-appenninico.
Nel settore a nord della piana, sovrascorrimenti a prevalente direzione
NW-SE e N-S causano il raddoppio di porzioni intere di successioni meso-
cenozoiche e la loro sovrapposizione sulle successioni calcareo-
terrigene mioceniche (thrust della Magnola, thrust delle Gole di
Celano).
L’assetto tettonico compressivo è fortemente disarticolato dalla
sovrimposta tettonica distensiva, a direttrici NW-SE ed ESE-WNW, i cui
effetti hanno avuto ed hanno un ruolo guida nell’evoluzione anche
neotettonica del bacino del Fucino.
Infatti i principali lineamenti tettonici distensivi che delimitano ed
intersecano la struttura del bacino fucense (faglie dei Tre Monti e S.
Potito-Celano a nord, faglie di Pescina-Gioia dei Marsi, del Monte
Parasano, Vallelonga ad est e sud), disarticolano sia le strutture
carbonatiche circostanti la piana che i depositi plio-quaternari di
riempimento della depressione.
Oltre alla faglia di Pescina-Gioia dei Marsi a nord, nel settore
occidentale si hanno la faglia di S. Benedetto dei Marsi (andamento
NW-SE ed attiva in tempi storici) e la faglia bordiera di Luco dei Marsi
(andamento NW-SE).
Nel settore settentrionale i principali piani di taglio sono gli
accavallamenti del Sirente, delle Gole di Celano, dell’Etra e la
prosecuzione orientale della zona di faglia diretta dei Tre Monti
(andamento WSW-ENE), la faglia di S. Vittorino e la faglia Celano-Aielli.
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In particolare in prossimità del sito di interesse si riconoscono importanti
lineamenti tettonici a carattere estensionale ad orientamento
appenninico ritenuti attivi dalla comunità scientifica.
Figura 4. Schema delle principali faglie ad attività quaternarie presenti nella Piana del Fucino (Saroli
et al.2008).
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Più nel dettaglio presso il sito si rinvengono diversi elementi strutturali di
rilevante importanza. Fondamentale è la faglia già citata che a tratti è
mascherata da depositi detritici e eluvio colluviali.
Dal rilevamento sul campo e dall’analisi dei principali sets di
discontinuità sulle pareti, si è potuta constatare l’esistenza di una zona
intensamente fratturata e cataclasata con delle faglie secondarie che
ribassano la struttura carbonatica verso la piana del Fucino.
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5. P.A.I.
Il Piano Stralcio di Bacino per l'Assetto Idrogeologico del Bacino Liri-
Garigliano Volturno (di seguito denominato P.A.I.) viene definito dal
legislatore quale "strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo
mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme
d'uso finalizzate alla conservazione, alla difesa e alla valorizzazione del
suolo, sulla base delle caratteristiche fisiche ed ambientali del territorio
interessato" (si veda art 17 della L. 183/89, Legge Quadro in materia di
difesa del suolo).
Dall’analisi comparata delle carte della pericolosità e del rischio di frana
e processi erosivi fornite dalla suddetta Autorità di Bacino, l’area è
classificata come “Ambito morfologico in cui si riconoscono fenomeni
franosi a massima intensità attesa alta; in queste aree gli interventi sono
subordinati unicamente all’applicazione della normativa vigente in
materia. Dall’analisi della carta del rischio da frana il sito rientra in un area
di alta attenzione (Fig. 5,6).
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6. IDROGRAFIA E IDROGEOLOGIA DELL’AREA
L'area oggetto di studio ricade all'interno del bacino idrografico del
Fucino che si estende per 863,26 km2; il bacino racchiude la Piana del
Fucino, ampia circa 200 km2 che in tempi storici era sede dell’omonimo
lago Fucino il quale era alimentato dall’unico emissario costituito dal
Fiume Giovenco.
Sotto il profilo idrografico nel settore in esame non scorrono fiumi di
particolare importanza; l’unico fiume è il Giovenco il cui alveo è ubicato
in prossimità del paese di Pescina. Nonostante che questo fiume sia il
maggiore affluente del bacino d'irrigazione dei campi coltivati del
Fucino, esso è di modesta portata anche nei periodi di maggiore
sviluppo di portata d'acqua (autunno, il periodo delle maggiori piogge
quando il fiume è poco più di un torrente montano,primavera , il periodo
dello scioglimento dei ghiacci), questo rende problematico
l'approvvigionamento idrico in estate in tutta la conca del Fucino
durante tutta la stagione secca.
Il bacino imbrifero del Giovenco mostra una morfometria a forma
allungata circa N S subdentritica e risulta evidente come il pattern
idrografico risente di un controllo di linee tettoniche. La portata media
annua del fiume che nasce a circa 1250 m. s.l.m. dal Monte Pietra
Gentile è di circa 0.8 m3/s. I piccoli solchi di ruscellamento che
discendono da Colle delle Cerese sono a carattere stagionale; l’elevata
permeabilità delle formazioni calcaree non consente un flusso continuo
di acqua la quale si infiltra velocemente. Il canale allacciante
meridionale è un canale artificiale di raccolta delle acque del Fucino e
delle sorgenti di Venere e di Molini.
Queste sorgenti sono dovute all’acquifero carbonatico di Monte
Pianeccia e scaturite dal contatto tra formazioni a diversa permeabilità
della Piana creando un gruppo di recapiti sorgivi denominati “Restina”.
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Dati di letteratura forniscono per il bacino idrografico del Fucino i
seguenti valori di precipitazione (P), evapotraspirazione (ETR),
precipitazione efficace (Peff), infiltrazione (I) e ruscellamento (R):
Piana del Fucino
AREA Km2
P (mm/anno
)
ETR (mm/anno
)
Peff (mm/anno
)
I (mm/anno
)
R (mm/anno
) 863,2
6 1108,38 401,51 706,82 574,39 132,40
Dal punto di vista idrogeologico nella Piana del Fucino è possibile
riconoscere i seguenti complessi idrogeologici:
complesso dei depositi lacustri attuali: è costituito da depositi lacustri a
granulometria limosa e argillosa (Pleistocene superiore – Olocene), hanno
una permeabilità molto bassa per porosità che confina superiormente la
falda in pressione della Piana del Fucino. complesso dei depositi
detritico-alluvionali recenti: è costituito da depositi alluvionali fluvio-
lacustri, conoidi di deiezione, depositi detritici di versante poco o nulla
cementati (Pleistocene superiore – Olocene); tali depositi hanno
granulometria estremamente variabile dalle ghiaie ai limi-argillosi che
conferiscono una permeabilità per porosità, generalmente, medio alta. Il
complesso dei depositi detritico-alluvionali recenti costituisce,
localmente, una zona di raccordo tra l’acquifero carbonatico e il
fondovalle lacustre, favorendo il travaso di acque sotterranee che
vanno ad alimentare le sorgenti poste al limite con il complesso dei
depositi lacustri.
complesso dei depositi detritico-alluvionali antichi: è costituito da una
successione eterometrica di depositi lacustri a granulometria argilloso-
limosa-sabbiosa, depositi fluviali ghiaioso-sabbiosi, brecce carbonatiche
di versante ben cementate e depositi caotici con grossi blocchi
(Pliocene superiore – Pleistocene superiore); tali depositi hanno
permeabilità variabile in funzione della granulometria, in generale si
mantiene medio-bassa. Il contrasto di permeabilità con sovrastante
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complesso dei depositi-detritico alluvionali recenti genera, al contatto, la
presenza di sorgenti di portata limitata.
complesso dei depositi arenaceo-marnosi: è costituito dai depositi
terrigeni sinorogenici formati da banchi di arenarie intercalate da
sequenze marnoso-argillose (Miocene superiore); tali depositi hanno
permeabilità per porosità e per fratturazione molto bassa che in genere
aumenta in funzione del grado di fratturazione dell’ammasso. complesso
dei depositi carbonatici: è costituito da calcari, calcari dolomitici e
subordinate dolomie, deposti in ambiente di piattaforma carbonatica e
transizione, fortemente fratturati e tettonizzati (Lias superiore – Miocene
medio); tali depositi hanno un’elevata permeabilità per fratturazione e,
localmente, per carsismo. Il complesso costituisce l’acquifero principale
che alimenta le sorgenti poste alla base dei rilievi; l’infiltrazione efficace è
molto elevata attestandosi a 800-900 mm.
Per quanto riguarda l’assetto idrogeologico nell’area cave affiora il
complesso dei depositi cartonatici dotati di una permeabilità elevata; in
particolare per le rocce calcaree il coefficiente di permeabilità k è
compreso tra 10 e 10-2 cm/sec e diminuisce in corrispondenza dei litotipi
più calcarenitici (10-3-10-4).
In contatto con tale complesso si individuano i depositi alluvionali
recenti; dall’analisi delle isopiezometriche della carta idrogeologica del
Fucino e dal monitoraggio fatto nei tubi piezometrici installati nei
sondaggi eseguiti, è emersa l’assenza di una falda acquifera nei primi 20
metri di sottosuolo.
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Figura 7a. Stralcio della CARTA IDROGEOLOGICA DEL FUCINO in rosso il settore di interesse – tratto da M. Petitta, E. Burri, A. Del Bon & A. Marchetti. Rev Scient. P. Celico.
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Figura 7b. Legenda della CARTA IDROGEOLOGICA DEL FUCINO –
tratto da M. Petitta, E. Burri, A. Del Bon & A. Marchetti. Rev Scient. P. Celico.
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7. CARATTERISTICHE GEOLOGICHE DELL’AREA D’INDAGINE E
CARATTERIZZAZIONE PARAMETRI MECCANICI
Al fine di fornire un modello geologico, ai sensi del Decreto del Ministero
delle Infrastrutture del 14 gennaio 2008 (Nuove norme tecniche per le
costruzioni) pubblicato sul Supplemento ordinario n. 29 della G.U. del
4.02.2008 - Paragrafo 6.2.1, orientato alla ricostruzione dei caratteri
stratigrafici, litologici, strutturali, idrogeologici, geomorfologici e, più in
generale, di pericolosità geologica del territorio in un intorno significativo
del luogo d’interesse, la relazione geologica si è basata su un numero
minimo nonché sufficiente di indagini geologico-tecniche.
Il modello geologico di riferimento è stato validato e supportato da
indagini specifiche in funzione dell’importanza dell’opera.
Il sito si colloca sui litotipi calcarei e calcarenitici cretacici costituiti da
calcari cristallini micritici biancastri e grigio-avana con tracce di calcite
variamente fratturati.
Al di sopra dei litotipi calcarei, nell’area di cava si rinviene una porzione
superficiale di depositi detritici con spessore variabile che nel dettaglio
sono costituiti complessivamente da un primo intervallo di terreno
vegetale brunastro con ciottoli e ghiaia avente spessore inferiore ad 1
metro a cui seguono intervalli sabbiosi e sabbioso arenacei con ghiaia e
ciottoli subarrotondati con spessore variabile (S1-S2).
Il rilevamento geomorfologico, effettuato per questo studio, ha
evidenziato un andamento della superficie topografica con settori
particolarmente acclivi specie in corrispondenza del settore a monte
dell’area di cava.
In base al rilievo geomorfologico eseguito e dall’osservazione delle
Carta Topografica Regionale – Regione Abruzzo in scala 1:25.000, l’area è
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stata classificata nella categoria Topografica “T2”, che comprende
pendii con inclinazione i > 15° (NTC 2008 – D.M. 14/01/2008).
Dal rilevamento di campagna il sito su cui è previsto l’ampliamento non
è interessato allo stato attuale da processi morfogenetici in atto.
La raccolta dei dati geotecnici per i litotipi investigati è stata ottenuta
attraverso l’utilizzo di dati acquisiti in precedenza su siti analoghi dal punto
di vista litologico stratigrafico e con un rilievo geomeccanico qualitativo di
dettaglio volto alla classificazione dell’ammasso roccioso ed effettuato su
una parete rocciosa della cava già coltivata.
Queste indagini hanno permesso di individuare le caratteristiche fisico –
meccaniche delle litologie dell’area in esame; sulla base di ciò si è
ricostruito un modello geologico del sottosuolo (vedi sezione Allegati).
Da tali dati a disposizione è emerso che il sito oggetto d’indagine
presenta, fino alla profondità investigata due unità geotecniche con
proprie caratteristiche meccaniche alle quali si è data un’interpretazione
geolitologica:
UNITA’ GEOTECNICA 1: TERRENO VEGETALE E DETRITO CALCAREO;
UNITA’ GEOTECNICA 2: ROCCIA CALCAREA VARIAMENTE FRATTURATA.
Per i litotipi costituenti la prima unità geotecnica con comportamento
prevalentemente granulare e poco coesivo, attraverso indagini
penetrometriche effettuate su analoghe tipologie di terreno, sono
proponibili i seguenti parametri meccanici:
Peso di Volume (t/m3)
Angolo di attrito
(°)
Mod. Edom.
(kg/cm2)
Mod. di Young
(kg/cm2)
Mod. di Poisson
1.9-2.0 26 124 254 0.26
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Per la seconda unità geotecnica si è proceduto a caratterizzare
l’ammasso roccioso adottando le metodologie di classificazione di
Beniawsky e Romana, alla determinazione del Rock Mass Rating (RMR,
Beniawsky) e, con le dovute correzioni apportate da Romana nel 1985,
dello Slope Mass Rating (SMR).
Le analisi sono state effettuate con apposito software RockMechanics
della Geostru che ha permesso la restituzione dei principali parametri
meccanici e di appurare le condizioni di stabilità del fronte stesso.
Input dati per il calcolo di Rock Mass Rating (RMR) Indice di rimbalzo (R)=30-26 Numero medio di giunti per metro (n) =10 Spaziatura delle discontinuità (s)=0.2 m Persistenza (continuità) del giunto < 1 m Giunto chiuso liscio Pareti mediamente alterate Riempimento assente Roccia asciutta Classificazione dell'ammasso roccioso RMRbase RMRcorretto Classe Descrizione
64.42 64.42 Seconda Buono Caratterizzazione geomeccanica dell'ammasso roccioso
Modulo di deformazione
(GPa)
Geological Strenght
Index (GSI)
Coesione di picco
(kPa)
Angolo di attrito di
picco (°)
Coesione residua (kPa)
Angolo di attrito
residuo (°)
28.84 59.42 322.1 37.21 257.68 30.77 Risultati relativi a Slope Mass Rating (SMR) Classificazione corretta dell'ammasso roccioso SMR Classe Descrizione 71.46 Seconda Buona Stabilità Modo di
rottura Stabilizzazione
Stabile Possibili blocchi
Occasionale
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Si è effettuata un analisi dell’ammasso roccioso con il metodo HOEK-
BROWN (Programma RocLab della ROCSCIENCE INC.). Tale versione
costituisce uno sviluppo del classico metodo RMR di Bienawski fornendo i
parametri meccanici attraverso una classificazione parametrica del
litotipo.
Hoek Brown Classification sigci 50 MPa Resistenza a Compressione (Da prove Sclerometriche effettuate) GSI 40 Determinate in base a Jv e allo stato delle fratture mi 7 Costante del materiale D 0.7 Metodologia di scavo Ei 21250 Mohr-Coulomb Fit c 0.162471 MPa phi 41.5927 degrees friction angle
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8. RACCOLTA DATI GEOFISICI e AZIONE SISMICA
A suffragio del rilevamento di campagna eseguito sul sito oggetto di
studio è stata svolta anche una campagna di indagini geofisiche atta ad
ottenere il parametro fisico Vs30 utile per inquadrare la categoria di suolo
(Nuove Norme Tecniche sulle costruzioni NTC 2008 - D.M. 14/01/2008) oltre
che a definire sismostratigraficamente l'area.
La metodologia utilizzata a tal proposito è stata la tecnica di Sismica di
superficie tipo MASW che utilizza le registrazioni delle onde superficiali
(Rayleigh) per analizzare, attraverso un metodo di inversione, i risultati in
termini di velocità delle onde S.
Nella figura 11 viene sintetizzato il modello sismostratigrafico del terreno
desunto dalle analisi MASW (M1).
Figura 8- Profilo di Velocità ottenuto con la metodologia MASW –
Categoria di suolo: B – Vs30= 681 m/s.
GRAFICO VELOCITA' Vs FINALI - PROFONDITA'
-30
-25
-20
-15
-10
-5
0
0 200 400 600 800 1000
Vs (m/s)
H (m
)
753 m/s
485m/s
355 m/s
788 m/s
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Dall’analisi dei dati acquisiti con la metodologia MASW e dal
rilevamento geologico eseguito, è stato possibile ottenere un profilo
sismostratigrafico del sito in esame che risulta essere costituito da un primo
intervallo di circa 2 metri di copertura superficiale caratterizzata da una
velocità delle onde Vs finale di 355 m/sec a cui seguono fino ad una
profondità di circa 5 metri dal p.c. depositi con grado di addensamento
e compattazione crescente con la profondità e caratterizzati da velocità
delle onde Vs passanti da 485 m/sec a 753 m/sec. Il parametro Vs30
calcolato per il profilo di velocità registrato nella zona interessata dal
progetto è: 681 m/sec.
Pertanto la categoria di suolo del sito in esame è B: “Rocce tenere e
depositi di terreni a grana grossa molto addensati o terreni a grana fina
molto consistenti con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un
graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e
da valori di Vs,30 compresi tra 360 m/s e 800 m/s (NSPT,30 >50 nei terreni a
grana grossa e Cu,30 >250 KPa nei terreni a grana fina).
Di seguito si riportano i coefficienti sismici orizzontali e verticali (Kh e Kv) e
l’accelerazione massima attesa (Amax) per gli stati limite di esercizio (SLE)
e per gli stati limite ultimi (SLU):
Kh Kv
Amax
(m/s2)
SLE
SLO
Operatività 0.019 0.010 0.944
SLD
Danno 0.021 0.010 1.025
SLU
SLV
Salvaguardi
a della vita
0.077 0.038 2.693
SLC
Prevenzione
dal collasso
0.093 0.047 3.269
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Si rimanda al report della Indagine di Sismica MASW e alla relazione di
indagine sismica generale, nella sezione allegati, per una trattazione più
completa dell'argomento.
9. STABILITA’ DELLE GRADONATE IN FASE DI COLTIVAZIONE
Nel presente studio si è proceduto alla verifica di stabilità delle gradinate
che verranno a crearsi in fase di coltivazione prendendo in considerazione
sia l’intero complesso di gradinate previste che il singolo gradone.
Non si è tenuto conto nella caratterizzazione geotecnica dei materiali
costituenti della prima unità geotecnica e il calcolo, data l’assenza di
falde sub-superficiali, si è effettuato in condizioni drenate e inserendo i
parametri sismici di riferimento scaturiti dalle indagini effettuate.
Il metodo utilizzato è quello pseudo statico, estensione dell’equilibrio
limite, con l’aggiunta di una componente di inerzia che rappresenta
l’azione indotta dal sisma.
Le verifiche sono state condotte nelle condizioni peggiori utilizzando i
coefficienti sismici e adottando la combinazione dei coefficienti parziali
delle NTC:A2+M2+R2, in cui i coefficienti A2 sono moltiplicativi delle azioni
e i coefficienti M2 e R2 sono rispettivamente riduttivi dei parametri di
resistenza e della resistenza globale del sistema.
Dalle analisi effettuate si è riscontrato un valore del fattore di sicurezza al
di sopra dell’unità indicando una condizione di sostanziale stabilità delle
gradinate che verranno a crearsi.
Per un maggior approfondimento si rimanda alla sezione allegati della
relazione.
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10. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
In ottemperanza a quanto prescritto dalla nuova normativa sulle
costruzioni NTC 2008 D.M. 14/01/2008 è stata svolta una serie di indagini
geotecniche in sito e geofisiche che hanno permesso una ricostruzione di
un modello geologico-tecnico del sito interessato dal dal progetto per
l’Ampliamneto della cava in località Le Coste di Venere nel territorio del
comune di Pescina (AQ).
Il sito si colloca sui litotipi calcarei e calcarenitici cretacici costituiti da
calcari cristallini micritici biancastri e grigio-avana con tracce di calcite
variamente fratturati.
Al di sopra dei litotipi calcarei, nell’area di cava si rinviene una porzione
superficiale di depositi detritici con spessore variabile che nel dettaglio
sono costituiti complessivamente da un primo intervallo di terreno
vegetale brunastro con ciottoli e ghiaia avente spessore inferiore ad 1
metro a cui seguono intervalli sabbiosi e sabbioso arenacei con ghiaia e
ciottoli subarrotondati con spessore variabile. Il rilevamento
geomorfologico, effettuato per questo studio, ha evidenziato un
andamento della superficie topografica con settori particolarmente
acclivi specie in corrispondenza del settore a monte dell’area di cava e
pertanto l’area è stata classificata nella categoria Topografica “T2”, che
comprende pendii con inclinazione i > 15° (NTC 2008 – D.M. 14/01/2008).
In seguito al rilevamento geologico, geomorfologico e strutturale di
dettaglio, sul sito in oggetto, non ci sono segnali evidenti di attività
carsica; non è stato individuato alcun segno di carsismo in genere,
pertanto è possibile affermare che il sito non è interessato da evidenze in
superficie di cavità e/o grotte.
Dall’analisi comparata delle carte della pericolosità e del rischio di frana
e processi erosivi fornite dalla suddetta Autorità di Bacino, l’area di cava
è classificata come “Ambito morfologico in cui si riconoscono fenomeni
franosi a massima intensità attesa alta” ; in queste aree gli interventi sono
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subordinati unicamente all’applicazione della normativa vigente in
materia. Dall’analisi della carta del rischio da frana il sito rientra in un area
di alta attenzione.
Tuttavia si vuole evidenziare come allo stato attuale non si segnalano
processi morfogenetici in atto.
Le indagini eseguite sono state:
! N° 3 sondaggi a c.c. attrezzati con piezometro;
! N° 1 prova geofisica di sismica di superficie tipo MASW (M1);
! N°1 rilievo geomeccanico.
Dal rilevamento di campagna e dalle stratigrafie dei sondaggi si sono
distinte due unità geotecniche principali le cui principali caratteristiche
meccaniche sono riportate nel par. 7 della relazione.
Dall’analisi delle isopiezometriche della carta idrogeologica del Fucino
e dal monitoraggio fatto nei tubi piezometrici installati nei sondaggi
eseguiti, è emersa l’assenza di una falda acquifera nei primi 20 metri di
sottosuolo.
Attraverso le indagini geofisiche tipo MASW si è potuto calcolare il
parametro Vs30 e stabilire la categoria di suolo B del suolo di fondazione
(NTC 2008 – D.M. 14/01/2008).
Le caratteristiche dell’ammasso roccioso desunte attraverso il
rilevamento geomeccanico effettuato su una parete rocciosa della cava
già coltivata ha permesso la restituzione dei parametri meccanici dei
litotipi calcarei.
Da queste basi è stata effettuata una verifica di stabilità per i gradoni
che si verranno a creare in fase di coltivazione.
Considerando i risultati emersi si può affermare che i singoli gradoni di
progetto e l’intero versante che si verrà a creare nel progetto di
ampliamento, sono da considerarsi stabili.
Gioia dei Marsi, Dicembre 2015 Il Geologo
Dott. Michele Aureli