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RADIO3 SUITE – FESTIVAL DEI FESTIVAL GIOVEDI’ 8 LUGLIO 2004 20.00 SPOLETO FESTIVAL In diretta dal Teatro Caio Melisso di Spoleto Op. 49 Musica di Viktor Ullmann, libretto di Petr Kien PERSONAGGI INTERPRETI Imperatore Brian Mulligan Altoparlante (cantato) Alvin Crawford Altoparlante (parlato) Nico Castel La Morte Daniel Gross Arlecchino Steven Paul Spears Un soldato Matthew Garrett Una giovane donna Hanan Alattar Il tamburino Alison Tupay The Julliard Orchestra Direttore, James Conlon Regia Edward Berkeley Luci Matthew McCarthy > Biografia di Viktor Ullmann > Lettera di James Conlon Parigi, 8 Febbraio 2003 > Presentazione La morte e la speranza (formato pdf) LINK: La trama Festival di Spoleto

Ullmann Viktor-petr Kien_der Kaiser Von Atlantis

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RADIO3 SUITE – FESTIVAL DEI FESTIVALGIOVEDI’ 8 LUGLIO 2004

20.00

SPOLETO FESTIVALIn diretta dal Teatro Caio Melisso di Spoleto

Op. 49Musica di Viktor Ullmann, libretto di Petr Kien

PERSONAGGI INTERPRETI

Imperatore Brian Mulligan

Altoparlante (cantato) Alvin Crawford

Altoparlante (parlato) Nico Castel

La Morte Daniel Gross

Arlecchino Steven Paul Spears

Un soldato Matthew Garrett

Una giovane donna Hanan Alattar

Il tamburino Alison Tupay

The Julliard OrchestraDirettore, James ConlonRegia Edward Berkeley Luci Matthew McCarthy

> Biografia di Viktor Ullmann

> Lettera di James Conlon Parigi, 8 Febbraio 2003

> Presentazione La morte e la speranza (formato pdf)

LINK:La tramaFestival di Spoleto

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VIKTOR ULLMANN: L’IMPERATORE D’ATLANTIDEAltoparlanteAttenzione! Attenzione! Ora ascolterete: L’Imperatore d’Atlantide. un’opera sui generis in quattro quadri. Sono di scena l’imperatore Overall d’Atlantide in persona - erano anni ormai che non si faceva vedere: sta chiuso nel suo gigantesco palazzo, tutto solo, per poter meglio regnare. Il Tamburo, un’apparizione quasi irreale come la radio. L’Altoparlante, non lo si vede, lo si sente soltanto. Un soldato e una ragazza. La Morte, nelle vesti d’un congedato, e l’Arlecchino che sa ridere fra le lacrime: è la vita… Il primo quadro si svolge qua e là; la Morte e Arlecchino stanno seduti come due pensionati; la vita, che non sa più ridere né morire, che non sa più piangere in un mondo che ha disimparato a godersi la vita e a lasciarsi morire... di morte. La Morte, inesorabilmente offesa da tale confusione, dall’eccessivo andirivieni e dalla meccanizzazione della vita moderna, spezza la sua sciabola e risolve di dare all’umanità una bella lezione: da ora in poi nessuno sarà più in grado di morire. Pronto, pronto! Cominciamo!

QUADRO PRIMOSu una panca siedono Arlecchino e la Morte. Arlecchino, barbuto vegliardo, canta. La Morte, in logora uniforme imperial-regia, disegna con la sciabola nella sabbia.Aria di ArlecchinoSale la luna sopra le cime con le sue gambe dilegno, i ragazzi han sete d’amore, di vino.Chi la luna ha portato con sé,non ritornerà mai piùChe vogliam bere?Vogliam bere del sangue.Che vogliam baciare?Il culo dei diavolo.Si, confuso è il mondo,gira come una giostra.Cavalchiamo il caprone.La luna è bianca, il sangue arde.Il vino è dolce, l’amore è in paradiso.Che ci resta nel povero mondo?Ci offriamo in vendita alla fiera.Nessuno ci vuol comprare?Perché ognuno vuol esser libero.Dobbiamo correre ai quattro venti. Ah!MorteSmettila. Cosa canti?ArlecchinoCanto, così.MorteChe giorno è oggi?

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ArlecchinoNon cambio più i giorni quotidianamentedacché non mi cambio più la camicia: miprendo un giorno nuovo solo quando mimetto biancheria fresca.MorteAllora sei rimasto nell’anno passato.ArlecchinoChe sia martedì? Mercoledì? Venerdì? Tanto,uno vale l’altro.MorteGiorni, giorni, chi compra giorni?Morte, ArlecchinoGiorni, giorni, chi compra giorni?Belli, nuovi, ignoti.Uno vale l’altro, ecc.In uno si cela forse la fortuna,allora diventi re.Vecchi, convenienti giorni, chi compra giorni? ecc.ArlecchinoMi sento meno tranquillo dacché son preso per ilcollo. Dovresti ammazzarmi, alla fin fine è il tuomestiere, ed io m’annoio - è insopportabile.MorteLasciami in pace. Tu non sei da ammazzare. IlRiso, che si fa beffe di se stesso, è immortale.Non puoi sfuggire a te stesso, nonostante tuttoresti Arlecchino.ArlecchinoE questo cos’è? Un ricordo, più scialbo dellefotografie ingiallite di questi uomini che non sannopiù ridere... Di me nessuno ride, s’io potessidimenticare che sapore ha il vino giovane, s’iopotessi rabbrividire al tocco ignoto della donna.MorteMi vien da ridere ad ascoltarti. Tu hai trecento anniAppena, ed io recito queste scene dacché esiste ilmondo. Adesso son vecchia e non ce la faccio più.Avresti dovuto vedermi!MortePrima della guerra, la gente indossava gli abiti piùstupendi per farmi onore!Oro e porpora, scintillanti armature, siagghindavano per me come una moglie per losposo. Variopinti stendardi ondeggiavano sopra ibellici

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destrieri, lanzichenecchi giocavano a dadi suitamburi di guerra, e quando ballavano, rompevanl’ossa alle donne ch’eran madide del sudore deiloro ballerini. Quante volte son corsa a gara con ipiccoli cavalli d’Attila, con gli elefanti di Annibale e con le tigri diGenghis, son troppo deboli le mie gambe perpoter seguire le coorti motorizzate. Che altro miresta che zoppicare dietro ai nuovi angeli di morte,nel piccolo mestiere del morire.TamburoPronto, pronto! Attenti! attenti! In nomedi Sua Maestà, l’Imperatore Overall!Noi, per grazia divina Overall, l’Unico,gloria della patria, benedizione dell’umanità,imperatore delle due Indie, imperatored’Atlantide, duca reggente di Ofir e verace scalco di Astarte,barone d’Ungheria, cardinale principe di Ravenna,re di Gerusalemme.Per esaltazione della nostra natura divina,arcipapa, nella nostra infallibile saggezza, che tuttocompenetra, abbiamo deciso che tutto il nostroterritorio proclami la guerra grande e benedetta ditutti contro tutti.Ogni bambino, sia maschio che femmina,ogni fanciulla, sposa, madre, ogni uomo,sia curvo sia diritto, porterà le armi in questa santabattaglia, che finirà con la vittoria della NostraApostolica Maestà e con l’annientamento delmale nelle nostre terre. In questo istantedichiariamo aperta la vittoriosa campagna di guerra.La nostra antica alleata, la Morte, innalzerà davantia noi il suo glorioso vessillo in nome del nostrogrande futuro e del suo grande passato.Combattete con valore! Dato nell’anno quindicidella nostra benedetta reggenza.Firmato Overall!MorteSenti come si fan beffe di me? Io sola possoprendere le anime! Portare la bandiera! Il miogrande passato! Il vostro grande futuro!Seguaci della Morte Secca!ArlecchinoAh, ah, ah, ah, ah, ah, ah!TamburoNoi per grazia divina Overall, l’Unico...(Esce.)

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Morte(Sguaina la sciabola.)Ih ih! In nome del vostro grande futuro!ArlecchinoChe cosa fai?Morte(Spezza la sciabola.)Io rendo grande e lungo il destino degli uomini!!(sipario)

QUADRO SECONDOIl palazzo imperiale vuoto. Uno scrittoio, una grande cornice nero-velata come uno specchio; un irreale Altoparlante. L’imperatore Overall siedeimpettito e scrive. All’improvviso si rannicchia, siscuote e guarda rapido dietro di sé; grida al telefono:Imperatore OverallChe ore sono?AltoparlanteLe cinque e trentadue(Overall aggiusta l’orologio.)Pronto, pronto! Guardia imperiale! Capitanodella ronda! Il cordone attorno al palazzo,secondo gli ordini, è stato triplicato.Imperatore OverallArmi cariche?AltoparlanteArmi cariche.Imperatore OverallBene.AltoparlanteAttenzione, attenzione! Orde armate,aeroplani, torpedini sotterranee hannosmantellato la cinta fortificata della terza città.Gli abitanti sono morti. I cadaveri sono staticonsegnati all’Istituto di Riciclaggio.Imperatore OverallQuanti?AltoparlanteDiecimila chili di fosforo.Imperatore OverallOttimo! (Forma un numero.)Il tribunale provinciale.AltoparlantePronto, pronto, tribunale provinciale.Imperatore OverallL’attentatore?

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AltoparlanteSecondo l’ordine. E’ stato impiccato alle quattro etrediciImperatore OverallAllora è morto?AltoparlanteLa morte dovrebbe giungere in ogni momento!Imperatore OverallChe? Dovrebbe? Quando fu eseguita la sentenza?AltoparlanteAlle quattro e tredici.Imperatore OverallAdesso sono le cinque e trentacinque!AltoparlanteLa morte dovrebbe giungere in ogni momento!Imperatore OverallState dando i numeri? Possibile che il boia nonriesce a impiccare a morte in ottantadueminuti?!AltoparlanteLa morte dovrebbe giungere in ogni momento!(Overall balza in piedi.)Imperatore OverallSon forse impazzito? Qualcuno m’ha forsestrappato di mano la Morte? Chi più mi temerà infuturo? La Morte si rifiuterà di servirmi? S’èinfranta la sua vecchia spada? Chi ubbidirà ancoraall’imperatore d’Atlantide? Pronto! Morte perfucilazione!AltoparlanteOrdine eseguito.Imperatore OverallEbbene?AltoparlanteLa morte dovrebbe giungere in ogni momento!Imperatore Overall(Retrocede.)Come? Il medico!AltoparlantePronto, qui il medico!Imperatore OverallEbbene?AltoparlanteVive ancora. E’ scoppiata una strana malattia.I soldati non riescono a morire.Imperatore Overall

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Cercate il germe patogeno di questa malattia.Quanti ne sono morti dacché è comparsal’epidemia?AltoparlanteNessuno. Migliaia lottano con la vita per potermorire.Imperatore OverallGrazie! Emanerò disposizioni.AltoparlanteMinistero degli Esteri!Manifesti a tutti gli angoli; appelli alla radio;tamburi nei villaggilmperatore OverallNoi, Overall, l’Unico, doniamo ai nostri degnisoldati un rimedio segreto per la vita eterna. Chi lopossiede, è immune da morte - nessuna ferita,nessuna malattia gli può più impedire di trarre laspada per il suo signore e per la patria. Morte,dov’è il tuo pungiglione? Inferno, dov’è la tuavittoria?(Sipario)QUADRO TERZOCampo di battaglia. Un Soldato semplice e unaragazza, Bubikopf (= Capelli alla maschietta).SoldatoChi va là?BubikopfAlt! Fermo! Un uomo?SoldatoUn uomo!BubikopfMa un nemico!(Lei scarica la sua pistola, lui si getta a terra. Leisi slancia su di lui credendo di averlo colpito.Lui balza in piedi, combattono, lui la sopraffà.)Tamburo…doniamo ai nostri fedeli soldati un segretorimedio per la vita eterna…SoldatoChe pelle bianca!BubikopfSpara, niente chiacchiere!Tamburo… è immune da morte…SoldatoQuand’ero giovane, un giorno sono andato lungo il

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fiume con una ragazza - aveva occhi chiari comete!BubikopfNon sono vecchia abbastanza per potermiricordare… Taglia corto.Tamburo… Morte, dov’è il tuo pungiglione?Inferno, dov’è la tua vittoria?BubikopfL’imperatore ha ordinato d’uccidere - dunquefallo!SoldatoLe pesanti armi non debbon logorare le tue spalledelicate! Non voglio, tu non devi soffrire; guarda, ilmondo è luminoso - e variopinto.BubikopfDevi essere ben vecchio…Non ti capisco.(Lui la bacia. Lei solleva l’arma, poi la getta viae vola nelle sue braccia.)BubikopfE’ vero che ci son paesaggisenza buche di granata?E’ vero che ci son paroleche non son dure e brusche?E’ vero che ci son praticolmi di vari colori e profumi?E’ vero che ci son montiazzurri di raggiante luce?(Entra il Tamburo)TamburoVieni, via di qua, vieni, via con me! Via di qua!BubikopfVieni, via di qua, vieni, via con me! Via di qua!TamburoTi chiama l’imperatore, e il dovere!BubikopfCi alletta la lontana luce del sole!La morte è morta, finita la bellica angoscia!TamburoTi chiama la lotta, ti chiama la morte!TamburoIl tamburo, tamburo rimbomba e tuona!Solo il tamburo eccita un vero uomo!Ah! Ha liscia la pelle come una donna,è tondo in tutto il suo corpo,

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piena e sonora è la sua lingua!Un vero uomo corre dietro solo al tamburo!Soldato, BubikopfOra è fiorito quel che abbella la morte,il fior dell’amore che tutto, tutto concilia.(Il Tamburo se ne va. Bubikopf e il Soldatosi fermano strettamente allacciati.)Soldato, BubikopfGuarda, son trascorse le nubiche a lungo han reso amaro lo sguardo;il paesaggio velato di grigios’è illuminato a un tratto.Ombre profonde si fan più luminose,quando il sole splende dorato;la Morte diventa un poetase si congiunge ad Amore.(Scende il sipario.)“I morti viventi”(Si leva il sipario)QUADRO QUARTOIl palazzo imperiall. Overall allo scrittoio.AltoparlanteAttenzione, attenzione! Il generale supremo.L’Ospedale 34 per morti viventi alle tre è statoassalito dai ribelli; medici e istruttori han disertatoin massa. I caporioni han bandiere nere e perinsegna un aratro insanguinato.Combattono senza gridadi guerra, muti ed esasperati. Lo staffdei generali della 12a armata non ha ancoraconsegnato il suo rapporto.Imperatore OverallChe altro?AltoparlanteQuesto è tutto!Imperatore OverallBene!(Continua a scrivere, girandosi di quando inquando. Arlecchino emerge dalla botola delpalcoscenico).ArlecchinoSiam corsi dal bottegaio per un soldino di dolci;per raggiungere il circo ne abbiam fatte di tutte.Insieme abbiam cavalcato il cavalluccio;abbiamo slittato sulla nostra nuova cartella discuola.

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Abbiam tremato sotto gli sguardi d’una ragazzina;abbiam fatto a pezzi l’ingiustizia del mondo,con puri pensieri.(Avanza il Tamburo. Rigido e in tono di comando.)TamburoNoi Overall, noi Overall, il mondo è pieno,il mondo è pieno delle nostre gesta.Non le tradiremo mai sulla terra,sulla terra mai per paura.Astuzia vale follia, saggezza vale pazzia,noi Overall.ArlecchinoDormi, bimbo, dormi,io sono un epitaffio.Tuo padre è perito in guerra,la rossa bocca inghiottì tua madre,dormi, bimbo, dormi.Tardi, bimbo, tardi,l’uomo sulla luna miete.Miete la fortuna,continua a mietere,e ora che viene il sole,è secca ormai!Poi metti il vestitino rosso,comincia da capo la canzone.Imperatore OverallPronto, Ministro degli Esteri! Che stazionisono inmano dei ribelli?Altoparlante57-3- romano VIII - 120 - romano XXXII/I -1011/B.Imperatore OverallE’ stampato il proclama?AltoparlanteStampato e spedito.Imperatore OverallOttimo!(Cerca un numero. Si sentono voci confuse,frammenti del proclama imperiale, rumori. Poi:)Altoparlante(un’altra stazione)Un terribile medico ci ha aperto gli occhi e ci haguarito dalla nostra cecità. Grande come la folliadei nostri peccati è la pena,terribili i dolori che

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dobbiam sostenere. Li sopporteremo con umiltàe non ci fermeremo prima d’aver sradicato dainostri cuori l’ultima erbaccia dell’odio e dellairreconciliabilità. A nude mani abbatteremo lefortificazioni d’acciaio del diavolo...(Overall spegne bruscamente la radio.Continua a scrivere e a contare, mezzo follecome in sogno.)(Overall balza in piedi e si precipita verso ilproscenio.)Imperatore OverallCinque, sei, sette, otto, nove, dieci, cento, millebombe, un milione di cannoni. Mi son circondatodi mura senza finestre. Anche questa postazioneera prevista! Cos’è mai un uomo? Son dunque unuomo o un pallottoliere di Dio? Sono ancora unuomo? ecc.ArlecchinoNeanche per sogno, neanche per sogno, ah, ah,ah, ah, neanche per sogno. Pronto, pronto, sì, si ècircondato di mura. Pronto, pronto, cos’è mai unuomo? Sono ancora un uomo? Il pallottoliere diDio? Sono ancora un uomo? Un uomo?TamburoAh, ah, ah, ah, neanche per sogno, neanche persogno. Sì, si è circondato di mura, di mura senzafinestre. Pronto, pronto, cos’è mai un uomo? Daanni lo specchio è velato! Il pallottoliere di Dio?Sono un uomo? Sono un uomo?(Overall strappa il panno dallo specchio. Dietro lacornice sta, come un riflesso, la Morte.Overall rimane fermo e spavaldo davanti allospecchio, che vorrebbe velare ancora.)Tamburo, ArlecchinoUn morto vivente!Imperatore OverallChi sei?MorteSon la Morte, la Morte giardiniera,semino sonno in solchi armati con dolore.Son la Morte, la Morte giardiniera,sarchio l’erbaccia appassita di stanche creature.Son la Morte, la Morte giardiniera,mieto nei campi il grano maturo del dolore.Sono chi libera dalla peste,e non la peste.

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Son chi porta redenzione dal dolore,non chi vi fa soffrire.Sono il comodo, caldo nido,dove si rifugia la vita morsa d’angoscia.Son la più grande festa della libertà.Sono l’ultima ninnananna.Tranquilla e pacifica è la mia casa ospitale!Venite, riposatevi.OverallDunque tu ritorni. Noi uomininon possiamo viveresenza di te.MorteFarò la pace se tu sai affrontare il sacrificio dipatire per primo la nuova morte.OverallAvrei forza per questo sacrificio. Ma gli uomini nonlo meritano.MorteAllora non posso ritornare da voi.OverallDevo rifiutarmi di sopportare ciò che ognisofferente implora?... Io lo farò.MorteDammi la tua mano in pegno!OverallDi tutto quel che avviene, v’è una cosa sola chesgomina il sorriso degli dèi:l’addio.(al Tamburo)Come ab aeterno sta ancora intorno a noi l’ora, latua mano posa ancora nella mia, e attraverso diessa la mia vita oscura sente la tua vita.Non piangere per me!(Gradualmente la Morte assume le sembianze diErmes.)Seguo quest’estraneo giovinetto, dove non ti dico,dove non ti dico, ma ho ancora vaga speranza d’unprossimo ritorno.Fiumi verranno e monti staranno intorno a me.Su elevati prati nel sole e con venti avversisbocceranno i fiori. Cade dove non sei, la neve.Diluvia dove non sei, la pioggia estiva.Dove non sei.Quando pensi: adesso un bimbo viene alla fonte,un cavallo sta davanti a un maniscalco, e verrà

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ferrato, ora ricordatevi anche di me ma senzaaccuse, ecc.Quel ch’è lontano non è degno di rimpianto,piuttosto quel ch’è vicino e riposa in ombraeterna.(La morte prende dolcemente per manol’imperatore e lo porta via attraverso lo specchio,mentre dietro la scena si sente il corale.)Bubikopf, Tamburo, Arlecchino, AltoparlanteVieni, Morte, o nostra degna ospite, nellacameretta del nostro cuore.Toglici il dolore e il peso della vita,guidaci al riposo dopo dolore e affanno.Apprendici a onorare nei nostri fratelliil piacere e la sofferenza della vita.Insegnaci il più sacro comandamento:Non nominare il grande nomedella Morte invano.(Cala il sipario.)Addio dell’Imperatore(versione alternativa dell’Aria n. 19 di Overall)La guerra è finita, lo dici con fierezza.Solo questa guerra è finita, l’ultima?Bianchi vessilli sventoleranno,da ogni torre a festa suoneranno le campane,e i folli balleranno, canteranno, salteranno.Ah, ma per quanto ancora!?Solo smorzato, non spento è il fuoco!Ben presto fiammeggia ancora,di nuovo infuria l’assassinio,ed io bramai la pace della tomba.Oh, avesse buona sorte l’opera mia!Liberato l’uomo da questo legame,stende la terra i suoi campi immietuti.Ah, fossimo noi inariditi!Crescono liberi i boschi,nessuno impedisce all’acqua di scorrereper la sua strada.Tornano di nuovo morte, fame, amore, vita!Nuvole a volte, a volte lampo,ma assassinio mai più.Sta in mano tua la nostra vita,portala, portala via con te!Finale: vieni, Morte, ecc. v. 20******************************************************************************Traduzione DECCA 1994 di Olimpio Cescatti

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Il Festival dei Due Mondi ringrazia Universal Music Italia e Decca per la gentile concessione

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Viktor Ullmann

Viktor Ullmann nacque nel 1898 a Teschen, al confine tra la Moravia e la Polonia, da genitori di origine ebraica. Durante la sua breve vita, che ebbe termine nel campo di concentramento di Auschwitz nel 1944, intraprese numerose attività e, oltre ad essere un bravo compositore, fu pianista, maestro del coro, direttore d'orchestra, direttore artistico e critico musicale.Studiò dapprima composizione con Schönberg ma, dopo pochi mesi, si spostò a Praga dove, fra il 1920 ed il 1927, fu uno dei principali collaboratori di Zemlinsky al "Nuovo Teatro Tedesco". Nel biennio 1927-28 ricoprì l'incarico di direttore artistico dell'Opera di Aussig e, sotto la sua gestione, ebbero luogo una serie di prime di autori quali Richard Strauss e Krenek. Successivamente si trasferì a Zurigo in qualità di direttore d'orchestra, e venne a contatto con il movimento antroposofico. Fu così entusiasta che dal 1931 al 1933 si dedicò esclusivamente a questa dottrina, aprendo a Stoccarda una libreria specializzata e abbandonando provvisoriamente anche l'attività compositiva. All'avvento del nazismo fu costretto a fuggire e ritornare a Praga. Lì svolse un'intensa

attività didattica e giornalistica e si avvicinò alla musicalità di Hába. Nel 1942 fu deportato nel ghetto di Térezin dove, prima di essere inviato ad Auschwitz, trascorse venticinque mesi di soggiorno forzato e diede il suo notevole contributo artistico. Térezin o Theresienstadt, come era stata ribattezzata dai tedeschi, era anche definita, come risulta da un documentario propagandistico del periodo, "la città che Hitler aveva dato agli Ebrei per rifugiarsi dagli orrori della guerra". Inizialmente era solo un campo di lavoro dove si viveva male, ma molte cose erano tollerate, per cui non tutti si resero subito conto dell'atroce destino che li attendeva. In particolare, grazie anche al fatto che vi erano internati un gran numero di artisti cechi di origine ebrea, Térezin fu sede di numerose manifestazioni di carattere culturale, portate avanti da Ullmann e i suoi colleghi, con i pochi mezzi a disposizione. Con il passare del tempo, la progressiva decimazione di compositori e strumentisti fece sì che molta produzione non potè essere mai eseguita. Una sorte toccata anche a "Der Kaiser von Atlantis", l'opera più nota di Ullmann, da lui definita leggenda in quattro scene, che si avvalse dei testi del poeta e pittore Petr Kien. Il lavoro, che ha come eloquente sottotitolo "L'abdicazione della Morte", è incentrata sulla lotta fra Überalles (Dappetutto), Imperatore di Atlantide e la Morte.

Il recupero di una eredità musicale. La musica rimossa dal Terzo Reich

Chi riscatterà l’infamia del loro destino… Loro condannati, arruolati, non-vittoriosi? Siegfried Sassoon

Ai vincitori le spoglie…ai sopravvissuti la possibilità di scrivere la storia. Quelli che hanno suonato, scritto o insegnato la musica classica dopo il 1945 lo hanno fatto con enormi omissioni. Le lacune non furono opera loro, ma una parte dell’eredità delle atrocità commesse dalla Germania nazista. Con la sua ideologia razzista e la rimozione sistematica dei musicisti, artisti e scrittori ebrei, il Terzo Reich mise a tacere due generazioni di compositori, e con loro, un intero panorama musicale. Molti, che morirono nei campi di concentramento, ed altri la cui libertà e produttività furono troncate, erano destinati ad essere dimenticati dopo la guerra. La loro musica sembrava essere scomparsa con loro.Invece è sopravissuto molto più materiale di quanto comunemente si pensi, ma ci sono volute decadi di lavoro accanito per ritrovarlo e pubblicarlo. Ora dobbiamo cogliere l’occasione per lenire una grande ingiustizia, facendo uno sforzo concertato per riportare alla luce la musica di chi fu soltanto “reo” di essere ebreo o di essersi opposto ad un regime autoritario.Ma non è quella l’unica ragione. Io credo che tutta questa “generazione perduta” incarni uno spirito che necessita di essere ascoltato. La creatività della prima metà del 20° secolo è di gran lunga più ricca di quanto noi pensiamo. Accanto a Stravinsky, Strauss ed altre grandi figure più fortunate, le molteplici voci di questi compositori di Berlino, Vienna, Praga e Budapest, siano stati essi ebrei, dissidenti od immigrati, rivelano molto sul fermento musicale del loro tempo. La loro musica, a mio parere, è accessibile e significativa. Per di più, la nostra eredità americana deve moltissimo a quelli che emigrarono a Hollywood e a Broadway, portando con sé le particolari personalità di ciascuno e creando uno stile che da allora è diventato il nostro. Il vecchio cliché secondo il quale “non ci sono capolavori perduti” nasce soltanto dalla nostra ignoranza. Se Felix Mendelssohn avesse accettato questo preconcetto, forse non avrebbe fatto rinascere la musica di Bach quasi un secolo dopo la sua composizione.Negli anni a venire ho l’intenzione di suonare questa musica con regolarità, nella speranza che essa troverà la sua collocazione nel repertorio standard. Per dare il via al progetto ho scelto di concentrami sulla musica di Viktor Ullmann (1898-1944). Tra settembre 1942 e ottobre 1944, nel campo di concentramento di Terezin egli scrisse quasi venti opere, compresa un’opera lirica. Egli era la personificazione di uno spirito esemplare di creatività, resistenza ed iniziativa di fronte a difficoltà schiaccianti. Ci sono tutti i motivi per credere che il suo nome, insieme a quelli dei suoi compagni di prigionia Pavel Hass, Hans Kràsa, e Gideon Klein, si rivedranno frequentemente sui nostri programmi di concerti. La loro musica, insieme con quella di Alexander Zemlinsky, Franz Schreker, Erwin Schulhoff e Karl Amadeus Hartmann (per nominarne soltanto alcuni) ha un posto importante nella storia della musica del 20° secolo. Si tratta di un pezzo mancante nel mosaico della nostra stessa eredità culturale.Mantenendo viva la musica delle vittime del totalitarismo, neghiamo a quei regimi ogni vittoria postuma. Il recupero di questa musica può servire come ricordo per resistere ad ogni impulso odierno o futuro verso la definizione di standard artistici sulla base di una ideologia razzista, o segregazionisti.La risposta alla domanda di Sassoon è: siamo noi, ora, che possiamo cominciare a “riscattare l’infamia del loro destino”.

James ConlonParigi, 8 Febbraio 2003

LA MORTE E LA SPERANZA

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Theresienstadt era un posto di orrore e di speranza, un simbolo del più bestiale e impensabile trattamento del genere umano. Theresienstadt (Terezin in ceco) a un’ora di macchina da Praga, era stata fondata dall’imperatore austriaco Giuseppe II nel 1780 come una fortezza per proteggere l’impero contro gli attacchi da Est e per rafforzare il potere austriaco sulle terre boeme. L’imperatore Giuseppe diede il nome alla città in onore della madre, l’imperatrice Maria Teresa. Per assolvere alla sua funzione di città militare Theresienstadt fu costruita a forma di stella intorno a una piazza centrale e completamente chiusa all’interno di impenetrabili bastioni. Quando le forze naziste entrarono in Boemia e Slovacchia nel marzo del 1939 presero possesso di Theresienstadt e presto la utilizzarono come una luogo di transito per gli ebrei deportati da Praga e destinati ai campi della morte di Auschwitz, Belsen e Buchenwald. Dopo che gli abitanti originari della città furono tutti deportati il primo gruppo di ebrei arrivò nel novembre del 1941, privi di qualsiasi effetto personale eccetto che per i vestiti che avevano sulle spalle e le loro più fragili speranze. I prigionieri si facevano forza riunendosi per cantare le canzoni della loro patria e della loro fede.I nazisti guardarono dapprima con sospetto a queste attività ma in seguito gli permisero di continuarle pensando che potessero essere utili per placare i reclusi.Tra il costante flusso di umanità che passò attraverso Theresienstadt – almeno centocinquantamila persone furono rinchiuse nella città, solo undicimila scamparono la morte per malattia o per assassinio – vi erano numerosissimi pittori, musicisti, scrittori e attori sia professionisti che dilettanti, il cuore della cultura cecoslovacca, che rapidamente si misero insieme per organizzare concerti, rappresentazioni teatrali, lezioni e persino un sistema educativo per i bambini. I musicisti più audaci riuscirono a contrabbandare gli strumenti nel campo (un intraprendente violoncellista smontò il suo strumento, lo infilò nella sua sacca e riuscì a ricomporlo con la colla quando arrivò al campo) e fiorirono tutta una seriedi eventi non ufficiali, dapprima addirittura clandestini. Fino a quando i comandanti del campo non istituirono la Freizeitgestaltung, l’Amministrazione del tempo libero, nel 1942

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(quando i primi prigionieri incominciarono ad essere trasportati ad Auschwitz). Molti degli artisti e dei musicisti furono dispensati dal lavoro manuale per occuparsi della Freizeitgestaltung e lavorarono diligentemente per intrattenere con spettacoli vari i loro compagni di prigionia. Ci furono recital e concerti con musiche di Beethoven, Chopin, Smetana, Mozart, Brahms e molti altri quasi quotidianamente (i primi facevano affidamento su un vecchio pianoforte senza gambe trovato nelle scuderie) che erano organizzati dal critico e compositore Viktor Ullmann. Si riuscivano anche a produrre opere come La sposa venduta, Le nozze di Figaro, Il flauto magico, Rigoletto, Tosca, Il pipistrello e Carmen, oltre a Brundibár, un’opera che Hans Krása compose a Theresienstadt. L’unico genere di musica non eseguita a Theresienstadt era quella per grande orchestra essendo particolarmente difficile trovare gli strumenti a fiato (la fisarmonica veniva a volte usata per sostituire i fiati nell’orchestra delle opere). Vi erano tuttavia sufficienti suonatori d’archi per formare due grandi orchestre. Le attività corali raggiunsero il loro vertice nel 1944 con le esecuzioni degli oratori La creazione di Haydn e l’Eliah di Mendelssohn e il Requiem di Verdi. Almeno cinquanta composizioni scritte per i programmi di Theresienstadt esistono tuttora, un’altra dozzina si sono perdute.L’entusiasmo per la vita musicale a Theresienstadt sopperiva in qualche misura alle deprivazioni del campo, allo squallore e al terrore.Imprigionati, con razioni minime e sotto costante sorveglianza, separati dai coniugi e dai figli e stipati a dozzine in stanze singole. L’assistenza medica non andava al di là di una preghiera e le punizioni per le infrazioni erano frequenti e crudeli. E sopra a tutto lo spettro della deportazione ad Auschwitz, che significava quasi certamente morte sicura nel giro di pochi giorni. Nel 1964, un libro di disegni e poesie fatto dai bambini di Theresienstadt intitolato Non ho mai più visto un’altra farfalla, curato da Hana Volavkova, fu pubblicato da McGraw-Hill (I nazisti permettevano la conservazione di molto materiale ebraico come testimonianza di una razza che consideravano destinata all’estinzione). Una poesia di Frantisek Bass, nato nel 1930 e ucciso ad Auschwitz è una straziante riflessione sulla vita a Theresienstadt.

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Un piccolo giardino, fragrante e pieno di rose, il sentiero stretto e un piccolo ragazzo ci cammina sopra. Un piccolo ragazzo, un ragazzo dolce, come quei petali che crescono. Quando i petali fioriranno, quel ragazzonon vi sarà più.Nel 1944 l’attenzione del mondo libero si concentrò su Theresienstadt, un anno dopo che le prime notizie sulle atrocità nei campi di concentramento iniziarono a filtrare nell’opinione pubblica alleata. Quella stessa opinione pubblica convinse la Croce Rossa a indagare e i nazisti convinsero l’organizzazione internazionale a visitare proprio il campo di Theresienstadt come se fosse esattamente come tutti gli altri. Diedero una ripulita alla città, pitturarono le facciate degli edifici, costruirono rapidamente giardini, parchi giochi per i bambini ed eressero un palco per i concerti nella piazza centrale. I musicisti ebbero strumenti perfettamente funzionanti e furono persino dotati di abiti da sera per le esecuzioni (anche se una pedana nascondeva il fatto che erano comunque senza scarpe) e una serie di concerti, conferenze e manifestazioni sportive fu organizzata. Fu fatto anche un film di propaganda per mostrare al mondo il trattamento a cui venivano sottoposti i reclusi ebrei che, a detta del comandante del campo, erano lì per “essere protetti”. Solo due giorni dopo la partenza della delegazione della Croce Rossa duemilacinquecento persone vennero mandate ad Auschwitz. Come la guerra si mise male per i tedeschi nel 1944 e le possibilità di eliminare tutti i prigionieri scemarono, i nazisti velocizzarono il ritmo degli stermini. Il grosso dei prigionieri di Theresienstadt venne evacuato in settembre quando circa ventiquattromila persone furono trasferite ad Auschwitz. La città fu liberata nel maggio del 1945.Tra le infinite ironie associate con la musica dell’Olocausto, probabilmente nessuna è più amara del caso di Viktor Ullmann, le cui capaicità creative non furono fiaccate dalla prigionia a Theresienstadt. Ullmann nacque nel 1898, dalla famiglia di un ufficiale di nobili origini aTeschen, città dell’impero austroungarico oggi al confine tra la repubblica ceca e la Polonia. Si formò a Vienna dove studiò e si specializzò in pianoforte con Josef Polnauer, un allievo di Schoenberg. Nel maggio del 1916, un mese dopo la maturità, fu arruolato nell’esercito imperiale.

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Nonostante la sua promozione al grado di tenente, e la decorazione per il suo comportamento “Intrepido, coraggioso ed esemplare” nei suoi due anni sul fronte italiano, tornò a Vienna profondamente scosso dall’orrore e dall’assurdità della guerra. Sotto le pressioni dei genitori si iscrisse alla Facoltà di Legge ma continuò a studiare musica: pianoforte con Eduard Steuermann e composizione con Schoenberg.Nel maggio del 1919 Ullmann si sposò e si trasferì a Praga per dedicarsi interamente alla musica. Fu preso da Alexander Zemlinsky (che era, tra l’altro, cognato di Schoenberg) come maestro del coro e direttore al Deutschese Landestheater e continuò i suoi studi di piano e composizione con Heinrich Jalowetz, un amico di Schoenberg. Numerosi suoi lavori di quegli anni furono rappresentati con successo. Quando Zemlinsky lasciò Praga per seguire Otto Klemperer alla Kroll Opera di Berlino nel 1927, Ullmann prese l’incarico di direttore musicale del Teatro dell’Opera di Aussig (città a nord di Praga). Nonostante il successo delle sue produzioni di Tristano e Isotta e delle Nozze di Figaro, Ullmann entrò in conflitto con la società conservatrice e provinciale della piccola cittadina per le sue proposte dei lavori contemporanei di Strauss (l’Arianna a Nasso) e di Krenek (Jonny Spielt Auf). Dopo solo una stagione rientrò brevemente a Praga prima di trasferirsi nuovamente, questa volta in Svizzera , a Zurigo, dove ottenne un incarico da direttore e da compositore di musica d’occasione. Fu a quel tempo che iniziò ad interessarsi alle dottrine di Rudolf Steiner di cui diventò un seguace. Perso l’interesse per la musica Ullmann, con una nuova moglie, si trasferì a Stoccarda dove aprì una libreria che vendeva testi ispirati alle dottrine steineriane. Dopo due anni, all’avvento al potere dei nazionalsocialisti, Ullmann fece ritorno a Praga e anche alla sua passione musicale. Fu insegnante, critico e fautore della nuova musica senza abbandonare la composizione. E nonostante le sue difficoltà finanziarie compose una serie di opere (quattro sonate, un concerto per piano, diversi cicli di Lieder e persino un’opera) che ricevettero riconoscimenti a Praga, Ginevra e Londra.Fu mandato a Theresienstadt l’8 settembre del 1942; qui fu destinato a organizzare gli spettacoli e le conferenze e a

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documentare l’attività musicale nel campo come critico musicale. La sua nuova situazione, libero da impegni professionali, conscio allo stesso tempo del pericolo che gravava su di lui, e, per la prima volta, delle sue radici ebraiche, portò la sua creatività, in quella situazione assurda, a livelli mai espressi prima di allora. Completò, nei due anni di “soggiorno” a Theresienstadt, più di venti nuovi lavori, tra cui tre sonate per piano, un quartetto, cicli di Lieder, adattamenti di canzoni ebree e yiddish, un’opera, le cadenze per i primi quattro concerti per piano di Beethoven e il suo capolavoro: Der Kaiser von Atlantis (L’imperatore di Atlantide).“In nessuna maniera ci siamo seduti e abbiamo pianto sulle rive del fiume di Babilonia”, scrisse Ullmann. “I nostri sforzi per servire l’arte con rispetto erano proporzionali alla nostra volontà di vivere nonostante tutto”.Il 16 ottobre del 1944, dopo che quell’avanzo di comportamento civile, come era stato tollerato a Theresienstadt, non servì più agli interessi dei nazisti, Ullmann fu trasferito ad Auschwitz insieme ad altri diciottomila prigionieri. Morì in una camera a gas due giorni dopo.Ullmann concepì il Kaiser von Atlantis a Theresienstadt durante l’estate del 1943 con il ventiquattrenne artista e poeta Petr Kien, figlio di una famiglia della media borghesia ebraica boema. Era stato arrestato all’Accademia d’arte di Praga nel dicembre del 1941. In un saggio scritto per il programma della prima assoluta negli Stati Uniti data all’ Holocaust Memorial Museum di Washington nel 1998, Jean-Jacques van Vlasselaer, vicepresidente dell’associazione internazionale dei critici musicali, sottolineò come Ullmann e Kien, pensarono al Kaiser von Atlantis come un lavoro conciso, ellittico, breve come le loro vite spezzate. Questo lavoro allegorico è così potente come un grido”. Nelle note che accompagnano l’edizione discografica della Decca di quella che gli autori chiamarono una “leggenda in quattro scene” Paula Kennedy sintetizzò la trama.Dopo un breve prologo nel quale l’Altoparlante introduce ogni personaggio, l’opera si apre con la Morte e Harlequin che si lamentano per la perdita di significato che nel mondo contemporaneo conoscono sia la morte che la vita. Il tamburino

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arriva con un proclama dell’imperatore – una dichiarazione di guerra totale – e tenta di coinvolgere la morte nella causa. La morte si infuria per questa impertinenza e si rifiuta di collaborare.Nella seconda scena l’Imperatore siede nel suo palazzo vuoto conducendo la sua campagna al telefono. A poco a poco si scopre che una specie di epidemia sta sorgendo: nonostante gli uomini siano feriti a morte nessuno riesce a morire. L’imperatore è sconvolto.Nella terza scena un soldato e una ragazza “nemica” si incontrano sul campo di battaglia. Incapaci di uccidersi l’un l’altra si innamorano. Il tamburino tenta senza successo di convincere il soldato a tornare a combattere.Nella quarta scena l’Imperatore (sempre solo nel suo palazzo vuoto e sempre più nervoso per le notizie che arrivano dal mondo esterno) guarda nello specchio per vedere la morte che vi si riflette. La morte si offre di ricominciare a fare il suo lavoro – ma soltanto se l’Imperatore accetterà di essere la prima vittima. Rendendosi conto che questa rappresenta la sola speranza per l’umanità, l’imperatore accetta di essere portato via dalla morte.Per L’imperatore di Atlantide Ullmann adattò uno stile che ricordava le opere degli anni Venti di Weill, Krenek e Hindemith e riempì la partitura di citazioni che avevano un particolare significato per un pubblico di cultura ebraica e mitteleuropea. L’Altoparlante ripete spesso il suo “Hallo, Hallo” con una citazione dell’Asrael di Josef Suk (la storia dell’angelo che porta via le anime dei morti) la sinfonia scritta sotto le dolorosi impressioni in seguito alla morte della moglie di Suk e di suo padre, Antonìn Dvo_àk. Una sinfonia spesso eseguita nella Prima Repubblica Cecoslovacca (1918-1938) in occasione dei lutti nazionali. Tra le righedella partitura anche echi del Das Lied von der Erde di Mahler (compositore molto ammirato da Ullmann) e della Messa da Requiem di Dvo_àk oltre alla parodia dell’inno nazionale tedesco Deutschland uber alles e a una versione del corale luterano Una potente fortezza è il nostroDio.Ullmann e Kien lavorarono sull’opera dall’estate del 1943 fino al marzo seguente, quando il consiglio del direttore della Freizeitsgestaltung diede il permesso per la rappresentazione.

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Prove vocali iniziarono il mese dopo, il compositore e il librettista continuarono a revisionare l’opera durante l’estate e l’orchestra, usando una manciata di strumenti a fiato, un quintetto d’archi, un banjo e una fisarmonica, continuò a provare poco prima della rappresentazione, prevista a cavallo tra agosto e settembre. Ma la rappresentazione non ebbe mai luogo. Non solo gli ufficiali si resero conto delle similitudini tra l’imperatore e il dittatore di Berlino; stavano anche, in vista della catastrofe finale e della deportazione di tutti i prigionieri ad Auschwitz, preparando lo smantellamenteo delle strutture musicali di Theresienstadt. La partitura e alcune copie del libretto del Kaiser furono miracolosamente salvate. E l’opera fu rappresentata, alla fine, il 16 dicembre del 1975 ad Amsterdam. Da allora è stata rappresentata in Germania, in Austria, nella Repubblica Ceca e in Nord America. Nel 1995, mezzo secolo dopo la morte di Ullmann e Kien, Der Kaiser von Atlantis è stata rappresentata a Theresienstadt.(Traduzione dall’inglese di Bernardino Campello)