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UN IMPEGNO CONTINUO E GIOIOSO Dall'Eremo Non c’è mai stato un giorno senza una no- vità, mai un giorno senza entusiasmo in questi (già!) nove anni trascorsi all’Eremo. Un lavoro gioioso e continuo sempre ar- ricchito di nuovi volti, di nuovi progetti con la presenza forte e costante dei fede- lissimi dell’Eremo. Le inevitabili difficoltà sono sempre state superate guardando al Cielo e alla nostra amata terra camuna che trova nell’Eremo il suo cuore ecclesiale e spirituale. La primavera 2018 non è solo una sta- gione meteorologica, come tante che si alternano fuori di noi, ma è veramente una primavera dello Spirito Santo per il nostro amato Eremo. Due sono le luci che illuminano il mille- nario Convento, voluto da sant’Antonio di Padova: la presenza delle Suore Sacra- mentine e la consacrazione della Chiesa, riaperta dopo un anno di paziente e medi- tato lavoro di restauro. Tutta la Valle ringrazia la Congregazione fondata da Santa Geltrude Comensoli, da Bienno, per il dono di una nuova comu- nità religiosa all’Eremo: in sei mesi le suore hanno illuminato con il loro sorriso le mura austere e solenni del nostro Eremo. Basta suonare il campanello per essere ac- colti con volto cordiale e tratto disponibile. Ma non solo. Persone singole, parrocchie, soprattutto giovani sono stati accompagnati in incontri di preghiera, di catechesi, di formazione, nello stile dell’accoglienza e della serenità. La liturgia è animata con proprietà e no- vità, spaziando dal canto gregoriano ai canti ritmici, al suono meditativo della cetra. Seppure l’invito alle suore fosse stato per l’animazione e non per la gestione do- mestica, le Sacra- mentine si sono prodigate nei più umili servizi, do- nando splendore e ordine soprattutto alle sagrestie, ulte- riormente arricchite Suore Sacramentine al Centro di Spiritualità “Santa Geltrude” di Ranica (BG)

UN IMPEGNO CONTINUO E GIOIOSO - eremodeisantipietroepaolo.it · signor Ferrando Cica Arellano, Rappre-sentate del santo Padre all’ONU a Roma. Monsignor Fernando è da tempo amico

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UN IMPEGNO CONTINUO E GIOIOSO

Dall'Eremo

Non c’è mai stato un giorno senza una no-vità, mai un giorno senza entusiasmo in questi (già!) nove anni trascorsi all’Eremo. Un lavoro gioioso e continuo sempre ar-ricchito di nuovi volti, di nuovi progetti con la presenza forte e costante dei fede-lissimi dell’Eremo.Le inevitabili difficoltà sono sempre state superate guardando al Cielo e alla nostra amata terra camuna che trova nell’Eremo il suo cuore ecclesiale e spirituale.La primavera 2018 non è solo una sta-gione meteorologica, come tante che si alternano fuori di noi, ma è veramente una primavera dello Spirito Santo per il nostro amato Eremo.Due sono le luci che illuminano il mille-nario Convento, voluto da sant’Antonio

di Padova: la presenza delle Suore Sacra-mentine e la consacrazione della Chiesa, riaperta dopo un anno di paziente e medi-tato lavoro di restauro.Tutta la Valle ringrazia la Congregazione fondata da Santa Geltrude Comensoli, da Bienno, per il dono di una nuova comu-nità religiosa all’Eremo: in sei mesi le suore hanno illuminato con il loro sorriso le mura austere e solenni del nostro Eremo. Basta suonare il campanello per essere ac-colti con volto cordiale e tratto disponibile. Ma non solo. Persone singole, parrocchie, soprattutto giovani sono stati accompagnati in incontri di preghiera, di catechesi, di formazione, nello stile dell’accoglienza e della serenità. La liturgia è animata con proprietà e no-

vità, spaziando dal canto gregoriano ai canti ritmici, al suono meditativo della cetra. Seppure l’invito alle suore fosse stato per l’animazione e non per la gestione do-mestica, le Sacra-mentine si sono prodigate nei più umili servizi, do-nando splendore e ordine soprattutto alle sagrestie, ulte-riormente arricchite

Suore Sacramentine al Centro di Spiritualità “Santa Geltrude” di Ranica (BG)

2Dall'Eremo

anche grazie al tempo donato da alcune vo-lontarie e da benefattori devoti. Con le suore di Santa Geltrude è iniziata all’Eremo una nuova era. Vogliamo dirlo con Papa Francesco, l’era dell’Evangelii Gaudium. Le indicazioni fornite dal santo Padre nella sua Esortazione Apostolica pro-grammatica trovano applicazione e realiz-zazione nella fraternità dell’Eremo. Santa Geltrude sorriderà compiaciuta sentendo che le sue Sacramentine ormai sono chia-mate “le suore dell’Eremo”L’altro motivo di gioia è la conclusione dei lavori della Chiesa, con la consacra-zione per mano del nostro Vescovo Pie-rantonio, che in sei mesi ha già visitato l’Eremo tre volte. Riscaldamento a pavimento, pavimenta-zione in porfido di Valle Camonica, tinteg-giatura, esposizione di opere d’arte già con-servate all’Eremo, posizionamento dell’am-bone secondo le norme liturgiche e le in-dicazioni diocesane hanno donato un’aura di preghiera calda e familiare. Il suono delle campane continuerà a far sentire la voce dell’Eremo, almeno nei dintorni e soprattutto per gli ospiti, gra-zie alla dotazione di martelli per il suono dell’allegrezza, alla messa a norma della parte elettrica e al nuovo programmatore. L’impianto, eccellente per gli anni novanta, aveva ora bisogno di essere rinnovato. A rendere maggiore la soddisfazione è la perfetta intesa e la coralità tra la commit-tenza, i competenti uffici di curia, la so-vrintendenza per i beni artistici, la dire-zione lavori e le svariate maestranze che si sono alternate nell’esecuzione dell’opera. Nell’ambito del restauro si è provveduto

a riportare in Chiesa alcune opere d’arte significative. Lo strappo d’affresco della Crocifissione, conservato in una delle sale del piano terra, è stato posto sulla parete di destra della na-vata e una pala di sant’Antonio di Padova, Fondatore dell’Eremo, è stata sistemata nella prima Cappella di destra, ove antica-mente sorgeva un altare dedicato al Santo.Altro dono prezioso, è la reliquia dalle spoglie mortali del Beato Giuseppe To-vini proveniente dalla Fondazione Tovini che ha provveduto anche a un degno re-liquario che sarà posto nella cappella di sant’Antonio, su una colonna ricavata dai resti dell’antico chiostro. Pubblichiamo nella rivista la lettera del competente uf-ficio di curia che approva il reliquiario e la collocazione.Nella seconda cappella troveranno spazio la statua della Madonna, rinvenuta in un magazzino dell’Eremo, restaurata dalle donne del ritiro e incoronata dal card Gio-vanni Battista Re. Di fronte prederà posto la Reliquia della santa Biennese, Geltrude Comensoli, fondatrice delle Suore Sacra-mentine, anima materna dell’Eremo.Nota non indifferente è che tutte le spese sono state pagate: contributi di istituzioni benemerite hanno coperto circa il 20% della spesa, il resto è venuto dal dono di don Gre-gorio Salvadori e dal lavoro dell’Eremo. Ora la Chiesa c’è: calda, bella, accogliente, rinnovata nella fedeltà alle intuizioni fe-lici della sua ricostruzione di oltre cin-quant’anni or sono. A tutti il compito di viverla come luogo dell’incontro con Dio e tra i fratelli.

don RobeRto

ATTIVITÀ E NOTIZIE

Dall'Eremo

Luglio 2017• Domenica 23 ha avuto inizio il corso di esercizi per sacerdoti, predicato da don Francesco Cattadori. Molti i partecipanti attentissimi nell’itinerario spirituale con il libro di Giobbe.

Agosto 2017• Da mercoledì 2 a domenica 6 un sa-cerdote e due seminaristi della dio-cesi di Fermo hanno vissuto alcune giornate di spiritualità e fraternità. • Dal 4 agosto un gruppo di Suore Di-scepole di Gesù Eucaristico ha vissuto una settimana di fraternità e spiritualità, prendendo parte alla vita dell’Eremo. • Domenica 6 agosto sono arrivati all’E-remo i seminaristi del “Minore” di Ber-gamo, accompagnati dal padre Spirituale, hanno vissuto alcune giornate di ritiro. • Lo stesso giorno la “Compagnia di Sant’Angela” ha iniziato all’E-remo gli Esercizi spirituali, gui-dati da Mons. Pierantonio Lanzoni. • Sabato 12 la comunità dell’Eremo ha partecipato, in mattinata, a Capo di Ponte, ai funerali di Suor Beppa Poiatti, delle Suore Dorotee di Cemmo che per qualche anno aveva prestato servizio all’Eremo. • Domenica 13 è iniziato il secondo corso di esercizi spirituali per Salesiani. • Lunedì 14, una rappresentanza degli Amici dell’Eremo ha partecipato alla Santa Messa nel Santuario Bresciano di Sant’An-gela Merici, in occasione del novantesimo

compleanno di S.E. Monsignor Mario Vi-gilio Olmi, Vescovo Ausiliare Emerito e Amico dell’Eremo che non smette mai di far sentire la Sua vicinanza e la sua approva-zione per il cammino della Casa: a lui l’au-gurio di ogni bene e profonda gratitudine. • Giovedì 17, la Rev.ma Superiora Gene-rale delle suore Sacramentine, Madre Maria Gambirasio, ha fatto visita all’Eremo, in vista dell’arrivo della Nuova Comunità Religiosa. • Nel pomeriggio volontari ed amici hanno partecipato a Bienno al fune-rale di Padre Giuseppe Morandini, che aveva scelto proprio l’Eremo come Sua dimora biennese e che non tralasciava mai il ricordo per questa Sua Casa. • Domenica 20 ha avuto inizio un corso di esercizi spirituali secondo il metodo ignaziano per sacerdoti, religiosi e uo-mini guidati personalmente. Predicatore padre Daniele Libanori, che dopo pochi giorni avrebbe ricevuto dal Santo Padre la nomina a Vescovo Ausiliare di Roma. • Lunedì 21 è iniziato il corso di esercizi spirituali predicato da S.E. Mons. Luigi Bettazzi. I padri Maristi, guidati da pa-dre Bruno, hanno partecipato numerosi alla proposta delle giornate di spiritualità. • Lunedì 28 l’Eremo ha ricordato S.E. Mons. Maffeo Ducoli, con la Santa Messa nella Chiesa di san Maurizio a Breno pre-sieduta da S.E. Mons. Giuseppe Zenti, Vescovo di Verona, che poi con numerosi amici, capeggiati da Fermo Scolari, si sono trattenuti a pranzo all’Eremo, vistando la

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con la guida di don Roberto Sottini. • Martedì 26 ha avuto inizio, nel ricordo del Papa Bresciano Beato Paolo VI, la serie dei ritiri delle donne, predicati da don Lorenzo Albertini, con l’animazione liturgica di don Pierangelo Pedersoli e la disponibilità per le confessioni di don Giuseppe Gallina. • Sabato 30 settembre, per Eventi Fami-glie, l’Eremo ha accolto Roberto Marche-sini per una lezione concerto sulla “Teolo-gia del corpo in san Giovanni Paolo II”.

Ottobre 2017 • Lunedì 2 ha avuto inizio il tradizio-nale “Corso teologia fondamentale”, con don Raffaele Maiolini, sul tema della li-bertà. Nel numero 84 di “Lettere dall’E-remo” (a pagina 53) la professoressa Bice Galbiati Grillo aveva dato conto del vo-lume pubblicato dal relatore sul tema. • Martedì 3 al Monastero, in serata, si è tenuta la Veglia per il “Pio Transito” di san Francesco. • Mercoledì 4 al Monastero si è cele-brata la solennità del santo di Assisi e alla sera la Veglia di preghiera in attesa del nuovo Vescovo, presieduta dal Vica-rio Episcopale, don Danilo Vezzoli, con la riflessione del direttore dell’Eremo. • Giovedì 5 l’Eremo ha accolto con gioia e semplicità la Nuova Comunità di 4 Suore Sacramentine: il Vespro al Monastero è stato il momento di affidamento del nuovo cam-mino. Molti amici e volontari sono arrivati anche nei giorni seguenti per dare il benve-nuto. Le Suore si sono messe subito all’o-pera: porte aperte e un sorriso accogliente. • Domenica 8 un nutrito gruppo di Amici dell’Eremo ha partecipato all’ingresso del Nuovo Vescovo Pierantonio. Il com-mento televisivo è stato affidato all’Eremo. • Martedì 10 è proseguito il cammino delle donne con il classico ritiro mensile.

casa. Commovente il cenno di ringrazia-mento e di plauso per l’Eremo fatto giun-gere dal Vescovo.

Settembre 2017 • Venerdì 8 settembre, festa della nati-vità di Maria Santissima, la nuova comu-nità delle Suore Sacramentine è venuta all’Eremo per prendere visione degli am-bienti per una iniziale programmazione. • Giovedì 14 il bibliotecario dioce-sano, don Mauro Cinquetti, ha visi-tato la biblioteca dell’Eremo in vi-sta di un progetto di tutela del prezioso fondo librario conservato all’Eremo. • Sabato 16 è iniziato il corso di for-mazione per gli operatori dell’Acec, Sale della Comunità, guidato da don Adriano Bianchi e da Elisa Lancini. • Domenica 17 un folto gruppo di Amici dell’Eremo ha partecipato, nella Chiesa Cattedrale di Brescia al saluto al Ve-scovo Luciano Monari, cui va la gratitu-dine dell’Eremo per la benevolenza dimo-strata con un’assidua presenza e anche, da ultimo, per aver provveduto all’Eremo la presenza, nuova delle Suore Sacramentine. • Lunedì 18 i curati e i preti giovani della Valle sono stati ospiti dell’Eremo per il loro incontro periodico e per il pranzo. • Sabato 23 e domenica 24 un buon gruppo di erboristi mediterranei hanno vissuto due giorni di formazione e convivialità. Per l’occasione è intervenuto all’Eremo mon-signor Ferrando Cica Arellano, Rappre-sentate del santo Padre all’ONU a Roma. Monsignor Fernando è da tempo amico dell’Eremo e ci onora delle Sue Visite e della Sua Bontà. • Lunedì 25, in serata, i catechisti della Valle si sono incontrati all’E-remo per l’avvio diocesano dell’anno,

Nel pomeriggio si è ha avuto inizio la se-rie della Sante Messe per i Figli in Cielo.

Da quest’anno l’esperienza si arricchi-sce con la partecipazione di un gruppo di Figlie di Sant’Angela, una delle quali presta prezioso servizio all’Eremo. Pre-dicatore don Bruno Colosio, che ha in-trodotto il tema annuale delle pre-ghiere eucaristiche nella santa Messa. • Giovedì 12 si è tenuto il primo ritiro men-sile per i sacerdoti della seconda zona pa-storale.

Dall'Eremo Dall'Eremo

Il ritiro dei sacerdoti

Predicatore don Luigi Bontempi, fe-lice ritorno di un amico dell’Eremo. In serata i catechisti degli adolescenti di Gianico si sono incontrati all’E-remo con il Parroco, don Fausto Gre-gori e con il direttore della Casa, per la programmazione del nuovo anno. • Sabato 14 il Nuovo Vescovo Pieran-tonio ha celebrato la santa Messa delle 7 al Monastero, intrattenendosi poi a lungo all’Eremo per la Visita della Struttura e il colloquio con il direttore.

La S. Messa per i “figli in cielo” celebrata da S. E. Mons. Morandini

Ad accompagnare, nel loro incon-tro mensile, i genitori che hanno perso prematuramente un Figlio è S.E. Mon-signor Giovanni Battista Morandini. • Lunedì 16 è proseguito il Corso di Teologia Fondamentale. • Sabato 21 le suore si sono ritrovate per il ritiro mensile, guidato da don Simone Ziliani. Mattinate brevi ma intense con la partecipazione fedele delle tre comu-nità della Valgrigna e delle religiose di Borno. In Valle ci sono anche altre co-munità di suore che, però, per età e altri interessi, non fanno più il ritiro mensile. • Domenica 22 ottobre, ospite d’ecce-zione all’Eremo, Monsignor Mauro Lon-ghi della Prelatura della Santa Croce e Opus Dei: quale testimone privilegiato

Mons. Longhi durante l'omelia nella cappella Nicodemo

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di Valle Camonica-Sebino ha ricordato i Soci defunti con la Santa Messa all’E-remo, celebrata dal direttore della casa. • Da mercoledì 8 è iniziata la serie di incontri con don Francesco Rez-zola, parroco di Borno, per la prepara-zione dei “Centri d’ascolto della Parola” che si terranno nelle varie parrocchie. • Da venerdì 10 a domenica 12 si è te-nuto il corso di formazione regionale per gli Insegnanti di Religione Cattolica. • Domenica 12 ha avuto inizio il corso di esercizi per sacerdoti, ma aperto a tutti, guidati da mons. Marco Frisina. • Domenica 19, per Eventi Fami-glie all’Eremo, si è tenuto l’incon-tro con Mariolina Ceriotti Miglia-rese, sul tema “Il perdono in famiglia”. • Da lunedì 20 a venerdì 3 si sono te-nuti gli esercizi nella vita corrente gui-dati da S.E. Mons. Carlo Mazza. • Martedì 21 si è tenuto il ritiro mensile per le donne e per le Figlie di Sant’Angela. • Giovedì 23, ospite d’onore alla congrega dei Sacerdoti, il Vescovo Carlo Mazza, presente all’Eremo per gli esercizi spirituali serali. • Sabato 25, per la rassegna musicale au-tunnale “Cielinterra”, l’Eremo ha promosso e ospitato il Concerto della Pianista Fran-cesca Olga Cocchi.

Dicembre 2017 • Venerdì 1°, l’Eremo ha ospitato l’incontro interreligioso promosso dall’Azione Cat-tolica di Bienno sul tema della Famiglia. • Domenica 10, come tradizione, la Se-zione sottufficiali Valle Camonica, gui-data da Liborio Valenti, si è data ap-puntamento all’Eremo per la Santa Messa di Avvento, presieduta da S.E. Mons. Giovanni Battista Morandini. Nel pomeriggio le Suore Sacramen-

della vita di San Giovanni Paolo II, ha narrato episodi, anche inediti della vita del grande Pontefice. L’incontro ha avuto eco anche sulla stampa nazionale. • Martedì 24 i sacerdoti di tutta la Valle si sono incontrati con don Adriano Bianchi per una “congrega“ unitaria sul tema dei mezzi di comunicazione sociale, anche in seguito alle “fakes” che spesso colpiscono le parrocchie e i sacerdoti della nostra zona. • Mercoledì 25 il dottor Stefano Vitto-rio Kuhn, Direttore Macro Area Bre-scia Nord Est di UBI Banca, ha visitato l’Eremo per vedere soprattutto i lavori di restauro della Chiesa, confermandosi, in maniera diretta, Amico dell’Eremo. • Venerdì 27, don Marco Cavazzoni, ha tra-scorso all’Eremo con i giovani di Mom-piano una serata e una nottata formativa. • Sabato 28 le tre comunità delle Suore Sacramentine della Valgrigna si sono incontrate all’Eremo per un mo-mento di preghiera e di fraternità, an-che con il Parroco dell’Unità Pastorale. • La scuola “Sabinianum” di Monse-lice, Padova, ha trascorso due gior-nate all’Eremo, il 29 e il 30 per un pro-getto di integrazione e spiritualità. • Domenica 29, don Massimo Regazzoli, Camuno d’origine, ma curato a Ponto-glio ha portato i catechisti all’Eremo per una giornata di ritiro guidata dal direttore della Casa.

Novembre 2017 • Lunedì 6 novembre, Fortunato Pogna con un gruppo di giovani della Comunità Exo-dus di Sonico, ha offerto una testimonianza di vita, in occasione della pubblicazione del libro “Ci sono storie e storie”, di cui troviamo nella rivista una presentazione. • Martedì 7, come tradizione, il Rotary

• Giovedì 21 le Suore dell’Eremo hanno pre-parato alla confessione gli adolescenti della Parrocchia di Gianico, condividendo poi con loro un momento augurale di fraternità.

Gennaio 2018 • Tra la notte del 31 dicembre e del 1° gen-naio si è tenuta la consueta veglia di Capo-danno. Novità di questa “edizione”: sono state le Suore dell’Eremo a guidare un in-tenso momento di adorazione eucaristica che ha fatto seguito al tradizionale esame di coscienza sull’anno trascorso. Dopo la processione con il canto delle li-tanie dei santi il direttore dell’Eremo ha celebrato la Santa Messa presso il mona-stero delle Clarisse. Poi si è proseguito con la fiacco-lata fino al monumento di Cristo Re con la benedizione della Valle e il canto del “Christus Vincit”. • Da lunedì 1 a venerdì 5 circa una tren-tina di direttori dei Salesiani e il consiglio ispettoriale della Lombardia, Emilia Ro-magna, San Marino e Svizzera, si sono trovati per alcune giornate di spiritualità

tine dell’Eremo hanno tenuto il ritiro per i giovani della Parrocchia di Corna. • Lunedì 11 si è tenuto l’incontro augu-rale delle filiali camune di UBI Banca, con la celebrazione della santa Messa. • Martedì 12 si è tenuto il ritiro mensile per le donne e le Figlie di Sant’Angela. • Giovedì 14 al mattino si è tenuto il ritiro per i sacerdoti. In serata le Suore dell’Eremo hanno ani-mato a Fucine l’incontro di Avvento per i catechisti, con riflessione del direttore. • Sabato 16 l’Ucid ha tenuto l’incon- tro d’Avvento. • Domenica 17 le Suore dell’Eremo hanno tenuto il ritiro per le famiglie dei bambini di prima elementare di Cor-teno, con incontro per i genitori gui-dato dal dott. Luigi Domenighini. • Lunedì 18 la Società Finanziaria di Valle Camonica si è data appuntamento all’E-remo per il consueto incontro natalizio. • Martedì 19 le parrocchie di Grevo e Cedegolo, con l’Arciprete don Giu-seppe Magnolini hanno vissuto la se-rata di spiritualità in vista del Natale.

Dall'Eremo Dall'Eremo

Le suore sacramentine animano la preghiera

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per il classico ritiro mensile. • Giovedì 8 i preti della nostra zona si sono ritrovati per vivere il ritiro mensile sempre guidato da don Luigi Bontempi. • Sabato 10 le suore della nostra zona si sono ritrovate per il ritiro con la meditazione di don Simone Ziliani. Al pomeriggio c’è stata la messa per i Figli in cielo presieduta da sua eccel-lenza mons. Giovanni Battista Morandini. • Domenica 11 la comunità Neoca-tecumenale di Erbanno ha vissuto la giornata di convivenza all’Eremo. • Venerdì 16 è iniziato il corso di esercizi per i seminaristi della diocesi di Como, predicati da don Antonio Montanari. • Da sabato 17 è iniziato, guidato da don Adriano Bianchi, il corso per coloro che sono addetti alla ge-stione dei bollettini parrocchiali. • Da venerdì 23 a domenica 25 al-cuni giovani dell’Azione Cattolica di Lodi si sono trovati per giorni di spi-ritualità, formazione e convivialità. • Sabato 24 ha avuto inizio l’itinerario di fede in preparazione al matrimonio cristiano.

e formazione con questo titolo: “Casa per molti, Madre per tutti. Nessuno escluso”. • Martedì 9 si è tenuto il ritiro delle donne e delle Figlie di Sant’Angela. • Lo stesso giorno la sera è iniziato il con-sueto corso biblico guidato dal profes-sore di Bibbia don Flavio dalla Vecchia. • Mercoledì 10 il nuovo vescovo di Bre-scia, sua Ecc. mons. Pierantonio Tremo-lada, ha tenuto il ritiro per tutti i sacerdoti della seconda zona pastorale. Dopo un pranzo conviviale ha iniziato gli incontri personali con tutti i sacer-doti, incontri che si sono protratti an-che nel giorno successivo quando ha tro-vato tempo per andare anche a trovare i preti malati e ospitati in RSA della zona. • Sabato 13 si è svolto il ritiro mensile per le consacrate della nostra zona pastorale. • Giovedì 18, in vista del prossimo Si-nodo sui giovani, i sacerdoti della Valle si sono incontrati all’Eremo con don Marco Mori, direttore dell’uffi-cio diocesano di pastorale giovanile. • Venerdì 26 e sabato 27 si sono in-contrati gli aderenti alle Acli di Bre-scia per delle giornate di formazione. • In occasione della Solennità di Sant’An-gela, una rappresentanza dell’Eremo ha par-tecipato alla Messa del Vescovo Pieranto-nio al santuario Bresciano di Sant’Angela per ringraziare del prezioso servizio di una Figlia della Compagnia all’Eremo.

Febbraio 2018 • Da lunedì 5 a venerdì 9 si sono tenuti gli esercizi nella vita corrente guidati da mons. Giacomo Bulgari, esorcista della Diocesi. Lo stesso giorno è iniziata l’assemblea na-zione della FIES a Roma alla quale ha par-tecipato una delegazione anche dell’Eremo. • Martedì 6 le donne si sono trovate

• Domenica 25 le Suore dell’Eremo hanno incontrato gli adolescenti di Berzo per una serata di testimonianza e preghiera. • Lunedì 26 sono iniziati gli esercizi per i se-minaristi del seminario diocesano di Pavia.

Marzo 2018 • Domenica 4 ha avuto inizio il corso di esercizi per i seminaristi del Semi-nario diocesano di Brescia. • Martedì 13 le donne hanno vis-suto il ritiro di quaresima. • Giovedì 15 i preti della zona erano all’Eremo per l’ultimo ritiro prima della Santa Pasqua. • Sabato 17 le suore si sono tro-vate per il ritiro quaresimale. • Domenica 18 i cresimandi della par-rocchia di Foresto Sparso, in provin-cia di Bergamo, hanno vissuto una giornata di ritiro quaresimale, animata dalle Suore dell’Eremo e dal direttore. Lo stesso giorno dal pomeriggio anche un gruppo di adulti e giovani di Corna di Darfo si sono incontrati per un momento quaresimale di spiritualità: le Suore dell’Eremo hanno ac-compagnato i giovani, il direttore gli adulti.

Dall'Eremo Dall'Eremo

Carlo Alberto Gobbetti “La Croce per la consacrazione della chiesa”

La “sartoria dell'Eremo”: confezione di paramenti sacri per la Sacrestia

Grazie ai “media” che hanno seguito con molto interesse i lavori di restauro della chiesa

• Sabato 24 l’Ucid ha tenuto l’incon- tro quaresimale. • Lunedì 26, alla Chiesa del Monastero e poi all’Eremo le forze armate e di polizia della Valle si sono incontrate per celebrare il “precetto pasquale”: ha presieduto l’Euca-restia il direttore dell’Eremo, concelebranti i monsignori Tiziano Sterli, del comando dei Carabinieri di Brescia, Lorenzo Cottali del comando regionale della Guardia di finanza e Angelo Bassi, ora residente a Ossimo. Le celebrazioni del Sacro Triduo Pasquale sono state presiedute al Monastero da S.E. Mons. Giovanni Battista Morandini. • Mentre il presente numero di “Lettere dall’Eremo” va in stampa, fervono i pre-parativi per la Santa Messa del 30 aprile 2018 quando il Vescovo di Brescia, S.E. Monsignor Pierantonio Tremolada, consa-crerà la Chiesa dell’Eremo. I lavori sono terminati. La spesa è interamente pagata. Uno stuolo di volontari lavora per il rias-setto della Chiesa e della sagrestia. Entu-siasmo e profonda gratitudine si diffondono nell’Eremo in un clima, ormai consueto, di fraterna e laboriosa serenità. Deo gratias!

È il 2016. Un mattino soleggiato, tra le varie chiamate telefoniche, che incalzano, giunge quella del Direttore dell’Eremo Santi Apostoli Pietro e Paolo di Bienno. Don Roberto mi chiede e caldeggia la pre-senza di una comunità sacramentina all’E-remo. Il progetto?! Essere presenza profe-tico-vocazionale all’Eremo e in Valle Ca-monica. Costituire un triangolo sacramen-tino, uno spazio di comunione fraterna con le altre due comunità già presenti e ope-ranti nell’unità pastorale della Val Gri-gna! Mi sorprendono stupore… commo-zione…perplessità! Avverto il sorriso della Santa Fondatrice della famiglia sacramen-tina, Geltrude Comensoli, biennese e sento il suo sguardo benedicente. La proposta è avvincente. Il progetto mi entusiasma. A pelle è scontato un sì. Devo comunque fermarmi un attimo per il necessario di-scernimento con il mio consiglio. Di fatto il 5 ottobre 2017 una comunità sacramentina fa il suo ingresso all’Eremo di Bienno!A questo punto do la parola alle suore che compongono la comunità e che abitano all’Eremo da qualche mese. I nostri primi passi verso l’Eremo di Bienno si sono mossi con entusiasmo, certi del plauso e della presenza di Santa Geltrude, la nostra santa Fondatrice.L’accoglienza aperta e discreta delle per-sone che abitano e abitualmente frequen-tano l’Eremo ci ha colpito fin dal primo istante del nostro ingresso.

UNA COMUNITÀ SACRAMENTINAALL'EREMO

Dall'Eremo

Come in ogni ambiente abbiamo sperimen-tato, con la fiducia, incertezza e disagio, sostenute sempre dal fascino del Progetto e dalla speranza della sua realizzazione.In effetti l’Eremo di Bienno è una fucina di spiritualità e di lavoro profumato della gratuità del dono di sé generoso, sereno, cordiale, responsabile. È un’ oasi in cui il silenzio, la preghiera, la fraternità sono, per quanti accedono, spazio prezioso per incontrare se stessi e il Signore, luogo in cui riscoprire la bel-lezza e la ricchezza del nostro essere umani e cristiani.Il Progetto piano piano si fa spazio e di-venta concreto. Con gioia accogliamo l’in-vito delle Parrocchie limitrofe ad animare momenti di preghiera, o incontri per ado-lescenti e giovani. Come anche salutiamo con gioia gruppi che accedono all’Eremo per gli stessi motivi, per ritiri spirituali di gruppo, corsi a diversi livelli, celebra-zioni religiose.Ascoltando l’entusiasmo delle suore che stanno facendo il loro inserimento all’E-remo di Bienno, leggendo la motivazione che sostiene il loro essere lì, mi viene spon-taneo un GRAZIE al Signore per avere or-chestrato questa nostra ‘nuova presenza’ a Bienno. GRAZIE a Don Roberto, il Diret-tore dell’Eremo, per esserne stato il me-diatore fedele ed entusiasta.

MadRe MaRia GaMbiRasio

supeRioRa GeneRale

LE FIGLIE DI SANTA GELTRUDE

Dall'Eremo

Chi sonoLe suore Sacramentine, chiamate a con-templare con profonda fede Gesù Sacra-mentato, vivono fedelmente il carisma che lo Spirito ha profuso in Madre Geltrude Comensoli e lo traducono in ascolto dei segni dei tempi e delle sollecitazioni della storia. Accolgono con gratitudine la chia-mata a seguire Cristo che si dona nell’Eu-caristia, con la consegna incondizionata e radicale di se stesse a Dio, mediante la professione dei consigli evangelici di ob-bedienza, povertà e castità, assunti attra-verso i voti e la vita fraterna in comune.Dall’Eucaristia, ogni giorno celebrata e adorata, ricevono la grazia di vivere il ser-vizio educativo e l’impegno apostolico per la sola gloria del Padre, in continua aper-tura alla novità dello Spirito e agli orien-tamenti della Chiesa.

La congregazione A Bergamo, la sera del 15 dicembre 1882, in una modesta casa di Via Cavette, nella parrocchia di S. Alessandro in Colonna, Caterina Comensoli (1847-1903), che poi prese il nome di Suor Geltrude, insieme alla sorella Bartolomea, a Maria Pandini e a don Francesco Spinelli (1853-1913), no-minato dal Vescovo come Superiore, pre-gano in adorazione davanti al quadro del Sacro Cuore. Nasce l’Istituto delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento.Nel 1889, a causa del dissesto finanziario, don Francesco Spinelli e Madre Geltrude

Comensoli sono costretti a separarsi, dando vita a due nuovi Istituti: le suore Adora-trici del SS. Sacramento e le Suore Sacra-mentine di Bergamo.L’8 settembre del 1891, il vescovo di Lodi, mons. G.B. Rota, erige canonicamente l’I-stituto delle Suore Sacramentine di Madre Geltrude, erezione confermata l’8 dicem-bre 1896 dal vescovo di Bergamo, mons. G.C. Guidani. L’11 aprile del 1900, Papa Leone XIII emana il “Decreto di Lode” e nel 1906, dopo la morte di Madre Geltrude, avve-nuta il 18 febbraio 1903, Papa Pio X rico-nosce ufficialmente l’Istituto delle Suore Sacramentine di Bergamo. Il 5 giugno 1910 giunge da Roma l’approvazione delle Co-stituzioni scritte dalla Fondatrice stessa nel 1894. Il 1° ottobre del 1989, Papa Giovanni Paolo II proclama beata Madre Geltrude Comensoli e il 26 aprile 2009 Benedetto XVI la annovera fra i Santi. Nella Chiesa dell’Adorazione, in Casa Madre, e in tutte le Comunità Sacramentine in Italia e all’e-stero, Gesù è quotidianamente adorato. Nell’adorazione la Suora Sacramentina percepisce che Dio non abita i cieli lon-tani, ma si fa incredibilmente vicino, pre-sente alla nostra vita e alla nostra storia quotidiana. Come Santa Geltrude, esprime tutta la sua fiducia in un Dio che non ci lascia mai soli, ma si fa nostro compagno di viaggio. Da qui il grande desiderio di tenergli compagnia, di alzare lo sguardo verso Gesù, di invocarlo, di avere un fi-

1312Dall'Eremo Dall'Eremo

ducioso abbandono in Lui e di unirsi inti-mamente al suo Amante Cuore.Vive l’adorazione, come profonda relazione interpersonale con il Cristo, che trasforma la sua vita, orienta le sue scelte, qualifica le relazioni e il servizio apostolico.Con il suo essere e rimanere davanti all’Eu-caristia, testimonia in modo visibile che l’unica sorgente di ogni battezzato è Cri-sto Signore.Nella contemplazione trova origine e forza la missione della Suora Sacramentina che cammina sulle strade del mondo.Ogni Sacramentina, attenta alle istanze dei tempi e alle varie culture, si rende presente nei diversi contesti pastorali, con un’at-tenzione educativa tesa a formare perso-nalità cristiane, che sappiano promuovere un mondo più umano secondo il disegno di Dio.Tale impegno educativo è esplicitato alla luce dell’Eucaristia e con la sensibilità pe-dagogica emergente dal Mistero Eucari-stico, dalle indicazioni della Fondatrice, maturate attraverso l’esperienza educa-tiva dell’Istituto.Consapevole che il dono ricevuto dallo Spirito è bene della Chiesa e per la Chiesa, la Sacramentina sollecita i fedeli laici a partecipare alla spiritualità eucaristica e a condividere i principi ispiratori della pro-pria azione educativa, in un’efficace inte-razione di carismi.

Santa Geltrude Santa Geltrude Comensoli, nata a Bienno il 18 gennaio 1847, è presto attratta da Gesù presente nell’Eucaristia, che, all’insaputa di tutti, riceve per la prima volta, bambina di non ancora sette anni.Esprime il suo amore e la sua fedeltà al Si-gnore, rimanendo a lungo in preghiera da-

vanti al tabernacolo e impegnandosi gene-rosamente nella formazione umana e cri-stiana dei bambini e delle giovani operaie. Parla a tutti dell’Eucaristia, fonte di gioia e scuola di vita, e si propone un motto si-gnificativo: «Gesù, amarti e farti amare».Il 15 dicembre 1882 a Bergamo fonda l’I-stituto, consacrato all’adorazione perpetua di Gesù e dedito all’educazione cristiana della gioventù.Muore il 18 febbraio 1903. Il suo ultimo pensiero è ancora per Gesù presente nel Mistero eucaristico, punto di convergenza della sua vita e della sua missione.È proclamata santa dal Papa Bene-detto XVI il 26 aprile 2009. Santa Geltrude orienta ed anima tutta la sua vita, la sua spiritualità e quella dell’I-stituto, da lei fondato, “nell’accesa carità verso il Santissimo Sacramento» ... “Non ho di mira che la Vostra gloria... farvi ado-rare nel SS. Sacramento”.Vive il rapporto con Gesù in una dimen-sione mistica, che la porta a riconoscerlo come il suo Signore, il centro, il signifi-cato, la ragione d’essere, il bene supremo, la gioia, lo scopo della sua vita.Per lei, credere significa gioire in Lui, pen-sare a Lui, pregarlo volentieri, desiderarlo con trepidazione, accogliere in piena di-sponibilità la sua Parola, essere pronta a percepirne ogni cenno e fare interamente la sua Volontà. «Voglio farmi santa, dive-nire una fedele immagine del Crocifisso, mio Bene... un altro Gesù, rivestita delle sue perfezioni... vivere come Gesù... Voglio vivere con Gesù, sempre unita a Lui me-diante una continua orazione in mezzo an-che alle mie occupazioni, viaggi, visite...».Conquistata dall’amore di Gesù, scopre nella Croce la solidarietà che il Signore, patendo e morendo, ha stabilito con ogni

uomo che soffre. Dio è l’«Amatore Cro-cifisso», Colui che ha amato con inimma-ginabile sovrabbondanza. Amare Gesù si-gnifica seguirlo fino a condividere la sua Croce e, come Lui, ella brama di donarsi interamente. Non teme di affrontare le prove, le sofferenze e le fatiche, pur di rimanere fedele al proposito di amarlo e farlo amare fine alla fine.L’esperienza spirituale di Madre Geltrude è tradotta con l’immagine del Sacro Cuore che accosta sempre all’amore di Gesù. «Il divinissimo Cuore di Gesù - scrive ad una suora - ti faccia veramente sua fedele imi-tatrice e ti infiammi del suo puro amore». E nelle sue Note Intime: «...alla tua pre-senza voglio vivere e dimorare per sem-pre. Sì, voglio sempre contemplare quelle fiamme amorose che salgono di continuo dal tuo ardentissimo Cuore e che sono l’og-getto del tuo ardentissimo amore per me». Le Suore Sacramentine all’EremoCon l’intento di animare la vita spirituale della Casa e di un servizio alla Valle Camo-nica, il Vescovo di Brescia Lu-ciano Monari, ha rivolto alla Madre Gene-rale, la richie-sta di una comu-nità giovane per la Casa di Spi-ritualità della Valle. Dall’Ottobre 2017 le Suore Sacramentine sono presenti all’Eremo. Il 5 Ottobre infatti,

si è aperta la nuova comunità, fortemente voluta dal Direttore, che con la sua richie-sta ha incontrato il parere favorevole delle Superiore Maggiori della Congregazione, e in particolare della Madre, che desiderava da tempo un’altra presenza sacramentina nella Valcamonica, per offrire ai giovani cammini spirituali vocazionali e di ami-cizia. La Comunità delle Sacramentine all’Eremo vuole far incontrare il carisma di Santa Geltrude con la gente della Val-camonica, valle caratterizzata già di per sé da secoli da una grande ricchezza spiri-tuale e di fede. L’Eremo dei Santi Pietro e Paolo costituisce un punto di riferimento, una finestra spirituale sull’intera valle Ca-monica e le suore Sacramentine vogliono offrire a tutti una testimonianza gioiosa e serena; oltre che percorsi formativi e vo-cazionali per gli adolescenti e i giovani delle parrocchie, di diversi gruppi o an-che singolarmente.Da Ottobre a oggi si sono susseguiti molti momenti d’incontro, dialogo, amicizia, te-stimonianza con i giovani.

26 NOVEM-BRE- La nostra comunità anima e conduce il ri-tiro dei geni-tori e bambini di prima ele-mentare della Parrocchia di Borno, accom-pagnata da don Simone.1 DICEMBRE- La comunità si incontra con Don Giuseppe Milesi , (Re-

1514Dall'Eremo Dall'Eremo

sponsa-bile diocesano della Pastorale Gio-vanile della Diocesi di Brescia), Don Cri-stian Favalli e un gruppo di giovani della Comunità Vocazionale di Brescia per con-dividere alcune considerazioni e prospet-tive sui giovani al fine di far nascere pro-poste concrete per i Giovani e gli adole-scenti della Valcamonica.3 DICEMBRE- Testimonianza Vocazionale e animazione di un momento di preghiera con Visita guidata alla casa della Santa, per i bambini e genitori della Parrocchia di Losine accompagnati da Don Giuseppe.10 DICEMBRE-Animazione e condu-zione di un incontro formativo e cena con gli adolescenti di Darfo, accompagnati da don Emanuele.17 DICEMBRE-Animazione di una ado-razione Eucaristica per catechisti presso Fucine di Darfo.21 DICEMBRE- Animazione di un mo-mento di adorazione e seguente cena con gli adolescenti di Gianico e il Direttore

don Roberto Domenighini.31 DICEMBRE- La nostra Comunità anima la Veglia di fine anno del 31 dicembre. Sono presenti numerose persone che in clima di raccoglimento pregano con molta devozione e partecipazione.20 GENNAIO- La Comunità, secondo la programmazione del Progetto Giovani dell’Istituto, anima e conduce la Lectio, ottenendo buona risposta e partecipazione.28 GENNAIO- Siamo chiamate per dare la nostra Testimonianza Missionaria in oc-casione della Marcia della Pace da Cer-veno a Losine. 31 GENNAIO- Ci rechiamo all’oratorio di Piamborno per una Testimonianza Voca-zionale alle ragazze preadolescenti.4 FEBBRAIO (pomeriggio)- Animiamo il ritiro dei Genitori della 5^ elementare di Borno.11 FEBBRAIO- Proposta della Lectio Gio-vani, come da programmazione della Pa-storale dell’Istituto.

13 FEBBRAIO- Incontro con le Giovani Diciannovenni di Berzo, testimonianza vo-cazionale e condivisione sul tema proposto.16 FEBBRAIO- La nostra comunità, in-sieme con le suore di Bienno paese, anima in parrocchia l’adorazione eucaristica se-rale, in preparazione della Festa della no-stra Santa.18 FEBBRAIO- Tutta la comunità si reca a Bergamo, in Casa madre, in occasione della FMG, Festa di Santa Geltrude, dove siamo impegnate nell’organizzazione e

nell’animazione della Festa. Viene con noi una ragazza di Losine.25 FEBBRAIO- Animazione del ritiro quaresimale della Parrocchia di Losine.25 FEBBRAIO (sera)- Incontro con gli Adolescenti di Berzo sul tema della Li-bertà. Testimonianza vocazionale.1 MARZO- Animazione dell’Adorazione Eucaristica per il gruppo genitori dei ra-gazzi della catechesi a Corna di Darfo.18 MARZO- Abbiamo incontrato i gio-vani catechisti della Parrocchia di Corna.

17 Dall'Eremo

CHIESA DELL'EREMO: INDAGINI ARCHEOLOGICHE

Dall'Eremo

Durante i recenti lavori di ristrutturazione della chiesa, sono state effettuate indagini archeologiche sia all’esterno sia all’interno dell’edificio di culto, come previsto dalla vigente normativa di tutela.All’esterno è stato aperto un saggio di scavo (saggio A, circa mq 18) a lato dell’in-gresso principale, nella parte anticamente occupata da un porticato in coincidenza di una nicchia con mosaico rappresentante S. Antonio.Asportata la pavimentazione in porfido sono subito emerse le prime strutture per-lopiù riferibili a sepolture, in particolare verso sud sono risultate chiaramente leg-gibili le delimitazioni in muratura (pietre e malta di calce) di tre tombe (figura 1).

All’interno, terreno e frammenti di calce idrata indicano interventi di spoliazione e sanificazione effettuati in antico.Poco più a nord sono invece stati messi in luce, appena al di sotto dell’attuale piano di calpestio del sagrato, alcuni muri di con-siderevole spessore (m 0,80), fra i quali è stato ricavato un ossario in coincidenza della nicchia mosaicata. L’asportazione del pavimento all’interno della chiesa, funzionale alla realizzazione di un nuovo impianto di riscaldamento, è stata l’occasione per verificare la pre-senza di un’eventuale stratificazione an-tica sepolta sotto gli attuali piani di fre-quentazione.La prima testimonianza rilevata di un di-verso assetto dei piani di calpestio è stata una pavimentazione in cocciopesto, uni-formemente presente sia nell’aula sia nel presbiterio (figura 2).

Dopo una prima ripulitura si è constatato che la superficie era interessata da tagli per l’impostazione di numerose sepol-ture (figura 3).

Di questi sepolcri, come di quelli esterni, era in passato ben nota la posizione tanto da essere riportati in un rilievo schematico risalente al 1759 (figura 4).

Nelle due cappelle situate a sud sono invece stati scoperti i resti di consistenti strutture murarie (spessore m 1,20) evidentemente preesistenti (figura 5).

Più recenti sono le tracce di delimitazioni riconosciute di fronte alla cappella situata più a sud (figura 6).

Figura 1 Figura 2

Figura 3 Figura 5

Figura 4 Figura 6

1918Dall'Eremo Dall'Eremo

Dove è stato possibile operare in sicurezza sono state svuotate alcune sepolture, ormai occupate solo da macerie. Una di queste è stata svuotata completamente poiché, es-sendo quasi totalmente priva delle delimi-tazioni in muratura, esponeva parte del de-posito archeologico presente nel sottosuolo.É stata così notata una pavimentazione in

cocciopesto sottostante a quella rilevata sotto le quote attuali, separata da quest’ul-tima da riporti di terreno e pietrame che sono serviti a modificare i livelli. Un ba-samento in muratura con tracce d’intonaco rosso è coevo a questo piano ed è stato evi-denziato con un ampliamento dello scavo (figura 7).

Nel presbiterio anche in considerazione di alcune discontinuità nella trama muraria evidenti tanto all’esterno, quanto all’interno dell’edificio, sono state effettuate delle ve-rifiche più approfondite rimuovendo por-zioni d’intonaco e aprendo un saggio di scavo nell’angolo sud-ovest.Con la rimozione dell’intonaco si è infatti definito il profilo di un varco regolare il cui margine inferiore proseguiva al di sotto del pavimento (figura 8).É stata così documentata un’interessante sequenza di strutture occultate da consistenti riporti di terreno e macerie, contenenti di-versi frammenti d’intonaco dipinto.

Le murature con intonaco bianco su cui si aprivano ad ovest una feritoia e a sud un’a-pertura più grande, si appoggiano ad altri muri direttamente fondati sulla roccia af-fiorante che presentano un prospetto con i giunti marcati da caratteristiche stilature a sottolineare i contorni dei blocchi di pie-tra sbozzati (figure 9 e 10).Questi rinvenimenti sembrano confermare l’evidenza di una continuità strutturale at-traverso il riutilizzo in diverse fasi di ele-menti appartenenti ad epoche diverse a par-tire dal secolo XII-XIII fino alla realizza-

zione della chiesa fra i secoli XIV e XV. Tutte le fasi di ricerca sono state documen-tate sia fotograficamente sia attraverso ri-lievi grafici e topografici, in modo da acqui-sire sufficienti informazioni per un appro-fondito studio ora in corso di elaborazione.Degli elementi strutturali più significativi sono stati eseguiti dei fotopiani (figura 10), mentre per la definizione del profilo de-gli edifici e dei contesti archeologici, ol-tre che per la loro localizzazione, è stata utilizzata un’adeguata strumentazione per rilievi ad alta precisione (stazione totale).

Figura 7

Figura 8 Figura 10

Figura 9

21RELAZIONE CONCLUSIVA DEI LAVORI DI RESTAURO DELLA CHIESA DELL'EREMO

Dall'Eremo

I lavori di restauro della chiesa dell’Eremo dei Santi Pietro e Paolo si sono conclusi nel mese di marzo del 2018. Molte mae-stranze ed imprese sono state coinvolte sia come fornitura sia come manodopera specializzata, tutte operanti e provenienti dall’area Bresciana e Bergamasca, ma an-che, per alcune attività quali la stesure dei massetti, da operai specializzati originari della Romania e operanti in sinergia con imprese locali. Circa una trentina di arti-giani hanno operato all’interno della chiesa mentre altri ancora hanno lavorato negli stabilimenti produttivi locali per fornire l’impianto di riscaldamento e le lastre di porfido della pavimentazione. Questa pic-cola riflessione, su un piano più materiale e meno idealista di altre, credo serva a evi-denziare un aspetto poco considerato, che i progetti e le realizzazioni di questo tipo portano e cioè che il coraggio di investire sul futuro spirituale e culturale delle nostre comunità genera anche dinamismo e spe-ranza nel territorio, a sostegno della vita, che ha bisogno anche di basi economiche e di rapporti professionali e lavorativi per crescere e svilupparsi.La Fondazione Comunità Bresciana per 9000 euro ed un offerente privato (Trafilix SPA) per 1000 euro hanno partecipato alla copertura dei costi per la fornitura e posa del rivestimento in porfido dei pavimenti, proveniente dalle cave Pedretti con note-vole sconto rispetto al valore di mercato. Tale elemento architettonico risulta di

grande impatto sull’immagine della chiesa; vuole richiamare l’omogeneità di tessitura delle pavimentazioni in coccio pesto ri-scoperte nello scavo archeologico e, nella colorazione violacea, le colonne in pietra Simona del chiostro annesso alla chiesa. Lo schema di posa, composto di lastre di varia lunghezza poste a corsi paralleli di spessori 20-25-30cm, emula la tessitura delle murature medievali rinvenute negli scavi e quella utilizzata dall’Ing. Nello Brunelli negli anni 60’ per l’edificazione

Dall'Eremo

Si è quindi proposto ai responsabili di set-tore della Soprintendenza di Brescia e Ber-gamo, arch. Fiona Colucci e dott. Andrea Breda, di rinunciare all’ulteriore abbassa-mento degli scavi nella navata e di prose-guire invece con lo scavo nel presbiterio. Era chiaro infatti che l’area dell’altare fosse stata ricavata in una struttura a torre, di epoca medievale, di cui restano ancora perfettamente conservate due pareti per tutta l’altezza dell’attuale chiesa. Sotto il pavimento del presbiterio si intuiva però la presenza di un locale, segnalato in esterno da una feritoia chiusa. Eseguito lo scavo questo spazio è risultato essere una piccola stanza alla base della torre, riempita com-pletamente di macerie presumibilmente nel tredicesimo secolo, allorquando sui re-

Demolizione della pavimentazione in clinker, per le fa-sce di pavimento a ridosso dei muri è stato utilizzato un demolitore manuale per ridurre le vibrazioni

Predisposizione dei ferri d’armatura nella soletta con-tro terra. A separazione dalle pavimentazioni antiche e stato posato uno strato di feltro sintetico.

degli edifici della Casa di Spiritualità.Sul lato tecnico, è possibile oggi affermare che le attività previste nel progetto sono state portate a termine senza particolari impre-visti, vi è stata l’occasione tuttavia di pra-ticare alcuni adattamenti e ottimizzazioni, dettati da accortezze e scoperte soprattutto di carattere archeologico, durante la dire-zione dei lavori.

Ottimizzazioni e modifiche in fase di at-tuazione dei lavoriSostanzialmente il progetto prevedeva la ri-mozione dei pavimenti in clinker anni ’60, uno scavo archeologico, lo sbancamento del terreno interno alla chiesa, la creazione di un intercapedine aerata su cui posare il nuovo impianto di riscaldamento e i pa-vimenti, oltre alla bonifica degli intonaci interni, danneggiati da umidità di risalita e di condensa, causata quest’ultima proprio dal vecchio sistema di riscaldamento. Ese-guiti gli scavi è, però, stato evidente come l’abbassamento del livello del terreno per formare l’intercapedine non fosse possi-bile, in quanto avrebbe significato rimuo-vere tutti i resti delle pavimentazioni ori-ginarie in coccio pesto (battuto di malta e laterizio macinato). Non vi era quindi lo spazio per realizzare un vuoto sotto le pa-vimentazioni definitive.I dati emergenti dallo scavo archeologico condotto sui punti di maggior interesse all’interno della navata e sull’esterno della facciata principale, confrontati con l’ana-lisi delle facciate esterne del presbiterio, ri-portata sulla pubblicazione del 2016 “L’E-REMO DEI SANTI PIETRO E PAOLO IN VALLECAMONICA”, portavano a ren-dere interessante l’approfondimento dello scavo archeologico nella zona dell’attuale presbiterio.

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sti di quello che appare un castello piutto-sto esteso, fu realizzato il convento di San Pietro e la rispettiva chiesa.Le macerie spesse oltre due metri, grava-vano col loro peso sulle murature non co-struite per tale fine, ma per essere il peri-metro di una torre. Invece per secoli hanno dovuto sopportare il peso delle demolizioni oltre a quello delle volte aggiunte nella an-tica trasformazione in chiesa e rifatte nella ricostruzione degli anni ’60. Potendo final-mente accedere a questa stanza, dopo sette secoli almeno, è stato possibile notare, ol-tre alla conservazione ottimale delle super-fici delle pareti, con caratteristiche stila-

interesse, che in futuro meriterebbe una va-lorizzazione e un adeguato intervento con-servativo, assieme ad altri spazi ipogei ed esterni che ancora sono presenti nei pressi della chiesa e che potrebbero dare, ad uno studio archeologico, dati molto interessanti e restituire percorsi di visita suggestivi.Predisposizione dei ferri d’armatura nella soletta contro terra. A separazione dalle pavimentazioni antiche e stato posato uno strato di feltro sintetico. In luogo dell’in-tercapedine sotto le nuove pavimentazioni, sono invece state proposte e realizzate due canaline perimetrali dove la pavimenta-zione in porfido è removibile. Queste ca-naline realizzate con struttura di acciaio in-tegrano un piccolo battiscopa in “Corten”

che lascia una fessura d’ombra contro la parete. Questa fessura permette all’aria di circolare nelle canaline e di asciugare la parte delle murature sotto il livello del pa-vimento, più soggette alla risalita di umi-dità dal terreno. Inoltre le canaline sono utilizzate per il passaggio degli impianti elettrici, facilmente modificabili, ripara-bili ed implementabili, potendo aggiungere una derivazione, ad esempio di impianto di amplificazione, in qualsiasi punto della canalina, senza opere di scasso o di mu-rature. Grazie alla posa di lana di vetro al loro interno, queste strutture determinano inoltre un sensibile abbassamento del fasti-dioso riverbero sonoro nella chiesa, funzio-nando da casse di assorbimento acustico.

Dall'Eremo Dall'Eremo

ture e metodi di imbiancamento a calce, la presenza di fessure alquanto estese e dif-fuse nonché preoccupanti. La proposta fu quindi di lasciare questa stanza libera e ac-cessibile, in modo da togliere i pesi delle macerie e di modificare i dettagli costrut-tivi della soletta in calcestruzzo armato già prevista sopra l’intercapedine di pro-getto, in modo che potesse essere ancorata alle murature creando un sostegno saldo che evita gli spostamenti di queste pareti verso valle sia in caso statico che di sisma. Questa soluzione, accolta favorevolmente dalla Soprintendenza, ha permesso di ri-scoprire un ambiente medievale di grande

Portale laterale durante la posa del riscaldamento e a fine restauro. Il portale è stato ripulito dalle stuccature di malta risalenti alla posa della porta e liberato dalla bussola in vetro non più necessaria grazie al diverso impianto di riscaldamento. Il telaio fisso del serramento risalente agli anni ‘60 è stato modificato in modo da rendere maggiormente visibile la lavorazione delle pietre. La rampa di collegamento con il chiostro è removibile e conserva al di sotto la soglia in pietra e il pavimento originale.

Schema di posa delle lastre di pavimentazione; l’alternarsi di fasce di altezza diverso vuole rievocare un aspetto caratteristico delle tecniche murarie medievali. L’orientamento delle fasce segue quello degli arconi e della fac-ciata perfettamente allineato alla direttrice nord-sud. Questo orientamento fa pensare ad una diversa posizione del presbiterio perfettamente ad est in una prima versione della chiesa, ipotesi avvalorata dall’inesistenza di un arco trionfale che individui il presbiterio e dal fatto che la prima campata a botte è un ampliamento successivo alle altre due e potrebbe aver sostituito un primo presbiterio.

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Il piano di fondo della canalina posta alla base della parete confinante col chiostro, è costituito dal pavimento originale della navata, ed è possibile rimuovendo le la-stre, rendere visibile per studi o ispezioni questo pavimento e la lastra in calcare che fa da soglia alla porta laterale della chiesa.Un altro suggerimento progettuale, prove-niente dallo scavo archeologico, è venuto dall’individuazione del livello originale del presbiterio, quasi una decina di cen-timetri più basso di quello proposto nella ricostruzione degli anni ’60. Si è scelto attraverso lo studio attento del dettaglio costruttivo, di modificare lo spes-sore del sistema di riscaldamento in modo da poter mantenere il piano finale il più vi-cino possibile a quello della chiesa antica. Il risultato, pur efficiente dal punto di vista del riscaldamento, ha permesso di risco-prire le corrette proporzioni della campata e le dimensioni originali della porta di col-legamento tra presbiterio e sagrestia, pre-cedentemente resa piuttosto tozza e bassa. L’abbassamento del piano del presbiterio e della sagrestia ha permesso di realizzare anche una comoda rampa di accesso alla zona di celebrazione, attraverso l’ingresso della sagrestia, in modo che tutti possano partecipare come lettori alle funzioni; an-che sacerdoti con ridotte capacità di sposta-mento possano celebrare autonomamente. Nella navata è stato invece necessario man-tenere il livello più alto del pavimento pre-cedente, in modo da disporre dello spazio sufficiente per non ridurre troppo lo strato di isolante termico del riscaldamento. L’in-gresso laterale alla chiesa ha potuto quindi essere anch’esso dotato di una rampa, co-struita con la stessa metodologia delle ca-naline laterali apribili. In questa posizione, la rimozione delle bus-

sole di vetro e degli intonaci ammalorati ha permesso anche di valorizzare le forme delle pietre lavorate che costituiscono il portale ed il pilastro contiguo, l’unico ri-masto pressoché inalterato dal medioevo. Si può ora notare che la cornice di pie-tra del portale è ammorsata saldamente al pilastro, tanto che una pietra del pilastro stesso è lavorata in modo da costituire an-che una porzione della spalla del portale. Questa tecnica realizzativa è tipica dei por-tali tardo medievali e dà particolare soli-dità alla struttura muraria.

Nuovi poli liturgiciUna delle esigenze funzionali del progetto è quella di sostituire l’ambone e la sede si

Dall'Eremo Dall'Eremo

Posa dell’impianto elettrico all’interno della canalina sul lato verso il chiostro. Questo sistema oltre a sem-plificare i passaggi impiantistici, permette la deumi-dificazione della base del muro e l’assorbimento del riverbero acustico. Una volta riposizionate le lastre le canaline formano una fascia decorativa di bordo della pavimentazione.

Particolare della posa del pavimento in porfido. Per evitare sollevamenti dovuti alle dilatazioni termiche, è stato inserito un materassino plastico di color aran-cione, in grado di dissipare i movimenti dei massetti.

nora utilizzate, di grande pregio artistico, ma poco contestualizzate e di tipo mobile. Una maggiore presenza visiva ed evocativa di questi elementi altamente simbolici era stata ben evidenziata nel quadro del pro-getto, ma la scelta estetica della forma fi-nale è sempre un atto di coraggio. Molte chiese purtroppo presentano nuovi altari, pulpiti e sedi di fattura non pienamente convincente o dimensionati e decorati se-condo logiche non del tutto liturgiche, no-nostante lunghi studi, prove e simulazioni. Nel caso dell’Eremo, la ricerca è stata di tipo piuttosto pragmatico. Volendo utiliz-

zare materiali del luogo, la scelta è caduta da subito sul porfido e sul ferro battuto ti-pici di Bienno, la forma invece, che nel l’ambone deve rievocare secondo quanto definito nel Concilio Vaticano II una tri-buna da cui annunciare la Parola, non era di facile definizione. L’idea è stata di cer-care dei pezzi o delle sculture già eseguite ed inutilizzate che potessero essere assem-blate o modificate, come a riecheggiare la figura biblica della “pietra scartata dal co-struttore divenuta testata d’angolo”. Per l’altare la strada è stata immediata, da subito si è scelto di conservare l’esistente, donato dal suo costruttore all’epoca della ricostruzione, ma si è colta l’occasione di riutilizzare uno dei gradoni che conduce-vano al tabernacolo, per formare un paliotto di chiusura dello spazio vuoto sottostante la mensa, volendo richiamare maggiormente la forma piena di un altare iconografico e meno quella di una tavola. Il dettaglio di posa ha previsto una valorizzazione e un alleggerimento dei volumi stereometrici dei blocchi di porfido, introducendo de-gli stacchi di qualche centimetro tra le va-rie parti e rispetto al pavimento di base. Il posizionamento dell’altare non è stato di immediata soluzione per via dell’asimme-tria del presbiterio, ma dopo alcune simu-lazioni si è scelto di mantenerlo nella po-sizione originaria, già corrispondente alla linea di chiave della volta a crociera che la sovrasta. La porzione di presbiterio an-tistante l’altare è stata invece ampliata a discapito della navata spostando ed inte-grando i gradini di tonalite già presenti, in quanto la liturgia impone maggior agio di movimento anche di fronte alla mensa. La ricerca di un pezzo adatto alla forma-zione dell’ambone ha invece provviden-zialmente portato ad una lastra di porfido

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realizzata a spacco conservata come cam-pione dal cavatore. Destino ha voluto che il pezzo fosse appartenuto ad un costruttore, un architetto che lo aveva realizzato per il

proprio studio, ma che poi aveva dovuto rinunciarvi. La lastra, però, non era una tribuna, e pur avendo una finitura molto adatta al luogo di collocazione, dove già la superficie di spacco naturale della pietra è presente nei pilastri e negli arconi della chiesa, doveva essere modificata. Biso-gnava da un lato renderla simile ad un pul-pito che accoglie il lettore o il predicatore, e dall’altro richiamare la forma dell’altare già presente, anch’esso in porfido. Gra-zie a numerosi tentativi, disegni e bozze, è nata l’idea di tagliare la lastra in modo da creare tre corpi separati, ad imitazione dei tre blocchi che l’altare si è trovata ad avere come basamento dopo l’introduzione del paliotto. La separazione verticale tra i blocchi alleggerisce con un taglio di luce la massa massiccia della lastra, mentre le due colonnine ricavate dal taglio degli estremi, sono state leggermente arretrate generando una curvatura complessiva che avvolge il lettore o il predicatore come in un pulpito, conferendo dinamismo e spa-zialità. Le zanche di giunzione tra i pezzi sono state realizzate in modo tradizionale e donate da un fabbro biennese. Come per

l’altare i blocchi non appoggiano diretta-mente sul pavimento, ma sono sollevati da un basamento in ferro, arretrato a formare una linea d’ombra che rende più leggera la massa di porfido. La parte centrale del pulpito ha forma pro-porzionata di rettangolo aureo ad indicare il richiamo, da sempre presente nell’archi-tettura sacra, delle regole costruttive ed ar-moniche del creato. Un terzo elemento è apparso sul presbi-terio, il podio di accesso al tabernacolo. L’abbassamento del pavimento, rendeva impossibile raggiungere il livello dello sportello, già piuttosto disagevole anche prima del restauro a causa di gradini piut-tosto alti e dell’assenza di un pianerottolo che permettesse di girarsi per non scen-dere all’indietro i gradini. Anche in que-sto caso si è riutilizzata una lastra già esi-stente, che formava il primo gradino della precedente scalinata, come pianerottolo e sono stati realizzati altri tre gradini po-sati completamente a secco su distanziali in acciaio, secondo uno schema che pare sovvertire la logica dell’equilibrio, ma che ha in realtà notevole stabilità grazie ad un piccolo espediente.

ConclusioniLa realizzazione del progetto di inserimento del nuovo riscaldamento ha dato seguito ad un quadro di esigenze ben descritto da una committenza consapevole e accorta, il rettore pro tempore don Roberto Domeni-ghini. Una attenta analisi aveva da tempo individuato la necessità di offrire a quanti si avvicinano alle attività contemplative, culturali e spirituali dell’Eremo, un am-biente sempre accogliente e adatto al rac-coglimento. Proprio il luogo più adatto a ciò, per particolarità costruttiva e per va-

Dall'Eremo Dall'Eremo

lore storico, la chiesa dell’antico convento di San Pietro, non era frequentabile assi-duamente durante il periodo invernale, per l’inefficienza dell’impianto di riscal-damento. Le attività spirituali e culturali, proprie di un ambiente ecclesiastico, come funzioni, predicazioni, concerti di musica sacra, subivano delle limitazioni. Anche la dotazione di arredi, opere d’arte, strumenti musicali era limitata dalla inadeguatezza delle condizioni ambientali, troppo varia-bili in temperatura e umidità. Le pareti in-terne particolarmente subivano l’effetto di condense superficiali innescate dall’uso in-termittente del riscaldamento ad aria. Da Vista frontale dell’ambone e dell’altare, dettaglio della zanca tradizionale utilizzata per il pulpito.

Scalinata di accesso al tabernacoloVisione d’insieme della area del tabernacolo

La chiesa restaurata, prima della ricollocazione degli arredi e del nuovo ambone

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qui la scelta di introdurre un nuovo riscal-damento a pavimento. La realizzazione del progetto ha potuto esprimere anche altri aspetti oltre a quello tecnico e funzionale. Innanzitutto è stato condiviso un approccio di conservazione delle scelte architettoniche già presenti in chiesa, elementi decorativi e funzionali in-trodotti nella ricostruzione degli anni ‘60, volendo mantenere un rispettoso collega-mento con quanto voluto e realizzato con impegno e dedizione allora. Il collegamento con la storia dell’edificio è stato portato anche molto più addietro, con un approfondito studio archeologico che sta portando a dati storici per certi versi inattesi e di interesse. Altro principio di metodo è stato da subito introdotto dalla committenza, la scelta di materiali locali, sia per principio ecolo-gico sia, soprattutto, per legame culturale e affettivo con il territorio e con la comu-nità che lo rende vivo, lo conosce e lo sa valorizzare anche utilizzandone al meglio le risorse.Parallelamente sono stati seguiti i principi di accessibilità e di fruizione autonoma anche degli spazi liturgici, eliminando le barriere architettoniche; di ottimizzazione della funzione di alcuni dispositivi, come la canalina tecnologica che assomma diverse funzioni (passaggio impiantistico, giunto di dilatazione, cassa di assorbimento acu-stico, deumidificazione delle pareti); di re-stauro conservativo, e di restauro critico, rendendo leggibili alcuni elementi archi-tettonici prima obliterati, migliorando il

Dall'Eremo Dall'Eremo

pietRo Castelnovi d.l.

Sistemazione della prima cappella dedicata storica-mente a Sant’Antonio di Padova.

funzionamento statico e materico delle murature, richiamando le tessiture mura-rie medievali nel disegno delle lastre di pavimentazione.L’esito di questo piccolo ma consapevole processo creativo è ora da consegnare a quanti utilizzeranno questa chiesa, frutto dell’impegno di molte persone lungo or-mai almeno otto secoli, e ricca per questo, di storia, spiritualità, arte.

inG. aRCh. pietRo Castelnovi d.l.

Nella pagina accanto, la lettera di S. E. Mons. Vincenzo Zani, in ringraziamento per il volume sull'Eremo.

30Dall'EremoDA PREDICATORE A VESCOVO: PADRE DANIELE LIBANORI

Dall'Eremo

Dopo S.E. Mons. Marco Busca e S.E. Mons. Ovidio Vezzoli, un altro predica-tore dell’Eremo è stato nominato Vescovo.

Il direttore dell’Eremo, nel tempo dei suoi studi romani, aveva conosciuto Padre Da-niele Libanori. Da qui l’idea di invitarlo all’Eremo per un corso di esercizi spirituali strettamente ignaziano. E le volontà del Padre gesuita sono state ancora più strette: solo uomini e un mas-simo di 10 (numero poi quasi raddoppiato, quando alla fine di agosto 2017 si è te-nuto il corso all’Eremo). Padre Libanori, dell’arcidiocesi di Ferrara-Comacchio, prima di essere gesuita è stato sacerdote diocesano, viceparroco, parroco e rettore del Seminario Arcivescovile. Nel 1991 è entrato Compagnia di Gesù, nella quale ha vissuto a L’Aquila, a Po-sillipo, a Roma. Dal 2003 al 2016, alla Chiesa del Gesù, è stato apprezzatissimo confessore. Ha retto la Direzione Nazionale dell’Apo-stolato della Preghiera, e nel 2017, come rettore della Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami al Foro Romano si è occupato della formazione permanente del clero. Incarico assunto poco dopo gli esercizi predicati all’Eremo.

Il suo diniego al nostro invito per rinno-vare la predicazione di un corso in Valle Camonica è stato motivato dalla nomina episcopale arrivata da papa Francesco. A Padre Daniele l’augurio orante di un fe-condo ministero episcopale e l’invito per un prossimo ritorno all’Eremo.

Monsignor Daniele Libanori,nuovo Vescovo ausiliare di Roma,per il clero e i diaconi permanenti.

Nella pagina accanto, la lettera di Mons. Federico Pellegrini per l'accoglienza all'Eremo delle reliquie del Beato Giuseppe Tovini.

33LETTERA PLACUIT DEOAI VESCOVI DELLA CHIESA CATTOLICA SU ALCUNI ASPETTI DELLA SALVEZZA CRISTIANA

Dall'Eremo

Nello stile dell’Eremo, fin dalle sue origini, si è distinta una particolare attenzione al magistero Pontificio. Anche in occasione della pubblicazione della Lettera “Pla-cuit Deo” da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede, a nome di Papa Francesco, l’Eremo ha promosso due incontri con il professor don Raffaele Maiolini nella serata di mercoledì 11 aprile 2018 per i laici e nella mattinata di giovedì 12 per i sacerdoti. L’argomento è di toccante attualità, come esordisce il documento stesso: “L’insegnamento sulla salvezza in Cristo esige di essere sempre nuovamente appro-fondito” (n. 1). L’interesse è stato confermato e manifestato dalla massiccia presenza ad ambedue gli incontri e dal fecondo dialogo che si è intessuto. Con l’intento di so-stenere il Nostro Papa Francesco nel suo compito di confermare i fratelli nella fede, riportiamo l’intero documento.

I. Introduzione

1. «Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelare se stesso e far conoscere il mi-stero della sua volontà (cf. Ef 1,9), mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito hanno accesso al Padre e sono resi partecipi della divina natura (cf. Ef 2,18; 2 Pt 1,4). [...] La profonda verità [...] su Dio e sulla salvezza degli uomini, per mezzo di questa rivelazione risplende a noi nel Cristo, il quale è insieme il mediatore e la pienezza di tutta la rivelazione».[1] L’insegnamento sulla salvezza in Cristo esige di essere sempre nuovamente approfondito. Tenendo fisso lo sguardo sul Signore Gesù, la Chiesa si volge con amore materno a tutti gli uomini, per annunciare loro l’intero disegno d’Alleanza del Padre che, mediante lo Spirito Santo, vuole «ricon-durre al Cristo, unico capo, tutte le cose» (Ef 1,10). La presente Lettera intende mettere in evidenza, nel solco della grande tradizione della fede e con particolare riferimento all’insegnamento di Papa Francesco, alcuni aspetti della salvezza cristiana che pos-sono essere oggi difficili da comprendere a causa delle recenti trasformazioni culturali.

II. L’incidenza delle odierne trasformazioni culturali sul significato della sal-vezza cristiana 2. Il mondo contemporaneo avverte non senza difficoltà la confessione di fede cristiana, che proclama Gesù unico Salvatore di tutto l’uomo e dell’umanità intera (cf. At 4,12; Rom 3,23-24; 1 Tm 2,4-5; Tit 2,11-15).[2] Da una parte, l’individualismo centrato sul soggetto autonomo tende a vedere l’uomo come essere la cui realizzazione dipende

Dall'Eremo

dalle sole sue forze.[3] In questa visione, la figura di Cristo corrisponde più ad un mo-dello che ispira azioni generose, con le sue parole e i suoi gesti, che non a Colui che trasforma la condizione umana, incorporandoci in una nuova esistenza riconciliata con il Padre e tra noi mediante lo Spirito (cf. 2 Cor 5,19; Ef 2,18). D’altra parte, si diffonde la visione di una salvezza meramente interiore, la quale suscita magari una forte con-vinzione personale, oppure un intenso sentimento, di essere uniti a Dio, ma senza as-sumere, guarire e rinnovare le nostre relazioni con gli altri e con il mondo creato. Con questa prospettiva diviene difficile cogliere il senso dell’Incarnazione del Verbo, per cui Egli si è fatto membro della famiglia umana, assumendo la nostra carne e la nostra storia, per noi uomini e per la nostra salvezza. 3. Il Santo Padre Francesco, nel suo magistero ordinario, ha fatto spesso riferimento a due tendenze che rappresentano le due deviazioni appena accennate e che assomi-gliano in taluni aspetti a due antiche eresie, il pelagianesimo e lo gnosticismo.[4] Nei no-stri tempi prolifera un neo-pelagianesimo per cui l’individuo, radicalmente autonomo, pretende di salvare sé stesso, senza riconoscere che egli dipende, nel più profondo del suo essere, da Dio e dagli altri. La salvezza si affida allora alle forze del singolo, op-pure a delle strutture puramente umane, incapaci di accogliere la novità dello Spirito di Dio.[5] Un certo neo-gnosticismo, dal canto suo, presenta una salvezza meramente in-teriore, rinchiusa nel soggettivismo.[6] Essa consiste nell’elevarsi «con l’intelletto al di là della carne di Gesù verso i misteri della divinità ignota».[7] Si pretende così di libe-rare la persona dal corpo e dal cosmo materiale, nei quali non si scoprono più le tracce della mano provvidente del Creatore, ma si vede solo una realtà priva di senso, aliena dall’identità ultima della persona, e manipolabile secondo gli interessi dell’uomo.[8] È chiaro, d’altronde, che la comparazione con le eresie pelagiana e gnostica intende solo evocare dei tratti generali comuni, senza entrare in giudizi sull’esatta natura degli an-tichi errori. Grande è, infatti, la differenza tra il contesto storico odierno secolarizzato e quello dei primi secoli cristiani, in cui queste eresie sono nate.[9] Tuttavia, in quanto lo gnosticismo e il pelagianesimo rappresentano pericoli perenni di fraintendimento della fede biblica, è possibile trovare una certa familiarità con i movimenti odierni ap-pena descritti.

4. Sia l’individualismo neo-pelagiano che il disprezzo neo-gnostico del corpo sfigurano la confessione di fede in Cristo, Salvatore unico e universale. Come potrebbe Cristo mediare l’Alleanza dell’intera famiglia umana, se l’uomo fosse un individuo isolato, il quale si autorealizza con le sole sue forze, come propone il neo-pelagianesimo? E come potrebbe arrivarci la salvezza mediante l’Incarnazione di Gesù, la sua vita, morte e risur-rezione nel suo vero corpo, se quel che conta fosse solo liberare l’interiorità dell’uomo dai limiti del corpo e dalla materia, secondo la visione neo-gnostica? Davanti a queste tendenze la presente Lettera vuole ribadire che la salvezza consiste nella nostra unione con Cristo, il quale, con la sua Incarnazione, vita, morte e risurrezione, ha generato un nuovo ordine di relazioni con il Padre e tra gli uomini, e ci ha introdotto in quest’ordine

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grazie al dono del suo Spirito, affinché possiamo unirci al Padre come figli nel Figlio, e diventare un solo corpo nel «primogenito tra molti fratelli» (Rom 8,29).

III. L’aspirazione umana alla salvezza

5. L’uomo percepisce, direttamente o indirettamente, di essere un enigma: Chi sono io che esisto, ma non ho in me il principio del mio esistere? Ogni persona, a suo modo, cerca la felicità, e tenta di conseguirla facendo ricorso alle risorse che ha a disposizione. Tuttavia, questa aspirazione universale non è necessariamente espressa o dichiarata; anzi, essa è più segreta e nascosta di quanto possa apparire, ed è pronta a rivelarsi di-nanzi a particolari emergenze. Molto spesso essa coincide con la speranza della salute fisica, talvolta assume la forma dell’ansia per un maggior benessere economico, dif-fusamente si esprime mediante il bisogno di pace interiore e di una serena convivenza col prossimo. D’altra parte, mentre la domanda di salvezza si presenta come un impe-gno verso un bene maggiore, essa conserva anche il carattere di resistenza e di supera-mento del dolore. Alla lotta di conquista del bene si affianca la lotta di difesa dal male: dall’ignoranza e dall’errore, dalla fragilità e dalla debolezza, dalla malattia e dalla morte.

6. Riguardo a queste aspirazioni la fede in Cristo ci insegna, rifiutando ogni pretesa di auto-realizzazione, che esse solo si possono compiere pienamente se Dio stesso lo rende possibile, attirandoci verso di Sé. La salvezza piena della persona non consiste nelle cose che l’uomo potrebbe ottenere da sé, come il possesso o il benessere materiale, la scienza o la tecnica, il potere o l’influsso sugli altri, la buona fama o l’autocompiaci-mento.[10] Niente di creato può soddisfare del tutto l’uomo, perché Dio ci ha destinati alla comunione con Lui e il nostro cuore sarà inquieto finché non riposi in Lui.[11] «La vocazione ultima dell’uomo è effettivamente una sola, quella divina».[12] La rivelazione, in questo modo, non si limita ad annunciare la salvezza come risposta all’attesa con-temporanea. «Se la redenzione, al contrario, dovesse essere giudicata o misurata se-condo i bisogni esistenziali degli esseri umani, come si potrebbe evitare il sospetto di avere semplicemente creato un Dio Redentore fatto a immagine del nostro bisogno?».[13]

7. Inoltre è necessario affermare che, secondo la fede biblica, l’origine del male non si trova nel mondo materiale e corporeo, sperimentato come un limite o come una pri-gione dalla quale dovremmo essere salvati. Al contrario, la fede proclama che tutto il cosmo è buono, in quanto creato da Dio (cf. Gen 1,31; Sap 1,13-14; 1Tim 4,4), e che il male che più danneggia l’uomo è quello che procede dal suo cuore (cf. Mt 15,18-19; Gen 3,1-19). Peccando, l’uomo ha abbandonato la sorgente dell’amore, e si perde in forme spurie di amore, che lo chiudono sempre di più in sé stesso. È questa separa-zione da Dio –– da Colui che è fonte di comunione e di vita –– che porta alla perdita dell’armonia tra gli uomini e degli uomini con il mondo, introducendo il dominio della disgregazione e della morte (cf. Rom 5,12). In conseguenza, la salvezza che la fede ci annuncia non riguarda soltanto la nostra interiorità, ma il nostro essere integrale. È tutta

la persona, infatti, in corpo e anima, che è stata creata dall’amore di Dio a sua imma-gine e somiglianza, ed è chiamata a vivere in comunione con Lui.

IV. Cristo, Salvatore e Salvezza

8. In nessun momento del cammino dell’uomo Dio ha smesso di offrire la sua salvezza ai figli di Adamo (cf. Gen 3,15), stabilendo un’alleanza con tutti gli uomini in Noè (cf. Gen 9,9) e, più tardi, con Abramo e la sua discendenza (cf. Gen 15,18). La salvezza divina assume così l’ordine creaturale condiviso da tutti gli uomini e percorre il loro cammino concreto nella storia. Scegliendosi un popolo, al quale ha offerto i mezzi per lottare contro il peccato e per avvicinarsi a Lui, Dio ha preparato la venuta di «un Sal-vatore potente, nella casa di Davide, suo servo» (Lc 1,69). Nella pienezza dei tempi, il Padre ha inviato al mondo suo Figlio, il quale ha annunciato il regno di Dio, gua-rendo ogni sorta di malattie (cf. Mt 4,23). Le guarigioni operate da Gesù, nelle quali si rendeva presente la provvidenza di Dio, erano un segno che rinviava alla sua per-sona, a Colui che si è pienamente rivelato come Signore della vita e della morte nel suo evento pasquale. Secondo il Vangelo, la salvezza per tutti i popoli ha inizio con l’acco-glienza di Gesù: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza» (Lc 19,9). La buona noti-zia della salvezza ha un nome e un volto: Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore. «All’i-nizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incon-tro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e, con ciò, la direzione decisiva».[14]

9. La fede cristiana, lungo la sua secolare tradizione, ha illustrato, mediante molte-plici figure, quest’opera salvifica del Figlio incarnato. Lo ha fatto senza mai separare l’aspetto sanante della salvezza, per cui Cristo ci riscatta dal peccato, dall’aspetto ele-vante, per cui Egli ci rende figli di Dio, partecipi della sua natura divina (cf. 2 Pt 1,4). Considerando la prospettiva salvifica in senso discendente (a partire da Dio che viene a riscattare gli uomini), Gesù è illuminatore e rivelatore, redentore e liberatore, Colui che divinizza l’uomo e lo giustifica. Assumendo la prospettiva ascendente (a partire dagli uomini che si rivolgono a Dio), Egli è Colui che, quale Sommo Sacerdote della Nuova Alleanza, offre al Padre, in nome degli uomini, il culto perfetto: si sacrifica, espia i peccati e rimane sempre vivo per in-tercedere a nostro favore. In questo modo appare, nella vita di Gesù, una mirabile si-nergia dell’agire divino con l’agire umano, che mostra l’infondatezza della prospettiva individualista. Da una parte, infatti, il senso discendente testimonia la primazia asso-luta dell’azione gratuita di Dio; l’umiltà di ricevere i doni di Dio, prima di ogni nostro operare, è essenziale per poter rispondere al suo amore salvifico. D’altra parte, il senso ascendente ci ricorda che, mediante l’agire pienamente umano del suo Figlio, il Padre ha voluto rigenerare il nostro agire, affinché, assimilati a Cri-sto, possiamo compiere «le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse cammi-nassimo» (Ef 2,10).

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10. È chiaro, inoltre, che la salvezza che Gesù ha portato nella sua stessa persona non avviene in modo soltanto interiore. Infatti, per poter comunicare ad ogni persona la comunione salvifica con Dio, il Figlio si è fatto carne (cf. Gv 1,14). È proprio assu-mendo la carne (cf. Rom 8,3; Eb 2,14; 1 Gv 4,2), nascendo da donna (cf. Gal 4,4), che «il Figlio di Dio si è fatto figlio dell’uomo»[15] e nostro fratello (cf. Eb 2,14). Così, in quanto Egli è entrato a far parte della famiglia umana, «si è unito, in certo modo, ad ogni uomo»[16] e ha stabilito un nuovo ordine di rapporti con Dio, suo Padre, e con tutti gli uomini, in cui possiamo essere incorporati per partecipare alla sua stessa vita. In conseguenza, l’assunzione della carne, lungi dal limitare l’azione salvifica di Cristo, gli permette di mediare in modo concreto la salvezza di Dio per tutti i figli di Adamo.

11. In conclusione, per rispondere, sia al riduzionismo individualista di tendenza pe-lagiana, sia a quello neo-gnostico che promette una liberazione meramente interiore, bisogna ricordare il modo in cui Gesù è Salvatore. Egli non si è limitato a mostrarci la via per incontrare Dio, una via che potremmo poi percorrere per conto nostro, obbe-dendo alle sue parole e imitando il suo esempio. Cristo, piuttosto, per aprirci la porta della liberazione, è diventato Egli stesso la via: «Io sono la via» (Gv 14,6).[17] Inoltre, questa via non è un percorso meramente interiore, al margine dei nostri rapporti con gli altri e con il mondo creato. Al contrario, Gesù ci ha donato una «via nuova e vivente che Egli ha inaugurato per noi attraverso [...] la sua carne» (Eb 10,20). Insomma, Cri-sto è Salvatore in quanto ha assunto la nostra umanità integrale e ha vissuto una vita umana piena, in comunione con il Padre e con i fratelli. La salvezza consiste nell’in-corporarci a questa sua vita, ricevendo il suo Spirito (cf. 1 Gv 4,13). Egli è diventato così, «in certo qual modo, il principio di ogni grazia secondo l’umanità».[18] Egli è, allo stesso tempo, il Salvatore e la Salvezza.

V. La Salvezza nella Chiesa, corpo di Cristo

12. Il luogo dove riceviamo la salvezza portata da Gesù è la Chiesa, comunità di coloro che, essendo stati incorporati al nuovo ordine di relazioni inaugurato da Cristo, possono ricevere la pienezza dello Spirito di Cristo (cf. Rom 8,9). Comprendere questa media-zione salvifica della Chiesa è un aiuto essenziale per superare ogni tendenza riduzioni-sta. La salvezza che Dio ci offre, infatti, non si ottiene con le sole forze individuali, come vorrebbe il neo-pelagianesimo, ma attraverso i rapporti che nascono dal Figlio di Dio incarnato e che formano la comunione della Chiesa. Inoltre, dato che la grazia che Cri-sto ci dona non è, come pretende la visione neo-gnostica, una salvezza meramente inte-riore, ma che ci introduce nelle relazioni concrete che Lui stesso ha vissuto, la Chiesa è una comunità visibile: in essa tocchiamo la carne di Gesù, in modo singolare nei fratelli più poveri e sofferenti. Insomma, la mediazione salvifica della Chiesa, «sacramento uni-versale di salvezza»,[19] ci assicura che la salvezza non consiste nell’auto-realizzazione dell’individuo isolato, e neppure nella sua fusione interiore con il divino, ma nell’in-corporazione in una comunione di persone, che partecipa alla comunione della Trinità.

13. Sia la visione individualistica sia quella meramente interiore della salvezza contrad-dicono anche l’economia sacramentale tramite la quale Dio ha voluto salvare la per-sona umana. La partecipazione, nella Chiesa, al nuovo ordine di rapporti inaugurati da Gesù avviene tramite i sacramenti, tra i quali il Battesimo è la porta,[20] e l’Eucaristia la sorgente e il culmine.[21] Si vede così, da una parte, l’inconsistenza delle pretese di auto-salvezza, che contano sulle sole forze umane. La fede confessa, al contrario, che siamo salvati tramite il Battesimo, il quale ci imprime il carattere indelebile dell’appar-tenenza a Cristo e alla Chiesa, da cui deriva la trasformazione del nostro modo concreto di vivere i rapporti con Dio, con gli uomini e con il creato (cf. Mt 28,19). Così, puri-ficati dal peccato originale e da ogni peccato, siamo chiamati ad una nuova esistenza conforme a Cristo (cf. Rom 6,4). Con la grazia dei sette sacramenti, i credenti conti-nuamente crescono e si rigenerano, soprattutto quando il cammino si fa più faticoso e non mancano le cadute. Quando essi, peccando, abbandonano il loro amore per Cri-sto, possono essere reintrodotti, mediante il sacramento della Penitenza, all’ordine di rapporti inaugurato da Gesù, per camminare come ha camminato Lui (cf. 1 Gv 2,6). In questo modo guardiamo con speranza l’ultimo giudizio, in cui ogni persona sarà giu-dicata sulla concretezza del suo amore (cf. Rom 13,8-10), specialmente verso i più de-boli (cf. Mt 25,31-46).

14. L’economia salvifica sacramentale si oppone anche alle tendenze che propongono una salvezza meramente interiore. Lo gnosticismo, infatti, si associa ad uno sguardo negativo sull’ordine creaturale, compreso come limitazione della libertà assoluta dello spirito umano. Di conseguenza, la salvezza è vista come liberazione dal corpo e dalle relazioni concrete in cui vive la persona. In quanto siamo salvati, invece, «per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo» (Eb 10,10; cf. Col 1,22), la vera salvezza, lungi dall’essere liberazione dal corpo, include anche la sua santificazione (cf. Rom 12,1). Il corpo umano è stato modellato da Dio, il quale ha inscritto in esso un linguaggio che invita la persona umana a riconoscere i doni del Creatore e a vivere in comunione con i fratelli.[22] Il Salvatore ha ristabilito e rinnovato, con la sua Incarnazione e il suo mi-stero pasquale, questo linguaggio originario e ce lo ha comunicato nell’economia cor-porale dei sacramenti. Grazie ai sacramenti i cristiani possono vivere in fedeltà alla carne di Cristo e, in conseguenza, in fedeltà all’ordine concreto di rapporti che Egli ci ha donato. Quest’ordine di rapporti richiede, in modo particolare, la cura dell’umanità sofferente di tutti gli uomini, tramite le opere di misericordia corporali e spirituali.[23]

VI. Conclusione: comunicare la fede, in attesa del Salvatore

15. La consapevolezza della vita piena in cui Gesù Salvatore ci introduce spinge i cristiani alla missione, per annunciare a tutti gli uomini la gioia e la luce del Vangelo.[24] In que-sto sforzo saranno anche pronti a stabilire un dialogo sincero e costruttivo con i credenti di altre religioni, nella fiducia che Dio può condurre verso la salvezza in Cristo «tutti gli uomini di buona volontà, nel cui cuore lavora invisibilmente la grazia».[25] Mentre

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si dedica con tutte le sue forze all’evangelizzazione, la Chiesa continua ad invocare la venuta definitiva del Salvatore, poiché «nella speranza siamo stati salvati» (Rom 8,24). La salvezza dell’uomo sarà compiuta solo quando, dopo aver vinto l’ultimo nemico, la morte (cf. 1 Cor 15,26), parteciperemo compiutamente alla gloria di Gesù risorto, che porterà a pienezza la nostra relazione con Dio, con i fratelli e con tutto il creato. La sal-vezza integrale, dell’anima e del corpo, è il destino finale al quale Dio chiama tutti gli uomini. Fondati nella fede, sostenuti dalla speranza, operanti nella carità, sull’esempio di Maria, la Madre del Salvatore e la prima dei salvati, siamo certi che «la nostra cit-tadinanza è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose» (Fil 3,20-21).

Il Sommo Pontefice Francesco, in data 16 febbraio 2018, ha approvato questa Let-tera, decisa nella Sessione Plenaria di questa Congregazione il 24 gennaio 2018, e ne ha ordinato la pubblicazione.

Dato a Roma, dalla Sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, il 22 febbraio 2018, Festa della Cattedra di San Pietro.

† Luis F. Ladaria, S.I.Arcivescovo titolare di ThibicaPrefetto

† Giacomo MorandiArcivescovo titolare di CerveteriSegretario

[1] Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Dei Verbum, n. 2. [2] Cf. Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Dominus Iesus (6 agosto 2000), nn. 5-8: AAS 92 (2000), 745-749. [3] Cf. Francesco, Esort . apost . Evangeli i gaudium (24 novembre 2013), n. 67: AAS 105 (2013), 1048. [4] Cf. Id., Lett. enc. Lumen fidei (29 giugno 2013), n. 47: AAS 105 (2013), 586-587; Esort.apost. Evangelii gaudium, nn. 93-94: AAS (2013), 1059; Discorso ai rappresentanti del V Con-vegno nazionale della Chiesa italiana, Firenze (10 novembre 2015): AAS107 (2015), 1287. [5] Cf. Id., Discorso ai rappresentanti del V Convegno nazionale della Chiesa italiana, Firenze (10 novembre 2015): AAS 107 (2015), 1288. [6] Cf. Id., Esort. apost. Evangelii gaudium, n. 94: AAS 105 (2013), 1059: «il fascino dello gnosticismo,

una fede rinchiusa nel soggettivismo, dove interessa unicamente una determinata esperienza o una serie di ragionamenti e conoscenze che si ritiene possano confortare e illuminare, ma dove il soggetto in definitiva rimane chiuso nell’immanenza della sua propria ragione o dei suoi sentimenti»; Pontificio Consiglio della Cultura - Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, Gesù Cristo, portatore dell’acqua viva. Una riflessione cristiana sul “New Age” (gennaio 2003), Città del Vaticano 2003. [7] Francesco, Lett. enc. Lumen fidei, n. 47: AAS 105 (2013), 586-587. [8] Cf. Id., Discorso ai partecipanti al pellegrinaggio della diocesi di Brescia (22 giugno 2013): AAS 95 (2013), 627: «in questo mondo dove si nega l’uomo, dove si preferisce andare sulla strada dello gnosticismo, [...] del “niente carne” - un Dio che non si è fatto carne [...]». [9] Secondo l’eresia pelagiana, sviluppatasi durante il secolo V intorno a Pelagio, l’uomo, per com-piere i comandamenti di Dio ed essere salvato, ha bisogno della grazia solo come un aiuto esterno alla sua libertà (a modo di luce, esempio, forza), ma non come una sanazione e rigenerazione radi-cale della libertà, senza merito previo, affinché egli possa operare il bene e raggiungere la vita eterna. Più complesso è il movimento gnostico, sorto nei secoli I e II, e che conosce forme molto diverse tra di loro. In linea generale gli gnostici credevano che la salvezza si ottiene attraverso una conoscenza esoterica o “gnosi”. Tale gnosi rivela allo gnostico la sua vera essenza, vale a dire, una scintilla dello Spirito divino che abita nella sua interiorità, la quale deve essere liberata dal corpo, estraneo alla sua vera umanità. Solo in questo modo lo gnostico ritorna al suo essere originario in Dio, da cui si era allontanato per una caduta primordiale. [10] Cf. Tommaso, Summa theologiae, I-II, q. 2. [11] Cf. Agostino, Confessioni, I, 1: Corpus Christianorum, 27,1. [12] Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, n. 22. [13] Commissione Teologica Internazionale, Alcune questioni sulla teologia della redenzione, 1995, n. 2: Commissione Teologica Internazionale Documenti 1969 –– 2004 (Bologna 2006), 500. [14] Benedetto XVI, Lett. enc. Deus caritas est (25 dicembre 2005), n. 1: AAS 98 (2006), 217; cf. Fran-cesco, Esort. apost. Evangelii gaudium, n. 3: AAS 105 (2013), 1020. [15] Ireneo, Adversus haereses, III, 19,1: Sources Chrétiennes, 211, 374. [16] Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, n. 22. [17] Cf. Agostino, Tractatus in Ioannem, 13, 4: Corpus Christianorum, 36, 132: «Io sono la via, la verità e la vita (Gv 14,6). Se cerchi la verità segui la via; perché la via è lo stesso che la verità. La meta cui tendi e la via che devi percorrere, sono la stessa cosa. Non puoi giungere alla meta se-guendo un’altra via; per altra via non puoi giungere a Cristo: a Cristo puoi giungere solo per mezzo di Cristo. In che senso arrivi a Cristo per mezzo di Cristo? Arrivi a Cristo Dio per mezzo di Cristo uomo; per mezzo del Verbo fatto carne arrivi al Verbo che era in principio Dio presso Dio». [18] Tommaso, Quaestio de veritate, q. 29, a. 5, co. [19] Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 48. [20] Cf. Tommaso, Summa theologiae, III, q. 63, a. 3. [21] Cf. Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 11; Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 10. [22] Cf. Francesco, Lett. enc. Laudato si’ (24 maggio 2015), n. 155: AAS 107 (2015), 909-910. [23] Cf. Id., Lett. apost. Misericordia et misera (20 novembre 2016) , n. 20: AAS 108 (2016), 1325-1326. [24] Cf. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio (7 dicembre 1990), n. 40: AAS 83 (1991), 287-288; Francesco, Esort. apost. Evangelii gaudium, nn. 9-13: AAS 105 (2013), 1022-1025. [25] Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, n. 22.

CUSTODIAMO IN CUORE OGNI PAROLA DELL’INCONTRO CON IL VESCOVO

La sera di San Francesco, in prepara-zione all’ingresso in diocesi del nuovo vescovo di Brescia, abbiamo avuto qui la celebrazione della Liturgia della Parola: una veglia di preghiera, che ha visto la presenza di sacerdoti, religiosi, fratelli e sorelle di tante parrocchie della Valle Ca-monica. Coordinata dal direttore dell’E-remo, don Roberto Domenighini, vicario zonale, e presieduta da don Danilo Vez-zoli, vicario episcopale, la veglia si è svolta in un intenso clima di raccoglimento e di

riflessione. Il cuore era colmo di gratitu-dine per il Signore, anche per mons. Lu-ciano Monari, che ha portato a termine il suo mandato con la grazia e la forza della Parola, sempre annunciata con passione evangelica e che ora esulta di gioia per la nomina del suo successore, a tutti noi presentato come: “…persona intelligente e buona e anche … un biblista prepara-tissimo. Dobbiamo davvero ringraziare il Papa per questa scelta: la sfida della cul-tura contemporanea ha bisogno di intel-

Dal Monastero 41 Dal Monastero

ligenza per essere interpretata; ha biso-gno di bontà per trovare una risposta che sia positiva; ha bisogno della Parola di Dio per non restringersi a una difesa me-schina dei propri interessi. Mons. Tremo-lada possiede tutte queste qualità e farà molto bene”. Durante questa veglia di preghiera abbiamo chiesto al Signore di donare al vescovo Pierantonio il suo Spirito di consiglio e di fortezza, di scienza e di pietà, perché fe-dele alla missione ricevuta possa ben gui-dare la Chiesa che è in Brescia. Abbiamo ascoltato la lettura riguardante la Chiesa primitiva, quando la moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola… e con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù (At 4, 32-35). Abbiamo affidato la nostra vita al Si-gnore, ascoltando l’evangelista Giovanni, che presenta Gesù come il buon pastore, che conosce le sue pecore e per loro dona la sua vita (Gv 10, 11-18). Abbiamo rice-vuto un profondo insegnamento sul mini-stero episcopale, tratto da un’omelia del vescovo Luciano, dagli scritti di sant’I-gnazio di Antiochia e dalle lucide esorta-zioni di don Roberto. Infine abbiamo pre-gato tutti insieme con grande fede nel Si-gnore, Padre nostro…Il volto del vescovo Pierantonio, stampato

L'incontro con il nuovo vescovo

in prima pagina sul libretto, distribuito ai presenti, e sull’immaginetta con la pre-ghiera per lui, ha illuminato i volti di tutti, in modo particolare i nostri, già protèsi ad incontrarlo. Infatti, come ci era stato an-nunciato, così è avvenuto. Sabato 14 ot-tobre alle ore 7,00 tanti Sacerdoti hanno accolto il nuovo vescovo Pierantonio Tre-molada, che ha presieduto la Concelebra-zione Eucaristica, nella memoria di Santa Maria in sabato, con il formulario di Ma-ria, madre della Chiesa. La Madre ha dato il benvenuto al nuovo vescovo, con due parole di presentazione della comunità, e nella preghiera dei fe-deli ha chiesto al Signore di assisterlo con il suo Spirito, perché tutta la Chiesa, che è in Brescia, salda nella fede dei padri e delle madri, possa avanzare con fiducia nel cammino nuovo, che egli vorrà indicarci. Terminata la Messa, il vescovo ha salu-tato tutti con affetto, guardando il volto di ciascuno, secondo il suo programma pa-storale, ma poi è venuto da noi con lim-pida fraternità. Di questo incontro custodiamo in cuore ogni parola, perché, come ci ha chiesto, si faccia preghiera per tutte le sue inten-zioni, in particolare per i giovani. E così sia.

le soRelle ClaRisse

Presso l’Eremo, è disponibile, al puro prezzo di stampa il recente volume “L’Eremo dei santi Pietro e Paolo, storia arte e spiritualità”.

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PRECETTO INTERFORZE AL MONASTERO 26 MARZO 2018

Desidero anzitutto esprimere profonda gra-titudine per il vostro servizio. (...) Dalla prima lettura, infatti, cogliamo l’annuncio che il Messia, che è Gesù, “proclamerà il diritto con verità”: anche voi avete il com-pito e il dovere di garantire la legalità e la giustizia, il dovere della tutela dell’ordine, contro il “buonismo” di matrice ideologica teso alla distruzione della società partendo dalla distruzione della famiglia, della lega-lità, dell’onestà. Il “buonismo” magari pro-viene da una travisata interpretazione “ere-tica” di quella misericordia di cui parla Papa Francesco. Ma essere buoni non vuol dire permettere il male. Essere buoni per voi e per tutti significa fare il bene combattere il male. (...) Voi siete tutori dell’ordine di Dio nel mondo, tutori dei comandamenti, ose-rei dire! Prosegue la prima lettura: “Io, il Si-gnore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e ti ho stabi-lito”. Siamo chiamati a essere non sempli-cemente persone che fanno cose buone, ma siamo chiamati a coltivare la corrispondenza della vita personale con la professionalità. Mi spiace che le molte serie tv che vi rap-presentano spesso sottolineino le debolezze umane delle forze dell’ordine che mentre compiono atti eroici svelano i loro limiti, al limite della legalità. La cultura contempora-nea, anticristiana, presenta l’uomo corrotto

anziché i modelli di virtù. Ma il Cristo Ri-sorto vi invita ad andare contro corrente e a essere persone buone che fanno cose buone, uomini giusti che perseguono la giustizia, pro-fessionisti onesti che tutelano l’onestà.(...) Il bene deve essere anzitutto dentro di noi. E la fonte è il rapporto personale con Gesù Cri-sto.(...). Da qui deriva l’importanza della vita cristiana per i militari: militare e soldato è un binomio di cui è ricca la storia, anche con fi-gure di santità tra i cappellani e non solo: il Beato Teresio Olivelli, Salvo d’Acquisto... Il Vangelo ascoltato, che narra dell’unzione di Betania, delinea la logica del dono. Presumo che anche voi, come anche ogni buon sacer-dote, nel vostro lavoro andiate un po’ oltre la logica di un puro dovere. (...) Come Gesù ha dato la vita, anche voi impegnate e date la vita.(...) L’uomo si realizza in un unico modo: nel dono sincero di sé! Non cercando se stesso, ma donando se stesso. L’uomo è chiamato a esistere per gli altri, a essere un dono per gli altri.(...) Questa è anche la vita, nascosta ma efficace, di una realizzazione professionale e personale.(...) Voi siete se-gno di questa dedizione, una dedizione pur-troppo troppo spesso non riconosciuta, ma siete importanti, indispensabili! Per questo qui al monastero e all’Eremo sentitevi a casa! Noi preghiamo per voi.

Dal Monastero

VERSO LA CANONIZZAZIONE DI PAOLO VI

Il profondo legame del Papa bresciano con l’Eremo è causa di grande gioia per tutta la comunità che fa “famiglia” tra le benedette mura del Centro di spiritualità e per tutta la Valle.

La congregazione per le Cause dei Santi ha riconosciuto il miracolo che consente di annoverare tra i Santi il Papa bresciano

Paolo VI. Innanzitutto è la vita stessa di una persona a raccontarne la santità. Ma quando la “fama” di santità si diffonde e si inizia a verificarne la verità, serve an-che un segno, una conferma dal Cielo: il miracolo.Tutti sono al corrente della finezza d’a-nimo, della grande umanità di Giovanni Battista Montini, molti l’hanno conosciuto

Dalla redazione

Il busto di Paolo VI, nel sagrato dell'Eremo opera dello scultore Manfrini.

Pubblichiamo ampi stralci dell’omelia del direttore dell’Eremo alla santa Messa Pasquale per le forze armate e di polizia, tenutasi al Monastero il lunedì santo, 26 marzo 2018, con-celebrando con don Tiziano Sterli, del Comando dei Carabinieri di Brescia, don Lorenzo Cottali, del Comando regionale della Guardia di Finanza, don Angelo Bassi, cappellano militare emerito.

4544Dalla redazione Dalla redazione

e sanno come ha vissuto il suo essere uomo, prete, vescovo, cardinale, papa. In molti, in-somma, potrebbero dire che è degno degli onori degli altari. Eppure la Chiesa, sem-pre in ascolto della volontà di Dio, dopo aver studiato a lungo la vita e le opere di un candidato alla venerazione, cerca l’ap-provazione del Cielo, prima di dire il suo sì definitivo. Dal Paradiso, il beato Paolo VI è venuto incontro a una mamma in at-tesa di una bambina. La gravidanza, però, presentava una grave complicazione, peri-colosa sia per la Mamma che per la nuova vita che aveva in grembo. In termini tec-nici i medici direbbero che era avvenuta la “rottura prematura pre-termine delle membrane alla tredicesima settimana” con complicazione da “anidramnios” cioè dalla “mancanza di liquido amniotico che cir-conda il feto”. Le conseguenze di questa patologia sono gravissime.Un’amica della gestante, la convinse a venire a Brescia per chiedere la grazia a Paolo VI, da poco beatificato da Papa Fran-cesco. Al santuario della Madonna delle grazie, la Mamma in difficoltà pregò a lungo e con devozione il papa bresciano. E fu esaudita. I seguenti esami clinici at-testarono la completa guarigione della sua figlioletta, che oggi ha tre anni.La Congregazione per le cause dei Santi ha studiato attentamente l’accaduto. Dalla verifica è emerso che ci sono le due condi-zioni essenziali e indispensabili per rico-noscere il miracolo e cioè che è stato in-vocato solo Paolo VI e che la guarigione è inspiegabile. Ma c’è un altro partico-lare importantissimo: il tipo di miracolo, ossia la guarigione di una bambina non ancora nata. Anche il miracolo che permise ai cre-denti di annoverare Paolo VI tra i

beati riguardava la vita prenatale. Si tratta qui di un fortissimo messaggio dal Cielo dal Papa che con l’enciclica Humanae vi-tae - definita profetica da Papa Francesco - salvò la vita di molto bambini che altri-menti non sarebbero mai nati a causa della contraccezione e dell’aborto. Proprio così, molti di noi, oggi, non ci sarebbero, se il Beato Paolo VI non avesse preso ferma posizione in favore della vita. Un motivo in più per essergli devoti. Ora attendiamo che il Papa decida quando sarà la celebra-zione, ma intanto cerchiamo di conoscere e amare, pregare e sentire vicino l’ormai San Paolo VI.Alcuni fortunati Bresciani hanno potuto conoscere il tratto squisitamente umano di Montini. Questo è un aspetto molto ri-levante, sebbene sia meno conosciuto, an-che perché studiosi e teologi si sono quasi appropriati della storia di questo illustre Bresciano, che invece ha anche una forte dimensione popolare, è per tutti, è di tutti.Come non ricordare la testimonianza dei cittadini di Verolavecchia, dove trascor-reva volentieri le Vacanze: essi lo senti-vano conversare amabilmente in dialetto con le persone che incontrava sulla strada. La benedizione autografa di Paolo VI, conservata all'Eremo

Come anche è importante la testimonianza del nostro don Giovanni Antonioli, che lo ricordava a Ponte di Legno, devotissimo nella preghiera, cordialissimo con la gente, umilissimo confessandosi dal parroco e dal curato del paese e non mancando mai di presentarsi a loro al suo arrivo.E ancora, trovandosi - da Vescovo di Milano - nel bel mezzo di una raccolta di fondi per la carità, non avendo denaro si sfilò l’anello e lo mise nella sacchetta dell’elemosina.Sono moltissimi i fragranti esempi di sem-plicissima santità del pontefice bresciano, potremmo dire che è stato un papa Fran-cesco prima di papa Francesco.Chiamare santo il Papa Paolo VI significa riconoscere che Egli è un modello per tutti che può parlare al cuore di ciascuno, che ha vissuto una vita comune e da qui è sorta la Sua santità. La prossima canonizzazione è quasi una re-stituzione all’intera Chiesa, ad ogni uomo e donna. Questa restituzione è resa pos-

sibile grazie agli approfonditi studi sulla sua Persona, opera di benemerite istitu-zioni, prima fra tutte l’Istituto Paolo VI di Concesio. Ma le notizie, la storia, il pensiero, l’esem-pio di questo grande uomo devono diven-tare patrimonio di tutta la Chiesa. Molti testimoni raccontano dell’attenzione di Paolo VI per il nostro Eremo: si infor-mava della costruzione e dell’andamento della Casa che Gli era stata donata in oc-casione della Sua elezione al Soglio ponti-ficio. La casa di spiritualità della Valle Ca-monica, infatti, fu un segno di gratitudine a Dio per l’elezione del papa bresciano, un “dono” al quale Egli teneva molto. La celebrazione della Santità di Paolo VI diventa occasione di curiosità per cono-scere sempre di più papa Montini fino ad attribuirgli, (finalmente!) l’aggettivo pos-sessivo e chiamarlo “il nostro san Paolo VI”.

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GESÙ CHE SALE AL CALVARIO

Arte e letteratura Arte e letteratura

Attribuzione, datazione, iconografia e modelli Il grande dipinto della parete destra del pre-sbiterio è tra le opere d’arte e devozione che a seguito della restituzione dell’Eremo a luogo di preghiera, studio e devozione, hanno arricchito e abbellito la chiesa. L’o-pera proviene dal mercato antiquario: fu acquisita nel 1982 tramite don Aldo De-laidelli grazie al sostegno dell’ing. Vit-torio Montini, del dott. Giuseppe Cama-dini e della banca San Paolo di Brescia. Attribuzione e datazione sono incerte, ma si può supporre la mano di un artista del XVI secolo, forse di ambito raffaellesco. Non essendoci testimonianze storiche rela-tive all’originaria collocazione, né documen-tarie riguardanti la committenza, può essere guida l’analisi del soggetto rappresentato. L’iconografia dell’opera sincretizza tre di-versi momenti di quello che sarà il percorso delle Via Crucis: la caduta di Cristo sotto il peso della croce, l’incontro con Maria e le pie donne e l’incontro con la Veronica. L’impianto iconografico presenta la Ma-donna svenuta a destra, sorretta da una fi-gura femminile e a sinistra la Veronica che mostra il drappo con impresso il volto del Cristo; tutt’attorno soldati a cavallo con in-segne romane, San Giovanni che si asciuga il volto dalle lacrime, la Maddalena con i capelli sciolti, il Cireneo che sorregge il legno della croce.Il modello è un celebre dipinto di Raffaello intitolato Lo Spasimo di Sicilia, un olio su tavola trasportata su tela che rappresenta la

salita al Calvario, dipinto dal maestro ur-binate e dalla sua bottega attorno al 1517 e oggi conservato nel Museo del Prado di Madrid. Evidenti sono le assonanze com-positive, compreso il particolare dello scor-cio paesaggistico che si apre alle spalle del gruppo. In area bresciana due opere pre-sentano alcune assonanze compositive e stiliste al dipinto dell’Eremo: la prima è la tela del pittore cremasco Vincenzo Civer-chio tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo, che si trova nella sacrestia della Chiesa Parrocchiale di Travagliato. Qui il tema iconografico della salita al Calvario è risolto con una composizione a sviluppo orizzontale, manca la Veronica, i colori ap-paiono terrosi, mentre i tratti di alcune fi-

gure si avvicinano allo stile dell’ar-tista dell’Eremo. La seconda opera è un olio su tela attribuita al pittore bergamasco Bernardino Licinio e datata al primo quarto del XVI se-colo, conservata nella cattedrale di Brescia. Anche in questo caso l’an-damento orizzontale della composi-zione si discosta dal dipinto dell’E-remo, ma le figure dei soldati con le insegne sventolanti e soprattutto i costumi, denotano una vicinanza cronologica (Alessandra Pedersoli).

L’intervento per bloccare il de-grado.In occasione del restauro della Chiesa dell’Eremo dei Santi Pietro e Paolo, le opere al suo interno sono state spo-state in un deposito adatto nella Casa di preghiera attigua e sono dunque state oggetto di revisione da parte de-gli addetti ai lavori che hanno potuto constatare l’urgenza di un restauro, soprattutto per quanto riguarda la pala della Salita al Calvario. L’opera d’arte, sicuramente già restaurata nei secoli precedenti, con evidenti interventi, come la parchettatura alla fiorentina del retro, la stuccatura grossolana del supporto e i ri-tocchi della pellicola pittorica, ora ingialliti e pesanti, versa in condizioni di degrado, in quanto le tavole lignee che formano il supporto dell’opera si sono mosse, proba-bilmente a causa delle condizioni ambien-tali presenti nella Chiesa prima del restauro che non erano ottimali e hanno così rovi-nato anche la superficie pittorica (foto 1), che ora risulta lacunosa proprio in prossi-mità delle fessure e nelle zone limitrofe. Ad aggravare la situazione è stato anche un attacco xilofago in atto (tarli) situato all’interno del legno che costituisce la par-chettatura.

Dopo aver valutato le condizioni conser-vative dell’opera e approfittando del fatto che la tavola era in deposito, si è deciso di effettuare un intervento per debellare i tarli, quindi si è chiuso il supporto in un telo di plastica idoneo e tenuto in isolamento per 30 giorni, imbevuto di una soluzione appo-sita. Alla fine di questa operazione e prima della ricollocazione in Chiesa, si è deciso di “bloccare” temporaneamente il lento de-grado della pellicola pittorica velinandola nelle sue zone più critiche (foto 2 e 3), ov-vero incollando sulla superficie, grazie a una resina neutra e reversibile, una carta velina giapponese che impedisca al colore di staccarsi ulteriormente. Tutto questo è stato fatto in attesa dell’approvazione del progetto di restauro vero e proprio da parte della Soprintendenza (Chiara Domenighini).

Foto 1 - Particolare di una zona di fessurazione del supporto e della pellicola pittorica.

Foto 2 - La tavola dopo l’intervento.

49IL SACERDOTE NON SI APPARTIENE:UN LIBRO DEL VEN. FULTONJOHN SHEEN

Meditando sul rapporto tra il sacerdozio e la Santa Eucari-stia, il Vene-rabile Sheen offre una bel-lissima medi-tazione sulla v i r tù de l la castità nella v i ta sacer-dotale. Nella Santa Eucari-stia, che è ve-ramente la so-stanza del glo-rioso Corpo di Cristo, il sa-cerdote sco-pre sempre di nuovo la grande dignità d e l c o r p o umano quale tempio dello Spirito Santo, si fortifica a ri-spettare quella dignità in una vita pura e casta, e impara come esprimere la sua pa-ternità sacerdotale specialmente con l’inse-gnamento della purità e castità ai giovani, un insegnamento irradiato nel suo modo di vivere il dono del celibato. La riflessione del Venerabile Sheen

sull’Eucaristia, il Corpo di Cri-sto, e il corpo del sacerdote mi sembra par-ticolarmente importante per il tempo pre-sente nel quale c’è un perva-sivo disprezzo per il corpo e per il suo senso essen-ziale nuziale. In una cultura che oscura in un modo pro-fondamente distruttivo il vero senso del corpo umano, il celibato sa-cerdotale, vis-suto nella sua pienezza nel Sacrificio Eu-caristico, con-

duce il sacerdote a una proficua paternità spirituale e così diventa per tutti una fonte di saggezza e fortezza nel condurre una vita animata da castità, secondo il proprio stato di vita di ciascuno.Non si può concludere un pur breve som-mario delle riflessioni sul sacerdozio rac-

Letture

colte dal Venerabile Arcivescovo senza fare riferimento all’insostituibile rapporto del sacerdote con la Beata Vergine Maria, che Fulton J. Sheen non mancava mai di sotto-lineare. Egli ha capito dalla sua infanzia, quando sua madre l’ha portato all’altare della Madonna nella chiesa parrocchiale, che il Cuore Immacolato di Maria è l’e-sempio perfetto del cuore sacerdotale unito al Cuore di Cristo Sommo ed Eterno Sa-cerdote. Nell’ultimo capitolo del libro illu-stra come la maternità verginale di Maria è l’ispirazione per la paternità celibe del sacerdote. Allo stesso tempo, la Madonna intercede sempre per i sacerdoti che sono veramente suoi figli nel suo Figlio Di-vino. Egli, riflettendo sul momento della morte del sacerdote che vuol trovarsi tra le braccia della Madonna, conclude che il sacerdote non si appartiene, ma appartiene con Cristo, Sacerdote e Vittima, alla Ma-donna, Madre di Dio: In punto di morte ogni Sacerdote desidera essere deposto nelle braccia di Maria, come lo fu il Cri-sto di cui è il rappresentante. Come dopo la Crocefissione, guardando il Figlio che giaceva nelle sue braccia, disse: «Questo è il mio Corpo», così Maria dirà, al trapasso del Sacerdote: «Questo è il mio corpo, la mia vittima, la mia ostia. Come formai nel mio seno il Sacerdote Gesù per essere Vit-tima, così aiutai Gesù, Sacerdos-Hostia, a crescere in Te». Non fa meraviglia, allora, che nella vita di ogni Sacerdote sia lei la Donna. Nessun Sacerdote si appartiene. Egli appartiene alla Madre di Gesù, una volta e sempre Sacerdote e Vittima. Nel presentare il libro di Sheen sul sacerdozio, vorrei alla fine sottolineare che l’opera, mentre sarà di grande ispirazione e aiuto concreto per i sacerdoti, è scritta per tutti, perché il mistero del sacerdozio si concre-

tizza nella salvezza delle anime, nella sal-vezza del mondo. La nostra vita in Cristo, la vita della Chiesa, è incomprensibile senza una profonda fede nel mistero sacerdotale, nel Sacramento dell’Ordine. Cristo, costi-tuendo la Chiesa nel Suo ministero pub-blico, ha subito messo da parte dodici di-scepoli per prepararli con la consacrazione sacerdotale all’Ultima Cena. Il sacerdote non si appartiene, aiuta ogni fedele e ve-ramente ogni uomo, a conoscere più pro-fondamente l’ufficio insostituibile del sa-cerdote nella Chiesa, del sacerdote che è, allo stesso tempo, vittima per il bene spi-rituale di tutti. Il Venerabile Fulton Sheen non ha soltanto scritto eloquentemente del sacerdozio, ma egli stesso è stato un sa-cerdote eroico, mettendo tutte le sue stra-ordinarie doti al servizio esclusivo di Cri-sto e del Suo Corpo Mistico fino alla fine.Più recentemente sembra che il Signore stia confermando la duratura realtà dell’a-more sacerdotale del Venerabile con la mi-racolosa risurrezione alla vita del neonato James Fulton Engstrom. Nato senza vita, senza battito cardiaco, senza respiro, il pic-colo, dopo più di un’ora, durante la quale la mamma invocava l’aiuto del Venerabile Fulton Sheen, è tornato alla vita senza nes-sun segno della menomazione inevitabile associata a un periodo così lungo di man-canza di vita. Il caso, che sembra vera-mente miracoloso, è attualmente allo stu-dio presso la Congregazione per le Cause dei Santi. Fino a qualche decennio fa c’era l’usanza di baciare le mani del sacerdote, dopo avere letto il libro del Ven. Fulton Sheen torna spontaneo riprenderne l’u-sanza, vista la grandezza del ministero sa-cerdotale. Il volume si trova nella libreria dell’Eremo.

andRea Mondinelli - salÒ

Letture

Il sacerdote non appartiene a se stesso perché è tutto di Cristo, sommo Sacerdote e Vittima

UN LIBRO PIENO DI SPERANZA

“Ci sono storie… e storie” non è un libro sulle dipendenze da droga, alcol o gioco d’azzardo patologico ma un libro di “Rac-conti di vita dalla Casa di Enzino”.La Casa di Enzino è ben nota in Val Ca-monica: è una Casa, una comunità, che si occupa di dipendenze e che aiuta le per-sone cadute in questo vicolo cielo, in que-sta spirale disperata, a trovare una possi-bile via d’uscita, un orizzonte di speranza.In più di vent’anni di storia Fortunato Po-gna, il responsabile della Casa, di ragazzi ne ha visti, incontrati, aiutati. Insieme ai suoi educatori ne ha conosciuto le storie di vita, le esperienze vissute, in tutte le loro pieghe.Troppo spesso la nostra società, l’infor-mazione, la comunicazione, ci portano a vedere sempre il lato negativo e buio delle cose che succedono, specialmente quello delle persone. No! “Ci sono storie… e sto-rie” mette in evidenza esperienze di per-sone che, immerse nel buio della dispera-zione, hanno, pian piano, guardato al lu-micino della speranza e lo hanno fatto di-ventare un fuoco che arde e illumina nuo-vamente la loro vita.Fortunato, in più di vent’anni di comunità, come si diceva, ne ha viste di persone e molte gli hanno lasciato uno scritto, una lettera, una preghiera, una poesia, una ri-flessione. L’anno scorso Fortunato ha deciso che era il momento di riprendere in mano tutto questo materiale, tutto questo tesoro di

umanità vissuta e di riscriverlo per dare vita ad un libro e condividerlo con tutti. Così è nato “Ci sono storie… e storie”. Ci sono le storie delle dipendenze ma ci sono anche le storie di persone che si sono libe-rate da queste forme di schiavitù ritrovando forza, coraggio, positività, vita e speranza. Di questo parlano i sedici racconti curati da Simone Pecorari, alcune poesie, la pre-fazione di don Antonio Mazzi e i disegni del pittore Sergio Rota Sperti.Potete trovare il libro presso la Casa di En-zino a Sonico in via Nazionale, n. 7; op-pure telefonando ai numeri 0364.75248; 622179.

Letture

ATTIVITÀ DELL'EREMOLE PROPOSTEPER IL 2018

I RITIRI DELL’EREMO• Ritiro per le donneUn Martedì al mese dalle ore 9 alle ore 158 Maggio 2018 pellegrinaggio a Bergamo, sulle orme di santa Geltrude Comensoli, 29 Maggio• Ritiro per religiose e consacrateUn Sabato al mese dalle ore 9 alle ore 12 12 Maggio e 9 Giugno• Ritiro per SacerdotiUn Giovedì al mese dalle ore 9,30 alle ore 1310 Maggio, martedì 5 Giugno, per i sacerdoti di tutta la Valle con S.E. Mons. Dome-nico Sigalini• Ritiro per GiovaniCon le Suore Sacramentine, calendario specifico sul sito dell’Eremo I CAMMINI DELL’EREMO• Santa Messa per i “Figli in cielo”Il Sabato, una volta al mese, ore 16,30, un incontro per i genitori che hanno perso prematuramente un figlio.12 Maggio e 9 Giugno• La Santa Messa Festiva dell’EremoTutte le feste di precetto, escluso il 1° Novembre. Una celebrazione semplice e distesa, nel canto, nel sacro silenzio, nella partecipazione attiva. Con la frequente presenza del coro e degli strumenti musicali. Ora solare 16,30; ora le-gale alle ore 17.

INCONTRI E CORSI DELL’EREMO• Corso di teologia fondamentale 2018“La Rivelazione”, con don Raffaele Maiolini. Lunedì 10, 17, 24, settembre 2018, ore 20,15Si richiede l’iscrizionePiccolo corso di introduzione ai Padri della Chiesa I grandi santi pensatori dei primi secoli, un punto fondamentale di riferimentoLunedì 29 ottobre e 5 novembre 2018, ore 2015, con don Andrea Gazzoli.Si richiede l’iscrizione• Testimonianze di vitaLunedì 12 Novembre 2018, ore 20.15, Padre Pietro Bovati S.J. “Una vita per la Bibbia”

Calendario

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Lunedì 19 Novembre 2018, ore 20.15, Suor Laura e suor Donatella delle Sacramentine, “Mia Martini, voce e cuore”.Lunedì 26 Novembre, 2018, ore 20.15, Mons. Francesco Cattadori inizia gli esercizi spirituali nella vita corrente (fino a Venerdì 24)• Corso biblico (Nuova serie, VI anno, 2019)“Le figure femminili della Bibbia”, con Mons. Mauro Orsatti14, 21, 28 gennaio 2018 e 11, 18, 25 febbraio 2018, ore 20.15Si richiede l’iscrizione* Altri corsi sono in via di definizione

GLI APPUNTAMENTI• La festa di Sant’Antonio di Padova, Fondatore dell’Antico Convento di San Pie-tro, oggi Eremo dei Santi Pietro e Paolo, Mercoledì 13 Giugno 2018, Santa Messa alle ore 20.30• La Solennità dei santi Apostoli Pietro e Paolo - Giovedì 28 Giugno 2018, alle 21 la Veglia dei santi Apostoli con l’Ufficio delle letture- Venerdì 29 Giugno, ore 11.30 la Santa Messa Solenne, presieduta da S.E. Mons Carlo Mazza, Vescovo Emerito di Fidenza* Altri appuntamenti in via di definizione• La Solennità di Santa Chiara all’Eremo e al Monastero- Mercoledì 8, Giovedì 9 e Venerdì 10: ore 6.40 triduo di preparazione. Lodi e Santa Messa- Venerdì 10, ore 20.30: celebrazione del “pio transito” (Ufficio delle Letture).- Sabato 11, ore 6.40: Lodi e santa Messa; ore 20 santa Messa Solenne con i sacerdoti della Valle Camonica

GLI ESERCIZI SPIRITUALI• Per sacerdoti ma aperti a tutti Con S.E. Mons. Carlo Mazza, dal 24 al 29 Giugno 2018: Volti e figure discepolari nel vangelo di GiovanniCon S.E. Mons. Francesco Cavina, dal 22 al 27 Luglio 2018: Creati per assumere la forma di Cristo Con S.E. Mons. Carlo Mazza, Vescovo Emerito di Fidenza, dal 26 al 31 Agosto 2018: Volti e figure discepolari nel vangelo di GiovanniCon Padre Pietro Bovati S.J. dall’11 al 16 Novembre 2018: L’ascolto della voce del Signore, alla luce del libro del Deuteronomio• Nella vita correnteCon Mons. Francesco Cattadori, Canonico della Cattedrale di Piacenza, dal 26 al 30 Novembre 2018• Per laici ma aperti a tutti, Metodo IgnazianoCon Padre Antonio Baronio S.J. personalizzati, dal 5 all’11 agosto 2018: Erano un cuore solo e un’anima sola: la diversità che arricchisce• Per giovaniDal 28 al 30 Aprile 2018, animati da don Giovanni Milesi e l’Equipe diocesana• Esercizi Spirituali per i SalesianiDal 15 al 21 Luglio e dal 12 al 18 Agosto 2018