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UNA VOCE dalle due torri Informatore della Basilica di Sant' Ambrogio in Milano PiazzaSant'Ambrogio, 15 - Tel. 02186450895 - Fax 8693839- E-mail: [email protected]. c.c.P. 26958207 ORARI SS.MESSE Prefestive: S.Nicolao: ore 17.30 in Basilica: ore 18.30 Festive: in Basilica: ore 8.00 - 10.00 - 11.00 (Capitolare in lingua latina) - 12.15 - 18.00 - 19.00 (le messe delle 11.00 e 18.00 sono sospese in luglio e agosto) 17.15 Vespri Feriali: in Basilica: ore 7.30- 8.00- 9.00- 18.30 (la messadelle8.00è sospesail sabato) ORARI SS.CONFESSIONI Tutti i giorni dalle 7.30 alle 9.30 e dalle 17.30 alle 19.00 INDIRIZZI E NUMERI DI TELEFONO DEI SACERDOTI Mons. ERMINIO DE SCALZI. Abate Parroco Piazza S. Ambrogio, 15 Te\. 02.863866 Mons. BIAGIO PIZZI, Arciprete Piazza S. Ambrogio, 15 Te\. 02.86451300 Don ENRICO PARAZZOLI, Assistente Oratorio Piazza S. Ambrogio, 25 Te\. 02.86450795 Don UMBERTO OLTOLINI Piazza S. Ambrogio, 15 Te\. 02.72010716 Mons. FRANCO VERZELERI, Abate emerito Via Lanzone, 13 Te\. 02.86451948 Diacono GIULIANO BERETTA Te\. 02.89401063 OTTOBRE 2005 IL COMPITO DELLA FAMIGLIA NELLA TRASMISSIONE DELLA FEDE Oggi, 5 ottobre 2005 mi sono soffermato sulla seconda lettura del Breviario che proponevà alla riflessione del sacerdote un brano tratto dalla dichiarazione "Gravissimum educationis", un docu- mento del Concilio Vaticano II, scritto quarant'anni fa, ma di grande attualità. Mi ha colpito forse perché in questi giorni tantissi- mi ragazzi cominciano il cammino dell'iniziazione cristiana, forse anche perché si è fatto un gran par- lare di famiglia, sia da parte della chiesa, come dei politici. Trascrivo il brano del documento. I genitori, poiché hanno trasmesso la vita ai figli, hanno l'obbligo gravissimo di educare la prole: vanno pertanto considerati come i primi e i principali educa- tori di essa. Questa loro funzione educativa è tanto importante che, se manca, può a stento essere suppli- ta. Tocca infatti ai genitori creare in seno alla famiglia quell'atmosfera vivificata dall'amore e dalla pietà verso Dio e verso gli uomini, che favorisce l'educazione completa dei figli in senso personale e sociale. w fami- glia è dunque la prima scuola delle virtù sociali, di cui appunto hanno bisogno tutte le società. Soprattutto nella famiglia cristiana, arricchita della grazia e della missione del matrimonio-sacramento, i figli fin dalla più tenera età devono imparare a percepire il senso di Dio e a venerarlo e ad amare il prossimo secondo la fede che hanno ricevuto nel battesimo: lì anche fanno la'prima esperienza di una sana società umana e della Chiesa; sempre attraverso la famiglia, infine, vengono pian piano introdotti nella convivenza civile e nel popolo di Dio. Perciò i genitori si rendano esattamente conto della grande importanza che la famiglia autenti- camente cristiana ha per la vita e lo sviluppo dello stesso popolo di Dio. Mi soffermo sul problema dell'educazione alla fede dei figli. L'educazione cristiana non è un discorso a lato dell'educazione umana, ma è la profondità di ogni educazione che vede la persona come uomo e come figlio di Dio. Oggi stiamo vivendo la fede non più in un tempo di cristianità, dove tutto (o quasi) parlava di fede ed essa prendeva forma dentro le istituzioni del vivere quotidiano, come in una terra - se così si può dire - che ci apparteneva, ma la stiamo vivendo quasi in una terra dentro la quale ci sentiamo stranieri. Un tempo, trasmissione della vita e trasmissione della fede erano per lo più inscindibili. Oggi questa unità si è scomposta: molti non portano più a bat- tezzare i loro figli, tanti li portano, ma poi se ne dimenticano; pochi ne vivono consapevolmente i doveri che ne derivano. Nel tempo di cristianità due componenti determi- nano normalmente la consegna della fede alle gene-

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UNA VOCEdalle due torriInformatore della Basilica di Sant' Ambrogio in MilanoPiazzaSant'Ambrogio, 15 - Tel. 02186450895- Fax 8693839- E-mail: [email protected]. c.c.P. 26958207

ORARI SS.MESSE

Prefestive: S.Nicolao: ore 17.30in Basilica: ore 18.30

Festive: in Basilica: ore 8.00 - 10.00 - 11.00 (Capitolare inlingua latina) - 12.15 - 18.00 - 19.00(le messe delle 11.00 e 18.00 sonosospese in luglio e agosto)17.15 Vespri

Feriali: in Basilica:ore 7.30- 8.00- 9.00- 18.30(la messadelle8.00è sospesail sabato)

ORARI SS.CONFESSIONI

Tutti i giorni dalle 7.30 alle 9.30 e dalle 17.30 alle 19.00

INDIRIZZI E NUMERI DI TELEFONO DEI SACERDOTI

Mons. ERMINIO DE SCALZI. Abate Parroco

Piazza S. Ambrogio, 15 Te\. 02.863866

Mons. BIAGIO PIZZI, ArcipretePiazza S. Ambrogio, 15 Te\. 02.86451300

Don ENRICO PARAZZOLI, Assistente Oratorio

Piazza S. Ambrogio, 25 Te\. 02.86450795

Don UMBERTO OLTOLINI

Piazza S. Ambrogio, 15 Te\. 02.72010716

Mons. FRANCO VERZELERI, Abate emeritoVia Lanzone, 13 Te\. 02.86451948

Diacono GIULIANO BERETTA Te\. 02.89401063

OTTOBRE 2005

IL COMPITO DELLA FAMIGLIANELLA TRASMISSIONE DELLA FEDEOggi, 5 ottobre 2005 mi sono soffermato sullaseconda lettura del Breviario che proponevà allariflessione del sacerdote un brano tratto dalladichiarazione "Gravissimum educationis", un docu-mento del Concilio Vaticano II, scritto quarant'annifa, ma di grande attualità.Mi ha colpito forse perché in questi giorni tantissi-mi ragazzi cominciano il cammino dell'iniziazionecristiana, forse anche perché si è fatto un gran par-lare di famiglia, sia da parte della chiesa, come deipolitici. Trascrivo il brano del documento.I genitori, poiché hanno trasmesso la vita ai figli,hanno l'obbligo gravissimo di educare la prole: vannopertanto considerati come i primi e i principali educa-tori di essa. Questa loro funzione educativa è tantoimportante che, se manca, può a stento essere suppli-ta. Tocca infatti ai genitori creare in seno alla famigliaquell'atmosfera vivificata dall'amore e dalla pietà versoDio e verso gli uomini, che favorisce l'educazionecompleta dei figli in senso personale e sociale. w fami-glia è dunque la prima scuola delle virtù sociali, di cuiappunto hanno bisogno tutte le società. Soprattuttonella famiglia cristiana, arricchita della grazia e dellamissione del matrimonio-sacramento, i figli fin dallapiù tenera età devono imparare a percepire il senso diDio e a venerarlo e ad amare il prossimo secondo lafede che hanno ricevuto nel battesimo: lì anche fanno

la'prima esperienza di una sana società umana e dellaChiesa; sempre attraverso la famiglia, infine, vengonopian piano introdotti nella convivenza civile e nelpopolo di Dio. Perciò i genitori si rendano esattamenteconto della grande importanza che la famiglia autenti-camente cristiana ha per la vita e lo sviluppo dellostesso popolo di Dio.

Mi soffermo sul problema dell'educazione allafede dei figli. L'educazione cristiana non è undiscorso a lato dell'educazione umana, ma è laprofondità di ogni educazione che vede la personacome uomo e come figlio di Dio.

Oggi stiamo vivendo la fede non più in un tempodi cristianità, dove tutto (o quasi) parlava di fede edessa prendeva forma dentro le istituzioni del viverequotidiano, come in una terra - se così si può dire -che ci apparteneva, ma la stiamo vivendo quasi inuna terra dentro la quale ci sentiamo stranieri.

Un tempo, trasmissione della vita e trasmissionedella fede erano per lo più inscindibili. Oggi questaunità si è scomposta: molti non portano più a bat-tezzare i loro figli, tanti li portano, ma poi se nedimenticano; pochi ne vivono consapevolmente idoveri che ne derivano.

Nel tempo di cristianità due componenti determi-nano normalmente la consegna della fede alle gene-

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2 UNA VOCE dalle due torri

I

razioni successive: la fede era trasmessa dentro lerelazioni primarie (da padre-madre e figli) e con ilconcorso di un clima sociale e civile tendenzialmen-te omogeneo.

Oggi, questa consegna e questa trasmissione dellafede non è più un dato acquisito. Se un tempo lafede era la lingua madre di ogni uomo nato in occi-dente, oggi accade che l'iniziazione alla vita, la con-segna di una lingua con cui interpretare l'esistenzanon è più caratterizzata dalla fede cristiana.

Nascono generazioni che non sono più di "madre-lingua cristiana", ma semmai devono imparare lafede come "una lingua nuova".

La via normale con cui uno viene introdotto allafede non è più quella che eredita la fede dalla suafamiglia. Ma allora da chi? La riceverà sempre dallachiesa certamente, ma non si può saltare la media-zione della prima comunità che è la famiglia.

Mi ha fatto pensare in questi giorni la lettura diun brano del Cardinale Colombo. Diceva: «Nonebbe torto Joerghensen a cominciare così la vita diS. Giovanni Bosco...: «In principio era la madre...».Tante volte, quando volete comprendere in profon-dità la storia di un uomo, risalite alle sorgenti, cer-cate in principio la madre, indagate di quale tipo eintensità fu il suo influsso. Questo pensiero richia-ma alla mente la poesia di Zanella intitolata «Reli-gione materna», dove è descritta una madre che alfiglio in partenza per il viaggio della vita prepara eaffida una lampada, la lampada della fede. Ed ilfiglio parte per le strade del mondo incontro al solenascente dove lo attendono chiassose compagnie;più e più volte è tentato di liberarsi dalla lampadacome di un inutile ingombro poiché nella chiaritàdel giorno gli sembrava spenta; ma quando viene lasera e l'universo è inghiottito dalle tenebre «a tre-molar distinta torna la fiamma ch' ei credea estinta -torna il bel raggio e torna lontana ricordanza di unachiesuola adorna, di una solinga stanza ove materna

fede la lampada accese che al partir gli diede...».Continua il Cardinale dicendo: "Fortunati coloro a

cui una madre e un padre hanno accesa in cuoreprima di inoltrarsi nell'avventura della vita la lam-pada della fede! Quella fiamma alimentata dal ricor-do e dall'amore materno sa resistere ai venti avversidelle passioni e delle illusioni".

Commenta il Cardinale, proprio pensando alleparole dello scritto danese, In principio era lamadre...: «ora mi trovo risospinto ai giorni beati dellamia puerizia. Scarsi ricordi di quell'età galleggianoancora sul vasto oblio che le sommerge; tra essi vedouna madre che nelle sere d'inverno con intorno lanumerosa nidiata dei suoi figli cuciva e raccontava.Tutti erano tesi verso di lei, ...anche mio padre che siriposava delle fatiche del giorno ascoltava. Alcunisuoi racconti incisero così profondamente l'animamia che il tempo non ha potuto cancellarli. li piùdelle volte i racconti di mia madre non erano cheparafrasi dei fatti evangelici o più precisamenteerano traduzioni della parola divina nel linguaggio enel sentimento vivo dei suoi figli che ella faceva in unmodo spontaneo. Ora che ci ripenso riconosco chequella è stata la via più efficace e duratura per porta-re il mio cuore all'adesione al vangelo. Perché comeavviene nei circoli mossi dalla caduta d'un massosulla superficie dell'acque, i quali vibrano e si dilata-no sempre più anche dopo che la pietra è scomparsae riposa sul fondo, così molte vite di figli toccatedalla parola piena di fede del papà e della mammavivono per un tempo indefinibile sotto la luce del soleanche dopo che i genitori sono scomparsi e la lorovoce si è spenta nel silenzio della morte».

Forse è un brano un po' poetico, ma mi paremolto significativo. Sì, la comunità cristiana puòfare tanto per la vita di fede dei ragazzi di oggi, manon senza la famiglia e prima della famiglia.

+Erminio de Scalzi

PROGRAMMA DEL MESE DI OTTOBRE 2005Venerdì 7:

7 -8-9 ottobre:

Martedì Il:

Mercoledì 12:

Domenica 16:

Giovedì 20:

dalle 17 alle 18.30 adorazione del primo venerdì del mese.

TRE GIORNI GIOVANI SPOSI AD ASSISI.

ore 21, in Oratorio, cammino famiglie.

ore 21, in sala capitolare, gruppo famiglie.

ore lO, presentazione dei cresimandi.

ore 18.30, in sala S. Satiro: incontrare Ambrogio, incontro culturale organizzatodalla Accademia di S. Ambrogio.

ore 21, in S. Sigismondo corso biblico: "Personalità di Paolo e conformazione aCristo" .

Venerdì 21:

Domenica 23: GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE

Lunedì 24:

Giovedì 27:ore 21, Consiglio Pastorale Parrocchiale, in Sala Capitolare.

ore 18.30, in sala S. Satiro, incontrare Ambrogio (Il incontro)

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UNA VOCE dalle due torri 3

CELEBRAZIONE DEL CENTENARIO DELLA NASCITA

DI MONS. LUIGI OLDANI - 29 SETTEMBREPresentazione di mons. Abate

Questa sera ci raccogliamo nella grande preghieradi rendimento di grazie che è l'Eucarestia, per farememoria di Sua Ecc.za Mons. Luigi Oldani, che fuvescovo ausiliare dell'Arcivescovo di Milano eAbate di sant'Ambrogio.Lo ricordiamo nel centenario della sua nascita.Tutti insieme - vescovi, sacerdoti, fedeli, familiari -vogliamo ringraziare il Signore per il dono diMons. Luigi Oldani a questa chiesa ambrosianadove egli è nato come uomo e come cristiano enella quale è stato ordinato presbitero e vescovo.Egli riposa in questa Basilica che amò con partico-lare affetto e nella quale esercitò il suo ministero diAbate parroco per 16 anni.Non potevamo lasciar trascorrere un anniversariocome questo, perché la persona mite e grande di

Mons. Oldani è viva ancora nel cuore e nel ricordodi tanti di noi.Ringrazio tutti voi per aver accolto questo invito,in particolare Sua Eminenza il Cardinale AttilioNicora che con la sua parola ci farà rivivere lafigura di Mons. Oldani: un credente vero, un sacer-dote esemplare, un vescovo che fu pastore buono esapiente che ha servito fedelmente ed esemplar-mente la chiesa di Ambrogio e questa nostra comu-nità parrocchiale.Ai familiari e parenti l'assicurazione che il suoricordo sarà da noi conservato a lungo.Mi sia permesso ringraziare anche il coro di Caida-te, paese natale di Mons. Oldani, che accompa-gnerà con il canto la nostra celebrazione. Sia essavissuta da tutti con profonda partecipazione.

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OMELIA DEL CARD. NICORA

Avevo conosciuto Mons. Oldani già da tempo. AVarese quando veniva a prestare servizio nellaBasilica di S. Vittore. Poi quando in Curia svolge-va il compito di pro vicario generale e quindicome vicario episcopale di zona. Mons. Oldaniera un uomo di pietà, ma intesa non in sensodevozionistico... La pietà cristiana è il costanteatteggiamento di delicata attenzione, di caritànon apparente, ma sincera, una carità, che si fapaziente disponibilità all'ascolto e al servizio, ecrea un clima di confidente fiducia, fino al puntodi rischiare !'ingenuità. Ancora, la pietà è la dedi-zione alla Chiesa, alla sua presenza materna tragli uomini, perché, per suo mezzo, la bontà mise-ricordiosa di Dio venga annunciata e amministra-ta a tutti. Questa è la pietà cristiana, questa, mipare, fosse la pietà che caratterizzava profonda-mente Mons. Luigi Oldani. In lui era diventatauna sorta di seconda natura, al punto da tradursipoi, per una specie di coerenza interiore, nelgusto e nel culto del fascino della liturgia, dellabellezza, della musica e del canto, dello splendoredell'arte, nello sguardo limpido e ammirato sututto ciò che è nobile, puro, giusto, amabile, perdirla con l'Apostolo Paolo. Era in Mons. Oldani,una pietà coltivata a lungo, attraverso un percor-so esigente di formazione, nello spirito dei tempiche furono più caratteristicamente suoi: daglianni venti agli anni cinquanta quando c'era unacattolicità ambrosiana che conosceva il cultodella disciplina interiore ed esteriore e alimenta-

va la propria fedeltà attraverso percorsi fatti dipreghiera, di azione e di sacrificio. Questa pietà sitrovò poi a dover affrontare, nei tempi difficili del'68 e dei travagli dell'epoca post conciliare, situa-zioni inedite, provocanti, che lasciarono donLuigi come stordito e stranito d fronte a quellache, per alcuni aspetti almeno potremmo oggiripensandoci, rileggere come la dissacrazionedella pietà, che si scatenò in quegli anni. Dellapietà verso Dio, della pietà verso i genitori, dellapietà verso la patria come era nell'antico sensibi-lità dei nostri stessi padri latini: il virgiliano piusAeneas viveva la pietas erga Deus, erga parentes,erga patriam. Parve che in quegli anni un ventodissacratorio investisse tutto questo. Ma Mons.Oldani nonostante tutto rimase sul campo, nelsegno della fedeltà, accettando non di rado di noncapire e di non essere capito. Me lo ricordo nellaCuria di allora, con un corridoio in palché chescricchiolava, in alcuni stanzini, dove si metteva-no i vicari e i provicari, rannicchiato sulla suapoltroncina alla scrivania, che riceveva preti cheormai si facevano un poco scatenati, si dispone-va, amabile e paziente, a sottoporsi alla bufera. Inun certo senso non era più il suo mondo, forseper questo Dio lo ha chiamato presto, prima chepotesse vedere l'esplodere più clamoroso dellaviolenza anche nelle strade di questa città, eprima che, per altro verso, potesse tristementeassaporare il profilarsi della "Milano da bere". Inparadisum deducant te Angeli, così prega in gene-re la Chiesa per i fedeli defunti. Sì gli Angeli sonovenuti a prenderlo ad appena 71 anni di età, peròtrovando lo pronto, pur nella consapevolezza del

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4 UNA VOCE dalle due torri

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passo, dolente ed estremo, del passaggio all'altravita. lo penso che gli Angeli gli fossero familiari eche quando rientrava stanco dal suo intensoministero quotidiano li chiamasse attorno al suoharmonium a cantare il bel gregoriano a lodedella bellezza e della gloria di Dio, come sapeva eamava fare con i chierichetti e con la schola can-torum. E così lo si potrebbe in un certo sensoricordare e chiamare come Pastor angelicus,pronto a servire sulla terra come uno degli Angelimessaggeri e servi tori di Dio, ma anelante nelprofondo a stare in compagnia con loro nel cielo:il suo vero mondo. Mons. Oldani mi ha conosciu-to ragazzo, quando a Varese andavo a confessar-mi talvolta da lui in S. Vittore. Mi ha sempre sti-mato e poi voluto bene. E penso che da lassù siastato contento che abbia preso il suo posto nellaCuria arcivescovile. lo stesso lo ricordai commos-so al termine della mia Ordinazione episcopale inDuomo nel maggio del 1977. Ogni tanto la suafigura dolce, il suo sorriso mite, il profumo di Dioche egli irradiava mi tornano alla mente e miriscaldano il cuore, mi provocano e mi confondo-

no, perché io riesco meno di lui ad avere amicigli Angeli. Lo sento in ogni parte singolarmentebella e grande di questa chiesa ambrosiana, cuitanto devo, volto amabile e pudico, tra i volti ditanti preti senza la cui testimonianza io nonsarei neppure il poco che sono. E lo ringrazio,don Luigi, nella festa degli Arcangeli e nel cente-nario della sua nascita insieme con voi per quan-to ci ha dato: pochi progetti e organigrammi,tanta fedeltà e pazienza, abbondante santità. Eguardando lassù, mi par di intravvederlo sedutoall'harmonium celeste, mentre canta con i cheru-bini e i serafini il bel gregoriano, in quella chie-sa, ancor più splendida del suo S. Ambrogio cheè il Paradiso, dove l'Agnello splende alla suasposa. E mi viene di dirgli, con una punta diaffettuosa e devota commozione: Don Luigicanta anche per questi faccendieri affaccendatiquali siamo, superficiali e distratti, tentati di cer-care noi stessi anche nelle cose di Dio. E giacchècontinui a volerci bene, prega per noi, perché inearitate non fieta, raccogliamo il tuo esempio econtinuiamo il tuo dono.

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RISUONA LA VECCHIA CAMPANASecondo la tradizione cristiana una campanasuona ogni venerdì alle ore 15 per ricordare atutti la morte di Cristo in croce, come afferma ilVangelo di Matteo: "Verso le tre del pomeriggio...Gesù, emesso un alto grido, spirò". E un invito arivolgere al Signore Gesù un pensiero di ricono-scenza, una preghiera di pentimento e un propo-sito di conformità al suo esempio di amore incon-

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dizionato. Venerdì 30 settembre scorso non fu lasolita campana del campanile "dei Canonici" adinvitare a fare memoria dell'ora del supremosacrificio di Gesù, ma è stata, dopo tantissimianni, l'antica campana - forse la più antica diMilano - posta sul campanile detto "dei Monaci",quello a destra della facciata della Basilica, piùbasso di quello "dei Canonici", ma più antico (sec.IX). La campana, di circa 90 centimetri di diame-tro, porta incisa la data del 25 maggio 1582 e lascritta: A fulgore et tempestate, libera nos Domine(Liberaci, o Signore, dai fulmini e dalla grandine).In epoca contadina la campana veniva suonataanche quando il cielo coperto di nubi nere eminacciose preannunciava l'avvicinarsi di fortitemporali pericolosi per i preziosi raccolti. Ora lacampana non ha bisogno del sacre stano per suo-nare. È stata dotata di un apparecchio elettronicoe suona automaticamente. Le parti meccaniche,rese pericolose dal tempo e dalla ruggine, sonostate sostituite con materiale nuovo. In corsosono anche i lavori di restauro del piano terra delcampanile "dei Monaci", che ospiterà - per le festedi S. Ambrogio - il banco dei ricordi che ora occu-pa "indegnamente" la parte destra dell'ingressolaterale della Basilica. Così, grazie alla generosasponsorizzazione delle Ditte Zambon e Mapei, ilcampanile "dei Monaci" torna a farsi "sentire" e,tra poco, anche a farsi "visitare". Agli sponsor lagratitudine, non solo della comunità di S. Ambro-gio, ma anche della città di Milano che si gloriadella Basilica e dei suoi tesori d'arte.

don Biagio

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UNA VOCE dalle due torri 5

OTTOBRE: MESE MISSIONARIOL'amore di Dio e l'amore del fratello hanno a chefare con la missione. È, infatti, per amore di Dioche si parte e ci si apre all'universalità. Ed è sem-pre per amore del fratello - di tutti i fratelli - chesi lascia ogni cosa. La missione ha dunque anchequesta grazia: riunire la nostra vita attorno all'es-senziale. Gesù lo ha vissuto e mostrato in tutta lasua vita. E ora tocca a noi "completare - nel sensodell' estensione universale nel tempo e nello spazio- quel che manca alla passione di Cristo". Questa èla missione. Questo ci richiama la Giornata Mis-sionaria che si celebrerà Domenica 23 ottobre p.v.Gesù, anche oggi, ci comanda: "Date loro voi stes-si da mangiare". In suo nome i missionari si reca-no in tante parti del mondo per annunciare etestimoniare il Vangelo."Essi - ha scritto Giovanni Paolo II nel Messaggioche aveva preparato per la Giornata Missionaria2005 - fanno risuonare con la loro azione le paroledel Redentore: "lo sono il pane della vita: chi vienea me non avrà più fame e chi crede in me non avràpiù sete" (Gv. 6,35); essi stessi si fanno "pane spez-zato" per i fratelli, giungendo talvolta fino al sacri-ficio della vita. Quanti missionari uccisi in questonostro tempo! Il loro esempio trascini tanti giova-ni sul sentiero dell'eroica fedeltà a Cristo! La Chie-sa ha bisogno di uomini e di donne che siano

disposti a consacrarsi totalmente alla grande causadel Vangelo".Ognuno di noi è chiamato a prestare servizioall'universalità della missione evangelizzatricedella Chiesa attraverso una presenza finalizzataalla promozione della fraternità universale. Eccoallora la proposta di gesti concreti da vivere inquesto mese missionario:1° - reciteremo ogni giorno una preghiera pertutti i missionari sparsi nel mondo. Spiritual-mente ci sentiremo uniti a ciascuno e per ognunooffriremo anche qualche sacrificio personale;2° - cercheremo di conoscere e far conoscere l'at-tività missionaria della Chiesa, abbonando ci aqualche rivista missionaria;3 ° - faremo confluire i risparmi di questo mesenella raccolta in Basilica per il fondo internaziona-le di solidarietà alle Pontificie Opere Missionarie;4° - sosterremo la micro-realizzazione illustrata

dal cartello esposto in Basilica vicino alla Cappel-la della Madonna dell'Aiuto. Si tratta di aiutarePadre Suzario a mantenere ed educare 200 stu-denti africani;5° - parteciperemo alla Veglia Missionaria presie-duta dall'Arcivescovo, sabato 22 ottobre al Pala-sesto di Sesto S. Giovanni - Piazza I Maggio, alleore 20.45.

d B. .

on !agro-'-'-'-'-'-'-'-'-'-'-'-'-'-'-'-'-'-'-'-'-'-'-'-'_'_'_0_._._._._._._._._._._._._._._._._._

PRONTI A PARTIRE!La festa dell'Oratorio, nella prima domenica diottobre, è un po' il segnale della ripresa per tuttala Parrocchia: ci si ritrova dopo la "dispersione"estiva, per camminare sul tratto di strada che,lungo l'anno pastorale, il Signore ci darà di per-correre insieme. Siamo ormai al terzo anno del-!'itinerario suggeritoci dall'Arcivescovo al suoarrivo a Milano: lo sfondo è la pagina evangeli-ca che definisce i discepoli di Gesù "sale dellaterra" e "luce del mondo". Queste immaginimettono in evidenza due cose: l'assoluta gra-tuità e bellezza del dono di Dio e l'altrettantoassoluta esigenza di manifestare, nei gestiquotidiani, lo stupore del-l'incontro che puòtrasformare la vita, salvandola dalla scipitezza edall'ombra che rende tristi, rassegnati, stanchi distare al mondo.

Che cosa significa per noi?Anzitutto - credo - che il cristiano ha bisognodi riscoprirsi riconoscente: "ti ringrazio diavermi creato, fatto cristiano e conservato...".Non so se oggi la fede in Gesù Cristo, l'apparte-nenza alla sua Chiesa, la radicalità del Vangelo,suscitano il desiderio di dire grazie. Occorre esse-re forse più lieti nel raccontare la buona notizia

del nostro incontro col Signore, in mezzo a centi-naia di altre "news" che riempiono le agenzie distampa, ma non rispondono alle domandeprofonde che tutti portano nel cuore. Da quandoi cristiani esistono, la loro "specificità" è quella diricordare che l'umanità ha radici più profonde diquelle che si vedono: ogni uomo è figlio nelFiglio. E questo ricordo non è anzitutto unaparola da dire, ma una coscienza da vivere.

In secondo luogo, che il nostro Oratorio devesempre più essere luogo nel quale si scopreGesù che dà luce e sapore alla vita: probabil-mente non aumentando le cose che diciamo, maincrementando lo stile del condividere un' espe-rienza che dà gioia. Chi a Gerusalemme vedeva idiscepoli del Signore risorto - ci raccontano gliAtti degli Apostoli - restava stupito dal loro mododi essere, di parlare, di comunicare e di vivere lerelazioni. Così può essere anche per noi, oggi, aMilano, in questa concreta comunità parrocchia-le - un po' "sui generis" ma sempre comunità rac-colta da Cristo...!

In concreto:La carità più grande che possiamo fare è anzi tut-

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6 UNA VOCE dalle due torri

to quella di educare: chi sente nel cuore il desi-derio di spendersi perché un bambino, unragazzo, un giovane trovi in Oratorio qualcunoche gli vuoI bene, si prende cura di lui, lo acco-glie, lo accompagna? Non è un "mestiere" solodel prete: è un compito che tutta la comunità siassume, con diverse figure e diversi linguaggi.Recuperiamo il primato dello Spirito sul resto(lo scrive uno "ammalato" di programmazione,ndr), per dare importanza ai volti delle persone,all'ascolto, al silenzio, alla Parola.

Sentiamoci chiamati insieme a costruire qual-cosa di più grande delle nostre piccolezze, unedificio di cui a malapena possiamo intuire l'im-mensità: il Regno di Dio. Non altrove, ma qui,dove a ciascuno è chiesto di impegnarsi quotidia-namente per modificare il volto del mondo.Ci auguriamo di avere sale e luce nel cuore, per-ché crediamo che Dio solo è capace di daresapore e colore alla vita degli uomini e delledonne di oggi, e di ogni tempo. Buon cammino!

Don Enrico

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DOPO LA GIORNATA MONDIALEDELLA GIOVENTÙ A COLONIA...

...UNA LETTERA

Gentilissimo Roberto (uno degli accompagnatoridel gruppo, ndr), ci permetta di ringraziare Lei eil Don per il servizio impagabile che avete reso ainostri ragazzi in questa indimenticabile settima-na.

Nostra figlia era raggiante, e nel tragitto dallastazione a casa ieri sera non ha fatto che lodaretutto quello che ha visto e fatto. E mi ha raccon-tato quello che avete fatto per loro. Credo che incerti momenti le parole, anche in una mail, deb-bano inchinarsi a sentimenti che non riesconoad esprimere. perché non è solo gratitudine, è dipiù.E l'esempio di dedizione e servizio che avete resoai nostri ragazzi non è che uno specchio di ciòche la GMG e il Papa sono stati per loro. Sonoconvinto che ne usciranno forgiati dallo Spiritoancora più. Quindi, grazie all' ennesima potenza.Troveremo il modo di venire anche a dirvelo per-sonalmente più avanti.Vi affidiamo nostra figlia nelle preghiere.Un abbraccio F P lranca e ao o

...E UNA RIFLESSIONE

Carissimi amici e amiche "pellegrini" dellaGMG,vorrei scrivervi brevissimamente, dopo la cenainsieme e la serata trascorsa a ricordare leavventure di Colonia, per dirvi tre cose che mistanno a cuore.

Anzitutto GRAZIE, per il clima di amicizia cheabbiamo costruito tra noi e che senz'altro è unodei «tesori» che la GMG ci ha regalato. Quandodelle persone si incontrano e condividonomomenti forti, la loro amicizia non è solo unsentimento e un'emozione, ma è un dono dacustodire e da allargare.

In secondo luogo vorrei che ciascuno di noi -ricordando le parole del Papa e... il ritorno intreno (!) - chiedesse a Dio quale è l'«altra stra-da», la STRADA DIVERSA che deve percorrerecome i Magi per raccontare a tutti l'incontro conGesù: non possiamo solo ricominciare un annodi studio, lavoro, amici, impegno, ma ci è chie-sto di cercare in noi una strada nuova che ci

leghi di più al Signore, che ci renda suoi disce-poli in un modo più profondo.

Infine, prego perché ciascuno e ciascuna deside-ri far mettere RADICI a quanto gli è stato semi-nato nel cuore: una GMG non serve se non

diventa quotidianità, preghiera, Eucaristia,carità, scelte piccole ma decise.Ognuno e ognuna di voi ha ricevuto in dono dalPadre la sua singolarità, la sua preziosità: Dio hamodi tutti suoi di invitarci, e non possiamo sape-re né come né quando. Ma a noi tocca la gioia dirispondere con prontezza nel momento in cuil'invito ci raggiunge.

Vi auguro di camminare ogni giorno sapendotenere lo sguardo fisso verso il volto di Gesù. Eauguro a me stesso di non dimenticare mai cheproprio Gesù è il motivo di ciò che faccio e di ciòche sono.

Spero di vedervi in uno dei prossimi incontridiocesani col Cardinale, e anche di trovareun'occasione in cui raccontarci - dopo le foto, lescatolette di tonno e verdura, le memorie «miti-che» di Marienfeld - che cosa ci è rimasto nell'a-

nimo delle giornate splendide di Colonia e del-l'incontro con Papa Benedetto.

Con affettodon Enrico

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UNA VOCE dalle due torri 7

SALE E LUCE...NONOSTANTE LA PIOGGIA!

Sabato primo ottobre, entrando in Oratorio, sinotava un'animazione abbastanza inconsueta:oltre agli "aficionados" del calcio e del ping-pong,un bel gruppo di adolescenti (insieme a qualcheeroico rappresentante del gruppo Medie) si aggi-ravano indaffarati tra la Segreteria, il portico el'ingresso, armati di cartelloni, nastri colorati,forbici, scale... erano loro, infatti, la "squadraspeciale" che - con notevole buona volontà -doveva trasformare gli ambienti per il giorno suc-cessivo, la domenica dell'attesissima FESTA diinizio delle attività, e preparare il mitico GRAN-DE GIOCO a squadre.E in effetti la mattina del due ottobre - nonostan-te il tempo inclemente - la nostra Basilica acco-glieva una bella rappresentanza di famiglie,ragazzi, scout, catechiste, educatori e allenatoriper celebrare insieme l'Eucaristia di inizio delleattività dell'anno! Dopo la Messa e il mandatoeducativo ("allargato" anche agli animatori), inpalestra il Don si esibiva in un'interessanteperformance di canti, ban e ritornelli di dubbiaprovenienza, ottenendo un vero successo di pub-blico, mentre gli intrepidi adolescenti (operativi,dopo una gustosa colazione, dall'alba...) armati difischietti, cartelli, scatoloni e molta buonavolontà si preparavano ad ammansire il popoloscalmanato proponendo I lave my city, il grandegioco ispirato al tema dell'anno.Mentre in Agorà scorrevano le immagini delprimo turno di vacanza in Valsavarenche (prodigidella tecnica!), in Oikìa le mamme (e i papà) siattrezzavano per il rancio; il freddo sconsigliavadi mangiare all'aperto, così - sfidando le leggidella fisica e della logica - sipreparavano tavoli, sedie epanche all'interno per ospitarecirca duecento bocche varia-mente affamate!Testimonianze qualificate cer-tificano che gli ospiti di tantobanchetto abbiano divorato ditutto (ma proprio di tutto),senza lasciare briciola. Onore atutti quelli che hanno contri-buito con prodotti tipici e viniraffinati... e onore anche a chiha fatto onore alla mensa!Dopo la pausa digestiva, ferve-vano intanto gli ultimi prepara-tivi per il momento fatidicodell'incontro con un ospite par-ticolare: il nostro Arcivescovo.Infatti il cardo Tettamanzi -"dirottato" in Oratorio prima diordinare i Diaconi in Basilica -

aveva promesso che sarebbe venuto a salutarci ea pregare con noi. E puntualissima, alle 14.35,ecco apparire in via Lanzone la macchina dell'ar-civescovo, subito intercettata da due impeccabili"sentinelle"! All'ingresso in Sala "Addolorata" tan-tissime mani si sono allungate per stringere quel-le del nostro vescovo, che sorridendo ha ascoltatoil saluto di don Erminio e don Enrico, e poi haascoltato il canto che abbiamo deciso di regalar-gli all'inizio di quest'anno pastorale: Ti do la pace.Dopo averci spiegato il senso dello slogan "Sietesale", ha pregato con noi il Padre nostro e ci hadato la sua benedizione. L' "Alleluia delle lampa-dine" ha accompagnato il saluto e... l'arrivederci aqualche altra occasione!Il pomeriggio, dopo la partenza del Cardinale, si èconcluso con la proiezione dello splendido videosulle vacanze del gruppo Medie in Valsavarenche,che ha regalato agli spettatori mezz' ora di diverti-mento, di simpatia e di nostalgia (per chi queiluoghi li ha visti "dal vivo"). Bravo, Lollo!La pioggia battente non ha raffreddato gli entu-siasmi di una giornata intensa, vissuta insiemecon semplicità, che ci ha fatto gustare - ancorauna volta - la gioia di essere Comunità raccoltanel nome del Signore, preparandoci ad affrontarele gioie, le sfide e le fatiche di un anno di cammi-no dietro a Gesù.

Grazie a tutti quelli che si sono dati da fare per-ché tutto funzionasse: è bello vedere che il nostroOratorio sta in piedi perché tanti si spendono perrenderlo una casa accogliente!Buon cammino.

Il Cronista

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8 UNA VOCE dalle due torri

AIUTATE CI AD AIUTARESiamo gli operatori del Centro d'AscoltopaI1'Occhiaiee abbiamobisogno della vostra collaborazione; perché e come? Se avete lapazienza di leggere queste poche righe ve lo spieghiamo.lnnanzitutto cos'è il Centro d'ascolto e come opera.E uno dei settori di attività della Caritas parrocchiale, cui colla-borano attualmente 12volontari e che opera secondo gli inten-dimenti e le direttive della Caritas diocesana che ha fatto diquesta attività, presente in molte parrocchie, il momento diincontro fra la Caritas e tutte le persone, parrocchiani e nonparrocchiani, che vi si rivolgono per parlare dei loro problemi echiedere aiuto per risolverli. Il Centro è aperto due volte la setti-mana, il martedì mattina ed il giovedì pomeriggio.Gli operatori del Centro, sentite le necessità, cercano, se possi-bile, di risolvere il problema o, se non ne sono in grado, indiriz-zano i richiedenti alle organizzazioni sia private (specie dellaCaritas stessa o di altri gruppi di volontariato), sia pubbliche(Comuni, Provincia, Regione, sindacati, ecc.) specificatamentecostituite ed organizzate per affrontare e risolvere quel partico-lare problema.Da alcuni anni buona parte delle persone che si presentano(prevalentemente donne immigrate extracomunitarie) è indisperata ricerca di lavoro; molte lavoravano presso famiglie, agiornata o fisse, ed hanno perso il posto perché l'anziano èdeceduto o è stato ricoverato, perché i bambini sono diventatigrandi, perché la famiglia si è trasferita o non può più pennet-tersi personale di servizio ed altri motivi analoghi.Ci troviamo spesso di fronte a situazioni veramente drammati-che; a queste persone non solo vengono a mancare i mezzi disostentamento ma a volte viene a mancare anche l'alloggio ecorrono il rischio che non gli venga prorogato il pennesso disoggiorno e lavoro; inoltre molti con le loro rimesse dall'Italiamantengono alloro paese parenti (figli, coniugi, genitori, ecc.)che ricevono da loro gli unici mezzi per vivere, studiare, curar-si. Il lavoro, cui è associata spesso anche la possibilità di unalloggio decoroso, rappresenta quindi il problema fondamenta-le per molte persone, risolto il quale tanti altri problemi si supe-rano o diventano almeno meno gravi. Fra le persone in cerca dilavoro ve ne sono molte di una discreta cultura, provviste didiplomi e lauree, che però in Italia non hanno alcun valore.Al Centro d'ascolto si cerca di dare a tutti consigli ed indirizzi,segnalando richieste di lavoro tratte da siti specializzati (specieda Internet), nominativi di Agenzie di lavoro, ecc. ma spessosenza esito in quanto le richieste di lavoro sono molte di piÙdelle offerte.Istituzionalmente il Centro d'ascolto non può e non deve essereun'agenzia di collocamento al lavoro, ma pensiamo sia giustofare tutto il possibile per aiutare concretamente una personanel bisogno.Siamo quindi arrivati a spiegare come chiunque può avereoccasione di darci una mano, ci auguriamo anche con recipro-co vantaggio. Vi chiediamo, se siete in cerca di collaboratoridomestici, di awalervi anche del Centro di ascolto, segnalando-ci le vostre necessità; noi potremo mettervi in contatto con per-sone che si presentano da noi per cercare lavoro presso fami-glie, fenno restando che la valutazione della loro idoneità dovràessere fatta dagli interessati.Le richieste potranno essere presentate o telefonando allo02.8057310o, meglio, presentandosi personalmente alla sedeCaritas di Piazza S. Ambrogio 23 dal lunedì al giovedì dalle 9.30alle 12 e dalle 15 alle 17; si consiglia di dare la l'referenza almartedì dalle 9.30 alle 12, al lunedì e al giovedì dalle 15alle 17,orari in cui più facilmente si possono trovare presenti in Sedeoperatori del Centro.Inoltre ci serve a volte a consulenza dì medici, psicol<?gie awo-cati; le persone che sono disponibili a darci la loro collaborazio-ne possono segnalarcelocon le stessemodalità sopra indicate.

Anagrafe parrocchialeSono diventati figli di DioBeltrami DaniloBartolomeoDutschler CarolinaStefanovic Beatrice SladjaGhelfiAlbertoAngeloMariaPatarnello Giulia Maria GiovannaFanfoni Arturo LeoneVitarielloDarioFontanella DiegoValerioMatilde

Hanno celebrato il sacramento del matrimonioCampanelli Cristiano Simone con MocciaGiada ElviraFusella Stefano con Ranieri NicolettaZoli Stefano con ColomboGiuliaStefanovic Sinisa con Bonfanti MonicaBarili Davidecon Bellistri LauraFaggellaPellegrinoLuca con Gangemi AnnaSticchi Antonio con Ardito FedericaAzzoniStefano Roberto con Orlandi IlariaPirino Antonio Gavinocon Macchi Carla PaolaDonoso Castro Patricio Leonel con Serrano Castro BiancaFlora

Sono entrati nella casa del PadreMazzocchiGian CarloSantorelli MilenaScalmana Costante

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