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Fondazione Casa San Giorgio Istituto per anziani 6614 Brissago Semestrale d’informazione no. 24 / 12.2018 uno sguardo verso il lago

uno sguardo verso illago - Casa San Giorgio · 2018. 12. 17. · Fondazione Casa San Giorgio Istituto per anziani 6614 Brissago Semestrale d’informazione no. 24 / 12.2018 uno sguardo

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FondazioneCasa San Giorgio

Istituto per anziani6614 Brissago

Semestrale d’informazione no. 24 / 12.2018

unosguardoversoil lago

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Indi

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Copertina La chiesa Santi Pietro e Paolo con il lago ......................................... 1

Editoriale La gioventù va vissuta da giovani ..................................................... 3

Cronaca Prestigioso riconoscimento per Casa San Giorgio ............................ 4

Bilancio del mio primo anno di attività ............................................ 5

Qualità La vita e i giorni. Sulla vecchiaia Enzo Bianchi ................................. 7

Benessere Siamo quello che mangiamo ............................................................. 10

Fisioterapia e medicina tradizionale cinese...................................... 12

Attività San Giorgio e Fondazione Barry........................................................ 16

Pagina storica La donna operaia all’inizio del ‘900 .................................................. 18

Cosa bolle in pentola Tartare di tonno ................................................................................. 22

Profili Signor Edgardo Mutti ........................................................................ 24

Assistene di cura Valeria Cerabino .................................................... 25

La ruota gira Residenti: benvenuti, addio e auguri................................................ 26

Auguri di buon compleanno ............................................................. 27

Collaboratori in movimento .............................................................. 28

Volontariato Volontariato prezioso e insostituibile ............................................... 29

Donazioni Elenco donazioni secondo semestre 2018 ........................................ 30

Quanto pesa la zucca del Signor Zucconi? ....................................... 31

Il vecchio saggio A Abano .............................................................................................. 32

Hanno collaborato a questo numeroGiuseppe Berta, Dr. Mario Corti, Chiara Demarta, Tania Gottraux, Monica Margaroli, Claudia Profumo, Pamela Radaelli, Armin Torelli, Michela e Stefania Zanoli

Avete dei consigli, dei suggerimenti o delle osservazioni anche critiche in merito al nostro giornalino d’informazione? Fatele pervenire e saremo lieti di valutare le vostre considerazioni.

FondazioneCasa San GiorgioVia San Giorgio 4Casella postale 3616614 Brissago

conto corrente postale 65-2974-1conto Banca Stato 65-433-5

IBAN: CH81 0076 4113 1593 C000 Ctel. 091 786 11 00fax 091 786 11 11

e-mail: [email protected] internet: www.casasangiorgio.ch

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La gioventù va vissuta da giovani

Edito

riale

Care lettrici, cari lettori,

il periodo invernale ci of-fre diverse opportunità disvago, ma anche momentidi puro relax e non perforza di iperattività. Inquesto breve editoriale,

colgo quindi l’occasione per un momento diriflessione sul tema della vecchiaia; natural-mente senza la presunzione di inventarequalche cosa di nuovo o prescrivere una ri-cetta. È ormai cosa nota, che nello sviluppodell’essere umano la tappa inerente all’in-vecchiamento, risulta essere definito a volteanche impropriamente, l’ultima spiaggiadella vita. Questo momento più semplice-mente ed elegantemente chiamato terzaetà, per fattori diversi, al giorno d’oggi sipresenta più tardi ed è decisamente più lun-go che nel passato. La speranza di vita me-dia delle persone infatti si è alzata sensibil-mente e in Svizzera si attesta attorno a 81,4anni per gli uomini e 85.4 anni per le donne(statistica 2017). Facendo questa riflessione,sono infinite le domande che viene sponta-neo porsi. Sono stato fortunato ad arrivarefin qui? Ho vissuto in modo positivo la miavita per arrivare in salute a questo periodo?Ho qualcuno a cui affidarmi per la cura deimiei interessi se non dovessi più esserne ingrado? A cosa devo provvedere per vivereserenamente l’ultima tappa della mia vita?Ma la vecchiaia, è soltanto la conclusionedella vita dopo la quale non viene più nulla,oppure la vecchiaia ha un senso proprio,magari persino un senso buono e profondo?

Non è assolutamente facile avere le rispostepronte ai molti quesiti che ci possiamo im-maginare; a mio di vedere le persone deb-bono quindi anticipare queste riflessionicercando il prima possibile di vivere il pre-sente nel modo più saggio possibile così dainvecchiare bene e vivere in modo significa-tivo questa fase della vita. La gioventù vavissuta da giovani, la maturità assumendo leproprie responsabilità e via di seguito finoalla vecchiaia. Evidentemente nessuno ha la

ricetta vincente in tasca per la vita, ma oggipiù che mai possiamo affidarci ai consigli dipersone che si occupano del tema, senza do-ver diventare schivi altrui e con l’ansia dellavecchiaia. Rimanere attivi e non vivere que-sto periodo come un lutto perpetuo peraver perso una parte della vita. La fine dellagiovinezza e della prestanza fisica, l’uscitadalla vita produttiva del lavoro con il pen-sionamento e la conseguente perdita, l’ine-vitabile e progressiva conclusione di molterelazioni interpersonali compromesse dallamorte di amici, conoscenti, colleghi e di fa-miliari, non devono essere motivo di sfidu-cia verso il futuro. Non è positivo, e non cor-risponde a verità, considerare la terza etàcome un tempo di perdita o di progressivodecadimento. Questo periodo della vita an-zi, tenendo conto del fattore salute, lanciauna sfida alla nostra capacità di crescita. Sela terza età non è proprio un periodo di svi-luppo, non viverlo in questo senso si corre ilrischio di trascorrerla nella depressione e/onella disperazione, sentendosi finiti, dimen-ticati, insignificanti, incompresi e alla fineinutili. Bisogna quindi reagire e vivere pie-namente il passaggio alla terza età, coglien-do le molte opportunità che questa era cimette a disposizione.

Con questa breve riflessione, mi preme au-gurare a tutti e in particolare alle personeanziane che vivono in solitudine o nella ma-lattia questo periodo natalizio, buon Natalee un futuro ricco di serenità e tanta salute.

Grazie per l’attenzione e al prossimo anno.

Giuseppe BertaDirettore

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Prestigioso riconoscimento per la Casa San Giorgio di BrissagoTratto dall’articolo apparso sulla Regione Ticino del 26 giugno 2018

L’Istituto per anziani sulle rive del Verbano,ha ottenuto nei giorni scorsi un prestigiosoriconoscimento di qualità per il metodoValidation. Ne è particolarmente orgogliosoil Gruppo di lavoro Validation creato all’in-terno della struttura nel 2008, così come tut-ta la struttura che grazie alla condivisionedella propria filosofia, volta a sempre mi-gliorare la propria qualità, ha sostenutoquesto allora innovativo metodo di cura giàdagli albori. Questo accreditamento, oltreche a gratificare direttamente la Respon -sabile Claudia Zianni per il grande ed appas-sionato lavoro svolto dapprima con la super-visione della formatrice ticinese SignoraHeidi Bontadelli per poi continuare a svilup-pare all’interno della Casa, permette all’Isti -tuto per anziani di essere parte attiva nelladiffusione di questo metodo che giudica trai più efficienti nella cura delle persone affet-te dal morbo di Alzheimer e dalla più comu-ne demenza senile.

“Sono molto orgoglioso per questo ricono-scimento – afferma il Direttore Giuseppe

Berta, (da quasi un trentennio alla guidadell’Istituto Casa San Giorgio di proprietàdell’omonima Fondazione presieduta dalgeriatra Dr. Graziano Ruggieri), specialmen-te in questi periodi dove l’immagine delleCase per anziani ticinesi non sempre ha rice-vuto il giusto riconoscimento per il lavoroche quotidianamente la gran parte dellecollaboratrici e dei collaboratori svolgono”.

Il Certificate of Quality for Validation Tra -ning Institute, rilasciato direttamente dallemani della figlia Signora Vicki de Klerk-Rubin della Fondatrice del metodo Valida -tion Signora Naomi Feil, è valido per i pros-simi cinque anni, e potrà essere mantenutosolo a precise condizioni di qualità, chel’Istituto intende perseguire con la stessa se-rietà con cui è giunta ad ottenerlo e conti-nuerà il suo percorso di formazione sia al-l’interno della struttura che anche verso lestrutture interessate.

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Bilancio del mio primo annodi attività

L’anno che volge al termi-ne è il mio primo come Re -sponsabile delle cure pres-so la Casa San Giorgio.Dopo questi 365 giorni dilavoro, è tempo di un pri-mo bilancio quantitativo equalitativo e mi preme di-

re subito che è stata un’esperienza ricca dieventi, novità e sfide.

Prima di tutto, vorrei specificare che al mioarrivo ho trovato un’accoglienza speciale, misono subito sentita parte del gruppo, i colle-ghi di tutti i settori mi hanno supportata nel-l’imparare a conoscerli e a conoscere le atti-vità interne. Posso affermare di essermisentita a casa ed approfitto di queste righeper ringraziare tutti, in quanto inconsape-volmente, mi avete aiutata e accompagnatanel periodo di inserimento che, comportamolto impegno e pazienza!Come accennato sopra, il 2018 è stato un an-no intenso per me, ma da quanto ho appre-so da tutti i colleghi, lo è stato anche perl’Istituto e quindi anche per tutti i collabora-tori in quanto un anno straordinario sottodiversi punti di vista e a seguito di causalitànon proprio comuni. Nella pianificazione delmio insediamento, avevo esordito nei mo-menti di presentazione con i collaboratori,affermando di non voler portare cambia-menti di rilievo nel corso dell’anno.

Questo voleva essere un periodo di reciprocaconoscenza e presa di consapevolezza perme, di tutte le sfaccettature che questo ruolocomprende. La realtà è stata diversa, in quan-to per ragioni esterne, abbiamo affrontatocambiamenti importanti e impegnativi. In -nanzitutto, a seguito della decisione da partedelle casse malati di modificare la fatturazio-ne dei farmaci e delle prestazioni non LAMal,abbiamo dovuto anche internamente affron-tare questa gravosa questione e ristrutturarela gestione della farmacia. In collaborazionecon il nostro Farmacista, abbiamo implemen-

tato un nuovo sistema di preparazione deifarmaci giornaliere/settimanali, passandoevidentemente per la revisione del sistema diprescrizione e quindi organizzazione dellecomande. Il nuovo sistema, che ancora stia-mo migliorando, è in funzione dal 1° settem-bre ed ha richiesto molte energie, in partico-lare da parte del personale infermieristico eOSS. Essendo un primo cambiamento impor-tante affrontato insieme posso, affermare diaver incontrato un gruppo di professionistiche ha saputo affrontare i vari imprevisti cheun nuovo progetto comporta con estrema lu-cidità, serietà e senza risparmiare dedizione eimpegno.

Il secondo grande progetto che è attual-mente in corso è l’implementazione dellanuova cartella informatizzata. A seguito disvariate problematiche con l’attuale suppor-to informatico, era già in passato stato deci-so di migrare verso un altro prodotto. Il si-stema SIEMS che stiamo introducendoproprio in questi mesi, sarà definitivamenteimplementato entro febbraio 2019. Il pro-getto coinvolge non soltanto il settore dellecure bensì tutti i settori; dall’amministrazio-ne, all’economia domestica, alla manuten-zione, alla cucina. È un progetto ambiziosoche mira a connettere i settori tra loro, inmaniera fluida e funzionale e permettereun passaggio delle informazioni performan-te, oltre a innovare il sistema di raccolta egestione dei dati e delle cure di ogniResidente.Senza dilungarmi troppo e senza entrarenei dettagli, mi sento di dire che l’aiuto ma-teriale che questa istituzione, i suoi collabo-ratori così come i molti volontari attivi han-no realizzato, è di grande valore per tutta lacomunità di Brissago.Altrettanto importante è stato e continuaad essere, quell’aiuto e quel sostegno imma-teriale che è il dialogo, la costruzione di re-lazioni e l’empatia che fanno emergere bi-sogni e risposte, contatti importantissimiper sopportare le difficoltà grandi o piccole

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che ogni giorno fanno parte del nostro lavo-ro. Posso tranquillamente dire che, malgra-do le sofferenze vissute dai nostri anzianiper i problemi legati alla vecchiaia, questo èun luogo di “benessere sociale” basato sullerelazioni, sul valore e sulle risorse delle per-sone. Questo ritengo vada detto con giustoorgoglio e gratitudine anche per chi mi hapreceduto e quindi per tutti coloro che inpassato hanno lavorato nelle diverse funzio-ni, non da ultimo gli amministratori, ma an-che i sostenitori, per giungere a queste con-dizioni e verso coloro che anche oggicontribuiscono a migliorare sempre la quali-tà del nostro servizio e che sono segno di fi-ducia e speranza nel futuro. Ne è una sem-plice prova il riconoscimento di qualità, ecito solo questo esempio ma potrei citarnealtri, ricevuto per il grande lavoro svoltonell’introduzione del metodo di cura Vali -dation; un certificato di qualità rilasciato afavore della Casa San Giorgio, che risulta in-fatti essere una prima a livello svizzero e diquesto possiamo andare fieri.

Posso dire di aver trovato soddisfazione,malgrado momenti non sempre sereni, an-che nei rapporti con i Residenti e i Familiari.Come ha dimostrato l’ultima verifica dellasoddisfazione di questi ultimi da parte deifunzionari dello Stato, si ha l’impressioneche vi sia un buon livello di gradimento diquanto giornalmente facciamo per i nostrianziani Residenti. In questo contesto, mipreme anche citare il grande lavoro realiz-zato in questi ultimi mesi per la messa in at-to di un sistema di segnalazione delle nonconformità riscontrate da tutti i singoli col-laboratori, il quale ha l’obiettivo finale dimigliorare sempre la qualità di vita deiResidenti e parimenti anche la sicurezza del-le risorse umane.

Approfitto ancora di queste ultime righe,per toccare un tema delicato. Prima di la-sciare alle spalle l’autunno, l’Ufficio delMedico Cantonale ha emanato una nuova

direttiva sull’uso delle mascherine durante ilpicco dell’influenza stagionale. Tutto il per-sonale delle strutture per anziani è statochiamato a riflettere sulla possibilità di vac-cinarsi contro l’influenza. Ovviamente nonc’è l’obbligo di farlo, ma per preservare lasalute dei Residenti e dei colleghi, è necessa-rio che il personale non vaccinato indossi lemascherine durante il periodo di picco in-fluenzale. Queste direttive coinvolgono tut-ti indistintamente. Pertanto, i visitatori nonsi stupiscano se durante l’inverno troveran-no collaboratori con le mascherine all’inter-no della casa. All’ingresso della strutturatroverete anche le indicazioni relative agliobblighi imposti, così come un distributoredi disinfettante per le mani e una scorta dimascherine che vi invitiamo ad utilizzarequando verrete a Casa San Giorgio se nonvaccinati o se presenterete sintomi influen-zali. Queste misure hanno lo scopo di pro-teggere il più possibile i nostri Residenti dalcontagio influenzale.Questi sono solo alcuni degli argomenti af-frontati durante il 2018.

Tirando le somme, posso affermare di avertrovato la mia dimensione, dopo le faticheiniziali e di sentirmi “a casa” e tutte le mieenergie lavorative sono volte al benesseredei Residenti e dei Collaboratori, seppur sia-mo chiamati ad affrontare momenti labo-riosi e stressanti. Un grazie particolare va al-le Capo reparto Simona e Marzia, che sono“i miei bracci destri” (come sono solita chia-marle) e che mi hanno aiutata molto nelmio inserimento. Il nostro lavoro e i nostriobiettivi sono allineati e condivisi, questo cipermette di lavorare in sintonia a supportodei reparti e della collaborazione con gli al-tri settori. Infine ringrazio il direttore Bertache, con la sua esperienza e pazienza, mi stainsegnando e guidando nella costruzionedel mio ruolo in questa splendida realtà! Ungrazie a tutti.

Pamela RadaelliResponsabile delle cure

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La vita e i giorni. sulla vecchiaia secondo Enzo Bianchi

Enzo Bianchi ha fondato laComunità Monastica diBose di cui è stato Priore fi-no al 2017: uomo dotatodi grande saggezza unitaad un cuore ed un animosemplice, da cui trapelanole sue origini contadine,egli ci ha regalato per i tipi

editoriali de Il Mulino un'opera poetica ebellissima intitolata: "La vita e i giorni. Sullavecchiaia". Pagine intrise di sapienza, dipoesia, di filosofia ma soprattutto di fede.In dieci brevi capitoli egli ci conduce dalleetà e stagioni della vita fino al diario dellavecchiaia: nella metafora delle stagioni incui la primavera è il tempo dello sbocciaredella vita, dell' apparire dei fiori e del rive-stimento degli alberi che nell' inverno pare-vano morti, in cui l' estate è la stagione dellamaturità, col sole che dona giornate lunghe,riscalda e talora brucia, la vecchiaia vieneaccostata all'autunno; stagione che può es-sere bellissima, con i suoi ritmi più lenti, conlo stare bene in casa, l'autunno è un rivestir-si di colori in cui le vigne alle quali è statostrappato il frutto diventano sanguigne, do-rate, violacee, verdastre. La natura sembravestirsi in modo colorato, come per una fe-sta, le foglie degli alberi mutano colore e ifrutti sono raccolti. L'ultima stagione è l'in-verno col suo silenzio e la spoliazione di tut-te le piante, la scomparsa dei fiori, il riposodella terra che è immagine di morte. Unastagione che ci mette davanti alla fine che ciattende e che ci fa giustamente paura.

E così anche se dobbiamo sperimentare sul-la nostra pelle il declino progressivo del cor-po e il passare inevitabile del tempo che ciconsuma, la vecchiaia è un terreno nel qua-le l'uomo si addentra a piccoli passi "comein un paese straniero" La vecchiaia, scriveEnzo Bianchi, "non è un territorio, non èuna situazione, ma è un passaggio, un'evo-luzione, un movimento e dunque anche undivenire".

È un esodo a cui occorre prepararsi, viven-dolo come "un compito e una sfida", comeun tempo propizio per curare la vita interio-re e, per chi è credente, per imparare a spe-rare nell'eternità. "Speranza folle? Ma èquella che nasce dalla fede e si nutre dellaconvinzione che qualcosa di eterno lo ab-biamo vissuto nella nostra vita: l'amore". Lavecchiaia non va vissuta da soli, ma in comu-nione agli altri, incontrandosi in un ordoamoris umano e divino. La vecchiaia, diceEnzo Bianchi, non può essere un viaggio so-litario nel deserto. "La morte non arriva conla vecchiaia, ma con la solitudine" ha scrittoil grande scrittore colombiano GabrielGarcia Marquez, Premio Nobel per la Let -teratura.

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Il senso alla vita viene dato dalla cura dellarete di relazioni, nutrite nel piacere dellaconvivialità: "Le persone devono essere fe-conde: far star bene gli altri, renderle felici".In questo modo si allontana il pensiero delprogressivo decadimento fisico, la pauradella perdita di capacità e di competenza.Nell'età avanzata occorre comprendere che"c'è bisogno di vivere la vita altrimenti: conritmi misurati, senza affanni". Sapere che,lasciate le occupazioni abituali "c'è ancoratanta vita". La vecchiaia, ci dice EnzoBianchi, è il tempo in cui occorre lasciare lapresa: occorre coltivare l' arte del distacco,del saper prendere una distanza, dell' accet-tare di non potere piu' tenere in mano tuttele corde. "Lasciare la presa – scrive EnzoBianchi – non è lasciar cadere dalle mani nelpozzo la corda del secchio, ma un lasciare al-cuni fili per stringerne con forza altri".

Ognuno di noi vorrebbe portare a terminel'opera che si è prefisso e, proprio per que-sto, trova sempre mille ragioni per non mol-lare la presa. Si vuole continuare a vivere co-me prima, si vuole portare a termine l'ultimo progetto, si vuole che i figli raggiun-gano posizioni importanti nella vita si vuo-le… si vuole... Bianchi ci dice che occorre la-sciare la presa non solo dal lavoro e dallapropria funzione, ma anche dagli impegniche si erano assunti in diverse forme, nellavita sociale e relazionale: anche tutti questiimpegni vanno lasciati per cercare quiete,per dedicarsi di più alla vita interiore, per di-scernere ciò che è veramente essenziale. Si,ognuno di noi vorrebbe finire l'opera che hainiziato, ma occorre accettare che lasciamoqualcosa di incompiuto. Anche la nostra vi-ta, che vorremmo aver vissuto come un'ope-ra d'arte, resterà incompiuta. Per questo ilmonaco, all'inizio della sua vita consacrata,riceve una promessa: "Il Signore porterà atermine l'opera iniziata in te". Dunque, sa-per mollare la presa e "accettare l'incompiu-tezza". "Lasciare la presa non è abbandona-re la vita, ma accettare la vita". Una delle

attività più esercitate nella vecchiaia è quel-la del ricordare: per i vecchi il passato è la vi-ta, è quindi giusto e fisiologico riandare alpassato in tutte le sue declinazioni, dall' in-fanzia all' adolescenza, dalla giovinezza all'età matura: e qui si cita ancora GarciaMarquez: "La vita non è quella che si è vissu-ta, ma quella che si ricorda e come la si ricor-da per raccontarla" .Scrive al proposito EnzoBianchi: "Ricordare è principio della sapien-za, è rendere fecondo l' accumulo delleesperienze fatte, è trasmettere alle nuovegenerazioni ciò che è stato lotta, conquista,bene prezioso da lasciare loro in eredità".Così Bianchi non dimentica gli insegnamentidei vecchi della sua terra che ringraziavanoil giorno appena trascorso perché era co-munque una grazia essere ancora vivi. La vi-ta e non la morte è dunque il vero protago-nista delle pagine di questo libro delicato etenero. È troppo ricco e grande il dono dellavita: così che l'autore prorompe in una lodeappassionata per tutto il creato (sulle ormedi S. Francesco): l'acqua, le montagne, i fiori,il vino, i cibi, i volti degli amici. Tutto è pre-ghiera, tutto è espressione dell'evento asso-luto della vita. "L'eternità va cercata e affer-rata oggi e qui" canta Rimbaud citato daBianchi. Ma di tutto il creato è la luce che ra-pisce di più il vecchio monaco. "Ho amato laterra, l'acqua, ma la luce mi è stata ancorpiù cara" scrive il nostro autore.

Ma la vecchiaia è proprio il tempo della vitadove gli occhi fanno sempre più fatica atrattenere la luce del mondo, a meravigliarsiper il miracolo della sua apparizione quoti-diana. Scrive ancora Enzo Bianchi: "Non èforse la luce il primo dono gratuito per chiviene al mondo... Non è la luce che permet-te di vedere la terra e il mare, gli alberi etutte le creature, ma soprattutto il volto del-le persone amate? La vecchiaia, ci ha dettol’autore dall'inizio, assomiglia all'autunno:ma nessuna stagione è più ricca di poesiadell'autunno: essa coincide con "l'ura d'an-dé”, come dicevano i vecchi Piemontesi del

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Monferrato: è l'ora di andare, del congedo.Ma per Enzo Bianchi il problema non è tan-to quello di prepararsi alla morte ma di "ag-giungere vita ai giorni e non giorni alla vi-ta". Bisogna mantenere vivo il desiderio divita, lasciare la presa per fare esperienza diun altro aspetto della vita, in cui diventanoessenziali aspetti che fino allora avevamotrascurato, come camminare, vedere, ascol-tare, leggere, ricordare, accogliendo il mon-do così come è senza la pretesa giovanile divolerlo trasformare e cambiare.

L'età matura non deve essere vissuta comeun affronto, un'ingiustizia, un’assurdità,quindi sempre più fonte di paura e di ango-scia, ma preparata con scelte e atteggia-menti chiari, anzitutto parlandone. Se nonse ne parla, se non la si evoca, si finisce perrimuoverla e si compromette la naturalitàdella vecchiaia, perché non la si conosce più.Enzo Bianchi ci invita ad avere il coraggio diaffrontare" un'avventura che ha dell'inedi-to, ma che è sempre una tappa della vita.Nessun eroismo, ma il coraggio è una forzainteriore per un cammino che è il penulti-mo, prima del passaggio a un'altra riva". Eda uomo di fede Enzo Bianchi non può che

credere alla promessa di Gesù; ci rivedremoancora in un'altra vita; la morte non può es-sere l'ultima parola della vita; la vita è anco-ra vita aldilà del muro della morte. La vec-chiaia non è dunque l'ultima stazione delnostro viaggio. Essa ci conduce ancora altro-ve. "Ecco cosa mi è permesso di sperare enon solo a me cristiano, ma a tutti gli uomi-ni, religiosi o no: l'amore che vince la morteè un messaggio che vale la pena di viveregià qui e ora".

E Enzo Bianchi ci propina una conclusionestupenda che abbraccia la memorabile le-zione le Cantico dei Cantici, colla quale il li-bro si chiude: "L'amore è più forte dellamorte, la passione più tenace degli inferi,l'amore è una fiamma divina”. "Perché nonè vero che gli altri sono l'inferno", come af-fermava Jean Paul Sartre. "Il vecchio, scriveBianchi, capisce bene che l'inferno è nonamare e non essere amati. Anche nella vec-chiaia l’amore è sempre da inventare, macon gli altri e non nella solitudine".

Dr. Mario CortiMedico FMH specialista in medicina generale, fisiatria e riabilitazione

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«Noi siamo quello chemangiamo» diceva Feuer -bach nel 19esimo secoloper sottolineare come leabitudini alimentari di unindividuo possano dircimolto sulle caratteristichedi quella persona. Il cibo

dunque, influenzerebbe non solo la nostrasalute, ma anche la nostra personalità.Non esiste una soluzione valida per tutti. Unintegratore o un alimento che fa bene a unapersona può non avere gli stessi effetti suun'altra. Ciascuno ha esigenze individuali,che possono variare a seconda del luogo incui viviamo, dei cibi disponibili o delle con-dizioni del corpo in quel preciso momento.Inoltre, i mass media ci bombardano di in-formazioni sull'alimentazione, molte dellequali contraddittorie. Sappiamo che do-vremmo prenderci più cura di noi, quindiproviamo l'ultimo integratore o la dieta piùin voga, oppure torniamo alle abitudini checi sono più familiari.

La cosa più importante è che il cibo ingeritosia assimilato ed eliminato nel modo corret-to, specialmente se si soffre di patologiecorrelate al sistema immunitario. Un appa-rato digerente sano è in grado di farlo.Tuttavia, molte persone indeboliscono ilproprio sistema digestivo mangiando trop-po, assumendo cibi combinati in modo scor-retto oppure alimenti da fast food.

Fondamentale è mangiare fin-ché lo stomaco risultipieno all'80 per cento,lasciando il 20 percento dispo-nibile per ladigestione.Inoltre, è im-portante assu-mere cibi com-patibili ad ogni pasto. Ciòper agevolare la digestio-

ne e migliorare la salute in generale. Quan -do si consumano alimenti che non si combi-nano nel modo corretto, il cibo rimane nel-l'apparato digerente più a lungo di quantodovrebbe e inizia dunque a fermentare. Lafermentazione produce zuccheri che alimen-tano i lieviti e indebolisce in generale l'appa-rato digerente e il sistema immunitario.

Una corretta combinazione degli alimentiriduce i gas intestinali, il gonfiore e il so-vrappeso. Parlando prettamente di cosamangiare per prima cosa è consigliabile ri-durre il consumo di formaggi grassi, prefe-rendo quelli più magri come mozzarella,certosino, robiola, crescenza. Limitiamoinoltre l'apporto giornaliero di grassi saturi(burro, insaccati grassi, carni rosse grasse,formaggi grassi) e di acidi grassi trans (mar-garina, burro di arachidi). Anche il consumodi zuccheri semplici, come lo zucchero e idolci in generale, soprattutto alla sera, deveessere ridotto al minimo.

Utilizziamo in quantità controllata i prodot-ti dolci da spalmare sul pane o sulle fette bi-scottate (quali marmellate, confetture difrutta, miele e creme), la verdura va consu-mata, preferibilmente cruda o cotta al vapo-re. E’ di notevole importanza mantenere al-to l'apporto di fibre nella dieta, mangiandoappunto molta frutta e verdura. In generalel'80 per cento del cibo nel piatto deve esserecomposto da verdure di terra e/o di mare. Ilrestante 20 per cento può essere compostoda proteine, cereali e ortaggi amidacei.

È importante assicurare le dosi minime gior-naliere di acidi grassi essenziali, pertanto al-

meno 3 volte alla settimana sidovrebbe sostituire la carnecon il pesce.

Beviamo almeno 2 litri di acqua algiorno. Aumentiamo le dosi se il co-

lore delle urine è troppo scuro e/o di catti-vo odore, ad esempio nel periodoestivo o più in genere quando fac-

Siamo quello che mangiamo: piccoli consigli alimentari

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ciamo sport. Cerchiamo di bere frequente-mente e in piccole quantità. L'equilibrioidrico dev'essere mantenuto bevendo essen-zialmente acqua. Usiamo con moderazionebevande diverse (come aranciate, bibite ditipo cola, succhi di frutta, caffè, tè) perchéoltre a fornire acqua apportano anche altresostanze che contengono calorie (ad esem-pio zuccheri semplici).

Preferiamo la carne bianca (pollo, tacchino,coniglio) alla rossa, come quella di manzo emaiale. Mangiamo lentamente in questomodo ci sentiremo sazi più in fretta. Con -sumiamo pasta riso o pane integrali, soprat-tutto alla sera. Attenzione però all'associa-zione di cibi integrali ricchi di fibre e fruttapoiché uniti insieme danno origine a proces-si fermentativi. Evitiamo di consumare in-saccati e carne conservata tra i cui ingre-dienti compaiono i nitriti, dannosi per lasalute. Le uova possono essere consumatecon una certa libertà, fino a 4 per settimana,distribuite nei vari giorni. I pasti non devonoessere troppo ricchi ed elaborati è megliofare pasti piccoli, che non una o due abbuf-fate al giorno. La colazione è molto impor-tante e dovrebbe soddisfare circa il 20% delfabbisogno calorico quotidiano.

Usiamo i grassi da condimento preferibilmen-te a crudo ed evitiamo di riutilizzare i grassi egli oli già cotti. Quando è possibile, scegliamoalimenti coltivati con i metodi della agricoltu-ra biologica e della lotta integrata che sonorelativamente esenti da residui tossici prove-nienti da concimi chimici e diserbanti. Limitiamo il consumo di cibi pronti e precotti.Riduciamo progressivamente l'uso di sale sia atavola che in cucina. Sostituiamo il sale con er-be aromatiche (come aglio, cipolla, basilico,prezzemolo, rosmarino, salvia, menta, origa-no, maggiorana, sedano, porro, timo, semi difinocchio) e spezie (come pepe, peperoncino,noce moscata, zafferano, curry). Esaltiamo ilsapore dei cibi usando succo di limone e ace-to. Spesso la fame in realtà nasconde un la-tente stato di disidratazione; invece di man-giare proviamo a bere in abbondanza.Limitiamo infine il consumo di alcolici, cioènon bere più di un quarto di vino, mezzo litrodi birra, o due bicchierini al giorno. In caso dipresenza di una familiarità per diabete, obe-sità, ipetrigliceridemia, ecc. si dovrebbe ridur-re ulteriormente od eliminare l'assunzione dibevande alcoliche. Buon appetito a tutti.

Claudia ProfumoInfermiera spec. Clinica in geriatria

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Cari lettori,

in alcuni articoli, delle pre-cedenti edizioni, è statasottolineata l’importanzadella combinazione dellaMedicina Occidentale edella Medicina Tradiziona -

le Cinese nell’ambito della fisioterapia perpoter erogare, ai nostri Residenti, un venta-glio di cure sempre più ampio.In questo scritto vorrei condividere con voil’esperienza di una formazione a cui ho par-tecipato nel mese di aprile a Milano. Il corso,aperto proprio ai fisioterapisti, era intitola-to “Meridiani in Fisioterapia”.

Fisioterapia e medicina tradizionale cinese Trattamento del dolore osteo–articolare attraverso il circuito meridiani

I meridiani sono dei canali energetici analo-ghi ai vasi sanguigni che scorrendo in tuttoil corpo formano un sistema organico. Tra lepiù antiche forme di terapia dei meridianic’è l'agopuntura (di pertinenza Medica) cheagisce cercando di ripristinare un eccesso oun difetto di energia situato lungo di essi.

Quindi, per la mia professione, ho volutoapprofondire alcune conoscenze per poterutilizzare i meridiani a scopo preventivo e ri-abilitativo, non agendo con aghi come ilMedico Agopuntore, ma avvalendomi di al-tri approcci altrettanto efficaci:

12 Meridiani principali

• La ginnastica attiva per la stimolazioneenergetica: Qi Gong. In grado, attraversosequenze di movimenti molto dolci, di ri-pristinare una serie di squilibri sia a livellodell’apparato muscolo-scheletrico sia a li-vello interno (funzionalità di organi e vi-sceri); nonché a livello emozionale.Questa tecnica, però, prevede la collabo-razione da parte della persona che riceveil trattamento.

• Strumenti puntiformi di varie dimensionie consistenze che hanno lo scopo di mi-mare l’azione dell’ago ma senza perfora-re la pelle. Quest’ultima tecnica, inerenteal corso appena svolto, permette di lavo-rare sul dolore osteo-articolare sfruttan-do l’intera circolazione corporea risultan-do più potente rispetto alla stimolazionedei microsistemi riflessogeni di piede, ma-no e cranio.

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Inoltre, è di possibile attuazione anche suResidenti poco collaboranti (a differenzadel Qi Gong che richiede la partecipazio-ne attiva all’esercizio fisico).

Conoscendo il decorso di ogni singolo meri-diano e le numerose relazioni fra i 12 meri-

diani principali è possibile localizzare il do-lore e trattarlo, come detto in precedenza,sia localmente che a distanza sbloccandostasi energetiche e sanguigne che sono lafonte principale del dolore osteo-articolarecronico.

Seduta di Qi Gong

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A livello pratico:

• Viene individuata la sede del dolore• Viene definito il meridiano di pertinenzadella zona dolente

• Si imposta il piano di trattamento met-tendo in relazione il meridiano coinvoltodal dolore osteo-articolare con gli altrimeridiani ad esso collegati (secondo 5 im-portanti relazioni).

• Attraverso un massaggio particolare e lastimolazione con l’attrezzo puntiformedelle aree di pertinenza individuate èpossibile agire sul ristagno sanguigno esul relativo blocco energetico che provo-cano il dolore ed avere un beneficio trat-tando, anche, una zona distante da quel-la interessata dal trauma.

Esempio:

• Dolore osteo – articolare anteriore di gi-nocchio destro

• Meridiano di pertinenza dell’area del do-lore è ST (stomaco)

• Piano di trattamento: posso agire diretta-mente sul decorso del meridiano ST indi-viduato oppure, in caso di frattura del gi-nocchio o di tutori inamovibili possosfruttare le 5 relazioni che in questoesempio permettono di trattare il doloreosteo – articolare a distanza attraverso:- 1° e 5° relazione: il meridiano LU (pol-mone) nell’arto superiore controlaterale(sinistro)- 2° e 4° relazione: il meridiano PC (peri-cardio) nell’arto superiore omolaterale(destro)- 3° relazione: il meridiano SP (milza)nell’arto inferiore controlaterale (sini-stro).

In questo modo è possibile trattare il doloreosteo-articolare con molte più possibilità ela seduta completa va ad agire, anche, sugliorgani interni corrispondenti ai meridianistimolati cosi da apportare un beneficio atutto il sistema corporeo, sia sul piano fisicoche emozionale.

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Le combinazioni delle 5 relazioni sono mol-to complesse, ma hanno il pregio di aiutareil professionista ad agire sul dolore senzaparticolari limitazioni e questo contribuiscead offrire un approccio sempre più specificoe completo.

Il punto di forza di questa metodica è la ver-satilità in quanto le possibili applicazioni te-rapeutiche sono numerose e vanno “costrui-te” a DOC per ogni soggetto. La regola èquella di seguire il più possibile il dolore: seè puntiforme, se si sviluppa in verticale op-pure in orizzontale. Importante è tenere inconsiderazione, secondo la fisiologia di ognitessuto, che osso cura osso, muscolo curamuscolo e tendine cura tendine. Quindi valeil concetto di stimolare le parti “sane” perfavorire la guarigione in quelle “malate”.

Nell’anziano, il vantaggio, sta proprio nellapossibilità di trattare il dolore anche a di-stanza dalla sede principale perché spesso,per tali soggetti risulta difficoltoso assume-re alcune posizioni durante i trattamenti.

Ad esempio, intervenire su un dolore dischiena quando il soggetto non riesce o nonha piacere a mettersi seduto o prono (pan-cia sotto) potrebbe risultare difficoltoso.Mentre questo approccio offre una validaalternativa dato che è possibile attenuare orisolvere il dolore non agendo sulla schienama, sempre attraverso le 5 relazioni, sfrut-tando i meridiani collegati a quello di schie-na andando a lavorare su di essi.

Questa tecnica, studiata e combinata per idolori osteo - articolari, non ha controindi-cazioni specifiche, bisogna solo porre mag-giore attenzione nell’utilizzo dell’attrezzopuntiforme in caso di varici importanti,mentre sulle cicatrici ha un effetto beneficodi irrorazione sanguigna e di “scollamento”fra i tessuti coinvolti nella cicatrizzazione.

Tale sequenza di stimolazione, in fase inizia-le, dovrebbe essere praticata sul soggettodolente tre volte alla settimana ma la fre-quenza, l’intensità e la durata andrebberostabiliti e gestiti caso per caso perché po-trebbero essere abbinati, anche, ad altri tipidi trattamento.

Il corretto fluire della circolazione sanguignaed energetica nel corpo umano contribuiscead attenuare o risolve “blocchi” sia a livellomuscolo-scheletrico ma anche a livello emo-zionale. Pertanto, questo che vi ho esposto,è considerato un valido approccio integrati-vo a svariate forme di riabilitazione.

Monica Margaroli Fisioterapista

È sempre bene considerare, se-condo il mio punto di vista, di por-re la Persona al centro del propriobenessere globale dalla testa aipiedi e dall’interno all’esterno eviceversa.

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Casa San Giorgio e Fondazione Barryun’arricchente collaborazione sociale

La generosa donazione ricevutalo scorso anno dal gruppo volon-tari dell’Istituto ha incentivato l’i-nizio di una nuova attività mensi-le legata al settore Ergoterapia eAnimazione, che direttamentee/o indirettamente coinvolge tut-ti i residenti della struttura.

Consapevoli dei benefici legati aiprincipi della Pet Therapy è statodeciso di instaurare una nuovacollaborazione professionale conla Fondazione Barry del Gran SanBernardo che mira alla promo-zione del cane San Bernardo (untempo cane da soccorso, oggi ca-ne “terapeuta”) mediante incontri dedicatialla relazione tra il cane e l’anziano.Tra gli obiettivi del nostro Istituto invece, viè quello di far vivere ai residenti dei mo-menti di carattere ricreativo ed emozionale,in quanto prendersi cura di un animale,smuove in loro una serie di fattori che por-tano ad un ritorno dell’autostima e quindiad una migliore qualità di vita oltre che aduna notevole diminuzione dello stato distress.

Protagonista indiscusso e sempre molto at-teso dai nostri residenti è Magnum, il SanBernardo del Sig. Rossetti Claudio, direttoredella Fondazione. All’attività di gruppo par-tecipano solitamente residenti che amano oche hanno avuto animali in passato.Durante questi incontri vengono raccontatianeddoti e/o esperienze di Magnum ed i re-sidenti hanno la possibilità di prendersene

cura spazzolandolo, offrendogli dei croc-cantini, facendogli fare delle piccole attivi-tà. Tutto ciò favorisce un continuo contattocon l’animale rafforzandone la relazione divolta in volta.

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Quest’anno inoltre è stato decisodalla Fondazione Barry di dichiarareper il primo agosto, festa nazionalesvizzera, Giornata Nazionale del ca-ne San Bernardo grazie in particola-re al suo nuovo ruolo nel campo so-ciale e terapeutico. La cerimoniadell’evento si è svolta proprio qui danoi, a Casa San Giorgio con un alle-stimento a tema Nazionale e con lapresenza aggiunta di un musicista del cornodelle Alpi. L’en tusiasmo dei residenti nelpartecipare a questo evento ha portato unvalore aggiunto alla cerimonia.

Per concludere, alcuni pensieri dei nostri re-sidenti in merito agli incontri svolti:

• “ogni mese aspetto con gioia di poter in-contrare Magnum…mi rilassa e mi fasempre vivere delle belle emozioni”

• “l’arrivo del cane fa sempre piacere…nonsono cose che si vedono tutti i giorni…èmolto bravo…

• “mi piace…è un cane molto simpatico”

• “è bellissimo…vedere il cane mi piace emi fa stare bene… vorrei poterlo tenerecon me per qualche giorno, visto che so-no sempre sola mi farebbe tanta compa-gnia”

• “mi piacciono i cani e gli animali”

• “mi piacerebbe poter tenere un cane cosìnel letto con me…i cani mi sono semprepiaciuti…aspetto con gioia il suo arrivo inistituto…la prima volta che l’ho visto èstata la notte in cui ho dormito meglio”

• “mi piacciono tutti gli animali”

• “mi piace molto questa attività…Magnum è bellissimo”

• “mi è sembrato di tornare a casa mia…infattoria avevamo un cane San Bernardo…la presenza di Magnum mi fa rivivere deibei ricordi del passato e delle grandi emo-zioni”

Michela Zanoli, Ergoterapistae Tania Gottraux, Animatrice

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aLa donna operaia all'inizio del 900

Prima dell’avvento dell’eraindustriale, il lavoro delladonna era soprattutto nel-l’ambito della famiglia, inrelazione ai lavori dome-stici e alla sua funzione ri-produttiva. Il coinvolgi-mento delle donne nel

processo produttivo che lasciavano le paretidomestiche per le fabbriche corrisponde an-che a un cambiamento nel lavoro casalingo,sia per gli alimenti, sia per l’abbigliamento,che vengono sostituiti da prodotti industria-li. L’impiego di manodopera femminile nel-l’industria ebbe grande risonanza a livellosociale. Infatti, oltre al suo ruolo nell’econo-mia della casa, della famiglia e nelle attivitàin campagna, la donna assunse anche il ruo-lo di lavoratrice in fabbrica. Non per eman-cipazione la donna iniziò a lavorare fuoridalle mura di casa, bensì per necessità eco-nomiche, specialmente nei casi di famiglienumerose. La sua retribuzione era conside-rata come guadagno complementare, men-tre quello maschile continuava a essere cal-colato come fonte di sostentamento dellafamiglia. Altro fattore che causava bassi sa-lari era la maggior presenza di giovani don-ne nel processo produttivo e la loro “non-qualificazione”. Esse iniziavano a lavorarein previsione del matrimonio, per questo illoro salario era di minore importanza, men-tre i ragazzi avrebbero avuto il compito dimantenere la futura famiglia. Le donne ini-ziano a coprire funzioni di massaie, madri eoperaie. Manodopera femminile a buonmercato, che rispetto a quella maschile, fumaggiormente influenzata dalle variazionicongiunturali. Le donne erano le prime aperdere il lavoro nei momenti di crisi, men-tre nei periodi di maggior attività erano su-periori alla forza lavoro maschile.

In Ticino la manodopera femminile primeg-giava nel settore primario, mentre alla finedel XIX secolo a essere interessato era il set-tore dell’industria. All’inizio del secolo, la

predominanza femminile venne meno a cau-sa del decadimento dell’industria della setae si ristabilì nel 1929 con i settori tessile e del-l’abbigliamento, delle scarpe, quello alimen-tare (inclusa l’industria del tabacco), orolo-giero e della carta (ex Cartiera di Tenero).

Il collegamento ferroviario Nord-Sud con iltraforo del San Gottardo e la posizione stra-tegica che il Ticino occupava, fecero nasceremolte aspettative per lo sviluppo economi-co, che però si realizzarono solo in parte emolto più tardi. Secondo le statistiche, losviluppo industriale ticinese, tra il 1882 e il1965, avvenne nel periodo successivo alla se-conda guerra mondiale.

All’inizio del ‘900, in Ticino si contavano po-che fabbriche di media grandezza. Di tuttele imprese in Svizzera che nel 1905 avevanopiù di 500 operai (63 fabbriche), una sola sitrovava in Ticino: la Fabbrica Tabacchi diBrissago, che contava 537 operai. Lo studiodell’Ufficio di Ricerche Economiche indicache, a causa delle tariffe delle FFS (aggrava-te da sopratasse di montagna abolite solonel 1925) e dei rigidi mesi invernali, il colle-gamento ferroviario con il resto dellaSvizzera non risolse l’isolamento del Ticino.Alcuni settori, quali l’industria del granito,l’officina riparazioni FFS, le fabbriche del ra-mo alimentare, dei tabacchi e del legname,si svilupparono grazie alla nuova strada fer-rata. Così pure l’industria del tabacco equella del cioccolato, fra i rami industrialipiù importanti del Ticino dall’inizio secolo efino al terzo decennio, con una notevolepresenza di manodopera femminile.

Fino alla fine dell’800 aveva primeggiatol’industria della seta, legata a un’economiache restava contadina, in quanto traeva lamateria prima dall’allevamento dei bachi diseta (si filavano durane i mesi estivi) e allacoltivazione dei gelsi. Questo valse anche per l’industria del tabac-co, malgrado la materia prima arrivasse

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dall’estero. È evidente che il progressivo de-cadimento delle filande, affermò l’industriadel tabacco e quelle alimentari. La guerra ela crisi degli anni Venti ha segnato i settoridel tabacco e dell’industria del cioccolato,causandone la chiusura e il conseguente li-cenziamento di manodopera.

L’industria del tabacco diventò nei primi de-cenni dell’Ottocento, dopo l’apertura deltraforo del San Gottardo, una delle princi-pali del Cantone, con la produzione di ta-bacco da fiuto e trinciati, risultando tra lepiù antiche attività industriali. Tale attivitàfu introdotta nella Svizzera italiana già se-coli addietro da monaci italiani. Infatti, nel1689 si evince che Milano non voleva più ri-finire il tabacco proveniente da Genova, de-stinato al mercato di Lugano. È probabileche questo sia il motivo per cui vennero co-struiti mulini e presse per il tabacco nelSottoceneri, attestando la produzione di ta-bacco da fiuto nel Luganese e Mendrisiottonel XVII secolo. A Chiasso, registrato nel ca-tasto era il mulino per tabacco detto “moli-no della zocca”. Di Brissago non se ne parlafino alla metà del XIX secolo.

All’inizio dell’800 la coltivazione del tabacconel Sottoceneri era molto diffusa, come ri-portava il Franscini: «Il tabacco si fa assegna-re qualche piccola parte di podere pressoche tutti i contadini del Mendrisiotto e delLuganese. Nel resto del Cantone se ne vedein orti e campo e qualche aiuola». In questoperiodo nacquero i primi stabilimenti indu-striali: nel 1829 a Lugano, nel 1850 aPedrinate, nel 1856 a Balerna, seguiti daChiasso. Nel 1867 esistevano circa 27 tragrosse e piccole fabbriche con circa 500 ope-rai. Solo il Canton Argovia, nel 1911, impie-gava più operai che in Ticino. La Svizzera,prima del conflitto, importava tabacco dalNord America in maggioranza, seguito daIndie olandesi, Sumatra e Giava, Brasile e inpiccole quantità da Algeria e Tunisia, paesieuropei e Ungheria, mentre in Ticino prove-niva dal Nord America e dalla produzioneindigena, limitata e di qualità inferiore.Difficile fu l’approvvigionamento in tempodi guerra, ma alcune fabbriche riuscirono alavorare fino al 1918, grazie a una buonascorta. Nel 1915 non fu più possibile impor-tare tabacco e il commercio attraverso i por-ti tedeschi si esaurì nel 1916, causando laperdita di Brema, uno dei centri più impor-tanti. Con i porti olandesi di Amsterdam eRotterdam ci fu il divieto di esportazione ditabacco nel 1917. Si aprì dunque la via aiporti francesi e italiani attraverso Genova.La guerra, la chiusura della frontiera e deicentri di smercio del tabacco in Europa e ledifficoltà di trasporto causarono un aumen-to del prezzo della materia prima e il rego-lare approvvigionamento ne risentì. La pro-duzione indigena non riuscì a sopperire allapenuria del tabacco di importazione e quin-di molti stabilimenti furono costretti a limi-tare la produzione fino ad arrivare alla chiu-sura.

Il licenziamento e di conseguenza la disoc-cupazione, l’aumento del costo della vita ela penuria di generi alimentari crearonomolti e pesanti disagi alla popolazione.

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Durante il periodo bellico, con la diminuzio-ne dei salari, le sigaraie iniziarono a orga-nizzarsi per rivendicare migliori condizionidi lavoro. Queste agitazioni portarono deifrutti con aumenti salariali. Alla fine dellaguerra, a partire dal 1919, la produzione ri-prese con una occupazione di 2017 tra ope-rai e operaie. Ma il Ticino non riuscì a recu-perare il mercato del Sud America. I dazi,l’aumento del costo della manodopera e lasvalutazione contribuirono ad aumentare iprezzi e la crisi fu palese dal 1921 fino al1923. Annullate le migliorie salariali e dopoun periodo di disoccupazione, la manodo-pera riprese il lavoro con salari ridotti. E nel1929 il settore dell’abbigliamento superòquello del tabacco, che iniziò a tramontare.

Lavoro precoce e apprendistatoLa manodopera femminile era in maggio-ranza formata da ragazze giovani. Nel 1920i dati statistici svizzeri indicavano le ragazzelavoratrici sotto i vent’anni con circa il 30%,mentre per i ragazzi la percentuale ammon-tava a circa il 16%. In Ticino erano il 34%;mentre nell’industria del cioccolato questaproporzione era più elevata, il 44%. Se siprende in considerazione l’età fra i 14 e i 24anni, nel settore del cioccolato si arrivava al69.4%, mentre nei tabacchi al 47.2%. La leg-ge stabiliva l’inizio del lavoro in fabbrica a 14anni, ma non sempre era rispettato. La gio-vane età era indice di mancanza di qualifica-zione e lavorando apprendevano il mestierein un tempo breve non supportato da nes-sun corso. L’esperienza veniva lavorando.

Per compiere un apprendistato era necessa-rio un particolare contratto di lavoro: nel1912 era entrata in vigore la legge cantona-le che regolava i tirocinanti e nel 1914 unalegge che riguardava l’insegnamento pro-fessionale. La scuola elementare costituivala formazione obbligatoria. Poi si potevafrequentare le scuole professionali divise inprimarie e secondarie. Gli orari erano stabi-liti in base alle esigenze degli apprendisti, i

quali lavorando in fabbrica dovevano poterfrequentare i corsi che si tenevano anche disera; un lusso che molti non potevano per-mettersi. A Brissago c'era una piccola scuolafrequentata da poche ragazze perché il tiro-cinio costava, mentre a lavorare il guadagnoera immediato. Nel 1920/1921 si tenne uncorso di tre ore alla settimana con dieci allie-ve, mentre l’anno dopo fu sospeso per man-canza di allievi. Nel 1925 ci fu un migliora-mento con molti partecipanti, tanto dadover dividere il corso in due sezioni. Dueanni dopo però le apprendiste sigaraie era-no solo quattro allieve. La frequentazioneera molto alternata in base al numero delletirocinanti.

La fabbrica di sigari a Brissago, centro sociale ed economico del paesePer molto tempo, a Brissago, la fabbrica di ta-bacchi rappresentò un centro sociale ed eco-nomico del borgo, dove le ragazze avevanomodo di incontrarsi, in un ambiente domina-to da una tradizione culturale che legava an-cora molto le donne alla famiglia. Intere fa-miglie vi lavoravano e una generazioneseguiva l’altra. Praticamente la maggior par-te della popolazione femminile del paese.

Il lavoro in fabbrica era legato alle difficilicondizioni di vita; non appena le ragazzeterminavano la scuola a quattordici anni, lemadri le annunciavano alla direzione dellafabbrica per ottenere un posto di lavoro. Legiovani operaie contribuivano presto all’e-conomia della famiglia, alla quale davanotutto il loro salario. Alle ragazze troppo vivaci o che danneggia-vano del materiale o la produzione non ve-nivano inflitte multe, ma venivano date so-spensioni (cosa di cui i genitori non eranoaffatto contenti). Con il matrimonio le don-ne lasciavano temporaneamente il lavoro infabbrica, al quale tornavano in caso di ne-cessità, mentre quelle che non si sposavanorimanevano ancora per molti anni al tavoload arrotolare i sigari.

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Le operaie contadineAll’inizio del secolo il settore primario gioca-va ancora un ruolo importante per l’econo-mia del paese. Infatti, le fabbriche di sigari edi cioccolata si inserirono in un ambiente an-cora fortemente agricolo, impiegando ma-nodopera femminile non qualificata e abuon mercato. Le donne lavoravano sia infabbrica sia in alcuni periodi nei lavori agri-coli, mentre si occupavano anche delle fac-cende domestiche. Questo fu il motivo prin-cipale per cui, prima della guerra, fu difficileper le operaie organizzarsi in leghe o sinda-cati, oltre alla loro giovane età. Si trattava digiovinette tra i 14 e i 24 anni per le quali il la-voro in fabbrica costituiva una tappa provvi-soria prima del matrimonio; anche se i lorosalari erano bassi per mancanza di esperien-za, non era facile coinvolgerle per migliorarele loro condizioni lavorative.

La grande presenza femminile in Ticino trala fine dell’Ottocento e gli anni '30 è dovutaall’industria del settore tessile, prettamentefemminile. Nell’Ottocento a essere interes-sata del fenomeno fu la filanda e nei primidue decenni del Novecento il settore ali-mentare, seguito dall’industria dell’abbi-gliamento. La donna ha svolto un doppio e un triploruolo: da “angelo del focolare” delle muradomestiche al lavoro in fabbrica e, in alcunezone, ai lavori agricoli. Da ragazza contribui-va al suo mantenimento lavorando in fabbri-

ca e aiutando in casa e nei campi, mentre dasposata occupandosi delle faccende dome-stiche, nella la cura dei figli e ritornando a la-vorare in fabbrica in caso di bisogno, affi-dando la prole ai famigliari. Da un lato essaera aiutata dai rapporti sociali e famigliari edall’altro dal sistema ad “alveare” che le per-metteva di lavorare secondo orari flessibili.Ma la retribuzione della donna è semprestata calcolata come guadagno accessorio,per questo i salari sono sempre rimasti piùbassi rispetto al marito, il capofamiglia.Situazione in auge ancora oggi, purtroppo!La prima legge sulle fabbriche è del 1877;nella seconda del 1914 i legislatori hannotutelato l’operaia tenendo conto del suoruolo di casalinga, madre e lavoratrice. Laprotezione della gravidanza consisteva nelnon lavorare per sei settimane dopo il par-to, ma senza retribuzione alcuna.

Il conflitto mondiale, con la crisi del settoredel tabacco, ha causato un peggioramentodelle condizioni di vita, portando le operaiea organizzarsi per rivendicare salari e condi-zioni di lavoro migliori. Dopo la guerra sidiffuse maggiormente la disoccupazione edal 1923 le operaie, per poter lavorare, ac-cettarono salari più bassi e abbandonaronole organizzazioni salariali.

Chiara Demarta, Ex Segretaria(tratto da “La donna operaia all’inizio del

Novecento" di Lucia Bordoni)

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Tartare di tonno

Fra le nuove modifiche della nuova legge sulle derrate alimentari, dal 1°maggio 2017 vige anche l’obbligo di dichiarare la provenienza del pesce. Ipiù attenti avranno notato che nei nostri menu appare spesso la dicituraFAO e si saranno chiesti cosa è. L’acronimo FAO in inglese significa “Foodand agriculture organizations of the United Nations”, in italiano Orga -nizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Essa si oc-cupa di migliorare i livelli di nutrizione, aumentare la produttività agricolae migliorare la vita delle popolazioni rurali. Nella mappa riprodotta sotto,

sono suddivise le regioni di pesca. Pertanto, quando sul menu compare la sigla FAO27 adesempio per il merluzzo, significa che questo prodotto è stato pescato nella regione nord-estdell’oceano atlantico (vedi tabellina indicativa che segue).

Dopo questa prefazione, vorrei proporvi una ricetta a base di pesce che ho mangiato in un ri-storante Maya a Cancun, Messico, un tartare di tonno un pò particolare,

Ecco gli ingredienti per 4 persone avremo bisogno

• 500 gr di tonno freschissimo

• 100 gr di avocado

• 100 gr di mango

• 20 gr di cipolla

• Sale, peperoncino e coriandolo a piacimento

Iniziamo dapprima con tagliare a cubetti piccoli il tonno, successivamente tagliamo il mangoe l’avocado a pezzettini un po’ più grandi rispetto al tonno. Tritiamo infine la cipolla, il pepe-

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roncino e il coriandolo. A questo punto non ci resta che mischiare i vari ingredienti e il tartareè pronto. Guarnire a piacimento con fettine di limone fresco, pomodorini cherry tagliati ametà e servire con del pane toast caldo.

Armin TorelliResponsabile cucina

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Segno zodiacale leoneColore preferito bluTratto principale del mio carattere sinceroPrincipale difetto mi irrito facilmenteInteressi principali seguire lo sport in generale, guardare la TV, lettura in particolare libri gialliFiore preferito gelsominoQuel che apprezzi negli amici la sinceritàMusica preferita la musica liricaCibo preferito non ho preferenze, mi piace tuttoSogno nel cassetto non ne ho, sono sempre stato piuttosto concretoUn mio motto nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma

Edgardo Mutti

Il signor Mutti è nato a Brissago il 6 ago-sto 1941. Figlio unico, è cresciuto fre-quentando le Scuole dell’obbligo nel co-mune natio. I genitori Pierina (nataAllidi) e Aleardo, erano commercianti ti-tolari di un negozio di generi alimentari.Il Signor Edgardo cresce in un ambientefamiliare sereno e lui stesso, dopo averconseguito gli studi presso la Scuola diAmministrazione a Bienne, decide di de-dicarsi al commercio, come i genitori. Nel1967 si sposa, ed il matrimonio sarà allie-tato dalla nascita di due figli: Willy eIvan. Nel 1986 il Signor Edgardo e la mo-glie Erica decidono di separarsi, ma ciònonostante, mantengono sempre rap-porti sereni e collaborativi. Persona sem-pre cortese e gentile, è entrato a CasaSan Giorgio nel 2013 a causa di problemidi salute, i quali purtroppo già preceden-temente l’avevano costretto ad un lungoricovero in ospedale per difficoltà respi-ratorie. Egli mantiene comunque unbuon livello di autonomia e lucidità an-che all’interno della CpA, trascorrendo ilsuo tempo spesso in camera, leggendoregolarmente giornali e riviste, giocandoa scacchi o seguendo notizie e intratteni-mento alla TV. Da tutti noi anche da que-ste pagine, salutiamo calorosamente ilSignor Mutti, porgendogli i nostri piùsinceri Auguri per un futuro di tanta sa-lute e altrettanta serenità.

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Segno zodiacale toro, ascendente leoneColore preferito azzurroTratto principale del mio carattere socievole, gioiosaPrincipale difetto impulsivaInteressi principali mi piace fare meditazione, viaggiare, ballareFiore preferito le orchidee e le primuleQuel che apprezzi negli amici la sinceritàCanzone preferita “Amico”, “Il carrozzone” e “Vecchio” di Renato Zero e le canzoni di Antonello VendittiCibo preferito le seppie e le melanzane alla parmigianaDono di natura che vorrei avere saper cantare bene Un mio motto “Non cercare di capire la vita, vivila!” (Osho)

Valeria Cerabino

Nata nel 1965 a Verbania dove ha frequentato le scuole dell’obbligo ed ha già da giovanis-sima maturato la passione per il settore socio-sanitario. Sempre a Verbania, ha incontratol’amore e dove vive ancora oggi con il marito e il figlio Paride di 18 anni. Entrata in Svizzeranel 1991, dopo alcune esperienza nel settore turistico, ha iniziato un nuovo percorso pressola Residenza al Parco di Muralto in qualità di Ausiliaria di cure ed in seguito è arrivata a CasaSan Giorgio il 1° novembre 1993. Ha poi seguito la formazione e conseguito il titolo diAssistente di cura nel 1995 e quindi proprio quest’anno, ricorre il suo 25° di gradita collabo-razione con il nostro Istituto. Nel suo tempo libero, Valeria si dedica ancora al tema sociale;infatti ha conseguito il diploma di II° livello per i massaggi Reike e si pratica pure la medita-zione che le aiuta a ritrovare le energie per il lavoro. Da parte nostra gli auguri per aver rag-giunto il quarto di secolo alle nostre dipendenze e ogni bene e ancora molte soddisfazioniper il futuro.

Prof

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Residenti

Sotto questa rubrica leggete le informazioni relative ai nuovi arrivi, alle partenze e aglieventi che riguardano i nostri cari Anziani, nel periodo relativo al secondo semestre diquest’anno.

Benvenuto a

18.07.18 Amedeo GÈLIL1938, Minusio

20.08.18 Ingrid GUANZIROLI1941, Tesserete-Capriasca

20.08.18 Erika LEMKE1936, Minusio

21.08.18 Hermine LANDOLT1941, Ascona

10.09.18 Vittorino BIASOTTO1941, Ronco s./Ascona

11.09.18 Fernanda SANTINI1929, Losone

19.09.18 Dolores MARTINONI1932, Locarno

18.10.18 Rosanna FUMAGALLINODARI

1951, Locarno

25.10.18 Bruna STOPPA1925, Ronco s./Ascona

21.11.18 Paolo ARNOLD1937, Brissago

11.12.18 Agnese BERTA 1932, Brissago

Arrivederci a

17.08.18 Erina BISI, 1929, Gordolatrasferimento CpA Tenero

15.11.18 Hermine LANDOLT1941, Ascona rientrata a domicilio

Addio a

04.08.18 Lorenzo SPOSITO 1927, Locarno

20.08.18 Erminio CAMELLINI1925, Brissago

01.09.18 Roberto OTTOLINI1934, Cadenazzo

04.09.18 Cesarina BINDA1915, Brissago

11.09.18 Ingrid GUANZIROLI1941, Capriasca

09.10.18 Giannina SPINIELLO1926, Brissago

03.11.18 Maria PERRI1934, Minusio

06.12.18 Ilse DAPRÀ1938, Locarno

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Auguri di buon compleanno a

luglio 9 Guglielmina PERLI - 95 13 Erina BISI - 89 18 Alberto BINDA - 75 24 Rosalma CHIAPPINI - 89

agosto 2 Mariangela LEHMANN - 97 5 Doris MINOGGIO - 80 5 Erminio CAMELLINI - 93 6 Edgardo MUTTI - 77 10 Marina HEFTI - 82 30 Aldiva ZWYER - 92

settembre 5 Elfride LUDER - 78 5 Hermine LANDOLT - 77 10 Fausto JELMONI - 85 12 Eva CSONTOS

SZABADOS - 89 18 Fernanda SANTINI - 89 29 Giuliano PANTELLINI - 74

ottobre 1 Antonio ALBERTINI - 59 5 Maria PERRI - 84 9 Iris BRIZZI - 64 9 Gerda DOERING - 84 11 Vittoria MESCHINI - 84 24 Nelly MEIER - 90 28 Clara TUEROS - 86

novembre 11 Marsilia BARATTI - 83 12 Caterina SCHWEIZER - 77 26 Miryana DJORDJEVIC - 70

dicembre 2 Rosanna FUMAGALLI NODARI - 67

5 Arcangela PRATO - 78 8 Paolo ARNOLD - 81 9 Vanda STEFANONI - 76 19 Marta PELLANDA - 89 23 Maria BERETTA - 93 28 Albina PESCARMONA - 94

Tantissimi auguri

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Collaboratori

Di seguito elenchiamo il “turnover” registrato tra le Risore umane nel secondo semestre diquest’anno.

Nuove entrate01.07.18 Daniel F. ROSARIO SANTOS Aus. serv. mensa al 70%, rimpiazzo01.07.18 Pero RAJKOVACIC Apprendista OSS al 100%01.07.18 Teresa Sofia PINTO DA SILVA Stagiaire al 100%01.08.18 Silvana NARBONE Ass. cura al 70% - rimpiazzo01.08.18 Dario STUDENOVIC Apprendista OSS al 100%01.09.18 Mario TEBALDI Apprendista ACSS al 100%01.10.18 Tania MILLER MEYER Inferrmiera al 100%. rimpiazzo01.10.18 Mattia Andrea CUPELLI Allievi infermiere al 100%01.11.18 Nives COLOMBI KAYA AUP 80% - aus. Lavanderia01.12.18 Deside MATOS CABRAL Ausiliaria di cura CRS, rimpiazzo

Uscite30.06.18 Walter STORELLI Autista, fine rapporto per pensione30.06.18 Esmeralda TOSKA Ass. cura, fine rimpiazzo30.06.18 Rafaela GONCALVES Appr. OSS, terminato formazione30.06.18 Brankica KUIK Stagiaire,. terminato stage31.07.18 Teresa Sofia PINTO DA SILVA Stagiaire OSS, terminato stage07.07.18 Carmelo CASABLANCA Ass. cura, rine rimpiazzo31.08.18 Maja PETROVA Appr. OSS, terminato formazione31.10.18 Maria Caterina PIRAS Appr. ACSS, terminato formazione30.11.18 Daniel F. ROSARIO SANTOS Aus. mensa, fine rimpiazzo

Modifiche01.06.18 Giuliana COCCO Infermiera dal 80 al 90%01.07.18 Antonio MAISTO Appr. spec. in attivazione al 100%01.07.18 Siria BONITO MESTRE Apprendista ACSS al 100%01.08.18 Meri GJORGJIEVA ACSS al 100%10.07.18 Ilaria PENCHINI Congedo maternità non retribuito 01.09.18 Margarida BORDONHOS Aus. cura dal 100% all’80%01.07.18 Gea BERETTA Infermiera dal 90% all’80%01.10.18 Claudia PROFUMO Infermiera dall’80% al 90%01.10.18 Silvana NARBONE Ass. cura dal 70% all’80%

Complimenti a chi ha festeggiato i seguenti traguardi d’impiego:01.08.18 Marzia BERGAMASCHI Infermiera Capo reparto, 20 anni01.10.18 Ivana BAROZZI Infermiera, 25 anni01.10.18 Michela ZANOLI Ergoterapista, 10 anni01.11.18 Valeria CERABINO Assistente di cura, 25 anni01.11.18 Angela PELLEGRINO Infermiera, 10 anni01.10.18 Michela ZANOLI Ergoterapista, 10 anni01.12.18 Sabrina BRANCA Segretaria, 35 anni

Auguri nascite:All’Infermiera Barbara VALSESIA per la nascita della figlia Camilla avvenuta il 14 settembre 2018.All'OSS Alessia POROLI per la nascita del figlio Simon avvenuta il 2 dicembre 2018.

A tutti i collaboratori indistintamente, un grazie sincero per il lavoro svolto

e auguri vivissimi per un futuro sereno e frizzante

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Volontariato prezioso e insostituibile

Da quasi un decennio è stata inserita uffi-cialmente nel nostro Istituto la figura delvolontario. Non che prima di questo passo,non esistessero i volontari a Casa SanGiorgio, anzi. Ma dando seguito alle indica-zioni del Governo abbiamo elaborato unpiano d’inserimento delle persone che simettono a disposizione per fare volontaria-to con due obiettivi precisi: valutare le can-didature per cercare assieme l’impiego chepiù si addice alle proprie aspettative e pari-menti cogliere il meglio di quello che ognisingolo può offrire così da raggiungere lamassima soddisfazione per il volontario eper la nostra organizzazione. Con piacere,grazie all’impegno dei nostri collaboratoriInfermiera Gea Beretta e del ContabileMauro Crivelli che accolgono e accompa-gnano i volontari nel loro percorso, possia-mo dire di aver raggiunto un ottimo livellodi soddisfazione da ambo le parti, tanto daavere sempre un numero costante di perso-ne che in silenzio e senza pretese se nonquella di trovare serenità e soddisfazione,donando sapientemente il loro tempo libe-ro per i nostri Anziani, i quali ne sono altret-tanto contenti.Le attività che contraddistinguono la fun-zione del volontario, sono svariate ed ognisingolo può scegliere quello che più gli siaddice tra le seguenti:

gestione del bar: si tratta di essere disponi-bile negli orari d’apertura del bar dalle ore14.00 alle 17.30 per servire le bibite aiResidenti e familiari così come animare ilsoggiorno. Settore delle cure: il servizio pre-vede la presenza durante gli orari dei pasti equindi le mansioni di sostegno nella distri-buzione e assunzione dei pasti. In questo settore è pure compreso l’intratte-nimento durante il giorno che può esserecon semplice lettura del giornale o giocodelle carte e l’accompagnamento dei resi-denti per brevi passeggiate che comprendeanche la mobilizzazione. Tra queste attivitàtroviamo anche l’accompagnamento dellepersone più fragili all’interno della struttura.Questi importanti sostegni assicurano glispostamenti per esempio per seguire la S.Messa o raggiungere i luoghi di terapia o iluoghi d’incontro per esempio per la ginna-

stica di gruppo o il gioco della tombola.Oltre all’accompagnamento all’interno, vi èpure quello all’esterno con il trasporto perpresenziare a visite mediche, dentistiche,dall’oculista o altre uscite. L’animazione:un'altra importante attività riguarda il mol-to tempo libero degli Anziani che cerchiamodi colmare proponendo diverse attività qualile uscite, la tombola, le feste organizzateall’interno della Casa anziani o con delle giteprogrammate all’esterno dell’Istituto. Ma c’èanche il prezioso e fondamentale apportodell’Associazione Amici di Casa San Giorgio,che si occupa di sostenere finanziariamentele attività di animazione e non solo, così co-me si preoccupa di organizzare un regalofatto su misura del singolo in occasione deicompleanni e consegna sempre un presentedurante la giornata del malato.Insomma, c’è posto per tutti coloro che inqualche modo desiderano sentirsi utili peruna buona causa e sempre aperti a nuovi vol-ti che si desiderano intraprendere la stradadel volontario alla Casa San Giorgio, che ma-gari leggendo questo contributo sentono ildesiderio di dedicare qualche ora a color checercano un contatto e un po' di compagnia,diciamo che noi siamo lieti di accogliervi.

Per terminare vogliamo ringraziare di cuoretutte le persone che recentemente hanno ri-nunciato al loro impegno nei nostri con-fronti per motivi di salute o altri impegni fa-miliari che in ordine alfabetico sono DanielaAndina, Emanuela Dell’Avo, Rita Frattoni,Bruna Patritti e Cleofe Pasi ai quali giunga-no i nostri migliori auguri. Non possiamonon esternare un grazie molto particolare aNatalino Passardi; una persona conosciutada tutti ma certo non per il suo impegno inambito sociale. Natalino ha lasciato que-st’anno per questioni di salute dopo nonmeno di quarant’anni di volontariato conti-nuo e senza pausa; un esempio per tutta lacomunità. Grazie infinite Natalino. La no-stra riconoscenza va pure a tutte quelle per-sone che sono attive e in silenzio compionoun encomiabile lavoro per tutti noi: un elen-co esaustivo con i nominativi si trova sul no-stro sito internet con la foto della cena an-nuale che quest’anno si è tenuto all’OsteriaColibrì. Grazie a tutti.

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Grazie a tutti per la consueta vicinanza alla Casa San Giorgio

Cognome e nome designazione dell’offerta mese

Patritti Bruna, Brissago Alba Huser Mutti giugno 2018Zurini Maria Cecilia, Brissago 1 girello e materiale curaBerta Giuseppe, Brissago Ingeborg SchellenbergParolari Katharina Guglielmina BaccalàFelix Heidi, Brissago Noleggio carrozzina

Diot, Basilea e Grellinger, Brissago Donazione agostoContex – Texaid, Schattdorf Raccolta indumenti 2017

Fiscalini Ivonne e Giacomo, Brissago Cesarina Binda settembreRistorante Elisabetta, Ronco s./Ascona Offerto pranzo a residenti

Carcano Kuchler Claudia, Losone Cesarina Binda ottobreSpigolon Giorgio, Brissago offertaPatritti Bruna, Brissago Giannina SpinielloRistorante Elisabetta, Ronco s/Ascona incasso pesa zucca per residenti

Eredi fu Georg Benz Donazione novembreDella Giacoma Betty e Elvio, Brissago Gabi Bischof

Totale delle donazioni nel secondo semestre 2018 Fr. 80'322.60

Come consueto in questo spazio, vi elenchiamo tutte le donazioni ricevute nel secondo se-mestre di quest’anno. A nome degli Amministratori e certi di interpretare il pensiero di tuttii Residenti, i quali beneficiano direttamente anche di questi fondi per scopi diversi non sus-sidiati, ringraziamo tutti di cuore per il prezioso sostegno ricevuto.

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Quanto pesa la zucca delSignor Zucconi?

Una bella iniziativa quella promossa dagliamici Ivo Zucconi, Christian e Luca Fabbro eTommaso Cacciapuoti di Ronco s/Ascona,che hanno sapientemente organizzato unaserata di beneficienza abbinata ad una ce-na, i cui fondi raccolti sono stati donati allaCasa San Giorgio a favore dei Residenti.

“Indovina il peso della zucca del signorZucconi” è il titolo del concorso riproposto,dopo 25 anni dalla sua prima edizione, pres-so il Ristorante Elisabetta di Ronco sopraAscona, dove è stata esposta una gigantescacucurbitacea, coltivata e innaffiata, eviden-temente con affetto, appunto da Ivo Zuc -coni di Ronco. Con la prerogativa posta dalcoltivatore Ivo: “guardare, annusare, acca-rezzare…ma non sollevare”, sono state fis-sate le semplici regole da rispettare per pro-vare ad indovinare il peso esatto del suoortaggio e quindi aggiudicarsi il primo pre-

mio oppure uno dei diversi premi messi inpalio per l’occasione.

Ogni pesata, aveva un costo di fr. 2.– e così lasera di martedì 23 ottobre, la zucca è andatasulla precisa bilancia del Ristorante Elisabettaalla presenza di un folto gruppo di parteci-panti ad una festosa manifestazione, dove èstato servito un prelibato menù a base di zuc-ca, che ha visto premiato il fortunato vincito-re che ha indovinato il peso corretto dellazucca di 23,700 kg. Il venerdì successivo hapoi fatto seguito la consegna del ricavatodella manifestazione, ben fr. 1'946.90 aiResidenti della Casa San Giorgio di Brissago.

Da parte nostra un GRAZIE di cuore per que-sto generoso gesto che permette ai nostriCari Anziani di beneficiare di maggiori risor-se per le attività culturali e di svago.

La bella foto ricordo della consegna del ricavatocon alcuni Residenti e i promotori dell’iniziativa

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A AbanoQuesta poesia dialettale, come le precedenti, è opera di Renato Agostinetti, membro storicodel Cabaret della Svizzera italiana.Grazie al Signor Renato per la gentile messa a disposizione e a voi buona lettura.

Il ve

cchi

o sa

ggio

Jè tanti ann che sum spusaadess guardee un po' cus m'è capitaaun dì sum nai dal mè dutuurper un terribil raffreduur

E pö oltre a chel a gh'eri na tosse un tremendo cataar indossma gotava l'naas in continuazione am faseva maa tütt i articulazion

Al dutuur al m'ha visitaada scima a fund al ma fai passaaper pö rivà ala conclüsionche in fund in fund jè maa da stagion

Però al m'ha dii ga faressa mia maaa nà na settimana a fass cüraaal naga a Abano a fa i bagn e l'vederàche quand al turna indré a l'è tütt cambiaa

E bon sum nai ho töi sü 'nca la miéormai quand a vo via la m'vegn sempru adré

sem nai cul treno ma car signuursem stai in viagg püssee che 11 uur

Quand finalment a sem rivà giòsem nai drizz in albergo a riposass un po'ma sübit gh'è rivaa una specie da dutuurIi compagnia da vün che l'fa al massagiaduur

Al dutuur al m'ha sübit visitaae dopu che l'altar l'ha tacaa a massaggiaaserum lì sül lett biott come ranintant che chel lì al faseva nà i man

I ciapp dala mè dona i pareva un tambuurtanto al picava stu massaggiaduure anca a mi al m'ha fai un trattamentche seri distrütt già dopu al prim mument

Quand pö a jè nai a sem dii dess stem in letta fa un pisolino fin a n'quart ai settpö nem giò a cena e per male che la nagaa s'an tirum adoss a fem una mangiada

Ho gnanca finii da dì iscìs'è verdü la porta e gh'è cumparìun'infermera che pareva na SSche la m'ha dii sa dörm mia adess

Adess a ghé da nà giò da bassa fa i fanghi per rilasassmettee sü l'accapatoio e vegnim adréva fo vedé mi al stüdi indu che l'è

Sem rivaa giò gh'era giò na sciuracun scià na sedèla "vi faccio io la cura"la m'ha impiastraa dala testa ai pèsentivi pü nagott e riüscivi pü a vedé

La palta la secava e restavi lì fissa fa la figüra d'un stocafisse anca la mè dona l'era lì tüta impiastradala pareva na mümmia imbalsamada

Dopu circa n'ura chela làfinalment l'è rivada sciàcun na specie da estintuur l'ha cuminciaa a sprüzzaa

senza pö sta lì tropp a guardaa

Gh'è nai via la palta che gh'eri indossma dai cavii ingiò mi seri tütt rosse ma brüsava tütt an podevi püquand lee la ma diis dess poduf turnà sü

Sem rivaa in stanza serum distrüttla diis la mè dona scià che piantum lì tütte mi ga rispundi ta sé dré a büsciaaguarda ch'em pagaa anticipaa

Ma dopo un po' a g'ho pensà adrée ma sum dii ma na freghi di daneese g'ho da sta chi a fam maltratàmi töri sü i valiis e turni a cà

Altro che i fanghi, serum dent in dala palta fin chi…

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