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VALUTAZIONE EX-ANTE AMBIENTALE POR SICILIA 2000-2006 Dicembre 2002

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Il Piano regionale per la qualità dell'aria presentato dalla regione Sicilia nel 2007 somiglia stranamente a quello del Veneto. Semplice coincidenza? E' da un pò che in Sicilia non si respira più la stessa aria. Da Palermo a Gela, da Catania a Caltanisetta ci sono segnali di cambiamento che vengono dalla società civile, dai commercianti, dagli industriali che si ribellano contro la mafia e il pizzo. Anche la burocrazia regionale se n'è accorta. Per questo nel "Piano Regionale di Coordinamento per la tutela della qualità dell'aria", pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana, sono state introdotte importanti novità. Ora siamo più europei e lo conferma il rigido clima dell'isola. In più abbiamo un "bacino aerologico padano" e "piste ciclabili lungo gli argini dei fiummi e dei canali" presenti nei centri storici dei comuni siciliani. A leggere il piano in questione si può fare a meno anche dell'autonomia, dato che anche il Parlamento , l'Assemblea Regionale, è diventato un normale Consiglio regionale come quello del Veneto. Lo Bello e Capilli nelle due audizioni a giustificazione del Piano copiato? Che ha prodotto "effetti" (amministrativi). Purtroppo, devo darvi la brutta notizia che avevano ragione. Il Piano copiato ha prodotto "effetti", e... che "effetti": ECCOLI !!! a) D.A. 168/GAB del 18/09/2009 - zonizzazione metalli e IPA b) D.A. 169/GAB del 18/09/2009 - zonizzazione ozono MA, C'E' SEMPRE UN MA. PER LA LO BELLO E CAPILLI LA BRUTTA SORPRESA E' PER LORO; SE LEGGIAMO LE ZONIZZAZIONI (per brevità allego le "conclusioni", che già bastano e assuvecchiano), SCOPRIAMO CHE: a) per quanto riguarda la zonizzazione dei metalli sul territorio regionale, a guardare la carta tematica riassuntiva, niente paura, tutto a posto, eccetto per i Comuni sorpresa che leggerete: altro che aree a rischio (p.e. nella valle del Mela ci si può fare l'aerosol !!! (come al solito lo studio, oltre ai 3/4 di capitoli e paragrafi riempitivI sulle solite generalità, conclude rimandando all'effettuazione di un altro studio per individuare - udite, udite - le aree critiche; vuoi vedere che ancora non se ne sono accorti dove sono ?) b) purtroppo, c'è sempre un purtroppo, in un altro allegato del Piano si afferma tutto l'opposto, con tonnellate/anno di metalli emessi in atmosfera, salvo a non dire dove queste tonnellate si vanno a depositare (di sicuro chi ha scritto l'uno ha dimenticato cosa ha scritto nell'altro, e nessuno dei "redattori" si è letto i due documenti) c) per quanto riguarda l'ozono, leggerete nelle conclusioni l'ammissione che lo studio è carente e che si rimanda alla...previsione di un altro studio per identificare - le correlazioni tra danno fogliare e le concentrazioni di ozono (come dire, altro giro, altra corsa). http://tutelaariaregionesicilia.blogspot.it/2014/01/audizione-assessore-lo-bello-dr-capilli.html

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VVAALLUUTTAAZZIIOONNEE EEXX--AANNTTEE AAMMBBIIEENNTTAALLEE PPOORR SSIICCIILLIIAA 22000000--22000066

Dicembre 2002

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A cura di ASSESSORATO REGIONALE DEL TERRITORIO E DELL’AMBIENTE DIPARTIMENTO REGIONALE TERRITORIO E AMBIENTE AUTORITÀ AMBIENTALE SICILIA—SERVIZIO 10 - VAS ARPA SICILIA In collaborazione con MINISTERO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO DIREZIONE GENERALE SVILUPPO SOSTENIBILE TASK FORCE AMBIENTE SICILIA SITO INTERNET: www.artasicilia.net www.arpasicilia.it www.minambiente.it

VIA UGO LA MALFA 169—90146 PALERMO TEL.: 091.6967693—6968683—6968685 FAX: 091.6967797—6968681—6968685 E-mail: [email protected] [email protected] [email protected] [email protected]

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006

I

Premessa

Così come previsto al paragrafo 2.4 del POR Sicilia 2000/2006, si è provveduto a redigere una nuova valutazione ambientale ex ante dell’intero Programma Operativo.

La prima stesura della valutazione ex ante, come è noto, aveva messo in luce un non sufficiente livello di conoscenze e una carenza di informazioni, rispetto alle pressioni esercitate sull’ambiente e allo stato di qualità delle risorse (vedi anche quanto rilevato nel QCS).

Rispetto al lavoro effettuato precedentemente, l’avvenuta istituzione ed avvio dell’ARPA Sicilia ha consentito il monitoraggio e la sistemizzazione dei principali dati ambientali

L’Agenzia in particolare, è stata impegnata a redigere le parti preliminari o di base, ovvero, l’analisi della situazione ambientale e la metainformazione; inoltre, ha fornito il proprio contributo nella selezione e nel popolamento dei sistemi di indicatori utili per la stima dell’impatto atteso per settori e per misure.

L’organizzazione della struttura dell’Autorità Ambientale ha poi consentito la trattazione dei dati per una più puntuale verifica del rispetto dei criteri di sostenibilità insiti nel Programma. E’ stato così possibile effettuare una nuova valutazione dell’impatto atteso della strategia, proponendo, accanto all’analisi delle singole misure, una lettura a scala di asse o di settore, pervenendo così ad una valutazione di tipo più globale.

Il lavoro è stato compiuto con il sostanziale contributo fornito dal Ministero dell’Ambiente tramite l’apporto della specifica Task Force Ambiente, costituita da un esperto senior e da diciotto esperti junior, che ha lavorato a supporto sia dell’Autorità Ambientale che dell’Arpa.

In conclusione in aderenza a quanto previsto dai regolamenti comunitari sui fondi strutturali, si è cercato di costruire uno strumento che non fosse soltanto utile alla valutazione ambientale del Programma, ma che potesse fornire significative indicazioni per una programmazione futura sempre più indirizzata al perseguimento di uno sviluppo realmente sostenibile.

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006

II

INDICE

Pagina

PREMESSA I

1. ANALISI DELLA SITUAZIONE AMBIENTALE 1

Introduzione 3

1.1 ARIA 4

1.1.1 Qualità dell’aria in area industriale 4

1.1.2 Qualità dell’aria in ambiente urbano 7

1.1.3 Emissioni in atmosfera 13

1.2 ACQUA 18

1.2.1 Stato quali-quantitativo delle acque interne superficiali e sotterranee 18

1.2.1.1 Qualità delle acque superficiali 18

1.2.1.2 Qualità delle acque sotterranee e potabili 30

1.2.2 Emissioni e scarichi nei corpi idrici 38

1.2.3 Il settore fognario 40

1.2.4 La depurazione 42

1.2.5 I fanghi di depurazione 46

1.2.6 Ambiente marino e costiero 47

1.2.6.1 Qualità delle acque dell’ambiente marino e costiero 47

1.2.6.2 Pesca e acquacoltura 55

1.2.7 Ambiti territoriali ottimali 57

1.2.7.1 La situazione regionale 57

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006

III

1.2.7.2 Osservazioni finali 58

1.2.8 Il ciclo integrato 59

1.2.8.1 Le risorse idriche disponibili 59

1.2.8.2 L’approvvigionamento idropotabile in Sicilia 60

1.2.8.3 Le fonti 61

1.2.8.4 Trasporto e distribuzione dell’acqua 62

1.2.8.5 Sistemi di gestione degli acquedotti 62

1.2.8.6 Risorse e sistemi idrici gestiti dall’EAS 63

1.2.8.7 I sistemi idrici interconnessi 65

1.2.8.8 Le ragioni della criticità 66

1.2.8.9 Aspetti gestionali 67

1.3 SUOLO 68

1.3.1 Suolo e Sottosuolo 68

1.3.1.1 I suoli in Sicilia 68

1.3.1.2 Uso del Suolo 68

1.3.1.3 Qualità dei suoli 69

1.3.1.4 Desertificazione – Degradazione fisica e biologica dei suoli 71

1.3.1.5 Attività estrattive 73

1.3.1.5.1 Attività estrattive di II categoria (cave) 73

1.3.1.5.2 Attività estrattive di I categoria (miniere) 78

1.3.1.6 Erosione costiera 81

1.3.2 Eventi naturali e scenari di rischio 85

1.3.2.1 Rischio idrogeologico 85

1.3.2.1.1 Frane 87

1.3.2.1.2 Piene 88

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IV

1.3.2.1.3 Aree a rischio 89

1.3.2.1.4 Strumenti di pianificazione e regime vincolistico 90

1.3.2.2 Rischio sismico 93

1.3.2.2.1 Classificazione sismica della Sicilia 94

1.3.2.2.2 Valutazione del rischio sismico per Comune 94

1.3.2.3 Rischio vulcanico 96

1.3.2.3.1 Pericolosità vulcanica dell’Etna 97

1.3.2.3.2 Pericolosità vulcanica di Stromboli 99

1.3.2.3.3 Pericolosità vulcanica di Vulcano 104

1.3.3 Siti contaminati 103

1.3.3.1 Siti potenzialmente contaminati 103

1.3.3.2 Siti effettivamente contaminati 104

1.3.3.3 Siti industriali dimessi 105

1.3.3.4 Siti bonificati e messi in sicurezza 108

1.3.4 Ambiente rurale e contaminazione dei suoli da fonti diffuse 110

1.3.4.1 Le produzioni agricole 110

1.3.4.2 Il tipo d’utilizzazione della superficie agricola 112

1.3.4.3 Il patrimonio zootecnico e la sua pressione sull’ambiente 113

1.3.4.4 I fattori di pressione del settore agricolo 115

1.3.4.5 Le coltivazioni a basso impatto ambientale 119

1.4 RIFIUTI 124

1.5 ECOSISTEMI NATURALI 126

1.5.1 Natura e biodiversità 126

1.5.1.1 Habitat 126

1.5.1.2 Patrimonio forestale 127

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V

1.5.1.3 Flora e vegetazione 130

1.5.1.4 Fauna 133

1.5.2 Il sistema delle aree protette 137

1.6 RISCHIO TECNOLOGICO 141

1.6.1 Aree ad elevato rischio di crisi ambientale 141

1.6.2 Attività a rischio di incidente rilevante 143

1.7 AMBIENTE URBANO 146

1.7.1 Ambiente urbano 146

1.7.2 Inquinamento acustico 148

1.7.3 Trasporto pubblico 151

1.7.4 Radiazioni non ionizzanti: inquinamento elettromagnetico 153

1.8 PATRIMONIO STORICO-ARCHITETTONICO, ARCHEOLOGICO E PAESAGGISTICO 156

2 STATO DELLE CONOSCENZE E ADEGUATEZZA DEI SISTEMI DI MONITORAGGIO ESISTENTI

171

2.1 Aria 173

2.2 Acque 173

2.3 Suolo 175

2.4 Ecosistemi 175

2.5 Inquinamento acustico 176

2.6 Le radiazioni non ionizzanti: l’inquinamento elettromagnetico 176

Bibliografia 177

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006

VI

3 STATO DI RECEPIMENTO E ATTUAZIONE DELLA NORMATIVA AMBIENTALE

181

3.1 Il rispetto dei principi comunitari 183

3.2 Stato di recepimento e attuazione delle direttive comunitarie in materia ambientale 190

3.2.1 Aria 191

3.2.2 Rumore 192

3.2.3 Acque 193

3.2.4 Suolo 196

3.2.5 Patrimonio culturale ed ecosistemi 198

3.2.6 Rifiuti 200

3.2.7 Radiazioni non ionizzanti 203

3.7.8 Rischio tecnologico 206

3.2.9 Valutazione d’Impatto Ambientale 218

4 EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI 211

Introduzione 213

4.1 ANALISI DELLA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE

Asse I – Risorse naturali 215

Asse II – Risorse culturali 230

Asse IV – Sistemi locali di sviluppo 233

Asse V – Città 248

Asse VI – Reti e nodi di servizio 251

4.2 TABELLE DEGLI EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI PER L’INTEGRAZIONE AMBIENTALE NEI SINGOLI INTERVENTI

253

Asse I – Risorse naturali

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VII

Settore risorse idriche 253

Settore difesa suolo 256

Settore rete ecologica 259

Settore gestione rifiuti 261

Settore energia 263

Asse II – Risorse culturali

Settore risorse culturali 264

Asse IV – Sistemi locali di sviluppo

Settore sistemi produttivi industriali artigianali e commerciali 266

Settore agricoltura 271

Settore pesca e acquicoltura 276

Settore sistemi produttivi turistici 279

Asse V – Città

Settore città 281

Asse VI – Reti e nodi di servizio

Settore trasporti 283

SCHEDE DELLE MISURE 286

ALLEGATI

I TABELLE STATISTICHE, GRAFICI E CARTOGRAFIE

II MAPPA DELLA METAINFORMAZIONE

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Capitolo 1

ANALISI DELLA SITUAZIONE AMBIENTALE

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2

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3

Introduzione

La prima stesura della valutazione ex ante del P.O.R. Sicilia 2000-2006, come è noto, ha messo in luce un non sufficiente livello di conoscenze e una carenza di informazioni, rispetto alle pressioni esercitate sull’ambiente e allo stato di qualità delle risorse (vedi QCS), generalmente insoddisfacente per quantità e qualità dei dati.

La carenza di reti di monitoraggio, la frammentazione delle conoscenze tra diversi soggetti e le carenze di sistemi informativi ambientali regionali, unitamente al ritardo con cui si è proceduto in Sicilia alla istituzione dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPA), sono certamente tra le lacune principali che la Comunità Europea tramite l’utilizzo dei fondi strutturali vuole colmare.

L’azione strategica compiuta per la redazione della nuova Analisi sullo Stato dell’Ambiente è stata finalizzata alla verifica, alla raccolta ed all’elaborazione dei dati di base, anche per quanto riguarda l’informazione non direttamente prodotta dal Sistema Agenziale ANPA-ARPA-APPA ma derivante da altre fonti.

Tali informazioni risultano infatti fondamentali per la costruzione degli indicatori necessari alla Valutazione ex-ante e parzialmente utilizzabili anche per la Relazione sullo Stato dell’Ambiente (RSA).

Grazie all’organizzazione ed al raggiungimento dell’informazione preesistente, si sono così in parte colmati i deficit dell’informazione di base sull’ambiente, anche se il presente documento è costantemente oggetto di aggiornamento per effetto dei dati che continuativamente pervengono.

L’analisi si riferisce sostanzialmente ad un periodo di riferimento che termina nel 1999. Nondimeno si sono aggiunte informazioni ambientali aggiornate ad oggi, nel caso in cui le serie storiche non sono state un supporto esaustivo all’analisi ambientale.

La metodologia utilizzata per la stesura di questo documento tiene conto degli indirizzi per la stesura dell’integrazione della VEA fornite dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio.

Per la scelta degli indicatori si è tenuto conto della loro disponibilità ed aggiornabilità nel tempo, tenendo come punti di riferimento:

Gli indicatori dell’allegato A del QCS; Gli indicatori individuati nel CdP; Gli indicatori delle linee guida VAS; Gli indicatori della rete ANPA-ARPA-APPA (SINAnet) Gli Indicatori relativi al paesaggio ed ai beni culturali, finora sottovalutati.

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1.1 ARIA

1.1.1 QUALITA’ DELL’ARIA IN AREA INDUSTRIALE La qualità dell’aria in Sicilia è monitorata da reti fisse e mezzi mobili di rilevamento

dell’inquinamento atmosferico di proprietà delle Province e da reti private a queste interconnesse, ubicate nelle principali zone industriali.

Le aree industriali nelle quali sono presenti reti di rilevamento sono: - Area Industriale di Agrigento; - Area Industriale di Gela (Cl); - Area Industriale di Milazzo (Me); - Area Industriale di Siracusa; - Area Industriale di Termini Imerese (Pa).

Specificatamente, nell’area di Agrigento è presente una rete di rilevamento provinciale, costituita da un laboratorio mobile e da 9 stazioni fisse; di tali stazioni, 3 sono collocate nel territorio comunale e le restanti 6 sono operanti nell’area industriale. Nella stessa zona è presente una rete privata gestita dalla ITALCEMENTI, costituita da 3 stazioni fisse.

L’area industriale di Gela è monitorata da una rete di proprietà della Provincia e da una rete gestita dalla Raffineria AGIP Petroli s.p.a.. Entrambe le reti sono costituite da 8 stazioni chimiche e da 1 stazione meteo. Con D. A. n.66/17 del 13 febbraio 1998 è stata disposta l’interconnessione di tali reti, e sono state dettate le modalità per la realizzazione dell’interconnessione.

Il comprensorio di Milazzo è monitorato dalle reti di rilevamento della CTE EUROGEN, costituita da 5 stazioni chimiche e da 1 metereologica, e dalla rete di rilevamento della Provincia Regionale di Messina, costituita da 9 stazioni chimiche. Con il D.A. n. 67/17 del 13 febbraio 1998, modificato dal successivo D. A. n. 298/17 del 26 giugno 1998, si è provveduto alla interconnessione delle due reti di rilevamento e all’approvazione delle norme di comportamento per le industrie ricadenti nell’area di Milazzo.

Nell’area industriale di Siracusa operano una rete provinciale, costituita da 7 stazioni chimiche e da 3 stazioni metereologiche; e da 2 reti private. La prima è gestita dall’ENEL s.p.a., e comprende 6 stazioni chimiche ed 1 metereologica; la seconda è gestita dal CIPA (Consorzio Industriale Protezione Ambientale di Siracusa) ed è costituita da 11 stazioni chimiche e 3 metereologiche. Con D. A. n. 888/17 del 18 novembre 1993 si è provveduto all’interconnessione di tali reti e all’individuazione delle norme di comportamento per le limitazioni delle emissioni.

L’area industriale di Palermo, nella zona di Termini Imerese, è monitorata da una rete dell’ENEL s.p.a., costituita da 5 stazioni chimiche. Inoltre la Provincia Regionale di Palermo dispone di due mezzi mobili, recentemente aggiornati, per il rilevamento dell’inquinamento atmosferico.

Si riporta in allegato la tabella (Tabella I.1.1.1) che individua, per ciascuna rete, le singole centraline, la località dove sono site e gli inquinanti monitorati dalle stesse.

Analizzando globalmente la situazione regionale, si può notare, riferendoci alle concentrazioni medie di SO2, un andamento tendenzialmente decrescente nel tempo. Assumendo come riferimento il valore guida pari a 40 – 60 ug/mc (D.P.R. 203/1988), gli unici superamenti monitorati riguardano il comprensorio di Milazzo (rilevamenti della rete provinciale) e la zona di Porto Empedocle, presso Agrigento (rilevamenti della rete ITALCEMENTI). Esaminando i valori riferiti al 98° percentile delle concentrazioni medie giornaliere di SO2 e rapportandoli al valore limite pari a 250 ug/mc (D.P.R. 203/1988), non risultano superamenti. Ciò nonostante il comprensorio di Milazzo presenta, nuovamente, valori superiori alla media regionale.

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5

Situazione analoga alla precedente, si rileva esaminando i valori riferiti al 98° percentile delle concentrazioni medie giornaliere di NO2 e rapportandoli al valore guida pari a 135 ug/mc (D.P.R. 203/1988). La serie storica considerata (1995 - 2000) mostra infatti, una inequivocabile tendenza decrescente; si rilevano superamenti, esclusivamente, nel comprensorio milazzese e riferiti al solo 1995. Esaminando i dati rilevati dalla rete ITALCEMENTI, sita a Porto Empedocle (Ag), i valori delle massime concentrazioni orarie giornaliere di NO2, misurate nel periodo compreso dal 14 dicembre 2001 al 5 marzo 2002, mostrano l’assenza di superamenti del livello d’attenzione pari a 200 ug/m3 (D.M. 15/4/94 e D.M. 25/11/94).

Per quanto riguarda le concentrazioni medie giornaliera delle Polveri Totali Sospese (PTS), rapportando i dati raccolti al valore limite pari a 150 u/mc (D.P.C.M. 28 marzo 1983), non si rilevano superamenti. Analogamente, riferendoci al 95° percentile delle concentrazioni medie giornaliere non risultano, nell’area industriale di Gela (Cl) e di Milazzo (Me), superamenti del valore limite pari a 300 ug/mc (D.P.C.M. 28 marzo 1983).

Si riportano in allegato le tabelle e i grafici indicativi della concentrazione degli inquinanti considerati (Concentrazioni medie di SO2: Tabella I.1.1.2, Figura I.1.1.1, SO2 - 98° percentile: Tabella I.1.1.3, Figura I.1.1.2, NO2 - 98° percentile: Tabella I.1.1.4, Figura I.1.1.3, Concentrazioni medie di PTS: Tabella I.1.1.5, Figura I.1.1.4, PTS - 95° percentile: Tabella I.1.1.6, Figura I.1.1.5).

Considerando la qualità dell’aria nella zona industriale di Siracusa, e specificatamente riferendoci alla media aritmetica delle concentrazioni medie giornaliere di SO2 e PTS non risultano superamenti del valore guida pari a 40 – 60 ugmc (D.P.R. 203/1988), come si evince dalle tabelle seguenti.

Tabella 1.1.1.1 - Area industriale di Siracusa: concentrazioni medie giornaliere di SO2

Rete Provincia Regionale di Siracusa Controllo superamenti di soglia annuale della Media Aritmetica delle Concentrazioni medie

giornaliere di SO2 (40-60 ug/m3) Valore Guida secondo D.P.R. 203/88 Stazioni di monitoraggio

Periodo di osservazione: 01/04/2000-31/03/2001 SO2 Sc.Greca Augusta Ciapi Priolo Melilli S.Cusumano Belvedere

Valori medi girnalieri 346 268 324 364 328 346 332 Media annuale 6 3 1 7 19 23 14

G.G.oltre la soglia di 40 1 0 0 1 46 71 22

G.G.oltre la soglia di 60 0 0 0 0 14 35 4

Fonte: Provincia Regionale di Siracusa

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Tabella 1.1.1.2 - Area industriale di Siracusa: concentrazioni medie giornaliere di PTS

Rete Provincia Regionale di Siracusa Controllo superamenti di soglia annuale della Media Aritmetica delle Concentrazioni medie

giornaliere di PTS (40-60 ug/m3) Valore Guida secondo D.P.R. 203/88 Stazioni di monitoraggio

Periodo di osservazione: 01/04/2000-31/03/2001 PTS Sc.Greca Augusta Ciapi Priolo Melilli S.Cusumano Belvedere

Valori medi girnalieri

340 3 264 269 321 283 276

Media annuale

27 0 55 27 26 25 42

G.G.oltre la soglia di 40

47 0 205 13 24 19 138

G.G.oltre la soglia di 60

3 0 103 4 10 7 10

Fonte: Provincia Regionale di Siracusa

Nella stessa zona, non sono stati rilevati superamenti del valore limite del 98° percentile delle concentrazioni medie giornaliere di NO2.

Il D.A. n.888/17 del 12 luglio 1991, oltre a decretare l’interconnessione tra le reti nell’area industriale di Siracusa, ha definito tre livelli di riferimento (preallarme, allarme ed emergenza) al cui verificarsi si attuano specifici interventi da effettuare, pressoché in tempo reale, da parte dei gestori degli stabilimenti e volti ad impedire, mediante il contenimento delle emissioni, che il valore della media giornaliera dei valori medi orari superi il valore guida fissato per la media su 24 ore.

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7

1.1.2 QUALITA’ DELL’ARIA IN AMBIENTE URBANO

L’inquinamento delle aree urbane costituisce motivo di grande attenzione e preoccupazione per la tutela della salute. Problemi di inquinamento atmosferico sono presenti nelle aree urbane medie e grandi della Sicilia e sono associate all’aumento del traffico veicolare.

Specificatamente è stata analizzata la situazione esistente nei comuni di Palermo, Catania e Messina, ritenuti i più rappresentativi rispetto al problema esaminato. Al riguardo, si è provveduto a descrivere la rete di monitoraggio esistente nel territorio comunale e la qualità dell’aria urbana, prestando particolare attenzione ai superamenti dei limiti previsti dalla normativa vigente.

QUALITA’ DELL’ARIA IN AMBIENTE URBANO: PALERMO

La qualità dell’aria nella città di Palermo è monitorata da 7 stazioni di rilevamento distribuite all’interno del centro urbano, la cui manutenzione e rilevamento dati è stata affidata all’AMIA – Azienda Speciale Palermo. Ulteriori 3 stazioni (Di Blasi, CEP, Bellolampo) sono state aggiunte ad integrazione della rete, con i finanziamenti del Progetto del Ministero dell’Ambiente “DISIA II”, la cui strumentazione è in corso di installazione.

La tabella I.1.2.1, riportata in allegato, individua per le singole stazioni, l’ubicazione, e i singoli parametri rilevati.

La qualità dell’aria a Palermo presenta un andamento costante nel tempo, come risulta dalla 3°Relazione redatta dall’AMIA, Azienda Speciale (“Il rilevamento dell’inquinamento acustico ed atmosferico nel comune di Palermo”, AMIA, 2000).

Analizzando i dati ottenuti dal monitoraggio, riferiti al quinquennio 1997 – 2000 e riportati nella tabella I.1.2.2 riportata in allegato, si nota come le zone a più alta densità di traffico siano quelle che presentano maggiori concentrazioni delle specie inquinanti. In tal senso la zona maggiormente critica è nei pressi di Piazza “Giulio Cesare”.

Osservando l’andamento annuo dei parametri monitorati, considerando per esempio i valori medi, si nota un andamento costante del monossido di carbonio (CO). L’andamento dell’NO2, invece, è altamente discontinuo, manca una tendenza netta nel tempo, sia in diminuzione sia in aumento. L’SO2 manifesta, dopo un generale leggero aumento nel 1997 ed il 1998, una tendenza al ribasso; spiegabile, probabilmente, con l’incremento dell’utilizzo di combustibili più poveri in contenuto di zolfo (D.P.C.M. 14 novembre 1995). È invece riscontrabile un aumento delle emissioni di PTS.

Si riportano di seguito i superamenti dei limiti previsti dalla normativa, registrati dal 1997 al 2000 e riferiti all’intera rete.

Figura 1.1.2.1 – Superamenti dei limiti di legge riferiti a: CO, NO2, PTS, O3

Superamenti CO

6559

3829

24

4 2

27

18

6 50

10

20

30

40

50

60

70

1996 1997 1998 1999 2000

CO

n.

sup

eram

enti Livello di

attenzione

Livello diallarme

Soglia media8h

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

8

Superamenti NO2

3751

112

4935

4 4 3 0 10

20

40

60

80

100

120

1996 1997 1998 1999 2000

n.s

up

eram

enti Livello di

attenzione

Livello diallarme

Superamenti PTS

6 11

59

135

49

1 4 1 1 5020406080

100120140160

1996 1997 1998 1999 2000

n.s

up

eram

enti

Livello diattenzione

Livello diallarme

Superamenti O3

5

1315

24

15

1 0 0 0 00

5

10

15

20

25

30

1996 1997 1998 1999 2000

n.s

up

eram

enti

Livello diattenzione

Livello diallarme

Fonte: AMIA – Azienda speciale Palermo, 2000

QUALITA’ DELL’ARIA URBANA: CATANIA

La rete di monitoraggio del comune di Catania è costituita da 17 centraline di monitoraggio, nella tabella in allegato (Tabella I.1.2.4), a cui si rimanda, si individuano per le singole stazioni, l’ubicazione, e i singoli parametri rilevati.

Lo stato di qualità dell’aria a Catania, come risulta dal rapporto annuale redatto dal Comune di Catania – Direzione Tutela Ambientale, ha presentato un andamento più o meno costante. Infatti non sono stati rilevati sostanziali mutamenti nel biennio considerato 2000 – 2001. Specificatamente, si evidenzia un andamento costante per il CO e il PM10. La concentrazione di NO2 ha un andamento crescente; invece le concentrazioni relative ad SO2 presentano una diminuzione sensibile, imputabile probabilmente al minor tenore di zolfo contenuto nei combustibili liquidi, secondo quanto previsto dal D.P.C.M. 14 novembre 1995 (tabella I.1.2.5).

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9

Il livello di concentrazione dei diversi inquinanti risulta essere generalmente al di sotto dei limiti fissati dalla normativa attualmente vigente. Gli unici superamenti del livello di attenzione riguardano il CO e il NO2 e manifestano, nel biennio considerato, una tendenza alla riduzione, come risulta dalla tabella che segue. È opportuno sottolineare l’assenza di superamenti del livello di attenzione e del livello di allarme per l’ozono.

Tabella 1.1.2.1 - Superamenti dei limiti di legge

SUPERAMENTI - CATANIA Inquinanti

CO (15 mg/m3) NO2(200 µg/m3) 2000 2001 2000 2001 Livello di

attenzione 23 10 12 14 Fonte: Comune di Catania, Direzione tutela Ambientale, 2001

QUALITA’ DELL’ARIA URBANA: MESSINA

La qualità dell’aria nel comune di Messina è monitorata da una rete di monitoraggio, costituita da 5 postazioni fisse e da un laboratorio mobile, gestita dalla Provincia Regionale.

La tabella in allegato (Tabella I.1.2.6) individua per le singole stazioni, l’ubicazione, e i singoli parametri rilevati.

Secondo quanto risulta dalla Relazione redatta annualmente dalla Provincia Regionale, la qualità dell’aria a Messina, nel biennio 1999 – 2000, mostra un andamento costante.

Nonostante il traffico veicolare incida pesantemente in alcune arterie cittadine, la qualità dell’aria non viene sensibilmente compromessa, ciò è imputabile alle favorevoli condizioni meteoclimatiche di cui gode la città, a questo va aggiunta la posizione, lungo il mare, che favorisce la dispersione degli inquinanti per diffusione (trasporto spontaneo degli inquinanti da una zona a più elevata concentrazione verso una a più bassa concentrazione) anche in assenza di vento.

Si riportano in allegato (Tabella I.1.2.7) le concentrazioni medie degli inquinanti monitorati nel biennio 1999 – 2000.

Nel 1999 sono stati registrati superamenti del livello di attenzione limitatamente al CO e limitatamente alla postazione Archimede. Tali superamenti - di seguito riportati - si sono ulteriormente verificati, con maggiore frequenza, nel 2000.

Tabella 1.1.2.2 – Superamenti dei limiti di legge

SUPERAMENTI MESSINA

Inquinanti CO

(15 mg/m3) 1999 2000 Livello di

attenzione 2 9 Fonte: Provincia regionale di Messina, 1999 – 2000

Si è invece verificata, tra i 1999 e il 2000, una riduzione delle concentrazioni di PM10, che sono rientrate all’interno dell’obiettivo di qualità.

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QUALITA’ DELL’ARIA URBANA IN ALTRI CENTRI URBANI Gli altri grandi comuni dell’isola sono privi di reti fisse di monitoraggio della qualità

dell’aria. Il comune di Trapani si avvale di un laboratorio mobile di proprietà della Provincia Regionale di Trapani. Mentre il comune di Siracusa ha provveduto utilizzando saltuariamente cabine rilocabili della Provincia Regionale di Siracusa; tuttavia è in fase di installazione una rete di rilevamento urbano costituita da 6 cabine già posizionate ma non ancora attive. La mancanza di una rete fissa di monitoraggio impedisce di valutare la verifica del rispetto dei limiti di legge, per i quali è necessario effettuare cicli di misure molto lunghi. CONCENTRAZIONI MEDIE DI BENZENE NEI PRINCIPALI COMUNI SICILIANI

Le legislazioni comunitaria e nazionale hanno riservato notevole attenzione agli inquinanti prodotti dal traffico veicolare. Ciò considerato, si è ritenuto opportuno analizzare nel dettaglio l’andamento dell’inquinamento da benzene, che assume valenze significative sotto gli aspetti di natura sanitaria. Come è noto, il D.M. A. del 25 novembre 1994 fissa, dal 1 gennaio 1999, l’obiettivo di qualità per il benzene in 10 ug/m3.

Si riportano di seguito le concentrazioni medie di benzene rilevate nei principali comuni della regione.

Il comune di Palermo ha condotto varie campagne di rilevamento del benzene nel biennio 1999 – 2000. Il grafico che segue indica le concentrazioni risultanti dalle 3 fasi temporali costituenti l’ultima campagna di rilevamento condotta, secondo quanto risulta dalla sopra menzionata Relazione AMIA.

Figura 1.1.2.2 – Concentrazioni medie di benzene: Palermo

Concentrazioni medie di Benzene - Palermo 2000

0

5

10

15

20

25

30

35

40

0 10 20 30 40 50 60 70 80Postazioni

fase 1

fase 2

Fase 3

Obiettivodi qualità

Fonte: AMIA – Azienda speciale Palermo, 2000

Nel comune di Catania, come risulta dal grafico, la concentrazione del Benzene ha subito, nel biennio 2000 – 2001, una leggera diminuzione, rientrando dentro i limiti dell’obiettivo di qualità di 10 µg/m3. La diminuzione è connessa alle adottate limitazioni del traffico (Rapporto annuale sulla qualità dell’aria, Comune di Catania, 2000 – 2001).

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Figura 1.1.2.3 – Concentrazioni medie di benzene: Catania

Concentrazioni medie di Benzene - Catania

1,94

11,48

6

1,86

9,76

5,55

10 10 10

0

2

4

6

8

10

12

Librino P. Stesicoro V. GiuffridaPostazioni

µg/m

c

2000

2001

Obiettivo diqualità

Fonte: Comune di Catania, Direzione tutela Ambientale, 2001

Come risulta dalla relazione della Provincia Regionale sulla qualità dell’aria, il comune di Messina ha provveduto a spostare l’analizzatore di Benzene dalla postazione fissa Archimede, dove era allocato nel 1999, al laboratorio mobile situato presso i cantieri navali. In entrambi i casi, come risulta dal grafico, i valori misurati risultano essere inferiori ai limiti previsti dalla normativa vigente.

Figura 1.1.2.4 – Concentrazioni medie di benzene: Messina

Concentrazioni medie di Benzene - Messina

3,6 3,5 3,3 3,4

4,8

3,3 3,2 3,1

1,21 1,350,78

0,350

2

4

6

8

10

12

Genna

io

Febb

raio

Marzo

Aprile

Maggio

Giugno

Luglio

Agos

to

Sette

mbre

Ottobre

Novem

bre

Dicembre

1999 -Archimede

2000 - ZonaFalcata

Obiettivo diqualità

Fonte: Provincia Regionale di Messina, 1999 – 2000

Analogamente, a Siracusa, dalla campagna di rilevamento condotta dal LIP Chimico, ora

Dipartimento ARPA Provinciale, non risultano superamenti del valore obiettivo (Rapporto 2001 sulla qualità dell’aria, DAP di Siracusa).

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Figura 1.1.2.5 – Concentrazioni medie di benzene: Siracusa

Concentrazioni medie di Benzene - Siracusa 2001

8,027,23

6,445,54

6,23

8,59

10 10 10 10 10 10

0

2

4

6

8

10

12

Scala Greca VialeZecchino

CorsoGelone

ViaArsenale

L.go XXVluglio

V.le Orsi

Postazioni

Concentrazioni medie

Obiettivo diqualità

Fonte: DAP Siracusa, 2001

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1.1.3 EMISSIONI IN ATMOSFERA

Il controllo delle emissioni rappresenta un aspetto basilare per individuare le principali cause che determinano l’inquinamento atmosferico. L’inventario delle emissioni, volto ad individuare le principali fonti inquinanti, si configura, quindi, come lo strumento essenziale per la definizione delle politiche di risanamento dell’aria.

La realizzazione dell'inventario nazionale delle emissioni in atmosfera (art.3 del D.P.R. 203/88) rientra nei compiti istituzionali dell'ANPA, che, al riguardo, ha provveduto alla raccolta e all’organizzazione delle informazioni tramite il progetto CORINAIR (COoRdination Information AIR).

Si riportano di seguito i valori delle emissioni di gas inquinanti o a effetto serra espresse in tonnellate/anno, riferite al 1990 e suddivise per provincia; secondo quanto risulta dalla banca dati del sistema SINAnet. Come risulta chiaramente, il contributo maggiore alle emissioni inquinanti è fornito dalle province di Palermo, Catania e Messina, che, come è noto, sono le più popolate.

Tabella 1.1.3.1 – Totale valori di emissioni – Sicilia - 1990

VALORI DI EMISSIONE - 1990

Agrigento Caltanissetta Catania Enna Messina Palermo Ragusa Siracusa Trapani Totale

regionale METANO

(t) 19.914,50 13.710,00 43.326,80 20.512,10 40.058,90 53.145,00 19.074,30 19.724,10 17.872,20 247.337,90

CO (t) 74.336,50 50.951,10 135.769,00 37.242,20 84.389,80 189791,4 40.817,60 61.356,20 79.967,50 754.621,60

CO2 (t) 2132564,7 5880371,8 3.214.788,80 619.447,60 9.791.148,90 7302325,3 1.428.319,50 11.521.780,10 1.721.104,50 43611851,2 COVNM

(t) 14.579,30 17.927,40 37.091,80 6.744,50 29.405,30 44.109,80 11.244,10 37.331,60 17.470,60 215.904,40

N2O (t) 1.106,30 1.245,50 1.140,40 844,2 2.447,90 2.325,50 643,5 1.822,30 918,2 12.493,80

NH3 (t) 1.659,10 3.750,60 3.232,80 3.650,10 4.687,00 4.527,10 3.106,00 6.252,90 1.451,30 32.316,90

NOx (t) 11.990,40 17.062,70 22.393,70 5.848,90 37.843,20 41.176,40 6.127,30 35.237,80 16.507,80 194.188,20

SOx (t) 6.441,70 95.364,80 2.768.558,00 5.848,90 74.106,60 23.846,30 2.569,90 113.856,00 2.280,70 3.087.926,80 Fonte: banca dati ANPA, CORINAIR, 1990

Riferendoci alle singole emissioni prodotte, si distinguono varie sorgenti inquinanti. Specificatamente:

- le emissioni di metano sono prodotte essenzialmente dai processi di digestione anaerobica, ad esempio quelli che avvengono nelle discariche, e dalle attività connesse all’allevamento del bestiame. Avendo un tempo di vita molto breve, la stabilizzazione del metano gioca un importante ruolo nelle politiche di riduzione dell’effetto serra. Il contributo maggiore è fornito dalle Province di Palermo, Catania e Messina, che, come è noto sono le più popolate.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

14

Figura 1.1.3.1 – Valori di emissione: Metano

 Valori di Emissione di Metano (t) - SICILIA -1990 

0 20.000 40.000 60.000 80.000 100.000 120.000 140.000 160.000

Trattamento Smaltimento Rif iuti

Agricoltura

Natura

Estrazione, distribuzione combili fossili

Mac

rose

tto

ri

T o nnellate

Fonte: banca dati ANPA, CORINAIR, 1990

- le emissioni di monossido di carbonio sono causate, principalmente, dai trasporti su gomma; ulteriore rilevante causa è lo smaltimento e il trattamento dei rifiuti;

Figura 1.1.3.2 – Valori di emissione: monossido di carbonio (CO)

Valori di Emissione di CO (t) - SICILIA - 1990 

0 100.000 200.000 300.000 400.000 500.000 600.000

Trasporti

Rifiuti

A ltre Sorgenti M o bili

Mac

rose

tto

ri

Tonnellate

Fonte: banca dati ANPA, CORINAIR, 1990

- le emissioni di CO2 sono generate da processi di combustione in ambito industriale, dalla produzione energetica e dal trasporto su gomma;

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15

Figura 1.1.3.3 – Valori di emissione: CO2

Valori di emissione di CO2 (t) - SICILIA -1990 

0 2.000.000 4.000.000 6.000.000 8.000.000 10.000.000 12.000.000 14.000.000 16.000.000 18.000.000

Combustione Industria

Centrali Elettriche, CogenerazinoneTeleriscaldamento

Trasporti Stradali

Tonnellate

Fonte: banca dati ANPA, CORINAIR, 1990

- le emissioni di composti organici volatili non metanici hanno come fonte principale il trasporto su gomma; rilievo assume anche l’utilizzo di solventi (verniciatura, manifattura e lavorazione di prodotti chimici);

Figura 1.1.3.4 – Valori di emissione: composti organici volatili (COV)

 Valori di Emissione di COVNM (t) - SICILIA - 1990 

0 10.000 20.000 30.000 40.000 50.000 60.000 70.000 80.000 90.000 100.000

Trasporti Stradali

Solventi

Combustibili fossili

Processi Produttivi

Mac

rose

tto

ri

Tonnellate

Fonte: banca dati ANPA, CORINAIR, 1990

- il contributo principale alle emissioni di protossido di azoto è rappresentato, invece, dall’attività agricola (utilizzo di fertilizzanti in agricoltura), cui segue la combustione in ambito industriale;

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Figura 1.1.3.5 – Valori di emissione: protossido di azoto (N2O)

Valori di Emissione di N2O - SICILIA - 1990 

0 1.000 2.000 3.000 4.000 5.000 6.000 7.000

Agricoltura

Combustione - Industria

Centrali Elettriche,Cogenerazione

Teleriscaldamneto

Tonnellate

Fonte: banca dati ANPA, CORINAIR, 1990

- le emissioni di ammoniaca sono imputabili innanzitutto agli escrementi prodotti dal bestiame e ai fertilizzanti utilizzati nelle coltivazioni agricole;

Figura 1.1.3.6 – Valori di emissione: ammoniaca (NH3)

Valori di Emissione di NH3 (t) -  SICILIA -1990

0 5.000 10.000 15.000 20.000 25.000 30.000

Agricoltura

Processi Produttivi

Trattamento SmaltimentoRif iuti

Mac

rose

tto

ri

Tonnellate

Fonte: banca dati ANPA, CORINAIR, 1990

- le fonti principali di emissione di ossidi di azoto sono, invece, rappresentate dal traffico

(ossidazione dell’azoto presente in atmosfera in condizioni di non completa combustione nei motori veicolari) e dalle centrali per le produzione elettrica e dagli impianti di cogenerazione e teleriscaldamento;

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Figura 1.1.3.7 – Valori di emissione: ossidi di azoto (NOx)

Valori di Emissione di NOx (t) - SICILIA - 1990

0 10.000 20.000 30.000 40.000 50.000 60.000 70.000 80.000 90.000

Trasporti Stradali

Centrali Elettriche, Cogenerazione eTeleriscaldamento

Combustione - Industria

Tonnellate

Fonte: banca dati ANPA, CORINAIR, 1990

- le emissioni di ossido di zolfo sono concentrate quasi esclusivamente nella zona di Catania, essendo principalmente imputabili alla rilevante attività vulcanica esistente nell’Etna.

Figura 1.1.3.8 – Valori di emissione: ossidi di zolfo (SOx)

Valori di Emissione di SOx (t) - SICILIA -1990

0,00 500.000,00 1.000.000,00 1.500.000,00 2.000.000,00 2.500.000,00 3.000.000,00

Natura

Combustione - Industria

T o nnellate

Fonte: banca dati ANPA, CORINAIR, 1990

L’Agenzia Nazionale Protezione Ambientale, inoltre, sta provvedendo alla realizzazione dell’inventario delle emissioni a livello provinciale riferito al 1995. Sono già disponibili le elaborazioni ANPA sulle emissioni regionali di alcuni inquinanti (CO2, NOx e SO2), calcolate sulla base dei consumi dei combustibili, riferite al 1999 e suddivise per tipologia di attività. Tali valori di emissione, riportati in allegato (Tabella I.1.3.1), concordano con i valori sopra riportati e riferiti al 1990.

L’ARPA Sicilia, nell’espletamento delle proprie attività, ha provveduto a calcolare l’ammontare delle emissioni in atmosfera di alcuni inquinanti, prodotte dagli impianti termoelettrici, sulla base delle dichiarazioni loro rese ai fini della redazione delle relazioni presentate annualmente al Ministero dell’Ambiente e della Sanità (art.2 del D.M. 10 marzo 1987 n.105). Tali valori, sono riportati in allegato (Tabella I.1.3.2). L’Agenzia si riserva in futuro, con la completa attivazione dei catasti provinciali delle emissioni, di specificare i dati in questione. In tal senso si ricorda che l’art. 5 del D.P.R. 203 del 1988 attribuisce alle province la competenza per la redazione e tenuta dell’inventario delle emissioni atmosferiche. Ciò nonostante soltanto poche province hanno provveduto ad ottemperare tale obbligo.

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1.2. ACQUA 1.2.1 STATO QUALITATIVO DELLE ACQUE SUPERFICIALI E SOTTERRANEE 1.2.1.1 QUALITÀ DELLE ACQUE SUPERFICIALI

Per la classificazione delle acque gli indirizzi del mondo scientifico, della Comunità

Europea con la direttiva sulle Acque, e della nuova normativa italiana (D.Lgs. 152/99) con le successive modifiche (D.Lgs. 258/2000) tendono ormai a privilegiare la definizione di stato ambientale dei corpi idrici, vale a dire lo stato di salute dell’ecosistema acquatico a prescindere dalla destinazione e dall'uso della risorsa (potabile e civile, balneazione, irriguo, ecc.). Il D.Lgs. 152/99, infatti, stabilisce criteri articolati di classificazione attraverso sia indicatori chimico-fisici ed ecologici di qualità delle acque sia informazioni sul bacino idrografico (ad esempio portate, regime pluviometrico, distribuzione e tipologia degli scarichi, uso del suolo e dell'acqua)

A fronte della mole di informazioni richieste dal decreto per la valutazione di qualità, considerato che finora in Sicilia non c’è stato un organismo unico che in maniera organica abbia coordinato le attività di controllo e monitoraggio i monitoraggi qualitativi sinora effettuati risultano rari e i dati disponibili insufficienti e disomogenei.

Si è ritenuto opportuno focalizzare l’attenzione sulla ricognizione delle informazioni esistenti seppure disaggregate, con particolare attenzione ai parametri necessari all’applicazione del D.Lgs. e successive modifiche per quanto riguarda, in particolare, la classificazione dei corpi idrici di cui sopra, al fine di costruire sulla base dei dati ad oggi esistenti un quadro della situazione.

In particolare verranno analizzati dapprima i dati che riassumono lo stato dell’arte dell’intera regione, poi andremo ad osservare quelli a dettaglio provinciale. Nelle prime tabelle (I.2.1.1.1, 2 e 3) dell’allegato sono riportati i dati relativi al monitoraggio qualitativo svolto dalla Regione Siciliana riguardanti le caratteristiche generali e il grado di eutrofizzazione dei corsi d’acqua e dei laghi e invasi artificiali siciliani ed i dati sui prelievi e le analisi qualitative effettuate tra il 1998 e il 1999 (tabella I.2.1.1.4). Altresì sono riportati i grafici che descrivono la “salute” dei Fiumi Siciliani attraverso taluni parametri quali il COD, BOD5, i nitrati (NO3), l’Ossigeno disciolto (O2) (figure I.2.1.1.1a-4d), e dei laghi e degli invasi tramite parametri quali il BOD (Kg/giorno), e il quantitativo di Fosforo (kg/anno) (figure I.2.1.1.5 e 6). È da considerare, però, che i rilevamenti sono stati svolti sporadicamente nell’arco di due anni, in particolare nel luglio del ’98, poi nel settembre e nell’ottobre del ’98, e infine nell’agosto del ‘99. Come si può osservare in tabella I.2.1.1.4, la frequenza delle analisi è, nel migliore dei casi, semestrale, con campionamenti effettuati spesso su tratti diversi di corsi d’acqua. Inoltre i parametri rilevati sono relativi alla presenza di sostanza organica e ossigeno, mentre non c’è alcuna informazione sulle sostanze chimiche pericolose, tantomeno sui parametri microbiologici, né sulla qualità biologica delle acque, parametri, questi, invece, riportati nei diversi grafici costruiti sui dati acquisiti dall’ARPA tramite i propri Dipartimenti Provinciali (DAP) e in qualche caso dalle Province Regionali.

Nell’ambito di una vasta gamma di problemi connessi all'esercizio di un bacino lacustre, naturale o artificiale, l'eutrofizzazione è certamente il più indesiderato e frequente tra quelli di ordine biologico. I processi eutrofici, infatti, in relazione alla loro intensità e velocità di sviluppo, possono ripercuotersi, direttamente o indirettamente, sulla qualità delle acque e sulla manutenzione degli impianti.

In una situazione caratterizzata da carenza idrica come quella siciliana una simile evenienza può anche assumere risvolti drammatici, rappresentando le acque interne dell'Isola strutture vitali

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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sotto l'aspetto economico e sociale, in funzione del loro fondamentale contributo sia allo sviluppo agricolo ed industriale che all’approvvigionamento idrico dei centri urbani.

Prima di mostrare i dati relativi al grado di eutrofizzazione delle acque lacustri si tenga presente che ogni ecosistema acquatico presenta un “livello trofico naturale” il quale può essere definito come uno stato stazionario attorno al quale, peraltro, si stabilisce, in funzione delle interazioni tra componente biotica ed abiotica, una caratteristica situazione dinamica. Tale equilibrio dinamico viene alterato quando si ha un improvviso arricchimento di nutrienti all’interno dell’ecosistema, in tal caso l’eutrofizzazione viene detta “antropogenica” perché causata dall’attività antropica.

I vari livelli trofici finora utilizzati fanno riferimento ad un criterio di classificazione delle acque lacustri proposto dall’OECD (Organisation for Economic Co-operation and Development) nel 1982, a conclusione dei lavori volti al controllo delle acque continentali ed alla lotta contro l’eutrofizzazione.

Si riconoscono cinque diverse categorie trofiche mostrate in tabella 1.2.1.1.1.

Tabella 1.2.1.1.1 - Classificazione trofica proposta dall’O.E.C.D. per le acque lacustri (1982) CATEGORIA [Pm]a

[mgP/mc] [Chlm]a [mg/mc]

Max [Chl]a [mg/mc]

[Tm]a [m] Min [T]a [m]

Ultra-oligotrofica < 4.0 < 1.0 < 2.5 > 12.0 > 6.0 Oligotrofica < 10.0 < 2.5 < 8.0 > 6.0 > 3.0 Mesotrofica 10-35 2.5-8 8-25 6-3 3-1.5

Eutrofica 35-100 8-25 25-75 3-1.5 1.5-0.7 Iper-eutrofica o Ipertrofica > 100 > 25 > 75 < 1.5 < 0.7

dove lo stato di ultra-oligotrofia è quello caratterizzato dal più basso contenuto di nutrienti, mentre l’ipertrofia ne rappresenta il più elevato.

Qui di seguito è, invece, il significato dei simboli in tabella:

[Pm]a è la concentrazione media annuale del fosforo totale;

[Chlm]a è la concentrazione media annuale della clorofilla a;

Max [Chl]a è la concentrazione massima annua della clorofilla a (valore di picco annuale);

[Tm]a è la trasparenza media annuale determinata mediante il disco di Secchi;

Min [T]a è la trasparenza minima annuale determinata mediante il disco di Secchi,

Con i dati mostrati in tabella I.2.1.1.2 dell’allegato e quelli riportati nell’indagine effettuata dal Laboratorio di Ecologia Acquatica del Dipartimento di Botanica dell’Università di Palermo, commissionata dall’Assessorato regionale Territorio ed Ambiente (1987-88), è stato possibile costruire la tabella 1.2.1.1.2 ed il grafico mostrato nella figura 1.2.1.1.1, i quali individuano il numero percentuale dei laghi naturali ed artificiali relativo ai diversi livelli trofici, alla categoria trofica reale e alla variazione di questa nel corso del tempo.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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Tabella 1.2.1.1.2 – Comparazione tra gli anni 1987-88 e 1998-99 del numero percentuale dei laghi naturali ed artificiali relativo ai diversi livelli trofici e della loro categoria trofica reale.

Anni 1987-881 Anni 1998-992

Livello trofico naturale

(in percentuale)

Classificazione trofica

(in percentuale)

Livello trofico naturale

(in percentuale)

Classificazione trofica

(in percentuale) OLIGOMESOTROFICO 51,72 0,00 51,72 0,00

MESOTROFICO 41,38 6,90 44,83 3,45 MESOEUTROFICO 3,45 44,83 0,00 48,27

EUTROFICO 3,45 27,59 3,45 27,59 IPEREUTROFICO 0,00 20,69 0,00 20,69

Fonte: Assessorato Territorio ed Ambiente - Regione Siciliana, 1988-1999

Figura 1.2.1.1.1 - Comparazione tra gli anni 1987-88 e 1998-99 del numero percentuale dei laghi naturali ed artificiali relativo ai diversi livelli trofici e della loro categoria trofica reale.

51,7

241

,38

3,45

3,45

0,00

51,7

2

44,8

30,

00 3,45

0,00 0,00

6,90

44,8

3

27,5

920

,69

0,00 3,

4548

,27

27,5

9

20,6

9

0,00

10,00

20,00

30,00

40,00

50,00

60,00

Val

ori

per

cen

tual

i

Livello troficonaturale 1987-88

Livello troficonaturale 1998-99

Classif icazionetrofica 1987-88

Classif icazionetrofica 1998-99

Livello trofico naturale e categoria trofica attuale dei laghi Siciliani (Comparazione anni 1987-88 e 1998-99)

Oligomesotrofico

Mesotrofico

Mesoeutrofico

Eutrofico

Ipereutrofico

Fonte: Elaborazione Task Force Ambiente su dati della Regione Siciliana, 1988-1999

Il grafico sopra riportato pone subito in evidenza come su un totale di 29 laghi Siciliani, in assenza di alterazioni antropiche, il 93,1% dei laghi negli anni 1987-88 si collocava tra l’oligotrofia e la mesotrofia (il 51,72% oligo-mesotrofico e il 41,38 % mesotrofico), il 6,9% risultava tra il livello mesoeutrofico (3,45%) e l’eutrofico (3,45%), mentre nessuno presentava un livello trofico naturale di ipereutrofia. La situazione appare simile anche negli anni 1998-99 con qualche lieve cambiamento (nessuno dei laghi presenta il livello di mesoeutrofia contro il 3,84% degli anni 87-88). 1 Elaborazione INEA su dati forniti dalla Regione Siciliana 2 Elaborazione Task Force Ambiente dei dati riportati sull’“Indagine sullo stato trofico dei laghi Siciliani finalizzata alla loro caratterizzazione, alla elaborazione di piani di risanamento ed alla indicazione di linee generali per una razionale utilizzazione delle acque”, effettuata dal laboratorio di Ecologia acquatica – Dipartimento di Scienze Botaniche – Università di Palermo, per convenzione dell’Assessorato Territorio ed Ambiente della Regione Sicilia (anni 1987-88)

Totale: 29

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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Per contro la caratterizzazione trofica reale, rispetto alla condizione naturale, evidenzia il grado di alterazione, prevalentemente di natura antropica, che presentano i laghi siciliani ponendol’attenzione sul fatto che dagli anni 87-88 della prima indagine la situazione non sia cambiata di molto: nel 1987 il 72,42% dei laghi esaminati si poneva tra la mesoeutrofia (44,83%) e l’eutrofia (27,59%), e ben il 20,69% risultava ipereutrofico; nel 1998 il 20,69% dei laghi si colloca ancora nella categoria degli ipereutrofici, una lieve diminuzione caratterizza i mesotrofici ed un lieve aumento si ha tra i mesoeutrofici.

Riguardo ai corsi d’acqua, rifacendosi alle tabelle I.2.1.1.3 e 4, con i limiti conoscitivi ed interpretativi detti, non si osservano livelli di inquinamento particolarmente preoccupanti rispetto agli indicatori di inquinamento organico, anche se alcune situazioni potrebbero essere considerate a rischio. In particolare, rispetto ai parametri BOD e COD, livelli elevati con valori di qualità scadenti si riscontrano sul fiume Freddo in prossimità di Alcamo, sul fiume Imera meridionale presso Drasi, le Miniere Trabia e Resuttano, sul fiume Platani lungo tutto il suo corso, sul San Leonardo a Ponterotto e sul Tellaro, l’Ippari e il Verdura alla foce. Decisamente preoccupanti, invece, sembrerebbero essere i livelli di qualità organica delle acque dei fiume Nocella, che, alla foce, mostrano valori pessimi sia nel ‘98 sia nel ‘99.

I livelli di ossigeno disciolto e di saturazione dell’ossigeno nelle acque sembrano mostrare una buona capacità di ricambio in quasi tutti i corsi d'acqua, con l'eccezione del fiume Freddo presso Alcamo e di alcuni corsi minori, come il Ciane e l’Eleuterio, per il quale, nelle note tecniche allegate alle schede della Regione, si parla di “acqua quasi stagnante” alla foce.

I valori della concentrazione di nitrati, invece, oscillano tra livelli buoni e sufficienti, con punte di qualità scadente sul fiume Imera meridionale presso Drasi, sul Nocella alla foce, e sul San Leonardo subito a monte della diga di Rosamarina. Ancora i nitrati risultano in concentrazione abbastanza elevata lungo tutto il corso del fiume Simeto, che mostra, invece, in base agli altri parametri, una buona capacità autodepurativa delle acque (BOD, COD bassi, buona saturazione di ossigeno).

Infine, per il livello di salinità delle acque, che viene misurato attraverso la conducibilità elettrica dei campione d'acqua i valori riscontrati nei corsi d'acqua nel monitoraggio della Regione confermano l’alto grado di salinità delle acque, con valori quasi sempre nelle classi di salinità medio-alta o molto alta, in particolare sul Platani e sull’Imera meridionale.

Nei casi in cui è stato possibile, ovvero i dati rilevati risultano sufficienti grazie all’attività dei DAP, sono stati utilizzati alcuni degli indicatori menzionati nel D.Lgs 152/99 e successive modifiche per effettuare una prima classificazione delle acque interne. In particolare sono stati scelti:

?? l’Indice Biotico Esteso (IBE). È una misura degli indici biologici e come tutti gli indici biologici mostra il grado del danno ecologico. Valuta la comunità degli invertebrati bentonici (che vivono almeno una parte del loro ciclo biologico a contatto con substrati di un corso d’acqua). Questo indice consente di avere una immagine complessiva della situazione ecologica di un corso d’acqua, anche in relazione ad eventi inquinanti avvenuti in passato. I valori dell’indice I.B.E. sono rappresentabili in 5 classi di qualità riportate in tabella 1.2.1.1.3 ed in altrettanti giudizi di qualità riportati nella tabella medesima;

?? il Livello di Inquinamento da Macrodescrittori (LIM), che è un indice sintetico di inquinamento introdotto dal DLgs 152/99, e mette in relazione nutrienti, sostanze organiche biodegradabili, ciclo dell’Ossigeno e inquinamento microbiologico ed è rappresentabile secondo una scala di qualità decrescente dal primo livello al quinto.

?? lo Stato Ecologico dei Corsi d’Acqua (SECA). Per elaborare questo indice sintetico sono necessari i parametri “macrodescrittori” (Ossigeno disciolto, BOD5, COD, Azoto

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ammoniacale, azoto nitrico, fosforo totale, ed Escherichia coli) e i valori dell’indice Biotico Esteso (IBE). Si riconoscono 5 classi di qualità ecologica: 1, la più buona, 5 la peggiore.

Tabella 1.2.1.1.3 - Criteri di conversione dei valori di IBE in Classi di Qualità CLASSI DI QUALITA’ VALORI DI I.B.E. GIUDIZIO DI QUALITA’

Classe I 10-14 Ambiente non inquinato o comunque non alterato in modo sensibile

Classe II 8-9 Ambiente con moderati sintomi di inquinamento o di alterazione

Classe III 6-7 Ambiente inquinato o comunque alterato

Classe IV 4-5 Ambiente molto inquinato o molto alterato

Classe V 1,2,3 Ambiente fortemente inquinato o fortemente alterato

La tabella 1.2.1.1.4 mostra i vari livelli dell’Indice LIM relativi ad un punteggio risultante dalla somma dei diversi livelli ottenuti dai parametri chimico-fisici e microbiologici (D.Lgs.152/99).

Tabella 1.2.1.1.4 - Valori del livello di inquinamento dai macrodescrittori (LIM)

Livello 1 Livello 2 Livello 3 Livello 4 Livello 5 Somma dei livelli ottenuti dai

diversi parametri chimico-fisici e microbiologici

480-560 240-475 120-235 60-115 < 60

I dati riferiti ai macrodescrittori non sono, in genere, immediatamente utilizzabili per il calcolo del L.I.M., per il numero spesso insufficiente sia dei parametri analizzati che dei campioni raccolti annualmente. Per tentare, comunque, una prima stima di questo indicatore, sono stati utilizzati solo le indagini che presentavano:

- 7 o al massimo 6 macrodescrittori, indipendentemente dal tipo mancante;

- almeno 9 (su 12) repliche mensili per calcolare il 75° percentile;

- tra 9 e 4 repliche mensili, calcolando la media e non il 75° percentile

PALERMO

Nella provincia di Palermo il monitoraggio dei corpi idrici viene effettuato a tutt’oggi ancora ai sensi del DPR 515/82 (acque destinate alla potabilizzazione) dal DAP. I corpi idrici interessati sono 5 fiumi (Eleuterio, Imera, Jato, Oreto e Salso) e 5 invasi artificiali (Malvello, Scanzano, Poma-Jato, Piana, Garcia) ognuno dei quali presenta un singolo punto di campionamento, ad eccezione dei fiumi Eleuterio, Imera e Jato che ne presentano 2.

Ricordando che, secondo la normativa, tutti i corpi idrici destinati alla potabilizzazione appartenenti alla categoria A1 necessitano di trattamento fisico semplice e disinfezione, quelli della categoria A2 richiedono un trattamento fisico e chimico normale e disinfezione e per quelli invece ricadenti nella categoria A3 è necessario un trattamento fisico e chimico spinto, affinazione e disinfezione, nessuno dei suddetti corpi idrici rientra attualmente nella categoria A1, l’85 % rientra nella categoria A2 e la restante percentuale nella A3, ad eccezione del Fiume Oreto.

Purtroppo i dati disponibili riguardanti i parametri chimico-fisici previsti dal DPR 515/82 per la provincia di Palermo, sono scarsi e ciò comporta l’impossibilità della loro elaborazione, al fine di individuare una evoluzione sia temporale che spaziale. È stato possibile, comunque, costruire

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la tabella 1.2.1.1.5 ed il relativo grafico (figura 1.2.1.1.2), che mostra il numero di campioni per categoria che risultano regolari o meno alle analisi. I dati si riferiscono all’anno 2001.

Tabella 1.2.1.1.5: Numero di campioni e valori percentuali per categoria di potabilizzazione risultati secondo le analisi regolari e non.

N° % Campioni regolari per classe A1 0 0 Campioni regolari per classe A2 53 81,54 Campioni regolari per classe A3 8 12,31

Campioni non regolari 4 6,15 Totale di campioni analizzati 65

Fonte: DAP di Palermo, 2001

Figura 1.2.1.1.2

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

Val

ori

per

cen

tual

i

Campioni regolariper classe A1

Campioni regolariper classe A2

Campioni regolariper classe A3

Campioni nonregolari

Valori Percentuali di campioni regolari e non secondo il D.P.R. 515/82 per classe di potabilità

Fonte: DAP di Palermo, 2001

Per ciò che riguarda i parametri microbiologici è possibile osservare lo stato dell’arte attraverso la tabella I.2.1.1.5 riportata in allegato.

CATANIA

Nella Provincia di Catania il controllo delle acque interne viene effettuato grazie all’attività del Dipartimento ARPA Provinciale: la tabella qui di seguito mostra l’attività di monitoraggio negli ultimi 5 anni.

Tabella 1.2.1.1.6 - Attività di monitoraggio del DAP nella provincia di Catania 1997 1998 1999 2000 2001 totale

N° di sopralluoghi secondo il D.Lgs 152/99

Nessun monitoraggio

Nessun monitoraggio

Nessun monitoraggio 47 58 105

N° di campioni analizzati Nessun monitoraggio

Nessun monitoraggio

Nessun monitoraggio 38 55 93

Fonte: DAP Catania, 1997-2001

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Come si può notare, il controllo delle acque superficiali è stato attivato nell’anno 2000. A tutt’oggi i corpi idrici monitorati sono il Fiume Simeto, il Fiume Alcantara e il Torrente Saracena sui quali vengono analizzati l’indice IBE, i parametri fisici, i macrodescrittori, ed in più l’N totale, nitroso, organico, l’ortofosfato ed ancora i Silicati, Sodio, Potassio, Calcio, Magnesio, Cloruri e Solfati.

Nella tabella 1.2.1.1.7.sono riportati i valori degli indici IBE, con relativa classe di qualità, LIM e SECA dei fiumi nella provincia di Catania per gli anni 2001-2002.

Tabella 1.2.1.1.7 - Valutazione degli indici IBE, LIM e SECA nella provincia di Catania durante il monitoraggio (anni 2001-2002)

Corso d'acqua Stazione Valori di IBE IBE: classe di qualità LIM SECA

Ponte Passo Martino 4/5 IV Livello 3 Classe IV Località Passopaglia 6/7 III Livello 3 Classe III Ponte di Pietralunga 5 IV Livello 3 Classe IV

Grottabadia 5/4 IV / / Passofico 4 IV / / Ritornella 2 V / /

Masseria Facchini 2/3 V / /

Cutò* 10 I / /

Ponte Bolo* 9 II / /

Ponte dei Saraceni* 8 II / /

Ponte Giarretta* 5 IV / /

Fiume Simeto (CT)

Ponte Impero* 3 V / / Randazzo 9 II Livello 2 Classe II Fiume Alcantara

(CT) S. Marco 5 IV Livello 3 Classe IV Torrente

Saracena (CT) Torrente Saracena 9 II / /

Fonte: Elaborazione Task Force Ambiente su dati del DAP di Catania e del Ministero dell’Ambiente (*), 2001-2002

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MESSINA

Le acque interne nella provincia di Messina sono monitorate a partire dal 2001 dal Dipartimento ARPA Provinciale e dalla Provincia Regionale. I parametri analizzati oltre quelli fisici, sono i classici macrodescrittori ed in più gli ioni Calcio, Magnesio, Cloruri, Solfati e Silicati. Nell’attività di monitoraggio rientrano i fiumi Alcantara e Simeto e i laghi Trearie, Biviere di Cesarò, Porto Vecchio, Mergolo della Tonnara, Marinello, Verde, Ganzirri e Faro. La provincia Regionale di Messina analizza, oltre ai più classici parametri chimico-fisici di base, anche l’indice IBE sul F. Alcantara, sui Torrenti Fiumedinisi, Rosmarino, Patrì, Timeto, Inganno e la fiumara Zappulla.

Qui di si seguito si riportano i valori degli indici LIM e IBE per i corsi d’acqua sopra citati. Tabella 1.2.1.1.8 - Valori del Livello di Inquinamento dai Macrodescrittori (LIM)

Corso d'acqua Stazione LIM: livello

Somma dei livelli ottenuti dai

diversi parametri chimico-fisici e microbiologici

F. Alcantara Sito 1 - Mojo Alcantara ** ** Sito 2 - Motta Camastra 2 420

Torr. Fiumedinisi

Sito 1 - Parte alta bacino - Fiumara della Santissima 2 440

Sito 2 - A Valle del Comune di Fiumedinisi 2 270 Torr. Inganno

Sito 1 - A Monte del Comune di S. Fratello 2 420 Sito 1 - A Valle del Comune di S. Fratello 2 340

Fiumara Zappulla

Sito 1 - Torrente Tortorici 2 280 Sito 2 - Fiumara di Longi 2 400 Sito 3 - Asta Principale * *

Torr Rosmarino

Sito 1 - A monte dell'abitato di Alcara Li Fusi, Torrente Scavioli 2 440

Sito 2 - A valle dell'abitato di Alcara Li Fusi 2 250

Torr. Patrì

Sito 1 - A valle dell'abitato di Fondachelli Fantina 2 460

Torr. Timeto Sito 1-A monte dell'abitato di S. Piero Patti 1 520 Sito 2 - A valle dell'abitato di Librizzi * *

* non è stato possibile effettuare alcuna elaborazione per insufficienza dei campionamenti ** campionamenti non effettuati per alveo in secca Fonte: Elaborazione Task Force Ambiente sui dati della Provincia Regionale di Messina, 2001

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Tabella 1.2.1.1.9 - Valori dell’indice IBE e relative classi di qualità (CQ) per i corsi d’acqua della provincia di Messina

CORSO D'ACQUA STAZ. MONITORAGGIO 2001

PRIMAVERA ESTATE AUTUNNO INVERNO

Valore IBE CQ Valore

IBE CQ Valore IBE CQ Valore

IBE CQ

F. Alcantara Sito 1 - Mojo Alcantara

8 II Non effettuabile /// Non

effettuabile ///

Sito 2 - Motta Camastra 7 III 8/9 II 8 II

Torr. Fiumedinisi Sito 1 - Parte alta Bacino - Fiumara della Santissima

8 II Non effettuabile /// 7 III

Sito 2 – a valle del Comune di Fiumedinisi

7/8 III 7 III Non effettuabile ///

Torr. Inganno Sito 1 - A Monte del Comune di S. Fratello

9 II 9 II Non effettuabile ///

Sito 1 - A Valle del Comune di S. Fratello

9 II 9/8 II Non effettuabile ///

Fiumara Zappulla Sito 1 - Torrente Tortorici

Non determinato /// 8/7 II 7 III

Sito 2 - Fiumara di Longi

Non determinato /// 10 I 9 II

Sito 3 - Asta principale

Non determinato /// 10 I Non

effettuabile /// ///

Torr Rosmarino Sito 1 - A monte dell'abitato di Alcara Li Fusi, Torrente Scavioli

Non effettuabile /// Non

effettuabile /// 9/8 II

Sito 2 - A valle dell'abitato di Alcara Li Fusi

Non determinato /// 7/6 III 9 II

Torr. Patrì Sito 1 - A valle dell'abitato di Fondachelli Fantina

Non effettuabile /// Non

effettuabile /// Non effettuabile ///

Torr. Timeto Sito 1-A monte dell'abitato di S. Piero Patti

Non determinato /// 9/8 II 8/9 II

Sito 2 - A valle dell'abitato di Librizzi

Non determinato /// Non

effettuabile /// Non effettuabile ///

Fonte: Provincia Regionale di Messina, 2001

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Dai dati sopra esposti si può notare che il 34% circa dei campioni indicano l’appartenenza alla II classe di Qualità, il 12,3% alla III ed il 5% circa alla I classe. Dalla tabella emerge anche che una buona percentuale dei campionamenti (circa il 48,7%) non era effettuabile per svariati motivi.

In allegato sono mostrati alcuni dei parametri analizzati dal DAP di Messina nel periodo luglio-ottobre 2001 (tabella I.2.1.1.6) e i grafici relativi ai nutrienti (N ammoniacale, nitroso, nitrico e Fosforo totale) (figure I.2.1.1.7-10) sui corpi idrici più significativi della provincia, ossia il Fiume Alcantara, i Laghi Trearie, Biviere di Cesarò, Porto Vecchio, Mergolo della Tonnara, Marinello, Ganzirri e Faro) secondo il D.Lgs 152/99.

SIRACUSA

Anche per la provincia di Siracusa, seppure non per tutti i corpi idrici, è stato possibile costruire l’indice LIM avendo a disposizione tutti i 7 macrodescrittori necessari, tenendo comunque presente che il monitoraggio delle acque superficiali viene svolto dal DAP soltanto dall’anno 2000 sul fiume Manghisi-Cassibile, mentre nell'anno 2001 è stato avviato quello dei fiumi Anapo, Tellaro, S. Leonardo e Ciane.

Tabella 1.2.1.1.10 - Valori dell’indice LIM nella provincia di Siracusa

CORSO D'ACQUA ANNO STAZIONE LIM: LIVELLO

SOMMA DEI LIVELLI OTTENUTI DAI

DIVERSI PARAMETRI CHIMICO-FISICI E MICROBIOLOGICI

Staz 1 * * Fiume Manghisi - Cassibile 2000

Staz 2 * * Staz 1 2 290 Staz 2 2 370 F. Anapo 2001 Staz 3 2 235 Staz 1 * * Staz 2- Castelluccio * * F Tellaro 2001 Staz 3 3 160 Staz. 1 - Foce 3 180 F. S. Leonardo 2001 Staz.2 - Ponte rotto * * Staz 1 * * Staz 2 * * F. Ciane 2001 Staz 3 * *

* il calcolo non è effettuabile per insufficienza di campionamenti o di parametri analizzati Fonte: Elaborazione Task Force Ambiente su dati del DAP di Siracusa

L’attività di monitoraggio si è sviluppata attraverso le seguenti fasi: 1) sopralluoghi conoscitivi per stabilire le stazioni di campionamento; 2) prelievi di campioni d'acqua; 3) analisi chimiche dei campioni; 4) analisi batteriologiche e biologiche dei campioni d'acqua; 5) mappaggio biologico di qualità.

Per il fiume Ciane nell'anno 1995, è stato effettuato, a cura del personale della Provincia Regionale, il biomonitoraggio di alcune piante di papiro, per verificarne la crescita.

I risultati ottenuti per il fiume Ciane dimostrano che in questo corpo idrico non esistono rilevanti cause inquinanti che possano inficiarne la qualità dal punto di vista chimico e batteriologi-co.

Il mappaggio biologico di qualità consiste nell'applicazione dell’I.B.E. tramite l'analisi delle comunità di macroinvertebrati bentonici (larve d'insetti) presenti nel corso d'acqua, in base alla cui

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struttura è possibile desumere lo stato di salute del fiume. Così facendo si è potuto accertare che il fiume Ciane, nella zona che va dalle sorgenti fino a 420 metri dal ponte sul Ciane della Strada Regionale 1, risulta in II classe di qualità, alla quale corrisponde un giudizio di “ambiente poco alterato” (visualizzato in cartina dal colore verde) dopo di che vi è una zona intermedia compresa tra la II e la III classe di qualità (zona tratteggiata in verde-giallo) per passare nel tratto finale in III classe di qualità, cui corrisponde un giudizio di “ambiente alterato” (visualizzato in cartina dal colore giallo).

Relativamente al biomonitoraggio delle piante di papiro questo ha permesso di verificarne il buono stato di salute, in quanto sono stati ottenuti accrescimenti soddisfacenti sia del caule, sia dell’ombrella.

Il monitoraggio effettuato ha dato il giudizio di stato ecologico “buono” per il fiume Ciane, per tutti i parametri esaminati.

Anche per il fiume Manghisi i risultati delle analisi chimiche e batteriologiche, effettuate nelle 3 stazioni di campionamento nell’anno 2000 hanno permesso di caratterizzare l'ambiente fluviale come stato ecologico “buono”.

Il mappaggio biologico di qualità ha individuato una I classe di qualità, corrispondente ad un “ambiente non alterato”.

Figura 1.2.1.1.3: Classi IBE sul fiume Ciane

Fonte: DAP Siracusa, 2001

I Ambiente non inquinato

II Ambiente poco inquinato

III Ambiente inquinato

IV Ambiente molto inquinato

Condizioni intermedie

V Ambiente fortemente inquinato

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RAGUSA

I valori dell’Indice LIM per le acque superficiali della Provincia di Ragusa, sono descritti nella sottostante tabella (Tab. 1.2.1.1.11). I corsi d’acqua controllati risultano i seguenti:

Tabella 1.2.1.1.11 - Valori dell’indice LIM nella provincia di Ragusa

Corso d'acqua Periodo del monitoraggio Stazione LIM:

livello

Somma dei livelli ottenuti dai diversi

parametri chimico-fisici e microbiologici

Foce 3 215 Irminio Lug-Dic 2001

Stazione ferroviaria 2 310

Ippari "" Foce 3 200

Fonte: Elaborazione Task Force Ambiente sui dati del DAP di Ragusa

Dal 1997 sui Fiumi Irminio, Ippari e Dirillo (a carattere torrentizio) sono stati eseguiti i seguenti controlli:

Tabella 1.2.1.1.12 - Attività di controllo del DAP di Ragusa sui fiumi Irminio, Ippari e Dirillo

Anno Parametri Microbiologici Test di tossicità IBE Totale

1997 no no no no 1998 si no no 72 1999 si si no 72 2000 si si no 15 2001 si si si (4 indagini) 41

Fonte: DAP di Ragusa, 2001

CALTANISSETTA

Il monitoraggio dei corpi idrici della provincia di Caltanissetta è stato avviato nel luglio del 2001. Gli ultimi dati raccolti appartengono al marzo del 2002 e riguardano il F. Gela, il L. Biviere, le dighe Cimia, Comunelli e Disueri. I dati comprendono parametri quali: pH, trasparenza, temperatura, Conducibilità, Ossigeno disciolto, Alcalinità, Azoto totale, Azoto ammoniacale, Azoto Nitroso, Azoto nitrico, Ortofosfati, Fosforo totale, Clorofilla "a", Silicati, Sodio, Potassio, Calcio, Magnesio, Cloruri e Solfati. In allegato (Figure I.2.1.1.11-14b) sono riportati i grafici che mostrano i valori delle concentrazioni di nutrienti (Azoto totale, Ammoniacale, Nitroso e Nitrico, Fosforo totale) e clorofilla “a” rispetto ai punti di prelievo, nonché alla loro variazione nel tempo. Dai grafici, inoltre, risulta immediatamente evidente l’elevato grado di eutrofizzazione del F. Gela rispetto agli altri corpi idrici rappresentati.

TRAPANI

Nella Provincia di Trapani per le acque superficiali di dighe e laghi vengono eseguiti controlli occasionali solo nei casi di eventuali problemi dovuti ad inquinamento. I controlli sulle acque superficiali di fiume sono anch’essi occasionali e mirati a valutare l’impatto ambientale proveniente dallo sversamento di scarichi di impianti di depurazione comunali o di scarichi non autorizzati. Di seguito si riporta il grafico che mostra l’attività di controllo sulle acque superficiali e potabili costruito sulla base dei dati forniti dal DAP.

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Figura 1.2.1.1.4: Percentuali di campioni analizzati presso il DAP di Trapani dal 1997 al 2001

Percentuali di campioni di acque analizzati presso il DAP di Trapani nel periodo 1997/2001

0,00 10,00 20,00 30,00 40,00 50,00 60,00 70,00 80,00 90,00 100,00

A. potabili

A. superf iciali

A. potabili

A. superf iciali

A. potabili

A. superf iciali

A. potabili

A. superf iciali

A. potabili

A. superf iciali

1997

1998

1999

2000

2001

Percentuali

Campioni nonconformi alegge

Campioniconformi alegge

Fonte: DAP di Trapani, 2001

In allegato (Figure I.2.1.1.15-17c) sono presenti i grafici per i nutrienti nel Fiume Freddo e Belice analizzati nel periodo maggio-luglio 2001 e nello Stagnone di Marsala le cui analisi si riferiscono al luglio e ottobre del 2001.

Enna

I dati delle acque superficiali disponibili, per questa provincia, sono a tutt’oggi ancora scarsi, è, comunque in corso un adeguamento della strumentazione e del personale del Dipartimento ARPA Provinciale. Nell’anno 2001 sono stati effettuati solo sporadici controlli sui Fiumi Salso, Cerami, Imera Meridionale e sugli invasi artificiali Morello, Nicoletti, Pozzillo, Ancipa, Ogliastro, Olivo (2 prelievi) e Sciaguana (2 prelievi). Il allegato (Figure I.2.1.1.18-20) si riportano i grafici relativi ai Nitrati, Ammoniaca e COD, scelti fra tutti i parametri di base indicati nel D.Lgs.152/99, tenendo presente, però, ancora una volta, che i dati si riferiscono a campionamenti sporadici.

1.2.1.2. QUALITÀ DELLE ACQUE SOTTERRANEE E POTABILI

Una preziosa Fonte di informazione sulla qualità della risorsa è rappresentata dal

monitoraggio delle acque superficiali a specifica destinazione. In particolare le acque destinate alla potabilizzazione forniscono dati utili per la qualità delle acque sotterranee, che coprono l’85% dei volumi prelevati a tale scopo.

La qualità delle acque destinate al consumo umano è regolamentata da una legge, il D.P.R. (Decreto del Presidente della Repubblica) 24 maggio 1988, n. 236, che fissa dei requisiti di qualità stabilendo il V.G. (Valore Guida) che costituisce l’obiettivo al cui raggiungimento l’attività amministrativa deve tendere, e la C.M.A. (Concentrazione Massima Ammissibile), valore che non può essere superato, per determinate classi di parametri. In altre parole, le acque distribuite con reti

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pubbliche per poter essere destinate al consumo umano devono possedere determinati requisiti orga-nolettici, fisici, chimici, chimico-fisici e microbiologici individuati dai parametri che seguono:

?? organolettici: colore odore, sapore

?? chimico-fisici (in relazione con le caratteristiche naturali delle acque): temperatura, cloruri, calcio, magnesio, sodio, potassio, durezza totale;

?? sostanze indesiderabili (causa di inconvenienti qualora si superino i limiti): nitrati, nitriti, ammoniaca, idrocarburi, fenoli, ferro, manganese, cobalto, rame;

?? sostanze tossiche (causa di inconvenienti gravi nel caso di superamento dei limiti): arsenico, cadmio, cromo, mercurio, piombo, antiparassitari;

?? parametri microbiologici: coliformi totali, coliformi fecali, streptococchi fecali, spore di clostridi solfitoriduttori, colonie su agar.

La pubblicazione del D.Lgs. 2 Febbraio 2001 n°31, recante “Attuazione della direttiva 981831CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano”, ha dato l'avvio all’ennesima “rivoluzione” normativa che prevede, nel giro di pochi anni, la progressiva integrazione del D.P.R. 236/88, fino alla completa sostituzione. È comunque opportuno segnalare che la gestione delle acque destinate al consumo umano rientra ampiamente all'interno della cosiddetta legge “Galli”, nuovo indirizzo normativo che ha per obiettivo la gestione integrata delle risorse idriche, dal prelievo fino alla depurazione finale.

Come già sottolineato nel paragrafo precedente il D.Lgs. 152/99 all’art.7 definisce la classificazione delle acque dolci superficiali destinate alla produzione di acqua potabile in tre categorie, A1 (trattamenti fisico semplice e disinfezione), A2 (trattamento chimico e fisico normale e disinfezione), A3 (trattamento fisico e chimico spinto, affinazione e disinfezione) secondo le caratteristiche fisiche, chimiche e microbiologiche elencate nell’allegato 2, tabella 1/A della Legge.

E’ previsto, inoltre, un impiego per uso potabile di quei corpi idrici che pur qualitativamente inferiori ai valori imperativi della categoria A3, rappresentano l’unica Fonte di approvvigionamento idro-potabile.

Dai dati del Ministero della Salute (VII schema di questionario relativo alla Direttiva 80/778/CEE, Ministero della Salute, 2000) si evince che, in Sicilia, per i comuni al di sopra dei 5.000 abitanti, i punti di captazione da corpi idrici sono 15. Nessuno è classificato come A1, 10 sono classificati come A2 e 5 come A3

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Tabella 1.2.1.2.1 - Numero di punti di captazione di acque dolci destinate alla produzione di acqua potabile distinti per tipologia di trattamento in comuni siciliani con più di 5.000 abitanti (1999).

A1 A2 A3 Totale Corpi idrici soggetti a miglioramento

Programmi d’azione (progetti presentati)

0 10 5 15 4 6 Fonte: Ministero della Salute 2000

In tabella 1.2.1.2.1 è rappresentata la suddivisione del numero dei punti di captazione per categoria delle acque dolci superficiali destinate alla produzione di acqua potabile, i corpi idrici soggetti a miglioramento e il numero dei progetti presentati per il miglioramento.

Percentualmente la tipologia di classe A2, che prevede un trattamento fisico e chimico normale seguito da disinfezione, risulta prevalente.

I programmi d’azione per il miglioramento della qualità delle acque dolci superficiali destinate ad uso potabile, presentati dalle Regioni, e previsti dalla Direttiva 75/440/CEE all’art. 4 comma 2, riguardano 6 corpi idrici su 15.

Come per la precedente anche per questa sezione verrà analizzata la situazione per singola provincia, laddove, ovviamente, i dati siano disponibili.

PALERMO

In aggiunta a quanto detto nel paragrafo dedicato alla qualità delle acque superficiali della provincia di Palermo si riporta in allegato la tabella I.2.1.1.5 contenente le percentuali dei parametri microbiologici relative alla classificazione anzidetta nei campioni analizzati nei controlli del periodo 1997-2001.

CATANIA

Qui di seguito sono riportati i dati disponibili acquisiti nel corso del periodo 1997-2001 per le acque della provincia di Catania adibite al consumo umano nonché alla loro qualità per i parametri: Coliformi totali, Coliformi fecali, Streptococchi fecali, Carica batterica a 36°C, Carica batterica a 22°C, Clostridi solfito-riduttori, Pseudomonas aerofila.

Tabella 1.2.1.2.2 - Riepilogo dei dati disponibili acquisiti nel corso degli anni 1997-2001 relativamente alle acque adibite al consumo umano (potabile). Anno N° di impianti di potabilizzazione delle

acque controllati N° punti di captazione pubblici e

privati controllati N° totale di campioni

analizzati 1997 5 38 60 1998 4 49 88 1999 4 49 88 2000 6 55 89 2001 3 49 88 Fonte: DAP di Catania

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Tabella 1.2.1.2.3 - Riepilogo dei dati disponibili acquisiti nel corso degli anni 1997-2001 relativamente alla qualità delle acque adibite al consumo umano (potabile).

N°Campioni prelevati dai punti di captazione fuori norma per i seguenti parametri:

Anno

N° Campioni analizzati

Punti di captazione

N° totale di Parametri analizzati Colifor-

mi totali Colifor-mi fecali

Strepto-cocchi fecali

Carica batt. a 36°C

Carica batt. a 22°C

Clostridi solfito-

riduttori

Pseudomo-nas

aerofila 1997 60 38 221 21 11 5 10 1 0 4 1998 88 49 339 15 8 5 13 12 0 1 1999 94 55 700 12 8 3 12 12 1 2 2000 89 55 493 12 10 6 19 16 1 1 2001 138 73 593 23 11 4 17 9 3 3 Fonte: DAP di Catania, 2001

Per il giudizio di qualità dalle analisi dei campioni prelevati dai punti di captazione si rileva che la maggior parte di essi rientrano nei limiti microbiologici fissati dal DPR 236/88.

Per i campioni prelevati dai punti di controllo nelle reti di distribuzione la segnalazione di difformità dei parametri analitici dalla 236/88 ha portato in alcuni comuni alla ricerca delle cause e correzione di esse anche mediante riparazione delle condotte o miglioramento dei sistemi di potabilizzazione.

MESSINA

Qui di seguito si riportano i dati disponibili acquisiti nel corso degli anni 1992-2002 relativamente alle acque adibite al consumo umano (potabile), nella provincia di Messina, nonché la concentrazione di Nitrati rispetto alla percentuale delle fonti di approvvigionamento idrico.

Tabella 1.2.1.2.4 - Riepilogo dei dati disponibili acquisiti nel corso dell’anno 2001 relativamente alle acque adibite al consumo umano (potabile).

N° punti di captazione pubblici e privati controllati

N° punti di captazione pubblici e privati totale

410 520 Fonte: DAP Messina, 2002

Su un totale di 362 fonti di approvvigionamento idrico controllate negli ultimi dieci anni (anni 1992-2002), i dati relativi alla concentrazione di Nitrati sono stati i seguenti:

Tabella 1.2.1.2.5 - Concentrazione di nitrati rispetto al numero ed alla percentuale delle fonti di approvvigionamento idrico (anni 1992-2002)

Concentrazione di Nitrati compresa tra: N° di fonti: % di Fonti

0 e 10 mg/l 281 77,62

10 e 30 mg/l 52 14,36 30 e 50 mg/l 18 4,98

Oltre i 50 mg/l 11 3,04

Fonte: DAP Messina, 2002

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Figura 1.2.1.2.1 - Concentrazione di Nitrati rispetto alla percentuale delle fonti di approvvigionamento idrico della provincia di Messina (1992-2002)

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

Per

cen

tual

i di F

on

ti r

elat

ive

alla

co

nce

ntr

azio

ne

di N

itra

ti

Concentrazione di Nitrati

Concentrazioni di Nitrati nelle fonti di approvvigionamento idrico della Provincia di Messina

0 - 10 mg/l

10 - 30 mg/l

30 - 50 mg/l

Oltre i 50 mg/l

Fonte: Elaborazione Task Force Ambiente su dati del DAP di Messina, 2001

Le fonti di Approvvigionamento le cui concentrazioni di NO3 hanno superato nel corso degli anni 1992-2002 il valore di 50 mg/l sono stati:

Tabella 1.2.1.2.6 - Fonti di approvvigionamento idrico le cui concentrazioni di Nitrati hanno superato il valore di 50 mg/l

COMUNE NOME DELLA FONTE CONCENTRAZIONE DI NO3 in mg/l

Barcellona Pozzo di Gotto Pozzo Petraro n°3 70

Caronia Pozzo Piana-Tortorella 91

" " Pozzo Piana 59 Giardini Naxos Pozzo Pigno n°1 60

" " Pozzo Pigno n°2 60 " " Pozzo Porticato 55

Limina Sorgente Gebbia 62 S. Agata Militello Pozzo Papa 52

Milazzo Pozzo Raffineria n°23 74 " " Pozzo Raffineria n°17 64,4 " " Contura n°3 50,4

Fonte: DAP di Messina, 2001

SIRACUSA

L'approvvigionamento idrico della città di Siracusa avviene con prelievi da pozzi trivellati ubicati in tre località diverse:

?? Contrada “San Nicola”n. 13 pozzi

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?? Contrada “Dammusi” n. 4 pozzi

?? Contrada “Case bianche” n. 3 pozzi Le frazioni di Belvedere e Cassibile si approvvigionano in maniera autonoma:

?? Pozzo “Grottone” Belvedere

?? Pozzo (Trappeto Vecchio e Spinagallo) Cassibile

La quantità emunta dal sottosuolo su base annuale, secondo stime della SOGEAS, è di circa 18 milioni di metri cubi che vengono immessi alla distribuzione tramite cinque serbatoi, secondo lo schema riepilogativo mostrato in tabella 1.2.1.2.7.

Tabella 1.2.1.2.7 – Capacità dei serbatoi nella provincia di Siracusa Serbatoio Capacità (mc) Teracati 4.800

Bufalaro vecchio 2.400 Bufalaro nuovo 10.000

Cassibile 800 Belvedere 8

Fonte: DAP di Siracusa, 2001

La quantità d’acqua erogata a Siracusa e la disponibilità sono più che sufficienti, un po’ meno la qualità sia alle fonti di approvvigionamento, sia alla distribuzione. Tranne qualche eccezione le acque prelevate dal sottosuolo presentano un’eccessiva concentrazione di Sali (sotto forma di cloruri, sodio, calcio e magnesio) che rendono il gusto poco gradevole. Sul fronte dei parametri microbiologici, indicatori di forme di inquinamento, i valori sono generalmente nella norma.

Nella tabella sottostante sono mostrate le caratteristiche chimico-fisiche delle acque delle fonti di approvvigionamento idrico della provincia di Siracusa.

Tabella 1.2.1.2.8 – Caratteristiche chimico-fisiche delle acque delle fonti di approvvigionamento idrico della provincia di Siracusa

Acqua Residuo fisso Cloruri Sodio Durezza Calcio Magnesio Solfati Nitrati

Serbatoio Teracati 1716 523 228 53 129 51 57 26 Serbatoio Bufalaro Alto 1327 342 149 48 125 43 57 31

Serbatoio Bufalaro Basso 1487 465 174 52 128 49 61 28 Pozzo Grottone (Belvedere) 399 32 22 27 67 25 11 10

Pozzo Trappeto vecchio+Spinagallo (Cassibile) 460 38 24 28 96 16 36 37

Pozzo Reimann 1 (anno 1995) 459 68 28 30 84 23 14 18 Fonte: DAP di Siracusa, 2001

Nelle tabelle 1.2.1.2.9-10 sono riportati, invece, i dati riguardanti la concentrazione di Nitrati rispetto al numero di campioni analizzati nelle fonti di approvvigionamento idrico (anni 1997-2001). Inoltre sono mostrati il numero e la percentuale dei campioni analizzati la cui concentrazione di Nitrati è risultata superiore a 50 mg/l (anni 1997-2001) e la relativa rappresentazione grafica.

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Tabella 1.2.1.2.9 - Concentrazione di Nitrati rispetto al numero di campioni analizzati nelle fonti di approvvigionamento idrico della provincia di Siracusa (anni 1997-2001)

Anno concentrazione di nitrati compresa

tra:

N° di campioni analizzati:

N° totale di campioni analizzati

0 e 10 mg/l 101 10 e 30 mg/l 72 30 e 50 mg/l 14

1997

Oltre i 50 mg/l 7

194

0 e 10 mg/l 129 10 e 30 mg/l 90 30 e 50 mg/l 6

1998

Oltre i 50 mg/l 6

231

0 e 10 mg/l 119 10 e 30 mg/l 98 30 e 50 mg/l 13

1999

Oltre i 50 mg/l 1

231

0 e 10 mg/l 100 10 e 30 mg/l 93 30 e 50 mg/l 8

2000

Oltre i 50 mg/l 3

204

0 e 10 mg/l 106 10 e 30 mg/l 145 30 e 50 mg/l 7

2001

Oltre i 50 mg/l 1

259

Fonte: DAP Siracusa, 2001

Tabella 1.2.1.2.10 - Numero e percentuali di campioni analizzati delle fonti di approvvigionamento idrico della provincia di Siracusa la cui concentrazione di Nitrati è risultata superiore a 50 mg/l (anni 1997-2001)

Anno N° di campioni analizzati con concentrazioni di Nitrati > 50 mg/l:

% di campioni analizzati con concentrazioni di Nitrati > 50 mg/l:

1997 7 3,61 1998 6 2,60 1999 1 0,43 2000 3 1,47 2001 1 0,39

Fonte: DAP Siracusa, 2001

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Figura 1.2.1.2.2: Percentuali di campioni analizzati la cui concentrazione di Nitrati è risultata superiore a 50 mg/l (anni 1997-2001)

52,0

637

,11

7,22

3,61

55,8

438

,96

2,6

2,6

51,5

242

,42

5,63

0,43

49,0

2

45,5

93,

921,

47

40,9

3

55,9

82,

70,

39

0,00

10,00

20,00

30,00

40,00

50,00

60,00

Per

cen

tual

e d

i cam

pio

ni a

nal

izza

ti

1997 1998 1999 2000 2001

Concentrazioni di Nitrati nelle fonti di approvvigionamento idrico della provincia di Siracusa

Concentrazione di Nitrati: 0-10mg/l

Concentrazione di Nitrati: 10-30 mg/l

Concentrazione di Nitrati: 30-50 mg/l

Concentrazione di Nitrati: oltre i50 mg/l

Fonte: Elaborazione Task Force Ambiente su dati del DAP di Siracusa, 2002

In particolare le fonti di Approvvigionamento in cui le concentrazioni dei Nitrati hanno superato il valore di 50 mg/l sono stati:

Tabella 1.2.1.2.11 - Fonti di approvvigionamento idrico della provincia di Siracusa le cui concentrazioni di nitrati hanno superato il valore di 50 mg/l

Anno Comune Nome della Fonte Concentrazione di NO3 in mg/l

Pachino Sorgente Scala Arangio 66 Rosolini Pozzo Miceli 77

Noto Pozzo Nasi 82,4 Noto Pozzo Nasi 94

C/da Magrentino Pozzo Trivellato 99 Siracusa Pozzo Archimede 239

1997

Siracusa Pozzo Archimede 239 Siracusa Pozzo Spinagallo 51 Siracusa Pozzo Spinagallo 53 Siracusa Pozzo Spinagallo 53 Cassibile Pozzo Vasques 64 Siracusa Pozzo Spinagallo 72

1998

Noto Pozzo Nasi 73

1999 Sortino Pozzo Trivellato 80

Noto Pozzo Nasi 67 Siracusa Pozzo Spinagallo 68 2000

Noto Pozzo Nasi 86 2001 Melilli Pozzo N° 58 152

Fonte: DAP Siracusa, 2001

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ENNA

Su un totale di 23 fonti di approvvigionamento idrico controllate nel 2002 (fino al mese di giugno) in tutta la provincia di Enna, i dati relativi alla concentrazione di Nitrati sono stati i seguenti:

Tabella 1.2.1.2.12 - Concentrazione di Nitrati rispetto al numero ed alla percentuale delle fonti di approvvigionamento idrico (gennaio-giugno 2002)

Concentrazione di Nitrati compresa tra: N° di fonti: % di Fonti

0 e 10 mg/l 9 39,13

10 e 30 mg/l 9 39,13 30 e 50 mg/l 3 13,04

Oltre i 50 mg/l 2 8,7

Fonte: DAP Enna, 2002 Figura 1.2.1.2.3 - Concentrazione di Nitrati rispetto alla percentuale delle fonti di approvvigionamento idrico della provincia di Enna (2002)

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

Per

cen

tual

i di F

on

ti r

elat

ive

alla

co

nce

ntr

azio

ne

di N

itra

ti

Concentrazione di Nitrati

Concentrazioni di Nitrati nelle fonti di approvvigionamento idrico della Provincia di Enna

0 - 10 mg/l

10 - 30 mg/l

30 - 50 mg/l

Oltre i 50 mg/l

Fonte: Elaborazione Task Force Ambiente su dati del DAP di Enna

Le fonti di Approvvigionamento la cui concentrazione di Nitrati ha superato il valore di 50 mg/l sono stati:

Tabella 1.2.1.2.13 - Fonti di approvvigionamento idrico della provincia di Enna le cui concentrazioni di Nitrati hanno superato il valore di 50 mg/l

NOME DELLA FONTE CONCENTRAZIONE DI NO3 in mg/l

Sorgente: Campo sportivo 94,05

Pozzo Pantano 95,36 Fonte: DAP Enna, 2002

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1.2.2 EMISSIONI E SCARICHI NEI CORPI IDRICI

Le pressioni cui sono sottoposti i corpi idrici si presentano sotto due diverse forme: gli scarichi come fonti di inquinamento puntuali (scarichi da attività produttive, da pubbliche fognature o da impianti di depurazione), e le fonti diffuse (reflui di tipo zootecnico o derivanti da pratiche agricole).

Poter disporre di un adeguato sistema di catasto degli scarichi, che consentano una valutazione della quantificazione dei volumi e delle concentrazioni dei carichi inquinanti immessi nei corpi recettori, permetterà di migliorare il loro trattamento a beneficio della qualità dell’ambiente idrico.

In particolare i corpi ricettori degli scarichi degli impianti di depurazione della Sicilia sono costituiti per un terzo da torrenti, per un terzo da valloni e per il restante terzo da fiumi, mare e due laghi.

Un inventario di recente avviato dall’ANPA, esteso a tutte la province, potrà fornire informazioni circa gli aspetti strutturali e organizzativi, quelli geografico-amministrativi e quelli analitici sulla qualità delle emissioni.

La difficoltà di poter ottenere un quadro della situazione il più possibile completo ed esaustivo è sicuramente determinato dalla ritardata istituzione dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale. Il ruolo ed i compiti dell’Agenzia tramite il rilevamento delle strutture del Laboratoi Igiene e Profilassi consentiranno finalmente di mettere in rete l’intero sistema dei controlli adeguandolo per riparare alle nuove e più importanti esigenze di monitoraggio ambientale e superando l’attuale disarticolazione strutturale.

L’attuale disomogeneità nell’informazione di base non aiuta certo a disegnare oggi un immagine chiara sulla situazione degli scarichi e in generale delle infrastrutture fognarie e depurative in Sicilia.

Il quadro complessivo della realtà siciliana, non esaustivo di tutte le realtà territoriali, è comunque significativo in quanto riguarda il 55 % delle province. Il totale degli scarichi censiti ammonta a 692: di questi quasi i due terzi sono rappresentati da scarichi di origine civile e un terzo da scarichi di origine industriale. Una suddivisione degli scarichi censiti per bacino idrografico permetterà di vedere la potenzialità degli effetti negativi che codesti scarichi provocano nei corpi ricettori quali valloni, torrenti, fiumi che costituiscono la rete di corpi idrici dei diversi bacini idrografici individuati (Tabelle I.2.2.1 e I.2.2.2 in allegato).

Le informazioni che continuamente pervengono alla struttura centrale dell’Agenzia dai Dipartimenti Provinciali (ex LIP) hanno sicuramente arricchito questo patrimonio di informazioni. Un’ulteriore attività di ricognizione è stata recentemente avviata dall’ARPA Sicilia attraverso le richieste fatte pervenire alle Capitanerie di Porto di Augusta, Catania, Messina, Mazara, Palermo, Porto Empedocle, Siracusa, Trapani e alle CPTA (Commissioni Provinciali per la Tutela dell’Ambiente) delle nove province siciliane. In particolare con questa attività si sono ricercate tutte le informazioni riguardanti i pareri rilasciati ai Comuni per l’autorizzazione allo scarico delle acque reflue provenienti dalle attività agro-alimentare che si immettono in acque superficiali con un numero d’abitanti equivalenti (a.e..) > 4000 .

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

40

1.2.3 IL SETTORE FOGNARIO

Nonostante l’Agenzia ha già da più di un anno avviato la ricognizione dei dati concernenti tutte le tematiche ambientali e in particolare quelle riferibili alla gestione degli scarichi idrici (caratteristiche quali-quantitativi dei reflui convogliati attraverso sistemi di fognatura, dei reflui in entrata e in uscita agli impianti di depurazione e dei reflui riutilizzati per scopi irrigui, industriali o civili), per disegnare lo stato di fatto della realtà siciliana sulle infrastrutture fognario-depurative, che consente di effettuare la valutazione ex-ante al 1999 del POR Sicilia 2000-2006 nel presente documento ci si é esclusivamente riferiti ai dati del Progetto obiettivo 1999 – "Raccolta ed elaborazione dati sui sistemi depurativi e fognari dei Comuni della Sicilia finalizzati alla programmazione dei fondi comunitari 2000-2006 ed alla definizione della valutazione ambientale strategica e alla relazione sullo stato dell’ambiente della Regione", dell’Assessorato Territorio Ambiente della Regione Sicilia del 1999 (SI.DE.R.S.).

Alla data odierna si è in possesso di n. 282 schede pervenute da parte di altrettanti Comuni e 1 Consorzio ASI, su un totale di 392 Comuni, corrispondenti al 72% del totale.

Le suddette schede sono relative ad una popolazione residente complessiva di 3.227.153 abitanti su un totale di 5.100.000 circa, corrispondente al 63% della popolazione dell’Isola. La popolazione non servita dalla rete fognante è risultata di 792.841 abitanti, mentre quella servita è risultata di 2.553.056 abitanti. Per i 282 Comuni oggetto del campione in esame, risultano ancora da realizzare: Km 2009 di fognatura nera e Km 1347 di fognatura mista (vedi Fig. 1.2.3.2)3.

Nella Fig. 1.2.3.1 vengono riportati i dati relativi alla rete fognaria realizzata.

FIG. 1.2.3.1 – Rete fognaria realizzata

-

500

1.000

1.500

2.000

2.500

3.000

3.500

4.000

4.500

5.000

AG CL CT EN ME PA RG SR TP Regione

Prov ince e Reg ione

Nera

Mist a

Fonte: Elaborazioni dati del Progetto Obiettivo 1999 - Assessorato Regionale Territorio Ambiente della Regione Sicilia, 1999

3 I sistemi di drenaggio urbano sono usualmente classificati in sistemi unitari (fognatura MISTA) e sistemi separati (fognatura NERA).

Nei primi i collettori convogliano sia le acque reflue, sia le acque meteoriche. Nei sistemi separati, invece, le acque reflue sono convogliate in collettori distinti da quelli destinati alle acque meteoriche. E’ evidente che l’uso delle reti fognarie unitarie causerà disfunzionamenti degli impianti di depurazione dovuti a un sovraccarico idraulico, allorché la costruzione di sistemi separati rappresenta un tipo di finanziamento più importante.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

41

FIG. 1.2.3.2 – Rete fognaria da realizzare

-

500

1.000

1.500

2.000

2.500

AG CL CT EN ME PA RG SR TP Regione

P r ovi nce e Regi one

Ner a

Mista

Fonte: Elaborazioni dati del Progetto Obiettivo 1999 - Assessorato Regionale Territorio Ambiente della Regione Sicilia, 1999

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

42

1.2.4 LA DEPURAZIONE

I dati riportati nel presente paragrafo si riferiscono al campione di n. 282 Comuni di cui si dispone delle schede ricognitive (popolazione complessiva 3.227.153). Meno della metà della popolazione siciliana campionata è servita da un impianto di depurazione; il resto non è ancora servito. Questa situazione si ripete a livello provinciale eccetto pochi casi (Messina, Ragusa e Trapani). FIG. 1.2.4.1 - Abitanti equivalenti (ae) serviti e non allacciati

-

200.000

400.000

600.000

800.000

1.000.000

1.200.000

1.400.000

1.600.000

1.800.000

2.000.000

AG CL CT EN ME PA RG SR TP Regione

P r ovi nce e Regi one

AE in atto ser viti

AE non al lacciati

Fonte: Elaborazioni dati del Progetto Obiettivo 1999 - Assessorato Regionale Territorio Ambiente della Regione Sicilia, 1999

Per quanto riguarda gli impianti di depurazione la popolazione non ancora servita risulta pari a 1.465.949 abitanti, mentre quella già servita è pari a 1.858.042. Il n. degli impianti di depurazione da realizzare è di 112 e 37 sono quelli in corso di realizzazione. Tabella 1.2.4.2 - Impianti di depurazione previsti, esistenti, in corso di realizzazione, da realizzare

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

43

-

50

100

150

200

250

300

350

400

450

AG CL CT EN ME PA RG SR TP Regione

P r ov ince e Reg ione

Previsti dal PARF

Esistent i

In corso di realizzazione

Da realizzare

Fonte: Elaborazioni dati del Progetto Obiettivo 1999 - Assessorato Regionale Territorio Ambiente della Regione Sicilia, 1999

Nella Fig. 1.2.4.2 è riportata la situazione complessiva degli impianti di depurazione previsti dal Piano di Risanamento delle Acque (allegato alla L.R. 27/86): dei 400 impianti previsti dal piano circa 150 sono in corso di realizzazione o da realizzare.

La valutazione di alcune significative esperienze regionali indica come gli interventi sulla depurazione, pur necessari a contenere gli impatti negativi specie per alcune categorie di inquinanti chimici e microbiologici, non garantiscono adeguatamente la qualità ecologica complessiva dei corpi idrici.

Tuttavia, la disponibilità di un efficiente sistema integrato di collettamento e depurazione resta uno strumento essenziale per la tutela delle risorse e la pianificazione degli interventi, per conseguire gli obiettivi delle politiche ambientali.

Il recepimento della Direttiva 91/271/CEE sulle acque reflue urbane, avvenuto contestualmente all’emanazione del DLgs 152/99 sulla tutela delle acque, fornisce l’opportunità di completare ed ottimizzare il sistema di collettamento e depurazione di reflui urbani. Per ottemperare agli obblighi comunitari sono richiesti interventi urgenti e scadenzati con termini temporali precisi.

Gli scarichi provenienti da agglomerati con oltre 15.000 abitanti equivalenti dovranno essere sottoposti, entro il 2000, ad un trattamento secondario o equivalente. Entro il 2005 gli scarichi provenienti da agglomerati tra 10.000 e 15.000 e quelli tra 2.000 e 10.000, che recapitano in acque dolci e di transizione, dovranno essere analogamente trattati. Sono inoltre definiti precisi obiettivi di abbattimento che, nelle zone sensibili, per la tutela delle risorse destinate alla produzione di acqua potabile, richiedono l’abbattimento dell’80% per il fosforo totale e del 70-80 % per l’azoto totale.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

44

Fig. 1.2.4.3 - Popolazione residente, fluttuante e presente

-

200.000

400.000

600.000

800.000

1.000.000

1.200.000

1.400.000

1.600.000

1.800.000

AG CL CT EN ME PA RG SR TP

P r o v i n c e

resident e

f lut t uant e

present e

Fonte: Elaborazioni dati del Progetto Obiettivo 1999 - Assessorato Regionale Territorio Ambiente della Regione Sicilia, 1999

Per il rispetto dei limiti di emissioni di materiale inquinante ci si è attenuti fino ad oggi alle tabelle 2, 3, 4, 5, 6 della Legge Regionale del 15 maggio 1986, n. 27 che disciplina gli scarichi delle pubbliche fognature e degli scarichi degli insediamenti civili che non recapitano nelle pubbliche fognature.

Dalla Fig. 1.2.4.4 “Impianti secondo L.R. 27/86” si possono distinguere il numero di impianti che depurano il refluo secondo le diverse tabelle fissanti i limiti di emissione delle concentrazioni dei parametri inquinanti. FIG. 1.2.4.4 - Impianti di depurazione secondo la legge regionale 27/86

Impianti secondo L.R. 27/86

-

20

40

60

80

100

120

140

AG CL CT EN M E PA RG SR TP Regione

Province e Regione

Tabella 2 L.R.27/86Tabella 3 L.R.27/86Tabella 4 L.R.27/86Tabella 5 L.R.27/86Tabella 6 L.R.27/86

Fonte: Elaborazioni dati del Progetto Obiettivo 1999 - Assessorato Regionale Territorio Ambiente della Regione Sicilia, 1999

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

45

Per quanto riguarda gli scarichi provenienti da agglomerati con oltre 10000 a.e. (abitanti equivalenti) recapitanti in aree sensibili si fa presente tuttavia che la legge regionale n° 27 del 15 maggio 1986 in materia di tutela delle acque contiene un’apposita tabella (n° 6) concernente i limiti di accettabilità per i suddetti scarichi recapitanti in laghi o invasi nonché corsi d’acqua sversanti in laghi e invasi entro 5 km dal punto di confluenza; inoltre la sopraccitata legge regionale fa divieto di scarico nelle zone di foce, lagune e stagni salmastri.

Solo quattro Comuni della provincia di Agrigento, uno della Provincia di Catania e uno della Provincia di Palermo, sono autorizzati nei limiti della predetta tabella 6 della legge regionale 27/86. Allo stato attuale fornire un quadro preciso e sufficientemente aggiornato della situazione del servizio di raccolta e depurazione delle acque reflue urbane non è facile, nonostante il notevole lavoro di indagine portato a termine negli ultimi anni (ISTAT 1993, ARTA 1998). Un altro elemento importante è il già citato grave ritardo nell’applicazione della Legge 5 gennaio 1994, n. 36 che mantiene l’eccessiva frammentazione del sistema di gestione delle infrastrutture operanti nel complesso del ciclo idrico.

Le attività fondamentali attraverso cui attuare questa profonda riforma sono gli Ambiti Territoriali Ottimali (A.T.O.) e la disciplina delle forme e i modi della cooperazione tra gli Enti Locali.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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1.2.5 FANGHI DI DEPURAZIONE Uno degli aspetti della depurazione delle acque più rilevanti dal punto di vista ambientale è

rappresentato dalla produzione di fango e dal recapito finale dello stesso. Infatti, se da un lato l’attività di depurazione contribuisce ad attenuare l’impatto ambientale connesso agli inquinanti presenti nelle acque reflue, dall’altro essa determina a sua volta un impatto attraverso i sottoprodotti della depurazione quali, per l’appunto, il fango. La considerazione delle diverse destinazioni finali dei fanghi prodotti permette in alcuni casi di verificare in che misura viene operato una sorta di “trasferimento” di impatto da un aspetto ambientale ad un altro: in particolare, attraverso l’attenuazione dell’inquinamento idrico conseguita per effetto della depurazione si può determinare un minore impatto sulla qualità delle risorse idriche a fronte di un impatto determinato, ad esempio, sull’aria a seguito dell’incenerimento dei fanghi, o sul suolo a seguito dello stoccaggio del fango in loco e in discarica oppure attraverso il suo impiego in agricoltura; proseguendo nell’ultimo esempio, l’impatto sul suolo, a sua volta, può avere ripercussioni sulla qualità della produzione agricola o, restando nel campo delle risorse idriche, sulla qualità delle acque di falda.

Oggi sono poche le attività industriali agro-alimentari che utilizzano i fanghi di depurazione per la crescita di colture specifiche quali cereali, vigneti, uliveti etc.

In allegato viene presentato il quadro sull’uso dei fanghi di depurazione in agricoltura secondo il Decreto Legislativo 99/92: i dati riportati nella scheda sono aggiornati al 1998.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

47

1.2.6 AMBIENTE MARINO E COSTIERO

1.2.6.1 QUALITÀ DELLE ACQUE DELL’AMBIENTE MARINO-COSTIERO

Il tema delle acque costiere rappresenta uno dei settori più importanti della Regione Sicilia visto che la costa di questa regione si estende per ben 1483,9 Km. Sino ad oggi, nonostante l’interesse di molti enti di ricerca (CNR, ICRAM, Università degli Studi), che a vario titolo si occupano di ambiente marino e costiero, non è stato possibile attuare un vero e proprio monitoraggio se non il controllo di alcuni segmenti isolati di litorale di dimensioni limitate dell’ordine, al massimo, di poche centinaia di metri. L’ultimo studio sull’intera costa fu commissionato negli anni 1984-85 dalla Regione Siciliana - Assessorato Territorio ed Ambiente - al Dipartimento di Biologia Animale ed Ecologia Marina, Università degli Studi di Messina. [AAVV (1984-85), Indagine oceanografica e correntometrica nelle acque costiere della Sicilia]. I dati, dunque, sono numerosi ma disaggregati e puntuali.

Per quanto riguarda gli Enti territoriali solo una provincia, quella di Ragusa ed in particolare il Laboratorio di Igiene sez. medica, e la Provincia Regionale di Ragusa-Ass.to Territorio ed Ambiente settore Ecologia, ha presentato nel 2001 uno studio sistematico delle acque marine finalizzato al rilevamento di zone particolarmente sensibili all’inquinamento e per le quali è doverosa una maggiore protezione. Gli indicatori adottati nella ricerca sono tutti i macrodescrittori ed alcuni parametri “addizionali” enunciati nel D.Lgs. 152/99, nonché la risposta specifica di un’alga monocellulare (Dunaliella Tertiolecta) particolarmente sensibile alla presenza di nutrienti e naturalmente anche delle sostanze tossiche nelle acque marine.

I risultati dello studio hanno visto, per quanto riguarda i macrodescrittori, un peggioramento delle condizioni nei tratti di mare più antropizzati: in particolare l’azoto ammoniacale come anche quello nitrico ha raggiunto valori molto elevati nelle stazioni vicine alle condotte sottomarine, in prossimità del Golfo di Gela e al porto di Scoglitti; l’azoto nitroso risulta più alto in prossimità del porto di Pozzallo e della condotta sottomarina di S. Croce. Il fosforo ha presentato concentrazioni quasi uniformi con punte di innalzamento nel porto di Pozzallo e in prossimità della condotta sottomarina di S. Croce. Al contrario la distribuzione della clorofilla non presenta grandi variazioni così come le ricerche batteriologiche, limitate ai parametri del D.Lgs. 152/99 e successive modifiche, cioè alla ricerca degli streptococchi fecali che hanno dato tutte esito negativo ad eccezione della stazione del porto di Scoglitti.

A causa dello stato di notevole disaggregazione dei dati riguardanti tutte le altre province, per dare un’idea sullo stato di salute delle acque marino-costiere siciliane sono stati scelti gli indicatori “balneabilità” e “controllo della balneazione”.

L’indicatore balneabilità è, attualmente, un indicatore valido, sebbene il livello di definizione normalmente messo a disposizione dal Ministero della Salute con i suoi rapporti annuali non sia soddisfacente; il controllo della balneazione, d’altro canto, è un indicatore di risposta valido in quanto tutte le Province attuano un controllo pressoché completo, pur non essendo standardizzato il criterio con cui viene determinata la costa da controllare.

La balneabilità ha come finalità quella di valutare il rapporto percentuale tra i Km di costa non balneabile ed i km di costa controllata o i km di costa totale ed esprime, sia il rapporto percentuale tra la lunghezza (in km) della costa dichiarata balneabile e quella effettivamente controllata, sia tra la costa vietata (per motivi dipendenti o indipendenti dall’inquinamento) ed il totale della costa. La diversa interpretazione dei due rapporti consiste nel fatto che mentre il primo (costa balneabile/controllata) dipende esclusivamente dall'inquinamento delle acque, dovuto soprattutto a scarichi urbani, ed è sensibile anche per una scala temporale limitata all'anno, il secondo (costa vietata/totale) è significativo per un impatto anche di tipo potenziale (antropizzazio-

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ne della costa) e solo su scala temporale più ampia (i divieti permanenti mostrano variazioni significative solo considerando periodi di 5-10 anni).

Il controllo della qualità delle acque di balneazione è essenzialmente regolamentato dal DPR 470/82 (attuazione della Direttiva 76/160/CEE), come modificato dall'art. 18 della Legge 422/2000.

In base a questa norma sono stati individuati i seguenti parametri da analizzare:

Coliformi totali Colorazione Oli minerali

Coliformi fecali pH Ossigeno disciolto

Streptococchi fecali Temperatura Sostanze tensioattive

Salmonelle Fenoli

Il campionamento, per le analisi necessarie per dare un giudizio di idoneità alla balneazione o all'opposto, per porre i divieti temporanei e/o permanenti, è effettuato con frequenza quindicinale da aprile a settembre.

Secondo il DPR 470/82 sono considerate acque di balneazione le acque dolci, correnti o di lago e le acque marine nelle quali la balneazione è espressamente autorizzata ovvero “non vietata”. Tutte le zone “permanentemente vietate” alla balneazione, indicate dalle Regioni, vengono escluse dal sistema di controllo, sia che si tratti di divieti per motivi indipendenti dall'inquinamento, per esempio a causa della presenza di porti, zone militari, zone di tutela integrale, ecc., sia per motivi di inquinamento, risultanti dalle analisi.

Inoltre, nel rapporto che ogni anno il Ministero della Salute pubblica sulla qualità delle acque di balneazione, sono considerate non balneabili anche tutte quelle zone dove non sono stati effettuati i controlli in numero conforme alla normativa ovvero non sono state per nulla controllate. Si tratta, in gran parte, di litorali difficilmente raggiungibili delle isole minori.

In definitiva, sono stati ricavati due rapporti, espressi come percentuale di costa balneabile e come variazione nell’ultimo quinquennio: - il primo è dato dalla costa balneabile, cioè tutta la costa dove non sia vietata, permanentemente o temporaneamente e per motivi dipendenti o indipendenti dall'inquinamento, la balneazione e dove vi sia stato un campionamento sufficiente, in rapporto alla costa effettivamente controllata, intesa come differenza tra quella teoricamente da controllare e quella poco o nulla campionata;

- il secondo risulta dalla lunghezza della costa vietata alla balneazione, permanentemente o temporaneamente per motivi dipendenti o indipendenti dall'inquinamento, esclusa quella sottoposta a protezione o tutela ambientale di qualsiasi tipo per la quale risulti interdetta alla balneazione (riserve marine, parchi,ecc.), rispetto alla costa provinciale totale.

Tutti i dati sono ricavati dalla pubblicazione dei Ministero della Salute, Sistema Informativo Sanitario, Dipartimento della Prevenzione, “Qualità delle acque di balneazione - Sintesi dei risultati della stagione 1995” dell'analoga del 1999 e del 2000.

I parametri controllati per definire la balneabilità servono, essenzialmente, per valutare eventuale rischi igienico-sanitari derivanti da inquinamenti diretti dovuti a scarichi urbani o similari.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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Analizzando, quindi, in tabella 1.2.6.1.1 i dati della costa balneabile si osserva come la percentuale sia generalmente molto elevata in tutta l’isola, con una media complessiva superiore al 95% con un incremento generale nel 2000 tranne che per le province di Agrigento e Caltanissetta.

Dal confronto, inoltre, tra i dati del 1995 e quelli del 1999, emerge un miglioramento della condizione rispetto al passato, ciò a fronte, evidentemente, di uno sforzo in atto per superare la precedente situazione. Infatti, nella maggior parte delle province, ad eccezione di Catania, Messina e Ragusa, la variazione 1995-99 è sempre positiva.

Per quanto riguarda il secondo rapporto (% di costa vietata/costa totale) si evidenzia l'importanza dei fattori di pressione specifici, cioè quelli dovuti ad una diffusa antropizzazione delle coste e che non necessariamente hanno riflessi immediati sulla qualità delle acque di balneazione, ma possono essere sicuramente importanti per un impatto sugli ecosistemi acquatici a medio e lungo termine. Infatti, i valori elevati di costa vietata sono relativi a tutte quelle zone in cui si ha una elevata concentrazione delle attività umane (grandi centri urbani, porti, poli industriali, ecc.) come nel caso di tutta la costa di Palermo e Siracusa. Il dato della Provincia di Trapani potrebbe essere attribuibile al notevole incremento del controllo di tutta la costa. Comunque in tutti i casi, a parziale compensazione di queste situazioni e di altre già risolte, ci sono i dati della tendenza nel quinquennio, dai quali si evidenziano sostanziali e diffusi miglioramenti. A questa generale diminuzione dei divieti fanno eccezione la provincia di Catania e Trapani.

Tabella 1.2.6.1.1 - Percentuale di costa balneabile (su quella controllata) e di costa vietata (sul totale) delle province Siciliane nel 1999, variazione 1995-1999 e del 2000.

Percentuale di Costa balneabile / costa controllata Percentuale di Costa vietata / costa totale

1999 Variaz 1995-1999 2000 1999 Variaz.

1995-1999 2000

Palermo 94,6 2,6 98,8 32,3 -4,2 47,3 Catania 98,9 -0,4 98,7 22,6 8,4 30,1 Messina 97,3 -1,8 99,8 9,9 -5,6 40,9 Siracusa 98,9 0,6 99,2 40,4 -3,6 47,5 Ragusa 97,5 -2,5 99,5 4,3 -12,3 11,5

Caltanissetta 95,2 9,6 91,2 20,5 -25,1 23,9 Agrigento 100,0 3,2 99,6 3,4 -1,1 43,4 Trapani 46,4 1,2 100,0 6,8 2,9 56,3

Fonte: Elaborazione su dati Ministero della Salute, 1995-2000

Da cui si può costruire i grafici della pagina seguente:

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50

Figura 1.2.6.1.1 - Percentuale di costa balneabile su quella controllata (anni 1999-2000) delle province Siciliane.

Percentuale di costa balneabile / costa controllata (anni 1999-2000)

98,9

97,5

98,9

95,2

100

97,3

94,6

97,4

99,2

99,5

98,7

91,2

99,6

99,8

98,8

100

86,0 88,0 90,0 92,0 94,0 96,0 98,0 100,0

Siracusa

Ragusa

Catania

Caltanissetta

Agrigento

Messina

Palermo

Trapani

2000

1999

Fonte: Elaborazione Task Force Ambiente su dati Ministero della Salute, 1999-2000 Figura 1.2.6.1.2 - Percentuale di costa vietata (sul totale) (anni 1999-2000) delle province Siciliane.

Percentuale di costa vietata / costa totale(anni 1999-2000)

40,4

4,3

22,6

20,5

3,4

9,9

32,3

6,8

47,5

11,5

30,1

23,9

43,4

40,9

47,3

56,3

0,0 20,0 40,0 60,0 80,0 100,0

Siracusa

Ragusa

Catania

Caltanissetta

Agrigento

Messina

Palermo

Trapani

2000

1999

Fonte: Elaborazione Task Force Ambiente su dati Ministero della Salute, 1999-2000

Il controllo della balneazione, invece, valuta il rapporto percentuale tra i km di costa sottoposti a controllo e quelli che ciascun soggetto è tenuto a controllare, cioè mette in evidenza la risposta delle diverse amministrazioni per adeguare i propri programmi di monitoraggio alle prescrizioni della normativa. In particolare rappresenta la percentuale di coste controllate in relazione alla costa totale comprendente anche tutte quelle zone che per caratteristiche morfologiche, idrologiche e geografiche si possono considerare, in gran parte, esenti da fenomeni di inquinamento antropico diretto, salvo casi sporadici, e comunque poco o nulla utilizzate dai bagnanti (coste alte e rocciose o difficilmente raggiungibili via terra). Tali zone, che anche teoricamente non sarebbero da controllare, vengono ugualmente inserite dal Ministero della Salute,

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nel computo dei km di costa da controllare, dal quale sono esclusi solo quei tratti espressamente sottoposti a divieto di balneazione.

Tutti i dati, come per i precedenti indicatori, sono ricavati dalla pubblicazione del Ministero della Salute, Sistema Informativo Sanitario, Dipartimento della Prevenzione, “Qualità delle acque di balneazione - Sintesi dei risultati della stagione 1995” e analoga del 1999, ovvero dagli esiti delle analisi eseguite con frequenza bimensile dai DAP e trasmessi al Ministero della Sanità il cui Ministro della Salute riferisce i risultati del programma di sorveglianza al Parlamento il 31 marzo di ogni anno.

Tabella 1.2.6.1.2 - Percentuale di costa controllata sul totale della costa da controllare delle province Siciliane nel 1999, variazione 1995-1999 e nel 2000

Percentuale di Costa controllata / costa da controllare

1999 Variaz. 1995-1999 2000 Palermo 79,7 5,0 79,3 Catania 93,7 18,2 90,6 Messina 93,4 11,3 65,3 Siracusa 94,5 8,6 97,3 Ragusa 58,8 20,9 90,9

Caltanissetta 100 11,3 100,0 Agrigento 58,8 20,9 58,8 Trapani 45,9 1,0 46,4

Fonte: Elaborazione Task Force Ambiente su dati Ministero della Salute, 1995-2000

Dall’esame dei dati del 2000 possiamo osservare che, per il 50% delle province, viene controllata tutta la costa o quasi. La provincia di Caltanissetta presenta una percentuale del 100% ed in 3 province (Catania, Siracusa e Ragusa) la percentuale di costa sottoposta a controllo è compresa tra il 90 e il 97%.

Figura 1.2.6.1.3 - Percentuale di costa controllata su quella da controllare delle province Siciliane (anni 1999-2000)

Percentuale di costa controllata / costa da controllare (anni 1999-2000)

94,5

58,8

93,7

100

58,8

93,4

79,7

45,9

97,3

90,9

90,6

100

58,8

65,3

79,3

46,4

0 20 40 60 80 100

Siracusa

Ragusa

Catania

Caltanissetta

Agrigento

Messina

Palermo

Trapani

2000

1999

Fonte: Elaborazione Task Force Ambiente su dati Ministero della Salute, 1999-2000

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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Ecco come appare la situazione delle acque di balneazione in Sicilia nell’anno 2000:

Figura 1.2.6.1.4 - Qualità delle acque di balneazione della Sicilia – stagione 2000

Qualità delle acque di Balneazione Regione Sicilia (Stagione 2000)

Costa vietata per motivi indipendenti dall'inquinamento

11,77%

Costa vietata permanentemente per inquinamento 4,04%

Costa non controllata 20,59%

Costa insufficientemente campionata 6,84%

Costa balneabile 56,34%

Fonte: Elaborazione Task Force Ambiente su dati Ministero della Salute, 2000

La tabelle che seguono consentono di valutare la mole di lavoro svolto, nel 2000, dai vari DAP; essa evidenzia che il numero medio di campioni prelevati per punto nel 2000 presenta contenuti scostamenti rispetto al valore di legge (12 campioni per punto). Taluni sensibili discostamenti da detto valore dipendono per taluni laboratori dall’applicazione, per determinate zone della facoltà di cui alla nota (1) dell’allegato 1 al D.P.R. 470/82 che consente di ridurre di un fattore 2 la frequenza dei campionamenti quando le analisi effettuate negli ultimi due periodi di campionamento hanno dato costantemente risultati favorevoli per tutti i parametri dell’allegato stesso e quando non sia pervenuto alcun fattore di deterioramento della qualità delle acque. Nelle tabelle che seguono sono stati elaborati i risultati relativi ai punti campionati almeno 11 volte.

In tabella 1.2.6.1.3 si riportano i dati riguardanti il n° dei punti di campionamento, il n° dei campionamenti effettuati, il n° medio di campioni per punto di prelievo, la percentuale di campioni favorevoli rispetto ai punti fissati dalla normativa per singola provincia. Il relativo grafico (Fig. 1.2.6.5) mostra la percentuale di campioni favorevoli per singola provincia.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

53

Tabella 1.2.6.1.3 - N° punti di campionamento, n° campioni effettuati, n° medio di campioni per punto di prelievo, percentuale di campioni favorevoli rispetto ai punti fissati dalla normativa per singola provincia.

Punti fissati

N° punti di campionamento

N° campioni effettuati

N° medio di campioni per

punto di prelievo

Percentuale di Campioni favorevoli:

Trapani 83 83 989 11,9 100 Palermo 121 121 1232 10,2 92,3 Messina 263 263 1789 6,8 98,4

Agrigento 71 71 857 12,1 98,9 Caltanissetta 22 22 264 12 91,6

Catania 52 52 502 9,7 88,8 Ragusa 60 60 720 12 99 Siracusa 130 130 1564 12 97,4

Fonte: Ministero della Salute, 2000

Figura 1.2.6.1.5 - Percentuale di campioni favorevoli per singola provincia secondo il D.P.R. 470/82 e successive modifiche

Percentuale di Campioni favorevoli per Provincia secondo il D.P.R. 470/82 (anno 2000)

97,4

99

88,8

91,6

98,9

98,4

92,3

100

82 84 86 88 90 92 94 96 98 100Siracusa

Ragusa

CataniaCaltanissetta

Agrigento

Messina

Palermo

Trapani

Fonte: Ministero della Salute, 2000

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

54

Nella tabella 1.2.6.1.4. e relativo grafico (Figura 1.2.6.1.6) si riportano i dati sulla ripartizione percentuale dell’inquinamento secondo i parametri citati dal D.P.R. 470/82 per singola provincia.

Tabella 1.2.6.1.4 - Ripartizione percentuale dell’inquinamento secondo i parametri citati dal D.P.R. 470/82

RIPARTIZIONE PERCENTUALE DELL'INQUINAMENTO SECONDO I PARAMETRI:

TP PA ME AG CL CT RG SR Coliformi totali 0 7,9 16,4 0 23,6 13,5 0 26,4 Coliformi fecali 0 51,6 32,8 81,9 23,6 43,3 45,6 39,6 Streptococchi fecali 0 35,6 14,6 18,1 5,8 28,8 36,4 29,7 Salmonelle 0 0 0 0 0 0 0 0 Enterovirus 0 0 0 0 0 0 0 0 pH 0 0 0 0 0 0 9 0 Colorazione 0 0 14,5 0 0 0 0 0 Trasparenza 0 0 10,9 0 0 0 0 0 Oli minerali 0 0 0 0 0 0 0 0 Sostanze tensioattive 0 0 3,6 0 47 0 0 0 Fenoli 0 0 0 0 0 0 0 0 Ossigeno disciolto 0 4,9 7,2 0 0 14,4 9 4,3 Fonte: Ministero della Salute, 2000

Figura 1.2.6.1.6 - Ripartizione percentuale dell’inquinamento secondo alcuni parametri del D.P.R. 470/82

Ripartizione percentuale dell'inquinamento secondo alcuni parametri del D.P.R.470/82 (anno 2000)

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

Trap

ani

Pale

rmo

Mes

sina

Agrig

ento

Calta

nisse

tta

Cata

nia

Ragu

sa

Sira

cusa

Val

ori

Per

cen

tual

i

Coliformi totali Coliformi fecali Streptococchi fecali pHColorazione Trasparenza Sostanze tensioattive Ossigeno disciolto

Fonte: Ministero della Salute, 2000

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1.2.6.2 PESCA E ACQUACULTURA

La diminuizione della pesca marittima e lagunare in misura del 50 % dal 1997 al 1999 (dati Istat in allegato) dimostra che l’eccessivo sforzo di pesca nei mari siciliani sta incidendo negativamente sulla fauna ittica presente. Anche il trend degli ultimi venti anni manifesta una crescente depauperazione delle specie ittiche (dati Istat in allegato).

In termini di prodotto pescato, pesci , molluschi e crostacei nei mari della Regione Sicilia stanno tra loro in un rapporto 4:1:1, in termini di peso (dati Istat in allegato).

La consistenza della flotta da pesca siciliana rappresenta un quarto di quella nazionale in termini di numero di battelli e un terzo per quanto riguarda la tonnellate di stazza lorda] [TSL] (t.): inoltre le tecniche di pesca più impattanti per l’ecosistema marino (in particolare la tecnica a strascico) sono in dotazione circa del 10% del numero dei battelli della flotta siciliana. Fig. 1.2.6.2.1 – Numero dei battelli per sistemi di pesca utilizzati (1996-2000)

N° Battelli 1996-2000

-

500

1.000

1.500

2.000

2.500

3.000

3.500

4.000

4.500

5.000

20001999199819971996

Anni

Strascico

Volant e

Circuizione

Draghe

Piccola pesca

Polivalent i

TOTALE

Fonte: MIPAF - Osservatorio IREPA sulle strutture produttive della flotta da pesca italiana

Tabella 1.2.6.2.3 : Produzione media nazionale e regionale di specie marine; numero di impianti - anni 1998, 1999

PRODUZ. ANNUALE (t) IMPIANTI DI SPECIE MARINE

PRODUZIONE GLOBALE MEDIA

(t/n° impianti) 1998 1999

REGIONE 1998 1999 N°

impianti

di cui gabbie in

mare N°

impianti

di cui gabbie

in mare 1998 1999

Sicilia

2.000 2.300 11 5 11 5 182 209 Italia

10.100 11.660 79 19 80 22 128 146 Fonte: Associazione Piscicoltori Italiani API

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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Un’importante alternativa all’impatto dello sforzo di pesca in mare è lo sviluppo di impianti di acquacoltura e di maricoltura. La produzione oggi rappresenta solamente circa il 3 % del pescato marittimo e lagunare; difficilmente questo dato aumenterà nonostante gli sforzi finanziari del governo siciliano per promuoverla.

Allo scopo di disegnare in modo trasparente le realtà produttive secondo filiere ittiche ben controllate, è importante rilevare la scarsità di aziende certificate ISO 9000 (solo due) e l’assenza di aziende certificate EMAS (vedi Tabella I.2.6.2.2).

Dai tre consorzi di ripopolamento ittico (Patti, Catania, Castellammare del Golfo) si sono desunti il numero ed il tipo di barriere artificiali (vedi Tabella I.2.6.2.3).

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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1.2.7 AMBITI TERRITORIALI OTTIMALI La legge 5 gennaio 1994, n. 36 “Disposizioni in materia di risorse idriche” ha lo scopo di

riorganizzare il sistema dei servizi idrici in Italia stabilendo una netta separazione di ruoli tra l’attività di indirizzo e controllo e quella più propriamente gestionale; tale normativa definisce inoltre come servizio idrico integrato l’insieme dei servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione di acqua ad usi civili, di fognatura e di depurazione delle acque reflue.

In attesa della piena applicazione della legge, i servizi idrici così definiti appaiono ancora molto frammentati sotto il profilo territoriale e gestionale.

Ciò spiega in parte l’insufficiente attenzione di cui soffrono sul piano statistico, come è evidenziato dal fatto che l’ultimo quadro completo è relativo al 1996.

Un indicazione più illuminante, anche se soggettiva, in merito alla variegata situazione reale è fornita dal sondaggio campionario dell’ISTAT sulla percezione della qualità del servizio da parte degli utenti. Risulta che il 14% degli italiani denuncia irregolarità nell’erogazione dell’acqua.

Il fenomeno è inversamente correlato alla dimensione dei Comuni; inoltre peggiora da Nord a Sud. Grave, pur senza raggiungere i picchi della Calabria, risulta la situazione in Sicilia ( 29,7%).

Lo scenario sopra descritto non è mutato molto da quello che indusse il legislatore ad avviare una radicale riforma del settore con la legge 36/94.

LA RIFORMA

Con la 36/94 infatti, per superare la frammentazione che caratterizza la gestione attuale delle acque, è stato previsto la costituzione di Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) individuati attraverso l'integrazione territoriale (definizione di bacini di utenza minimi) e l'integrazione funzionale delle diverse attività del ciclo.

Dopo avere costituito a livello centrale il Comitato come organo di vigilanza indipendente dalla pubblica amministrazione, la legge ha così configurato il percorso applicativo:

- le Regioni: approvano le norme di applicazione; definiscono la delimitazione territoriale e la forma istituzionale degli ATO; adottano una convenzione tipo e relativo disciplinare per regolare i rapporti fra gli enti locali e i soggetti gestori;

- i Comuni e le Province: organizzano il servizio idrico integrato, procedendo alla costituzione degli ambiti;

- l’Ambito: definisce il Piano per l’adeguamento delle infrastrutture e il raggiungimento degli obiettivi di miglioramento del servizio; affida il servizio idrico integrato al gestore, sulla base di una convenzione/contratto; effettua l’attività di controllo sul gestore rispetto alla realizzazione del Piano.

1.2.7.1 LA SITUAZIONE REGIONALE

A livello periferico, tutte le Regioni si sono dotate della prevista legge attuativa, tranne la

Regione Trentino-Alto Adige che, per effetto di una sentenza della Corte Costituzionale, ne risulta esentata. Risultano così configurati 89 ATO; e il dato basta da solo a indicare la portata della riforma, ricordando le oltre 8.000 gestioni esistenti.

In Sicilia la legge regionale attuativa della 36/94 e la l.r. 27/04/1999 n. 10 A livello locale la legge attribuisce alle Regioni il compito di emanare disposizioni per l’

individuazione e delimitazione degli ATO (art.8) e di adottare una convenzione tipo, mentre a

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Province e Comuni spettano l’organizzazione e l’affidamento della gestione del servizio idrico, secondo forme e modi di cooperazione previsti da leggi nazionali e regionali.

Le stesse leggi contengono scelte e indicazioni applicative in parte omogenee ed in parte diverse:

- per la perimetrazione degli ATO, la Sicilia ha delimitato gli stessi coincidenti coi confini provinciali ;

- la forma di cooperazione fra Comuni varia da Regione a Regione: in alcuni casi si è scelta la forma del consorzio (art. 31 decreto legislativo 267/00), con la realizzazione di una vera e propria struttura tecnica e amministrativa (Consiglio di Amministrazione, Assemblea dei Sindaci), in altri si è individuato la convenzione fra enti (art. 30 decreto legislativo 267/00), affidando di solito alla Provincia il ruolo di coordinamento, in altri ancora si è lasciata libera scelta fra le due forme;

A livello locale la legge attribuisce alle Regioni il compito di emanare disposizioni per l’ individuazione e delimitazione degli ATO (art.8) e di adottare una convenzione tipo, mentre a Province e Comuni spettano l’organizzazione e l’affidamento della gestione del servizio idrico, secondo forme e modi di cooperazione previsti da leggi nazionali e regionali.

Una volta insediati, gli Ambiti definiscono il Piano per l’adeguamento delle infrastrutture e il raggiungimento degli obiettivi di miglioramento del servizio; procedono all’affidamento del servizio idrico integrato al gestore, sulla base di una convenzione/contratto; effettuano poi l’attività di controllo sul gestore per verificarne la corrispondenza agli obiettivi e ai livelli di servizio stabiliti nel piano e nella convenzione.

In Sicilia nessun Ambito si è ancora insediato e non si sono neanche definite le forme associative previste.

Una volta insediatosi, l’Ambito deve compiere la ricognizione delle opere di acquedotto, fognatura e depurazione, secondo quanto previsto dall’art. 11, c. 3 della legge 36/94.

In alcuni casi, tuttavia, la ricognizione è stata avviata prima, ad opera di organi regionali o centrali. In particolare ciò è avvenuto al Sud, attraverso la Sogesid S.p.A.. E’ il caso anche dei 4 ATO siciliani non ancora insediati, ma nei quali le ricognizioni sono terminate.

Il confronto tra la situazione esistente e gli obiettivi consente all’ATO di individuare il piano degli investimenti che costituisce parte determinante del Piano d’Ambito. L’Ambito deve poi scegliere la forma di gestione del servizio idrico integrato fra la concessione a terzi o l’affidamento diretto a società miste a maggioranza pubblica (a determinate condizioni).

1.2.7.2 OSSERVAZIONI FINALI

Alla fine ti tali considerazioni, il risultato potrebbe a buon diritto essere giudicato sconfortante,

tanto più se si pensa che la legge prevedeva 12 mesi, tra adempimenti regionali e locali, per l’organizzazione del servizio idrico integrato.

Ma il giudizio cambia se si considera la dinamica degli eventi nell’arco temporale considerato. Ci si avvede, allora, che l’ultimo biennio mostra un’accelerazione confortante.

Altri elementi soggettivi, raccolti nei contatti con la autorità regionali, confermano che la volontà di procedere nella riforma è diffuso, anche se non generalizzato.

Molto determinata, poi, appare la volontà del nuovo Governo che nel DPEF 2002-2006 (par. III.2.8) ha preso l’impegno di “ studiare le forme più opportune per promuovere la privatizzazione dei servizi pubblici locali, attuando il principio della netta separazione tra funzioni di indirizzo e controllo e funzioni di gestione”, principio che, come si visto, è alla base della legge 36/94.

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1.2.8 IL CICLO INTEGRATO La situazione di emergenza idrica divenuta ormai ordinaria in Sicilia non è certo la prova

che questa sia una regione arida, dove le piogge non sono sufficienti a soddisfare il locale fabbisogno idropotabile, irriguo ed industriale, ma la dimostrazione della scarsa efficacia con cui il problema dell’acqua è stato affrontato da tutti gli enti preposti.

Anche se negli ultimi 50 anni le precipitazioni meteoriche sono diminuite di circa il 10-15%, l’apporto che ne deriva largamente sufficiente rispetto alle esigenze dell’isola.

È’ lo stato dei servizi idrici, piuttosto, ad apparire molto carente in tutte e tre le fasi relative del ciclo dell’acqua: adduzione e distribuzione, trasporto delle acque reflue e trattamento degli scarichi.

Le principali criticità sono: - approvvigionamento insufficiente rispetto al fabbisogno dell’isola; - acquedotti insufficienti e non idonei al servizio; - elevata percentuale di acqua dispersa nella fase che va dall’adduzione alla erogazione agli

utenti; - mancanza di un unico ente regionale in grado di pianificare la risorsa idrica disponibile; - utilizzo in agricoltura di sistemi di irrigazione poco compatibili con le attuali disponibilità

idriche; - mancata utilizzazione delle acque derivanti dagli impianti di depurazione; - mancata gestione integrata della risorsa idrica disponibile;

Se in parte tali deficit possono essere attribuiti alle inefficienze gestionali, sicuramente essi testimoniano anche un’elevata carenza di infrastrutture idriche, la mancanza di adeguamento di quelle esistenti e una scarsa manutenzione ordinaria e straordinaria.

1.2.8.1 LE RISORSE IDRICHE DISPONIBILI

Riferendosi all’intera superficie siciliana, che è di 25.708 km2, per una precipitazione media annua di circa 679 mm (calcolata su 174 stazioni per il periodo 1951-1994), si ottiene un volume idrico annuo disponibile, al netto dell’evapotraspirazione, di circa 7,5 miliardi di m3 (238.000 l/sec).

Questo volume d’acqua defluisce in superficie, attraverso i corsi d’acqua, o si infiltra nel sottosuolo alimentando le falde idriche sotterranee.

Considerato che una stima, anche piuttosto larga, del fabbisogno globale dell’isola è di circa 3,2 miliardi di m3 (100.000 l/sec) ci si rende subito conto di come le risorse idriche disponibili siano più del doppio rispetto al fabbisogno.

Valutazioni effettuate agli inizi degli anni 90, ancora attendibili, dimostrano che la risorsa idrica annualmente disponibile per le varie esigenze è il 73% del fabbisogno totale.

Ciò vuol dire che in condizioni di ordinarietà, il sistema di approvvigionamento non riesce a coprire il fabbisogno; questo si verifica perché mancano le opere in grado di immagazzinare o rendere disponibili almeno i volumi d’acqua necessari.

In tale situazione, già di per se emergenziale, il sistema entra in crisi quando, per ragioni assolutamente fisiologiche nell’ambito della variabilità annuale del regime pluviometrico, si verificano diminuzioni delle precipitazioni (20-40%).

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Le precipitazioni, liquide e solide, che si verificano durante un anno idrologico medio, pur non essendo abbondanti, sono quindi più che sufficienti a coprire le varie necessità idriche della regione, l’unico problema è la loro distribuzione durante dell’anno.

L’80% delle precipitazioni si verifica in un arco di tempo che va da ottobre a marzo, mentre nel periodo aprile settembre l’apporto meteorico è estremamente ridotto ed in particolare nei tre mesi estivi è quasi nullo.

1.2.8.2 L’APPROVVIGIONAMENTO IDRO-POTABILE IN SICILIA

L’acqua utilizzata per il servizio idropotabile in Sicilia proviene in larga misura dai corsi

d’acqua superficiali, le cui portate, fortemente variabili da stagione a stagione e da anno ad anno, sono regolate da invasi artificiali e solo in piccola parte derivate con impianti ad acqua fluente.

Un’aliquota non piccola della risorsa utilizzata proviene anche dalla dissalazione dell’acqua marina mentre attingimenti alquanto cospicui da falde sotterranee si hanno in prevalenza nelle province di Catania, Ragusa e Siracusa.

Un quadro dei fabbisogni delle risorse disponibili e dei conseguenti sbilanciamenti tra le seconde ed i primi (quasi sempre si tratta di deficit) è evidenziato dalla tabella riportata di seguito, nella quale i dati sono aggregati per sub-aree secondo la suddivisione che tradizionalmente viene considerata nell’analisi di queste problematiche.

Da una lettura della tabella sotto riportata sembrerebbe che il deficit tra fabbisogni e risorse disponibili sia accettabile, almeno per buona parte della Regione.

In realtà , come è ben noto, la situazione dell’idropotabile in gran parte del territorio siciliano è “insostenibile”.

Tabella 1.2.8.2.1 – Fabbisogni e risorse disponibili in Sicilia suddivisi per aree

AREA SISTEMI FABBISOGNI

ANNUI (106mc)

RISORSE DISPONIBILI (10

6mc)

DEFFICIT O SURPLUS (10

6mc)

SISTEMA AGGREGATO PALERMO E COMUNI COSTIERI 109,3 107,9 -1,4

NORD

SISTEMA MONTESCURO EST 3 2,2 -0,8

OCCIDENTALE

SISTEMA FAVARA MONTEDORO 4,1 4 -0,1

COMUNI APPROVVIGGIONATI DA ACQUEDOTTI AUTONOMI 29,8 16,1 -13,7

SISTEMA MONTESCURO OVEST 14,5 10,5 -4

SUD

OCCIDENTALE

SISTEMA AGGREGATO TRAPANI E COMUNI COSTIERI 16,1 14,7 -1,4

COMUNI APPROVVIGGIONATI DA ACQUEDOTTI AUTONOMI 22,4 13,6 -8,8

SISTEMA FONACO E MADONIE OVEST 10,5 9,2 -1,3

MADONIE EST 4,3 7 2,7 BLUFI 5,8 5,8 0 SISTEMA DEGLI ACQUEDOTTI

INTERCONNESSI TRE SORGENTI-35,4 34,3 -0,8

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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CENTRO

INTERCONNESSI TRE SORGENTI-VOLTANO-GELA-AGRIGENTO

MERIDIONALE

SISTEMA DEGLI ACQUEDOTTI INTERCONNESSI CASALE E FAVARA

DI BURGIO 12,1 14,5 2,4

SISTEMA CITTA' DI AGRIGENTO 6,8 2,4 -4,4

SISTEMA CITTA' DI CALTANISSETTA 7,4 3,7 -3,7

COMUNI APPROVVIGGIONATI DA ACQUEDOTTI AUTONOMI 4,3 2,5 -1,8

CENTRO SISTEMA SIMETO LENTINI 175 150,4 24,6 ORINTALE SISTEMA ACQUEDOTTI ETNEI 109 182 73

SISTEMA MESSINESE IONICO 62 74 12 NORD

ORINTALE

APPROVVIGIONAMENTO SOLO DA FONTI LOCALI AUTONOME 40 - -

Fonte: Ente Acquedotti siciliani (E.A.S.);

1.2.8.3 LE FONTI

Il totale delle fonti di approvvigionamento attualmente disponibili (sorgenti, pozzi, gallerie drenanti, invasi, dissalatori, acqua di risulta dei depuratori) non sono sufficienti a soddisfare il fabbisogno attuale della regione.

Il grado di utilizzazione delle risorse idriche superficiali è fortemente condizionato dalla realizzazione di grandi strutture di raccolta, una soluzione estremamente semplice che consente di immagazzinare l’acqua durante le stagioni piovose per poi poterla utilizzare durante la stagione secca. La natura ci fornisce gia un simile sistema che è costituito dalle falde idriche sotterranee, mentre per le acque superficiali gli invasi artificiali sono in grado di assolvere pienamente questo compito. La quantità d’acqua disponibile negli invasi artificiali non è però sufficiente rispetto alle esigenze da soddisfare. Questo volume verrà inoltre progressivamente diminuito in quanto le condizioni di sicurezza delle dighe non sono mantenute nel tempo, poiché non esiste un piano per la loro manutenzione ordinaria è straordinaria.

La situazione si prospetta sempre più drammatica, dal momento che, il servizio dighe, limiterà sempre di più le autorizzazioni dei volumi d’acqua che potranno essere invasati.

Già oggi nelle 5 province interessate dall’emergenza idrica, rispetto ad una potenzialità massima di invaso di 933.5 milioni di m3, quella autorizzata dal Servizio Nazionale Dighe (SND) è di solo 533.98 milioni di m3, con una penalizzazione di 399.52 milioni di m3.

Si è così verificato che in alcuni invasi, una volta raggiunto il volume autorizzato, il resto dell’acqua disponibile è stata messa a discarica.

Sarebbe necessario dotare le dighe di sistemi di sicurezza e di controllo per la loro normale utenza e collegare, con una rete di condotte, gli invasi stessi al fine di convogliare le acque in eccesso dove vi è carenza.

La situazione delle acque sotterranee non è più confortante, in quanto attualmente bisogna confrontarsi con una conoscenza insufficiente degli acquiferi presenti sull’Isola.

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In molti casi, non esiste una stima delle potenzialità delle falde e dei volumi d’acqua che possono essere prelevati e vi è inoltre una diffusa presenza di pozzi abusivi che prelevano dalle falde idriche quantità non controllate di acqua.

Il più delle volte, questi prelievi, intaccano le riserve geologiche dell’acquifero e in alcuni casi, l’eccessivo emungimento provoca la contaminazione marina degli acquiferi costieri.

Esiste poi il grosso problema delle sorgenti che si perdono in mare che potrebbero permettere, attraverso il loro recupero, un miglioramento della disponibilità idrica totale senza intaccare le riserve attualmente disponibili. Questa situazione rende impossibile una gestione razionale delle acque sotterranee.

1.2.8.4 TRASPORTO E DISTRIBUZIONE DELL’ACQUA

Le opere di trasporto delle acque in Sicilia possono essere così classificate: - acquedotti con limitata rete di adduzione in ragione della disponibilità locale della risorsa

necessaria (province di Siracusa, Ragusa, Catania e fascia tirrenica del messinese) - acquedotti con estese e diffuse opere di trasporto dell’acqua (province di Agrigento,

Caltanissetta, Enna e Trapani) con risorse idriche distanti dai centri di consumo ed in parte invasate. Gli impianti a ciò destinati sono complessi anche perché presentano un elevato livello di interconnessione. La gestione di questi acquedotti non è agevole e la relativa gestione è affidata all’E.A.S.

- acquedotti metropolitani (città di Palermo, Catania e Messina) con impianti che provvedono sia alla produzione che alla distribuzione.

Il numero complessivo di acquedotti è di circa 450 con una erogazione di 370 Mmc/anno. Riassumendo nelle province di Enna, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e nelle aree metropolitane di Messina e Palermo, l’approvvigionamento idropotabile dipende da grandi acquedotti, mentre nelle restanti province gli acquedotti servono singoli centri di consumo.

Quanto alle isole ci si limita a segnalare che l’approvvigionamento avviene in alcuni casi (Favignana e Marittimo) con trasporto della risorsa necessaria (o parte di essa) tramite acquedotto sottomarino, in altre (Ustica, Lipari, Lampedusa) con acqua dissalata e negli altri con trasporto d’acqua con navi a ciò adibite. 1.2.8.5 SISTEMI DI GESTIONE DEGLI ACQUEDOTTI

Le infrastrutture acquedottistiche della Sicilia presentano delle gravi carenze dovute

all’inadeguatezza delle strutture. Diversi sono i progetti proposti dai vari enti gestori per migliorare le reti di distribuzione

nell’area siciliana, ma sicuramente sarà necessario introdurre nuovi collegamenti per servire le aree maggiormente interessate dall’emergenza (Agrigentino e Nisseno), anche alla luce di nuove risorse.

Le principali reti di distribuzione dell’acqua in Sicilia sono: - rete idrica Ente Acquedotti Siciliani (E.A.S.); - rete idrica AMAP.

La vetustità delle reti di distribuzione che sono anche inadeguate rispetto alle esigenze gestionali risulta evidente in due circostanze:

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- la prima riguarda, in prevalenza, le reti cittadine che hanno perdite che in alcuni casi raggiungono il 50% dell’acqua immessa in rete. Un tipico caso era quello della rete idrica di Palermo attualmente in rifacimento che, specialmente nel centro storico, aveva perdite che superavano il 50%; ciò significava immettere in rete oltre 2000 l/sec per distribuirne circa 1000. Chiaramente questo problema, considerato che l’acqua non viene erogata in maniera continua, ha anche aspetti igienico – sanitari non indifferenti;

- la seconda riguarda invece gli acquedotti che veicolano le acque delle zone di approvvigionamento a quelle di utenza. Tali reti solo in pochi casi sono interconnesse in maniera da indirizzare l’acqua che in alcune zone può essere in eccesso verso zone dove invece può esistere un deficit, problema acuito dalle reti che sono costituite da singoli enti solo per soddisfare le proprie esigenze tenendo conto delle possibili integrazioni delle risorse.

Si farà ora riferimento all’E.A.S. che è l’Ente che gestisce le grandi opere di trasporto in Sicilia: le conclusioni possono essere estese agevolmente all’intero servizio idrico siciliano.

L’Ente Acquedotti Siciliani (E.A.S.) è un ente di diritto pubblico a carattere regionale, istituito con R.D. n.24 del 19.01.1943 per provvedere:

- alla costruzione di acquedotti a servizi di centri abitati; - al completamento di quelli in corso di costruzione a cura di Stato, Comuni e Consorzi; - alla sistemazione di quelli esistenti per aumentarne l’efficienza; - alla manutenzione ed esercizio degli acquedotti.

L’Ente Acquedotti Siciliani effettua l’approvvigionamento idropotabile su gran parte del territorio siciliano, attraverso grandi reti di distribuzione esterna ed acquedotti locali, secondo due livelli di servizio (adduzione ai serbatoi e distribuzione in rete interna direttamente gestita).

I comuni in cui l’EAS effettua almeno uno dei due servizi di adduzione o distribuzione finale sono 174 per una popolazione complessiva di 1.898.000 abitanti (dati ISTAT 1999).

La presenza dell’Ente è marginale nell’area centrale e sud-orientale dell’isola (province di Catania, Ragusa e Siracusa) mentre diventa più consistente nell’area centro e sud-occidentale della regione fino a diventare predominante se non esclusiva, dal punto di vista dell’approvvigionamento e della distribuzione, nella provincia di Caltanissetta.

L’area del territorio siciliano dove gli squilibri tra domanda ed offerta idrica sono più forti, è certamente quella costituita dall’insieme delle province di Enna, Caltanissetta, Palermo, Agrigento e Trapani ovvero dalla porzione centro occidentale dell’Isola.

In quest’area insistono diversi sistemi acquedottistici variamente interconnessi che, a parte qualche rara eccezione relativa ad utenze ubicate nella sola provincia di Agrigento, sono gestiti dall’EAS.

La popolazione residente nell’area è pari a poco più di 2,6 milioni di abitanti, cioè quasi il 52% dell’intera popolazione isolana.

La superficie complessiva dell’area in parola è pari a 15.188 Kmq. cioè il 59% dell’intera superficie regionale. L’area ha una densità di popolazione pari a 171 ab/Kmq, di poco inferiore a quella ragionale.

1.2.8.6 RISORSE E SCHEMI IDRICI GESTITI DALL’EAS

La domanda attuale e quella prevedibile da soddisfare (Tabella 1.2.8.6.1) sono state determinate sommando i relativi contributi riferiti agli ambiti provinciali, a loro volta ricavati considerando le sole utenze approvvigionate totalmente o parzialmente dall’EAS.

Il calcolo dei volumi medi annui richiesti si è effettuato valutando le dotazioni per ogni sotto-area. A tale riguardo, si sono ritenute congrue le dotazioni pro-capite ricavate dal P.R.G.A.,

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mentre, per la valutazione della domanda idropotabile prevista a medio termine, si è fatta ricorso alla dotazione fissata dal P.S. 30.

Tabella 1.2.8.6.1 – Domanda attuale e prevedibile per le utenze servite dall’EAS

Provincie N°Comuni

serviti Popolazione Residente

Dotazione attuale

(PRGA)

Dotazione prevedibile

(P.S.30)

Domanda attuale (Mm3)

Dotazione prevedibile

(Mm3)

Agrigento 27 356240 200 310 26 40,3 Caltanissetta 21 276616 171 282 17,3 28,5 Catania 4 62138 183 295 4,2 6,7 Enna 16 156646 207 307 11,8 17,5 Messina 39 409413 204 310 30,5 46,3 Palermo 42 196233 172 291 12,3 20,8 Ragusa 3 96988 178 285 6,3 10,1 Siracusa 3 55972 172 275 3,5 5,6 Trapani 19 287322 173 307 18,1 32,2

Totale 174 1897568 130 208 Fonte: Ente Acquedotti siciliani (E.A.S.);

Nell’area in esame si sono valutate anche le disponibilità attuali, sia in riferimento alle fonti pertinenti ai grandi sistemi idrici che relative ad approvvigionamenti locali. Le fonti di approvvigionamento sono distinte (Tabella 1.2.8.6.2) in convenzionali ( superficiali e sotterranee) e non convenzionali.

Tabella 1.2.8.6.2 – Offerta attuale e prevedibile per le utenze servite dall’EAS

ATTUALE (Mm3) FUTURA (Mm3)

Fonti

convenzionali Fonti non convenzionali Fonti

convenzionali Fonti non convenzionali Superf. Sott. Superf. Sott.

Agrigento 2,3 18,1 9,9 (1)(3) 12,5 19,3 4,7 (1)(3) Caltanissetta 9,2 1,4 8,8 (1) 25,3 1,6 4,4 (1) Catania 0 2,3 0 0 3,1 0 Enna 17,3 2,5 0 42,9 2,6 0 Messina 0 27,3 0 0 27,3 0 Palermo 30 19,5 0 20 19,5 0 Ragusa 0 2,1 0 0 2,1 0 Siracusa 0 4,1 0 0 4,1 0 Trapani 4,7 18,5 11,1 (2) 5,2 18,5 11,1 (2)

Totale 63,5 95,8 29,8 105,9 98,1 20,2 Fonte: Ente Acquedotti siciliani (E.A.S.);

(1)Dissalatore AGIP Gela (2)Dissalatore di Nubia (3)Dissalatore di Porto Empedocle

Dall’esame della tabella 1.2.8.6.2 e dal confronto di questa con la precedente tabella 1.2.8.6.3 discendono le seguenti considerazioni:

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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a) l’offerta attuale complessiva per l’area in studio (186,6 Mm3) è superiore alla domanda complessiva attuale ma inferiore a quella prevedibile a medio termine;

b) l’offerta è comunque notevolmente sperequata territorialmente: infatti buona parte delle disponibilità ricadono nel territorio provinciale di Palermo (39,3 Mm3) a fronte di una domanda da soddisfare molto più bassa (12,3 Mm3), in contrasto con la situazione relativa alla provincia di Agrigento, dove l’allocazione delle risorse (20,4 Mm3) risulta inferiore alla domanda (26,0 Mm3). Ciò detto è implicito che nella fase distributiva, realizzata attraverso i collegamenti acquedottistici e potenziata grazie alle interconnessioni tra essi, tale divario tende a minimizzarsi (anche se non ad annullarsi);

c) risulta molto consistente l’apporto dei dissalatori (circa il 16% dell’offerta complessiva), con notevoli ricadute negative sia sul prezzo medio della risorsa che sulla qualità complessiva della stessa;

d) nelle valutazioni a medio termine, che hanno condotto alla stima dell’offerta prevedibile, si sono considerati, oltre ad un più razionale ed efficace sfruttamento delle risorse sotterranee, gli interventi di miglioramento degli invasi in esercizio, di completamento delle opere avviate (la realizzazione dell’invaso Blufi triplicherebbe l’offerta complessiva delle risorse superficiali nella provincia di Caltanissetta), ed il progressivo abbandono delle risorse di tipo non convenzionale (dissalatori);

e) il radicale cambio di strategia gestionale, privilegiando l’uso di fonti convenzionali nell’approvvigionamento idropotabile, non comporterebbe una riduzione dell’offerta a medio termine, ma anzi un aumento stimato del 17%, a patto che si realizzino gli interventi di cui al punto d).

1.2.8.7 I SISTEMI IDRICI INTERCONNESSI

Il raccordo tra i centri d’offerta della risorsa e gli utenti è garantito da alcuni grandi sistemi idrici per lo più interconnessi tra loro.

Tutti i maggiori acquedotti siciliani, molti dei quali di impatto interprovinciale, sono gestiti dall’EAS. L’alimentazione delle infrastrutture acquedottistiche principali e minori è assicurata, in gran parte, da fonti idriche di tipo convenzionale.

Questi schemi acquedottistici sono andati progressivamente caratterizzandosi per una forte interconnessione che ha riguardato anche fonti di approvvigionamento ad originaria destinazione diversa da quella idropotabile.

Tabella 1.2.8.7.1 – Schemi interconnessi gestiti dall’EAS

Schema acquedottistico Provincia

Abitanti serviti

(ISTAT1999)

Montescuro Ovest PA-TP-AG 63977

Favara di Burgio AG 105655

Dissalata Gela-Aragona AG-CL 306384

Madonie Ovest-fonaco PA-AG-CL 162146

Madonie Est PA-CL 43249

Blufi CL-EN 52256

Ancipa EN-ME 129668

Montescuro Est ME 311421

Alcantara PA 24084

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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Totale 1198840 Fonte: Ente Acquedotti siciliani (E.A.S.);

Il cuore del sistema complessivo di approvvigionamento è rappresentato dalla rete di

acquedotti interconnessi che insiste nell’area delle province di Enna, Caltanissetta, Palermo, Agrigento e Trapani.

Taluni di questi sistemi (Fanaco, Dissalata da Gela, Favara di Bugio) si interconnettono, nel territorio provinciale di Agrigento, con 2 altri sistemi non gestiti dall’EAS (Voltano e Tre Sorgenti).

Il grado di efficienza delle arterie di “macro-distribuzione” EAS si evince dall’esame della successiva tabella. Tabella 1.2.8.7.2 – Efficienza delle grandi arterie di adduzione esterna EAS nella Sicilia C.O.

SISTEMA

Volume medio annuo entrante nello

schema (Mm3)

Volume medio annuo uscente dallo

schema (Mm3)

Perdita idrica media annua del

sistema di adduzione (%)

Ancipa 17,3 16,1 7 Alcantara 18,6 16,7 10 Blufi 7,1 6,5 9 Bresciana 3,3 3 10 Dissalata da Nubia 8,2 7,8 5 Dissalata da Gela 17,7 16,2 9 Fanaco-Madonie Ovest 12 11,1 9 Favara di Burgio 9,8 8,9 9 Garcia 5,2 5 5 Casale 0,6 0,57 5 Madonie Est 5,5 5,1 7 Montescuro EST 2,3 2,1 9 Montescuto Ovest 6,3 5 21

Fonte: Ente Acquedotti siciliani (E.A.S.); L’EAS gestisce inoltre:

- circa 1200 km di rete di adduzione; - 40 Km di gallerie; - 210 serbatoi; - circa 140 impianti di sollevamento; - 3 invasi artificiali (Scansano, Franco e Piano di Leone); - 4 grandi potabilizzatori (per oltre 300 l/sec).

1.2.8.8 LE RAGIONI DELLA CRITICITÀ

Lo stato di precarietà in cui versano molte delle opere che costituiscono il sistema idropotabile in Sicilia è una delle ragioni di maggiore criticità nell’approvvigionamento idrico in Sicilia.

Altre rilevanti criticità, sono da ricercare nel sistema gestionale che non solo non consente l’adeguamento costante delle opere alla dinamiche dei fabbisogni ma non è neppure in grado di assicurare le indispensabili attività di manutenzione ordinaria e straordinaria e di provvedere alla

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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riscossione dei canoni delle utenze. Si segnala con riferimento a quast’ultimo punto come alcune grosse utenze (Caltanissetta, Gela, etc.) si rifiutano di pagare il dovuto perché non soddisfatte del servizio, mentre altre non vengono neppure raggiunte dalle bollette per mancata misurazione dei consumi, a volte dovute all’assenza di contatori, altre alle andate fuori servizio degli stessi e altre ancora alla insufficienza del personale destinato a questa attività.

Oltre queste carenze strutturali vi sono alcune incomprensibili difficoltà gestionali stratificatesi nel corso del tempo che aggravano una situazione già di per sé molto critica.

Nel caso dell’ EAS ad esempio, uno dei fattori maggiormente influenti sulla crisi dell’Ente è rappresentato dal fallimentare bilancio esistente tra il costo di acquisto dell’acqua da alcuni produttori (vedi AMAP, AGIP) e quello di vendita all’utenza, che tenuto conto anche delle spese di gestione, è di molto inferiore; con l’aggravante che, a causa delle forti perdite, la quantità di acqua venduta è molto inferiore a quella acquistata (ad esempio, dal dissalatore dell’Agip di Gela, l’E.A.S. deriva, 15-16 milioni di metri cubi/anno e ne distribuisce meno della metà). 1.2.8.9 ASPETTI GESTIONALI

Uno dei grandi mali che contribuisce all’inefficienza del sistema idrico regionale è la frammentazione della gestione della risorsa idrica in una miriade di organismi che non dialogano tra loro e che non hanno un’unica logica operativa, anzi spesso agiscono in competizione.

Paradossalmente possono esistere comuni con abbondanza d’acqua che non hanno la voglia né le strutture per dissetare paesi vicini che soffrono la sete.

Un’unica gestione della risorsa idrica consentirebbe di programmare la costruzione di un’unica rete di distribuzione in grado di utilizzare risorse in eccesso nelle aree meno fornite.

Attualmente in alcuni casi le acque in eccesso in alcuni comuni vengono immesse in discarica. Altro grande problema è l’utilizzo in agricoltura di sistemi di irrigazione non più compatibili con l’attuale disponibilità idrica siciliana. Andrebbero utilizzati metodi che siano in grado di avere il miglior rapporto possibile tra efficacia di irrigazione e volumi idrici impiegati.

Le acque di risulta degli impianti di depurazione dovrebbero essere utilizzate per usi compatibili con la qualità di tali acque (agricoltura, industria, ecc.).

La gestione ideale di un sistema idrico in perenne deficit come quello siciliano, presupporrebbe una gestione integrata delle risorse disponibili. Un simile sistema dovrebbe essere congeniato in maniera da:

- assegnare l’utilizzo delle acque (idropotabile, industria, ecc.).in funzione della loro qualità; - utilizzare tutte le possibili fonti di approvvigionamento (sorgenti, pozzi, gallerie drenanti,

invasi, dissalatori, acqua di risulta dei depuratori, ecc.); - essere dotato di un’unica rete di distribuzione in grado di supportare il trasferimento delle

acque nelle zone maggiormente sofferenti; - disporre di sistemi di monitoraggio e rilevamento idrografico, meteorologico, ambientale,

chimico–fisico e biologico delle acque.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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1.3 SUOLO 1.3.1 SUOLO E SOTTOSUOLO 1.3.1.1 I SUOLI IN SICILIA

La genesi del suolo dipende dalle dinamiche interazioni del clima, del parent material, della geomorfologia, della vegetazione, della fauna e dell’azione antropica.

La pedogenesi siciliana risulta molto complessa, profondamente influenzata dal clima che è caratterizzato da un marcato periodo arido con alte temperature in estate che si contrappone alle temperature miti ed alle elevate precipitazioni del periodo invernale.

La stagione arida facilita i processi di lisciviazione e la conseguente formazione di un orizzonte diagnostico Bt. Nelle aree molto aride il processo di lisciviazione decresce sino ad annullarsi ed avere concentrazioni di carbonati ed altri sali solubili.

Altri parametri ambientali che influenza la complessa pedogenesi siciliana sono rappresentati dalla svariata morfologia del territorio e dalla differente natura dei substrati litologici, che, in taluni casi, agisce in maniera prevalente sulla formazione del suolo.

In Sicilia, sono presenti più del 50% dei totali ordini previsti dalla Soil Taxonomy, che vanno dai suoli meno evoluti (Entisuoli) ai più evoluti (Alfisuoli).

Prevalenti sono gli Ordini degli Entisuoli (38%), con i regosuoli ed i litosuoli, degli Inceptisuoli (34%) con i vari suoli bruni, dei Vertisuoli (8%) e degli Alfisuoli (8%) (G. Fierotti, 1988). 1.3.1.2 USO DEL SUOLO

Dall'elaborazione dei dati tratti dalla Carta dell'Uso del Suolo4 (Assessorato Territorio e Ambiente, 1994), si ha che la maggiore parte della superficie (70%) è investita dal territorio agricolo (per l’uso del suolo agricolo si fa riferimento al paragrafo “Ambiente rurale e montano”), seguono i territori boscati (prevalentemente boschi degradati e di latifoglie) e gli ambienti semi-naturali (in maggior parte pascolo, incolto e macchia a cespuglietto), che ricoprono il 25.93% della totale superficie regionale.

Le zone umide, i corpi idrici e le aree modellate artificialmente, si estendono rispettivamente per lo 0.10%, lo 0.19% e il 4% della complessiva superficie (Tabella I.3.1.2.1).

Per poter valutare le cause che determinano pressioni sullo stato dell’ambiente è necessario un esame delle trasformazioni dell’uso del suolo nello spazio e nel tempo.

4 La Carta dell’Uso del Suolo (anno 1994) è stata realizzata dall’Assessorato Territorio e Ambiente della Regione Siciliana con dati del 1989 a stampa, alla scala 1:250.000, ma la fotointerpretazione delle immagini da satellite è stata eseguita alla scala 1:100.000 con relativo archivio numerico. La legenda è costituita da 39 classi d’uso del suolo, a tre livelli, sulla base della nomenclatura del progetto comunitario CORINE Land Cover, introducendo inoltre gli opportuni adattamenti alle caratteristiche specifiche del territorio. L’unità minima cartografabile è di 25 ha, in coerenza con la normativa del progetto comunitario.

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Figura 1.3.1.2.1 – Uso del Suolo

69,72%

25,93%

4,06%

Territori modellati artificialmente

Territori agricoli

Zone umide

Corpi idrici

Fonte: Assessorato Territorio e Ambiente, 1994

Tale analisi sarà condotta con l’ausilio dei dati forniti dalla redazione della nuova carta dell’uso del suolo della Sicilia5 ed attraverso l’elaborazione di dati dell’ISTAT in merito alle variazioni dell’uso del suolo agricolo e forestale. Da questi ultimi elaborati si evince che dal 1980-82 al 1998 si è avuta una contrazione della superficie agricola utilizzata (8%) e della superficie agricola totale (13%), ed un basso incremento del coefficiente di boscosità (superficie forestale/ superficie totale regionale), pari allo 0,5%.

Per un maggior dettaglio sull’argomento si rimanda ai seguenti paragrafi: “Tipo d’utilizzazione della superficie agricola” per la tematica Suolo; “Habitat” e “Patrimonio forestale” per la tematica Ecosistemi. 1.3.1.3 QUALITÀ DEI SUOLI

La qualità di un suolo è rappresentata dall’insieme delle sue caratteristiche chimico-fisiche e pedologiche: capacità di scambio cationico, contenuto in sostanza organica, pH, tessitura, struttura, permeabilità, drenaggio, profondità utile alle radici, ecc…

La maggior parte di questi dati, da tempo, è stata raccolta nell’ambito di specifiche ricerche ed indagini pedologiche condotte da vari Enti (Università, CCR, Assessorato Agricoltura e Foreste, SOAT, ecc.) che hanno dato origine a carte dei suoli con copertura geografica regionale e sub-regionale, a studi sui suoli irrigui, sull’erodibilità e sulla salinità dei suoli, ecc…

Studi finalizzati non al monitoraggio del suolo a livello regionale, e per questo motivo di non corretto utilizzo per altri scopi che non siano quelli per cui sono stati pianificati ed eseguiti.

L’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Regione Siciliana spera di poter attivare al più presto una rete di monitoraggio diretta alla conoscenza dello stato del suolo, attraverso la partecipazione dei maggiori esperti del settore, alfine di evidenziare gli impatti, le pressioni sull’ecosistema suolo e indirizzare la pianificazione verso un più idoneo uso sostenibile del territorio.

5 La nuova Carta dell’Uso del Suolo della Sicilia sarà pubblicata in questi successivi anni e vede la partecipazione attiva dell’Assessorato Territorio e Ambiente e dell’Assessorato Agricoltura e Foreste. Quest’ultimo, attraverso le SOAT, ha già prodotto con copertura geografica sub-regionale varie carte dell’uso del suolo e del suolo in scala 1:25.000.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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Un secondo gruppo di indicatori della qualità del suolo definisce il livello di presenza di elementi chimici che possono essere accumulati nel suolo con un eventuale grado di contaminazione. Alcuni di questi, come quelli dovuti all’impiego di fitofarmaci e fertilizzanti, sono trattati nei fattori di pressione del settore agricolo. Altri, come il contenuto di metalli pesanti e il bilancio di nutriente sono invece esplicati nelle pagine seguenti.

Un altro aspetto importante per valutare l’impatto sul suolo, è dato dai contenuti di fitofarmaci e nitrati nelle acque sotterranee ed i contenuti di fosforo nelle acque superficiali, che verranno trattati nella tematica “Acqua”.

Per metalli pesanti si intendono gli elementi inorganici con carica positiva singola o doppia ed elevato peso atomico.

La concentrazione dei metalli pesanti nel suolo è funzione del substrato pedogenetico (inquinamento geochimica), dell’attività agricola e zootecnica attraverso l’utilizzo di mangimi, prodotti fitosanitari e fertilizzanti che contengono metalli pesanti, delle emissioni in atmosfera da attività civile (riscaldamento, inceneritori, traffico veicolare) e industriale (fonderie, raffinerie, ecc.) e dei fanghi di depurazione delle acque reflue sia civili che industriali.

Dall’analisi dei dati sul contenuto di metalli pesanti rilevati durante una campagna di monitoraggio dei suoli e muschi del territorio regionale (R.M. Cenci et al., anno 2001) emerge che di 33 punti campionati (Tabella I.3.1.3.1), 25 presentano valori superiori ai valori limiti previsti dal D.M. 25 ottobre 1999 n. 471 per i siti di tipo A (verde pubblico, privato e residenziale), mentre, in due punti si sono trovati valori superiori ai limiti previsti per i siti di tipo B (siti ad uso commerciale e industriale). Questi ultimi interessano esclusivamente l’Arsenico (As) che presenta un valore medio non molto distante (16 mg/Kg) dal limite dei siti A (20 mg/Kg) superandoli in 4 punti campionati. Lo Zinco ha un valore medio, pari a 120 mg/Kg, prossimo al limite previsto per i siti A (150 mg/Kg) e lo supera in 10 siti. Altri elementi che superano i limiti previsti per i siti di tipo A sono: cobalto (4 siti); nichel (3 siti); cadmio (2 siti); cromo e rame (1 sito).

Il bilancio di nutrienti nel suolo è stato calcolato tramite il modello Elba, studiato dal DIPROVAL della Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna. Esso si riferisce all’azoto (N) e al fosforo (P) di origine organico ed inorganico, definendo la situazione di deficit o surplus per differenza tra input (apporti meteorici, concimazioni, ecc.) ed output (asporto colturale, volatilizzazione) dei nutrienti.

Dall’esame dei dati (Tabella I.3.1.3.2 e Tabella I.3.1.3.3) si evince che il surplus di fosforo è tra i più bassi della nazione ed è inferiore ai valori medi del nord, del centro e del sud Italia. Il surplus maggiore di azoto si ha nei territori provinciali di Messina, Ragusa ed Enna (Figura 1.3.1.3.1), con valori sempre più bassi rispetto alla media nazionale (48.17 Kg/ettaro).

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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Figura 1.3.1.3.1 – Surplus di azoto per provincia (Kg/ha)

17,219 20,1

26,5 26,7

23,4

26,6

20,8

12,4

0

5

10

15

20

25

30

Agrige

nto

Calta

nisse

tta

Catan

ia En

na

Messin

a

Paler

mo

Ragu

sa

Siracu

sa

Trapa

ni

surp

lus

azo

to (

Kg

/ha)

Fonte: Modello ELBA (Environmental Liveliness and Blent Agriculture) – Università di Bologna. Anno 1996

Anche per l’azoto come per il fosforo i maggiori surplus si hanno nei territori della pianura padana, ove si sono riscontrati valori sino a 206.5 Kg/ha contro il dato più alto stimato in Sicilia, nella provincia di Messina, che è pari a 26.7 Kg/ha. 1.3.1.4 DESERTIFICAZIONE - DEGRADAZIONE FISICA E BIOLOGICA DEI SUOLI

Il fenomeno della desertificazione nella Convenzione delle Nazioni Unite è ufficialmente definito come “degrado dei terreni coltivabili in aree aride, semi-aride e asciutte sub-umide in conseguenza di numerosi fattori, comprese variazioni climatiche e attività umane”. La Convenzione delle Nazioni Unite adottata il 17 giugno 1994 ed entrata in vigore il 29 dicembre 1996, ratificata in Italia con la legge n. 170 del 04 giugno 1997, ha potere esecutivo e comporta impegni nazionali precisi.

L’Italia rientra tra i Paesi colpiti da questa forma di degrado del territorio, che riguarda soprattutto le regioni meridionali, tra le quali la Sicilia, dove il fenomeno della desertificazione rappresenta una vera e propria emergenza ambientale.

Elemento comune che associa le aree soggette a desertificazione è la progressiva riduzione dello strato superficiale del suolo e della sua capacità produttiva, fattore questo che influisce sullo sviluppo socio-economico della regione.

Il processo di degradazione del suolo è causato da un insieme di fattori quali l’erosione favorita indirettamente dalle pratiche agronomiche intensive; l’eccessivo sfruttamento delle aree montane e boschive per il pascolo; l’irregolarità del regime pluviometrico; la salinizzazione, che per le piane costiere è da imputarsi all'eccessivo emungimento degli acquiferi con conseguente ingressione del cuneo di acqua marina. Infine, tra le cause di desertificazione citiamo anche gli incendi boschivi; in Sicilia, nel ventennio 1978-1998, il numero di incendi è notevolmente aumentato, interessando una superficie di 35.000 ettari nel 1998 contro i 6.000 ettari del 1978, una diminuzione nel numero di incendi si è riscontrata nel 1999, con 16.000 ettari di superficie interessata dagli incendi.

Al fine di potere pianificare gli interventi di tutela del territorio e di indirizzare le scelte politiche e socio-economiche verso uno sviluppo sostenibile, è necessario avere una conoscenza approfondita delle aree vulnerabili a rischio di desertificazione presenti nella regione.

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La Regione Siciliana in seno al progetto RETELAB6 (Rete sovranazionale di laboratori ambientali) ha realizzato, grazie al lavoro degli Assessorati Territorio e Ambiente ed Agricoltura e Foreste con la collaborazione del Centro di Telerilevamento Mediterraneo di Palermo, una “Carta delle aree vulnerabili al rischio di desertificazione in Sicilia”.

La metodologia scelta per realizzare la carta in scala 1:250.000, è basata sulla combinazione di tre indici differenti, ciascuno dei quali riflette specifici aspetti legati al fenomeno della desertificazione:

- le condizioni di aridità - indice di aridità - le condizioni di siccità - indice di siccità - la perdita di suolo in relazione al suo uso, tipologia, ed erosività delle piogge - indice di

perdita del suolo. Per ciascuno di questi indici è stata realizzata una carta, che li rappresenta, avremo dunque

una carta dell’ indice di aridità, una carta dell’indice di siccità ed infine una carta dell’indice della perdita di suolo.

La carta delle aree vulnerabili al rischio di desertificazione è il risultato della somma dei valori, relativi alle singole carte, dei tre indici di base.

La tabella 1.3.1.4.1 riporta il quadro di sintesi delle aree regionali vulnerabili al rischio di desertificazione, nella tabella il territorio regionale appare classificato in quattro classi di rischio. La classe di rischio medio-alta è quella che interessa quasi il 50% dell’intero territorio regionale, questo dato sottolinea l’importanza di adottare un programma di salvaguardia del territorio siciliano, nei confronti di questa emergenza ambientale.

Tabella 1.3.1.4.1 - Quadro di sintesi sulla vulnerabilità al rischio di desertificazione in Sicilia

Classe di rischio Ettari % Basso 152.653 6.0

Medio-Basso 969.600 38.1 Medio-Alto 1.230.115 48.4

Elevato 191.655 7.5 Totale 2.544.023 100

Fonte: Regione siciliana – Gruppo di lavoro Desertificazione.

6 Rete sovranazionale di laboratori ambientali e multifunzionali – Nata con lo scopo di realizzare una rete sovranazionale di laboratori ambientali per favorire un flusso d’informazioni continuo con gli Organismi istituzionali dell’Unione Europea.

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Figura 1.3.1.4.1 – Carta dell’aree vulnerabili al rischio della desertificazione

Fonte: Regione Siciliana – Gruppo di Lavoro Desertificazione. Anno 2002

Successivamente sarà necessario realizzare carte a scale di maggiore dettaglio (1:100.000), introducendo altri indici rappresentativi del fenomeno attualmente non considerati. 1.3.1.5 ATTIVITÀ ESTRATTIVE

Le formazioni geologiche che offrono litotipi di interesse economico sono numerose ed

eterogeneamente distribuite sul territorio siciliano. I principali giacimenti minerari sono ubicati in corrispondenza delle catene montuose della Sicilia settentrionale ed occidentale (Peloritani, Nebrodi, Madonie, Monti di Palermo, Monti di Trapani e Sicani), dove si rinvengono calcari e dolomie e, nel messinese, mineralizzazioni a solfuri e feldspati; nella Sicilia centro-meridionale (Graben di Caltanissetta), dove si rinvengono i giacimenti di zolfo, salgemma e sali potassici della Serie Gessoso-Solfifera; nell’Altopiano Ibleo, dove sono presenti mineralizzazioni ad asfalto e bitumi; nelle zone vulcaniche (Etna, Vulcano e Lipari), dove si trovano giacimenti di pomice, pietra lavica e minerali metallici.

Di seguito viene descritto lo stato delle attività estrattive in Sicilia, riferito a1 1999 o al 2000 a seconda della copertura temporale dei dati, analizzate su base provinciale e per categoria (I e II) dei giacimenti, secondo la classificazione indicata nella normativa di settore (R.D. n. 1443/27 e L.R. n. 54/56).

1.3.1.5.1 ATTIVITÀ ESTRATTIVE DI SECONDA CATEGORIA (CAVE) L’analisi del settore estrattivo dei materiali di cava si basa sui dati dell’Ass. Reg. Industria -

Corpo Regionale delle Miniere, riguardanti il numero di cave autorizzate in esercizio per comune e per tipologia di materiale estratto. Il livello di aggregazione dei dati utilizzato per l’analisi è quello provinciale. Nelle Figg. 1.3.1.5.1.1, 1.3.1.5.1.2 e 1.3.1.5.1.3 è riportato rispettivamente il quadro di sintesi, relativo all’anno 1999, per i 3 Distretti Minerari dell’Ass. Reg. Industria (D.M. di Caltanissetta, Catania e Palermo), che rilasciano l’autorizzazione alle cave ricadenti nelle province

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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di cui sono territorialmente competenti. I dati sono espressi in termini di incidenza percentuale del numero di cave per litotipo estratto in ciascuna provincia.

Dall’analisi della Fig. 1.3.1.5.1.1 si evidenzia la prevalenza nei territori delle province di Agrigento, Caltanissetta ed Enna di cave di inerti (calcare, marna, sabbia e ghiaia), con percentuali comprese tra il 64 ed il 71%, seguite dalle cave di rosticci di zolfo (materiale di scarto delle vecchie lavorazioni dello zolfo, con percentuali comprese tra il 7 ed il 15%) e da quelle di calcarenite (6-10%) ed argilla (4-6%). Nelle province di Agrigento e Caltanissetta si rinvengono inoltre alcune cave attive di gesso (4 e 8% rispettivamente), mentre nella provincia di Enna (comuni di Nicosia, Agira, Cerami, Gagliano Castelferrato, Troina, Nissoria) viene estratta anche la quarzarenite (11%).

Figura 1.3.1.5.1.1 – Numero di cave attive per tipologia di materiale estratto nelle Province del Distretto Minerario di Caltanissetta

Provincia di Agrigento

50,7%

6,0%14,9%

13,4%

10,4% 4,5%

calcare e marna

argilla

rosticci di zolfo

sabbia e ghiaia

arenaria ecalcarenitegesso

Provincia di Caltanissetta

49,0%

4,1%10,2%

22,4%

6,1% 8,2%

calcare e marna

argilla

rosticci di zolfo

sabbia e ghiaia

arenaria ecalcarenitegesso

Provincia di Enna

23,6%

5,5%7,3%

43,6%

9,1%10,9%

calcare e marna

argilla

rosticci di zolfo

sabbia e ghiaia

arenaria ecalcarenitequarz-arenite

Fonte: Ass. Reg. Industria - Corpo Regionale Miniere, 1999

Il Distretto Minerario di Catania (Fig. 1.3.1.5.1.2) è il più eterogeneo sotto il profilo delle varietà merceologiche ricavabili dalle attività di cava. Nella provincia di Catania vengono estratte prevalentemente vulcaniti (nel 51% delle cave attive si estrae pietra lavica, nell’11% tufo vulcanico), secondariamente gesso (10%), argilla (8%) e calcare (8%).

La provincia di Messina ospita uno dei maggiori bacini marmiferi della Sicilia, dove si estraggono alcune varietà pregiate della pietra ornamentale (cave di San Marco D’Alunzio e Frazzanò, che incidono per il 10% sul numero provinciale totale); le cave più numerose sono però quelle di inerti (40% di calcare, sabbia e ghiaia), seguite da quelle di argilla (27%) e quarzarenite (10%). Nell’isola di Lipari sono inoltre attive 3 cave di pomice.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

75

Nelle province di Siracusa e Ragusa predominano le cave di inerti (comprese tra il 69 ed il 79% del totale), seguite da quelle di calcarenite nel siracusano (25%) e da quelle di marmo (8%) e di argilla (8%) nel ragusano.

Figura 1.3.1.5.1.2 – Numero di cave attive per tipologia di materiale estratto nelle province del Distretto Minerario di Catania

Provincia di Catania

7,8% 7,8%

51,1%

11,1%

3,3%8,9%

10,0%

calcare e marna

argilla

lava

tufo vulcanico

sabbia e ghiaia

arenaria e calcarenite

gesso

Provincia di Messina

26,9%

26,9%5,8%9,6%

3,8%

13,5%

3,8% 9,6%

calcare e marna

argilla

pomice

marmo

metamorfiti

sabbia e ghiaia

arenaria ecalcarenitequarz-arenite

Provincia di Ragusa

54,2%

8,3%8,3%

25,0%4,2%

calcare e marna

argilla

marmo

sabbia e ghiaia

arenaria ecalcarenite

Provincia di Siracusa

68,8%2,1%2,1%

25,0%2,1%

calcare e marna

argilla

lava

arenaria ecalcarenitegesso

Fonte: Ass. Reg. Industria -Corpo Regionale Miniere, 1999

Nel Distretto Minerario di Palermo (Fig. 1.3.1.5.1.3) ricadono gli altri due bacini marmiferi principali della Sicilia, oltre a quello messinese già menzionato: il bacino palermitano (Monte Kumeta, Pizzo Marabito, Rocca Busambra, etc..) e quello trapanese (Monte S. Giuliano, Monte Sparagio, Monte Cofano, etc..). Allo stato attuale le cave di marmo nel palermitano incidono per l’10% sul totale delle cave attive della provincia, mentre nel trapanese costituiscono la quasi totalità delle attività estrattive della provincia (86%). Queste cave sono caratteristiche per il valore merceologico del prodotto che viene messo in commercio, in massima parte all’estero, sotto forma di prodotti semilavorati e prodotti finiti pregiati. Tra i materiali lapidei di pregio sono state incluse dalla L.R. n. 127/80 anche le calcareniti di Trapani (2% del n. di cave attive nella provincia). Nel palermitano sono molto diffuse anche le cave di inerti (calcare, sabbia e ghiaia) che costituiscono il 79% del totale.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

76

Figura 1.3.1.5.1.3 – Numero di cave attive per tipologia di materiale estratto nelle province del Distretto Minerario di Palermo

Provincia di Palermo

68,9%4,9%

9,8%

9,8% 3,3% 3,3%

calcare e marna

argilla

marmo

sabbia e ghiaia

quarz-arenite

gesso

Provincia di Trapani

9,6%

86,5%

1,0%1,9%1,0%

calcare e marna

marmo

lava

arenaria ecalcarenitegesso

Fonte: Ass. Reg. Industria -Corpo Regionale Miniere, 1999

Il dato relativo al numero di cave in esercizio mette in evidenza per alcune tipologie merceologiche l’estrema diffusione delle attività estrattive, come nel caso delle cave di inerti (calcare, marne, sabbie e ghiaie), praticamente ubiquitarie e capillarmente distribuite sul territorio regionale con numeri sempre piuttosto elevati in tutte le province, mentre per altre tipologie, come nel caso delle cave di gesso, indica una concentrazione delle attività estrattive in poche cave di medie-grandi dimensioni, dove il maggiore grado di innovazione tecnologica consente agli esercenti di essere competitivi sul mercato e di sopravvivere rispetto alle piccole cave a conduzione artigianale.

Per avere un’informazione completa sull’entità della pressione esercitata al suolo dalle attività estrattive in esercizio in Sicilia nel 1999, bisognerebbe disporre anche del dato relativo alla superficie occupata dalle cave, che renderebbe conto della reale distribuzione territoriale delle attività e dell’entità del loro impatto. Ad oggi tale dato è disponibile solo per l’anno 1996, anno in cui l’Ass. Reg. Territorio e Ambiente ha effettuato un Censimento delle attività estrattive in Sicilia. L’informazione desunta da questo studio, pur avendo carattere occasionale, è l’unica ad oggi disponibile sulle superfici occupate dalle attività estrattive suddivise per tipologia di materiale estratto e per provincia. In Fig. 1.3.1.5.1.4 è riportato il dato aggregato a livello regionale: esso evidenzia come su un totale di quasi 9,1 milioni di m2, le cave di inerti (calcare, marna, sabbia e ghiaia) occupino la superficie più estesa, con quasi 4,4 milioni di m2 per calcare e marna ed 1,8 milioni di m2 per sabbia e ghiaia, risultando le attività estrattive a maggiore impatto a scala regionale, in quanto le più estese e le più diffuse sul territorio siciliano (v. figure precedenti).

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

77

Figura 1.3.1.5.1.4 - Superficie occupata da cave attive in Sicilia per tipologia di materiale estratto (m2)

0

1.000

.000

2.000

.000

3.000

.000

4.000

.000

5.000

.000

6.000

.000

7.000

.000

8.000

.000

9.000

.000

10.000

.000

calcare e marna

argilla

marmo

metamorfiti

lava

tufo vulcanico

rosticci di zolfo

sabbia e ghiaia

arenaria e calcarenite

quarzarenite

gesso

TOTALE SUPERFICIE

Fonte: Ass. Reg. Territorio e Ambiente, 1996

Nell’analisi del problema va tuttavia tenuto conto del limite delle informazioni fino ad oggi disponibili su un settore, quale quello delle attività estrattive in Sicilia, in cui i dati accessibili sono talora incompleti, non georeferenziati e la mancanza di un sistema informativo di gestione delle informazioni rende difficile la loro disponibilità ed il loro aggiornamento nel tempo.

Tali difficoltà dovrebbero essere almeno parzialmente superate con l’approvazione del Piano Regionale dei Materiali di Cava, lo strumento di pianificazione regionale delle attività estrattive previsto dalla L.R. n. 127/80, che solo recentemente è stato ultimato e di cui è ancora in corso l’iter di approvazione. L’operatività di questo strumento dovrebbe garantire a partire dai prossimi anni, oltre allo sfruttamento sostenibile delle risorse del sottosuolo, la disponibilità di un archivio di informazioni completo, informatizzato e periodicamente aggiornato sulle attività estrattive siciliane.

Allo stato attuale il dato relativo alle superfici occupate dalle cave attive in Sicilia nel 1996, seppure utile a fornire delle indicazioni di massima sull’impatto per tipologia di materiale estratto, risulta un dato parziale, come appare dal confronto tra il numero di cave in esercizio nel 1988, nel 1996 e nel 1999 riportato in Fig. 1.3.1.5.1.5. I dati del 1988 e del 1999 provengono dall’Ass. Reg. Industria - Corpo Regionale delle Miniere (elenchi delle cave autorizzate in esercizio); quelli del 1996 dall’Ass. Reg. Territorio e Ambiente (Censimento delle attività estrattive). Nel grafico il numero di cave in esercizio nel 1996 appare, per le varie tipologie di materiale estratto, sistematicamente più basso rispetto a quello del 1988 e del 1999, verosimilmente per effetto della parzialità delle informazioni disponibili presso l’Ass. Reg. Territorio e Ambiente, in merito al numero di autorizzazioni rilasciate dai Distretti Minerari.

Il confronto tra il numero di cave in esercizio nel 1988 e nel 1999 mostra una sostanziale costanza, nel decennio considerato, del numero di attività estrattive di calcare, marna, argilla, gesso e pietra lavica (ivi compreso il basalto dell’Etna, incluso tra i materiali lapidei di pregio dal D.A. del 16/06/86); una tendenza all’aumento del numero di cave di marmo, tufo vulcanico, rosticci di zolfo, quarzarenite e depositi di sabbia e ghiaia; una tendenza alla diminuzione del numero di cave di

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

78

arenarie, calcareniti, sabbie e ceneri vulcaniche. Da segnalare inoltre la scomparsa di cave di inerti fluviali e di spiaggia (da 20 cave nel 1988 a 0 cave nel 1999), in seguito alla emanazione della L.R. n. 24/91, di modifica della L.R. n. 127/80, che vietava il prelievo di materiali dagli alvei fluviali e dalle fasce costiere marine. Figura 1.3.1.5.1.5 - Variazione temporale delle attività di cava in Sicilia per tipologia di materiale estratto

n. cave attive in Sicilia

0

20

40

60

80

100

120

140

160

180

200

calcar

e e marn

a

alabas

tro ca

lcareo

traver

tino argilla

pomice

marmo

metamorf

iti lava

tufo v

ulcani

co

sabbie

e lapi

lli vu

lc.

rostic

ci di zo

lfo

sabbia

e ghia

ia

inerti

fluvia

li e di

spiag

gia

arena

ria e c

alcare

nite

quarz

-areni

te gesso

1988

1996

1999

Fonte: Ass. Reg. Industria, 1988 e 1999. Ass. Reg. Territorio e Ambiente, 1996

1.3.1.5.2 ATTIVITÀ ESTRATTIVE DI PRIMA CATEGORIA (MINIERE) L’attività mineraria siciliana fino ad alcuni decenni fa aveva come suo riferimento principale

lo sfruttamento degli orizzonti mineralizzati a Zolfo della Serie Gessoso-Solfifera, che ha costituito, almeno fino ai primi decenni del XX secolo, un settore produttivo importante per l’economia dell’intera regione e che è andato lentamente spegnendosi fino alla sua definitiva cessazione, in seguito all’emanazione della L.R. n. 34/88, con la quale sono state chiuse le ultime solfare ancora in esercizio. Le miniere di zolfo dismesse delle province di Agrigento, Caltanissetta ed Enna costituiscono ad oggi dei siti di notevole valenza culturale e storica del territorio, essendo gli unici luoghi che conservano la memoria di un’attività industriale che ha caratterizzato non solo l’economia, ma anche la storia recente della Sicilia. Al fine di tutelare e valorizzare questi siti, che versavano in stato di abbandono e di degrado, sono stati istituiti, con L.R. n. 17/91, il museo regionale delle miniere in Caltanissetta (miniere Gessolungo, La Grasta e Trabia - Tallarita di Riesi), il museo regionale delle miniere di Agrigento (miniere di Ciavolotta, Cozzodisi) e l'ente parco minerario Floristella – Grottacalda (Enna).

Per quanto riguarda la coltivazione di altri minerali di I categoria presenti in Sicilia, quali il salgemma e le rocce asfaltiche, negli ultimi 15 anni si è avuta una diminuzione del numero di concessioni in vigore (Ass. Reg. Industria, 1990), per accorpamento di più concessioni o per

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

79

dismissione di alcune miniere e conseguente concentrazione delle attività estrattive in quelle residue. Le miniere dismesse di salgemma presentano, tra l’altro, in alcuni casi, gravi problemi di dissesto strutturale (crolli, frane) dovuti agli effetti di dissoluzione delle acque meteoriche sulle porzioni saline residue del giacimento ormai abbandonato.

I dati sulle attività minerarie dismesse in Sicilia (n. miniere e loro ubicazione sul territorio) sono allo stato attuale di difficile reperimento, in quanto si tratta di informazioni in possesso di vari soggetti ed enti regionali (Distretti Minerari, EMS, ISPEA, RESAIS, etc..). Attualmente l’ARPA Sicilia sta effettuando una ricognizione delle informazioni e dei dati relativi ai siti minerari dismessi di Pasquasia e Bosco S. Cataldo, attività propedeutica alla stesura del Piano di Caratterizzazione dei siti, dal momento che per essi sussiste una situazione di pericolo concreto e reale di inquinamento del suolo e del sottosuolo. I siti minerari dismessi infatti, in quanto siti potenzialmente contaminati ai sensi del D.M. n. 471/99, diventano oggetto di accertamenti e di eventuali azioni di bonifica secondo l’iter procedurale previsto dal D.Lgs, 22/97 e dal D.M. 471/99 e secondo le competenze stabilite dall’ordinanza di commissariamento per l’emergenza rifiuti in Sicilia (O.P.C.M. n. 2983/99 e successive modifiche ed integrazioni).

Per quanto riguarda invece le miniere attive, l’analisi della situazione regionale si basa sui dati forniti dall’Ass. Reg. Industria - Corpo Regionale delle Miniere, relativamente al numero di titoli minerari (concessioni per la coltivazione e permessi per la ricerca dei minerali) vigenti al 2000. Tali dati sono stati integrati, per quanto riguarda i titoli relativi agli idrocarburi liquidi e gassosi, con quelli pubblicati da Assomineraria nel 2000 (Paini G., 2000).

Nelle Figg. 1.3.1.5.1.6, 1.3.1.5.1.7 ed 1.3.1.5.1.8 viene riportato il quadro di sintesi sui titoli minerari vigenti sul territorio regionale nell’anno 2000, suddivisi in numero di concessioni e numero di permessi per tipologia di minerale estratto in Sicilia. L’analisi dei dati evidenzia un elevato numero di siti per la coltivazione delle acque minerali e termominerali (21 concessioni diffuse sui territori delle province di Catania, Messina, Palermo, Trapani, Agrigento), seguite da quelli per la coltivazione degli idrocarburi liquidi e gassosi (11 concessioni concentrate per lo più nelle province di Ragusa, Enna e Caltanissetta). Nel ragusano sono inoltre presenti 4 concessioni per la coltivazione di rocce asfaltiche e bituminose; nel palermitano e nell’agrigentino 3 per il salgemma; in provincia di Caltanissetta ed Agrigento, 2 per sali alcalini misti (kainite) ed infine, in provincia di Caltanissetta 1 per la coltivazione di bentonite. Figura 1.3.1.5.1.6 - Numero di concessioni minerarie per tipologia di minerale estratto in Sicilia

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45

salgemma

sali alcalini misti

rocce asfaltiche e bituminose

idrocarburi liquidi e gassosi

silicati idrati di alluminio

feldspato

bentonite

anidride carbonica

acque minerali e termomin.

TOTALE

Fonte: Ass. Reg. Industria - Corpo Regionale Miniere, 2000. Assomineraria, 2000

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

80

Per quanto riguarda invece la ricerca mineraria, prevale il numero di permessi rilasciati per la ricerca di idrocarburi (n = 7), che ricoprono ampie porzioni del territorio della Sicilia centro-occidentale (province di Enna, Trapani ed Agrigento) e meridionale (provincia di Ragusa), seguito da quelli per la ricerca di acque minerali e termominerali (n = 5), presenti nelle province di Catania e Messina e secondariamente in quelle di Palermo e Siracusa. Figura 1.3.1.5.1.7 - Numero di permessi di ricerca per tipologia di minerale estratto in Sicilia

0 2 4 6 8 10 12

salgemma

sali alcalini misti

rocce asfaltiche e bituminose

idrocarburi liquidi e gassosi

silicati idrati di alluminio

feldspato

bentonite

anidride carbonica

acque minerali e termomin.

TOTALE

Fonte: Ass. Reg. Industria, 2000. Assomineraria, 2000 Figura 1.3.1.5.1.8 - Numero di titoli minerari totali in Sicilia

0 10 20 30 40 50 60

salgemma

sali alcalini misti

rocce asfaltiche e bituminose

idrocarburi liquidi e gassosi

silicati idrati di alluminio

feldspato

bentonite

anidride carbonica

acque minerali e termomin.

TOTALE

Fonte:Ass. Reg. Industria, 2000. Assomineraria, 2000

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

81

1.3.1.6 EROSIONE COSTIERA Le coste siciliane hanno uno sviluppo complessivo di 1152 km, se si escludono le isole

minori (Ass. Reg. Territorio e Ambiente, 2002) e presentano una grande variabilità di caratteristiche fisiografiche, ambientali, infrastrutturali e meteomarine. I morfotipi fondamentali che la costituiscono sono riassumibili come segue:

1) coste basse a pianura di fiumara diffuse nel messinese, spesso sottoposte a fenomeni di erosione accelerata;

2) coste basse alluvionali, generalmente situate alla foce dei fiumi e normalmente in avanzamento, in assenza di interventi antropici di regimazione fluviale;

3) coste basse con saline, diffuse nel trapanese e piuttosto stabili; 4) coste basse orlate da spiagge munite di sistemi dunali, soggette ad arretramento nei tratti in

cui l’urbanizzazione abbia ridotto o eliminato le dune sabbiose interne; 5) coste impostate su terrazzi marini, con spiagge poste al piede delle scarpate litoranee,

soggette ad intensa erosione laddove costituite da strati a differente coesione, particolarmente frequenti nell’agrigentino (coste basse rocciose);

6) coste alte non interessate da fenomeni di vero e proprio arretramento, ma comunque soggette spesso a pericolosi eventi di distacco e crollo di blocchi (coste alte rocciose).

L’incidenza percentuale, in termini di estensione lineare, dei tipi morfologici costieri presenti in Sicilia, con la suddivisione relativa ai differenti tipi di costa bassa (spiaggiosa e rocciosa) è riportata in Tab. 1.3.1.6.1. Il dato, fornito dall’Ass. Reg. Territorio e Ambiente, è stato ottenuto nell’ambito di uno studio inedito condotto dal Gruppo Tecnico del Demanio Marittimo dell’Assessorato nel 1998.

Tabella 1.3.1.6.1 - Suddivisione tipologica dei litorali siciliani

Tipologia di litorale Lunghezza/ Lunghezza totale dei litorali siciliani Spiagge sabbiose 34,8 %

Spiagge sabbiose – ciottolose 11,2 % Spiagge ghiaiose 3,4 %

Coste basse rocciose 30,3 % Coste alte rocciose 20,3 %

Fonte: Ass. Reg. Territorio e Ambiente, 1998

I tratti di litorale soggetti ad una maggiore velocità di arretramento, per effetto combinato dell’azione antropica nell’entroterra (interventi sui bacini idrografici alimentatori) e lungo la fascia costiera (porti, insediamenti urbani costieri, infrastrutture lineari lungo costa, etc…) sono localizzati in corrispondenza del litorale tirrenico messinese, del litorale ionico compreso tra Riposto ad Alì Terme, del litorale Ibleo e della fascia costiera dell’agrigentino compresa tra Capo Granitola e Licata.

La valutazione dell’erosione delle coste, di cui di seguito si riportano i risultati, si basa su uno studio di fattibilità commissionato nel 2000 dall’Ass. Reg. Territorio e Ambiente per “l’individuazione di un servizio integrato di interventi per la protezione delle coste, la difesa dei litorali dall’erosione ed il ripristino del trasporto solido fluviale litoraneo nel territorio della regione Sicilia”. Lo studio, acquisito dall’Assessorato nel 2002, si è posto come obiettivo l’individuazione delle aree costiere maggiormente critiche sotto il profilo della tendenza all’erosione e della relativa vulnerabilità a subire un danno, per la valutazione degli interventi di protezione più idonei da realizzare.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

82

L’individuazione delle aree critiche è stata effettuata, sulla base dei principi guida della Gestione Integrata delle Zone Costiere (GIZC) sanciti dalla Comunità Europea, mediante la valutazione integrata di differenti fattori (morfologia, erodibilità, uso del suolo, vulnerabilità rispetto all’erosione, esposizione al moto ondoso) che caratterizzano le coste siciliane, e scegliendo come livello territoriale di analisi quello dell’unità costiera, ossia il tratto di litorale entro cui i movimenti dei sedimenti risultano confinati e gli scambi con le unità adiacenti sono nulli o quasi nulli. Tale scala consente infatti di analizzare in modo adeguato gli effetti evolutivi della dinamica costiera.

In Tab. 1.3.1.6.2 sono riportate le 21 unità costiere nelle quali è stato suddiviso il litorale siciliano, con l’indicazione degli elementi morfologici naturali o artificiali che separano tra loro le singole unità.

Tabella 1.3.1.6.2 - Suddivisione delle coste siciliane in unità costiere 1 Milazzo - Capo Peloro 8 Punta Braccetto - Licata 15 Capo San Vito - Capo

Rama

2 Capo Peloro - Scaletta Zanglea 9 Licata - Punta Bianca 16 Capo Rama - Capo Gallo

3 Scaletta Zanglea - Giardini 10 Punta Bianca - Capo Rossello 17 Capo Gallo - Capo Mongerbino

4 Giardini - Porto di Catania 11 Capo Rossello - Capo San Marco 18 Capo Mongerbino - Cefalù

5 Porto di Catania - Punta Castelluzzo

12 Capo San Marco - Punta Granitola

19 Cefalù - Capo D'Orlando

6 Punta Castelluzzo - I. delle Correnti

13 Punta Granitola - Capo Feto 20 Capo D'Orlando - Capo Calavà

7 I. delle Correnti - Punta Braccetto

14 Capo Feto - Capo San Vito 21 Capo Calavà - Milazzo

Fonte: Ass. Reg. Territorio e Ambiente, 2002

All’interno di ciascuna unità costiera sono state individuate, secondo i criteri su esposti, le aree critiche, cioè quelle aree che in una scala di priorità di intervento occupano il primo posto.

In Fig. 1.3.1.6.1 è riportata l’estensione lineare delle aree critiche per singola unità costiera, mentre in Fig. 1.3.1.6.2 è riportata l’estensione in termini percentuali rispetto alla lunghezza totale di ciascuna unità costiera.

L’analisi dei dati mette in evidenza come le unità costiere maggiormente soggette all’erosione sono quelle comprese tra Punta Castelluzzo e Licata (unità costiere 6, 7 e 8), nel litorale sud-orientale della Sicilia, dove le aree critiche raggiungono rispettivamente 30, 31 e 44 km circa di estensione, corrispondenti al 17%, 39% e 63% della lunghezza delle unità costiere in cui ricadono, interessando sia costa bassa che alta. Alcune di queste aree critiche ricadono nei territori dei comuni di Siracusa, Avola e Noto, oltre che nella zona industriale di Gela.

Segue l’unità costiera 1, compresa tra Milazzo e Capo Peloro, dove il tratto critico per l’erosione (23 km) interessa la costa bassa e costituisce il 46% dell’estensione totale dell’unità. Tale tratto ricade in parte nel territorio del comprensorio industriale di Milazzo.

Nell’unità 15 (da Capo S. Vito a Capo Rama) il 34% del litorale è soggetto ad erosione, per un totale di 20 km ricadenti in costa alta (scogliera).

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

83

Nel litorale compreso tra Capo S. Marco e Capo Feto (unità costiere 12 e 13) le aree critiche si estendono rispettivamente per 18.2 e 11.7 km, interessando in parte coste basse, in parte scogliere erodibili. Uno di questi tratti ricade nel litorale del comune di Mazzara Del Vallo.

In generale il fenomeno erosivo interessa quasi tutte le unità costiere, sia in costa bassa che alta, con percentuali medie del 29% (Fig. 1.3.1.6.2). Fanno eccezione le unità 2, 5, 9, 11 e la 17, interessate in misura minore dal fenomeno di arretramento delle coste.

Va sottolineato comunque che la Regione non dispone allo stato attuale del riferimento prioritario per la programmazione degli interventi nelle fasce litoranee, e cioè del Piano Regionale di Difesa dei Litorali previsto dalla L.R. n. 65/81, il quale, consegnato in forma di bozza nel 1988, non ha ricevuto l’approvazione da parte dell’Ass. Reg. Territorio e Ambiente. In assenza di tale strumento pertanto l’avvio di un’organica gestione del settore delle coste in Sicilia risulta alquanto problematica e di difficile attuazione.

Figura 1.3.1.6.1 - Estensione delle aree critiche per l’erosione per unità costiera

0

50

100

150

200

250

300

350

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21

TOTA

LE

Lunghezzaarea critica(km)

Fonte: Ass. Reg. Territorio e Ambiente, 2002

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

84

Figura 1.3.1.6.2 - Incidenza delle aree critiche per unità costiera

0%

20%

40%

60%

80%

100%

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21

TOTA

LE

Lunghezzaarea critica/lunghezzatotale unitàcostiera (%)

Fonte: Ass. Reg. Territorio e Ambiente, 2002

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

85

1.3.2 EVENTI NATURALI E SCENARI DI RISCHIO

Il territorio siciliano subisce gli effetti di un’intensa attività geodinamica di tipo endogeno ed

esogeno che ne determinano la sua evoluzione geomorfologica e paesaggistica nel breve e medio periodo e, nel caso di eventi di particolare intensità (eventi calamitosi) che investono le aree antropizzate del territorio, pongono una situazione di rischio per l’incolumità pubblica o per i beni materiali.

La vulnerabilità intrinseca del territorio regionale in relazione alla calamità naturali è fondamentalmente legata alla suscettività propria al dissesto idrogeologico dei litotipi affioranti, alla attività sismogenetica di alcuni settori crostali dell’isola che si ripercuotono diffusamente in superficie con fagliazioni e dislocazioni del terreno, le cui relazioni causa-effetto non sempre sono facilmente individuabili e modellizzabili, ed infine all’attività eruttiva di diversi apparati vulcanici la cui concentrazione sul territorio regionale non trova uguali nel resto del territorio nazionale.

La concomitante presenza di attività antropiche in porzioni di territorio soggette a tali fattori naturali concorre al configurarsi di situazioni di rischio, agendo in alcuni casi da innesco al fenomeno (ad es. nel caso di alcuni fenomeni franosi) ed in altri casi da concause primarie (ad es. nel caso di molti eventi alluvionali).

Di seguito viene analizzata la situazione regionale in merito agli scenari di rischio presenti ed alle calamità naturali che investono la Sicilia. 1.3.2.1 RISCHIO IDROGEOLOGICO

Il rischio idrogeologico è, tra i rischi naturali, il più ricorrente, diffusamente presente su tutto

il territorio regionale e di estrema gravità per l'azione devastante che è in grado di svolgere sul territorio antropizzato. Il rischio idrogeologico del territorio siciliano è determinato dalla concomitanza dei seguenti fattori principali:

?? assetto geomorfologico (Tab. 1.3.2.1.1 e Fig. 1.3.2.1.1): il 62% della superficie territoriale presenta una morfologia collinare, il 24% montana e solo il 14 % è pianeggiante, con clivometria varia (la provincia con clinometria minore è Ragusa, con l’86% della superficie avente pendenza < 20%, mentre quella con clinometria maggiore è la provincia di Messina con l’82% del territorio avente pendenza > 20%);

?? suscettività al dissesto dei terreni affioranti: i litotipi con propensione al dissesto più elevata (terreni argillosi, complessi argilloso-arenacei e litotipi filladici) affiorano prevalentemente nelle province di Palermo, Enna e Messina, che presentano il numero più elevato di eventi franosi sul territorio regionale (466, 213, 279 eventi rispettivamente – cfr. Fig. 1.3.2.1.2); i litotipi con propensione medio-elevata al dissesto (terreni argilloso-marnosi e argilloso-gessosi con intercalazioni sabbiose) affiorano prevalentemente nelle province di Agrigento (173 eventi franosi), Caltanissetta (141), Enna e Catania (133), dove danno luogo a fenomeni franosi ed a forme di degrado di tipo calanchivo;

?? regime pluviometrico e condizioni climatiche: prolungata siccità durante il periodo primaverile-estivo (20-25% delle precipitazioni annue), precipitazioni concentrate durante il periodo autunno-inverno (75-80% delle piogge annue), che in ottobre-novembre assumono spesso carattere temporalesco (forte intensità e breve durata), dando origine ad onde di piena ed a gravi fenomeni di erosione, specie nei terreni argillosi collinari (INEA, 2001);

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

86

??copertura vegetale: le annuali devastazioni della copertura boschiva a causa di incendi (cfr. § 1.5.1.2.) espongono al degrado e alla erosione superfici sempre più ampie del territorio regionale;

??interventi antropici: l’urbanizzazione e l’infrastrutturazione irregolare e le attività di modificazione del paesaggio e dei sistemi idrografici avvenute dei decenni passati (disboscamenti, regimazioni idrauliche improprie, bonifiche delle zone umide) hanno determinato il configurarsi delle attuali condizioni di rischio idrogeologico (inteso come il prodotto della pericolosità per il danno atteso) del territorio regionale ed in molti casi costituiscono i fattori di innesco dei fenomeni di dissesto.

Le aree a rischio idrogeologico presenti sul territorio regionale sono distinguibili in aree a rischio di frana ed aree a rischio idraulico. Poiché i fenomeni di dissesto sono spesso dei fenomeni ciclici che tendono a ripetersi con le stesse modalità anche dopo lunghi periodi di quiescenza, l’analisi degli eventi del passato (frane e piene) riveste un ruolo fondamentale ai fini dell’individuazione delle aree a rischio idrogeologico (adempimento del D.L. n. 180/98), e per la prevenzione degli effetti calamitosi sul territorio. A tal fine vengono di seguito analizzati gli indicatori relativi alla distribuzione sul territorio regionale degli eventi di frana e di piena e alla loro serie storica, così come desunta dall’archivio AVI (Aree Vulnerate Italiane) del CNR-GNDCI.

Tabella 1.3.2.1.1 - Morfologia del territorio siciliano Superficie territoriale Estensione (km2) Estensione (%)

Montagna 6.286,17 24,00 Collina 15.779,86 62,00 Pianura 3.641,08 14,00 totale 25.707,11 100,00

Fonte: ISTAT, 1991 Figura 1.3.2.1.1 – Suddivisione della superficie regionale in base alle classi di pendenza del terreno (% sulla superficie totale)

Classi di pendenza

del terreno:28%

40%

24%

8%

< 5%

5-20%

20 - 40%> 40%

Fonte: I suoli della Sicilia con elementi di genesi, classificazione, cartografia e valutazione dei suoli – G. Fierotti. Anno 1997

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

87

1.3.2.1.1 FRANE I fenomeni franosi sono estesamente diffusi sul territorio regionale, con un numero

complessivo di 1592 eventi verificatisi in 938 differenti siti negli ultimi 500 anni (Fig. 1.3.2.1.1.1). Il numero elevato di eventi rispetto a quello dei siti interessati sta ad indicare la capillare diffusione di fenomeni franosi di piccola scala che, se pur registrati come eventi distinti, si verificano in siti tra loro vicini e sono pertanto attribuiti ad una stessa località. Ciò sta ad indicare come a scala regionale incida molto la presenza di un dissesto diffuso e l’effetto ciclico delle frane. A scala provinciale l’effetto di tali fenomeni è ancora visibile nelle province di Palermo (466 eventi in 170 siti), Agrigento (173 eventi in 89 siti) e Caltanissetta (141 eventi in 75 siti). Le province maggiormente dissestate appaiono quella di Palermo, Messina (279 eventi), Enna (213 eventi), Agrigento (173 eventi).

Figura 1.3.2.1.1.1 - Numero di eventi e siti di frana per provincia

0

200

400

600

800

1000

1200

1400

1600

Agrige

nto

Caltanis

setta

Catania Enn

a

Messina

Paler

moRagu

sa

Siracu

sa

Trapani

SICILIA

n. totaleeventi

n. totalesiti

Fonte: CNR-GNDCI, 2000

L’analisi della serie storica dei dati dell’archivio AVI (Fig. 1.3.2.1.1.2), relativamente ai fenomeni di frana verificatisi negli ultimi 40 anni (4 serie decennali di dati dal 1958 al 1997), indica un incremento generalizzato, nell’arco di tempo considerato, dei dissesti nel territorio regionale, con un trend di crescita nell’ultimo decennio maggiore nella provincia di Enna e più contenuto in quelle di Caltanissetta, Siracusa e Ragusa. Nei territori di Palermo e Catania si osserva una tendenza generale all’incremento, con un massimo di eventi franosi nel decennio 1978-1987; nel territorio di Messina e di Agrigento il numero di dissesti aumenta dal 1958 al 1997, con un numero minimo di eventi registrato nel decennio 1978-1987. Nella provincia di Trapani non si osservano variazioni temporali sostanziali. Il trend di crescita del numero dei fenomeni franosi è confermato da un analogo trend del dato di superficie soggetta a dissesti franosi, che da 34.000 Ha nel 1964 (Ministero dei Lavori Pubblici, 1964) è passato a 386.000 Ha nel 1976 (Ministero Agricoltura e Foreste, 1976).

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

88

Figura 1.3.2.1.1.2 - Variazione temporale del numero di eventi di frana dal 1958 al 1997 (serie decennali di dati)

n. eventi di frana

0

50

100

150

200

250

300

350

400

450

1958-1967 1968-1977 1978-1987 1988-1997

Agrigento

Caltanissetta

Catania

Enna

Messina

Palermo

Ragusa

Siracusa

Trapani

SICILIA

Fonte: CNR-GNDCI. Anni 1958-1997

1.3.2.1.2 PIENE Gli eventi di piena registrati in Sicilia negli ultimi 500 anni sono 244, ed hanno interessato

in totale 481 località (Fig. 1.3.2.1.2.1). I fenomeni alluvionali, che si verificano in corrispondenza di eventi pluviometrici di particolare intensità, investono il territorio a scala più ampia (scala di bacino) e con una frequenza minore rispetto ai fenomeni franosi; la loro azione tuttavia, talora devastante, raggiunge località poste anche a notevole distanza tra loro: ciò è visibile dal confronto tra il numero di eventi di piena fluviale ed il numero di siti dissestati (questi ultimi sempre più elevati) sia a scala provinciale che regionale. La provincia che presenta il maggior numero di dissesti idraulici è Catania (112 eventi), seguita da Messina (41), Siracusa (38), Palermo (34), Agrigento (30). Figura 1.3.2.1.2.1 - Numero di eventi e siti di piena per provincia

0

50

100

150

200

250

300

350

400

450

500

Agrige

nto

Caltanis

setta

Catania En

na

Messina

Paler

moRagu

sa

Siracu

sa

Trapani

SICILIA

n. totaleeventi

n. totalesiti

Fonte: CNR-GNDCI, 2000

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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L’analisi della serie storica dei dati dell’archivio AVI (Fig. 1.3.2.1.2.2), relativamente ai fenomeni alluvionali verificatisi negli ultimi 40 anni (4 serie decennali di dati dal 1956 al 1996), mostra una diminuzione del numero di eventi nella provincia di Catania ed una tendenza generale all’aumento per le altre province, con un minimo registrato nel decennio 1976-1985 nelle province di Palermo, Messina ed Enna.

Figura 1.3.2.1.2.2 - Variazione temporale del numero di eventi di piena dal 1956 al 1996 (serie decennali di dati)

n. eventi di piena

0

5

10

15

20

25

30

35

40

45

1956-1965 1966-1975 1976-1985 1986-1996

Agrigento

Caltanissetta

Catania

Enna

Messina

Palermo

Ragusa

Siracusa

Trapani

SICILIA

Fonte: CNR-GNDCI. Anni 1956-1996

1.3.2.1.3 AREE A RISCHIO Il numero di aree a rischio idrogeologico molto elevato, individuate e perimetrate sulla base

delle situazioni di dissesto rappresentate nel Piano Straordinario per le aree a rischio idrogeologico molto elevato ex D.L. 180/98, ha fornito come numero totale di aree 443, suddivise in 391 aree a rischio di frana e 52 aree a rischio di alluvione (Fig. 1.3.2.1.3.1). In Fig. 1.3.2.1.7 è riportato, per provincia, il numero di comuni con aree a rischio. La provincia con lo scenario di rischio più allarmante è quella di Messina, che presenta il più elevato n. di aree a rischio di frana (160) distribuite su quasi la totalità del suo territorio (l’85% dei comuni è interessato da aree a rischio). Scenari di rischio abbastanza elevati si rinvengono nella provincia di Palermo, in cui il 54% dei comuni è interessato da 67 aree a rischio di frana e 28 aree a rischio di alluvione, in quella di Agrigento, in cui l’81% dei comuni è interessato prevalentemente da aree a rischio di frana (59).

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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Figura 1.3.2.1.3.1 - Aree a rischio idrogeologico molto elevato ex D.L. 180/98

050

100150200

250300350

400450

Agrigen

to

Caltanis

setta

Catania Enna

Messina

Palerm

oRagu

sa

Siracu

sa

Trapani

SICILIA

n. aree a rischiodi frana

n. aree a rischiodi alluvione

TOTALE AREEA RISCHIO

Fonte: Ministero Ambiente, 2002

Figura 1.3.2.1.3.2 - Comuni con aree a rischio idrogeologico molto elevato ex D.L. 180/98

0%

10%20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

Agrigen

to

Caltanis

setta

Catania Enna

Messina

Palerm

oRagu

sa

Siracu

sa

Trapani

SICILIA

% Comuni conaree a rischioper provincia

Fonte: Ministero Ambiente, 2002

1.3.2.1.4 STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE E REGIME VINCOLISTICO Per raggiungere l’obiettivo della difesa del suolo, con particolare riferimento alla

eliminazione delle condizioni di rischio idrogeologico, è necessaria una pianificazione territoriale che programmi l’uso del suolo in modo coerente con le sue reali possibilità di trasformazione. A tal fine, oltre alla specifica pianificazione di bacino (Piano per l’Assetto Idrogeologico, Piano Straordinario per le Aree a Rischio Idrogeologico Molto Elevato), un ruolo importante è rivestito

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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dalla pianificazione territoriale provinciale e comunale, la prima come strumento di recepimento ed integrazione di prescrizioni settoriali (in materia di difesa del suolo) all’interno della pianificazione territoriale, i secondi come strumenti di recepimento ed attuazione della pianificazione provinciale, condizioni essenziali per l’efficacia delle azioni pianificate per la difesa dal rischio idrogeologico.

A tal fine, nell’ambito della valutazione ambientale del POR Sicilia, si è scelto di monitorare gli indicatori “strumenti di pianificazione provinciale”, “strumenti di pianificazione comunale” e “strumenti di pianificazione di bacino”, di cui si riporta di seguito lo stato attuale.

In merito alla pianificazione provinciale, lo stato di attuazione in Sicilia mette in evidenza il ritardo nell’elaborazione dei relativi strumenti. Solo la Provincia di Ragusa ha elaborato ed adottato nel 2000 il proprio Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP), in adempimento delle L.R. n. 9/1986 e n. 48/1991. Le altre province sono in forte ritardo rispetto alle disposizioni regionali, anche se il processo di pianificazione territoriale è iniziato ed è ad uno stadio preliminare di elaborazione, tranne nelle province di Messina, Palermo e Siracusa, dove è in corso di elaborazione il Piano Definitivo (Tab. 1.3.2.1.4.1).

Tabella 1.3.2.1.4.1 - Stato di attuazione della pianificazione provinciale in Sicilia

Provincia Stato di attuazione dei Piani

Agrigento in elaborazione - Piano Preliminare

Caltanissetta in elaborazione - Piano Preliminare

Catania in elaborazione - Piano Preliminare

Enna in elaborazione - Piano Preliminare

Messina in elaborazione - Piano Definitivo

Palermo in elaborazione - Piano Definitivo

Ragusa elaborato ed adottato

Siracusa in elaborazione - Piano Preliminare

Trapani in elaborazione - Piano Definitivo Fonte: Ministero Ambiente, 2002

In merito allo stato di attuazione della pianificazione comunale in Sicilia, la maggior parte

dei comuni (81%) al 1987 risultava dotata di un proprio strumento urbanistico (Piano Regolatore Generale, Programma di Fabbricazione o Piano Comprensoriale), mentre i comuni ancora sprovvisti provvedevano a dotarsi di strumento urbanistico negli anni successivi fino al 1997 (Tab. 1.3.2.1.4.2). Allo stato attuale è in corso l’aggiornamento da parte delle amministrazioni comunali degli strumenti di pianificazione precedentemente adottati e per i quali sono ormai decaduti i vincoli di esproprio. L’aggiornamento, effettuato secondo le disposizioni contenute nella L.R. n. 71/78, così come modificata dalla L.R. n. 66/84, nella L.R. n. 19/72 e nella Legge Nazionale n.1150/42, e la conseguente approvazione da parte dell’Ass. Reg. Territorio Ambiente, nell’anno 2000 risulta portato a termine dal 19% dei comuni. Per le restanti amministrazioni comunali (l’81%), in forte ritardo nell’adozione dei nuovi strumenti urbanistici, l’elaborazione dei Piani nella maggior parte dei casi è stata commissariata (nomina di un Commissario Ad Acta in sostituzione del sindaco).

La carenza di strumenti urbanistici vigenti risulta particolarmente preoccupante in quelle province (Messina, Palermo, Agrigento, Caltanissetta) nelle quali è presente il più alto numero di comuni soggetti a consolidamento o a trasferimento parziale o totale ai sensi della L. n.445/08.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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Tabella 1.3.2.1.4.2 - Strumenti urbanistici e rischio idrogeologico per comune

Strumenti urbanistici Rischio idrogeologico

n. comuni soggetti a:

Province n. comuni

n. P.d.F., P.C. e P.R.G.

approvati fino al 1987

n. P.R.G. approvati nel

decennio 1987-1997

n. P.d.F. e P.R.G. con

vincoli vigenti nel

2000 Consolida-

mento Trasferimento

totale Trasferimento

parziale

AG 43 35 8 8 17 0 0

CL 22 18 4 6 13 0 1

CT 58 44 14 9 6 0 0

EN 20 17 3 3 9 0 3

ME 108 91 18 18 44 1 1

PA 82 65 16 16 22 0 1

RG 12 9 3 2 3 0 0

SR 21 13 8 7 1 0 1

TP 24 22 2 7 5 0 0

Totale n. 390 314 76 76 120 1 7

Totale % 100 81 19 19 30,8 0,3 1,8

Fonte: Valutazione ex-ante ambientale del POR Sicilia 2000-2006 - Ass. Reg. Territorio e Ambiente

Per quanto riguarda l’attuazione della pianificazione specialistica in materia di difesa del suolo, la Regione Siciliana - Ass. Reg. Territorio e Ambiente ha approvato nel 2000 il “Piano Straordinario per l’assetto idrogeologico” con cui vengono individuate le aree del territorio regionale soggette a rischio idrogeologico "Molto Elevato" ed "Elevato", in adempimento dell’art. 1, comma 1 bis del D.L. n. 180/98, così come integrato dalla L. n. 226/99. Tale documento costituisce il “Piano Straordinario diretto a rimuovere le situazioni a rischio più elevato”, richiesto alle Regioni dal succitato articolo del D.L. n. 180/98 e contiene la cartografia con la perimetrazione delle aree a maggiore rischio e la relativa valutazione delle misure di salvaguardia da adottare.

Con il Piano Straordinario è stato dato l’avvio da parte della Regione Siciliana all’ elaborazione del Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico (PAI), previsto dall’art. 1, comma 1 del D.L n. 180/98 e da redigere ai sensi della L.n. 183/89, e che costituisce il vero strumento di pianificazione in materia di difesa del suolo in relazione al rischio idrogeologico, finalizzato a regolamentare l’uso del suolo nelle aree a rischio molto elevato, elevato, moderato e basso. Allo stato attuale il PAI della Regione Sicilia non è stato ancora elaborato.

Per quanto riguarda il Vincolo Idrogeologico vigente sul territorio regionale il quadro di sintesi è rappresentato nelle Figure 1.3.2.1.4.1 e 1.3.2.1.4.2. Il 48% della superficie regionale è soggetta a vincolo idrogeologico, per un totale di 12.357 km2: le province che contribuiscono maggiormente a tale assetto sono quelle di Palermo e di Messina, che incidono rispettivamente per il 26% e per il 21% sulla superficie regionale vincolata; quelle che incidono meno sono quella di Ragusa (2%), Siracusa (4%) e Trapani (5%).

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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Figura 1.3.2.1.4.1 - Superficie soggetta a vincolo idrogeologico

0%

20%

40%

60%

80%

100%

Agrigen

to

Caltanis

setta

Catania Enna

Messina

Paler

moRagu

sa

Siracu

sa

Trapani

SICILIA

Sup.vincolata / Sup.totale (%)

Fonte: Valutazione ex-ante ambientale del POR Sicilia 2000-2006 - Ass. Reg. Territorio e Ambiente

Figura 1.3.2.1.4.2 - Incidenza provinciale sulla superficie regionale soggetta a vincolo idrogeologico (%)

12%7%

12%

11%21%

26%

2% 4% 5%

Agrigento

CaltanissettaCatania

Enna

MessinaPalermo

Ragusa

SiracusaTrapani

Fonte: Valutazione ex-ante ambientale del POR Sicilia 2000-2006 - Ass. Reg. Territorio e Ambiente

1.3.2.2 RISCHIO SISMICO

La Sicilia è una regione da sempre esposta ai terremoti che, in alcuni casi, hanno prodotto

notevoli danni alle costruzioni e perdite di vite umane. Il verificarsi di eventi quali quelli del 1693 nella Val di Noto e 1908 a Messina indica in maniera inequivocabile come questa regione sia esposta al potenziale pericolo di vere e proprie catastrofi sismiche e rende conto del fatto che l'areale siciliano, specie nel suo settore orientale, sia considerato a ragion veduta l'area maggiormente sismica dell'intero territorio nazionale. La consapevolezza di questo stato deve rappresentare uno stimolo ad orientare il governo del territorio, attraverso opportune iniziative di

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

94

pianificazione territoriale e di prevenzione, verso forme di gestione che consentano di minimizzare i rischi e di mitigare gli effetti dei terremoti.

1.3.2.2.1 CLASSIFICAZIONE SISMICA DELLA SICILIA La classificazione sismica di un territorio e la contestuale applicazione alle costruzioni,

nuove o esistenti, della normativa sismica costituiscono le uniche azioni sistematiche di prevenzione ad oggi disponibili da parte dello Stato. Sulla base della frequenza ed intensità dei terremoti del passato, il territorio nazionale, con l’emanazione del R.D. n. 193/1909 ed in seguito con l’emanazione di una serie di norme statali in risposta agli eventi sismici maggiori verificatisi nell’ultimo secolo, è stata classificato in tre categorie sismiche, alle quali corrispondono livelli crescenti di protezione richiesti per le costruzioni (livello massimo per la 1a categoria). La Sicilia vede classificata in 2a categoria sismica (S=9) la maggior parte del proprio territorio, con 335 comuni su 390, che corrispondono all’83% della superficie regionale, mentre 18 comuni sono stati classificati in 1a categoria (S=12) e 37 comuni risultano non classificati (Fig. 1.3.2.2.1.1).

Figura 1.3.2.2.1.1 - Classificazione sismica del territorio regionale

0

50

100

150

200

250

300

350

AG CL CT EN ME PA RG SR TP SICILIA

n. comuni in ICategoria(S=12)n. comuni in IICategoria(S=9)n. comuni nonclassificati

Fonte: Valutazione ex-ante ambientale del POR Sicilia 2000-2006 - Ass. Reg. Territorio e Ambiente

1.3.2.2.2 VALUTAZIONE DEL RISCHIO SISMICO PER COMUNE Con il termine rischio sismico si indica una stima delle perdite complessive causate dai

terremoti che potranno interessare in un determinato periodo una determinata area. L’analisi del rischio sismico in Sicilia, effettuata dal Dipt. Protezione Civile - Servizio Sismico Nazionale, dal CNR-GNDT e dal ING nel 1996, si basa sui dati e sui modelli del GNDT (Gruppo Nazionale Difesa dai Terremoti) per quanto riguarda la pericolosità sismica del territorio e sui dati del censimento ISTAT ’91 per quanto riguarda il patrimonio abitativo e la distribuzione della popolazione (vulnerabilità degli edifici ed esposizione della popolazione). I risultati dell’analisi sono riportati in Fig. 1.3.2.2.1.1. e 1.3.2.2.1.2 e rappresentano rispettivamente per ciascun comune e su base annua,

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

95

l'ammontare atteso dei danni relativi al solo patrimonio abitativo (espresso come percentuale della superficie abitativa) ed il numero medio delle persone coinvolte nei crolli di abitazioni (espresso come percentuale della popolazione del comune – dato del censimento ISTAT ’91).

L’analisi del rischio evidenzia come i comuni a maggiore rischio per il patrimonio abitativo ricadono nella provincia di Messina (Fiumedinisi ed Alì sono soggetti ad un danno totale annuo atteso compreso tra 0,8 e 1,5% della superficie abitativa comunale) e secondariamente in quella di Siracusa e Catania. Sotto il profilo dell’esposizione della popolazione, il rischio maggiore è localizzato nella provincia di Siracusa (i comuni di Siracusa, Augusta, Buscemi e Ferla presentano la più alta percentuale annua attesa di popolazione coinvolta in crolli del territorio regionale, compresa tra lo 0,05 e lo 0,2% della popolazione comunale del 1991); le province di Ragusa, Catania e Messina presentano valori inferiori, ma significativi del rischio sismico per la popolazione residente.

Figura 1.3.2.2.1.1. - Danno totale annuo atteso per comune espresso in percentuale della superficie abitativa

Fonte: Servizio Sismico Nazionale, 1996

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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Figura 1.3.2.2.1.2- Percentuale annua attesa di popolazione del comune coinvolta in crolli abitativa

Fonte: Servizio Sismico Nazionale, 1996

1.3.2.3 RISCHIO VULCANICO

Il territorio regionale comprende due vulcani, l’Etna e lo Stromboli, con elevatissime

frequenze di eruzioni, un'area dove si sono recentemente manifestati fenomeni di potenziale riattivazione, Vulcano, ed altre aree potenzialmente pericolose come Lipari, Panarea e Pantelleria, che, per il tipo di vulcanismo attualmente presente (manifestazioni fumaroliche ed idrotermali) e per l’attività di sorveglianza in corso da parte dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia INGV (monitoraggio geodetico, sismologico e geochimico delle aree vulcaniche) pongono rischi estremamente bassi nei confronti della popolazione e del territorio.

La pericolosità vulcanica in Sicilia è dunque esclusivamente dovuta all’attività eruttiva dell’Etna, dell’edificio attivo del Cono di La Fossa (Isola di Vulcano) e di Stromboli.

Di seguito vengono riportati gli scenari di pericolosità vulcanica di questi edifici attivi, con la relativa cartografia, realizzati nell’ambito della Convenzione Regione Siciliana – Ass. Reg. Territorio e Ambiente e Dipt. di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Messina del 1999 finalizzata all’elaborazione del Piano Territoriale Regionale della Sicilia.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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1.3.2.3.1 PERICOLOSITÀ VULCANICA DELL’ETNA Il rischio vulcanico posto dall’attività eruttiva dell’Etna è essenzialmente legato alla

propagazione dei flussi lavici nella zona antropizzata del vulcano, generati da fessure emissive di fianco. L’analisi della pericolosità vulcanica da invasioni laviche è stata dunque incentrata sulle aree maggiormente antropizzate, e cioè le pendici etnee al di sotto della quota limite di tale area, compresa tra i 1000 ed i 1400 m s.l.m. (Fig. 1.3.2.3.1). La zonizzazione, sulla base della suscettività all’invasione lavica, del settore antropizzato del vulcano si basa su 6 livelli differeni: molto alta, alta, media, bassa, molto bassa e distretti topograficamente protetti.

L’analisi della carta di pericolosità evidenzia come evento atteso di massimo rischio una eruzione laterale effusiva, con fronte lavico propagante fino alle basse quote, nel basso versante orientale del vulcano. I livelli di rischio più elevati si rinvengono nel sistema territoriale di Catania (città ed hinterland), negli abitati di Pedara, Nicolosi e Trecastagni, nelle aree immediatamente a monte degli abitati di Zafferana e Milo e secondariamente negli abitati di Bronte ed Adrano. Tra i rischi indiretti legati alle invasioni laviche del settore orientale del vulcano, va menzionata la possibile interruzione del sistema dei collegamenti viari, ferroviari ed elettrici a servizio della città di Catania e di tutto il comparto ibleo, con gravi conseguenze per l’intera economia di questi settori dell’isola.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

98

Figura 1.3.2.3.1 – Carta della Suscettività all’invasione lavica delle aree antropizzate del Monte Etna

Fonte: Ass. Reg. Territorio e Ambiente e Univ. Messina, 2000

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

99

1.3.2.3.2 PERICOLOSITÀ VULCANICA DI STROMBOLI Il vulcano Stromboli (Isole Eolie) presenta un’attività sommitale persistente caratterizzata

dall’espulsione ritmica di brandelli di lava, causati da continue esplosioni magmatiche, e da una costante emissione di gas e vapori. Questa attività, nota come normale attività stromboliana ad elevatissima frequenza di accadimento, viene interrotta da crisi eruttive particolarmente intense di alta frequenza (2 eventi/anno), che determinano un brusco aumento delle emissioni gassose e delle espulsioni balistiche di blocchi litici, e di media frequenza (1 evento ogni 5 - 15 anni), che determinano la formazioni di flussi piroclastici e sporadicamente di valanghe ardenti, in particolare lungo la sciara del Fuoco.

La pericolosità vulcanica di Stromboli è quindi determinata principalmente dagli eventi esplosivi ad elevata intensità e con alta e media frequenza di accadimento, che comportano rischi per le aree abitate dell’isola (caduta balistica di blocchi incandescenti, valanghe ardenti, e rischi indotti quali processi gravitativi di versante e tsunami) e rischi per la vegetazione e per le colture (pericolo di incendi da espulsioni balistiche di blocchi incandescenti e rischi indotti quali piogge acide da emissioni di vapori sulfurei).

Il territorio dell’isola, sulla base dei rischi individuati, risulta pertanto zonizzato in 5 settori, cui corrispondono differenti livelli di pericolosità relativa (Fig. 1.3.2.3.2). Dall’analisi della carta si evidenzia come, ad eccezione della Sciara del Fuoco, la pericolosità vulcanica decresce complessivamente dal settore sommitale verso la periferia, e che il rischio maggiore è posto dalla possibile invasione degli abitati di Stromboli e Ginostra da parte di valanghe ardenti canalizzate in occasione di eventi eruttivi violenti.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

100

Figura 1.3.2.3.2 – Carta della pericolosità vulcanica di Stromboli

Fonte: Ass. Reg. Territorio e Ambiente e Univ. Messina, 2000

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

101

1.3.2.3.3 PERICOLOSITÀ VULCANICA DI VULCANO L’edificio vulcanico attivo dell’isola di Vulcano (Isole Eolie) è il Cono di La Fossa, un

vulcano di tipo esplosivo, il cui stile eruttivo più recente è caratterizzato da violente esplosioni, con formazione di flussi piroclastici (emulsioni gas-particellato fine incandescente) che scorrono ad alta velocità lungo i fianchi del cono con notevole potere distruttivo (attività vulcaniana). Nella storia eruttiva di Vulcano sono stati tuttavia registrati, in epoca preistorica, episodi attribuibili ad un altro stile eruttivo, con crisi esplosive di ben maggiore magnitudo rispetto a quelle più recenti: si tratta di eruzioni idromagmatiche caratterizzate dall’interazione, con effetti esplosivi devastanti, tra il magma e l’acqua della falda sottostante l’edificio vulcanico. Questo tipo di attività idromagmatica comporta un rischio da flussi piroclastici molto energetici, capaci di superare la barriera morfologica della Caldera della Fossa e di invadere, con effetti distruttivi, la zona di Vulcano Piano. Lo scenario di massima pericolosità potrebbe verificarsi in seguito ad un forte evento sismico, che potrebbe fungere da innesco per un tale tipo di fenomeno, favorendo il contatto tra il magma in risalita ed il sistema idrotermale adiacente, determinando così l’inizio di una crisi esplosiva parossistica.

In Fig. 1.3.2.3.3 è riportata la carta della pericolosità vulcanica di Vulcano, redatta sulla base degli scenari eruttivi attesi sia nel breve-medio periodo (eruzione vulcaniana a bassa energia), che nel lungo periodo (eruzione idromagmatica ad alta energia).

Dall’analisi della carta si evidenzia come la zona a maggiore urbanizzazione dell’isola (Vulcano Porto ed aree limitrofe) è estremamente vulnerabile ad entrambi i tipi di eruzione. In caso di evento eruttivo anche di bassa energia l’abitato verrebbe distrutto, ed in caso di evento estremo l’invasione di flussi piroclastici coinvolgerebbe gran parte dell’isola, con ripercussioni anche nella vicina isola di Lipari.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

102

Figura 1.3.2.3.3 – Carta della pericolosità vulcanica di Vulcano

Fonte: Ass. Reg. Territorio e Ambiente e Univ. Messina, 2000

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

103

1.3.3 SITI CONTAMINATI L’argomento trattato in questa sezione riguarda la problematica della contaminazione

puntiforme del suolo e del sottosuolo in Sicilia, ossia della contaminazione localizzata, derivante da attività di smaltimento e stoccaggio di rifiuti (discariche e depositi), da attività industriali attive o dismesse e da eventi occasionali o cronici di perdite di sostanze inquinanti da reti e sottoservizi. La contaminazione da fonti diffuse, legate prevalentemente alle pratiche agricole utilizzate (uso di fertilizzanti e pesticidi) è trattata nella sezione 1.3.4.

La problematica della contaminazione dei suoli e le relative azioni di bonifica e ripristino ambientale sono disciplinate da un insieme di norme nazionali tecniche e procedurali, che nella Regione Sicilia si integrano con le disposizioni contenute nell’ordinanza di commissariamento in materia di rifiuti e bonifiche (O.P.C.M. n. 2983/1999 e successive modiche ed integrazioni).

Le attività di bonifica delle aree inquinate sono state regolamentate per la prima volta in Italia dalla L. n. 441/87 che imponeva alle Regioni di elaborare i Piani Regionali di Bonifica. Il D. lgs. n. 22/97 ha costituito il primo vero tentativo nazionale di affrontare il problema del ripristino dei siti contaminati, dedicando specificatamente gli art. 17-18-19-20-21 a tale questione ed alla definizione delle competenze di Stato, Regioni, Province e Comuni.

Le norme tecniche attuative relative alla disciplina dei siti contaminati sono contenute nel D.M. n. 471/99. Tale decreto prevede che le Regioni, ai fini della predisposizione dei Piani Regionali per la Bonifica delle Aree Inquinate, provvedano ad aggiornare i Censimenti dei Siti Potenzialmente Contaminati di cui al D.M. n. 185/89 ed inoltre stabilisce che le regioni, sulla base dei criteri definiti dall'A.N.P.A., predispongano l'Anagrafe dei Siti da Bonificare, comprendente i siti effettivamente contaminati ed i siti sottoposti ad intervento di bonifica.

In Sicilia il Commissario delegato per l’emergenza rifiuti, cui l’O.P.C.M. 2983/1999 attribuisce il compito di redigere il Piano Regionale di Bonifica dei Siti Inquinati, ha avviato nel 2000 la procedura per il Censimento dei Siti Potenzialmente Contaminati, con particolare riferimento alle discariche autorizzate e non più attive, alle discariche abusive ed ai siti contaminati da amianto (art. 6 della citata ordinanza); l’Anagrafe dei Siti da Bonificare, che è di competenza dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, non è stata ancora predisposta, ma la procedura è stata avviata.

L’analisi della situazione di riferimento in materia si basa pertanto sul popolamento degli indicatori “siti potenzialmente contaminati”, “siti effettivamente contaminati” e “siti bonificati e messi in sicurezza” in Sicilia.

1.3.3.1 SITI POTENZIALMENTE CONTAMINATI I dati per il popolamento dell’indicatore provengono principalmente dall’Ufficio del

Commissario Rifiuti e sono tratti dalle schede di censimento dei siti potenzialmente inquinati compilate dalle Amministrazioni locali (Province e Comuni), in risposta alla richiesta inoltrata dal Commissario (circolare commissariale n. 4144/00).

Le informazioni così censite riguardano principalmente discariche di RSU, autorizzate e non, ed in misura minore abbandoni e depositi di rifiuti speciali ed inerti, oltre a qualche segnalazione relativa a siti industriali dismessi. Per avere un quadro più completo sulla presenza di siti potenzialmente contaminati in Sicilia, i dati del Commissario Rifiuti sono stati integrati con le notifiche e comunicazioni pervenute all’Ass. Reg. Territorio e Ambiente - Servizio Rifiuti. Il risultato del popolamento è mostrato in Fig. 1.3.3.1.1, dove è riportato il numero di siti potenzialmente contaminati presenti in ciascuna provincia, per tipologia di sito.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

104

Figura 1.3.3.1.1 – Numero di siti potenzialmente contaminati per provincia e per tipologia

0

50

100

150

200

250

Agrigen

to

Caltanis

setta

Catania Enna

Messina

Palerm

oRagu

sa

Siracu

sa

Trapani

SICILIA

n. discarichecontrollate

n. discaricheabusive

n. abbandoni edepositi

n. areeindustriali esottoservizi

Fonte: Uff. Commissario Rifiuti Sicilia e Ass. Reg. Territorio e Ambiente, 2002

L’analisi dei dati mostra la presenza sul territorio regionale di un elevato numero di siti potenzialmente contaminati, ossia di siti, in prevalenza discariche controllate ed abusive (n = 304), in misura minore abbandoni e depositi di rifiuti (n = 112), che necessitano di accertamenti analitici per verificare l’effettivo superamento dei limiti di concentrazione imposti dal D.M. 471/99, All.1, per le matrici suolo ed acqua. Solo in seguito a questa fase di accertamento, che sarà predisposta dal Commissario Rifiuti, i siti potranno essere inseriti tra quelli realmente contaminati e quindi essere soggetti alla procedura di bonifica o messa in sicurezza permanente, ai sensi del D. lgs. 22/97 e del D.M. 471/99.

1.3.3.2 SITI EFFETTIVAMENTE CONTAMINATI I dati utilizzati per il popolamento dell’indicatore provengono in prevalenza dall’Ass. Reg.

Territorio e Ambiente - Servizio Rifiuti e sono tratti dalle notifiche ex art. 7, ordinanze ex art. 8 e comunicazioni ex art. 9 del D.M. 471/99, pervenute presso tale Amministrazione e relative a siti in cui la contaminazione è stata accertata, o risulta comunque evidente, ed a siti contaminati per i quali la procedura di bonifica è stata già avviata. I dati sono stati inoltre integrati con quelli del Commissario Rifiuti, relativamente ai siti industriali dismessi con particolari evidenze di contaminazione.

In Fig. 1.3.3.2.1 è mostrato il numero di siti effettivamente contaminati, per tipologia, presenti in ciascuna provincia. Dall’analisi dei dati risulta evidente la prevalenza delle aree industriali tra i siti effettivamente contaminati (n = 76), ivi comprese le aree di estrazione mineraria (specie quella petrolifera) e le reti (oleodotti) e aree di servizio (impianti di distribuzione di carburante). Si osserva inoltre l'assenza di discariche controllate tra i siti effettivamente contaminati: ciò può essere dovuto in parte alla efficace impermeabilizzazione di queste discariche, che ne riduce l’impatto inquinante, in parte alla mancanza di controlli nel suolo e nella falda che ne verifichino l’eventuale contaminazione.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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Figura 1.3.3.2.1 – Numero di siti effettivamente contaminati per provincia e per tipologia

Fonte: Uff. Commissario Rifiuti Sicilia e Ass. Reg. Territorio e Ambiente, 2002

1.3.3.2.1 POLI INDUSTRIALI E SITI DI INTERESSE NAZIONALE Per quanto riguarda la pressione esercitata dai siti industriali sul territorio regionale, questa

si esercita con maggiore intensità in corrispondenza degli addensamenti industriali, ossia di quei poli che concentrano un maggior numero di insediamenti produttivi e dove è alto il rischio di inquinamento del suolo e del sottosuolo da rifiuti e sostanze pericolose legate al ciclo di produzione delle singole attività.

A tal proposito va osservato che con la L. n. 426/98 sono stati individuati sul territorio regionale come primi interventi di bonifica di interesse nazionale quelli compresi all’interno delle aree industriali di Priolo e Gela, perimetrate con decreto del Ministero dell’Ambiente del 10/01/2000.

L’area perimetrata del sito “Priolo” è ubicata all’interno dei territori dei comuni di Augusta, Priolo, Melilli, Siracusa, Floridia e Solarino. Al suo interno comprende un polo industriale di rilevanti dimensioni costituito prevalentemente da raffinerie, stabilimenti petrolchimici e cementerie, cui sono associate produzioni di composti chimici di base, derivati di raffinazione del petrolio e cemento, tra cui il cemento-amianto dello stabilimento Eternit di Siracusa, presente anche nei numerosi depositi incontrollati di rifiuti disseminati un po’ in tutta l’area in esame. Oltre alla porzione privata, il sito comprende anche una porzione costiera pubblica compresa tra Augusta e Siracusa. Allo stato attuale nelle aree private sono già iniziate le attività di caratterizzazione dei terreni e delle acque superficiali e sotterranee.

L’area perimetrata del sito “Gela” ospita uno dei più importanti poli industriali siciliani, costituito prevalentemente da raffinerie e stabilimenti petrolchimici, la cui produzione comprende composti chimici di base, polimeri, fertilizzanti e derivati della raffinazione del petrolio. L’area perimetrata, ricacente nel territorio del Comune di Gela, comprende una porzione privata, estesa circa 470 ettari ed occupata sia da impianti attivi che dismessi, ed una porzione pubblica, in cui ricade anche il Biviere di Gela. Allo stato attuale sono stati approvati i Piani di Caratterizzazione di alcune delle aziende interessate, tra cui l’AGIP Petroli. Nel 2001 sono stati effettuati i primi

0

10

20

30

40

50

60

70

80

Agrigen

to

Caltanis

setta

Catania Enna

Messina

Palerm

oRagu

sa

Siracu

sa

Trapani

SICILIA

n. discaricheabusive

n. abbandoni edepositi

n. areeindustrialiminerarie esottoservizi

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

106

interventi per la caratterizzazione dell’area industriale AGIP Petroli – Raffineria di Gela. I risultati delle analisi di controllo, effettuate dall’ARPA Toscana nella misura del 10% dei campioni analizzati dall’AGIP Petroli, limitatamente alla concentrazione di metalli pesanti nel suolo e nel sottosuolo (carotaggi fino alla profondità di -20 m) non hanno evidenziato superamenti dei limiti previsti dall’Allegato 1 del D.M. 471/99 per siti destinati ad un uso industriale, come quello della Raffineria AGIP (cfr. la Tabella I.3.3.2.1.1 in Allegato).

In un altro sito contaminato, ricadente nell’area di un altro importante polo industriale, quello di Milazzo, la qualità dei suoli è stata desunta da uno studio, avente carattere occasionale, effettuato nell’ambito del Programma Operativo ENVIREG del 1999, per finalità connesse alla realizzazione di un sistema di controllo e sorveglianza per la prevenzione di inquinamenti e rischi nelle aree industriali della regione Sicilia (Ministero dell’Ambiente, 1999). I risultati delle analisi effettuate, nell’ambito di questo studio, nel 1997 dal CCR di Ispra sui metalli pesanti contenuti nei suoli dell’area di Milazzo, hanno invece evidenziato il superamento, in alcuni campioni e per alcuni dei metalli analizzati (Cr, Co, Cu, Zn) dei limiti di concentrazione previsti dall’Allegato 1 del D.M. 471/99 per siti destinati ad un uso residenziale, quale quello in esame (area a basso livello di urbanizzazione ed industrializzazione). In Fig. 1.3.3.2.2 sono riportate le statistiche dei dati analitici per ciascuno dei metalli analizzati nei 32 campioni di topsoil (primi 5-10 cm di suolo), confrontate con il relativo limite di concentrazione. L’analisi dei dati mette in evidenza la contaminazione dei suoli milazzesi in relazione ad un potenziale uso residenziale del territorio e pone quindi la necessità di un intervento di bonifica o l’applicazione di misure di sicurezza (quali una diversa destinazione urbanistica dell’area).

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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Figura 1.3.3.2.1.1 – Contenuto in metalli pesanti nel suolo del comprensorio industriale di Milazzo

Cr (mg/kg)

0

50

100

150

200

Media Mediana Max Min Dev. St.

Limite D.M. 471/99

Mn (mg/kg)

0200400600800

1000120014001600

Media Mediana Max Min Dev. St.

Co (mg/kg)

0

5

10

15

20

25

30

Media Mediana Max Min Dev. St.

Limite D.M. 471/99

Ni (mg/kg)

0

20

40

60

80

100

120

140

Media Mediana Max Min Dev. St.

Limite D.M. 471/99

Cu (mg/kg)

0

30

60

90

120

150

180

Media Mediana Max Min Dev. St.

Limite D.M.

Zn (mg/kg)

0

50

100

150

200

250

300

350

Media Mediana Max Min Dev. St.

Limite D.M. 471/99

As (mg/kg)

0

10

20

30

40

Media Mediana Max Min Dev. St.

Limite D.M. 471/99

Hg (mg/kg)

0

1

2

3

Media Mediana Max Min Dev. St.

Limite D.M. 471/99

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

108

Pb (mg/kg)

0

20

40

60

80

100

120

Media Mediana Max Min Dev. St.

Limite D.M. 471/99

Cd (mg/kg)

0

1

2

3

4

Media Mediana Max Min Dev. St.

Limite D.M. 471/99

Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente – ARPA Sicilia su dati CCR Ispra,,1997

Va infine ricordato che recentemente, con D.M. n. 468/2001, è stato inserito tra i siti di interesse nazionale di cui alla L. n. 426/98, il sito di Biancavilla (CT), costituito da una cava ubicata a Monte Calvario, in prossimità del centro abitato di Biancavilla, dalla quale fino al 1999 si estraeva pietrisco lavico contaminato da materiali fibrosi della famiglia dell’amianto, e da molti edifici del centro storico di Biancavilla costruiti con malte ed intonaci contenenti il materiale fibroso estratto dalla cava. Allo stato attuale è stato elaborato un progetto per la messa in sicurezza provvisoria della cava di Monte Calvario e per la sistemazione del materiale di scavo nell’abitato.

1.3.3.3 SITI BONIFICATI E MESSI IN SICUREZZA I dati per il popolamento dell’indicatore provengono in parte dal censimento della struttura

commissariale, ed in parte dalle notifiche, ordinanze e comunicazioni pervenute all’Ass. Reg. Territorio e Ambiente e riguardano i “siti bonificati”, nei quali cioè sono stati portati a termine degli interventi di rimozione delle sostanze contaminanti dal sito, e “siti messi in sicurezza”, i quali hanno subìto interventi volti ad isolare definitivamente la fonte inquinante rispetto alle matrici ambientali circostanti.

In Fig. 1.3.3.3.1 è riportato il numero di siti bonificati presenti in ciascuna provincia, per tipologia di sito, mentre in Fig. 1.3.3.3.2 il numero di siti messi in sicurezza per provincia e per tipologia di sito. Le figure mostrano che la maggior parte degli interventi sono stati realizzati sulle discariche controllate, con 128 discariche sottoposte a bonifica, e 37 messe in sicurezza e che le province con il maggior numero di interventi di bonifica realizzati sono Messina, Palermo e Agrigento (34, 30 e 26 rispettivamente), mentre quelle con il maggior numero di siti messi in sicurezza sono Messina, Catania e Palermo (12, 8 e 6 rispettivamente).

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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Figura 1.3.3.3.1 – Numero di siti bonificati per provincia e per tipologia

0

20

40

60

80

100

120

Agrigen

to

Caltanis

setta

Catania Enna

Messina

Palerm

oRagu

sa

Siracu

sa

Trapani

SICILIA

n. discarichecontrollate

n. discariche abusive

n. abbandoni edepositi

n. aree industriali esottoservizi

Fonte: Uff. Commissario Rifiuti Sicilia e Ass. Reg. Territorio e Ambiente, 2002

Figura 1.3.3.3.2 – Numero di siti messi in sicurezza per provincia e per tipologia

0

5

10

15

20

25

30

35

40

Agrigen

to

Caltanis

setta

Catania Enna

Messina

Palerm

oRagu

sa

Siracu

sa

Trapani

SICILIA

n. discarichecontrollate

n. discariche abusive

n. abbandoni edepositi

n. aree industriali esottoservizi

Fonte: Uff. Commissario Rifiuti Sicilia e Ass. Reg. Territorio e Ambiente, 2002

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

110

1.3.4 AMBIENTE RURALE E CONTAMINAZIONE DEI SUOLI DA FONTI DIFFUSE

Più della metà del territorio regionale è destinato al settore agricolo che da sempre ha avuto un notevole impatto sociale, economico ed ambientale.

L’agricoltura è, nel suo complesso, anche attività di tutela del territorio e della fertilità del suolo. I metodi di coltivazione contribuiscono ad una buona gestione del territorio se recuperano e utilizzano al meglio le risorse disponibili.

Dal secondo dopoguerra ad oggi si è sviluppato un processo di progressiva industrializzazione dell’agricoltura che si è concretizzato, tra l’altro, in una semplificazione degli agroecosistemi.

Semplificazione legata alla specializzazione colturale, alla frattura tra attività zootecniche e produzioni vegetali, alla rarefazione del germoplasma autoctono, alla meccanizzazione ed al ricorso ad input esterni, in grado di sostenere il sistema così semplificato, primi fra tutti i fitofarmaci ed i concimi inorganici e l’acqua ad uso irriguo che oggi interessa la quasi totalità dei sistemi agrari, fatta eccezione per i cereali a ciclo autunno-primaverile.

Il complesso degli input menzionati ha avuto ed ha certamente un impatto sulla qualità del suolo e delle falde acquifere (crescente concentrazione di nitrati ed altri sali, ivi compreso il cloruro di sodio).

La meccanizzazione, associata al controllo della flora spontanea nei vigneti o negli arboreti è stata ed è spesso causa di perdita di suolo agrario, dovuta ad erosione superficiale o, nel caso di coincidenza con intensi eventi piovosi, ad erosione profonda.

A tutto ciò è collegato anche il problema ambientale ed economico dello smaltimento, trattamento dei reflui, dovuto al mutato rapporto tra agricoltura e zootecnia. Un tempo le deiezioni animali venivano conservate e utilizzate oggi sono state sostituite dai prodotti chimici. 1.3.4.1 LE PRODUZIONI AGRICOLE

La produzione agricola della Sicilia nel 1999 ammonta a 7.066 miliardi di vecchie lire, compresa la silvicoltura, si giunge a 7.080 miliardi (Assessorato Agricoltura e Foreste, 1999).

Le imprese attive in Sicilia nel ’99 del settore agricoltura, silvicoltura, caccia e pesca, secondo i dati delle Camere di Commercio (banca dati Movimprese) rappresentano il 32% del totale delle imprese attive della regione ed incidono per l’11% sulle totali imprese attive in Italia del settore.

Il valore aggiunto in agricoltura presenta un andamento crescente dal 1982 al 1991 per poi decrescere sino al 1996 (Tabella I.3.4.1.1).

Nel 1996 il valore aggiunto del settore agricolo era pari al 3.8% di quello totale nazionale e 6,6% della totale regionale, con una diminuzione dal 1980 rispetto al valore nazionale, al mezzogiorno e al totale regionale (Tabella I.3.4.1.2 e Figura 1.3.4.1.1).

Page 120: Valutazione ambientale sicilia_testo

Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

111

Figura 1.3.4.1.1 – Valore Aggiunto in agricoltura

01

2

3

4

56

7

8

9

per

cen

tual

e

1982 1990 1996

VA agricoltura / VA totale Sicilia VA agricoltura / VA totale Mezzogiorno VA agricoltura / VA totale Italia

Fonte: ISTAT Figura 1.3.4.1.2 – Principali produzioni agricole in Sicilia. Anno 1991-1997

-

5.000.000

10.000.000

15.000.000

20.000.000

25.000.00030.000.000

35.000.000

40.000.000

45.000.000

50.000.000

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997

pro

du

zio

ne

racc

olt

a (q

uin

tali)

Cereali

Orticole

Legnose

Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente - ARPA Sicilia su dati ISTAT

I principali comparti agricoli sono: l’orticolo, l’agrumicolo ed il vitivinicolo. La quantità di prodotto agricolo raccolto dal 1991 al 1997 presenta in linea generale un

andamento decrescente (Tabella I.3.4.1.3 e Figura 1.3.4.1.2), cosi come il numero di aziende agricole, che dal 1982 al 1998 è diminuito del 26% (Tabella I.3.4.2.1).

Page 121: Valutazione ambientale sicilia_testo

Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

112

Figura 1.3.4.1.3 – Variazione % principali produzioni agricole raccolte in Sicilia rispetto al 1991

-50,0%

-40,0%

-30,0%

-20,0%

-10,0%

0,0%

10,0%

1992 1993 1994 1995 1996 1997

Var

iazi

on

e %

ris

pet

to a

l 199

1

Cereali

Orticole

Legnose

Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente- ARPA Sicilia su dati ISTAT

Solamente la produzione dei cereali, dopo una diminuzione che ha raggiunto il culmine nel 1995, presenta un valore maggiore rispetto al 1991, con 9.8 milioni di quintali ed una variazione positiva dell’1% (Figura 1.3.4.1.3). 1.3.4.2 TIPO D’UTILIZZAZIONE DELLA SUPERFICIE AGRICOLA

La Superficie Agricola Totale7 (SAT), nel 1998, è costituita per il 44% da colture erbacee (prevalentemente frumento duro), ed in ordine decrescente da colture arboree (28%), dai prati e pascoli permanenti (18%), da altre superfici (6%) e dai boschi (4%).

Dal 1982 al 1998 si è avuta una contrazione della Superficie Agricola Totale, pari al 13%, passando dal 78% della copertura dell’intero territorio regionale al 68% (Tabella I.3.4.2.1 e Figura 1.3.4.2.1).

Figura 1.3.4.2.1 – Superficie agricola regionale per tipo d’utilizzazione

0

100.000

200.000

300.000

400.000

500.000

600.000

700.000

800.000

900.000

1.000.000

1982 1991 1995 1996 1997 1998

sup

erfic

ie (

etta

ri)

Colture erbacee Colture arboree Prati pascoli permanenti BOSCHI ALTRE SUPERFICI

Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente - ARPA Sicilia su dati ISTAT

7 La ripartizione utilizzata scompone la Superficie Agricola Totale in: Superficie Agricola Utilizzata (SAU), boschi e superficie destinata ad altre utilizzazioni. La SAU inoltre è suddivisa in tre categorie d’uso: colture erbacee, colture arboree, prati e pascoli permanenti.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

113

Tale diminuzione ha investito prevalentemente la superficie boscata, con una riduzione del

64% rispetto al 1982. La SAU (Superficie Agricola Utilizzata) ha avuto una variazione negativa dell’8%, dovuta

quasi esclusivamente alle coltivazioni erbacee ed in particolare alla coltivazione cerealicola (Figura 1.3.4.2.2).

Figura 1.3.4.2.2 – Superficie agricola regionale per tipo d'utilizzazione (1982=100)

020406080

100120140

1982 1991 1995 1996 1997 1998

Colture erbacee Colture arboree Prati pascoli permanenti BOSCHI ALTRE SUPERFICI

Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente - ARPA Sicilia su dati ISTAT

Incrociando questi dati con quelli della produzione delle principali colture agricole si può

notare come la Politica Agricola Comunitaria (PAC), incentivando prima la massimizzazione delle produzioni e poi un’agricoltura di qualità e rispettosa dell’ambiente (biologica, integrata, estensiva), ha prodotto in genere:

- una diminuzione della superficie a cereali; - un aumento della superficie a colture arboree; - un innalzamento della produzione di cereali che nel 1997 ha superaro la quota dell’anno

1991, con conseguente aumento delle rese; - una riduzione della produzione delle coltivazioni legnose fruttifere con conseguente

abbassamento delle rese.

1.3.4.3 IL PATRIMONIO ZOOTECNICO E LA SUA PRESSIONE SULL’AMBIENTE

Il patrimonio zootecnico è stato caratterizzato da un forte aumento del numero di capi ovini e caprini, e una diminuzione dell’allevamento equino ed avicolo dal 1982 al 1991.

Dal 1991 al 1998 si è registrato un aumento solamente per il numero di capi caprini ed avicoli (21% e 8%), ed un forte decremento del numero di conigli, equini, suini, rispettivamente del 60%, 38% e 33%; mentre più o meno costante si è mantenuto la consistenza dell’allevamento bovino ed ovino (Tabella I.3.4.3.1 e Figura 1.3.4.3.1).

Page 123: Valutazione ambientale sicilia_testo

Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

114

Figura 1.3.4.3.1 – Numero di capi per tipologia di allevamento

0

500.000

1.000.000

1.500.000

2.000.000

2.500.000

3.000.000

3.500.000

1982 1991 1995 1996 1997 1998

nu

mer

o c

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Bovino Suini Ovini CapriniConigli Equini Avicoli

Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente - ARPA Sicilia su dati ISTAT

Il numero delle aziende zootecniche, rispetto al 1991, è generalmente in diminuzione per tutte le tipologie di allevamento (Tabella I.3.4.3.2 e Figura 1.3.4.3.2).

Figura 1.3.4.3.2 – Numero aziende per tipologia di allevamento

0

2.000

4.000

6.000

8.000

10.000

12.000

14.000

16.000

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1991 1995 1996 1997 1998

nu

mer

o a

zien

de

Bovino Suini Ovini Caprini Equini Avicoli Conigli

Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente - ARPA Sicilia su dati ISTAT

Utilizzando i dati del modello ELBA (Environmental Liveliness and Blend agricolture) realizzato dal DIPROVAL della Facoltà di Agraria di Bologna, si ha che il patrimonio zootecnico ovi-caprino, calcolato in Unità Bovine Adulte (UBA) relativamente all’anno 1996, prevale nelle province di Caltanissetta. Nelle restanti province, il carico maggiore è dato dall’allevamento bovino, ed una certa consistenza della specie suina si registra nelle province di Ragusa e Messina. Il maggior numero di unità bovine adulte si ha nelle province di Ragusa, Messina, Trapani e Siracusa. Analizzando la produzione di azoto, si nota come sia dovuta principalmente alla specie bovina, e il valore più alto si ha nella provincia di Messina. Per le province di Caltanissetta, Trapani, e secondariamente, Agrigento e Catania, è rimarchevole l’azoto di origine ovi-caprina (Tabella I.3.4.3.3 e Figura 1.3.4.3.3).

Page 124: Valutazione ambientale sicilia_testo

Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

115

Figura 1.3.4.3.3 – Numero UBA e produzione di azoto da allevamenti per SAU trattabile. Anno 1996

0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

50,0

60,0

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020406080100120140160

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BA

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kg/ha SAU

UBA (.000)

SAU trattabile: somma delle superfici dei seminativi (al netto dei terreni a riposo), delle coltivazioni arboree agrarie (al netto dei canneti), delle coltivazioni foraggere permanenti (al netto dei pascoli) escludendo le coltivazioni orticole. Fonte: Modello ELBA – Università di Bologna DIPROVAL 1.3.4.4 I FATTORI DI PRESSIONE DEL SETTORE AGRICOLO

Fra gli impatti generati dall’agricoltura sull’ambiente, l’impiego dei prodotti fitosanitari rappresenta una delle possibili cause di contaminazione diffusa del suolo. Figura 1.3.4.4.1 – Utilizzo di fitofarmaci in Kg/ha SAU

0

2

4

6

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10

12

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Kg/

SA

U

1996 1997

Fonte: ISTAT

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

116

L’analisi dei dati rilevati dall’ISTAT (Figura 1.3.4.4.1), espressi in principi attivi rapportati alla SAU, permette di evidenziare le aree a maggior consumo, tra le quali oltre le regioni della pianura padana seguono la Campania ed in minor misura la Sicilia.

Il dato si basa su indagini di mercato e non è possibile avere dati diretti sull’applicato alle colture.

Un apposito gruppo di lavoro costituito dal sistema ANPA-ARPA-APPA ha sviluppato un modello di studio sulla vendita dei fitofarmaci utilizzando dati ISTAT relativi agli anni 1996, 1997 e 1998, dati forniti dal SIAN (Sistema Agricolo Informativo Nazionale) e AGROFARMA.

Dall’analisi dei dati (da Tabella I.3.4.4.1 a Tabella I.3.4.4.3) emerge un crescente uso di insetticidi e diserbanti dal 1996 al 1998. I principi attivi più impiegati sono quelli applicati come insetticidi (circa 75%) che assieme ai fungicidi (circa 24%) ricoprono il 98% del totale prodotti fitosanitari venduti (Figura 1.3.4.4.2). In particola, solamente il bromuro di metile costituisce, dal 1996 al 1998, rispettivamente il 59% e il 64% del totale prodotti fitosanitari. La vendita del bromuro di metile è esclusivamente legata alla provincia di Ragusa per l’impiego in orticoltura (carote, carciofi, patate, pomodori, ecc.), dove si raggiungono valori medi pari a 43 chilogrammi per ettaro di SAU provinciale (Tabella I.3.4.4.3).

L’orticoltura, sia da pieno campo che in ambiente protetto, rappresenta una componente fondamentale e tradizionale dell’intero sistema agricolo ragusano, tuttavia, assume particolare rilievo in alcuni comuni come Ispica, Ragusa, Vittoria, Scicli ed Acate. L’orticoltura in serra è presente prevalentemente lungo tutta la fascia costiera meridionale siciliana (Trapani, Agrigento, Caltanissetta, Ragusa), ma l’area che ricade nella provincia di Ragusa è tra le più significative (7.482 ettari su 10.459 ettari investiti da colture in serra dell’intera isola – dati dalla carta dell’Uso del Suolo dell’Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente, anno 1994) e largamente interessata, anche in sede comunitaria, all’esercizio delle colture protette. Figura 1.3.4.4.2 – Quantità di prodotti fitosanitari venduti

-

10.000

20.000

30.000

40.000

50.000

60.000

70.000

1996 1997 1998

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tali)

Altri Diserbanti Fungicidi Insetticidi

Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente - ARPA Sicilia dal Gdl ANPA-ARPA-APPA su dati ISTAT, SIAN e AGROFARMA

Nell’area di Ragusa ricade anche l’unico impianto sperimentale di PGM (Piante Geneticamente Modificate) presente in Sicilia. L’avvio si è avuto nell’anno 2000 su una superficie di 1800 metri quadri di vite che insiste nel territorio comunale di Comiso. La finalità della sperimentazione è quella di ottenere piante più produttive attraverso una maggiore resistenza agli antibiotici.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

117

Figura 1.3.4.4.3 – Luoghi di emissione effettivi nell’anno 1999

Fonte: ANPA

Per quanto concerne l’impiego di fertilizzanti inorganici, in termini di quantità vendute, la Sicilia segue la Lombardia, il Veneto, l’Emilia Romagna, Puglia e Piemonte, con 114.502 tonnellate, di cui 51445 di azoto, 44036 di anidride fosforica e 19021 tonnellate di ossido di potassio (Tabella I.3.4.4.4 e Figura 1.3.4.4.4 ).

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

118

Figura 1.3.4.4.4 - Quantità di fertilizzanti (N, P, K) venduti (Kg) per superficie concimabile. Anno 1997

0

50

100

150

200

250

300

350

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nti (

N, P

, K) v

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(Kg)

/sup

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cim

abile

Azoto Anidride fosforica Ossido di potassio

Fonte: ISTAT

Analizzando le quantità per ettaro concimabile8, si ha che la Sicilia presenta un valore sotto

la media nazionale e segue la media del Mezzogiorno, pur avendo un valore della SAU regionale investita da una agricoltura intensiva più alta rispetto alla media nazionale e pari al 75% (seminativi + coltivazioni legnose agrarie – Agricoltura biologica) (Tabella I.3.4.4.5). Da una stima dell’agricoltura intensiva9, si ha che dal 1995 al 1998 è in costante diminuzione ed è scesa dal 76% della SAU regionale al 67% (Tabella I.3.4.4.6 e Figura 1.3.4.4.5), per una crescente coltivazione integrata, estensiva e biologica, incentivata dalla maggior parte delle misure del Reg. 2078/92 e che risultano le più applicate nel territorio siciliano (Tabella I.3.4.5.2).

Figura 1.3.4.4.5 – Agricoltura intensiva in Sicilia

60%

62%

64%

66%

68%

70%

72%

74%

76%

78%

1995 1996 1997 1998

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%)

Agricoltura intensiva/SAU

Fonte: ISTAT e Elaborazioni INEA, su fonti AIMA e Amministrazioni regionali – provinciali

8 Per superficie concimabile si intende la somma delle superfici dei seminativi (al netto dei terreni a riposo) delle coltivazioni arboree agrarie, (al netto dei canneti) delle coltivazioni foraggiere permanenti (al netto dei pascoli) escludendo le coltivazioni orticole. 9 L’agricoltura intensiva oltre al dato riportato dall’ANPA per l’anno 1998 è stata calcolata, alfine di avere un andamento nel tempo, come superficie a seminativi più superficie a coltivazioni legnose agrarie meno la superficie sottoposta a Reg. 2078/92.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

119

Si può notare come nonostante una diminuzione dell’agricoltura intensiva, legata all’applicazione del Reg. 2078/92 che nel complesso porta verso una agricoltura più estensiva con ridotto o nullo impiego di prodotti fitosanitari, in generale si ha un aumento della quantità di prodotti fitosanitari venduti.

Per stimare un possibile effetto del Reg. 2078/92 sull’impiego dei fertilizzanti, si può incentrare l’attenzione esclusivamente sull’attuazione della misura A2 “agricoltura biologica” e della misura F “ritiro dei seminativi dalla produzione per venti anni”, non considerando le misure rivolte all’abbattimento dei prodotti fitosantari ed all’agricoltura estensiva. In tal caso l’agricoltura intensiva, calcolata come: seminativi + coltivazioni legnose agrarie – sup. misure A2+F, continua ad avere sempre una tendenza decrescente dal 1995 al 1998, pari al 78.2% e al 73.6% della SAU regionale (Tabella I.3.4.4.7). 1.3.4.5 LE COLTIVAZIONI A BASSO IMPATTO AMBIENTALE

Dagli anni novanta si è assistito ad un cambiamento radicale della Politica Agricola Comunitaria (PAC) che dal perseguire le massime rese attraverso aiuti sulle quantità prodotte passa a incoraggiare un'agricoltura estensiva, usi alternativi del suolo agricola, quali l’arboricoltura da legno e la selvicoltura, alfine di ridurre le produzioni eccedentarie con impatti positivi sull’ambiente e sulle attività produttive agricole ed extra-agricole. La PAC incentiva produzioni di qualità per il benessere del territorio e della salute umana, e per una competitività ed efficienza dell’agricoltura a livello globale. Il salto di qualità è dato, da prima, con l’emanazione del Reg. 2092/91 che detta le norme per la produzione biologica, attribuendo a tale metodo di produzione un ruolo di equilibrio armonioso tra l’offerta e domanda di prodotti agricoli, tutela dell’ambiente e conservazione dell’aree rurali, in definitiva di sviluppo sostenibile. Esso vede la partecipazione, all’anno 1998, di circa 9598 aziende, per una superficie complessiva di circa 129000 ettari (8% della totale SAU regionale) (Tabella I.3.4.5.1). Al Reg. 2092/91 seguono le misure di accompagnamento della riforma della PAC che prevedevano l’attuazioni di interventi a favore dell’agricoltura ecocompatibile, del prepensionamento e della selvicoltura, attraverso contributi diretti a sostenere il reddito agricolo. Le misure sono rappresentate dai regolamenti CEE 2078/92, 2079/92 e 2080/92.

In Italia il recepimento della normativa comunitaria per l’incentivazione del prepensionamento (Reg. 2079/92) si è avuto con un certo ritardo. Tale ritardo, assieme ad alcuni fattori di ordine sociale, economico e giuridico ha causato la scarsa applicazione della misura nell’isola con solamente 16 richieste finanziate, per un totale di 412 ettari, pari allo 0.02% della SAU regionale. Le difficoltà maggiori possono essere riassunte, così come riportate nella valutazione del Piano di Sviluppo Rurale (PSR) 2000-2006 (Assessorato Agricoltura e Foreste, 1999), in:

- obbligo cessazione definitiva attività; - richiesto possesso della qualifica di imprenditore agricolo a titolo principale che in un

contesto caratterizzato da una notevole frammentazione della proprietà agricola risulta difficile dedicare all’attività parte predominante del tempo e trarne più del 50% del reddito complessivo;

- mancanza di incentivi per il rilevatore; - limiti minimi di superficie richiesta troppo elevati.

Il Reg. CEE 2078/92 comprendeva varie misure per l’estensivizzazione e l’impiego di mezzi di produzione e tecniche produttive meno inquinanti, per la conservazione e la valorizzazione dell’ambiente naturale, per la gestione delle terre abbandonate e per il set-aside. La sua applicazione è avvenuta con notevole successo, coinvolgendo 36547 aziende, per un totale di 221.815 ettari, pari

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

120

al 14% della complessiva SAU. Le misure rivolte al biologico e alla riduzione dei fitofarmaci (A2 e A1) rappresentano più del 66% dell’intera superficie coinvolta dal regolamento. Seguono le misure dell’estensivizzazione dei vigneti e la riconversione in pascolo dei seminativi (B1), e del mantenimento delle basse rese relativamente alle colture già avviate di cappero, nocciolo, pistacchio, mandorlo, carubbo e frassino da manna (B2), che nell’insieme ricoprono il 22% della totale superficie sottoposta al Reg. 2078/92 (Tabella I.3.4.5.2 e Figura 1.3.4.5.1).

Figura 1.3.4.5.1 – Superficie sottoposta alle misure del Reg. CEE 2078/92

58.360

87.998

32.904

14.898

5.544 4.289888

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10.000

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100.000

A1 A2 B1 B2 D AD BD E F C

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A1 - Sensibile riduzione o mantenimento delle riduzioni dell’impiego dei concimi e dei prodotti fitosanitari; A2 - Introduzione o mantenimento dei metodi dell’agricoltura biologica; B1 - Estensivizzazione; B2 - Mantenimento della produzione estensiva già avviata; C - Riduzione della densità del patrimonio bovino o ovicaprino; D1 - Impiego di altri metodi ecocompatibili e cura dello spazio rurale e del paesaggio; D2 - Allevamento di specie animali in via di estinzione; E - Cura dei terreni agricoli e forestali abbandonati; F - Messa a riposo ventennale per scopi di carattere ambientale.

Fonte: Assessorato Agricoltura e Foreste della Regione Siciliana

Il Reg. CEE 2080/92 prevedeva premi per lo sviluppo dell’arboricoltura da legno ed incentivi per l’ampliamento ed il miglioramento delle superfici boscate. Per quanto concerne la sua applicazione, all’anno 1998, delle 1131 pratiche istruite ne sono state collaudate 444 (39%), per una superficie complessiva impiantata di circa 4000 ettari, pari allo 0.26% della totale SAU regionale (36% della totale superficie istruita per gli impianti), e 2300 ettari di bosco migliorato (1.02% della totale superficie forestale e 31% della totale superficie istruita per il miglioramento) (Tabelle I.3.4.5.3, I.3.4.5.4 e I.3.4.5.5). La provincia di Messina ha presentato la maggiore superficie impiantata e migliorata, rispettivamente pari a 1070 e 1562 ettari (Figure 1.3.4.5.2 e 1.3.4.5.3).

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

121

Figura 1.3.4.5.2 - Superficie impianti decretati e collaudati all’anno 1998

0

500

1.000

1.500

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Impianti decretati (ha) Impianti Collaudata (ha)

Fonte: Tesi di laurea “Primi risultati sull’applicazione del Regolamento CEE 2080/92 in Sicilia – Dipartimento di Economia dei Sistemi Agro-Forestali ed Istituto di Coltivazioni Arboree - Facoltà di Agraria. Università di Palermo - anno 1998, su dati dell’Assessorato Agricoltura e Foreste, Direzione Foreste

Figura 1.3.4.5.3 - Superficie boschi migliorati decretati e collaudati all’anno 1998

0500

100015002000250030003500400045005000

Agrige

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osc

ata

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liora

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Miglioramenti decretati (ha) Miglioramenti collaudati (ha)

Fonte: Tesi di laurea “Primi risultati sull’applicazione del Regolamento CEE 2080/92 in Sicilia – Dipartimento di Economia dei Sistemi Agro-Forestali ed Istituto di Coltivazioni Arboree - Facoltà di Agraria. Università di Palermo - anno 1998, su dati dell’Assessorato Agricoltura e Foreste, Direzione Foreste

La misura che ha riscosso maggior successo è rappresentata dalla realizzazione di impianti con latifoglie o specie miste. La specie maggiormente impiegata per gli impianti su terreni agricoli è il noce (Juglans regia L.) che copre il 18.69% della totale superficie degli impianti realizzati, seguono, in ordine decrescente, il castagno, il pino (più che altro pino d’aleppo), il carrubo, il ciliegio, la roverella, il leccio, il frassino e l’acero, che assieme al noce coprono l’80,92% della superficie impiantata.

Gli impianti hanno sostituito 1.989 ettari di seminativi, 1.703 ettari di prati e pascoli e 392 ettari di colture permanenti (Tabella 1.3.4.5.1).

Page 131: Valutazione ambientale sicilia_testo

Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

122

Tabella 1.3.4.5.1 - Tipologie di colture sostituite dagli impianti di arboricoltura da legno, per provincia (in ettari). Anno 1998

Provincia Seminativi Prati e pascoli Colture permanenti

Agrigento 324,63 215,10 35,87 Caltanissetta 275,62 5,63 32,76 Catania 246,75 70,71 20,64 Enna 259,50 180,47 5,27 Messina 231,65 699,77 161,89 Palermo 242,55 338,01 82,77 Ragusa 110,09 51,74 32,48 Siracusa 161,51 47,20 3,08 Trapani 136,24 94,05 17,04 Totale 1.988,57 1.702,69 391,80 Fonte: Tesi di laurea “Primi risultati sull’applicazione del Regolamento CEE 2080/92 in Sicilia – Dipartimento di Economia dei Sistemi Agro-Forestali ed Istituto di Coltivazioni Arboree - Facoltà di Agraria. Università di Palermo - anno 1998, su dati dell’Assessorato Agricoltura e Foreste, Direzione Foreste

I miglioramenti hanno interessato prevalentemente boschi di latifoglie (79% della totale superficie collaudata per il miglioramento).

Dal confronto tra la superficie agricola utilizzata, la superficie forestale e le rispettive superfici degli impianti realizzati e dei boschi migliorati, si sono ricavati degli indici di impianto in terreni agricoli e di miglioramento dei boschi (Figura 1.3.4.5.4). Dal confronto degli indici di impianto e di miglioramento delle varie regioni italiani emerge che la Sicilia presenta elevati valori (L. Colletti, anno 2001).

Si presume che al più presto vengano attivati, o qualora già esistano divulgati i risultati, dei piani di monitoraggio per individuare i modelli colturali più idonei ad uno sviluppo economico-ambientale dell’arboricoltura da legno e dei boschi, nell’ottica di una gestione sostenibile.

Si andrebbe incontro ad una perdita di risorse economiche e soprattutto ad una mancata possibilità di valorizzare e tutelare il territorio, se tutto ciò che si è realizzato in questi anni a fine turno sparisse per cedere il posto alle precedenti colture.

Page 132: Valutazione ambientale sicilia_testo

Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

123

Figura 1.3.4.5.4 – Incidenza impianti realizzati e superficie boscata migliorata rispetto alla SAU e alla superficie forestale regionale

0,00%

0,50%

1,00%

1,50%

2,00%

2,50%

Agrige

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Caltan

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ni

Incidenza impianti collaudati (%) incidenza miglioramenti collaudati (%)

Fonte: Tesi di laurea “Primi risultati sull’applicazione del Regolamento CEE 2080/92 in Sicilia – Dipartimento di Economia dei Sistemi Agro-Forestali ed Istituto di Coltivazioni Arboree - Facoltà di Agraria. Università di Palermo - anno 1998, su dati dell’Assessorato Agricoltura e Foreste, Direzione Foreste

Le misure di “accompagnamento” sono state attivate in due periodi. Per la campagna 1998/2000 il Reg. 2080 ha introdotto una misura per la costituzione di boschi con specie autoctone e variazione della destinazione dell’uso del suolo da agricolo a forestale.

In questo periodo, le loro azioni sono state ereditate, con opportune modifiche ed integrazioni, dal Piano di Sviluppo Rurale 2000-2006 (Reg. 1257/99).

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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1.4 RIFIUTI

La gestione dei rifiuti in Sicilia è al momento disciplinata da una normativa emergenziale costituita da diverse ordinanze della Presidenza del Consiglio –Dipartimento della Protezione Civile-.

Tali Ordinanze nominano Commissario Delegato per l’Emergenza Rifiuti in Sicilia, il Presidente della Regione Sicilia, per la predisposizione di un piano di interventi di emergenza nel settore della gestione dei rifiuti e per la realizzazione delle opere necessarie per far fronte alla situazione di emergenza.

Si tratta di provvedimenti scaturiti dalla grave crisi determinatasi nel settore dello smaltimento dei R.S.U. avendo assunto la stessa carattere di emergenza igienico-sanitaria con risvolti anche di ordine pubblico;

Tali provvedimenti imponevano, anche la predisposizione del piano di gestione rifiuti e delle bonifiche delle aree inquinate di cui all’art.22 D.lvo 22/97 e di un piano degli interventi di emergenza per la realizzazione degli interventi necessari a far fronte alla situazione di emergenza.

Con Ordinanza n° 3072, viene imposta l’ individuazione e la localizzazione degli impianti a carattere prioritario nonché la definizione degli ambiti e dei sub-ambiti territoriali ottimali di cui gli impianti dovranno essere al servizio. Trattasi prevalentemente di impianti per la produzione di C.D.R (combustibile da rifiuti)

Con Decreto commissariale 25/07/2000 n.150 è stato approvato il documento delle priorità degli interventi in materia di rifiuti in Sicilia (P.I.E.R.), tale provvedimento suddivide il territorio regionale in A.T.O. e sub-A.T.O. al fine di ottemperare alle prescrizioni di cui al D.L.vo 22/97.

Al momento però non esiste una gestione dei rifiuti in ambito ATO o sub-ATO. L’ultimo provvedimento di proroga dello stato di emergenza rifiuti è costituito

dall’O.P.C.M. n.3190 (marzo 2002). La gestione dei dati in materia, al momento è di competenza della struttura commissariale

emergenza rifiuti, tale ente è anche Amministrazione responsabile delle misure1.14 e 1.15 del P.O.R (infrastrutture e strutture per la gestione integrata dei rifiuti; riduzione della compromissione ambientale da rifiuti). Si sottolinea che mancano delle serie storiche di lungo periodo riguardo alla produzione dei rifiuti ed alla gestione degli stessi.

L’unico dato che può essere assunto come certo è quello relativo ad uno smaltimento dei RSU nella quasi totalità (98% della produzione totale) in discarica, in quanto non sono stati raggiunti gli obiettivi della raccolta differenziata previsti dal decreto 22/97. Tabella 1.4.1 – % Rifiuti avviati alle diverse modalità di smaltimento PROVINCIA RSU prodotti (Ton.) Discarica % Raccolta diff.% Compostaggio%

TP 199657,82 99,04 0,96 0,00 PA 670275,89 95,19 1,76 3,05 ME 300521,48 98,08 1,28 0,65 AG 197403,07 99,62 0,38 0,00 CL 140254,64 99,62 0,38 0,00 EN 62725,10 99,46 0,47 0,07 CT 618628,94 99,51 0,49 0,00 RG 166856,69 99,66 0,34 0,00 SR 191927,45 99,81 0,19 0,00

Totale 2548251,08 98,21 0,91 0,88 Fonte:Elaborazione Task Force Ambiente – ARPA Sicilia su dati Struttura commissariale emergenza rifiuti;

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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A fronte di tali quantità il totale della raccolta differenziata (raccolta diff. e compostaggio), tappa essenziale ed irrinunciabile nella strategia gestionale dei rifiuti, ad oggi, supera di poco il 2%.

Particolare rilevanza assume nell’ambito della raccolta differenziata dei rifiuti da imballaggio la convenzione stipulata con il CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi), in data 7 ottobre 1999 che richiama l’accordo quadro sottoscritto in data 8 luglio 1999 tra lo stesso CONAI e l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), in forza della quale lo stesso (tramite i Consorzi di filiera) si è impegnato al ritiro del materiale proveniente dall’attività di raccolta differenziata, secondo le modalità stabilite negli allegati tecnici dell’accordo quadro dell’ 8 luglio, dove sono previsti anche i corrispettivi da versare ai Comuni come contributo ai costi sostenuti per la raccolta differenziata.

Tabella 1.4.2 – Raccolta differenziata % diversi materiali Prov. Tot.diff.(Ton.) %ACCIAIO %ALLUMINIO %CARTA %LEGNO %PLASTICA %VETRO %ORGANICO

TP 1907,15 1,16 0,92 59,95 0,00 10,55 27,41 0,00 PA 32222,12 0,97 0,04 17,77 0,00 2,53 15,33 63,36 ME 5782,97 2,69 0,34 35,71 0,01 2,87 24,87 33,52 AG 747,25 5,45 0,40 23,95 0,00 48,87 20,73 0,60 CL 530,46 0,58 0,00 39,15 0,00 12,86 46,74 0,67 EN 291,77 2,23 0,09 10,85 0,00 5,21 81,62 0,00 CT 3104,09 5,52 0,23 35,07 0,18 15,76 41,83 1,42 RG 563,13 0,00 0,03 70,73 0,00 6,36 22,89 0,00 SR 362,05 0,00 0,21 41,00 0,00 18,53 40,26 0,00 Tot. 45511,00 1,56 0,13 24,14 0,01 4,88 20,03 49,23

Fonte:Elaborazione Task Force Ambiente – ARPA Sicilia su dati Struttura commissariale emergenza rifiuti; I dati relativi ai rifiuti speciali di provenienza industriale ad oggi disponibili non sono

sufficienti a fornire una rappresentazione completa e quindi soddisfacente della produzione di tale categoria di rifiuti, causa anche una non piena operatività del catasto regionale dei rifiuti quale articolazione regionale del catasto nazionale, competente alla raccolta, elaborazione ed omogeneizzazione dei MUD.

Riguardo ai sistemi di gestione dei rifiuti, -considerando gli RSU- essendo gli stessi al momento gestiti in maniera indifferenziata con relativo smaltimento in discarica, risultano marginali i sistemi di gestione virtuosi dei rifiuti.

La raccolta differenziata dei RSU viene effettuata prevalentemente con il sistema di raccolta tramite “campane o cassonetti monomateriali” in aggiunta al sistema “porta a porta di raccolta degli imballaggi”, modalità di raccolta quest’ultima, ancora poco diffusa.

Nell’ambito delle competenze attribuite al Commissario delegato E.R. sono stati finanziati dalla struttura commissariale in tutto il territorio regionale delle isole ecologiche, per i comuni inferiori a diecimila abitanti e dei C.C.R.(centri comunali di raccolta) per i comuni con più di diecimila abitanti.

Si tratta di aree attrezzate e custodite (C.C.R.), dove confluiscono i materiali provenienti dalla R.D. (raccolta differenziata), sia da parte del servizio pubblico che direttamente dai privati, destinati allo stoccaggio provvisorio, per il successivo trasferimento alle piattaforme di conferimento e/o riciclaggio).

Le province siciliane più “virtuose” nella raccolta differenziata risultano essere in ordine decrescente quelle di Catania, Palermo, Trapani, Ragusa, Siracusa, Caltanissetta, Agrigento, Enna.

Sono presenti in tutte le province siciliane impianti, per la selezione e valorizzazione dei rifiuti raccolti in maniera differenziata, gestiti dai privati.

Non risultano in esercizio nel territorio regionale impianti di termovalorizzazione dei rifiuti, necessari e peraltro previsti, in una logica di gestione integrata dei rifiuti, dalle politiche ambientali nazionali e comunitarie.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

126

1.5 ECOSISTEMI 1.5.1 NATURA E BIODIVERSITÀ 1.5.1.1 HABITAT

Gli habitat che conservano un certo grado di naturalità sono rappresentati prevalentemente

dai territori boscati, dagli ambienti seminaturali, dalle zone umide e dai corpi idrici. Habitat che dall’analisi della Carta dell’Uso del Suolo (Assessorato Territorio e Ambiente,

anno 1994) ricoprono nel complesso il 26.22% del totale territorio regionale (Tabella I.3.1.2.1). Dallo studio dei dati ISTAT sulla struttura agricola e sul patrimonio forestale (di seguito

riportati), si evince che dagli anni 80 al 1998 l’indice di boscosità è cresciuto solamente di mezzo punto percentuale. Nello stesso tempo la superficie agricola utilizzata (SAU) e la superficie agricola totale (SAT) sono diminuite dell’8% e del 13%, rispettivamente pari al 5% e al 10% della copertura territoriale regionale (SAU/ST e SAT/ST).

Dal 1990 al 1998, l’ammontare delle superfici destinate a pascoli, prati permanenti, sistemi agroforestali ed a altre superfici agricole, insieme alla superficie forestale è decresciuto, passando dal 33% al 28% della superficie territoriale. Tutto ciò comporta una presumibile espansione dei terreni modellati artificialmente (Figura 1.5.1.1.1).

Figura 1.5.1.1.1 - % superficie per tipo di uso

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

1980-1982 1990 1998

% u

so d

el s

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Sup. fores tale/ST SAT/ST (Sup. fores tale/ST)+Boschi e altre superfici+Prati pascoli permanenti

Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente - ARPA Sicilia su dati ISTAT

1.5.1.2 PATRIMONIO FORESTALE

Tra gli ecosistemi terrestri, i boschi, ed in particolare i boschi naturali disetanei,

rappresentano in termini di articolazione del flusso di energia, numero e lunghezza delle catene alimentari, gli habitat con maggiore biodiversità. Senza nessuna azione di disturbo da parte dell’uomo (urbanizzazione, infrastrutture, agricoltura, pascolo, incendi, ecc.), in natura ogni ecosistema tende, attraverso una serie di successioni, a raggiungere lo stadio di massima produttività possibile per le date condizioni ambientali, che nei nostri climi fatta eccezione per le montagne più elevate, è dato da formazioni forestali.

Una descrizione dei boschi presenti in Sicilia, suddivisi per origine (naturali e artificiali) e per specie dominante viene riportata, di seguito, nella tematica “Paesaggio e Patrimonio culturale”.

L’analisi del patrimonio forestale è stata basata su dati dell’ISTAT, sia perché risultano i più aggiornati sia perché consentono di eseguire una serie storica e studiare il fenomeno nel tempo. Si è

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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preferito non utilizzare anche i dati dell’Inventario Nazionale (IFN, 1985) perché oramai obsoleti e non confrontabili con i dati ISTAT per una diversa definizione di bosco. A questo riguardo occorre rilevare che l'Annuario Forestale ISTAT, considera come boscata "un'area non inferiore a 0,5 ha con copertura arborea e/o arbustiva a maturità pari almeno al 50% della superficie". Nel primo IFN si considera bosco una "superficie estesa almeno 2.000 m2, larga non meno di 20 m, con copertura pari almeno al 20%".

Al più presto sarà possibile utilizzare i dati prodotti dal primo inventario forestale regionale, che rappresenta lo strumento fondamentale per la pianificazione, gestione e monitoraggio dei boschi della Sicilia. Attualmente, la Regione sta sviluppando lo studio di fattibilità per il primo inventario forestale10.

A livello nazionale, è stato prodotto lo studio di fattibilità (anno 1998) dall’ISAFA per il MIPAF per la realizzazione del secondo IFN.

In Sicilia, dal 1948 al 1998, la superficie forestale è passata dal 3.4% all’8.6% dell’intero territorio regionale, con una crescita del 156%. Una riduzione (-11.495 ettari, pari al 55%) si è registrato solamente per i boschi governati e trattati a ceduo composto (da Tabella I.5.1.2.1 a Tabella I.5.1.2.3). L’espansione si è avuta in maniera più che proporzionale dal 1948 al 1970, in seguito all’intensa attività di rimboschimento post-bellico. Dal 1970 al 1998, si è avuto un lento sviluppo della superficie forestale con piccole variazioni positive pari al 2% ed al 4% rispettivamente dal 1980 al 1990 e dal 1990 al 1998 (Figura 1.5.1.2.1).

Figura 1.5.1.2.1 – Superficie forestale regionale e variazione % quasi decennale

0

46% 48%

11%

2% 4%0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

1948 1960/1948 1970/1960 1980/1970 1990/1980 1998/1990

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0

50.000

100.000

150.000

200.000

250.000

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rfic

ie f

ores

tale

(et

tari

)

Variazione sup. forestale superficie forestale

Fonte: ISTAT

Si nota che, in contrasto con la dinamica espansiva delle superfici a bosco, la superficie

agro-forestale attivamente gestita è in progressiva diminuzione come si desume dai dati riportati nei Censimenti Generali dell’Agricoltura e altre pubblicazioni dell’ISTAT sulla struttura agricola (Tabella I.3.4.2.1), con una contrazione del 64% dal 1982 al 199811.

Fra gli interventi effettuati ai fini della gestione dei boschi per i quali sono disponibili dati statistici, troviamo il fenomeno delle tagliate, vale a dire, la superficie forestale nella quale è stata eseguita, senza soluzione di continuità, un’utilizzazione totale o parziale del soprassuolo.

10 L’inventario Forestale Regionale doveva essere predisposto secondo la L.R. 16/1996 “ Riordino della legislazione in materia forestale e di tutela della vegetazione”. 11 L’ISTAT nei censimenti e nelle pubblicazioni sulla struttura agricola riporta solamente la superficie a bosco che costituisce un'azienda agro-forestale ove la sua produzione legnosa è utilizzata o se ne prevede l'utilizzazione. La superficie forestale è analizzata invece nelle statistiche forestali dell’ISTAT.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

128

La superficie delle tagliate dal 1995 al 1997 è in costante diminuzione, con eccezione delle province di Messina, Catania e Ragusa dove il fenomeno è in aumento (Tabella I.5.1.2.4).

La superficie utilizzata è molto esigua, pari mediamente allo 0,86% della complessiva superficie forestale regionale. I valori più alti si hanno nella provincia di Catania e nella provincia di Ragusa, con valori mai superiori al 2% della superficie forestale provinciale (Tabella I.5.1.2.4 e Figura 1.5.1.2.2).

Figura 1.5.1.2.2 – % Sup. forestale tagliate provinciale e regionale della totale superficie forestale provinciale e Regionale

0,00%

0,19%

0,98%

0,17%

0,64%

0,64%

1,91%

1,55%

0,31%

0,82%

0,00% 0,20% 0,40% 0,60% 0,80% 1,00% 1,20% 1,40% 1,60% 1,80% 2,00% 2,20%

Trapani

Messina

Caltanissetta

Catania

Siracusa

% sup. for. tagliate/sup. forestale totale

1995 1996 1997

Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente - ARPA Sicilia su dati ISTAT

Se consideriamo un incremento medio corrente annuo pari a 3,9 m3, come rilevato dal primo Inventario Forestale Nazionale, e lo rapportiamo in percentuale alla massa legnosa prelevata per ettaro, si ha che la quantità di legname utilizzato è molto più bassa rispetto la massa legnosa annua prodotta dal bosco, generalmente si attesta sotto al 10% della crescita annuale, con eccezione per la provincia di Catania che nel 1997 ha raggiunto il 22% (Tabella I.5.1.2.5 e Figura 1.5.1.2.3).

Figura 1.5.1.2.3 – Stima % crescita annua tagliata

0,00% 2,00% 4,00% 6,00% 8,00% 10,00% 12,00% 14,00% 16,00% 18,00% 20,00% 22,00% 24,00%

Trapani

Palermo

Messina

Agrigento

Caltanissetta

Enna

Catania

Ragusa

Siracusa

Sic ilia

legname pre levato ad ettaro/incremento corrente (%)

1995 1996 1997 Valori medi

Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente - ARPA Sicilia su dati ISTAT

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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In definitiva, in Sicilia le utilizzazioni costituiscono una pressione relativamente marginale per le foreste. D’altro canto, l’assenza di una gestione spesso costituisce una minaccia per la maggior parte degli impianti realizzati dall’uomo, che risultano deperienti per la mancanza di interventi colturali e di una qualsiasi forma di utilizzazione forestale, ecc…

Attraverso l’attuazione di piani di gestione, piani di assestamento dei popolamenti forestali si può agevolare: l’ingresso e lo sviluppo di specie autoctone; la rinnovazione naturale, la resilienza all’avversità biotiche e abiotiche, come gli incendi; e non per ultimo, la produttività dell’intero ecosistema.

Tra i principali fattori di degrado e di distruzione del patrimonio forestale vi sono gli incendi. Gli incendi causano danni diretti e indiretti all’ecosistema bosco e alle sue utili e complesse funzioni (protettive, igienico-sanitarie, produttive, paesaggistico-ricreative, ecc.). L'entità del fenomeno è andata progressivamente aumentando negli ultimi anni (Tabella I.5.1.2.6, Tabella I.5.1.2.7 e Figura 1.5.1.2.4).

Figura 1.5.1.2.4 – Andamento degli incendi in Sicilia

05000

10000150002000025000300003500040000

1986

1987

1988

1989

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

sup

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0

200

400

600

800

1000

nu

mer

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Sup. percorsa da fuoco n. incendi

Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente - ARPA Sicilia su dati del Servizio Antincendi Boschivi (SAB) - Corpo Forestale

Figura 1.5.1.2.5 – Andamento mensile degli incendi

0

1000

2000

3000

4000

5000

6000

Genna

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Febb

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Marzo

Aprile

Maggio

Giugno

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Ottobre

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999

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up

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ia m

ensi

le in

cen

dia

ta

sup. media incendiata % sup. media incendiata

Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente - ARPA Sicilia su dati del Servizio Antincendi Boschivi (SAB) - Corpo Forestale

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

130

Il fenomeno presenta una fluttuazione stagionale, con l’85% della totale superficie annua distrutta dal fuoco solamente durante la stagione estiva (Figura 1.5.1.2.5).

I boschi maggiormente colpiti dagli incendi sono le fustaie che nel complesso interessano il 64% della superficie boscata distrutta dal fuoco. Anche la macchia mediterranea è soggetta all’azione del fuoco (23% della totale superficie boscata incendiata) che in diversi casi ne ha pregiudicato la stessa sopravvivenza, favorendo la formazione di garighe e praterie secondarie (Tabella I.5.1.2.7).

Dal 1990 il fenomeno ha interessato sempre più le aree protette (Figura 1.5.1.2.6), ricoprendo dal 7% al 41% della totale superficie regionale annua incendiata, con una valore medio dal 1990 al 1999 pari al 28% (tabella I.5.1.2.8).

Figura 1.5.1.2.6 – Gli incendi nell’aree protette

0

50

100

150

200

250

1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999

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2000

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prot

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numero incendi Sup. percorsa da fuoco

Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente - ARPA Sicilia su dati del Servizio Antincendi Boschivi (SAB) - Corpo Forestale

Il numero medio annuo di incendi è maggiore nei parchi rispetto alle riserve, mentre la

superficie media annua bruciata nelle riserve è leggermente superiore, con un valore di 1.622 ettari contro i 1.116 ettari dei parchi.

Si tratta, solitamente, di incendi di origine antropica, dolosi e/o colposi. 1.5.1.3 FLORA E VEGETAZIONE

La flora è data dall’insieme delle specie vegetali presenti in una determinata area geografica.

Si tratta pertanto di un’analisi di tipo qualitativo che comporta il censimento delle entità specifiche ed infraspecifiche (taxa). Essa rappresenta la diversità floristica di un territorio.

La flora d’Italia, secondo le stime più recenti (S. Pignatti, 1982), risulta costituita da 5599 specie. Se si considerano anche le più diffuse specie coltivate e naturalizzate, il valore ammonta a 5811 specie, pari a più del 50% della totale flora Europea. Alla Sicilia, con 2488 specie (Tabella I.5.1.3.1 e Figura 1.5.1.3.1), viene attribuito un valore di biodiversità vegetale fra i più elevati dell’intera regione mediterranea.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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Figura 1.5.1.3.1 – Diversità floristica nelle regioni italiane

0

500

1000

1500

2000

2500

3000

3500

nu

mer

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Fonte: Flora d’Italia – S. Pignatti, 1982

Quando si vogliono paragonare le flore di due aree ci si trova davanti ad un elevato numero

di variabili e per semplificazione conviene raggruppare le specie in categorie. Vi sono vari criteri di raggruppamento, il più comune è quello fondato sul modo di difendere le gemme durante la stagione avversa che permette di giungere alla definizione di forme biologiche. Le forme biologiche largamente diffuse in Sicilia sono le terofite (erbe annuali) che costituiscono il 38.5% della flora regionale, seguono l’emicriptofite (28.1%), le geofite (12.3%), le camefite (8.2%), le fanerofite (6.7%), le nanofanerofite (3.6), l’idrofite (2.4%) e l’elofite (0.4%) (S. Pignatti, 1994).

La distribuzione geografica delle forme biologiche dipende essenzialmente dal fattore climatico, così, al crescere delle temperature si ha una maggiore diffusione delle terofite ed una diminuzione delle emicriptofite. Ciò spiega il maggior numero di terofite in Sicilia rispetto alle regioni del Nord Italia (S. Pignatti, 1994). La distribuzione delle geofite è legata alla presenza di boschi caducifogli, faggete e quindi sono più abbondanti nelle zone montane.

Analizzando i corotipi12 della flora, la Sicilia presenta una notevole componente endemica (7.6%) mostrando il valore più elevato di tutte le atre regioni italiane (Figura 1.5.1.3.2). La flora maggiormente diffusa presenta un’areale di distribuzione stenomediterraneo (29.4%)

Anche come numero di specie esotiche, secondo Pignatti e Sauli (1976), la Sicilia, dopo la Lombardia, raggiunge il valore più alto.

12 Ogni specie occupa un determinato territorio e in funzione della loro distribuzione possono essere accorpati in gruppi (endemiche, stenomediterranee, ecc.)

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

132

Figura 1.5.1.3.2 – Percentuale dei corotipi nella flora della regione Siciliana

7,6

29,4

14,8

5,4

16,8

4,21,1

3,7

15,9

0

5

10

15

20

25

30

35

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Fonte: Ecologia del Paesaggio -S. Pignatti, 1994

Ma la flora, come insieme di specie vegetali presenti in un determinato territorio, non

fornisce nessuna notizia sull’abbondanza o rarità di una determinata specie. Inoltre, una maggiore diversità floristica non indica necessariamente un migliore stato dell’ambiente ed una più alta naturalità. Il manto vegetale potenziale dei Paesi mediterranei senza alcun disturbo da parte dell’uomo (pascolo, incendio, ecc.) sarebbe formato prevalentemente da foreste sempreverdi (Quercetum ilicis), floristicamente abbastanza povere rispetto alle diffuse comunità, meno evolute e più semplici, della gariga (cisteti, rosmarineti, brachipodieti) che hanno una flora ricchissima.

Se per ogni specie viene misurata la quantità di materia organica presente si ottiene, oltre ad una informazione qualitativa (taxa), un’analisi quantitativa (frequenza per taxa) della copertura vegetale che permette di definire il tipo di vegetazione (comunità, fitocenosi o associazioni vegetali). La vegetazione è trattata per la tematica “Paesaggio e Patrimonio culturale” a cui si rimanda.

Dall’analisi dei dati riportati sulla lista rossa regionale delle piante (WWF e Società Botanica Italiana, 1997) si ha che 660 taxa specifici e intraspecifici ricadono all’interno delle categorie di minaccia IUCN, pari al 27% della totale flora siciliana, di cui: 6 estinti; 29 estinti in natura; 74 gravemente minacciati; 123 minacciati; 122 vulnerabili; 270 a minor rischio e 36 presentano dati insufficienti per la valutazione del grado di minaccia (Tabella I.5.1.3.2 e Figura 1.5.1.3.3).

Figura 1.5.1.3.3 – Ripartizione per categoria IUCN delle piante in Sicilia e in Italia

6 7 29 2 274

128 123 14 9 122

2 7 5 270

406

36 2 4 0 0

660

10 11

0

200

400

600

800

1000

1200

num

ero

entit

à

Estinto (EX) Estinto innatura (EW)

Gravementeminacciato

(CR)

Minacciato(EN)

Vulnerabile(VU)

A minor rischio(LR)

Datiinsufficienti

(DD)

Non valutato(NE)

Totale

Sicilia Italia

Fonte: WWF - Società Botanica Italiana, 1997

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

133

Delle specie considerate a rischio, la maggior parte sono endemiche e tra le più significative

si annoverano l’Abies nebrodensis, Zelkova sicula, Rhamnus lojaconoi, Petagnaea gussonei, Limonium todaroanum, L. optimae, Bassia saxicola, Genista cilentina, Bupleurum dianthifolium, B. elatum, Carex pallescens, C. parnomitana, Brassica macrocarpa, Pseudoscabiosa limonifolia, Cytisus aeolicus. 1.5.1.4 FAUNA

La fauna è definita, da La Greca (1993), come l’insieme di specie e sottospecie di vertebrati

e invertebrati, ciascuna ripartita in una o più popolazioni, viventi in un dato territorio non in cattività né allevate ma inserite in ecosistemi naturali, la presenza delle quali in quel territorio è dovuta ad eventi storici (paleogeografici e paleoclimatici), o a processi evolutivi in situ (specie o sottospecie autoctone), o per l’indiginazione di specie esotiche. INVERTEBRATI

Lo stato di conoscenza della fauna invertebrata risulta insufficiente sia su scala nazionale sia a livello regionale. Questo nonostante la grande importanza che la cosiddetta "fauna minore" riveste per la sopravvivenza ed il mantenimento degli ecosistemi naturali. Importanza avvalorata dal fatto che essi rappresentano il 95% del milione e mezzo di specie animali conosciute nell’intero pianeta. Da questo dato appare evidente come essi rappresentano la maggior parte della biodiversità animale, per tale motivo andrebbero maggiormente considerati nelle convenzioni e nelle normativa internazionale, attualmente rivolte essenzialmente alla tutela dei vertebrati.

Sono disponibili numerosi studi circoscritti ad aree ben delimitate, come le isole circumsiciliane, rivolte a specifici gruppi tassonomici come gli Ortotteri e i Coleotteri in particolare appartenenti alla famiglia dei carabidi.

È importante ricordare l'alto tasso di specie endemiche anche locali.

PESCI I Pesci tra i vertebrati sono quelli più difficilmente censibili e quantificabili. Tra le specie di

pesci presenti nelle acque interne è importante citare la presenza di popolazioni relitte di Trota macrostigma, specie un tempo presente in tutto il versante tirrenico, in Sicilia ed in Sardegna ed oggi presente solo in piccoli gruppi di ridotte dimensioni ed a rischio di estinzione. Tra i principali fattori di minaccia citiamo: il degrado ambientale dei corsi d’acqua, gli interventi di bonifica degli habitat d’acqua dolce, il bracconaggio.

ERPETOFAUNA

L’erpetofauna siciliana è rappresentata da sei specie di Anfibi e 22 di Rettili, pari al 32,5% delle 83 specie note per l’Italia. Il rilevante contributo della Sicilia alla biodiversità erpetologia, non solo a livello nazionale, ma anche a livello europeo è evidenziata dal fatto che alcune specie sono riportate negli allegati della Convenzione di Berna sulla protezione della natura in Europa, e nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43.

È importante tra gli Anfibi citare il Tritone la cui presenza nell’isola è stata accertata fino al secolo scorso, ma che ormai è considerato estinto o quantomeno raro e localizzato.

Delle sei specie di Anfibi presenti una è endemica il Discoglosso dipinto (Discoglossus pictus), esso è presente in buona parte dell’isola.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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Delle 22 specie di Rettili, 16 vivono nell’Isola, mentre le restanti 6 specie sono presenti solo in alcune piccole isole circumsiciliane.

Sono endemiche ed esclusive della Sicilia tre specie appartenenti al genere Podarcis, precisamente: Podarcis waglerianus, Podarcis raffonei, Podarcis filfolensis laurentiimulleri.

Numerose sono le specie sottoposte a tutela e dunque citate nella lista rossa nazionale.

UCCELLI La Sicilia per la sua posizione geografica, al centro del Mediterraneo, riveste un’importanza

strategica per le migrazioni degli uccelli provenienti e diretti verso l’Africa. Anche le isole circumsiciliane rappresentano un importante sito di sosta per gli uccelli migratori, inoltre ospitano colonie consistenti di specie d’importanza comunitaria tra le quali citiamo: le Berte a Linosa, l’Uccello delle tempeste a Marettimo, il Falco della regina alle Eolie e a Lampedusa.

Il numero delle specie nidificanti presenti in Sicilia è stato rilevato da studi condotte dai ricercatori dell’Università di Palermo (M. Lo Valvo et al., 1993).

Il numero delle specie di uccelli nidificanti in Sicilia secondo la fonte sopraccitata è pari a 139.

Numerose sono le specie di uccelli d’importanza internazionale, tra queste citiamo come rappresentante la Coturnice siciliana (Alectoris graeca ssp. Whitakeri).

MAMMIFERI

I dati relativi alla mammallofauna siciliana, qui riportati sono quelli della “Check-list delle specie della fauna italiana” (AA. Vari, 1993), che conta per la Sicilia 42 specie di mammiferi terrestri. Storica è l’estinzione dei grandi mammiferi erbivori e carnivori presenti nel resto d’Italia. Attualmente l’interesse degli studiosi è concentrato sui micromammiferi che comprendono numerose specie endemiche come: Microtus savii (sottospecie nebrodensis) e Erinaceus europeus (sottospecie consolei).

Particolarmente ricca di specie è la Chirotterofauna rappresentata dai generi: Rinolophus, Myotis, Nyctalus, e Pipistrellus molte specie appartenenti a questi generi sono inseriti nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43, in qualità di specie animali d’interesse comunitario. Altra specie inserita nella Direttiva Habitat 92/43 è l’Istrice (Hystrix cristata).

Tabella 1.5.1.4.1 - Numero di Vertebrati presenti in Sicilia

Classe Numero specie Anno di riferimento

Pesci - - Anfibi 6 1998 Rettili 22 1998

Uccelli nidificanti 139 1993 Mammiferi 42 1993

Fonte: F. Lo Valvo, 1998. B. Massa e M. Sarà, 1993. Ministero dell'Ambiente, 1993

Il libro rosso degli animali d'Italia, edito nel 1998 a cura del WWF, prende in esame sei classi di vertebrati, per un totale di 338 specie ripartite per classe e presentando una serie di elementi, concorrenti a formare un quadro generale poco ottimistico, sicuramente valido sia su scala nazionale che per la Sicilia. Nella tabella I.5.1.4.1 presente in allegato è indicato il numero di vertebrati siciliani ripartiti per categorie di minaccia.

Su 494 specie di vertebrati, 338 ovvero il 68% della fauna vertebrata presente sul territorio nazionale presentano condizioni tali da avere reso necessaria l’inclusione nella lista rossa redatta utilizzando le categorie IUCN.

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L'analisi dei fattori di minaccia ha invece mostrato come la causa di gran lunga più frequente del decremento delle popolazioni, sia da imputare alle modifiche indotte agli habitat naturali ad opera dell'uomo, alla caccia, al bracconaggio, al vandalismo e ai rapporti sfavorevoli con specie alloctone introdotte. Le categorie di minaccia IUCN sono:

Estinto(Ex) Estinto allo stato libero(EW) In pericolo in modo critico (CR) In pericolo (EN) Vulnerabile (VU) A più basso rischio (LR) Carenza di informazioni (DD) Non valutato (NE)

Figura 1.5.1.4.1 - Numero di vertebrati distinti per classe e per categoria di minaccia

0

10

20

30

40

50

60

nu

mer

o s

pec

ie

Pesci Anfibi Rettili Uccelli nidificanti Mammiferi

Non valutato (NE)

Carenza di informazioni (DD)

A più basso rischio (LR)

In pericolo (EN)

Vulnerabile (VU)

In pericolo in modo critico (CR)

Fonte: Libro Rosso degli Animali d'Italia - WWF Italia, anno 1998 Per completare il quadro conoscitivo relativo allo stato della fauna siciliana, bisogna citare

le specie estinte e quelle oggetto di reintroduzione (Tabella 1.5.1.4.2 e Tabella 1.5.1.4.3).

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Tabella 1.5.1.4.2 - Principali specie d’Uccelli e Mammiferi estintesi in Sicilia Specie Periodo Principali cause

Gyps fulvus (Grifone) 1965 Avvelenamento, bracconaggio Pandion haliaetus (Falco pescatore) Circa 1970 Sconosciute Bubo bubo (Gufo reale) 1955-65 Caccia, distruzione habitat boschivi Dendrocopos minor (Picchio rosso minore) 1920-30 Distruzione habitat boschivi Panurus biarmicus (Basettino) 1945-50 Distruzione habitat umidi Bonasa bonaria (Francolino) 1869-74 Caccia e bracconaggio Turnix selvatica (Quaglia tridattila) 1910-20 Caccia, distruzione habitat Tetrax tetrax (Gallina prataiola) Circa 1960 Caccia e bracconaggio Porphyrio porphyrio (Pollo sultano) 1945-50 Distruzione habitat umidi Netta rufina (Fistione turco) 1945-50 Distruzione habitat umidi Arvicola terrestre (Arvicola terrestris) 1800-1950? Sconosciute Lutra lutra (Lontra) 1945-50 Distruzione habitat umidi Canis lupus (Lupo) 1920-30 Caccia e bracconaggio Sus scrofa (Cinghiale) 1860-80 Caccia e bracconaggio Cervus elaphus (Cervo nobile) Circa 1800 Caccia e bracconaggio Dama dama (Daino) Circa 1850 Caccia e bracconaggio Capreoleus capreoleus (Capriolo) Circa 1840 Caccia e bracconaggio Fonte: Italia Nostra sez. Caltanissetta, 1999

Tabella 1.5.1.4.3 - Specie reintrodotte in Sicilia Specie Periodo Gyps fulvus (Grifone) 2000 Porphyrio porphyrio (Pollo sultano) 2000 Sus scrofa (Cinghiale) 1960-70 Dama dama (Daino) 1960-70 Fonte: M. Sarà, 1998

Il progetto di reintroduzione del Grifone è stato realizzato grazie alla collaborazione nata tra

la LIPU e gli Enti Parco Regionali delle Madonie e dei Nebrodi. I primi sei individui sono stati rilasciati nel maggio del 2000 nel territorio delle Madonie, gli animali, importati dalla Spagna, sono tenuti per brevi periodi in voliere d’acclimatamento, prima di essere liberati.

Il progetto di reintroduzione del Pollo sultano ha visto coinvolti la Regione Siciliana, il Ministero dell’Ambiente in collaborazione con la LIPU (Lega italiana per la protezione degli uccelli), gli Enti gestori delle riserve naturali dove gli animali vengono liberati, e l’Istituto nazionale per la fauna selvatica. I primi 14 individui tutti giovani, d’età compresa tra i 3 e i 5 mesi, sono stati rilasciati nell’ottobre 2000, nella Riserva Naturale del Biviere di Gela.

Per entrambi i progetti di reintroduzione, è previsto il monitoraggio degli individui reintrodotti, alfine di verificarne l’ambientamento e l’interazione con le altre specie presenti nell’area.

L’Azienda Foreste Demaniali, ha curato i progetti di reintroduzione del Cinghiale e del Daino. Attualmente, a causa dell’assenza di un programma di monitoraggio non si conosce ne il numero e ne la distribuzione degli individui, di entrambe le specie, presenti nel territorio.

Questa mancanza di controllo nel caso del cinghiale, genera non pochi problemi, infatti, essendo molto prolifico e in assenza di predatori diretti che ne controllino la popolazione, si è riprodotto in modo eccessivo causando non pochi danni all’ambiente.

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137

1.5.2 IL SISTEMA DELLE AREE PROTETTE

Il problema della conservazione della natura in Sicilia è stato affrontato fin dal 1981 con

l’emanazione della legge regionale n.98, modificata è integrata dalla legge regionale n.14 del 9 agosto 1988, con la quale la Regione Siciliana ha continuato a perseguire la sua politica conservazionistica. Dal 1981 al 1999 le aree istituite dalle due leggi ammontano a 61, per una superficie complessiva di 245.410 pari al 9.6% del territorio regionale (Tabella I.5.2.1 e Figura 1.5.2.1). Figura 1.5.2.1 – Evoluzione nel tempo della superficie protetta (parchi e riserve)

0%

2%

4%

6%

8%

10%

12%

1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999

cres

cita

sup

erfic

ie p

rote

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alla

sup

erfic

ie

reg

ion

ale(

%)

Fonte: Assessorato Territorio e Ambiente

Si tratta di tre Parchi regionali, Madonie, Nebrodi ed Etna, quest’ultimo di conclamata

rilevanza nazionale, che ricoprono il 74.82 % della complessiva superficie regionale protetta, e di cinquantotto riserve regionali, pari al restante 25.18%. I parchi regionali ricadono nelle province di Catania, Enna, Messina e Palermo.

Le riserve naturali regionali ricoprono prevalentemente i territori delle province di Palermo e Messina, rispettivamente con circa 17.766 e 12.104 ettari, pari al 28.75% e al 19.59% della totale superficie occupata dalle riserve (Figura 1.5.2.2).

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138

Figura 1.5.2.2 - Superficie occupata dalle riserve naturali regionali per provincia all’anno 1999

833,01

5.026,37

8.797,68

1.146,50

12.103,81

17.765,63

3.055,95

6.566,06 6.490,90

0

2.000

4.000

6.000

8.000

10.000

12.000

14.000

16.000

18.000

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(ett

ari),

ann

o 19

99

Agrigento Caltnissetta Catania Enna Messina Palermo Ragusa Siracusa Trapani

Fonte: Assessorato Territorio e Ambiente

Inoltre la legge 98/81, con l’art. 3, ha dato origine al Consiglio Regionale per la Protezione

del Patrimonio Naturale (C.R.P.P.N.) il quale ha predisposto il Piano Regionale dei Parchi e delle Riserve Naturali. Il Piano modificato dalla legge 14/88 prevede l’istituzione di 79 riserve naturali per una superficie complessiva protetta pari al 12.78% della totale regionale.

Sino all’anno 1999, nessun Parco o Riserva Naturale ha attivato un piano di gestione (piano territoriale, piano di sistemazione e di utilizzazione).

Mancano, così, gli strumenti essenziali per una razionale pianificazione e gestione delle aree da tutelare, valorizzare e sviluppare nell’ottica di una sostenibilità economica-ambientale.

In Sicilia sono presenti tre aree marine protette, istituite ai sensi della legge 394/91, per una superficie totale di 70566 ettari. Esse ricadono nelle province di Palermo, Catania e Trapani, e si estendono su una fascia costiera di 94903 metri, pari al 6.4% della complessiva linea di costa della Regione (Tabella 1.5.2.1).

Tabella 1.5.2.1 – Aree marine protette in Sicilia

Denominazione (Prov.) Anno d'istituzione Superficie (ettari)

Linea di costa (metri)

% linea di costa provinciale e regionale

Isola di Ustica (Pa) 12/11/1986 15951 14452 7,8% Isole Ciclopi (Ct) 07/12/1989 623 6529 10,4% Isole Egadi (Tp) 27/12/1991 53992 73922 22,2%

Totale Regionale 70566 94903 6.4% Fonte: Ministero dell’Ambiente, 2002

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139

La salvaguardia ed il miglioramento della qualità dell’ambiente naturale, attuati anche attraverso la conservazione degli habitat, della flora e della fauna selvatica, rappresentano un obiettivo di primario interesse perseguito dall’Unione Europea.

A tal fine è stata adottata da parte del Consiglio delle Comunità Europee, la Direttiva 92/43/CEE denominata Habitat.

Lo scopo di tale direttiva è quello di contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali: gli stati membri hanno provveduto ad individuare i Siti di Importanza Comunitaria (SIC) intesi come aree che aiutano a mantenere o ripristinare un tipo di habitat naturale o una specie di flora o di fauna selvatica in uno stato di conservazione soddisfacente e che concorrono pertanto alla conservazione della biodiversità nelle regioni biogeografiche di appartenenza.

Ciascuno stato membro ha redatto una scheda finalizzata all’inserimento dei siti nell’elenco della rete ecologica europea Natura 2000 che comprende anche le Zone di Protezione Speciale (ZPS).

In Sicilia, nell’ambito del progetto BIOITALY del Ministero dell’Ambiente, sono stati censiti duecentodiciotto siti di importanza comunitaria (Direttiva 92/43/CEE “Habitat”) di cui quarantasette rappresentano anche delle zone di protezione speciale per l’avifauna (Direttiva 79/409/ CEE “Uccelli”). I siti d’interesse comunitario (SIC) e le zone di protezione speciale (ZPS) ricoprono rispettivamente una superficie di 8.92% e 3.62% del territorio regionale, per un totale del 12.54% (Tabella I.5.2.2 e Tabella I.5.2.3).

Le ZPS sono state selezionate dall’elenco dei SIC in base ai seguenti criteri: a) Biodiversità del sito (numero di specie incluse nell’allegato I comunque presenti nel sito); b) Numero di specie (indice di densità) nidificanti, residenti, di tappa; c) Numerosità delle popolazioni; d) Presenza di singole specie, con attenzione al grado di vulnerabilità, per le quali il sito

prescelto costituisce sito di riproduzione o svernamento oppure ospita colonie di notevole consistenza numerica:

??Berta maggiore (Calonectris diomedea) ??Aquila del Bonelli (Hieraaetus fasciatus) ??Capovaccaio (Neophron percnopterus) ??Falco della Regina (Falco eleonorae) ??Aquila reale (Aquila chrysaetos) ??Coturnice ssp siciliana (Alectoris graeca whitakeri). e) Importanza geografica del sito per le rotte migratorie

In base ai criteri sopraddetti, sono state selezionate aree geograficamente ascrivibili ai

seguenti sistemi: Zone umide della Sicilia Nordoccidentale Zone umide della Sicilia Sudorientale Aree interne Isole circumsiciliane. Le 47 ZPS comprendono le due zone storiche, di Vendicari (1450 ettari) e del Biviere di

Gela (256 ettari), che sono state denominate “aree umide d’interesse internazionale” in base alla convenzione di Ramsar (Tabella I.5.2.4). La convenzione è stata firmata il 2 febbraio 1971, e riconosce l’importanza delle zone umide soprattutto come habitat degli uccelli acquatici e delle specie migratrici non menzionati dall’Allegato I della Direttiva “Uccelli”.

In Sicilia non ci si è ancora dotati di un reale Sistema regionale delle aree protette che crei le necessarie interconnessioni sia ecologiche che gestionali tra Parchi e riserve naturali, mettendo anche in relazione le attività dei vari Enti gestori che operano sul territorio.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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Nell’immediato futuro sarà pertanto necessario puntare alla costruzione di una connettività secondaria attraverso la progettazione e la realizzazione di zone cuscinetto e corridoi ecologici che mettano in relazione le varie aree protette, costituendo così dei sottosistemi, funzionali anche al loro sviluppo.

La principale caratteristica di aree cuscinetto e corridoi ecologici dovrà essere la loro capacità di mantenere certe funzioni ecologiche relative a fenomeni come le migrazioni stagionali, la dispersione delle specie dei vari stadi successionali degli ecosistemi, il flusso genico tra popolazioni diverse.

Il risultato dovrà essere quello di realizzare una rete di aree naturali a vario grado di protezione ed individuare così le Bioregioni che avranno anche la funzione di assicurare l’integrità demografica e genetica di quelle specie che richiedono gli areali maggiori.

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1.6 RISCHIO TECNOLOGICO 1.6.1 AREE AD ELEVATO RISCHIO DI CRISI AMBIENTALE

Secondo quanto statuito dall’art.7 della legge 8 luglio 1986 n.349, come modificato dalla legge 28 agosto 1989 n.305, gli ambiti territoriali e gli eventuali tratti marittimi prospicienti caratterizzati da una grave alterazione degli equilibri ambientali e che comportano rischio per l’ambiente e la popolazione possono essere dichiarati, con delibera del Consiglio dei Ministri, aree ad elevato rischio di crisi ambientale. Il D.L.gs. 31 marzo 1998 n.112, all’art.74, ha trasferito tale competenza alle Regioni.

Complessivamente, sono presenti, sull’intero territorio nazionale, 14 aree dichiarate ad elevato rischio di crisi ambientale. Il grafico che segue indica la distribuzione in percentuale di queste sul territorio.

Figura 1.6.1.1 – Percentuale di distribuzione delle aree ad elevato rischio di crisi ambientale sul territorio

nazionale

Percentuale di distribuzione delle aree ad elevato rischio di crisi ambientale sul territorio nazionale

Nord14%

Centro 29%

Sud36%

Isole21%

Nord

Centro

Sud

Isole

Fonte: Ministero dell’Ambiente, 2001

LA SITUAZIONE IN SICILIA

Il Consiglio dei Ministri, con la delibera del 30 novembre 1990, ha dichiarato il territorio della provincia di Caltanissetta (zona denominata “Gela”) e il territorio della provincia di Siracusa (zona denominata “Priolo Augusta”) aree ad elevato rischio di crisi ambientale. Con il successivo D.P.R. 17 gennaio 1995 si è provveduto all’emanazione dei piani di disinquinamento per il risanamento, destinando a tale fine alla provincia di Siracusa un finanziamento di 100 miliardi, e alla provincia di Caltanissetta un finanziamento di 40 miliardi. Gli investimenti complessivi previsti dal Piano per l’area di Gela sono di 620 miliardi, per l’area di Siracusa-Priolo-Augusta di 1100 miliardi di vecchie lire (Valutazione ex-ante del Piano di Sviluppo del Mezzogiorno, ANPA, RTI AMB-NET 1/2000).

La tabella che segue individua, per le due aree, l’estensione, la popolazione coinvolta, i comuni interessati, e le principali attività industriali che vi hanno sede e alle quali si attribuisce il maggiore effetto impattante.

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Tabella 1.6.1.1 – Piani di risanamento: superficie, popolazione, comuni ed attività coinvolte

SUPERFICIE POPOLAZIONE COMUNI

INTERESSATI

ATTIVITA' INDUSTRIALI PRINCIPALI

GELA 676 Km2 110.822 3 (Gela, Butera, Niscemi)

Raffineria, produzione prodotti chimici

PRIOLO 569 Km2 212.796

6 (Priolo, Augusta, Melilli, Solarino, Floridia, Siracusa)

Petrolchimico, raffineria, attività portuali

Fonte: Ministero dell’Ambiente e Piani di risanamento, 1999

I piani di risanamento, redatti dal Ministero dell’Ambiente, constano di due parti. La prima contiene un dettagliato studio conoscitivo dello stato d’inquinamento delle zone interessate. La seconda è, invece, un documento propositivo dove si definiscono gli obiettivi principali che si intendono perseguire, le strategie operative, l’identificazione degli interventi necessari e delle modalità di attuazione e gestione (G.U. n. 100 del 2 maggio 1995, supplemento ordinario alla serie generale n. 51).

L’attuazione del piano, oltre il coinvolgimento diretto di Stato, Regione ed Enti Locali, prevede che le industrie operanti in zona siano tenute a rispettare gli indirizzi dettati e a realizzare le ristrutturazioni ambientali.

Con Decreto del Presidente della Regione Siciliana del 23 gennaio 1996 (G.U.R.S. n.18 del 13 aprile 1996) sono stati approvati Accordi di programma per le due aree, finalizzati a una gestione unitaria e integrata dei Piani, e sono stati istituiti i rispettivi Comitati di Coordinamento. Questi ultimi hanno il compito fondamentale di rilasciare un parere preliminare su qualsiasi iniziativa, riferita all’area, attinente alle problematiche ambientali.

Allo stato attuale, in entrambe le aree, i progetti a titolarità privata sono stati quasi integralmente realizzati; i progetti a titolarità pubblica, invece, sono rimasti inattuati a causa del mancato trasferimento dei fondi da parte della regione Siciliana. Per far fronte a tale ritardo, il Presidente del Consiglio dei Ministri ha provveduto a nominare Commissari delegati per l’attuazione degli interventi di risanamento i Prefetti di Caltanissetta e di Siracusa (ordinanza n.3072 del 21 luglio 2000, art.12, c.1).

Inoltre, sono stati recentemente convocati tavoli tecnici per verificare lo stato di attuazione e di attualità dei piani di risanamento. In questa sede si è puntualizzato che le schede degli interventi ambientali possono essere riviste, revisionate ed aggiornate, purché siano adeguate dal punto di vista della normativa e finanziabili.

Nell’area industriale di Augusta – Priolo – Melilli, i gestori degli stabilimenti soggetti agli obblighi di notifica (art.6) e di redazione del Rapporto di Sicurezza (art.8)si sono organizzati tramite l’Assindustria di Siracusa, creando un apposito Comitato Tecnico deputato all’elaborazione del Rapporti di Sicurezza Integrati d’Area – RSIA (l’art. 13 del D.Lgs n.334 del 1999), nonché di raccogliere i dati necessari allo studio. Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio ha, inoltre, istituito una Commissione per il monitoraggio dell’elaborazione del RSIA e per la successiva valutazione.

Si ricorda, inoltre, che attualmente è in corso di discussione, in sede regionale, il riconoscimento al comprensorio di Milazzo della qualifica di area ad elevato rischio di crisi ambientale.

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1.6.2 INDUSTRIE A RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE

Il D.Lgs. 334 del 17 agosto 1999, che recepisce la direttiva 96/82/CE, conosciuta come "Seveso 2", ha lo scopo di assicurare una maggiore protezione dell'ambiente e della salute umana attraverso un sistema più coerente di prevenzione degli incidenti rilevanti. In tal senso, vari adempimenti sono richiesti ai gestori degli stabilimenti in cui siano presenti sostanze pericolose.

Specificatamente, il D.Lgs. 334/99 introduce: - un obbligo generico di individuazione dei rischi di incidenti rilevanti e di adozione di tutte le

misure necessarie per la prevenzione degli incidenti, da parte dei gestori di stabilimenti di cui all’allegato A in cui siano presenti sostanze pericolose in quantità inferiori a quelle indicate nell’allegato I.

- l’obbligo di relazione semplice (art.5) In tal senso, i gestori di stabilimenti di cui all’allegato A in cui sono presenti sostanze pericolose in quantità superiori ai valori soglia di cui al punto 3 dell’allegato B e per le sostanze e categorie elencate nell’allegato I sono tenuti a presentare una relazione che contiene” informazioni relative al procedimento produttivo, alle sostanze presenti, alla valutazione dei rischi e l’adozione di misura di sicurezza, all’informazione, formazione, addestramento ed equipaggiamento di coloro che lavorano in situ“;

- l’obbligo di notifica (art.6). Consiste in una autocertificazione a cui è tenuto il gestore di stabilimenti dove sono presenti sostanze pericolose uguali o superiori a quelle indicate in allegato I. Contiene informazioni sulle sostanze pericolose presenti, le attività in corso o previste, sullo stabilimento e sull’ambiente circostante. Inoltre, il gestore tenuto all’obbligo di notifica deve predisporre un documento (art. 7), che definisce la politica di prevenzione degli incidenti rilevanti adottata. Il documento di prevenzione non va inviato, ma è tenuto a disposizione delle autorità competenti.

- l’obbligo di redazione del Rapporto di Sicurezza (art.8). Consiste in un obbligo ulteriore rispetto alla notifica e al documento di prevenzione, a cui è tenuto il gestore degli stabilimenti in cui sono presenti sostanze pericolose in quantità uguali o superiori a quelle indicate nell’allegato I, parte 1 e 2, colonna 3 del D.Lgs.. E’ volto ad approfondire l'analisi di rischio degli impianti, evidenziando il sistema di gestione della sicurezza adottato, i pericoli di incidente rilevante individuati e le misure di prevenzione, i piani di sicurezza interni.

LA SITUAZIONE IN SICILIA In Sicilia, esiste un discreto numero di aziende che, in ottemperanza alla nuova normativa,

sono soggette agli adempimenti sopra menzionati. Specificatamente, le tabelle e i grafici che seguono individuano le aziende soggette

all’obbligo di relazione semplice (art.5), di notifica (art.6) e di redazione del Rapporto di Sicurezza (art.8); la loro distribuzione sul territorio della regione e le varie tipologie produttive. Risulta chiaramente che il maggior numero di aziende a rischio di incidente rilevante è concentrato nei poli industriali di Palermo, Catania, Ragusa e Siracusa.

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Figura 1.6.2.1 – Distribuzione degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante per tipologia

di adempimento

Distribuzione delle aziende per tipologia di adempimento

5%

51%

44%Art.5 Dichiarazioni

Art.6 Notifica

Art.8 RdS

Fonte: Elaborazione TASK FORCE AMBIENTE – ARPA Sicilia su dati Assessorato Regionale Territorio e Ambiente,2002 – Ministero dell’ Ambiente – IAR - aprile 2002

Figura 1.6.2.2 – Distribuzione provinciale degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante

46

16

4

1210

18

10

0

5

10

15

20

Distribuzione provinciale degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante

AG

CL

CT

EN

ME

PA

RG

SR

TP

Fonte: Elaborazione TASK FORCE AMBIENTE – ARPA Sicilia su dati Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, Ministero dell’Ambiente – IAR - 2002

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Figura 1.6.2.3 – Distribuzione degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante per tipologia

produttiva

Distribuzione delle aziende per tipologia produttiva

8%

17%

31%

11%

4%4%

5%3%9%5%3%

Distillazione Deposito di olii minerali

Deposito gas liquefatti Stabilimento chimico e/o petrolchimico

Deposito fitofarmaci Produzione e/o deposito esplosivi

Produzione e/o deposito gas tecnici Centrale termoelettrica

Depositi tossici Raffinazione petrolio

Altro

Fonte: Elaborazione TASK FORCE AMBIENTE – ARPA Sicilia su dati Ministero Ambiente – IAR – ottobre 2001

INCIDENTI AMBIENTALI Gli incidenti ambientali nell’industria sono comunemente divisi nelle seguenti tipologie:

incendio o principio d’incendio, esplosioni, emissione fumi e emissione di tossico o corrosivo. La quasi totalità degli incidenti verificatisi in Sicilia, negli ultimi anni, è concentrata nel

grande polo industriale di Siracusa. La mancanza di altri grandi insediamenti industriali nel resto del territorio esclude l’eventualità di gravi incidenti, così come confermato dalle Prefetture delle nove Province e dalla Protezione Civile Regionale.

La tabella che segue individua gli incidenti industriali verificatisi, dal giugno 2000 ad oggi. Tipologie di incidenti industriali – Sicilia

Incendio o principio d’incendio 12

esplosioni 2

Emissione fumi 5

Emissione di tossico o corrosivo 3

Incendio o esplosione 7

TOTALE 29

Fonte: Dipartimento Regionale della protezione Civile,2002

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1.7 AMBIENTE URBANO 1.7.1 AMBIENTE URBANO

Nell’ambito di una corretta analisi territoriale e ambientale della Sicilia una importanza preminente rivestono i centri urbani. Essi infatti, oltre a costituire gli elementi artificiali di più complesso funzionamento, sono i nuclei da cui traggono origine quasi tutti i fenomeni di trasformazione dinamica dell’intero territorio.

La sopravvivenza e lo sviluppo delle città sono infatti ovviamente legati allo sfruttamento e al consumo di risorse che il territorio non urbanizzato deve produrre.

Inoltre gli scambi e i rapporti delle città definiscono in maniera preponderante la rete dei collegamenti che disegna e molto spesso caratterizza interi territori, influenzando lo sviluppo o il degrado dell’ambiente.

Riguardo una distinzione per classi di ampiezza demografica (Tabella I.7.1.1) è possibile distinguere 27 centri urbani medi con numero di abitanti compresi tra 30.000 e 250.000 e 3 aree metropolitane (Palermo, Catania e Messina).

La grande maggioranza dei comuni siciliani, pari a 360, è classificabile tra i centri minori con popolazione compresa cioè tra 500 e 30.000 abitanti.

Su un totale di 5.108.067 abitanti in Sicilia (dato 1997) 1.292.816, pari al 25,29%, risiede nei centri medi. I 2.445.163, pari al 47,8%, risiedono nei centri minori; i restanti 1.370.088 nelle suddette aree metropolitane.

Dal punto di vista della quantità di suolo urbanizzato esso risulta pari a 104.383 ha, equivalenti al 4,06% del totale della superficie della Sicilia.

Al 2000, quasi il 50% dei comuni siciliani è dotato di un P.R.G. (Piano Regolatore Generale); il 40% ha attuato un programma di fabbricazione (P.d.F.) e il resto dei comuni hanno predisposto un piano comprensoriale e, in un solo caso, un piano di ricostruzione. In tre comuni non esiste, invece, nessun strumento urbanistico.

Tabella 1.7.1.1 – Strumenti urbanistici

TOTALE

COMUNI

N. Piani

Regolatori

Generali - P.R.G.

N. Piani

Comprensoriali -

P.C.

N. Programmi di

Fabricazione -

P.d.F.

Piani di

ricostruzione

Nessuno

strumento

urbanistico

AG 43 15 13 15

CL 22 18 4

CT 58 31 26 1

EN 20 8 11 1

ME 108 48 7 53

PA 82 35 11 35 1

RG 12 8 4

SR 21 18 3

TP 24 5 12 6 1

TOTALE 390 186 43 157 1 3

Fonte: Assessorato Territorio e Ambiente - Direzione Urbanistica, 2000

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Tra gli indicatori di risposta analizzati per definire lo stato di qualità dell’ambiente urbano, si è ritenuto opportuno considerare la quota di verde pubblico pro capite esistente.

A livello urbano, considerando i tre centri urbani più popolati del territorio siciliano, si può notare come Palermo possegga il doppio della superficie di verde per abitante rispetto agli altri due grandi centri abitati della Sicilia.

Tabella 1.7.1.2 – Quota di verde pubblico pro capite

QUOTA DI VERDE PUBBLICO PRO

CAPITE (mq)

CATANIA 4,5

MESSINA 4,32

PALERMO 7,98

Fonte: Comuni di Catania, Messina e Palermo, 2002

Come è noto, il Programma Agenda 21 Locale, approvato a Rio de Janeiro nel 1992 e sottoscritto da oltre 170 nazioni, è un catalogo delle politiche e delle azioni mirate allo Sviluppo Sostenibile. L'Agenda 21 è il processo di partnership attraverso il quale gli Enti Locali operano in collaborazione con tutti i settori della comunità locale per definire piani di azione per perseguire la sostenibilità.

In Italia, il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio sostiene il processo di Agenda 21 locale, coofinanziando numerosi progetti.

In Sicilia finora sono 11 in totale, le amministrazioni che hanno avviato un processo di Agenda 21 locale (Cnel: Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, 2000): tra i Comuni ritroviamo Caltagirone (CT), Catania, Francofonte (SR), Marsala (TP), Messina, Palermo, Ravanusa (AG), Trecastagni (CT); tra le province quella di Enna e Catania; ed infine il Parco dell’Etna.

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1.7.2 INQUINAMENTO ACUSTICO L’inquinamento acustico è un fenomeno riscontrabile essenzialmente nelle zone urbanizzate

del territorio ed, in maniera minore, in zone extraurbane e rurali che interagiscono prevalentemente con infrastrutture di trasporto e con attività produttive. Solo recentemente alla lotta contro il rumore è stata riconosciuta l’importanza assegnata ad altri problemi ambientali ad esempio alla riduzione dell’inquinamento atmosferico, (la prima norma nazionale che tenta di affrontare organicamente il problema è il D.P.C.M. 1 marzo 1991).

In una relazione dell’OMS del 1996 su rumore ambiente e salute, vengono individuati gli effetti principali di questo inquinante, in particolare disturbi del sonno, danni uditivi o fisiologici (prevalentemente di tipo cardiovascolare) e difficoltà di comunicazione. Si stima che circa il 20 % della popolazione dell’Europa occidentale sia sottoposta a livelli di inquinamento acustico considerati inaccettabili.

A livello europeo nel 1995, in occasione del riesame del programma di azione a favore dell’ambiente, la Commissione ha annunciato l’adozione di una politica di riduzione del rumore, con proposte e raccomandazioni contenute nel libro verde del 1996; inoltre con la recentissima direttiva del Parlamento Europeo n. 49 del 25 giugno 2002 ha definito le linee relative alla determinazione e gestione del rumore ambientale.

La legge quadro sull’inquinamento acustico, assegna alle regioni competenze specifiche di indirizzo e coordinamento delle attività di tutela dall’inquinamento acustico, che ancora non sono state però tradotte in legge. Il principale effetto della mancanza della norma regionale si può constatare nella quasi assenza di comuni che allo stato attuale abbiano proceduto alla zonizzazione acustica del territorio.

SORGENTI

Le principali sorgenti responsabili dell’inquinamento da rumore risultano essere in ambito urbano:

- il traffico veicolare che sicuramente fornisce il contributo maggiore; - gli impianti fissi di refrigerazione e condizionamento; - i cantieri edili e stradali; - l’utilizzo (molto spesso notturno) di motorini per l’approvvigionamento idrico; - le attività notturne di esercizi pubblici a scopo ricreativo.

La valutazione complessiva degli esposti per rumore evidenzia che la popolazione considera, in genere, anche a causa della facile individuabilità del soggetto titolare della fonte, l’inquinamento da sorgenti fisse come quello maggiormente rilevante. In realtà, il traffico veicolare costituisce la sorgente più importante sia per i livelli sonori ad esso associati sia perché a causa della sua diffusione, interessa la totalità delle aree urbane e quindi coinvolge vastissimi strati della popolazione.

L’ATTIVITA’ DI CONTROLLO

L’attività di controllo sul territorio è garantita dai nove Dipartimenti Arpa Provinciali (ex Laboratori di Igiene e Profilassi), che sulla base di richieste effettuate da pubbliche Amministrazioni, privati cittadini, Autorità giudiziaria, provvedono a verificare il rispetto dei limiti massimi assoluti e differenziali di livello sonoro previsti dalla normativa. A questo proposito si rileva che in assenza di classificazione acustica del territorio comunale non possono essere applicati i limiti di cui al D.M 14 novembre 1997 ma si possono utilizzare solamente i limiti transitori di cui al D.P.C.M. 1 marzo 1991 che suddivide il territorio nazionale in quattro zone secondo quanto previsto dal D.M. 02 aprile 1968.

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149

L’ ATTIVITA’ DI MONITORAGGIO SUL TERRITORIO

L’attività di monitoraggio svolta a Palermo e a Catania, le due maggiori città siciliane, si può sintetizzare con le attività sottoelencate.

Il Comune di Palermo ha dotato 6 delle 7 stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria di strumentazione per il costante monitoraggio del rumore. Il Comune di Catania ha, invece, provveduto a realizzare campagne di monitoraggio. A seguito di quanto rilevato, è possibile individuare il Livello equivalente di pressione sonora all’interno del territorio comunale, il Leq. Questo esprime, in decibel, con un unico valore, le variazioni di pressione sonora esercitate in un determinato intervallo di tempo. La tabella che segue riporta le medie annue rilevate. Tabella 1.7.2.1 – Livello equivalente di pressione sonora: Palermo

1999 2000

Palermo Leq

Giornaliero Leq

Diurno Leq

Notturno Leq

Giornaliero Leq Diurno Leq

Notturno Boccadifalco 56,8 57,6 54,5 56,7 57,5 54,4 Giulio Cesare 72,5 73,6 68,6 73,2 74,3 69,4 Castelnuovo 68,1 69,3 64,1 69 70,1 64,7 Unità d'Italia 66,5 67,8 61,2 65,1 66,4 59,8 Torrelunga 69,1 70,1 65,4 68,5 69,7 64,3 Belgio 69,6 70,7 65,6 69,1 70,2 65,1

Fonte: 3° Relazione sullo Stato dell'Ambiente, AMIA Azienda Speciale Palermo, 1999 – 2000 Tabella 1.7.2.2 – Livello equivalente di pressione sonora: Catania

Leq - Catania 2001

69,5 (dB) Fonte: Comune di Catania - Direzione Tutela Ambientale, 2002

Si riportano di seguito i limiti assoluti di immissione previsti dal D.P.C.M. 14 novembre 1997 “determinazione dei valori limiti delle sorgenti sonore” che saranno applicabili dopo la classificazione acustica del territorio comunale. Tabella 1.7.2.3– Valori limite assoluti di immissione – Leq in dB(A) Classi di destinazione d’uso del territorio

Tempi di riferimento

Diurno (06.00-22.00) Notturno (22.00-06.00) Classe I – Aree particolarmente protette

50 40

Classe II – Aree prevalentemente residenziali

55 45

Classe III – Aree di tipo misto 60 50 Classe IV – Aree di intensa attività umana

65 55

Classe V – Aree prevalentemente industriali

70 60

Classe VI – Aree esclusivamente industriali

70 70

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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Come già accennato, a causa della mancanza della norma regionale che fissi i criteri per la classificazione acustica, pochissimi Comuni hanno provveduto alla suddivisone in classi del territorio.

La tabella che segue sintetizza lo stato di avanzamento delle zonizzazioni acustiche nella regione Sicilia.

Tabella 1.7.2.4 – Stato di avanzamento della Zonizzazione acustica in Sicilia

Comuni con zonizzazione approvata

Comuni con zonizzazione

iniziata Pace del Mela (ME) Floridia (SR)

Caltanissetta Leni (ME) Messina Nicolosi (CT) Palermo

Scicli (RG)

Totale 2 6 Fonte: Elaborazione TASK FORCE AMBIENTE – ARPA Sicilia su dati Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, 2000

E’ da rilevare che la suddivisione in classi del territorio, che si potrà attuare compiutamente

solo con l’emanazione della normativa regionale, è di fondamentale importanza nella gestione dello stesso, in quanto pone le basi alla redazione del piano di risanamento acustico. Tale strumento, fondamentale per procedere alla riduzione dei livelli di inquinamento acustico, dovrà essere coordinato con gli strumenti di pianificazione urbanistica comunale ma anche con i regolamenti locali (regolamento di igiene, regolamento edilizio).

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1.7.3 TRASPORTO PUBBLICO

L’analisi del trasporto locale è il conseguente aggiornamento della situazione Regionale consentirà di mettere in relazione tale argomento con le diverse matrici ambientali coinvolte, fornendo gli strumenti per una valutazione del carico ambientale attualmente prodotto.

Come evidenziato dai risultati di un’indagine svolta dalla sezione del controllo per la Regione siciliana della Corte dei Conti, attivata con la delibera n.9 del 22 maggio 2001, limitatamente al trasporto su gomma, la situazione siciliana si può così sintetizzare: assenza di una politica regionale di settore; mancanza di una legislazione organica; insufficienza qualitativa e quantitativa dell’organico del competente Assessorato regionale; discrasie nel finanziamento pubblico e mancanza di trasparenza nella determinazione dei contributi di esercizio; mancanza sia di un Piano Regionale dei Trasporti, che delle iniziative dirette all’acquisizione degli elementi propedeutici alla redazione del Piano stesso; inerzia legislativa ed amministrativa nell’attuazione della riforma disposta dalle normative comunitarie e statali.

Fino ad oggi è quindi mancata nel settore una qualsiasi forma di regolamentazione programmata ovvero una visione strategica e razionale del problema, che non ha di certo favorito la mobilità dei cittadini.

Nel 2000 le aziende operanti in Sicilia nel settore del trasporto urbano ed extraurbano su gomma erano 140, di cui 130 private e 10 pubbliche. Tali cifre, sicuramente elevate, costituiscono un ostacolo alla revisione e al riordino della rete.

La tabella seguente riporta, per gli anni e per le province indicate, il numero dei passeggeri trasportati e la situazione dei mezzi utilizzati dalle aziende pubbliche siciliane. Tabella 1.7.4.1 – Situazione passeggeri e mezzi per provincia

N.PASSEGGERI/ANNO N.MEZZI UTILIZZATI N.MEZZI BASSO IMP. (2000)

Aziende 1998 1999 2000 1998 1999 2000 Eco

Ibridi Elettrici Metano Diesel €2 A.S.T. 24290637 22540627 20603411 550 550 550 AMAT-Palermo 72701864 69183187 71315065 331 317 323 21 38 236 AMT-Catania 44802727 46452905 44802171 210 187 184 7 30 ATM-Messina 26056000 25771000 25914000 130 110 110 SAU-Trapani 1411000 40

ASM-Taormina 6 6 6 CITIS-Salina 110000 7 SMA-Marsala 2127408 16 Autoparco-Pantelleria 135000 135000 135000 4 4 4 Autoparco-Ustica 48326 57330 67161 4 4 4

TOTALE 168034554 164140049 166485216 1235 1178 1244 21 7 68 236 Fonte: Elaborazione TASK FORCE AMBIENTE – ARPA Sicilia su dati Corte dei Conti-Sezione di controllo per la Regione siciliana, 2001;

Si può vedere come solo tre delle dieci Aziende pubbliche siciliane si siano attivate al fine di limitare l’impatto ambientale dei veicoli adibiti a trasporto urbano.

L’AST, non potendo usufruire dei finanziamenti che i Comuni concedono a tal fine alle municipalizzate, sta provvedendo alla graduale trasformazione di alcuni autobus da gasolio ad alimentazione mista, gasolio o metano.

Il Comune di Palermo ha stanziato per l’A.M.A.T. circa 67 miliardi, nell’ambito della

realizzazione del programma pluriennale degli investimenti, che consentiranno l’immatricolazione di 133 nuovi autobus e l’abbassamento dell’età media del parco veicoli a 7.4 anni.

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Durante tale fase di rinnovo verranno effettuate delle valutazioni sull’impatto ambientale degli autobus, al fine di determinare le caratteristiche di cui devono essere dotati i mezzi aziendali.

Anche l’AMT di Catania, ha adeguato l’intero parco vetture alle normative in materia di emissione di gas e fumi di scarico (il bollino blu), effettuando altresì un continuo controllo programmato sugli scarichi medesimi.

Sempre per l’AMT, si evidenzia inoltre che la situazione dei mezzi presentata in tabella evolverà a breve grazie ad un finanziamento parziale del Ministero dell’Ambiente, arriveranno infatti 22 veicoli sussidiari a trazione elettrica e ulteriori 6 bus a Metano.

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1.7.4 LE RADIAZIONI NON IONIZZANTI: L’INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO Il tema dell’inquinamento da campi elettromagnetici ha acquistato risalto negli ultimi tempi

a causa di una proliferazione senza precedenti di sorgenti di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici dovuta allo sviluppo di tecnologie che hanno sicuramente migliorato la qualità della vita, ma contemporaneamente contribuito a destare nell’opinione pubblica una crescente preoccupazione per i possibili rischi che potrebbero derivare alla popolazione.

Bisogna distinguere i tipi di onda dalla frequenza secondo cui si propagano disponendosi in maniera diversa lungo lo spettro elettromagnetico:

- le onde a bassa frequenza, ELF, extremely low frequency, 0 Hz – 300 Hz, (linee elettriche, elettrodomestici);

- le onde in radiofrequenza RF, radio frequency, 300 Hz – 300 GHz, (telefonia cellulare, ripetitori radio Tv,).

Sulla possibilità che l’esposizione a radiazioni non ionizzanti possa essere pericolosa per l’uomo vi è un dibattito molto acceso, non adeguatamente supportato però dalla ricerca scientifica. Tutte le istituzioni che si occupano del problema, ISS (Istituto Superiore di Sanità), OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), ICNIRP (Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti), NIEHS (National Institute of Environmental Healt Sciencens, USA) concordano sul fatto che gli studi, per vari motivi, (es. dati non confrontabili perché ottenuti con differenti procedure di valutazione dell’esposizione), non hanno raggiunto un approfondimento tale da potere correlare senza ombra di dubbio l’esposizione ai campi elettromagnetici con l’inizio del processo di cancerogenesi.

D’altra parte le conoscenze finora acquisite non possono escludere questa eventualità, infatti il NIEHS ha considerato i campi ELF “un possibile cancerogeno per l’uomo” ovvero la più bassa delle tre categorie usate dalla Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro per classificare l’evidenza scientifica relativa ad agenti potenzialmente cancerogeni, e l’OMS nell’ambito del progetto internazionale CEM (campi elettromagnetici), cita uno studio che dimostra che campi RF simili a quelli usati nelle comunicazioni aumentano l’incidenza di cancro in cavie esposte in vicinanza.

IL QUADRO NORMATIVO

La Legge quadro 22 febbraio 2001 n. 36 norma le azioni necessarie alla tutela dai campi elettromagnetici per le frequenze da 0 Hz a 300 GHz e prevede un DPCM che dovrebbe fissare i limiti di esposizione per la popolazione, decreto che non è stato ancora emanato. In assenza di tale strumento, si utilizzano transitoriamente, per le basse frequenze, il DPCM 23 aprile 1992, che fissa limiti e distanze di rispetto dagli elettrodotti. Tali limiti comunque sono abbastanza elevati e si riferiscono alla protezione dagli effetti acuti ma non da quelli a lungo termine. Il DPCM 28 settembre 1995 inoltre, stabilisce le norme tecniche procedurali di attuazione del suddetto DPCM.

Per le frequenze comprese tra 0,1 MHz e 300.000 MHz si applica il D.M. 381 del 10 settembre 1998 che fissa i limiti di esposizione ai campi elettromagnetici e individua, in un’ottica cautelativa, valori più bassi nel caso di luoghi in cui si prevede la presenza di attività umane per più di quattro ore quotidiane.

La legge quadro prevede anche l’emanazione di una legge regionale con la quale dovranno essere stabiliti criteri e competenze relativi a:

- l’esercizio delle funzioni relative all’individuazione dei siti di trasmissione degli impianti per telefonia mobile, radioelettrici e per radiodiffusione;

- la definizione dei tracciati degli elettrodotti con tensione fino a 150 kW; - modalità per il rilascio delle autorizzazioni alla installazione degli impianti;

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- realizzazione di un catasto regionale delle sorgenti fisse dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici;

- individuazione degli strumenti e delle azioni per il raggiungimento degli obiettivi di qualità; - concorso all’approfondimento delle conoscenze scientifiche relative agli effetti per la salute.

CAMPI GENERATI DA BASSE FREQUENZE

Le onde ELF sono generate dalle linee elettriche per il trasporto di energia e da tutte quelle unità che consentono il passaggio della stessa (cabine di trasformazione, elettrodotti in generale…). La tabella che segue individua la lunghezza topografica delle linee elettriche esistenti in Sicilia.

Tabella 1.7.5.1 – Lunghezza delle linee elettriche

Fonte: ENEL – Terna s.p.a, 2002

CAMPI GENERATI DA RADIOFREQUENZE Diversamente, le sorgenti delle onde RF sono rappresentate dagli impianti Radio, TV e SRB

(stazioni radio base per i telefoni cellulari ). Queste costituiscono un pericolo crescente per la salute dei cittadini dovuto al fatto che proprio la maggior parte di questi impianti si trova all’interno dei centri urbani. I grafici che seguono individuano la collocazione provinciale di tali impianti. Figura 1.7.5.1 – Numero di impianti RTV per provincia

412

109

332

126

544494

273 262 276

0

100

200

300

400

500

600

AG CL CT EN ME PA RG SR TP

N. di impianti RTV per provincia

Fonte: Ispettorato territoriale alle comunicazioni - Ministero delle comunicazioni, 2002

Lunghezza topografica 380 kV [km]

Lunghezza topografica 220 kV [km]

Lunghezza topografica 40-150 kV [km]

Terna Terna Terna ENEL 252 814 1706 1218

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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Figura 1.7.5.2– Numero di impianti SRB per provincia

10668

322

32

308

471

5880

138

0

100

200

300

400

500

AG CL CT EN ME PA RG SR TP

Numero di SRB per provincia

Fonte: Enti gestori, 2002

Come è noto, nei tratti di linee elettriche esistenti dove non risultano rispettati i limiti di cui all’art.4 e le condizioni di cui all’art.5 del D.P.C.M. 23 aprile 1992 devono essere adottate azioni di risanamento. In tal senso l’ENEL ha condotto negli anni 1994 – 1995 campagne di rilievo per l’individuazione dei casi in cui la vicinanza di linee elettriche con fabbricati adibiti ad abitazione ha causato il superamento dei limiti di legge, ed ha formulato un programma generale di risanamento. Il programma prevede 17 interventi, dei quali 12 sono stati approvati e 5 attuati.

La tabella in allegato individua nello specifico il contenuto del programma di risanamento (Tabella I.7.5.3 – Programma risanamenti ex DPCM 23.4.1992 e DPCM 28.9. 95).

In relazione alle onde RF, la tabella in allegato, a cui si rinvia (Tabella I.7.5.4), individua i siti dove si sono verificati i superamenti dei limiti previsti dagli artt.3 e 4 del D.M. del 10 settembre 1998 n.381, e le consequenziali azioni di risanamento in corso.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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1.8 PAESAGGIO E PATRIMONIO CULTURALE Forman e Godron identificano il paesaggio come un’area territoriale eterogenea,

composta da un gruppo di sistemi interagenti, che si ripete in forma simile in zone contigue. Il paesaggio non è dato dalla semplice somma dei singoli elementi che lo originano

(geosfera, biosfera, nonché, atmosfera ed idrosfera), ma è qualcosa di più in quanto queste interagiscono tra loro. Si tratta quindi di una nozione complessa che va studiata con un approccio olistico, altrimenti, selezionando le singole variabile del sistema, sfugge lo stato di integrazione, l’unità di ordine superiore, vale a dire lo stesso paesaggio (S. Pignatti, 1994).

L’Assessorato dei Beni Culturali e Ambientali al fine di dotare la Regione Siciliana di uno strumento volto a stabilire le appropriate strategie per la tutela e la valorizzazione del patrimonio naturale e culturale ha elaborato le Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale (anno 1996), dividendo la regione in ambiti paesistici. Per ciascun ambito si è condotta un’analisi dei fattori che formano il paesaggio (complessi litologici, geomorfologia, vegetazione reale e potenziale, biotopi, agricoltura, archeologia, centri e nuclei storici, beni isolati, viabilità storica, crescita urbana, infrastrutture, vincoli paesaggistici e istituzionali), cercando di evidenziare l’integrazione tra ambiente e beni culturali.

L'estrema varietà dei paesaggi siciliani ha permesso di identificare, nelle Linee guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale (P.T.P.R.), ben 17 ambiti territoriali con caratteristiche peculiari: 1) Area dei rilievi del trapanese; 2) Area della pianura costiera occidentale; 3) Area delle colline del trapanese; 4) Area dei rilievi e delle pianure costiere del palermitano; 5) Area dei rilievi dei monti Sicani; 6) Area dei rilievi di Lercara, Cerda e Caltavuturo; 7) Area della catena settentrionale (monti delle Madonie); 8) Area della catena settentrionale (monti Nebrodi); 9) Area della catena settentrionale (monti Peloritani); 10) Area delle colline della Sicilia centro-meridionale; 11) Area delle colline di Mazzarino e Piazza Armerina; 12) Area delle colline dell'ennese; 13) Area del cono vulcanico etneo; 14) Area della pianura alluvionale catanese; 15) Area delle pianure costiere di Licata e Gela; 16) Area delle colline di Caltagirone e Vittoria; 17) Area dei rilievi e del tavolato ibleo.

Ai su detti ambiti paesistici vanno aggiunte le isole minori, che non sono state prese in

considerazione nelle Linee guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale dell’anno 1996. L'aspetto orografico del territorio mostra le maggiori differenze tra la parte settentrionale

dell'isola, prevalentemente montuosa, l’area centro-occidentale ove prevale una morfologia collinare, quella sud-orientale, caratterizzata dagli altopiani, e infine l’area vulcanica dell’Etna.

Lo studio del paesaggio è stato realizzato sulla base della cartografia allegata alle Linee guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale e dei relativi dati digitali, pubblicate dall’Assessorato dei Beni Culturali e Ambientali - Ufficio Piano Paesistico Regionale nel 1996 e approvate con D.A. n° 6080 del 21 maggio 1999.

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Il paesaggio prevalente in Sicilia è quello agrario che ricopre circa il 66% dell’intero territorio13.

In particolare, dominano le componenti delle colture erbacee, delle colture arboree, dei mosaici colturali, del vigneto e dell’agrumeto (Tabella 1.8.1). Da notare l’impatto delle colture in serra, presenti su tutta la fascia costiera meridionale siciliana (Trapani, Agrigento, Caltanissetta, Ragusa) ed in particolare nell’area della provincia di Ragusa, che contribuiscono notevolmente sulle vendite dei prodotti fitosanitari (vedi “I fattori di pressione del settore agricola” per la tematica Suolo). La carta del paesaggio agrario (Figura 1.8.1) prende in considerazione i vari tipi di copertura riferiti al paesaggio delle colture agrarie che sulla base della Carta dell’uso del suolo (Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, anno 1994), sono state raggruppate in 7 componenti, e successivamente cartografate in scala 1:250000.

Tabella 1.8.1 – Paesaggio agrario in Sicilia

Paesaggio agrario Superficie

(ettari) Superficie

(%) dell’agrumeto 126.900 4,99% dei mosaici colturali 262.890 10,33% tradizionali (colture arboree) 405.396 15,94% dei seminativi (colture erbacee) 718.179 28,23% dei seminativi arborati 28.713 1,13% delle colture in serra 7.661 0,30% vigneto 141.117 5,55% aree boscate, veget. ridotta o assen. 853.195 33,54% Totale complessivo 2.544.050 100,00%

Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente - ARPA Sicilia su dati delle Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale. Regione Siciliana - Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali - Ufficio Piano Paesistico Regionale, anno 1996 Figura 1.8.1 – Carta del paesaggio agrario

Fonte: Regione Siciliana - Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali - Ufficio Piano Paesistico Regionale, anno 1996

13I dati delle Linee Guida del P.T.P.R. (anno 1996) si riferiscono alla superficie regionale escluso le isole minori.

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Il paesaggio forestale, anche di origine antropica, viene trattato insieme al paesaggio vegetale naturale e seminaturale che nel complesso segue per estensione quello agrario, con una copertura pari al 26% come anche riportato nella carta dell’uso del suolo dell’Assessorato Territorio e Ambiente (anno 1994). La vegetazione reale rientra prevalentemente nei paesaggi delle praterie termo-xerofile e meso-xerofile che investono il 13% della superficie regionale, seguono i paesaggi di boscaglia e prateria arbustata (3%), e i paesaggi forestali che nel complesso occupano più dell’8% della superficie regionale (Tabella 1.8.2 e Figura 1.8.2).

La carta della vegetazione reale allegata alle linee guida del P.T.P.R è stata prodotta in scala 1:250000 dalla sintesi delle attuali informazioni sulla copertura vegetale in Sicilia. Tali conoscenze si basano fondamentalmente sulle carte dell’utilizzazione del suolo realizzate da E.S.A., T.C.I., ISTAT, Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, sulla Carta della vegetazione d’Italia in scala 1:1000000 e su numerose analisi cartografiche e indagini specifiche della flora e della vegetazione siciliana disponibili in letteratura. La carta include anche le formazioni forestali artificiali, per la loro rilevanza dal punto di vista idrogeologico e paesaggistico. Tabella 1.8.2 – I paesaggi vegetali in Sicilia

Paesaggi Vegetali Superficie

(ettari) Superficie

(%) Paesaggi forestali 75.077 2,95% Paesaggi forestali aperti o degradati 50.563 1,99% Paesaggi forestali artificiali 47.109 1,85% Paesaggi forestali artificiali aperti o degradati 35.016 1,38% Paesaggi di macchia 5.889 0,23% Paesaggi di boscaglia e prateria arbustata 81.158 3,19% Paesaggi degli arbusteti spinosi dell'Etna 9.026 0,35% Paesaggi delle praterie termo-xerofile e delle rupi di bassa quota 203.959 8,01% Paesaggi delle praterie meso-xerofile e delle rupi di alta quota 95.753 3,76% Paesaggi delle lave con vegetazione pioniera 29.540 1,16% Paesaggi delle formazioni ripariali dei letti fluviali ampi 7.170 0,28% Paesaggi dei laghi naturali e degli invasi artificiali 5.615 0,22% Paesaggi delle saline 1.956 0,08% Paesaggi delle zone umide e dei pantani costieri 847 0,03% Paesaggi di laguna 2.005 0,08% Paesaggi rurali 1.893.265 74,35% Paesaggi con vegetazione ridotta o assente 2.640 0,10% Totale complessivo 2.546.590 100,00%

Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente - ARPA Sicilia su dati delle Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale. Regione Siciliana - Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali - Ufficio Piano Paesistico Regionale, anno 1996

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Figura 1.8.2 - Carta dei paesaggi vegetali

Fonte: Regione Siciliana - Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali - Ufficio Piano Paesistico Regionale, anno 1996

La vegetazione più frequente è rappresentata dalla classe fitosociologica del Thero-Brachypodietea, dagli ordini del Cisto-Ericetalia e del Lygeo-Stipetalia, e dall’alleanza del Diathion rupicolae (Tabella 1.8.3 e Figura 1.8.3), che complessivamente investono l’8% del territorio.

In ambiente montano e sub-montano prevale la vegetazione meso-xerofila afferente all’ordine Erysimo-Jurinetalia bocconei ed all’alleanza Saxifragion australis che ricoprono il 4% della superficie regionale.

Superfici un tempo ricoperte, generalmente, da macchia sempreverde, foreste di leccio (Quercus ilex) e formazioni a roverella (Quercus pubescens s.l.) (Tabella 1.8.4 e Figura 1.8.4) e che inseguito alle attività antropiche (agricoltura, pascolo, ecc…) e agli incendi, sono regressi in garighe, praterie secondarie, vegetazione rupestre.

La vegetazione forestale, che abbraccia le specie più complesse della flora, ricopre nel complesso circa l’8% del territorio, di cui il 5% è costituita da formazioni naturali e semi-naturali e la restante parte da formazioni artificiali.

Tra le formazioni forestali naturali spiccano le associazioni del Teucrio Siculi-Quercetum ilicis, Thalictro-Quercetum pubescentis e l’alleanza del Geranio-Fagion, con dominanza rispettivamente di leccio, roverella e cerro (Quercus cerris). Seguono le formazioni a prevalenza di Quercus suber (Genisto Aristatae-Quercetum suberis), e le faggete (Aquifolio-Fagetum) che edificano i rilievi delle Madonie, Nebrodi e dell’Etna in una fascia altitudinale compresa fra 1.100 e 2.200 m.s.l.m. Tra i popolamenti relitti si ha il bosco misto di rovere ed agrifoglio (Ilici-Quercetum petraeae) che si è sviluppato in maniera ottimale sulle Madonie, nella zona di Castelbuono e Geraci Siculo (S. Pignatti, 1998).

I boschi naturali di conifere sono costituiti prevalentemente da formazioni a Pinus laricio (Pino-Juniperetea), frequenti sull’Etna (1000-2000 metri), e da popolamenti rari di pino marittimo

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(Pinus pinaster) e pino d’aleppo (Pinus halepensis), che si rilevano in due sole stazioni site rispettivamente nel territorio di Pantelleria e di Vittoria.

Apprezzabile per la sua peculiarità è la formazione atlantica a tasso (Taxus baccata), presente nel Parco naturale dei Nebrodi.

Di notevole importanza è la popolazione relitta di Abies nebrodensis, insediata con gli ultimi 30 esemplari sul versante settentrionale di Monte S. Salvatore, all’interno del Parco naturale delle Madonie.

Nell’anno 2000 è stato pubblicato il terzo inventario della popolazione relitta di Abies nebrodensis su dati rilevati nel 1999. I precedenti inventari, eseguiti nel 1968 e nel 1992, segnalavano rispettivamente l’esistenza di 21 e 29 esemplari. La trentesima pianta ritrovata nel 1999, rispetto all’indagine condotta nel 1992, è il risultato di un processo di rinnovazione naturale (F. Virgilio et al., 2000).

Le formazioni forestali artificiali ricoprono più del 3% del territorio regionale, e sono costituite in ordine decrescente dalle seguenti specie dominanti: Pinus halepensis, Pinus pinea, Eucalyptus ssp. e dal Pinus nigra. Da una indagine svolta dall’Amministrazione Forestale Regionale nel 1985 (Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana, 1998), si ha che la superficie per ciascun popolamento artificiale, puro e misto, ammonta a:

- Pino d’Aleppo: 39.898 ettari; - Pino domestico: 36.187 ettari; - Eucalitto: 35.664 ettari; - Pino nero: 16.414 ettari;

Da rilevare l’elevato impiego di specie esotiche del genere Eucalyptus (E. camaldulensis, E. globulus, E. occidentalis, E. gonphocephala) per le opere d’imboschimento.

Scelta dettata dall’esigenza, in quegli anni (’50-’70), di impiantare specie a rapido accrescimento per scopi produttivi (produzione di cellulosa) e per scopi protettivi, al fine di avere una pronta copertura del terreno contro il dissesto idrogeologico.

Gli impianti realizzati, spesso per limitazioni di carattere ambientale e selvicolturale, si presentano deperienti, stramaturi, danneggiati da incendi e da attacchi del coleottero cerambicide Phoracanta semipunctata Fabr. (Gemignani, 1981) per i quali sarebbero opportuni degli interventi selvicolturali diretti alla sostituzione degli eucalitti con altre specie, come i pini mediterranei.

Fanno eccezione alcuni popolamenti ricadenti nei territori delle province di Enna e di Caltanissetta che oltre a presentare buoni incrementi hanno dato origine a fenomeni evoluti, quali l’introduzione di specie autoctone (roverella, pino d’aleppo, ecc.) per rinnovazione naturale (L. Saporito, 1998 e G. Barbera et al, 2000).

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Tabella 1.8.3 – Componenti vegetali in Sicilia

Componenti vegetali Superficie (ettari)

Superficie (%)

Formazioni forestali a prevalenza di Fagus sylvatica (Geranio versicoloris-Fagion) 12.201 0,48%

Formazioni aperte o degradate a prevalenza di Fagus sylvatica 4.236 0,17%

Formazioni forestali a prevalenza di Quercus cerris (Quercetalia pubescenti-petraeae) 12.373 0,49%

Formazioni aperte o degradate a prevalenza di Quercus cerris 19.572 0,77%

Formazioni forestali a prevalenza di Pinus laricio (Querco-Fagetea) 1.327 0,05%

Formazioni aperte o degradate a prevalenza di Pinus laricio 1.936 0,08%

Formazioni forestali a prevalenza di querce caducifoglie termofile (Quercion ilicis) 32.240 1,27%

Formazioni aperte o degradate a prevalenza di querce caducifoglie termofile 17.250 0,68%

Formazioni forestali a prevalenza di Quercus ilex (Quercion ilicis) 3.620 0,14%

Formazioni aperte o degradate a prevalenza di Quercus ilex 3.509 0,14%

Formazioni forestali a prevalenza di Quercus suber (Erico-Quercion ilicis) e sugherete rimboschite 13.317 0,52%

Formazioni aperte o degradate a prevalenza di Quercus suber 3.734 0,15%

Formazioni forestali naturali a prevalenza di Pinus halepensis 327 0,01%

Macchie di sclerofille sempreverdi (Pistacio-Rhamnetalia alaterni) 5.323 0,21%

Arbusteti, boscaglie e praterie arbustate (Pruno-Rubion ulmifolii) 81.724 3,21%

Arbusteti spinosi altomontani dell'Etna (Rumici-Astragaletalia) 9.026 0,35%

Formazioni termo-xerofile di gariga, prateria e vegetazione rupestre (Thero-Brachypodietea, Cisto-Ericetalia, Lygeo-Stipetalia e Diathion rupicolae) 203.959 8,01%

Formazioni meso-xerofile di prateria e vegetazione rupestre (Erysimo-Jurinetalia bocconei e Saxifragion australis) 95.753 3,76%

Formazioni pioniere delle lave dell'Etna (stadi pionieri a Sedum coeruleum e S. aetnense, arbusteti a Genista aetnensis, ecc.) 29.540 1,16%

Formazioni alveo-ripariali estese (Populietalia albae, Salicetalia purpureaea, Tamaricetalia, ecc.) 7.170 0,28%

Formazioni idro-igrofitiche di laghie e pantani (Potamogetonetalia, Phragmitetalia, Magnocaricetalia) 6.462 0,25%

Formazioni sommerse ed emerse dal bordo delle saline (Ruppietalia, Thero-Salicornietalia, ecc.) 1.956 0,08%

Formazioni sommerse ed emerse dal bordo delle lagune (Ruppietalia, Thero-Salicornietalia, praterie a Posidonia, ecc.) 2.005 0,08%

Coltivi con aspetti di vegetazione infestante (Secalietea, Stellarietea mediae, Chenopodietea, ecc.) 1.893.265 74,35%

Formazioni forestali artificiali (boschi di Pinus, Eucalyptus, Cupressus, ecc.) 47.109 1,85% Formazioni forestali artificiali aperte o degradate 35.016 1,38% Aree con vegetazione ridotta o assente 2.640 0,10% Totale complessivo 2.546.590 100,00%

Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente - ARPA Sicilia su dati delle Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale. Regione Siciliana - Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali - Ufficio Piano Paesistico Regionale, anno 1996

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Figura 1.8.3 – Carta delle componenti vegetali

Fonte: Regione Siciliana - Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali - Ufficio Piano Paesistico Regionale, anno 1996

La Sicilia senza alcuna azione antropica sarebbe coperta per più del 50% dalle varie rappresentazioni della macchia mediterranea che comprende prevalentemente arbusti sclerofilli termofili dell’Oleo-Ceratonion (olivastro, carrubo, lentisco, palma nana, ecc.), seguono la macchia-foresta a leccio (Quercus ilex ) e le formazioni forestali a roverella (Q. pubescens s.l.) (Tabella 1.8.4 e Figura 1.8.4).

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Tabella 1.8.4 – Vegetazione potenziale in Sicilia

Vegetazione potenziale Superficie (ettari) Superficie (%)

macchia sempreverde di olivastro 1.305.211 51,30% macchia e foreste di leccio 679.120 26,69% formazioni forestali di roverella 446.090 17,53% formazioni forestali di cerro 54.130 2,13% formazioni forestali di faggio 54.427 2,14% aggruppamenti altomontani 5.090 0,20% Totale complessivo 2.544.069 100,00%

Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente - ARPA Sicilia su dati delle Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale. Regione Siciliana - Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali - Ufficio Piano Paesistico Regionale, anno 1996 Figura 1.8.4 – Carta della vegetazione potenziale

Fonte: Regione Siciliana - Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali - Ufficio Piano Paesistico Regionale, anno 1996

Il paesaggio agrario è in forte diminuzione, dal 1980 (ISTAT) si è assistito ad una contrazione della superficie agricola utilizzata e della superficie agricola totale rispettivamente dell’8% e del 13%, inoltre, in tale periodo l’indice di boscosità (rapporto superficie forestale e superficie regionale) ha avuto un basso incremento, pari allo 0.5%. Ciò porta a pensare ad una espansione dei territori modellati artificialmente.

Infatti, la carta dell’Uso del Suolo (Assessorato Territorio e Ambiente, 1994) riporta un valore per le zone urbanizzate pari al 3% del territorio che con l’aree occupate da attività produttive, da infrastrutture e dalle zone in trasformazione, raggiunge il 4% dell’intero territorio siciliano. Una successiva analisi della copertura del suolo (ISTAT, 1990) e della rete di comunicazione (strade - anno 1996, ferrovie – anno 1997 Ufficio Statistica Ministero Trasporti e Navigazione), riporta una

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superficie urbanizzata pari al 4.2% che assieme a quella occupata dalle infrastrutture raggiunge il 6% della totale superficie regionale (Tabella I.8.1 e Figura 1.8.5). Figura 1.8.5 – Percentuale superficie urbanizzata e occupata da infrastrutture rispetto il totale territorio regionale

6,3

1,72,8

8,1 8,97,7 7,4

5,44,3

5,3

7,9

53,9

9,4

6,2

2,9

6 6

3,1

11,1

0

2

4

6

8

10

12

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Fonte: ANPA su dati ISTAT copertura suolo (1990); strade(1996) e ferrovie (1997); Ufficio Statistica Ministero Trasporti e Navigazione (1997).

Risultano maggiormente degradate da questo punto di vista le vaste aree che intorno agli anni sessanta e settanta sono state interessate da forti fenomeni di industrializzazione (vedi i poli produttivi di Gela e Siracusa).

Altri fattori che hanno fortemente caratterizzato il mutare del paesaggio dell'isola sono quelle derivanti dal fenomeno dell'abusivismo edilizio, del dissesto idrogeologico, del mutare delle pratiche agricole e delle colture in serra. Per una maggior conoscenza dei fattori di trasformazione del paesaggio si rimanda alla tematica “Suolo”.

Al fine di garantire migliori condizioni di tutela del patrimonio paesistico ed ambientale, l’Amministrazione dei beni culturali con la legge regionale del 30 aprile 1991, n. 15, ha facoltà di individuare aree di particolare pregio paesistico nelle quali può essere negata qualsiasi attività di trasformazione fino alla approvazione dei piani territoriali paesistici. La legge ribadisce l’obbligatoria adozione del Piano Territoriale Paesistico già introdotto dalle legge 431 del 1985.

Rispetto alla legge 431/85, la L.R. 15/91 introduce il divieto de quo anche in altre zone non elencate nell’art.1 della suddetta legge, genericamente definite di interesse paesistico, indipendentemente dalla dichiarazione di pubblico interesse ai sensi della legge n. 1497 del 1939.

Dall’entrata in vigore della legge regionale del 1991, l’Assessorato dei Beni Culturali e Ambientali ha emanato 37 provvedimenti di immodificabilità temporanea (Tabella 1.8.5), di cui 7 interessano le isole minori, ed in particolare i territori comunali, ad esclusione dei centri urbani, delle isole Pelagie (Ag), delle Eolie (Me), di Ustica (Pa), di Pantelleria e di Favignana (Tp) (Assessorato Territorio ed Ambiente, anno 2000).

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Tabella 1.8.5 – Numero provvedimenti di immodificabilità temporanea

Province Aree vincolate ai sensi dell’art. 5 della L.R. 15/91

Isole vincolate ai sensi dell’art. 5 della L.R. 15/91

Agrigento 5 1

Caltanissetta 0

Catania 13

Enna 0

Messina 2 3

Palermo 1 1

Ragusa 3

Siracusa 5*

Trapani 1 2

Totale 30 7

Fonte: Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale – Assessorato Beni Culturali e Ambientali, anno 1996 * due provvedimenti interessano anche la provincia di Ragusa

Queste aree vanno ad aggiungersi ai territori tutelati dalla 431/85 ed in parte a sovrapporsi ai

territori già sottoposti a vincolo secondo la legge 1497/39 (Tabella 1.8.6 e Figura 1.8.6). Tabella 1.8.6 – Territorio soggetto a vincolo paesaggistico ai sensi della Legge 1947/39, della Legge 431/85 e della Legge Regionale 15/91

Sicilia

Leggi Zona percentuale*

Superficie vincolata (ettari)

L.431/85 territori costieri 1,26% 31.933,10 territori contermini ai laghi 0,34% 8.574,50 fiumi, torrenti e corsi d'acqua 13,84% 352.142,57 montagne oltre 1200 m 3,09% 78.555,10 foreste e boschi 8,37% 212.949,08 vulcani 4,99% 126.835,35 zone d'interesse archeologico 2,10% 53.323,79 Parchi 7,18% 182.746,91 Riserve 3,35% 85.278,57 L. 1497/39 13,79% 350.913,72 L.R. 15/91 0,75% 18.963,12

Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente - ARPA Sicilia su dati delle Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale. Regione Siciliana - Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali - Ufficio Piano Paesistico Regionale, anno 1996 * La percentuale è riferita al territorio regionale con esclusione delle isole minori

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Figura 1.8.6 – Carta dei vincoli paesaggistici

Vulcano (L. 431/85)Aree di interesse archeologico (L.431/85)Territori coperi da foreste e boschi (L. 431/85)Corsi d'acqua (L.431/85)Territori contermini ai laghi (L. 431/85)Territori costieri (L. 431/85)Montagne (L.431/85)Riserve regionali (L. 431/85)Parchi regionali (L. 431/85)Territori vincolati ai sensi della L.R. 15/91Territori vincolati ai sensi della L. 1497/39

N

EW

S

Fonte: Regione Siciliana - Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali - Ufficio Piano Paesistico Regionale, anno 1996

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 1. ASA

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Per individuare la complessiva superficie sottoposta a vincolo paesaggistico, non si può

eseguire una somma delle varie tipologie di aree tutelate secondo le tre leggi, poiché spesso si sovrappongono (esempio: montagna e boschi, boschi e riserve, ecc.), avendo così una sovrastima dell’area vincolata.

Nei territori dichiarati di interesse pubblico ai sensi della leggi 1497/39 e 431/85, e nelle aree sottoposte a vincolo di inedificabilità temporanea secondo la legge regionale 15/91 si dovranno tradurre le linee guida del P.T.P.R. in Piani Territoriali.

Tra il 1995 e il 1997 nelle isole di Ustica, di Favignana e Pantelleria sono decaduti i provvedimenti di immodificabilità temporanea in quanto sono operanti i Piani Territoriali Paesistici (Tabella I.8.2).

Nell’anno 2000, i comuni di Calatabiano, Sperlinga e Santa Flavia, ricadenti rispettivamente nei territori provinciali di Catania, Enna e Palermo non presentano nessun strumento urbanistico, mentre, il 48% dei comuni siciliani è dotato di un Piano Regolatore Generale (P.R.G.) ed il 40% ha attuato un programma di fabbricazione (P.d.F.) (Tabella I.8.3).

Oltre al patrimonio paesaggistico anche quello culturale può essere considerato unico per la sua ricchezza e varietà.

Basti ricordare che oltre il 10% dei beni culturali, attualmente fruibili in Italia, è concentrato nella sola Sicilia (stima T.C.I.) e che, dall' anno 1997, quattro dei totali 35 siti italiani iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale14 (Unisco Italia, anno 2002) ricadono nell’isola (area archeologica di Agrigento, Villa romana del Casale di Piazza Armerina, Isole Eolie, città Barocche del Val di Noto).

In seguito all'emanazione dei D.P.R. n. 635/75 e 637/75, la Regione Siciliana ha assunto competenze primarie in materia di tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale.

Per l’analisi dei beni culturali si sono adoperati nuovamente i dati e la cartografia delle Linee guida del P.T.P.R.. La redazione della carta dei siti archeologici è stata effettuata utilizzando dati, perimetrazione compresa, forniti e vagliati dalle Soprintendenze BB.CC.AA., sezioni Beni Archeologici, competenti per territorio.

I dati relativi alle aree, perimetrate sui fogli I.G.M.I. in scala 1:25000, sono state digitalizzate sia come punti (baricentro dell’area), sia come perimetri (Tabella 1.8.7 e Figura 1.8.7).

Dall’analisi si ha che il maggior numero di siti archeologici ricadono nei territori provinciali di Siracusa, Catania, Ragusa, Agrigento e Palermo, pari al 70% del complessivo numero di siti archeologici. Le necropoli costituiscono il patrimonio più diffuso (Figura 1.8.8). I siti archeologici nel complesso ricoprono un’area di 53382 ettari con un totale di 2348 siti.

14 Nella Lista del Patrimonio Mondiale vengono iscritti i beni che hanno "un valore universale eccezionale" dal punto di vista storico, artistico o scientifico.

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Tabella 1.8.7 – Elenco siti archeologici

TIPO Agrigento Caltanissetta Catania Enna Messina Palermo Ragusa Siracusa Trapani Totale

complessivo siti archeologici in genere 1 2 7 2 3 1 2 8 26 aree complesse: città 9 3 10 5 15 8 1 9 7 67 aree complesse di entità minore 49 33 35 43 16 52 57 44 26 355 insediamenti: grotte e ripari 9 1 14 6 9 36 6 23 18 122 insediamenti: necropoli 97 17 73 46 58 44 73 115 30 553 insediamenti: abitazioni in grotta 3 4 7 2 14 19 49 insediamenti: ville e casali 18 6 16 9 13 28 42 12 9 153 insediamenti: frequentazioni 21 3 50 33 58 46 35 104 42 392 insediamenti: cave 4 9 4 5 2 3 14 2 43 manufatti isolati 6 9 27 20 17 8 33 56 1 177 manufatti per l’acqua 6 1 1 8 1 17 viabilità 1 1 1 1 13 2 19 strutture marine sottomarine, relitti 4 1 5 resti paleontologici e paletnologici 76 61 40 33 40 26 9 285 interesse archeologico 1 22 4 1 28 segnalazioni 3 1 14 29 4 2 4 57 Totale complessivo 297 76 327 266 237 271 306 431 137 2348

Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente - ARPA Sicilia su dati delle Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale. Regione Siciliana - Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali - Ufficio Piano Paesistico Regionale, anno 1996

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Figura 1.8.7 – Carta dei siti archeologici

Fonte: Regione Siciliana - Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali - Ufficio Piano Paesistico Regionale, anno 1996 Figura 1.8.8 – Numero siti archeologici per tipologia

0

100

200

300

400

500

600

siti ge

neric

i

aree c

omple

sse:

città

aree c

omple

sse di

entità

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Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente - ARPA Sicilia su dati delle Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale. Regione Siciliana - Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali - Ufficio Piano Paesistico Regionale, anno 1996

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Nell’isola sono presenti 54 aree archeologiche e antiquaria e 29 istituzioni museali (Tabella I.8.4), gestiti con o senza tassa d’ingresso.

Tra i beni del patrimonio artistico, i beni preistorici ed archeologici risultano i meno utilizzati con un tasso di deposito superiore al 70% (Tabella I.8.5).

Un’analisi della domanda turistica mostra che più del 50% delle presenze turistiche affluiscono nelle sole province di Messina e Palermo, seguono con un forte distacco le province di Catania e Agrigento (Tabella I.8.6 e Figure 1.8.9). L’affluenza turistica è molto bassa nell’entroterra siciliano (province di Enna e di Caltanissetta) e in tutte le province il turismo si concentra prevalentemente nella stagione estiva (Figura 1.8.10). Figura 1.8.9 – Numero presenze turistiche per provincia dal 1991 al 1999

-

500.000

1.000.000

1.500.000

2.000.000

2.500.000

3.000.000

3.500.000

n. p

rese

nze

neg

li es

erci

zi r

ecet

tivi

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999

Agrigento

Caltanissetta

Catania

Enna

Messina

Palermo

Ragusa

Siracusa

Trapani

Fonte: ISTAT Figura 1.8.10 – Presenze turistiche per stagione e per provincia. Anno 1997

-

100.000

200.000

300.000

400.000

500.000

600.000

700.000

800.000

Genna

io

Febb

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Marzo

Aprile

Maggio

Giugno

Lugli

o

Agos

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Sette

mbre

Ottobre

Nove

mbre

Dicem

bre

n. p

rese

nze

ital

ian

e

AGRIGENTOCALTANISSETTACATANIAENNAMESSINAPALERMORAGUSASIRACUSATRAPANI

Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente –ARPA Sicilia su dati dell’Assessorato Turismo

Ciò evidenzia l’esistenza di un turismo, legato principalmente ai comuni costieri, capace di

innescare pressioni sull’ambiente visto anche la sua scarsa distribuzione spazio-temporale.

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Capitolo 2

STATO DELLE CONOSCENZE E ADEGUATEZZA DEI SISTEMI DI MONITORAGGIO ESISTENTI

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Ai fini della seconda stesura della VEA, si è predisposta una sintesi delle conoscenze in campo ambientale realmente disponibili e si è effettuata una descrizione delle reti di monitoraggio esistenti, con l’obiettivo di mettere il luce le carenze.

Inoltre, si è provveduto a realizzare una “mappa della metainformazione”, secondo lo schema riportato nelle tabelle in Allegato II, finalizzata ad evidenziare la differenza esistente tra il reale fabbisogno informativo e quello ritenuto effettivamente utile. Specificatamente, una volta individuato il set di indicatori considerati utili per la descrizione delle componenti ambientali del territorio e dopo aver verificato la loro “popolabilità”, lo stato delle conoscenze ambientali è stato adeguatamente “mappato”. Si è cosi costituito un quadro qualitativo della situazione, ancorché non esaustivo.

In particolare, l’analisi della “mappa della metainformazione” è suddiviso nei seguenti campi:

?? nome dell’indicatore e codice, per una rapida identificazione dello stesso; ?? unità di misura con cui viene riportato l’indicatore; ?? classificazione in base al modello DPSR; ?? dettaglio territoriale e periodo di riferimento utilizzati per l’elaborazione; ?? condizioni di aggiornabilità e di disponibilità; ?? tipo di impiego dell’indicatore all’interno della Valutazione ex Ante; ?? origine dell’indicatore; ?? fonte del dato.

2.1 ARIA

La qualità dell’aria in Sicilia è monitorata da un complesso articolato di reti fisse e mezzi mobili di rilevamento dell’inquinamento atmosferico.

Specificatamente, nelle principali zone industriali - area industriale di Agrigento, Gela (Cl), Milazzo (Me), Siracusa, Termini Imerese (Pa) - sono presenti reti di rilevamento di proprietà delle Province e reti private, appartenenti ai gestori dei principali impianti industriali esistenti, a queste interconnesse.

In ambito urbano, i principali comuni dell’isola sono dotati di reti di monitoraggio fisse, gestite o dal comune, come a Palermo e Catania, o dalla Provincia, come a Messina.

Gli altri grandi comuni dell’isola sono privi di reti fisse di monitoraggio della qualità dell’aria. In tal senso, sono saltuariamente utilizzati laboratori mobili o cabine rilocabili di proprietà della Provincia (Provincia di Trapani e Provincia di Siracusa).

Periodicamente, i vari gestori delle reti di monitoraggio provvedono a pubblicare i risultati delle campagne, nei tempi e nei modi stabiliti dalla normativa vigente.

2.2 ACQUE Acque superficiali

Il monitoraggio dei corpi idrici in talune province viene effettuato a tutt’oggi ancora ai sensi del DPR 515/82 (acque destinate alla potabilizzazione) anche se nella quasi totalità delle province dall’anno 2000 viene effettuato secondo le direttive del D.Lgs. 152/99 da parte dei DAP (Dipartimenti Arpa Provinciali) in collaborazione, in qualche caso, con le Provincie Regionali.

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR 2000-2006 2. STATO DELLE CONOSCENZE

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Per ciascuna stazione, con frequenza di campionamento mensile, vengono determinati i parametri i base (Tabella 4 dell’Allegato 1 del D.Lgs. 152/99) a cui si aggiungono temperatura dell’aria, N-NO2, Coliformi fecali, Salmonelle e Streptococchi fecali e quei parametri tra quelli addizionali (Tabella 1 Allegato 1 D.Lgs. 152/99) che i sigoli Dipartimenti ARPA, ritengono necessari e rappresentativi della realtà locale e di criticità presenti nei singoli territori. Sulla rete è effettuato ma solo per qualche provincia (Catania, Messina e Siracusa) il monitoraggio biologico dei corsi d’acqua con metodo I.B.E. e prelievo eseguito o stagionalmente o in corrispondenza dei regimi idrologici di morbida e di magra. Qui di seguito si riporta la Tabella........ con il numero dei corpi idrici, punti di campionamento e il N° dei corpi idrici in cui viene fatto il monitoraggio biologico, in dettaglio provinciale e regionale.

Tabella 2.2.1 – N° dei corpi idrici, dei punti di campionamento e N° dei corpi idrici in cui viene fatto il monitoraggio biologico, in dettaglio provinciale e regionale.

PA CT ME SR RG CL AG TP EN TOT.

N° corpi idrici 10 3 16 5 2 5 N.P. 3 10 54

N° punti di campionamento 12 15 26 13 3 9 N.P. 9 11 98

N° di corpi idrici interessati dal monitoraggio biologico (IBE) 0 3 7 1 0 0 N.P. 0 0 11

Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente –ARPA Sicilia su dati dei DAP, 2001. Acque potabili

Una preziosa Fonte di informazione sulla qualità della risorsa è rappresentata dal monitoraggio delle acque superficiali a specifica destinazione. In particolare le acque destinate alla potabilizzazione forniscono dati utili per la qualità delle acque sotterranee, che coprono l’85% dei volumi prelevati a tale scopo. Anche in questo caso il monitoraggio delle acque adibite al consumo umano comprende pozzi e sorgenti, ed il controllo viene effettuato periodicamente dai DAP.

Qui di seguito è mostrata la tabella che riporta il N° dei pozzi e di sorgenti controllati dai Dipartimenti già menzionati per singola provincia ed il numero totale.

Tabella 2.2.2 – N° di pozzi e sorgenti in dettaglio provinciale e regionale.

PA CT ME SR RG CL AG TP EN TOT.

N° pozzi 45 48 98 83 86 6 N.P. 26 41 433 N° sorgenti 26 6 73 15 25 8 N.P. 32 3 188 Fonte: Elaborazioni Task Force Ambiente –ARPA Sicilia su dati dei DAP, 2001.

Ambiente marino e costiero Il controllo della qualità delle acque marino-costiere, tranne che per qualche eccezione,

comprende solo, nella totalità delle province siciliane, il monitoraggio delle acque di balneazione ed è essenzialmente regolamentato dal DPR 470/82 (attuazione della Direttiva 76/160/CEE), come modificato dall'art. 18 della Legge 422/2000.

Il campionamento, per le analisi necessarie per dare un giudizio di idoneità alla balneazione o all'opposto, per porre i divieti temporanei e/o permanenti, è effettuato con frequenza quindicinale da aprile a settembre.

Qui di seguito si riporta la tabella che mostra il n° totale di punti fissati dalla Regione e campionati, il n° totale dei campioni analizzati e la media dei campioni per punto.

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR 2000-2006 2. STATO DELLE CONOSCENZE

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Tabella 2.2.3 – N° totale di punti fissati dalla Regione e campionati, il n° totale dei campioni analizzati e la media dei campioni per punto.

PUNTI PROVINCIA

FISSATI CAMPIONATI CAMPIONI

EFFETTUATI

MEDIA CAMPIONI PER PUNTO

AGRIGENTO 71 71 857 12,1 CALTANISSFTTA 22 22 264 12,0

CATANIA 52 52 502 9,7 MESSINA 263 263 1789 6,8 PALERMO 121 121 1232 10,2 RAGUSA 60 60 720 12,0

SIRACUSA 130 130 1564 12,0 TRAPANI 83 83 989 11,9

Fonte: Ministero della Salute, 2000.

2.3 SUOLO

La conoscenza ad oggi disponibile sullo stato di qualità dei suoli siciliani deriva da indagini e ricerche specifiche condotte negli ultimi decenni sul territorio regionale da Istituti di Ricerca ed Enti Pubblici che, attraverso studi a carattere occasionale, hanno dato origine a carte dei suoli, con copertura geografica regionale e sub-regionale, o a monografie specialistiche, quali quelle sui suoli irrigui, sull’erodibilità, sulla salinità dei suoli e sul contenuto in metalli pesanti di alcuni siti.

Sul territorio regionale non si dispone attualmente di un sistema di monitoraggio della matrice suolo, che tenga sotto controllo l’evoluzione nel tempo delle caratteristiche pedologiche in risposta alle pressioni e renda possibile prevedere gli scenari futuri, quali l’evoluzione della sostanza organica o l’impatto dell’inquinamento diffuso.

La Regione Siciliana si è recentemente attivata per colmare tale lacuna conoscitiva, predisponendo, nell’ambito della misura 1.01 del CdP del POR Sicilia 2000-2006, la realizzazione di una rete di monitoraggio del suolo che si integri nella rete nazionale, secondo i criteri proposti da ANPA e da EEA.

In attuazione dell’azione b.2 della misura 1.01 (Attività di controllo e monitoraggio ambientale), è stato approvato nell’agosto 2002 l’Accordo di Programma tra l’Assessorato Reg. Territorio e Ambiente e l’ARPA Sicilia, che, per quanto riguarda la rete di monitoraggio del suolo, prevede l’individuazione dei siti di monitoraggio regionali da inserire nella rete nazionale (siti chiave nazionale e siti di riferimento) e di eventuali siti addizionali per monitorare situazioni di interesse locale o regionale sul suolo (siti specialistici), nonché la validazione e la trasmissione dei dati raccolti al SIRA e poi al SINA. 2.4 ECOSISTEMI

Lo stato delle conoscenze relative alle specie vegetali, animali ed ai relativi habitat presenti in Sicilia è documentato da un notevole numero di pubblicazioni scientifiche. Infatti, vari Enti, prime fra tutti le Università, hanno realizzato numerose ricerche aventi per oggetto determinate categorie sistematiche e specifici ambiti territoriali.

Ciò che, fino ad oggi, è venuto a mancare è un’efficace organizzazione e gestione della notevole quantità d’informazioni disponibili, che consenta di possedere un quadro completo dello stato della biodiversità in Sicilia, alfine di attuare le idonee politiche di tutela e valorizzazione del patrimonio naturale.

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Lacuna che verrà al più presto colmata grazie alla predisposizione della Carta della Natura, prevista dalla Legge Quadro 394/91.

La Carta della Natura verrà realizzata attraverso il Complemento di Programmazione del POR Sicilia 2000-2006, con il compito d’individuare lo stato dell’ambiente naturale, integrando, coordinando ed utilizzando i dati disponibili nel territorio, evidenziandone i valori naturali ed i profili di vulnerabilità. La Carta della Natura rappresenta lo strumento territoriale a cui dovranno subordinarsi tutti gli altri interventi di pianificazione e di programmazione previsti dalla normativa ed operanti sul territorio.

Un possibile contributo per la creazione di una rete volta alla raccolta, omogeneizzazione e gestione dei dati disponibili verrà apportato dal neo Centro Tematico Nazionale – Conservazione della Natura dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente della Regione Sicilia.

La rete di monitoraggio dovrà poter fornire anche un supporto tecnico agli enti gestori delle aree protette per l'integrazione dei programmi e/o progetti previsti per la salvaguardia delle risorse ambientali e le azioni connesse ad altre aree della politica quali, ad esempio, l'agricoltura e la pesca al fine di conciliare una migliore qualità della vita ed uno sviluppo sostenibile.

2.5 INQUINAMENTO ACUSTICO

In Sicilia, non esistono attualmente reti di monitoraggio del rumore strutturate a scala regionale.

E’ presente una rete di monitoraggio del rumore da traffico veicolare nella città di Palermo gestita dall’AMIA – Azienda Speciale - e costituita da 6 stazioni; il Comune di Catania ha realizzato periodiche campagne di rilevamento del rumore. Inoltre, nei vari centri urbani dell’isola, i nove Dipartimenti Arpa Provinciali (ex Laboratori di Igiene e Profilassi) garantiscono l’attività di controllo, a mezzo di misurazioni isolate, al seguito di esposti pubbliche Amministrazioni, privati cittadini, Autorità giudiziaria.

La mancanza di una normativa regionale attuativa della legge quadro impedisce la realizzazione di una pianificazione territoriale, presupposto imprescindibile per la prevenzione, la tutela e il risanamento. 2.6 LE RADIAZIONI NON IONIZZANTI: L’INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO

Attualmente, mancano in Sicilia reti di monitoraggio dell’inquinamento elettromagnetico strutturate a scala regionale.

A livello comunale, nel corso del 2000, il Comune di Catania, in collaborazione con l’Università degli Studi di Catania e con OMNITEL S.p.A., ha realizzato, nell’ambito del progetto denominato “Cassiopea”, una rete di monitoraggio locale costituita da 15 stazioni fisse, di cui 10 di tipo indoor e 5 di tipo outdoor. Un’ulteriore attività di controllo è garantita dai rilievi eseguiti dai 9 Dipartimenti Arpa Provinciali (ex Laboratori d’Igiene e Profilassi), a seguito delle istanze avanzate.

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR 2000-2006 2. STATO DELLE CONOSCENZE

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR 2000-2006 2. STATO DELLE CONOSCENZE

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Assessorato Agricoltura e Foreste (1999): Piano di Sviluppo Rurale Regione Sicilia..

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR 2000-2006 2. STATO DELLE CONOSCENZE

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Scalzo G. (1998): Tesi di laurea “Primi risultati sull’applicazione del Regolamento CEE 2080/92 in Sicilia” – Dipartimento di Economia dei Sistemi Agro-Forestali ed Istituto di Coltivazioni Arboree - Facoltà di Agraria. Università di Palermo.

1.5 Ecosistemi Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (2002): Verso l’Annuario dei Dati Ambientali, primo popolamento degli indicatori SINAnet.. Amori G., Angelici F.M., Frugis S., Gandolfi G., Groppali R., Lanza B., Relini G. & Vicini G., (1993): Checklist delle specie della Fauna d'Italia. Vol.110. Vertebrata. Ministero dell'Ambiente & Comitato Scientifico per la Fauna d'Italia. Ed. Calderini, Bologna. Assessorato Agricoltura e Foreste (1999): Piano di Sviluppo Rurale Regione Sicilia.. Assessorato Territorio e Ambiente (1994): Carta dell’Uso del Suolo (scala 1:250000). Assessorato Territorio e Ambiente (1999): Relazione sullo Stato dell’Ambiente. ISTAT (1982 e 1991): Censimenti Generali dell'Agricoltura. ISTAT (anni 1995, 1996 e 1997): Coltivazioni agricole e foreste. ISTAT (1997): Statistiche dell’agricoltura. ISTAT (1998): Struttura e produzioni delle aziende agricole. Lo Valvo F. (1998): Status e conservazione dell’Erpetofauna siciliana. Naturalista siciliano., S. IV, XXII (1-2). PP. 53-71. Lo Valvo M., Massa B., Sarà M., (1993): Uccelli e paesaggio in Sicilia alle soglie del terzo millennio. Naturalista sicil., 17 (suppl.): 1-376. Ministero delle Politiche Agricole e Forestali e Istituto Sperimentale per l’Assestamento Forestale e l’Alpicoltura (1985): Inventario Forestale Nazionale. Pignatti S. & Sauli M.L. (1976): I tipi corologici della flora italiana e la loro distribuzione regionale. Arch. Bot. Biogeogr. Ital., 52, pp. 117-134. Pignatti S. (1982): Flora d’Italia. Ed agricole. Bologna. Pignatti S. (1994): Ecologia del Paesaggio.UTET. WWF Italia e Società Botanica Italiana (1997): Liste Rosse Regionali delle Piante d’Italia. Camerino. WWF Italia (1998): Libro Rosso degli Animali d'Italia Vertebrati.Roma. 1.6 Rischio tecnologico Agenzia Nazionale Protezione Ambientale: Valutazione ex ante del Piano di sviluppo del Mezzogiorno

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR 2000-2006 2. STATO DELLE CONOSCENZE

180

Comitato di Coordinamento – Provincia di Siracusa (2002): Piano di risanamento ambientale Ficco P.: Il nuovo Dlgs 17 agosto 1999, n. 334 ('Seveso bis'): come funziona la nuova prevenzione contro i rischi di incidenti rilevanti

1.7 Ambiente Urbano Agenzia Nazionale Protezione Ambientale: L’inquinamento elettromagnetico evoluzione normativa Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (2002): Verso l’Annuario dei Dati Ambientali, primo popolamento degli indicatori SINAnet AMIA – Azienda Speciale Palermo (2000): Il rilevamento dell’inquinamento acustico ed atmosferico nel comune di Palermo ARPA Emilia Romagna (2001): Analisi e progettazione delle reti di monitoraggio ambientale su scala regionale e subregionale Assessorato Territorio e Ambiente (1994): Carta dell’Uso del Suolo (scala 1:250000). Assessorato Territorio e Ambiente – Direzione Urbanistica (2000): Strumenti Urbanistici e Vincoli Operanti sui Territori Comunali della Regione Siciliana

1.8 Paesaggio e Patrimonio culturale Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (2002): Verso l’Annuario dei Dati Ambientali, primo popolamento degli indicatori SINAnet.. Assessorato dei Beni Culturali e Ambientali - Ufficio Piano Paesistico Regionale (1996): Linee guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale e relative cartografie digitali allegate. Azienda Foresta Demaniali della Regione Siciliana (1998): Conservazione e miglioramento dei boschi in Sicilia. Atti del secondo congresso nazionale di selvicoltura. Assessorato Territorio e Ambiente (1994): Carta dell’Uso del Suolo (scala 1:250000). Assessorato Territorio e Ambiente (1999): Relazione sullo Stato dell’Ambiente. Assessorato Territorio e Ambiente – Direzione Urbanistica (2000): Strumenti Urbanistici e Vincoli Operanti sui Territori Comunali della Regione Siciliana. Barbera G., La Mantia T., La Mela S. D., Marchetti M., Scalzo G. (2000): Productivity of Eucalyptus spp. in different environmental condition and silvicultural systems in Sicily - An updating description. Atti dell’ International Conference “Eucalyptus in the Mediterranean Basin: Perspectives and new Utilisations”. Taormina e Crotone. Fierotti G., (1988): Carta dei suoli della Sicilia., Università degli studi di Palermo, Assessorato territorio ed ambiente della Regione Siciliana. Palermo. Gemignani G., (1981): Ipotesi di intervento negli eucalitteti delle aziende Sicilfor-Siace. Quaderni Forestali, n. 2, pp.1-36. Pignatti S. (1994): Ecologia del Paesaggio. UTET Pignatti S. (1998): I boschi d’Italia, sinecologia e biodiversità. UTET Saporito, L., (1998): Stato attuale e problematiche selvicolturali dei rimboschimenti di eucalipto in Sicilia. Sherwood, n. 38, pp.23-30. Virgilio F., Schicchi R. & La Mela Veca D.S., (2000): Aggiornamento dell’inventario della popolazione relitta di Abies nebrodensis (Lojac.) Mattei. Naturalista siciliano, S. IV, XXIV (1-2)

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CAPITOLO 3

STATO DI RECEPIMENTO E ATTUAZIONE DELLA NORMATIVA AMBIENTALE

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 3. NORMATIVA AMBIENTALE

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3.1 IL RISPETTO DEI PRINCIPI COMUNITARI

Tra gli obiettivi principali dell’Unione europea particolare importanza riveste la promozione di uno sviluppo equilibrato e sostenibile1. A tale scopo, è prevista l’integrazione delle esigenze connesse alla tutela dell’ambiente nella definizione e nella attuazione di tutte le politiche e azioni comunitarie2.

Questa disposizione si applica anche agli interventi dei fondi strutturali tramite i quali si attua la politica di coesione economica e sociale: essi, in particolare, devono essere conformi alle disposizioni dei trattati3 nonché alla legislazione comunitaria in materia ambientale e compatibili con la politica comunitaria di tutela e miglioramento dell’ambiente4.

Lo strumento generale utilizzato al fine di stimare l’efficacia degli interventi strutturali rispetto ai loro obiettivi (compreso quello trasversale dello sviluppo sostenibile) è la valutazione che si articola in diverse fasi corrispondenti all’iter della programmazione ed attuazione degli interventi stessi (ex ante, intermedia ed ex post)5.

In particolare, per quanto riguarda l’obiettivo trasversale della tutela e miglioramento dell’ambiente, gli strumenti di programmazione di settore vengono redatti sulla base di un’apposita “valutazione ex ante della situazione ambientale della regione considerata, segnatamente per i settori ambientali sui quali presumibilmente l'intervento avrà un impatto notevole; delle disposizioni volte ad integrare l'aspetto ambientale nell'intervento, nonché della coerenza fra le prime e gli obiettivi a breve e lungo termine fissati a livello nazionale, regionale e locale (ad esempio, piani di gestione dell'ambiente); delle disposizioni intese ad assicurare il rispetto della normativa comunitaria in materia di ambiente. La valutazione ex ante fornisce una descrizione, quantificata nella misura del possibile, della situazione ambientale attuale e una stima dell'impatto atteso della strategia e degli interventi sulla situazione ambientale”6.

La valutazione ex ante (VEA) ambientale relativa al Quadro Comunitario di Sostegno 2000-2006 per le regioni italiane dell’obiettivo 1 e al Programma Operativo Regionale per la Regione Sicilia ha messo in luce gravi carenze dei dati di base sulla situazione ambientale rendendo necessario predisporre entro il 31.12.2002 una nuova e più completa stesura del documento.

Per quel che attiene in particolare alla rassegna sullo stato di applicazione delle direttive comunitarie, la Commissione ha richiesto alla Regione Siciliana maggiori informazioni su due punti in particolare:

??il recepimento nell'ordinamento regionale delle direttive VIA, Acque reflue e Rifiuti;

1 Art. 2 del Trattato sull’UE: “L'Unione si prefigge i seguenti obiettivi: - promuovere un progresso economico e sociale e un elevato livello di occupazione e pervenire a uno sviluppo equilibrato e sostenibile, in particolare mediante la creazione di uno spazio senza frontiere interne, il rafforzamento della coesione economica e sociale e l'instaurazione di un'unione economica e monetaria che comporti a termine una moneta unica, in conformità delle disposizioni del presente trattato”. 2 Art. 6 Trattato CE: “Le esigenze connesse con la tutela dell'ambiente devono essere integrate nella definizione e nell'attuazione delle politiche e azioni comunitarie di cui all'articolo 3, in particolare nella prospettiva di promuovere lo sviluppo sostenibile”. 3 Articoli 174-176 Trattato CE. 4 Articoli 1 ult. comma, 2 punto 5 secondo cpv, e 12 del Regolamento (CE) N. 1260/1999 del Consiglio del 21 giugno 1999 recante disposizioni generali sui Fondi strutturali. 5 Articolo 40 del Regolamento (CE) N. 1260/1999 Disposizioni generali : “ Per valutare l'efficacia degli interventi strutturali, l'azione comunitaria è oggetto di una valutazione ex ante, di una valutazione intermedia e di una valutazione ex post, volte a determinarne l'impatto rispetto agli obiettivi di cui all'articolo 1 e ad analizzarne le incidenze su problemi strutturali specifici”. 6 Art. 41 comma 2 lett. b) del Regolamento (CE) N. 1260/1999.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 3. NORMATIVA AMBIENTALE

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??le modalità tramite le quali gli interventi previsti dal POR assicurano il rispetto della normativa e della politica comunitaria in materia di ambiente e, con riferimento ai siti NATURA 2000, sulle disposizioni prese per assicurare il rispetto della Direttiva 92/43/CEE.

L’importanza della revisione ed aggiornamento della parte normativa della VEA ambientale deriva, inoltre, dal fatto che le azioni finanziate dai fondi strutturali devono comunque rispettare la normativa comunitaria in materia di ambiente anche nel caso in cui essa non sia esplicitamente recepita da leggi di settore. Anzi, il QCS individua nell’attuazione dei PO “l’occasione per una rapida attuazione del quadro tecnico, amministrativo e legislativo, indispensabile per colmare le lacune di conoscenza, pianificazione e programmazione e per un profondo rinnovamento degli attuali sistemi di governo e di gestione dell’ambiente” (cfr. § 2.6.1).

Il presente capitolo ha, quindi, ad oggetto l’integrazione della parte della VEA ambientale del POR Sicilia 2000-2006 che riguarda le disposizioni intese ad assicurare il rispetto della normativa comunitaria in materia di ambiente.

In primo luogo, è stata elaborata una tabella che evidenzia la coerenza del POR con i temi ambientali prioritari della politica comunitaria e con le disposizioni di diritto comunitario ambientale. Tale strumento consente di incrociare e confrontare le informazioni e i dati relativi a tre settori analitici:

• Componenti ambientali: aria, acqua, suolo (rischio idrogeologico, siti contaminati, agricoltura), rifiuti, ecosistemi (biodiversità, aree protette, foreste), ambiente urbano (qualità dell’aria, rumore, radiazioni non ionizzanti), patrimonio culturale, rischio tecnologico; aspetti integrati: Valutazione di impatto ambientale (VIA), Prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento (IPPC) e EMAS;

• Principali atti legislativi e strumenti di politica ambientale comunitari in materia ambientale;

• Assi e settori del POR interessate dai temi ambientali, che costituiscono anche implementazione delle norme comunitarie ad esse relative.

In secondo luogo, viene analizzato lo stato di recepimento e attuazione della normativa comunitaria ambientale a livello regionale. Allo scopo di rendere più immediato e leggibile il dato, sono state elaborate delle tabelle riassuntive delle informazioni contenute nel paragrafo. Nelle prime tre colonne sono riportate, rispettivamente, la normativa comunitaria, nazionale e regionale attualmente vigente. Una norma nazionale che recepisce una norma comunitaria viene riportata nella stessa riga di quest’ultima; analogamente avviene nel caso di una norma regionale attraverso cui si recepisce una norma quadro nazionale. La tabella riporta inoltre indicazioni sintetiche sullo stato di attuazione delle norme e sugli adempimenti che la legislazione comunitaria e nazionale impone alle regioni .

Infine, è stata analizzata la situazione relativa allo stato di attuazione di accordi istituzionali, strumenti di pianificazione esistenti riguardanti i settori di intervento del POR e progettazione integrata territoriale.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 3. NORMATIVA AMBIENTALE

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Tabella 1: ANALISI DI COERENZA ESTERNA - IL RISPETTO DEI PRINCIPI COMUNITARI

TEMI AMBIENTALI

PRINCIPALI ATTI LEGISLATIVI COMUNITARI IN MATERIA AMBIENTALE E STRUMENTI DI POLITICA AMBIENTALE ASSI E SETTORI INTERESSATI

Aria

a. VIA - 85/337/ Cee (97/11/Ce)

b. Prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento 96/61/ Ce

c. Direttiva “Seveso”

d. V Programma comunitario di politica e di azione a favore dell’ambiente e di uno sviluppo sostenibile “Per uno sviluppo durevole e Sostenibile

e. VI Programma di azione per l'ambiente. Ambiente 2010: il nostro futuro, la nostra scelta

ASSE 1:

- Rifiuti;

- Difesa del suolo;

- Energia.

ASSE 4:

- Sistemi produttivi industriali, artigianali e commerciali.

ASSE 5.

ASSE 6:

- Trasporti.

Acqua

a. VIA - 85/337/ Cee (97/11/Ce)

b. Rifiuti - 91/156/Cee

c. Rifiuti pericolosi - 91/689/Cee

d. Nitrati - 91/676/Cee

e. Prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento 96/61/ Ce

f. Acque reflue urbane - 91/271/Cee

g. Direttiva “Seveso”

h. V° Programma comunitario di politica e di azione a favore dell’ambiente e di uno

ASSE 1:

- Risorse idriche;

- Rifiuti;

- Difesa del suolo.

ASSE 4:

- Sistemi produttivi industriali, artigianali e commerciali;

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 3. NORMATIVA AMBIENTALE

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sviluppo sostenibile “Per uno sviluppo durevole e Sostenibile

i. VI Programma di azione per l'ambiente. Ambiente 2010: il nostro futuro, la nostra scelta

- Sistemi agricolo e rurale;

- Sistema produttivo turistico;

- Sistema della pesca e dell’acquacoltura.

ASSE 5

Suolo

(Rischio idrogeologico,

Siti contaminati,

Agricoltura)

a. VIA - 85/337/ Cee (97/11/Ce)

b. Rifiuti - 91/156/Cee

c. Rifiuti pericolosi - 91/689/Cee

d. Nitrati - 91/676/Cee

e. Habitat e specie - 92/43/Cee

f. Uccelli selvatici - 79/409/Cee

g. Prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento 96/61/ Ce

h. Acque reflue - 91/271/Cee

i. Direttiva “Seveso”

j. V° Programma comunitario di politica e di azione a favore dell’ambiente e di uno sviluppo sostenibile “Per uno sviluppo durevole e Sostenibile

k. VI Programma di azione per l'ambiente. Ambiente 2010: il nostro futuro, la nostra scelta

ASSE 1:

- Rifiuti;

- Difesa del suolo;

- Risorse idriche.

ASSE 4:

- Sistemi produttivi industriali, artigianali e commerciali;

- Sistemi agricolo e rurale;

- Sistema produttivo turistico;

- Sistema della pesca e dell’acquacoltura

ASSE 5

ASSE 6:

Trasporti

Ambiente urbano

(Qualità dell’aria,

Rumore,

a. VIA - 85/337/ Cee (97/11/Ce)

b. Rifiuti - 91/156/Cee

c. Rifiuti pericolosi - 91/689/Cee

d. Nitrati - 91/676/Cee

ASSE 1:

- Risorse idriche;

- Rifiuti;

- Energia.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 3. NORMATIVA AMBIENTALE

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Radiazioni non ionizzanti)

e. Prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento 96/61/ Ce

f. Acque reflue urbane - 91/271/Cee

g. Direttiva “Seveso”

h. V° Programma comunitario di politica e di azione a favore dell’ambiente e di uno sviluppo sostenibile “Per uno sviluppo durevole e Sostenibile

i. VI Programma di azione per l'ambiente. Ambiente 2010: il nostro futuro, la nostra scelta

ASSE 4:

- Sistemi produttivi industriali, artigianali e commerciali.

ASSE 5

ASSE 6:

- Trasporti.

Ecosistemi

(Biodiversità, Aree Protette, Foreste)

a. VIA - 85/337/ Cee (97/11/Ce)

b. Nitrati - 91/676/Cee

c. Habitat e specie - 92/43/Cee

d. Uccelli selvatici - 79/409/Cee

e. Prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento 96/61/ Ce

f. V° Programma comunitario di politica e di azione a favore dell’ambiente e di uno sviluppo sostenibile “Per uno sviluppo durevole e Sostenibile

g. VI Programma di azione per l'ambiente. Ambiente 2010: il nostro futuro, la nostra scelta

ASSE 1:

- Rete ecologica;

- Difesa del suolo;

- Risorse idriche.

ASSE 2.

ASSE 4:

- Sistemi agricolo e rurale;

- Sistema produttivo turistico;

- Sistema della pesca e dell’acquacoltura.

ASSE 5

ASSE 6:

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 3. NORMATIVA AMBIENTALE

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Trasporti

Rifiuti

a. VIA - 85/337/ Cee (97/11/Ce)

b. Rifiuti - 91/156/Cee

c. Rifiuti pericolosi - 91/689/Cee

d. Nitrati - 91/676/Cee

e. Prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento 96/61/ Ce

f. Acque reflue - 91/271/Cee

g. Direttiva “Seveso”

h. V° Programma comunitario di politica e di azione a favore dell’ambiente e di uno sviluppo sostenibile “Per uno sviluppo durevole e Sostenibile

i. VI Programma di azione per l'ambiente. Ambiente 2010: il nostro futuro, la nostra scelta

ASSE 1:

- Rifiuti.

ASSE 4:

- Sistemi produttivi industriali, artigianali e commerciali;

- Sistemi agricolo e rurale;

- Sistema produttivo turistico;

- Sistema della pesca e dell’acquacoltura.

ASSE 5

ASSE 6:

- Trasporti

Rischio tecnologico . Direttiva 96/82 CEE

ASSE 1:

- Rifiuti

ASSE 4

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 3. NORMATIVA AMBIENTALE

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ASPETTI INTEGRATI

SETTORE PRINCIPALI ATTI LEGISLATIVI COMUNITARI IN MATERIA AMBIENTALE E STRUMENTI DI POLITICA AMBIENTALE ASSI E SETTORI INTERESSATI

EMAS Regolamento n. 761 del 19/03/2001 Sull’adesione volontaria delle organizzazioni ad un sistema comunitario di ecogestione e audit (EMAS II ASSE 4

IPPC DIR 96/61

Prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento (IPPC Integrated Pollution Prevention and Control)

ASSE 4

VIA DIR 85/337 modificata dalla DIR 97/11

Concernente la valutazione dell' impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati

ASSE 1

ASSE 4

ASSE 5

ASSE 6

Valutazione d’incidenza Art. 6 DIR. 92/43/CEE

ASSE 1

ASSE 2

ASSE 4

ASSE 5

ASSE 6

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 3. NORMATIVA AMBIENTALE

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3.2 STATO DI RECEPIMENTO E ATTUAZIONE DELLE DIRETTIVE COMUNITARIE IN MATERIA AMBIENTALE

La legislazione ambientale del nostro Paese è maturata in un contesto caratterizzato da un progressivo trasferimento di quote sempre maggiori della sovranità statale in due direzioni. Da un lato, infatti, si è verificato un ampliamento di poteri e competenze dell’Unione Europea che si è dotata di una propria politica ambientale. Dall’altro, sul piano interno, è andato sempre più crescendo il ruolo degli Enti Locali e, in particolare, delle Regioni che si sono viste attribuire funzioni prima riservate allo Stato anche in materia ambientale, tanto in termini di pianificazione di settore, quanto in termini di controllo e implementazione della politica ambientale che esse stesse definiscono (v. D Lgs 31.3.98, n. 112, “Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni e agli Enti Locali, in attuazione del capo I della Legge 15 marzo 1997, n. 59”). In particolare la Regione Siciliana è dotata di più ampi margini di autonomia normativa. Infatti lo Statuto della regione Siciliana7, all’art.14 prevede che: “ L'Assemblea, nell'ambito della Regione e nei limiti delle leggi costituzionali dello Stato, senza pregiudizio delle riforme agrarie e industriali deliberate dalla Costituente del popolo italiano, ha la legislazione esclusiva sulle seguenti materie: a) agricoltura e foreste; b) bonifica; ……….. f) urbanistica; g) lavori pubblici, eccettuate le grandi opere pubbliche di interesse prevalentemente nazionale; h) miniere, cave, torbiere, saline; i) acque pubbliche, in quanto non siano oggetto di opere pubbliche d'interesse nazionale; l) pesca e caccia; ……… n) turismo, vigilanza alberghiera e tutela del paesaggio; conservazione delle antichità e delle opere artistiche; ………. r) istruzione elementare, musei, biblioteche, accademie; ……….” Ciò implica che nei settori in cui gode di competenza legislativa esclusiva, la Regione può assumere iniziative legislative anche in assenza di normativa nazionale; è questo ad esempio il caso del “nulla osta all’impianto” previsto dall’art. 5 della Legge regionale n. 181/81 che ha anticipato l’istituto della Valutazione d’impatto ambientale (vedi paragrafo 2.8). Ai fini della revisione della VEA ambientale del Programma Operativo Regionale per la Regione Sicilia 2000-2006, si fornisce di seguito una panoramica di sintesi dell’attuale quadro normativo in materia ambientale, con particolare attenzione alla ripartizione delle competenze in materia fra i livelli di governo nazionale e regionale, evidenziando al tempo stesso il ruolo dell’Unione Europea nel definire gli indirizzi e le strategie generali di questo settore. All’interno di

7 Statuto speciale della Regione Siciliana approvato con R.D.L. 15 maggio 1946, n. 455 (pubblicato nella G.U. del Regno d'Italia n. 133-3 del 10 giugno 1946), convertito in legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 2 (pubblicata nella GURI n. 58 del 9 marzo 1948), modificato dalle leggi costituzionali 23 febbraio 1972, n. 1 (pubblicata nella GURI n. 63 del 7 marzo 1972), 12 aprile 1989, n. 3 (pubblicata nella GURI n. 87 del 14 aprile 1989) e 31 gennaio 2001, n. 2 (pubblicata nella GURI n. 26 dell'1 febbraio 2001).

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 3. NORMATIVA AMBIENTALE

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ogni paragrafo viene, quindi, fornita una rassegna della legislazione comunitaria, nazionale e regionale di settore corredata di una tabella che registra lo stato di attuazione della normativa rispetto agli adempimenti di competenza regionale. La presenza di spazi bianchi accanto agli adempimenti regionali evidenzia che la Regione non ha ancora provveduto a mettere in atto quanto di sua competenza.

Il quadro normativo è stato definito con riferimento alle componenti ambientali: aria, acqua, suolo, rifiuti, ecosistemi e patrimonio culturale, ambiente urbano (qualità dell’aria, rumore, radiazioni non ionizzanti) e rischio tecnologico. Viene fornita, inoltre, una panoramica della normativa vigente in materia di Valutazione di impatto ambientale (VIA). Allo scopo di rendere più immediato e leggibile il dato, sono state elaborate delle tabelle riassuntive (riportate in allegato). 3.2.1 ARIA

L’attuale quadro di riferimento normativo in materia di qualità dell’aria e controllo dell’inquinamento atmosferico è il risultato di una serie di provvedimenti di settore emanati in fasi successive. Tali provvedimenti sono in alcuni casi ispirati ad approcci ed esigenze diversi, principalmente riconducibili al controllo degli impianti termici, degli impianti industriali e dei mezzi motorizzati, al raggiungimento degli obiettivi di qualità dell’aria, all’assunzione di provvedimenti urgenti e contingenti nelle aree urbane in relazione all’inquinamento da traffico, alla promozione di forme alternative di mobilità. Tale contesto normativo è stato peraltro profondamente innovato con il recepimento della Direttiva Quadro 96/62/CE del 27 settembre 1996 relativa alla valutazione e gestione della qualità dell’aria ambiente, che ha definito (ed aggiornerà periodicamente) gli obiettivi di qualità dell’aria e i criteri generali di monitoraggio ed intervento per la tutela ed il risanamento.

L’innovazione concettuale e di approccio è destinata a riflettersi sulla normativa nazionale, che verrà progressivamente sostituita dalle disposizioni attuative della Direttiva, come previsto all’art. 13 del Decreto Legislativo 4 agosto 1999, n. 351, di attuazione della Direttiva 96/62/CE .

Sotto il profilo dell’articolazione delle competenze, diverse novità sono state introdotte rispetto all’ordinamento preesistente, oltre che dalla nuova Direttiva Europea, dal DLgs 112/98 che specifica le competenze statali, sostanzialmente coincidenti con quelle già previste dal DPR 24 maggio 1988 n. 203 emanato in attuazione delle direttive CEE 80/779, 84/360 e 85/203, concernenti norme in materia di qualità dell’aria e di inquinamento prodotto dagli impianti industriali. Più in particolare, nell’ambito di un quadro comunitario nel quale i valori limite e gli indirizzi generali delle politiche di tutela sono ormai definiti dall’Unione Europea attraverso la Direttiva 96/62/CE e le Direttive che ad essa seguiranno:

- lo Stato esercita le funzioni di indirizzo, per le Regioni e gli Enti Locali, definendo i criteri generali per il monitoraggio, per le analisi dei dati rilevati e per l’elaborazione dei diversi piani e interviene direttamente, da una parte, fissando i valori limite, i valori guida, i livelli di attenzione e i livelli di allarme e dall’altra redigendo il piano di azione per raggiungere i livelli fissati dall’Unione Europea;

- la Regione ha competenze in materia di programmazione degli interventi e di introduzione di misure e limiti più restrittivi rispetto a quelli nazionali, che sono esercitate tramite il Piano di tutela e risanamento dell’inquinamento atmosferico; essa esercita inoltre diverse funzioni amministrative ed, in particolare, quelle inerenti il rilascio delle autorizzazioni (attività industriali) e svolge attività di coordinamento per il sistema di monitoraggio e di controllo sul rispetto della normativa.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 3. NORMATIVA AMBIENTALE

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La Regione Siciliana, nell’esercizio delle funzioni di elaborazione dei Piani regionali di rilevamento, prevenzione, conservazione e risanamento della qualità dell’aria, ha adottato tre diversi provvedimenti relativi alle aree industriali del territorio regionale maggiormente inquinate: Gela, Milazzo e Siracusa (vedi tabella).

Per completezza e’ opportuno infine segnalare che il 20 Settembre 2002 è stato emanato un Decreto Ministeriale di attuazione dell'art. 5 della legge 28 dicembre 1993, n. 549, recante misure a tutela dell'ozono stratosferico, norme tecniche e modalità per la prevenzione delle emissioni in atmosfera delle sostanze lesive durante le operazioni di recupero dalle apparecchiature fuori uso.

Con lo stesso Decreto inoltre sono state dettate le modalità per garantire la qualità del sistema delle misure di inquinamento atmosferico, ai sensi del decreto legislativo n. 351/1999 con riferimento alla disciplina in materia di valutazione e di gestione della qualità dell'aria ambiente. Tab. 3.1. Aria

STRUMENTI OPERATIVI DI RISANAMENTO E DI TUTELA DI COMPETENZA DELLE REGIONI

STATO DI ATTUAZIONE

Elaborazione dei Piani regionali di rilevamento, prevenzione, conservazione e risanamento della qualità dell’aria. (DPR 203/88, DM 20/05/91, DM 27/03/98). Individuazione delle zone che, per condizioni metereologiche e presenza di sorgenti fisse o mobili di rilevante potenzialità emissiva, possono essere interessate da episodi acuti di inquinamento. (DM 20/05/91) Individuazione delle autorità competenti alla gestione delle situazioni di allerta per le zone potenzialmente interessate da episodi acuti di inquinamento atmosferico. (DPR 10/01/92)

DA n. 67/17 del 13/02/98 modificato dal DA n. 298/17 del 26/06/98 (Direttive per il contenimento dell’inquinamento atmosferico nell’area industriale di Milazzo). DA n. 66/17 del 13/02/98 (Direttive per il contenimento dell’inquinamento atmosferico nell’area industriale di Gela) DA n. 888/17 del 12/07/91 (Modifiche del DA 12/07/91 concernente norme di comportamento per la limitazione delle emissioni nocive nell’area industriale di Siracusa)

Elaborazione - per le zone in cui i livelli superano i valori limite - di Piani d’azione contenenti le misure da attuare nel breve periodo (D.Lgs. 351/99, Dir. CEE 96/62).

Adozione di piani e programmi, anche integrati, per il raggiungimento dei valori limite. (D.Lgs. 351/99, Dir. CEE 96/62).

3.2.2 RUMORE

Il quadro di riferimento normativo è costituito essenzialmente dalla L 447/95, “Legge quadro sull’inquinamento acustico”, che ordina la materia stabilendo le competenze regionali e locali, distinguendo le sorgenti sonore in due categorie: quelle fisse e quelle mobili e introducendo, quali termini di riferimento per il conseguimento degli obiettivi generali di prevenzione e tutela,diversi valori (“limite di emissione”, “limite di immissione assoluto o differenziale”, “di attenzione”, “di qualità”). Oltre a tale Legge si devono considerare i decreti applicativi: il DPCM 18.9.97 (luoghi di

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 3. NORMATIVA AMBIENTALE

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intrattenimento danzante o di pubblico spettacolo), il DM 31.10.97 (rumore aeroportuale e aree di rispetto), il DPCM 14.11.97 (valori limite di immissione, valori di attenzione, valori di qualità), il DPCM del 5.12.97 (requisiti acustici), il DPR 11.12.97, n. 496, (attività aeroportuali).

La ripartizione delle competenze tra lo Stato, le Regioni e gli Enti Locali è definita dalla normativa di settore citata, ma anche dalla legislazione inerente il riordinamento delle funzioni della pubblica amministrazione ed, in particolare, dal DLgs 112/98 che conferisce, alle Regioni ed agli Enti Locali, tutte le funzioni amministrative non classificate come di rilievo nazionale dallo stesso decreto.

Il quadro risulta essere il seguente: - lo Stato fissa i valori limite, i livelli di qualità e i requisiti acustici da rispettare e determina i

criteri generali relativi al monitoraggio del rumore ed alla progettazione finalizzata alla tutela dall’inquinamento. Oltre al ruolo di coordinamento e indirizzo lo Stato esercita un potere di programmazione e di intervento diretto nel caso di particolari situazioni di necessità e per garantire il contenimento delle emissioni generate dalle grandi infrastrutture di trasporto;

- la Regione esercita funzioni di indirizzo, attraverso la predisposizione di Direttive e criteri da osservare nella predisposizione dei diversi piani, funzioni di programmazione, attraverso il Piano triennale di bonifica dell’inquinamento acustico, ed eventualmente esercita anche i poteri sostitutivi nel caso di inerzia degli Enti Locali nell’adempimento delle competenze assegnate. La legge quadro sull’inquinamento acustico (L. 447/95) assegna alle Regioni competenze

specifiche di indirizzo e coordinamento delle attività di tutela dall’inquinamento acustico ma la Regione Siciliana non ha ancora tradotto in legge i principi dettati dalla legge nazionale. Il principale effetto della mancanza della norma regionale comporta che, allo stato attuale, la maggior parte dei comuni siciliani non hanno proceduto alla zonizzazione acustica del territorio. Tab. 3.2 Rumore

STRUMENTI OPERATIVI DI RISANAMENTO E DI TUTELA DI COMPETENZA DELLE REGIONI

STATO DI ATTUAZIONE

Esercizio dei poteri sostitutivi in caso di inadempienza dei Comuni (riguardanti anche il Piano di risanamento acustico) o di conflitto tra i Comuni. (L. 447/95)

Definizione di criteri per la redazione e approvazione dei Piani di risanamento acustico. (L. 447/95)

Predisposizione del Piano triennale per la bonifica dell’inquinamento acustico. (L. 447/95)

Approvazione del Piano di risanamento acustico in caso di inerzia del Comune o nei casi di gravi e particolari problemi di inquinamento acustico. (L. 447/95)

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 3. NORMATIVA AMBIENTALE

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3.2.3 ACQUE

Il quadro di riferimento normativo in materia di acque è stato recentemente ridefinito sia per quanto riguarda l’aspetto della gestione delle risorse idriche, a seguito della Legge 19 Dicembre 1994 n.36, sia per quanto attiene alla tutela delle acque, a seguito del D.Lvo 11 maggio 1999 n. 152 come modificato ed integrato dal D.Lgs. n.258 del 18 Agosto 200, che costituiscono i principali riferimenti in materia di acque. In particolare, quest’ultimo provvedimento di settore, che si raccorda con la complessiva ripartizione delle competenze tra le amministrazioni pubbliche, avviata con la Legge 59/97 (cosiddetta Legge Bassanini) e attuata, in questo caso, con il successivo Decreto Legislativo n. 112/98, si configura come un testo unico che introduce importanti modifiche e riordina il sistema delle norme in materia di qualità delle acque e di scarichi nei corpi idrici e nel suolo. Il Titolo III del D.Lgs. 112/98 sul decentramento amministrativo contempla il conferimento alle Regioni e agli enti locali delle funzioni e dei compiti in materia di ambiente, territorio e infrastrutture.

- lo Stato mantiene le funzioni inerenti la redazione dei piani di livello nazionale, la definizione di criteri e metodologie generali per l’attuazione dei piani di livello inferiore, la fissazione di specifici limiti, obiettivi e divieti inerenti la qualità delle acque e gli scarichi, l’elaborazione dei dati e delle informazioni in riferimento al territorio nazionale, la vigilanza e l’intervento per le acque marine. Per quanto riguarda la gestione delle risorse idriche, lo Stato emana le Direttive per il censimento e il monitoraggio, per la protezione dall’inquinamento, per la programmazione del loro uso razionale, per la gestione del servizio idrico integrato, per il risparmio idrico. Lo Stato, inoltre, esercita i poteri sostitutivi in caso di inadempienza agli obblighi comunitari delle Regioni e degli Enti Locali, nonché i poteri di ordinanza in caso di urgente necessità (D.Lgs 11.5.1999, n. 152 e 18 agosto 2000 n. 258);

- la Regione esercita in via generale tutte le funzioni amministrative non specificatamente riservate allo Stato ed, in particolare, individua gli Ambiti Territoriali Ottimali (previsti dalla L. n 36/94) ed i criteri generali rivolti alle Province e ai Comuni. Per quanto attiene alla tutela delle acque, le principali competenze comprendono: la definizione delle classi e delle destinazioni d’uso delle acque e delle correlate misure necessarie a mantenere o raggiungere gli obiettivi di qualità; l’individuazione e delimitazione delle zone vulnerabili o da salvaguardare e la elaborazione dei relativi programmi di intervento o attivazione di strumenti di controllo; la formulazione di misure e Direttive volte a favorire il risparmio idrico e ridurre i consumi. Le competenze sono altresì definite, in base al DLgs 258/00, da successivi provvedimenti

dello Stato e da quelli che devono essere adottati dalle Regioni; fino alla emanazione dei citati provvedimenti le Amministrazioni Pubbliche, compresa l’ANPA, le ARPA e le Autorità di bacino, esercitano le competenze già spettanti.

La Regione Sicilia ha recepito la Legge 19 dicembre 1994, n. 36 (nota anche come legge Galli) con la L.R. 27 aprile 1999 n. 10 “Misure di finanza regionale e norme in materia di programmazione, contabilità e controllo. Disposizioni varie aventi riflessi di natura finanziaria”, e solo successivamente ha delimitato gli Ambiti territoriali ottimali. Infatti con decreto presidenziale n. 114/Gr. IV/S.G. del 16 maggio 2000, pubblicato sulla GURS n. 26 del 2 giugno 2000 e successivo decreto presidenziale 7 agosto 2001, su proposta degli Assessori regionali per il territorio e l'ambiente e per i lavori pubblici, sono stati determinati gli ambiti territoriali ottimali per la gestione e l'utilizzazione delle risorse idriche nella Regione siciliana, ai sensi dell'art. 69, comma 1, lett. b, della legge regionale 27 aprile 1999, n. 10.

Nella Regione Siciliana, come chiarito dalla circolare assessoriale prot. 19906 del 04/04/02, quanto compiutamente disciplinato in materia di acque dalla normativa regionale continua ad essere valido se non risulta in contrasto con il D.lvo 152/99 e successive modifiche ed integrazioni

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 3. NORMATIVA AMBIENTALE

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ovvero nei casi non contemplati dallo stesso. Inoltre trova diretta applicazione la parte normativa relativa alle sanzioni penali prevista dal suddetto decreto legislativo.

In atto la situazione determinatasi nella Regione Siciliana in materia di tutela delle acque superficiali e sotterranee e dei cicli di depurazione, ha indotto il Governo nazionale a dichiarare, lo stato d'emergenza.

In particolare, con l’ordinanza n.3052/2000 del 31 marzo 2000 (Interventi per il superamento dell'emergenza idrica nella Regione Siciliana) il Ministero dell’Interno ha nominato il presidente della Regione siciliana Commissario Delegato per realizzare le azioni e gli interventi necessari al superamento della emergenza idrica nel territorio della Regione.

Il Commissario delegato ai sensi dell'art. 2 dell'O.M. n.3052/2000 provvede al completamento dei programmi degli interventi già finanziati e in corso o da approntare e realizzare per fronteggiare la situazione di emergenza nei settori dell'approvvigionamento, adduzione, potabilizzazione e distribuzione delle acque, delle fognature e della depurazione delle acque reflue, del riutilizzo e recapito delle acque depurate, provvedendo, altresì, ad individuare i soggetti attuatori degli interventi.

L'art. 9 dell'Ordinanza n. 3052/2000, modificato dall'art. 11 dell’ordinanza n.3072/2000, dispone che il Commissario provveda all'utilizzazione delle risorse comunitarie, nazionali, regionali e locali destinate alla realizzazione di opere di fognatura, collettamento, depurazione e riutilizzo.

Con ordinanza n.3136 del 25 maggio 2001 al Commissario delegato sono state attribuite alcune competenze previste dal Lgs. 152/99.

In particolare per quanto il settore risorsa idrica il Commissario delegato ??predispone ed approva il piano di tutela di cui all’art. 44 del d.lgs. 152/99; ??elabora ed attua il programma di rilevamento di cui all’art. 42 del d.lgs. 152/99; ??attua il monitoraggio richiesto dalle direttive comunitarie in materia di acque destinate al

consumo umano, di acque di balneazione, di acque idonee alla vita dei pesci e dei molluschi; ??predispone ed attua il programma per la conoscenza e la verifica dello stato qualitativo e

quantitativo delle acque superficiali e sotterranee dell’intero territorio regionale, ai sensi dell’art. 43 del d.lgs 152/99; ??individua ogni possibilità di riutilizzo delle acque reflue depurate nonchè di risorse idriche non

potabili ed attua un programma stroordinario di interventi per la loro utilizzazione; ??individua, progetta e realizza gli interventi di tutela della qualità delle acque, di risanamento

ambientale ed igienico-sanitari previsti dagli artt. 27, 31 e 32 del d.lgs. 152/99, e successive modifiche ed integrazioni, in forma integrata con gli interventi per il riutilizzo agricolo delle acque depurate.

II Commissario per la tutela dell'emergenza (circolare commissariale n 1177 del 4 febbraio 2002) assicura, altresì, la continuità dell'utilizzo delle acque provenienti dagli impianti di trattamento.

II POR Sicilia 2000 2006 si pone come obbiettivo la tutela e la salvaguardia dei corpi idrici superficiali e sotterranei attraverso la realizzazione delle seguenti infrastrutture: ??Realizzazione e/o potenziamento impianti di depurazione reflui civili; ??Adeguamenti degli scarichi degli impianti di depurazione ai parametri del D. L. 152/99 e

successive modifiche ed integrazioni; ??Realizzazione di collettori di adduzione all'impianto di depurazione esistente; ??Realizzazione di reti fognarie in zone sprovviste con nuovo apporto di refluo trattato

dall'esistente I.D. di accertata capacità ricettiva. In relazione a quanto sopra, il Commissario delegato per l'emergenza idrica in Sicilia, con

propri provvedimenti, ha finanziato interventi di spesa già individuati dal Ministero dell'Ambiente

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 3. NORMATIVA AMBIENTALE

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finalizzati alla realizzazione di opere per la salvaguardia delle acque superficiali e cicli di depurazione previsti nella misura 1.041 del POR Sicilia 2000/2006.

Con ordinanza n. 1008 del 26.11.2001 i progetti previsti in tale programma di spesa sono stati ritenuti coerenti con gli interventi previsti dal POR Sicilia 2000 2006 e pertanto cofinanziabili ;dalla U. E.

Tabella 3.3. Acque

STRUMENTI DI TUTELA E GESTIONE DI COMPETENZA REGIONALE

STATO DI ATTUAZIONE

Delimitazione degli Ambiti Territoriali Ottimali dei servizi idrici integrati. (L. 36/94)

Decreto presidenziale n. 114/Gr. IV/S.G. del 16 maggio 2000 e D.P. 7 agosto 2001

Rilevamento delle caratteristiche del bacino idrografico ; Rilevamento dello stato di qualità dei corpi idrici; Piani di tutela (artt. 42,43 e 44 d.lgs.152/99)

OPCM n. 3136 del 25 maggio 2001

Individuazione ed attuazione delle misure necessarie a conseguire o mantenere gli obiettivi di qualità ambientale “buono” o “elevato” per i corpi idrici rilevanti. (D Lgs. 152/99)

OPCM n. 3136 del 25 maggio 2001

Elaborazione ed attuazione di Programmi d’azione obbligatori per la tutela e il risanamento delle acque dall’inquinamento causato da nitrati di origine agricola, sulla base delle misure e indicazioni definiti a livello nazionale. (D Lgs. 152/99)

Formulazione delle indicazioni per la delimitazione delle zone di protezione delle risorse idriche e individuazione, al loro interno, di tre tipologie di aree di cui detta la disciplina. (D Lgs. 152/99)

Norme e misure per la riduzione dei consumi e l’eliminazione degli sprechi di acqua e per il risparmio idrico in agricoltura. (D Lgs. 152/99)

Predisposizione ed attuazione di un programma di controllo delle concentrazioni dei nitrati nelle acque dolci, sulla base dei criteri fissati a livello nazionale. (D Lgs. 152/99)

3.2.4 SUOLO

La normativa di settore è relativa alle tematiche della difesa del suolo (dissesto e rischio idraulico e geologico), della bonifica dei siti inquinati, delle attività estrattive, del rischio sismico, della vulnerabilità idrogeologica. I riferimenti normativi che principalmente concorrono a definire organicamente i soggetti competenti e gli strumenti di programmazione e intervento, sono:

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 3. NORMATIVA AMBIENTALE

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- la Legge 183/89, riguardante la difesa del suolo, che istituisce le Autorità di bacino e individua nel Piano di bacino lo strumento di studio e di programmazione mediante il quale definire i criteri di gestione unitaria dei bacini idrografici di rilievo nazionale, interregionale e regionale. La Legge prevede inoltre che le Autorità dei bacini di rilievo nazionale elaborino e adottino uno schema previsionale e programmatico per definire le linee fondamentali di assetto del territorio con riferimento alla difesa del suolo e predispongano un programma per lo sviluppo, coordinamento e gestione delle basi conoscitive di supporto alla pianificazione di bacino;

- il DLgs 258/00, che detta norme sulla tutela dei corpi idrici sotterranei ed in particolare individua gli interventi da attuare nel caso delle aree sensibili, delle aree vulnerabili da nitrati di origine agricola o da prodotti fitosanitari, delle aree soggette a processi di desertificazione. Tale Decreto apporta inoltre modifiche al DPR 236/88, ridefinendo le norme relative alle aree di salvaguardia ed alle zone di protezione delle risorse idriche sotterranee;

- il DLgs 22/97, sulla gestione dei rifiuti, che detta anche norme inerenti la messa in sicurezza, la bonifica e il recupero dei siti inquinati, stabilendo le diverse competenze in materia e gli strumenti idonei per intervenire. La ripartizione delle competenze è definita dalle Leggi di settore e da quelle di riforma della pubblica amministrazione, la L 142/90 e il DLgs 112/98. La Legge 142/90, assegna alla Provincia, in via generica, le competenze amministrative nel settore della difesa del suolo ed in modo puntuale stabilisce che, nell’ambito della redazione del Piano territoriale di coordinamento, la Provincia deve approfondire tale tematica e indicare le linee di intervento in materia di difesa del suolo. Il DLgs 112/98, indica le funzioni di rilievo nazionale che restano di competenza dello Stato e attribuisce le rimanenti e quelle già specificatamente indicate dalla normativa di settore alle Regioni e agli Enti Locali. Le competenze risultano così suddivise:

- lo Stato, in materia di difesa del suolo, svolge (tramite le Autorità di bacino nazionali) una attività di pianificazione e intervento diretto (Programmi di intervento), esercita funzioni di programmazione e di indirizzo generale nonché forme di coordinamento per le amministrazioni regionali e locali ed ancora ricorre ai poteri sostitutivi in caso di inadempienza di queste ultime.

Nel caso delle cave le competenze sono limitate a definire i requisiti dei ripristini ambientali ammissibili a finanziamento, mentre per quanto attiene alle bonifiche lo Stato interviene direttamente, individuando i siti inquinati di rilevanza nazionale e relative priorità e progetti, ed indirettamente fissando i criteri generali e gli indirizzi, rivolti alle Regioni e agli Enti Locali, per l’effettuazione dei rilievi, la redazione dei Piani e la predisposizione dei progetti di bonifica. Lo Stato identifica, inoltre, per quanto riguarda gli aspetti della vulnerabilità del sottosuolo, le aree sensibili e le zone vulnerabili sottoposte a specifica disciplina.

Tra le azioni avviate per contrastare il fenomeno della desertificazione c’è il Programma d’Azione Nazionale (PAN) approvato con Delibera CIPE nel 1999, finalizzato allo sviluppo sostenibile, con l’obiettivo di ridurre le perdite di suolo per gli effetti dei cambiamenti climatici o delle attività antropiche. Presso il Ministero dell’Ambiente con DPCM del 26/9/97 è stato a tal fine istituito il Comitato Nazionale per la Lotta alla Siccità e alla Desertificazione, con l’obiettivo di seguire la predisposizione del PAN e del Programma regionale della lotta alla siccità, in applicazione del punto 2 della suddetta Delibera e art. 20 del D.L. 152/99.

La Regione, per quanto attiene alla difesa del suolo, oltre all’attività di pianificazione di bacino e di programmazione degli interventi idraulici, idrogeologici e forestali, esercita le funzioni amministrative riguardanti il vincolo idrogeologico.

La Regione Siciliana, in attuazione delle disposizioni emanate dallo Stato con D.L. 180/98 (convertito con legge 267/98) e successive modifiche ed integrazioni, con D.A. 298/41 del 4/7/00 ha adottato il Piano Straordinario per l’assetto idrogeologico con cui vengono individuate le aree del territorio regionale soggette a rischio molto elevato o elevato, mentre con D.A. 176/S9 del 04/04/2002 ha individuato i bacini prioritari per la redazione del PAI (Piano assetto Idrogeologico) in attuazione dell’art. 130 della L.R 3maggio 2001 n. 6. Il Piano straordinario per l’assetto

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 3. NORMATIVA AMBIENTALE

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idrogeologico è stato aggiornato con successivo D.A. 543 del 25/07/02 relativamente ad alcuni comuni della Regione Siciliana. Con il Piano Straordinario del rischio idrogeologico si da l’avvio alla individuazione e perimetrazione delle aree a rischio idrogeologico di cui alla legge 183/89.

In materia di attività estrattive la Regione Siciliana, a norma dell’art. 14 dello Statuto, ha competenza esclusiva in materia di miniere, cave, torbiere e saline. In ragione di tale competenza ha emanato la L.R. 9 dicembre 1980 n. 127 “Disposizioni per la coltivazione dei giacimenti minerari da cava e provvedimenti per il rilancio e lo sviluppo del comparto lapideo di pregio nel territorio della Regione Siciliana”. Detta legge, seppur in alcune parti modificata ed integrata da successive norme regionali costituisce la normativa base per l’attività estrattiva in Sicilia. Per quanto concerne gli aspetti ambientali tale normativa dispone, per il recupero ambientale dei siti interessati da attività estrattiva, la presentazione anche di uno studio di fattibilità e progetto di massima delle opere di recupero ambientale della zona da porre in essere nel corso o a termine dell’attività.

Detta attività prima soggetta a preventivo nulla osta di impatto ambientale previsto dalla L.R 181/81, attualmente è soggetta a procedura di verifia o di impatto ambientale regionale previsti dalla L.R.6/2000.

In tema di desertificazione, in conformità al PAN (Programma di Azione Nazionale) la Regione Siciliana ha istituito con D.P.Reg. 171 del 20/7/00 un apposito Comitato di Coordinamento per la definizione del Programma Regionale per la lotta alla desertificazione.

Per quanto concerne la conoscenza del territorio, con legge finanziaria n. 67/88 e successiva Delibera CIPE, il Ministero dell’Ambiente ha finanziato 42 fogli geologici in scala 1:50.000 e successivamente con Legge 305/89 (PTTA) sono stati finanziati un primo stralcio di 7 fogli e uno geomorfologico.

Con successiva legge n. 438/95 sono stati finanziati altri 3 fogli, e infine con legge 226/99 ulteriori 9 fogli.

La prima legge della Regione Siciliana che tratta di cartografia geologica è la L.R. 30 novembre 1949, n. 54.

Con la L.R. 65/81 viene disposto che la formazione degli strumenti urbanistici generali ed esecutivi deve essere compatibile con gli studi geologici che i comuni sono tenuti ad effettuare nel territorio interessato.

Per quanto attiene il tema della difesa dei litorali, con l’art. 13 della legge regionale 65/81 è stata prevista la redazione del Piano Regionale di Difesa dei Litorali, che ad oggi non è comunque stato adottato. Con l’art. 21 della legge 31 luglio 2002 n.179 “Disposizioni in materia ambientale”, sono state assegnate alla regione le competenze di cui all’art. 35 del D.lvo 152/99 inmateria di movimentazioni materiali di scavo di fondali marini. Tabella 3.4 Suolo

STRUMENTI DI TUTELA E GESTIONE DI COMPETENZA REGIONALE

STATO DI ATTUAZIONE

Perimetrazione delle aree a rischio idrogeologico e relative misure di salvaguardia. (D. L. 180/98, L. 267/98)

D. A. n. 298/41 del 4/7/00 Adozione del Piano Straordinario per l’assetto idrogeologico con cui vengono individuate le aree del territorio regionale soggette a rischio "Molto Elevato" o "Elevato". D.A. 543 del 25.07.02 “Aggiornamento al piano straordinario per l'assetto idrogeologico di alcuni comuni della Regione siciliana.” già adottato con 298/41 del 4/7/00.

Adozione di Piani stralcio per l’assetto D.A. 176/S9 del 04.04.02 “Individuazione dei

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idrogeologico. (D. L. 180/98, L. 267/98)

bacini prioritari per la redazione del PAI”. (art. 130 Lr 3 maggio 2001 n. 6)

Elaborazione, approvazione e attuazione dei Piani di bacino idrografico di rilievo regionale. (L. 183/89)

Adozione, tramite i Piano di bacino, di specifiche misure di tutela per le aree vulnerabili alla desertificazione. (D. Lgs. 152/99)

Progetto Integrato Regionale (PIR) Desertificazione in corso di predisposizione. D.P.Reg. 171 del 20/7/00 “Istituzione di un apposito Comitato di Coordinamento per la definizione del Programma Regionale per la lotta alla desertificazione.”

3.2.5 PATRIMONIO CULTURALE ED ECOSISTEMI

Il quadro di riferimento normativo in materia di tutela del patrimonio culturale ed in materia di tutela e pianificazione della natura del paesaggio (con particolare riferimento al suo significato ecologico) è articolato a livello nazionale in un certo senso in modo settoriale.

Di seguito si elenca la normativa nazionale di maggiore rilievo: - Legge 874/75 sulle specie animali e vegetali in via di estinzione; - Legge 812/78 e Legge 42/83 relative alla protezione degli uccelli e delle specie migratorie; - Legge 979/82 del 31/12/82 (Disposizioni per la difesa del mare), in applicazione della

convenzione di Barcellona; - Legge 127/85 sulle aree protette nel Mediterraneo; - DPR 448/76 inerente le zone umide (Convenzione di Ramsar del 1971); - Legge 503/85 sulla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa; - Legge 394/91 che definisce i criteri generali inerenti l’istituzione e gestione delle aree

protette, stabilendo i soggetti competenti e le relative funzioni nonché gli strumenti di pianificazione territoriale e di programmazione socio economica;

- DPR 357/97 che detta norme per la conservazione degli habitat naturali o seminaturali e l’istituzione dei siti di interesse comunitario nonché introduce divieti e limiti per la tutela della flora e della fauna selvatica in applicazione delle Direttive 79/409/CE e 92/43/CE;

- Legge 157/92 inerente la protezione della fauna e l’esercizio della caccia e prevede altresì l’individuazione e l’istituzione di aree finalizzate alla riproduzione e ripopolamento delle specie faunistiche nonché l’istituzione di zone di protezione all’interno o contigue alle rotte migratorie dell’avifauna;

- DLgs 490/99, testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali ed ambientali, ai sensi dell’art. 1 della legge 8 ottobre n. 352.

Relativamente al settore delle aree naturali protette la Regione Siciliana si è dotata di una normativa di settore con notevole anticipo sulla normativa nazionale. Infatti il primo atto normativo sulle aree protette risale al all’anno 1981 con la legge n. 98 del 6 maggio recante disposizioni per la istituzione di parchi e riserve naturali nel territorio regionale. La legge n 98 è stata successivamente modificata ed integrato dalle seguenti leggi:

- Lr. 6 maggio 1981, n. 98; - Lr. 9 agosto 1988 , n. 14; - Lr. 3 ottobre 1995, n. 71; - Lr. 6 aprile 1996 , n. 16;

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200

- Lr. 18 maggio 1996, n. 34. Importante strumento di pianificazione introdotto dalla LR 98/81 è il “Piano regionale dei

parchi e delle riserve naturali”, approvato con DA 970/91 che contiene le indicazioni per ciascuna area protetta della delimitazione di massima e del regime di protezione da adottare anche nelle aree adiacenti. Tale piano individua 79 riserve naturali ricadenti nei territori delle 9 province siciliane e rappresenta un campionario assai vasto di ambienti naturali che ammontano ad una superficie complessiva 2.570.840 ettari pari al 12.87% di territorio regionale protetto.

In attuazione al sopraccitato piano dall’anno 1991 ad oggi sono stati emanati i decreti istitutivi di quasi tutte le riserve naturali e di due parchi regionali.

Attualmente il patrimonio naturale protetto regionale comprende quattro parchi regionali (Madonie, Etna, Nebrodi e Alcantara) e 78 riserve.

Ai fini della direttiva Habitat (92/43/CEE) sono stati indicati 222 Siti di Interesse Comunitario (SIC) e 47 ZPS per l’inclusione nella rete Natura 2000.

Il POR Sicilia 2000-2006, all’interno dell’Asse I (Risorse naturali) contiene una misura specificamente dedicata alla creazione della rete ecologica siciliana (misura 1.11 del CdP “Sistemi territoriali integrati ad alta naturalità”) per l’attuazione della quale è in corso di redazione un Progetto Integrato Regionale (PIR) “Rete Ecologica”.

Con specifico riferimento al settore del patrimonio culturale, la Regione Siciliana a norma dell’art 14 lett. n) dello Statuto gode di competenza legislativa esclusiva (“tutela del paesaggio; conservazione delle antichità e delle opere artistiche”). Nell’esercizio di queste competenze, la Regione si è dotata di una legge (L.R. 80/1977) che (art. 3) stabilisce che tutte le attribuzioni di competenze della Regione in materia di beni culturali e ambientali sono esercitate dall’Assessorato dei Beni culturali e ambientali e della Pubblica Istruzione. Successivamente, la L.R. 15/1991 (art. 5) ha attribuito il compito di porre i vincoli previsti dall’art. 1 ter della l. 431/1985 all’Assessorato dei Beni culturali e ambientali. Con L.R. 30 aprile 1991, n. 15, “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 27 dicembre 1978, n. 71, in materia di urbanistica e proroga di vincoli in materia di parchi e riserve naturali” sono state adottate le “Linee guida del Piano territoriale paesistico regionale”. Tabella 3.5. Patrimonio culturale ed ecosistemi STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE E

DI TUTELA DI COMPETENZA REGIONALE

STATO DI ATTUAZIONE

Individuazione dei siti con habitat naturali e habitat di specie da proporre come siti di interesse comunitario. (DPR 357/97)

Individuati 222 S.I.C. Istituite n. 47 Z.P.S.

Istituzione delle zone di protezione all’interno o contigue alle rotte migratorie dell’avifauna (L.157/92)

Redazione del Piano faunistico venatorio regionale e coordinamento dei Piani provinciali. (L. 157/92)

Piano regionale faunistico-venatorio 1998/2002 (D.P.Reg. 08.10.1998).

Redazione ed approvazione di Piani territoriali paesistici o di Piani urbanistico territoriali (aventi finalità di salvaguardia dei valori paesistici e ambientali), relativi ai beni di interesse paesaggistico ( D.Lgs. 490/99)

Linee guida del Piano territoriale paesistico regionale (L.R. 30 aprile 1991, n. 15, Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 27 dicembre 1978, n. 71, in materia di urbanistica e proroga di vincoli in materia di parchi e riserve naturali).

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3.2.6 RIFIUTI

La disciplina nazionale in materia di gestione dei rifiuti risulta caratterizzata dal progressivo adeguamento al sistema normativo comunitario. Questo è incentrato e costruito sulle due Direttive Quadro 91/156/CEE e 91/689/CEE relative rispettivamente ai rifiuti ed ai rifiuti pericolosi, le quali sono e saranno ulteriormente integrate da direttive relative a particolari categorie di rifiuti e a specifiche operazioni di smaltimento, recupero e trasporto di rifiuti.

A livello nazionale il nucleo normativo generale in materia di gestione dei rifiuti è costituito dal DLgs 22/97 che ha recepito le due Direttive Quadro 91/156 e 91/689 e la Direttiva 94/62. In attuazione del DLgs 22/97 sono state inoltre adottate numerose norme regolamentari e tecniche. Il Decreto Legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, nel definire una nuova strategia di gestione dei rifiuti, introduce l’ordine gerarchico dei principi secondo il quale assoluta priorità viene assegnata alla prevenzione della produzione di rifiuti, seguita dal recupero ed infine dallo smaltimento in condizioni di sicurezza. Lo smaltimento viene quindi a costituire una fase residuale della gestione dei rifiuti. Allo smaltimento vero e proprio saranno destinati solamente i rifiuti non valorizzabili.

Per quanto riguarda l’articolazione delle competenze tra le pubbliche amministrazioni, in base alle norme di settore ed ai provvedimenti di riforma generale, risulta il seguente quadro: - allo Stato spettano principalmente:

a) le funzioni di indirizzo e coordinamento; b) la definizione dei criteri generali e delle metodologie per la gestione integrata dei rifiuti; c) l’individuazione delle iniziative e delle misure per prevenire e limitare la produzione dei

rifiuti; d) l’individuazione dei flussi omogenei di produzione dei rifiuti con più elevato impatto

ambientale.; e) la definizione dei piani di settore per la riduzione, il riciclaggio, il recupero e

l’ottimizzazione dei flussi di rifiuti; i) la determinazione dei criteri generali per l’elaborazione dei piani regionali di gestione dei

rifiuti ed il coordinamento dei piani stessi. - Sono di competenza delle Regioni principalmente:

a) la predisposizione, l’adozione e l’aggiornamento dei piani regionali di gestione dei rifiuti; b) la regolamentazione delle attività di gestione dei rifiuti; c) l’elaborazione, l’approvazione e l’aggiornamento dei piani per la bonifica di aree

inquinate; d) l’approvazione dei progetti di nuovi impianti per la gestione dei rifiuti, anche pericolosi, e

l’autorizzazione alle modifiche degli impianti esistenti; e) l’autorizzazione all’esercizio delle operazioni di smaltimento e di recupero dei rifiuti,

anche pericolosi f) la delimitazione, in deroga all’ambito provinciale, degli ambiti ottimali per la gestione dei

rifiuti urbani e assimilati; g) emanazione, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del D.lgs. 22/97, di norme

affinché gli uffici pubblici coprano il fabbisogno annuale di carta con una quota di carta riciclata pari almeno al 40 % di detto fabbisogno.

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La gestione dei rifiuti in Sicilia è al momento disciplinata da una normativa emergenziale costituita da diverse ordinanze della Presidenza del Consiglio, Dipartimento della Protezione Civile.

Tali Ordinanze nominano Commissario Delegato per l’Emergenza Rifiuti in Sicilia, il Presidente della Regione Siciliana, per la predisposizione di un piano di interventi di emergenza nel settore della gestione dei rifiuti e per la realizzazione delle opere necessarie per far fronte alla situazione di emergenza.

Si tratta di provvedimenti scaturiti dalla grave crisi determinatasi nel settore dello smaltimento dei R.S.U. avendo assunto la stessa carattere di emergenza igienico-sanitaria con risvolti anche di ordine pubblico.

In particolare con O.P.C.M. n° 2983 del 31 maggio 1999 la regione Sicilia veniva posta sotto regime di commissariamento.

La stessa Ordinanza di Commissariamento dava i poteri di intervento di cui all’art.13 D.lgs. 22/97, ai Prefetti delle varie Province , per l’individuazione e l’attivazione di discariche d’emergenza.

Con nota n° 1287 del 3 dicembre 1999 il Commissario Delegato chiedeva la proroga dell’Ordinanza di Commissariamento di almeno 1 anno.

La stessa proroga è stata concessa con L’Ordinanza n° 3048 del 31 marzo 2000, estendendo i poteri del Commissario Delegato anche ai rifiuti speciali e pericolosi, fino al 31 dicembre 2001 ed imponendo all’art.1 la predisposizione del piano di gestione rifiuti e delle bonifiche delle aree inquinate di cui all’art.22 D.lvo 22/97 e di un piano degli interventi di emergenza per la realizzazione degli interventi necessari a far fronte alla situazione di emergenza.

Il 21 Luglio 2000 è stata emanata una nuova Ordinanza, la n° 3072, in cui viene imposta l’ individuazione e la localizzazione degli impianti a carattere prioritario nonché la definizione degli ambiti e dei sub-ambiti territoriali ottimali di cui gli impianti dovranno essere al servizio. Trattasi prevalentemente di impianti per la produzione di C.D.R (combustibile da rifiuti)

Con Decreto commissariale 25/07/2000 n.150 è stato approvato il documento delle priorità degli interventi in materia di rifiuti in Sicilia (P.I.E.R.). Con tale provvedimento viene approvata la suddivisione del territorio siciliano negli Ambiti e Sub Ambiti concernenti gli impianti di produzione di CDR e relative stazioni di trasferenza.

La successiva Ordinanza Ministeriale n. 3190 del 2 marzo 2002 modifica ed integra in modo sostanziale le precedenti ordinanze.

Con Ordinanza Commissariale dell’11 giugno 2002 sono state approvate le “Linee guida per la raccolta differenziata dei rifiuti urbani”.

Al momento però non esiste ancora una gestione dei rifiuti on ambito ATO o sub-ATO L’ultimo provvedimento di proroga dello stato di emergenza rifiuti è costituito dall’O.P.C.M.

n.3190 (marzo 2002). La gestione dei dati in materia, al momento è di competenza della struttura commissariale

emergenza rifiuti, tale ente è anche Amministrazione responsabile delle misure1.14 e 1.15 del P.O.R (infrastrutture e strutture per la gestione integrata dei rifiuti; riduzione della compromissione ambientale da rifiuti).

L’unico dato che può essere assunto come certo è quello relativo ad uno smaltimento dei RSU nella quasi totalità (98% della produzione totale) in discarica, in quanto non sono stati raggiunti gli obiettivi della raccolta differenziata previsti dal decreto 22/97.

A fronte di tali quantità la raccolta differenziata, tappa essenziale ed irrinunciabile nella strategia gestionale dei rifiuti, ad oggi, supera di poco il 2%.

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Non risultano in esercizio nel territorio regionale impianti di termovalorizzazione dei rifiuti, necessari e peraltro previsti, in una logica di gestione integrata dei rifiuti, dalle politiche ambientali nazionali e comunitarie.

Con l’Ordinanza commissariale del 29/05/02 sono state dettate le Linee guida per la progettazione, costruzione e gestione degli impianti di compostaggio.

Con l’ Ordinanza commissariale del 29/05/02 è stato adottato il Piano Stralcio per il settore dei rifiuti inerti.

Con l’Ordinanza commissariale 11/06/02 sono state dettate le Linee guida per la raccolta differenziata dei rifiuti urbani.

L’ Ordinanza Commissariale N. 734 del 22 agosto 2002 ha prorogato il termine previsto dal D.L. 286/2001 in merito alla autorizzazione allo smaltimento in discarica dei rifiuti indifferenziati. Ai sensi dell'art. 5 comma 6 D.Lgs 22/97, infatti, a partire dal 1 ° gennaio 2000 è consentito smaltire in discarica solo i rifiuti inerti, i rifiuti individuati da specifiche norme tecniche ed i rifiuti che residuano dalle operazioni di riciclaggio, di recupero e di smaltimento di cui ai punti D2, D8, D9, D10 e D11 dell'Allegato B dal medesimo D.Lgs.. Tale termine del 1° gennaio 2000 per lo smaltimento dei rifiuti indifferenziati in discarica era stato prorogato (Decreto Legge 286/2001) sino all'adozione di specifiche norme tecniche e regolamentari in materia e comunque non oltre il 22 agosto 2002. Non essendo state emanate tali norme tecniche e regolamentari, il Commissario, di concerto con il Ministero dell’ambiente e del Territorio (nota Gab. N. 2002/8758809 del 22 agosto 2002), ha disposto la prosecuzione dello smaltimento dei rifiuti in discarica, secondo quanto previsto nei singoli provvedimenti prefettizi autorizzativi, in deroga a quanto previsto dall'art. 5, comma 6, del D.Lgs. n. 22/97, come prorogato dal D.L. n. 186/2001, fino all'entrata in vigore del decreto legislativo per l'attuazione della direttiva comunitaria sulle discariche e comunque per un periodo non superiore a tre mesi eventualmente rinnovabile.

Tabella 3.6. Rifiuti STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE E

DI TUTELA DI COMPETENZA REGIONALE

STATO DI ATTUAZIONE

Predisposizione, adozione e aggiornamento dei piani regionali di gestione dei rifiuti (D.Lgs. 22/97)

Decreto commissariale 25/07/2000 n.150 (Piano Interventi Emergenza Rifiuti P.I.E.R.) Ordinanza commissariale del 29/05/02: Piano Stralcio per il settore dei rifiuti inerti.

Elaborazione, approvazione e aggiornamento dei piani per la bonifica di aree inquinate (D.Lgs. 22/97)

Delimitazione, in deroga all’ambito provinciale, degli ambiti ottimali per la gestione dei rifiuti urbani e assimilati (D.Lgs. 22/97)

Decreto commissariale 25/07/2000 n.150 (Piano Interventi Emergenza Rifiuti P.I.E.R.)

Regolamentazione delle attività di gestione dei rifiuti (D.Lgs. 22/97)

Ordinanza commissariale del 29/05/02: linee guida per la progettazione, costruzione e gestione degli impianti di compostaggio Ordinanza commissariale 11/06/02: linee guida per la raccolta differenziata dei rifiuti urbani

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3.2.7 RADIAZIONI NON IONIZZANTI

In materia di tutela dall’inquinamento elettromagnetico l’Unione Europea ha emanato varie direttive, risoluzioni e raccomandazioni che hanno fissato alcune linee di indirizzo e di principio che sono state in parte recepite dagli stati membri. In particolare, con la Raccomandazione del Consiglio del 12 Luglio 1999 - relativa alla limitazione dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici da 0 Hz a 300 GHz - è stato sottolineato il principio di precauzione ed è stato attribuito agli stati membri la facoltà di fissare un livello di protezione più elevato rispetto a quello contenuto nella stessa Raccomandazione.

Partendo dai principi contenuti nella predetta raccomandazione comunitaria, il legislatore nazionale ha recentemente sottoposto la pregressa normativa in materia ad una significativo aggiornamento e revisione, con la emanazione di una Legge Quadro (Legge n. 36/2001), che ha definito i principi fondamentali e le competenze specifiche ai fini della tutela dell'ambiente e della salute della popolazione e dei lavoratori. Alcuni aspetti legati alla tutela dai campi elettromagnetici, erano comunque già contenuti nella legislazione precedente, a partire dalle norme tecniche relative alla costruzione degli elettrodotti.

La normativa italiana in questo settore, come gran parte delle analoghe disposizioni vigenti a livello europeo ed internazionale, ha carattere esplicitamente protezionistico ambientale e si ispira a principi di precauzione e di minimizzazione dei rischi. Nell’insieme i limiti fissati dalla normativa nazionale, tengono conto sia dei rischi connessi agli “effetti acuti”, sia dei possibili effetti per i quali non risulta ancora stabilito un nesso causale fra esposizione ed insorgenza di patologie, con riferimento anche agli effetti a lungo termine.

Con l’emanazione della legge quadro risulta confermata l’attenzione del legislatore nazionale – anche rispetto agli indirizzi europei ed internazionali - nei riguardi dei possibili rischi connessi all’esposizione alle radiazioni non ionizzanti. La legge quadro, nel ricondurre ad una disciplina unitaria le norme nel tempo emanate per la tutela da differenti tipologie di sorgenti, ha inoltre fissato le competenze dello Stato e quelle demandate alle Regioni ed agli altri enti locali, nonché le procedure per gli interventi di risanamento degli impianti non conformi alla nuova disciplina. La piena attuazione della legge resta comunque legata alla emanazione di decreti di attuazione mediante i quali dovranno essere fissati nuovi limiti.

In attesa dell’emanazione dei decreti previsti dalla legge quadro prima richiamata, restano pienamente operativi, i limiti precedentemente fissati per la tutela dai campi a frequenza estremamente bassa e più recentemente per le radio- frequenze.

CAMPI A FREQUENZA ESTREMAMENTE BASSA

Per le sorgenti di campi generati dalle frequenze industriali a 50 Hz, le norme fondamentali sono quelle emanate con il DPCM 23 aprile 1992 e successive modifiche ed integrazioni.

In particolare, il decreto fissa dei limiti (differenti a seconda che si possa prevedere una esposizione a carico di individui della popolazione per una parte significativa della giornata o una esposizione limitate a poche ore al giorno) in funzione dei valori di campo elettrico e di induzione magnetica. Lo stesso decreto fissa anche distanze di rispetto dei conduttori delle linee aree esterne superiori a 132 KV dai fabbricati adibiti ad abitazione (o ad altra attività che comporta tempi di permanenza prolungati), in funzione della tensione della linea elettrica e l’obbligo di avviare le azioni di risanamento.

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CAMPI A FREQUENZA ELEVATA (RADIOFREQUENZE)

Per quanto riguarda le radiofrequenze, i limiti di emissioni sono attualmente quelli fissati dal DM 10 settembre 1998 n. 381. Tale decreto ha stabilito i limiti di esposizione per il campo elettrico, il campo magnetico e la densità di potenza, in base alla frequenza della radiazione considerata in ambiente libero, nell’intervallo di frequenza 100 kHz - 300 GHz Il DM 381/98 ha prescritto inoltre che la progettazione e la realizzazione dei nuovi apparati, nonché l'adeguamento di quelli preesistenti, deve avvenire in maniera da minimizzare l'esposizione della popolazione al campo elettromagnetico. Per tali motivi, "in corrispondenza di edifici adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore" i limiti sono stati ulteriormente ridotti e sono stati introdotti valori di cautela indipendenti dalla frequenza. Il decreto ha inoltre stabilito i compiti della Regione in materia di disciplina della installazione degli impianti, di raggiungimento di obiettivio di qualità e di vigilanza.

In materia di radiazioni non ionizzanti lo Stato esercita le funzioni relative:

a) alla determinazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità, b) alla promozione di attività di ricerca e di sperimentazione tecnico-scientifica,

c) all’istituzione del catasto nazionale delle sorgenti fisse e mobili dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici e delle zone territoriali interessate, al fine di rilevare i livelli di campo presenti nell’ambiente;

d) alla determinazione dei criteri di elaborazione dei piani di risanamento di competenza delle regioni;

e) all’individuazione delle tecniche di misurazione e di rilevamento dell’inquinamento elettromagnetico;

f) alla realizzazione di accordi di programma con i gestori di elettrodotti;

h) alla determinazione dei parametri per la previsione di fasce di rispetto per gli elettrodotti.

Le Regioni esercitano le funzioni relative:

a) all’individuazione dei siti di trasmissione e degli impianti per telefonia mobile, degli impianti radioelettrici e degli impianti per radiodiffusione;

b) alla definizione dei tracciati degli elettrodotti con tensione non superiore a 150 kV, con la previsione di fasce di rispetto;

c) alla definizione delle modalità per il rilascio delle autorizzazioni alla installazione degli impianti;

d) alla realizzazione e la gestione, in coordinamento con il catasto nazionale di un catasto delle sorgenti fisse dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici;

e) alla adozione su proposta dei soggetti gestori, di un Piano di risanamento al fine di adeguare, in modo graduale, e comunque entro il termine di 24 mesi, gli impianti radioelettrici già esistenti ai limiti di esposizione, ai valori di attenzione ed agli obiettivi di qualità stabiliti.

La Regione è dotata di poteri sostitutivi che esercita nel caso in cui il gestore dell’elettrodotto non presenti, nei termini previsti dall’art. 9, comma 2 della legge quadro, la proposta di Piano di risanamento al fine di assicurare la tutela della salute e dell’ambiente. In questa ipotesi, il Piano viene redatto dalla Regione nei tre mesi successivi alla scadenza dei termini richiamati.

Le regioni, inoltre, definiscono le competenze che spettano alle province ed ai comuni, nel rispetto di quanto previsto dalla legge 31 luglio 1997, n. 249.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 3. NORMATIVA AMBIENTALE

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Ulteriori disposizioni in materia di trasferimento e risanamento di impianti radiotelevisivi che superano o concorrono a superare in modo ricorrente i limiti e i valori stabiliti in attuazione dell’art. 1 comma 6, lett. a) n° 15 l. n° 249/97 sono state dettate dal D.L. n° 5/2001 convertito nella legge n. 66/2001. L’art. 2 ha stabilito che la Regione, in attesa del Piano di assegnazione delle frequenze di cui all’art. 1 del medesimo decreto legge, individua, i siti nei quali devono essere trasferiti gli impianti. La Regione, inoltre, a norma del dell’art. 1 comma 2 del decreto legge citato, deve disporre le azioni di risanamento previste dal DM. 381/98 a carico dei titolari degli impianti, irrogando le sanzioni previste ed eventualmente - nel caso di reiterazione delle violazioni – richiedendo al Ministero delle Comunicazioni la disattivazione degli impianti non a norma.

In materia di impianti per le telecomunicazioni, più recentemente, è stato emanato il Decreto Legislativo 4 settembre 2002, n.198 recante “Disposizioni volte ad accelerare la realizzazione delle infrastrutture di telecomunicazioni strategiche per la modernizzazione e lo sviluppo del Paese, a norma dell'articolo 1, comma 2, della legge 21 dicembre 2001, n. 443”. Tale provvedimento ha detta nuovi principi in materia di installazione e modifica di impianti rientranti nelle categorie di infrastrutture di telecomunicazioni - considerate strategiche ai sensi dell'articolo 1, comma 1, della legge 21 dicembre 2001, n. 443 (Legge obiettivo) – al fine di accelerare la realizzazione delle suddette infrastrutture. Secondo quanto previsto dal suddetto decreto, l'installazione di infrastrutture per impianti radioelettrici e la modifica delle caratteristiche di emissione di questi ultimi è autorizzata dagli enti locali, previo accertamento, da parte dell’ARPA, della compatibilità del progetto con le prescrizioni fissate dalle legge quadro n. 36/2001, e relativi provvedimenti di attuazione. Il decreto prevede inoltre che la Regione dovrà provvedere alle finalità fissate dal decreto, nell'ambito delle competenze ad essa spettante ai sensi dello statuto regionale e delle relative norme di attuazione, secondo quanto disposto dall’ordinamento regionale.

LA NORMATIVA REGIONALE

La Regione Siciliana non ha ancora provveduto all'emanazione di una apposita disciplina in materia di tutela dai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici.

Tra le iniziative attuate dalla Regione si segnala comunque:

??la circolare dell’Assessorato regionale alla Sanità, di prot. n. 1004 del 12/8/1999, con la quale sono stati indicati i criteri organizzativi degli uffici appartenenti alle A.S.L. preposti ai controlli in materia di tutela dalle esposizioni alle radiazioni non ionizzanti;

??la circolare dell’Assessorato regionale al Territorio e Ambiente di prot. n. 2818 del 17/4/2000 con la quale sono state divulgate nell’ambito della Regione le “Linee guida applicative” del predetto D.M. 381/98, predisposte a cura dell’ANPA.

Tabella 3.7 Radiazioni non ionizzanti Principali strumenti operativi di risanamento

e di tutela di competenza della Regione Stato di attuazione

Individuazione dei siti di trasmissione e degli impianti per telefonia mobile, degli impianti radioelettrici e degli impianti per radiodiffusione (Legge Quadro n.36 del 22.02.01, DM 381/98)

In attesa dell’emanazione del regolamento previsto dall’art. 5 della L. 36/2001

Definizione dei tracciati degli elettrodotti con tensione non superiore a 150 kV, con la previsione di fasce di rispetto(Legge Quadro n.

In attesa dell’emanazione del regolamento previsto dall’art. 5 della L. 36/2001

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 3. NORMATIVA AMBIENTALE

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36 del 22.02.01, D.M. 381/98)

Definizione delle modalità per il rilascio delle autorizzazioni alla installazione degli impianti; (Legge Quadro n.36 del 22.02.01, D.M. 381/98)

Per gli impianti di telecomunicazioni, il rilascio delle autorizzazioni è ora disciplinato dal decreto legislativo 4/9/2002 n. 198, nel rispetto delle competenze delle Regioni

Realizzazione della gestione, in coordinamento con il catasto nazionale di un catasto delle sorgenti fisse dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici. (Legge Quadro n. 36 del 22.02.01, D.M. 381/98)

Il catasto nazionale è in via di costituzione

Individuazione degli strumenti e delle azioni per il raggiungimento degli obiettivi di qualità (Legge Quadro n. 36 del 22.02.01, D.M. 381/98,).

Adozione, entro dodici mesi e su proposta degli enti gestori degli impianti radioelettrici e sentiti i Comuni interessati, di un piano di risanamento al fine di adeguare gradualmente gli impianti non a norma (Legge Quadro n.36 del 22.02.01)

In attesa dell’emanazione del decreto previsto dall’art. 4, c.2, lett. a) della L. 36/2001

Approvazione, su proposta dei soggetti gestori, di un Piano di risanamento degli elettrodotti con tensione non superiore a 150 KV al fine di adeguare, in modo graduale, gli impianti non a norma (Legge Quadro n.36 del 22.02.01)

In attesa dell’emanazione del decreto previsto dall’art. 4, c.2, lett. a) della L. 36/2001

Definizione delle competenze che spettano alle Province ed ai Comuni nelle materie di cui al comma 1, art. 8 della Legge Quadro n. 36 del 22.02.2001

Disciplina dell’installazione e della modifica degli impianti di radiocomunicazione al fine di garantire il rispetto dei limiti previsti dall’art. 3 del D.M. 381/98, il raggiungimento di obiettivi di qualità e delle attività di controllo e vigilanza (Art. 5 D.M. 381/98)

Individuazione dei siti dove trasferire, su iniziativa della Regione, gli impianti di radiodiffusione sonora e televisiva che superano o concorrano a superare in modo ricorrente i limiti previsti dalla normativa vigente (L. n. 66 del 20/3/2001)

Avvio delle azioni di risanamento degli impianti di radiodiffusione sonora e televisiva che superano o concorrano a superare in modo ricorrente i limiti previsti dalla normativa vigente (D.M. 381/98 e L. n. 66 del 20/3/2001)

Irrogazione delle sanzioni a carico degli impianti di radiodiffusione sonora e televisiva che non ottemperino all’ordine di riduzione a conformità (L. n. 66 del 20/3/2001)

Segnalazione al Ministero dell’Ambiente degli

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impianti di radiodiffusione sonora e televisiva che non ottemperino all’ordine di riduzione a conformità (L. n. 66 del 20/3/2001) 3.2.8 RISCHIO TECNOLOGICO

La disciplina in materia di industrie a rischio di incidente rilevante è stata per la prima volta dettata dalla direttiva 82/501 CEE recepita con D.P.R. 175/88. L’incidente rilevante viene definito come “un avvenimento quale un’emissione, un incendio, un’esplosione di rilievo connessi ad uno sviluppo incontrollato di un’attività industriale che dia luogo ad un pericolo grave, immediato o differito, per l’uomo, all’interno o all’esterno dello stabilimento, e per l’ambiente e che comporti l’uso di una o più sostanze pericolose”. Successivamente è intervenuta la direttiva 96/82 CEE che ha abrogato la direttiva 82/501 CEE. Il D.lgs. n° 334 del 1999, ha recepito la direttiva 96/82 e ha abrogato il D.P.R. 175/88, stabilendo al contempo che fino alla emanazione dei decreti attuativi, restano in vigore le norme tecniche previgenti. Da ultimo con decreto del Ministero dell’Interno 19.03.2001 sono state introdotte norme specifiche in materia di “Procedure di prevenzione incendi relative ad attività a rischio di incidente rilevante”.

La disciplina di settore mira a prevenire gli incidenti rilevanti connessi a determinate sostanze pericolose e a limitarne le conseguenze per l’uomo e per l’ambiente. La responsabilità viene posta in capo al gestore, cioè la persona fisica o giuridica che gestisce o detiene lo stabilimento. Quest’ultimo è costituito da tutta l’area sottoposta al controllo del gestore, nella quale sono presenti sostanze pericolose all’interno di uno o più impianti o depositi, comprese le infrastrutture o le attività comuni o connesse. Le sostanze pericolose sono quelle indicate o individuate in base ai criteri dettati dagli allegati tecnici del decreto. Per “presenza di sostanze inquinanti” si intende la presenza, reale o prevista, nello stabilimento di sostanze pericolose, ovvero quelle che si reputa possano essere generate, in caso di perdita di controllo di un processo industriale, in quantità eguale o superiore a quelle indicate dagli allegati tecnici.

Per quanto riguarda l’articolazione delle competenze tra le pubbliche amministrazioni: - allo Stato spetta:

a) comunicare agli altri Stati membri dell’UE l’elenco degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante con possibili effetti transfrontalieri;

b) informare tempestivamente la Commissione sugli incidenti rilevanti verificatisi sul territorio nazionale;

c) predisporre e aggiornare l’inventario degli stabilimenti suscettibili di causare incidenti rilevanti.

- alle Regioni (art 72 D.lg. 112/98) compete disciplinare l’esercizio delle competenze amministrative in materia di incidenti rilevanti; in particolare: a) individuare le autorità competenti titolari delle funzioni amministrative e dei provvedimenti

discendenti dall’istruttoria tecnica e stabilire le modalità di adozione degli stessi; b) definire le modalità per il coordinamento dei soggetti che procedono all’istruttoria tecnica; c) definire le procedure per l’adozione degli interventi di salvaguardia dell’ambiente e del

territorio in relazione alla presenza di stabilimenti a rischio di incidente rilevante; d) rendere accessibili alla popolazione interessata le informazioni relative ai rischi di incidenti

rilevanti;

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e) effettuare i controlli sulla base dei criteri stabiliti con decreto ministeriale di attuazione. Fino alla emanazione della disciplina descritta da parte delle Regioni, le funzioni istruttorie

sono svolte dal Comitato Tecnico regionale di cui all’art. 20 del DPR 577/82. Tabella 3.8 Rischio tecnologico Principali strumenti operativi di risanamento e di tutela

di competenza della Regione Stato di attuazione

Individuazione delle autorità competenti titolari delle funzioni amministrative e dei provvedimenti in materia di incidenti rilevanti discendenti dall’istruttoria tecnica e delle modalità di adozione degli stessi (D.lgs. n° 334 del 1999).

Definizione delle procedure per l’adozione degli interventi di salvaguardia dell’ambiente e del territorio in relazione alla presenza di stabilimenti a rischio di incidente rilevante (D.lgs. n° 334 del 1999).

3.2.9 LA VALUTAZIONE D’IMPATTO AMBIENTALE

La regolamentazione delle pronunce di compatibilità ambientale di cui all’art. 6 della legge

08.07.1986 n° 249, recante l’istituzione del Ministero dell’Ambiente e norme in materia di danno ambientale, in applicazione della direttiva 85/337/CEE del 27.06.1985 in ambito nazionale è disciplinata dal DPCM 10.08.1988 n° 377 e dal DPCM 27.12.1988 “Norme tecniche per la redazione degli studi di impatto ambientale e la formulazione del giudizio di compatibilità ambientale di cui all’art. 6 della legge sopracitata.

Queste norme tecniche sono state integrate successivamente dai seguenti DPR: 11 febbraio 1998, 2 settembre 1999 n. 348.

La Direttiva 97/11/CEE ha modificato la precedente Direttiva 85/337CEE prendendo atto degli elementi critici evidenziati in oltre 10 anni di sperimentazione. Le innovazioni più significative riguardano il campo di applicazione, le modalità di scoping e di screening (DPR 12.04.1996 “Atto di indirizzo e di coordinamento per l’attuazione dell’art. 40. comma 1 della l. 22.02.1994 n° 146, concernente disposizione in materia di impatto ambientale) e la valutazione dei progetti suscettibili di avere effetti in paesi confinanti. Inoltre la Direttiva 97/11/CEE ha dato l’opportunità agli Stati membri di raccordare la VIA ad altre Direttive comunitarie, come ad esempio la Direttiva per la prevenzione e riduzione integrata dell’inquinamento (IPPC), al fine di conseguire una semplificazione delle procedure e una loro maggiore efficacia. Il recepimento di tale Direttiva in Italia è ancora parzialmente incompiuto.

La Regione Siciliana con l’art. 5 L.R. n° 181/81 si dotava di uno strumento, il “nulla osta all’impianto”, relativo alle attività produttive, che anticipava di fatto l’istituto della Valutazione d’impatto ambientale introdotto per la prima volta dalla direttiva 85/337 CEE.

Successivamente è stato introdotto il “nulla osta in materia di impatto ambientale” (art. 30 L.R. n° 10/93) riguardante essenzialmente le opere infrastrutturali.

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Valutazione Ex-Ante Ambientale POR Sicilia 2000-2006 3. NORMATIVA AMBIENTALE

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Con D.P.Reg. del 14.11.2000 si è provveduto all’emanazione della deliberazione della Giunta regionale n° 255 del 13.10.2000 relativa al recepimento del DPR 12.04.1996, che modifica, a sua volta, le deliberazioni n° 4 e 20 del gennaio 1999 e 115 del 11.05.1999.

L’art. 91 L.R.03.05.201 n° 6 ha completato il recepimento del D.P.R. 12.04.1996 e del D.P.C.M. del 3 settembre 1999 individuando l’autorità competente in materia di VIA nell’Assessorato del territorio e dell’ambiente che si avvale, a tal fine, di un apposito ufficio. L’ambito di applicazione della disciplina è definito dal comma 4: ” Le procedure di verifica previste dall'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica 12 aprile 1996 si applicano alle proposte di modifica o ampliamento di progetti già autorizzati, o realizzati o in fase di realizzazione, che rientrano nell'elenco delle tipologie progettuali di cui agli allegati A e B del decreto del Presidente della Repubblica 12 aprile 1996 e successive modifiche”8.

L’art. 91 semplifica e razionalizza la materia in quanto stabilisce che il giudizio di compatibilità ambientale è sostitutivo di ogni ulteriore parere, nulla osta, autorizzazione di natura ambientale di competenza dell'Assessorato Regionale del Territorio e dell'Ambiente in forza di leggi o regolamenti regionali.

L’articolo inoltre prevede che, con regolamento, siano individuate le tipologie progettuali per le quali i giudizi di compatibilità ambientali sono delegate alle province regionali. Nonostante sia decorso il termine previsto di 180 giorni dall’entrata in vigore della stessa legge finanziaria, il regolamento non è stato ancora emanato.

L’art. 132 della L.R. 03.05.2001 individua nell’Assessorato Regionale del Territorio e dell’Ambiente l’autorità competente al rilascio dell’Autorizzazione integrata ambientale. Con successivo Decreto Assessoriale n° 633 del 07.08.2002 l’Assessorato ha stabilito il calendario per la presentazione delle istanze di autorizzazione ambientale integrata ai sensi del D. Lgvo 372/99.

La L.R. n. 2 del 26/03/02, infine, ha abrogato gli artt. 5 L.R. 181/81 e 30 L.R. 10/93, semplificando ulteriormente le procedure in materia di valutazione di impatto ambientale.

Tabella 3.9 La Valutazione d’Impatto Ambientale

Adempimenti di competenza regionale Stato di attuazione DPR 12.04.1996 “Atto di indirizzo e di coordinamento per l’attuazione dell’art. 40. comma 1 della l. 22.02.1994 n° 146, concernente disposizione in materia di impatto ambientale” D.P.C.M. del 3 settembre 1999 “Regolamento recante norme tecniche concernenti gli studi di impatto ambientale per talune categorie di opere”.

D.P.Reg. del 14.11.2000 “Deliberazione della Giunta regionale n° 255 del 13.10.2000”. L.R.03.05.201 n° 6, art. 91 (legge finanziaria).

D. Lg.vo 372/99 L.R. 03.05.2001 n° 6, art. 132 Decreto Assessoriale n° 633 del 07.08.2002

8 DPCM 03.09.1999.

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Capitolo 4

EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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Introduzione

Una maggiore conoscenza dello stato dell’ambiente, rispetto a quanto le informazioni disponibili nel 1999 concedevano di fare, ha consentito la predisposizione di questa nuova e più completa valutazione ambientale ex ante del POR Sicilia 2000/2006, permettendo così una più puntuale verifica del rispetto dei criteri di sostenibilità insiti nel Programma.

Nella ridefinizione della Valutazione ex ante si è fatto riferimento alle linee guida emanate dal Ministero dell’Ambiente, nonché al documento “Indirizzi tecnici e metodologici per la valutazione ambientale dei Programmi Operativi”, predisposto dal Gruppo di lavoro 2 della “Rete Nazionale delle Autorità Ambientali e delle Autorità della Programmazione dei fondi strutturali comunitari 2000-2006”.

Nel lavoro di analisi particolare attenzione è stata posta nella verifica dell’integrazione dei principi di sostenibilità per ogni singola misura del POR.

Si è inoltre effettuata una nuova valutazione dell’impatto atteso della strategia, proponendo, accanto all’analisi delle singole misure, una lettura a scala di asse o di settore, al fine di pervenire ad una valutazione di tipo più globale.

In tal senso, per ogni settore d’intervento sono stati focalizzati gli obiettivi di sostenibilità insiti nella strategia e successivamente individuati degli indicatori popolati e/o popolabili nel breve-medio periodo, che partendo da un valore di riferimento, potranno fornire quelle informazioni necessarie a monitorare, durante l’attuazione del programma, il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità presenti nel settore.

Accanto alla scelta degli indicatori chiave si è parallelamente proceduto ad evidenziare quali risultati di sostenibilità ambientale è lecito attendersi dalla realizzazione delle azioni di settore programmate. I risultati attesi, quando possibile, sono stati inquadrati rispetto agli ambiti territoriali di realizzazione degli interventi, tenendo conto anche dell’incrocio tra tipologie di azione e problematiche ambientali connesse al territorio di riferimento.

La valutazione si completa con l’elaborazione di due serie di tabelle relative alla valutazione degli effetti e delle disposizioni ambientali, sia per singolo settore, che per singola misura, cui sono stati associati adeguati indicatori di sostenibilità.

Rispetto alla precedente versione maggiori e più dettagliate informazioni sono state attinte dal Complemento di Programmazione. Non poteva infatti disconoscersi l’esistenza di tale documento che con maggiore precisione, rispetto al POR, descrive gli interventi del programma. Tuttavia quando le informazioni trattate sono state attinte da tale documento si è opportunamente provveduto a segnalarlo nel testo.

Il rifacimento della valutazione ha ovviamente comportato una ridefinizione degli indicatori precedentemente individuati. Questi sono stati selezionati in base, oltre che alla loro pertinenza con l’obiettivo da monitorare, alla effettiva disponibilità dei dati. Pertanto alcuni indicatori, probabilmente più adatti allo scopo sono stati, al momento, messi da parte, per essere eventualmente ripresi non appena i sistemi di monitoraggio consentiranno una rilevazione più attendibile dei dati.

Anche la parte relativa all’inquadramento normativo è stata interamente rivista. Considerate le particolari competenze legislative di cui gode la Regione autonoma Siciliana, è stata posta particolare attenzione alla ripartizione delle competenze in materia fra i livelli di governo nazionale e regionale, rilevando i legami tra leggi regionali, statali e direttive comunitarie.

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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In conclusione, si è cercato di ridefinire la Valutazione ambientale ex ante, in aderenza alla definizione contenuta nel regolamento comunitario 1260/99: “Una valutazione ex ante della situazione ambientale della regione considerata, segnatamente per i settori ambientali sui quali presumibilmente l'intervento avrà un impatto notevole; delle disposizioni volte ad integrare l'aspetto ambientale nell'intervento, nonchè della coerenza fra le prime e gli obiettivi a breve e lungo termine fissati a livello nazionale, regionale e locale (ad esempio, piani di gestione dell'ambiente); delle disposizioni intese ad assicurare il rispetto della normativa comunitaria in materia di ambiente. La valutazione ex ante fornisce una descrizione, quantificata nella misura del possibile, della situazione ambientale attuale e una stima dell'impatto atteso della strategia e degli interventi sulla situazione ambientale”.

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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4.1 ANALISI DELLA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE ASSE I – RISORSE NATURALI

Rispetto a questo primo Asse, gli obiettivi di sviluppo e i concetti di sostenibilità ad essi relazionati sono così sintetizzabili:

Risorse Idriche Garantire adeguatamente la disponibilità idrica aumentando l'efficienza nella gestione e nel risparmio della risorsa. tutelare le acque marine.

Difesa del suolo e protezione della fascia costiera

Previsione e prevenzione del rischio attraverso la pianificazione di bacino, il recupero e la tutela idrogeologica del territorio

Rete ecologica Incentivare lo sviluppo ecocompatibile nelle aree della rete migliorando la qualità del patrimonio naturalistico e culturale

Gestione rifiuti Migliorare il sistema di gestione integrata, anche su scala ATO; prevenzione dell'inquinamento e risanamento delle aree contaminate

Energia Stimolare l’impiego di fonti di energia rinnovabili; promuovere il risparmio energetico ed il miglioramento dell’efficienza gestionale

L’Asse è ovviamente pensato per agire direttamente in campo ambientale, lo sviluppo

proposto quindi spesso coincide direttamente con l’obiettivo di sostenibilità. Risorse Idriche OBIETTIVI DI SVILUPPO E CONCETTI DI SOSTENIBILITÀ’ DEL SETTORE IN ESAME Garantire adeguatamente la disponibilità idrica aumentando l'efficienza nella gestione e nel risparmio della risorsa. Tutelare le acque marine.

Il Programma, in coerenza con quanto previsto dalla normativa di settore, promuove l’uso sostenibile delle risorse idriche attraverso l’attuazione del ciclo integrato delle acque e la tutela e il risanamento delle acque marine, superficiali e sotterranee. Tali obiettivi sono in parte perseguiti da una serie di azioni volte alla riqualificazione e al completamento dei sistemi di captazione, di accumulo e di adduzione delle risorse idriche regionali per consentirne l’ottimizzazione dei rendimenti e l‘efficace utilizzazione.

Al fine di garantire disponibilità idriche adeguata, sia in termini quantitativi che qualitativi e promuovere una corretta gestione della risorsa, sono previsti interventi per il miglioramento della funzionalità degli impianti di distribuzione primaria e la creazione di competenze specifiche in grado di sviluppare sistemi gestionali improntati ai criteri dell’efficienza, dell’efficacia e dell’economicità. La strategia si propone, inoltre, di avviare un sistema regionale informativo e di monitoraggio delle acque e del servizio idrico integrato, il riefficientamento e la razionalizzazione delle reti idriche urbane ed interventi nel settore depurativo e fognario.

PRINCIPALI INDICATORI CONSIDERATI PER LA VALUTAZIONE DEGLI OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ DEL SETTORE IN ESAME

CODICE INDICATORE PARAMETRO ULTIMO DATO DISPONIBILE

ANNO DI RIFERIMENTO

Qualità delle acque superficiali 1

AQC-07 indice SECA 2000-2001 AQC-08 indice LIM 2000-2001 AQC-10 indice IBE 2000-2001

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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Qualità delle acque sotterranee 2 AQC-18 concentrazione di nitrati; 2001

COS-01 % di costa balneabile/costa controllata 3 % + 1,6% 1995 - 1999

ACQ-14 Perdite in rete: volumi immessi/volumi fatturati % 48 1999

ACQ-19 Approvvigionamento idropotabile: Risorsa idrica distinta per tipologia di fonte e per ATO (o provincia): corsi d'acqua, laghi e invasi, sorgenti, pozzi, totale4

Mm3 Risorsa Totale 717.550.351 1999

1-2 Pei i valori di questi indicatori e per ulteriori informazioni rispetto a quanto descritto in questo paragrafo si rimanda all’ASA e ai relativi allegati. 3 Il valore dell’indicatore è relativo ad una rilevazione e distribuzione del dato su scala provinciale per la quale si rimanda all’ASA e ai relativi allegati. 4Per la distinzione delle singole tipologie di approvvigionamento vedere la tabelle riportata nel testo seguente.

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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La rete di captazione, adduzione e distribuzione serve prioritariamente i settori irriguo e civile, che fanno registrare i maggiori consumi, nonché il settore industriale ed energetico. Lo stato e la gestione della rete di distribuzione è in lento miglioramento, anche se persistono ancora percentuali di perdite di risorsa idropotabile molto elevate, testimoniata da un rapporto Volumi fatturati/Volumi immessi in rete del 48%, ed una erogazione dell’acqua che risulta per il 33,7% delle famiglie irregolare (fonte SOGESID, 1999; ISTAT, Aspetti della vita quotidiana, 2000). Riguardo la consistenza delle risorse idropotabili, disponibili nell’anno 1999, queste sono state calcolate complessivamente in 717.550.351 Mm3.. Nella tabella seguente si fornisce la distribuzione delle risorse per tipologia e per ATO:

Provincia Dissalatori Laghi o serbatoi

Derivazioni da corsi d'acqua

Pozzi Sorgenti TOTALE

Agrigento 1.263.359 4.700.000 0 13.829.577 7.319.813 27.112.749 Caltanissetta 17.723.232 0 0 2.097.144 425.736 20.246.112 Catania 0 0 0 188.021.969 48.762.272 236.784.241 Enna 0 15.322.000 0 4.467.256 1.745.966 21.535.222 Messina 1.113.738 0 315.360 32.970.598 29.266.510 63.666.206 Palermo 119.206 56.588.037 19.654.603 42.812.415 64.486.103 183.660.364 Ragusa 0 354.780 0 43.779.692 11.873.618 56.008.090 Siracusa 0 1.500.000 2.100.000 55.525.610 11.150.185 70.275.795 Trapani 9.339.720 0 0 28.341.000 580.852 38.261.572 totale 29.559.255 78.464.817 22.069.963 411.845.261 175.611.055 717.550.351

Fonte SOGESID 1999

La qualità ambientale dei principali laghi e invasi, rilevata su dati del 1998-1999 e confrontata con i valori registrati tra il 1987 e il 1988, sebbene non presenti rilevanti variazioni nelle distribuzioni percentuali per classi di qualità, vede aumentare le acque di qualità medio-bassa a discapito delle acque di media qualità. In particolare il 48,28 % delle acque analizzate è di bassa e bassissima qualità, il 48,27% di medio-bassa qualità e il 3,45% di media qualità.

La rilevazione dello stato di salute delle acque interne risulta discontinua e poco organizzata. I dati sui corsi d’acqua sono per lo più relativi agli anni 2000-2001. Essi in generale testimoniano una qualità delle acque medio-bassa e bassa, soprattutto in corrispondenza del tratto fluviale finale; tali dati sono però accompagnati da parziali aumenti nel numero di campioni risultati conformi ai parametri di legge.

La qualità delle acque marine nel complesso sembra in via di miglioramento, da una percentuale del 10,4% (1995) di coste non balenabili per inquinamento, sul totale delle coste siciliane, si è passati nel 1999 al 4,9 % (fonte ISTAT).

Fonte ISTAT

7,49

4,73 4,60 4,86 4,46

10,44

0

2

4

6

8

10

12

1995 1996 1997 1998 1999 2000

Km

di c

osta

non

bal

neab

ili

Il settore fognario e della depurazione fa registrare ancora delle difficoltà sia nella gestione dei servizi che nella mancata realizzazione e completamento della rete di allacci alle utenze. Tali mancanze potranno essere affrontate, in osservanza della L. n. 36/94, con l’attivazione dei 9 Ambiti Territoriali Ottimali, 5 dei quali risultano essersi insediati (Relazione annuale al Parlamento sullo stato dei servizi idrici - Anno 2001; giugno 2002).

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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Risultati attesi

Attraverso la prevista progressiva riorganizzazione del settore, nonché attraverso l’adeguamento, la messa in sicurezza, il riefficientamento, il completamento delle opere di captazione e accumulo, si attende un più efficace ed efficiente approviggionamento di risorsa. Sono previsti miglioramenti anche nei sistemi di erogazione e distribuzione, con effetti diretti sulla qualità della vita della popolazione e sulla riduzione degli sprechi e delle perdite in rete.

In particolare tali risultati si dovrebbero riscontrare nei territori delle province di Agrigento, Caltanissetta e Palermo, individuati come prioritari per la realizzazione degli interventi. Come dato di riferimento, per le tre province si rileva che la percentuale di perdite in rete sono: per l’ATO 1 di Palermo circa il 47%, per l’ATO 7 di Agrigento circa il 43%, per l’ATO 8 di Caltanissetta circa il 28%(Relazione al Parlamento sullo stato dei servizi idrici, anno 2001). La realizzazione degli interventi ed il raggiungimento degli obiettivi sopra evidenziati risulta di particolare rilevanza per tutto il territorio regionale ed in particolare per le province sopra citate, in quanto le stesse ricadono in aree del territorio siciliano individuate con alta e medio-alta vulnerabilità alla desertificazione; a questo va aggiunto per la provincia di Palermo il preoccupante fenomeno di insalinamento delle falde acquifere provocato dal loro sovrasfruttamento (Metodologia per la redazione di una carta in scala 1:250.000 delle aree vulnerabili al rischio di desertificazione in Sicilia; Rapporto inedito dell'Enea sullo stato degli acquiferi italiani; N. Colonna, F. Zarlenga, 1997)

Parallelamente a quanto sopra esposto, attraverso l’attuazione delle reti di monitoraggio, dovrebbero migliorare le conoscenze sulle reali disponibilità idriche dell’isola e sui parametri di qualità delle acque, sia costiere che interne, con particolare riferimento per quei corpi idrici con situazioni di degrado e vulnerabilità ambientale e/o ricadenti in aree a rilevante impatto antropico.

La qualità della risorsa idrica dovrebbe migliorare anche grazie all’ottimizzazione e al completamento dei sistemi di collettamento fognario e di depurazione. Tali interventi favoriranno una diminuzione dei principali fattori di inquinamento della risorsa soprattutto in aree a maggiore sensibilità ambientale, come per i territori dell’ATO di Catania nei quali il grado di copertura del servizio di fognatura è pari al 32%, valore risultato il più basso rispetto agli altri ATO della regione e delle altre regioni italiane (Relazione al Parlamento sullo stato dei servizi idrici, anno 2001).

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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Difesa del suolo e protezione della fascia costiera OBIETTIVI DI SVILUPPO E CONCETTI DI SOSTENIBILITÀ’ DEL SETTORE IN ESAME Previsione e prevenzione del rischio attraverso la pianificazione di bacino, il recupero e la tutela idrogeologica del territorio

Le linee strategiche del settore attribuiscono particolare rilievo alla necessità di conferire un

efficace livello di protezione e sicurezza al territorio e in particolare alle zone a maggior rischio (già individuate nel Piano Straordinario per le aree a rischio idrogeologico molto elevato), dando priorità alle aree interessate da insediamenti civili e produttivi, oltre che ai litorali con accertata criticità ambientale. Sono previsti interventi di prevenzione anche nelle aree a minor rischio, la realizzazione di reti di monitoraggio delle frane, di un Sistema Informativo Territoriale per la prevenzione dei disastri naturali e degli incendi, e una serie di azioni per il recupero delle funzioni idrogeologiche e del potenziale silvicolo danneggiato attraverso interventi eco-compatibili.

Il programma disegna una strategia integrata di prevenzione, ripristino e tutela delle condizioni di stabilità idrogeologica che potranno influire anche sul riequilibrio delle dinamiche che agiscono sul sistema costiero. Nell’attuazione della strategia d’intervento occorrerà comunque porre attenzione (nell’ambito della valutazione in-itinere delle singole misure) alla scelta delle azioni più opportune per raggiungere le finalità proposte, verificando che gli interventi siano indirizzati al rispetto delle componenti ambientali e degli equilibri dei sistemi naturali.

In questo contesto d’analisi l’attenzione verrà posta, in particolare, sul complessivo “stato di salute” idrogeologico del territorio, per poter successivamente valutarne l’evoluzione in funzione della risposta del sistema alle azioni realizzate. PRINCIPALI INDICATORI CONSIDERATI PER LA VALUTAZIONE DEGLI OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ DEL SETTORE IN ESAME

CODICE INDICATORE PARAMETRO ULTIMO

DATO DISPONIBILE

ANNO DI RIFERIMENTO

SUO-21 Popolazione beneficiaria di misure di salvaguardia dal rischio R4-R3, d.lgs 180/981 %

SUO-16 Entità degli incendi boschivi N.; ha 684; 7075.01 1999

Numero e superfici delle aree soggette a rischio idrogeologico N.; m2

Si rimanda alla tabella

sotto riportata 2002

SUO-27 Aree critiche per l’erosione costiera Lunghezza aree critiche (km e %

sul totale) 27%;

316 Km 2002

Rispetto ai dati oggi disponibili il 39,7% dei Comuni della regione è classificato con livello di attenzione per il rischio idrogeologico molto elevato, il totale di aree soggette a rischio è pari a 443 e l’andamento del numero delle frane dall’1987 al 1997 si mostra in costante crescita (Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, “Classificazione dei Comuni Italiani in base al livello di attenzione per il Rischi Idrogeologico”, Monografie, Roma, 2000; Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, Unione Provincie d’Italia, “Pianificazione territoriale provinciale e rischio idrogeologico - previsione e tutela”, Roma, 2000; CNR-GNDCI, 1998) .

In tale quadro è da inserire anche il preoccupante aumento del numero di incendi e delle superfici boscate percorse dal fuoco; da un valore medio (riferito agli anni 1990-1995) di 9501 ha si è infatti passati, nell’arco dei successivi 4 anni (1996-1999), ad un valore medio di 18305 ha (dati Corpo forestale Servizio Antincendi Boschivi).

1 Si tratta di un indicatore di risultato che sarà popolato in base all’avanzamento del Programma.

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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Le problematiche di dissesto idrogeologico si riflettono anche sul sistema costiero regionale, lungo il quale si registrano diffusi fenomeni di erosione e arretramento della linea di costa. In media il 29% delle coste dell’isola è soggetto a fenomeni di arretramento, con picchi di particolare rilievo per i litorali Messinese, Siracusano e Agrigentino.

N. incendi e tipologia di superficie percorsa da incendi (ettari)

Sup. percorsa da fuoco (ha)

Valore Medio (anni) n. incendi Boscata

Non boscata Totale

Valore Medio (90-95) 428 5305 4196 9501

Valore Medio (96-99) 694 8793 9512 18305

Superficie totale = Sup. boscata + sup. agraria+ sup. pascoliva Fonte: Ass. Agricoltura e Foreste - Direzione Foreste e *SAB

Percentuale superf icie boscata regionale percorsa dal fuoco

0,0%2,0%

4,0%6,0%

8,0%

1980 1990 1995 1996 1997 1998

Superficie delle aree soggette a rischio idrogeologico (dato parziale: riferito solo a 138 comuni)

Superficie totale

(m2) n. aree a rischio

R1* 26.877.146 301 R2* 98.678.125 261 R3* 34.438.731 269

Are

e a

risc

hio

di

fran

a

R4* 15.533.935 172 R1* 590.140 9 R2* 6.686.702 49 R3* 26.494.666 24 A

ree

a ri

sch

io d

i p

ien

a

R4* 9.110.945 35

totali 209.299.445 1120 * R1: rischio moderato, R2: rischio medio, R3: rischio elevato, R4: rischio molto elevato – Definizioni di cui all’Atto di Indirizzo e Coordinamento adottato con DPCM del 29/09/98 Fonte: ARTA Sicilia, 2002

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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Risultati attesi

Dall’attuazione delle azioni programmatiche del settore ci si attende un generale

miglioramento nel controllo e nella gestione delle situazioni di maggiore rischio idrogeologico, con priorità per i territori più coinvolti quali quelli delle province di Messina, Palermo, Agrigento,Catania e Caltanissetta.

Gli interventi previsti dovrebbero portare ad un consequenziale aumento della popolazione beneficiaria di misure di salvaguardia e ad una diminuzione delle situazioni di rischio (frane, incendi, alluvioni), anche grazie alla corretta realizzazione di interventi eco-compatibili, finalizzati al recupero dei versanti ed al ripristino delle condizioni di naturalità.

Il patrimonio boschivo regionale, in particolare, dovrebbe nei prossimi anni consolidarsi; l’attuazione degli interventi di ripiantumazione di specie forestali autoctone concorreranno infatti a ripristinare gli ecosistemi distrutti da incendi e a contrastare fenomeni di erosione e desertificazione. Le azioni previste per prevenire e mitigare i danni ambientali causati dagli incendi dovrebbero fare registrare una diminuzione in numero ed entità degli stessi, soprattutto nelle aree boscate a maggiore rischio, per lo più concentrate all’interno del territorio regionale protetto. La scelta di efficaci interventi di protezione idrogeologica che favoriscano il ripristino di naturali condizioni di stabilità di versanti e sponde fluviali, nel rispetto degli equilibri dei sistemi coinvolti, potrebbe avere riflessi positivi anche a valle delle aree di bacino oggetto degli interventi. Il processo di erosione in atto lungo le coste dell’isola, in particolare sabbiose, è infatti da imputare in buona parte a fattori antropici remoti, quali l’irrigidimento del sistema idrografico e il prelievo in alveo di materiali inerti che hanno comportato la drastica riduzione del materiale trasportato. Il riequilibrio negli apporti di sedimento a valle è quindi un fattore di importanza prioritaria per rallentare l’evoluzione del fenomeno, aggravato ulteriormente da cause locali, quali l’ urbanizzazione diffusa del litorale, la costruzione di grosse strutture aggettanti in mare, ecc. In considerazione di ciò, la realizzazione di ripascimenti, di pennelli o barriere sommerse prevista dal programma nelle aree più a rischio, con priorità per i litorali ionico e tirrenico di Messina e quelli sud-orientali di Siracusa ed Agrigento (in cui per altro si trovano coinvolte anche aree ad alta criticità ambientale come i poli industriali di Gela e Milazzo), potrà quindi raggiungere gli obiettivi di sicurezza prefissati programmandoli sulla base di conoscenze approfondite sulle dinamiche dei sistemi costieri, ponendo particolare attenzione a relazioni ed equilibri caratterizzanti le singole unità costiere coinvolte.

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Rete Ecologica

Rete ecologica Incentivare lo sviluppo ecocompatibile nelle aree della rete migliorando la qualità del patrimonio naturalistico e culturale

L’attuazione della Rete Ecologica, quale strumento di programmazione in grado di orientare

la nuova politica di governo del territorio, in cui gli aspetti della tutela e della conservazione delle risorse si integrano con gli aspetti della valorizzazione del patrimonio locale, permette la realizzazione di nuovi modelli di sviluppo socio-economico divenendo, nel contempo, strumento efficace per il raggiungimento delle politiche internazionali e nazionali di tutela ambientale.

In linea con quanto previsto per le regioni obiettivo 1 dal “Rapporto interinale del tavolo settoriale Rete ecologica nazionale”, la Regione Siciliana si propone, quindi, di promuovere nei territori interessati dalla rete ecologica, con particolare riferimento a quelli in cui esistono maggiori condizioni di criticità, un modello di sviluppo che porti alla realizzazione di sistemi locali in cui le finalità della conservazione si intreccino fortemente con le esigenze socio-economiche espresse dal territorio, attuando così forme di sviluppo congruenti e durevoli.

In tale ottica si proiettano nuove forme di programmazione e pianificazione del territorio, integrate, che si basano sulle specificità delle aree di riferimento e delle comunità presenti in esse.

L’area protetta e le sue aree di connessione, originariamente improntate alla tutela e alla conservazione delle risorse naturali presenti, si aprono alla comunità, divenendo opportunità di sviluppo di iniziative di riqualificazione del territorio, promuovendo forme di sensibilizzazione verso i temi ambientali e di incentivazione dello sviluppo locale, quale valorizzazione e promozione del patrimonio endogeno; ciò viene inoltre sostenuto dalla crescita di interesse da parte di alcuni settori del turismo, anche internazionale, nei confronti delle aree ad elevata valenza naturalistica, con risvolti non indifferenti anche nell’ambito occupazionale.

L’importanza dell’attuazione della rete ecologica non è legata solo alla gestione e allo sviluppo del territorio protetto; in tal senso la strategia regionale prevede il recupero e la valorizzazione degli ambiti territoriali marginali con condizioni di sottoutilizzazione delle risorse e la conservazione delle peculiarità del patrimonio ambientale frazionato e sovrautilizzato negli ambiti territoriali soggetti ad un’eccessiva pressione antropica. La strategia prevede, inoltre, di valorizzare forme di aggregazione sociale per il mantenimento dell’identità locale, allo scopo di realizzare modelli di sviluppo sostenibile che arricchiscano il territorio di capacità professionali nel campo della progettazione e gestione di interventi di tutela e recupero, di promozione delle attività locali, di valorizzazione e commercializzazione dei prodotti tipici, di organizzazione della fruizione, di sviluppo della capacità ricettiva. Per l’analisi del possibile sviluppo dei territori interessati dalla rete ecologica e per la loro identificazione la Regione Siciliana ha previsto la realizzazione di quegli strumenti di conoscenza del territorio protetto, quali la Carta della Natura e il Sistema Informativo Territoriale (SIT) delle aree protette, finalizzati alla creazione, allo sviluppo ed al continuo aggiornamento del quadro conoscitivo del territorio sottoposto a tutela e conservazione e di un Programma per l’Educazione Ambientale, che supporta e completa la realizzazione della Rete per l’Informazione Formazione ed Educazione Ambientale definita al tavolo regionale INFEA.

La valorizzazione delle risorse endogene dei territori della RES, per il pieno sviluppo sociale ed economico, si attuerà anche attraverso la realizzazione di progetti integrati territoriali, che risponderanno alla valorizzazione delle peculiarità e al superamento delle criticità dei singoli territori, individuando modelli di sviluppo improntati alla sostenibilità dei territori stessi e innalzando gli standard qualitativi della vita delle comunità interessate e delle imprese agricole, artigianali, turistiche locali, incentivando i processi di audit e certificazione ambientale delle PMI.

L’attuazione della Rete Ecologica Siciliana non si esaurisce con le misure dell’asse risorse naturali, ma coinvolge trasversalmente assi e misure di intervento diversificati, con iniziative nel campo del turismo (rurale e diffuso), del sistema dell’ospitalità e della fruizione dei territori

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protetti, dello sviluppo delle attività economiche tradizionali e della promozione di prodotti tipici, della creazione di imprese locali nel campo dei servizi ambientali. Particolare riguardo si avrà anche per l’applicazione delle azioni per la riduzione della compromissione ambientale da rifiuti nei territori della RES e delle iniziative attinenti alla diversificazione della produzione energetica. PRINCIPALI INDICATORI CONSIDERATI PER LA VALUTAZIONE DEGLI OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ DEL SETTORE IN ESAME

CODICE INDICATORE PARAMETRO ULTIMO DATO DISPONIBILE

ANNO DI RIFERIMENTO

ECO-01 Superficie totale aree naturali protette rispetto alla superficie regionale (legge 394/91, legge regionale 98/81e l.regionale 14/88)

Ha; % 245.410 Ha; 9,55 % 1998; 1999

ECO-06 N. di specie minacciate flora n. 660 1997 ECO-06

BIS N. di specie minacciate fauna n. 109 1998

ECO-14 % sup. agricola intensiva/sup. agricola totale % 75 1998

ECO-02 % di aree naturali protette dotate di piani di gestione/ utilizzazione e sistemazione % 02 1999

Negli ultimi anni per la Regione Siciliana si è assistito ad un incremento della percentuale di territorio tutelato dovuto al sensibile aumento del numero delle aree protette regionali e locali; si precisa che da tale analisi è escluso il considerevole numero di aree per le quali, all’anno 1999, risulta avviata la procedura per l’istituzione di riserva. Nel 1999 il territorio regionale protetto risulta essere di 245.410 Ha, pari al 9,6% della superficie regionale totale (fonte Regione Siciliana-Assessorato Territorio ed Ambiente). E’ importante sottolineare come la regione si avvicini notevolmente alla percentuale del 10%, valore considerato soglia minima di territorio protetto a livello internazionale. Tuttavia si segnala la quasi totale assenza di piani di gestione delle aree protette, strumento indispensabile per una corretta utilizzazione delle risorse naturali. Per quanto riguarda le coltivazioni intensive si registra una percentuale pari al 75% rispetto alla superficie agricola totale, valore che risulta essere maggiore della media nazionale (64.9 %)(fonte ANPA su dati ISTAT 1998). Di notevole interesse risulta l’analisi della superficie destinata a coltura biologica; la Regione Siciliana presenta, infatti, un’apprezzabile percentuale di territorio soggetto a tale tipo di coltivazione, che risulta pari a circa 129.000 Ha, valore secondo solo a quello relativo alla Regione Sardegna, che ammonta a circa 250.000 Ha (fonte ANPA su dati ISTAT 1998).

L’analisi dei dati relativi alla fauna siciliana riportata nel libro rosso del WWF indica che le specie ammontano in totale a 109; si evidenzia come per i mammiferi e per gli uccelli nidificanti, organismi strettamente legati al loro habitat, e quindi, sensibili ad eventuali cambiamenti chimico-fisici dell’ambiente, le categorie con il più elevato numero di specie siano quella delle cosiddette “vulnerabili”, cioè specie ad alto rischio di estinzione nel futuro a medio termine, e “a più basso rischio”, cioè specie non minacciate ma con elementi che inducono a considerare la categoria in uno stato di conservazione non privo di rischi. Altro dato importante è quello riferito alle specie “in pericolo” e “in pericolo in modo critico”, poiché se non si prevede alcun intervento di tutela e conservazione di tali specie e dei loro habitat si renderà più veritiero un loro possibile passaggio nella categoria delle specie estinte. Analizzando i dati concernenti la flora siciliana della Lista rossa del WWF si può notare come, in generale, per il territorio regionale, le quote delle categorie di specie più o meno minacciate siano superiori rispetto ai valori riportati per singola regione d’Italia, anche se questi valori rimangono al di sotto del rispettivo valore nazionale. Anche se il numero di specie “a minor rischio”, in pratica specie non minacciate ma con elementi che inducono a considerare la categoria in uno stato di conservazione non privo di rischi, risulta

2 Dato in corso di verifica.

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essere più alto di quello relativo alle specie “minacciate” e “vulnerabili”, il dato non è più confortante, in quanto parliamo sempre di specie più o meno soggette alla pressione antropica e che in conseguenza di ciò possono rispondere modificando la loro distribuzione nel territorio o addirittura diminuendo il numero di individui per specie, con alte probabilità di estinzione.

Risultati attesi

L’attuazione delle misure del POR deputate alla realizzazione della rete ecologica siciliana (RES) contribuiranno ad instaurare, nei territori interessati, un modello di sviluppo socioeconomico improntato sulla coniugazione della valorizzazione delle risorse culturali e della tradizione locale con la protezione e conservazione del patrimonio naturale e paesistico.

Le azioni delineate rafforzeranno, inoltre, le iniziative imprenditoriali esistenti e ne sosterranno di nuove improntate sulla riappropriazione e reinterpretazione delle identità locali, determinando l’innalzamento degli standard qualitativi dei territori, delle imprese, dei visitatori e della vita dei residenti.

Tale obiettivo sarà raggiunto integrando gli strumenti volti alla tutela con il miglioramento del quadro delle conoscenze e una corretta pianificazione e programmazione delle aree protette.

La realizzazione della Carta della Natura e del SIT permetterà l’individuazione delle zone di vulnerabilità, perimetrando anche quelle aree di connessione (come ad esempio i corridoi ecologici necessari per il mantenimento e recupero delle vie di comunicazione in habitat frammentati) e cuscinetto (zone contigue e aree di rispetto adiacenti le aree di maggiore interesse naturalistico) in cui è necessario attuare una politica di corretta gestione dei fattori abiotici e biotici, e la predisposizione di sistemi innovativi per la pianificazione territoriale delle aree.

La definizione di tali aree è propedeutica all’individuazione dei territori della Rete Ecologica nei quali attuare le politiche di sviluppo e conservazione, portando a compimento le politiche di sviluppo definite dalla programmazione regionale nelle misure del POR Sicilia e nelle varie fasi di attuazione del programma.

Inoltre, per verificare il raggiungimento dell’obiettivo di sostenibilità ambientale definito, si ritiene opportuno integrare, in un momento successivo, l’analisi degli indicatori ambientali con l’analisi degli indicatori socio-economici.

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Gestione dei Rifiuti OBIETTIVI DI SVILUPPO E CONCETTI DI SOSTENIBILITÀ’ DEL SETTORE IN ESAME Migliorare il sistema di gestione integrata, anche su scala ATO; prevenzione dell'inquinamento e risanamento delle aree contaminate

Rispetto al settore Rifiuti la Regione Siciliana pone come obiettivi prioritari da perseguire il miglioramento della gestione integrata del ciclo dei rifiuti e l’attuazione della normativa nazionale e comunitaria vigente, grazie alla promozione della pianificazione del settore su scala di Ambiti Territoriali Ottimali. Al fine di superare il periodo di emergenza dichiarata nel territorio regionale con le Ordinanze n. 2983 del 31.5.99, n.3048 del 31.3.2000 e n.3072 del 21.7.2000, nonché di creare le condizioni per la completa attuazione dell'art. 22 del D.Lgs.22/97 di fondamentale importanza è la promozione della redazione di piani che, come previsto dal POR ed in accordo con le disposizioni comunitarie del settore, promuovano la prevenzione dalla produzione dei rifiuti, il riutilizzo, il riciclo e, per la frazione restante, l’incenerimento con recupero energetico, e infine lo smaltimento in discarica controllata. Con la pubblicazione del Decreto Commissariale del 25 luglio 2000 (Suppl. Ord.GURS n.36 del 4.8.2000) è stato approvato, d'intesa con il ministero dell'ambiente, il PIER, un piano che definisce gli interventi prioritari da attuare per lo stato di emergenza dei rifiuti, realizzato in attesa della stesura del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti.

Tale “documento delle priorità” prevede la promozione di interventi in materia di raccolta differenziata, riciclo, valorizzazione, recupero dei rifiuti urbani, produzione di compost di qualità e di combustibile derivato dai rifiuti. Le stesse tipologie d’intervento vengono riprese dal POR che definisce come obiettivo specifico il miglioramento del sistema di gestione dei rifiuti. Il POR prevede, inoltre, il risanamento delle aree contaminate presenti nel territorio. Il censimento effettuato dall’Ufficio del Commissario per l’Emergenza Rifiuti della Regione Siciliana ha permesso una più completa conoscenza e la caratterizzazione di tali aree; sono stati identificati, infatti, i siti per i quali è stata già effettuata una bonifica totale o parziale, e quelli messi in sicurezza. Gli interventi previsti per tali aree degradate prevedono, come fine ultimo, il completamento delle opere di bonifica allo scopo di ridurre la compromissione ambientale e di renderle disponibili, quindi, a nuovi utilizzi economici, residenziali e naturalistici. PRINCIPALI INDICATORI CONSIDERATI PER LA VALUTAZIONE DEGLI OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ DEL SETTORE IN ESAME

CODICE INDICATORE UNITÀ´ di misura ULTIMO

DATO DISPONIBILE

ANNO DI RIFERIMENTO

% rifiuti smaltiti in discarica 1 Quantità raccolta diff./ RSU prodotti 97,85 2000

RIF-01 % materiali riciclati Quantità riciclata/ RSU prodotti 2,15 2000

SIT-03 Siti bonificati e in sicurezza n. 188 2002

NOTE 1: tale informazione è stata estrapolata dall’indicatore ”% di rifiuti avviati alle diverse modalità di smaltimento (in ambito Prov. e regionale), codice: RIF-03” utilizzato per l’analisi della situazione ambientale (ASA).

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Analizzando i dati disponibili sui rifiuti solidi urbani (RSU), dati forniti dall’Ufficio del Commissario per l’Emergenza Rifiuti, si può notare come per la Regione Siciliana si assista ad un aumento delle tonnellate prodotte tra il 1997 ed il 1999 e ad una parziale diminuzione per il 2000.

% rifiuti smaltiti in discarica

Anno di riferimento

N. Abitanti Regione

RSU prodotti (Ton.)

Produzione rifiuti pro capite

% Discarica

1997 5.159.943 2.298.095 445,37

1998 5.151.056 2.320.981 450,58

1999 5.155.338 2.548.251 494,29 98,21

2000 5.088.590 2.494.949 490,03 97,85

Fonte: Elaborazione Task Force Ambiente su dati dell’ufficio del Commissario per l’emergenza rifiuti della Regione Siciliana

Se il dato relativo al 2000, in valore assoluto, risulta correlabile alla diminuzione del numero totale di abitanti della regione, il valore pro capite evidenzia la tendenza ad una minore produzione dei rifiuti urbani; infatti per tale anno si registra un decremento del 3,99 %. Analizzando gli ultimi due anni si può notare una diminuzione della percentuale dei rifiuti smaltiti in discarica.

0,00

1,00

2,00

3,00

% materialiriciclati

1,79 2,15

1999 2000

Fonte: Elaborazione Task Force Ambiente su dati dell’ufficio del Commissario per l’emergenza rifiuti della Regione Siciliana

Relativamente agli anni sopra riportati in tabella, l’aumento della percentuale dei materiali riciclati è da imputare principalmente alla frazione del materiale proveniente dalla raccolta differenziata che nel 2000 aumenta raggiungendo il 2,15 %; per quest’ultima si passa, infatti, dalle 45.511 tonnellate del 1999 alle 53.665,7 dell’anno successivo.

I dati disponibili sui siti bonificati e sui siti messi in sicurezza sono stati forniti dall’Ufficio del Commissario per l’Emergenza Rifiuti e si riferiscono all’anno 2002; i siti censiti ammontano a 196, di cui 23 risultano discariche controllate attive (escludendo tre siti per i quali non è stato specificato lo stato sulla scheda), mentre 20 risultano i siti non autorizzati. La bonifica totale è stata effettuata solo per 6 siti, mentre per i restanti è stata condotta in modo parziale.

Anno di riferimento

Quantità raccolta differenziata (Ton.)

1999 45.511,00

2000 53.665,70

Risultati Attesi

L’attuazione degli interventi previsti dal programma concernenti la gestione dei rifiuti dovrebbe determinare un netto miglioramento della gestione stessa, traguardo raggiungibile grazie

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all’attivazione degli Ambiti Territoriali Ottimali e dei relativi Piani di Gestione. E’ importante, comunque, sottolineare la presenza di segnali positivi riguardo la produzione dei RSU pro capite e la quota dei rifiuti smaltiti in discarica, che per l’anno 2000 risultano diminuiti; si registra, inoltre, un aumento della quota di materiale recuperato dalla raccolta differenziata.

La realizzazione degli interventi del POR, contribuirà certamente ad integrare le informazioni già raccolte dall’Ufficio del Commissario per l’Emergenza Rifiuti sulle aree con degrado ambientale imputabile ai rifiuti, secondo cui Messina risulta la provincia con il più alto numero di discariche controllate (55) mentre Palermo la provincia con il numero più alto di discariche abusive (44). Si provvederà, infatti, all’individuazione e alla caratterizzazione, alla costituzione di un sistema di rilevamento e monitoraggio dei numerosi siti inquinati presenti sul territorio, e al loro totale risanamento con opere di bonifica, realizzate attraverso l'adozione di sistemi e tecnologie a basso impatto ambientale.

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Energia OBIETTIVI DI SVILUPPO E CONCETTI DI SOSTENIBILITÀ’ DEL SETTORE IN ESAME

Stimolare l’impiego di fonti di energia rinnovabili; promuovere il risparmio energetico ed il miglioramento dell’efficienza gestionale

La strategia d’azione regionale ha come finalità la riqualificazione del sistema energetico regionale, promuovendo fonti di produzione e trasformazione che coniughino rendimenti economici e sostenibilità ambientale. In particolare sono favoriti progetti che prevedano il risparmio energetico e l’impiego di fonti rinnovabili (biomasse, energia solare, eolica e geotermica) capillarmente diffuse su tutto il territorio regionale. Queste ultime, infatti, potrebbero concorrere ad una riduzione delle ripercussioni ambientali derivanti dai cicli produttivi convenzionali (emissioni di gas serra ed emissioni di sostanze inquinanti per l’ambiente e tossiche per l’uomo).

A complemento di quanto sopra esposto sono previsti anche interventi che garantiscano efficienza, economicità e compatibilità alle infrastrutture energetiche della regione, attraverso il completamento delle reti di distribuzione di gas metano e il potenziamento e miglioramento della distribuzione di energia elettrica nei poli industriali e/o artigianali per eliminare le interruzioni di elettricità nei processi di lavorazione e cercare di raggiungere gli standard europei. PRINCIPALI INDICATORI CONSIDERATI PER LA VALUTAZIONE DEGLI OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ DEL SETTORE IN ESAME

CODICE INDICATORE UNITÀ DI MISURA

ULTIMO DATO DISPONIBILE

ANNO DI RIFERIMENTO

* Frequenza delle interruzioni accidentali lunghe del servizio elettrico (numero medio per utente)

Numero medio per utente

5,4 1998

ENE –05 Quantità di energia prodotta da fonti rinnovabili rispetto al totale di energia prodotta (per tipologia di fonte)

%

3,18 (relativa all’energia idroelettrica)

2000

**

N. allacci metano/utenze tot per settore N° Vedi tabella sotto riportata 1997

* Dati ISTAT ** Elaborazione ufficio statistiche territoriali ARTA su dati SNAM

Elaborazione ARTA Sicilia su dati GRTN

La regione Siciliana ha come principali fonti di approvvigionamento di energia elettrica centrali termoelettriche ed idroelettriche. Negli anni che vanno dal 1997 al 2000 il numero di impianti non ha subito modifiche (30 gli impianti termoelettrici e 18 quelli idroelettrici) mentre è aumentata la produzione di energia, per buona parte di origine termoelettrica. Parallelamente anche l’andamento dei consumi è in crescita, con una variazione percentuale totale, dal 1996 al 2000, del 13,7 %.

Esiste anche una percentuale molto ridotta di impianti eolici e fotovoltaici che ha registrato negli anni un incoraggiante incremento, passando da 2 impianti nel 1997 a 4 nel 2000. Tale aumento

1997 1998 1999 % energia prodotta da fonti rinnovabili/ produzione totale

4,11% 4,16% 3,98%

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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nel numero di impianti non si è però ancora tradotto in una effettiva maggiore produzione di energia rinnovabile che anzi è passata da 1 MW di potenza efficiente lorda (1997) a 0,8 MW (2000) (dati su fonte GRTN). Nella tabella che segue è indicata la produzione in GWh di energia prodotta in Sicilia da fonti rinnovabili e la produzione netta totale. Come si vede la produzione da fonti rinnovabili è lentamente salita dal 1997 al 1998, tuttavia rispetto alla produzione netta totale essa è percentualmente scesa.

Con gli interventi previsti nel POR è stata preventivata l’installazione di centrali di produzione di energia rinnovabile, per una potenza complessiva pari ai 267 MW.

1997 1998 1999 Energia da fonti rinnovabili 870 904 904 Energia totale 21133 21695 22711

Fonte dati GRTN

1996 1997 1998 Sicilia 8,6 7,0 5,4

Dati ISTAT - Frequenza delle interruzioni accidentali lunghe del servizio elettrico (numero medio per utente)

Utenti serviti per usi

domestici

Utenti serviti per uso

riscaldamento

Utenti serviti per

usi industriali:

Grandi imprese

Utenti serviti per

usi industriali:

piccole imprese

Utenti serviti usi industriali:

Grandi imprese piccole imprese

Utenti serviti usi artigianali

Utenti serviti usi

commerciali

Tot. Utenti

serviti per uso

produttivo

Complessi ospedalieri Sicilia

167.465 227.946 39 158 197 1.607 8.247 10.051 10 Elaborazione ufficio statistiche territoriali ARTA su dati SNAM

Risultati Attesi

La quantità totale di energia prodotta dovrebbe vedere aumentare la quota di produzione fornita da fonti rinnovabili, in particolare da Eolico, da Biomassa, da Solare fotovoltaico, da Solare termico e da Geotermia. Tale incremento dovrebbe tendere a coprire la crescente richiesta di energia, con un costo ambientale e sociale, a livello di emissioni inquinanti e clima alteranti, assai inferiore rispetto alle classiche fonti termoelettriche.

Parallelamente dovrebbe continuare a diminuire la frequenza e la durata delle interruzioni di corrente elettrica e ad aumentare il numero di allacci alla rete metanifera dell’isola.

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ASSE II – RISORSE CULTURALI OBIETTIVI DI SVILUPPO E CONCETTI DI SOSTENIBILITÀ’ DEL SETTORE IN ESAME Recupero e fruizione del patrimonio culturale e ambientale per una migliore fruizione culturale e turistica meno concentrata geograficamente e stagionalmente

L’Asse II “Risorse culturali” riveste un ruolo di primaria importanza in relazione alle opportunità di integrazione delle politiche di sostenibilità ambientale nella programmazione dei Fondi Strutturali. Ciò è vero in assoluto ma in particolar modo nel caso della Regione Siciliana, per la quale il settore dei beni culturali e del paesaggio rappresenta da sempre un punto di forza rispetto alle opportunità di sviluppo sostenibile del territorio. L’offerta di patrimonio culturale in Sicilia rappresenta infatti il 10% dei beni culturali attualmente fruibili in Italia, e la percentuale sale al 30% se si limita la stima alle sole aree archeologiche (elaborazione su fonte Touring Club Italiano) Inoltre quattro dei totali 35 siti italiani iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale3 (anno 2002) ricadono nell’isola (area archeologica di Agrigento, Villa romana del Casale di Piazza Armerina, Isole Eolie, Ville Barocche del Val di Noto) per una percentuale pari all’11,42%. Sul territorio regionale è localizzato il 27,9% dei musei del Mezzogiorno (6,2% dei musei italiani) che conservano il 24,6% del materiale raccolto dai musei meridionali.

Occorre sottolineare inoltre come nel precedente periodo di programmazione (POP 94) tale settore abbia dimostrato una capacità di spesa superiore agli altri, confermando l’attenzione degli operatori economici e sociali e l’interesse degli attori locali al tema. Le caratteristiche del sistema dei beni culturali siciliani hanno importanti connessioni con le principali tematiche territoriali. A fronte di una fitta rete di beni architettonici, artistici ed archeologici, diffusa e ramificata su tutto il territorio regionale, le presenze turistiche in Sicilia risultano estremamente concentrate sia sul piano stagionale che su quello territoriale: l’affluenza turistica cresce infatti nei mesi estivi e le mete privilegiate dei flussi sono costituite da poche località concentrate in aree ben delimitate del territorio regionale. Si tratta in generale delle aree costiere ed in particolare dei distretti turistici di Taormina e delle isole Eolie, cui è da attribuire l’altissima percentuale di presenze nella provincia di Messina, e le città di Palermo ed Agrigento. Ben collocata è anche la provincia di Siracusa, a conferma del rilievo che i beni archeologici hanno nel panorama della domanda. Le province di Enna e Caltanissetta presentano, al contrario, incrementi delle presenze quasi irrilevanti in relazione alle altre province, che testimoniano una situazione di assoluta marginalità rispetto agli attuali circuiti di fruizione turistica.

L’Asse II, teso alla salvaguardia ed alla valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici, risulta meno problematico dal punto di vista dei potenziali impatti diretti sull’ambiente; occorre tuttavia non sottovalutare gli effetti indiretti legati allo sviluppo dei settori ad esso direttamente correlati, come quello del turismo che, come si è evidenziato, tende a svilupparsi con trend più alti nelle aree già caratterizzate da alti livelli di urbanizzazione e da criticità ambientali (impatti legati all’urbanizzazione, alla presenza di attività produttive, a fenomeni di abusivismo edilizio).

Bisognerà, inoltre, porre attenzione soprattutto alle nuove pressioni che possono essere generate a seguito della riqualificazione e del rilancio di parti del territorio di particolare pregio storico, culturale, architettonico e naturalistico finora rimaste marginali rispetto ai circuiti tradizionali.

L’analisi deve quindi monitorare le relazioni con il settore turistico e le azioni volte a modificare fisicamente il territorio, in particolare alle opere di infrastrutturazione collegate

3 Nella Lista del Patrimonio Mondiale vengono iscritti i beni che hanno "un valore universale eccezionale" da punto di vista storico, artistico o scientifico.

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all’attività turistica e alla localizzazione di nuove strutture ricettive, per garantire la tutela e la salvaguardia del patrimonio paesaggistico e ambientale. INDICATORI CONSIDERATI PER LA VALUTAZIONE DEGLI OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ DEL SETTORE IN ESAME

CODICE INDICATORE PARAMETRO ULTIMO DATO DISPONIBILE

ANNO DI RIFERIMENTO

PAR-11 % di territorio coperto da Piano Paesistico Territoriale.

Ettari e n. comuni

0,50% 2002

PAR-13

% Aree soggette a vincolo 431/85

Ettari e % Vedi tabella ASA

1996

PAR-09

n. di presenze turistiche divise per stagione

n. Vedi grafico ASA

1999-2000 (dato regionale) 1997 (dato provinciale)

PAR-12 n. e variazione delle presenze turistiche divise per provincia

n. e % Totale regionale 11.958.751 26% (1999)

Dal 1991 al 1999

PAR-08 n. di musei, gallerie ed aree archeologiche gestite

n. 54 2002

Rispetto ai rapporti con il settore turistico si segnala un aumento del 26% delle presenze dal 1991 al 1999 con un massimo del 96% per la provincia di Agrigento e del solo 3% per Enna. Gli aumenti più significativi sono segnalati dunque nelle aree dove sono presenti beni culturali di maggior richiamo. Il 45,21 delle presenze è segnalato nell’ambito della stagione estiva.

Dalla politica di sviluppo del settore ci si attende un ulteriore incremento della pressione turistica, ci si aspetta, tuttavia, che questa venga più equamente suddivisa nel corso di tutte le stagioni. La politica di valorizzazione dei beni culturali “minori” attraverso la creazione di circuiti di fruizione che colleghino i beni maggiormente attrattori ad altre emergenze diffuse sul territorio dovrebbe, inoltre, contribuire a ridurre lo squilibrio fra aree congestionate ed aree marginali soggette a spopolamento e degrado. A questo scopo sono stati selezionati gli indicatori delle presenze turistiche suddivise per stagione e per provincia. Essi dovrebbero consentire di verificare attraverso l’analisi degli incrementi di presenze nelle aree interne e al di fuori della stagione estiva, la reale efficacia delle politiche di Asse basate sulla creazione di circuiti di area vasta, sul rilancio dei beni e dei centri minori, sull’integrazione e sulla diversificazione dell’offerta.

Il dato relativo alla percentuale coperta da Piano Paesistico riguarda i Piani d’Ambito in attuazione degli indirizzi individuati dalle Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale relative all’intero territorio regionale (approvate con Decreto 21/05/99 n. 6080).

Risultati Attesi

I risultati attesi sono correlati alle problematiche ambientali di maggiore rilievo. In primo luogo il tema della congestione delle aree costiere e dei rischi che un incremento della fruizione comporta sul piano della qualità dell’ambiente marino e costiero, dall’altro il tema dello spopolamento delle aree marginali e del degrado del ricco patrimonio culturale dell’interno della Sicilia e del paesaggio agrario a causa dell’abbandono delle tradizionali attività rurali. Su questo piano la valorizzazione di questo patrimonio prevista dal POR Sicilia attraverso l’Asse II, potrebbe, in sinergia con la programmazione in altri settori ed in particolare con l’Asse IV (FEOGA), portare

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

232

ad una diversificazione delle attività agricole attraverso l’integrazione delle attività tradizionali con progetti di turismo sostenibile, contribuendo al mantenimento ed alla valorizzazione del paesaggio.

Un ulteriore problematica è costituita dal carattere stagionale dei flussi turistici che aggrava i danni ambientali legati alla concentrazione geografica nelle aree costiere, in particolare in relazione al turismo di tipo esclusivamente balneare che determina la formazione stagionale di popolose conurbazioni costiere stagionali con costi di gestione a carico delle amministrazioni locali a fronte di densità abitative raddoppiate o triplicate nei mesi estivi. Il rilancio del turismo culturale, coniugato con la valorizzazione dei beni ambientali e delle aree protette attraverso la progettazione di circuiti di fruizione e la diversificazione dell’offerta, ha come obiettivo di sostenibilità la de-stagionalizzazione dei flussi attraverso una migliore distribuzione delle presenze lungo tutto l’arco dell’anno.

Occorre sottolineare che la quota di risorse a valere sull’Asse II del POR Sicilia assegnata attraverso Progetti Integrati Territoriali è consistente. Sul piano della sostenibilità ambientale questa scelta del programmatore ha conseguenze positive perché consente la realizzazione di circuiti intercomunali su area vasta. Le aree PIT spesso comprendono, infatti, comuni costieri e comuni montani, aree protette ed aree ad alta fruizione turistica di tipo balneare. Inoltre interventi a valere sull’Asse II si integrano spesso, nei PIT, con interventi specifici di riqualificazione ambientale a valere su misure dell’Asse I, secondo la logica per cui al rilancio del bene culturale (architettonico, archeologico, ecc.) deve accompagnarsi la riqualificazione ambientale e paesaggistica dell’intorno.

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

233

ASSE IV – SISTEMI LOCALI DI SVILUPPO

Circa l’Asse IV – Sistemi locali di sviluppo, gli obiettivi di sviluppo e i concetti di sostenibilità ad essi relazionati per i diversi settori interessati sono sinteticamente i seguenti:

INDUSTRIA, ARTIGIANATO, COMMERCIO

Favorire lo sviluppo e la produttività garantendo la sostenibilità ambientale

AGRICOLTURA Sostenere lo sviluppo dei territori rurali e valorizzare le risorse agricole, forestali, ambientali e storico-culturali.

PESCA E ACQUICOLTURA Rafforzare la competitività nel settore prevenendo i danni derivanti da uno sfruttamento non equilibrato della risorsa

TURISMO Accrescere e qualificare le presenze turistiche in un'ottica di sostenibilità ambientale; migliorare l'efficienza delle attività turistiche garantendo gli aspetti di compatibilità ambientale

Le strategie di sviluppo che caratterizzano l’asse in argomento rivestono, sotto il profilo

della sostenibilità ambientale, particolare importanza e delicatezza. Turismo, sviluppo imprenditoriale, crescita produttiva devono essere adeguatamente

inquadrati e mirati in un contesto che sia finalizzato al miglioramento dei servizi ambientali e alla loro gestione oltre che alla difesa e all’incremento della qualità ambientale. Industria, Artigianato, Commercio OBIETTIVI DI SVILUPPO E CONCETTI DI SOSTENIBILITÀ’ DEL SETTORE IN ESAME

Favorire lo sviluppo e la produttività garantendo la sostenibilità ambientale

Il POR sviluppa una strategia generale volta al potenziamento, all’irrobustimento e al completamento e qualificazione dell’intero sistema produttivo. In coerenza con gli obiettivi specifici nel QCS, con il programma si punta a :

?? favorire lo sviluppo di produzione e competitività per i settori che hanno già dimostrato buona capacità di sviluppo;

?? migliorare la dotazione di infrastrutture di servizio; ?? favorire la nascita di nuove imprese nei settori con maggiori prospettive di crescita; ?? creare e rafforzare i servizi destinate alle imprese ?? sostenere l’innovazione tecnologica, la compatibilità ambientale, innovazione tecnologica, la

formazione professionale. Particolare rilevanza assume, in tale contesto, l’uso delle migliori tecnologie, l’adozione di sistemi di certificazione ed audit ambientale e di programmi di ristrutturazione finalizzati al risparmio energetico e alla riduzione della quantità e pericolosità dei rifiuti provenienti dal ciclo produttivo. Verranno inoltre sostenuti quegli interventi di ristrutturazione che riguardano attività produttive site in ambiti territoriali degradati, sia urbani che rurali, a maggiore densità di popolazione e/o interessati da programmi di riqualificazione.

Per il settore in argomento occorrerà porre particolare attenzione sugli interventi che potrebbero avere riflessi negativi in tema di corretto utilizzo delle risorse naturali, assicurando il

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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mantenimento dell’equilibrio generale del sistema e la conservazione delle risorse nel contesto ambientale interessato.

PRINCIPALI INDICATORI CONSIDERATI PER LA VALUTAZIONE DEGLI OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ’ DEL SETTORE IN ESAME

CODICE INDICATORE PARAMETRO ULTIMO

DATO DISPONIBILE

ANNO DI RIFERIMENTO

IND-03 N° aziende con certificazioni ambientali EMAS e ISO N. Emas 1; ISO 9000 652; ISO 14001 8

1999

IND-04 Consumi di energia elettrica GWh 7142,5 1999 IND-01 Consumi idrici nei diversi settori 1 Mm3 97,7 1998 IND-02 Produzione rifiuti per settore 2 t/anno 1.033.848 1 L’indicatore non è allo stato attuale popolabile, esso è stato tuttavia ugualmente inserito in quanto si ritiene che possa essere popolato a breve. 2 Dati riportati nell’ordinanza commissariale 7/12/01 “Piano stralcio per il settore dello stoccaggio provvisorio dei rifiuti”. Si riporta il dato totale; per i quantitativi relativi alle singole macro categorie CER si rimanda alla tabella allegata al suddetto Piano stralcio.

I consumi elettrici nel campo dell’industria e del commercio negli ultimi anni hanno avuto l’ andamento di crescita descritto nelle tabelle che seguono. Anche per i rifiuti speciali si è avuto un aumento di produzione. Le aziende con certificazioni di qualità nel 1999 ammontavano a 652 per la ISO 9000 e 8 per la ISO 14001. Una soltanto vantava la certificazione EMAS.

Consumi espressi inGWh

Produzione in t/an

La stima del fabbisogno idrico per il settore industriale, valutata per le aree ASI, nel 1998 risultava pari a 97,7 Mm3 ( Fonte Sogesid 2000).

Anno Industria Terziario Totale 1997 6496,0 3204,0 9700,0 1998 6591,5 3371,4 9962,9 1999 7142,5 3617,8 10760,3

Anno Produzione rifiuti speciali

Quota Produzione rifiuti speciali pericolosi

1997 603739 47339

1998 710851 100037

Risultati Attesi

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

235

Lo sviluppo programmato dovrebbe nei prossimi anni perseguire, all’interno del sistema produttivo regionale, l’integrazione fra sviluppo economico e componenti ambientali, favorendo per il settore migliori condizioni competitive.

In particolare, attraverso gli interventi relativi al comparto industriale, da realizzare nelle 33 principali aree industriali dell’isola e nelle PMI industriali, si attende uno sviluppo nell’ottica della sostenibilità ambientale tanto più auspicabile in considerazione del fatto che gran parte degli impianti sono localizzati lungo il sistema costiero, in vicinanza di corsi d’acqua e in aree limitrofe alle zone urbane.

I poli industriali di Palermo, Catania, Ragusa, Siracusa, Milazzo, con il maggior numero di aziende a rischio di incidente rilevante e i comprensori di Gela e Priolo, dichiarate aree ad elevato rischio di crisi ambientale, sono tra le realtà regionali che potrebbero migliorare le loro performance ambientali. Tale effettiva integrazione potrà essere testimoniata da un aumento delle certificazioni ambientali, da un più accorto uso delle risorse naturali, in particolare della risorsa idrica, e da un contenimento nella produzione di rifiuti e nel consumo di energia, obiettivi perseguibili attraverso l’adozione di tecnologie innovative per la razionalizzazione ed ottimizzazione dei cicli produttivi. Agricoltura OBIETTIVI DI SVILUPPO E I CONCETTI DI SOSTENIBILITÀ’ DEL SETTORE IN ESAME

Sostenere lo sviluppo dei territori rurali e valorizzare le risorse agricole, forestali, ambientali e storico-culturali.

Riguardo il settore Agricoltura si evidenzia come, nel programmare lo sviluppo della filiera

agricola e zootecnica si prevedano forme di sostegno legate alla promozione di innovazione tecnologica e alla riduzione di emissione di sostanze inquinanti, favorendo anche lo sviluppo dei territori rurali attraverso la valorizzazione delle attività artigianali, turistiche e di salvaguardia ambientale.

Altro rilevante obiettivo del settore è legato alla rinaturalizzazione di aree di particolare interesse ambientale (tramite la lotta alla desertificazione, l’uso delle risorse energetiche rinnovabili ecc.), in ciò correlandosi con le azioni del POR volte alla salvaguardia delle risorse naturali attraverso interventi finalizzati al contenimento del rischio idrogeologico. Inoltre, l’ampliamento del quadro delle conoscenze effettuato attraverso la realizzazione, completamento ed adeguamento di reti di monitoraggio ambientale comporterà un miglioramento delle conoscenze degli impatti ambientali anche sugli agroecosistemi delle colture protette e sulle influenze delle pratiche agricole più impattanti (come la geodisinfestazione) nei confronti del sistema suolo – pianta – atmosfera.

Il POR Sicilia punta al rilancio delle attività rurali anche attraverso la strategia dei progetti integrati destinando una quota consistente delle risorse ai PIT. Le misure dell’Asse 4 – FEOGA presentano molte potenzialità di integrazione con le misure dell’asse I relative al settore rete ecologica e con le misure dell’Asse II destinate alla creazione di circuiti di fruizione turistica culturali ed ambientali. La strategia regionale mira, in tal modo, a promuovere veri e propri modelli di sviluppo sostenibile alternativi a quelli tradizionali, e finalizzati principalmente alla valorizzazione delle aree marginali.

La strategia del POR Sicilia per quanto concerne il settore agricoltura è, altresì, coerente con il Piano di Svliluppo Rurale (P.S.R.) e l’Iniziativa Comunitaria Leader+

Le priorità del PSR si collocano nell’ambito di una politica di incentivazione della competitività delle aree rurali dell’isola, compatibilmente con l’esigenza di tutela e salvaguardia del territorio, del paesaggio e dell’agroecosistema in genere.

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

236

L’Iniziativa Comunitaria Leader+ completa la strategia complessiva del settore agricolo attraverso il PLR ed il relativo C.d.P. . Anch’essa mira ad incentivare lo sviluppo socio-economico dei territori rurali attraverso l’attuazione di strategie originali di sviluppo sostenibile integrate, fondate sul territorio, di elevata qualità, che riguardano la sperimentazione di nuove forme di:

?? valorizzazione del patrimonio naturale e culturale; ?? potenziamento dell’ambiente economico al fine di contribuire a creare nuovi posti di

lavoro; ?? miglioramento della capacità organizzativa delle rispettive comunità.

La classificazione del territorio siciliano in 5 zone agricole omogenee del Programma Regionale Leader+, operata nel PLR al fine di indirizzare e calibrare l’intensità delle misure e delle azioni, sulla scorta di un’adeguata base conoscitiva, è utile, in questa sede, per territorializzare gli obiettivi del settore agricolo anche relativamente al POR Sicilia. Infatti, attraverso la contestualizzazione degli stessi, si denota come POR PSR e PRL+ concorrono in maniera sinergica e specifica al rilancio del settore agricolo (c.f.r. schede del settore).

Rispetto a tale settore l’indagine dovrà riguardare il rispetto e la qualità delle risorse agricole-forestali a fronte di uno sviluppo dei territori rurali PRINCIPALI INDICATORI CONSIDERATI PER LA VALUTAZIONE DEGLI OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ DEL SETTORE IN ESAME

CODICE

INDICATORE

PARAMETRO ULTIMO DATO DISPONIBILE

ANNO DI

RIFERIMENTO

AGR-06

N° aziende con certificazioni ambientali (EMAS e ISO)

n. di certificati UNI-EN-ISO 14001 o EMAS

3 Aziende ISO 9002 2002

AGR-20

% sup. agricola intensiva/sup. agricola totale

% 75% 1998

AGR-14 Utilizzo di fitofarmaci

Kg/ha 6,2% 1998

AGR– 18 Aziende biologiche

n. e superficie aziende

idonee al Reg. 2092/91 e/o

finanziate con la misura A2

del Reg. 2078/92

> 9500 per 128.000 ha

1998 AGR– 19 Aziende e

superfici adibite a coltivazioni a basso impatto ambientale

n. aziende ed ettari sottoposti a reg. 2078/92 e reg. 2080/92

S.A.U. (ha) Reg.2080/92.

Applicazione del Reg. 2078/92

1.598.916 n. aziende sup. (ettari)

36.547 221.815

1997 (Reg. 2080/92)

1998 (Reg. 2078/92);

AGR-13

Elementi fertilizzanti (azoto, ossido di potassio, fosforo) contenuto

tonnellate e Kg/ha

tonnellate

Azoto Anidride fosforica

Ossido di potassio Totale

1997

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

237

nei concimi chimici per ha di SAU.

51.445 44.036 19.021 114.502

kg per ettaro di superficie concimabile (a)

Azoto Anidride fosforica

Ossido di potassio Totale

45,5 39 16,8 101,3

Sostanzialmente stabile l’utilizzo negli ultimi anni di elementi fertilizzanti (azoto, anidride fosforica, ossido di potassio) contenuti nei concimi chimici per ettaro di SAU (dati in quintali). In particolare, il dato relativo all’utilizzo di concimi azotati/Ha SAU (45,5 Kg/ha) è inferiore alla media nazionale e non sembra tale da determinare particolari impatti negativi sull’agroecosistema (Fonte: ISTAT).

In crescita l’uso dei fitofarmaci che dal 5,1% del 1996 sono passati al 6,2% totale di Kg/Ha di SAU, contro una media nazionale di 4,8. Da notare come la variazione sia più sostanziale(+37,5%) per i fungicidi che passano da 1,5 a 2,4 Kg/ha (Fonte: elaborazioni ANPA su dati ISTAT).

Solo tre le aziende agricole certificate ISO 9002 entro il 2000 (Fonte: SINCERT, anno 2002). Nessuna ISO 14001.

In crescita sono le coltivazioni intensive: 75% della SAU contro il 64,9 della media nazionale (Fonte: elaborazioni ANPA su dati ISTAT).

Il numero di aziende biologiche è il più alto fra le regioni italiane (più di 9500 che si estendono per 128.000 ha), con una SAU Biologica del 16,4%, seconda soltanto alla Sardegna (Fonte: INEA).

Utile il contributo allo sviluppo dell’agricoltura ecocompatibile dato dall’applicazione del Reg. 2078/92, rispetto al quale gli interventi riguardanti la “Sensibile riduzione dei prodotti fitosanitari”, “Introduzione o mantenimento dei metodi dell’agricoltura biologica”; e la “Estensivizzazione” sono quelli che hanno interessato una maggiore superficie aziendale (Fonte: Assessorato Agricoltura e Foreste della Regione Siciliana).

Risultati attesi

Attraverso il recepimento degli indirizzi di PAC e di sviluppo rurale si auspica il raggiungimento di una maggiore competitività del settore agricolo in termini di una migliore qualità dell’offerta, di una migliore salubrità delle produzioni agricole, di una maggiore valorizzazione delle produzioni agricole tipiche, nonché di una maggiore attenzione al territorio rurale ed alle sue potenzialità attrattive. L’incentivazione all’agricoltura sostenibile, è ampliamente supportata dal

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

238

PSR con le relative azioni volte alla diffusione ed al consolidamento di un’attività agricola ecocompatibile.

Quanto al comparto delle produzioni biologiche, è necessaria una maggiore diffusione fra gli agricoltori delle tematiche relative alla sostenibilità delle pratiche agricole, fra gli operatori della P.A. di ulteriori notizie riguardanti le aziende biologiche e gli organismi che certificano tali aziende e fra i consumatori dei sistemi di controllo effettuati a garanzia del prodotto certificato. Attraverso le politiche di integrazione fra diversi assi e misure, ci si attende una maggiore diversificazione delle attività dei distretti rurali ed un rilancio delle zone marginali ad agricoltura estensiva ed a scarso valore aggiunto. Pesca e acquicoltura OBIETTIVI DI SVILUPPO E I CONCETTI DI SOSTENIBILITÀ’ DEL SETTORE IN ESAME Rafforzare la competitività nel settore prevenendo i danni derivanti da uno sfruttamento non equilibrato della risorsa

Per il settore Pesca e acquicoltura, il POR propone una strategia d’intervento che prevede l’adeguamento strutturale, la diversificazione e modernizzazione del settore e la commercializzazione dei prodotti ittici, attraverso logiche di sviluppo integrato, in un’ottica di sostenibilità ambientale dello”sfruttamento” della risorsa.

La strategia regionale, in coerenza con quanto previsto a livello comunitario in materia di pesca e con l’obiettivo generale del QCS, prevede di rafforzare la competitività dei sistemi locali della pesca in un’ottica di sviluppo sostenibile, al fine di ridurre il differenziale socio-economico nel settore della pesca, valorizzando in particolare la produzione ittica di allevamento sia a terra che off-shore. La Regione Siciliana intende inoltre favorire la riconversione degli addetti al settore, con il sostegno della ricerca, di strutture di servizio e di assistenza e prevenire i danni derivanti da uno sfruttamento non equilibrato delle risorse biologiche.

Le linee d’intervento del POR riguardano, in particolare, interventi volti alla protezione e allo sviluppo delle risorse naturali, al potenziamento del settore della trasformazione e commercializzazione dei prodotti della pesca, attraverso l’utilizzo di tecniche a basso impatto ambientale ed al miglioramento della qualità dei prodotti e delle condizioni igieniche e sanitarie. Infine è previsto il potenziamento e adeguamento del settore dell’acquicoltura e maricoltura, azioni rivolte agli operatori del settore ed azioni di informazione sulle problematiche della pesca e dell’acquicoltura. PRINCIPALI INDICATORI CONSIDERATI PER LA VALUTAZIONE DEGLI OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ DEL SETTORE IN ESAME

CODICE INDICATORE PARAMETRO ULTIMO DATO DISPONIBILE

ANNO DI RIFERIMENTO

PES-03 N° impianti di maricoltura e acquicoltura con certificazioni di qualità n. 2 impianti 2001

PES-06 N° natanti e anzianità della flotta ( 1) n. 4600 battelli 2000 PES-04 Quantità di pescato per gruppo di specie ( 2) Tonn. ------- 2000

( 1 ) Disponibilità parziale in quanto non è disponibile il dato sull’anzianità della flotta. ( 2 ) Per l’analisi dell’indicatore si rimanda al relativo paragrafo dell’ASA (Analisi Situazione Ambientale) e a quanto descritto nel presente paragrafo.

Considerando i dati degli ultimi anni relativi alla pesca, si rileva la crisi del settore,

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

239

principalmente connessa con l’effettiva diminuzione del volume del pescato. Secondo dati ISTAT si registra, infatti, dal 1997 al 1999, un decremento della pesca marittima e

lagunare in misura del 50 % (passando dalle 621.091 tonn. del 1997 alle 365.993 del 1999). Per quanto riguarda il mercato nei mari della Regione Siciliana, pesci, molluschi e crostacei

stanno tra loro in un rapporto 4 : 1 : 1, in termini di peso (dati Istat ). La consistenza della flotta peschereccia siciliana, al 1998 rappresentava un quarto di quella

nazionale per numero di battelli e un terzo per quanto riguarda le tonnellate di stazza lorda(TSL). Dalla distribuzione della flotta siciliana per sistemi di pesca dal 1996 al 2000 ,si evince che la

piccola pesca è il sistema più rappresentativo e che in totale il numero dei battelli dal 1996 è aumentato.

Inoltre, le tecniche di pesca più impattanti per l’ecosistema marino (in particolare la tecnica a strascico) sono in dotazione circa del 10% del numero dei battelli della flotta siciliana.(Fonte: MIPAF – Osservatorio IREPA sulle strutture produttive della flotta da pesca italiana).

Dal trend delle catture per sistemi di pesca dal 1996 al 2000 si rileva che la tecnica maggiormente produttiva, negli anni è stata quella da pesca polivalente(36%), che ha fatto però registrare una nettissima diminuzione, delle catture(-73%). Seguono lo strascico (27%), piccola pesca (21%) e circuizione (16%). Si è assistito ad un incremento delle catture da piccola pesca (121%), che sono aumentate notevolmente dal 1997 al 1998, anno in cui si è avuto un picco massimo dei valori relativi a tale sistema di pesca. I dati riferiti alla pesca a circuizione sono rimasti pressoché invariati, per lo strascico si denota, invece, un aumento (22%) tra il 1999 ed il 2000 (Fonte: MIPAF - Osservatorio IREPA sulle strutture produttive della flotta da pesca italiana). Dai dati sulle catture del pescato per gruppi di specie dal 1996 al 2000, tra crostacei, molluschi, sarde e alici, si rileva che la quota maggiormente rappresentativa è data da crostacei (38%) ed alici (28%), seguiti da molluschi (19%) e sarde(16%). Si evince, inoltre, una diminuzione delle catture sia dei crostacei (-8%), che dei molluschi (-52%). Le catture di sarde e alici restano invece pressoché invariate (Fonte: MIPAF - Osservatorio IREPA sulle strutture produttive della flotta da pesca italiana).

Un’importante alternativa per ridurre la pressione esercitata sulle risorse, a causa dell’eccessivo sforzo di pesca in mare è lo sviluppo di impianti di acquicoltura e di maricoltura. Secondo dati ANPA, gli impianti di allevamento di specie marine, in Sicilia, tra il 1998 ed il 1999 erano in totale 11, di cui 5 rappresentati da impianti di allevamento off-shore(dotati di gabbia a mare), su un totale di 79 impianti presenti su tutto il territorio nazionale nel 1998 e 80 nel 1999. La produzione regionale nel 1998, è stata di 2.000 tonnellate di prodotto, su 10.100 tonnellate prodotte a livello nazionale. Nel 1999 si è avuta una lieve crescita della produzione sia a livello regionale che nazionale.

E’ importante rilevare la scarsità di aziende certificate ISO 9000 e 14001 , ad oggi solo due e l’assenza di aziende certificate EMAS.

I consorzi di ripopolamento ittico con statuto approvato in Sicilia sono tre, situati in località Patti, Catania e Castellammare del Golfo (Approvazione statuto-tipo dei consorzi di ripopolamento_Decreto 4 Aprile 1997).

Attualmente in Sicilia sono presenti 9 barriere artificiali utilizzate per il ripopolamento, 8 isole di ripopolamento, 4 scogli/secche artificiali (costituiti da scogli naturali), 1scoglio/secca artificiale (costituita da tetrapodi), tutte presso il Consorzio di Patti e 6 barriere artificiali fisse presso il Consorzio di Castellammare.

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

240

Trend degli ultimi 20 anni

0

500.000

1.000.000

1.500.000

2.000.000

2.500.000

3.000.000

3.500.000

4.000.000

4.500.000

1975 1980 1985 1990 1995 2000

Anno

Fonte dei dati:Istat, 1999

Consistenza della flotta da pesca, 1998 Sistemi Battelli - (n.) TSL (t.) KW

Sicilia 4.600 72.784 378.251 Regioni obiettivo 1 11.532 137.652 848.559 Italia 19.608 228.517 1.522.056

Fonte: elaborazioni Irepa su dati Archivio Licenza di Pesca Fonte secondaria: Allegato 2 - Analisi del settore della pesca e dell’acquacoltura, POR Sicilia 2000-2006

N° Battelli 1996-2000

-

500

1.000

1.500

2.000

2.500

3.000

3.500

4.000

4.500

5.000

20001999199819971996

A nni

Strascico

Volante

Circuizione

Draghe

Piccola pesca

Polivalent i

TOTALE

Fonte dei dati: MIPAF - Osservatorio IREPA sulle strutture produttive della flotta da pesca italiana.

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

241

Catture per sistemi di pesca 1996-2000

-

10.000

20.000

30.000

40.000

50.000

60.000

1996 1997 1998 1999 2000

Anni

Cat

ture

[t] Strascico

Circuizione

Piccola pesca

Polivalenti

Fonte dei dati: Elaborazione TF Ambiente su dati MIPAF- Osservatorio IREPA sulle strutture produttive della flotta da pesca italiana.

Trend catture per gruppi di specie 1996-2000

-

5.000

10.000

15.000

20.000

25.000

1996 1997 1998 1999 2000

Anni

Cat

ture

[t] Alici

Sarde

Molluschi

Crostacei

Fonte dei dati: Elaborazione TF Ambiente su dati MIPAF- Osservatorio IREPA sulle strutture produttive della flotta da pesca italiana.

Produzione media nazionale e regionale di specie marine; numero di impianti - anni 1998, 1999 PRODUZ.

ANNUALE (t) IMPIANTI DI SPECIE MARINE PRODUZIONE GLOBALE MEDIA (t/n° impianti)

1998 1999 REGIONE

1998 1999 N° impianti

di cui gabbie in mare

N° impianti

di cui gabbie in mare

1998 1999

Sicilia 2.000 2.300 11 5 11 5 182 209 Italia 10.100 11.660 79 19 80 22 128 146

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

242

N° impianti di maricoltura e acquacoltura con certificazioni di qualità Azienda Unità operativa

SICILY FISH FARM SRL

Unità Operativa - C.DA S. ANTONINO 92013 MENFI (AG) - Sicilia

SICILY FISH FARM SRL

Sede Operativa - VIA EINAUDI 2 92019 SCIACCA (AG) - Sicilia

Fonte: www.sincert.it Risultati Attesi

Sulla base delle strategie della strategia del POR Sicilia i risultati attesi riguardano l’integrazione tra lo sviluppo economico del settore e la protezione della risorsa ittica; in particolare si attende un aumento delle certificazioni EMAS ed ISO e dell’utilizzo delle tecniche a basso impatto ambientale sia per gli impianti di acquicoltura e maricoltura che per quelli di trasformazione e commercializzazione del prodotto ittico. Turismo OBIETTIVI DI SVILUPPO E I CONCETTI DI SOSTENIBILITÀ’ DEL SETTORE IN ESAME

Accrescere e qualificare le presenze turistiche in un'ottica di sostenibilità ambientale; migliorare l'efficienza delle attività turistiche garantendo gli aspetti di compatibilità ambientale

Il settore turismo è stato indicato dal POR come canale strategico prioritario per lo sviluppo e la promozione socioeconomica generale.

Le condizioni per sostanziare e per assicurare la durata nel tempo di tale sviluppo risiedono nella capacità di proteggere l’ambiente dalla pressione esercitata dal settore. Da qualche anno, infatti, si sta diffondendo la concezione di un Turismo del tutto nuova, che poco ha in comune con i tradizionali modelli di Sviluppo e di Crescita spesso miopi e poco consapevoli delle ripercussioni sull’Ambiente e sulla salute dell’Uomo.

Il POR, a tal proposito, indica come obiettivo strategico per il settore Turismo quello della destagionalizzazione del flusso turistico, ossia un insieme di interventi miranti a “diluire” nel tempo, a decomprimere la pressione antropica turistica su un determinato territorio (con particolare attenzione alle aree protette). Riqualificazione e potenziamento delle strutture ricettive (privilegiando il recupero e il riutilizzo dei manufatti tradizionali esistenti), ed estensione della stagione turistica verso periodi attualmente meno inflazionati, costituiscono solo alcuni esempi di come si intende porre in atto la strategia di destagionalizzazione contribuendo anche al riequilibrio, sul territorio, della presenza turistica attraverso il coinvolgimento delle aree rimaste ai margini del sistema. Si segnale, inoltre, che la strategia d’intervento prevede che le azioni di riqualificazione e potenziamento dei servizi turistici avvengano privilegiando gli investimenti finalizzati alla riduzione dei consumi energetici e alla riduzione degli impatti ambientali.

Indicatori particolarmente sensibili della pressione e della compromissione ambientale causata dal settore turistico sono basati sui dati sui Rifiuti Solidi Urbani e, ovviamente, sulle presenze turistiche.

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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La Programmazione Regionale ha posto, inoltre, particolare attenzione sulla questione dei Porti Turistici. La realizzazione di tali infrastrutture al servizio del sistema turistico, al fine di non gravare pesantemente sui siti interessati contribuendo all’accrescimento del degrado ambientale delle coste, dovrà avvenire prevedendo adeguate misure per il contenimento degli impatti. Il CdP rimanda ad un programma di interventi che recepirà le risultanze degli studi di settore in corso di esecuzione. Il programma, nell’individuare gli interventi, il loro costo presunto, le modalità di realizzazione (misure per lo smaltimento dei rifiuti e per le per il recupero delle acque di sentina) , terrà conto dell’esistenza degli strumenti di pianificazione portuale, della possibilità di realizzazione di un itinerario nautico con approdi sicuri per la navigazione costiera, della presenza nell’entroterra di attrattori turistici ed infrastrutture ricettive, e del grado di avanzamento della realizzazione degli interventi portuali in modo da stabilire dei rigidi criteri per l’assegnazione dei fondi POR destinati alla costruzione e al completamento dei porticcioli turistici regionali. La Regione Siciliana ha approvato il suddetto programma che è stato pubblicato con il titolo “Piano di sviluppo della nautica da diporto della Regione Sicilia”.

Sembra opportuno, infine, citare un’importante iniziativa a livello internazionale – comunitario - nazionale: Agenda XXI Locale. Questo documento mira a implementare nelle strategie di Sviluppo Locale (bene aderisce, quindi, con i caratteri del settore turistico) i fondamenti dello Sviluppo Sostenibile così come concepiti e riconosciuti alla Conferenza di Rio del 1992. L’auspicio è che in Sicilia si verifichi un’adesione convinta e diffusa a questo sistema in vista della creazione di un turismo Sostenibile e Responsabile.

INDICATORI CONSIDERATI PER LA VALUTAZIONE DEGLI OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ’ DEL SETTORE IN ESAME

CODICE INDICATORE PARAMETRO ULTIMO DATO DISPONIBILE

ANNO DI RIFERIMENTO

COS-01 % acque balenabili/tot. coste controllate % + 1,6% 1995 - 1999 Consumi energetici nel settore turistico % + 22% 1996- 2001

TUR-01 N° aziende turistiche con certificazioni di qualità ambientali n. 4 2001

Per il turismo come già rilevato si segnala un aumento del 26% delle presenze dal 1991 al

1999 (fig.1). Parallelamente, per il medesimo periodo di riferimento, sono cresciuti del 12% i posti letto (fig.2). Si registra, nel periodo 1995 – 1999, un incremento delle coste balenabili sul totale delle coste controllate del 1,6%. I consumi di energia elettrica nel settore sono aumentati del 22% tra il 1996 e il 2001: in ciascun anno il consumo delle aziende risulta superiore alla media dei consumi nel settore terziario (fig.3). Solo un’azienda Turistico ricettiva ha conseguito la Certificazione ISO 9000; nel 2001 se ne sono aggiunte altre 3.

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-

2.000.000

4.000.000

6.000.000

8.000.000

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12.000.000

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1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999

Figura 1 - Presenze turistiche in Sicilia dal 1991 al 1999 - FONTE: ISTAT

95.000

100.000

105.000

110.000

115.000

120.000

125.000

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999

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Figura 2 - n. posti letto presso gli esercizi recettivi in Sicilia - FONTE: ISTAT

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Tabella 1 - percentuale coste balneabili su totale coste controllate (1995 - 1999)

Provincia Percentuale di Costa balneabile

/ costa controllata (1995 – 1999)

Palermo 2,6 Catania -0,4

Messina -1,8

Siracusa 0,6

Ragusa -2,5

Caltanissetta 9,6

Agrigento 3,2 Trapani 1,2 Sicilia 1,6

Fonte: Elaborazione della Task Force Ambiente Sicilia su dati del Ministero dell’Ambiente

0%

5%

10%

15%

20%

25%

1996 1997 1998 1999 2000

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(%

)

Consumi di energia elettrica nel terziario

Consumi di energia elettrica per alberghi,ristoranti e bar

Figura 3 - Confronto consumi di energia elettrica tra il settore per alberghi e altre strutture turistiche e il settore terziario - Fonte: ISTAT

Risultati attesi

Lo sviluppo del sistema turistico siciliano, supportato dalle misure 4.18, 4.19 e 4.20 del POR, si accompagnerà a una maggiore attenzione verso l’ambiente e all’adozione di strategie e

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strumenti tesi a ridurre la pressione esercitata dal settore su tutto il territorio. Tra gli obiettivi delle misure vi è quello di destagionalizzare il flusso turistico migliorando la ricettività e prolungando la stagione turistica.

Un’analisi della domanda turistica mostra che più del 50% delle presenze turistiche affluiscono nelle sole province di Messina e Palermo, seguite con valori assi inferiori dalle province di Catania e Agrigento. L’affluenza turistica è molto bassa nell’entroterra siciliano (province di Enna e di Caltanissetta) e in tutte le province il turismo si concentra prevalentemente nella stagione estiva. L’obiettivo è, allora, quello di estendere l’interesse del turista anche verso le zone meno “gettonate” e di stimolare il flusso in entrata anche in periodi attualmente considerati di “bassa stagione”.

Si prevede un rapido incremento anche nell’adozione degli strumenti per “qualificare” dal punto di vista ambientale l’offerta turistica; tra questi sicuramente spicca la certificazione del sistema di gestione ambientale (Regolamento CE n°1836/93 EMAS oppure ISO 14001). A breve, inoltre, con l’estensione della disciplina del marchio di qualità ecologica (Ecolabel) anche ai servizi, molti operatori del settore potranno fregiarsi del Bollino Ecolabel.

Infine, i finanziamenti destinati alla realizzazione di nuovi porti turistici e al completamento degli esistenti, secondo i criteri stabiliti nel “Piano di sviluppo della nautica da diporto della Regione Sicilia”, dovrebbero schiodare la Sicilia da una situazione che non prevede alcun porto turistico dotato di strumenti per la riduzione dell’inquinamento delle zone costiere interessate e dell’entroterra ad esse limitrofo.

La qualità delle acque costiere (misurabile con l’indicatore “Balneabilità”) è un aspetto fondamentale del turismo regionale che va difeso dalle minacce di inquinamento, in larga parte legato alla diffusa antropizzazione delle coste. Nonostante, infatti, nell’ultimo quinquennio si sia registrato un trend positivo (che non ha però coinvolto le province di Catania e Trapani), sono ancora presenti valori elevati di costa vietata alla balneazione nelle province di Palermo e Siracusa (che hanno, peraltro, presentato progetti per la realizzazione dei porti turistici in seno al porto principale).

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Asse V – CITTÀ OBIETTIVI DI SVILUPPO E CONCETTI DI SOSTENIBILITÀ’ DEL SETTORE IN ESAME

Aumentare la qualità degli spazi urbani e la vivibilità; riduzione dell'inquinamento urbano.

Nella valutazione del territorio siciliano, una grande importanza va assegnata ai sistemi urbani-metropolitani in quanto essi costituiscono le strutture fisicamente più complesse presenti nel territorio e che comprendono/influenzano numerose realtà urbane minori. Essi rappresentano i generatori e i nodi delle dinamiche di trasformazione e influenzano la strutturazione fisica del territorio globalmente considerato.

A partire da queste considerazioni infatti, il POR per l’Asse V – Città pone in evidenza, in coerenza con il QCS, una chiara strategia fortemente connessa con gli altri Assi (risorse naturali, risorse culturali, reti e nodi di servizio, internazionalizzazioni e politiche sociali) e volta a: ??migliorare il ruolo e le funzioni delle città nel proprio contesto territoriale, e in particolare:

per le città metropolitane, allo scopo di rafforzare la disponibilità di funzioni rare e innovative e l’offerta di servizi urbani e metropolitani; per i medi centri, allo scopo di promuovere la costruzione di reti di città affinché diventino luogo di attrazione di funzioni e servizi specializzati e luoghi di connessione e di servizio per i processi di sviluppo del territorio;

??migliorare la qualità urbana per l’accrescimento della competitività, il rafforzamento della coesione sociale, il miglioramento del sistema della mobilità interna ed esterna ai centri urbani (con particolare attenzione ai bisogni dell’infanzia, all’integrazione sociale e alla lotta alla marginalità), la riqualificazione, il rinnovamento e la rifunzionalizzazione del tessuto edilizio urbano (nel rispetto delle tradizioni culturali e storiche con particolare attenzione al recupero dei centri storici e dei centri minori).

??Rafforzare il capitale sociale mediante il soddisfacimento dei bisogni di base, la riduzione del tasso di esclusione, la promozione dell’economia sociale, la qualificazione dei servizi, la definizione di nuove figure professionali in ambito sociale, anche attraverso la qualificazione della Pubblica Amministrazione.

Questa strategia dovrà garantire, in fase di attuazione, il rispetto dei principi di concentrazione

al fine di evitare la dispersione dei finanziamenti, e di integrazione per attuare le strategie in modo sinergico (anche relativamente agli APQ e agli eventuali progetti di Agenda 21 Locale) attraverso la progettazione integrata. Inoltre, dovrà concentrarsi principalmente sui contesti insediativi maggiormente rilevanti che fungono da elemento ordinatore dell’intero territorio: il perimetro urbano costiero occidentale (Palermo) e orientale (Catania e Messina), la grande conurbazione raguso-modicana, le aree a vocazione turistica (Taormina e costa Sud) e le regioni cerniera (pettini pedemontani maronita, nebrodense e peloritano).

In tal senso, si ritiene possano valutarsi positivamente le seguenti linee di intervento: ??per le città metropolitane, il potenziamento, la qualificazione e la riorganizzazione funzionale e

gestionale di attività innovative e di livello elevato (connesse alle vocazioni territoriali), con particolare riferimento a quelle finalizzate all’accesso alle reti globali e transregionali. Questo tipo di interventi potrebbe avere impatti positivi per la rigenerazione ambientale e il riuso delle aree urbanizzate.

??per i medi centri, il potenziamento e la specializzazione delle infrastrutture di servizio ai sistemi produttivi locali e loro messa in rete, il recupero dei centri storici e la riorganizzazione del tessuto commerciale ed artigianale, la qualificazione e/o riqualificazione del personale per la realizzazione e la gestione degli interventi. Questo tipo di interventi potrebbe avere impatti

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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positivi per la valorizzazione delle risorse culturali, il contenimento dell’espansione incontrollata degli ambiti metropolitani, la riduzione della dipendenza dei centri minori nei confronti di quelli maggiori con il conseguente riequilibrio nell’uso del territorio regionale.

??miglioramento della qualità della vita e dell’organizzazione strutturale delle città nelle aree urbane attraverso la riqualificazione e il recupero integrato dei tessuti edilizi storici, la riqualificazione e rinnovamento del tessuto edilizio ed urbanistico delle aree degradate e delle aree dimesse, il potenziamento dei sistemi di trasporto di massa a guida vincolata per le città di Palermo (anello metropolitano), Catania (Circumetnea) e Messina (tramvia) con un conseguente miglioramento dell’efficienza energetica dei trasporti pubblici, gli interventi di razionalizzazione del traffico urbano. Questo tipo di interventi potrebbe avere impatti positivi per la riduzione delle emissioni inquinanti (atmosferiche e acustiche), per un più corretto uso delle risorse non rinnovabili e del suolo e per la rigenerazione ambientale dei centri urbani.

??il soddisfacimento dei bisogni sociali di base; il potenziamento e riqualificazione delle infrastrutture e dei servizi di assistenza per i soggetti deboli e a rischio di emarginazione; la creazione di reti territoriali di sostegno/sviluppo della coesione e della integrazione sociale; la generazione di eventi artistici, culturali, didattici per promuovere l’integrazione sociale, culturale, etnica; la modernizzazione delle modalità di gestione ed erogazione dei servizi ai cittadini attraverso azioni formative. Questo tipo di interventi potrebbe avere impatti positivi sul miglioramento della qualità della vita di ogni cittadino in ambito urbano in un’ottica di pari opportunità e qualificazione professionale.

Il tipo di valutazione proposto si riferisce al rapporto tra le attività previste per migliorare gli

spazi e la qualità urbana, e la riduzione dell’inquinamento urbano. Saranno dunque analizzati i processi di sviluppo qualitativo urbano e gli indicatori relativi ai principali fattori di inquinamento. Si sottolinea che l’analisi degli indicatori individuati, per avere una visione più completa del settore, deve essere necessariamente relazionata anche alla lettura dei dati inerenti gli indicatori socio-economici.

PRINCIPALI INDICATORI CONSIDERATI PER LA VALUTAZIONE DEGLI OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ DEL SETTORE IN ESAME

CODICE INDICATORE PARAMETRO ULTIMO DATO DISPONIBILE

ANNO DI RIFERIMENTO

ARI-08 Qualità dell'aria urbana - v. Allegati ASA 2000/2001 RUM-01 Inquinamento acustico in ambiente urbano dB (A) v. ASA 2000/2001 V-05 (ISTAT)

Utenti di mezzi pubblici sul totale delle persone che si sono spostate per motivi di lavoro % 7,3% 2000

INQUINAMENTO ATMOSFERICO – QUALITÀ DELL’ARIA

I dati disponibili sono relativi alle città metropolitane di Palermo, Catania e Messina. La situazione più allarmante è quella di Palermo, con numerosi superamenti dei livelli di

attenzione per CO, O3 per cui comunque si rileva un andamento discendente dal 1996 al 2000. Sono, invece, in aumento i livelli di allarme per PTS e NO2 così come le variazioni di benzene, sempre decisamente superiori rispetto agli obiettivi di qualità. Periodicamente, si sono verificati episodi tali da rendere necessaria l’adozione di provvedimenti limitativi del traffico veicolare privato. Anche a Catania si segnalano superamenti di soglia per CO e NO2, ma anche in questo caso il loro andamento è discendente il che fa sperare nella stabilizzazione delle concentrazioni inquinanti. Problematica la situazione del benzene in alcune zone, mentre in altre si è al di sotto della soglia dell’obiettivo di qualità. Non si sono verificati episodi tali da rendere necessaria l’adozione di provvedimenti limitativi del traffico veicolare privato. Più tranquilla la situazione a Messina, dove grazie alle favorevoli condizioni

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meteoclimatiche, le emissioni mostrano un andamento costante: limitatamente al CO2, si segnalano superamenti di soglia crescenti dal 1999. In tutte le aree metropolitane, la causa principale dell’inquinamento atmosferico è dovuta al traffico veicolare, agevolata dalle elevate temperature caratteristiche della nostra Regione. INQUINAMENTO ACUSTICO – RUMORE

Il traffico veicolare costituisce la sorgente di inquinamento acustico più importante sia per i livelli sonori ad esso associati sia perché, a causa della sua diffusione, interessa la totalità delle aree urbane e quindi coinvolge vastissimi strati della popolazione.

Il Comune di Palermo si è dotato di stazioni di monitoraggio del rumore e il Comune di Catania ha provveduto a realizzare campagne di monitoraggio periodiche puntuali. Risultati Attesi

In coerenza con quanto perseguito dalle strategie Comunitarie e nazionali per la qualità degli ambiti urbani e la qualità della vita (dal momento che la maggior parte della popolazione mondiale vive in territori urbanizzati), i risultati attesi per questo Asse riguardano in particolare la diminuzione delle emissioni inquinanti provocate dal traffico veicolare e un più corretto uso del suolo. Si tende dunque ad una riduzione della quantità di vetture private circolanti soprattutto nelle grandi aree metropolitane, all’utilizzo di mezzi di trasporto alternativi e all’introduzione di sistemi di gestione innovativi per il settore.

L’obiettivo del rafforzamento della competitività del settore viene dunque perseguito nell’ottica della sostenibilità, al fine di ottenere un utilizzo delle risorse compatibile e di incrementare l’adozione di tecniche a basso impatto ambientale e certificazioni di qualità. A lungo termine, ci si attende una sostanziale diminuzione delle emissioni atmosferiche e acustiche nel rispetto degli accordi comunitari e internazionali sottoscritti.

Più in generale, dalle linee d’intervento del POR ci si attende anche un miglioramento della complessiva qualità della vita in ambito urbano, riferita quindi al potenziamento “dell’offerta di città”. Questo attraverso l’introduzione di servizi rari e innovativi, gli interventi di rigenerazione ambientale e di recupero/riuso delle aree depresse per migliorare e riqualificare il paesaggio urbano, soprattutto nelle sue aree degradate, riqualificando, rinnovando e rifunzionalizzando il tessuto edilizio, con particolare attenzione ai centri storici.

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ASSE VI – RETI E NODI DI SERVIZIO

La strategia generale dell’Asse si propone la riorganizzazione, il completamento e la modernizzazione dei collegamenti materiali del settore trasportistico e lo sviluppo della Società dell’informazione, garantendo quelle condizioni di legalità e sicurezza necessarie per rilanciare lo sviluppo dell’impresa locale e incoraggiare gli investimenti dall’estero.

Per tale Asse si ritiene più opportuno limitare l’analisi al settore dei Trasporti, essendo le azioni previste negli altri settori generalmente immateriali e di conseguenza di non rilevante significato rispetto ad una valutazione globale sulla sostenibilità ambientale. Trasporti PRINCIPALI OBIETTIVI DI SVILUPPO E DI SOSTENIBILITÀ DEL SETTORE IN ESAME

L’analisi dell’attuale situazione siciliana evidenzia delle generali carenze nel settore delle

infrastrutture viarie, ferroviarie, aeroportuali e portuali e dei relativi nodi di interscambio. Il Programma si propone, pertanto, il completamento della rete autostradale regionale, il miglioramento e la riqualificazione della viabilità minore a servizio delle aree interne, il potenziamento delle infrastrutture ferroviarie, portuali e aeroportuali e un generale miglioramento del sistema intermodale.

In particolare nel settore del trasporto ferroviario è evidente la necessità di pervenire al raddoppio ed alla elettrificazione delle linee di interesse nazionale e regionale, garantendo così una reale e valida alternativa al trasporto gommato, finora privilegiato, e fornendo un contributo alla riduzione delle emissioni in atmosfera che esso comporta. Anche nel settore navale ed aeroportuale le strategie di sviluppo prevedono azioni di riqualificazione del sistema coerenti con gli obiettivi di sostenibilità ambientale, promuovendo interventi per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti provenienti da navi, la riduzione dell’inquinamento acustico e delle emissioni inquinanti in atmosfera.

Nonostante la sostenibilità ambientale degli interventi programmati e l’accrescimento degli standard di qualità e di sicurezza siano obiettivi trasversali a tutte le azioni programmatiche previste, il settore in esame presenta, per sua natura, delle potenziali criticità nei confronti dei sistemi naturali, pertanto l’attuazione degli interventi dovrà essere monitorata con particolare attenzione.

PRINCIPALI INDICATORI CONSIDERATI PER LA VALUTAZIONE DEGLI OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ’ DEL SETTORE IN ESAME

CODICE INDICATORE unità di misura ULTIMO DATO DISPONIBILE

ANNO DI RIFERIMENTO

ARI-02 Emissione totale gas serra t/anno 46.666.332 1990 TRA-03 Estensione sistema ferroviario Km 1448,0 1997 TRA-01 Consumo di combustibile per i trasporti Tep/veicolo 0,58 1998 RUM-03 Inquinamento acustico in ambito aeroportuale dB (A) v. ASA 2000 TRA-02 Contributi % dei trasporti alle emissioni di CO t/ab 1,93 1999

Rafforzare i collegamenti nel rispetto degli standard di sicurezza e dell'ambiente, riducendo gli inquinamenti.

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Valutazione Ex-ante Ambientale POR 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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Appare utile nel contesto degli obiettivi prefissati porre l’attenzione sul contributo dei

trasporti alle emissioni di CO2 che in Sicilia dal 1996 al 1999 sono aumentate, passando da 1,80 t per ab. a 1,93 t per ab. (Italia 1,95, regioni ob. 1 1,82) - fonte ISTAT su dati ANPA.

Si rileva inoltre un sempre minore uso del sistema ferroviario, sia in termini di trasporto passeggeri che di trasporto merci (27,8 t per 100 ab. nel 1998, contro una media nazionale di 52,4 e del 68,1 per le regioni ob. 1)

Secondo i dati del 1997 la rete ferroviaria in esercizio ammontava in Sicilia ad un totale di 1448,0 Km, dei quali 753,2 elettrificati, di questi solo 106,6 a doppio binario. Contestualmente si rileva, tuttavia, che scende anche il dato relativo al trasporto merci su strada (da 864 t per 100 ab. nel 1995 a 650 nel 1999). In crescita invece il trasporto navale e quello aereo.

Circa l’uso dei combustibili per i trasporti (cons. unitario per auto eq. tep/veic.), si registra un aumento del consumo di benzina da 0,47 del 1990 a 0,58 nel 1998, il consumo è comunque, rispetto al dato delle altre regioni italiane, tra i più bassi. Per il gasolio si registra, invece, una tendenza verso la diminuzione del consumo, passando da 1,20 del 1990 a 0,87 del 1998 (fonte ENEA). Risultati Attesi

Gli interventi previsti nel settore riguardano, essenzialmente, il completamento di opere già avviate. In generale gli interventi sono stati individuati in coerenza con quanto contenuto negli APQ Trasporti. In particolare, si ritiene che gli interventi nel settore delle infrastrutture stradali siano quelli da seguire con maggiore attenzione a causa dei potenziali rilevanti impatti ambientali che questo tipo di infrastrutture può comportare. Tuttavia, l’adempimento delle procedure di compatibilità ambientale, il perseguimento di elevati standard di sicurezza, la scelta di completare arterie ormai riconosciute come strategicamente essenziali per il funzionamento dell’intero sistema trasportistico regionale (quali la Palermo–Messina o la Caltanissetta–Gela), dovrebbero consentire un generale miglioramento del sistema di trasporto su gomma, eliminando alcune situazioni di criticità ambientali quali quelle relative all’attraversamento dei centri abitati da parte di grossi flussi veicolari.

Gli interventi ferroviari relativi al miglioramento del tratto Fiumetorto–Agrigento (vedi CdP) potranno portare un’utile diminuzione dei flussi veicolari tra Palermo e Agrigento.

Anche il potenziamento dei nodi di interscambio marittimo potrà portare ad un più efficace riequilibrio dell’intero sistema trasportistico.

Per il settore aeroportuale sono previsti interventi relativi agli impianti di Trapani e Comiso. L’ammodernamento delle infrastrutture aeroportuali, secondo quanto descritto nel CdP, sarà finalizzato anche alla riduzione dell’inquinamento acustico e delle emissioni.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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4.2 - TABELLE DEGLI EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI PER L’INTEGRAZIONE AMBIENTALE NEI SINGOLI INTERVENTI

NOTE E SPECIFICHE PER UNA MIGLIORE COMPRENSIONE DEL TESTO Testo in corsivo, nella colonna “Disposizioni per l’integrazione nel settore o nelle misure”: indica ulteriori proposte dell’Autorità Ambientale per migliorare l’integrazione della componente ambientale all’interno delle misure. Incidenza Negativa, nella colonna “Principali problematiche, stima incidenza sull’ambiente”: tale sottoparagrafo è assente nelle schede relative a misure che per loro natura non presentano interventi potenzialmente impattanti per l’ambiente e nelle schede delle misure che non forniscono sufficienti informazioni per la stima dell’impatto sulle diverse componenti ambientali. Obiettivi Specifici: sono stati considerati gli obiettivi specifici descritti nel POR per ciascun settore ambientale.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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ASSE I - RISORSE NATURALI Settore Risorse Idriche

Integrazione della dimensione ambientale

Obiettivi specifici Principali problematiche. Stima incidenza sull’ambiente (positiva

– negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da

perseguire in relazione al settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o nelle misure (criteri

di selezione, meccanismi premiali, specifiche modalità di

attuazione)

Indicatori

Garantire disponibilità idriche adeguate (quantità, qualità e costi), per la popolazione civile e le attività produttive in accordo con le priorità definite dalla politica comunitaria in materia di acque, creando le condizioni per aumentare l’efficienza di acquedotti, fognature e depuratori in un’ottica di tutela della risorsa idrica e di economicità di gestione; favorire un più ampio ingresso di imprese e capitali nel settore ed un più esteso ruolo dei meccanismi di mercato; dare compiuta applicazione alla legge “Galli” e al decreto legislativo n. 152/99.

Migliorare le condizioni di fornitura delle infrastrutture incoraggiando il risparmio, risanamento e riuso della risorsa idrica, introducendo e sviluppando tecnologie appropriate e migliorando le tecniche di gestione del settore. Promuovere la tuteed il risanamento delle acque marine.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE Mancata realizzazione e completamento dei principali sistemi di approvvigionamento Mancata attivazione degli A.T.O. e del servizio idrico integrato Carenza di risorse idriche adeguate Sovrasfruttamento delle acque sotterranee con fenomeni di salinizzazione delle falde Bassa qualità delle acque superficiali e di falda Bassa capacità di trattamento, scarsa qualità delle acque depurate e limitata capacità di riciclo delle acque nei cicli produttivi Ridotta capacità di integrare la gestione della qualità e della quantità della risorsa idrica Mancanza di una adeguata base informativa sullo stato delle acque. INCIDENZA POSITIVA Razionalizzazione dei prelievi e dell’uso della risorsa Conoscenza e aggiornamento dello stato quali-quantitativo della risorsa al fine di poterne meglio individuare le criticità e prevenire situazioni di grave crisi ambientale Risparmio idrico e riuso delle acque trattate per agricoltura e industria per disimpegnare risorse idropotabili

Adeguamento delle infrastrutture di collettamento e depurazione agli obblighi di legge: potenziamento sistemi di depurazione sia industriali che civili.

Miglioramenti dei livelli di qualità dei corpi idrici.

Riduzione dei consumi idrici con innovazioni di processo, riuso, riutilizzo, miglioramento rete approvvigionamento, riduzione delle perdite.

Creazione di un sistema di monitoraggio stabile sui principali temi ambientali, finalizzato alla creazione, allo sviluppo ed all’aggiornamento del quadro conoscitivo sullo stato dell’ambiente.

Misura 1.01 -La misura è finalizzata al raggiungimento di uno standard nelle informazioni relative agli indicatori di stato e di pressione necessari ai fini della valutazione ambientale strategica degli strumenti di programmazione regionale e alla costituzione ed avvio operativo dell’Agenzia Regionale per l’Ambiente (ARPA).

Si prevedono interventi per l’adeguamento e potenziamento di laboratori e strutture tecniche addette ai controlli ambientali e reti di rilevamento dati, la costituzione di un sistema informativo regionale ambientale, l’informatizzazione delle strutture tecniche addette al rilevamento dei dati ed ai controlli ambientali, l’assistenza tecnica e programmi di ricerca su tematiche specifiche e la realizzazione di un sistema integrato di cartografia e monitoraggio a supporto delle azioni di pianificazione della pubblica amministrazione.

Misura 1.02 – Si prevedono interventi finalizzati alla piena utilizzazione delle risorse idriche esistenti attraverso miglioramenti dei sistemi di captazione, il completamento e il riefficientamento degli schemi acquedottistici, l’ottimizzazione dei sistemi idrici attraverso

Misura 1.02 – Gli interventi dovranno rispettare il principio della sostenibilità d’uso della risorsa idrica, rispettando le caratteristiche qualitative e quantitative della risorsa, razionalizzando i prelievi e riducendo le perdite.

Approvvigionamento idropotabile: risorsa idrica distinta per tipologia di fonte e per ATO (o provincia): corsi d'acqua, laghi e invasi, sorgenti, pozzi, totale

Perdite in rete: vol immessso/vol. fatturato

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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INCIDENZA NEGATIVA Potenziali impatti negativi : sul flusso idrico delle acque superficiali e sotterranee; sul suolo e sottosuolo; sul paesaggio

dei sistemi idrici attraverso interconnessioni tra ambiti con diverse disponibilità idriche. Si mira dunque ad aumentare l’efficienza degli acquedotti tutelando la risorsa idrica e migliorandone la gestione.

Misura 1.03 – Si prevede la realizzazione di interventi volti al monitoraggio delle acque e del servizio idrico integrato. La misura fornirà un utile supporto conoscitivo per le attività di pianificazione degli ATO e per una corretta realizzazione delle opere programmate.

sottomisura a) la realizzazione di interventi volti al monitoraggio della qualità delle acque superficiali interne,acque marino - costiere; acque di transizione; acque sotterranee;

sottomisura b) potenziamento del sistema di monitoraggio idrologico del Servizio Tecnico Idrografico Regionale per garantire l’espletamento dei compiti di supporto nell’applicazione del D.L.vo 152/99 Misura 1.04 – La sottomisura a) riguarda la realizzazione di interventi di riefficientamento, riqualificazione, e razionalizzazione di reti idriche urbane, al fine di garantire disponibilità idropotabili adeguate in un ottica di tutela, di efficienza e di economicità della gestione. In una prima fase, nelle more della costituzione degli A.T.O. la sottomisura riguarderà interventi volti alla individuazione e al recupero delle perdite in sistemi di distribuzione idropotabile esistenti, e alla riqualificazione e razionalizzazione. Dopo la costituzione degli A.T.O., la sottomisura sarà finalizzata ad attuare la pianificazione d’ambito relativa ai sistemi di distribuzione idropotabile.

Misura 1.03 – La misura ha finalità di tutela ambientale, nei criteri di selezione si prevede priorità per le azioni di monitoraggio concentrate nelle aree a particolare criticità ambientale (CdP).

La sottomisura 1.04.b) nel primo triennio riguarderà le zone a maggiore sensibilità ambientale. In particolare le aree ritenute prioritarie in quanto suscettibili degli effetti di inquinamento più rilevanti saranno: •bacini idrografici principali; •zone costiere ad elevata densità abitativa (aree metropolitane); •zone interessate da rilevanti insediamenti industriali; •zone di notevole interesse turistico e ambientale (CdP).

N° piani di ambito approvati su totale di A.T.O.

Perdite in rete: vol. immesso/vol. fatturato;

Qualità delle acque superficiali;

Qualità delle acque sotterranee.

Popolazione servita da impianti di depurazione/popolazione tot.;

Depuratori non funzionanti su totale depuratori;

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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idropotabile. La sottomisura b) riguarda la realizzazione di interventi nel settore fognario e depurativo. Si articolerà, in azioni mirate a tutelare e mantenere lo stato ecologico delle acque e a favorire il risparmio idrico.

Gli interventi saranno finalizzati alla tutela ed il risanamento delle acque marine, di quelle superficiali e sotterranee, attraverso l’adeguamento dei sistemi depurativi al D.Lgs. 152/99.

Misura 1.05 – Gli interventi sono rivolti all’ammodernamento e rifunzionalizzazione delle reti di adduzione e distribuzione delle acque per uso irriguo, anche attraverso il riuso delle acque reflue depurate.

Misura 1.06 – Nella misura si prevedono azioni di formazione (rivolte sia al personale dipendente della P.A. che a giovani disoccupati) miranti a fornire ai beneficiari conoscenze e competenze tecniche per: avviare una efficace politica di gestione delle acque volta alla salvaguardia e valorizzazione delle risorse; costruire proposte per la valorizzazione del territorio, prevenendo forme di abuso delle risorse; approfondire le strategie di marketing e di comunicazione per promuovere iniziative di sviluppo sostenibile.

Misura 1.05 – Sarà data priorità alle aree interessate dall’emergenza idrica e a quelle a rischio di desertificazione (CdP).

Misura 1.06 – Oltre all’attività formativa in aula, sono previsti stage presso strutture che operano nei servizi di gestione ambientale. E’ inoltre prevista una campagna di diffusione e sensibilizzazione sui temi del risparmio e dell’uso consapevole della risorsa idrica.

Perdite in rete (vol. immessso/vol. fatturato);

Acque reflue riutilizzate su totale di acque reflue trattate.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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Settore Difesa del Suolo Integrazione della dimensione ambientale

Obiettivi specifici Principali problematiche. Stima incidenza sull’ambiente (positiva

– negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da

perseguire in relazione al settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o nelle misure (criteri

di selezione, meccanismi premiali, specifiche modalità di

attuazione)

Indicatori

Migliorare il livello di competitività territoriali garantendo un adeguato livello di sicurezza “fisica” delle funzioni insediativi, turistica, produttiva ed infrastrutturale esistente attraverso la pianificazione di bacino, di un sistema di governo e presidio idrogeologico diffuso ed efficiente e di una pianificazione territoriale compatibile con la tutela delle risorse naturali.

Perseguire il recupero delle funzioni idrogeologiche dei sistemi naturali forestali e delle aree agricole a scala di bacino anche attraverso l’individuazione di fasce fluviali. promovendo la manutenzione programmata del suolo e ricercando condizioni di equilibrio tra ambienti fluviali ed ambienti urbani.

Accrescere la sicurezza attraverso la previsione e prevenzione di eventi calamitosi nelle aree soggette a rischio idrogeologico incombente ed elevato (con prioritaria attenzione per i centri urbani, le infrastrutture e le aree produttive) e nelle aree soggette a rischio sismico.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Elevato rischio idraulico e idrogeologico

Elevato rischio sismico

Diffusi processi di degrado del suolo causati da attività agricole e industriali non sostenibili

Diffusi fenomeni di abusivismo in aree a rischio

Problematiche connesse alla siccità con conseguente rischio di innesco di fenomeni di desertificazione

Distruzione del potenziale silvicolo a causa di incendi

Diffusi fenomeni di erosione costiera e degrado delle coste.

Presenza di difese rigide con effetti erosivi di sottoflusso

Irrigidimento del sistema idrografico

Presenza di strutture lineari sul retrospiaggia

Diffusi fenomeni di abusivismo lungo la costa e in aree a rischio che influiscono negativamente sulle funzioni idrogeologiche e l’uso originario del suolo(erosione).

INCIDENZA NEGATIVA

Alterazioni morfologiche e del

Pianificazione nell’uso del suolo: minimizzazione impatti, particolare attenzione zone sensibili, di pregio e/o soggette a rischio idrogeologico.

Razionalizzazione dell’uso del suolo e recupero aree degradate e identifcazione aree a rischio.

Diffusione delle tecniche di naturalizzazione e tutela degli habitat naturali.

Diffusione della cultura della prevenzione del rischio territoriale ed ambientale, sviluppare le conoscenze sulla vulnerabilità del territorio e sulla gestione delle procedure di emergenza

Prevenzione dei disastri naturali e degli incendi per la salvaguardia del suolo e del patrimonio silvicolo in ambiti forestali

Ricostituzione del potenziale produttivo silvicolo danneggiato da incendi.

Recupero delle funzioni idrogeologiche ed ecologiche dei sistemi forestali e ripristino di condizioni di stabilità e di sicurezza

Recupero di suolo e delle aree a rischio e degradate

Misura 1.07 – Con la misura si punta a raggiungere un adeguato livello di sicurezza dal rischio idrogeologico del territorio siciliano.

Il sistema di interventi proposti riguardano la messa in sicurezza di aree già interessate da fenomeni di dissesto, la protezione attiva ed il monitoraggio delle aree a minore rischio, ma comunque vulnerabili, la corretta gestione del trasporto solido dei corsi d’acqua.

In particolare si prevedono:

- interventi risolutori, per la messa in sicurezza di aree già interessate da fenomeni di dissesto;

- interventi di prevenzione del dissesto, al fine di evitare fenomeni di erosione superficiale, infiltrazione eccessiva, denudamento;

- interventi di monitoraggio di aree in frana, al fine di verificare l’evoluzione dei fenomeni e prevenire situazioni di rischio.

Misura 1.08 – Nell’ambito della misura si prevede di formare i soggetti preposti alla programmazione delle attività di protezione civile e di tutela ed emergenza ambientale, oltre che il personale ed il volontariato addetto alla protezione civile alla salvaguardia dell’ambiente ed a

Misura 1.07 – Si prevede che gli interventi per la messa in sicurezza delle aree già interessate da fenomeni di dissesto debbano essere quelli a minor impatto ambientale.

Nell’ambito degli interventi da realizzare non debbono essere trascurati quelli di manutenzione idraulica ordinaria e straordinaria, che associati agli interventi di rinaturalizzazione, possono essere risolutivi ai fini del ripristino della funzionalità idraulica dei corsi d’acqua e della loro messa in sicurezza.

Misura 1.08 – Nell’ambito delle attività di formazione devono prevedersi programmi volti alla diffusione delle conoscenze teoriche e tecniche proprie dell’ingegneria naturalistica.

Popolazione benef. Di misure di salvaguardia dal rischio R4-R3, d.lgs 180/98;

Numero e superfici delle aree soggette a rischio idrogeologico

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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deflusso dei corsi d’acqua a causa di interventi di regimazione delle acque (briglie, canalizzazioni, argini)

Potenziali alterazioni morfologiche e potenziale peggioramento della qualità dei fondali e delle acque di balneazione a causa di interventi di protezione della costa quali pennelli, barriere sommerse, ripascimenti.

INCIDENZA POSITIVA

Interventi per la sicurezza idrogeologica e per il recupero delle aree costiere degradate e protezione dei litorali.

Interventi mirati alla tutela del suolo da incendi ed altri disastri naturali .

Crescita delle competenze specifiche di quanti sono impegnati nelle attività di protezione civile, di gestione delle emergenze ambientali, di tutela e salvaguardia dell’ambiente

Sensibilizzazione della cittadinanza sui rischi ambientali di origine naturale ed antropica

Ricostituzione degli ecosistemi boschivi danneggiati da incendi o da eventi naturali nelle aree silvicole dell’intero territorio regionale utilizzando specie forestali autoctone, adatte alle condizioni locali e compatibili con l’ambiente.

Interventi che concorrono alla prevenzione del dissesto idrogeologico e dei fenomeni di desertificazione realizzati nelle aree silvicole a maggiore rischio idrogeologico dell’intero territorio regionale.

salvaguardia dell’ambiente ed a realizzare azioni dimostrative e di sensibilizzazione rivolte alla cittadinanza, nell’ambito di attività di educazione ambientale e prevenzione integrata su tutto il territorio dei rischi ambientali di origine naturale ed antropica.

Misura 1.09 – Nella misura si prevedono impegni per la ricostituzione e la salvaguardia del potenziale produttivo silvicolo danneggiato da incendi e altri disastri naturali e al mantenimento dell'equilibrio ecologico e della difesa dell'ambiente in un contesto già fortemente interessato da fenomeni di dissesto e da avanzati processi di desertificazione e di forte degrado territoriale.

In particolare si prevedono tre tipi di interventi e cioè:

- Ricostituzione dei boschi e degli ecosistemi danneggiati da incendi con interventi sostenibili ed eco-compatibili;

- Investimenti per la prevenzione degli incendi;

- azioni di carattere silvo-colturale per ridurre l’erosione e la desertificazione.

Misura 1.10 – Obiettivo della misura è il recupero delle aree costiere degradate, la protezione dei litorali in erosione e la loro successiva manutenzione e controllo. La priorità di intervento riguarderà in particolare le aree ad elevato rischio di erosione come il litorale messinese tirrenico e ionico (CdP).

Nella prima fase si prevede la realizzazione di opere per la protezione delle coste in erosione

Misura 1.09 – Gli interventi da realizzare dovranno avere tra i requisiti quello della compatibilità ambientale, rispettando e rafforzando le caratteristiche tipiche dell’ecosistema in cui si opera.

Le opere devono essere inoltre concentrate in territori con forte compromissione ambientale, dove è possibile conseguire, in tempi certi e brevi, il pieno recupero delle funzioni idrogeologiche dei sistemi naturali e forestali ed il ripristino di condizioni di stabilità e di sicurezza. (CdP)

Misura 1.10

E’ previsto che sia data priorità a interventi su aree a maggior criticità ambientale accertata dalle strutture pubbliche competenti , sulle aree di elevato interesse naturalistico facenti parte della rete ecologica, nelle aree d’interesse turistico e culturale (CdP)

Entità degli incendi boschivi

Superficie forestale esistente;

Variazioni annuali di foresta;;

Superficie imboschita/superficie boscata regionale;

Superficie boscata ricostituita/superficie boscata regionale;

Aree critiche per l’erosione costiera

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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Interventi mirati alla prevenzione e tutela del suolo da incendi, anche attraverso la costituzione di un Sistema Informativo Territoriale, nelle aree boscate dell’ intero territorio regionale a maggiore rischio di incendio.

quali ripascimenti, pennelli o barre sommerse e azioni di manutenzione costante dei litorali.

Nella seconda fase si prevede la realizzazione di interventi di manutenzione e di gestione dei versanti che ne favoriscano la naturale evoluzione;

il recupero e la rinaturalizzazione degli alvei torrentizi e fluviali;

il ripristino del trasporto solido.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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Settore Rete ecologica Integrazione della dimensione ambientale

Obiettivi specifici Principali problematiche. Stima incidenza sull’ambiente (positiva

– negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da

perseguire in relazione al settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o nelle misure (criteri

di selezione, meccanismi premiali, specifiche modalità di

attuazione)

Indicatori

Negli ambiti marginali con sottoutilizzazione delle risorse: migliorare la qualità del patrimonio naturalistico e culturale riducendone il degrado abbandono e accrescendone l’integrazione con le comunità locali in un’ottica di tutela, sviluppo compatibile, migliore fruizione e promozione delle attività connesse, come fattore di mobilitazione e stimolo allo sviluppo locale.

Negli ambiti con sovrautilizzo delle risorse: recuperare gli ambiti compromessi a seguito di usi impropri e conflittuali; regolare gli usi e la pressione sulle risorse (anche attraverso sistemi di certificazione dell’equilibrio nell’uso delle risorse stesse); accrescere l’offerta di beni e servizi finalizzati alla qualità ambientale ed alla corretta fruizione ambientale delle risorse in un’ottica di promozione dello sviluppo compatibile.

In generale: promuovere la capacità della Pubblica amministrazione di intervenire per la conservazione e lo sviluppo; promuovere la rete ecologica come infrastruttura di sostegno dello sviluppo compatibile e come sistema di offerta di beni, risorse e valori.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Difficoltà nell’assicurare la conservazione e la tutela della biodiversità e del patrimonio ambientale ed una soddisfacente fruizione all’interno delle aree protette.

Mancata realizzazione di interrelazioni funzionali tra le aree protette e le zone ad elevata biodensità (corridoi ecologici e cuscinetti).

INCIDENZA POSITIVA Valorizzazione e conservazione delle risorse ambientali nelle aree protette.

INCIDENZA NEGATIVA Pressione incontrollata in aree particolarmente sensibili in relazione ad un possibile considerevole aumento dell’afflusso turistico.

Tutela degli habitat e delle specie.

Sviluppo infrastrutture compatibile (aree tampone).

Aumento e valorizzazione delle aree verdi o protette.

Attivazione di efficaci sistemi di gestione e manutenzione e di ripristino degli ambienti e dei beni in condizioni di degrado.

Sensibilizzazione e coinvolgimento delle comunità locali nelle azioni di conservazione e gestione del patrimonio naturale.

Incremento delle opportunità educative, di ricreazione e di ricerca.

Misura 1.11 – Con la misura si vuole favorire la conservazione e la valorizzazione delle risorse ambientali nelle aree protette e di alto valore naturalistico.

Si prevedono interventi volti al rafforzamento dei nodi della rete esistente, (parchi e riserve istituiti), alla programmazione dei primi interventi in ambiti SIC e ZPS, alla connessione delle aree naturali protette, al fine di creare sistemi territoriali integrati ad alta naturalità.

Gli interventi riguarderanno in particolare:

la realizzazione della carta della natura e del SIT delle aree protette;

La stesura di un programma regionale di educazione ambientale nelle aree protette;

Azioni per la infrastrutturazione della Rete Ecologica, al fine della conservazione, recupero, ricostruzione, restauro, valorizzazione e fruizione delle aree protette.

Misura 1.12 – Scopo della misura è salvaguardare e conservare il patrimonio genetico di specie vegetali di interesse agrario e forestale comprese quelle in

Misura 1.11 – Per la selezione dei progetti costituirà criterio prioritario il recupero e la conservazione di Habitat e specie prioritari, e la rispondenza a obiettivi determinati da direttive e convenzioni internazionali o la realizzazione di fini istitutivi delle aree protette. (CdP)

Sarà favorita la concentrazione e integrazione di linee d’intervento e/o di azioni previste in più misure al fine di incentivare soggetti istituzionali e operatori economici alla costruzione di “Patti ambientali” attenti alla tutela dell'ambiente tramite l'abbattimento di detrattori ambientali, valorizzando l'uso di energie rinnovabili, promovendo processi produttivi ecosostenibili e prodotti di qualità e tipici. (Cdp)

Superficie totale aree naturali protette (parchi regionali, riserve) legge 394/91 e successive modifiche e legge regionale 98/81e l.regionale 14/88 rispetto alla superficie regionale;

% di aree naturali protette dotate di piani di gestione/ utilizzazione e sistemazione.

N. di specie minacciate

Biodiversità (n. di specie vegetali e habitat).

N. di specie minacciate

Biodiversità (n. di specie vegetali e habitat).

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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pericolo di estinzione, mantenere e favorire la biodiversità degli ecosistemi.

Gli obiettivi sono quindi quelli di:

?? migliorare la stabilità degli ecosistemi;

?? favorire uno sviluppo equilibrato ed indurre la valorizzazione e la crescita economica negli ambiti territoriali d’intervento;

?? incentivare lo sviluppo di percorsi divulgativo–educativi e la fruizione pubblica del “bene” ambiente accrescendone nel contempo la consapevolezza pubblica.

Misura 1.13 – La misura è finalizzata a supportare la realizzazione della rete ecologica siciliana dando impulso allo sviluppo della gestione imprenditoriale del territoriodella rete ecologica tramite iniziative che incentivino e sostengano l’offerta dei servizi di promozione e fruizione dei territori nonché di promozione dei prodotti tipici.

Misura 1.13 - Tra i criteri di selezione spiccano quelli relativi alla valorizzazione del patrimonio naturale e creazione di valore aggiunto nei territori della RES. (CdP).

Dovrà essere accompagnata dalla capacità di canalizzare i flussi turistici a favore di processi di destagionalizzazione delle presenze.

e habitat).

N° visitatori nelle aree protette con ingresso controllato

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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Settore Gestione dei rifiuti Integrazione della dimensione ambientale

Obiettivi specifici Principali problematiche. Stima incidenza sull’ambiente (positiva

– negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da

perseguire in relazione al settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o nelle misure (criteri

di selezione, meccanismi premiali, specifiche modalità di

attuazione)

Indicatori

Migliorare il sistema di gestione dei rifiuti, promuovendo la raccolta differenziata, il riciclaggio, il recupero, nonché elevando la sicurezza dei siti per lo smaltimento e favorendo lo sviluppo di un efficiente sistema di imprese; dare attuazione alla normativa di settore attraverso la pianificazione integrata della gestione dei rifiuti su scala di Ambito Territoriali Ottimali.

Risanare le aree contaminate, rendendole disponibili a nuovi utilizzi economici, residenziali o naturalistici e migliorare le conoscenze, le tecnologie, la capacità di intervento dei soggetti pubblici e privati, nonché la capacità di valutazione e controllo della Pubblica Amministrazione per la bonifica dei siti inquinati.

Promuovere la riduzione della quantità e della pericolosità dei rifiuti prodotti anche mediante campagne informative, favorendo il riutilizzo, il riciclaggio ed il recupero ed introducendo innovazioni di processo nei sistemi di gestione dei rifiuti.

Sviluppare sistemi di monitoraggio e prevenzione dell’inquinamento.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Mancanza di adeguati strumenti di pianificazione previsti dai regolamenti comunitari.

Regime di emergenza che favorisce situazioni di illegalità nello smaltimento.

Inquinamento del suolo delle falde idriche connesso allo smaltimento non controllato dei rifiuti.

Mancanza di impianti di trattamento, smaltimento e/o riciclaggio a norma.

INCIDENZA POSITIVA

Miglioramento dei sistemi di gestione dei rifiuti.

Riduzione della quantità di rifiuti prodotta.

Aumento della quota di rifiuti recuperati e riutilizzati.

Interventi di bonifica, ripristino e risanamento ambientale e messa in sicurezza dei siti inquinati.

Risanare le aree contaminate rendendole disponibili a nuovi utilizzi migliorando nel contempo le conoscenze e le tecnologie di bonifica.

Promuovere la riduzione della quantità e della pericolosità dei rifiuti favorendo il riciclaggio, riutilizzo, recupero e introducendo innovazioni di processo nei sistemi di gestione dei rifiuti.

Misura 1.14 – La misura si propone di superare la condizione di emergenza dichiarata nel territorio regionale per il settore dei rifiuti, nonchè di redigere il piano di gestione previsto dall'art. 22 del D.Lgs.22/97.

Gli obiettivi specifici del Piano di gestione, consisteranno nell'incorporare la gerarchia degli obiettivi comunitari e nazionali per il settore e le conseguenti azioni tese a ridurre la quantità di rifiuti prodotta, a recuperarne e riutilizzarne quote sempre più consistenti, ricorrendo per le frazioni residuali alla produzione di combustibile da rifiuto (C.D.R.) da inviare al trattamento termico per il recupero energetico e allo smaltimento in discarica.

Misura 1.15 – Gli interventi previsti nella misura mirano alla riduzione dell'inquinamento provocato dallo smaltimento dei rifiuti.

Gli interventi saranno quindi finalizzati alla riduzione delle cause di inquinamento ambientale e a rendere nuovamente disponibili, sicuri e salubri i territori inquinati, a migliorare il controllo sullo stato del territorio.

Si prevede dunque:

Misura 1.15 – Sarà data priorità alla messa in sicurezza e alla bonifica dei siti che costituisono minaccia imminente alla pubblica incolumità, dei siti che inquinano la falda acquifera utilizzata a fini idropotabili e le falde acquifere in generale. Sarà inoltre data priorità anche ai siti collocati nelle aree sensibili e prossime ai centri abitati. (CdP)

% materiali riciclati

Rifiuti smaltiti all'interno degli A.T.O

% rifiuti avviati alle diverse modalità di smaltimento (in ambito Prov. e regionale)

Siti bonificati e in sicurezza.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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- la costituzione di un sistema di rilevamento e monitoraggio dei siti inquinati e delle aree degradate dalla presenza di discariche abusive, di valutazione della compromissione degli ambienti e delle relative correlazioni epidemiologiche.

- il censimento delle aree interessate da smaltimento di rifiuti e caratterizzazione dei siti inquinati a supporto della redazione dei progetti di bonifica.

- interventi di bonifica, ripristino e risanamento ambientale, messa in sicurezza dei siti inquinati.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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Settore Energia Integrazione della dimensione ambientale

Obiettivi specifici Principali problematiche. Stima incidenza sull’ambiente (positiva

– negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da

perseguire in relazione al settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o nelle misure (criteri

di selezione, meccanismi premiali, specifiche modalità di

attuazione)

Indicatori

Stimolare l'impiego di fonti di energia rinnovabili;

Promuovere il risparmio energetico ed il miglioramento dell'efficienza gestionale.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Inquinamento atmosferico associato alla produzione di energia termoelettrica e al consumo di energia in generale

Modesto sviluppo delle fonti rinnovabili di energia.

INCIDENZA NEGATIVA

Potenziali impatti negativi per il paesaggio e per alcune specie faunistiche

Potenziale impatto sulle aree protette all’interno delle quali insistono i comuni individuati come prioritari per la realizzazione della rete metanifera.

Aumento dei consumi e conseguenti emissioni di gas serra.

INCIDENZA POSITIVA

Completamento ed estensione della rete metano che determina minore emissione di inquinanti legato all’utilizzo del gas metano rispetto ad altri combustibili (carbone, petrolio, oli minerali)

Opportunità di servire zone della regione difficilmente raggiungibili dalle reti tradizionali

Promozione e diffusione di forme di energia pulita a servizio delle industrie e delle PMI

Riduzione del ricorso a fonti non rinnovabili e parallelo sviluppo dell’impiego delle fonti rinnovabili.

Risparmio ed efficienza energetica.

Controllo e riduzione delle emissioni in atmosfera di gas a effetto serra e dannose per la fascia di ozono.

Contenimento dell’impatto ambientale delle reti di distribuzione.

Misura 1.16 – La misura mira a completare la rete metanifera dell’isola e a potenziare le reti di distribuzione dell’energia elettrica nei poli industriali e/o artigianali.

Si vuole inoltre permettere la diffusione di stazioni per la distribuzione di gas metano per autotrazione, acquisendo così benefici ambientali a seguito del minore inquinamento del metano rispetto a tradizionali combustibili.

Misura 1.17 – Le linee che con la misura si inetndono perseguire sono connesse alla realizzazione di interventi finalizzati alla produzione di energia per uso produttivo da fonti alternative ad alto indice di risparmio energetico (biomasse, energia solare, eolica e geotermica).

Misura 1.16 – Gli interventi per la realizzazione delle reti di distribuzione del gas metano e dell’energia elettrica, dovranno rispettare i criteri di compatibilità ambientale, prevedendo, in particolare, precise misure per la salvaguardia del paesaggio e per il ripristino dei luoghi interessati dai lavori.

Misura 1.17 – Nell’ambito dei criteri di selezione individuati si segnalano:

Il maggiore risparmio energetico conseguibile annualmente dall’impianto, in termini di energia primaria.

Il rapporto tra emissioni evitate di CO2/costo totale intervento. (CdP)

Consumo di combustibile per i trasporti;

% metano per usi civili sul totale fonti energetiche fossili;

N. di interruzioni di corrente

N. allacci metano/utenze tot. per settore

Quantità di energia prodotta suddivisa per tipologia di fonte

Consumi di gas naturale

Quantità di energia prodotta da fonti rinnovabili…rispetto al totale di energia prodotta (per tipologia di fonte).

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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Asse II – RISORSE CULTURALI Settore Risorse Culturali

Integrazione della dimensione ambientale

Obiettivi specifici Principali problematiche. Stima incidenza sull’ambiente (positiva

– negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da

perseguire in relazione al settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o nelle misure (criteri

di selezione, meccanismi premiali, specifiche modalità di

attuazione)

Indicatori

Recupero e fruizione del patrimonio culturale ed ambientale con particolare riferimento a: sistema delle biblioteche e degli archivi, circuiti museali, circuito delle aree archeologiche, circuito monumentale.

Promozione e sistematizzazione delle conoscenze e miglioramento della loro diffusione finalizzata alla tutela fruizione e valorizzazione turistica; miglioramento della accessibilità dei beni attraverso il sostegno ad applicazioni tecnologiche e servizi avanzati di informazione e di comunicazione.

Miglioramento della qualità dell’offerta di servizi ed attività culturali, per moltiplicare, qualificare e diversificare l’offerta di strutture e servizi per i consumi culturali. Introduzione di modelli gestionali innovativi.

Sviluppo della formazione mirata ed imprenditorialità legate alla valorizzazione del patrimonio e sostegno alla crescita delle organizzazioni nel settore culturale incentivando forme di cooperazione e la creazione di reti fra operatori.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Gestione della Programmazione Integrata Territoriale secondo modalità coerenti con la pianificazione negli altri settori (in particolare turismo e trasporti), al fine di condividere strategie e modalità.

Uso del suolo su cui insistono i Beni Culturali e Paesaggistici.

Modalità di realizzazione degli investimenti produttivi in particolare nel settore dell’edilizia, collegati al recupero di immobili e beni monumentali. Concessione in gestione a privati.

INCIDENZA POSITIVA

La realizzazione di servizi e infrastrutture correlate alla fruizione sostenibile del patrimonio culturale ed ambientale può contribuire a minimizzare la pressione delle presenze turistiche.

La messa in sicurezza del patrimonio storio-culturale-monumentale-paesaggistico può contribuire a proteggerne la qualità.

La valorizzazione dei beni culturali può contribuite al rilancio di territori marginali soggetti a fenomeni di abbandono e spopolamento, incidendo

Contenimento dell’impatto relativo alla pressione antropica legata alla fruizione dei beni, anche attraverso il perseguimento della destagionalizzazione delle presenze turistiche.

Misura 2.01 - La misura è finalizzata a riconnettere il vasto e diversificato patrimonio regionale in un unico sistema organico, strutturato in reti circuiti ed itinerari. Nell’ambito della misura sono previsti interventi legati alla sicurezza.

Misura 2.02 - La misura si articola in azioni volte allo sviluppo e sistematizzazione delle conoscenze per una più efficace tutela paesaggistica, patrimoniale e culturale attraverso una “fruizione compatibile dei beni”.

Misura 2.03 - La misura prevede il miglioramento della qualità dell’offerta integrata tra valorizzazione dei beni e dinamica del turismo culturale.

La gestione innovativa di beni e servizi sarà avviata anche tramite il recupero e la valorizzazione di immobili vincolati, ovvero di alto valore storico-artistico o di pregio ambientale, di proprietà pubblica o privata in atto poco fruibili ed in stato di degrado.

Misura 2.01 - Tra i criteri di selezione è prevista la valutazione di elementi relative alla adozione di di tecniche e strumenti innovativi in particolare di bioarchitettura e di gestione ecologica. (CdP)

Misura 2.03 - Tra i criteri di selezione degli interventi si terrà in considerazione l’impatto sullo sviluppo locale ed il grado di integrazione con altri interventi/progetti riguardanti lo sviluppo del territorio e la valorizzazione del patrimonio culturale ed ambientale. (CdP)

n. di presenze turistiche divise per stagione

% di territorio coperto da Piano Paesistico Territoriale.

n. di presenze turistiche divise per stagione

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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positivamente sul mantenimento delle pratiche agricole tradizionali e della loro funzione di manutenzione e presidio del territorio

La valorizzazione del patrimonio culturale dei centri minori può comportare il rilancio delle attività artigianali tipiche a basso impatto e la diffusione di modelli di sviluppo sostenibili

Gli interventi formativi e di sostegno all’imprenditorialità potrebbero consentire una migliore gestione del patrimonio e il miglioramento della sua fruibilità da parte del pubblico.

INCIDENZA NEGATIVA

Aumento della pressione antropica, dovuta al turismo e ai servizi ad esso correlati, nei siti ad alta valenza ambientale e paesaggistica.

Eccessivo ricorso ad interventi di infrastrutturazione (strade, parcheggi) e creazione di attrezzature con complessivo impatto negativo sulla qualità del paesaggio e dell’ambiente.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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ASSE IV - SISTEMI LOCALI DI SVILUPPO Settore Sistemi produttivi Industriali Artigianali e Commerciali

Integrazione della dimensione ambientale

Obiettivi specifici Principali problematiche. Stima incidenza sull’ambiente (positiva

– negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da

perseguire in relazione al settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o nelle misure (criteri

di selezione, meccanismi premiali, specifiche modalità di

attuazione)

Indicatori

Favorire lo sviluppo, l’aumento di competitività e di produttività, di iniziative imprenditoriali nei settori già presenti che hanno dimostrato buone capacità di sviluppo favorendo la promozione delle migliori tecnologie disponibili dal punto di vista ambientale, degli schemi EMAS ed Ecolabel, di innovazioni di processo/prodotto, prevedendo la formazione, riducendo le quantità e la pericolosità dei rifiuti generati dal ciclo produttivo nonché la possibilità di riutilizzo, riciclaggio e recupero dei prodotti.

Migliorare la dotazione e la funzionalità delle infrastrutture per la localizzazione e la logistica delle imprese e delle infrastrutture di servizio e supporto per la forza lavoro, in particolare per il lavoro femminile.

Favorire la nascita e la localizzazione di nuove attività e nuove imprese specie di iniziative che assicurino buone prospettive di crescita e di integrazione con il territorio e l’ambiente, in un’ottica di valorizzazione dei cluster e delle filiere produttive anche attraverso attività di animazione permanente.

Favorire la creazione e il

PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Scarsa offerta di servizi e competenze per la promozione dell’efficienza ambientale e l’adesione a sistemi ambientali di gestione

Non equilibrata localizzazione e sviluppo sul territorio delle realtà produttive

Controllo delle normative ambientali non attuabile per i settori sommersi

Elevato utilizzo risorse naturali

INCIDENZA NEGATIVA

Rischi puntuali e localizzati di eccessivo depauperamento delle risorse naturali

Aumento produzione rifiuti

Incremento di utilizzo di risorse energetiche

Potenziali impatti su habitat e ambienti naturali

Reperimento di nuove risorse idriche non supportato da adeguata pianificazione

INCIDENZA POSITIVA

Possibile contributo positivo

Riduzione della produzione e pericolosità dei rifiuti del ciclo produttivo, nonché riqualificazione di strutture produttive e/o distribuite nell’ambito di programmi per specifici contesti territoriali degradati.

Impiego delle risorse rinnovabili nei limiti della capacità di rigenerazione.

Ridurre al minimo l’impiego delle risorse energetiche non rinnovabili.

Promuovere la riqualificazione ambientale dei cicli produttivi.

Rilocalizzare le attività produttive a maggior impatto su aree industriali attrezzate.

Sostenere l’industria ambientalmente compatibile.

Sostenere lo sviluppo e la diffusione di tecnologie di processo per ridurre le emissioni di gas serra.

Promuovere l’adesione a sistemi di gestione ambientale normata (EMAS).

Costituzione di consorzi di imprese che prevedono investimenti per la realizzazione di infrastrutture ambientali (depuratori, impianti di stoccaggio rifiuti, impianti per il recupero di

Misura 4.01 - La misura è finalizzata a rafforzare il sistema produttivo esistente attraverso la competitività favorendo la creazione di nuova impresa e le PMI, industriali e artigianali, che intendono realizzare nuove iniziative produttive. Ovvero incrementare e/o consolidare la propria base produttiva attraverso l’avvio di programmi di innovazione di prodotto, di risparmio e diversificazione energetica e di riduzione della produzione e pericolosità dei rifiuti del ciclo produttivo.

In sede di bando si dovranno specificare, tra i criteri di selezione, i parametri correlati alla sostenibilità ambientale dell’iniziativa proposta

4.01 a - La sottomisura mira a favorire lo sviluppo delle PMI esistenti e creare nuova imprenditorialità, con riferimento alle iniziative connesse all’utilizzazione ottimale delle risorse naturali e culturali e alla promozione delle migliori tecnologie disponibili per ridurre l’impatto sull’ambiente. (CdP).

4.01 a - Con la sottomisura si tende prioritariamente favorire, come descritto nel CdP, le iniziative connesse con l’utilizzazione ottimale delle risorse naturali, anche mediante l’impiego delle migliori tecnologie dirette alla diminuzione dell’impatto sull’ambiente e puntando soprattutto sull’uso delle risorse naturali e culturali locali. .

Sono finanziabili prestazioni per l’ottenimento di certificazioni di qualità e ambientali

Produzione rifiuti per settore;

N° aziende con certificazioni ambientali EMAS e ISO disaggregate per tipologia

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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rafforzamento dei servizi alle imprese ed in particolare la loro connessione all’interno delle logiche di filiere, focalizzando gli interventi sul lato della domanda (anche al fine di ridurre il potenziale inquinante, il quantitativo dei rifiuti da smaltire, l’uso delle risorse naturali).

Sostenere le imprese in modo organico e articolato, rispondendo ai loro bisogni reali, con particolare riguardo all’innovazione tecnologica, all’accesso al credito alla compatibilità ambientale, all’informazione tecnologica, alla formazione professionale.

derivante dalle infrastrutture finalizzate ad una migliore gestione e controllo dei rifiuti

Rilocalizzazione delle imprese produttive in aree industriali attrezzate .

Innovazione di processo e prodotto con miglioramento delle performances ambientali dei cicli produttivi

Incremento di utilizzo di risorse energetiche

Miglioramento dei processi e delle tecnologie di gestione per una riduzione degli input energetici, della produzione dei rifiuti ed emissioni inquinanti

Aumento delle imprese titolari di certificazione ambientale di prodotto e/o di processo

Promozione di forme associative tra imprese e tra gruppi di imprese certificate

Incremento delle attività produttive che operano in una logica di filiera certificata

rifiuti, impianti per il recupero di materiali, etc.);

Servizi ambientali alle imprese;

Iniziative di riutilizzo degli scarti di lavorazione;

Sostenere le iniziative di informazione e sensibilizzazione degli operatori economici rispetto alle migliori tecnologie disponibili finalizzate al miglioramento delle performace ambientali;

Sostenere i programmi finalizzati alla riduzione della quantità della risorsa idrica utilizzata;

Sostenere gli investimenti finalizzati al miglioramento della qualità della risorsa idrica;

Sostenere la riduzione degli imballaggi e gli interventi di riduzione delle emissioni in atmosfera e del consumo energetico.

4.01 b - Vengono sostenute le PMI esistenti che avviano programmi di ristrutturazione finalizzati al risparmio e alla diversificazione energetica, nonchè alla riduzione della produzione e pericolosità dei rifiuti. Si prevedono poi interventi per l’innovazione di prodotto e per l’adeguamento alla vigente normativa in materia di salvaguardia dell’ambiente.

4.01c - La sottomisura prevede specifico sostegno in particolare alle PMI che intendano avviare programmi e/o iniziative per il riuso e il riciclaggio dei rifiuti provenienti dai cicli produttivi.

4.01 d - Il sostegno è destinato alle PMI, artigianali e/o commerciali, che in forma associata intendono avviare progetti di riqualificazione e valorizzazione delle proprie strutture produttive, nell’ambito di

4.01. b - La sottomisura prevede il sostegno alle PMI artigiane che intendono realizzare nuove iniziative produttive e, prioritariamente, a quelle che attiveranno iniziative finalizzate alla riduzione della quantità e pericolosità dei rifiuti del ciclo produttivo.

Tra i criteri di selezione del CdP è data priorità agli investimenti che prevedono nuova occupazione, innovazione di processo e di prodotto, risparmio e diversificazione energetica , tutela dell’ambiente e rispetto della normativa ambientale nazionale e comunitaria.

Gli impianti ammessi alle agevolazioni dovranno, nel rispetto delle regole comunitarie, nazionali e regionali fornirsi di autorizzazione e/o nulla osta di impatto ambientale ove ricorrano le motivazione previste dalle specifiche normative di settore (CdP)

Sono finanziabili prestazioni per l’ottenimento di certificazioni di qualità e ambientali

4.01 c - Saranno privilegiati gli interventi che consentono di garantire un sistema sostenibile, efficiente e sicuro per lo sviluppo di tecnologie atte a ridurre la quantità e pericolosità dei rifiuti generati dai cicli produttivi (CdP).

4.01 d -In sede di emissione del bando il CdP prevede che dovranno essere specificati tra i criteri di selezione i parametri correlati alla sostenibilità ambientale dell’iniziativa proposta .

N° aziende con certificazioni ambientali EMAS e ISO disaggregate per tipologia

% materiali riciclati;

% rifiuti avviati alle diverse modalità di smaltimento;

Produzione rifiuti per settore;

Quantità di rifiuti speciali pericolosi

Quantità di rifiuti speciali non pericolosi

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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strutture produttive, nell’ambito di programmi di riqualificazione di contesti territoriali specifici, in aree urbane o rurali svantaggiate e/o degradate.

Misura 4.02 - La sottomisura, rivolta ai consorzi ASI, mira a proseguire il completamento delle infrastrutture industriali già iniziate con altri programmi comunitari e regionali, nelle aree di sviluppo industriale. (CdP)

La sottomisura è finalizzata ad attenuare il complesso delle diseconomie esterne che gravano sul tessuto imprenditoriale regionale nel rispetto dei principi della sostenibilità ambientale

4.02 b - La sottomisura si propone di procedere al completamento e alla riqualificazione della dotazione di aree per insediamenti produttivi esistenti. (CdP)

Misura 4.03 - Con la misura si vuole sostenere la nascita di piccole imprese locali che intendano avviare iniziative nell’ambito dei settori compresi nei nuovi giacimenti occupazionali ed in particolare anche quelli dei servizi culturali e dei servizi ambientali.

.

Misura 4.02 - Tra i criteri di selezione del CdP sono privilegiati le tipologie dei lavori di reperimento delle risorse idriche per fini industriali anche attraverso il recupero degli scarichi fognari e delle acque reflue nonché il trattamento delle stesse

Privilegio per progetti che adottano tecniche a basso impatto ambientale

4.02 b - Tra i criteri di selezione del CdP è previsto di privilegiare le tipologie di interventi che prevedono l’utilizzo di tecniche finalizzate a ridurre l’impatto ambientale.

Privilegio per progetti che adottano tecniche a basso impatto ambientale

L’intervento potrà riguardar e anche impianti comuni per il trattamento acque derivanti da attrezzature di imprese insediate nell’area (depuratore), impianti comuni ed imprese finalizzate al risparmio energetico.

Depuratori non funzionanti su totale depuratori

Acque reflue riutilizzate su totale di acque reflue trattate;

Depuratori non funzionanti su totale depuratori

Acque reflue riutilizzate su totale di acque reflue trattate;

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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4.03 a - La misura interverrà nel campo dei servizi ambientali e sostiene la creazione di piccole imprese che intendano avviare iniziative anche nell’ambito dei settori dei beni culturali ed ambientali

4.03 b - La sottomisura interverrà nel campo dei servizi ambientali e sostiene la creazione di piccole imprese che intendano avviare iniziative anche nell’ambito dei settori dei beni culturali ed ambientali

Misura 4.04 - La linea di intervento sostiene la domanda di servizi innovativi alle PMI, tra cui: la diffusione di tecnologie più pulite, la diffusione di informazioni ambientali, di tecniche di gestione ambientale e delle procedure di certificazione ed audit ambientale (EMAS), ed etichettatura ecologica (Ecolabel); Verrà sostenuta anche la riduzione di quantità e pericolosità di rifiuti generati dal ciclo produttivo.

4.04 a - La sottomisura prevede investimenti per sostenere la domanda di servizi innovativi delle PMI, industriali e artigianali, singole o associate tra cui certificazione di qualità, diffusione di tecnologie più pulite, riduzione di quantità e pericolosità dei rifiuti generati dal ciclo produttivo, servizi ambientali , certificazione ambientale (EMAS).

4.03 a - Il CdP prevede che per la formazione della graduatoria si tenga conto, mediante l’attribuzione di appositi punteggi, anche dell’eventuale impatto sull’ambiente dell’iniziativa proposta.

4.03 b - Il CdP prevede che per la formazione della graduatoria si tenga conto, mediante l’attribuzione di appositi punteggi, anche dell’eventuale impatto sull’ambiente dell’iniziativa proposta

Sono valorizzate, in sede di graduatoria, le iniziative che prevedono l’adozione di tecnologie a basso impatto ambientale

4.04 a - Tra i criteri di selezione del CdP vi sono le iniziative rispondenti ai parametri di innovazione di sistemi di qualità dei processi e dei prodotti e di miglioramento in termini di impatto ambientale, di risparmio di energia e di materie prime, nonché di adozione di sistemi di audit ambientale.

N° aziende con certificazioni ambientali EMAS e ISO disaggregate per tipologia.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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4.04 b - Il regime ha come finalità quella di sostenere le PMI che intendono avviare programmi di internazionalizzazione. Verranno sostenute le iniziative che prevedono: la realizzazione di progetti finalizzati alla presenza stabile in un Paese estero; contributi alle PMI per spese di consulenza e servizi resi per attività di export; assunzione di manager, nonché contributi per la costituzione e il funzionamento di consorzi o associazioni tra piccole e medie imprese finalizzati alla attuazione di progetti di cooperazione intrapresi anche dalla Regione e/o da altre Istituzioni locali.

Non si ritiene necessario predisporre una scheda di misura dal momento che non è presente alcuna pertinenza ambientale

4.04 c - interventi a titolarità pubblica indirizzati agli Enti istituzionali promotori o attuatori di Progetti Integrati Territoriali, al fine di fornire un adeguato supporto finanziario alle attività di redazione definitiva delle proposte progettuali ed alle attività di attuazione dei PIT (CdP)

Non si ritiene necessario predisporre una scheda di misura dal momento che non è presente alcuna pertinenza ambientale

Misura 4.05 - Prevede tra le azioni formative anche quelle relative ai temi inerenti la sostenibilità ambientalee delle micro e macro tecnologie eco-compatibili.

Non si ritiene necessario predisporre una scheda di misura dal momento che non è presente alcuna pertinenza ambientale

Misura 4.05 - Il CdP indica tra le condizioni di premialità nell’attribuzione dei parametri di valutazione anche gli interventi rivolti alle PMI che adottano sistemi produttivi a basso impatto ambientale.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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Settore Agricoltura Integrazione della dimensione ambientale

Obiettivi specifici Principali problematiche. Stima incidenza sull’ambiente (positiva

– negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da

perseguire in relazione al settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o nelle misure (criteri

di selezione, meccanismi premiali, specifiche modalità di

attuazione)

Indicatori

Migliorare la competitività dei sistemi agricoli e agro-industriali in un contesto di filiera.

Sostenere lo sviluppo dei territori rurali e valorizzare le risorse agricole, ambientali e storico-culturali.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Elevato rilascio di sostanze chimiche e nutrienti nel terreno e nelle falde (pesticidi, composti organici persistenti)

Riduzione del contenuto organico e di fertilità dei suoli con conseguenti fenomeni di inaridimento.

Fenomeni di abbandono di forme colturali che costituivano elemento di presidio del territorio con conseguente accentuazione dei fenomeni di dissesto idrogeologico

INCIDENZA NEGATIVA

Eccessivo consumo di risorse idriche

Sfruttamento eccessivo della risorsa forestale

Trasformazione del paesaggio agrario

INCIDENZA POSITIVA

Azioni finalizzate al risparmio energetico, tutela e miglioramento dell’ambiente naturale, e introduzione di sistemi di qualità ambientale

Miglioramento della qualità dei prodotti e delle condizioni sanitarie

Razionalizzazione e riduzione dell’uso di fertilizzanti e pesticidi.

Incremento delle pratiche agroambientali.

Miglioramento nella gestione dei rifiuti: riduzione e loro riutilizzo ambientalmente compatibile (compost o fanghi).

Inserimento di reti, infrastrutture etc. compatibilmente con le caratteristiche ambientali e paesaggistiche delle zone interessate.

Incremento delle aree forestali.

Gestione sostenibile delle foreste.

Mantenimento della vitalità delle aree rurali.

Miglioramento della qualità delle acque.

Migliore utilizzazione delle risorse idriche e risparmio energetico.

Diffusione informazione e tecnologia – certificazioni prodotto.

Indurre comportamenti sostenibili e sviluppare specifiche competenze in campo ambientale.

Promozione delle tecnologie che favoriscono la biodiversità;

Difendere il suolo dai processi di erosione e di desertificazione.

Misura 4.06 - Prevede azioni finalizzate al risparmio energetico, alla tutela ed al miglioramento dell’ambiente naturale e l’introduzione di sistemi di qualità e di gestione ambientale. Verranno incentivati gli investimenti legati al miglioramento delle condizioni di vita, di lavoro e di produzione, con particolare riferimento all’introduzione di sistemi di qualità e di gestione ambientale (HACCP, SGA, ISO 14000, ISO 9002, ecc.). Si perseguirannà, in particolare, il conseguimento di certificazioni di qualità per i prodotti tipici e tradizionali..

E’ previsto l’espianto di impianti agrumicoli dalle zone non vocate e il reimpianto con specie tradizionalmente coltivate.

Saranno incentivati gli investimenti:

a. per il miglioramento delle condizioni d’igiene e benessere degli animali;

b. per la realizzazione della “rete ecologica” .

Si prevedono investimenti materiali per:

a. la tutela e la conservazione della biodiversità anche attraverso la realizzazione di nuovi impianti di specie vegetali a fini non produttivi;

Misura 4.06 - Prevede priorità per aziende che praticano agricoltura biologica e integrata, ed investimenti per l’acquisto di macchine ed attrezzature finalizzate al miglioramento della qualità delle acque e all’utilizzo di tecnologie che riducano l’impatto ambientale delle produzioni intensive. E’ altresì prevista l’erogazione di un contributo aggiuntivo (con fondi regionali, ) per azioni finalizzate all’introduzione di sistemi di gestione ambientale e per interventi situati nei territori della rete ecologica (meccanismo premiale).

Una valenza prioritaria potrà essere assegnata agli investimenti strettamente connessi ad un’ottica di filiera e/o che puntano a produzioni di qualità, come definiti e riconosciuti a livello comunitario.

Per l’acquisto di nuove macchine e attrezzature si darà priorità agli investimenti finalizzati alla tutela dell’ambiente, con particolare riferimento alla riduzione di input energetici e chimici inquinanti, tra cui il bromuro di metile. Una particolare attenzione sarà rivolta alla qualità delle acque e all’utilizzo di tecnologie che riducono l’impatto ambientale delle produzioni intensive, con riferimento anche alle nuove

N° aziende con certificazioni ambientali (EMAS e ISO).

Utilizzo di fertilizzanti organici (compost, fanghi) riutilizzati in agricoltura

Elementi fertilizzanti (azoto, ossido di Potassio, Fosforo); contenuto nei concimi chimici per ha di SAU

%sup. agricoltura intensiva/sup. agricola totale

Carico di Azoto e Fosforo

Carico da bestiame

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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Riutilizzo dei reflui provenienti dai processi di trasformazione con riduzione di consumi idrici da fonti non rinnovabili

Riqualificazione di aree nude o abbandonate in zone ricadenti in parchi e riserve naturali o comunque vincolate per scopi paesaggistici o idrogeologici

Realizzazione di strade interpoderali e costruzione di strutture per l’accumulo, captazione e distribuzione di acque per uso irriguo, opere di elettrificazione

Interventi per la ricostituzione e difesa da calamità naturali

Diffusione di forme di accoglienza turistica compatibili con il mantenimento delle attività rurali tradizionali a presidio del territorio

Creazione di alternative a forme non sostenibili di ricettività turistica in particolare nelle aree classificate come Zona 4 a prevalente vocazione turistica di cui al PRL+.

erosione e di desertificazione. vegetali a fini non produttivi;

b. la conservazione e il recupero del paesaggio agrario, compresi i manufatti tradizionali a fini di pubblica fruizione;

c. il restauro ambientale e opere di salvaguardia delle risorse naturali;

d. la tutela dei siti di Natura 2000 (tabellazioni,recinzioni, opere di protezione).

Misura 4.07 - L’azione è rivolta al primo insediamento ed alla permanenza in azienda di giovani imprenditori.

L’incentivo potrà riguardare il raggiungimento di obiettivi anche in materia di ambiente, igiene e benessere degli animali.

Misura 4.08 - Prevede la formazione degli imprenditori agricoli-forestali ai fini dell’acquisizione di conoscenze e competenze professionali, tra cui quelle connesse all’attuazione delle misure agroambientali nonché alla diffusione di sistemi di certificazione di qualità e dei sistemi di gestione ambientale.

Misura 4.09 - Con questa linea di intervento si vogliono favorire investimenti materiali e immateriali per il miglioramento e la razionalizzazione delle condizioni di lavorazione, trasformazione e commercializzazione di prodotti

tecniche di produzione fuori suolo.

Tra i requisiti il CdP prevede che le aziende dovranno assicurare già al momento di presentazione della domanda il rispetto della normativa igienico-ambientale.

Misura 4.07 - Verranno stabilite le condizioni per garantire l’impegno degli imprenditori all’adeguamento delle proprie aziende ai fini del rispetto dei requisiti minimi in materia di ambiente.

Misura 4.08 - Il CdP prevede che l’azione formativa favorisca anche la conoscenza di tecniche e processi innovativi per un miglioramento qualitativo della produzione agricola e forestale, l’applicazione di metodiche produttive rispettose dell’ambiente e dell’igiene e benessere degli animali, la tutela dello spazio naturale, dei parchi e delle aree protette. E’previsto inoltre l’attribuzione di punteggio ad imprenditori con difficoltà specifica nella conduzione di aziende biologiche.

Misura 4.09 - Il CdP prevede che saranno finanziati anche investimenti finalizzati ad implementare sistemi di etichettatura delle carni e ad adeguare gli impianti ai sistemi di gestione qualità e di gestione ambientale (ISO 9000 e ISO 14000 o EMAS)

Numero di aziende biologiche

Aziende e superfici adibite a coltivazioni a basso impatto ambientale

N° aziende con certificazioni

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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commercializzazione di prodotti agricoli. Gli investimenti per macchine ed attrezzature potranno essere finalizzati anche al riutilizzo dei reflui provenienti dai processi di trasformazione agroalimentare e alla riduzione dei consumi energetici e idrici.

Misura 4.10 - Prevede la riduzione della presenza di aree nude effettuando rimboschimento con specie adatte alle condizioni locali e compatibili con l’ambiente. Con tale linea di intervento si vuole ridurre la presenza di aree nude o abbandonate alla coltivazione in zone ricadenti parchi o riserve naturali o che comunque siano vincolate a fini paesaggistici o idrogeologici.

La misura mira a garantire la perpetuità del bosco, favorendo il latifogliamento degli impianti artificiali e la progressiva conversione da ceduo a fustaia, nonché la forestazione sostenibile.

Sono previste tre linee di intervento:

imboschimenti di superfici non agricole e/o con evidenti e perduranti condizioni di abbandono;

investimenti in foreste finalizzati ad accrescerne il valore economico, ecologico e sociale;

intervento a sostegno dell’utilizzazione boschiva, prime trasformazioni e commercializzazione delle produzioni silvane.

Misura 4.11 - La misura è orientata a favorire un processo di ristrutturazione e di ampliamento

14000 o EMAS)

Misura 4.10 - Gli interventi previsti nella misura saranno realizzati nelle aree silvicole dell’intero territorio regionale, ma con priorità per quelle situate in zone protette di parco o riserva naturale .

Prevede interventi che, senza aumenti di capacità produttiva, serviranno a tutelare e migliorare l’ambiente anche attraverso una serie di disposizioni che possono salvaguardare la competitività con l’ambiente e l’equilibrio tra silvicoltura e fauna selvatica

Ai fini della selezione ed ammissibilità il CdP prevede il riferimentp alla riqualificazione dell’esistente, alla tutela dell’ambiente e delle risorse naturali, alla valorizzazione a scopi produttivi delle risorse immobili locali.

ambientali EMAS e ISO disaggregate per tipologia.

N° aziende con certificazioni ambientali EMAS e ISO disaggregate per tipologia

Superficie boscata ricostituita/superficie boscata regionale.

Superficie imboschita/superficie boscata regionale

Ha di foresta esistenti;

Variazioni annuali di foresta;

N° e superficie delle tagliate

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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della dimensione media delle aziende regionali attraverso la riduzione della frammentazione e polverizzazione aziendale. La misura, pertanto, non ha diretta finalità ambientale.

Misura 4.12 - Favorire la competitività delle imprese, attraverso il supporto alle scelte imprenditoriali ed alla gestione amministrativa e tecnica delle imprese agricole, finanziando l'avvio di imprese e società di servizi per l'assistenza alla gestione delle aziende agricole.

La misura, pertanto, non ha diretta finalità ambientale.

Misura 4.13 - La misura è orientata a favorire la commercializzazione di prodotti di qualità nel settore agricolo.

4.13 a Prevede azioni a sostegno dei prodotti regionali di qualità, attraverso la predisposizione di un’enoteca regionale, di “Osservatori di filiera” , dell’Osservatorio Vitivinicolo Siciliano

4.13 b - Si prevedono investimenti per la costituzione dell’avviamento di consorzi di tutela e commercializzazione di prodotti agricoli di qualità. Tra le spese ammissibili vi è la implementazione di sistemi di qualità e di sistemi di gestione ambientale (norme ISO 9000, ISO 14.000 e sistemi HACCP).

Misura 4.13 b - Tra i criteri selezione individuati nel CdP è previsto:

il riconoscimento UE delle denominazioni d’origine;

il riconoscimento UE del biologico;

la percentuale di associati al consorzio che hanno attivato i processi di implementazione di qualità

Particolare attenzione sarà dedicata alle caratteristiche delle zone di produzione ricadenti in aree naturali protette o in territori riferiti alla costituenda Rete ecologica siciliana (Mis. 1.11).

Misura 4.14 - Verrà data priorità

N° aziende con certificazioni ambientali EMAS e ISO disaggregate per tipologia

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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Misura 4.14 - La misura prevede investimenti per il potenziamento delle infrastrutture agricole. Il CdP prevede che nell’ambito delle opere rurali irrigue possano essere realizzate opere di distribuzione delle risorse idriche accumulate o derivate da pozzi e sorgenti, di oper di presa e di distribuzione delle acque reflue provenienti dai depuratori esistenti.

Misura 4.15 - Sono previsti interventi per la ricostituzione e difesa dalle calamità naturali con l’uso di sistemi per la ricostituzione del patrimonio agricolo danneggiato pesantemente da calamità naturali.

agli ambiti territoriali individuati nella misura 4.2.6 del POR in relazione al programma di riordino fondiario predisposto dalla Regione Siciliana

Misura 4.15 - Tra le tipologie di investimenti che si prevede di attivare il CdP indica la regimazione delle acque superficiali mediante realizzazione e manutenzione straordinaria della rete idraulica minore e dei laghetti interaziendali esistenti.

Acque reflue riutilizzate su totale di acque reflue trattate.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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Settore Pesca e Acquacoltura Integrazione della dimensione ambientale

Obiettivi specifici Principali problematiche. Stima incidenza sull’ambiente (positiva

– negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da

perseguire in relazione al settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o nelle misure (criteri

di selezione, meccanismi premiali, specifiche modalità di

attuazione)

Indicatori

Rafforzare la competitività dei sistemi locali della pesca in un ottica di sviluppo sostenibile, valorizzando in particolare la produzione ittica di allevamento in acqua marina, salmastra e dolce (anche attraverso attività di riconversione degli addetti al settore con il sostegno della ricerca, di strutture di servizio e di assistenza).

Prevenire i danni derivati da uno sfruttamento non equilibrato delle risorse biologiche.

Ridurre il differenziale socio-economico nel settore della pesca.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Scarsa valorizzazione delle produzioni locali.

Depauperamento delle risorse ittiche.

Problemi di smaltimento di rifiuti e reflui.

INCIDENZA POSITIVA

- Riduzione della pressione sulla risorsa biologica lungo la fascia costiera

-Favorire il ripopolamento naturale della risorsa ittica.

-Garantire un ritorno economico duraturo per tutti gli operatori del settore

-Protezione dei fondali dalle attività di pesca a strascico effettuate illegalmente all’interno delle tre miglia dalla costa o all’interno dell’isobata dei 50 metri.

Adeguamento e modernizzazione di impianti mirati a:

- ridurre l’uso di energie non rinnovabili e ad incentivare il riciclo dei rifiuti e delle acque

- garantire il rispetto delle norme igienico-sanitarie vigenti.

-Miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie del prodotto

Qualità delle acque, miglioramento verso i valori guida: direttiva nitrati.

Ottimizzazione sistemi di riciclo dell’acqua e rimozione rifiuti solidi.

Spostamento degli impatti di acquacoltura in mare aperto.

Procedura di VIA per siti di acquacoltura.

Riduzione dello sforzo di pesca e adeguamento della capacità alle disposizioni comunitarie.

Riqualificazione addetti del settore della pesca, anche al fine di garantire il rispetto degli ecosistemi marini e un uso sostenibile delle specie marine.

Sostegno alla innovazione dei sistemi di pesca locali a scopo di difesa degli ecosistemi marini.

Incrementare offerta servizi, consulenze e servizi alle imprese, diffusione delle informazioni e tecnologie, aumentare comportamenti sostenibili e sviluppare specifiche competenze in campo ambientale.

Attento monitoraggio specie.

Misura 4.16 a - Si prevedono investimenti volti alla protezione e allo sviluppo delle risorse acquatiche attraverso l’installazione di barriere sottomarine artificiali fisse o mobili

Misura 4.16 b - Gli interventi riguardano la costruzione di nuove unità e/o estensioni di unità esistenti al fine di incrementare le risorse ittiche

Misura 4.16 c - Interventi volti al potenziamento ed adeguamento degli impianti esistenti per la trasformazione e commercializzazione dei prodotti ittici o per nuove unità produttive secondo criteri di sostenibilità volti a ridurre l’uso di energie non rinnovabili ed a incentivare il riciclo dei rifiuti e delle acque.

Misura 4.16 b - Tutte le iniziative dovranno essere corredate da idoneo studio di impatto ambientale atto a verificare la compatibilità dell’intervento.

Tra i criteri di selezione il CdP individua progetti che prevedono l’utilizzo di tecniche finalizzate a ridurre l’impatto ambientale e l’adozione di tecniche di miglioramento della qualità dei prodotti e delle condizioni igieniche e sanitarie.

Misura 4.16 c - Tra i criteri di selezione il CdP individua progetti finalizzati al miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie dei mercati ittici e/o alla loro modernizzazione facendo riferimento in particolare alla loro informatizzazione e messa in rete, l’utilizzo di tecniche a basso impatto ambientale e l’ammodernamento degli impianti esistenti.

Quantità di pescato per gruppo di specie

N° barriere artificiali fisse o mobili

Quantità di pescato per gruppo di specie

N° impianti di maricoltura e acquicoltura con certificazioni di qualità

n° impianti di maricoltura

N° allevamenti d'acquacoltura intensivi, semintensivi, estensivi

N° impianti di maricoltura e acquicoltura con certificazioni di qualità

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

277

sbarcato e delle operazioni di sbarco.

Riduzione pressione esercitata su specie ittiche maggiormente sfruttate

Adeguamento e modernizzazione di impianti mirati a:

- utilizzo di tecniche a basso impatto ambientale

- ridurre l’uso di energie non rinnovabili ,

- incentivare il riciclo dei rifiuti e delle acque ,

-miglioramento della qualità dei prodotti e delle condizioni igieniche e sanitarie

- adeguamento degli impianti alla normativa UE

- innovazione tecnologica

- diversificazione delle produzioni

- La ricerca di nuove possibilità di mercato dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura in un’ottica di valorizzazione delle produzioni locali può incrementare il consumo dei prodotti ittici autoctoni, pescati cioè dall'armamento locale.

- Favorire una maggiore conoscenza e divulgazione delle problematiche del settore ittico.

INCIDENZA NEGATIVA

La realizzazione di nuove unità produttive può portare al problema delle scorie in acquicoltura, rappresentate da:

- sostanze legate al cibo non ingerito;

- sostanze legate alle pratiche di allevamento.

Misura 4.16 d -

Interventi volti all 'adeguamento delle infrastrutture portuali orientato al miglioramento delle condizioni sanitarie del prodotto sbarcato e delle operazioni di sbarco

Misura 4.17 a - Azioni mirate ad una maggiore conoscenza e divulgazione delle problematiche del settore ittico con particolare riferimento alla valorizzazione delle produzioni locali.

Misura 4.17 b - Finanziamento di azioni di interesse collettivo che rientrano tra quelle previste dalla normativa comunitaria con particolare riguardo a quelle concernenti l’elaborazione di modelli di gestione ambientale riguardanti la pesca e l’acquacoltura.

Misura 4.16 d

- Gli interventi ammissibili ai sensi del Secondo il Regolamento (CE) N. 2792/1999 del consiglio del 17 dicembre 1999 citato nella scheda di misura ;riguardano sostanzialmente “impianti ed attrezzature” destinati a migliorare le condizioni di sbarco, di trattamento e di magazzinaggio dei prodotti della pesca nei porti; a coadiuvare le attività delle navi da pesca e a sistemare le banchine per garantire condizioni di sicurezza al momento dell’imbarco o dello sbarco dei prodotti.

Misura 4.17 b - Tra i criteri di selezione il CdP individua la promozione di misure tecniche di conservazione delle risorse, il miglioramento delle condizioni di lavoro, il miglioramento delle condizioni sanitarie dei prodotti, il controllo di patologie presenti in allevamenti o in bacini idrografici o in ecosistemi litoranei e la predisposizione di modelli di gestione ambientale.

N° impianti di maricoltura e acquicoltura con certificazioni di qualità

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

278

Le scorie che producono un impatto diretto sulla colonna d’acqua sono rappresentate da:

- composti solubili di azoto e fosforo, che possono portare a condizioni di eutrofizzazione delle acque;

- sostanza organica disciolta e in sospensione che può contribuire ad abbassare i livelli di ossigeno disciolto e aumentare la torbidità

- Interventi di sistemazione delle banchine potrebbero incidere negativamente sulla natura dei fondali marini.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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Settore Sistemi produttivi turistici Integrazione della dimensione ambientale

Obiettivi specifici Principali problematiche. Stima incidenza sull’ambiente (positiva

– negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da

perseguire in relazione al settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o nelle misure (criteri

di selezione, meccanismi premiali, specifiche modalità di

attuazione)

Indicatori

Accrescere e qualificare le presenze turistiche in Sicilia (attraverso azioni di marketing dei sistemi turistici, rafforzando gli strumenti di pianificazione territorial, in un’ottica di sostenibilità ambientale e diversificazione produttiva).

Accrescere l’articolazione, l’efficienza e la compatibilità ambientale delle imprese turistiche attraverso la promozione di innovazione di prodotto, di processo ed organizzativa, nonché agendo sulle condizioni di base, disponibilità di infrastrutture, quali reti di approdo, servizi, tecnologie, informazione del territorio.

Accrescere l’integrazione produttiva del sistema del turismo in un’ ottica di filiera (anche al fine di ridurre il quantitativo di rifiuti prodotti, l’uso delle risorse naturali ed il potenziale inquinante).

Favorire la crescita di nuove realtà produttive locali intorno alla valorizzazione innovativa di risorse e prodotti turistici tradizionali ed al recupero di identità e culture locali, nonché la diversificazione e la destagionalizzazione di prodotti turistici maturi in aree già sviluppate.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Forte reciprocità della relazione turismo-ambiente

Rapida crescita del settore negli ultimi decenni con incrementi significativi degli impatti sull’ambiente

Eccessivo sviluppo turistico di aree definite a scapito della qualità delle risorse ambientali costiere

Elevati squilibri nella distribuzione territoriale dei flussi turistici ed elevata stagionalità delle presenze

Carenza o assenza di adeguata pianificazione dei nuovi insediamenti turistici

INCIDENZA NEGATIVA

Rischio di eccessivo sfruttamento delle risorse

Modificazione degli ambienti naturali ed alterazione ecosistemi

Eccessivo uso del suolo

Emissioni legate ai trasporti per fini turistici

Consumi energetici nel settore turistico

Aumento potenziale della produzione dei rifiuti

Contenimento uso del suolo.

Valorizzazione aree protette.

Risparmio idrico, risparmio energetico e aumento dell’efficienza energetica.

Riduzione della produzione rifiuti e incentivazione riciclo.

Riduzione impatto trasporti.

Adeguata considerazione delle capacità di carico del territorio e delle caratteristiche paesaggistiche nel pianificare e organizzare la nuova offerta turistica e nel riqualificare l’esistente

Diversificazione del prodotto turistico al fine di evitare il fenomeno di appiattimento dell'offerta su uno standard monotematico perché orientato su un target uniforme, con conseguente mortificazione delle specificità ambientali, economiche, culturali e sociali delle realtà in questione

.

Misura 4.18 - Sostiene le attività di promozione del sistema turistico finalizzate alla destagionalizzazione in modo anche da ridurre la pressione turistica ed ambientale sulle aree particolarmente sensibili.

Misura 4.19 a - Vengono sostenuti gli operatori turistici che intraprendono azioni finalizzate alla acquisizione di certificazione di turismo sostenibile.(EMAS).

Misura 4.19 b - La sottomisura prevede azioni a sostegno della commercializzazione, da parte di associazioni o consorzi di gestori, dell’offerta turistica locale, anche attraverso sistemi di teleprenotazione centralizzata dell’offerta ricettiva e per la nautica da diporto

Non si ritiene necessario predisporre una scheda di misura

Misura 4.19 a - Sono privilegiati tra gli interventi di riqualificazione, quelli che prevedono l’uso di tecnologie a basso impatto ambientale e con riduzione dei consumi energetici, idrici e dei rifiuti, e rispetto delle capacità di carico dell’ambiente

Il Cdp prevede che l’adesione ai sistemi internazionali riconosciuti di certificazione ambientale ISO 14001, comporterà l’attribuzione di un punteggio aggiuntivo nella procedura valutativa per l’ammissione a finanziamento dei progetti.

Numero presenze turistiche divise per stagione.

N° aziende con certificazioni ambientali (EMAS e ISO).

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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Pressione incontrollata in aree particolarmente sensibili in relazione ad un possibile considerevole aumento dell’affllusso turistico

INCIDENZA POSITIVA

Destagionalizzazione del flusso turistico

Migliore gestione del settore acqua e rifiuti quale risultato della riqualificazione degli insediamenti turistici

Diversificazione prodotto turistico

dal momento che non è presente alcuna pertinenza ambientale

Misura 4.20 - Con la misura si vuole concorrere al prolungamento della stagione turistica ed al miglioramento della competitività del sistema turistico regionale, da perseguire attraverso una più efficace articolazione dell’offerta ed un incremento della disponibilità di infrastrutture e servizi complementari all’offerta di ricettività.

Misura 4.20 - Nell’ambito degli interventi di completamento e qualificazione delle infrastrutture portuali esistenti saranno privilegiati gli inserimenti mirati a creare infrastrutture per lo smaltimento e la gestione dei rifiuti.

Impianti per il trattamento delle acque di sentina e delle acque nere delle imbarcazioni con manichetta di aspirazione e pompa centrifuga con eiettore, l’impianto di depurazione e ossidazione totale, previa separazione degli oli minerali da inviare al Consorzio obbligatorio per lo smaltimento. (CdP)

N° porti attrezzati per la gestione e lo smaltimento dei rifuti

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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ASSE V - CITTA’

Settore Città Integrazione della dimensione ambientale

Obiettivi specifici Principali problematiche. Stima incidenza sull’ambiente (positiva

– negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da

perseguire in relazione al settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o nelle misure (criteri

di selezione, meccanismi premiali, specifiche modalità di

attuazione)

Indicatori

Rafforzare, per le città metropolitane siciliane, la disponibilità di funzioni rare e innovative e l’offerta di servizi urbani e metropolitani.

Promuovere, per i centri medi, la costruzione di reti di città, quali infrastrutture di supporto alla affermazione dei processi di sviluppo e al territorio diffuso; migliorare l’efficienza dell’Amministrazione, dei suoi processi decisionali e delle sue procedure.

Aumentare la fruizione dello spazio urbano da parte dei cittadini, sia per l’accrescimento della competitività dei sistemi urbani sia per il rafforzamento della coesione sociale.

Migliorare il sistema della mobilità interna ed esterna ai centri urbani, riducendo la congestione, l’inquinamento acustico e atmosferico.

Migliorare la qualità della vita nelle aree urbane, in particolare nelle aree periferiche e in quelle dismesse con particolare attenzione ai bisogni dell’infanzia, all’integrazione sociale e alla lotta alla marginalità.

Riqualificare, rinnovare e rifunzionalizzare il tessuto edilizio urbano, nel rispetto delle tradizioniculturali e storiche con

PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Difficoltà nell’assicurare un adeguata ed equa offerta di servizi a tutti i cittadini, in particolar modo nei centri di minore dimensione e nelle periferie urbane.

Livelli insoddisfacenti di salubrità ambientale, qualità della vita, sicurezza nelle aree urbane sorte abusivamente o cresciute in modo disordinato, carenti o prive di infrastrutture.

INCIDENZA POSITIVA: Riduzione dell’inquinamento atmosferico acustico e riduzione della congestione da eccesso di traffico quale risultante di una migliore gestione dei servizi (messa in rete dei servizi ecc.).

Creazione e/o riqualificazione delle aree degradate. Dei centri storici e degli spazi verdi, specialmente nelle grandi e medie aree metropolitane.

Riduzione dell’inquinamento idrico, da rifiuti, acustico e atmosferico.

Ampliamento della disponibilità di zone pedonalizzate e spazi verdi.

Incentivazione all’uso di trasporti pubblici e bicicletta.

Infrastrutture (tangenziali, parcheggi intermodali, metropolitane) per il miglioramento della mobilità urbana

Miglioramento/Riqualificazione dei paesaggi urbani.

Conservazione e mantenimento del patrimonio storico e culturale, risanamento dei centri storici.

Risparmio idrico e riduzione sprechi.

Risparmio energetico: riduzione e razionalizzazione dei consumi domestici, miglioramento efficienza energetica degli edifici, ricorso a fonti energetiche rinnovabili.

Riqualificazione del paesaggio nelle aree degradate.

Interventi di rigenerazione ambientale e di riuso delle aree urbanizzate.

Riqualificazione, rinnovamento e rifunzionalizzazione del tessuto

Misura 5.01 - La misura è finalizzata ad obiettivi che convergono verso il miglioramento della qualità dell’ambiente urbano.

Nell’ambito della misura è previsto, nel CdP, la realizzazione di infrastrutture per attività legate all’arte contemporanea e produzione di eventi collegati all’istituzione delle sedi dell’arte contemporanea. I centri d’arte saranno ubicati in contenitori da rifunzionalizzare nel contesto di aree degradate, contribuendo così alla riqualificazione fisica della città.

Misura 5.02 - La misura mira alla riqualificazione delle aree degradate e delle aree dismesse, attraverso il miglioramento della dotazione di urbanizzazioni primarie e secondarie, la riqualificazione degli spazi pubblici, la messa in sicurezza del patrimonio edilizio, urbanistico ed ambientale ed il recupero dei centri storici.

Misura 5.04 - Gli interventi sono finalizzati all’aumento degli standard qualitativi di vivibilità delle aree urbane, in stretta connessione con altri interventi infrastrutturali e rivolti anche al

Misura 5.01 - Tra i criteri di selezione, individuati nel CdP relativamente agli interventi per le infrastrutture, è prevista la valutazione degli aspetti legati all’analisi alla sostenibilità ambientale. Saranno inoltre valutati le capacità di contribuire all’abbattimento del degrado ambientale e dell’inquinamento atmosferico ed acustico

Misura 5.02 - Nelle proposte progettuali sarà data priorità agli interventi di infrastrutture di servizi che prevedono la dotazione di impianti atti a ridurre i consumi energetici, migliorando l’efficienza energetica degli edifici, privilegiando l’uso di fonti alternative e l’efficienza idrica.

Misura 5.04 - In conformità con i criteri e gli indirizzi di attuazione previsti al capitolo III del POR settore trasporti, gli interventi devono strategicamente operare in modo da minimizzare l’incidenza

Qualità dell’aria urbana

Zone pedonali

Quota di verde pubblico procapite in ambiente urbano.

Parcheggi

Mezzi pubblici a basso impatto

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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tradizioniculturali e storiche con particolare attenzione al recupero dei centri storici e dei centri minori.

Rafforzare il capitale sociale in ambito urbano mediante il soddisfacimento dei bisogni sociali di base, la riduzione del tasso di esclusione, la promozione dell’economia sociale, la qualificazione dei servizi, la definizione di nuove figure professionali in ambito sociale, anche attraverso la qualificazione della Pubblica Amministrazione .

rifunzionalizzazione del tessuto edilizio urbano, con particolare attenzione al recupero dei centri storici e minori.

Riduzione delle emissioni inquinanti in atmosfera e mantenimento delle concentrazioni inquinanti al di sotto di limiti che escludano danni alla salute umana, agli ecosistemi ed al patrimonio monumentale.

Contenimento della mobilità a maggiore impatto ambientale.

infrastrutturali e rivolti anche al miglioramento dell’efficienza energetica e al rispetto dell’ambiente.

Prevede il miglioramento della mobilità interna con riduzione del trasporto privato e della congestione del traffico, la riduzione dei livelli di inquinamento acustico ed atmosferico, con conseguente riduzione d’uso di prodotti derivati dal petrolio, la riduzione delle patologie respiratorie legate all’emissione di gas nocivi.

modo da minimizzare l’incidenza dei sistemi e delle infrastrutture di trasporto sul consumo dell’energia e sul degrado degli ecosistemi e dei paesaggi, con particolare riferimento alla riduzione delle emissioni inquinanti.

ambientale.

Qualità dell’aria urbana

utilizzo mezzi pubblici - n° passeggeri/anno;

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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ASSE VI - RETI E NODI DI SERVIZIO Settore Trasporti

Integrazione della dimensione ambientale

Obiettivi specifici Principali problematiche. Stima incidenza sull’ambiente (positiva

– negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da

perseguire in relazione al settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o nelle misure (criteri

di selezione, meccanismi premiali, specifiche modalità di

attuazione)

Indicatori

Rafforzare i collegamenti di nodi e terminali a livello locale con le reti nazionali, al fine di agevolare, i flussi di merci, al legame fra dotazione e articolazione delle infrastrutture (reti e nodi) e qualità e articolazione dei servizi erogabili, nel rispetto degli standard di sicurezza e, in materia di inquinamento atmosferico e acustico, degli obiettivi di riduzione delle emissioni di anidride carbonica (accordi di Kyoto) e dei criteri di minimizzazione degli impatti sulle aree naturali e sul paesaggio.

Rafforzare e migliorare l’interconnessione delle reti a livello locale, elevando la qualità dei servizi, aumentando l’utilizzo delle strutture diportistiche esistenti, generando effetti benefici per le famiglie e le imprese, in modo soprattutto da soddisfare la domanda proveniente dalle attività economiche.

Perseguire l’innovazione dei metodi gestionali delle reti materiali e immateriali, ottimizzare l’uso delle infrastrutture disponibili e massimizzare gli effetti derivanti dal loro potenziamento, elevandone qualità, efficienza e sicurezza in un contesto generale di trasparenza.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Forte aumento del volume di emissioni di CO2, gas serra e inquinamento causato dal continuo aumento del trasporto su gomma.

Crescita dell’inquinamento acustico derivante da attività aeroportuali e da traffico veicolare e ferroviario in prossimità delle aree metropolitane produttive

INCIDENZA NEGATIVA

Crescita dell’inquinamento acustico derivante da attività aeroportuali e da traffico veicolare e ferroviario in prossimità delle aree metropolitane produttive.

Costi umani e sociali derivanti dall’incremento degli incidenti dovuti al trasporto su strada.

Impatti in fase di cantiere (rifiuti, inquinamento acustico, sottrazione suolo).

Inquinamento delle acque (sversamento idrocarburi, e scarichi navali)

Accrescimento del carico ambientale conseguente alla realizzazione di infrastrutture, in particolare, in aree ad elevata sensibilità naturalistico-paesaggistica o di rischio ambientale.

Aumentare la sicurezza dei trasporti marittimi, degli standard dei porti, introdurre strutture per la gestione dei rifiuti provenienti da navi.

Promozione di standard di sicurezza e ambientali più elevati ed adeguamento a questi ultimi delle infrastrutture esistenti.

Ottimizzazione intermodale fra diversi sistemi di trasporto e riequilibrio a favore del trasporto ferroviario e marittimo.

Limitare il traffico e le infrastrutture nei siti di rilevanza ambientale.

Riduzione dell’inquinamento acustico e delle emissioni legate al settore aereo.

Limitare le emissioni di gas a effetto serra e le emissioni acide in atmosfera.

Trasferire il trasporto passeggeri e merci da strada a ferrovia/cabotaggio

Ottimizzare la rete autostradale esistente.

Promuovere programmi di intervento finalizzati alla riduzione dell’inquinamento acustico.

Realizzazione di snodi di traffico

Misura 6.01 - La misura tende al riassetto e al miglioramento dei livelli di servizio, mediante interventi di completamento e ammodernamento. Ciò al fine di incrementare il livello di connettività della rete stradale, velocizzando, inoltre, i collegamenti tra nodi urbani, e tra aree costiere ed entroterra.

Misura 6.02 - La misura tende al riassetto e miglioramento dei livelli di servizio mediante interventi di ammodernamento e potenziamento delle reti ferroviarie, anche mediante l’elettrificazione delle linee, perseguendo così l’obiettivo della riduzione delle emissioni .

Misura 6.01 - Per la sostenibilità ambientale, in conformità con i criteri ed indirizzi di attuazione previsti al capitolo III del POR settore trasporti, gli interventi devono operare in modo da minimizzare l’incidenza dei sistemi e delle infrastrutture di trasporto sul consumo dell’energia e sul degrado degli ecosistemi e dei paesaggi.

Non saranno ammessi interventi isolati, relativi a singola tratta o lotti, per i quali non si è dimostrata la capacità di incidere sulla complessiva funzionalità dell’itinerario o del nodo prescelto, in termini anche di impatto ambientale

Misura 6.02 - In conformità con i criteri ed indirizzi di attuazione previsti al capitolo III del POR settore trasporti, gli interventi devono operare in moda da minimizzare l’incidenza dei sistemi e delle infrastrutture di trasporto sul consumo dell’energia e sul degrado degli ecosistemi e dei paesaggi.

Non saranno ammessi interventi isolati relativi a singole tratte o lotti, per i quali non sia dimostrata la capacità di incidere sulla complessiva funzionalità dell’itinerario o del nodo

Percentuale incidenti e loro entità.

Consumo di combustibile per i trasporti;

Emissioni Gas serra

Estensione sistema ferroviario.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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di trasparenza.

Realizzare il riequilibrio modale sul versante urbano e metropolitano (infrastrutture per il trasporto di massa in sede fissa), sia sul versante del trasporto merci (ferroviario, nella definizione degli itinerari e dei nodi di interscambio; marittimo , con particolare riferimento alle infrastrutture necessarie per dare impulso al cabotaggio).

Rete stradale: impatto paesaggistico, occupazione ed erosione del suolo, perdita o frammentazione di habitat naturali, inquinamento acustico e atmosferico.

INCIDENZA POSITIVA Potenziale impatto positivo derivante dal completamento e ristrutturazione delle infrastrutture esistenti, dovuto al decongestionamento della rete e, in particolare, dei centri urbani attraversati da flussi veicolari in transito.

Il potenziamento della rete ferroviaria e delle infrastrutture portuali avrà positivi effetti nella riduzione del traffico su gomma.

La realizzazione dei sistemi di informazione telematica per il controllo delle merci e del traffico navale aumenta la sicurezza dei trasporti con benefici effetti indiretti anche per l’ambiente.

(porti, ecc.) integrati al territorio.

Potenziamento di infrastrutture e attrezzature finalizzate al miglioramento delle condizioni di sicurezza generale dei porti e della navigazione.

Potenziamento dei servizi delle infrastrutture aeroportuali e aumento della sicurezza.

Necessità di una integrazione tra la pianificazione dei trasporti e quella territoriale (problematica)

Misura 6.03 - La misura è finalizzata al potenziamento e ammodernamento dei porti regionali al fine di elevarne la qualità, l’efficienza e la crescita del trasporto combinato con particolare riferimento al cabotaggio. Sono previste e ritenute prioritarie le infrastrutture in ambito portuale per la gestione lo smaltimento dei rifiuti provenienti da navi.

Misura 6.04 - Prevede interventi di recupero e ammodernamento di infrastrutture aeroportuali per marginalità di alcune aree, migliorandone l’accessibilità, favorendone la mobilità di merci e innalzando standard di qualità dei servizi.

Misura 6.05 – Prevede la

prescelto, in termini di miglioramento della sicurezza, dei tempi di percorribilità, dell’impatto ambientale .

Misura 6.03 - In conformità con i criteri ed indirizzi di attuazione previsti al capitolo III del POR settore trasporti, gli interventi devono operare in moda da minimizzare l’incidenza dei sistemi e delle infrastrutture di trasporto sul consumo dell’energia e sul degrado degli ecosistemi e dei paesaggi.

Non saranno ammessi interventi isolati relativi a singole tratte o lotti, per i quali non sia dimostrata la capacità di incidere sulla complessiva funzionalità dell’itinerario o del nodo prescelto, in termini di miglioramento della sicurezza, dei tempi di percorribilità, dell’impatto ambientale .

Misura 6.04 - In conformità con i criteri ed indirizzi di attuazione previsti al capitolo III del POR settore trasporti, gli interventi devono operare in moda da minimizzare l’incidenza dei sistemi e delle infrastrutture di trasporto sul consumo dell’energia e sul degrado degli ecosistemi e dei paesaggi.

Tra le tipologie di intervento che vengono ritenute prioritarie è previsto l’ammodernamento delle infrastrutture aeroportuali finalizzato alla riduzione dell’inquinamento acustico e delle emissioni provenienti dal trasporto aereo.

N° di porti attrezzati per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti.

Trasporto merci per modalità.

Inquinamento acustico in ambito aeroportuale.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

285

promozione e lo sviluppo della Società dell’Informazione, da realizzare mediante la diffusione delle reti e dei collegamenti fra le PPAA e l’erogazione di servizi telematici finalizzati a migliorare i rapporti fra le istituzioni, anche a vantaggio delle imprese e dei cittadini. Trattandosi di reti immateriali, la misura non è destinata ad avere impatti diretti sull’ambiente.

Misura 6.06 – La misura prevede lo sviluppo dell’internazionalizzazione della Sicilia nel campo economico (in particolare crescita delle esportazioni e degli investimenti esteri) ed anche in quello culturale. Si tratta, quindi, di interventi senza impatto diretto sull’ambiente.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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SCHEDE DELLE MISURE

MISURA 1.02 – INFRASTRUTTURE DI CAPTAZIONE E ADDUZIONE A SCALA SOVRAMBITO (FESR)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e Descrizione sintetica della Misura

Principali problematiche. Stima incidenza sull’ambiente (positiva

– negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale

da perseguire in relazione al settore

d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o nelle misure

(criteri di selezione, meccanismi premiali, specifiche modalità di

attuazione)

Indicatori

Garantire la piena utilizzazione delle infrastrutture di captazione, accumulo e adduzione a scala di sovrambito ottimizzandone il rendimento.

Gli interventi saranno mirati a massimizzare i risultati ottenibili attraverso azioni di ripristino della piena funzionalità e di ottimizzazione della gestione del patrimonio infrastrutturale esistente.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE:

Mancata realizzazione e completamento dei principali sistemi di approvvigionamento

Mancata attivazione degli A.T.O. e del servizio idrico integrato

Carenza di risorse idriche adeguate.

Sovrasfruttamento delle acque sotterranee con fenomeni di salinizzazione delle falde

Bassa qualità delle acque superficiali e di falda.

Bassa capacità di trattamento, scarsa qualità delle acque depurate e limitata capacità di riciclo delle acque nei cicli produttivi.

Ridotta capacità di integrare la gestione della qualità e della quantità della risorsa idrica

Mancanza di una adeguata base informativa sullo stato delle acque

INCIDENZA POSITIVA

Completamento ed

Razionalizzare ed ottimizzare l’uso della risorsa idrica;

riduzione delle perdite in rete.

Interventi finalizzati alla piena utilizzazione delle risorse idriche esistenti attraverso miglioramenti dei sistemi di captazione, il completamento e il riefficientamento degli schemi acquedottistici, l’ottimizzazione dei sistemi idrici attraverso interconnessioni tra ambiti con diverse disponibilità idriche.

Aumentare l’efficienza degli acquedotti tutelando la risorsa idrica e migliorandone la gestione.

Gli interventi dovranno rispettare il principio della sostenibilità d’uso della risorsa idrica, rispettandone le caratteristiche qualitative e quantitative, razionalizzando i prelievi e riducendo le perdite.

Perdite in rete: vol immessso/vol. fatturato

Approvvigionamento idropotabile: risorsa idrica distinta per tipologia di fonte e per ATO (o provincia): corsi d'acqua, laghi e invasi, sorgenti, pozzi, totale

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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riefficentamento dei sistemi acquedottistici, con riduzione delle perdite ed incremento della dotazione idrica dei centri serviti, con particolare riferimento allo schema idrico di sovrambito delle prov. di Agrigento, Caltanissetta e Palermo, inserito nel programma di superamento e prevenzione dell’emergenza idrica in corso, (individuato dall’Ordinanza del Ministero dell’Interno n. 3052 del 31/03/2000)

INCIDENZA NEGATIVA

Potenziali impatti negativi :

a. sul flusso idrico delle acque superficiali e sotterranee;

b. sul suolo e sottosuolo;

c. sul paesaggio

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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MISURA 1.03 – SISTEMA INFORMATIVO E DI MONITORAGGIO ACQUE E SERVIZI IDRICI (FESR) - SOTTOMISURE A E B

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e Descrizione sintetica della Misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

Realizzazione di interventi diretti ad avviare il sistema regionale di monitoraggio delle acque e del servizio idrico integrato, la creazione di un primo nucleo operativo per l’istituenda Agenzia regionale per la protezione ambientale e il Sistema Informativo Regionale Ambientale (SIRA).

PRINCIPALI PROBLEMATICHE: Mancata attivazione degli A.T.O. e del servizio idrico integrato Mancanza di una adeguata base informativa sullo stato delle acque.

INCIDENZA POSITIVA Conoscenza quali-quantitativa e della distribuzione della risorsa sul territorio, con finalità di tutela e prevenzione, in particolare per aree con situazioni di maggiore degrado, vulnerabilità ambientale e/o con rilevante impatto antropico

Individuazione delle condizione di vulnerabilità dei corpi idrici (CdP). Tutela della qualità delle acque: superficiali interne,acque marino - costiere; acque di transizione; acque sotterranee (CdP). Supporto per l’attività di pianificazione e gestione dei costituendi Ambiti territoriali ottimali e per la redazione del Piano di tutela delle acque (CdP).

Si prevede: A) la realizzazione di interventi volti al monitoraggio della qualità delle acque superficiali interne,acque marino - costiere; acque di transizione; acque sotterranee (CdP); B) il potenziamento del sistema di monitoraggio idrologico del Servizio Tecnico Idrografico Regionale al fine di garantire l’espletamento dei compiti di supporto nell’applicazione del D.L.vo 152/99 (CdP).

La misura ha finalità di tutela ambientale, nei criteri di selezione si prevede priorità per le azioni di monitoraggio concentrate nelle aree a particolare criticità ambientale (CdP).

N° piani di ambito approvati su totale di A.T.O.

Page 299: Valutazione ambientale sicilia_testo

Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

289

MISURA 1.04 – PROGRAMMI DI AMBITO LOCALE (FESR) - SOTTOMISURA 1.04 A “RETI IDRICHE URBANE”

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e Descrizione sintetica della Misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

Dare piena attuazione alla L.36/94 e al D. Lgs. 152/99 attraverso interventi di riefficientamento e razionalizzazione delle reti idriche urbane al fine di garantire disponibilità idropotabili adeguate in un ottica di tutela, di efficienza e di economicità della gestione.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE:

Mancata realizzazione e completamento dei principali sistemi di approvvigionamento

Perdite in rete

INCIDENZA POSITIVA

Recupero di risorsa

Controllo dei consumi

Ricerca e recupero delle perdite puntuali in sistemi di distribuzione idropotabile esistenti (CdP)

Garantire disponibilità idropotabili adeguate in un ottica di tutela, di efficienza e di economicità della gestione (CdP).

In una prima fase, nelle more della costituzione degli A.T.O. la sottomisura riguarderà interventi volti alla individuazione e al recupero delle perdite in sistemi di distribuzione idropotabile esistenti, e alla riqualificazione e razionalizzazione.

Dopo la costituzione degli A.T.O., la sottomisura sarà finalizzata ad attuare la pianificazione d’ambito relativa ai sistemi di distribuzione idropotabile.

Perdite in rete: vol immessso/vol. fatturato

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

290

MISURA 1.04 – PROGRAMMI DI AMBITO LOCALE (FESR) - SOTTOMISURA 1.04B SETTORE FOGNARIO E DEPURATIVO

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e Descrizione sintetica della Misura

Principali problematiche. Stima incidenza sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

Dare piena attuazione alla L.36/94 e al D. Lgs. 152/99 attraverso la realizzazione di interventi nel settore fognario e depurativo che contribuiscano a realizzare gli elementi strutturali necessari per l’espletamento del servizio idrico integrato, nel rispetto dei livelli minimi che questo deve garantire nel settore dello smaltimento reflui.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE:

Bassa capacità di trattamento, scarsa qualità delle acque depurate e limitata capacità di riciclo delle acque nei cicli produttivi

INCIDENZA POSITIVA

Tutela e risanamento della risorsa attraverso il completamento e l’adeguamento dei sistemi fogniario e della depurazione, con priorità per le aree a maggiore sensibilità ambientale

Risparmio idrico attraverso il riuso in agricoltura e industria delle acque reflue depurate

Adeguamento delle infrastrutture di depurazione agli obblighi di legge: potenziamento sistemi di depurazione sia industriali che civili.

Riduzione dei consumi idrici con innovazioni di processo, riuso, riutilizzo, miglioramento rete approvvigionamento, riduzione delle perdite.

Azioni mirate a tutelare e mantenere lo stato ecologico delle acque e a favorire il riutilizzo di acque reflue depurate in agricoltura o per usi industriali.

Gli interventi saranno finalizzati alla tutela ed il risanamento delle acque marine, di quelle superficiali e sotterranee, attraverso l’adeguamento dei sistemi depurativi al D.Lgs. 152/99.

Realizzazione di interventi che saranno valutati necessari per risolvere particolari situazioni di emergenza e che siano individuati in quelle zone a maggior sensibilità ambientale per la riduzione dell’inquinamento.

Depuratori non funzionanti/ tot. depuratori

Popolazione servita da impianti di depurazione/popolazione tot.

Qualità delle acque superficiali: indice SECA; indice IBE; indice LIM

Qualità delle acque sotterranee: concentrazione di nitrati.

% di costa balneabile/costa controllata

Page 301: Valutazione ambientale sicilia_testo

Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

291

MISURA 1.05 – PROGRAMMI DI AMBITO LOCALE (FEOGA)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e Descrizione sintetica della Misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

Ottimizzazione della funzionalità degli impianti di accumulo e distribuzione primaria al fine di garantire adeguata disponibilità quali-quantitativa della risorsa idrica per uso irriguo. La misura prevede investimenti per : l’ammodernamento e la rifunzionalizzazione, ivi compresi i completamenti, delle reti di adduzione e distribuzione consortili; l’accumulo e la distribuzione delle acque reflue e depurate anche attraverso la realizzazione di sistemi di automazione e controllo. la predisposizione di studi, piani e programmi volti ad approfondire la conoscenza del sistema delle risorse idriche ad uso irriguo.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE: Mancata realizzazione e completamento dei principali sistemi di approvvigionamento Carenza di risorse idriche adeguate Sovrasfruttamento delle acque sotterranee con fenomeni di salinizzazione delle falde Bassa capacità di trattamento, scarsa qualità delle acque depurate e limitata capacità di riciclo delle acque nei cicli produttivi INCIDENZA NEGATIVA Potenziali modifiche dei flussi idrici preesistenti INCIDENZA POSITIVA Disponibilità idrica adeguata in termini quantitativi e qualitativi della risorsa idrica per uso irriguo Risparmio idrico e riuso in agricoltura delle acque reflue e depurate

Adeguamento delle infrastrutture di collettamento e depurazione agli obblighi di legge: potenziamento sistemi di depurazione sia industriali che civili. Miglioramenti dei livelli di qualità dei corpi idrici. Riduzione dei consumi idrici con innovazioni di processo, riuso, riutilizzo, miglioramento rete approvvigionamento, riduzione delle perdite.

Gli interventi sono rivolti all’ammodernamento e rifunzionalizzazione delle reti di adduzione e distribuzione delle acque per uso irriguo, anche attraverso il riuso delle acque reflue depurate.

Sarà data priorità alle aree interessate dall’emergenza idrica e a quelle a rischio di desertificazione (CdP).

Perdite in rete: vol immessso/vol. fatturato Acque reflue riutilizzate su totale di acque reflue trattate.

Page 302: Valutazione ambientale sicilia_testo

Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

292

MISURA 1.07 – PROTEZIONE CONSOLIDAMENTO VERSANTI, CENTRI ABITATI E INFRASTRUTTURE (FESR)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e Descrizione sintetica della Misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o nelle misure

(criteri di selezione, meccanismi premiali, specifiche modalità di

attuazione)

Indicatori

Realizzazione di interventi di messa in sicurezza di aree già interessate da dissesto, di protezione attiva e di prevenzione di aree a minore rischio, di monitoraggio di aree in frana.

Le azioni verranno individuate sulla base delle indicazioni degli strumenti di pianificazione previsti dalla normativa vigente ( Piano stralcio di bacino per l’assetto idrogeologico, Piano straordinario di bacino)

PRINCIPALI PROBLEMATICHE:

Elevato rischio idraulico e idrogeologico

Elevato rischio sismico.

Diffusi processi di degrado del suolo causati da attività agricole e industriali non sostenibili.

Diffusi fenomeni di abusivismo in aree a rischio.

Problematiche connesse alla siccità con conseguente rischio di innesco di fenomeni di desertificazione.

INCIDENZA NEGATIVA

Gli interventi saranno realizzati con priorità nelle aree individuate dal piano stralcio di bacino per l’assetto idrogeologico, in particolare nelle province di Messina Palermo, Agrigento, Catania e Caltanissetta.

I Potenziali impatti negativi riguardano alterazioni morfologiche e del deflusso

Pianificazione nell’uso del suolo: minimizzazione impatti, particolare attenzione zone sensibili, di pregio e/o soggette a rischio idrogeologico.

Razionalizzazione dell’uso del suolo e recupero aree degradate e identifcazione aree a rischio.

- Rafforzamento degli strumenti di pianificazione del territorio e del coordinamento delle politiche di difesa del suolo con le politiche settoriali.

- Rafforzamento dell’approccio preventivo nella programmazione degli interventi e riduzione della pressione delle attività antropiche.

- Diffusione delle tecniche di naturalizzazione e tutela degli habitat naturali.

Con la misura si punta a raggiungere un adeguato livello di sicurezza dal rischio idrogeologico con priorità nelle aree individuate dal piano stralcio di bacino per l’assetto idrogeologico, in particolare nelle province di Messina Palermo, Agrigento, Catania e Caltanissetta (CdP).

In particolare il sistema di interventi proposti riguardano:

- la messa in sicurezza di aree già interessate da fenomeni di dissesto, la protezione attiva ed il monitoraggio delle aree a minore rischio, ma comunque vulnerabili, la corretta gestione del trasporto solido dei corsi d’acqua.

Si prevedono:

- interventi di consolidamento e di difesa idrogeologica e/o di difesa idraulica nelle aree a rischio di esondazione o di frana individuate nel piano straordinario dell’assetto

Si prevede che gli interventi per la messa in sicurezza delle aree già interessate da fenomeni di dissesto debbano essere quelli a minor impatto ambientale.

Nell’ambito degli interventi da realizzare non debbono essere trascurati quelli di manutenzione idraulica ordinaria e straordinaria, che associati agli interventi di rinaturalizzazione, possono essere risolutivi ai fini del ripristino della funzionalità idraulica dei corsi d’acqua e della loro messa in sicurezza.

Popolazione benef. Di misure di salvaguardia dal rischio R4-R3, d.lgs 180/98;

Numero e superfici delle aree soggette a rischio idrogeologico

Page 303: Valutazione ambientale sicilia_testo

Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

293

dei corsi d’acqua a causa di interventi di regimazione delle acque (briglie, canalizzazioni, argini) e di interventi di stabilizzazione dei versanti.

INCIDENZA POSITIVA

Tutela del suolo attraverso la messa in sicurezza di aree a rischio e prevenzione dei fenomeni di dissesto idrogeologico, con priorità per le province di Messina Palermo, Agrigento, Catania e Caltanissetta.

idrogeologico (CdP);

- Interventi di monitoraggio di aree in frana, al fine di verificare l’evoluzione dei fenomeni e prevenire situazioni di rischio

Page 304: Valutazione ambientale sicilia_testo

Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

294

MISURA 1.09 – MANTENIMENTO DELL’ORIGINARIO USO DEL SUOLO (FEAOG)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e Descrizione sintetica della Misura

Principali problematiche. Stima incidenza sull’ambiente

(positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

Ricostituzione del patrimonio silvicolo danneggiato da eventi naturali e in particolare da incendi;

Prevenzione degli incendi boschivi e riduzione del rischio da innesco e propagazione del fuoco;

Riduzione dei fenomeni di erosione e desertificazione attraverso investimenti silvo-colturali

Prevenzione dei disastri naturali e salvaguardia del suolo e del patrimonio silvicolo attraverso la Costituzione del Sistema informativo Territoriale

PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Elevato rischio idrogeologico

Diffusi processi di degrado del suolo causati da attività agricole e industriali non sostenibili

Diffusi fenomeni di abusivismo in aree a rischio che influiscono negativamente sulle funzioni idrogeologiche e l’uso originario del suolo(erosione)

Distruzione del potenziale silvicolo danneggiato da incendi.

Problematiche connesse alla siccità con conseguente rischio di innesco di fenomeni di desertificazione.

INCIDENZA POSITIVA

Ricostituzione degli ecosistemi boschivi danneggiati da incendi o da eventi naturali nelle aree silvicole dell’intero territorio regionale utilizzando specie forestali autoctone, adatte alle condizioni locali e compatibili con l’ambiente.

Prevenzione dei disastri naturali e degli incendi per la salvaguardia del suolo e del patrimonio silvicolo in ambiti forestali

Ricostituzione del potenziale produttivo silvicolo danneggiato da incendi.

Recupero delle funzioni idrogeologiche ed ecologiche dei sistemi forestali e ripristino di condizioni di stabilità e di sicurezza.

Ricostituzione e salvaguardia del potenziale produttivo silvicolo danneggiato da incendi e altri disastri naturali, mantenimento dell'equilibrio ecologico e della difesa dell'ambiente in un contesto già fortemente interessato da fenomeni di dissesto e da avanzati processi di desertificazione e di forte degrado territoriale.

In particolare si prevedono quattro tipi di interventi e cioè:

- Ricostituzione dei boschi e degli ecosistemi danneggiati da incendi con interventi sostenibili ed eco-compatibili;

- Investimenti per la prevenzione degli incendi;

- azioni di carattere silvo-colturale per ridurre l’erosione e la desertificazione.

- Costituzione del sistema informativo territoriale (s.i.t) finalizzato alla prevenzione dei disastri naturali e degli

Gli interventi da realizzare dovranno avere tra i requisiti quello della compatibilità ambientale, rispettando e rafforzando le caratteristiche tipiche dell’ecosistema in cui si opera.

Le opere devono essere inoltre concentrate in territori con forte compromissione ambientale, dove è possibile conseguire, in tempi certi e brevi, il pieno recupero delle funzioni idrogeologiche dei sistemi naturali e forestali ed il ripristino di condizioni di stabilità e di sicurezza. (CdP)

Entità degli incendi boschivi

Variazioni annuali di foresta

Superficie forestale esistente;

Superficie imboschita/superficie boscata regionale;

Superficie boscata ricostituita/superficie boscata regionale;

Page 305: Valutazione ambientale sicilia_testo

Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

295

Interventi che concorrono alla prevenzione del dissesto idrogeologico e dei fenomeni di desertificazione realizzati nelle aree silvicole a maggiore rischio idrogeologico dell’intero territorio regionale.

Interventi mirati alla prevenzione e tutela del suolo da incendi, anche attraverso la costituzione di un Sistema Informativo Territoriale, nelle aree boscate dell’ intero territorio regionale a maggiore rischio di incendio.

incendi per la salvaguardia del suolo e del patrimonio silvicolo in ambiti forestali (CdP)

Page 306: Valutazione ambientale sicilia_testo

Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

296

MISURA 1.10 – TUTELA INTEGRATA DELLE AREE COSTIERE (FESR)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e Descrizione sintetica della Misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

Realizzare interventi integrati tesi a rimuovere le cause del degrado e/o dell'erosione delle aree costiere, a proteggere i litorali in erosione e a garantirne la successiva manutenzione e monitoraggio.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE:

Diffusi fenomeni di erosione costiera e degrado delle coste.

Presenza di difese rigide con effetti erosivi di sottoflusso

Irrigidimento del sistema idrografico

Presenza di strutture lineari sul retrospiaggia

Diffusi fenomeni di abusivismo lungo la costa e in aree a rischio che influiscono negativamente sulle funzioni idrogeologiche e l’uso originario del suolo(erosione).

Elevato rischio idraulico e idrogeologico

INCIDENZA NEGATIVA

Potenziali alterazioni morfologiche e potenziale peggioramento della qualità dei fondali e delle acque di balneazione a causa di interventi di protezione della costa quali pennelli, barriere sommerse, ripascimenti.

Recupero di suolo e di aree a rischio e degradate.

Obiettivo della misura è la messa in sucurezza ed il recupero delle aree costiere degradate, la protezione dei litorali in erosione e la loro successiva manutenzione e controllo. Le aree di accertata priorità ambientale che saranno inizialmente oggetto di intervento riguardano il litorale messinese tirrenico e ionico.

Nella prima fase si prevede

- il ripascimento e la protezione delle coste in erosione con barre sommerse o pennelli nelle aree a maggiore criticità (CdP)

Nella seconda fase sono previsti:

- interventi coerenti con previsioni, indicazioni e criteri fissati nel piano stralcio di bacino per l’assetto idrogeologico (CdP).

E’ previsto che sia data priorità a interventi su aree a maggior criticità ambientale accertata dalle strutture pubbliche competenti , sulle aree di elevato interesse naturalistico facenti parte della rete ecologica, nelle aree d’interesse turistico e culturale

Aree critiche per l’erosione costiera

Page 307: Valutazione ambientale sicilia_testo

Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

297

Gli interventi saranno realizzati con priorità lungo il litorale messinese (ionico e tirrenico) e con priorità decrescente gli altri litorali (siracusano, ragusano, agrigentino, trapanese, palermitano, catanese).

INCIDENZA POSITIVA

Recupero e protezione dei litorali e delle aree costiere degradate con priorità per il litorale messinese (ionico e tirrenico) e con priorità decrescente gli altri litorali (siracusano, ragusano, agrigentino, trapanese, palermitano, catanese).

Miglioramento delle condizioni di fruibilità della costa sabbiosa , con priorità per le aree a maggior criticità ambientale, ad elevato interesse naturalistico facenti parte della rete ecologica e d’interesse turistico e culturale, privileggiando interventi ed azioni che concorrano al recupero ambientale e alla destagionalizzazione dei flussi turistici.

Page 308: Valutazione ambientale sicilia_testo

Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

298

MISURA 1.11 - SISTEMI TERRITORIALI INTEGRATI AD ALTA NATURALITÀ (FESR)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione sintetica della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

La misura è finalizzata a dare vita a sistemi territoriali ad alta naturalità, che connettano le aree naturali protette già istituite con la Rete natura 2000 e che riguardano tutti i contesti territoriali definiti prioritari dal QCS. Si svolgerà lungo tutta la filiera della sistematizzazione delle conoscenze, della definizione degli specifici strumenti di pianificazione e gestione dei territori interessati, del recupero e potenziamento della naturalità, dei processi di sensibilizzazione sui valori ambientali e riguarderà sia interventi che potenzino i sistemi già definiti, sia interventi di realizzazione di nuovi sistemi ad alta naturalità.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Difficoltà nell’assicurare la conservazione e la tutela della biodiversità e del patrimonio ambientale

Difficoltà nel garantire la (soddisfacente) fruizione sostenibile all’interno delle aree protette

Mancata realizzazione di interconnessioni biologico-funzionali tra le aree protette e le zone ad elevata biodensità (corridoi ecologici e cuscinetti)

INCIDENZE POSITIVE

Valorizzazione e conservazione delle risorse biologiche, ambientali ,culturali nelle aree protette.

Promozione e valorizzazione di Sic e Zps esterni alle aree protette.

Recupero di ambiti territoriali ambientalmente compromessi.

Miglioramento delle

Tutela degli habitat e delle specie.

Valorizzazione e conservazione delle risorse biologiche, ambientali ,culturali nelle aree protette.

Recupero di ambito territoriali ambientalmente compromessi.

Programmazione delle risorse finanziarie destinate ad azioni di strutturazione di eventuali aree naturali protette che verranno istituite nei prossimi anni (messa a punto delle RES)

Attivazione di efficaci sistemi di gestione e manutenzione e di ripristino degli ambienti e dei beni in condizioni di degrado.

Sensibilizzazione e coinvolgimento delle comunità locali nelle azioni di conservazione e gestione del patrimonio naturale.

Incremento delle opportunità educative, di ricreazione e di ricerca.

Con la misura si vuole favorire la conservazione e la valorizzazione delle risorse ambientali nelle aree protette e di alto valore naturalistico.

Si prevedono interventi volti al rafforzamento dei nodi della rete esistente, (parchi e riserve istituiti), alla programmazione dei primi interventi in ambiti SIC e ZPS, alla connessione delle aree naturali protette, al fine di creare sistemi territoriali integrati ad alta naturalita’.

Gli interventi riguarderanno in particolare:

la realizzazine della carta della natura e del SIT delle aree protette;

la stesura di un programma regionale di educazione ambientale nelle aree protette;

Azioni per la infrastrutturazione della Rete Ecologica, al fine della conservazione, recupero, valorizzazione, ricostruzione,

Per la selezione dei progetti costituirà criterio prioritario il recupero e la conservazione di Habitat e specie prioritari, e la rispondenza a obiettivi determinati da direttive e convenzioni internazionali o la realizzazione di fini istitutivi delle aree protette. (CdP)

Sarà favorita la concentrazione e integrazione di linee d’intervento e/o di azioni previste in più misure al fine di incentivare soggetti istituzionali e operatori economici alla costruzione di “Patti ambientali” attenti alla tutela dell'ambiente tramite l'abbattimento di detrattori ambientali, valorizzando l'uso di energie rinnovabili, promovendo processi produttivi ecosostenibili e prodotti di qualità e tipici. (Cdp)

Superficie totale aree naturali protette (parchi regionali, riserve) legge 394/91 e successive modifiche e legge regionale 98/81e l.regionale 14/88 rispetto alla superficie regionale;

% di aree naturali protette dotate di piani di gestione/ utilizzazione e sistemazione.

Biodiversità (n. di specie vegetali e habitat).

N° di specie minacciate

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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conoscenze in campo ambientale.

Utilizzo di strumenti di gestione e pianificazione dei territori protetti.

Miglioramento delle possibilità di fruizione sostenibile nelle aree protette .

INCIDENZA NEGATIVA

Pressione incontrollata in aree particolarmente sensibili in relazione ad un possibile considerevole aumento dell’afflusso turistico.

ricerca.

Miglioramento delle possibilità di fruizione sostenibile nelle aree protette .

valorizzazione, ricostruzione, restauro e fruizione delle aree protette.

Page 310: Valutazione ambientale sicilia_testo

Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

300

MISURA 1.12 – SISTEMI TERRITORIALI INTEGRATI AD ALTA NATURALITÀ (FEAOG)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione sintetica della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

La misura mira a porre rimedio al grave depauperamento della diversità biologica del patrimonio genetico vegetale della Sicilia, con riferimento alle specie di interesse agrario e forestale. Scopo della misura è, pertanto, la creazione di una “banca del germoplasma vegetale”, diffusa nei territori ad alta naturalità della “rete ecologica siciliana”, in grado di conservare il patrimonio genetico di specie ed ecotipi di interesse agrario e forestale che determinano il “paesaggio storico e tradizionale” del territorio della Sicilia e, anche, caratterizzanti ambienti naturali di particolare interesse conservazionistico.

Gli interventi riguardano la realizzazione, la ristrutturazione e l’adeguamento di centri pubblici per la raccolta, conservazione e moltiplicazione di germoplasma delle specie vegetali autoctone di interesse agrario e forestale nonché

PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Difficoltà nell’assicurare la conservazione e la tutela del patrimonio genetico autoctono e di specie ed ecotipi di interesse agrario e forestale che determinano il “paesaggio storico e tradizionale” del territorio della Sicilia .

INCIDENZA POSITIVA

Valorizzazione e conservazione delle risorse ambientali nelle aree protette .

Garantire la conservazione del patrimonio genetico di specie ed ecotipi di interesse agrario e forestale che determinano il “paesaggio storico e tradizionale” del territorio della Sicilia e, anche, caratterizzanti ambienti naturali di particolare interesse

conservazionistico.

Tutela degli habitat e delle specie.

Conservazione del patrimonio genetico di specie ed ecotipi di interesse agrario e forestale che determinano il “paesaggio storico e tradizionale” del territorio della Sicilia

Costituzione di una “Banca del germoplasma” diffusa nei territori ad alta naturalità della “rete ecologica siciliana”

Scopo della misura è salvaguardare e conservare il patrimonio genetico di specie vegetali di interesse agrario e forestale comprese quelle in pericolo di estinzione, mantenere e favorire la biodiversità degli ecosistemi.

Gli obiettivi sono quindi quelli di:

- migliorare la stabilità degli ecosistemi;

- favorire uno sviluppo equilibrato ed indurre la valorizzazione e la crescita economica negli ambiti territoriali d’intervento;

incentivare lo sviluppo di percorsi divulgativo–educativi e la fruizione pubblica del “bene” ambiente accrescendone nel contempo la consapevolezza pubblica.

Progetti che prevedono il recupero e/o il potenziamento di interventi per la conservazione del germoplasma già avviati.

Progetti che riguardano la conservazione del germoplasma di specie ed ecotipi maggiormente rappresenativi del paesaggio agrario e forestale tradizionale.

Sarà data inoltre priorità agli interventi di recupero di manufatti esistenti.

N° di specie minacciate

Biodiversità (n. di specie vegetali e habitat).

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

301

l’acquisto degli impianti delle macchine del materiale e delle attrezzature necessarie per l’attuazione della misura.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

302

MISURA 1.13 – SVILUPPO IMPRENDITORIALE DEL TERRITORIO DELLA RETE ECOLOGICA (FESR)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione sintetica della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

La misura mira a sviluppare nuove imprese sia nei settori produttivi legati alle attività e ai mestieri tradizionali e alla fruizione turistica dei luoghi, sia nei servizi connessi alla promozione e valorizzazione dei territori e delle relative produzioni.

La misura pertanto promuoverà nuova imprenditorialità nei seguenti campi specifici:

- Organizzazione della promozione e fruizione delle aree, organizzazione di percorsi turistici e conoscitivi e di pacchetti integrati per la valorizzazione e fruizione della RES

- Valorizzazione e promozione delle produzioni tipiche locali.

- Utilizzo di tecnologie informatiche per lo sviluppo dell’offerta di pacchetti turistici, informazioni e prenotazioni nel territorio della RES

- Azioni di marketing e promozione turistica della

PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Presenza di aree a rischio di marginalità (aree montane ed isole minori), di processi di impoverimento di risorse umane (nuova emigrazione) e di decadimento di centri storici minori.

Carenza di servizi connessi alla promozione e valorizzazione del territorio.

INCIDENZA NEGATIVA

Pressione incontrollata in aree particolarmente sensibili in relazione ad un possibile considerevole aumento dell’afflusso turistico.

INCIDENZA POSITIVA

Promozione e valorizzazione dei territori.

Interventi a favore della valorizzazione e fruizione della RES.

Incremento delle opportunità educative, di ricreazione ,comunicazione ed informazione

Intervenire a favore della valorizzazione e fruizione della RES e del territorio.

Valorizzazione e promozione delle produzioni tipiche locali (ad esclusione dei prodotti compresi nell’allegato I del Trattato).

La misura è finalizzata a supportare la realizzazione della rete ecologica siciliana

dando impulso allo sviluppo della gestione imprenditoriale del territorio tramite iniziative che incentivino e sostengano l’offerta dei servizi di promozione e fruizione dei territori, nonché di promozione dei prodotti tipici.

Tra i criteri di selezione spiccano quelli relativi alla valorizzazione del patrimonio naturale e creazione di valore aggiunto nei territori della RES. (CdP)

Dovrà essere accompagnata dalla capacità di canalizzare i flussi turistici a favore di processi di destagionalizzazione delle presenze.

N° visitatori nelle aree protette con ingresso controllato

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

303

RES coerenti con quelle previste dalla Società dell’Informazione.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

304

MISURA 1.14 - INFRASTRUTTURE E STRUTTURE PER LA GESTIONE INTEGRATA DEI RIFIUTI (FESR)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

La misura si propone di superare la condizione di emergenza dichiarata nel territorio regionale per il settore dei rifiuti con le Ordinanze n. 2983 del 31.5.99, n.3048 del 31.3.2000 e n.3072 del 21.7.2000, nonchè di creare le condizioni per la completa attuazione dell'art. 22 del D.Lgs.22/97. inoltre è stato approvato, d'intesa con il ministero dell'ambiente, il piano di emergenza rifiuti (PIER) con la pubblicazione del Decreto Commissariale del 25.luglio 2000 (Suppl. Ord.GURS n.36 del 4.8.2000) e su questo si articola la presente scheda di misura.

La realizzazione di questa misura prevede anche l’adozione del Piano di gestione

La realizzazione della misura si articola in due fasi:

la prima: in questa fase verranno finanziate opere in particolare piazzole per la raccolta differenziata e

PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Mancanza di adeguati strumenti di pianificazione previsti dai regolamenti comunitari

Regime di emergenza che favorisce situazioni di illegalità nello smaltimento

Inquinamento del suolo delle falde idriche connesso allo smaltimento non controllato dei rifiuti

Mancanza di impianti di trattamento, smaltimento e/o riciclaggio a norma

INCIDENZE POSITIVE

Miglioramento dei sistemi di gestione dei rifiuti

Riduzione della quantità di rifiuti prodotta

Aumento della quota di rifiuti recuperati e riutilizzati

Risanare le aree contaminate rendendole disponibili a nuovi utilizzi migliorando nel contempo le conoscenze e le tecnologie di bonifica.

Promuovere la riduzione della quantità e della pericolosità dei rifiuti favorendo il riciclaggio, riutilizzo, recupero e introducendo innovazioni di processo nei sistemi di gestione dei rifiuti.

La misura si propone di superare la condizione di emergenza dichiarata nel territorio regionale per il settore dei rifiuti, nonchè di redigere il piano di gestione previsto dall'art. 22 del D.Lgs.22/97.

Gli obiettivi specifici del Piano di gestione, consisteranno nell'incorporare la gerarchia degli obiettivi comunitari e nazionali per il settore e le conseguenti azioni tese a ridurre la quantità di rifiuti prodotta, a recuperarne e riutilizzarne quote sempre più consistenti, ricorrendo per le frazioni residuali alla produzione di combustibile da rifiuto (C.D.R.) da inviare al trattamento termico per il recupero energetico e allo smaltimento in discarica.

% materiali riciclati

Rifiuti smaltiti all'interno degli A.T.O

% rifiuti avviati alle diverse modalità di smaltimento (in ambito Prov. e regionale)

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

305

impianti per la produzione compost

la seconda: si attiverà a seguito dell’adozione del Piano di gestione e riguarderà la realizzazione degli interventi infrastrutturali previsti nello stesso e relativi sia alla definizione del ciclo della raccolta differenziata sia al trattamento finale dei rifiuti

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

306

MISURA 1.15 - RIDUZIONE DELLA COMPROMISSIONE AMBIENTALE DA RIFIUTI (FESR)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza sull’ambiente

(positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es.

azioni e/o misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi premiali, specifiche

modalità di attuazione)

Indicatori

Finalità della misura è la riduzione dell'inquinamento ambientale provocato dallo smaltimento dei rifiuti.

La misura si articolerà prevalentemente nelle seguenti azioni:

- costituzione di un sistema di rilevamento e monitoraggio dei siti inquinati e delle aree degradate dalla presenza di discariche abusive, di valutazione della compromissione degli ambienti e delle relative correlazioni epidemiologiche.

-censimento dei siti potenzialmente inquinati;

- l'individuazione dei criteri generali per gli interventi di messa in sicurezza, per la bonifica ed il ripristino ambientale dei siti inquinati;

- anagrafe dei siti da bonificare e delle aree degradate dalla presenza di discariche abusive.

- interventi di bonifica e di ripristino ambientale dei siti inquinati

PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Mancanza di adeguati strumenti di pianificazione previsti dai regolamenti comunitari

Regime di emergenza che favorisce situazioni di illegalità nello smaltimento

Inquinamento del suolo delle falde idriche connesso allo smaltimento non controllato dei rifiuti

INCIDENZA POSITIVA

Interventi di bonifica, ripristino e risanamento ambientale e messa in sicurezza dei siti inquinati.

Sviluppare sistemi di monitoraggio e prevenzione dell’inquinamento ambientale provocato dallo smaltimento dei rifiuti e promuovere azioni di recupero e bonifica dei siti inquinati e delle aree degradate.

La misura è a diretta finalità ambientale; gli interventi previsti mirano alla riduzione dell'inquinamento provocato dallo smaltimento dei rifiuti.

Gli interventi saranno, quindi, finalizzati alla riduzione delle cause di inquinamento ambientale e a rendere nuovamente disponibili, sicuri e salubri i territori inquinati, a migliorare il controllo sullo stato del territorio.

Si prevede dunque:

- la costituzione di un sistema di rilevamento e monitoraggio dei siti inquinati e delle aree degradate dalla presenza di discariche abusive, di valutazione della compromissione degli ambienti e delle relative correlazioni epidemiologiche.

- il censimento delle aree interessate da smaltimento di rifiuti e caratterizzazione

Criteri di selezione: sarà data priorità alla messa in sicurezza e alla bonifica dei siti che costituisono minaccia imminente alla pubblica incolumità, dei siti che inquinano la falda acquifera utilizzata a fini idropotabili e le falde acquifere in generale. Sarà inoltre data priorità anche ai siti collocati nelle aree sensibili e prossime ai centri abitati.

Siti bonificati e in sicurezza

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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inquinati dei siti inquinati a supporto della redazione dei progetti di bonifica.

- interventi di bonifica, ripristino e risanamento ambientale, messa in sicurezza dei siti inquinati.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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MISURA 1.16 - RETI ENERGETICHE (FESR)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione degli obiettivi

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

Completare la rete metanifera dell’isola attraverso interventi di distribuzione del gas metano nei centri urbani e negli agglomerati industriali, a partire dai punti di consegna della SNAM.

Consentire ai Comuni, per le aree agricole intensive, la possibilità di usufruire dei benefici del gas metano.

Potenziare le reti di distribuzione dell’energia elettrica nei poli industriali e/o artigianali per eliminare e/o ridurre agli standard europei le interruzioni di elettricità nei processi di lavorazione.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Inquinamento atmosferico associato alla produzione di energia termoelettrica e al consumo di energia in generale Modesto sviluppo delle fonti rinnovabili di energia

INCIDENZA NEGATIVA

Possibile impatto sulle aree protette all’interno delle quali insistono i comuni individuati come prioritari per la realizzazione delle reti metanifere. Possibile aumento dei consumi e conseguenti emissioni di gas serra

INCIDENZA POSITIVA

Completamento ed estensione della rete metano che determina minore emissione di inquinanti legato all’utilizzo del gas metano rispetto ad altri combustibili (carbone, petrolio, oli minerali)

Riduzione del ricorso a fonti non rinnovabili e parallelo sviluppo dell’impiego delle fonti rinnovabili

Ottimizzare l’utilizzo degli impianti riducendo notevolmente le perdite in rete

Risparmio ed efficienza energetica

Controllo e riduzione delle emissioni in atmosfera di gas a effetto serra e dannose per la fascia di ozono

Contenimento dell’impatto ambientale delle reti di distribuzione.

La misura mira a completare la rete metanifera dell’isola e a potenziare le reti di distribuzione dell’energia elettrica nei poli industriali e/o artigianali.

Si vuole inoltre permettere la diffusione di stazioni per la distribuzione di gas metano per autotrazione, acquisendo così benefici ambientali a seguito del minore inquinamento del metano rispetto a tradizionali combustibili

Gli interventi per la realizzazione delle reti di distribuzione del gas metano e dell’energia elettrica, dovranno rispettare i criteri di compatibilità ambientale, prevedendo, in particolare, precise misure per la salvaguardia del paesaggio e per il ripristino dei luoghi interessati dai lavori.

% metano per usi civili sul totale fonti energetiche fossili;

N. allacci metano/utenze tot per settore

Quantità di energia prodotta suddivisa per tipo di fonte

Percentuale di produzione di energia elettrica da combustibili fossili sul totale di energia elettrica

Consumi di combustibili per trasporti

N. interruzioni di corrente

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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MISURA 1.17 - DIVERSIFICAZIONE DELLA PRODUZIONE ENERGETICA (FESR)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione degli obiettivi

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

Le linee operative della misura sono connesse alla realizzazione di interventi finalizzati alla produzione di energia da fonti rinnovabili ad alto indice di risparmio energetico e basso livello di emissioni inquinanti e climalteranti (biomasse, energia solare, eolica e geotermica).

Si tratta di valorizzare le risorse energetiche naturali abbondantemente presenti in Sicilia, consentendo uno sviluppo locale sostenibile.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Inquinamento atmosferico associato alla produzione di energia termoelettrica e al consumo di energia in generale

Modesto sviluppo delle fonti rinnovabili di energia

INCIDENZA POSITIVA

Opportunità di servire zone della regione difficilmente servibili dalle reti tradizionali

Promozione e diffusione di forme di energia pulita a servizio dell’industria e delle PMI

INCIDENZA NEGATIVA

Potenziali impatti negativi per il paesaggio e per alcune specie faunistiche

Riduzione del ricorso a fonti non rinnovabili e parallelo sviluppo dell’impiego delle fonti rinnovabili.

Risparmio ed efficienza energetica.

Controllo e riduzione delle emissioni in atmosfera di gas a effetto serra e dannose per la fascia di ozono.

Contenimento dell’impatto ambientale delle reti di distribuzione

Le linee che con la misura si intendono perseguire sono connesse alla realizzazione di interventi finalizzati alla produzione di energia per uso produttivo da fonti alternative ad alto indice di risparmio energetico (biomasse, energia solare, eolica e geotermica).

Nell’ambito dei criteri di selezione individuati si segnalano:

- il maggiore risparmio energetico conseguibile annualmente dall’impianto, in termini di energia primaria.

- il rapporto tra emissioni evitate di CO2/costo totale intervento. (CdP)

Quantità di energia prodotta da fonti rinnovabili rispetto al totale di energia prodotta (per tipologia di fonte)

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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MISURA 2.01 - RECUPERO E FRUIZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE ED AMBIENTALE (FESR)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento Temi ambientali nel settore o

nelle misure (es. azioni e/o misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

La misura è finalizzata alla connessione del vasto e diversificato patrimonio regionale in un unico sistema organico, strutturato in reti, circuiti e itinerari e al recupero dei contesti e delle identità culturali locali in una prospettiva di valorizzazione turistica.

Si intende sostenere il potenziamento delle attività di recupero e fruizione del patrimonio culturale regionale attraverso la realizzazione dei circuiti museali, monumentale, delle aree archeologiche e del sistema delle biblioteche e degli archivi, colmando le carenze risultanti dalle analisi effettuate, con particolare riferimento ai servizi aggiuntivi e alle infrastrutture per la valorizzazione turistica.

La misura si attua prioritariamente tramite progetti integrati e si fonda su un approccio di sistema territoriale, secondo due livelli di articolazione:

PRINCIPALI PROBLEMATICHE:

Gestione della Programmazione Integrata Territoriale secondo modalità coerenti con la pianificazione negli altri settori (in particolare turismo e trasporti), al fine di condividere strategie e modalità.

Uso del suolo su cui insistono i Beni Culturali e Paesaggistici.

INCIDENZA POSITIVA:

La realizzazione di servizi e infrastrutture correlate alla fruizione sostenibile del patrimonio culturale ed ambientale può contribuire a minimizzare la pressione delle presenze turistiche.

La messa in sicurezza del patrimonio storio-culturale-monumentale-paesaggistico può contribuire a proteggerne la qualità.

La valorizzazione dei beni culturali può contribuite al

Miglioramento della qualità ambientale delle aree interessate dai beni culturali e potenziamento in senso sostenibile delle attività economiche correlate attraverso il restauro e ristrutturazione di edifici, l’adeguamento impiantistico e funzionale dei beni monumentali, la realizzazione o sistemazione di parcheggi, di percorsi e/o viabilità minore di accesso ai beni, delle aree attrezzate, degli impianti di illuminazione esterna artistica.

Contenimento dell’impatto relativo alla pressione antropica legata alla fruizione dei beni attraverso la diversificazione dei flussi turistici.

Restauro del paesaggio, valorizzazione di parchi e giardini storici, riqualificazione dei paesaggi circostanti i SIC attraverso azioni di recupero, restauro paesistico e valorizzazione, estese anche ai più ampi contesti paesaggistici di

La misura è finalizzata a riconnettere il vasto e diversificato patrimonio regionale in un unico sistema organico, strutturato in reti circuiti ed itinerari. Nell’ambito della misura sono previsti interventi legati alla sicurezza.

L’azione C (Circuito monumentale) prevede azioni di recupero, restauro paesistico e valorizzazione, estese anche ai più ampi contesti paesaggistici di appartenenza del bene culturale riqualificato (CdP)

Particolare rilievo ha l’itinerario C3 Itinerario del verde storico e del paesaggio nell’ambito del quale si prevedono interventi non solo nelle aree di maggiore pregio, ma anche nei territori in cui le notevoli valenze storico- culturali ed ambientali sono minacciate dagli effetti negativi di una consistente antropizzazione. Si prevedono anche azioni per contenere le vulnerabilità e fronteggiare le

Tra i criteri di selezione è prevista la valutazione di elementi relative alla adozione di tecniche e strumenti innovativi in particolare di bioarchitettura e di gestione ecologica. (CdP)

n. di presenze turistiche divise per stagione

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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?? Livello regionale (Progetti Integrati Regionali)

?? Livello locale (valorizzazione di contesti locali)

rilancio di territori marginali soggetti a fenomeni di abbandono e spopolamento, incidendo positivamente sul mantenimento delle pratiche agricole tradizionali e della loro funzione di manutenzione e presidio del territorio

La valorizzazione del patrimonio culturale dei centri minori può comportare il rilancio delle attività artigianali tipiche a basso impatto e la diffusione di modelli di sviluppo sostenibili

INCIDENZA NEGATIVA: Aumento della pressione antropica, dovuta al turismo e ai servizi ad esso correlati, nei siti ad alta valenza ambientale e paesaggistica.

Eccessivo ricorso ad interventi di infrastrutturazione (strade, parcheggi) e creazione di attrezzature con complessivo impatto negativo sulla qualità del paesaggio e dell’ambiente.

appartenenza puntando prioritariamente ai paesaggi associati alle grandi mete dei turismo archeologico e storico-culturale, nonché ai parchi o itinerari letterari.

situazioni di rischio.

L’azione F (Interventi di infrastrutturazione minore) prevede realizzazione o sistemazione a verde ed il recupero del paesaggio delle aree limitrofe

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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MISURA 2.02 - SISTEMATIZZAZIONE E DIVULGAZIONE DELLE CONOSCENZE (FESR)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento Temi ambientali nel settore o

nelle misure (es. azioni e/o misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

Finalità della misura è il rafforzamento delle azioni volte all’aumento, sistematizzazione e informatizzazione delle conoscenze, per migliorare i collegamenti tra Istituzioni pubbliche per scopi di tutela, di promozione e valorizzazione turistica.

L’obiettivo operativo consiste nella creazione di un unico “Sistema informativo e informatizzato integrato regionale dei Beni culturali”, fruibile via Internet, costituito da diverse banche dati riguardanti tutte le tipologie di beni culturali esistenti nell’isola per ricondurre ad unità la realizzazione di tutti gli interventi aventi analoga finalità previsti nel P.O.R

INCIDENZA POSITIVA: La catalogazione di tutto il patrimonio regionale e la realizzazione della carta del rischio consentiranno di conoscere la distribuzione e le caratteristiche del patrimonio culturale, l’entità e la distribuzione dei fenomeni della pericolosità e vulnerabilità, la definizione dei parametri di rischio; inoltre, permetteranno di indirizzare e calibrare i futuri interventi sul bene rivolti a rimuovere o ridurre i potenziali ostacoli alla sua evoluzione conservativa, risanando la situazione di pericolo ambientale, modificando le modalità di fruizione del bene o dell’intera area di riferimento. Gli interventi potrebbero consentire la destagionalizzazione turistica grazie ad iniziative volte alla valorizzazione dei Beni e alla promozione delle Attività Culturali della Sicilia.

Miglioramento della qualità ambientale delle aree interessate dai beni culturali e potenziamento in senso sostenibile delle attività economiche correlate attraverso la conoscenza completa del patrimonio regionale.

Contenimento dell’impatto relativo alla pressione antropica legata alla fruizione dei beni attraverso la destagionalizzazione dei flussi turistici.

La misura si articola in azioni volte allo sviluppo e sistematizzazione delle conoscenze per una più efficace tutela paesaggistica, patrimoniale e culturale attraverso una fruizione compatibile dei beni.

Il POR prevede la formazione di banche dati per la gestione di informazioni su tematiche paesaggistiche con riferimento esplicito alla realizzazione di Piani paesaggistici d’Ambito come approfondimento in dettaglio del lavoro di analisi e di indirizzo progettuale contenuto nelle Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale.

La misura si rivolge in particolare ad aree interessate da progetti integrati di sviluppo turistico o che si configurano come potenziali “distretti culturali e ambientali”

Fra i criteri di selezione è previsto il grado di integrazione con altri interventi/progetti riguardanti il sostegno alla tutela e alla valorizzazione a fini turistici del patrimonio naturalistico e ambientale;

% di territorio coperto da Piano Paesistico Territoriale.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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MISURA 2.03 - GESTIONE INNOVATIVA E FRUIZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE (FESR)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento Temi ambientali nel settore o

nelle misure (es. azioni e/o misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

La misura è finalizzata al miglioramento della qualità dell’offerta integrata tra valorizzazione dei beni e dinamiche del turismo culturale, nell’ambito degli itinerari tematici o integrati, allo sviluppo di una maggiore integrazione fra imprenditorialità turistica nei diversi territori e le relative risorse culturali, nonché alla promozione delle attività di spettacolo e di animazione in stretto raccordo con le identità storico- culturali locali.

Si propone, altresì lo sviluppo dell’imprenditorialità in attività connesse alla fruizione culturale, quali la gestione innovativa di beni e servizi, valorizzando le risorse umane presenti sul territorio, in particolare quelle giovanili e femminili.

Le tipologie d’intervento sono quelle proprie degli aiuti allo sviluppo locale per il sostegno agli investimenti finalizzati al rafforzamento del tessuto imprenditoriale e delle reti di

PRINCIPALI PROBLEMATICHE:

Modalità di realizzazione degli investimenti produttivi in particolare nel settore dell’edilizia, collegati al recupero di immobili e beni monumentali. Concessione in gestione a privati.

INCIDENZA POSITIVA:

Gli interventi potrebbero consentire una migliore gestione del patrimonio e il miglioramento della sua fruibilità da parte del pubblico grazie alle iniziative imprenditoriali di gestione dei BBCC e alla promozione delle attività turistiche in Sicilia.

INCIDENZA NEGATIVA: Aumento della pressione antropica, dovuta alla crescita turismo, in particolare nei siti ad alta valenza ambientale e paesaggistica.

Contenimento dell’impatto relativo alla pressione antropica legata alla fruizione dei beni attraverso una differente gestione dei beni stessi.

Miglioramento della qualità ambientale delle aree interessate dai beni culturali e potenziamento delle attività economiche correlate attraverso nuove attività imprenditoriali.

La misura prevede il miglioramento della qualità dell’offerta integrata tra valorizzazione dei beni e dinamica del turismo culturale.

La gestione innovativa di beni e servizi sarà avviata anche tramite il recupero e la valorizzazione di immobili vincolati, ovvero di alto valore storico-artistico o di pregio ambientale, di proprietà pubblica o privata in atto poco fruibili ed in stato di degrado.

La misura privilegia gli ambiti territoriali interessati dai circuiti e dagli itinerari previsti dalla misura 2.01.

Fra i criteri di selezione sarà considerato il grado di integrazione con altri interventi/progetti riguardanti lo sviluppo del territorio e la valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale

n. di presenze turistiche divise per stagione

visitatori per beni con e senza tassa di ingresso

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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imprese collegate alle filiere di attività connesse ai beni e alle attività culturali (artigianato di restauro, edilizia per il recupero, produzioni multimediali , editoriali, teatrali e musicali, servizi per la gestione dei siti culturali e per l’offerta per il turismo culturale ). Si intende altresì sostenere la qualificazione e la specializzazione produttiva delle imprese finalizzata alla tipicizzazione delle lavorazioni e dei prodotti.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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MISURA 4.01 A – POTENZIAMENTO DELLE PMI ESISTENTI (FESR)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

La sottomisura ha come obiettivo quello di favorire la nuova imprenditorialità nonché lo sviluppo e l’aumento di competitività delle P.M.I. esistenti e l’introduzione di innovazioni di processo e di prodotto.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE:

Scarsa offerta di servizi e competenze per la promozione dell’efficienza ambientale e l’adesione a sistemi ambientali di gestione

Non equilibrata localizzazione e sviluppo sul territorio delle realtà produttive

Controllo delle normative ambientali non attuabile per i settori sommersi

INCIDENZA NEGATIVA

Aumento produzione rifiuti

Rischi puntuali e localizzati di eccessivo depauperamento delle risorse naturali

Incremento di utilizzo di risorse energetiche

Potenziali impatti su habitat e ambienti naturali

INCIDENZA POSITIVA

Possibile contributo positivo derivante dalle infrastrutture finalizzate ad una migliore gestione e controllo dei rifiuti

Innovazione di processo e prodotto con miglioramento delle performance ambientali dei cicli produttivi

Riduzione della produzione e pericolosità dei rifiuti del ciclo produttivo, nonché riqualificazione di strutture produttive e/o distribuite nell’ambito di programmi per specifici contesti territoriali degradati.

Impiego delle risorse rinnovabili nei limiti della capacità di rigenerazione.

Ridurre al minimo l’impiego delle risorse energetiche non rinnovabili.

Sostenere l’industria ambientalmente compatibile.

Promuovere l’adesione a sistemi di gestione ambientale normata (EMAS).

La sottomisura mira a favorire lo sviluppo delle PMI esistenti e creare nuova imprenditorialità, con riferimento alle iniziative connesse all’utilizzazione ottimale delle risorse naturali e culturali e alla promozione delle migliori tecnologie disponibili per ridurre l’impatto sull’ambiente. (CdP).

Con la sottomisura si tende prioritariamente favorire, come descritto nel CdP, le iniziative connesse con l’utilizzazione ottimale delle risorse naturali, anche mediante l’impiego delle migliori tecnologie dirette alla diminuzione dell’impatto sull’ambiente e puntando soprattutto sull’uso delle risorse naturali e culturali locali

Sono finanaziabili prestazioni per l’ottenimento di certificazioni di qualità e ambientali

In sede di bando si dovranno specificare, tra i criteri di selezione, i parametri correlati alla sostenibilità ambientale dell’iniziativa proposta

Produzione rifiuti per settore

N° aziende con certificazioni ambientali EMAS e ISO disaggregate per tipologia

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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Aumento delle imprese titolari di certificazione ambientale di prodotto e/o di processo

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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MISURA 4.01 B – AIUTI ALL’ARTIGIANATO (FESR) Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

Il regime di aiuto è rivolto al sostegno delle PMI artigiane singole o associate e alla nascita di nuove imprese. Saranno sostenuti gli interventi realizzati dalle imprese che operano nell'artigianato di produzione, secondo i criteri di selezione previsti dalla presente scheda di misura, e prioritariamente quelli volti alla riduzione della quantità e pericolosità dei rifiuti del ciclo produttivo e di quelli finalizzati all’avvio di programmi di innovazione di processo e di prodotto.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE:

Scarsa offerta di servizi e competenze per la promozione dell’efficienza ambientale e l’adesione a sistemi ambientali di gestione.

Non equilibrata localizzazione e sviluppo sul territorio delle realtà produttive.

Controllo delle normative ambientali non attuabile per i settori sommersi.

INCIDENZA NEGATIVA

Aumento produzione rifiuti

Rischi puntuali e localizzati di eccessivo depauperamento delle risorse naturali .

Potenziali impatti su habitat e ambienti naturali

INCIDENZA POSITIVA

Rilocalizzazione delle imprese produttive in aree industriali attrezzate

Innovazione di processo e prodotto con miglioramento delle performances ambientali dei cicli produttivi

Incremento di utilizzo di risorse energetiche

Miglioramento dei processi e delle tecnologie di gestione per una riduzione degli input energetici, della produzione dei rifiuti ed emissioni inquinanti

Aumento delle imprese titolari di certificazione ambientale di

Riduzione della produzione e pericolosità dei rifiuti del ciclo produttivo, nonché riqualificazione di strutture produttive e/o distribuite nell’ambito di programmi per specifici contesti territoriali degradati.

Impiego delle risorse rinnovabili nei limiti della capacità di rigenerazione.

Ridurre al minimo l’impiego delle risorse energetiche non rinnovabili.

Promuovere la riqualificazione ambientale dei cicli produttivi.

Rilocalizzare le attività produttive a maggior impatto su aree industriali attrezzate.

Sostenere l’industria ambientalmente compatibile.

Sostenere lo sviluppo e la diffusione di tecnologie di processo per ridurre le emissioni di gas serra.

Promuovere l’adesione a sistemi di gestione ambientale normata (EMAS).

Iniziative di riutilizzo degli scarti di lavorazione.

Vengono sostenute le PMI esistenti che avviano programmi di ristrutturazione finalizzati al risparmio e alla diversificazione energetica, nonchè alla riduzione della produzione e pericolosità dei rifiuti. Si prevedono poi interventi per l’innovazione di prodotto e per l’adeguamento alla vigente normativa in materia di salvaguardia dell’ambiente

La sottomisura prevede il sostegno alle PMI artigiane che intendono realizzare nuove iniziative produttive e, prioritariamente, a quelle che attiveranno iniziative finalizzate alla riduzione della quantità e pericolosità dei rifiuti del ciclo produttivo.

Tra i criteri di selezione del CdP è data priorità agli investimenti che prevedono nuova occupazione, innovazione di processo e di prodotto, risparmio e diversificazione energetica , tutela dell’ambiente e rispetto della normativa ambientale nazionale e comunitaria.

Gli impianti ammessi alle agevolazioni dovranno, nel rispetto delle regole comunitarie, nazionali e regionali fornirsi di autorizzazione e/o nulla osta di impatto ambientale ove ricorrano le motivazione previste dalle specifiche normative di settore (CdP) Sono finanaziabili prestazioni per l’ottenimento di certificazioni di qualità e ambientali

N° aziende con certificazioni ambientali EMAS e ISO disaggregate per tipologia

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

319

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

320

MISURA 4.01 C - TRATTAMENTO RIFIUTI (FESR)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza sull’ambiente

(positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale

da perseguire in relazione al settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o nelle misure

(criteri di selezione, meccanismi premiali, specifiche modalità di

attuazione)

Indicatori

La Misura intende favorire la nascita di nuove PMI che utilizzino e/o riciclino gli scarti e i rifiuti secondo la seguente linea di intervento: finanziamento di imprese che curino la raccolta, la selezione e l’avvio dei rifiuti e scarti di produzione a processi di trasformazione finalizzati al riciclaggio e al recupero tramite l’applicazione di sistemi e tecnologie più adeguate, favorendo a tal fine lo sviluppo di tecnologie pulite, che ottimizzino il recupero di “materia” dai rifiuti limitando lo sfruttamento delle risorse naturali.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE:

Controllo delle normative ambientali non attuabile per i settori sommersi.

INCIDENZA NEGATIVA

Potenziali impatti su habitat e ambienti naturali.

Incremento di utilizzo di risorse energetiche.

INCIDENZA POSITIVA

Possibile contributo positivo derivante dalle infrastrutture finalizzate ad una migliore gestione e controllo dei rifiuti.

Miglioramento dei processi e delle tecnologie di gestione per una riduzione degli input energetici, della produzione dei rifiuti ed emissioni inquinanti.

Riduzione della produzione e pericolosità dei rifiuti del ciclo produttivo, nonché riqualificazione di strutture produttive e/o distribuite nell’ambito di programmi per specifici contesti territoriali degradati.

Ridurre al minimo l’impiego delle risorse energetiche non rinnovabili.

Promuovere la riqualificazione ambientale dei cicli produttivi.

Sostenere l’industria ambientalmente compatibile.

Servizi ambientali alle imprese.

Iniziative di riutilizzo degli scarti di lavorazione.

Sostenere la riduzione degli imballaggi e gli interventi di riduzione delle emissioni in atmosfera e del consumo energetico.

La sottomisura prevede specifico sostegno in particolare alle PMI che intendano avviare programmi e/o iniziative per il riuso e il riciclaggio dei rifiuti provenienti dai cicli produttivi.

Saranno privilegiati gli interventi che consentono di garantire un sistema sostenibile, efficiente e sicuro per lo sviluppo di tecnologie atte a ridurre la quantità e pericolosità dei rifiuti generati dai cicli produttivi (CdP)

Produzione rifiuti per settore

% materiali riciclati;

% rifiuti avviati alle diverse modalità di smaltimento

Quantità di rifiuti speciali pericolosi

Quantità di rifiuti speciali non pericolosi

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

321

MISURA 4.01.D – AIUTO AL COMMERCIO ED ALL'ARTIGIANATO (FESR)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi premiali, specifiche

modalità di attuazione)

Indicatori

La sottomisura mira alla riqualificazione e alla valorizzazione delle strutture produttive e/o distributive nell'ambito di programmi di riqualificazione di contesti territoriali specifici anche già realizzati (aree urbane o rurali svantaggiate e/o degradate) attraverso l'incentivazione all'associazione di PMI commerciali ed artigianali esercenti la loro attività in ambiti territoriali comuni, al fine di conseguire una migliore offerta dei servizi con l'ottimizzazione della rete commerciale e la possibilità di usufruire di economie di scala dovute all'utilizzazione dei servizi comuni.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE:

Scarsa offerta di servizi e competenze per la promozione dell’efficienza ambientale e l’adesione a sistemi ambientali di gestione.

Non equilibrata localizzazione e sviluppo sul territorio delle realtà produttive

Controllo delle normative ambientali non attuabile per i settori sommersi

INCIDENZA NEGATIVA

Aumento produzione rifiuti

Rischi puntuali e localizzati di eccessivo depauperamento delle risorse naturali

Potenziali impatti su habitat e ambienti naturali

INCIDENZA POSITIVA

Promozione di forme associative tra imprese e tra gruppi di imprese certificate

Incremento delle attività produttive che operano in una logica di filiera certificata

Riduzione della produzione e pericolosità dei rifiuti del ciclo produttivo, nonché riqualificazione di strutture produttive e/o distribuite nell’ambito di programmi per specifici contesti territoriali degradati.

Impiego delle risorse rinnovabili nei limiti della capacità di rigenerazione.

Promuovere la riqualificazione ambientale dei cicli produttivi.

Rilocalizzare le attività produttive a maggior impatto su aree industriali attrezzate.

Sostenere l’industria ambientalmente compatibile.

Promuovere l’adesione a sistemi di gestione ambientale normata (EMAS).

Costituzione di consorzi di imprese che prevedono investimenti per la realizzazione di infrastrutture ambientali (depuratori, impianti di stoccaggio rifiuti, impianti per il recupero di materiali, etc.);

Servizi ambientali alle imprese;

Iniziative di riutilizzo degli scarti di lavorazione;

Il sostegno è destinato alle PMI, artigianali e/o commerciali, che in forma associata intendono avviare progetti di riqualificazione e valorizzazione delle proprie strutture produttive, nell’ambito di programmi di riqualificazione di contesti territoriali specifici, in aree urbane o rurali svantaggiate e/o degradate .

In sede di emissione del bando il CdP prevede che dovranno essere specificati tra i criteri di selezione i parametri correlati alla sostenibilità ambientale dell’iniziativa proposta .

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

322

MISURA 4.02 A – RIQUALIFICAZIONE INFRASTRUTTURE A SERVIZIO DELLE PMI INDUSTRIALI (FESR)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

Compatibilmente con l’assegnazione finanziaria, si ritiene di proseguire il completamento delle infrastrutture industriali già iniziato con altri programmi comunitari e regionali nelle Aree di sviluppo industriale, ciò è necessario per l’incremento dell’insediamento delle aziende industriali nelle AA.II (CdP)

PRINCIPALI PROBLEMATICHE:

Controllo delle normative ambientali non attuabile per i settori sommersi

Elevato utilizzo risorse naturali

INCIDENZE NEGATIVE

Rischi puntuali e localizzati di eccessivo depauperamento delle risorse naturali

Potenziali impatti su habitat e ambienti naturali

Incremento di utilizzo di risorse energetiche

Reperimento di nuove risorse idriche non supportato da adeguata pianificazione

INCIDENZE POSITIVE

Rilocalizzazione delle imprese produttive in aree industriali attrezzate

Incremento delle attività produttive che operano in una logica di filiera certificata

Promuovere la riqualificazione ambientale dei cicli produttivi

Rilocalizzare le attività produttive a maggior impatto su aree industriali attrezzate

Costituzione di consorzi di imprese che prevedono investimenti per la realizzazione di infrastrutture ambientali (depuratori, impianti di stoccaggio rifiuti, impianti per il recupero di materiali, etc.)

Sostenere i programmi finalizzati alla riduzione della quantità della risorsa idrica utilizzata

La sottomisura, rivolta ai consorzi ASI, mira a proseguire il completamento delle infrastrutture industriali già iniziate con altri programmi comunitari e regionali, nelle aree di sviluppo industriale. (CdP)

La sottomisura è finalizzata ad attenuare il complesso delle diseconomie esterne che gravano sul tessuto imprenditoriale regionale nel rispetto dei principi della sostenibilità ambientale (POR)

Tra i criteri di selezione del CdP sono privilegiati le tipologie dei lavori di reperimento delle risorse idriche per fini industriali anche attraverso il recupero degli scarichi fognari e delle acque reflue nonché il trattamento delle stesse

Privilegio per progetti che adottano tecniche a basso impatto ambientale

Depuratori non funzionanti su totale depuratori

Acque reflue riutilizzate su totale di acque reflue trattate;

Page 333: Valutazione ambientale sicilia_testo

Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

323

MISURA 4.02 B – RIQUALIFICAZIONE INFRASTRUTTURE A SERVIZIO DELLE PMI ARTIGIANALI (FESR)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

La sottomisura si propone di procedere al completamento e riqualificazione della dotazione di aree per insediamenti produttivi esistenti nel territorio regionale, privilegiando gli ambiti territoriali dove si riscontra una elevata capacità di impresa e/o dove l'insediamento già realizzato potrebbe favorire la nascita di nuove realtà produttive anche attraverso la realizzazione di strutture espositive e di vendita a servizio delle PMI insediate nell'area artigianale. (CdP)

PRINCIPALI PROBLEMATICHE:

Non equilibrata localizzazione e sviluppo sul territorio delle realtà produttive

Controllo delle normative ambientali non attuabile per i settori sommersi

Elevato utilizzo risorse naturali

INCIDENZE NEGATIVE

Rischi puntuali e localizzati di eccessivo depauperamento delle risorse naturali

Potenziali impatti su habitat e ambienti naturali

Incremento di utilizzo di risorse energetiche

Reperimento di nuove risorse idriche non supportato da adeguata pianificazione

INCIDENZE POSITIVE

Rilocalizzazione delle imprese produttive in aree industriali attrezzate

Incremento delle attività produttive che operano in una logica di filiera certificata

Ridurre l’impiego delle risorse energetiche non rinnovabili.

Promuovere la riqualificazione ambientale dei cicli produttivi.

Rilocalizzare le attività produttive a maggior impatto su aree industriali attrezzate.

Sostenere l’industria ambientalmente compatibile.

Costituzione di consorzi di imprese che prevedono investimenti per la realizzazione di infrastrutture ambientali (depuratori, impianti di stoccaggio rifiuti, impianti per il recupero di materiali, etc.);

Sostenere i programmi finalizzati alla riduzione della quantità della risorsa idrica utilizzata;

Sostenere gli investimenti finalizzati al miglioramento della qualità della risorsa idrica;

Sostenere la riduzione degli imballaggi e gli interventi di riduzione delle emissioni in atmosfera e del consumo energetico.

La sottomisura si propone di procedere al completamento e alla riqualificazione della dotazione di aree per insediamenti produttivi esistenti. (CdP)

La misura è finalizzata ad attenuare il complesso delle diseconomie esterne che gravano sul tessuto imprenditoriale regionale nel rispetto dei principi della sostenibilità ambientale (POR)

Tra i criteri di selezione del CdP sono privilegiati le tipologie dei lavori di reperimento delle risorse idriche per fini industriali anche attraverso il recupero degli scarichi fognari e delle acque reflue nonché il trattamento delle stesse

Privilegio per progetti che adottano tecniche a basso impatto ambientale

L’intervento potrà riguardar e anche impianti comuni per il trattamento acque derivanti da attrezzature di imprese insediate nell’area (depuratore), impianti comuni ed imprese finalizzate al risparmio energetico.

Depuratori non funzionanti su totale depuratori

Acque reflue riutilizzate su totale di acque reflue trattate;

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

324

MISURA 4.03 A – AIUTI AL TERZO SETTORE (FESR)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Azioni e/o sottomisure a finalità ambientale (es. temi ambientali nel settore o nelle

misure)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

La sottomisura interverrà nel campo dei servizi della vita quotidiana, di quelli finalizzati a migliorare la qualità della vita, dei servizi culturali, del tempo libero e dei servizi ambientali.

Saranno concessi, attraverso una procedura a bando, contributi in conto capitale, nell’ambito della regola “de minimis”, in favore di piccole imprese locali operanti nel terzo settore.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE:

Scarsa offerta di servizi e competenze per la promozione dell’efficienza ambientale e l’adesione a sistemi ambientali di gestione

Non equilibrata localizzazione e sviluppo sul territorio delle realtà produttive

Controllo delle normative ambientali non attuabile per i settori sommersi

INCIDENZA NEGATIVA

Rischi puntuali e localizzati di eccessivo depauperamento delle risorse naturali

Potenziali impatti su habitat e ambienti naturali

INCIDENZA POSITIVA

Rilocalizzazione delle imprese produttive in aree industriali attrezzate

Innovazione di processo e prodotto con miglioramento delle performances ambientali dei cicli produttivi

Incremento di utilizzo di risorse energetiche

Miglioramento dei processi e delle tecnologie di gestione per una riduzione degli input energetici, della produzione

Riduzione della produzione e pericolosità dei rifiuti del ciclo produttivo, nonché riqualificazione di strutture produttive e/o distribuite nell’ambito di programmi per specifici contesti territoriali degradati.

Impiego delle risorse rinnovabili nei limiti della capacità di rigenerazione.

Ridurre al minimo l’impiego delle risorse energetiche non rinnovabili.

Promuovere la riqualificazione ambientale dei cicli produttivi.

Sostenere l’industria ambientalmente compatibile.

Sostenere lo sviluppo e la diffusione di tecnologie di processo per ridurre le emissioni di gas serra.

Promuovere l’adesione a sistemi di gestione ambientale normata (EMAS).

Servizi ambientali alle imprese;

Iniziative di riutilizzo degli scarti di lavorazione;

Sostenere le iniziative di informazione e sensibilizzazione degli operatori economici rispetto alle migliori tecnologie

Con la misura si vuole sostenere la nascita di piccole imprese locali che intendano avviare iniziative nell’ambito dei settori compresi nei nuovi giacimenti occupazionali ed in particolare quelli dei servizi culturali e ambientali.

La sottomisura interverrà nel campo dei servizi ambientali e sostiene la creazione di piccole imprese che intendano avviare iniziative anche nell’ambito dei settori dei beni culturali ed ambientali

Il CdP prevede che per la formazione della graduatoria si tenga conto, mediante l’attribuzione di appositi punteggi, anche dell’eventuale impatto sull’ambiente dell’iniziativa proposta

Page 335: Valutazione ambientale sicilia_testo

Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

325

dei rifiuti ed emissioni inquinanti

Aumento delle imprese titolari di certificazione ambientale di prodotto e/o di processo

alle migliori tecnologie disponibili finalizzate al miglioramento delle performace ambientali;

Sostenere la riduzione degli imballaggi e gli interventi di riduzione delle emissioni in atmosfera e del consumo energetico.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

326

MISURA 4.03 B – AIUTI ALLA NUOVA IMPRENDITORIALITÀ GIOVANILE E FEMMINILE (FESR) Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Azioni e/o sottomisure a finalità ambientale (es. temi ambientali nel settore o nelle

misure)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

Si mira a sostenere le iniziative, realizzate nel territorio regionale, che prevedano lo sviluppo di attività ad alto contenuto tecnologico con riguardo allo sviluppo di nuovi canali di distribuzione dei prodotti mediante tecnologie telematiche, ai settori dello sport, dello spettacolo, dell’editoria e più in generale a quelli individuati nell’ambito dei nuovi giacimenti occupazionali. Sono previste anche azioni di affiancamento, orientamento e consulenza.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE: Scarsa offerta di servizi e competenze per la promozione dell’efficienza ambientale e l’adesione a sistemi ambientali di gestione

Non equilibrata localizzazione e sviluppo sul territorio delle realtà produttive

Controllo delle normative ambientali non attuabile per i settori sommersi

INCIDENZA NEGATIVA

Rischi puntuali e localizzati di eccessivo depauperamento delle risorse naturali

Potenziali impatti su habitat e ambienti naturali

INCIDENZA POSITIVA

Rilocalizzazione delle imprese produttive in aree industriali attrezzate

Innovazione di processo e prodotto con miglioramento delle performances ambientali dei cicli produttivi

Incremento di utilizzo di risorse energetiche

Miglioramento dei processi e delle tecnologie di gestione per una riduzione degli input

Riduzione della produzione e pericolosità dei rifiuti del ciclo produttivo, nonché riqualificazione di strutture produttive e/o distribuite nell’ambito di programmi per specifici contesti territoriali degradati.

Impiego delle risorse rinnovabili nei limiti della capacità di rigenerazione.

Ridurre al minimo l’impiego delle risorse energetiche non rinnovabili.

Promuovere la riqualificazione ambientale dei cicli produttivi.

Sostenere l’industria ambientalmente compatibile.

Sostenere lo sviluppo e la diffusione di tecnologie di processo per ridurre le emissioni di gas serra.

Promuovere l’adesione a sistemi di gestione ambientale normata (EMAS).

Servizi ambientali alle imprese;

Iniziative di riutilizzo degli scarti di lavorazione;

Sostenere le iniziative di informazione e sensibilizzazione degli operatori economici rispetto

La sottomisura interverrà nel campo dei servizi ambientali e sostiene la creazione di piccole imprese che intendano avviare iniziative anche nell’ambito dei settori dei beni culturali ed ambientali

Il CdP prevede che per la formazione della graduatoria si tenga conto, mediante l’attribuzione di appositi punteggi, anche dell’eventuale impatto sull’ambiente dell’iniziativa proposta

Sono valorizzate, in sede di graduatoria, le iniziative che prevedono l’adozione di tecnologie a basso impatto ambientale

Page 337: Valutazione ambientale sicilia_testo

Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

327

energetici, della produzione dei rifiuti ed emissioni inquinanti

Aumento delle imprese titolari di certificazione ambientale di prodotto e/o di processo

operatori economici rispetto alle migliori tecnologie disponibili finalizzate al miglioramento delle performace ambientali;

Sostenere la riduzione degli imballaggi e gli interventi di riduzione delle emissioni in atmosfera e del consumo energetico.

Page 338: Valutazione ambientale sicilia_testo

Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

328

MISURA 4.04 A - SERVIZI INNOVATIVI DI RETE (FESR) Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

La misura prevede, attraverso una procedura valutativa a sportello (art. 187 della L.R. n. 32/2000), la concessione di contributi in conto capitale in favore di piccole e medie imprese industriali e artigianali che realizzino nel territorio siciliano investimenti per l'adozione di sistemi di qualità dei processi e dei prodotti, di sistemi obbligatori di igiene e sicurezza sui luoghi di lavoro e di sistemi di audit ambientale, ivi comprese le spese per l'adozione di nuove tecnologie, per l'uso di sistemi avanzati di comunicazione e di commercializzazione, per l'informatizzazione dei processi produttivi, l'introduzione di tecnologie pulite e per altri investimenti utili alla sicurezza e qualità dei processi produttivi e dei prodotti, nonché per aumentare la compatibilità ambientale.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE:

Scarsa offerta di servizi e competenze per la promozione dell’efficienza ambientale e l’adesione a sistemi ambientali di gestione

Controllo delle normative ambientali non attuabile per i settori sommersi

INCIDENZA POSITIVA

Innovazione di processo e prodotto con miglioramento delle performances ambientali dei cicli produttivi

Miglioramento dei processi e delle tecnologie di gestione per una riduzione degli input energetici, della produzione dei rifiuti ed emissioni inquinanti

Aumento delle imprese titolari di certificazione ambientale di prodotto e/o di processo

Promozione di forme associative tra imprese e tra gruppi di imprese certificate

Incremento delle attività produttive che operano in una logica di filiera certificata

Servizi ambientali alle imprese

Sostenere le iniziative di informazione e sensibilizzazione degli operatori economici rispetto alle migliori tecnologie disponibili finalizzate al miglioramento delle performace ambientali

Promuovere l’adesione a sistemi di gestione ambientale normata (EMAS).

Sostenere l’industria ambientalmente compatibile

Promuovere la riqualificazione ambientale dei cicli produttivi.

La sottomisura prevede

investimenti per sostenere la domanda di servizi innovativi delle PMI, industriali e artigianali, singole o associate tra cui certificazione di qualità, diffusione di tecnologie più pulite, riduzione di quantità e pericolosità dei rifiuti generati dal ciclo produttivo, servizi ambientali , certificazione ambientale (EMAS).

Tra i criteri di selezione del CdP vi sono le iniziative rispondenti ai parametri di innovazione di sistemi di qualità dei processi e dei prodotti e di miglioramento in termini di impatto ambientale, di risparmio di energia e di materie prime, nonché di adozione di sistemi di audit ambientale.

N° aziende con certificazioni ambientali EMAS e ISO disaggregate per tipologia.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

329

MISURA 4.06 – INVESTIMENTI AZIENDALI PER L’IRROBUSTIMENTO DELLE FILIERE AGRICOLE E ZOOTECNICA (FEAOG)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

Prevede azioni finalizzate:

-a garantire la competitività dei diversi comparti attraverso investimenti aziendali attinenti i vari segmenti della filiera del settore primario e la riduzione dei costi di produzione;

-alla diversificazione delle attività agricole nell’azienda esclusivamente attraverso altre attività legate ai prodotti dell’agricoltura (prodotti di cui all’allegato I del Trattato);

-al miglioramento e alla riconversione produttiva, alla tutela ed al miglioramento dell’ambiente naturale e delle condizioni d’igiene e benessere degli animali, al miglioramento della qualità.

La misura ha anche lo scopo di favorire l’ampliamento delle dimensioni delle aziende, per conseguire vantaggi sul lato dei costi di produzione ed aumentare la capacità d’innovazione di processo e di prodotto delle imprese.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Elevato rilascio di sostanze chimiche e nutrienti nel terreno e nelle falde (pesticidi, composti organici persistenti) con particolare riferimento alle aree classificate come Zona 1 ad agricoltura intensiva di cui al PLR+

Riduzione del contenuto organico e di fertilità dei suoli con conseguenti fenomeni di inaridimento

Fenomeni di abbandono di forme colturali che costituivano elemento di presidio del territorio con conseguente accentuazione dei fenomeni di dissesto idrogeologico con particolare riferimento alle aree classificate come Zona 2 ad agricoltura povera ed estensiva ed a degrado demografico di cui al PLR+

INCIDENZA NEGATIVA

Eccessivo consumo di risorse idriche

Inserimento di reti, infrastrutture etc. compatibilmente con le caratteristiche ambientali e paesaggistiche delle zone interessate.

Mantenimento della vitalità delle aree rurali.

Diffusione informazione e tecnologia – certificazioni prodotto.

Indurre comportamenti sostenibili e sviluppare specifiche competenze in campo ambientale.

Promozione delle tecnologie che favoriscono la biodiversità.

Prevede azioni finalizzate al risparmio energetico, alla tutela ed al miglioramento dell’ambiente naturale e l’introduzione di sistemi di qualità e di gestione ambientale. Verranno incentivati gli investimenti legati al miglioramento delle condizioni di vita, di lavoro e di produzione, con particolare riferimento all’introduzione di sistemi di qualità e di gestione ambientale (HACCP, SGA, ISO 14000, ISO 9002, ecc.). Si perseguiranno, in particolare, il conseguimento di certificazioni di qualità per i prodotti tipici e tradizionali..

E’ previsto l’espianto di impianti agrumicoli dalle zone non vocate e il reimpianto con specie tradizionalmente coltivate.

Saranno incentivati gli investimenti:

per il miglioramento delle condizioni d’igiene e benessere degli animali;

per la realizzazione della “rete ecologica” .

Prevede priorità per aziende che praticano agricoltura biologica e integrata, ed investimenti per l’acquisto di macchine ed attrezzature finalizzate al miglioramento della qualità delle acque e all’utilizzo di tecnologie che riducano l’impatto ambientale delle produzioni intensive. E’ altresì prevista l’erogazione di un contributo aggiuntivo (con fondi regionali, ) per azioni finalizzate all’introduzione di sistemi di gestione ambientale e per interventi situati nei territori della rete ecologica (meccanismo premiale).

Una valenza prioritaria potrà essere assegnata agli investimenti strettamente connessi ad un’ottica di filiera e/o che puntano a produzioni di qualità, come definiti e riconosciuti a livello comunitario.

Per l’acquisto di nuove macchine e attrezzature si darà priorità agli investimenti finalizzati alla tutela dell’ambiente, con particolare riferimento alla riduzione di

N° aziende con certificazioni ambientali (EMAS e ISO).

Utilizzo di fertilizzanti organici (compost, fanghi) riutilizzati in agricoltura

Elementi fertilizzanti (azoto, ossido di Potassio, Fosforo); contenuto nei concimi chimici per ha di SAU

%sup. agricoltura intensiva/sup. agricola totale

Carico di Azoto e Fosforo

Carico da bestiame

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

330

INCIDENZA POSITIVA

Azioni finalizzate al risparmio energetico, tutela e miglioramento dell’ambiente naturale, e introduzione di sistemi di qualità ambientale

Riutilizzo dei reflui provenienti dai processi di trasformazione con riduzione di consumi idrici da fonti non rinnovabili

Rilancio delle attività rurali nelle aree a rischio di spopolamento

Mantenimento della attività agricola a presidio del territorio nelle aree a rischio di degrado

ecologica” .

Si prevedono investimenti materiali per:

la tutela e la conservazione della biodiversità anche attraverso la realizzazione di nuovi impianti di specie vegetali a fini non produttivi;

la conservazione e il recupero del paesaggio agrario, compresi i manufatti tradizionali a fini di pubblica fruizione;

il restauro ambientale e opere di salvaguardia delle risorse naturali;

la tutela dei siti di Natura 2000 (tabellazioni,recinzioni, opere di protezione).

input energetici e chimici inquinanti, tra cui il bromuro di metile. Una particolare attenzione sarà rivolta alla qualità delle acque e all’utilizzo di tecnologie che riducono l’impatto ambientale delle produzioni intensive, con riferimento anche alle nuove tecniche di produzione fuori suolo.

Tra i requisiti il CdP prevede che le aziende dovranno assicurare già al momento di presentazione della domanda il rispetto della normativa igienico-ambientale.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

331

MISURA 4.07 – INSEDIAMENTO DEI GIOVANI AGRICOLTORI (FEAOG)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

Con la misura si intende proseguire nel processo di ringiovanimento degli imprenditori operanti nel settore agricolo, attraverso l’erogazione di un premio unico e di un abbuono di interessi per i prestiti contratti a copertura delle eventuali giustificate spese derivanti dall’insediamento.

PRINCIPALI PROBLEMATICA Fenomeni di abbandono di forme colturali che costituivano elemento di presidio del territorio con conseguente accentuazione dei fenomeni di dissesto idrogeologico INCIDENZA POSITIVA Azioni finalizzate al risparmio energetico, tutela e miglioramento dell’ambiente naturale, e introduzione di sistemi di qualità ambientale Riqualificazione di aree nude o abbandonate in zone ricadenti in parchi e riserve naturali o comunque vincolate per scopi paesaggistici o idrogeologici

Incremento delle pratiche agroambientali. Mantenimento della vitalità delle aree rurali. Indurre comportamenti sostenibili e sviluppare specifiche competenze in campo ambientale.

L’azione è rivolta al primo insediamento ed alla permanenza in azienda di giovani imprenditori. L’incentivo potrà riguardare il raggiungimento di obiettivi anche in materia di ambiente, igiene e benessere degli animali.

Verranno stabilite le condizioni per garantire l’impegno degli imprenditori all’adeguamento delle proprie aziende ai fini del rispetto dei requisiti minimi in materia di ambiente.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

332

MISURA 4.08 –FORMAZIONE NEL SETTORE AGRICOLO/FORESTALE (FEOGA)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

Realizzare servizi di formazione professionale che permettano una formazione ed un aggiornamento sulle tematiche tecniche, gestionali, qualitative e ambientali legate allo sviluppo delle aree rurali siciliane.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Elevato rilascio di sostanze chimiche e nutrienti nel terreno e nelle falde (pesticidi, composti organici persistenti)

Fenomeni di abbandono di forme colturali che costituivano elemento di presidio del territorio con conseguente accentuazione dei fenomeni di dissesto idrogeologico

INCIDENZA NEGATIVA

Eccessivo consumo di risorse idriche

Sfruttamento eccessivo della risorsa forestale

INCIDENZA POSITIVA

Azioni finalizzate al risparmio energetico, tutela e miglioramento dell’ambiente naturale, e introduzione di sistemi di qualità ambientale

Incremento delle pratiche agroambientali.

Incremento delle aree forestali.

Gestione sostenibile delle foreste.

Mantenimento della vitalità delle aree rurali.

Diffusione informazione e tecnologia – certificazioni prodotto.

Indurre comportamenti sostenibili e sviluppare specifiche competenze in campo ambientale.

Promozione delle tecnologie che favoriscono la biodiversità;

Prevede la formazione degli imprenditori agricoli-forestali ai fini dell’acquisizione di conoscenze e competenze professionali, tra cui quelle connesse all’attuazione delle misure agroambientali nonché alla diffusione di sistemi di certificazione di qualità e dei sistemi di gestione ambientale.

Il CdP prevede che l’azione formativa favorisca anche la conoscenza di tecniche e processi innovativi per un miglioramento qualitativo della produzione agricola e forestale, l’applicazione di metodiche produttive rispettose dell’ambiente e dell’igiene e benessere degli animali, la tutela dello spazio naturale, dei parchi e delle aree protette. E’previsto inoltre l’attribuzione di punteggio ad imprenditori con difficoltà specifica nella conduzione di aziende biologiche.

Numero di aziende biologiche

Aziende e superfici adibite a coltivazioni a basso impatto ambientale

N° aziende con certificazioni ambientali EMAS e ISO disaggregate per tipologia.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

333

MISURA 4.09 – MIGLIORAMENTO DELLE CONDIZIONI DI TRASFORMAZIONE E COMMERCIALIZZAZIONE (FEAOG)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

La misura finanzia azioni volte alla realizzazione, all’ammodernamento ed al potenziamento di impianti per la lavorazione, la trasformazione, il confezionamento e la commercializzazione dei prodotti agricoli e zootecnici.

L’obiettivo della misura è il miglioramento delle strutture di trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli che si inserisce nel contesto più ampio di “Migliorare la competitività dei sistemi agricoli ed agroindustriali in un contesto di filiera” .

PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Elevato rilascio di sostanze chimiche derivanti dalle attività di trasformazione dei prodotti agricoli e zootecnici con particolare riferimento alle aree classificate come Zona 1 ad attività economica diversificata, agricoltura ricca e diffuso benessere di cui al PLR+

Trasformazione del paesaggio agrario

INCIDENZA NEGATIVA

Consumo di risorse energetiche ed idriche

INCIDENZA POSITIVA

Azioni finalizzate al risparmio energetico e introduzione di sistemi di qualità ambientale

Miglioramento della qualità dei prodotti e delle condizioni sanitarie

Razionalizzazione e riduzione dell’uso di fertilizzanti e pesticidi.

Incremento delle pratiche agroambientali.

Miglioramento nella gestione dei rifiuti: riduzione e loro riutilizzo ambientalmente compatibile (compost o fanghi).

Mantenimento della vitalità delle aree rurali.

Miglioramento della qualità delle acque.

Migliore utilizzazione delle risorse idriche e risparmio energetico.

Diffusione informazione e tecnologia – certificazioni prodotto.

Con questa linea di intervento si vogliono favorire investimenti materiali e immateriali per il miglioramento e la razionalizzazione delle condizioni di lavorazione, trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli. Gli investimenti per macchine ed attrezzature potranno essere finalizzati anche al riutilizzo dei reflui provenienti dai processi di trasformazione agroalimentare e alla riduzione dei consumi energetici e idrici.

Il CdP prevede che saranno finanziati anche investimenti finalizzati ad implementare sistemi di etichettatura delle carni e ad adeguare gli impianti ai sistemi di gestione qualità e di gestione ambientale (ISO 9000 e ISO 14000 o EMAS)

N° aziende con certificazioni ambientali EMAS e ISO disaggregate per tipologia

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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MISURA 4.10 –SOSTEGNO E TUTELA DELLE ATTIVITÀ FORESTALI (FEAOG)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

La misura persegue gli obiettivi di mantenimento e sviluppo delle funzioni economiche, ecologiche e sociali delle foreste nelle zone rurali, attraverso la gestione di uno sviluppo sostenibile della selvicoltura, il mantenimento e la valorizzazione delle sue risorse e l’estensione delle superfici boschive.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Fenomeni di abbandono di forme colturali che costituivano elemento di presidio del territorio con conseguente accentuazione dei fenomeni di dissesto idrogeologico con particolare riferimento alle aree classificate come Zona 2 ad agricoltura povera ed estensiva ed a degrado demografico di cui al PLR+

INCIDENZA POSITIVA

Riqualificazione di aree nude o abbandonate in zone ricadenti in parchi e riserve naturali o comunque vincolate per scopi paesaggistici o idrogeologici .

Interventi per la ricostituzione e difesa da calamità naturali

Incremento delle aree forestali.

Gestione sostenibile delle foreste.

Promozione delle tecnologie che favoriscono la biodiversità.

Difendere il suolo dai processi di erosione e di desertificazione.

Prevede la riduzione della presenza di aree nude effettuando rimboschimento con specie adatte alle condizioni locali e compatibili con l’ambiente. Con tale linea di intervento si vuole ridurre la presenza di aree nude o abbandonate alla coltivazione in zone ricadenti parchi o riserve naturali o che comunque siano vincolate a fini paesaggistici o idrogeologici.

La misura mira a garantire la perpetuità del bosco, favorendo il latifogliamento degli impianti artificiali e la progressiva conversione da ceduo a fustaia, nonché la forestazione sostenibile.

Sono previste tre linee di intervento:

imboschimenti di superfici non agricole e/o con evidenti e perduranti condizioni di abbandono;

investimenti in foreste finalizzati ad accrescerne il valore economico, ecologico e sociale;

intervento a sostegno dell’utilizzazione boschiva, prime trasformazioni e

Gli interventi previsti nella misura saranno realizzati nelle aree silvicole dell’intero territorio regionale, ma con priorità per quelle situate in zone protette di parco o riserva naturale .

Prevede interventi che, senza aumenti di capacità produttiva, serviranno a tutelare e migliorare l’ambiente anche attraverso una serie di disposizioni che possono salvaguardare la competitività con l’ambiente e l’equilibrio tra silvicoltura e fauna selvatica

Ai fini della selezione ed ammissibilità il CdP prevede il riferimento alla riqualificazione dell’esistente, alla tutela dell’ambiente e delle risorse naturali, alla valorizzazione a scopi produttivi delle risorse immobili locali

Superficie boscata ricostituita/superficie boscata regionale.

Superficie imboschita/superficie boscata regionale

Ha di foresta esistenti;

Variazioni annuali di foresta;

N° e superficie delle tagliate

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

335

commercializzazione delle produzioni silvane.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

336

MISURA 4.13 b –COMMERCIALIZZAZIONE DEI PRODOTTI AGRICOLI DI QUALITÀ (FEAOG)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

Si prefigge di valorizzare le produzioni di qualità attraverso una serie di iniziative per il controllo della qualità in tutte le fasi della filiera, al fine di fornire alle imprese agroalimentari gli strumenti necessari per una corretta applicazione dei manuali della qualità. Con questa misura vengono incentivate le iniziative finalizzate all’ottenimento della tracciabilità delle produzioni agro alimentari, della sicurezza igienico-sanitaria, e del controllo qualitativo delle produzioni.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE Elevato rilascio di sostanze chimiche derivanti dalle attività di trasformazione dei prodotti agricoli e zootecnici con particolare riferimento alle aree classificate come Zona 1 ad attività economica diversificata, agricoltura ricca e diffuso benessere di cui al PLR+ INCIDENZA NEGATIVA Consumo di risorse energetiche ed idriche INCIDENZA POSITIVA Azioni finalizzate al risparmio energetico, tutela e miglioramento dell’ambiente naturale, e introduzione di sistemi di qualità ambientale Miglioramento della qualità dei prodotti e delle condizioni sanitarie

Razionalizzazione e riduzione dell’uso di fertilizzanti e pesticidi. Incremento delle pratiche agroambientali. Miglioramento nella gestione dei rifiuti: riduzione e loro riutilizzo ambientalmente compatibile (compost o fanghi). Mantenimento della vitalità delle aree rurali. Miglioramento della qualità delle acque. Diffusione informazione e tecnologia – certificazioni prodotto. Indurre comportamenti sostenibili e sviluppare specifiche competenze in campo ambientale. Promozione delle tecnologie che favoriscono la biodiversità;

- La misura è orientata a favorire la commercializzazione di prodotti di qualità nel settore agricolo. Si prevedono investimenti per la costituzione e l’avviamento di consorzi di tutela e commercializzazione di prodotti agricoli di qualità. Tra le spese ammissibili vi è la implementazione di sistemi di qualità e di sistemi di gestione ambientale (norme ISO 9000, ISO 14.000 e sistemi HACCP).

Tra i criteri selezione individuati nel CdP è previsto: il riconoscimento UE delle denominazioni d’origine; il riconoscimento UE del biologico; la percentuale di associati al consorzio che hanno attivato i processi di implementazione di qualità Particolare attenzione sarà dedicata alle caratteristiche delle zone di produzione ricadenti in aree naturali protette o in territori riferiti alla costituenda Rete ecologica siciliana (Mis. 1.11).

N° aziende con certificazioni ambientali EMAS e ISO disaggregate per tipologia

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

337

MISURA 4.14 – SVILUPPO E MIGLIORAMENTO DELLE INFRASTRUTTURE RURALI CONNESSE ALLO SVILUPPO DELL’AGRICOLTURA (FEAOG)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

Si prevedono investimenti per il potenziamento delle infrastrutture agricole a servizio di una pluralità di aziende. Per tale finalità sono previste tre distinte azioni: • costruzioni, riattamento ed adeguamento di strade interpoderali; • adeguamento e/o costruzione di strutture per l’accumulo, captazione e distribuzione di acque per uso irriguo; • adeguamento e/o costruzione di opere di elettrificazione rural.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE Fenomeni di abbandono di forme colturali che costituivano elemento di presidio del territorio con conseguente accentuazione dei fenomeni di dissesto idrogeologico INCIDENZA NEGATIVA Eccessivo consumo di risorse idriche Possibili impatti negativi derivanti da un’eccessiva infrastrutturazione rurale (strade interpoderali, strutture per l’accumulo, captazione e distribuzione di acque per uso irriguo, opere di elettrificazione) con particolare riguardo alle aree naturali protette ed ai territori riferiti alla costituenda Rete ecologica siciliana (Mis. 1.11). INCIDENZA POSITIVA Riqualificazione di aree nude o abbandonate in zone ricadenti in parchi e riserve naturali o comunque vincolate per scopi paesaggistici o idrogeologici

Inserimento di reti, infrastrutture etc. compatibilmente con le caratteristiche ambientali e paesaggistiche delle zone interessate. Mantenimento della vitalità delle aree rurali. Migliore utilizzazione delle risorse idriche e risparmio energetico.

La misura prevede investimenti per il potenziamento delle infrastrutture agricole. Il CdP prevede che nell’ambito delle opere rurali irrigue possano essere realizzate opere di distribuzione delle risorse idriche accumulate o derivate da pozzi e sorgenti, di opere di presa e di distribuzione delle acque reflue provenienti dai depuratori esistenti.

Verrà data priorità agli ambiti territoriali individuati nella misura 4.2.6 del POR in relazione al programma di riordino fondiario predisposto dalla Regione Siciliana

Acque reflue riutilizzate su totale di acque reflue trattate.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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Riutilizzo dei reflui provenienti dai processi di trasformazione con riduzione di consumi idrici da fonti non rinnovabili (Incidenza positiva).

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

339

MISURA 4.15 –PROMOZIONE DELL’ADEGUAMENTO E DELLO SVILUPPO DELLE AREE RURALI (FEAOG)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

La misura punta a creare condizioni di vita accettabili nelle aree rurali regionali e cercare di tamponare il fenomeno dell’esodo delle popolazioni delle aree interne e marginali verso i centri urbani.

La misura è articolata in tre azioni:

a) Investimenti per la diversificazione delle attività al fine di sviluppare attività plurime o fonti alternative di reddito;

b) Investimenti per attività turistiche ed artigianali;

c) Interventi per la ricostituzione e la difesa dalle calamità naturali.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE Fenomeni di abbandono di forme colturali che costituivano elemento di presidio del territorio con conseguente accentuazione dei fenomeni di dissesto idrogeologico con particolare riferimento alle aree classificate come Zona 2 ad agricoltura povera ed estensiva ed a degrado demografico di cui al PLR+ INCIDENZA POSITIVA Diffusione di forme di accoglienza turistica compatibili con il mantenimento delle attività rurali tradizionali a presidio del territorio Creazione di alternative a forme non sostenibili di ricettività turistica in particolare nelle aree classificate come Zona 4 a prevalente vocazione turistica di cui al PRL+. Interventi per la ricostituzione e difesa da calamità naturali

Incremento delle pratiche agroambientali.

Mantenimento della vitalità delle aree rurali.

Indurre comportamenti sostenibili attraverso l’integrazione di attività agricola tradizionale e sviluppo turistico.

Difendere il suolo dai processi di erosione e di desertificazione.

Sono previsti interventi per la ricostituzione e difesa dalle calamità naturali con l’uso di sistemi per la ricostituzione del patrimonio agricolo danneggiato pesantemente da calamità naturali.

Tra le tipologie di investimenti che si prevede di attivare il CdP indica la regimazione delle acque superficiali mediante realizzazione e manutenzione straordinaria della rete idraulica minore e dei laghetti interaziendali esistenti.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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MISURA 4.16 a – INTERVENTI A SOSTEGNO DELLA PESCA E DELL’ACQUACOLTURA, INVESTIMENTI PRODUTTIVI (SFOP)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

La finalità della misura e quella di “incentivare gli investimenti volti alla protezione e allo sviluppo delle risorse acquatiche al fine di migliorare le condizioni di operatività a lungo termine degli operatori del settore; saranno finanziati gli investimenti volti all’installazione di barriere artificiali fisse o mobili.”

PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Depauperamento delle risorse ittiche.

INCIDENZA POSITIVA

Riduzione della pressione sulla risorsa biologica lungo la fascia costiera

Favorire il ripopolamento naturale della risorsa ittica.

Garantire un ritorno economico duraturo per tutti gli operatori del settore.

Protezione dei fondali dalle attività di pesca a strascico effettuate illegalmente all’interno delle tre miglia dalla costa o all’interno dell’isobata dei 50 metri.

Prevenire i danni derivanti da uno sfruttamento non equilibrato delle risorse biologiche

Riduzione dello sforzo di pesca a lungo termine, per effetto del possibile ripopolamento naturale lungo le zone di barriera .

Garantire il rispetto degli ecosistemi marini e un uso sostenibile delle specie marine.

Si prevedono investimenti volti alla protezione e allo sviluppo delle risorse acquatiche attraverso l’installazione di barriere sottomarine artificiali fisse o mobili.

Quantità di pescato per gruppo di specie

n.° barriere artificiali fisse o mobili

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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MISURA 4.16 b - INTERVENTI A SOSTEGNO DELLA PESCA E DELL’ACQUACOLTURA, INVESTIMENTI PRODUTTIVI (SFOP)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

La misura riguarda la costruzione di nuove unità e/o estensioni di unità esistenti al fine di incrementare le risorse ittiche di allevamento.

Particolare attenzione è rivolta agli interventi che prevedono: l’avvio di impianti di maricoltura, l’utilizzo di tecniche a basso impatto ambientale, il miglioramento della qualità dei prodotti e delle condizioni igieniche e sanitarie, l’adeguamento degli impianti alla normativa UE, l’innovazione tecnologica, la diversificazione delle produzioni.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Depauperamento delle risorse ittiche.

INCIDENZA NEGATIVA

La realizzazione di nuove unità produttive può portare al problema delle scorie in acquicoltura, rappresentate da:

- sostanze legate al cibo non ingerito;

- sostanze legate alle pratiche di allevamento.

Le scorie che producono un impatto diretto sulla colonna d’acqua sono rappresentate da:

- composti solubili di azoto e fosforo, che possono portare a condizioni di eutrofizzazione delle acque;

- sostanza organica disciolta e in sospensione che può contribuire ad abbassare i livelli di ossigeno disciolto e aumentare la torbidità

Incidenza positiva

Attuazione della Direttiva Nitrati per il miglioramento della qualità delle acque.

Ottimizzazione sistemi di riciclo dell’acqua e rimozione rifiuti solidi.

Spostamento degli impatti di acquacoltura in mare aperto.

Procedura di VIA per siti di acquacoltura.

Riduzione della pressione sulle specie ittiche commerciabili

Gli interventi riguardano la costruzione di nuove unità e/o estensioni di unità esistenti al fine di incrementare le risorse ittiche di allevamento.Favorire l’utilizzo di specie alternative cercando di ridurre la pressione esercitata sulle specie commerciabili maggiormente sfruttate.

Tutte le iniziative dovranno essere corredate da idoneo studio di impatto ambientale atto a verificare la compatibilità dell’intervento.

Tra i criteri di selezione il CdP individua progetti che prevedono l’utilizzo di tecniche finalizzate a ridurre l’impatto ambientale e l’adozione di tecniche di miglioramento della qualità dei prodotti e delle condizioni igieniche e sanitarie.

Quantità di pescato per gruppo specie

N° impianti di maricoltura e acquicoltura con certificazioni di qualità

n° impianti di maricoltura

N° allevamenti d'acquacoltura intensivi, semintensivi, estensivi

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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Riduzione pressione esercitata su specie ittiche maggiormente sfruttate

Adeguamento e modernizzazione di impianti mirati a:

- utilizzo di tecniche a basso impatto ambientale

- ridurre l’uso di energie non rinnovabili ,

- incentivare il riciclo dei rifiuti e delle acque ,

-miglioramento della qualità dei prodotti e delle condizioni igieniche e sanitarie,

- adeguamento degli impianti alla normativa UE,

- innovazione tecnologica,

- diversificazione delle produzioni.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

343

MISURA 4.16 c - INTERVENTI A SOSTEGNO DELLA PESCA E DELL’ACQUACOLTURA, INVESTIMENTI PRODUTTIVI (SFOP)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

La misura prevede interventi volti al potenziamento e adeguamento degli impianti esistenti per la trasformazione e commercializzazione dei prodotti ittici e alla realizzazione di nuove unità produttive ed incentiva, in particolare, le iniziative volte a ridurre l’uso di energie non rinnovabili ed a incentivare il riciclo dei rifiuti e delle acque. Gli obiettivi specifici di questa misura vanno individuati all’interno della strategia di modernizzazione del settore, sia per quanto concerne le problematiche relative alla igienicità e salubrità dei prodotti stessi, sia per quel che riguarda l’adeguamento strutturale alla domanda dei consumatori.

Rafforzare la competitività dei sistemi locali della pesca in un ottica di sviluppo sostenibile, valorizzando in particolare la produzione ittica di allevamento in acqua marina, salmastra e dolce (anche attraverso attività di riconversione degli addetti al

PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Problemi di smaltimento di rifiuti e reflui.

INCIDENZA POSITIVA

Adeguamento e modernizzazione di impianti mirati a:

- ridurre l’uso di energie non rinnovabili e ad incentivare il riciclo dei rifiuti e delle acque

- garantire il rispetto delle norme igienico-sanitarie vigenti.

Ottimizzazione sistemi di riciclo dell’acqua e rimozione rifiuti solidi.

Favorire l’utilizzo di tecniche a basso impatto ambientale.

Interventi volti al potenziamento ed adeguamento degli impianti esistenti per la trasformazione e commercializzazione dei prodotti ittici o per nuove unità produttive secondo criteri di sostenibilità volti a ridurre l’uso di energie non rinnovabili ed a incentivare il riciclo dei rifiuti e delle acque.

Tra i criteri di selezione il CdP individua progetti finalizzati al miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie dei mercati ittici e/o alla loro modernizzazione facendo riferimento in particolare alla loro informatizzazione e messa in rete, l’utilizzo di tecniche a basso impatto ambientale e l’ammodernamento degli impianti esistenti.

N° impianti di maricoltura e acquicoltura con certificazioni di qualità

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

344

settore con il sostegno della ricerca, di strutture di servizio e di assistenza).

Ridurre il differenziale socio-economico nel settore della pesca.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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MISURA 4.16 d - INTERVENTI A SOSTEGNO DELLA PESCA E DELL’ACQUACOLTURA, INVESTIMENTI PRODUTTIVI (SFOP)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

La misura mira all 'adeguamento delle infrastrutture portuali orientato al miglioramento delle condizioni sanitarie del prodotto sbarcato e delle operazioni di sbarco.

INCIDENZA POSITIVA:

Miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie del prodotto sbarcato e delle operazioni di sbarco.

INCIDENZA NEGATIVA:

Gli interventi di sistemazione delle banchine potrebbero incidere negativamente sulla natura dei fondali marini.

Sostegno alla innovazione dei sistemi di sbarco.

Favorire il miglioramento delle condizioni sanitarie del prodotto sbarcato e delle operazioni di sbarco.

Miglioramento delle condizioni sanitarie del prodotto sbarcato e delle operazioni di sbarco.

Gli interventi ammissibili ai sensi del Secondo il Regolamento (CE) N. 2792/1999 del consiglio del 17 dicembre 1999 citato nella scheda di misura ;riguardano sostanzialmente “impianti ed attrezzature” destinati a migliorare le condizioni di sbarco, di trattamento e di magazzinaggio dei prodotti della pesca nei porti; a coadiuvare le attività delle navi da pesca e a sistemare le banchine per garantire condizioni di sicurezza al momento dell’imbarco o dello sbarco dei prodotti.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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MISURA 4.17A - INTERVENTI A SOSTEGNO DELLA PESCA E DELL’ACQUACOLTURA, INTERVENTI DI CONTESTO (SFOP)

Integrazione della dimensione ambientale

Obiettivi specifici

Principali problematiche. Stima

incidenza sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da

perseguire in relazione al settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o nelle misure (criteri di selezione, meccanismi premiali,

specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

La misura mira ad una maggiore conoscenza e divulgazione delle problematiche del settore ittico con particolare riferimento alla valorizzazione delle produzioni locali.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Scarsa valorizzazione delle produzioni locali.

INCIDENZE POSITIVE

La ricerca di nuove possibilità di mercato dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura in un’ottica di valorizzazione delle produzioni locali può incrementare il consumo dei prodotti ittici autoctoni, pescati cioè dall'armamento locale.

Favorire una maggiore conoscenza e divulgazione delle problematiche del settore ittico.

Maggiore conoscenza e divulgazione delle problematiche del settore ittico ( riduzione dello sforzo di pesca e adeguamento della capacità alle disposizioni comunitarie).

Valorizzazione delle produzioni locali.

La sottomisura consiste in azioni mirate ad una maggiore conoscenza e divulgazione delle problematiche del settore ittico con particolare riferimento alla valorizzazione delle produzioni locali.

Tra i criteri di selezione

?? promuovere una politica di qualità dei prodotti, etichettature, rintracciabilità, ecc.

?? promuovere i prodotti ottenuti secondo metodi rispettosi dell’ambiente

N° impianti di maricoltura e acquicoltura con certificazioni di qualità

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

347

MISURA 4.17B - INTERVENTI A SOSTEGNO DELLA PESCA E DELL’ACQUACOLTURA, INTERVENTI DI CONTESTO (SFOP)

Integrazione della dimensione ambientale

Obiettivi specifici

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o nelle misure (criteri di selezione, meccanismi premiali,

specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

La misura prevede l’elaborazione di modelli di gestione ambientale riguardanti il settore della pesca e dell’acquacoltura finalizzati alla realizzazione di piani di gestione integrata della fascia costiera, il miglioramento della conoscenza delle fasi di produzione e commercializzazione del prodotto ittico, la gestione delle zone di pesca e delle risorse ittiche, il miglioramento degli aspetti legati alle condizioni di lavoro ed alla qualità delle produzioni, la commercializzazione dei prodotti, la formazione professionale e la qualificazione degli addetti al settore della pesca e dell’acquacoltura.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE Mancanza di modelli di gestione ambientale del settore. INCIDENZA POSITIVA L’elaborazione di modelli di gestione ambientale riguardanti il settore della pesca e dell’acquacoltura finalizzati alla realizzazione di piani di gestione integrata della fascia costiera e la gestione delle zone di pesca possono contribuire a ridurre il depauperamento delle risorse ittiche. La formazione professionale e la qualificazione degli addetti del settore possono contribuire ad introdurre elementi di innovazione e, quindi, a migliorare la competitività dei sistemi locali di pesca.

Promuovere l’utilizzo di tecniche di pesca più selettive in modo da limitare il depauperamento della risorsa ittica. Predisporre modelli di gestione ambientale finalizzati alla realizzazione di piani di gestione integrata della fascia costiera. Garantire la riduzione dello sforzo di pesca e l’adeguamento alle disposizioni comunitarie del settore. Promuovere la riqualificazione degli addetti del settore al fine di rafforzare la competitività dei sistemi locali e contemporaneamente garantire il rispetto degli ecosistemi marini, promuovendo un uso sostenibile delle risorse biologiche. Incrementare l’offerta di consulenze e servizi alle imprese, la diffusione delle informazioni e tecnologie.

La sottomisura finanzia azioni di interesse collettivo,che rientrano tra quelle previste dalla normativa comunitaria, con particolare riguardo a quelle concernenti l’elaborazione di modelli di gestione integrata della fascia costiera, il miglioramento della conoscenza delle fasi di produzione e commercializzazione del prodotto ittico, la gestione delle zone di pesca e delle risorse ittiche. Sono inoltre previste attività di formazione professionale e qualificazione degli addetti del settore al fine di garantire il rispetto degli ecosistemi marini ed un uso sostenibile delle risorse ittiche.

Tra i criteri di selezione il CdP individua la promozione di misure tecniche di conservazione delle risorse, il miglioramento delle condizioni di lavoro, il miglioramento delle condizioni sanitarie dei prodotti, il controllo di patologie presenti in allevamenti o in bacini idrografici o in ecosistemi litoranei e la predisposizione di modelli di gestione ambientale.

N° impianti di maricoltura e acquicoltura con certificazioni di qualità.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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MISURA 4.18 – PROMOZIONE TURISTICA (FESR)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza sull’ambiente

(positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel

settore o nelle misure (criteri di selezione,

meccanismi premiali, specifiche modalità di

attuazione)

Indicatori

Accrescere e qualificare le presenze turistiche in Sicilia attraverso azioni di marketing dei sistemi turistici, rafforzando gli strumenti di pianificazione territoriale, in un’ottica di sostenibilità ambientale e diversificazione produttiva.

L’obiettivo specifico verrà perseguito attraverso l’attivazione delle seguenti linee di intervento:

?? AZIONE A : Ideazione e realizzazione di campagne pubblicitarie (televisive, radiofoniche, sulla stampa e a mezzo cartellonistica) per la promozione dei principali prodotti dell’offerta turistica siciliana, nei mercati e presso i target di interesse turistico per l’incoming verso la Sicilia.

?? AZIONE B : Attività di sostegno alla commercializzazione dei prodotti turistici siciliani

PRINCIPALI PROBLEMATICHE:

Forte reciprocità della relazione turismo-ambiente

Rapida crescita del settore negli ultimi decenni con incrementi significativi degli impatti sull’ambiente

Eccessivo sviluppo turistico di aree definite a scapito della qualità delle risorse ambientali costiere

Elevati squilibri nella distribuzione territoriale dei flussi turistici ed elevata stagionalità delle presenze

Carenza o assenza di adeguata pianificazione dei nuovi insediamenti turistici

INCIDENZA NEGATIVA

Rischio di eccessivo sfruttamento delle risorse

Modificazione degli ambienti naturali ed alterazione ecosistemi

Eccessivo uso del suolo

Emissioni legate ai trasporti per fini turistici

Valorizzazione aree protette

Adeguata considerazione delle capacità di carico del territorio e delle caratteristiche paesaggistiche nel pianificare e organizzare la nuova offerta turistica e nel riqualificare l’esistente

Diversificazione del prodotto turistico al fine di evitare il fenomeno di appiattimento dell'offerta su uno standard monotematico perché orientato su un target uniforme, con conseguente mortificazione delle specificità ambientali, economiche, culturali e sociali delle realtà in questione

Sostiene le attività di promozione del sistema turistico finalizzate alla destagionalizzazione in modo anche da ridurre la pressione turistica ed ambientale sulle aree particolarmente sensibili.

Numero presenze turistiche divise per stagione.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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consistenti in: 1) Partecipazione e organizzazione di Borse e Fiere turistiche, 2) Organizzazione di educational tour e workshop per operatori turistici, 3) Ideazione, realizzazione e distribuzione di materiale informativo e divulgativo vario (cartaceo, audiovisivo etc.)

???????AZIONE C: Organizzazione di manifestazioni artistiche, sportive, culturali e della tradizione folkloristica e religiosa della Sicilia, finalizzate ad arricchire i contenuti dell’offerta turistica regionale attraverso la realizzazione di favorevoli condizioni di intrattenimento ed accoglienza, e dirette a stimolare l’incoming turistico, in uno alla ideazione e realizzazione di apposita campagna di comunicazione e marketing nei mercati e target di riferimento per l’offerta turistica siciliana.

Consumi energetici nel settore turistico

Aumento potenziale della produzione dei rifiuti

INCIDENZA POSITIVA

Destagionalizzazione del flusso turistico

Diversificazione prodotto turistico

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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4.19 A - AZIONI DI RIQUALIFICAZIONE E COMPLETAMENTO DELL'OFFERTA TURISTICA (FESR)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

La sottomisura prevede due differenti tipologie di azioni:

Linea d’intervento 1 - azioni finalizzate alla creazione di nuove attività economiche di completamento dell’offerta turistica attraverso la creazione di nuovi servizi extralberghieri collegati alla valorizzazione dei beni culturali ambientali e naturalistici, dei bacini enogastronomici, etnici, tradizionali e religiosi. Si procederà all’individuazione delle attività ammissibili in conformità al comma 3° dell’art.75 della legge regionale 23.12.2000 n. 32.

Linea d’intervento 2 - azioni di riqualificazione dell’offerta ricettiva degli impianti alberghieri ed extralberghieri, migliorando la qualità del servizio e potenziando la ricettività della regione anche attraverso il recupero del patrimonio edilizio esistente nei centri storici e sulle aree extraurbane di interesse ambientale, e la elevazione della qualità dei servizi resi dalle strutture ricettive allocate nelle aree mature attraverso il loro ammodernamento

PRINCIPALI PROBLEMATICHE:

Forte reciprocità della relazione turismo-ambiente

Rapida crescita del settore negli ultimi decenni con incrementi significativi degli impatti sull’ambiente

Eccessivo sviluppo turistico di aree definite a scapito della qualità delle risorse ambientali costiere

Elevati squilibri nella distribuzione territoriale dei flussi turistici ed elevata stagionalità delle presenze

Carenza o assenza di adeguata pianificazione dei nuovi insediamenti turistici

INCIDENZA NEGATIVA

Rischio di eccessivo sfruttamento delle risorse

Pressione incontrollata in aree particolarmente sensibili in relazione ad un possibile considerevole aumento dell’affllusso turistico

Modificazione degli ambienti naturali ed alterazione ecosistemi

Eccessivo uso del suolo

Destagionalizzazione del flusso turistico

Adeguata considerazione delle capacità di carico del territorio e delle caratteristiche paesaggistiche nel pianificare e organizzare la nuova offerta turistica e nel riqualificare l’esistente.

Contenimento uso del suolo.

Risparmio idrico, risparmio energetico e aumento dell’efficienza energetica.

Riduzione della produzione rifiuti e incentivazione riciclo.

Riduzione impatto trasporti.

Vengono sostenuti gli operatori turistici che intraprendono azioni finalizzate alla acquisizione di certificazione di turismo sostenibile.(EMAS).

Sono privilegiati tra gli interventi di riqualificazione, quelli che prevedono l’uso di tecnologie a basso impatto ambientale e con riduzione dei consumi energetici, idrici e dei rifiuti, e rispetto delle capacità di carico dell’ambiente

Il Cdp prevede che l’adesione ai sistemi internazionali riconosciuti di certificazione ambientale ISO 14001, comporterà l’attribuzione di un punteggio aggiuntivo nella procedura valutativa per l’ammissione a finanziamento dei progetti

N° aziende con certificazioni ambientali (EMAS e ISO)

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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strutturale e funzionale

Emissioni legate ai trasporti per fini turistici

Consumi energetici nel settore turistico

Aumento potenziale della produzione dei rifiuti

INCIDENZA POSITIVA

Destagionalizzazione del flusso turistico principalmente nei Centri storici e nelle aree mature e ad elevata potenzialità turistica delle province di Messina, Palermo, Trapani ed Agrigento

Diversificazione del prodotto turistico

Migliore gestione del settore acqua e rifiuti quale risultato della riqualificazione degli insediamenti turistici

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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4.20 - INFRASTRUTTURE TURISTICHE DI INTERESSE REGIONALE (FESR)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

Gli obiettivi specifici cui fa riferimento la misura sono quelli di:

accrescere l’articolazione, l’efficienza, e la compatibilità ambientale delle imprese turistiche attraverso la promozione di innovazione di prodotto, di processo ed organizzativa, nonché agendo sulle condizioni di base, disponibilità di infrastrutture, quali reti di approdo, servizi, tecnologie, informazione del territorio;

accrescere l’integrazione produttiva del sistema del turismo in un’ottica di filiera anche al fine di ridurre il quantitativo di rifiuti prodotti, l’uso delle risorse naturali ed il potenziale inquinante;

favorire la crescita di nuove realtà produttive locali intorno alla valorizzazione innovativa di risorse e prodotti turistici tradizionali ed al recupero di identità e culture locali nonché la diversificazione e la destagionalizzazione di prodotti turistici maturi in aree già sviluppate.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE:

Forte reciprocità della relazione turismo-ambiente

Rapida crescita del settore negli ultimi decenni con incrementi significativi degli impatti sull’ambiente

Eccessivo sviluppo turistico di aree definite a scapito della qualità delle risorse ambientali costiere

Elevati squilibri nella distribuzione territoriale dei flussi turistici ed elevata stagionalità delle presenze

Carenza o assenza di adeguata pianificazione dei nuovi insediamenti turistici

INCIDENZA NEGATIVA

Rischio di eccessivo sfruttamento delle risorse

Modificazione degli ambienti naturali ed alterazione ecosistemi

Eccessivo uso del suolo

Emissioni legate ai trasporti per fini turistici

Consumi energetici nel settore turistico

Aumento potenziale della

Riduzione della produzione rifiuti e incentivazione riciclo.

Riduzione impatto trasporti.

Adeguata considerazione delle capacità di carico del territorio e delle caratteristiche paesaggistiche nel pianificare e organizzare la nuova offerta turistica e nel riqualificare l’esistente

Accrescere l’integrazione produttiva del sistema del turismo in un’ ottica di filiera (anche al fine di ridurre il quantitativo di rifiuti prodotti, l’uso delle risorse naturali ed il potenziale inquinante).

Con la misura si vuole concorrere al prolungamento della stagione turistica ed al miglioramento della competitività del sistema turistico regionale, da perseguire attraverso una più efficace articolazione dell’offerta ed un incremento della disponibilità di infrastrutture e servizi complementari all’offerta di ricettività.

Nell’ambito degli interventi di completamento e qualificazione delle infrastrutture portuali esistenti sarà privilegiati gli interventi mirati a creare infrastrutture per lo smaltimento e la gestione dei rifiuti.

Impianti per il trattamento delle acque di sentina e delle acque nere delle imbarcazioni con manichetta di aspirazione e pompa centrifuga con eiettore, l’impianto di depurazione e ossidazione totale, previa separazione degli oli minerali da inviare al Consorzio obbligatorio per lo smaltimento. (CdP)

N° porti attrezzati per la gestione e lo smaltimento dei rifuti

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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produzione dei rifiuti

Aumento della domanda turistica

Pressione incontrollata in aree particolarmente sensibili in relazione ad un possibile considerevole aumento dell’affllusso turistico

INCIDENZA POSITIVA

Destagionalizzazione del flusso turistico

Migliore gestione del settore acqua e rifiuti quale risultato della riqualificazione delle infrastrutture turistiche regionali

Adozione di un piano regolatore portuale da parte di località ancora sprovviste

Individuazione, tramite studi di settore, dei siti su cui potere intervenire con l’insediamento o il completamento della portualità turistica.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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MISURA 5.01 - INFRASTRUTTURE URBANE STRATEGICHE E SERVIZI RARI E INNOVATIVI (FESR)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

La misura prevede per le tre città metropolitane siciliane (Palermo, Catania e Messina) interventi finalizzati al rafforzamento del ruolo di città, in particolare per l’ampliamento ed il potenziamento della dotazione di servizi alla collettività e alle imprese, la creazione di strumenti a supporto delle imprese, la fruibilità del sistema sanitario.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE: Assicurare un adeguata ed equa offerta di servizi a tutti i cittadini, compresi quelli residenti nelle zone limitrofe alle aree metropolitane e da esse influenzate (aree industriali, aree turistiche, pettini pedemontani).

INCIDENZA POSITIVA:

Miglioramento dell’articolazione funzionale e della qualità del sistema urbano regionale, migliorando la fruibilità del sistema sanitario regionale, promovendo il sistema culturale, favorendo la localizzazione di nuove iniziative nelle aree urbane.

Miglioramento e riqualificazione degli ambiti urbani metropolitani e creazione di servizi innovativi.

Interventi di rigenerazione ambientale e di riuso delle aree urbanizzate.

La misura è finalizzata ad obiettivi che convergono verso il miglioramento della qualità dell’ambiente urbano metropolitano.

Nell’ambito della misura è previsto la realizzazione di infrastrutture per attività legate all’arte contemporanea e produzione di eventi collegati all’istituzione delle sedi dell’arte contemporanea. I centri d’arte saranno ubicati in contenitori da rifunzionalizzare nel contesto di aree degradate, contribuendo così alla riqualificazione fisica della città.

Tra i criteri di selezione, individuati nel CdP relativamente agli interventi per le infrastrutture, è prevista la valutazione degli aspetti legati all’analisi alla sostenibilità ambientale. Saranno inoltre valutati le capacità di contribuire all’abbattimento del degrado ambientale e dell’inquinamento atmosferico ed acustico.

Qualità dell’aria urbana

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MISURA 5.02 - RIQUALIFICAZIONE URBANA E MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ DELLA VITA (FESR)

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

Riqualificazione e rinnovamento del tessuto edilizio ed urbanistico delle aree degradate e delle aree dismesse, nonché il recupero integrato dei centri storici, attraverso interventi di adeguamento funzionale del patrimonio urbanistico, la riqualificazione degli spazi pubblici, la realizzazione e il miglioramento delle infrastrutture sia primarie che secondarie, e la messa in sicurezza del patrimonio edilizio urbanistico e ambientale; interventi di adeguamento a norma e completamento delle strutture scolastiche esistenti; impianti e attrezzature per il tempo libero e lo sport; miglioramento delle strutture per i servizi di assistenza socio-sanitaria; ristrutturazione e adeguamento funzionale di edifici, anche di interesse storico e artistico per servizi e attività culturali.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Difficoltà nell’assicurare un adeguata ed equa offerta di servizi a tutti i cittadini, in particolar modo nei centri di minore dimensione ma a diretta influenza metropolitana (piccoli comuni dell’hinterland, zone industriali) e nelle periferie urbane.

INCIDENZA POSITIVA: Creazione e/o riqualificazione di servizi per i cittadini volti al miglioramento della qualità della vita in ambito urbano.

Ampliamento della disponibilità di servizi ai cittadini.

Miglioramento e riqualificazione dei paesaggi urbani.

Riqualificazione del paesaggio nelle aree degradate.

Interventi di rigenerazione ambientale e di riuso delle aree urbanizzate.

Riqualificazione, rinnovamento e rifunzionalizzazione del tessuto edilizio urbano, con particolare attenzione al recupero dei centri storici.

La misura mira alla riqualificazione delle aree degradate e delle aree dismesse, attraverso il miglioramento della dotazione di urbanizzazioni primarie e secondarie, la riqualificazione degli spazi pubblici, la messa in sicurezza del patrimonio edilizio, urbanistico ed ambientale ed il recupero dei centri storici.

Nelle proposte progettuali sarà data priorità agli interventi di infrastrutture di servizi che prevedono la dotazione di impianti atti a ridurre i consumi energetici, migliorando l’efficienza energetica degli edifici, privilegiando l’uso di fonti alternative e l’efficienza idrica.

Zone pedonali

Quota di verde pubblico procapite in ambiente urbano.

Parcheggi

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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MISURA 5.04 - POTENZIAMENTO DEL SISTEMA DEI TRASPORTI URBANI

Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

Potenziamento del sistema dei trasporti rapidi di massa a guida vincolata finalizzato all’aumento di standard qualitativi di vivibilità delle aree urbane, al miglioramento dell’efficienza energetica e il rispetto dell’ambiente, attraverso la ricucitura dei tessuti urbani degradati, la riduzione del traffico automobilistico e dei livelli di inquinamento acustico e atmosferico nonché dell’usura dei manti stradali.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Superare gli attuali livelli insoddisfacenti di salubrità ambientale, qualità della vita, sicurezza nelle aree urbane sorte abusivamente o cresciute in modo disordinato, carenti o prive di infrastrutture, soprattutto intorno alle grandi aree metropolitane di Palermo e Catania e agli ambiti urbani di Messina, Trapani e Agrigento.

INCIDENZA POSITIVA: Riduzione dell’inquinamento atmosferico acustico e riduzione della congestione da eccesso di traffico quale risultante di una migliore gestione dei servizi (messa in rete dei servizi ecc.).

Riduzione dell’inquinamento idrico, da rifiuti, acustico e atmosferico.

Incentivazione all’uso di trasporti pubblici e bicicletta.

Infrastrutture (tangenziali, parcheggi intermodali, metropolitane) per il miglioramento della mobilità urbana e dell’accessibilità dalle zone interne (per i pendolari e i residenti nelle periferie) delle città di Palermo, Catania e Messina.

Risparmio energetico: riduzione e razionalizzazione dei consumi domestici, miglioramento efficienza energetica degli edifici, ricorso a fonti energetiche rinnovabili.

Riduzione delle emissioni inquinanti in atmosfera e mantenimento delle concentrazioni inquinanti al di sotto di limiti che escludano danni alla salute umana, agli ecosistemi ed al patrimonio monumentale.

Contenimento della mobilità a maggiore impatto ambientale.

Gli interventi sono finalizzati all’aumento degli standard qualitativi di vivibilità delle aree urbane, in stretta connessione con altri interventi infrastrutturali e rivolti anche al miglioramento dell’efficienza energetica e al rispetto dell’ambiente.

Prevede il miglioramento della mobilità interna con riduzione del trasporto privato e della congestione del traffico, la riduzione dei livelli di inquinamento acustico ed atmosferico, con conseguente riduzione d’uso di prodotti derivati dal petrolio, la riduzione delle patologie respiratorie legate all’emissione di gas nocivi.

In conformità con i criteri e gli indirizzi di attuazione previsti al capitolo III del POR settore trasporti, gli interventi devono strategicamente operare in modo da minimizzare l’incidenza dei sistemi e delle infrastrutture di trasporto sul consumo dell’energia e sul degrado degli ecosistemi e dei paesaggi, con particolare riferimento alla riduzione delle emissioni inquinanti.

Mezzi pubblici a basso impatto ambientale

Qualità dell’aria urbana

Utilizzo mezzi pubblici - n° passeggeri/anno

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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MISURA 6.01 - COMPLETAMENTO, ADEGUAMENTO E AMMODERNAMENTO RETE STRADALE (FESR) Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

Riassetto e miglioramento, completamento e ammodernamento dei livelli di servizio, al fine di incrementare il livelo di connettività della rete stradale, velocizzando i collegamenti tra nodi urbani e tra aree costiere e dell’entroterra, per migliorare l’accessibilità alle grandi direttrici autostradali e favorie gli scambi produttivi e la mobilità delle persone ottimizzando i flussi di interscambio locali ed extraregionali e i collegamenti tra i principali distretti produttivi e le aree metropolitane.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE Forte aumento del volume di emissioni di CO2, gas serra e inquinamento causato dal continuo aumento del trasporto su gomma.

Necessità di una integrazione tra la pianificazione dei trasporti e quella territoriale.

INCIDENZA NEGATIVA: Costi umani e sociali derivanti dall’incremento degli incidenti dovuti al trasporto su strada. Impatto paesaggistico, occupazione ed erosione del suolo, perdita o frammentazione di habitat naturali, inquinamento acustico e atmosferico soprattutto in fase di cantiere. Accrescimento del carico ambientale conseguente alla realizzazione di infrastrutture, in particolare, in aree ad elevata sensibilità naturalistico-paesaggistica o di rischio ambientale.

INCIDENZA POSITIVA: Il completamento e ristrutturazione delle infrastrutture esistenti potrebbe facilitare il decongestionamento della rete stradale e, in particolare, dei

Promozione di standard di sicurezza e ambientali più elevati ed adeguamento a questi ultimi delle infrastrutture esistenti.

Limitare il traffico e le infrastrutture nei siti di rilevanza ambientale.

Limitare le emissioni di gas a effetto serra e le emissioni acide in atmosfera.

Ottimizzare la rete autostradale esistente.

Promuovere programmi di intervento finalizzati alla riduzione dell’inquinamento acustico.

Realizzazione di snodi di traffico (porti, ecc.) integrati al territorio.

La misura tende al riassetto e al miglioramento dei livelli di servizio, mediante interventi di completamento e ammodernamento. Ciò al fine di incrementare il livello di connettività della rete stradale, velocizzando, inoltre, i collegamenti tra nodi urbani, e tra aree costiere ed entroterra.

Per la sostenibilità ambientale, in conformità con i criteri ed indirizzi di attuazione previsti al capitolo III del POR settore trasporti, gli interventi devono operare in modo da minimizzare l’incidenza dei sistemi e delle infrastrutture di trasporto sul consumo dell’energia e sul degrado degli ecosistemi e dei paesaggi.

Non saranno ammessi interventi isolati, relativi a singola tratta o lotti, per i quali non si è dimostrata la capacità di incidere sulla complessiva funzionalità dell’itinerario o del nodo prescelto, in termini anche di impatto ambientale.

Percentuale incidenti e loro entità.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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centri urbani attraversati da flussi veicolari in transito.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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MISURA 6.02 - MIGLIORAMENTO DEL LIVELLO DI SERVIZIO DELLE LINEE FERROVIARIE (FESR) Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

Riassetto e miglioramento dei livelli di servizio mediante interventi di ammodernamento e completamento, al fine di incrementare il livello di connettività della rete ferroviaria, velocizzando i collegamenti tra nodi urbani e tra aree costiere dell’entroterra per migliorare l’accessibilità alle grandi direttrici ferroviarie e favorire gli scambi produttivi in interazione con le infrastrutture portuali e la mobilità delle persone.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Necessità di una integrazione tra la pianificazione dei trasporti e quella territoriale.

INCIDENZA NEGATIVA: Impatti in fase di cantiere (rifiuti, inquinamento acustico, sottrazione suolo).

Accrescimento del carico ambientale conseguente alla realizzazione di infrastrutture, in particolare, in aree ad elevata sensibilità naturalistico-paesaggistica o di rischio ambientale.

INCIDENZA POSITIVA:

Il potenziamento della rete ferroviaria e delle infrastrutture portuali potrà avere positivi effetti nella riduzione del traffico su gomma.

Promozione di standard di sicurezza e ambientali più elevati ed adeguamento a questi ultimi delle infrastrutture esistenti.

Ottimizzazione intermodale fra diversi sistemi di trasporto e riequilibrio a favore del trasporto ferroviario e marittimo.

Limitare il traffico e le infrastrutture nei siti di rilevanza ambientale.

Limitare le emissioni di gas a effetto serra e le emissioni acide in atmosfera.

Trasferire il trasporto passeggeri e merci da strada a ferrovia/cabotaggio.

La misura tende al riassetto e miglioramento dei livelli di servizio mediante interventi di ammodernamento e potenziamento delle reti ferroviarie, anche mediante l’elettrificazione delle linee, perseguendo così l’obiettivo della riduzione delle emissioni.

In conformità con i criteri ed indirizzi di attuazione previsti al capitolo III del POR settore trasporti, gli interventi devono operare in moda da minimizzare l’incidenza dei sistemi e delle infrastrutture di trasporto sul consumo dell’energia e sul degrado degli ecosistemi e dei paesaggi.

Non saranno ammessi interventi isolati relativi a singole tratte o lotti, per i quali non sia dimostrata la capacità di incidere sulla complessiva funzionalità dell’itinerario o del nodo prescelto, in termini di miglioramento della sicurezza, dei tempi di percorribilità, dell’impatto ambientale.

Consumo di combustibile per i trasporti;

Emissioni Gas serra

Estensione sistema ferroviario.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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MISURA 6.03 - POTENZIAMENTO INFRASTRUTTURE PORTUALI, SERVIZI E LOGISTICA (FESR) Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

Potenziamento delle infrastrutture portuali e dei nodi di interscambio, elevandone qualità, efficienza e sicurezza per la crescita del trasporto combinato, con particolare riferimento al cabotaggio.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Necessità di una integrazione tra la pianificazione dei trasporti e quella territoriale.

INCIDENZA NEGATIVA:

Impatti in fase di cantiere (rifiuti, inquinamento acustico, sottrazione suolo).

Inquinamento delle acque (sversamento idrocarburi, e scarichi navali).

Accrescimento del carico ambientale conseguente alla realizzazione di infrastrutture, in particolare, in aree ad elevata sensibilità naturalistico-paesaggistica o di rischio ambientale.

INCIDENZA POSITIVA:

Potenziale impatto positivo derivante dal completamento e ristrutturazione delle infrastrutture esistenti, dovuto al decongestionamento della rete e, in particolare, dei centri urbani attraversati da flussi veicolari in transito.

Aumentare la sicurezza dei trasporti marittimi, degli standard dei porti, introdurre strutture per la gestione dei rifiuti provenienti da navi. Promozione di standard di sicurezza e ambientali elevati ed adeguamento a questi ultimi delle infrastrutture esistenti. Ottimizzazione intermodale fra diversi sistemi di trasporto e riequilibrio a favore del trasporto ferroviario e marittimo. Limitare il traffico e le infrastrutture nei siti di rilevanza ambientale. Limitare le emissioni di gas a effetto serra e le emissioni acide in atmosfera. Trasferire il trasporto passeggeri e merci da strada a ferrovia/cabotaggio Realizzazione di snodi di traffico (porti, ecc.) integrati al territorio. Potenziamento di infrastrutture e attrezzature finalizzate al miglioramento delle condizioni di sicurezza generale dei porti e della navigazione.

La misura è finalizzata al potenziamento e ammodernamento dei porti regionali al fine di elevarne la qualità, l’efficienza e la crescita del trasporto combinato con particolare riferimento al cabotaggio. Sono previste e ritenute prioritarie le infrastrutture in ambito portuale per la gestione lo smaltimento dei rifiuti provenienti da navi.

In conformità con i criteri ed indirizzi di attuazione previsti al capitolo III del POR settore trasporti, gli interventi devono operare in moda da minimizzare l’incidenza dei sistemi e delle infrastrutture di trasporto sul consumo dell’energia e sul degrado degli ecosistemi e dei paesaggi.

Non saranno ammessi interventi isolati relativi a singole tratte o lotti, per i quali non sia dimostrata la capacità di incidere sulla complessiva funzionalità dell’itinerario o del nodo prescelto, in termini di miglioramento della sicurezza, dei tempi di percorribilità, dell’impatto ambientale .

N° di porti attrezzati per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti.

Trasporto merci per modalità.

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Valutazione Ex-ante ambientale POR Sicilia 2000-2006 4. EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI

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MISURA 6.04 - RIQUALIFICAZIONE E CREAZIONE DI POLI AEROPORTUALI SECONDARI (FESR) Integrazione della dimensione ambientale

Finalità e descrizione della misura

Principali problematiche. Stima incidenza

sull’ambiente (positiva – negativa)

Obiettivi ambientali e di sostenibilità ambientale da perseguire in relazione al

settore d’intervento

Temi ambientali nel settore o nelle misure (es. azioni e/o

misure a finalità ambientale)

Disposizioni per l’integrazione nel settore o

nelle misure (criteri di selezione, meccanismi

premiali, specifiche modalità di attuazione)

Indicatori

Migliorare i collegamenti per superare marginalità e perifericità di alcune aree migliorandone l’accessibilità attraverso il potenziamento e l’ammodernamento delle strutture aeroportuali, favorendo la mobilità di merci e persone, innalzando gli standard di qualità del servizio con l’adozione di sistemi di controllo del traffico aereo e per la sicurezza a terra, e con l’interconnessione con le altre reti trasportistiche.

PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Necessità di una integrazione tra la pianificazione dei trasporti e quella territoriale.

INCIDENZA NEGATIVA:

Impatti in fase di cantiere (rifiuti, inquinamento acustico, sottrazione suolo).

Accrescimento del carico ambientale conseguente alla realizzazione di infrastrutture, in particolare, in aree ad elevata sensibilità naturalistico-paesaggistica o di rischio ambientale.

Promozione di standard di sicurezza e ambientali più elevati ed adeguamento a questi ultimi delle infrastrutture esistenti.

Limitare il traffico e le infrastrutture nei siti di rilevanza ambientale.

Riduzione dell’inquinamento acustico e delle emissioni legate al settore aereo.

Limitare le emissioni di gas a effetto serra e le emissioni acide in atmosfera.

Promuovere programmi di intervento finalizzati alla riduzione dell’inquinamento acustico.

Potenziamento dei servizi delle infrastrutture aeroportuali e aumento della sicurezza.

Prevede interventi di recupero e ammodernamento di infrastrutture aeroportuali per marginalità di alcune aree, migliorandone l’accessibilità, favorendone la mobilità di merci e innalzando standard di qualità dei servizi.

In conformità con i criteri ed indirizzi di attuazione previsti al capitolo III del POR settore trasporti, gli interventi devono operare in moda da minimizzare l’incidenza dei sistemi e delle infrastrutture di trasporto sul consumo dell’energia e sul degrado degli ecosistemi e dei paesaggi.

Tra le tipologie di intervento che vengono ritenute prioritarie è previsto l’ammodernamento delle infrastrutture aeroportuali finalizzato alla riduzione dell’inquinamento acustico e delle emissioni provenienti dal trasporto aereo.

Inquinamento acustico in ambito aeroportuale.