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Poste Italiane S.P.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L.27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 - DCB Roma - Aprile 2010 ATTUALITÀ Digitalnatives.org ovvero i giovani raccontati PERSONAGGIO Daniele Zaffiri: vivere di pane e musica STORIE DI VITA The Priests Le popstar col collare bianco 4 - 2010 MONDOVOC MONDOVOC RIVISTA DI INFORMAZIONE E ORIENTAMENTO RIVISTA DI INFORMAZIONE E ORIENTAMENTO FIGLI DEI NUOVI MEDIA FIGLI DEI NUOVI MEDIA

vivere di pane Le popstar MONDOVOCVOC - Testimoni digitali

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ATTUALITÀDigitalnatives.orgovvero i giovaniraccontati

PERSONAGGIODaniele Zaffiri: vivere di pane e musica

STORIE DI VITAThe PriestsLe popstar col collare bianco

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010 MONDOVOCMONDOVOC

RIVISTA DI INFORMAZIONE E ORIENTAMENTORIVISTA DI INFORMAZIONE E ORIENTAMENTO

FIGLI DEI NUOVIMEDIA

FIGLI DEI NUOVIMEDIA

Mensile di:- Attualità- Informazione- Cultura religiosa e sociale- Formazione giovanile

Mensile di orientamento giovanile pensatoper gli animatori e per i giovani che sono alla ricercadel senso della vitacome vocazione, per costruire il proprio futuro e quello del mondo.

In ogni numero:- Notizie dal mondo giovanile- Incontri con i protagonisti- Interviste- Documentazione e analisi- Testimonianze e storie di vita- Sussidi per gli animatori- Novità multimediali

LA RIVISTA DI ORIENTAMENTO PER I GIOVANI

MONDOVOCMONDOVOCRIVISTA DI INFORMAZIONE E ORIENTAMENTO

Quota abbonamento 2009: Italia (ordinario) € 28,00 - Estero (via aerea) € 55,00Peer abbonarsi: Conto Corrente Postale n. 77389005 intestato a “Libreria Editrice Rogate - Via dei Rogazionisti, 8 - 00182 Roma”.

oppure chiama il numero 067023430 - Fax 067020767 - Email: [email protected] - www.vocations.it

SOMMARIO

mondovoc | 1

ATTUALITÀNuovi media: una rivoluzione antropologica e culturaledi Stella F. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .4Chiamati ad essere “testimoni digitali”di Domenico Pompili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .7Digitalnatives.org ovvero i giovani raccontatidi Adamo Calò . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .10La comunicazione è un dono e un compitodi Aldo Maria Valli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .12I figli del calendariodi Carlo Climati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .14

DIVERSO PAREREMalati di Facebookdi Catena Fiorello . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .16

FRATELLO WEBTwitter, Facebook, msn, iphone, sms…di Luca Cilento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .18

GIOVANIMISSIOIl risveglio dopo il click del mouse di Michele Pignatale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .20

PERSONAGGIODaniele Zaffiri: vivere di pane e musicadi Antonella Prenna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .22

MODA E TENDENZE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .25

ORIENTARSIMosè, l’amico di Diodi Amedeo Cencini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .26

STORIE DI VITAThe Priests.

Le popstar col collare biancodi Vito Magno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .28

ANNO SACERDOTALELa rete delle retidi Paolo Fucili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .30

INCONTRAGIOVANI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .32

TESTIMONISandra Sabattini. Questa vita non è miadi Gianni Epifani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .34

MEDIAEDUCATIONE-bookdi Stella F. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .36

NEWS . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .38

VOCAZIONE E DINTORNIBenedetto… il silenziodi Massimiliano Nobile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .40

TELEFILMITÀ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .42

CINEMA/MUSICA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .44

PAROLA PER VIVEREDalla Chiesa saliva incessantemente a Dio una preghieradi Marinella Perroni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .46

LIBRIdi Luciano Cabbia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .47

LETTERERisponde Padre Sandro Perrone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .48

Un indovinato e assai utile sussidio per la pastorale vocazionale.Sulla scorta dell’urgenza del tema educativo nell’agenda dellapastorale della Chiesa italiana per il prossimo decennio, Mons.Ghidelli riflette sull’idea che non si può ipotizzare alcuna operaeducativa senza passare attraverso la testimonianza dei Vangelidove viene presentato Gesù il Maestro, l’educatore numero uno,e il suo “metodo” dal quale nessun vero educatore può esimersi.Così viene illustrata la chiamata di Giuseppe, lo sposo di Maria; lavocazione dei Dodici; la chiamata di Levi-Matteo; la chiamata diPietro; l’incontro di Gesù con il giovane ricco; la chiamata di trepersonaggi anonimi raccontata nel vangelo di Luca; e poi,ancora: Gesù e Nicodemo; Il Risorto e i discepoli di Emmaus;Maria, ancella della Parola… Con queste meditazioni l’Autorepresta un valido sevizio a quanti, soprattutto giovani, sonodesiderosi di conoscere la volontà del Signore sulla loro vita.

GESÙ MAESTRO PAGINE DI VOCAZIONE NEI VANGELI

Carlo Ghidelli Editrice Rogate, Roma 2010, pp. 132, € 10,00.

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NOVITÀ

Anno 18 • n°4Aprile 2010

DIRETTORE RESPONSABILEAntonella Prenna

DIRETTORE EDITORIALEAdamo Calò

REDATTORE CAPOGianni Epifani

CONSIGLIO DI REDAZIONEPasquale Albisinni, Luciano Cabbia, Luca Cilento, Carlo Climati, Alessandra De Tommasi, Marinella Perroni, MichelePignatale, Giovanni Sanavio, Aldo Maria Valli

COLLABORATORIAmedeo Cencini, Stella F., Catena

Fiorello, Tonino Lasconi, Vito Magno, Enrico Papi, Antonio Valente

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONEGiada Castellani

FOTOGianni Epifani, Roberto Gregori, Viviani, LucianoCabbia, Romano Siciliani, Giorgio Nalin, Vision, Fotolia

DIREZIONE,AMMINISTRAZIONE,REDAZIONEVia dei Rogazionisti, 800182 RomaTel. 06 7023430 - 06 7022661Fax 06 7020767E-mail: [email protected]

EDITORELibreria Editrice RogateVia dei Rogazionisti, 800182 Roma

PUBBLICITÀPublirogVia dei Rogazionisti, 800182 RomaTel. 06 7023430 - 06 7022661Fax 06 7020767

STAMPALitografia Cristo ReVia Flaminia, 77Morlupo - RomaTel. 06 9071440

QUOTE DI ABBONAMENTOItalia € 28,00Estero € 55,00(VIA AEREA)

Il versamento deve essereeffettuato tramite Conto Corrente Postale N° 77389005 intestato a:

Libreria Editrice RogateVia dei Rogazionisti 8 - 00182Roma

Aut. Trib. di RomaN° 164/94 del 18/4/94

Una copia € 2,80

Questo periodico è associato all’U.S.P.I.Unione Stampa Periodica Italiana

MondoVoc è una espressione del “Centro InternazionaleVocazionale Rogate” di Roma dei Padri Rogazionisti

Carlo Ghidelli, ha conseguito la Laurea in Teologia presso la Pon-tificia Università Gregoriana e la licenza in Sacra Scrittura pres-so il Pontificio Istituto Biblico. È stato docente alla Facoltà Teo-logica di Milano. Ha collaborato alla traduzione interconfessiona-le della Bibbia in lingua corrente (Ldc-Abu) e alla revisione dellaBibbia CEI. Dal 2001 è vescovo della diocesi di Lanciano-Ortona.

È l’attuale presidente della Conferenza Episcopale Abruzzese-Molisana. È socio fondatore della Società Biblica in Italia. Nelcampo degli studi biblici è specializzato negli scritti lucani: TerzoVangelo e Atti degli Apostoli. È autore di numerose pubblicazio-ni. In questa Collana ha pubblicato: Secondo la tua Parola. Pagi-ne bibliche di vocazione (2009).

Richiedilo a Editrice RogateVia dei Rogazionisti, 8 - 00182 Roma - 06/7023430 - Fax 06/7020767

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YouTube, Facebook, dvd, cellulari, blog, providers sono solo alcuni dei terminiche compongono l’universo in continua, rapidissima espansione delle nuovetecnologie. Giovani e adolescenti sono tutti ormai esperti fruitori, e a noi, ‘vec-chia generazione’, non resta che adeguarci ai tempi se non vogliamo rimaneretagliati completamente fuori. Internet ha modificato il modo di comunicare maanche la natura dei rapporti interpersonali nella nostra società, allargando al-l’infinito la rete dei contatti che diventano di conseguenza superficiali, fluidi,e instabili. Non è purtroppo una novità che negli ultimi tempi la diffusione diquesti media sia cresciuta al punto tale da sviluppare a volte le caratteristichedella dipendenza. Tale mondo attrae in particolare gli adolescenti che lo utiliz-zano per nuove forme di comunicazione o socializzazione attraverso forum, e-mail, giochi, film e musica. Ma come riuscire a districarsi in questa oscura sel-va della società contemporanea? Soprattutto per i meno giovani può essere dif-ficile stare al passo con i tempi. Conoscere però tutte le implicazioni di questofenomeno è fondamentale, in particolare per quanti (genitori, nonni, insegnan-ti, educatori) operano nel delicato mondo della formazione, per aiutare i piùpiccoli ad un uso responsabile e critico del “giocattolo” tecnologico. La sfida èquella di educare/educarci da un uso ‘individuale’ dei nuovi media ad un uso“personale” che ne rispetti cioè la “persona”. Bisogna entrare in possesso diquesti linguaggi per interagire e dialogare con i giovani anche nell’ambito del-le reti sociali. Nella rete i giovani, pre-adolescenti e adolescenti, portano tuttoil loro mondo. Non soltanto amici e amicizia, intrattenimento e relax, informa-zione e notizie di musica, moda, sport, senza risparmiarsi nessuna esperienza,a dispetto dei rischi. La rete raramente diventa oggetto di dialogo costruttivoall’interno della famiglia, anzi i giovani tendono piuttosto a costruirvi intornouna barriera per evitare divieti e censure da parte degli adulti. Non si può la-sciare uno strumento così prezioso per la conoscenza come sostituto della pre-senza dell’adulto, a completare ruoli educativi carenti o inadeguati. Essere edu-catori di buoni cristiani e onesti cittadini significa entrare nel mondo virtualeche i giovani frequentano. Sta agli adulti essere sempre più vicini agli ambien-ti virtuali pur rimanendone vigili. Nonostante nei nuovi media tutto sia passeg-gero, è importante ricordare che internet offre molte possibilità per nuove for-me d’interazione, influendo sul comportamento e sui valori. Compito deglieducatori è chiedersi cosa fare in questo nuovo ambiente di comunicazione ecome interagire con gli altri soggetti ricordandosi che al centro di questo am-biente virtuale c’è l’essere umano.

Antonella Prenna

EDITORIALE

La giungla virtuale dei nuovi linguaggi

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liana

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botta e risposta che deve simulare una conversazioneorale (basti pensare quanto tempo ci vuole per scrive-re “perché non ci sei” a confronto della sua versionetelegrafica “xke nn c6”). Viviamo insomma in una so-cietà governata dai nuovi media: siti web, chat, socialnetwork, blog, cellulari, dvd, lettori mp3, cioè da que-gli strumenti di moderna invenzione che traducono larealtà attraverso l’uso di supporti digitali o informati-ci e che condizionano fortemente il modo di vivere,specialmente dei più giovani.

La cultura nella società dei nuovi mediaQuesta nuova cultura che ha permeato di sé la nostrasocietà ha dei caratteri peculiari. Innanzitutto è fami-liare. Viene fruita quotidianamente, in modo semprepiù naturale, tanto che i nuovi media fanno ormai par-te di noi e delle nostre vite. È veloce. Si innova a ritmivertiginosamente serrati e richiede continue capacitàdi adattamento. È elastica. Favorisce il passaggio dauno strumento all’altro in modo semplice (dal telefonoscarichiamo foto sul computer, dal computer passiamomp3 sull’Ipod, dal cellulare leggiamo le e-mail). È par-tecipativa. Richiede una fruizione attiva da parte del-l’utente, la sua continua interazione con lo strumentoe con altri utenti, così da dare vita al paradigma dellarete, in cui le relazioni tra i soggetti si intrecciano al-l’infinito. È democratica. Tutti possono contribuire acrearla, ma proprio per questo è al tempo stesso pocoautorevole; non sempre infatti le informazioni che cir-colano sono veritiere e attendibili. È globale. Travalicaconfini spazio temporali. È generazionale. Ci si sento-no a proprio agio le nuove generazioni, quei “digitalnatives” così naturali nell’approccio ai nuovi media ecosì distanti dai “digital immigrants” che invece i nuo-vi media devono imporseli, familiarizzandoci il più infretta possibile per non essere tagliati fuori dalle co-municazioni, dall’informazione, dalla società. Infine èineguale. Per tante ragioni. Per le distanze generazio-nali di cui si parlava poc’anzi, perché non tutti hannopossibilità di accedervi (solo il 23,8% della popolazio-ne può disporre di mezzi digitali e strumenti tecnolo-gici), perché non tutti quelli che vi hanno accesso usa-no i nuovi media nello stesso modo o approfittano pie-namente dei vantaggi ad essi legati.

ATTUALITÀ

4 | mondovoc

RAGAZZI E NUOVI MEDIA. NUOVI ABITUDINI, NUOVI STILI DI VITA, NUO

Sono definiti “digital natives” i ragazzi nati nell’era digitale. Per lorosono naturali l’uso dellawebcam, l’ascolto deglimp3, l’accesso a Facebook,le chat e gli sms

Nuovi media: una rivoluzione anChiamati “digital natives”, i ragazzi d’oggi vivono in un mondo in cui imperano i nuovi media e sono figli di una cultura veloce, globale, generazionale che ha modificato, stravolgendoli, stile di vita, linguaggio, abitudini. Niente di preoccupante, purché l’approccio sia responsabile.

CCampeggiava sul diario di una quindicenne l’espres-sione “xke nn c6”. A prima vista poteva sembrare ungeroglifico di quelli da tradurre con la stele di Roset-ta alla mano. Invece era una semplicissima frase scrit-ta nel gergo degli adolescenti e stava a significare“perché non ci sei”. La cosa probabilmente sorpren-de e lascia basiti gli over cinquanta, fa sorridere quel-li che hanno più di trent’anni, è normalissima per i“figli dei nuovi media”, per quei ragazzi che in sintesipossiedono l’ultimo modello di cellulare, che scarica-no la musica da internet e la passano sull’Ipod, chehanno il profilo su Facebook e l’album fotografico suFlicker, che condividono video con Youtube. Sono iragazzi definiti, per usare un’espressione davvero in-dovinata di Mark Prensky, “digital natives” ossia i na-ti nell’era digitale, quelli venuti al mondo e cresciutiin una società altamente tecnologica. Per loro sononaturali l’uso della webcam, l’ascolto degli mp3, l’ac-cesso a Twitter; per loro è scontato scrivere rispar-miando sui caratteri, oltre che necessario; certo, co-municano principalmente con gli sms o attraverso lechat, strumenti che richiedono elevate (eccessive)doti di sintesi, i primi per ragioni economiche (supe-rato un certo numero di caratteri si paga il costo di unulteriore messaggino), le seconde per la rapidità tra il

I limiti della cultura nuovo-mediale I nuovi media per molti versi facilitano sicuramente lavita, ma stanno anche rivoluzionando modi di fare, pen-sieri, azioni e comportamenti nella società al punto chei problemi che portano con sé sono almeno pari ai be-nefici. Punto primo: l’approccio alla realtà è “mediato”prevalentemente dalle immagini/icone. Questo com-porta alcune conseguenze, nemmeno tanto ovvie, che èbene considerare specialmente se si è educatori; e de-termina altresì lo sviluppo di percorsi mentali diversi daquelli a cui sono abituati gli adulti, che è bene conosce-re per non restare spiazzati, ad esempio, di fronte allefrasi crittografate come “xke nn c6”. Chi è abituato a ve-

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VITA, NUOVI PROBLEMI IN UNA SOCIETÁ CHE STA RAPIDAMENTE CAMBIANDO

dere e vivere il mondo attraverso i monitor o i lettori di-gitali è poco avvezzo ad esempio alla lettura. Fa fatica aconcentrasi sui testi e sulle parole scritte. Ragiona e ap-prende molto più velocemente attraverso processi men-tali visivi e tattili. Questo spiega ad esempio le difficol-tà di molti ragazzi ad usare i tradizionali libri di testo nel-le scuole e le sperimentazioni di didattica digitale, allequali si guarda con sempre maggiore interesse, che rap-presentano esperienze molto più vicine al vissuto quo-tidiano, alle pratiche e al linguaggio dei giovani. E an-che sul linguaggio c’è da soffermarsi; siamo al puntodue. Si ricordava prima che i ragazzi hanno modificatoil loro modo di esprimersi, specialmente in forma scrit-

ne antropologica e culturale di Stella F.

I nuovi media stanno rivoluzionando modi di fare,pensieri, azioni e comportamenti nella società ✖

ta, a detrimento della lingua italiana. Si economizza sul-le vocali, si usano la k al posto della sillaba ch, la x al po-sto del per, il simbolo matematico > invece di scriveremaggiore e così via. I ragazzi ormai scrivono così (ahi-noi!) non solo quando inviano un messaggino o chatta-no (cosa che sarebbe anche accettabile e che perfinol’Accademia della Crusca ha sdoganato, purché circo-scritta come pratica agli ambiti su indicati), ma anchequando svolgono un compito in classe o quando leggo-no. Resta tra i più esilaranti e significativo questo breveaneddoto. Esame di maturità; l’insegnante chiede alcandidato chi fosse il luogotenente di Garibaldi e il ra-gazzo risponde “Biperio”. Dopo concitate indagini lacommissione scopre che si trattava, correttamente, delgenerale Bixio, il cui nome però era stato letto e memo-rizzato dallo studente sostituendo la x con il per. Puntotre: la metamorfosi antropologica. I giovani stanno cam-biando e affermano la propria identità nell’inconsisten-te mare magnum dell’etere. Superficialità, approssima-zione, rapidità sono le peculiarità di questa mutazione.Provate a commissionare una ricerca ad un ragazzo.State certi che non userà mai l’enciclopedia tradiziona-le, ma copierà interamente da Wikipedia le informazio-ni relative all’argomento che ne è oggetto, senza chie-dersi quanto attendibili siano e senza porsi minimamen-te il problema della violazione di diritti d’autore. Puntoquattro: la dipendenza. Un tempo la peggiore punizio-ne che si potesse infliggere ad un adolescente era quel-la di segregarlo in casa per settimane. Oggi gli si tolgo-no cellulare e computer, da cui i ragazzi hanno una di-pendenza patologica. Non riescono a stare senza colle-garsi a Facebook o senza messaggiare. Uno studio con-dotto sui ragazzi delle scuole superiori e sugli universi-tari dimostra che, durante le pause dalle lezioni, gli stu-denti si precipitano al computer per scaricare la posta,aggiornare il proprio profilo, comunicare con gli amicidislocati ovunque, con maggiore urgenza rispetto ad al-

tre esigenze (mangiare, recarsi ai servizi, perfino fuma-re). Da qui un altro problema tipico della cultura deinuovi media: la sicurezza dei dati. Pochi sanno che qua-lunque interazione con le moderne tecnologie lasciatracce. Esiste quindi una sorta di memoria in cui sonoregistrate tutte le nostre azioni: dove ci troviamo, conchi stiamo parlando o messaggiando, cosa pensiamo,quali sono le nostre abitudini, i nostri gusti. Spesso poiqueste informazioni o i dati che pubblichiamo o lascia-mo inavvertitamente nella rete vengono usati in modoirresponsabile, con grave pregiudizio per la nostra pri-vacy. Infine, per citare solo i casi più macroscopici, nondimentichiamo i problemi legati all’abuso dei nuovi me-dia, come luogo di propaganda razzista o di incitamen-to alla delinquenza.

Vivere i nuovi media con responsabilitàL’altra faccia della medaglia è però rappresentata daitanti aspetti positivi che le nuove tecnologie offrono,semplificando la vita, divulgando conoscenza e infor-mazione, offrendo opportunità prima impensabili. Ba-sta viverle con responsabilità. È l’appello lanciato dallaChiesa ed è la sfida della nostra epoca. Nel documentoEtica delle comunicazioni sociali (Conferenza Episco-pale Italiana – 2000) si legge: “la persona umana e lacomunità umana sono il fine e la misura dell’uso deimezzi di comunicazione sociale”. Da qui l’invito ai geni-tori perché controllino e guidino i figli nel complessoprocesso di integrazione tra vecchi valori e nuovi lin-guaggi e agli educatori perché insegnino la facoltà di di-scernere e l’uso appropriato dei nuovi media.

ATTUALITÀ

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Social network o rete sociale: gruppo di personecollegate tra loro da legami di vario genere (amicizia,lavoro, conoscenza casuale ecc.). In internet rappresentauna delle forme più riuscite di comunicazione in rete, chepermette di incontrare vecchi e nuovi amici, presentare ilproprio profilo, condividere foto, immagini, video, opinioni,gusti. Facebook: social network creato nel 2004 da unostudente di Harward, Mark Zuckerberg, per mettere incontatto tra di loro, via internet, gli studenti e gli exstudenti dell’Università più prestigiosa d’America. Ad oggivanta 400 milioni di utenti registrati che pubblicano foto,si scambiano messaggi, si iscrivono a gruppi checondividono interessi comuni, ampliano la lista dei propricontatti. Twitter: social network creato nel 2006 che permette dicrearsi una pagina personale da cui inviare messaggi(massimo 140 caratteri) a tutti gli utenti che si sonoregistrati per riceverli. Ha dimostrato la sua utilità in varieoccasioni, come ad esempio i terremoti in Abruzzo o adHaiti per i quali l’aggiornamento in tempo reale su quantoaccadeva nei luoghi del disastro è stato condottoprevalentemente tramite questo strumento.Wikipedia: enciclopedia multilingue on line, realizzatacon i contributi degli utenti (enciclopedia collaborativa).Flicker: software multilingue che permette di crearealbum fotografici on line e pubblicare foto da condividerecon chiunque abbia accesso a internet.Youtube: software per la condivisione di video, creato nel2005, a cui accedono oltre 20milioni di visitatori al mese.

Glossario

mondovoc | 7

Oggi non basta più soltanto “stare”dentro il mondo dei nuovi media e “occuparlo”; bisognastarci con un profiloriconoscibile, da “cristiani”, cioè da soggetti che siano in grado di far risuonare la parola del Vangelo.

di Domenico Pompili

Chiamati ad essere“testimoni digitali”

UUn nuovo continente da evangelizzare: ecco come laChiesa guarda ad Internet. Bendetto XVI lo ha ripetutopiù volte invitando i giovani prima e i sacerdoti poi ad“abitare” la rete e ad essere anche lì araldi del Vangelo.Quello delle comunicazioni sociali è un mondo in co-stante, rapidissima evoluzione. Mentre prima i massmedia erano ben definiti nella loro individualità, ora sisono come liquefatti nel nuovo ambiente tecnologico.Internet e i social network, in un modo che per certiaspetti può essere percepito quasi come “magico”, rap-presentano degli straordinari catalizzatori di rapporti,capaci di azzerare le distanze spazio-temporali tra le per-sone. Allo stesso tempo, però, possono anche mettere incrisi il significato della “presenza”, nella misura in cui lasemplice connessione non riesce a compiere il decisivosalto di qualità che la trasforma in una relazione inter-personale. In questo panorama anche la missione dellaChiesa si sta rapidamente evolvendo. Oggi non bastapiù soltanto “stare” dentro il mondo dei nuovi media,“occuparlo”; bisogna starci con un profilo riconoscibileperché il contesto pluralistico nel quale ci troviamo esi-ge che siamo chiaramente riconoscibili. La Chiesa èchiamata a comunicare, anche attraverso le nuove tec-nologie, il suo sguardo assolutamente originale sulla re-altà: lo sguardo della fede. Internet diventerà semprepiù un luogo in cui l’annuncio del Vangelo trova citta-dinanza, oltre che un “cortile dei gentili” per incontra-re i lontani, nella misura in cui noi cristiani sapremostarci “da cristiani” e sapremo passare dallo stare in re-te all’essere rete, prima di tutto tra di noi. Il primo passoperò, rimane quello di capire in che modo la prassi pa-storale debba essere incarnata nei nuovi media, valu-tando potenzialità e rischi di questa commistione.

Internet e pastorale: tra rischi e potenzialità…Un primo ambito da considerare è l’impatto di internetsulla concreta recezione del dato di fede nelle comuni-tà. L’ampia possibilità di “personalizzare” il messaggioreligioso offerta dal web non deve essere necessaria-mente percepita come un ostacolo pastorale. Scongiu-

rato il pericolo di relativizzare l’as-sunto di fede, è senza dubbio

positivo che la rete agevo-li di molto l’approccio

personale al dato re-ligioso. Allo stesso

modo, internetpuò incentivarelo scambio diesperienze e laelaborazionedi progetti pa-storali in co-mune tra fe-deli, o tra preti

e laici. Altroaspetto da consi-

derare è la solidità

del legame sociale nella rete. Si tratta di una realtà chelascia spesso discutere. Se ne parla sovente in relazionealle cosiddette comunità virtuali, e non manca chi, ot-timisticamente, vi veda una garanzia per la reinterpre-tazione degli stessi rapporti della vita reale: un’occasio-ne, ad esempio, per la ricomposizione dei legami di et-nicità oltre ogni barriera; o, pastoralmente, un’esaltan-te modalità o estensione del concetto di comunione ec-clesiale. Rovescio della medaglia, però, è che lo strania-mento delle relazioni sociali on line contribuisce, talvol-ta, al progressivo sradicamento del singolo dalla comu-nità territoriale, connettendolo ad altre cerchie socialisenza che però possa stabilire con esse un legame di in-tensità pari a quelli vigenti nelle comunità tradizionali.In ogni caso il moltiplicarsi delle esperienze di comuni-tà in rete non significa, al momento, un automatico tra-collo dell’aggregazione radicata sul territorio. Rispettoad essa tale proliferare costituisce una sfida e una pro-posta di pensiero, se non altro come stimolo a riconsi-derare il valore essenziale e le dimensioni fondanti delcreare comunità, prima e oltre le sue stesse modalità diesercizio.

… e alcune sfide da raccogliere Legata alla percezione della dimensione ecclesiale è,immancabilmente, la sfida pastorale della preghiera edella mediazione cultuale in rete. L’eventualità di uncontesto liturgico-celebrativo che impegni intensiva-mente internet e gli ambienti virtuali interpella già datempo la riflessione teologica e pastorale. È possibilee anzi doveroso affermare quanto di positivo internetpossa offrire per l’ideazione e l’arricchimento di con-testi di preghiera alternativi alle modalità tradizionali.Il web è un linguaggio di linguaggi, un ambiente strut-turale, un meta-codice. In questo senso, la sua “virtua-lità” è più vicina al reale di quanto si possa ipotizzare.Proprio nel suo fascinoso approssimarsi al mondo co-me totalità di senso globale – fatto da tutti i linguaggiparlati dall’uomo, mediato dalla più ampia accezionepossibile di multi e polimedialità – internet potrebbeoffrire un valido aiuto nel rimandare al contesto cele-brativo reale come totalità esperienziale complessa. Inquesta maniera, più che astrarre e differire il contattocol reale, la rete finirebbe per custodirlo e anzi garan-tirlo. In altre parole: nel riconoscere e accompagnarela bellezza di momenti aggregativi che si avvantagginodella virtualità, non può comunque venir meno la con-sapevolezza che la pienezza della comunione ecclesia-le in praesentia carnis rappresenta quell’orizzonte ulti-mo di cui internet e le sue immagini sono, per così di-re, solo riflesso e promessa. La riflessione teologica,insomma, non ha nulla da temere dal confronto con inuovi media, anzi. Può lasciarsi provocare a rileggereed attualizzare alcune sue categorie comunicative: ri-formulare, ad esempio, il dentro e il fuori della fedesenza creare ghetti e barriere; o ancora evitare di mo-ralizzare a priori gli spazi comunicativi – e quindi pre-definire un dentro “buono” e un fuori “cattivo” –, se èvero che tali spazi sono oggi quanto mai fluidi. E poi

ATTUALITÀ

LA CHIESA È CHIAMATA A COMUNICARE E AD EVANGELIZZARE ANC

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la leggerezza della comunicazione digitale può mette-re in discussione un certo stile un po’ stantio dell’an-nuncio evangelico, stimolando la comunità cristiana asuperare l’esteriorismo e il monodirezionalismo comu-nicativo e a vincere quell’immobilismo tipico di certinostri ambienti.

L’importanza dell’appuntamento di RomaC’è anche tutto questo nell’orizzonte del prossimo gran-de appuntamento che attende la Chiesa Italiana nel-l’ambito delle comunicazioni sociali: il convegno nazio-nale “Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era cross-mediale”, promosso dalla Cei, che si terrà a Roma dal22 al 24 aprile 2010 e chiamerà a raccolta quanti si oc-cupano di comunicazione e cultura nel nostro Paese.L’obiettivo che il convegno si prefigge è racchiuso giànel titolo che è stato scelto. “Testimoni digitali”: un so-stantivo e un aggettivo. Partiamo dall’aggettivo “digita-li”: la tecnologia digitale, infatti, sta ridefinendo i vec-chi e i nuovi media, cambiando anche la nostra vitaquotidiana e relazionale. Il convegno intende mettere atema questa nuova condizione culturale. L’aggettivo,però, è preceduto dal sostantivo ‘testimoni’, che è l’ele-mento fondamentale: dentro questa nuova condizionenoi dobbiamo essere dei testimoni, cioè dei soggetti chesiano in grado d’interpretarla facendo risuonare la pa-role del Vangelo. Il convegno sarà articolato in quattrofasi. In un primo momento, introdotto da mons. Cro-ciata e centrato sulla relazione di Nicholas Negroponte

(uno dei massimi esperti mondiali di media), si cerche-rà un’analisi tecnologica dei nuovi scenari mediatici,che in un secondo momento saranno invece esaminatida un punto di vista antropologico (con la presentazio-ne di una ricerca curata appositamente per “Testimonidigitali” dall’Università Cattolica). L’obiettivo si sposte-rà poi su come i volti e i linguaggi dell’era cross-media-le interpellino l’annuncio del Vangelo da un punto di vi-sta teologico, pastorale e pedagogico: a tirare le fila diquesto momento sarà la relazione del cardinal Bagna-sco. In conclusione, infine, Benedetto XVI riceverà inudienza i partecipanti al convegno nell’aula Paolo VI econferirà loro il mandato di evangelizzare il continentedigitale. Durante tutto il convegno (e fin da ora attra-verso il sito www.testimonidigitali.it) tutti siete invitatia contribuire in modo interattivo alla riflessione.

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Internet diventerà sempre più un luogo in cuil’annuncio del Vangelotrova cittadinanza

RE ANCHE ATTRAVERSO LE NUOVE TECNOLOGIE

ATTUALITÀ

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The X generation Ve la ricordate? La generazione dei nati tra gli anni ses-santa e ottanta, battezzati come baby busters, ad indica-re una generazione senza identità, senza nulla di rilevan-te da dire in contrasto con i baby boomers, i sessantotti-ni figli della silent generation? Sembra preistoria. Tuttoè ormai alle spalle! Negli ultimi anni le nuove generazio-ni sono cambiate, arricchite e condizionate da una tec-nologia sempre più avanzata. È il tempo dei digital natives perché nati e cresciuti inun mondo in cui la tecnologia e il computer sono la vi-ta. Il 75% dei giovani tra i 16 e i 24 anni non potrebbe-ro vivere senza il web. È questo il risultato di una ricer-ca pubblicata da YouthNet, un’associazione che si occu-pa di promuovere un utilizzo sicuro della rete.Quattro giovani su cinque ricorrono ad Internet perchiedere consigli di varia natura. Un terzo di questi haammesso di trovare molto più semplice rapportarsi conil Web che non con una persona con cui parlare. Il webè parte integrante del loro mondo e deve essere conside-rato come tale, non come qualcosa di esterno a loro. Il71,1% di questi ragazzi possiede un profilo su Facebook,il social network più diffuso.

The now generationDescrivendo l’età del disagio, l’Eurispes in un Rapportonazionale sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescen-za aveva rintracciato i segni del cambiamento della con-dizione giovanile nei primi anni novanta. Una gioventù che a causa della velocità delle trasforma-zioni sociali e tecno-economiche, enfatizzava l’immedia-tezza ed il presente, poiché il futuro sembrava incerto enebuloso. La comunicazione tra le generazioni soffresempre di più del divario ampio nei linguaggi usati e nel-le conoscenze. Si segnalava allora la forte tendenza gio-vanile verso comportamenti consumistici, improntati adun eccessivo pragmatismo e ad un miope senso dell’im-

L’EDUCAZIONE NON PASSA PIÙ DA PADRE IN FIGLIO

mediatezza. Una generazio-ne del tutto e subito, figlipadroni sedotti dal consu-mismo e dai mezzi dellacomunicazione a loro di-sposizione, aggressivi conil gruppo dei pari, con iprofessori e con gli stessigenitori.

The bedroom generationUna espressione coniata inInghilterra nel tentativo di de-scrivere il cambiamento in attonel mondo dei giovani. Un mon-do giovanile oggi racchiuso tra lequattro mura della loro cameretta,dalla quale con un computer posso-no raggiungere e comunicare, an-che se solo virtualmente, ogni ango-lo del mondo. Un comunicare spes-so senza parlare. Intromettersi inquesto universo angusto e ristrettonon è impresa facile. Forse solo lapubblicità riesce a infiltrarsi e astimolarli. I giovani diventanosempre meno interessati ad ap-profondire gli argomenti quan-to sarebbe invece necessario erischiano di affrontare tema-tiche con approccio scanda-listico, con una visione del-le cose e della vita incom-pleta, superficiale e ste-reotipata. La bedroomnon risulta l’ambiente

di Adamo Calò

Digitalnatives.org ovvero i giovani raccontati

Un comunicare spesso senza parlare.Intromettersi in questo universo angusto e ristretto non è impresa facile.

ze virtuali positive. I ragazzi sono consapevoli e lo sonoin maniera più informata e profonda di quanto non losiano gli adulti. Altri parlano di rischi riferiti all’utilizzodelle nuove tecnologie, che possono essere impiegateanche come strumento di violenza. Le cronache, parla-no spesso ormai di filmati girati da adolescenti con il te-lefonino e diffusi via Internet, con scene di violenza al-l’interno e fuori dalle scuole. L’invio di sms, e-mail o lacreazione di siti Internet che si configurano come mi-naccia o calunnia ai danni della vittima e la diffusione diimmagini o di filmati compromettenti, che mostrano at-teggiamenti di disprezzo verso stranieri e disabili. È ne-cessario educare e formare i giovani al rapporto con letecnologie senza trascurare gli aspetti relazionali edumani, valori che possono veramente prevenire episodiestremi. Di sicuro oggi la conoscenza e l’educazione nonpassa più di padre in figlio, anzi accade sempre più spes-so che siano proprio i figli ad insegnare ai padri comeorientarsi tra i meandri della Rete e ad informarli sul-l’evoluzione delle apparecchiature informatiche e sullenuove modalità di comunicazione.

Sexting generationPer i giovani e molti ragazzi le nuove tecnologie non han-no segreti. Sexting si riferisce alla tendenza ormai diffu-sa tra i giovani di scambiare sul web immagini e video asfondo sessuale, con immagini personali di nudo o in at-teggiamenti ambigui. Tutto ciò fa sì che il mostrarsi nu-di sul web è un fenomeno di curiosità, per loro simpati-ca e divertente, e non percepita come fonte di rischio opotenziale pericolo. Secondo un’indagine realizzata daIpsos per l’organizzazione umanitaria Save the children,i ragazzi sentono il desiderio di esprimere la loro sessua-lità attraverso la rete, stringere contatti e relazioni conutenti del web. Il rapporto prende in considerazione ra-gazzi tra i dodici e 19 anni. Il 43% degli intervistati con-fessa di inviare messaggi a sfondo sessuale; guardare vi-deo e immagini a sfondo sessuale (41%); ricevere mes-saggi con riferimento sessuale e avere rapporti intimicon qualcuno incontrato su Internet. Lo slogan del Sa-fer Internet day 2010 era incentrato su questo concetto:Think B4 U post! Pensaci prima di pubblicarlo.

YouthtopiaUna ricerca realizzata da Mtv International versol’agosto dello scorso anno, ha preso in considerazioneil mondo dei giovani di età compresa tra 16 e 34 anninei paesi europei. Per ottenere un risultato il più pos-sibile diretto e veritiero, la ricerca ha utilizzato gli stes-si strumenti tecnologici che i teenager usano ognigiorno per comunicare tra di loro, dunque internet, iblog, le webcam e i video uplodati. La ricerca ha evi-denziato le divergenze tra il modo in cui i giovani d’og-gi vengono ritratti dai media e il modo in cui loro stes-si si vedono. Dalla ricerca emerge che i giovani euro-pei vogliono vivere una vita tutt’altro che spericolata,senza sballi dovuti ad alcol e droga e soprattutto conun’attenzione particolare all’amicizia e all’onestà. So-no motivati guardando al futuro: il 66% infatti si sen-te protagonista del proprio futuro ed è pronto ad agi-re in prima persona per raggiungere i propri obiettivi,anche se mai a scapito degli altri. Questa generazionepensa sia fondamentale essere felici e positivi nella vi-ta. Viverla con pienezza e passione, assumendosi leproprie la responsabilità.

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giovanile ideale per imparare ad assumersi le responsa-bilità del lavoro e soprattutto per portare a termine nelmigliore dei modi quello che è il mestiere più difficile edal medesimo tempo più bello ed importante, quello dicrescere e diventare adulti.

Generazione Y Cos’è la Generazione Y ovvero i technosexual, come lidefinisce un marchio pubblicitario? È una denominazio-ne per identificare i giovani di oggi dai 18 ai 25 anni svez-zati a personal computer e cellulare. Un’espressione stu-diata apposta per identificare quei giovani legati ad In-ternet e ad altre tecnologie, chat e sms, iPod, blog,BlackBerry, webcam, Skype, peer-to-peer, video-sharingche li fanno sentire connessi, inseriti, padroni di se stes-si, audaci e curiosi. Ragazzi che hanno dimenticato pe-rò il gusto di un biglietto scritto a mano e che si affida-no a un modo di comunicare tecnologico, fatto di abbre-viazioni, segni ed emoticon. Ragazzi e giovani considera-ti e descritti assolutamente in pace con se stessi, non tur-bati ma diversamente pronti e informati per il futuro la-voro. Non tutti però sono d’accordo su questo ultimogiudizio. Per alcuni pare che questo continuo afflusso diinformazioni produca una pressione psicologica che sfa-rina la loro identità e impedisce un vero contatto con glialtri. I rapporti umani si trasformano in una mescolanzadi reale e virtuale.

Generazione EI figli del disincanto. Poco partecipativi ma attenti aicambiamenti. Idealisti. Rivolti all’etica più che alla poli-tica. Incapaci di dichiarare un’appartenenza di destra odi sinistra. Eredi di un disincanto trasmesso loro forse dagenitori delusi dai partiti e dalla vita sociale. Questo il ri-tratto della «generazione E», i giovani europei nati dopoil 1980 (M. Bontempi e R. Pocaterra, I figli del disincan-to, Mondadori). Il volume raccoglie e commenta i dati diEuyoupart (Political participation of young people inEurope), un’indagine sulla partecipazione politica giova-nile. I risultati sfatano una serie di luoghi comuni che sisono andati affermando in questi ultimi anni su giovanie giovanissimi: disimpegno, incapacità di analisi della si-tuazione politica, inattività, poca coscienza critica. Sonoi figli di una generazione che ha visto, con la caduta delmuro di Berlino, la fine di un certo modo di vivere, fat-to di passione e di ideali. Il disincanto dei genitori ha de-terminato il nuovo atteggiamento dei figli. Le istituzioni,i partiti, la classe politica non sono più centrali. L’impe-gno si è spostato in altre aree della vita sociale. Sono spa-rite le attenzioni a lotte sindacali o a movimenti politicie si affacciano nuove forme di attivismo, interessi preci-si legati alla vita sociale, la discussione su temi etici co-me la manipolazione genetica o la pena di morte, l’asso-ciazionismo, la religiosità, la disoccupazione e la preca-rietà, l’inquinamento e le tematiche ambientali, la vio-lenza e la povertà.

Cyber bullyingIl mondo dei nuovi media intercetta sicuramente al-

cuni bisogni dei giovani e adolescenti di oggi sentiticome urgenti quali, ad esempio, la riconoscibilità

entro il gruppo dei pari o il bisogno di comunica-re e confrontarsi su stati d’animo, pensieri edemozioni. Divertimento, espressione creativa ecomunicazione rientrano anche tra le esperien-

I

ATTUALITÀ

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IL GRANDE RICHIAMO ESERCITATO DAI NUOVI MEDIA È QUELLO DELLA FAC

La comunicazione è un d

presentata in questo caso da tre rischi: quello di sosti-tuire la realtà fisica e materiale con la realtà virtuale edigitale, quello di contribuire alla formazione diun’identità immaginaria che non è più la propria e checorrisponde a una fuga da se stessi (l’uso dei nickna-mes, il mondo degli avatar), e quello di finire omolo-gati dentro un sistema globalizzato che alla lunga im-pone ancora una volta alcuni modelli lasciando benpoco spazio all’autonomia e al giudizio critico.Gli educatori devono fare i conti con gli aspetti più co-struttivi dei nuovi media e con quelli più deleteri, cer-cando un equilibrio che torni a vantaggio della forma-zione e della crescita di ogni persona così come delgruppo e della comunità. In questo lavoro educativoinevitabili sono alcuni conflitti, specie tra generazionidiverse, ma il conflitto spesso è di per sé un momentodi crescita e di scelta. Quindi meglio non evitarlo, mariconoscerlo e trovare i modi per ricomporlo in unasintesi che rappresenti un passo avanti per tutti.

I nuovi media in casa nostra sono stati accolti con fi-ducia e gratitudine. I dvd, per esempio, ci hanno per-messo di affrancarci sempre di più dalla dittatura deiprogrammi televisivi, i siti web ci tengono aggiornaticon rapidità e in modo personalizzato molto più diquanto non possano fare i vecchi giornali di carta, laposta elettronica ci dà la possibilità di comunicare conuna velocità e una facilità impensabili solo fino a po-chi anni fa, i gruppi di discussione rappresentano mo-menti di confronto vivace, i blog e i social website so-no fonti alternative che consentono di allargare gliorizzonti conoscitivi oltrepassando le barriere e le rigi-dità imposte per vari motivi dai media tradizionali, e latelefonia mobile comporta vantaggi che sono sotto gliocchi di tutti.

L’altra faccia della medagliaCome sempre accade nel mondo della comunicazio-ne, c’è però anche un’altra faccia della medaglia, rap-

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LLA FACILITÀ

di Aldo Maria Valli

n dono e un compitopersona e per le società. Soprattutto, ciò che oggi vie-ne chiesto è di pensare gli individui e le comunità pro-prio in termini di comunicazione. La comunicazione,quindi, non più come un’appendice e un’opportunitàpiù o meno importante, ma come ciò che propria-mente caratterizza i soggetti. È un cambio di prospet-tiva radicale, al quale gli educatori sono chiamati inmodo speciale. Questo percorso di conoscenza e dicrescita ha bisogno di un lavoro educativo circolare,all’interno del quale il giovane è sia educando sia edu-catore, perché la sua prontezza nel cogliere le oppor-tunità delle trasformazioni è un patrimonio da valo-rizzare e da mettere a disposizione di tutti. Da partedell’adulto è importante non mostrare un pregiudizioche può essere facilmente percepito come ostilità ocome paura.

Offrire vere alternativeIn quanto genitore ho potuto verificare che i miei figlinon vengono fagocitati dai nuovi media se dispongo-no di vere alternative. Lo sport, in questo senso, eser-cita una funzione importante. Spesso lo schermo delcomputer diventa il compagno più invadente ed esclu-sivo soltanto perché riempie un vuoto e risponde a unsenso di noia. Quando invece la vita, con i suoi varimomenti, è ricca, è più agevole trovare un equilibrio. Il grande richiamo esercitato dai nuovi media è quel-lo della facilità. Nel loro mondo tutto sembra più ra-pido, più accessibile, meno faticoso, meno stancante,il che riguarda anche i rapporti umani. Da parte del-l’educatore è importante richiamare alla dimensionedella realtà, nella quale non basta premere un tasto oagire su un mouse per uscire da una situazione sgra-devole o per evitare di rispettare un impegno gravoso.Un altro rischio che vedo per i nostri ragazzi è quellodella confusione. Quando la mole dei messaggi diven-ta eccessiva e quando le chiavi di lettura si moltiplica-no, ecco che l’opportunità di conoscenza offerta dainuovi media può trasformarsi nel suo contrario, inqualcosa che non ti rende più cittadino del mondo mapiù spaesato. In questo caso all’adulto spetta il compi-to di aiutare il giovane a “mettere ordine” fra i dati e ivalori, spiegando che esistono gerarchie, che non tut-to è uguale e che non tutto merita di essere acquisitosolo perché è disponibile. Benedetto XVI ci è di grande aiuto quando ricorda chela nostra capacità di comunicare, con ogni mezzo, nonè il prodotto del caso. Alla luce del messaggio biblicoessa infatti “riflette piuttosto la nostra partecipazioneal creativo, comunicativo e unificante Amore trinita-rio che è il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo” (messag-gio per la Giornata mondiale delle comunicazioni so-ciali 2008). Per il cristiano, sale della terra e luce delmondo, la comunicazione è un dono e un compito.

Un’isola che separa le personeIn famiglia è facile verificare che l’ambiente mediati-co può trasformarsi in un’isola che separa le persone,il che è paradossale per strumenti che nascono per fa-cilitare l’incontro, la conoscenza e la socializzazione.Forte è anche il rischio che questi strumenti creinoforme di dipendenza, dalle quali può essere molto dif-ficile uscire. È sempre più importante quindi elabora-re una vera e propria cultura della comunicazione, bensapendo che il confronto con i nuovi media e con leloro continue trasformazioni mette in discussione lanostra libertà.La Chiesa già dal Concilio Vaticano II, con il decretoconciliare Inter mirifica, chiede a tutti di assumerequesta responsabilità. La stessa intelligenza umanache rende i mass media ogni giorno più perfezionati vamessa in campo per riuscire a gestirli con sapienza.Giovanni Paolo II ha chiesto a più riprese di “prende-re il largo” con coraggio nel mare del web (si pensi almessaggio Internet, un nuovo forum per proclamare ilVangelo, per la Giornata mondiale delle comunicazio-ni sociali 2002) e dunque la sfida va accolta con spiri-to di fiducia. Benedetto XVI propone di portare la testimonianzadella fede nel mondo digitale e invita soprattutto i gio-vani, che con questi mezzi hanno più dimestichezza, aintrodurre nel nuovo ambiente comunicativo i valorisu cui poggia la vita cristiana (Nuove tecnologie, nuo-ve relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, didialogo, di amicizia, messaggio per la Giornata mon-diale delle comunicazioni sociali 2009).

Un cambio di prospettiva radicaleIl paragone proposto da papa Ratzinger è efficace e af-fascinante: come gli apostoli, nei primi tempi dellaChiesa, per portare la buona novella nel mondo greco-romano si impegnarono a comprendere la cultura e icostumi di quei popoli, così ora l’annuncio di Cristodentro l’universo caratterizzato dai nuovi media devepartire da una conoscenza attenta delle tecnologie edei cambiamenti che esse determinano per la singola

Gli educatori devono farei conti con gli aspetti più costruttivi dei nuovimedia e con quelli più deleteri.

A Questi calendari non fanno altro che generare stati diinsicurezza nei giovani. Chi non assomiglia a certimodelli rischia di sentirsi diverso, inferiore, limitato.

Fragilità e debolezzaViviamo nell’era dell’apparenza e dell’immagine. Neicalendari ogni cosa sembra perfetta. Ed è costruitaper sembrarlo.Così, chi non assomiglia alla fotomodella di turno vainevitabilmente in crisi. Comincia a guardarsi allospecchio e a provare una sensazione di fragilità e de-bolezza. Forse è proprio per questa ragione che tanti ragazzi,invece di vivere un’esistenza reale, preferiscono tuf-farsi nella realtà mascherata e virtuale delle “chat”.Hanno paura di essere giudicati, di non essere suffi-cientemente belli e perfetti come i personaggi irrealie ritoccati al computer.Vediamo, perciò, che attraverso uno strumento appa-rentemente banale ed innocuo, come il calendario, igiovani finiscono per ricevere pressioni molto forti.Un altro effetto devastante di certi calendari è la “rot-tamazione del senso del pudore”. Il corpo della don-na diventa un oggetto, una “merce” esposta in vetri-na. Non esiste intimità. Tutto viene assolutamentesvelato, esposto, regalato agli occhi delle persone. Edè questo il messaggio che viene comunicato alle nuo-ve generazioni: il tuo corpo non conta nulla. Può es-sere usato, strumentalizzato, “urlato”, ridotto ad unostato di pura schiavitù.

Le tappe bruciateMi viene da pensare ad un bellissimo film di Erman-no Olmi: “L’albero degli zoccoli”. Interpretato da con-tadini della campagna bergamasca, racconta la vita dialcune famiglie lombarde, alla fine del secolo scorso.È la toccante fotografia di un’epoca. Un affresco ric-co di emozioni, dall’inizio alla fine della pellicola.All’inizio della storia, c’è una scena che esprime pie-

Alle soglie del terzo millennio, ci accorgiamo di vive-re in un mondo che cambia sempre più rapidamente.All’origine di questo mutamento c’è un dato essenzia-le, che deve farci riflettere: l’influenza schiacciantedei mass media sulle nuove generazioni.I giovani d’oggi, a volte, sono più “figli dei mass me-dia” che dei loro stessi genitori.Un tempo, l’educazione dei ragazzi era il frutto di trefonti fondamentali: la famiglia, la scuola e la religio-ne. Oggi non è più così. I giovani sono “educati”, nelbene o nel male, dai milioni di messaggi che ricevonoattraverso i mezzi di comunicazione: televisione, In-ternet, giornali, riviste, chat, gruppi di discussione,telefonini, canzoni, video musicali…Ognuno di questi strumenti propone dei messaggi.Possiamo, perciò, immaginare quale straordinariobombardamento di notizie e opinioni raggiunga co-stantemente le nuove generazioni.

Un salto in edicolaPer affrontare questo tema, non voglio parlare anco-ra di Internet e delle “piazze virtuali”. Si tratta di unargomento già abbondantemente trattato nei numeriprecedenti di Mondo Voc.Voglio prendere spunto, invece, da uno di quei “nuo-vi media” di cui si parla poco: il calendario.Proprio così. Il calendario, da alcuni anni a questaparte, è diventato, a tutti gli effetti, un nuovo “mezzodi comunicazione”. Proviamo a fare un esempio concreto. Una ragazza sireca all’edicola per comprare una rivista e si trova difronte tre o quattro calendari con donne nude, redu-ci dai soliti reality show.Questo impatto avrà sicuramente un effetto deva-stante sulla mente di questa ragazza, per varie ragio-ni. Prima di tutto occorre ricordare che, in molti ca-si, le immagini di certi calendari sono ingannevoli.Sono ritoccate al computer, con il chiaro obiettivo diproporre esempi di bellezza irreali, irraggiungibili.

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Bisogna aiutare i giovani a non “bere” passivamente tuttii messaggi che vengono loro proposti.

L’INVASIONE DEI NUOVI MEDIA

di Carlo Climati

I FIGLI DEL CALENDARIO

namente la poesia di quel tempo lontano. Un giovanesaluta una ragazza, mentre cammina su un viale dicampagna. Lei gli risponde, senza voltarsi completa-mente. Solo per un attimo gli rivolge uno sguardo, perpoi abbassare immediatamente gli occhi e riprendereil cammino verso casa.In quel breve e timido dialogo, quasi sussurrato, c’ètutta la bellezza di un tempo in cui gli esseri umaniriuscivano a rispettarsi e a guardarsi nella profonditàdell’anima. Queste immagini, oggi, sembrano davve-ro lontane. I due contadini appaiono ai nostri occhicome bizzarri extraterrestri, che si comportano in mo-do strano. Nell’epoca dei “nuovi media” l’imperativoè esattamente l’opposto: tutto deve consumarsi rapi-damente. Anche l’amore. Anche il corpo.I giovani d’oggi, figli del calendario, non sono più ca-paci di vivere a poco a poco le tappe fondamentali del-la vita. Il calendario, cattivo maestro, ha insegnato lo-ro che il corpo può essere tranquillamente consuma-to a tempo di record.

Gli alleati del calendario“L’amore è una cosa meravigliosa”, diceva il titolo diun vecchio film. E lo sarebbe davvero, se tutti lo vi-vessero nel modo più giusto e naturale, come auten-tico dono di se stessi. Ma, come abbiamo visto, i gio-

vani sono bersagliati da un certo tipo di non-culturache tende a ridurre questo stupendo sentimento aduna dimensione egoistica, superficiale, priva di sen-so. Il calendario, nella diffusione di questa non-cul-tura, ha tanti pericolosi alleati. Per accorgersene, ba-sta accendere la televisione e dare un’occhiata a cer-ti programmi dedicati ai ragazzi. Si parla sempre me-no d’amore, e sempre più di sesso. Si moltiplicano icosiddetti “esperti di sessualità”, che dovrebbero ave-re il compito di dare risposte agli interrogativi degliadolescenti.Ma quali sono queste risposte? In molti casi si trattadi banalizzazioni, di affermazioni senza etica in cui ilrapporto personale tra due persone sembra ridursi aduna forma di “ginnastica”.Nell’era dei calendari siamo tutti chiamati ad unanuova sfida educativa: quella di aiutare i giovani anon naufragare nel vastissimo mare dei nuovi mezzidi comunicazione.I nuovi mass media non sono strumenti da demoniz-zare. Bisogna semplicemente utilizzarli nel modo giu-sto, stimolando i ragazzi a non “bere” passivamentetutto ciò che viene loro proposto. È importante essere vicini ai giovani ed insegnare lo-ro come vivere serenamente il rapporto con i nuovimedia, senza paura. Con gioia e buon senso.

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SEMPRE PIÙ PERSONE PREFERISCONO RIMANERE DIETRO LO

di Catena [email protected]

DIVERSO PARERE

IIl 17 Gennaio 2010 il telegiornale di RaiUno ha man-dato in onda un servizio intitolato “Malati di Facebook”,dove si parlava di persone che invaghite dal nuovo so-cial network di Internet, ne diventano a tal punto dipen-denti da dover ricorrere nei casi più gravi (pochi credo,almeno lo spero!) alle cure di uno psicologo o, come nelcaso di un ospedale del nord Italia, che si è attrezzatoper la nuova patologia, di uno staff specializzato per lecure del caso. Anche io uso Facebook (FB per i frequentatori) da unanno circa, e lo trovo un modo carino, veloce, diverten-te e se vuoi anche disinvolto, senza tanti fronzoli, per fa-re nuove amicizie, ritrovare vecchi amici o semplice-mente per comunicare agli altri quello che sentiamo,pensiamo, o che vogliamo far sapere al mondo. Unapersona prende una pagina virtuale (gratuitamente, al-meno per ora… basta iscriversi), nello spazio infinito diInternet, la fa diventare propria, apponendo il proprionome, o la propria sigla, o un nomignolo simpatico concui si è conosciuti, aggiunge poi, ad iscrizione avvenu-ta, foto, immagini, scritte ed il gioco è fatto. Poi, libera-mente, questa persona potrà decidere con chi condivi-dere queste sue proprietà del pensiero ed esperienze, ese, quando vorrà, sempre in totale libertà, potrà decide-re di chiudere quella pagina e dire “Basta!”. Dipende,dipende da quello che si desidera o da quello che ci siaspettava…In questo modo (spero sintetico e lineare) ho cercato dispiegare quello che è FB per me, vale a dire un gioco.Certo, a volte anch’io mi ritrovo a scrivere di argomen-ti seri, importanti, con gli amici della mia rubrica. Misembra anche giusto “chiacchierare” virtualmente delmondo che ci circonda; però non ho mai pensato cheFacebook possa sostituire la mia vita reale, né che oltreFacebook non ci sia altra possibilità per fare nuove co-noscenze o possibilità di comunicare. Posso dire chequesto “posto virtuale”, che io ho chiamato il mio “Con-dominio” (chiunque volesse vederlo basta che scriva ilmio nome sulle ricerche di FB e mi cerchi con nome ecognome, senza nomignoli aggiuntivi…) è una possibi-lità in più, tutto quì, come lo sono stati, ma lo sono an-cora, MSN, MySpace e altri posti in Internet che per-mettono a noi utenti di conoscerci e comunicare. Ma… Come sempre c’è un “MA” per tutto, basta dargliil giusto valore, la giusta considerazione, fare quattro

Malati di Facebook

conti, e il resto vien da se. Mi chiedo, ma perché attec-chiscono con così grande successo questi social net-work? C’è un motivo per cui le persone preferiscono ri-manere dietro lo schermo asettico e impersonale di uncomputer e non hanno più il coraggio o la voglia di in-terfacciarsi con gli altri? Non sto descrivendo la scenadi un film di fantascienza, credetemi, descrivo sempli-cemente quello che i miei occhi vedono, e quello che lemie orecchie, sempre tese a recepire notizie, per impa-rare, per apprendere, ascoltano. Anche al ristorante, emi capita spesso, o in metropolitana, o dal parrucchie-re, è visibile, agli occhi di tutti noi, qualche scena cheracconta quello che vi scrivo. Persone in compagnia dialtre che, invece di guardare l’interlocutore negli occhie ascoltare quello che sta dicendo, o che potrebbe dire,giocherellano con il loro telefonino, applicate comescienziati a una formula segreta, al loro apparecchio, ocompletamente isolate dal resto del mondo, a tal puntoda non rendersi conto che, per esempio, sedute in me-tropolitana, è arrivato il loro turno, dovrebbero scende-

I social network sonocertamente una grande risorsache consente di comunicare e fare nuove conoscenze ma rischiano di sostituire la vita reale. Impariamo a vivere il mondo, ad uscite, a viaggiate, a comunicare con tutti i nostri sensi, sempre in presa diretta, per apprezzare veramente la vita reale.

attività frenetica notturna in cambio di un po’ di pacefamiliare e di attenzione verso una moglie che è vera,esiste, in carne e ossa, e ha bisogno del suo affetto. Viho raccontato questo perché secondo me FB, così co-me gli altri social network, non sono un problema finea se stesso, nel senso che dipende da noi non farli di-ventare tali, ma soprattutto che in ogni caso non riguar-dano solo i giovani, e menomale, una volta tanto c’èqualcosa su cui i giovani non hanno tutte le colpe delmondo, però ai giovani, e solo a loro, mi permetto di ri-volgere il mio messaggio al riguardo: imparate a vivereil mondo, uscite, viaggiate, comunicate con la vostra vo-ce, con i vostri occhi, usate le mani, le braccia, i gesti,camminate, correte, piangete, sorridete, ma sempre inpresa diretta. Fate diventare il film della vostra vita, uni-co, irripetibile, e siatene i protagonisti. Nessun FB po-trà riprodurre le emozioni del vostro cuore, al massimocomunicarle con qualche ora di ritardo a chi vi sta acuore, ma prima, sempre prima, è stato il vostro cuorea produrle. E del cuore vostro nessuno può farsi padro-ne, se non voi stessi. Felice e sereno FB & C. a tutti!

re, e invece, avendo perduto la cognizione del tempo edel luogo dove si trovano, si trascinano distratte fino al-la fermata di “Cinecittà” (è una fermata della Metro diRoma!) e stralunati dal loro display, bello fiammeggian-te, si trovano costrette a rifare la corsa al contrario perritornare alla fermata di “Termini” che era la destinazio-ne finale del loro viaggio. Oh mio Dio, aiutaci! Un altropiccolo aneddoto al riguardo: giorni fa, una signora checonosco molto bene, Rosa, mi raccontava di quantooramai suo marito sia assorto totalmente dal suo com-puter. La poveretta, che non è esperta di nuovi fenome-ni dei media, cercava una spiegazione, una risposta dame, e mi informava, con gli occhi pieni di domande, dicome suo marito passi tutte le notti davanti al compu-ter, e che, sempre questo bravo uomo, abbia fatto tanteamicizie in questo posto misterioso (parole sue!), e chespesso esce in compagnia di questi amici (tutti uomini,dice lui!) che come lui amano il calcio e la musica. Io ho risposto a Rosa che forse è arrivato il momentoche lei chieda a suo marito di vedere in faccia questiamici e, nel caso, di chiedergli di interrompere questa

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TRO LO SCHERMO ASETTICO E IMPERSONALE DI UN COMPUTER

sa

Nessun Facebook potrà riprodurre le emozioni del vostro cuore

perplessità sulla qualità del ruolo educativo è ancora latelevisione – spiega Daniele Damele, docente di etica ecomunicazione all’Università di Udine e Gorizia –. Ri-spetto alle generazioni precedenti, i bambini d’oggi na-scono già con un televisore dentro casa, e, quindi, si abi-tuano sin da piccoli sia all’oggetto, dal quale sono mol-to attratti, sia ai programmi televisivi proposti. Per i piùpiccoli, che non hanno ancora la capacità di capire checosa rappresentano le diverse immagini colorate che simuovono all’interno dello schermo, la televisione, pe-raltro, è percepita quasi come una vera e propria perso-na”. Il passo successivo è l’apertura al mondo attraver-so internet che fornisce la maggior parte dei new me-dia. Un’informazione fai da te, fatta di blogger e condi-visione di notizie che spesso supera e bypassa quella piùtradizionale di quotidiani e televisioni che ripetono sul-la rete le impostazioni della tradizione cartacea.

I quotidianiLa rilevazione sul gradimento dei quotidiani è curatadall’audipress (www.audipress.com). E si scopre chedall’edicola al web, si ribaltano le posizioni dei quotidia-ni più seguiti d’Italia. Mentre nelle edicole il Corrieredella Sera continua ad essere il quotidiano più vendutoe La Repubblica si deve ‘accontentare’ del secondo po-sto, lo stesso non si può dire delle rispettive versioni on-line. Su web infatti i due giornali si ritrovano a dati in-vertiti. Repubblica.it, la versione online del quotidianoLa Repubblica, secondo i dati pubblicati dal settimana-le L’Espresso su base Audiweb/Nielsen, a gennaio haavuto ben 1.416.000 visitatori unici al giorno e21.007.000 pagine visualizzate (sempre al giorno), clas-sificandosi come il quotidiano online più seguito. Al se-condo posto troviamo Corriere.it, la versione online delCorriere della Sera, con 1.250.000 visitatori unici e11.323.000 pagine visualizzate (quasi 10 milioni in me-no di Repubblica.It). Al terzo posto, la Gazzetta delloSport: 851mila visitatori unici e 11.638.000 pagine vi-sualizzate. A debita distanza dai primi due quotidianionline, Libero News con 571.000 visitatori unici e10.642.000 pagine visualizzate. Seguono TgCom(465mila visitatori unici), IlSole24Ore.com (292.000),Corrieredellosport.it (277mila), LaStampa.it (255mi-la), Tuttosport.it (190mila) e IlGiornale.it (130mila).Lo scorso autunno illustri anchormen si sono chiesti aNew York se Twitter fosse la Cnn della Generazione dei

IIl terremoto di Haiti è stato uno degli avvenimenti chenegli ultimi anni ha scosso maggiormente l’opinionepubblica. Bombardati da immagini e commenti venti-quattr’ore su ventiquattro. Prima lo choc, poi l’angosciaper la sorte dei terremotati, infine la corsa agli aiuti se-duti comodamente sul divano di casa e mandando unsms o facendo una semplice telefonata. Soltanto ventio trent’anni fa la notizia dello stesso avvenimento, sa-rebbe arrivata in Italia un paio di giorni dopo e non contutto il suo contorno di immagini drammatiche. Twit-ter, Facebook, msn, iphone, sms. La parola d’ordine perla società moderna è immediatezza e i new media sonoparte integrante e dominante del rapporto con la socie-tà e i giovani. “Il mezzo che più di tutti suscita paure e

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INTERNET È IL MASS MEDIA PIÙ ADERENTE ALLA VITA QUOTIDIANA DEL

FRATELLO WEB

TWITTER, FACEBOOK,MSN, IPHONE, SMS…

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ANA DELLE PERSONE

Home information Contact

I nostri siti preferiti

Repubblica.it

www.twitter.com

www.gfk.com/gfk-eurisko

La parola d’ordine per la società moderna è immediatezza e i new media sono parteintegrante e dominante del rapporto con la societàe i giovani.di Luca Cilento

New Media. Il servizio di social network e microblog-ging che fornisce agli utenti una pagina personale ag-giornabile tramite messaggi di testo con una lunghezzamassima di 140 caratteri, www.twitter.com, ha unacurva di crescita vertiginosa: in un solo anno impenna-ta del 1.400%. Gli utenti, che al lancio del social net-work, nel 2007, postavano in tutto 5mila messaggi algiorno, si sono moltiplicati velocemente e oggi i nume-ri parlano di una crescita con 50 milioni di tweets mes-si in rete ogni giorno. Il servizio è diventato estrema-mente popolare, anche come avversario di Facebook,l’altro social network del nuovo millennio, grazie allasemplicità ed immediatezza di utilizzo. Informazionesempre più che sfugge ai canali tradizionali.

I blog personaliUn esempio sono i blog personali. Secondo l’ultima in-dagine Eurisko New Media il 2% degli utenti internetpossiede/gestisce un blog personale, ciò significa che inItalia ci sono circa 350.000 blog. Proprio questa inda-gine visibile su www.gfk.com/gfk-eurisko, serve un pòa smitizzare internet come mondo del falso e del virtua-le. Internet è profondamente concreto per le personeche lo usano. La loro vita e le loro azioni si esprimono,passano anche attraverso Internet. Si usa per la vitaquotidiana, il lavoro, lo studio, il tempo libero, la comu-nicazione, le vacanze. L’utilizzo fine a se stesso è solouno dei vari aspetti, ma non il principale. Il più delle vol-te Internet si affianca, e si integra potenziandole, alle at-tività umane pre-esistenti. Quando pensiamo a Internetcome a un mass media, siamo costretti ad ammettereche è quello più aderente alla vita quotidiana delle per-sone. Sono semmai altri i media che vivono in un tem-po differente da quello attuale. E nell’integrazione tele-visione-computer-telefono destinati sempre di più a di-ventare un unicum, l’avvento dell’iphone ha cambiatoancora di più il modo di considerare l’informazione. Gliultimi tipi di palmari, infatti, permettono di usare Face-book, YouTube, Last.fm e tutti gli altri social media chestanno su Internet, senza dover stare davanti a un com-puter.

SSedici ore al giorno di lavoro durante i mesi estivi e tan-te altre durante il periodo invernale. Era la vita di ognigiorno che faceva fino all’anno scorso Luciano, un gio-vane di Senigallia di 26 anni impegnato durante il perio-do estivo a gestire con i genitori un lido sulla bellissimaspiaggia marchigiana e durante l’inverno a portare avan-ti un pub che i genitori avevano rilevato pensando al fu-turo dei figli. Ogni giorno della stagione balneare il lavo-ro cominciava molto presto nella cura della spiaggia, nel-l’accoglienza dei bagnanti, nella disponibilità al bar e al-la mensa. Un lavoro che non lasciava spazio nemmenoper respirare. L’unico rifugio era rappresentato dalla suaormai riconosciuta malattia di navigare in internet. Perlui la nuova tecnologia non aveva segreti ed era sempreattento alle novità che lo sviluppo tecnologico sfornavanel campo dei media e della telefonia. Erano i momentiin cui riusciva a rilassarsi, a dimenticare per quanto pos-sibile tutte le fatiche e le incombenze della giornata.Certo l’attività lavorativa gli permetteva di godere di tan-te cose. Non aveva problemi di spesa. I suoi guadagnierano sudati e si sentiva libero di spenderli come deside-rava perché dentro sentiva che quello che faceva non losoddisfaceva al massimo se non altro per il motivo chementre i suoi amici erano in spiaggia per divertirsi lui do-veva lavorare sodo e questo non gli garbava tanto.

La storia di Luciano, un giovane di Senigallia,che alla vita virtualevissuta in rete ha preferito quella realedella gente povera e malata di Aids del Madagascar.

Catturato da Second lifeAveva dentro un desiderio di vivere un’altra vita in cuipoter gestire in prima persona le scelte e concretizzare isogni che si affacciavano di volta in volta. Si portava den-tro un desiderio di felicità legato anche ad un lavoro disuccesso dove poter mettere in atto le sue capacità chetante volte i genitori, non volendo rischiare, avevanocontribuito a mortificare. Così quando è scoppiato il fe-nomeno di “Second life” lui si è buttato a capofitto. “So-no capitato per curiosità – ci racconta Luciano – e in unmomento in cui quello che facevo mi pesava molto. Sedi-ci ore al giorno di lavoro non sono uno scherzo e lascianoil segno se non puoi avere uno svago o un tempo per pen-sare a te stesso, a quello che desideri, ai progetti che puoiaver in testa. Allora prendi come un’occasione la promes-sa del raggiungimento della vera felicità, anche se virtua-le, perché quello che stai vivendo non ti soddisfa e comin-ci a gustare dentro questa realtà virtuale, il fatto che sei tustesso che crei ciò che desideri, dando vita ad una nuovarealtà che sarà la proiezione dei miei desideri. E così hocominciato a giocare sollecitato da tutto ciò che mi porta-vo dentro. Sono diventato un imprenditore alberghiero,ho investito dei soldi, ho acquistato un’isola e per quasi unpaio d’anni sono stato avvinto da questa seconda vita in cuiio mi ritrovavo come reale pur essendo in un mondo vir-tuale”. Era chiaro che il gioco non poteva continuare al-l’infinito perché un mondo del genere non può essere re-almente in grado di mantenere le promesse di felicità edi successo che dichiara. Come si può trovare soddisfa-

di Michele Pignatale

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GIOVANIMISSIO

DAL RIFUGIO DI “SECOND LIFE” ALL’APPRODO AD UNA TERZA VITA CON

Il risveglio dopo il click del mouse

cando ancora una volta qualcosa nel mondo reale, fatto dioggetti veri e di persone di carne più attrattivo di una se-conda vita alla Second life”. La conoscenza di Anne e Pa-schal ha aperto una terza vita a Luciano. Infatti nel set-tembre dello scorso anno ha raggiunto i suoi amici fran-cesi in Madagascar. La decisione è stata presa dopo unanno di contatti con Paschal ed Anne e un corso più ap-profondito di francese e di lingua malgascia. “Sono arri-vato in questa isola vera e meravigliosa – ci dice Luciano– con uno stato d’animo che fino a quel momento non ave-vo mai provato. Gran parte di queste sensazioni erano do-vute al fatto di stare insieme ad Anne e Paschal, ragazzidavvero speciali e all’accoglienza che la gente del luogo miha riservato. A poco a poco ho preso coscienza della real-tà in cui mi trovavo e soprattutto della situazione del ter-ritorio della parrocchia che ci ospitava. La nostra attivitàconsisteva nel fare dei corsi d’informatica e per le donnedei corsi di cucina e di igiene. Inoltre abbiamo scoperto latriste realtà dei malati di AIDS e abbiamo cominciato acollaborare con un movimento locale di sensibilizzazionee di lotta contro l’indifferenza della popolazione verso ta-le problema. Abbiamo dato disponibilità a dei giorni dipresenza nella Casa di accoglienza per malati terminali diAIDS con lo scopo soltanto di ascoltare, essere vicini pas-sando delle ore con loro, insegnando l’uso del computer edi internet. Ho scoperto quanto sia importante per questepersone vittime di questa tragedia, allontanati dalle lorofamiglie, avere qualcuno che li ascolti senza essere giudi-cati, di poter essere riconosciuti nella loro dignità di per-sona malgrado le loro sofferenze. Ecco anche qui lavorosedici ore al giorno come facevo a Senigallia. Potrebbesembrare che non sia cambiato nulla nella mia vita ed in-vece sono rinato alla mia terza vita più leggera, più affa-scinante, perché condivisa con i bisogni e le sofferenze de-gli altri”.

zione in un mondo che non esiste? Se la realtà non sod-disfa, può farlo un surrogato virtuale di questa? Davantial mare elettronico di “Second life” forse ci si aspettaqualcosa di più da questa seconda vita perché creata danoi stessi, sulle ali dei nostri desideri. Poi basta pensaree fare l’esperienza di come, pochi bit più in là dalla pro-pria isola, una umanità si rincorre e schiamazza, crea le-gami di una sera e ne distrugge altri con la stessa legge-rezza. E ci si può interrogare sul senso di questo fiumeinfinito che attraversa le nostre vite di figurine di cartadestinate a perdersi nel suo fluire.

Il risveglio e la terza vitaÈ la sensazione che ha provato Luciano dopo che nel-l’estate di due anni fa ha conosciuto nel proprio lido unagiovane coppia francese approdata in vacanza a Senigal-lia per un meritato riposo dopo due anni di permanenzain Madagascar al servizio di un Organismo di Volonta-riato francese.“Per me è stato un incontro miracoloso – continua a rac-contare Luciano – perché attraverso la loro vita semplicee la loro gioia di comunicare ciò che stavano vivendo, mihanno letteralmente strappato da quel mondo virtuale incui dimoravo e dove cominciavo a sentire la stessa insod-disfazione pur essendomi rifugiato per scappare da quellache provavo nella vera realtà. Ho scoperto che era una il-lusione perché mi sono accorto che tutto nasceva dal so-gno di poter realizzare il proprio desiderio attraverso qual-cosa che non è in grado di soddisfarlo. Ho preso coscienzadi quanto sia importante per l’uomo il legame con la real-tà e quanto più questo legame è debole tanto più siamo fa-cili ad essere manipolati e illusi dalla possibilità di crearsiuna nuova vita in un luogo che non c’è. Al risveglio, quan-do con un clic del mouse esci da questo mondo virtuale, èla realtà che, testarda, torna ad invadere l’esistenza cer-

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ITA CONDIVISA CON CHI SOFFRE

do dal 2003 sono diventato anche produttore; i miei di-schi erano studiati in modo da avere la massima resa inpista e per radio e il mercato reagiva sempre positiva-mente. Anche in questo caso sapevo sempre cosa fare: i

È uno dei DJ più conosciutie talentuosi del panoramaitaliano e non solo. Suona nelle discoteche e nei locali più importanti d’Italia, Spagna, Francia,Germania, ecc.

D

PERSONAGGIO

Daniele Zaffiri è un giovane tanto talentuoso quanto osti-nato. Ed è per questo che, nonostante la sua giovane età,è sulla cresta dell’onda dal 1994 come Dj e dal 2003 an-che come produttore. Ai vertici del classifiche con Il Gio-co dell’Amore, suo primo CD singolo e vinile dance tra ipiù venduti del 2003, nel 2008 pubblica Plug & Play:31 canzoni per le quali per la prima volta in assoluto vie-ne utilizzato un lettore audio-video come supporto, al po-sto del CD! Il lavoro fatto finora è stato tanto ma lui nonintende certo fermarsi sul più bello… Leggiamo cosa hada dire ai nostri lettori

Come è nato Danijay?Ho iniziato molto giovane a suonare nei locali genovesiintorno alla metà degli anni ‘90 partendo da zero, nessu-no mi ha mai insegnato nulla in questo lavoro... ma perme è sempre stata una passione così forte che sembravalo facessi da una vita; non sentivo stanchezza o affatica-mento ma soprattutto sapevo sempre cosa fare e comefarlo. Gli anni di “gavetta” mi hanno permesso di accu-mulare moltissima esperienza che poi mi è servita quan-

Daniele Zaffiri:vivere di pane e m

di Antonella Prenna

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Cosa pensi dei giovani che vanno a sballarsinelle discoteche?Potrà sembrare strano ma al di fuori degli spettacoli chefaccio io non sono un frequentatore di discoteche. Det-to questo bisogna fare una profonda distinzione chespesso i media non fanno tra i giovani e le discoteche ingenerale e quei casi estremi che si vedono nei notiziari.Penso che in qualsiasi settore, luogo pubblico o ricreati-vo ci sia del marcio; pensiamo allo stadio dove la stra-grande maggioranza del pubblico va per vedere la pro-pria squadra del cuore e solo una piccola parte invececombina i disastri che sappiamo. La discoteca che cono-sco io non è un luogo di perdizione per definizione maun locale dove ci si diverte fino a tardi ballando con gliamici. Diversa cosa sono i “rave” o certi locali di tenden-za dove ci si reca appositamente per “sballarsi” facendouso di droghe e alcol quasi fossero requisiti minimi perparteciparvi ma questi riguardano una ristretta cliente-la, che forse coincide con quella sopra citata degli stadi.Pensi che la Chiesa sia lontana dai giovaniche vanno in discoteca?

e musica

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2003 Il Gioco dell’Amore (New Music International)2004 I Fiori di Lillà (CDS) (Universal)2004 Luna Nera (CDS) (Universal)2005 Say Me & Condition (CDS) (Universal)2006 Dance & Breakfast (ALBUM) (Universal)2008 Plug&Play (ALBUM) (Danijay PML)

Tra le produzioni più recenti più importanti figurano anche:Provenzano DJ - Vibe (Danijay Remix)Luca Zeta - My Angel (Danijay Remix)Dance Passion Vol. 1, 2, 3 (Selezionata e Mixata da Danijay e Luca Zeta)Dance Essence 2008

Discografia

suoni da utilizzare, lo stile da adottare erano tutte coseche avevo già dentro.Raccontaci come si svolge il tuo lavoroIl mio è un lavoro diviso in due principali settori: la pro-duzione e gli spettacoli. Da una parte il lavoro in studioè un pò il lato negativo del progetto in cui si passanogiornate e nottate davanti ai computer senza pausa persfruttare al massimo i momenti creativi, che purtropponon sono controllabili a piacimento! Dall’altra invece cisono le serate dove vengo chiamato come ospite persuonare dal vivo le mie canzoni e per fare il mio showdel tutto inedito e di grande impatto scenico. Questo in-vece è il lato positivo! Il contatto con il pubblico e i mieifans mi da’ un’energia indescrivibile, mi permette di ri-caricare le batterie dopo durissime giornate in studio emi da’ il carburante necessario per continuare con an-cora maggiori motivazioni. Sentire cantare le mie can-zoni da migliaia di ragazzi nei più prestigiosi locali intutta Europa è una sensazione unica! L’effetto di que-sta energia è veramente speciale e mi trasforma sia psi-cologicamente che fisicamente nel momento in cui sal-go sul palco: il mio umore cambia, la stanchezza spari-sce ed è solo energia, e più ne trasmetto e più mi ritor-na dalla gente! Sono momenti speciali!Questo numero della Rivista è dedicato ai Fi-gli dei nuovi media, tu ti ritieni tale?Si! Cerco di essere sempre aggiornato sulle ultimissimetecnologie e di sfruttarle al meglio. Il mio staff per esem-pio è composto, tra gli altri, da tre informatici prontisempre a sfruttare qualsiasi canale comunicativo.Credi che i nuovi media possono essere diaiuto?Sicuramente sì, ma in questo caso dipende molto dal-l’utilizzo che se ne fa e soprattutto dai soggetti che se neservono. Internet per esempio è tanto utile e fondamen-tale per il miglioramento della vita e della società quan-to pericoloso covo di malintenzionati il cui raggio d’azio-ne può essere infinitamente superiore a prima. Nel miocaso i nuovi media mi hanno permesso di avere una vi-sibilità superiore rispetto a prima, il che è positivo mapurtroppo ciò alla lunga ha anche portato a un livella-mento sullo stesso piano di tutti coloro che lo utilizzano,siano essi meritevoli o meno dal punto di vista artistico.Il tuo lavoro ti porta spesso fuori casa, comevivi il distacco dalla famiglia?Io sono molto legato a tutta la mia famiglia e anche sequasi ogni fine settimana lo trascorro all’estero a suona-re, il contatto non si interrompe mai. Spesso ci sentia-mo appena prima dello show e comunque durante tut-te le tappe del viaggio. È l’unico modo per rimaneresempre coi piedi per terra, per avere sempre coscienzadelle proprie azioni e comportarsi di conseguenza.

Credo di sì, credo che la Chiesa rispetto ai giovani deb-ba aggiornare i metodi e i canali comunicativi. I giova-ni che vanno in discoteca non sono anime perse che sirecano nell’oblio della perdizione ma sono ragazzi nor-mali con la stessa normale voglia di divertirsi di tutti igiovani di tutte le epoche; siamo sempre gli stessi cam-biano solo i tempi.Quali sono per te i valori che contano di piùnella vita?Come ho detto prima la famiglia per me è sempre ilpunto di riferimento. La nostra unione è forte ed è sem-pre presente, ovunque. Credo anche che quando se ne

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ha la possibilità si deve pensare anche agli altri, non in-tendo solo attraverso la carità ma spesso una parola, ungesto fa molto di più.Il tuo rapporto con la fede?Sono credente e provengo da una famiglia cattolica,molti valori della Chiesa mi hanno accompagnato natu-ralmente nel corso della vita.Un messaggio per i tuoi coetanei.Ai miei coetanei posso solo dire di comportarsi semprecon coscienza e di dare il 100% in quello in cui credo-no perché è il solo modo di ottenere dei risultati e dellesoddisfazioni. Riuscire ad esprimere quello che si fa con vera passio-ne significa arrivare direttamente al cuore di chi hai da-vanti.A cosa ti stai dedicando in questo periodo?Ultimamente sto sviluppando un progetto insieme al ce-lebre cantautore Alberto Fortis. Si tratta di uno show conl’inedita accoppiata tra il “classico” del pianoforte-voce eil “moderno” mixaggio video che uniti insieme danno uneffetto molto coinvolgente e interattivo.Portiamo questa formula nei teatri in giro per l’Italia esiamo molto contenti della resa che abbiamo ottenuto.Ovviamente non ci fermiamo mai e pensiamo sempre anuovi innesti per migliorare ulteriormente lo spettacolo.

PERSONAGGIODaniele Zaffiri

Danijay è nato a Genova nel 1977. DJ dal 1994 eproduttore dal 2003, ha iniziato la sua carrieracon il singolo Il gioco dell’amore. CD singolo evinile dance tra i più venduti del 2003, entranei primi 10 nella classifica generale di vendite(CD singoli, album nazionali ed internazionali) earriva ai primi posti in Spagna nelle vendite divinili e CDS. N.°1 nelle classifiche radiofonicheDance italiane ed europee, arriva al terzo postonella DJ Parade di Radio Deejay. Dopo il debutto sulle scene della musica dancecon questa hit, pubblica il suo secondo singolo,I Fiori di Lillà, che vanta la collaborazione delcelebre cantautore Alberto Fortis e vienesuonato come “stacchetto” nel popolareprogramma Passa Parola (Canale 5). Nel 2004 il terzo singolo, Luna Nera. Say Me& Condition, uscito nel 2005, entra nella top10 delle vendite nei megastore in Italia, e indiverse compilation europee. Le due canzonidiventano un punto di riferimento della danceEuropea. Lo stesso anno, L’Impazienzarappresenta l’Italia nel più importanteconcorso europeo di musica dance. Il 20gennaio 2006 la sua passione per la musicaDance lo porta a realizzare il più grande sogno

nella carriera di un artista: l’uscitadel suo primo album Dance &Breakfast, su etichetta Universal. Èil progetto sul quale la Major hapuntato maggiormente perrilanciare la Dance commercialeMade in Italy. 17 tracce checontengono tutta la storia diDanijay - Passato Presente esoprattutto Futuro: da I Fiori di Lillàai successi dell’estate seguente,insieme a remix straordinari in collaborazionifamose, nuove canzoni in italiano, inglese espagnolo, e un inedito con Roby Rossini daltitolo “Arcobaleno”. Dopo pochi giornidall’uscita Dance & Breakfast è entrato nellaclassifica assoluta di vendite di album in Italia,ufficialmente divulgata dalla F.I.M.I, arrivandoa fino al 63° posto. Un risultato eccezionalesoprattutto per un album Dance. Il successodell’album e l’amicizia con i DJ della radio,hanno portato Danijay al debutto radiofonicosu M2O il 9 febbraio 2006 con il programmaTRIBE, che lo vede ospite fisso ogni mese. Nellatracklist ufficiale (100% Danijay) risultanonuovi remix e brani inediti, nonché nuove

versioni delle canzoni contenute nel suo albumDance & Breakfast. ll sito www.danijay.com èmolto popolare (con una media di 15.000 visiteal mese) e il suo forum(www.danijay.com\forum) è cresciuto fino adospitare circa 1500 iscritti (da tutto il mondo)ed è sempre più attivo e frequentato.Danijay Live: É il testimonial del più avanzatosistema di mixaggio su computer. Ha suonatonelle discoteche e nei locali più importanti inItalia, Spagna, Francia, Slovenia, Danimarca,Germania e Austria. I suoi DJ set sono unafusione di istinto e precisione tecnica, mentre isuoi live show combinano il suo talento comeDJ con le doti vocali dei suoi cantanti.

Biografia

MODA&TENDENZE

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Cabitudini differenti dalle proprie, sorprendersi a guar-dare da una prospettiva diversa ciò che prima potevaapparire strano o addirittura sbagliato. Per i giovani sa-rà come avere un fratello o una sorella in più. Per i ge-nitori sarà un modo per osservarsi attraverso gli occhidi un nuovo figlio e apprezzare in maniera diversa ilproprio ruolo di educatori. Ma ci sono anche aziendeprivate che propongono viaggi studio per ragazzi dagli11 anni. Non è mai troppo presto, infatti, per impara-re una lingua, anzi. In linea con i programmi ministe-riali, sono strutturate vacanze studio per gli studentidella Scuola Secondaria di 1° grado e della Scuola Pri-maria, con soggiorno in centri accoglienti ed una di-dattica specifica, che tiene conto delle esigenze deigiovanissimi per viaggiare, imparare e divertirsi in tut-ta tranquillità e sicurezza. L’ultima novità? Imparareuna lingua giocando a calcio. Lo sport può essere lacarota che convince il ragazzo a fare la vacanza studio,può essere un premio, può essere il motivo principaleper partire. Ma la cosa più importante è che chi si sen-te al proprio agio e si diverte, impara meglio la lingua.

Bolton, Manchester Ci-ty, Real Madrid sonosoltanto alcune dellesocietà che offrono que-sto tipo di college. Lamattina si studia, il po-meriggio ci si allena contecnici professionisti eper forza di cose si do-vrà imparare una lin-gua. L’ultimo nato è ilChelsea Football campcon i ragazzi che po-tranno allenarsi diretta-mente con le giovanilidella squadra diretta daAncelotti e perché noandare ad assistere an-che a qualche partitanel mitico stadio diStanford Bridge.

Ci siamo. Con i primi caldi di primavera entrano in ca-sa brochure e preventivi per pensare ad una vacanzastudio all’estero. O meglio a uno scambio intercultu-rale. Il che non riguarda esclusivamente gli universi-tari e l’ormai ultraventennale progetto Erasmus natonel 1987 che fino ad oggi ha fatto viaggiare circa 2 mi-lioni di studenti. Ma centinaia di migliaia di ragazziche si spostano grazie ad agenzie specializzate per stu-diare ed immergersi in una cultura differente dallapropria. Intercultura è un ente morale posto sotto latutela del Ministero degli Affari Esteri. Dal 1 gennaio1998 ha status di ONLUS, Organizzazione non lucra-tiva di utilità sociale, iscritta al registro delle associa-zioni di volontariato del Lazio: è infatti gestita e am-ministrata da migliaia di volontari, che hanno scelto dioperare nel settore educativo e scolastico, per sensibi-lizzarlo alla dimensione internazionale. Interculturainvia ogni anno quasi 1500 ragazzi delle scuole secon-darie a vivere e studiare all’estero ed accogliendo nelnostro paese altrettanti giovani di ogni nazione chescelgono di arricchirsi culturalmente trascorrendo unperiodo di vita nelle nostre famiglie e nelle nostrescuole. Inoltre Intercultura organizza seminari, confe-renze, corsi di formazione e di aggiornamento per pre-sidi, insegnanti, volontari della propria e di altre asso-ciazioni, sugli scambi culturali. Tutto questo per favo-rire l’incontro e il dialogo tra persone di tradizioni cul-turali diverse ed aiutarle a comprendersi e a collabo-rare in modo costruttivo. Ma non si deve pensare sol-tanto a partire. Sono oltre ventimila le famiglie italia-ne che accolgono studenti stranieri. Ospitare un gio-vane di un altro Paese significa educare i propri figli ese stessi a convivere con stili di vita, mentalità, cultu-re diverse; significa confrontarsi con qualcuno che ha

di Luca Cilento

Intercultura: incontri che cambiano il mondo

Favorire l’incontro e il dialogotra persone di tradizioniculturali diverse ed aiutarle a comprendersi e a collaborarein modo costruttivo.

LLa storia dei chiamati alla salvezza trova in Mosè un per-sonaggio assolutamente centrale, anzi il più grande deiprofeti, colui che con Dio poteva parlare senza interme-diari, faccia a faccia, lungo una storia vocazionale infini-ta, o lungo un’esistenza fatta di continue chiamate, ine-dite e improvvise, sorprendenti e a volte incomprensibi-li, di fronte alle quali l’uomo non solo resta dubbioso escettico, ma anche a volte recalcitrante e stanco di stareal passo di questo Dio che non si stanca di chiamarlo. Lavita di Mosè sembra un romanzo vocazionale, o contie-ne una sorta di grammatica della vocazione.

Salvato dalle acqueMosè è anzitutto colui che è salvato in modo prodigiosoda morte sicura, come quella decretata dal Faraone pertutti i nati maschi ebrei. Appare subito nella sua vita –assieme alla furbizia umana – l’intervento decisivo diDio, colui che chiama alla vita, e si oppone a tutte le for-ze contrarie, a quelle tante voci di morte, che attraggo-no come sirene ancora oggi troppi giovani nelle acquedel nulla, della vita stupidamente spensierata e anchevuota, della falsa libertà che rende ebeti, addirittura in-capaci di saper godere, di godere della vita. Il nostro Dionon sopporta di essere solo, ma vuole la vita, ed è Dio deivivi nella misura in cui i suoi figli accolgono dalle suemani la vita come dono, ne godono con intelligenza, lovivono in pieno, lo trasmettono a loro volta ad altri assie-me al gusto di essere vivi.Come Mosè che condurrà poi Israele attraverso il marRosso, perché gli Ebrei sperimentino la potenza del Diovivo. In quelle stesse acque troverà la morte il Faraonecol suo esercito di morte. C’è qui una contrapposizione netta tra la vita e la morte,tra Mosè, salvato dalle acque, e il Faraone, travolto dal-le acque. È la differenza tra l’uomo che si sente chiama-to e chiama altri, e l’uomo senza vocazione, che anneganel non senso esistenziale normalmente trascinandovianche altri.

Sorpreso dal fuocoLa ricca vicenda di Mosè trova il suo punto di svolta sulmonte di Dio, dinanzi a uno spettacolo insolito: un rove-to che arde di fuoco senza consumarsi. È rivelazione diDio, ma ancor prima è svelamento del vivere umano epoi dell’uomo stesso. Quel roveto che il fuoco non di-

ORIENTARSI

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LA VOCAZIONE: SOSTANTIVO “PLURALE”

di Amedeo Cencini

La vita di Mosè sembra un romanzo vocazionale, e contiene una sorta di grammatica della vocazione nei suoi elementi essenziali.

MOSÈ, L’AMICO DI DIO

strugge, infatti, è l’esistenza umana, piena di una presen-za di Dio così ricca e intensa che mai potrà essere deltutto scoperta, e oggetto di una chiamata costante, cuinon basta rispondere una volta per tutte; vita, dunque,che l’uomo deve maneggiare con cura: è terra santa! Maquel roveto in fiamme è anche Dio, quel Dio che è pas-sione infinita d’amore, che ha visto la sofferenza del suopopolo e ne ha udito i lamenti, quel Dio dei vivi che nonsopporta che i suoi figli soffrano. E allora interviene, cioèchiama. La vocazione di Mosè, ecco la grammatica vo-cazionale, non è mai un progetto che si riferisce al sin-golo chiamato e alla sua personale salvezza, ma parte dalontano, coinvolge altri, è in funzione del bene di molti.Nessuno troverà mai la propria vocazione né si sentiràmai chiamato se pensa solo a sé o alla propria persona-le salvezza.

Sconvolto dalla chiamataMa proprio qui viene il bello o il difficile. Quel cuore diDio che arde di amore e compassione per i suoi poneMosè, pastore in esilio che già un bel po’ di volte è scam-pato per un pelo alla morte e che ora guida un gregge ne-anche suo, dinanzi all’impossibile: lo invia, infatti, a con-vincere gente che a suo tempo lo ha respinto; lo incari-ca di riferire il volere di un Dio di cui non si sa neppureil nome; chiede di parlare a un uomo che non sa parla-re, “impacciato di bocca e di lingua”. Mosè ne è sconvol-to: non sarò mai capace di fare tutto ciò!In realtà siamo di fronte a una caratteristica fondamen-tale della chiamata divina: il fatto di apparire umana-mente impossibile, troppo al di là delle capacità del chia-mato. Qui la grammatica vocazionale si scontra con la dinami-ca normale della vita umana o con quel “buon senso”che raccomanda di non fare il passo più lungo della gam-ba, di calcolare bene, di essere prudenti… In verità nonne possiamo più di questo “buon senso” che è puro di-stillato di mentalità pagana; sarà anche buono, ma è stol-to lasciarsene condizionare perché antivocazionale,dunque contro tutti i nostri interessi. Con quella paura

✖L’inadeguatezza umana come paradigma di ogni vocazione ✖

cemente dall’uomo. La vocazione, ribadiamolo con for-za, non è semplice e pagana autorealizzazione o annun-cio di sé, ma coscienza di essere inviato dall’Altissimo percompiere qualcosa di grande, di divino. Seconda certezza “rocciosa”: il Signore sarà sempre afianco di colui che ha inviato, non potrà mai abbando-narlo. Soprattutto quando costui si troverà nelle difficol-tà o avrà l’impressione che il compito lo supera da tuttele parti o che il suo annuncio non susciti interesse e ac-coglienza. Com’è successo a tutti gli inviati da Dio: daGeremia a tutti i profeti, da Gesù stesso, il mandato dalPadre, ai suoi discepoli. Il chiamato non ha garanzie le-gate alle proprie capacità e competenze, ma molto, mol-to di più: la certezza della presenza costante di colui chelo ha inviato. È la forza di Mosè!

uno non realizzerà mai nulla nella vita, e starà sempre lìa calcolare e preoccuparsi che le sue scelte non oltrepas-sino il confine strategico delle sue capacità. E magari fi-nirà per ripetersi come una triste fotocopia di sé e faresempre le stesse cose. Che miseria!

Sicuro della sua presenzaAlle titubanze del chiamato il Signore risponde in so-stanza con due affermazioni in cui si impegna in primapersona: “Io ti mando”, e poi: “Io sarò con te”. Che sonocome due rocce granitiche su cui è scolpito il senso diogni vocazione, la sua grammatica.Prima “roccia”: il chiamato è un mandato, mandato daDio. Tale certezza gli dà un’enorme forza, ma lo rendeanche responsabile di una missione da compiere in no-me di Dio, di una parola da dire che non viene sempli-

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✖Quando è in gioco la vocazione di tutto un popolo ✖

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STORIE DI VITA

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Sacerdoti, innanzitutto, con l’opportunità di usare ildono della voce che Dio ci ha dato. Cerchiamo l’equi-librio programmando i concerti live durante l’anno,due o tre settimane ogni sei mesi.Condividono la vostra scelta i parrocchiani?Sì, siamo sacerdoti da 20 anni e i nostri fedeli sannobene che siamo preti e cantanti.Anche il vescovo la pensa così?Il vescovo vede il nostro lavoro come un’opportunità dievangelizzazione attraverso il dono della musica, comeaiuto all’uomo per incontrare Cristo e la Chiesa.“Armonie”, il vostro nuovo disco cosa con-tiene? Contiene pezzi classici, come lo “Stabat Mater”, mu-

LA LORO PASSIONE PER LA MUSICA È NATA IN SEMINARIO

Si tratta di tre parroci irlandesi: padre Eugene O’Ha-gan, padre Martin O’Hagan (suo fratello) e padre Da-vid Delarg, meglio noti come The Priests. Non sembra-no minimamente scalfiti dal successo; questo se mai liaiuta ad avvicinare persone lontane. La loro passioneper la musica è esplosa durante gli studi in seminario.Finora hanno inciso due CD di arie sacre. Con il pri-mo hanno scalato le classifiche di mezzo mondo finen-do nel Guinness dei primati; con il secondo sono in liz-za per i Brit Awards 2010.

The Priests. Preti, ma anche parroci?Sì, siamo responsabili di tre parrocchie vicino a Belfast.Preti, ma anche Stelle del pop?

THE PRIESTS

Le popstar col collare bianco

di Vito Magno

Chi è il vostro santo protettore?Dieci anni fa abbiamo formato un coro e lo abbiamointitolato “Santa Cecilia”, patrona della musica. Pen-so che sia stata lei a parlare di questo nostro proget-to con Qualcuno più in alto!A chi pensate di devolvere i profitti?Stiamo progettando di aiutare chi non ha casa, i cie-chi, i ragazzi che non hanno la possibilità di compra-re i libri per andare a scuola.Come mai parlate italiano così bene?Tutti e tre abbiamo studiato a Roma negli anni ‘70

presso l’Università Gregoria-na. Quegli anni sono stati pernoi un dono. Siamo stati nelcuore della Chiesa, accantoalla tomba di Pietro. Tantevolte abbiamo cantato davan-ti al Papa.È stato a Roma che vi ènata la passione per ilcanto?Veramente l’avevamo fin daitempi del collegio ad Autrim.Il seminario e le visite ai par-rocchiani distrutti dalla guer-ra tra cattolici e protestantihanno reso il nostro cantouno sfogo. Abbiamo capitoche la musica è la forma dicomunicazione più efficace,

arriva simultaneamente al cervello e al cuore.La musica come ponte di pace!Non abbiamo ambizioni, pensiamo solamente che lanostra è un’avventura che può sconfiggere pregiudiziattraverso la musica, che fornisce punti d’incontro trarealtà diverse.

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siche di Pergolesi e Vivaldi, “Astro del ciel” in italia-no. Di originale c’è un nostro pezzo chiamato “Padrenostro”.A chi vi rivolgete con le vostre canzoni?Il nostro è un messaggio di speranza, quindi per tut-ti. Per coloro che hanno la fede e per coloro che nonce l’ hanno.Dove avete cantato negli ultimi mesi?Abbiamo tenuto concerti in Australia a Sidney, in Ame-rica a New York, in Canada nelle città di Montreal e To-ronto, in Irlanda, in Inghilterra, Francia, Spagna e Ita-lia. Abbiamo avuto la possibilità diincontrare cristiani e non, soprat-tutto persone in ricerca. Per moltidi loro era la prima volta che veni-vano a contatto con un prete.In parrocchia che uso fatedelle canzoni?Usiamo il nostro disco durantealcune celebrazioni liturgiche perriflettere e per pregare. Non avete avuto mai mododi cantare con Bono degliU2, vostro conterraneo?Non ancora. Chissà nel futuro! Sa-rebbe bello discutere con loro. Bo-no ha una visione della natura, del-l’ecologia, molto vicina al Vangelo.Dei cantanti italiani delpassato quali preferite?Lucano Pavarotti, Beniamino Gigli, Caruso.Vi aspettavate tanto successo in un anno? Assolutamente no! È stata una sorpresa. All’iniziopensavamo di raggiungere soltanto qualche vicino.Invece la Sony quanti dischi ha venduto?Circa due milioni in 32 Paesi.

Hanno venduto due milioni di dischi. Tv e giornali se li contendono, il pubblico fa la fila per ottenere i loro autografi. Tutto normale per tre stelledella musica, se non fosseche le stelle in questioneindossano abito scuro e collare e più che alla casa discograficarispondono a Dio.

U

ANNO SACERDOTALE

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A COLLOQUIO CON L’ARTEFICE DI “PRETI ONLINE”

Un archivio digitale di profili e recapiti e-mail di quasi1.000 tonache dislocate lungo tutto il nostro stivale. Ba-sta sceglierne uno a piacimento, inviare un messaggio el’interessato risponderà entro un termine da lui presta-bilito. Si va da due o tre giorni dei più veloci alle due set-timane dei più richiesti o indaffarati. Ecco in soldoni co-me funziona www.pretionline.it, indirizzo che ha fattola storia del web cattolico. Qualcuno sorriderà beffardoal pensiero delle più modaiole, agili chat, dove il ‘dialo-go’ telematico si dipana quasi vorticoso, tempo una man-ciata di secondi e l’interlocutore ribatte, in un inesausto,frenetico picchiettar la tastiera. Ma per comunicare co-sa, davvero? Conciliare velocità e immediatezza dellostrumento con la profondità della comunicazione stessaè tutt’altro che scontato, a giudicare ad esempio dalloscialbo profluvio di banalità di tanti profili e bacheche sufacebook (dove pure abbondano preti, suore, giovani se-minaristi...). La formula a cui invece www.pretionline.itsi attiene “magari è un pò antica”, riconosce l’ideatore di

questa piazza virtuale, don Giovanni Benvenuto, geno-vese, 38 anni. “Così però c’è anche tempo per riflettere,perché quando problemi o questioni da affrontare sonocomplesse non si risolve tutto subito”, aggiunge. Era illontano 1997, quando don Giovanni, fresco di ordinazio-ne sacerdotale ricevuta l’anno prima, partì per una nuo-va, sconosciuta eppur promettente terra di missione; larete delle reti. Ragioniere col pallino innato del compu-ter, una fede respirata da sempre come valore fondamen-tale in famiglia, dove pure un fratello, Paolo, aveva im-boccato in precedenza la strada del seminario. La stessache Giovanni, assiduo frequentatore della parrocchia, sirisolse ad intraprendere con naturalezza terminati glistudi superiori, ma senza abbandonare l’hobby dell’infor-matica, né i suoi superiori pretesero mai questo. Inter-net, a quei tempi, era pane per denti da pionieri o quasi,tra i quali tuttavia i sacerdoti già non eran pochi. E fu co-sì che “pensai ad un sito che desse loro visibilità, favoris-se il contatto tra loro e desse anche alla gente la possibi-

di Paolo Fucili

Don GiovanniBenvenuto è l’ideatore diwww.pretionline.it,un sito nato per darevisibilità, favorire il contatto e offrirealla gente la possibilità di contattare i sacerdoti.

La rete delle reti

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lità di contattarli”, era l’intento originario, non altri.L’idea si rivela da subito azzeccata, e l’impegno richiestoper darle gambe travalica ben presto i limiti di quella cheall’inizio era “una passione personale o poco più. Perciòandai a parlarne al mio vescovo, il cardinal Tettamanzi(ora arcivescovo di Milano, ndr), che mi accolse con at-teggiamento aperto e sereno e mi incoraggiò a continua-re. Tanto meno ho incontrato resistenze in seguito”.

Un approdo sicuro tra le tempeste della vitaNel frattempo, infatti, la rete delle reti ha ricevuto tantee solenni ‘benedizioni’, l’ultima il messaggio per la Gior-nata mondiale delle comunicazioni sociali 2010. Nonsolo “utili”, scrive Benedetto XVI, sono “le vie di comu-nicazione aperte dalle conquiste tecnologiche”, stru-mento addirittura “indispensabile” per gli evangelizzato-ri. Perché lungo queste vie, è l’esperienza di don Giovan-ni, anzitutto si incontra gente di tutti i tipi: “difficile trac-ciarne un profilo. Si va dal giovane che avverte una vo-cazione e si chiede come verificarla all’adulto con una si-tuazione affettiva e familiare ingarbugliata, che chiedese e come può avere un rapporto con Dio e la Chiesa;dalle coppie avviate al matrimonio, in cerca di consigli,all’anziano che, con alle spalle qualche prova dolorosadella vita, desidera riscoprire la spiritualità”. Così è suc-cesso ad un anziano affetto da una malattia incurabile,un ex sindacalista vissuto una vita lontano dalla Chiesa,prima di un contatto con un sacerdote diwww.pretionline.it, da lì l’amicizia con alcune suore diclausura, infine un’intervista ad un’importate testata na-zionale cui raccontò della fede ritrovata e della serena at-tesa della morte. L’episodio, risalente ai primi anni di at-tività, don Giovanni lo ricorda ancora come conferma, asuo tempo, di avere imboccato la giusta strada, lungo laquale è stato quindi affiancato, nella gestione del sito,dall’amico bergamasco trapiantato in Svizzera don Gian-franco Falgari. Oppure andate a leggervi, sull’home pa-ge di www.pretionline.it, una storia che è una struggen-te dichiarazione di amore al sacerdote e ad internet in-sieme, un’appassionata testimonianza di quali ‘miracoli’Dio sa compiere tramite un prete armato di computer.L’autrice è una moglie e madre di famiglia con un in-gombrante passato da suora di clausura, tanto da “so-spendere la ‘questione’ Dio” per ben 10 anni in cui co-munque non sono mancati incontri con più di un prete.Ma “chi ha fatto finta di nulla, chi il severo confessore,chi mi ha ignorato, chi l’amicone, chi il prezioso, il giu-dice, lo psicologo, il teologo, chi il datore di lavoro...”. So-lo uno mai visto né conosciuto, interpellato sul web, hatrovato il bandolo di una matassa vieppiù ingarbugliata.“So solo che Dio mi ha ripreso in braccio sconvolgendo-mi ancor la vita” termina questo straordinario racconto.

Su internet non è possibile la confessione sacramentaleTutti i social network prevedono la possibilità di celare,se non camuffare addirittura, la propria identità. “Pren-diamo ad esempio quanto avviene in un santuario”, pro-va a spiegare don Giovanni, “che non è come in parroc-chia. In un santuario capitano persone di ogni genere,magari un pò acciaccate o tormentate nello spirito, an-

che chi in Chiesa di norma non va, ma tutte sono di pas-saggio. Ecco, internet è una sorta di confessionale, tipoquelli dei santuari, con la grata e la penombra che ti per-mettono di non farti riconoscere e di esprimerti con piùlibertà”. Un paragone che si presta nondimeno ad unequivoco che i preti online sono i primi interessati a fu-gare: “su internet non è possibile la confessione sacra-mentale, abbiamo detto e ridetto! Se però tu, prete, seistato capace di un feedback significativo, allora sai chela grazia di Dio in qualche modo ha toccato quella per-sona. Con la quale magari non avrai più contatti, tanto-meno la vedrai. E magari ti sei scambiato con lei pagina-te di lettere, e ti chiedi a cosa è servito. Ma il Signore par-la anche tramite parole digitate sulla tastiera, se lo scam-bio è stato autentico”.

Perché trascurare internet?Poi, naturalmente, oltre allo spazio virtuale da presidia-re c’è anche quello fisico della parrocchia di Genova alui affidata, dove incontrare uomini e donne senza il tra-mite di computer e telefono. E non è meglio così, in car-ne ed ossa, viene da chiedere? “Certo che il contatto per-sonale è il più importante” risponde don Giovanni, “manon sempre è possibile” aggiunge con realismo: “un pòper il calo delle vocazioni, un pò perché noi preti siamopieni di impegni e in parrocchia e in confessionale si stamolto poco...”. Perché allora, è la logica conclusione,trascurare internet se tante persone, per avviare un con-tatto, scelgono di servirsi di esso? “Magari fanno cosìperché preti non ne conoscono, oppure per curiosità, operché all’inizio preferiscono farsi avanti in forma ano-nima...”. In ogni caso, “aprite le vostre mani, i vostri oc-chi, le vostre labbra, verso quanti hanno fame e sete diDio. C’è una folla immensa che gira attorno alla vostramensa. Lasciate cadere da questa anche solo le briciole,ma lasciatele cadere”, scriveva la donna che abbiamo giàmenzionato, idealmente rivolta a tutti i preti del mondo,online o offline che siano. “Non tutti hanno il coraggiodi dire ‘ho fame’, ma voi chiedete, chiedete senza paura:‘hai bisogno di Dio?’“. Perché il sacerdote, conclude donGiovanni con lo sguardo rivolto indietro all’esperienzafatta, rimane per la gente, nonostante tutto, “la personadi cui sai di poterti fidare, che ti ascolta in modo gratui-to e disinteressato, a cui puoi affidare quello che non di-resti neppure al coniuge o ad un amico fidato. Un appro-do sicuro tra le tempeste della vita”.

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celebre espressione pronunciatadal grande apostolo delle comuni-cazioni sociali: il Beato Giacomo Al-berione.

L’incontro prevede:● Canto iniziale● Lettura di alcuni numeri del docu-

mento del Concilio Vaticano II su-gli strumenti di comunicazionesociale

● Una o più testimonianze deglioperatori della comunicazione so-ciale

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La presente scheda di animazionegiovanile è un incontro da realizza-re con persone che lavorano nelmondo dei media, in particolarecon coloro che utilizzano gli stru-menti di comunicazione sociale perdiffondere il Vangelo. L’animatoredel gruppo prepari per tempo l’in-contro, prendendo contatto conqualcuna di queste persone che of-fre quotidianamente la propria te-stimonianza di fede nel grande vil-laggio globale dei media.Il titolo della scheda è preso da una

● Un momento di confronto con do-mande da parte dei giovani

● Preghiera e canto conclusivi

Canto iniziale L’incontro comincia con un canto digioia.

Lettura del documento conciliare Uno o più giovani leggono con cal-ma queste parti del documento cheesprimono il pensiero ufficiale del-la Chiesa sui mezzi di comunicazio-ne sociale.

INCONTRAGIOVANIScheda di animazione giovanile

“Fate agli altri la carità d

di notizie, idee, insegnamenti. Traqueste invenzioni occupano un postodi rilievo quegli strumenti che, per lo-ro natura, sono in grado di raggiun-gere e influenzare non solo i singoli,ma le stesse masse e l’intera umani-tà. Rientrano in tale categoria lastampa, il cinema, la radio, la televi-sione e simili. A ragione quindi essipossono essere chiamati: strumentidi comunicazione sociale. La Chiesanostra madre riconosce che questistrumenti se bene adoperati, offronoal genere umano grandi vantaggi,perché contribuiscono efficacemen-te a sollevare e ad arricchire lo spiri-to, nonché a diffondere e a consoli-dare il regno di Dio. Ma essa sa pureche l’uomo può adoperarli contro idisegni del Creatore e volgerli a pro-pria rovina; anzi, il suo cuore di ma-dre è addolorato per i danni che mol-to sovente il loro cattivo uso ha pro-vocato all’umanità. Perciò questo sa-cro Concilio, perseverando nelle sol-lecitudini dei sommi Pontefici e deivescovi in un argomento di sì grandeimportanza, ritiene suo dovere trat-tare dei principali problemi relativiagli strumenti di comunicazione so-ciale. Confida inoltre che questaesposizione dei suoi principi dottri-nali e delle sue norme non solo saràdi giovamento spirituale ai fedeli, macontribuirà anche al progresso ditutta l’umanità. La Chiesa cattolica,essendo stata fondata da Cristo Si-gnore per portare la salvezza a tuttigli uomini, ed essendo perciò spintadall’obbligo di diffondere il messag-gio evangelico, ritiene suo dovereservirsi anche degli strumenti di co-municazione sociale per predicarel’annuncio di questa salvezza ed in-segnare agli uomini il retto uso diquesti strumenti. Compete pertantoalla Chiesa il diritto innato di usare edi possedere siffatti strumenti, nellamisura in cui essi siano necessari outili alla formazione cristiana e aogni altra azione pastorale. Così pu-re è dovere dei sacri pastori istruiree guidare i fedeli perché essi, anchecon l’aiuto di questi strumenti, perse-guano la salvezza e perfezione pro-pria e di tutta la famiglia umana. Pe-raltro è compito anzitutto dei laicianimare di valori umani e cristianitali strumenti, affinché rispondanopienamente alla grande attesa del-l’umanità e ai disegni di Dio. [….] Delresto il sacro Concilio confida che

DAL DECRETO “INTER MIRIFICA”DEL CONCILIO VATICANO II SUGLI STRUMENTI DI COMUNICAZIONE SOCIALE“Tra le meravigliose invenzioni tecni-che che, soprattutto nel nostro tem-po, l’ingegno umano è riuscito, conl’aiuto di Dio, a trarre dal creato, laChiesa accoglie e segue con partico-lare sollecitudine quelle che più di-rettamente riguardano le facoltàspirituali dell’uomo e che hanno of-ferto nuove possibilità di comunica-re, con massima facilità, ogni sorta

[….] tutti i figli della Chiesa, serven-dosi anche di questi strumenti, nonsolo non ne riportino danno, ma co-me sale e luce fecondino e illumininoil mondo. Inoltre esso rivolge la suaesortazione a tutti gli uomini di buo-na volontà, specialmente a quantihanno nelle loro mani questi stru-menti. Li invita a impiegarli unica-mente per il bene dell’umanità, il cuiavvenire dipende ogni giorno di piùdal loro retto uso. Pertanto, comegià avvenne con i capolavori dellearti antiche, così anche da queste in-venzioni recenti sia glorificato il no-me del Signore, secondo il detto del-l’Apostolo: « Gesù Cristo, ieri e oggie per tutti i secoli» (Eb 13,8)“.(Numeri 1-3.24; 4 dicembre 1963)

Testimonianze A questo punto, seguono alcune te-stimonianze di uno o più operatorimediatici. Ascoltando le loro storie,deve comprendersi come il linguag-gio della comunicazione è essenzia-le alla fede.

Confronto Segue il confronto con i giovani chepossono suscitare il dialogo attra-verso domande o esperienze.

Preghiera finale Al termine dell’incontro si può con-cludere con questa preghiera e conun canto di gioia o fraternità.

PREGHIERA PER L’APOSTOLATODELLE COMUNICAZIONI SOCIALIO Dio, che per comunicare agli uomini il Tuo Amorehai mandato sulla terra Tuo unico Figlio, Gesù Cristo,e lo hai costituito Maestro di Via, Verità e Vita dell’umanità,concedi che gli strumenti della comunicazione sociale:stampa, cinema, televisione, radio, dischi, informatica e telematicasiano sempre utilizzati per la Sua gloria e per il bene delle anime.Suscita vocazioni per questo multiforme apostolatoe ispira tutti gli uomini di buona volontà a contribuirecon la preghiera, con l’azione e con l’offerta, perché la Chiesapossa predicare, con questi mezzi, il Vangelo a tutte le genti.

BEATO GIACOMO ALBERIONE

di Pasquale Albisinni

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à della verità”

S

TESTIMONI

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Sono circa le 9 di mattina del 29 aprile 1984 quandoSandra arriva ad Igea Marina in macchina con il fi-danzato Guido e l’amico Elio, per un incontro dellaComunità Papa Giovanni XXIII di cui fanno parte.Scendendo dalla macchina, un’auto, guidata da unventitreenne, la prende in pieno catapultandola sulcofano e ferendo anche Elio. Da quel momento entrain coma profondo. Si spegnerà due giorni dopo inospedale. Andandosene così in fretta ha conservatotutta la purezza di cuore riservata ai santi. A quel ge-nere di persone che hanno capito, con chiarezza, qua-le direzione prendere: lei aveva scelto quella dell’amo-re che conduceva dritta verso Dio. Se già chi l’avevaconosciuta aveva percepito in lei qualcosa di specia-le, dopo la sua morte si è svelata totalmente la suagrandezza. Appunti, pensieri, riflessioni, scritti qua elà su fogli, agende, quaderni, diventati poi un libro, Ildiario di Sandra (Ancora), svelano il percorso perso-nale che stava compiendo, teso verso l’infinito, im-merso nella fede.Sandra Sabattini nasce il 19 agosto 1961 a Riccionee vive con la famiglia, profondamente cristiana, a Mi-sano Adriatico. All’età di 4 anni la famiglia, si trasfe-risce presso la canonica della Parrocchia di San Giro-lamo in Rimini, dove è parroco lo zio Giuseppe, fra-

Sandra Sabattini

Questa vita non è mia

I SEGRETI DEL SUO CAMMINO SPIRITUALE RIVELATI IN U

di Gianni Epifani

«C’è l’inflazione di buoni cristiani mentre il mondo ha bisogno di Santi!» ha scritto a ventidue anni. Con questo spirito, determinata ad incarnareintensamente il Vangelo, ha vissuto la sua breve vita.Aveva 23 anni quando fu uccisa da un’auto. Era volontaria della Comunità Papa Giovanni e ha lasciato un esempio eccezionale.

tello della madre. Il 24 gennaio 1972 all’età di 10 an-ni, Sandra inizia a scrivere un diario: «La vita vissutasenza Dio è un passatempo, noioso o divertente, con cuigiocare in attesa della morte».A 12 anni, conosce don Oreste Benzi, fondatore del-la Comunità Papa Giovanni XXIII, grazie ad alcuni in-contri organizzati dallo zio parroco a San Girolamo.

di Dio, e questo non è un piccolo sforzo come atteggia-mento dell’anima. Questo attendere, questo non prepa-rare i piani, questo scrutare il cielo, questo fare silen-zio è la cosa più interessante che compete a noi. Poi ver-rà anche l’ora della chiamata, ma ciechi se in tale orapenseremo di essere gli attori di tali meraviglie: la me-raviglia semmai è Dio che si serve di noi così miserabi-li e poveri. La carità è la sintesi della contemplazionee dell’azione, è il punto di sutura tra il cielo e la terra,tra l’uomo e Dio».Quattro giorni prima dell’incidente racconta allamamma di aver visto in sogno il suo funerale e la suatomba piena di fiori. Amava i cimiteri. La prima voltache lei e Guido erano usciti insieme è proprio lì chelo aveva portato: ci andava per pregare e ricordare ilsenso della vita.Il 27 aprile 1984, ci regala questa riflessione: «Non èmia questa vita che sta evolvendosi ritmata da un rego-lare respiro che non è mio, allietata da una serena gior-nata che non è mia. Non c’è nulla a questo mondo chesia tuo. Sandra, renditene conto! È tutto un dono sucui il “Donatore” può intervenire quando e come vuo-le: Abbi cura del regalo fattoti, rendilo più bello e pie-no per quando sarà l’ora».

Nell’estate 1974 partecipa al soggiorno estivo peradolescenti alla Casa Madonna delle Vette a Canazei,insieme a ragazzi con disabilità anche gravi. Rimaneentusiasta di quell’esperienza e tornata a casa affer-ma con decisione alla madre: «Ci siamo spezzate le os-sa, ma quella è gente che io non abbandonerò mai». Sandra inizia così un serio cammino di ascesi, scavan-do in se stessa per eliminare difetti e limiti. «Signoresento che Tu mi stai dando una mano per avvicinarmia Te; mi dai la forza per fare un passo in avanti. Accet-tarti io vorrei, prima però devo sconfiggere me stessa, ilmio orgoglio, le mie falsità. Non ho umiltà e non voglioriconoscerlo, mi lascio condizionare terribilmente da-gli altri, ho paura di ciò che possono pensare di me. So-no incoerente, con una gran voglia di rivoluzionare ilmondo, e che poi si lascia assoggettare da questo. Dio,mi sai accettare così come sono, piena di limiti, paure,speranze?».Vive dentro i fatti della vita, intensamente. Gli esamidi maturità, l’esperienza dei campeggi, la vita sociale.Ha la certezza che nulla venga a caso: «Signore, stoaspettando, aspetto che mi indichi la scelta concretadefinitiva, che possa fare di me “uno strumento del tuoAmore”». «Sento sempre più la necessità di una sceltaradicale, ma non so in che senso e come operare que-sta scelta (che fare: andare o no all’Università?)». Siiscrive a Medicina. Si divide tra studio, famiglia econdivisione con i poveri. Come tutti i giovani, anchelei vive i suoi momenti di contrasto in famiglia. Non,però, perché desidera andare in discoteca, ma pertroppa dedizione ai poveri.Non trascura mai gli studi: ad ogni esame riporta ot-timi voti. Fra i suoi sogni quello di essere medico mis-sionario in Africa. Ama la natura, lo sport. Corre, è forte e fa anche del-le gare. Ha lo stupore di un bambino. A volte la sen-tivano pregare cantando in mezzo ai prati. «Bisogne-rebbe avere tutti i giorni un’anima stupefatta, poichéla libertà vera è uno spazio infinito dello spirito. Coluiche è pieno di sé è già vecchio, perché non ha più spa-zi liberi nell’animo».Nei fine settimana e durante le vacanze estive del1982 e 1983 condivide la vita con i tossicodipenden-ti, nelle strutture di recupero della Comunità PapaGiovanni XXIII. I ragazzi in recupero terapeutico sisentono da lei amati di un amore puro e disinteressa-to e pian piano riscoprono il senso della loro vita.L’amore di Sandra per il Signore si riflette in tutti co-loro che vengono a contatto con lei: la sua personaemana gioia ed entusiasmo che conducono a Gesù.Le piaceva vivere in silenzio il suo rapporto con Dio,perciò si alzava presto di buon mattino, per rimanerein meditazione al buio, in Chiesa, davanti al Santissi-mo Sacramento. Passa molto tempo in preghiera.Quando lo zio prete andava ad aprire la Chiesa, la tro-vava stesa per terra davanti al Santissimo. Anche lasera a qualsiasi ora rientrasse, trascorreva un’ora inpreghiera davanti a Gesù. Amava pregare e meditaresempre seduta in terra, in segno di umiltà e povertà.«La verità è che dobbiamo imparare nella fede l’attesa

ATI IN UN DIARIO

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MEDIAEDUCATION

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UN TESTO MULTIMEDIALE CHE COINVOLGE IL LETTORE IMPEGNANDOLO IN A

tivo di lettura digitale che può essere un e-book reader (lettore di e-book, come la la-vagnetta digitale di cui si parlava primaper capirci) oppure un palmare, un I-pad, un I-touch ma anche un semplicecomputer. Come un libro cartaceo, se non è stam-pato, rilegato, fornito di copertina nonpuò definirsi tale, così un testo elettro-nico di un libro se non ha un’interfac-cia di fruizione specifica (pc, e-bookreader, palmare ecc.) non può definir-si a rigore un e-book.

Il libro magico del cancelliere TusmannUn libro elettronico è dunque unoggetto complesso, dato dall’unio-ne di tecnologia digitale e contenu-to elettronico, anche se material-mente si traduce in un quadrettodigitale, leggero e maneggevole,

che al suo interno può contenere migliaia di li-bri, milioni a dire il vero, una vera e propria bibliote-ca elettronica, disponibile in qualunque momento.Per rendere l’idea il prof. Gino Roncaglia, esperto dididattica digitale e responsabile scientifico di un cor-so universitario sugli e-book, racconta ai suoi studen-ti la storia del cancelliere Tusmann, un personaggiodi una fiaba di Hoffmann intitolata “La scelta dellasposa”. Tre pretendenti si contendono la mano della

Il futuro del libro o un libro del futuro?di Stella F.

✖ Un dispositivo digitale,leggero e maneggevole,che al suo interno può contenere migliaia di libri ✖

E-BOOK

IImmagino una scuola in cui i ragazzi non abbiano piùgli zaini in spalla (pesanti peraltro) ma una leggera la-vagnetta elettronica sotto il braccio nella quale sianocontenuti tutti i libri di testo, gli eserciziari, i volumidella biblioteca scolastica, il blocco note per gli ap-punti. Utopia? Chissà! Al momento è poco diffuso, èuna sorta di prototipo futurista di libro dal nome e-book ovvero libro elettronico. Ma cosa è esattamenteun e-book? Non esiste una definizione universalmen-te condivisa. Non lo si può identificare soltanto come strumentodigitale di lettura (ad esempio la lavagnetta di cui so-pra) né lo si può definire semplicemente il formatoelettronico di un libro tradizionale (ad esempio il pdfdi un testo cartaceo). Facendo una sintesi delle piùaccreditate fonti, si può parlare di e-book come di untesto in formato elettronico supportato da un disposi-

✖ Qualcosa di innovativo che affiancherà la tradizione, offrendo nuove opportunità

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OLO IN AZIONI DINAMICHE E INTERATTIVE

giovane Albertina Vosswinkel. Uno è un barone, ric-co e potente ma ripugnante, tale Beniamino; l’altro èun giovane, affascinante pittore, squattrinato, Ed-mondo Lehsen. Il terzo è appunto il cancelliere Tu-smann, bibliofilo incallito, il terrore di tutti i bibliote-cari perché sempre in cerca di libri introvabili e raris-simi. Come stabilire a chi andrà la mano di Albertina? Sidecide di affidare la scelta alla sorte, consegnando aciascun pretendente uno scrigno. Uno solo dei trecontiene il ritratto della fanciulla; chi lo troverà potràsposare Albertina. La sorte favorisce il bel pittore, chein realtà è aiutato da una specie di mago il quale fa inmodo che a lui tocchi lo scrigno con il ritratto. Il ma-go però, per non scontentare nessuno, pensa di la-sciare un gradito dono anche ai perdenti. Così, dalloscrigno del barone viene fuori una lima fatata con laquale si possono limare le monete d’oro senza maiconsumarle (figurarsi la gioia dell’avido Beniamino!).Nello scrigno del cancelliere Tusmann è contenutoinvece un libricino dalle pagine bianche. Deluso ilcancelliere domanda a cosa mai potrà servire un librosenza contenuto. Presto scopre che invece il libro è magico e che dicontenuti ne ha un’infinità. Basta che lui pensi ad untesto, anche il più antico, il più raro, un testo intro-vabile nella biblioteche, che quello scritto si materia-lizza nel suo libricino. Un piccolo libro che può con-tenerne milioni. In pratica la versione ante litteram diun e-book.

I vantaggi di un e-bookCosa ha di buono un e-book? Qual è il valore aggiun-to e quale il suo fascino? Intanto un e-book è un “og-getto simpatico”. È sì un libro, ma si “usa” (non si leg-ge semplicemente) attraverso un dispositivo digitaledi quelli con cui i ragazzi oggi convivono. Immagina-te di leggere la storia del cancelliere Tusmann su untradizionale libro cartaceo o invece di averla in forma-to elettronico e leggerla (anche se il termine miglioreper rendere l’idea in questo caso potrebbe essere “na-vigarla”) attraverso un dispositivo che permetta diascoltare le voci dei personaggi mentre commentanoquello che lo scrigno riserva loro o che permetta dicollegarsi, cliccando su un link, alla biografia dell’au-tore o all’elenco delle sue opere. L’e-book insomma è un testo multimediale, che coin-volge il lettore nel processo di comprensione, impe-gnandolo in azioni dinamiche e interattive. Immagi-nate poi quanto efficace possa essere nella didatticae nell’apprendimento. A scuola con gli e-book signifi-cherebbe meno pesi sulle spalle, meno spreco di car-ta, meno costi di acquisto (un e-book si può aggiorna-re facilmente e l’aggiornamento si può scaricare dainternet senza bisogno di ricomprare i libri ogni voltache cambia l’edizione perché viene modificata unasola pagina). Immaginate quanto utile possa essereun e-book per apprendere le lingue, visto che consen-te di ascoltare la pronuncia delle parole o per studia-

re musica (con l’e-book si può vedere come si eseguead esempio una diteggiatura su un piano, si possonoascoltare i suoni degli strumenti, le note di un penta-gramma).

La carta sopravviverà alle nuove tecnologie?Quello che spaventa molti oppositori dell’e-book è ilpensiero che i libri tradizionali possano scomparirecosì come gli affezionati lettori dei quotidiani temonol’avanzata dei giornali on line. Ma l’e-book non è il fu-turo del libro tradizionale, ciò che ne decreterà lamorte. È, più semplicemente, un libro del futuro;qualcosa di innovativo che affiancherà la tradizione,offrendo nuove opportunità. Sul tema recentemente il Corriere della sera ha pub-blicato un’intervista a Derrick de Kerckhove, sociolo-go dei nuovi media, che alla domanda “La carta so-pravviverà a internet?” ha risposto: “Penso di sì. I me-dia non si eliminano l’un l’altro, c’è piuttosto concer-tazione tra loro. Il libro dà sostanza e conferisce au-torevolezza a ciò che già esiste in rete. Ciò che passavelocemente nella rete si sostanzia nella carta che fis-sa il pensiero e lo approfondisce”.

“L’Amore… fa realizzare un sogno” è il tema del terzo incontro vocazionale giova-nile nell’Anno della Vocazione Sacerdotale promosso dalla Commissione per le Vo-cazioni della diocesi di Hong Kong svoltosi nei giorni scorsi. Secondo quanto riferi-

sce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese), l’incontro ha voluto incoraggiare i gio-vani a realizzare il proprio sogno attraverso l’amore di Cristo. Circa 60 sacerdoti, seminaristi e gio-vani di Hong Kong hanno preso parte a questo incontro, che è stato guidato da don Benedict Lam,presidente della Commissione per le Vocazioni e Rettore del Seminario diocesanodello Spirito Santo. Un Frate francescano e le suore della congregazione del BuonPastore hanno condiviso il loro cammino vocazionale con tutti i presenti.

NEWS

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In occasione dell’Anno Sacerdotale convocato da Be-nedetto XVI, la HM Television, attraverso la Fondazio-ne E.U.K. Mamie, in collaborazione con la Congrega-zione vaticana per il Clero, ha prodotto un DVD dal ti-

tolo “Alter Christus: Fidelitas Christi, Fidelitas Sacerdotis” (“Un altro Cristo: fedeltà di Cristo, fe-deltà del sacerdote”). “Questa produzione dà rapide pennellate sui molteplici aspetti della vitasacerdotale. Prendendo come centro la vita di San Giovanni Maria Vianney, i temi che tratta van-no dall’identità sacerdotale ai sacramenti, dal celibato alla missione”, spiegano i produttori in uncomunicato. La produzione si presenta in due formati: uno completo, in DVD, di una durata di 180minuti, un altro più breve su Internet, di una durata di circa 30 minuti. Il video può essere visio-nato e il DVD acquistato ai seguenti link: Italiano: http://www.eukmamie.org/it/alter/; Spagnolo: http://www.eukmamie.org/es/alter/Francese: http://www.eukmamie.org/fr/alter; Inglese: http://www.eukmamie.org/en/alter

di Gianni Epifani

Oltre 4mila tra bambini e giovani provenienti dall’intera arcidiocesi diColombo hanno partecipato in questi giorni alla Giornata dal titolo“Eccomi, manda me”. L’incontro è stato organizzato presso il Santuario diNostra Signora di Lanka, dal Centro catechistico dell’arcidiocesi.L’iniziativa si ripete ogni anno e ha lo scopo di aiutare i bambini e i giovania comprendere la loro vocazione attraverso rappresentazioni teatrali etestimonianze di sacerdoti e religiosi. Per aumentare il senso di unità tra ibambini mons. Malcom Ranjith, arcivescovo di Colombo e altri tre prelatihanno celebrato la messa in tre diverse lingue: sinhala, tamil e inglese. Ilprelato ha invitato i bambini a seguire l’esempio di Samuele, Santa Teresadel Bambini Gesù, Madre Teresa e San Giovanni Vianney, che hanno resosante le loro vite rispondendo alla chiamata di Dio. “Questo è stato ungrande giorno per noi – afferma uno dei ragazzi – stiamo prendendoimportanti decisioni per la nostra vita e questa giornata ci ha aiutato ascegliere la strada giusta”.

ASIA/HONG KONG Terzo incontro vocazionale giovanile

ANNO SACERDOTALE “Alter Christus”, video in Internet e DVD

AUSTRALIA Boom di vocazioni nell’Anno Sacerdotale

SRI LANKA - 4mila giovani preganoper la loro vocazione

Nell’Arcidiocesi di Sydney, si registra unautentico “boom di vocazioni” nella Chie-sa locale: sei ordinazioni sacerdotali nelgiugno prossimo, numerosi ingressi inSeminario e molti giovani che si interes-sano alla vita religiosa e al sacerdozio,iniziando un percorso di discernimentovocazionale. I responsabili diocesani so-no molto felici di questa “spinta versol’Alto” che si registra nell’Anno Sacerdo-tale e che affonda le sue radici anche nel-l’esperienza della Giornata Mondiale del-la Gioventù, che ha avuto il merito sensi-bilizzare e scuotere le coscienze dei gio-vani, risvegliando il seme dello SpiritoSanto nel loro cuore e il desiderio di ri-spondere alla chiamata di Dio. Sarà ilCardinale George Pell, Arcivescovo diSydney, a ordinare sei nuovi sacerdotil’11 giugno prossimo: si tratta del gruppopiù numeroso da vent’anni a questa par-te. Oltre ai sei, due diaconi ugandesi, chehanno studiato in Australia, saranno or-dinati a luglio 2010 nel loro paese, perpoi tornare in Australia a svolgere il ser-vizio pastorale. Il Rettore del Seminariodel Buon Pastore a Sydney, p. Fr. Antho-ny Percy, conferma questo rinnovato in-teresse, annotando che nel Seminario so-no stati appena accettati 10 nuovi candi-dati, che hanno iniziato il percorso deglistudi filosofici e teologici. Secondo il Ret-tore, “un influssobenefico è venu-to dalla GMG”,mentre stannodando i l lorofrutto altre mo-derne forme dievangelizzazionedei giovani, adot-tate in Australia,come l’uso dellenuove tecnolo-gie, dei blog, de-gl i incontri asfondo religiosoorganizzati an-che nei pub.

In Australia boom di vocazioni. Un DVD per l’Anno sacerdotale. Sri Lanka: 4mila giovani pregano per la loro vocazione.

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Consolidare la consapevolezza dell’identità e della spiritualità del sa-cerdote vivendo l’Anno Sacerdotale: questo il motivo del pellegrinag-gio dei sacerdoti della diocesi di Hong Kong in Europa. Secondo quan-

to riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano), mons. Domenico Chan, Vicario del-la diocesi di Hong Kong e guida del pellegrinaggio, ha spiegato che questa iniziativadiocesana intende aiutare i sacerdoti, soprattutto i giovani sacerdoti, a vivere le tredimensioni – di essere cioè guida, sacerdote e pastore – visitando Ars, la casa di San-ta Teresina del Bambino Gesù, il monastero benedettino e i santuari presenti in Fran-cia. Il pellegrinaggio, previsto dal 27 aprile al 13 maggio, si concluderà con l’incon-tro dei sacerdoti con l’Arcivescovo di Parigi e la comunità protestante locale. Mons.John Tong, Vescovo della diocesi di Hong Kong, darà la sua benedizione ai 22 sacer-doti pellegrini in partenza, provenienti da 17 parrocchie. Durante l’in-contro preparatorio, mons. Chan ha presentato il programma, incen-trato sul tema del pellegrinaggio e sul ritiro spirituale.

HONG KONG - Pellegrinaggio nell’Anno delle Vocazioni Sacerdotali

Il sacerdozio è un dono di Dio, e quindi non si puòesigere come un diritto, spiega il segretario dellaCongregazione per il Clero. Nel cuore dell’Anno Sa-cerdotale, l’Arcivescovo Mauro Piacenza ha invia-to ai sacerdoti del mondo un messaggio per riflet-tere sulla preghiera di consacrazione che il Vesco-vo ha pronunciato su di loro in occasione della lo-ro ordinazione sacerdotale. Guidato da questa pre-ghiera, monsignor Piacenza mostra che il sacerdo-zio è “essenzialmente un dono” di Dio, e quindicomporta “una dignità che tutti, fedeli laici e cle-ro, sono sempre chiamati a riconoscere”. “Si tratta di una dignità che non vie-ne dagli uomini, ma che è puro dono di grazia, al quale si è chiamati e che nes-suno può rivendicare come diritto”, spiega. “La dignità del presbiterato, dona-ta dal ‘Padre Onnipotente’, deve trasparire nella vita dei sacerdoti: nella lorosantità, nell’umanità accogliente e piena di umiltà e carità pastorale, nella lumi-nosità della fedeltà al Vangelo e alla dottrina della Chiesa, nella sobrietà e so-lennità della celebrazione dei divini misteri, nell’abito ecclesiastico”. “Tutto, nelSacerdote, deve ricordare, ad egli stesso ed al mondo, che è stato fatto ogget-to di un dono immeritato ed immeritabile, che lo rende presenza efficace del-l’Assoluto nel mondo, per la salvezza degli uomini”.

In occasione della solennità di S. Giuseppe, lecomunità cattoliche del continente si sono im-pegnate a promuovere le vocazioni, nell’AnnoSacerdotale, perché tutti i genitori siano gene-rosi come Lui. Il Gruppo vocazionale denomi-nato “Amore per la Vigna del Signore” dellaCattedrale della diocesi di Gui Yang, dedicataa S. Giuseppe, ha portato un caloroso saluto eil proprio ringraziamento ai genitori dei 53 sa-cerdoti diocesani, in occasione della festa di S.Giuseppe, per promuovere le vocazioni. Secon-do il responsabile dell’iniziativa, la Cattedrale,che conta oltre 7.000 fedeli, “ha vissuto un an-no meraviglioso per l’evangelizzazione e la pa-storale. Tutto questo è merito dei sacerdoti edella loro dedizione, ma dietro a loro c’è ancheil sostegno silenzioso dei propri genitori. Quin-di nell’Anno Sacerdotale, per la solennità di S.Giuseppe, abbiamo voluto rendere omaggio atutti i genitori che, come San Giuseppe, hannosostenuto i figli con tanto amore e gratuità.Inoltre ci auguriamo che tutti i genitori sianogenerosi come San Giuseppe”. Il “Gruppo dipromozione vocazionale” della diocesi di XiaMen della provincia di Fu Jian ha iniziato uncampagna di promozione per le vocazioni inti-tolata “La messe è molta, ma gli operai sonopochi!”. L’iniziativa si è svolta nella zona di MinXi, dove da anni mancano i sacerdoti residenti.In cinque giorni, a partire dall’8 marzo, i mem-bri del Gruppo hanno percorso cinque città edistretti, visitando le Comunità ecclesiali di ba-se. Il sacerdote del Gruppo ha celebrato laMessa per i fedeli e i membri hanno condivisocon i fedeli locali l’importanza delle vocazioniper la vita della Chiesa, incoraggiando i giova-ni, ma anche i genitori, a rispondere alla chia-mata del Signore.

Le più recenti statistiche sulle vocazioni nella Chiesa cattolica a livello mondiale parlano di oltre406 mila presbiteri (dei quali il 48% in Europa), 116 mila seminaristi, oltre 36 mila diaconipermanenti. I religiosi sono in totale 170 mila, mentre le religiose sono 750 mila. A livelloitaliano si contano circa 89 mila religiose e 22 mila religiosi, suddivisi rispettivamente in 600congregazioni femminili e 130 istituti maschili. Si devono anche considerare alcune migliaia diaderenti a 75 istituti secolari maschili e femminili, forma di consacrazione particolare, dove puònon esserci la “vita comune”, oppure l’abito religioso, e gli aderenti conducono una vitalavorativa e sociale ordinaria; o ancora può mancare un’opera propria per l’istituto che ha loscopo di sostenere il cammino spirituale dei suoi aderenti, lasciando a ciascuno la libertà e la responsabilità di compiere mestieri e servizinei più diversi campi. Una realtà in crescita è costituita dall’Ordine delle Vergini, forma di vita consacrata presente nella Chiesa fin dai tempidi sant’Ambrogio; ripristinata dopo il Concilio Vaticano II, oggi conta alcune centinaia di aderenti. Si devono anche annoverare diversemigliaia di persone che, all’interno di associazioni e movimenti laicali, professano “voti privati” o “impegni evangelici”, secondo gli statuti divolta in volta riconosciuti a livello di Chiesa universale oppure delle Chiese particolari.

VOCAZIONI NELLA CHIESAUna breve sintesi della situazione nel mondo

ASIA/CINA La promozione delle vocazioni

CHIESA - Il sacerdozio è un dono

S

VOCAZIONE E DINTORNI

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Se c’è una cosa davvero difficile da fare per l’uomo con-temporaneo è il silenzio. Lo sviluppo tecnologico, il cre-scente aumento della popolazione, l’accrescersi a dismi-sura dei mezzi di trasporto e gli scambi relazionali sem-pre più frequenti e veloci hanno contribuito a creareuna società del rumore e dalle “orecchie inquinate”.Siamo lontani mille miglia dalla raccomandazione diSan Benedetto ai suoi monaci. Nella formazione del monaco, la solitudine e il silenziosono dimensioni essenziali in cui l’amore può realmen-te attecchire. Il filosofo L. Lavelle ha trattato dell’inti-mo rapporto tra silenzio e amore rimarcando quanto le“parole possano distruggere la fragile delicatezza e la gra-zia sempre nascente dell’amore. Se la parola è come unfiume che porta la verità da un’anima verso l’altra, il si-lenzio è come un lago che la riflette e nel quale tutti glisguardi vanno a incontrarsi”.È vero, non tutti siamo chiamati a una vita di contem-plazione in cui il silenzio assume anche e soprattutto

una dimensione interiore. Ma è pur vero che anche chifa una vita “normale” ha bisogno di ritagliarsi degli spa-zi solitari e momenti di silenzio che paradossalmente loriempiano. Il silenzio non può essere solo esteriore.Non si tratta di escludere solo parole e rumori. Anche ipensieri, i sentimenti, il cuore devono essere in pace. Si-lenzio reale significa dominio dello spirito e discesa pro-fonda nell’anima che apre alla pace della vita interiore.Nulla di oscuro nel silenzio, non è un viaggio versol’ignavia ma è attesa vigile in cui tutto è desto e pronto.Già, il silenzio non è vuoto, assenza, impossibilità di co-municazione, paura di esporsi, claustrofobia verbale maè valore, spazio sacro, nastro di incisione, fondamentoe collante logico del linguaggio. È un valore da custodi-re come un tesoro: “Il silenzio è d’oro” ci ricorda un abu-sato ma pur sempre valido proverbio popolare. Anche negli scambi interpersonali il silenzio ha la suaimportanza: ordina le parole, le frasi, alterna pensieriesposti a pensieri espressi da silenzi, sottolinea sguardi,

di Massimiliano Nobile

SOLO NEL SILENZIO E NELLA SOLITUDINE L’UOMO SCOPRE SE STESSO E A

Benedetto… il silenzio “Per amoredel silenziobisognarinunciareanche ai discorsibuoni”.(Benedetto,

La Regola, VI)

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atteggiamenti, espressioni del viso impercettibili, movi-menti degli occhi che spiegano più di ogni parola. Il lin-guaggio dei giovani presenta un ricco repertorio di fra-si che, in modo sagace e ironico, difendono la bontà delsilenzio: “Prima di aprire bocca, azionare il cervello”,“Hai perso un’altra occasione per stare zitto”, “Chi taceacconsente” e “Prima pensa poi parla, perchè parole po-co pensate pesano poco”. Se analizzati un po’ più a fondo, questi modi di dire ri-velano un filo rosso comune: il silenzio come premessaal pensiero e alla parola. Anna Maria Canopi, una testi-mone dei nostri giorni, nel suo libro “Il Silenzio”, l’espe-rienza mistica della presenza di Dio, così afferma: “Il si-lenzio è quella realtà che rende bella la parola, che la ren-de viva, che la rende toccante, che la rende penetrante,capace di comunicare l’essere e di far sì che due personesi incontrino. La parola più piena coincide con il silen-zio più profondo”. La musica e il cinema sottopongono alla nostra rifles-sione testi e pellicole in cui il silenzio diventa presagiodi rivelazioni inattese. Paolo Limiti, autore di testi, hascritto una canzone dal titolo “La voce del silenzio” por-tata al successo da Mina e recentemente ripresa da An-drea Bocelli. Questa canzone è un inno al silenzio: “Eho sentito nel silenzio una voce dentro me”, e ancora: “Cisono cose in un silenzio che non mi aspettavo mai”. Il si-lenzio viene ossimoricamente presentato come rivelato-re. In esso si avverte una voce interiore che parla rive-lando cose inaspettate. Molte volte facciamo esperienzadi silenzi che si rivelano più eloquenti di tante paroleche non riescono a spiegare. Altre volte scegliamo il si-lenzio quale commento migliore a tante provocazioni. Epoi, è faticoso a dirsi, il silenzio, tante altre volte anco-ra, gioca il ruolo di educatore perché mette a nudo lanostra coscienza permettendoci di maturare. Quandorestiamo senza parole potrebbe essere segno che abbia-mo commesso delle défaillances e il silenzio viene a svol-gere il ruolo di arbitro nella partita con la verità. Chis-sà quante volte ci è capitato di sentirci dire dai nostri in-segnanti di fronte ai silenzi di una interrogazione: “Il tuoè un silenzio eloquente” per stigmatizzare in modo reto-rico l’evidente impreparazione. In mu-sica capire il valore del silenzio è unadelle prime nozioni da imparare. Lapausa nella musica è fondamentale.Ogni buona melodia deve avere un in-tervallo, un silenzio studiato, opportu-no, importante come l’armonia dellenote in una polifonia. Nel 2006 è uscito nelle sale cinemato-grafiche il film “Die grosse Stille” (IlGrande Silenzio) di Philip Gröning. Sitratta di una pellicola girata nella Gran-de Chartreuse di Grenoble in Francia.Il protagonista del film è un attore inu-suale: il silenzio. Il dialogo “muto” nelfilm avviene tra l’uomo e la naturascandito dalla preghiera liturgica deimonaci. Comunicare è sicuramente parlare,dialogare e interagire ma questa capa-

cità può essere vanificata se non si crea l’ambiente perla comunicazione. L’ascolto è la casa della comunica-zione. E la premessa all’ascolto è il silenzio attento. Sen-za il silenzio la comunicazione è falsata. Senza il silen-zio tutto si sbiadisce. Lo stesso silenzio può essere la mi-gliore forma di comunicazione. Ad avvalorare l’importanza del silenzio calza a pennellol’inizio del salmo 65 che la traduzione italiana ha cosìreso: “A te si deve lode, o Dio”. In realtà l’ebraico dice al-tro: “Il silenzio è lode a te, o Dio”. Sembra di sentire ri-suonare le parole di Gesù che ci mettono in guardiacontro lo spreco di parole durante la preghiera (cfr., Mt6,7). Romano Guardini, nel suo libro “Il testamento diGesù” si chiede cosa sia in fondo il silenzio. E così ri-sponde: “Silenzio significa riconoscere che le mie preoc-cupazioni non possono fare molto. Silenzio significa la-sciare a Dio ciò che è oltre la mia portata e le mie capa-cità. Il silenzio è un umile ma sicuro cammino versol’amore”. Nel prologo della sua Regola il santo monacoBenedetto richiama l’attenzione dei suoi novizi: “Ascol-ta o figlio i precetti del maestro e apri l’orecchio del tuocuore”. Questa raccomandazione, che può avere la suavalidità anche al di fuori delle quattro mura del mona-

stero, vuol dire che: il silenzio-ascolto dà senso alle parole, ricer-ca l’essenziale, vuole la semplici-tà, insegna la docilità. Per entrarein una relazione profonda è ne-cessario porsi in un sincero atteg-giamento di silenzioso ascolto.Colui che sarà capace di silenziosaprà ascoltare e sarà in grado dicomunicare.

SSO E APRE L’ORECCHIO E IL CUORE

1. “Rigira sette volte la lingua per avere il tempo di tacere: ilsilenzio è forma di saggezza (A. Arnoux)

2. “La quiete ed il silenzio ordinano l’universo” (T. Te Ching) 3. “Il silenzio è un amico fedele che non tradisce mai”

(Confucio)4. “Soltanto bevendo dal fiume del silenzio tu potrai

realmente cantare” (K. Gibran) 5. “Il silenzio è il linguaggio degli Dei” (Kuthuma)6. “In una carestia di parole significanti, il silenzio è il

terriccio umido in cui possono attecchire parole di vita”(Burton-Christie)

7. “Nel silenzio l’amore prende coscienza della sua essenzamiracolosa” (L. Lavelle)

8. “Solo il silenzio apre il nostro orecchio” (R. Guardini)9. “Fai silenzio: ritroverai la calma e la serenità” (R. Battaglia)

10. “Nel silenzio anche un sorriso può far rumore” (L. Battisti)

Il decalogo del silenzioSilenziosa sapienza

480 nasce a Norcia497/498 si ritira a Subiaco525/529 fonda il monastero di Montecassino21 marzo 547 muore a Montecassino

Cronologia essenziale di Benedetto da Norcia

TELEFILMITÀ

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utilizzato la stessa indole verso il Male. Con una premessa delgenere c’è da aspettarsi di tutto. E infatti Jackie non ci pensa duevolte ad operare scelte “d’emergenza” e moralmente discutibili peraiutare quelli che ritiene in difficoltà quando un ventisettenneperde la vita in un incidente non esita a falsificarne la firma perdonarne gli organi all’insaputa della famiglia. A volte il cocktail di farmaci assunti porta a momenti didistrazione, ma quando accadono si limita ad ammettere ad unpaziente incosciente: “Ti ho quasi ucciso”, non senzaaccompagnare le parole con un bacio.

Rimedi estremiMadre di due figlie, non dimentica mai di portare loro una briochequando rincasa di sera tardi, né di riempire di attenzioni –nonostante la stanchezza – il marito barista (dopo averlo traditopoco prima con un farmacista). La sua missione da crocerossina,insomma, continua dopo il turno in ospedale e non stupisce cheesca dall’edificio senza togliere la divisa neppure in metropolitana.Oltre a curare i pazienti ne giudica i familiari e anche se si

Uno zelo di troppoLe vere trasgressioni televisive non riguardano le prostitute dalladoppia vita (“Il diario segreto di una squillo per bene”) o lecasalinghe assassine (“Desperate Housewives”) ma hanno incomune con loro un’intera gamma di luci ed ombre. Il giorno e lanotte le vede tutte protagoniste di comportamenti tra loroincostanti e incoerenti. L’immagine pubblica e quella domestica avolte viaggiano su binari inconciliabili. Nulla è mai quello che sembra. L’ultima serie a raccontarcelo è“Nurse Jackie” (in onda su Sky Uno), incentrata sulla vita e leopere di un’infermiera (interpretata da Edie Falco, reduce dalsuccesso de “I Soprano”). Uno dei colleghi medici le dice: “Sei cosìzelante!”, etichettandola con un giudizio quasi sicuramentecondiviso da tutti quelli che lavorano con lei. Professionale eimpeccabile, si massacra di doppi turni (lavora 80 ore a settimana)e seda i vari dolori ricorrendo a farmaci spesso senza ricetta ecamuffati nei modi più ingegnosi (come la bustina di dolcificanteper il caffè). Un giorno una suora le aveva detto che gli esseriumani con grande propensione al Bene probabilmente avrebbero

NURSE JACKIE Agisce con fermezza sicura di compiere il propriodovere in corsia.

SCHEDAGenere: medicalAnno di nascita: 2009Stagioni: 1 in Italia e in AmericaInterpreti: Edie Falco, PeterFacinelli, Eve BestCreatore: Liz Brixius, Evan Dunsky,Linda WallemProduzione: Showtime eLionsgateCuriosità: L’attore Peter Facinelliveste il camice medico anche nellasaga di “Twilight”, dove interpreta il

Show

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Nurse Jackie è la risposta al vetriolo a Dr. House: chivincerà la sfida tracamici, l’infermiera o il chirurgo?

di Alessandra De Tommasi

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The ex list Su Fox La banalità con cui viene affrontata la ricerca del ve-ro amore in questo telefilm farebbe venire l’orticariapersino alla più scontata delle pellicole romantiche.È ora di cambiare musica…

Being Human Su SteelIl dilagare della vampiro-mania e della licantropo-di-pendenza non esclude la possibilità di raccontarequeste creature con acume e originalità. Lo dimostraquest’eccellette serie british!

Jack

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n Non lasciatevi ingannare dallo sguardo materno e dal visino d’angelo di questainfermiera. In corsia come nel privato, Jackie nasconde oscuri segreti. Non solo fa usodi antidolorifici e tradisce il marito, ma usa la sua innegabile intelligenza per dividere inmaniera discrezionale i Buoni dai Cattivi. “I dottori – spiega – sono qui perdiagnosticare, non per curare. Siamo noi (infermiere) che curiamo”. Secondo questasua personale legge contraddice i pareri medici – spesso a ragione – e impone ilproprio giudizio sui più svariati casi clinici. Come Sant’Agostino anche lei ripetespesso: “Rendimi buono, Signore, ma non subito” a dimostrazione del fatto che innessun campo permette che siano altri ad avere l’ultima parola. Non a caso subitodopo un turno di lavoro massacrante si rifugia in chiesa sdraiandosi sul banco dellacappella per cercare una pausa e un po’ di pace dall’Inferno del reparto. Latirocinante che le viene affidata le dice: “Penso tu sia una santa”, ma lei stessa laguarda sorniona e non ci pensa due volte prima di scaricare su di lei la colpa di unasua malefatta. Quando arriva infatti al pronto soccorso una prostituta“tagliuzzata” per cui sono stati necessari 287 punti di sutura Jackie non esita a“punire” il colpevole. L’uomo, protetto dall’immunità diplomatica, avrebbe infattievitato qualunque condanna, così lei decide di gettare nel water l’orecchio che lavittima gli aveva reciso. Quando viene letteralmente “a galla” la nostra protagonistaipotizza appunto una svista da parte dell’ultima arrivata. Nessuno, finora, ha notato cheJackie “amministra” la porzione di ospedale in cui lavora come se fosse un giudice divino:decide chi merita di essere aiutato e chi no e si prodiga per risarcire i più sfortunati conaiuti spesso anonimi. Per alcuni versi ricorda “Dexter”, il serial killer dei serial killer,perché si sostituisce alla Giustizia mettendo in pratica la propria filosofia di vita. Incuor suo, dopo tutto, è convinta di operare in buona fede e in qualche modo giustifica ilproprio operato. A fine giornata, però, non riesce a perdonarsi fino in fondo. Il benecompiuto ha un prezzo molto (forse troppo) elevato e non le placa la coscienza. Lescelte quotidiane pesano come un macigno. Fino a quando riuscirà a conviverci?

considera un’amante del silenzio e una detrattrice delle chiacchiere,non manca di rimproverare una madre. La sua colpa è quella di aver tolto il casco al figlioletto per un bookfotografico in skate lasciando che si procurasse un gravissimodanno in seguito ad una caduta. Rigido censore del comportamentoaltrui, ma moderatamente indulgente verso il proprio, sopportal’inettitudine dei medici e le lamentele della libertina amicadottoressa compensando ogni frustrazione con atteggiamentirischiosi e a volte ai limiti dell’incoscienza. Agisce d’impulso confermezza e senza ripensamenti, sicura di compiere il proprio doveredi essere umano come una novella Robin Hood della corsia.

ZAPPING

Steel FOX

Show

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A guardarla sembra che sia impossibile compiere il proprio lavorosenza ricorrere a scappatoie e compromessi, ma di fatto nessunospettatore riuscirebbe a rimproverarle qualcosa. A fine puntata il pubblico è portato a giustificare e segretamentead applaudire il suo coraggio. Prima di farlo,comunque, occorrerebbe porsi unasemplice domanda. Quale margine didiscrezionalità ha una persona – anchese professionalmente molto capace – efin dove può spingersi se si crede al disopra delle leggi?

✖Mi piace il silenzio ✖

Warner Bros

➔ ➔

CINEMA

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Jonah in vacanza dall’ex marito nella tranquilla cittadinadella Georgia, Tybee Island. Quando la ragazza vi arrivamanifesta fin da subito ostilità e diffidenza, almeno fino aquando non incontra un coetaneo, Will Blakelee, uno deiragazzi più popolari del posto verso cui lei nutre un’istintivaavversione. Il rapporto tra i due porta Ronnie a sciogliere inodi del proprio cuore e recuperare un rapportoall’apparenza perduto con il genitore attraverso il linguaggioche entrambi padroneggiano, la musica. La sceneggiatura èstata scritta da Nicholas Sparks in contemporanea conl’omonimo libro, anche se ultimata prima della versioneletteraria (edito da Frassinelli in Italia). Lo scrittore, celebreper “Le pagine della nostra vita” e “Le parole che non ti hodetto”, ha creato il personaggio della protagonista su misuraper Miley Cyrus adattandone la storia a quella della popstarche con questo film entra ufficialmente in una dimensioneartistica più matura. “Ronnie – spiega l’attrice – è la tipicaragazza che era fan di Hannah Montana, ma ora non lo è più.Tutto quello che renderebbe contenti i genitori è quello chelei per spirito di contraddizione non ha intenzione di fare. Perme questo ruolo ha rappresento un momento di grandecambiamento oltre ad un’esperienza stupenda lontana dacasa. È tempo che io cambi rotta e scelga parti più adultecon storie in cui il pubblico si possa relazionale. Tutto sembra

Cosa succede quando ti senti tradito dai tuoi genitori daadolescente? Una delle reazioni più tipiche – e non solo aquell’età – è la ribellione. Scegliere qualsiasi strada possaferire mamma e papà come “risarcimento” nei loro confrontisembra la soluzione ideale. La pensa così anche laprotagonista di “The Last Song” (in uscita nelle sale italiane il30 aprile per Walt Disney). Veronica Miller, detta Ronnie, èuna diciassettenne carica di astio e rabbia da quando – treanni prima – i suoi si sono separati. Da piccola aveva sempremanifestato un talento naturale per il piano, che gli avevainsegnato il papà Steve, professore alla prestigiosaaccademia Juilliard. Ma poi tutto è cambiato e anche ilrapporto con la madre Kim ha subito una violenta incrinaturache ha costretto la donna a mandare lei e il fratello minore

The last song

Arriva al cinema il viaggio di Nicholas Sparks alla riscopertadella famiglia e dell’amore.

di Alessandra De Tommasi

Destiny Hope Cyrus (detta Miley) è nata il 23novembre 1992 a Franklin, Tennessee (USA).Ha due fratellastri: Christopher Cody (nato dauna precedente relazione del padre Billy Ray,famoso cantante country) e Trace (nato dauna storia precedente della madre, assieme aduna sorellastra Brandi). Ha un fratello minore,Braison Chance e una sorella più piccola, Noah

Lindsey. Celebre per la serie tv di Disney Chan-nel, “Hannah Montana” (diventata anche unfilm), l’attrice-cantante vanta già una autobio-grafia, “La mia strada”, svariati tour interna-zionali e un franchise recentemente stimato in1 milione di dollari. Considerata una delle teenstar più potenti al mondo, ha di recente parte-cipato con un cameo nei panni di se stessa alM

iley

Cyr

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così drammatico al giorno d’oggi e per questo avverto laresponsabilità del mio ruolo di modello per le ragazze.Comunque non rientra nel mio lavoro il compito di far loro dagenitore”. A chi le chiede quale sia il messaggio del filmrisponde: “Mi sembra una pellicola molto intensa ecommovente. È la storia di come questa ragazza riesca atrovare la propria strada di essere felice e di diventare unapersona migliore attraverso la fede, l’amore e l’amicizia, tuttivalori in cui credo moltissimo. Personalmente mi sento moltoarricchita da questa esperienza lontana dai riflettori di LosAngeles. In California sono sempre gli altri a fare le cose perme e fino all’inizio delle riprese – l’estate scorsa – non eroneppure in grado di prenotare un volo via internet. Mi sentivocome se vivessi in una bolla di sapone quasi irreale, protettada tutto e da tutti, continuamente al riparo dai paparazzi edalle ingerenze esterne, sempre accudita da tanti babysitter.Oggi mi sento una giovane donna diversa, più sicura di mestessa ma sempre con i piedi ben saldi per terra”. Mentrequesta farfallina ha già spiccato il primo volo in solitaria elontano da Hollywood in giro per il mondo sono ancora tantele coetanee alla ricerca di una direzione. Questa pellicola nonsi prefigge l’obiettivo di dispensare risposte, ma di dare unpo’ di serenità in un momento della vita che offre sempremeno punti di riferimento.

Heligoland (Virgin)

Massive AttackSette anni dopo. Il tempo scorre lento come la preghiera per lapioggia (“Pray for rain”) con la quale i Massive Attack aprono illoro nuovo album “Heligoland”, affidandola alla voce di TundeAdebimpe dei newyorkesi Tv on theRadio. Voce intensa, percussioniossessive e scarni accordi di pianoforte:la magia del suono di Grant Daddy GMarshall e Robert 3D Del Naja, i due exragazzi trip-hop di Bristol (nella qualenon ci sarebbe davvero bisogno di unapreghiera per la pioggia…) è semprecoinvolgente. O avvolgente, fate voi,come nel caso di “Splitting the atom”,che avevamo avuto modo di ascoltareun po’ di tempo fa sull’ep che ha fattoda anticipazione a “Heligoland”.Proprio come “Pray for rain”. Sette anni anni sono tanti, mal’attesa a volte paga. Così si può finalmente riporre l’ultimolavoro in studio, “100th window”, e dedicarsi al nuovocapolavoro. E allora, eccoci tutti proiettati ad Heligoland,arcipelago a nord della Germania, che sembra essere proprio ilnon-luogo ideale per la musica dei Massive Attack. Doveascoltare la veloce e sincopata “Babel”, con suoni oscuri eindustriali in sottofondo, atmosfera cupa e la splendida MartinaTopley Bird alla voce. Oppure “Girl I love you”, dominata dallavoce di Horace Andy, che ricorda i migliori episodi dei MassiveAttack: alternanza di tempi ed atmosfere, giorno e notte che siabbracciano amorevolmente. O ancora “Psyche”, uno dei pezzipiù elettronici e claustrofobici dal ritmo tranquillo maincessante e ripetitivo che sorregge la voce di Martina TopleyBird. “Saturday come slow” spicca per la presenza di DamonAlbarn, frontman dei Blur e Gorillaz: un brano lento emalinconico, con la voce di Damon che riesce a catalizzare su disé tutta l’attenzione. Si chiude con “Atlas air” e Del Naja, che èdi origini napoletane, alla voce: partenza con il caro veccho synt,poi ritmo tirato e suoni della nuova psichedelia su cui qualcunopuò provare perfino a ballare e a sognare.

Le vie del rock sono infiniteEdoardo BennatoTorna alla musica dopo 5 anni di silenzio Edoardo Bennato,torna per comunicare contenuti importanti come leconseguenze della guerra in Afghanistan, l’ipocrisia e molto dipiù. Il nuovo album Le vie del rock sono infinite contiene 13canzoni inedite, tra riflessioni private e memorie di viaggio(Cuba ed Afghanistan). L’artista non rinuncia però, comesempre, ad un ritratto spietato dell’Italia di ieri e di oggi. Due inparticolare i brani che inducono a ragionamenti duri, impietosi:«Il capo dei briganti» e «C’era un re» dove, partendo dariferimenti alla storia del regno delle due Sicilie, si giunge allemafie. Quanto alla formula scelta per comunicare contenuti o leconseguenze della Guerra in Afghanistan o l’ipocrisia di unsistema rappresentato in «WannaMarchilibera» le idee sonochiare: «Non faccio lezioni di geopolitica e non parlo in auleuniversitarie: io scrivo canzonette e devo divertire un pubblicoche va dai bambini di cinque anni in su» ha dichiarato ilcantautore. Largo al rock and roll, dunque.

Disney

film “Sex and the City 2”, oltre ad aver firma-to una linea d’abbigliamento assieme allo stili-sta Max Azria ed essere stata ospite della Re-gina Elisabetta II. Fin da piccola ha seguito ilpadre per i vari concerti e anche sul set del te-lefilm “Doc”, dove ha esordito con un cameo. A12 anni ha imparato a suonare la chitarra e at-tualmente si diletta anche come cantautrice.

MUSICAdi Antonio Valente

PAROLA PER VIVERE

GGuardare la storia degli uomini con gli occhi della fede significa accorgersi che, sempre, alla banalità delmale fa da controcanto la straordinarietà dell’intervento di Dio. Se Erode perseguita la Chiesa infliggendoil martirio a Giacomo, il figlio di Zebedeo, e facendo imprigionare Pietro, Dio opera la sua liberazione inmodo prodigioso inviando il suo angelo. Per questo Luca incastona il racconto della miracolosa liberazio-ne di Pietro dal carcere all’interno del racconto delle nefandezze di Erode: i crimini di Erode nei confron-ti dei cristiani e perfino delle sue stesse guardie, come anche la sua morte orribile, fanno parte di una sto-ria che tutti possono vedere e conoscere, mentre le azioni straordinarie di Dio sono visibili solo agli occhidella fede. Iscritte dentro quella storia di sopraffazione e di violenza, esse tengono alta la speranza. Ancheal prezzo di risultare creduloni e sognatori, i credenti in colui che è risorto e non muore più sanno che ilmale non ha né potrà mai avere l’ultima parola perché mai Dio ha abbandonato il suo popolo. Pietro stes-so crede di avere una visione, obbedisce senza capire, e solo quando l’angelo lo lascia, libero fuori dal car-cere, capisce che la sua liberazione dalla violenza del faraone di turno non fa che replicare, ancora una vol-ta, quanto Dio ha fatto per il popolo che si è scelto lungo il corso della sua storia plurisecolare. C’è qual-cosa, all’interno del racconto dell’incarcerazione e della liberazione di Pietro, che chiede attenzione. Tut-to avviene, è vero, per intervento miracoloso di Dio. Eppure, Luca ci tiene a sottolineare che l’interventostraordinario di Dio si compie dentro una precisa cornice: mentre Pietro è tenuto in carcere, la comunitàprega incessantemente per lui e, dopo la sua liberazione, egli stesso decide di andare lì dove la comunitàè riunita per pregare, in casa di Maria. Questo significa che, proprio mentre Erode si ingrazia il popolo ope-rando il male, nella città di Gerusalemme va avanti l’“altra storia”, cresce e si radica in profondità la fededella comunità dei credenti in Gesù. Ormai non c’è più soltanto il gruppo che fa capo a Giacomo, il fra-tello del Signore, e agli altri discepoli, c’è anche quella che fa capo a Maria riunendosi nella sua casa. EPietro decide di ricominciare proprio da quella casa. Il racconto dell’apparizione di Pietro alla comunitàriunita in preghiera, ricalca, sia pure rinunciando ad ogni solennità e scegliendo un tono quasi comico, iracconti delle apparizioni di Gesù alla comunità dei discepoli dopo la risurrezione. La reazione della co-munità all’annuncio della serva di nome Rode, che viene considerata fuori di testa, è del tutto corrispon-dente a quella di Pietro stesso e degli altri discepoli di fronte alla testimonianza della risurrezione di Gesùda parte di Maria di Magdala e delle altre discepole il mattino di Pasqua, che essi considerano un vaneg-giamento (Lc 24,10). Luca sa molto bene che il modo di agire di Dio non è né evidente né scontato e chela comunità ha bisogno dei suoi tempi per riuscire a vedere e a credere all’“altra storia”, quella comincia-ta all’alba della risurrezione. Pietro, d’altra parte, come anche Barnaba e Saulo che, come sembra, faceva-no parte anch’essi della comunità che si riuniva a casa di Maria, capiscono che è ormai tempo di anda-re da un’altra parte. Non per paura, ma perché la Parola di Dio, che cresce e si diffonde, li chia-ma a una responsabilità missionaria. Luca sa che la nascita del vangelo è legata a Gerusa-lemme come a quella città santa e al suo tempio erano in qualche modo legate la na-scita e la morte del Messia. Sa anche,però, che l’annuncio della risur-rezione di Gesù ha chiesto aisuoi discepoli di andare,incessantemente,verso “un altroluogo”.

Dalla Chiesa saliva incessantemente a Dio una preghiera

di Marinella Perroni

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di Marinella Perroni

“Pietro, dopo aver riflettuto, si recò alla casa di Maria, madre di Giovanni, detto Marco, dove molti erano riuniti e pregavano” (At 12,12).

LIBRI

I nuovi media: se li conosci non li eviti Il rapporto tra giovani, adulti,nuovi media e futuro è segnatodalla velocità con cui le tecnologiecambiano e i comportamenti sievolvono, specialmente tra i ra-gazzi. È necessario confrontarsi suquesto argomento tra genitori, etra genitori e figli, perché oggil’educazione passa sempre più at-traverso i media, anziché tramitefamiglia e scuola, come una volta.Media che hanno grandi poten-zialità per la crescita delle nuovegenerazioni e non vanno quindi ri-fiutati solo perché è faticoso staredietro a tutte le novità che i ragaz-zi imparano velocemente, e me-glio degli adulti. Il libro è diviso inquattro sezioni: Tendenze; Salva-genti; Segnali; Approdi. Sono bre-vi spunti e situazioni, prese princi-palmente dalla vita di famiglia edall’esperienza quotidiana, tratta-ti volutamente senza eccessivi ap-profondimenti tecnici. Il libro èindirizzato ai genitori, per conti-nuare a stare accanto ai loro ra-gazzi in questo mondo sempre piùtecnologico; ma è rivolto anche aigiovani, soprattutto quelli chehanno voglia di riflettere e con-frontarsi con la realtà della comu-nicazione (di oggi e di domani) perprovare a gestirla da protagonisti.Vuole essere un invito al “dialogotra generazioni” in un mondo tec-nologico troppo complesso peruna sola generazione.

Uno strumento utile e aggiornato per non inchinarsi, in sottomessa adorazione, al dio-digitale e alla sua furia espansionistica.

Giulio Meazzini, è ingegnere nucleare con studi inbioingegneria. Ha lavorato per molti anni nel campodell’Information and Communication Technology, inprogetti italiani ed europei. È padre di famiglia. Faparte di NetOne. È uno dei più acuti osservatori

dell’influenza dei nuovi media sulla vita quotidianadegli adulti, ma soprattutto dei giovani. Numerosesono le conferenze che ha tenuto e tiene in tuttaItalia per spiegare cosa è “la pedagogia nei tempidel digitale”.

Nota biografica

Giulio Meazzini, La famiglia e i nuovi media. Manuale di sopravvivenza, Città Nuova Editrice,Roma 2009, pp. 176.

Infanzia, educazione e nuovi media Philippe Meirieu e Jacques Liesenborghs, EdizioniErickson, Gardolo (TN) 2008, pp. 148.

Sotto forma di intervista tra due esperti mondiali diScienze dell’Educazione, il libro rivisita le tappedecisive dell’educazione, prendendo in considerazionenon solo la famiglia, la scuola e il tessuto sociale, maanche i nuovi ambiti rappresentati dal mondo deinuovi media e della cultura visuale.

Guida la TV. Grandi e piccolidavanti alla televisione Lucio D’Abbicco, Guida la TV. Paoline EditorialeLibri, Milano 2008, pp. 240.

Curato da MED – Associazione italiana perl’educazione ai media e alla comunicazione – il libro èun prontuario di riflessioni, consigli per l’uso,recensioni di programmi…, per “governare i media”con intelligenza e responsabilità, per “guidare la TV (enon farsi guidare passivamente da essa).

La TV in mano. Riflessioni in punta di dita Giovanni Anversa – Antonio Mazzi, Edizioni SanPaolo, Cinisello Balsamo (MI) 2008, pp. 144.

Il titolo non nasconde la presunzione di possedere laconoscenza totale del mezzo TV, bensì laconsapevolezza di avere tra le mani un oggettofamiliare e, insieme, soverchiante ed estraneo. Unariflessione intorno a qualcosa che sta determinandoil futuro delle coscienze e delle società.

di Luciano Cabbia

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RISPONDE

Padre Sandro Perrone

ti i fronti: ogni richiesta è accorda-ta, ogni domanda esaudita, ogni ca-priccio diventa legge e non si riescead imporre un minimo di regole e didisciplina, salvo poi lamentarsi che“questa casa è diventata un alber-go” o “noi non siamo i tuoi servito-ri” e via cantando. Un bambino checresce senza regole è un “bambinosbagliato”, convinto che tutto ilmondo sia a sua disposizione e asuo servizio: si accorgerà presto chenon è così, ma lo farà a danno deisuoi genitori, che “schiavizzerà”sempre di più, fino a diventare un“bamboccione” di 35 o 40 anni (eanche di più, come la cronaca diquesti giorni ci ha insegnato).Quando poi si vuole ricorrere ai ri-pari, in genere è troppo tardi: ci so-no le situazioni come quelle della“mamma disperata” o quelle più tra-giche di ragazzi suicidi, perché inca-paci di accettare un “no” per loro in-spiegabile ed assurdo. L’educazioneè un fatto serio: non va lasciata inmano ai dilettanti!

Matrimonio e convivenza?Caro Padre, mio fratello è anda-to a vivere insieme con la sua ra-gazza (lui dice “la mia compa-gna”) e non le dico che cosa èsuccesso in famiglia. I miei geni-tori sono dei bravi cristiani, an-che se non praticanti, e nonhanno accettato questa scelta.Io francamente non so che cosapensare, sono indecisa fra le ra-gioni di mio fratello e le lamen-tele dei miei genitori. Chi haragione?

(Donatella, Borgo alla Collina, Arezzo)

Cara Donatella, non si tratta di chiha ragione e chi torto, ma di scelte

Mio figlio e il “Grande Fratello”Caro Padre, in parrocchia ho tro-vato casualmente il suo giornalee ho dato un’occhiata incuriosita.Poi ho pensato di scriverle per unproblema che mi angustia datempo. Certamente ha sentitoparlare e forse anche ha visto il“Grande Fratello”. Alla televisio-ne hanno anche passato un trai-ler di un film in cui un padre e unfiglio si scontrano proprio suquesta trasmissione. In casa vi-viamo oggi come un inferno per-ché mio figlio si è letteralmenteinfatuato di questo programmadiseducativo che io detesto pertutti i motivi di questo mondo; luiinvece vive in attesa della tra-smissione, si collega continua-mente su internet, ne discute ascuola con i compagni, per stra-da con gli amici, ci assilla in fa-miglia; parla ed agisce come iconcorrenti, smania di parteci-parvi, litiga con noi genitori ap-pena ci permettiamo di dissenti-re su questa sua “pazzia”. Cosadobbiamo fare?

(Una “mamma disperata”, Milano)

Cara “mamma disperata”, credoche ci sia ben poco da fare a questopunto. Se non vado errato, la tra-smissione è terminata ed avreteuna tregua di quasi un anno. Tutta-via, vorrei fare una considerazionedi carattere generale: mi sembrache nelle famiglie sia scomparsa lacultura del “no”. Sembra che tuttosia dovuto, tutto permesso, tuttoconsentito. I genitori non riesconopiù a negare nulla ai propri figli.Forse si sentono in colpa per qual-che “assenza” (materiale, morale,spirituale) e allora “cedono” su tut-

Caro Padre, vorrei tanto farle unadomanda che mi vergogno di porre almio parroco: come si fa a pregare? Ionon sono proprio capace!

(“Incapace” di Taormina, Messina)

Caro “incapace”, pregare significaparlare con Dio nella maniera piùsemplice possibile, come si parla allapersona che si ama, come si parlaall’amico, al papà o alla mamma. Le“formule” aiutano a pregare, mapossono portare anche alla distrazione(la bocca dice una cosa e la mente èaltrove…). La “preghiera del cuore” è laformula più facile e più famosa: “Gesù,figlio di Davide, abbi pietà di me”; ilresto dipende dalla fantasia esoprattutto dall’amore.

Non so pregare

LettereMio figlio e il “Grande Fratello”.Come si fa a pregare? Io non sono propriocapace! Mio fratello è andato a vivereinsieme con la sua ragazza.

di vita sulla base delle proprie con-vinzioni morali e religiose. Su qualimotivi religiosi i tuoi genitori si op-pongono se, come tu stessa scrivi,sono “bravi cristiani ma non prati-canti” (aspetto ancora il giorno incui qualcuno mi spiegherà che co-sa significa questa formula che sen-to un po’ troppo spesso)? L’autoritànon è sinonimo di autorevolezza; laprima è facile averla, basta ancheun piccolissimo piedistallo (ancheautofabbricato), la seconda si con-quista giorno per giorno con la coe-renza della vita, la testimonianzalimpida, lo sforzo costante di ade-guarsi ai grandi principi ispirati alVangelo. Qualcuno diceva che senon si vive come si pensa, si finisceper pensare come si vive. Secondome, aveva ragione.