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VIVERE E RI-CERCARE L’ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE A cura delle classi terza e quarta, sezione A dell’I.T.C.G. “Europa Unita” Lissone a.s. 2014/15 Indirizzo C.A.T. (COSTRUZIONI, AMBIENTE E TERRITORIO)

VIVERE E RI-CERCARE L’ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE · Condizioni lavorative durante e dopo la rivoluzione industriale Diritti e doveri dei lavoratori acquisiti nel tempo

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VIVERE E RI-CERCARE L’ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE

A cura delle classi

terza e quarta, sezione A dell’I.T.C.G.

“Europa Unita” Lissone a.s. 2014/15

Indirizzo C.A.T. (COSTRUZIONI, AMBIENTE E TERRITORIO)

Sommario 1. Archeologia industriale

Che cos’è – Esperienza di ricerca Esempi: Ponte San Michele – Villaggio operaio di Crespi d'Adda – Cotonificio

Cantoni/Università Carlo Cattaneo 2. Memoria, Lavoro e Territorio

Incontri con ex operai Uscite : visite industria Candy e area dismessa "Fossati Lamperti" Attività di laboratorio "Riprogettando"

3. Ambiti di ricerca Storia dell'industria tessile della Brianza Condizioni lavorative durante e dopo la rivoluzione industriale Diritti e doveri dei lavoratori acquisiti nel tempo Evoluzione normativa sulla sicurezza

4. Recupero aree dismesse Contesto Europeo Casi di studio: Quartiere BedZed – Eco Quartiere Vauban – IBA Emscher Park -

Quartiere Abandoibarra Contesto Nazionale Casi di studio: Ex area Lingotto FIAT – Ex area Junghans – Ex stabilimento Florio –

Real Colonia di San Leucio Contesto Regionale Casi di studio: Ex area Pirelli – Ex area Falck – Ex sede Carminati & Toselli – Parco

Adda Nord Quale destino per l’area di EXPO 2015?

5. Proposte di recupero Indagini conoscitive Seminario “Recupero delle aree dismesse e utilizzo di nuove tecnologie di rilievo” Studio area dismessa“Fossati Lamperti” Elaborati di massima sulle proposte del recupero area dismessa“Fossati Lamperti”:

"Museo tessile" – "Cittadella universitaria

Premessa Il percorso è stato sviluppato e articolato in base alle esperienze acquisite nei due progetti: 1. Stage d’istruzione a Castellanza (VA) presso “LIUC” Università Cattaneo; 2. Memoria, Lavoro e Territorio; e integrato dalle attività organizzate dall’INAIL (incontri con esperti della sicurezza nei luoghi di lavoro e con lavoratori che hanno subito eventi lesivi sul lavoro) e dalla partecipazione al seminario “Recupero delle aree dismesse e utilizzo di nuove tecnologie di rilievo” tenuto da professionisti del Collegio dei Geometri. Nello stage d’Istruzione a Castellanza abbiamo approfondito tutti gli aspetti dell’industria tessile (storici, artistici, economici, tecnologici) e le tecniche di ricerca documentale e di selezione del materiale raccolto sul tema “Archeologia Industriale”. Inoltre l’osservazione in loco dell'Università LIUC ci ha consentito di individuare le tracce del trascorso industriale del “Cotonificio Cantoni”. Il progetto "Memoria, Lavoro e Territorio" curato e coordinato dallo SPI (Sindacato Pensionati Italiani)-CGIL in collaborazione con FCL (Federazione Lavoratori della Conoscenza)-CGIL di Monza e Brianza ci ha permesso di conoscere, con le testimonianze di ex operai e le uscite sul territorio (visite dello stabilimento Candy e dell’area dismessa “Fossati Lamperti”), i cambiamenti del mondo del lavoro e ambientali della Brianza. Le attività di laboratorio organizzate e tenute dall’associazione culturale il “Nodo nell’albero " sono state indispensabili nella elaborazione di proposte di recupero dell’area dismessa “Fossati Lamperti”. Questo lavoro rappresenterà per la futura classe quinta il punto di partenza per la stesura di tesine da presentare agli “Esami di Stato”, mentre la futura classe quarta approfondirà alcune tematiche sul mondo del lavoro, verificherà con la collaborazione del Collegio dei Geometri la fattibilità della proposta di recupero dell'area dismessa visitata, dopo il rilievo topografico dell'area e strutturale degli edifici.

VIVERE E RI-CERCARE L’ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE Recupero area dismessa “Fossati Lamperti”

Che cos’è L' archeologia industriale è una nuova disciplina nata intorno agli anni Cinquanta. Essa è la scienza che studia i reperti e le testimonianze dell'epoca della rivoluzione industriale, in tutti i suoi aspetti e contenuti (macchine, edifici, tecnologie , infrastrutture, ecc…) e le conseguenze economiche e sociali che ne derivano. L'archeologia industriale coinvolge tutte quelle discipline attinenti alla ricerca, al progetto, al riuso, alla scoperta, alla rivalutazione e al recupero delle aree dismesse di interesse archeologico, al fine di conservare, riutilizzare, riscoprire e valorizzare le tracce del passato industriale. Da una citazione di Massimo Negri presa dal libro “Industrial Archaeology: an Introduction” di Kenneth Hudson, giornalista, anti-museologo, broadcaster e scrittore (1916-1999) “L’archeologia industriale è la scoperta, la registrazione e lo studio dei resti fisici delle attività industriali e delle vie di comunicazione di ieri; ogni decennio interpreterà il termine "studio" a modo suo, con le sue idee a proposito di ciò di cui si va alla ricerca di quei dettagli meritevoli di registrazione”. Esperienza di ricerca L’esperienza offerta alle classi A4 e A5 CAT nei giorni 13 e 14 Ottobre 2014, presso la “LIUC” Università Carlo Cattaneo e nel giorno 16 Ottobre 2014 presso l’istituto tecnico “Europa Unita” di Lissone, è stata la prima opportunità di studiare l’archeologia industriale e di vedere un contesto recuperato. Nei giorni trascorsi all’Università le classi hanno avuto l'incredibile opportunità di parlare con una ricchissima fonte umana, il professor Massimo Negri, il quale ci ha illustrato in breve la storia e le origini della disciplina "archeologia industriale"; successivamente il professor Cavaleri (direttore della biblioteca dell'Università) ha spiegato l'industrializzazione avvenuta propriamente sul territorio di Castellanza, e ha approfondito gli aspetti storici, artistici, economici e tecnologici dell'industria tessile. La professoressa Ballestra dell’Università ha esposto come impostare un processo di indagine documentale sull'archeologia industriale e come selezionare dalle fonti scritte gli argomenti indispensabili per la ricerca.

ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE

Ponte di San Michele È uno dei principali simboli di archeologia industriale in Lombardia ed è uno dei maggiori ponti ad unica arcata in ferro nel mondo. È un ponte a traffico misto ferroviario-stradale che ollega i paesi di Paderno e Calusco attraversando una gola del fiume Adda. Il ponte, progettato dall’ingegnere svizzero Jules Röthlisberger (1851-1911) è lungo 266 metri e si eleva a 85 metri al di sopra del livello del fiume. È formato in travi di ferro da 150 metri di corda che sostiene, tramite 7 piloni sempre in ferro, un’impalcatura a due livelli di percorribilità, il primo ferroviario e il secondo (6,3 metri più in alto) stradale.

La configurazione urbanistica del villaggio è articolata lungo una strada principale che lo divide in due parti funzionali: da un lato il quartiere residenziale e dall'altro la fabbrica. L’insediamento si trasformò rapidamente in una piccola città moderna, in un centro residenziale dotato di servizi all'avanguardia come l'ospedale, il centro sportivo, i bagni pubblici, l'illuminazione elettrica, il teatro, il cimitero. Il villaggio operaio, portato a termine alla fine degli anni venti, si è mantenuto praticamente inalterato nel corso del tempo ed è tra i più importanti esempi di villaggi operai in Italia e nel mondo. Per il suo rilievo storico e architettonico fu, nel 1995, annoverato tra i patrimoni dell'umanità dall'UNESCO.

ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE: Esempi

Villaggio operaio di Crespi d’Adda Crespi è il nome della famiglia di industriali cotonieri lombardi che a fine Ottocento realizzò un moderno "Villaggio ideale del lavoro" in stile Liberty accanto al proprio opificio tessile, lungo la riva bergamasca del fiume Adda.

ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE: Esempio

Il progetto di recupero dell'università LIUC "Carlo Cattaneo" di Castellanza (VA) è stato firmato dall'architetto Aldo Rossi, il quale ha lasciato in alcuni degli ex edifici del Cotonificio Cantoni presenti nella struttura universitaria o all'esterno, elementi architettonici che arricchiscono l'ambiente dal punto di vista culturale ed estetico e che danno un vero e proprio esempio di archeologia industriale; ne è prova una grotta che collega due aree dell’università e una ciminiera all’entrata appartenente all’ex cotonificio Cantoni, entrambi simboli storici del luogo. Il Cotonificio Cantoni è stata un'azienda tessile attiva fra il 1830 ed il 2004. È stata per lungo tempo la maggiore società cotoniera italiana che ha lasciato tracce importanti nel patrimonio industriale architettonico, tecnologico e documentale. Dopo la chiusura, lo stabilimento di Castellanza, per iniziativa di 300 imprenditori della Provincia di Varese e dell’Alto Milanese, è stato recuperato e dal 1991 è la sede dell'Università Carlo Cattaneo-LIUC. Comprende un’area coperta di 68000 mq ed occupa anche un vasto parco aperto al pubblico di 26000 mq nel cuore della città.

L'INTERO INTERVENTO DI RECUPERO DEGLI EDIFICI EX COTONIFICIO CANTONI: PLANIVOLUMETRIA. Nella prima fase è stata realizzata la piazza su Corso Matteotti, la ristrutturazione degli edifici ad essa prospicienti, il recupero del parco di Villa Juker, la ristrutturazione dell'edificio in valle Olona parallelo a corso Matteotti e gli edifici adibiti a centrali tecnologiche

Università LIUC "Carlo Cattaneo"

ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE: Esempio

Legenda:

O2 Sala lettura

O3 Aule

O4 --

O5 --

M1 Uffici docenti

M2 Amministrazione - Uffici docenti

M3 Biblioteca

M4 Auditorium - Servizi informatici

M5 Sala gelsi - Ufficio relazioni

internazionali

M6 Bar

M7 Segreteria studenti -

Orientamento - Attività extradidattiche

M10 Radio Liuc

M11 Centri di ricerca - Formazione

Planimetria Università Carlo Cattaneo

Incontri con ex operai La prima testimonianza è stata quella di ascoltare due ex operai di note imprese, quali IBM e Candy, che hanno raccontato la loro esperienza lavorativa, segnalando: una forte emigrazione dei lavoratori italiani negli anni '60 verso paesi esteri a causa della mancanza

di lavoro; l'assenza di tutela adeguata per la salute dei lavoratori, conquistata nel tempo grazie all'aiuto dei

sindacati; una sensibile riduzione della manodopera a causa di una dislocazione della produzione all'estero; la scomparsa di un “paternalismo industriale” nato a tutela dei lavoratori; il concetto di “mobilità lunga” che è una delle forme di ammortizzatori sociali attivate a sostegno di

determinate categorie di lavoratori che a causa di un licenziamento perdono il posto di lavoro, ai quali lo Stato garantisce l'indennità sostitutiva della retribuzione per un determinato periodo e un più facile reinserimento del mondo del lavoro o al raggiungimento dei requisiti pensionistici.

Visita stabilimento “Candy” Lo stabilimento si trova a Brugherio e costituisce uno dei maggiori produttori di elettrodomestici, in particolare le lavatrici. Durante la visita abbiamo potuto vedere ogni fase di lavorazione, dalla lamiera all’imballaggio del prodotto, nonché la particolarità della logistica e dello stoccaggio dei prodotti finiti. Osservando i luoghi della produzione, si è prestata molta attenzione alle condizioni lavorative degli operai legate alla catena di montaggio.

MEMORIA, LAVORO E TERRITORIO

Visita area dismessa "Fossati Lamperti" L'area della ex-ditta “Fossati-Lamperti”, nata a fine Ottocento, conserva ancora la struttura originaria della fabbrica con alcuni elementi tipologici significativi: tetto a "shed", pilastrini in ghisa, elementi decorativi nelle facciate quali lesene e ferri battuti. Entrando nell’area, i primi elementi che predominano sono la ciminiera di forma circolare e la torre piezometrica (utilizzata per lo stoccaggio dell’acqua per la pulitura dei tessuti). La prima tappa della visita è iniziata soffermandoci a osservare i "due edifici gemelli "che un tempo venivano usati come magazzini e per l’operazione di orditura. Nelle tappe successive abbiamo visto gli altri edifici che venivano utilizzati come sale per i telai e per tingere i tessuti, ecc.. Verso gli anni 80 sono stati costruiti dei capannoni per il controllo qualità dei tessuti, ora diventati sede di protezione civile, magazzino del comune e archivio del tribunale. Attività di laboratorio "Riprogettando" Nell’ultimo incontro l’Associazione “Nodo nell’albero”, dopo il riepilogo del percorso svolto (incontri e uscite), ha fornito ulteriori informazioni sull’area dismessa “Fossati Lamperti” ed evidenzia che quell’area era destinata alla realizzazione della “città giudiziaria”. Succesivamente divide le classi in gruppi e consegna la planimetria dell’area. Dopo gli oppurtuni suggerimeti i gruppi si confrontano al loro interno e ipotizzano nuove ipotesi di come qualificare l'area e precisamente: Museo tessile, laboratori artigianali Centro accoglienza con alloggi e servizi alla persona Quartiere multietnico chiamato “Little World”, basato sul modello del quartiere newyorchese “Little Italy” Cittadella universitaria

MEMORIA, LAVORO E TERRITORIO

AMBITI DI RICERCA: Storia dell'industria tessile della Brianza

Nel 1700 la maggiore alternativa che si offre al mondo agricolo della Brianza è la lavorazione della seta, caratterizzata da una manodopera femminile e minorile scarsamente qualificata e a basso costo. Le nuove opportunità occupazionali nei settori manifatturieri legate alla tessitura portano la Brianza ad assumere a metà Ottocento una “spiccata fisionomia industriale”, il cui sviluppo nasce principalmente come risposta a due eventi significativi: l’incapacità del sistema agrario di evolversi e l’aumento della popolazione. Inizialmente l’industrializzazione si orienta alla filatura con la quale si riduce la materia prima grezza in filo, per poi svilupparsi successivamente nelle operazioni di tessitura e follatura svolte ancora artigianalmente. Mentre la lavorazione della seta si sviluppa particolarmente nel comasco e nel bergamasco, l’area monzese vede sorgere numerose attività cotoniere, prevalentemente nel ramo della tessitura, dato che la filatura era già notevolmente diffusa nella valle d’Olona, a Gallarate, Legnano, Busto. Conquistato il mercato interno, parecchie aziende cominciano ad esportare i loro prodotti verso i Balcani, l’Oriente e il Sud America, mentre l’apparato produttivo locale si arricchisce di impianti di tintoria e candeggio meccanizzati. Il grande sviluppo dell’industria tessile è da ricercare nella possibilità di avere manodopera a basso costo e prezzi vantaggiosi dei terreni edificabili, utili per meccanizzare gli impianti e aumentare la produzione. Dal censimento industriale del 1911, il territorio della Brianza risulta essere annoverato tra i luoghi più produttivi del Regno, grazie alla presenza non solo di filature, tessiture, tintorie e candeggi di filati, ma anche di mobilifici, fabbriche metalmeccaniche e cappellifici. Quest’ultimo settore rappresenta un’eccellenza nazionale, tale da nominare Monza “capitale dei cappelli”, con una produzione che arriva a 20 milioni di pezzi l’anno e una manodopera che supera le 4000 unità. In totale si contano più di 5000 operai brianzoli occupati nelle industrie tessili e solo il circondario di Monza registra più di 1500 addetti, con 6000 telai in funzione negli opifici dei Cederna, Garbagnati, Pastori e Casanova, Fossati & Lamperti. Sul territorio della Brianza si segnalano inoltre le industrie tessili dei Cantoni di Castellanza, i Crespi a Vaprio d’Adda, la Gavazzi a Desio, la Frette a Sovico e Concorezzo, la Biffi a Macherio, la Rivolta e Crivelli ad Agrate, la Fumagalli a Peregallo. Alla fine degli anni Venti il settore è in crisi per il regime autarchico introdotto dal Fascismo. Nonostante le ingenti forniture militari, i pochi impianti che rimangono puntano a specializzare la propria produzione o a riconvertirla in altri settori. Due esempi significativi sono il cotonificio Fossati&Lamperti di Monza e i lanifici trasformati in cappellifici con la fabbricazione industriale dei feltri di lana. Nel secondo dopoguerra il settore tessile mostra i più intensi tassi di sviluppo della produzione, grazie alla graduale diffusione delle fibre artificiali per merito del rapido sviluppo delle fibre sintetiche (poliestere, poliammide, fibre acriliche) che hanno assunto nel 1970 un peso comparabile a quello delle fibre naturali (cotone e lana) nella produzione e nel consumo mondiali.

AMBITI DI RICERCA: Condizioni lavorative durante e dopo la rivoluzione industriale

Durante e dopo la rivoluzione industriale molte famiglie dovettero lasciare le campagne per andare a lavorare nelle città industriali come operai, trasformando profondamente la loro vita quotidiana, perché i salari erano molto bassi. Il lavoro degli operai era reso ancora più duro dalle condizioni in cui si svolgeva. Per esempio lavoravano in capannoni dai soffitti bassi, dalle finestre strette e quasi sempre chiuse. L’ammassarsi di numerose persone in ambienti chiusi provocava una febbre contagiosa. Molto frequenti erano anche gli infortuni. Gli orari a cui erano sottoposti erano davvero duri, solitamente iniziavano alle cinque di mattina e ne uscivano verso le otto di sera, compreso il sabato. I bambini abbandonati venivano utilizzati in fabbrica dove erano sottoposti ad una schiavitù disumana per alcune operazioni. La piccola taglia dei fanciulli e l’agilità delle loro dita erano il migliore ausilio per le macchine. Spesso per non fermare le macchine il lavoro continuava giorno e notte. Gli infortuni erano molto frequenti e la disciplina era molto selvaggia. Queste persone vivevano in posti anti-igienici: non avevano la possibilità di lavarsi nemmeno dopo una lunghissima giornata di lavoro, vivevano nello sporco totale e si propagavano odori asfissianti e i pidocchi proliferavano ovunque.

AMBITI DI RICERCA: Diritti e doveri dei lavoratori acquisiti nel tempo

Nei primi anni del 1900 la libertà di sciopero, all’inizio non contestata e generalmente riconosciuta sia in Italia che in altri Stati Europei, viene scoraggiata sul piano della sua efficacia da misure anche poliziesche. Prima in Inghilterra, ma poi si diffuse subito dopo anche in Italia, una norma che tutela il lavoro delle donne e punisce lo sfruttamento minorile con misure di protezione per i lavoratori delle industrie/fabbriche nelle quali si utilizzano sostanze dannose per la salute. Con l’introduzione di queste norme l’Italia intendeva prevenire “turbamenti gravi e rendere più sopportabili le leggi repressive nei confronti della massa operaia”. Il conflitto tra il lavoratore e il padrone era causato principalmente dai tempi della prestazione lavorativa e dal suo relativo pagamento; siccome le grandi industrie erano appena nate, non c’era un’organizzazione stabilita e ben specificata, così come non c’erano regole, né pause, né ferie. La primissima lotta da parte degli operai riuscì quindi a conquistare le 12 ore di lavoro, in modo da impiegare 12 ore di lavoro effettivo e 12 ore di riposo. Dopo successive lotte tra cui anche vari scioperi, gli operai riuscirono nei primi anni del 1900 a conquistare 10 ore lavorative, per poi riuscire a raggiungere le 8 ore di lavoro giornaliero. Verso la fine degli anni 50 i lavoratori dopo innumerevoli altre lotte riuscirono ad avere una riduzione dell’orario di lavoro con 39 ore settimanali e con l’abolizione del lavoro obbligatorio al sabato (ne sono esempio le grandi fabbriche come quelle della Fiat e dell'Olivetti). Dopo una forte mobilitazione, nel 1970 viene approvato lo “Statuto dei lavoratori” che costituisce uno degli interventi legislativi più importanti che si è verificato in materia di lavoro, con l'obiettivo di garantire il rispetto della libertà e della dignità del lavoratore nel rapporto di lavoro e di assicurare nei luoghi di lavoro la presenza sindacale per il rispetto della normativa protettiva.

AMBITI DI RICERCA: Evoluzione normativa sulla sicurezza

Condizioni di lavoro tra il 1800 e il 1900: sfruttamento donne e bambini troppe ore lavorative ambienti di lavoro malsani Strumenti normativi D.Lgs. 626/1994: Miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori sul lavoro D.Lgs. 494/1996: Attuazione della direttiva 92/57/CEE concernente le prescrizione minime di sicurezza e di salute da attuare nei cantieri temporanei e mobili D.Lgs. 81/2008: Nuovo Testo Unico sulla Sicurezza Dal progetto sulla sicurezza organizzato dall'INAIL con la collaborazione del Collegio dei geometri, interessante è stato l'incontro con questi soggetti: i testimoni, vittime di gravi infortuni sul lavoro, che hanno descritto in modo

dettagliato le cause dell'incidente che ha provocato una menomazione/disabilità ;

lo specialista della sicurezza sul lavoro, esponente dell'INAIL, che ci ha sensibilizzato su i rischi all’interno del cantiere tramite foto e video.

Nel 2006 il Rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente sosteneva che la crescente diffusione e dispersione urbana fosse un fenomeno ignorato da politici e amministratori e che dovesse essere affrontato prioritariamente attraverso la riduzione del continuo “consumo di suolo” a uso urbano, obiettivo confermato recentemente nel 2011: in Europa nel 2050 non si dovrebbe costruire più su nuove aree.

L’attuale cultura urbanistica europea è indirizzata a ricostruire la “città su se stessa” riqualificando i tessuti urbani esistenti pensando alla necessaria coesione sociale e alla mescolanza tipologica e funzionale in ogni sua parte, recuperando le aree abbandonate, degradate o dismesse, restaurando, riusando e rivitalizzando il patrimonio edilizio esistente, gli spazi pubblici e in particolare gli spazi aperti come elementi portanti della nuova organizzazione urbana e dell’interazione sociale. Gli obiettivi strategici che l’Unione Europea persegue sono: 1. Compattezza (policentrismo, densificazioni attente e selettive, stop al consumo di suolo e alla diffusione

dell’urbanizzazione a bassa densità). 2. Mescolanze («mix» e «mixité» sociale, funzionale e tipologica per tendere ad una maggiore interazione,

coesione e inclusione in ogni parte di città). 3. Cittadinanza (l’urbanistica partecipativa e concertativa tra abitanti e diversi attori pubblici e privati per la

costruzione e condivisione di progetti integrati).

RECUPERO AREE DISMESSE: Contesto Europeo

RECUPERO AREE DISMESSE: Contesto Europeo La perdita irreversibile di suolo comporta numerosi danni non solo paesaggistici ma anche ambientali in termini economici e di gestione delle risorse naturali, nonché la compromissione della sicurezza alimentare (basterà forse pensare che circa un ettaro di terreno può dar da mangiare a sette persone in un anno). La mappatura evidenzia come diverse regioni europee siano colpite da una crescente impermeabilizzazione del suolo.

Quartiere BedZed - Beddington Zero Energy Development Arch. B. Dunster + Studio Arup 2002-2004 Sutton, Londra – Regno Unito Stato di fatto prima del recupero: Area industriale dismessa Strategie progettuali: zero emissioni inquinanti e zero consumi energetici; utilizzo pannelli fotovoltaici, collettori solari, serre solari, materiali e

sistemi costruttivi che limitano la dispersione del calore; recupero acqua piovana; corretto orientamento eliotermico degli edifici, funzionale distribuzione

degli spazi interni, “mixed usee social mix”; sistema di car sharing, di car pooling e di scooter elettrici; distribuzione del cibo a chilometri zero.

Eco Quartiere Vauben Project Group Vauban + Forum Vauban 1996-2009 Friburgo – Germania Stato di fatto prima del recupero: Vauban era una ex caserma francese in disuso di 38 ettari. Strategie progettuali: progetto partecipato dei cittadini (Forum Vauban); il quartiere ospita 5.000 abitanti in 2.000 appartamenti, è dotato di

elevati standard di riduzione dei consumi; molte unità abitative sono case passive “Energy plus”; impianto di cogenerazione alimentato esclusivamente da trucioli di legno

e gas naturale; la riduzione del 60% delle emissioni di CO2 è garantita dalla coibentazione

e dall’efficienza dell’utilizzo del calore; presenza di impianti solari che ad oggi sviluppano il 65% dell’energia

prodotta; l’acqua piovana viene raccolta ed utilizzata per le case e per l’irrigazione

del terreno.

RECUPERO AREE DISMESSE: Casi di studio

IBA Emscher Park Iba Emsher Park Ltd, KVR Associazione intercomunale Ruhr 1991-2020 Regione Ruhr – Germania Stato di fatto prima del recupero: Aree industriali dismesse con importante inquinamento dei suoli Strategie progettuali: trasformazione dell’area industriale in un parco regionale che connette 17

comuni (percorribile in bicicletta 230 Km); bonifiche dei suoli e rinaturalizzazione di centinaia di ettari; fondato su principi di «sviluppo sostenibile» e su azioni mirate a obiettivi definiti

da concertazioni tra differenti attori (tra cui dominano i Comuni e gli investitori privati) con la partecipazione della popolazione locale;

rispetto del ciclo ecologico e della storia del luogo, architettura del paesaggio, conservazione di ecosistemi sensibili …;

Quartiere Abandoibarra Cesar Pelli Bilbao Metropoli 30 dal 1992 ad oggi, Bilbao – Spagna Stato di fatto prima del recupero: Originariamente sede di numerose attività industriali, con la chiusura di queste si è reso necessario attuare un grande piano di recupero, che è attivo ancora oggi Strategie progettuali: riqualificazione dell’area con diverse destinazioni d’uso da insediare: uffici, spazi

pubblici, edifici commerciali, centri congressi, infrastrutture, grattacieli, nuovi ponti, biblioteche universitarie, piazze e parchi pubblici, strutture turistiche ricettive;

potenziamento dell’infrastruttura fluviale come “dorsale urbana”; sistema di parchi urbani di 200.000 mq attorno al nuovo centro direzionale della

Diputacion provinciale; realizzazione del nuovo centro congressi e del famoso museo Guggenheim

realizzato da Frank O. Gehry nel 1997.

RECUPERO AREE DISMESSE: Casi di studio

In Italia il fenomeno della dismissione è diventato particolarmente visibile nel secondo dopoguerra a seguito della crisi del sistema produttivo, ma il dibattito sul riuso delle aree dismesse risale agli anni Ottanta e si è sviluppato in tre fasi: 1. negli anni Ottanta, le istituzioni e gli esperti hanno iniziato a prendere coscienza della vastità e complessità dei

cosiddetti “grandi vuoti urbani” e ad interessarsene (aree dismesse di prima generazione); 2. negli anni Novanta si è andata affermando l’idea che le vaste aree urbane degradate costituissero una risorsa per

rinnovare le città (seconda generazione); 3. nel nuovo Millennio, alle aree dismesse è stata assegnata la definizione di “catalizzatori di interventi” per il ruolo

centrale che assumevano nel rilancio urbano complessivo (terza generazione). Nello stesso periodo, hanno avuto inizio le prime valutazioni sugli interventi di riconversione realizzati o prossimi alla conclusione.

I due principali approcci utilizzati per affrontare il tema della dismissione sono stati: la progettazione settoriale legata al ridisegno del luogo interessato dalla trasformazione; la pianificazione integrata estesa all’intero quartiere o città, che ingloba le aree interessate dalla riqualificazione in

un disegno più ampio, rimediando agli squilibri territoriali e socio-economici della città. Per entrambi gli approcci sempre più importante è: • il superamento della monofunzionalità verso la mixité; • l’attenzione alla compatibilità tra le funzioni da insediare; • le bonifiche dei terreni e il contenimento del consumo di suolo.

RECUPERO AREE DISMESSE: Contesto nazionale

Il consumo di suolo in Italia continua a crescere in modo significativo, pur segnando un rallentamento negli ultimi anni: tra il 2008 e il 2013 il fenomeno ha riguardato mediamente 55 ettari al giorno, con una velocità compresa tra i 6 e i 7 metri quadrati al secondo di territorio irreversibilmente perso.

Le tabelle e le figure di questo rapporto sono di fonte ISPRA. I dati relativi al 2014 sono delle stime preliminari ottenute sulla base di un sottocampione dei punti di monitoraggio. I valori in chilometri quadrati sono arrotondati alle centinaia.

RECUPERO AREE DISMESSE: Contesto Nazionale

Ex area Lingotto FIAT Arch. Renzo Piano Building Workshop Dal 1985, Torino Stato di fatto prima del recupero: Il Lingotto di Torino è un comprensorio di edifici situato nel quartiere Nizza Millefonti. Fu uno dei principali stabilimenti di produzione della fabbrica automobilistica FIAT. Strategie progettuali: la fabbrica è stata divisa attraverso un lungo processo di ristrutturazione

tra diverse funzioni: terziario, abitazioni e alberghi, con la precedenza all'uso culturale;

all'esterno la struttura è rimasta inalterata, ma all'interno è stata profondamente modificata per venire incontro alle nuove esigenze: troviamo un centro fiere (1992), un centro congressi e un auditorium (1994), due hotel (1995 e 2003), un centro servizi, vari uffici direzionali, un'area dedicata interamente al commercio, una pinacoteca, la sede del Politecnico con un corso di laurea in ingegneria dell'autoveicolo (2002);

dal 1997 la sede manageriale del gruppo Fiat è tornata nella palazzina uffici;

tra gli elementi architettonici del complesso figura la sala riunioni “Bolla”.

Ex area Junghans Arch. Cino Zucchi Dal 1996, Giudecca Venezia – Italia Stato di fatto prima del recupero: Prima fabbrica italiana di orologi nata nel 1877 nel sestiere di Dorsoduro, nell'isola della Giudecca. Strategie progettuali: il progetto si caratterizza per la sensibilità nei confronti dei caratteri del

luogo e l’intelligenza nella riedificazione degli spazi pubblici mediante un’ attenta graduazione di interventi che vanno dalla trasformazione totale alla semplice “ricucitura” urbana;

il piano riprende le trame del tessuto esistente, in una intelligente operazione di chirurgia microurbanistica che diluisce la presenza dei nuovi edifici nella rete dei percorsi esistenti, estendendola e rafforzandola attraverso nuove aperture e collegamenti.

RECUPERO AREE DISMESSE: Casi di studio

Ex stabilimento Florio Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Trapani 2003 - 2009, Favignana, Isole Egadi, Sicilia – Italia

Stato di fatto prima del recupero: Luogo dove venivano custodite le attrezzature, le ancore e le barche della mattanza in quella che diventò una delle più fiorenti industrie di lavorazione conserviere del tonno. Strategie progettuali: gli allestimenti espositivi comprendono un museo archeologico che

accoglie reperti trovati nelle isole Egadi, una sezione dedicata alla famiglia Florio, due installazioni multimediali dove sono raccolte le testimonianze delle persone che qui hanno lavorato, una serie di pannelli didattici sulla pesca e sulla lavorazione del tonno;

realizzazione di una sala convegni da 400 posti, climatizzata e completamente arredata e attrezzata, affiancata ad un grande ambiente per l’accoglienza e la reception.

Real Colonia di San Leucio Arch. Francesco Collecini 1778 San Leucio, Caserta – Italia

Stato di fatto prima del recupero Il progetto nasce nel 1773 quando Re Ferdinando vuole realizzare una moderna “colonia” ideale con un proprio statuto, basata sulla produzione e lavorazione della seta. Oltre all’edificio Belvedere con gli appartamenti Reali, vengono realizzate stanze per la trattura, filatura, tintura e lavorazione della seta. Inoltre troviamo le abitazioni per i lavoratori, per i maestri e i direttori della fabbrica con una scuola. L’insediamento industriale divenne esso stesso simbolo del potere reale.

Strategie progettuali Realizzazione di un museo sulla lavorazione della seta, dove poter rivivere

l’epopea tessile dell’arredamento (copri letti, tendaggi, parati) attraverso i telai ancora funzionanti. Di notevole importanza sono i grandi torcitoi realizzati su i disegni originali.

Recupero delle volumetrie esistenti.

RECUPERO AREE DISMESSE: Casi di studio

In Lombardia, tra il 1999 e il 2007, il suolo è stato consumato con una velocità di 4,4 mq per abitante/anno, per un totale di 42.704.000 mq di suolo libero consumato. Si stima che al giorno sono stati consumati 117.000 mq. Dal 2008 al 2010 Regione Lombardia in collaborazione con le province e Assimpredil-Ance ha svolto un censimento sulle aree industriali dismesse in ogni comune. Le province che risultano essere maggiormente investite dal problema sono Milano con 139 aree su oltre 660 ettari di superficie dismessa, Brescia con 93 aree e quasi 400 ettari, Varese con 86 aree e oltre 240 ettari e Pavia con 76 aree e 220 ettari.

RECUPERO AREE DISMESSE: Contesto Regionale

Ex Area Pirelli Gregotti Associati 1985 – 2008 Milano Bicocca, Italia

Stato di fatto prima del recupero: La riconversione delle aree occupate dagli stabilimenti Pirelli nella zona nord di Milano in un nuovo polo tecnologico e di ricerca di altissimo livello costituisce il primo esempio che inaugura la fase epocale delle grandi dismissioni in territorio milanese. Strategie progettuali: necessità di rifunzionalizzare la periferia e riutilizzare le aree industriali

dimesse degli stabilimenti Pirelli al fine di creare un polo di centralità per l’area nord della città;

iI nuovo disegno della periferia viene fondato sulla memoria del vecchio insediamento industriale. Al suo interno coesistono una mescolanza di funzioni: edifici per l’università, per gli enti di ricerca pubblici e privati, per le imprese e le aziende multinazionali, residenze, uffici, servizi, complessi per il tempo libero e attività commerciali.

Ex Area Falck e scalo ferroviario Renzo Piano Building Workshop e Caputo Partnership Dal 2011 - Sesto San Giovanni, Italia

Stato di fatto prima del recupero: Nel 1906 sorgono le acciaierie Falck a Sesto San Giovanni e nel 1964 gli stabilimenti raggiungono il massimo splendore con 16.000 dipendenti. Con la crisi siderurgica degli anni Ottanta, nel 1996 tutti gli impianti Falck di Sesto vengono smantellati. Strategie progettuali: il progetto è concepito come uno schema urbano aperto che connette

tutte quelle parti della città fino a oggi separate dalla ferrovia e dalle ex-aree industriali Falck e Marelli;

l’intervento prevede una nuova viabilità interna attorno a cui progettare un parco archeologico urbano, edifici a diversa destinazione d’uso, una nuova stazione ferroviaria e il recupero di alcuni edifici industriali dismessi in biblioteca, mediateca, plessi scolastici, spazi di pratica sportiva, spazi per l’arte, contenitori per spettacoli e grandi eventi, spazi per la ricerca e la produzione.

RECUPERO AREE DISMESSE: Casi di studio

Ex sede Carminati & Toselli 2002 - 2011 Milano, Italia Stato di fatto prima del recupero La sede della Carminati & Toselli (oggi conosciuta come “Fabbrica del

Vapore”), era una ditta specializzata nei pezzi di ricambio per ferrovie e tramvie.

Strategie progettuali la superficie complessiva dell'area è di circa mq 30.000 mentre la

superficie lorda di pavimento è di circa mq 14.000: 7.000 destinati alle macroaree di attività previste per i laboratori e 7.000 ad attività espositive, di spettacolo, di ristorazione e servizi complementari;

l'edificio chiamato "la Cattedrale", spazio polifunzionale dedicato ad iniziative di spettacolo , fa da cerniera fra la zona dei laboratori posta a sud dell'area, e la zona ricreativa, dove gli edifici ospiteranno servizi culturali e ristorazione.

Parco Adda Nord Parco regionale istituito nel 1983. Lombardia, Italia Stato di fatto Oltre a essere un’attrattiva naturale, l’Adda possiede numerosi centri di archeologia industriale protetti come beni culturali, essendo questo territorio tra i primi a industrializzarsi in Italia. Nel corso del fiume Adda troviamo: centrali idroelettriche, opere di ingegneria idraulica (dighe, sfioratori, canali di derivazione), ponti in ferro, viadotti in c.a.p., cementificio Italcementi, villaggio operaio di Crespi d’Adda, Ecomuseo Adda Nord. Strategie progettuali Istituzione di un parco regionale e di un Ecomuseo. Valorizzazione del patrimonio archeologico industriale attraverso un

percorso ciclo pedonale che si snoda lungo le rive del fiume Adda. Salvaguardia e tutela ambientale della flora e della fauna presenti nel

parco.

RECUPERO AREE DISMESSE: Casi di studio

Area EXPO 2015 “Nutrire il pianeta. Energia per la vita” 1 maggio – 31 ottobre 2015, Milano Italia

Stato di fatto prima di EXPO 1000 ettari di terreno agricolo.

Proposte per il “dopo EXPO” "Fast Post Expo“: proposti sette interventi

1. Start up e uffici pubblici nelle aree di servizio, biblioteche, auditorium e sale espositive in l'Expo Center e Padiglione Zero;

2. uffici pubblici (statali o regionali) per gli edifici del Cardo; 3. un asilo nido con scuola d'infanzia nel Children Park; 4. uso di Cascina Triulza e dell'Auditorium di Expo; 5. valorizzazione di Palazzo Italia; 6. attività sportive nella "collina mediterranea“; 7. conservazione dell'area "slow food“;

“Parco ludico-educativo”; “Polo scientifico dell’Università Statale” con "Hub" per le Start Up, spazi per

manifestazioni e attività ludiche. Riuso padiglioni per centri anziani, centri aggregazione, scuole, nidi, biblioteche, uffici distaccati del Comune, ..

OPPURE: “UNA CATTEDRALE NEL DESERTO”? ………………………………………………………………………

QUALE DESTINO PER L’AREA DI EXPO 2015?

PROPOSTE DI RECUPERO: Seminario “Recupero delle aree dismesse e utilizzo di nuove tecnologie di rilievo”

Nella prima parte del seminario, tenuto da professionisti del Collegio dei Geometri, sono state illustrate le nuove tecniche di rilievo attraverso l’uso del laser scanner; questo è uno strumento che, attraverso la tecnica di scansioni successive, permette di rilevare automaticamente un oggetto (edifici, appezzamenti di terreno, ecc..) nelle sue tre dimensioni. Successivamente è stato presentato il rilievo dell’area dismessa dell’ex macello di Monza. L’ultima parte del seminario è stata dedicata alle indagini e alle operazioni da compiere per il recupero delle aree dismesse: 1. Indagini conoscitive 2. Obiettivi (Conservare la memoria del luogo - Recuperare

gli edifici - Soddisfare i bisogni dell’utenza) 3. Ricerca (Analisi del territorio - Potenzialità dell’area -

Servizi mancanti nel territorio - Esempi virtuosi di aree riqualificate)

4. Idee

PROPOSTE DI RECUPERO: Indagini conoscitive

Legge Regionale N°1/2007 Strumenti di competitività per le imprese e per il territorio della Lombardia Art. 7. Recupero delle aree industriali dismesse 1. La dismissione di aree industriali costituisce grave pregiudizio territoriale,

sociale ed economico-occupazionale. Si intendono per aree industriali dismesse, ai fini del presente articolo, le aree: a) che comprendano superficie coperta superiore a duemila metri

quadrati; b) nelle quali la condizione dismissiva, caratterizzata dalla cessazione delle

attività economiche su oltre il 50% delle superfici coperte nelle aree di cui alla lettera a), si prolunghi ininterrottamente da oltre quattro anni.

2. Il recupero delle stesse costituisce attività di pubblica utilità ed interesse generale.

Dal sito della regione Lombardia si possono scaricare le schede delle aree dismesse di tutto il territorio regionale. Gli edifici del cotonificio Fossati Lamperti e quelli degli operai sono inseriti nel catalogo del sito Lombardia Beni culturali sezione “Architetture” e considerati rispettivamente fabbricati di archeologia industriale e di architettura per la residenza.

PROPOSTE DI RECUPERO: Indagini conoscitive

Valorizzare il patrimonio di archeologia industriale (dal “Documento d’inquadramento dei programmi integrati d’intervento “del Comune di Monza) Le aree dismesse di interesse archeologico industriale rappresentano un patrimonio edilizio di grande interesse, una testimonianza di straordinaria qualità edilizia della storia industriale di Monza, che possono costituire una risorsa importante per la città, un punto di riferimento architettonico e culturale. Una risorsa, un capitale, che, viceversa in molte altre città lombarde è andata totalmente persa in un ciclo di riuso non così felice mediante trasformazioni uniformi e banali. A questo proposito, il documento di inquadramento indica gli edifici che vanno recuperati, anche se non sempre nelle forme più tradizionali del restauro architettonico e incentiva questa attività riducendo lo standard richiesto nel caso di interventi di recupero di questi manufatti. Premiato il Comune di Monza per progetto di recupero delle aree dismesse della città. (dal giornale "il Giorno" del 4/11/2014) Il riconoscimento è stato assegnato all'amministrazione nell'ambito del concorso nazionale Riuso 03, promosso dal Consiglio nazionale degli architetti, paesaggisti e conservatori (CNAPPC) e consegnato nel corso dell'ultima edizione di Saie 2014, il salone dell'industria edilizia che si è svolto a Bologna. In particolare, è stato preso in considerazione il documento di inquadramento dei programmi integrati di intervento, di cui sono stati apprezzati gli obiettivi, che prevedono il mantenimento di una porzione rilevante dei più interessanti manufatti industriali e la costruzione di una loro stretta relazione con la città, con la rete verde e dei servizi attorno al canale Villoresi, storico manufatto della bassa Brianza realizzato dall'ingegner Villoresi alla fine dell'Ottocento e attualmente asse della mobilità dolce locale e regionale. Le trasformazioni previste contribuiranno, inoltre, a costruire nuovi spazi pubblici che si affacciano sul canale, con nuove piazze, giardini, boschi, aree di sosta e diramazioni della pista ciclabile lungo il canale, raccordando gli spazi della città già esistenti.

FOSSATI LAMPERTI

EX ENEL

EX CGS

EX PAGNONI

EX SILVIO COLOMBO

EX FELTRIFICIO SCOTTI

EX PASTORI CASANOVA EX DE SIMONE

EX IMA

EX TECNOCALOR

EX CENTRALE DEL LATTE EX CARCERE - MACELLO

PROPOSTE DI RECUPERO: Indagini conoscitive

Mappatura dei siti industriali del Comune di Monza Industrie dismesse di Monza, un terzo delle aree diventa residenziale (dal giornale “Il Cittadino” del 13/02/2015) “Saranno 226.574 i metri quadrati di superfici residenziali previste nelle principali aree dismesse che verranno trasformate come previsto dal documento di inquadramento, aree che complessivamente occupano 600.000 metri quadri di città.” Piazzale Virgilio Su 17.339, 8.869 residenziali Via Sempione - ex Pagnoni Superficie 20.477, 14.334 residenziali Ex Cgs Superficie 13.619, 4.766 residenziali Via Borgazzi - via Galvani Superficie 16.728, 16.100 residenziali Ex Garbagnati Superficie 116.634, 15.000 residenziali Via Timavo Canale Villoresi Superficie 15.047, 6.350 residenziali Via Ghilini - via Piave Superficie 9.922, 3472 residenziali Ex Hensemberger (2 lotti) Superficie 52.000, 20.000 residenziale +

commerciale Superficie 2 13.109, 4.496 residenziali +

4.679 commerciali Via Bramante da Urbino - via Boiardo Superficie 8.772, 5.944 residenziali + 350

commerciali Via Borgazzi - via Montenero Superficie 23.397, 16.378 servizi Ex Fossati Lamperti Superficie 46.748, 3.272 residenziali,

14.725 commerciale e servizi Via Guerrazzi - via Spallanzani Superficie 8.780, 4.565 residenziali, 1.518

commerciale e servizi Via Philips - via Calatafimi Superficie 72.016, 50.411 commerciale e

servizi Ex Pastori e Casanova Superficie 25.200, 20.000 residenziale,

1.023 commerciale e servizi

PROPOSTE DI RECUPERO: Studio area dismessa "Fossati Lamperti"

Storia

1887-1960 filature e tessiture “povere” 1960-1993 filati per arredamento, tende e tappezzerie 1994 il Comune di Monza acquista l’area, con l’ipotesi di realizzare una “Cittadella Giudiziaria”

Dati tecnici

Superficie complessiva mq 46.748 Superficie coperta mq 21.000 circa

Previsioni urbanistiche Documento di inquadramento Superficie mq 46.748 Residenziali mq 3.272 Commerciale e servizi mq 14.725

PROPOSTE DI RECUPERO: Studio area dismessa "Fossati Lamperti"

Tintura e tessitura

Magazzino e orditura

Telai

Case operaie

Mensa

Controllo tessuti

Magazzino tessuti greggi Equipe tecnica

Torre piezometrica

Depurazione acqua

Centralina ENEL

Ciminiera

Ingresso

Generatori e caldaie

Attualmente:

Protezione Civile

Magazzino del comune

Archivio del Tribunale

Siberia

Tintura e tessitura Magazzino e orditura

Tintura e tessitura Telai

PROPOSTE DI RECUPERO: Studio area dismessa "Fossati Lamperti"

Magazzino tessuti Telai

Magazzino tessuti Magazzino tessuti

PROPOSTE DI RECUPERO: Studio area dismessa "Fossati Lamperti"

Ciminiera, torre piezometrica, depuratore acqua, caldaie

Controllo tessuti, oggi sede della Protezione Civile

Siberia e orditura Case operaie

PROPOSTE DI RECUPERO: Studio area dismessa "Fossati Lamperti"

PROPOSTE DI RECUPERO: Studio area dismessa "Fossati Lamperti"

Analisi F.D.O.M. – Forze, Debolezze, Opportunità, Minacce Forze superficie dell’area estesa vicinanza con la stazione di Monza presenza di elementi architettonici significativi Debolezze diversi fabbricati sono in stato di degrado la destinazione d’uso attuale di alcuni fabbricati è impropria Opportunità il recupero dell’area potrebbe rappresentare un’occasione

importante per riqualificare una parte del tessuto urbano degradato

Minacce il recupero dell’area potrebbe generare interessi speculativi Prima proposta Museo del tessile e della tradizione industriale (per ricostruire la storia dell’industria tessile della Brianza), botteghe artigianali con area espositiva dei prodotti realizzati

Seconda proposta

Cittadella universitaria Corsi di laurea di primo livello del settore tessile e del legno, e precisamente corsi per: lo sviluppo e la gestione dei processi innovativi all’interno delle

aziende tessili, nelle aziende chimiche per la produzione di materiali che riguardano il settore tessile, ecc…;

l’ideazione, la progettazione, lo studio dei materiali, la realizzazione dei prototipi di tutto ciò che riguarda la moda, la ricerca delle metodologie innovative del marketing e della comunicazione;

l’inserimento all’interno di una azienda industriale del settore legno-arredo, nell’area tecnica, per governare i processi produttivi, a partire dalla fase di ricerca e sviluppo dei nuovi prodotti;

la gestione delle tecnologie relative alla trasformazione, commercializzazione del legno nel settore del mobile, dell’arredo e delle costruzioni.

Esempi: Corso di laurea in Ingegneria del tessile/design della moda/

delle culture e tecniche della moda Corso di laurea in Ingegneria del legno/tecnologie del legno

Edifici da recuperare e/o demolire Edifici da recuperare

Edifici da recuperare

Capannoni da demolire

Ciminiera

Torre piezometrica

Edifici da recuperare e/o demolire

PROPOSTE DI RECUPERO: Studio di massima per il recupero e/o demolizione degli edifici esistenti

Edificio da demolire

Edificio da recuperare e/o demolire

Legenda ● Museo del tessile e della tradizione industriale ● Zona ristorazione ● Botteghe artigianali e Laboratori interattivi a tema tessile

● Percorso pedonale in parte coperto ● Area espositiva e vendita prodotti artigianali ● Uffici ● Parcheggio auto ● Verde attrezzato ● Torre piezometrica ● Ciminiera

PROPOSTE DI RECUPERO: Elaborato di massima

“Museo, Botteghe artigianali e laboratori interattivi a tema tessile”

RISTORO MUSEO

BOTTEGHE - LABORATORI

PERCORSO PEDONALE in parte coperto

VERDE attrezzato

PARCHEGGIO

PARCHEGGIO

PARCHEGGIO

Area per il ristoro all’aperto

ESPOSIZIONE-VENDITA con il percorso pedonale

UFFICI

PROPOSTE DI RECUPERO: Elaborato di massima

“Museo, Botteghe artigianali e laboratori interattivi a tema tessile”

PROPOSTE DI RECUPERO: Elaborato di massima “Museo, Botteghe artigianali e laboratori interattivi a tema tessile”

PROPOSTE DI RECUPERO: Elaborato di massima “Cittadella universitaria”

AULA MAGNA-MENSA-UFFICI AULE

LABORATORI

PERCORSO PEDONALE

ALLOGGI STUDENTI

VERDE attrezzato

PARCHEGGIO

PARCHEGGIO

PARCHEGGIO

BIBLIOTECA

SALA POLIFUNZIONALE

PROPOSTE DI RECUPERO: Elaborato di massima prima ipotesi “Cittadella universitaria”

PROPOSTE DI RECUPERO: Elaborato di massima prima ipotesi “Cittadella universitaria”

PROPOSTE DI RECUPERO: Elaborato di massima prima ipotesi “Cittadella universitaria”

AULA MAGNA-MENSA-UFFICI AULE

LABORATORI

PERCORSO PEDONALE

ALLOGGI STUDENTI

VERDE attrezzato

PARCHEGGIO

PARCHEGGIO

PARCHEGGIO

BIBLIOTECA

PROPOSTE DI RECUPERO:Elaborato di massima seconda ipotesi “Cittadella universitaria”

VERDE

PROPOSTE DI RECUPERO:Elaborato di massima seconda ipotesi “Cittadella universitaria”

PROPOSTE DI RECUPERO: Elaborato di massima seconda ipotesi “Cittadella universitaria”

Archivi e biblioteche Archivio Storico Civico, via Annoni 14, Monza (MB) Biblioteca Civica, via Giuliani 1, Monza (MB) Biblioteca Civica, piazza IV Novembre 2, Lissone (MB) Biblioteca “Rostoni” Università LIUC, C.so Matteotti 22, Castellanza (VA) Archivio “Villaggio operaio di Crespi d’Adda”

Bibliografia Kenneth Hudson, Archeologia Industriale, a cura di Renato Covino, Zanichelli, 1981 La macchina arrugginita. Materiali per un'archeologia dell'industria, a cura di Aldo Castellano, Feltrinelli, 1982 Brianza Bella. L’industria al servizio della società, a cura di Gianni Barbieri, Associazione Industriali di Monza e Brianza. Ottantesimo di fondazione 1902-1982, Antonio Cordani, 1982 I monumenti storico-industriali della Lombardia: censimento regionale, a cura di Massimo Negri, Milano Regione Lombardia 1984 Archeologia industriale: monumenti del lavoro fra XVIII e XX secolo, testi di Antonello Negri, Patrizia Chierici, TCI, 1986 Giuseppe Longoni, Una città del lavoro, Biblioteca dell’Archivio Storico Lombardo, Cappelli Editore, 1987 Eugenio Battisti, Archeologia industriale, Jaca Book, 2001 Monza. La sua storia, a cura di Francesco de Giacomi, Associazione Pro Monza, Silvana Editoriale, 2002 Tognarini, Nesti, Archeologia industriale, Carocci, 2003 Ornella Selvafolta, Architettura per l’industria, in Storia dell’architettura italiana: l’Ottocento, a cura di Restucci, Electa, 2005 Storia della Brianza, Cattaneo Editore, 2007 Informativa breve n°10/2012 Regione Lombardia ISPRA, Il consumo di suolo in Italia, 2015 Dispense e ricerche universitarie a cura del Politecnico di Milano e IUAV di Venezia

Siti internet www.comune.monza.it www.lombardiabeniculturali.it www.territorio.regione.lombardia.it www.culturadimpresa.org www.archeologiaindustriale.net www.patrimonioindustriale.it

“La Storia risponde sempre con la voce di chi l'interroga”

Eugenio Battisti

BIBLIOGRAFIA

VIVERE E RI-CERCARE L’ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE Recupero area dismessa “Fossati Lamperti”

A cura delle classi terza e quarta, sezione A dell’I.T.C.G.

“Europa Unita” Lissone a.s. 2014/15

Indirizzo C.A.T. (COSTRUZIONI, AMBIENTE E TERRITORIO)