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Il vincitore. Lasciate che la cultura prenda il sopravvento sulla mente! Writings of corridor ha indetto il primo concorso di fotogra- fia e disegno , il cui tema era il silenzio. I lavori consegnati so- no stati numerosi, anche se ci auguria- mo che per il mese prossimo la creatività vi prenda maggior- mente , e a quando per la redazione è giunto il tempo di giudicare i lavori è stata dura limitarsi a scegliere un solo di- segno e una sola foto- grafia. La giuria, per la parte riservata al concorso di fotogra- fia ha decretato vinci- trice indiscussa Maddalena Guidi, la quale ha deciso di presentare a suo nome una fotografia che ritrae una bam- bola mal ridotta priva di oc- chi. Il lavora era dal punto di vista tecnico , e a mio parere leggermente inquietante e go- tico. Per la parte del concorso dedicata al disegno è stata e- letta dalla giuria Serena Boni, la quale ha afferrato il cuore del tema con un disegno che vede ritratta una ragazza con enormi occhi colmi di emozio- ne. Claudia Leone, 2G Esattamente come il mese appena passa- to, anche per quello che stiamo vivendo abbiamo preparato per tutti gli appassio- nati di arte e fotogra- fia un nuovo tema sul quale sbizzarrirsi. Nonostante non sia stato possibile avvia- re il concorso di po- esia, noi della reda- zione ci stiamo im- pegnando per farlo partire. Soddisfatti del suc- cesso che i concorsi Notizie di rilievo: Ingabbiati (pag.2) We’re one the right track baby,we were born this way (pag 3-4) Quando sento la musica reggea (pag 5) Hamlet, we will rock you! (pag. 6) Pappagalli verdi (pag.7-8) Testi consigliati su temi attuali (pag.8-9) Quando il campione perde la testa (pag. 10-11) Aforisma del mese (pag 12) Giornalino scolastico Liceo Linguistico Cesena. Seconda uscita 12/03/2013 Writings of corridor Pagina 1 Be the voice of your corridor! Be the voice of your corridor! Be the voice of your corridor! Be the voice of your corridor! Hanno riscontrato, vi lanciamo una nuova sfi- da, assegnando un nuo- vo tema: l’attesa, sulla quale, nel prossimo nu- mero verrà esposto un breve testo di narrativa. Ricordiamo che il lavoro di disegno dovrà essere pre- sentato in formato A3, altrimenti il seguente lavoro verrà escluso dalla giuria.

Writings of corridor n. 2

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Writings of corridor n. 2

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Page 1: Writings of corridor n. 2

Il vincitore.

Lasciate che la cultura prenda il sopravvento sulla mente!

Writings of corridor ha indetto il primo concorso di fotogra-fia e disegno , il cui tema era il silenzio. I lavori consegnati so-no stati numerosi, anche se ci auguria-mo che per il mese prossimo la creatività vi prenda maggior-mente , e a quando per la redazione è giunto il tempo di giudicare i lavori è stata dura limitarsi a scegliere un solo di-segno e una sola foto-grafia. La giuria, per la parte riservata al concorso di fotogra-fia ha decretato vinci-

trice indiscussa Maddalena Guidi, la quale ha deciso di presentare a suo nome una fotografia che ritrae una bam-bola mal ridotta priva di oc-chi. Il lavora era dal punto di vista tecnico , e a mio parere leggermente inquietante e go-tico. Per la parte del concorso dedicata al disegno è stata e-letta dalla giuria Serena Boni, la quale ha afferrato il cuore del tema con un disegno che vede ritratta una ragazza con enormi occhi colmi di emozio-ne.

Claudia Leone, 2G

Esattamente come il

mese appena passa-

to, anche per quello

che stiamo vivendo

abbiamo preparato

per tutti gli appassio-

nati di arte e fotogra-

fia un nuovo tema sul

quale sbizzarrirsi.

Nonostante non sia

stato possibile avvia-

re il concorso di po-

esia, noi della reda-

zione ci stiamo im-

pegnando per farlo

partire.

Soddisfatti del suc-

cesso che i concorsi

Notizie di rilievo:

• Ingabbiati (pag.2)

• We’re one the right track baby,we

were born this way (pag 3-4)

• Quando sento la musica reggea

(pag 5)

• Hamlet, we will rock you! (pag. 6)

• Pappagalli verdi (pag.7-8)

• Testi consigliati su temi attuali

(pag.8-9)

• Quando il campione perde la testa

(pag. 10-11)

• Aforisma del mese (pag 12)

Giornalino scolastico Liceo Linguistico Cesena.

Seconda uscita

12/03/2013

Writings of corridor

Pagina 1

Be the voice of your corridor!Be the voice of your corridor!Be the voice of your corridor!Be the voice of your corridor!

Hanno riscontrato, vi

lanciamo una nuova sfi-

da, assegnando un nuo-

vo tema: l’attesa, sulla

quale, nel prossimo nu-

mero verrà esposto un

breve testo di narrativa.

Ricordiamo che il

lavoro di disegno

dovrà essere pre-

sentato in formato

A3, altrimenti il

seguente lavoro

verrà escluso dalla

giuria.

Page 2: Writings of corridor n. 2

Ad Hong Kong, regione amministrativa specia-le della Cina, considerata uno dei centri finan-ziari più importanti al mondo, 100.000 perso-ne, non potendosi permettere una sistemazione più decorosa, sono costrette a vivere in vere e proprie gabbie di rete metallica di circa un me-tro e mezzo. Queste gabbie furono allestite, a più pianti, negli anni '50 in affollati condomini di quartieri peri-ferici. Inizialmente utilizzate come alloggio provvisorio per la manodopera immigrata, vengono ora affittate, per non meno di 1500 dollari di Hong Kong (circa 150 euro), da anziani e malati che, con i 2000 dollari di Hong Kong di sussidio governativo mensile, non riescono ad assicurarsi più di un pasto al giorno. Leung Cho-Yin, un pensionato 67enne, da anni vive in una di queste gabbie pagando mensilmen-te il corrispettivo di 167 euro. Racconta di come sia difficile fronteggiare le condizioni igieniche precarie, di come è riuscito a tenere alla larga le cimici, appoggiando sulle delle assi di legno stuoie di bambù o sottili brandine. In questi “alloggi” le persone condividono un “bagno” (un buco di uno stanzino senza luce) e, se fortunati, anche una “cucina” (un fornellino a gas). La classe medio - alta di Hong Kong (spesso non a conoscenza dell' esistenza delle “case-gabbia”) si sentì minacciata, fra il 1997 e il 2005, dalle varie iniziative sociali a sostegno dei più poveri, fra cui l' assegnazione di un ingente numero di case popolari, in quanto la loro principale ricchezza è spesso la propria casa. Pressato da questo, il governo del paese, ha quindi preferito evitare d' im-poverire i ricchi e condannare i più poveri ad aspettare anche vent' anni per ottenere un alloggio decoroso, motivo per cui molte persone ritengono ormai inutile fare domanda per una casa popo-lare. Il Consiglio delle Nazioni Unite ha stimato che “le case-gabbia costituiscono un affronto alla di-gnità umana” e giudicato “inaccettabile l’inazione del governo di Hong Kong, nonostante questo abbia a disposizione risorse finanziarie in abbondanza”.

Ledina Ndoj, 3B

Ingabbiati.

Pagina 2 Writings of corridor

“Troppo caldo, senza aria

condizionata, troppo sporco e

troppo caro. Molte pulci e insetti

che mordono”.

Page 3: Writings of corridor n. 2

Pagina 3 Writings of corridor

Voglio prima di tutto chiarire che la ragione per cui io sto scrivendo questo articolo é solo perché voglio portare la gente a riflettere sulle parole che usa, sui pensieri che ha, e, forse, trattando que-sto tema sarò in grado di informarvi più a fondo di quanto fanno telegiornali e quant'altro riguar-do a una delle piaghe sociali che affliggono, appunto, la società moderna: l'omofobia. Omofobia é un termine derivante dalle due parole greche "homos", la quale significa stesso/medesimo, e "fobos", che invece significa paura, e già grazie all'etimologia di questo termine si possono capire molte cose; é infatti noto come, alla base di molte delle violenze più atroci di que-sto mondo, il più delle volte ci sia la paura. Riflettendoci con oggettività, senza badare ai propri pareri personali, é quando una persona che non vuole uscire dagli schemi vede qualcuno che invece lo fa che inizia ad avere paura, é quando la "diversità" (termine usato per descrivere l'omosessualità sul quale sarebbe bene fare un'attenta riflessione) inizia ad essere troppo frequente a parere della medesima persona la cui mente é an-cora troppo chiusa per accettarla che nasce l'odio, l'odio per il“diverso”. Questo odio può essere manifestato in molte maniere che, o psicologicamente o fisicamente, hanno sempre e comunque ripercussioni gravi sulla persona attaccata. Ma ora passiamo ai fatti, alle statistiche, parliamo di cose reali e concrete che possano aiutare voi tutti a capire il perché di queste mie parole. Buffalo (NY), 19 settembre 2012, un ragazzo di quat-tordici anni torna a casa e, dopo una settimana passata in campeggio con la famiglia trascorsa con come unico sottofondo le continue prese i giro di persone a lui sconosciute, posta una frase di ad-dio ("don't forget me when I come crying to heaven's door") sul suo sito internet e decide di porre fine alla sua vita. Ora, quello che prendo io in questione è uno dei tanti casi di suicidio di ragaz-zi,anche sotto la maggiore età, causati dall'omofobia, ma é anche uno dei più recenti, e mi sembra giusto analizzarlo. Io non dovrei giudicare, e proverò a non farlo nonostante tutta questa faccenda mi disgusti in una maniera oltremodo smisurata, ma non penso di poter assicurare nulla. Chiun-que in questo momento stia leggendo queste righe provi per un secondo a non pensare a quel ra-gazzo come a uno "diverso", a non definire quel ragazzo un "frocio" o un "finocchio", lo pensi solo come a una persona. Jamie era un ragazzo. Aveva quattordici anni e frequentava una scuola pub-blica, esattamente come noi. Era giovane, e chissà quante altre cose avrebbe potuto vivere se quel giorno non fosse stato vitti-ma della sua stessa impulsività, Jamie era un sognatore, era sé stesso, sognava un giorno di poter essere davvero la persona meravigliosa che faceva conoscere tramite il suo blog, blog tutt’ora atti-vo e dove ancora si possono leggere i suoi messaggi carichi di tristezza, di rabbia, blog dove posta-va video dove parlava delle cose più disparate, dove raccontava di sé e della persona che era. Chie-deva alle ragazze e ai ragazzi omosessuali di non vergognarsi della loro omosessualità, chiedeva loro di restare forti, di non badare ai commenti degli altri, perché, esattamente come Lady Gaga, sua unica fonte di speranza e di reale sostegno, diceva, nessuno è sbagliato, siamo solo tutti diver-si. Eppure, alla fine, è stato lui il primo ad arrendersi. E ora mi viene da pensare; nessuno poteva sal-varlo? Nessuno poteva dare a quel ragazzo una unica ragione per vivere? Nessuno poteva farlo stare meglio? Io credo proprio di no. Chiunque, con una sola parola di conforto, avrebbe forse da-to a Jamie la forza di reggere, e magari anche solo un minuto di più sarebbe servito a farlo rinsa-vire, e a fargli capire che quello che stava facendo non era ciò che di più giusto c’era. Forse pro-prio quel minuto gli avrebbe salvato la vita.

We’re on the right track baby, we were born this way.

Page 4: Writings of corridor n. 2

Pagina 4 12/03/2013

Eppure quel minuto non c’è stato, e ora lui è morto, vittima del mondo e della società priva di un cuore in cui ora siamo noi tutti costretti a vivere. Perché sì, non è stata una lametta ad ucciderlo, non sono state delle pasticche prese in una quantità eccessiva, sono state quelle parole che per mesi gli sono state rivolte a distruggerlo, e quell’ultima settimana a dargli il colpo finale. Il padre ora dice che ha cercato di proteggerlo da quelle persone e dai loro insulti, la madre continua spie-gando che era ormai troppo tardi per salvarlo, ma da quando ci si arrende così di fronte a una causa che arreca al proprio figlio un tale dolore da non sopportare più nulla? Mai è successo, e mai dovrebbe succedere. Dovevano combattere al suo fianco, dovevano seguirlo, dovevano rassi-curarlo, e invece hanno lasciato che quel dolore ingiusto portasse via loro figlio per sempre. Perché lui é stato costretto a porre fine ad una vita ancora non iniziata? Perché qualcuno lo ha uc-ciso prima che il mondo potesse conoscere la persona che era davvero? Ma, soprattutto, perché nessuno si é mai curato davvero di quello che Jamie era e provava? Io non so dare una risposta a queste domande, eppure continuo a pormele, nella speranza che qualcuno mi spieghi perché la società ha ucciso un ragazzo colpevole solo di non essere attratto dalle persone giuste secondo al-cuni. E' davvero questo il mondo in cui volete vivere? Un mondo che non accetta la diversità e la condanna a morte, giustificando poi gli assassini con frasi come "loro non lo hanno costretto ad uccidersi, é stata una sua scelta"? Io personalmente no. Io sono ancora una ragazza, forse ancora bambina sotto certi punti di vista, ma nonostante questo riesco a dare un giudizio a questa socie-tà, e di certo non è positivo. Vorrei vivere in un mondo dove sia l’amore a regnare, e non l’odio nei confronti di questo. Perché vengono lodate persone che fanno del male e portate allo stremo ra-gazzi che si limitano a mostrarsi come le persone che sono? Perché nessuno ferma questa campa-gna insensata a sfavore di un amore che di ingiusto non ha nulla? Vi prego, aiutatemi a trovare una risposta a queste domande che da anni ne cercano una. E ora chiudo, lasciandovi di nuovo nel vostro mondo, e salutandovi con una frase che sempre ha reso Jamie felice di continuare nella sua battaglia, nella sua vita, ma che quel 19 settembre non è bastata.

Noi non ti dimentichiamo Jamie.

Gioia Esmeralda Soglia, 2D

“ Don't hide yourself in regret, just love yourself and you're

set, I'm on the right track, baby I was born this way. “

Page 5: Writings of corridor n. 2

“Quando sento la musica reggae..” ‘‘’Asmii, cosa ti viene in mente se ti dico la parola ‘reggae’?’’

‘’Spensieratezza, brividi.’’

La musica reggae mi trasporta in un altro mondo, un mondo in cui tutto e tutti sono uniti in un solo corpo e in una sola mente, dove il tempo e lo spazio scompaiono lentamente o meglio, vengono divorati discretamente dalle note musicali.

Sicuramente vi chiederete come è possibile una cosa del genere, me lo chiedo pure io ; e vi assicuro che è difficilissimo spiegarlo, è un suono che entra dalle orecchie, arriva direttamente al cuore e riesce a catturare sorrisi, calma, positività..

La musica reggae è l’unica che può essere ascoltata in qualsiasi momento : nei momenti di rabbia ( per tranquillizzarsi ), di felicità ( per sorridere di più ), di tristezza ( per rasserenarsi ), mi accompagna sempre e ovunque e tutte le volte riesce a trasmettermi sensazioni uniche, forte vibrazioni..

Quando parlo di reggae non mi riferisco solo al grande Bob Marley ma anche ai cantanti di questo genere odierni, esempio Jah Mason, Junior Kelly, General Leavy e tanti altri, semplici cantanti che riescono a liberare la mia mente da problemi e complicazioni.

Come ho scritto prima, spiegare il rapporto che ho con la musica reggae è molto difficile ma forse una canzone dei Villa Ada Posse è in grado di farlo.

Quando Sento La Musica Reggae

La Lirica Libera Viene Da Se

Me Sta a Brucia Dentro Il Core

Quando Sento La Musica Reggae

La Lirica Libera Viene Da Se

Me Vie Voglia De Cantare.

Uno Perché Merita

Due Perché Medica

Queste So Le Vibes Che Mi Manda Questa Musica

Quando Me Comunica, Sensazione Unica,

Dentro La Dance Hall

Vie Da Se, Vie Da Se, Vie Da Se,

Viene Da Se La Musica Libera Quando C'è Passione

Viene Da Se La Lirica Quando C'è L'ispirazione

Viene Da Se La Carica Quando Non C'è Inibizione

Vie Da Se, Vie Da Se.

(…)

12/03/2013 Pagina 5

Asmaa Demny, 3B

Page 6: Writings of corridor n. 2

Hamlet will rock you!

“To be or not to be, this is the question”. Questa è la frase più celebre di una delle tragedie più famose di William Shakespeare: Amleto. A differenza però del monogano spettacolo, con monotone battute ormai conosciute, le classi del Liceo Linguistico Statale giovedì 21 febbraio si sono dirette al teatro “Tarkovskij” di Rimini per vedere la rivisitazione in chiave moderna dell’opera: “Hamlet will rock you”.

Le classi sono state suddivise in due gruppi: nel primo i ragazzi hanno visto lo spettacolo dalle 8.00 alle 10.00 circa; nel secondo, dalle 11.00 alle 13.00.

Lo spettacolo, oltre ad essere interpretato in inglese da attori madrelingua, è stato molto apprez-zato anche grazie alle canzoni eseguite e ballate dagli stessi attori. Tra le più famose spiccavano alcuni brani dei Pink Floyd, Muse, Lady Gaga e Queen, fra cui “We will rock you” (la quale ha i-spirato il titolo dello spettacolo).

Particolare attenzione è stata riservata all’attore Danny Knott, interprete di Amleto , giovane pro-messa del teatro inglese, nonché affascinante ragazzo dai tratti anglosassoni. Gli attori sono stati molto bravi a mettere in pratica sia doti canore che recitative. Gli studenti, al termine di ogni spettacolo, sono tornati nelle rispettive abitazioni con il ricordo di una bella ed educativa espe-rienza didattica… e di Danny Knott.

Noemi Buratti, 1E

Pagina 6 Writings of corridor

Page 7: Writings of corridor n. 2

Pappagalli verdi è un libro che parla di vita, di morte, di possibilità date per sconfiggere la morte in vita, a volte. Pappagalli verdi rispecchia la guerra, la più cruda che possa mai esistere. E della quale purtroppo non tutti siamo a conoscenza. Pappagalli verdi è anche il libro di Gino Strada, uno dei fondatori di Emergency. Ci parla di tanti aspetti che la mente umana quasi non riesce a concepire, tanta è la bruta inuma-nità che risiede dietro il copione dello spettacolo inaccettabile che è la guerra. Ci parla di genocidi mai conosciuti, di come noi siamo stati responsabili della morte di tanti civili, dal momento che le vittime più colpite da questo genere di combattimenti sono loro. Lo scopo del nemico è proprio questo: distruggere gli indifesi, per far sprofondare ulteriormente il paese contro il quale si è in guerra. Vengono descritte scene forti, ma in grado di aprire la mente su ciò che ancora crediamo scene di film, pura ipocrisia. Luanda. Sarajevo. Ayacucho. Quetta. Ecco alcuni dei più grandi teatri di guerra del mondo dove si susseguono sceneggiature cariche di protagonisti, antagonisti, oggetti di scena e personaggi se-condari. Ma quanti di noi sanno veramente chi ricopre i ruoli appena indicati? Ci rendiamo davvero conto di vivere in un mondo dove gli antagonisti sono veri uomini armati il quale compito è eliminare i nemici? Dove i protagonisti sono per lo più bambini che vivono sui loro minuti corpi gli effetti di una guerra agonizzate? Dove gli oggetti di scena sono mine anti-uomo, e i personaggi secondari sono uomini rispettati, che siedono comodi in uffici lussuosi a progettare bombe giocattolo che avrebbero poi dovuto avere la missione di attrarre bambini? Probabilmente però, quegli stessi uo-mini, prima di sedersi su comode poltrone, in quegli uffici lussuosi, prima di progettare la morte di minori, avevano portato i loro figli all’asilo. L’Italia fino al 1997, è stata fra i più grandi produt-tori di mine anti-uomo, costringendo molti di noi a vergognarsi del passaporto che portiamo in tasca. Queste mine sono state denominate dagli africani del posto come “pappagalli verdi”: vengono lan-ciate da aerei sui suoli nemici. I piccoli le vedono. Ne rimangono affascinati, incuriositi. Poi l’esplosione, causata dal calore corporeo. Ne deriveranno l’amputazione di arti, se non la morte. In guerra, quando si vince, si spara, anche per festeggiare. E il mondo si sporca ulteriormente di crimini agghiaccianti. Allora intervengono i politici, le televisioni, gran parte delle quali trasmette falsità. Ma neanche i politici sono da meno. Ministri italiani si sono presentati negli ospedali che Emergency possiede e che continua a costruire.

Pappagalli verdi (recensione)

Let’s read! (Spazio adibito alla lettura)

Pagina 7 Writings of corridor

Page 8: Writings of corridor n. 2

Chiedevano di portare via bambini, per restituire loro una vita migliore. Stranamente a un solo mese dalle elezioni. Lo scrittore, disgustato dalla sua stessa terra natia, sa che quei bambini saranno solo il predicato di una foto in bianco e nero con soggetto colui o colei che li ha salvati, riportati sulla pagina di un quotidiano nazionale. Sa bene che saranno lasciati nell’ospedale militare subito dopo lo sbarco a Fiumicino. Il cuore si apre poi però quando si vedono gesti di umanità, gesti d’amore, che raccontano di sto-rie di nemici divenuti amici, di miracoli, di progressi nel mondo della medicina, di uomini che sa-crificano tutta una vita per migliorarla a chi con le proprie forze non ne avrebbe l’opportunità. Per quanto sia difficile poter cambiare questa situazione e per quanto a noi ragazzi ancora sia per-messo di fare ben poco, anche noi abbiamo un’arma.

L’informazione.

Ludovica Montalti, 3D

In lingua italiana:

• Questo non è amore.

Attraverso il racconto di ogni protagonista, i fatti, le emozioni, le botte, si svelano le cause scatenanti e le dinamiche di coppia. Epi-sodi ripetuti di maltrattamenti alternati a "pentimenti" del partner. E la tragedia sempre in agguato. Tutto questo avviene nella "normalità" e nella convinzione che la violenza riguardi altri. Ma a un certo momento accade "qualcosa" per cui le donne capiscono che così non può continuare.

Writings of corridor Pagina 8

Testi consigliati sulle donneTesti consigliati sulle donneTesti consigliati sulle donneTesti consigliati sulle donne

Page 9: Writings of corridor n. 2

In lingua spagnola:

• Trátame bien, Esmeralda Berbel.

Raccoglie diciotto testimonianze di donne che in alcuni momenti delle loro vita hanno subito mal-trattamenti fisici o psicologici dentro una relazione sentimenta-le, ma che hanno comunque avuto la forza di superare il momento.

In lingua tedesca:

• Am Anfang war ich sehr verliebt.

Biografie di donne che raccontano come la loro vita oscillava fra amore e violenza, sogni e spe-ranze, disegni di vita e delusioni.

12/03/2013 Pagina 9

In lingua inglese: • Violence against women,

Walter S. DeKeseredy. Offre una panoramica sociolo-gica passionale ma ben docu-mentata di un problema che fa riflettere. Egli prende in esame una possibile complicità ma-schile e dimostra come gli uo-mini possano cambiare il pro-prio ruolo.

Proponiamo qui alcuni esempi di libri che ci possono aprire

gli occhi su una cruda realtà che speriamo nessun’altra donna

debba vivere più. Nonostante questa speranza venga ritenuta

pura utopia, impegniamoci nel nostro piccolo mondo, a far si

che la vita nella quale viviamo, diventi l’otto marzo tutti i

giorni.

In lingua francese:

• Les violences contre les femmes, Mar-yse Jaspard.

Il libro mette in evidenza Maryse Jaspard la co-struzione sociologica di un nuovo concetto: "la violenza contro le donne", a lungo dimenticati scienze sociali, e la sociologia in particolare. Per questo, si tratta di un quadro generale della si-tuazione in Francia, dal sondaggio Enveff con-dotta nel 2000 (filo del libro), ma anche gli studi scientifici e sociologici in questo campo in diver-si paesi per confrontare dati e risultati.

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Sport’ s time!Sport’ s time!Sport’ s time!Sport’ s time! Pagina 10 Writings of corridor

È la notte tra il 13 e 14 Febbraio, quando Oscar Pistorius, campione paralimpico di atletica, fredda la fidanzata 30enne Reeva Steenkamp con quattro colpi di pistola alla testa e al torace nella loro casa di Petroria. L’atleta sudafricano, simbolo sportivo e umano per milioni di persone, si trasforma, come in un brutto incubo, in un mostro.

Eppure, la storia del 26enne sudafricano è una di quelle che fanno emozionare, una di quelle da raccontare in un film o ai propri nipoti quando si è più grandi. Pistorius nasce con una grave malformazione (entrambi i peroni erano assenti ed i piedi erano gravemente malformati) che lo costringe, all’età di undici mesi, all’amputazione delle gambe. Costretto a camminare con l’ausilio di speciali protesi, il giovane sudafricano non si scoraggia, e negli anni del liceo pratica il rugby, sport nazionale in Sudafrica, e in seguito la pallanuoto. Un infortunio lo costringe a smettere, ma ancora una volta Oscar non si arrende, e intraprende la strada dell’atletica leggera, dapprima per motivi di riabilitazione, poi per scelta personale. Alle para-olimpiadi di Atene 2004, a diciassette anni, vince una medaglia d’oro e una di bronzo, rispettivamente nei 200 e 100 metri piani. L’anno seguente Pistorius esprime il desiderio di gareggiare contro normodotati in occasioni delle Olimpiadi di Pechino 2008, ma la IAAF, la federazione internazione di atletica, respinge la sua richiesta sostenendo che il sudafricano avrebbe tratto dei vantaggi grazie alle sue protesi. Nonostante questo, nel 2007 riceve un invito dagli organizzatori del Golden Gala di Roma, dove per la prima volta gareggia contro dei normodotati in una gara ufficiale. Pochi mesi dopo, arriva la notizia che dà una svolta alla vita del sudafricano: il tribunale sportivo permette a Pistorius di gareggiare con i normodotati, dichiarando che “non esistono elementi scientifici per dimostrare che tragga vantaggio dall’uso delle protesi”. Tuttavia non riesce ad ottenere il tempo minimo per accedere alle olimpiadi cinesi. Il 2011 è l’anno che cambia la carriera sportiva di Pistorius. Ai mondiali di Daegu, vince la medaglia di argento nella staffetta 4x400, diventando così il primo e unico atleta amputato a vincere una medaglia in una competizione ufficiale per normodotati, e soprattutto conquista il pass per le olimpiadi di Londra 2012, dove supera le qualificazioni e viene eliminato solamente in semifinale.

Ma quando tutto sembra perfetto, ecco che arriva il fatto che stravolge nuovamente la vita di Pistorius, ma questa volta in negativo. Appena saputa la notizia, i vari sponsor lo abbandonano. Il sudafricano ha provato a difendersi, dichiarando che scambiò la sua fidanzata per un ladro, ma questa ipotesi non è stata nemmeno presa in considerazione dalle forze dell’ordine poiché tutte le prove sembrano incastrare Pistorius. Undici giorni dopo però, il sudafricano è stato scarcerato, dopo aver pagato una cauzione, e ora è in libertà vigilata fino al termine del processo a suo carico.

Quando il campione perde le testa. Quando il campione perde le testa. Quando il campione perde le testa. Quando il campione perde le testa.

Page 11: Writings of corridor n. 2

Pagina 11

Quello di Oscar Pistorius però, non è l’unico caso in cui un campione dello sport ha perso la testa.

Il 14 febbraio 1988, nello stesso giorno del delitto di Pistorius, Carlos Monzon, leggenda argentina del pugilato, strangolò la fidanzata Alicia Muñiz. Monzon fu condannato a undici anni di carcere per omicidio volontario, ma uscì dopo appena sette anni per buona condotta. Una mattina del 19-95 perse la vita in un incidente stradale.

Il 13 giugno 1994, O.J. Simpson, uno dei giocatori più forti della storia della NFL, il campionato statunitense di football americano, uccise l’ex-moglie Nicole Brown e un amico della donna, la quale fu ritrovata con la testa quasi mozzata e il corpo trafitto da 12 coltellate. Simpson, nono-stante il duplice omicidio, se la cavò con la cifra record di 33.5 milioni di dollari di risarcimento alle famiglie delle vittime. Il giocatore americano, nel 2007 fu arrestato nuovamente per furto con scasso e sequestro di persona, e fu condannato a 33 anni di reclusione.

Il 16 novembre 1999, Rae Carruth, un altro giocatore della NFL, fu accusato di aver organizzato l’assassinio della moglie, all’ottavo mese di gravidanza. I medici riuscirono a salvare il bambino, rimasto paralizzato, ma che comunque gioca a football su carrozzina. Non ci fu niente da fare per la donna. Carruth fu condannato a 18 anni e 11 mesi di carcere.

Il 24 giugno 2007, Chris Benoit, famoso lottatore canadese della WWE, la federazione di Wre-stling più importante del mondo, uccise la moglie e il figlio di 7 anni soffocandoli con mosse di wrestling. Poche ore dopo il duplice omicidio, il lottatore canadese si tolse la vita impiccandosi.

Il 9 giugno 2012, Andrew Hall, 18enne calciatore dell’Hull City, squadra inglese, uccise la fidanza-ta 15enne con 60 coltellate. Il giocatore fu condannato all’ergastolo.

Il 2 dicembre 2012, Javon Belcher, altro giocatore della NFL, uccise la fidanzata e in seguito si suicidò con un colpo di pistola alla tempia davanti al suo coach ed alcuni compagni di squadra.

Da idoli sportivi a mostri, la triste storia di persone che hanno sprecato l’opportunità di vivere un sogno, guadagnando fior di quattrini facendo semplicemente la cosa che amano, quando invece, nel mondo ci sono ragazzi meno fortunati di loro, che non hanno potuto coltivare i propri desideri a causa di gravi infortuni o altri fattori che non hanno permesso loro di realizzare i loro sogni, che sono rimasti chiusi in un cassetto.

Giorgio Basile, 3C

12/03/2013

Page 12: Writings of corridor n. 2

Aforisma del mese.

"La donna sarà l'ultima cosa resa civile dall'uomo"

Aristotele.

Create voi il logo! Aspettiamo tutte le vostre proposte per quello che diventerà il logo del

giornalino del liceo Linguistico! Ricordiamo che potrà essere sia un’immagine, che uno slogan.

La redazione è

composta da:

-Ludovica Montalti, 3D

-Ledina Ndoj, 3B

-Asmaa Demny, 3B

-Polina Levchenko, 3E

-Giorgio Basile, 3C

-Claudia Leone, 2G

-Gioia Esmeralda Soglia,

2D

-Noemi Buratti, 1E

12/03/2013 Pagina 12

Ecco i lavori vincenti!