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zoe magazine 33 speciale inverno 2o12 Bellezza Trame siciliane la moda siciliana sfila al grand Hotel Villa igea a scuola di make up il mondo segreto dei tutorial sul trucco: da lauren luke all’italianissima clio 2€ Fabrizio GiFuni il teatro oggi

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zoemagazine 33

speciale inverno 2o12

Bellezza

Trame sicilianela moda sicilianasfila al grandHotel Villa igea

a scuola di make upil mondo segretodei tutorial sul trucco: da lauren luke all’italianissima clio

2€

FabrizioGiFuniil teatro oggi

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Un tipoCuore SenzaIl bel paeseDizionario della lingua che non vorrei dimenticareFabrizio GifuniA scuola di Make upTrame Siciliane VI: l’eventoFlower Bomb

Anima TricotPois d’AmourMare d’InvernoCrazy for furIl filo d’Arianna

zoemagazine

sommariodicembre 2 0 1 1

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In copertina:

Unni Lund indossa collana in grana-

to di Lidia Lucchese Gioielli e sottove-

ste in seta di Boutique des Corsets .

Trucco Poe Rava

Foto: Fatos Vogli.

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4 EditorialE

6 zoE focus

9 zoE notEs

10 zoE notEs

12 scannEr

15 zoE notEs

16 scannEr

18 scannEr

20 rEal show

22 rEal show

24 Book stop

26 lEttorE cd

28 moda

31 moda

32 moda

40 moda

42 moda

ZOE FOCUS: PAG 6

MODA: 31Piois d’amour

MODA: 40

Crazy for fur

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onlineèoe lascia il cartaceo per conquista-re il web. Abbiamo scelto di usci-re dalle edicole e dedicarci alla reteper potervi proporre sempre piùcontenuti interattivi, strizzando

l’occhio al progetto della web tv per darefinalmente voce in tutti i sensi alle nostreinterviste e ai nostri servizi, per dare più spa-zio agli shooting fotografici, alle gallerie di

ZDirettore editoriale

immagini, per confrontarci con i value cheattribuite ai nostri pezzi e soprattutto persostenere la nostra battaglia eco a difesa del-l’ambiente. Il web non inquina e non consu-ma, non crea rifiuti e non mortifica le foreste.Il web è energia che si trasforma. Seguite lenostre rubriche online e contribuite con levostre idee al mondo di zoe, che siate blog-ger, newsmaker o social network reporter.

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Bellezza

il nostro futuroPer difendere la libertà della notizia e supe-rare il tempo della stampa, continuando arivoluzionare il vostro e il nostro mondocon un clic.

stefaniamode multistore.

Via torrearsa 23/29 trapani.

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onlineèstefaniamode multistore.

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he si tratti di strisce di pelle o strisce di colore pocaimporta. Il diktat è geometrico, l’animo di linea.Must di stagione la pink handbags della nuova guru

degli accessori newyorkese Sara Battaglia e il pull ‘70 dellacollezione autunno inverno 2012 di Céline.

C

Zoefocus

Zoefocus a cura di Gioia Gange

Strisce e strisceDa Sara Battaglia a Céline

Zoefocus

Un approfondimento su tutte lenovita dal mondo

Tutte le interviste e gli appro-fondimenti sui fenomeni dicostume

Lo spazio di zoe dedicato all’arte , alcinema, al teatro e allo spettacolo

Lo sguardo del filosofo sullasocietàIl viaggio visto da una globetrotter

Tutti gli appuntamenti internazio-nali dell’arte in mostra

La bellezza dal punto di vista di zoe Nel mondo del fashion senza perdere la testa

Vademecum per il lettore di Zoe magazine

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tephen Jones si laurea alla St Martin's School aLondra nel 1979. Da allora, ha prodotto collezio-

ni di cappelli due volte all'anno con il brand "StephenJones Millinery" e ha collaborato con stilisti del calibro diJean Paul Gaultier, Vivienne Westwood, Thierry Mugler,Christian Dior, John Galliano, Comme des Garçons eMarc Jacobs.È lui il prescelto che dall'Aprile 2007 ha selezionato più di300 cappelli dai vastissimi archivi della collezione delVictoria and Albert Museum di Londra arrivando a rap-presentare ben 17 secoli di storia.Lo scorso anno dopo il successo del 2009 al Victoria &Albert Museum di Londra il MOMU di Anvarsa gli hadedicato una personale e non c’è celebrity che conti chenon abbia avuto creato un cappello personalizzato da lui.

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Stephen JonesIl Cappellaio matto

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Eco-Bjouxrepossi unisce l’oro alle fibre naturali

erminata da poco la collaborazione con Zadig & Voltaire la jewels designe Gaia Repossi si è attivata per altri progetti. L’ultimo èquello con Kageno, charity che si occupa di aiutare i bambini del Rwanda. La Repossi ha lavorato con donne locali per realizza-

re gioielli con foglie di banano e bambù lasciate al naturale. Le rifiniture in oro, sono state invece realizzate a Parigi nell’atelier della desi-gner. Una lavorazione che segue quindi principi eco-etici. I pezzi saranno in vendita a fine mese presso Colette, e il ricavato sarà devo-luto interamente alla charity.

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Alli Traina

surrealtà

Dal dizionario della lingua italiana“bellezza: la qualità capace di appa-gare l’animo attraverso i sensi, dive-nendo oggetto di meritata e degnacontemplazione”.

Nell’arte, così come nella vita di tutti i gior-ni, la bellezza vera, quella che scuote, emo-ziona, rende migliori sta – secondo molti -nell’effetto che provoca l’incontro con ilbello. La bellezza non è tanto il bello, quan-to il sentimento che suscita l’incontro con ilbello.E l’incontro con il tipo, invece, che senti-mento suscita?Perché se è vero che la bellezza è negli occhidi chi la guarda e dunque ogni giudizio èsoggettivo, se è vero che la bellezza non èuna qualità delle cose ma esiste soltantonella mente di chi le contempla, è pure veroche un giudizio si dovrà pur dare. Eppureoggi sembra non esserci un modello di rife-rimento interiore o esteriore che consenta didefinire qualcosa come bello, bellissimo,carino, brutto, bruttissimo. Si fa sempre piùspazio un’altra categoria: quella del tipo.Non si tratta solamente di una definizionevaga e indefinita quanto anche di un meto-

Ido perfetto per uscire da situazioni difficili.«Ma lo sai che C. si è fidanzata?” "Davvero? E dimmi dimmi… Com’è lui?»Cosa si risponde? Soprattutto se il lui non èproprio un Adone? Meglio far cadere subi-to il discorso o rispondere come succedesempre più spesso «Ma guarda…è un tipo».E salvarsi dall’imbarazzo. Chissà quante volte noi gente comune nébella né brutta saremo stati definiti un tipo,un tipino, una tipetta. Allora meglio trovarel’accezione positiva e convincersi che defi-nire qualcuno un tipo non è sempre peruscire dall’empasse di non voler dire checolui/colei di cui si chiede notizia non èproprio bellissimo. Convincersi che si trattisemplicemente della nuova frontiera delgusto. Ma superata questa frontiera chi sitroverà davanti? Sarà successo a tutti di essere il destinatariodel tipo e non sapere cosa aspettarsi.«Devi assolutamente conoscere questo mioamico»«Perché? Com’è?»«Come posso dirti, ecco, è un tipo!»«Tipo? Che tipo di tipo?»Un tipo…potrebbe anche essere un

tipo…pericoloso, un tipo…da evitare ….ma anche un tipo di uomo mostruoso.Potrebbe essere di tutto! O forse potrebbe voler dire il tuo tipo, iltipo giusto.Mi ha recentemente spiegato un’amica cheun tipo è chi ha quel certo non so che.L’unica certezza, insomma, in questa defi-nizione è la sua totale indeterminatezza.E se questa mania si diffondesse a macchiad’olio?Guardare un’opera d’arte in certi casi pro-voca sensazioni simili a un innamoramento,dunque potrebbe capitare di ascoltare ilseguente dialogo:«Come ti sembra la mostra che hai vistoieri?» «Un tipo»O ancora, in rapporto ai luoghi:«Come sono andate le ferie? Era bella lacittà ?»«Un tipo»Sarebbe un delirio, sarebbe il nulla, il vuotonelle definizioni.Se – come diceva Dostoevskij – la bellezzasalverà il mondo, il tipo forse lo anestetizze-rà.

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Eco-Bjouxrepossi unisce l’oro alle fibre naturali

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Hella Wenders

berl in-her

erlin. Sabato sera, 7pm.Un’incantevole chiesa nel quartieredi Kreuzberg 61, la Passionskirche; ilcielo ancora tinto di rosso, il sole intramonto dell’autunno dorato: der

Goldene Herbst, come diciamo in Germania. Dal1997 questa chiesa ospita eventi culturali, concerti,letture e mostre: un’atmosfera davvero suggestivaper l’evento di stasera.Un misto di italiani nostalgici e tedeschi sognatoridel Bel Paese siedono insieme sui banchi, sorseggia-no un bicchiere di vino in trepidante attesa. Edeccola arrivare: Etta Scollo. Attorno a lei un’auramagica che ci contagia immediatamente.Prima di iniziare il concerto con la deliziosa “Soprai vetri”, scritta da Dario Fo, ci racconta la storia diquesta canzone. Lo fa in una maniera così vivida ein un tedesco così affascinante che è immediatovisualizzarla scena per scena, come in un film.Siamo solo all’inizio ma so già che penderò dalle suelabbra tutta la sera. CUORESENZA racconta le avventure di uncuore in viaggio:“Un cuore si sveglia un mattino. E si accorge che ilcorpo che fino ad allora lo aveva avvolto, protetto esorretto, non c’è più. Decide allora di andarlo a cer-care. Inizia così il viaggio di questo strano cuore-senza-corpo…”Etta Scollo ripercorre nelle 11 tracce del suo nuovoalbum le corrispondenti tappe più significative dellasua vita sentimentale e artistica. Conosce bene ciò

Bdi cui canta, Etta. La sua musica trascina con one-stà, grazia e leggerezza attraverso un camminoestremamente personale, fatto di ricordi, aspettative,desideri, sogni. Ogni brano è un frammento lumi-noso e nuovo nel mutevole caleidoscopio dell’amo-re.Il viaggio del “cuore-senza” è soprattutto un viag-gio nel tempo e nella storia della Musica, non soloitaliana: Modugno, De Andrè, Paolo Conte, Mina,Franco Battiato ed Enzo Jannacci; la poesia “Io tiamo” di Stefano Benni; lo stupendo brano origina-le che dà il titolo all’album “Cuoresenza”. E poi“Der Novak”, direttamente dallo storico Cabaret diVienna della mitica Gisela “Cissy” Kraner. EttaScollo rilegge ciascun brano con la sua incantevolesensibilità e leggerezza. Introducendo il Novak davanti al pubblico berline-se, Etta aggiunge un’immagine che risulta subitofamiliare alle coppie tra il pubblico più avanti neglianni. Una donna si trucca. Il marito, il signor Novakappunto, la aspetta paziente nel divano alle sue spal-le. La donna guarda allo specchio l’uomo e improv-visamente scopre che quello non è affatto il ragaz-zo affascinante che ricorda di avere sposato 30 anniprima: è una balena. Accidenti, una balena! Anche ilmarito, nell’attesa sfiancante dei continui capriccidella donna, fa un’atroce scoperta: quella non è piùsua moglie, no! Quella è una lupa!Balena e lupa devono imparare a convivere. Fortunache il signor Novak, riesce a mantenere tutto sottocontrollo. Sta accanto alla moglie. Aiuta la lupa a

non finire in malora. Nella buona e nella cattivasorte. In fin dei conti, una toccante dichiarazioned’amore eterno.“Io sarei da tempo già finita male

ma c’è sempre il Novak pronto lì a salvarmi.”

Mi è venuta in mente una citazione da Fitzgerald:“Troverai tutti i tipi di amore a questo mondo, manon incontrerai mai lo stesso due volte.Etta Scollo: la sua figura sensuale, la grazia, l’energiadella sua voce incantevole.Berlino è ricca perché Berlino ha anche lei. Ho avutola fortuna di rivolgerle alcune domande sul tema diquesto numero di Zoe: Bellezza.Cos’è la Bellezza per te?

«Penso che la bellezza sia l'espressione della nostrainteriorità e anche il nostro sguardo verso il mondoe la vita, in grado di coglierla nelle cose e neimomenti nascosti e capace a svelarla e farne parteci-pe chi ci sta accanto, trasformandola in esperienzaartistica collettiva. Mi viene in mente la frase di LeonBattista Alberti: "Di fronte alla bellezza il barbaro siferma" – credo che sia vero. Purtroppo il mondo èpervaso di bruttezza spacciata per bellezza. Siamoaccecati da immagini sfacciatamente vuote di conte-nuto ma imponenti, di suoni e di musica prepoten-te e inascoltabile. Tutto ciò è una selva da cui a volteè difficile non restare imprigionati senza vedere oltre.Questo è solo e sempre un tentativo di deviazione emanipolazione. Partendo dall'esempio banale che"farsi incollare" lunghe unghie di plastica con le stel-line sia un modo per rendere le donne più attraenti,

uore senzac

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Foto: Cover nuovo album Etta Scollo, Cuore Senza.

mentre l'alimentazione a portata di mano a base dicibi modificati e avvelenati, non fa altro chedistruggere il nostro corpo e la nostra salute. O chetenere lo sguardo incollato al cellulare in qualsiasimomento libero ci appaghi, mentre in verità ci per-diamo la bellezza di uno sguardo, di un gesto, di unpaesaggio. Siamo circondati da trappole atte adeviare la nostra sensibilità: essere sensibili vuol direessere individui che pensano, si evolvono, creano edecidono autonomamente il loro destino e chesono essi stessi espressione di umana bellezza. Manonostante si tenti continuamente di invertire ivalori bellezza/bruttezza, credo che la bellezza nonpossa sfuggire, dato che essa è l'origine dell'esisten-za stessa. Come scrive Proust, "la bellezza salverà ilmondo".»Le tue canzoni trattano il tema cruciale del-

l’amore. L’amore rende belli, anche quando

“trasforma” le persone in Balene o Lupe

come nel tuo Novak?

«L'amore può farci esprimere il meglio di noi stes-si, ci dà la forza per fare il salto di qualità e cambia-re la nostra vita nel corso della quale, per paura oabitudine, ci eravamo trasformati in una balena o inuna lupa. Ma spesso questi processi di cambiamen-to repentino (poiché l'amore si impadronisceimprovvisamente di noi, comunque e nonostante inostri programmi e le nostre abitudini) sono dolo-rosi e drammatici. Ed è anche questo il tema delmio CD CUORESENZA. Se siamo stati abban-donati o traditi, sono proprio questi i momenti incui dovremmo continuare ad amare. Chi se ne vadalla nostra vita è una persona che ha scelto un'al-tra strada, ma se amiamo, questo sentimento puòrigenerarsi e farci crescere con autoironia e autocri-tica, ma soprattutto con la consapevolezza che nes-suno mai potrà toglierci il tesoro che custodiamo innoi».Pensi che la musica possa dirci meglio di altri

mezzi sul concetto di Bellezza?

«La musica è un linguaggio diretto che può essererecepito con uguale intensità ed emozione sia dal-l'analfabeta che dal professore universitario. È unpo’ come l'amore: ci rende istintivi, agisce tramite ilcanale naturale del nostro ascolto. “Contro” l'emo-zione che un brano ci trasmette non possiamo farnulla (se non volutamente tapparci le orecchie), nerestiamo irretiti. La bellezza della musica ci dà lapossibilità di interpretarla interiormente, ci regalaimmagini, associazioni, stimola il nostro ricordo, lanostra creatività. So di artisti che dipingono o scri-vono ascoltando musica.»Cosa è per te il “bello” di Berlino?

«Berlino mi ha sempre incuriosita e aveva già unsuo posto nel mio immaginario quando molti annifa lessi "Il dono" di Nabokov, e poi WalterBenjamin o le poesie di Mascha Kaléko. Quando

andai a Berlino per la prima volta ne rimasi peròdelusa: non trovavo, infatti, quella bellezza che“vedevo” nel mio immaginario nutrito di letteratura.Solo dopo, staccandomi da questa idea alquantomuseale e romantica che avevo, aprendo veramentegli occhi e girando per i quartieri, ho scopertoBerlino. Multiculturale e contraddittoria, ibrida ecreativa. Sempre in movimento e in cambiamento.Certo, avrei tanto voluto vedere quel “RomanischesCafè” che negli anni venti era il centro della vita arti-stica e politica della città, poi definitivamente cancel-lata, dove ora troneggia l'Europa Center, ma hoimparato a conoscerla e capirla camminando a piedie in bicicletta, nei suoi anfratti tra est e ovest: zone(ancora) abbandonate e altre totalmente e veloce-mente re-inventate.Ma è questo che Berlino mi chiede: vivere la suaimprevedibilità, il suo presente, respirarla. Perché èquesta la sua bellezza.

(Release di Cuoresenza: 28.10.2011)

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il bel paese:Alla scoperta dei tre Outsiderdell’ arcHitetturacontemporanea

’Italia è bella e ne abbiamo leprove: “attualmente è la nazioneche detiene il maggior numero disiti inclusi nella lista dei patrimonidell’umanità”, lo dice l’UNESCO.

Ma noi lo sapevamo già, ancora prima di quan-tificare, perché è questione di pancia e di cuore.Con le sue armonie estetiche e le sue atmosfere,l’Italia incanta. Ci piacciono la CostieraAmalfitana e le Cinque Terre, ci piacciono iSassi di Matera e i Trulli di Alberobello, ci piacepiazza Armerina e ci piace Villa d’Este, ci piac-

ciono Roma, Firenze e Napoli.Non siamo i soli né siamo i primi: già Petrarcariconobbe nell’Italia “il bel paese ch’Appenniniparte, e ‘l mar circonda et l’Alpe” (Canzoniere,CXLVI). Siamo nell’ultimo trentennio del 1400 el’Italia era già una bellezza da omaggiare. Perchél’Italia è bella di una bellezza antica, atavica. Icapolavori celebrati oggi arrivano da passati glo-riosi e grandi ingegni più che trapassati.Chissà, però, se quelli che nel XXI secolo sonocapolavori indiscussi, capaci di conquistare milio-ni di estimatori, sono sempre stati considerati

tali? Chissà se la magnificenza riconosciuta oggiin tante opere che impreziosiscono il nostro ter-ritorio è sempre stata dogma, verità indiscutibile eindiscussa? Insomma: i romani hanno amato dasubito il Colosseo e il Pantheon? E il Duomo diNoto è stato considerato da subito il non plusultra dell’arte barocca? Se così non fosse, se ancheciò che oggi è capolavoro ha attirato critiche esuscitato dubbi all’epoca in cui fu costruito, allo-ra c’è una chance per tutti. Rilassiamoci dunque,abbiamo promesse di nuove bellezze: tutto ciòche oggi è controverso può ambire, domani,

Giulia Carcani

L

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all’aura dell’opera d’arte universalmente assodata.Noi scommettiamo su tre outsider: il MAXXI diRoma, il Ponte della Costituzione a Venezia el’Auditorium di Ravello. Tre opere dal saporemoderno, costruzioni d’autore consegnate a noida altrettanti architetti di levatura mondiale.Santiago Calatrava, architetto scultore ingegnerespagnolo, ha firmato per la città di Venezia il pro-getto di un quarto ponte sul Canal Grande, dicollegamento tra piazzale Roma e la stazione diSanta Lucia. I 94 metri del Ponte dellaCostituzione – in acciaio, vetro della Saint

Gobain, pietra d’Istria e trachite grigia classica diMontemerlo – sono stati inaugurati ai passi pub-blici alle 23:44 dell’11 settembre 2008. A illumina-re la via, lampadine fluorescenti inserite nel corri-mano e nella parte inferiore del ponte, con uneffetto teatrale di grande impatto visivo. La spet-tacolarità non è però riuscita a salvare il pontedalla contestazione: la realizzazione è stata troppoonerosa (in totale, 13 milioni di euro contro i 6,7milioni previsti nella gara d’appalto) e il ponte, adoggi, non consente l’accesso ai disabili. Questionisufficienti, forse, per allontanare l’opera di

Calatrava dal cuore dei veneziani.Un po’ più a Sud: il MAXXI. Siamo a Roma,capitale d’arte e d’architettura, gioiello indiscutibi-le. Qui, e precisamente nel quartiere Flaminio,l’architetto anglo-irachena Zaha Hadid ha ideato,costruito e inaugurato (il 27 maggio 2010) ilMuseo nazionale delle arti del XXI secolo. Operainnovativa, caratterizzata da una complessità divolumi che si alternano e s’intrecciano grazie a ungioco di pareti curvilinee, scale centrifughe e bal-latoi sospesi. Per il visitatore, attraversare gli spazidel MAXXI significa perdersi in un percorso flui-

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do, affatto lineare, che consente una gamma discelte alternative studiate affinché mai si debbatornare sui propri passi. Se il New York Timesha accolto il MAXXI con commenti più chepositivi come “anche Bernini avrebbe apprezza-to” e “il museo dimostra che anche noi, i viven-ti, abbiamo qualcosa con cui contribuire allagrandezza della città eterna”, non altrettantopositivo è stato il benvenuto di una parte diromani e critici d’arte. I primi, spiazzati dal mas-siccio uso di cemento e acciaio, vedono l’edificiocome una costruzione semplicemente brutta; isecondi liquidano la questione considerando ilnuovo polo dell’arte contemporanea un non-museo per due ragioni: la prima, è una strutturainutile per l’esposizione di opere d’arte, soprattut-to quadri, perché troppo ondulata e quindi pocopratica; la seconda, perché egocentrico e colpe-vole di distogliere l’attenzione del pubblico dalcontenuto. Il dibattito è ancora aperto.Ancora più a Sud, si arriva a Ravello, perla dellaCostiera Amalfitana. Qui, l’architetto brasilianoOscar Niemeyer ha regalato alla cittadinanza il

progetto di un auditorium dotato di una fortecarica di modernizzazione estetica. Tuttavia,ancor prima della sua inaugurazione, avvenuta il29 gennaio 2010, l’esistenza dell’auditorium eragià segnata da critiche e attacchi. Associazioniambientaliste e semplici cittadini vedevano nellanuova costrizione un elemento di disturbo delpaesaggio costierano. Disturbo così insopporta-bile da giustificare una lunga querelle giudiziariache ha visto, però, vincere i sostenitori del proget-to. L’edificio sposa appieno la filosofia del suoideatore: “non è l’angolo retto che mi attrae, enemmeno la linea retta, dura, inflessibile, creatadall’uomo. Ciò che mi attrae è la curva libera esensuale. La curva che incontro nelle montagne enei fiumi del mio paese, nelle nuvole del cielo,nelle onde del mare, nel corpo della donna prefe-rita. Di curve è fatto tutto l’universo” spiegaNiemeyer. E di curve è fatto anche l’auditoriumdi Ravello: è concavo come la cassa armonica diun mandolino per garantire la perfezione del-l’acustica; vi si accede attraverso una piazzaoblunga affacciata sul panorama della Costiera

Amalfitana, talmente suggestivo da meritare unposto d’onore anche all’interno dell’edificio gra-zie ad ampie vetrate e all’oblò alle spalle dell’or-chestra; nella sala, il posto per il pubblico sfruttail declivio naturale del territorio, mentre l’orche-stra e il foyer si sporgono arditamente nel vuoto.A questo punto, non resta che aspettare: solo iltempo saprà dirci se l’auditorium di Ravello, cosìcome il Ponte della Costituzione e il MAXXI,riuscirà a vincere le resistenze e a guadagnarsi iltitolo di capolavoro.

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Fraseologia.

1. “Lascia perdere il discorso dellaGiustizia e concentrati su quello dellaBellezza”. Come a dire, che è inutile se tela ripigghi ’sta povera Terra, intanto lei hagià fatto un passo sbilanciato, ancheg-giando ha mostrato il suo didietro melli-fluo a cittadini e guardoni soliti noti,rubatrici sciocche di anime trasparenti,metalliche clessidre della disfatta. Chealmeno c’è il sole, si direbbe. Almenoquello.

2. “Ce l’hai di vizio, tu, la bellezza.Cominci al mattino che già quella ti sorgea p p a r e c ch i a t apronta. E nonpensi a quanto èdifficile inveceper noi resusci-tarci al giornocolle nostre calvi-zie sparse e i pro-minenti nasi”. Labellezza ha unprezzo, così hosentito al tele-giornale. Si paga.Inflazione didemenza paga dipiù però mi pare.

Lingua mia dimenticata,come dimenticarti potrei.Siamo adesso al punto e adaccapo. Vorrei gridare conparole tue ma mie parole

ritornano nel groppo vorticoso di pen-sieri incoerenti che ti vogliono madre eperò ti dicono senza amore; perchédimentichi sul solco di certi sorrisi lattigi-nosi la tua ruggine tumorale, la tuaebbrezza rovinosa.

Bellezza. Nozione indecifrabile – sidescrive, tra occhi semichiusi di balliabbagliati di sole in indeciso tramonto; el’hanno spesso nel volto, il significato, ledonne che tra le tue strade ho a volteincontrato. Come il vento scorge invidio-so il parapiglia, su finestrini abbassati,abbracci di pensiero al passaggio, colloscirocco esso la trafuga e respinge su navid’immigrati metropolitani, in paesi dovevuota essa riempie museologie mediorien-tali: pizze di tufo d’asporto, spoglie trilo-gie capresi: ancora sul tardo mezzogior-no il manto smaltato d’un cappuccino.

Definizione.

È segreta la definizione della bellezza.Per ciascuno segreta ed in ognuno costu-dita.

torie e nomidella lontananzaal tempodella globalizzazione

3. “Schönheit”. Ce l’hanno anche qui laparola. Avere le parole non significasempre saperne il significato o quanto-meno usarle poi appropriatamente.Eppure ho sentito bestemmiare tantevolte il tuo nome, dea amareggiata, edera quella proprio la lingua mia perduta.E quella era proprio la mia terra, e quel-la ancora era la mia Terra.

Note scritte a penna.

Ho fatto una foto e mi ha fatto ricorda-re di cose passate. Eccola.Bis bald.

5

sLuca Lucchesi

dizionariodella lingua chenon vorrei dimenticare

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uesto è la storia di un principe da140 milioni di copie nel mondo.Uno che indossa un buffopastrano verde dai risvolti rossi,parla con una rosa vanitosa e

una volpe in cerca d’affetto, va a spasso da unpianeta all'altro tra le stelle come forse fa il suoautore, Antoine de Saint-Exupéry, vissuto emorto in volo (da volontario nell’aviazione Usacadde in un incidente ma il suo corpo non fumai trovato).Parliamo del Piccolo principe, un libro di uncentinaio di pagine scritto nel 1943, diventatoun culto trasversale e che - come il suo piccoloprotagonista - non ne vuol sapere di invecchia-

re. Sarà per l'eterno bisogno dei lettori di avererisposte in forma semplice come solo le fiabesanno fare. Sarà per il mistero che avvolge la sto-ria fin dalle prime pagine. Basta una scena pertutte: il bambino incontra un pilota precipitatonel deserto e gli chiede subito di disegnargli unapecora, l'uomo schizza su un foglietto qualcosama il bimbo non è soddisfatto. Al quarto tentati-vo l'aviatore traccia una cassetta con tre buchi perl'aria: la pecora è lì dentro. «Questo è proprioquello che volevo», commenta il principe.Cosa vorrà questo bambino? Se lo chiedonoancora tutti: nonni, genitori e figli. In libreria (èstato tradotto in 250 lingue)come in teatro: alParenti di Milano, dal 27 ottobre al 6 novembre,

Fabrizio Gifuni e Sonia Bergamasco ne hannoofferto una lettura con una scenografia semplice.Un’altalena, la musica e una coppia di attori(insieme anche fuori dal palco: sono sposi dal2000). A Gifuni, 45 anni, che in questi giorni èimpegnato anche nel ruolo di Aldo Moro peruna fiction tv in preparazione, chiediamo del suofanciullino.Cos’è per te questo libro?

Un rompicapo, una specie di codice cifrato chenasconde qualcos'altro. Qualcosa che si schiudelentamente. Credo che la lettura ad alta voce inteatro aiuti ad apprezzarlo.E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa

che ha fatto la tua rosa così importante, dice

Rossana Campisi

Q

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la volpe al principe. Qual è la rosa nella tua

vita?

Il teatro. Ha cambiato la mia esistenza anche senon posso dire di aver rinunciato a qualcosa perlui visto che non c’era nulla a cui rinunciare.Studiavo Giurisprudenza, poi sono entratonell’Accademia Silvio D’Amico e ho seguitol’unica cosa che c’era da seguire.Avvocato mancato?

No, un attore che si è servito dei suoi studi giuri-dici nella recitazione. Ci sono legami profondi traquesti due mondi: penso all’aspetto rituale delprocesso penale che ha una dimensione teatraleincredibile. Il teatro è un rito, un momento diurgente partecipazione di un’intera comunità.

L’essenziale è invisibile agli occhi” dice

ancora la volpe. Cosa è essenziale per te?

Essere uomo nella sua interezza e il rapporto congli altri. Sono cose importanti che non sempreriusciamo a coltivare: siamo costretti oggi sempredi più ad abbassare l’asticella del nostro vivere, cisentiamo costretti a parlare di cose diverse diquelle che vorremmo. Sentiamo dentro il biso-gno di lasciare sfogare l’immaginazione, diabbandonarci all’arte o a disegni stravaganti, einvece ci ritroviamo a dover discutere di golf,bridge e cravatte, come dice Saint-Exupéry.Il principe è un bambino che ci spiazza: è

tutt’altro che ingenuo, vuole cura e attenzio-

ne proprio come la sua rosa. Somiglia un po’

alle tue figlie (Valeria, 8 anni, e Maria, 6,

ndr)?

Le mie figlie mi spiazzano in ogni istante. Hannotutta la libertà e la spudoratezza per scartare dalterritorio della razionalità. Sono loro che mi inse-gnano quotidianamente qualcosa. Sono le miepiccole principesse.

Sai… quando si è molto tristi si amano i tra-

monti: e tu cosa fai?

Cammino. Faccio lunghe passeggiate per le stra-de di Roma. Mi piacerebbe farlo per i boschi madevo accontentarmi di farle in città, anche se è lapiù bella del mondo.Fabrizio deve andare via: lo aspettano sul set.L'intervista non può finire così.Quando il Piccolo Principe dai capelli color

del grano se ne va la Volpe piange. Vale la

pena d'amare se poi sai che tutto questo sva-

nirà?

Quando il Piccolo Principe dai capelli color

del grano se ne va la Volpe piange. Vale la

pena d'amare se poi sai che tutto questo sva-

nirà? Cosa ci guadagni alla fine? le chiede il

bimbo. Ci guadagno, risponde la Volpe, il

colore del grano. Gifuni, cosa ci ha guad-

gnato?

Questa è una domanda che non potevamo elimi-nare. C'è tempo per le risposte.

Foto - a sinistra: Paul Auster intervistato da Michaela Murgia eMassimo Giannini. In Basso: il festival Collisioni; Roy Paci.

fabriZiogifuni:dal “piccoloprincipe” adaldo moroil Lato segretodel nuovoprotagonista del palcoscenicoItaliano

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a scuola di make upViaggio nella rete per scoprireil mondo segreto dei tutorial sul trucco: da lauren luke all’italianissima clio

iamo cresciute rubando. Oggiun consiglio sul blush alla cuginapiù grande, domani una matitadalla trousse della mamma.

Abbiamo più di 30 anni e, per diventare pic-cole donne, abbiamo aspettato il permessoufficiale per truccarci in pubblico.Nel frattempo c'è stato il debutto del burro-cacao al gusto ciliegia (così rosso che di piùnon si può) e le cose sono cambiate: i tempidi attesa si sono accorciati e le trousse sonostate sdoganate come fossero giocattoli.Con una conseguenza imperdonabile: leragazzine sembrano donne impeccabili enoi non abbiamo ancora imparato a usare ilrossetto giusto.In vista di una cena chic la tragedia diventaancora più tangibile: A.A.A. cercasi drittadisperatamente. Sarà per questo che sul weble lezioni di make up spopolano sempre dipiù? Qualcuno pensa sia solo l'ennesimaprova di esibizionismo versione 2.0. Altriinvece, curiosi o all'asciutto persino delleregole fondamentali, cliccano e commenta-no. Sono i tutorial (video in cui si spiegapasso passo come eseguire un trucco) rea-lizzati dalle nuove maestre del trucco, un po’vloggers (bloggers su video) e un po’ appas-sionate che da piccole avevano capito tutto

Ssu come farsi belle. Sono loro che si mettonodavanti alla webcam del pc, realizzano i video,ci mettono la faccia (e la voce) e li postano suyoutube. Le più brave sono umili, la maggiorparte dissimula imbarazzo e insegue toni pro-fessionali. E poco male se alle spalle qualcunaha le mensole della libreria della loro cameret-ta. Sono tutte intente a regalare trucchi pertruccarsi in una dimensione di intima solidarie-tà femminile..E se youtube insegna a rendere grandi gli occhipiccoli, per qualcuna diventa un trampolino dilancio nel mondo del lavoro. E’ successoall’americana Lauren Luke che dopo averabbandonato la scuola a 15 anni (per una gra-vidanza), a 27 ha trasformato la sua passioneper i cosmetici in un sistema per diventarericca. «Mi sembrava un sogno. A scuola eroesclusa e non avevo amici. Me ne stavo a casain camera mia e provavo make up differenti»ha raccontato in un’intervista. Lauren ha inizia-to vendendo make up di marche popolari suEbay allegando brevi video dimostrativi sul-l'uso del prodotto, che postava su You Tube.Le clip hanno iniziato ad avere un successoglobale, con oltre 54 milioni di utenti nelmondo. Così la ragazza è stata contattata davarie società finché è arrivata a creare una sualinea (oltre che un libro, un gioco per Nintendo

DS e un accordo con la catena Sephora pervendere i suoi prodotti negli Usa).La Luke italiana si chiama Clio Zammatteo,meglio nota in rete come Clio MakeUp(http://climakeup.com), 28 anni, bellunese, uncorso allo IED di Milano, sposata e residenteoggi a New York: la sua fama mondiale la deveai suoi seguitissimi tutorial (che registrano oltre200mila visualizzazioni). Tutto è iniziato, percaso, nel 2009 («Cercavo tutorial in lingua italia-na e li trovavo solo in inglese. Allora ho pensa-to: perché non farli?»), poi sono arrivate la col-laborazione con Vogue Italia e il brand Pupa edue libri con Rizzoli.In tempi in cui il tema bellezza crea uno spar-tiacque tra chi è bella e chi è intelligente, la sto-ria di Isabel Llano, ingegnere informatico di 33anni delle Asturie, fa riflettere. Con oltre 40milaiscritti i suoi tutorial spopolano in Spagna(www.isasaweis.com). Perché? Semplicementenella vita si è divertita a truccarsi (oltre che astudiare) e adesso ha un secondo lavoro. L'artedell'imbellattarsi sarà anche questione genetica?PepperChocolate84 (26 anni) e RedFlower(30) sono due sorelle italiane che organizzanocontest di bellezza con premi e gestiscono dueblog distinti dove l’una fa pubblicità all’altracome doverosa premessa prima di iniziare lalezioncina del giorno. Oltre alle dritte su blush

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Foto: Fatos Vogli

ed eyeliner si trova il meglio che la socialità online può offrire: la condivisione, la richiesta diconferma, la non solitudine. E così - sulle pagi-ne di PepperChocolate84 - si legge: Quandoentrate nel mio canale e guardate i miei videovorrei che vi dimenticaste dei problemi, vorreiregalarvi un sorriso. Voglio che ognuna di voisi senta bella dentro e fuori. Voglio infonderviforza e coraggio di essere voi stesse. Siete l'ispi-

razione per i miei video, ogni commento èuno spunto nuovo per me. Ps datemi consiglie aiutatemi a crescere e a migliorare.Potere benefico della bellezza si chiama que-sto. Alla fine di questi tutorial ho imparato allo-ra che 1) in borsa non devono mai mancarecorrettore, burro cacao, blush e matita persopracciglia; 2) che Pupa è per un budgetintermedio, Essence per uno basso e Kiko

medio basso; 3) che saremo comunquemigliorate anche se non sapremo trasformarcicome Sean Penn in This must be the place ocome Amy Winehouse con i suoi occhi per-fettamente disegnati; 4) che esiste anche Youtubine Blog, un sito aggregatore di contenutidisponibili in rete dedicati al mondo dei MakeUp; 5) che a volte (lezione finale) sentirsi belle- anche senza grandi trucchi - fa proprio bene.

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trame siciliane ViGrande successo per l’evento moda realizzato da zoemagazine nellaprestigiosa sala Basile del Grand Hotel Villa Igiea. A sfilare le nuovecreazioni della designer Arianna Biondo, la linea tricot di MariucciaCampione, i gioielli di Lidia Lucchese e la preziosa lingerie di Boutique des Corsets.

foto: fatos Vogli

l’ab microatelier diarianna biondo

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foto Fatos Vogli, lingerie Boutique des Corsets; gioielli Lidia Lucchese.

l’ab microatelier diarianna biondo

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l’ab microatelier diarianna biondo

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l’ab microatelier diarianna biondo

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boutique des corsets

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boutique des corsets

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boutique des corsets

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lidia lucchese

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mariuccia campione

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mariuccia campione

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floWerbomb

iori di tutto il mondo unitevi! Una silenziosa marcia verso laribalta, quella dei fiori negli ulti-mi mesi. Con slancio garbato,sono evasi da serre e giardiniper conquistare case, città e

abiti; da ospiti discreti di vasi e terrazzi sonodiventati protagonisti del nostro quotidiano.La prima tappa è stata di presentazione almondo. O meglio, di ripresentazione almondo dopo lunga pausa, una parentesi vissu-ta ai margini di esistenze fatte di tailleur grigiopiombo, abitazioni rigorose e minimal, elettro-nica miracolosa e asettica. Era primavera inol-trata (e non poteva essere altrimenti) quandogigli e ciclamini hanno fatto capolino dallepagine di un libro, “Il linguaggio segreto deifiori” di Vanessa Diffenbaugh, già amato damilioni di lettori nel mondo: Victoria, fioraiadiciottenne, vive e interagisce con gli altri attra-verso i fiori e il significato che ogni specie rac-chiude. Con lei scopriamo che i lillà rivelano leprime emozioni d’amore, che l’acacia nascon-de un amore segreto, che con la lavanda siamodiffidenti, con il papavero generosi e frivoli conla speronella. Poi, suadenti, boccioli e petali hanno conqui-stato l’universo dell’eleganza e del glamour. Lepasserelle dell’autunno/inverno 2011-2012segnano il ritorno di coloratissime fioriture sufondo scuro: chez Antonio Marras, chezGiorgio Armani, chez Paul Smith, chez Guccii fiori, stampati e applicati, si emancipano evalicano il confine delle collezioni estive; men-tre Jil Sander, firmato dal raffinatissimo RafSimmons, trasforma le tuniche, altrimentiaustere, in sorprendenti soprabiti grazie a fasci-nosissime stampe floreali d’archivio.

Infine, un’esplosione di fiori: senza più timi-dezze né cautele, eccoli dappertutto.Ci sono i fiori negli abiti ideati da NicoleDextras: trame di fiori freschi, rami e foglie acostruire vestiti insoliti dalle linee sontuose.Abiti one shot, usa e getta 100% naturali, daindossare una volta e mai più comeCenerentole 2.0, perché i fiori, tutti i fiori,appassiscono e si dissolvono. La collezioneWeedrobes (letteralmente: abiti di erbacce)nasce da un’intuizione: “ho visto un fascio difoglie in un viale e ho pensato che sarebbestato bello poterlo riutilizzare per creare qual-cosa” racconta Nicole. Qualcosa, che divenneuna giacca, il primo di una lunga serie di abiti-scultura con i quali la Dextras vuole indurre ilconsumatore a elaborare uno stile personaleche sia consapevole dell’impatto che il fashionsystem ha sull’ambiente. Ci sono i fiori nel marketing delle aziende piùvisionarie. A lanciare la moda dei green-ads inItalia è stata Peugeot, che ha scelto di promuo-vere la city-car iOn, eco-vettura 100% elettrica,con due enormi muri verdi che campeggianoin due vie di Milano ad alta concentrazione dismog: Corso di Porta Ticinese e Via SanMarco. I murales, realizzati con diversi tipi dipiante, sono una trovata pubblicitaria due volteutile perché combinano la comunicazionepubblicitaria al controllo ambientale. Belli sonobelli, e in più depurano l’aria, filtrano polveri egas, assorbono anidride carbonica e ondesonore, migliorano l’isolamento termico deipalazzi che li ospitano con conseguente ridu-zione dei consumi energetici e dell’emissionedi gas serra. In più, sono giardini verticali pen-sati per durare a lungo grazie a un impianto diirrigazione goccia-goccia che evita gli sprechi

E’ la rivincita del genere “Botticelli”.La risposta alla crisi oggi si valuta sul numero di petali.

fGiulia Carcani

d’acqua e garantisce la tenuta delle piante. Ancora fiori: sono nella forma più giusta diguerriglia urbana, quella dei giardinieri d’assalto.“Guerrilla gardening” è il nome ufficiale delmovimento, assolutamente non violento, chelotta per sconfiggere il degrado urbano agendocontro l’incuria delle aree verdi comuni. Converi e propri attacchi verdi, di regola notturni, iguerrilla gardener rimodellano e abbellisconole aiuole dimenticate delle città, scambiandosidritte sul web. Una per tutte, come costruire laBomba di semi: “avvolgi in carta di giornaleterriccio, fertilizzante e semi di fiori che vorre-sti veder nascere; il tutto imbevuto d’acqua.Ora avvicinati ad un cantiere in disuso o ad unazona abbandonata e lancia la flower-bomb.Ricorda di innaffiare per almeno 2-3 giornisuccessivi all’attacco. Dopo qualche settimanapotrai apprezzare splendide fioriture in luoghidimenticati”. Fiori infine nelle tendenze proposte per laprossima primavera e già recepite dai modaiolipiù coraggiosi. Il Re dei lustrini, al secoloAshish Gupta, designer indiano in rapida asce-sa nell’universo fashion, ha stupito Londraall’ultima settimana della moda. Le sue model-le, spiritose e sexy, hanno sfilato con fiori dicampo infilati negli anfibi. “Easy glamour” èstato il refrain della sfilata e diventerà il credo diquanti sceglieranno di seguire l’ispirazione diAshish: un mix di mood estivo, romanticismoe innocua provocazione. Anche in inverno.Correva l’anno 1965 quando il poeta AllenGinsberg coniò l’espressione flower power.Dentro c’era la non-violenza del movimentohippy. Oggi il potere dei fiori sta nel rubare labellezza dell’estate e farla vivere anche nellegiornate di grigio e pioggia autunnale.

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book.stop(segnalibro)

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L’arte, il jazz e i sogni, “ gli ideali hanno molti nomi, e la bellezza èuno di quelli” (William Somerset Maugham).

na coppia di fidanzati in viaggio. Decidono di far tappa nel paese d’origine della ragazzadove ad aspettarli c’è la madre di lei. Una donna perduta nel suo misero mondo fatto dicaffè, sigarette e qualunquismo. L’incontro delle due realtà – quella dei giovani, in viag-gio e con mille progetti davanti e quella della donna alienata eppure piena di certezze –

può creare una miscela pericolosa. Può essere indifferenza, rabbia, fastidio, violenza. O può esseretutto questo insieme. Un racconto cinico ed essenziale che parte proprio dagli eterni schemi familia-ri e dal conflitto che questi creano.

Pagg.24, euro 3,00

angelo pulichinoCaffè e sigarette, Villaggio Maori Edizioni

A cura di Alli Traina

U2-

Dicono un sacco di minchiate sul jazz, che il jazz è morto, che è difficile, che è una musi-ca per intenditori, che le donne odiano il jazz, ma non è vero niente. Il jazz è suonarequello che avete dentro, semplice». Al ritmo di musica Vittorio Bongiorno intreccia levite dei suoi personaggi – i fratelli Scotti, il sedicente impresario discografico Miranda,padre Rocché, il sindaco e sua figlia – come tanti strumenti che all’unisono restituiscono

una storia avvincente. È l’estate del 1970 e a Jato, un paese sperduto della Sicilia, si prepa-ra la festa per il Santo Patrono. Si aspetta nientemeno che Duke Ellington che suonerà il piano per ilSanto «negro». Rosario Scotti - tornato nel paese per monetizzare la sua eredità – mette su una band acui spiegherà che cosa è il jazz. Un romanzo che della musica fa la sua cifra fondante. Lo si intuisce giàscorrendo l’indice: Intro, tema, assolo, finale, reprise. Non solo la musica però scandisce “Il Duka inSicilia” ma anche il cinema: il soggetto da cui è tratto il libro ha vinto il premio Sacher 2003.

Pagg. 220, euro 17,00

Vittorio bongiornoIl Duka in Sicilia, Einaudi1-

na coppia di fidanzati in viaggio. Decidono di far tappa nel paese d’origine della ragaz-za dove ad aspettarli c’è la madre di lei. Una donna perduta nel suo misero mondo fattodi caffè, sigarette e qualunquismo. L’incontro delle due realtà – quella dei giovani, inviaggio e con mille progetti davanti e quella della donna alienata eppure piena di cer-

tezze – può creare una miscela pericolosa. Può essere indifferenza, rabbia, fastidio, violenza. O puòessere tutto questo insieme. Un racconto cinico ed essenziale che parte proprio dagli eterni sche-mi familiari e dal conflitto che questi creano.

Pagg.23, euro 3,00

domenico cosentinoWhen the Saints, Villaggio Maori Edizioni

U4-

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n libro per tutti quelli che sognano di mettere in scena uno spettacolo teatrale, suonano rock alter-nativo, pensano di essere artisti concettuali e, nel tempo libero, lavorano al proprio romanzo. “Io non ci volevo venire qui” del siciliano Angelo Orlando Meloni - già alla sua prima ristampa -esamina in maniera ironica la deriva di una società in cui l’istruzione di massa crea moltissimi arti-

sti, musicisti, poeti e scrittori e pochissimi scienziati. Una società in cui ognuno aspira a essere un artista concet-tuale e non un genio della matematica. «Tutti quei myspace, se no, cosa ci starebbero a fare?» scrive Meloni «cal-coli che a occhio e croce il 75% degli avvocati praticanti che conosci, e ne conosci, incide demotape di generecantautorale intimista stile Elliott Smith o ha una passionaccia per l’arte ultracontemporanea. La cosa ti colpiscecome mai prima e ravviva le cicatrici sui tuoi polpastrelli. Tu sei uno di loro. Siamo tutti così». “Io non ci volevovenire qui” è un’esilarante disamina di tutte le assurdità che la mania dell’essere famosi provoca, dà voce a unaserie di quesiti che tutti prima o poi ci siamo posti («perche il pubblico delle letture dantesche ha sempre quel-l’espressione beata sulla faccia»?), ma è anche un romanzo vero e proprio con tanto di finale a sorpresa. Tuttoprende le mosse dal curriculum del protagonista, talmente assurdo e disperato, da essere scambiato per un illu-minante romanzo sperimentale. Un sorriso amaro dettato dalla «consapevolezza che le nostre favole più bellestanno crollando, una dopo l’altra, e sono lì lì per diventare incubi grotteschi». Il romanzo, poi, ha una traccia “fan-tasma”, un capitolo invisibile, “scritto” durante le presentazioni, quando Meloni distribuisce il test “La verità, viprego, sulle presentazioni dei libri”. Un capitolo che prende forme sempre diverse in base alle risposte dei lettori.Con domande a risposta multipla del tenore di “Cosa temi durante una presentazione? A - L’introduzione infini-ta del relatore, che per inquadrare il romanzo comincia dall’alfabeto cuneiforme./ B - Le risposte a spizzichi ebocconi dell’autore, affetto da evidente mutismo./ C - Il momento in cui, esauriti gli argomenti, qualcuno diceche il romanzo in questione contiene una metafora della vita./ D - L’imbarazzante silenzio che consegue allarichiesta di domande dal pubblico./ E - Il rapporto sbilanciato fra le lunghe domande autoreferenziali di chi pre-senta e la sintesi delle risposte dell’autore./ F - Altro”.

Pagg.128, euro 14,00.

U3-

angelo orlando meloniIo non ci volevo venire qui - Breve manuale di autodistruzione per il conseguimento della felicità.Del Vecchio Editore

na coppia di fidanzati in viaggio. Decidono di far tappa nel paese d’origine della ragazza dove adaspettarli c’è la madre di lei. Una donna perduta nel suo misero mondo fatto di caffè, sigarette equalunquismo. L’incontro delle due realtà – quella dei giovani, in viaggio e con mille progetti davan-ti e quella della donna alienata eppure piena di certezze – può creare una miscela pericolosa. Può

essere indifferenza, rabbia, fastidio, violenza. O può essere tutto questo insieme. Un racconto cinico ed essenzialeche parte proprio dagli eterni schemi familiari e dal conflitto che questi creano.

Pagg.24, euro 3,00

salvo la porta,Un Posto Asciutto, Villaggio Maori Edizioni

U4-

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lettore.cd(alta fedeltà)

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o sempre pensato ai generimusicali come a degli abiti fattiapposta per ogni occasione. Io,ad esempio, ho la mia musica“da barba” che è assolutamente

pop. Non potrei radermi di buon mattinoascoltando nulla di particolarmente ricercatoperché di certo condizionerei negativamente ilresto della mia giornata. Roba come l’alternati-ve rock potrei apprezzarla al massimo dopopranzo o nel tardo pomeriggio, a ritmi vitali benavviati. Questa però, intendiamoci, non è unaregola assoluta per un buon ascoltatore di musi-ca: è chiaro che, ad alzarsi col piede storto edinfuriati con l’universo intero, ci si sbarba benis-simo anche con gli Iron Maiden! Questo diktat non è valido per tutta la musica,c’è l’eccezione che conferma la regola, e, comeun impiegato di banca non potrebbe andare inufficio con un vestito di carnevale, allo stessomodo ci sono melodie che risultano adeguatead un’unica fase della giornata, ovvero al calardel sole.Il caso in questione è quello del trip-hop, gene-re musicale nato e sviluppatosi nel corso deglianni ’90 e, di recente, tornato alla ribalta grazieall’uscita di parecchi lavori da parte di alcuni trai suoi esponenti più insigni che sembravanoessersi ritirati dalle scene.Ho il ricordo ancora vivo della mia musicasset-ta da novanta minuti con Dummy deiPortishead sul lato A e Protection dei MassiveAttack sul lato B, album entrambi del 1994,ascoltati e riascoltati sul walkman sino a sma-gnetizzare il nastro. Ricordo le fortissime emo-zioni provate ad assimilare quelle melodie cosìcoinvolgenti ed ipnotiche, che divenivano sogniad occhi aperti grazie alla magica atmosfera not-turna.Bene, se i secondi non hanno mai davverointerrotto la loro produzione, sfornando sem-pre dischi di notevole livello, i Portishead, alcontrario, si sono fatti attendere tantissimo per

Trip-Hop: ballare dentro un abito da sera

farsi di nuovo vivi: il loro terzo lavoro (Third,per l’appunto), uscito nel 2007, ha avuto biso-gno di ben dieci anni di gestazione per vedere laluce. Ma, insomma, il ritardo gli si può perdona-re dato che parliamo di una band che ha stravol-to il mondo della musica con un sound unico,che ha modernizzato il concetto di jazz affian-candogli un dj, e i cui brani sono diventati pila-stri del proprio genere, utilizzati per spot pubbli-citari, colonne sonore, sfilate di alta moda, edinseriti in centinaia di compilation.Parlando di ritorni in pompa magna, una gran-de nota di merito va ai Morcheeba che, con illoro Blood Like Lemonade del 2010, hanno

confermato uno spessore artistico degno dellaloro fama: il disco, se non il più bello, è uno deimeglio riusciti della loro carriera (che vede inoltreil rientro nelle fila della cantante Skye Edwardsdopo due album di assenza). Le atmosfere cre-puscolari, tanto care agli appassionati del genere,esplodono maestose sin dal brano di apertura,Crimson, e non abbandonano l’ascoltatore sinoalla fine, e, per la gioia di tutti i fan, tornano ingran forma scratches e campionamenti “colti”come nel potentissimo brano strumentale CutTo The Chase.Altra notevole sopresa è il nuovo album deiLamb, il duo di Manchester che sembrava essere

A cura di Sergio Cataldi

H

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svanito nel nulla. Il loro ultimo lavoro, 5, uscito a maggio scorso, è uncoraggioso e ben riuscito tentativo di riproporsi al pubblico rimanendofedeli ai propri canoni musicali, senza mai però cadere nel banale. La sua-dente voce da lolita, a tratti un po’ aliena, della cantante Lou Rhodes,domina su una multiforme serie di brani, che spaziano da suoni algidi edelettronici (Butterfly Effect, Strong The Root) a dream pop della miglio-re tradizione che sembra echeggiare di Cocteau Twins (Rounds).In definitiva, 5 è a suo modo un compendio della band che merita di esse-re acquistato ed ascoltato. Spostandosi in ambienti sonori più “chill”, come si dice nel gergo, vale lapena di citare la recentissima uscita di Culture Of Fear, il nuovo albumdegli americani Thievery Corporation, capostipiti di quella costola deltrip-hop influenzata da sonorità asiatiche e giamaicane. Per la verità, il disco non rivela niente di nuovo sotto il sole, ma non scen-de assolutamente di qualità rispetto ai precedenti, che al pari di questirimane alta. Web Of Deception, dalle decise tinte funk, apre il disco con un saporefortemente seventies e convince a proseguire. Non mancano neanche gliinnesti hip-hop (Culture Of Fear), ma il corpo centrale del disco è con-traddistinto dalle tipiche melodie asiatiche della band, sostenute magistral-mente da eccellenti vocalist femminili (Is It Over?, Free). Al contrario, tra i brani di influenza reggae è da segnalare la splendidaStargazer, un brano dub trainato da una linea di basso profonda e mar-tellante e da una perfetta alchimia di sonorità giamaicane old school.Per chi invece avesse voglia di addentrarsi in territori più oscuri e speri-mentali, insomma da notte insonne e tormentata, la scelta adeguata è Ondi Funki Porcini, pseudonimo dietro il quale si cela il genio-musicista eregista James Braddell. On è un piccolo gioiello di dieci brani strumenta-li dove è racchiusa davvero tutta l’oscurità, la psichedelia e la poliedricitàdi questo genere musicale. Singolarmente ogni parte di questo disco è asuo modo unica e distinta, eppure riesce a mantenere una sua coerenzamelodica lungo tutto l’ascolto, e se il genio è sempre sregolatezza non sipuò non sottolineare la presenza di una quantomeno bizzarra e non

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Trip-Hop: ballare dentro un abito da seradichiarata cover: Moog River (Moon River), una rivisitazione in chiaveelettronica del celebre brano di Henri Mancini che io reputo semplice-mente…fantastica!Ora verrebbe da chiedersi la ragione del ritorno in auge di una correntemusicale che è stata, per così dire, “di moda” quindici anni addietro.Probabilmente in un momento storico come quello che stiamo viven-do, dominato dallo stress e dalle preoccupazioni, nell’era della fantoma-tica ed “incorporea” crisi, la struttura melodica rallentata e sognatrice diquesto genere musicale è quanto più si possa desiderare per coadiuvareun momento d’evasione, per alleggerire la mente da ogni forma dipesantezza alla conclusione di una giornata.Riallacciandomi alla metafora d’apertura posso affermare che il trip-hopè come un elegante abito da sera. E, si sa, l’eleganza non passa mai dimoda…

PLAYLIST di Sergio Cataldi:

1 – PORTISHEAD – Glory Box2 – TRICKY – Pumpkin3 – AIR – Playground Love4 – MASSIVE ATTACK – Teardrop5 – HOOVER – 2 Wicky6 – MORCHEEBA – Trigger Hippie7 – SNEAKER PIMPS – 6 Underground8 – SMOKE CITY – Underwater Love9 – NIGHTMARES ON WAX – Nights Introlude10 – BJÖRK – All Is Full Of Love (Video Version)11 – BENT – Swollen12 – GOLDFRAPP – Lovely Head13 – LEFTFIELD – A Final Hit14 – THIEVERY CORPORATION – Lebanese Blonde15 – GROOVE ARMADA – Inside My Mind (Blue Skies)

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Collezione Pre-Fall 2011CèlineIn esclusiva a Palermo da

Torregrossa Libertà

Cappotto e sciarpa

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ViaLibertà 201/a

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AnimaTricot

foto: fatos Vogli

a cura di gioia gange

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Cappotto e sciarpa

MariuCCia CaMpione

ViaLibertà 201/a

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L’elogio della sfera,dalle macchie ai punti

la geometria si impossessa del tessuto

pois(d’amour)

Dall’alto in senso orario: cerchiettoveletta, Maison Michel, HandbagsMarc Jacobs, handbags e pochetteSergio Rossi, handbags Azzedine

Alaïa, bracciale Eddi Borgo, han-dbags Marc Jacobs, decollete Repetto,cardigan Comme des Garçons.

a cura di Gioia Gange

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mared’inVerno

foto: fatos Vogli

a cura di gioia gange

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BiGGi

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cappello tutto BiGGi

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Musi di gatto per i piedi, orecchie di

coniglio per la testascopri il tuo DNA

naturale

a cura di Gioia Gange

crazyDall’alto in senso orario: Trench matallas-se Chanel, collezione chachemire tricot diClaudia Schiffer, mocassino con muso digatto Charlotte Olimpia, decollete animalierCharlotte Olimpia, fermaglio per capelli conconigli e piuma, handbags con borchieCrome Herst.

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il filodi arianna

foto: fatos Vogli

a cura di gioia gange

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L’aB Microatelier

di arianna Biondo

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Tuta e collana

L’aB Microatelier

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Via Carducci, 14

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T-shirt, pantaloni, cappa e

collana

L’aB Microatelier

arianna Biondo

Via Carducci, 14

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Tuta, collana e anello,

L’aB Microatelier

arianna Biondo

Via Carducci, 14

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Tuta,

L’aB Microatelier

arianna Biondo

Via Carducci, 14

palermo

cell.339696972066

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Zoe MAGAZINE n. 33- anno X- 2011

Registrazione Tribunale di Palermo n. 14 del 10/07/2002

Direttore editoriale/ Director in chief: Gioia Gange

Direttore responsabile/ Director:Rossana Campisi

Coordinamento editoriale/ Editorial coordinator:Antonella de Rinaldi

Testi/Words:Ludmilla Bianco, Giulia Carcani, Sabina Caruso,

Sergio Cataldi, Germano D’Acquisto, Marco DeMasi, Michele Dotto, Chiara Figueroa, CristinaGalasso, Luca Lucchesi, Marco Pernice, Mimmo

Quaranta, Alli Traina, Andrea Trimarchi, Silvia Zammitti

Fotografie/ Photography: Rhett Butler, Pauline Niks, Fabio Sciacchitano, Alli

Traina, FatosVogli.

Collaboratori internazionali/ International Contributors: Matthew Barker, Rhett Butler, Pascale De Baker,

Pauline Niks, Claudia Rech, Hella Wenders.

Illustratori/ Illustrators: Margot Falzone.

Traduzioni/ Traslation: Nathalie Blanckaert, Michele Dotto.

Direttore marketing/ Marketing management: Alberto Gange.

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