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Libertà
3
Novembre 2010
Anno VII - Numero
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7
Zona 508il bimestrale Dagli
Istituti di pena Brescianiil bimestrale gli
Istituti di pena BrescianiDa
S pecial e:
2
Pag.3
L‟editoriale
Pag. 4
Iniziative
Pag. 9
Recensione
Pag. 11
Speciale Libertà
Pag.25
Liberi pensieri Pag.31
Ricetta
Pag. 32
Oroscopo
Pag 33
Consiglio
Zona 508Autorizzazione del Tribunale di
Brescia
Direttore responsabile :
Editore :Act
Redazione e amministrazione :
Tipografia :
Redazione Verziano e Canton Mombello :
Redazione Act :
n. 25/2007 del 21 Giugno 2007
Marco Toresini
( Associazione Carcere e Territorio )Via Spalto S. Marco, 19 – Brescia
c/o ActVia Spalto S. Marco, 19 – Brescia
Grafiche Cola s.r.l. Via Rosmini, 12/b
23900 Lecco
Letizia, Giuseppe, Mauro, Danilo, E-
di, Giovanni, Alfredo,Gianluigi, Ales-
sandro, Federico, Maurizio, Erman-
no,Madel, Armand Andrea, Jovy, Eli-
sa, Clemente, Antonio, lassaad, Hi-
cham, Said, Redouane, Michele, Vin-
cenzo, Kelolli, Giorgio, Roberto, Ber-
nold.
Michela, Matteo, Ro-
berta, Paola, Stefania,
Carmelo, Marta B., Da-
niele, Marta S., Fabiana,
Marco, Ramon, Brunel-
la, Laura, Andrea, Mo-
nica, Alessandra.
Sommario
3
L’editoriale
Pag. 4
Iniziative
Pag. 9
Recensione
S iamo un po‟ strani noi di Zona 508. Sia-
mo degli inguaribili sognatori se dedichiamo lo
speciale di questo numero alla Libertà. Si, avete
letto bene: Libertà (nel senso più nobile del ter-
mine, quello scritto con la lettara maiuscola).
Pronunciata in una cella del Carcere di Canton
Mombello o di Verziano, quella parola sembra
spegnersi negli spazi angusti, fra le cuccette a
castello, sembra infrangersi contro le porte blin-
date, sembra intrappolarsi fra le sbarre.
Eppure parlare di Libertà è stata una esigenza
espressa proprio dalla redazione che quotidiana-
mente convive in quelle celle. E‟ stato un parla-
re senza remore, un confrontarsi senza reticen-
ze, senza sfuggire, nascondere o esorcizzare i
propri sbagli le proprie vite calpestate da scelte
dissennate.
E‟ stato uno scrivere schietto e – è il caso di
dirlo - quasi liberatorio. Si, perché, leggendo
questi scritti (spero che anche a voi faranno la
medesima sensazione) sembra quasi che a pesa-
re sulla Libertà non sia tanto la condizione del
presente, quella di detenuto, quanto quella pas-
sata fatta di tante devianze, di tante scelte che
hanno allontanato famiglie e affetti.
Così la condizione di detenuto, di cui nessuno
nasconde la pesantezza, è spesso vissuta come
la condizione del transito, il momento nel quale
coltivare il riscatto, prepararsi ad essere un uo-
mo e una donna nuovi.
“Ora vi dirò una cosa che pro-
babilmente vi sorprenderà: io
ho trovato la mia libertà in car-
cere” scrive Letizia nelle pagi-
ne che seguono mettendo in
questa frase tutta la determina-
zione che l‟ha portata (ne ab-
biamo parlato nello scorso nu-
mero) a festeggiare la laurea
maturata, come il diploma,
all‟interno del carcere. La vera
prigionia – sintetizzo il pensie-
ro di Letizia – era quella condi-
zione che l‟ha portata in cella giovanissima e in
quella cella, pur tra mille difficoltà, lei si è ri-
trovata, ha iniziato a costruire la sua libertà, la
sua capacità di autodeterminarsi, di sentirsi più
viva che un tempo. Una libertà interiore che
diventerà piena quando la libertà sarà anche fi-
sica.
Una libertà finalmente matura, spiegano i nostri
redattori in questo speciale. Perché matura non
era la libertà vissuta cercando cose inutili, pre-
varicando diritti altrui, cercando nella schiavitù
della dipendenza nuovi mondi e nuove frontie-
re. Non era matura la libertà che ha portato mol-
ti a perdere affetti, figli, famiglie, genitori. Ha il
sapore della libertà vera ora poter scrivere di
dipendenze vinte, di affetti ritrovati, di capacità
di discernere tra valori reali e mondi effimeri, di
vite difficili alle quali ora poter guardare con la
soddisfazione di aver lottato tanto, ma alla fine
di aver vinto una scommessa, quella più diffici-
le: quella per la vita.
Quando anni fa mi sono accostato a questa e-
sperienza al fianco di Zona 508, l‟ho fatto con
la consapevolezza che avrei ricevuto più di
quanto potevo dare. Leggere le pagine che se-
guono non fa altro che consolidare questa mia
convinzione. Non fa altro che ricordarmi che le
cose spesso non sono mai come appaiono. Se
fosse così non avremmo mai potuto parlare di
Libertà proprio la dove il cielo è a quadretti.
Marco Toresini
Quando la libertà finalmente matura
4
Iniziative
G iovedì 7 ottobre 2010, si è tenuta pres-
so la Casa di Reclusione di Verziano,
un'interessante conferenza sulla voglia di sentir-
si “detenute e detenuti di Verziano”.
A questa giornata di studio, sono intervenuti tra
i relatori oltre alla Direttrice della CR Dott.ssa
Francesca Paola Lucrezi, moltissimi perso-
naggi di spicco tra cui Mario Fappani (Garante
detenuti del Comune di Brescia), Andrea Ar-
cai (Assessore Istruzione e Cultura del Comune
di Brescia) e diversi dirigenti scolastici ed e-
ducatori delle varie realtà scolastiche, di tutti i
livelli, presenti sul territorio bresciano e colla-
boranti con il carcere.
Comune per tutti è stata la tesi secondo cui la
prigionia non deve essere vista né impartita co-
me una punizione esclusiva della persona, sfo-
ciante in una lesione dei suoi diritti personali e
di dignità, ma deve essere un periodo di tempo
in cui il soggetto abbia la possibilità di riflettere
sul “peccato” commesso, e quindi, di potersi
redimere.
Già, ma con quali mezzi? Ecco quindi che
entra in scena la SCUOLA, quale ben si presta
come mezzo per educare alla legalità (intesa
come stile di vita e comportamento sociale)
prevenendo al contempo la ricaduta all'erro-
re, promuovere una maturazione personale e
mentale dell'individuo carcerato, ed infine, ma
non meno importante, fornire le competenze
necessarie allo svolgimento di un'attività lavo-
rativa per la vita nel “dopo-pena”.
Questo luogo d'istruzione, spesso tanto bistrat-
tato e scarsamente considerato da chi lo fre-
quenta tutti i giorni, per una persona che ne vie-
ne privata viene rivalutato e compreso in quella
che è la sua enorme potenza educative e ric-
chezza di risorse.
Attualmente, alla CR Verziano, sono attivi corsi
di studio per la licenza media, alfabetizzazione
(soprattutto per stranieri), Maturità superiore
(Istituti “Tartaglia” per geometri e “Fortuny”
per i corsi moda e arredamento), e Universitaria
(Università Cattolica di Brescia).
Le modalità ed i tempi di svolgimento delle le-
zioni sono in tutto e per tutto uguali a chi fre-
quenta esternamente, ed è grazie alla buona vo-
lontà degli studenti, alla collaborazione degli
enti scolastici e dei docenti incaricati, e di chi
fornisce i permessi necessari, se questa preziosa
macchina di “reinserimento educativo-sociale”
continua a muoversi egregiamente.
Inoltre, fiore all'occhiello della CR bresciana, è
anche l'istituzione di classi miste maschi/
femmine, che costituiscono un' importante non-
ché unica via di contatto e socializzazione dei
detenuti con l'altro sesso.
Ma come viene vissuto tutto ciò da uno stu-
dente-detenuto?
Ecco che in conclusione della mattinata, i parte-
cipanti al convegno hanno avuto quindi il privi-
legio di poter ascoltare la testimonianza diretta
di Andrea-
Il primo, è diplomato geometra e attualmente
iscritto all'Università; La seconda, è tutt'ora pro-
tagonista di una molteplice ma lodevolissima
carriera scolastica, la quale comprende gli studi
di ragioneria, geometra ed economia e finanza.
Entrambi, nella loro comprensibile emozione di
parlare di fronte a tanta gente, hanno espresso
un'opinione che non andrebbe mai dimenticata:
la scuola è vita, e rappresenta un'ancora di sal-
vezza durante la detenzione, perché la cultura è
il miglior riscatto attraverso cui una persona
possa tornare ad essere definita e considerata
tale.
Emanuela Zanardini
Detenuti e detenute di Verziano
5
E…state insieme
M ercoledì 30 giugno noi volontari del pro-
getto “Non calpestiamo i sogni” abbiamo
avuto la possibilità di entrare a Canton Mombello
per un‟ora e mezza di “FESTA”. Sì, può sembrare
strano parlare di festa in carcere eppure così è stato.
Abbiamo intitolato questa ora di gioia “E…state
insieme” proponendo un momento di trucco creati-
vo, palloncini e giochi ai genitori detenuti con i loro
bambini e con le rispettive mogli o compa-
gne.Quando sono entrata nella sala dei colloqui,
dove si è poi svolta la festa, sono rimasta piacevol-
mente sorpresa dalla stanza accanto ad essa. Una
stanzetta a misura di bambino ricca di giochi e ben
allestita. I bambini erano davvero tanti e questo è
stata per noi volontari una bellissima sorpresa. Per-
sonalmente non ho avuto la possibilità di guardarmi
attorno perché mi sono ritrovata seduta per un‟ora e
mezza a truccare almeno 20 bambini di fila ma pro-
prio questo mi ha permesso di percepire quello che
loro sentivano e quello che volava nell‟aria. Non ho
percepito solo con gli occhi ma anche con le orec-
chie. Ho visto i bambini davvero contenti, all‟inizio
un po‟ spaesati ma poco dopo ambientati. Ho visto i
loro sguardi mentre li truccavo che cercavano quello
del loro papà e quando lo incontravano, sul loro viso
scoppiava un enorme sorriso. Ho visto le mani dei
papà, continuamente impegnate ad accarezzare la
testa dei loro piccoli. Ho sentito le voci dei papà
piene d‟amore e ricche di complimenti per i loro
bimbi, ho finalmente sentito tra le mura del carcere
un po‟ di serenità. Nonostante tante tribolazioni fi-
nalmente il progetto “Non calpestiamo i sogni” è
giunto a toccare quel puntino che ci eravamo prefis-
sati ma questo non significa che ci fermeremo qui,
ANZI!Siamo pronti per un altro momento di festa
perché siamo convinti che “i bambini sono la parte
migliore dell‟umanità” e proprio per questo motivo
meritano momenti con i loro papà, con la loro fami-
glia, degni della loro importanza.
Laura
D omenica 19
settembre e lunedì 20,
si è tenuta sotto le
splendide arcate della
Loggia, la manifesta-
zione (promossa da
ACT e dal Garante dei
detenuti di Brescia)
“Cella in piazza”.
Avevo dato la mia
disponibilità per il turno della domenica pomerig-
gio. Così alle 13 circa sono partita da casa.
Arrivata in piazza Loggia, il vento soffiava forte e
c‟era veramente poca gente per strada.
Mi sono avvicinata alla grande cupola ed un raggio
di sole illuminava e “riscaldava” la piccola cella
ricostruita per l‟occasione.
La prima cosa che ho fatto è stata guardare la cella
dall‟esterno. Poi, la curiosità mi ha spinta ad entrare.
Una stanza, ridotta all‟essenziale, per sei persone.
Uomini o donne che non si conoscono e che, un
giorno, si ritrovano a dover condividere tutto… o
buona parte di esso. 22 ore insieme.
Penso non sia sempre facile.
Allora, mi sono posta tante domande, ho riflettuto
rispetto a quello che, ipoteticamente, mi veniva alla
mente. Non ho potuto/saputo darmi tutte le risposte,
certo è che mi è servito (come tutta l‟attività che ho
potuto sperimentare come volontaria di ACT) per
vedere il “mondo” sotto altre sfaccettature. Ho tro-
vato così una motivazione nuova, aggiuntiva rispet-
to a quella che già avevo, per continuare il mio per-
corso in ACT.
Sensibilizzare la gente, i giovani soprattutto, sulle
problematiche carcerarie ritengo sia un importante
ed auspicabile attività sia per chi si fa promotore di
tali ideali, sia per chi ne è il ricevente.
Questo è quello che fa ACT ed è quello che si è cer-
cato di fare con l‟attività del 19-20 settembre!
Redazione
6
A volte le sorelle minori riscattano con vigore
la loro condizione d‟inferiorità rispetto a quelle
maggiori, avvantaggiate dall‟esperienza acquisita e
dalla determinazione di mettersi in mostra. E‟ que-
sto il caso della biblioteca di Verziano che, con e-
normi sforzi, sta ritrovando linfa vitale e finalmente
inizia a funzionare a pieno regime.
Naturalmente siamo solo agli albori rispetto alla ben
più collaudata, capiente e popolosa sorellona cittadi-
na ma, dall‟apertura agli utenti, il flusso si è stabiliz-
zato a quattro persone giornaliere, il massimo con-
sentito dal regolamento interno, che rappresenta un
4.6 % della popolazione carceraria e con una cospi-
cua lista di attesa. Il prestito bibliotecario è stato di
94 volumi in poco più di 2 mesi (dal 11/05/2010 al
17/07/2010).
Questo è il risultato ottenuto senza l‟appoggio del
prestito intrabibliotecario, entrato in servizio proprio
in questi giorni (19/07/2010) e che già conta decine
di prenotazioni, senza l‟utilizzo dell‟Opac, senza
l‟emeroteca e senza fornire tutti quegli altri servizi
che la sorellona maggiore, in virtù della sua lunga,
operosa ed onorata carriera, offre ai suoi utenti (albo
avvocati, fotocopiatrice, servizio domandine e mo-
dulistica varia, etc, etc..).
In funzione dei dati acquisiti si potrebbe dichiarare
che il gap inizialmente esistente sta per essere col-
mato, anzi frantumato e che, vista l‟attuale limitata
offerta di servizi, la piccola sorellina da brutto ana-
troccolo senza nessuna compagnia sta diventando
un magnifico cigno con tanti ammiratori.
Chiaramente la piccola sorellina deve essere ancora
coccolata e accompagnata per mano e occorrerà tan-
to buon senso e sensibilità da parte dei vari respon-
sabili, i quali dovranno realizzare e promulgare nor-
mative chiare e precise, promuovere nuove iniziati-
ve con la biblioteca fautrice ed organizzatrice, al
fine di permettere il decollo definitivo di una realtà
punto d‟incontro di interesse collettivo.
Del resto le grandi sfide sono sempre destinate ad
incontrare difficoltà durante la loro realizzazione
ma, con la volontà dimostrata dall‟Amministrazione
penitenziaria, dai volontari esterni e dal responsabile
si può superare ogni ostacolo. (Quando i giochi si
fanno seri, i seri cominciano a giocare).
E‟ importante sottolineare che anche in una realtà
afflittiva come il carcere, dove regna l‟indifferenza
e il pregiudizio verso tutto ciò che può essere creati-
vo e il comportamento di pochi può destabilizzare
l‟ordine vigente precostituito, occorre essere sempre
ottimisti e saper infondere/trasmettere un poco di
senso civico, di educazione e di rispetto verso le
persone e le cose altrui.
La sorellina minore si sta preparando anche ad af-
frontare le sfide future e, benché i risultati fin qui
ottenuti siano soddisfacenti, essi non sono certo un
traguardo ma solo una solida partenza. Novità e mi-
gliorie sono al vaglio e verranno sicuramente svilup-
pate e proposte agli utenti.
Brava sorellina minore, a volte le favole e le meta-
fore hanno dei riscontri reali.
Enrico, il bibliotecario.
Le biblioteche sorelle e l ’ Araba Fenice
RINGRAZIAMENTO ALLE RAGAZZE DI
CHORRILLOS (PERU’)
Care amiche del Perù, vi ringraziamo della vostra prezio-
sa testimonianza che ci avete inviato.
I vostri murales sono davvero bellissimi ed esprimono
con sentimento e realtà tutto il mondo femminile.
La nostra amica Roberta ci ha
raccontato della sua visita e ci
ha parlato tanto di voi.
Continuate a lottare per la vo-
stra vita, non mollate mai.
Aspettiamo presto altre vostre
notizie e nell‟attesa vi inviamo
il nostro grande abbraccio con
tutto il nostro affetto.
LETI-
ZIA
AGRADECIMIENTO
Queridas amigas del Perù vos agradecemos para vuestra
preciosa testimoniancia que nos agas inviado.
Los vuestros murales son muy preciosos y hablan con
sentimiento y realidad del mundo de la mujer.
Nuestra amiga Roberta nos he con-
tado de su visita y nos he ablado
mucho de vosotros.
Continuais a luchar por vuestra vi-
da, no cedeis nunca.
Esperemos pronto mas noticias de
vosotros, en espera vos enviamos un
grande abrazo con todo nuestro cari-
no.
LETIZIA
7
Parliamo di...
Q uesto mio scritto non vuole essere una verità
assoluta, bensì un‟analisi personale derivata
dalle mie conoscenze storico-sociali, un qualcosa
che faccia riflettere.
Mai come in questi periodi il bullismo dai media
viene trattato, discusso e demonizzato come uno dei
tanti problemi della società moderna.
A mio parere ci si trova di fronte ad una realtà radi-
cata nel genere umano fin dagli albori della propria
storia.
Tutto ciò nasce dal fatto che non è assolutamente
vera l‟uguaglianza tra gli uomini, bensì ognuno di
noi è un essere unico mentalmente e fisicamente.
Da questa condizione si sviluppano tanti modi di
agire dell‟uomo, non di meno la voglia di prevalere
e primeggiare rispetto ai suoi simili, voglia che tro-
viamo nella quotidianità, nel lavoro, negli sport e in
una delle forme più vigliacche: il bullismo.
Parlo di vigliaccheria perché questi individui rivol-
gono sempre le proprie angherie verso per-
sone deboli che non sanno difendersi e si guardano
bene dal confrontarsi con gente che possa tenergli
testa.
Probabilmente la situazione è aggravata dalla mo-
derna educazione data ai propri figli.
L‟eccessivo protezionismo dei genitori, coltiva una
generazione di bamboccioni troppo deboli per mo-
strare carattere quando serve.
Comunque non voglio che tutto ciò sia
un‟attenuante all‟ignoranza di certa gente.
Infine vi chiedo: non è forse vero che i grandi uomi-
ni della storia sono diventati immortali grazie alle
loro gesta eroiche, alla loro capacità di mettere al
servizio degli indifesi la propria forza e il proprio
intelletto?
Per questo credo che l‟essere grandi uomini corra
parallelamente alla capacità di sapere aiutare i più
deboli.
Vincenzo
Bullismo
P urtroppo ne-
gli ultimi
anni è cresciuto
molto l‟uso di alco-
ol tra i giovani...E i giovanissimi.
Si calcola che nel mondo circa il 4% delle morti sia
dovuto all‟eccesso di alcool e in Italia pare che sia-
no almeno 20.000 l‟anno.
Il numero dei giovani è in forte aumento.
Il consumo di alcool porta allo sviluppo di varie
malattie. Più si beve e più c‟è il rischio di ammalar-
si.
In particolare l‟assunzione di alcool in giovane età
può portare a danni irreversibili.
Ricordo sin da bambina il detto secondo il quale gli
alcolici bloccano la crescita. Beh, sicuramente non
solo un detto.
L‟alcool è un agente cancerogeno, quindi comporta
rischi di tumori. Gli organi più colpiti sono:
l‟esofago, il fegato, la cavità orale e ancora la larin-
ge, il colon e per la donna il tumore della mammel-
la.
I tumori indotti dall‟alcool sono più numerosi nei
maschi, ma la situazione cambierà, visto che anche
le donne, soprattutto le più giovani, hanno iniziato a
bere.
Anche il cervello subisce dei danni. Vi sono degli
effetti funzionali che comportano dapprima un sen-
so di benessere e poi una graduale perdita di con-
trollo della propria personalità e delle attività moto-
rie.
A parer mio la migliore prevenzione sta
nell‟educare i ragazzi in famiglia, ma soprattutto
nelle scuole, a capire cosa significa e cosa comporta
l‟eccessiva assunzione di alcool.
Oltre ai danni per la salute occorre tener conto an-
che dei danni sociali. Quali prospettive hanno questi
ragazzi? Quali sogni hanno? Dove finiscono la gio-
ia, l‟entusiasmo, la spensieratezza che dovrebbero
caratterizzarli? E il rendimento scolastico?
Ciò che dovrebbe costituire la base per la formazio-
ne dell‟individuo, viene alterato dall‟alcool e proiet-
tato in una realtà distorta.
Non dimentichiamo che per l‟alcool come per il ta-
bacco si instaura la dipendenza e quindi diventa
sempre più difficile smettere. La dipendenza è re-
sponsabile di gravi danni cerebrali che spesso sfo-
ciano in comportamenti nocivi per la famiglia e per
la società.
Ricordiamoci che il cervello dei soggetti molto gio-
vani è ancora in fase di sviluppo. Allora che fare?
Serve un forte impegno da parte di tutti; dobbiamo
educare, seguire, accompagnare ed aiutare i nostri
ragazzi e far loro capire che la vita è troppo bella
per essere annegata in un bicchiere, o meglio, in una
bottiglia.
LETIZIA
8
L ‟argomento di oggi verte sulle possibilità di
contagio riguardo l‟aids in quanto spesso
ritenuto un tabù e soprattutto vi è molta disinforma-
zione al riguardo,
Premesso che il contagio avviene solo ed esclusiva-
mente con rapporti sessuali non protetti e per scam-
bio di siringhe o per via di sangue contenuto nelle
sacche che purtroppo a volte negli ospedali, ove si
effettuano trasfusioni può avvenire che per via di
controlli poco efficaci o di vero e proprio errore u-
mano il plasma può risultare infetto e contaminato
da virus hiv o hcv . Ritornando al nostro caso stret-
tamente riguardante il circuito carcerario spesso e
volentieri avvengono casi di
discriminazione nei confron-
ti dei sieropositivi dovuti
alla diffusa ignoranza rispet-
to al modo in cui appunto
avviene il contagio o piutto-
sto al metodo trasmissibilità
del virus.
Sareb-
be op-
portuno che nelle strutture penitenziarie sia il perso-
nale medico a informare l‟utenza di come avviene il
contagio tramite pamplet o riunioni con i detenuti
stessi o al momento dell‟ingresso spiegare grosso
modo l‟aids soprattutto agli stranieri.
Giorgio
Contagio da AIDS
D a qualche settimana gli amanti degli anima-
li e non solo, sono sul piede di guerra per la
revisione della legge 86/609: stiamo parlando della
possibilità di usare cani e gatti randagi
nella vivisezione. Questa barbara diret-
tiva è stata recentemente approvata dal
parlamento europeo. Molti italiani, indi-
gnati, sono scesi in piazza.
Se n‟è parlato, a mio parere, troppo po-
co, specialmente nei telegiornali. Credo
che l‟obiettivo di abolire la sperimenta-
zione sugli animali dovrebbe essere ai primi posti in
una società civile. La scienza sta facendo grandi
passi avanti nella ricerca di metodi alternativi.
Detto questo, la proposta di utilizzare cani e gatti e
quindi di conseguenza fare anche una discriminazio-
ne tra gli animali ha del film dell‟orrore. Visto che i
farmaci si devono comunque sperimentare sugli es-
seri umani, facendo una provocazione, sarebbe co-
me dire: sperimentiamo i nuovi
farmaci sulla povera gente.
In conclusione la revisione delle
legge 86/609 è un ritorno al pas-
sato.
Federico
Vivisezione
9
H o letto con molto piacere e molto interes-
se il libro della scrittrice Ornella Vorpsi
«Il paese dove non si muore mai».
Sono rimasto colpito dalla sua capacità nel racconta-
re storie e dalla sua bravura a collegarle, tesserle
insieme in modo che il lettore possa cogliere bene il
filo del discorso e l‟ambiente in cui si svolgono.
Condivido quasi interamente il suo discorso anche
se nutro qualche perplessità sul fatto che si ha
l‟impressione che la mentalità descritta sia esistita e
continui ad esistere solo in quel paese, l‟Albania,
mentre invece, ben si sa, è stata diffusa un po‟ in
tutto il mondo; uno stadio comune alla civiltà uma-
na.
La storia personale della scrittrice e quella del suo
paese non sono state un‟eccezione e purtroppo temo
che ci siano stati anche degli avvenimenti peggiori
di quelli raccontati, dovuti al regime comunista e
alla chiusura subita dalla popolazione albanese a
ogni contatto con le altre civiltà democratiche.
Tuttavia il libro di Ornella Vorpsi servirà per capire
la soffocante situazione in cui per tanto tempo è sta-
to relegato il popolo albanese e quindi lo sfogo,
l‟eccitazione e l‟inesperienza con cui ha goduto dei
suoi primi momenti di libertà.
Due parole sulla scrittrice: Ornella Vorpsi è nata a
Tirana nel 1968; ha studiato belle arti in Albania e
nel 1991 si è iscritta all‟Accademia di Brera.
Questo è il suo primo libro, definito l‟autobiografia
dell‟Albania, ed è dedicato alla parola “umiltà” che
il lessico albanese non conosce.
La storia è una specie di autobiografia della cono-
scenza di una bambina che diventa, senza accorgersi
del monotono succedersi dei giorni, tredicenne per
trovarsi ad affrontare o meglio subire tutto un coa-
cervo di pregiudizi e condizionamenti negativi che
le violano anche la più semplice ed ingenua aspetta-
tiva nei confronti della vita: a ventidue anni si trove-
rà ad allontanarsi dal suo paese per realizzare la sua
passione di leggere, di crescere, di godere nella sua
creatività.
Bello e sentito il ritratto della madre che «non fa
niente per nascondere la sua tristezza»; del padre
invece pochi accenni perché scomparso in galera per
non precisi motivi politici. In ogni caso padre e ma-
dre del popolo è il partito che si propone per ogni
dove e ad ogni stagione.
Notevoli i ritratti di donne suicide. Berta dai capelli
sottili, l‟obbediente; Dorina che non poteva essere
scelta in moglie per problemi di salute, ma a lui va
bene per farci l‟amore; Bukuria e Ganimede, mam-
ma e figlia da appendere allo stesso filo della cor-
rente elettrica. E non è certo tutto: in un paese dove
vige il detto «vivo ti odio, morto ti piango» la com-
petizione è al massimo. Così madre e figlia sono
portate a passare il mare per attingere alle sponde
del paradiso terrestre ma.. “anche in questa terra
l‟erba è verde e la gente cammina usando i piedi
come noi” e l‟animo non è libero «dall‟afosità
dell‟esistere».
La capacità di colpire con le parole e il cuore delle
cose ammalia in questa scrittrice alla sua opera pri-
ma e in attesa di altri suoi scritti se ne consiglia la
lettura non solo per comprendere un‟altra cultura e
il dramma di tutta una popolazione ma per godere di
una lingua giovane, spontanea e fresca come i ger-
mogli…che in questa primavera tardano a portare
fiori.
Kelolli Qani
La recensione...
“Il paese dove non si muore mai”
10
“ Cuori violenti”, scritto
dallo psichiatra torine-
se Paolo Crepet, descrive il
suo cammino attraverso le
comunità e carceri minorili
d‟Italia. L‟obiettivo che si
pone l‟autore, non è quello
di confermare una teoria né di trarre una morale, ma porsi
semplicemente come un diario di viaggio, attraverso cui
conoscere, e permetterci di comprendere, cosa si cela
dietro a scelte di vita “devianti”.
I cinque capitoli del libro, contengono le interviste fatte
da Crepet agli operatori delle suddette strutture, ma anche
e soprattutto ai giovani ragazzi/e sottoposti a misura de-
tentiva, narrandoci la loro storia di “delinquenza”, ma
anche i loro sogni e quindi il loro lato più umano.
Storie diverse, che cambiano volto a seconda del luogo
d‟origine, dalla propria cultura, dal gruppo
d‟appartenenza (…), ma che hanno tutte una base comu-
ne: l‟innocenza di un‟infanzia rubata, la solitudine nei
loro cuori, e la speranza, purtroppo mista (talvolta) a scet-
ticismo, di poter avere un futuro migliore.
La vita è un bivio: ci si può incamminare lungo la strada
sbagliata così come in quella giusta… Già, ma possiamo
sceglierla noi, o siamo predestinati? E cosa è davvero
“giusto” e cosa è “sbagliato”?
Ogni persona, ogni essere umano, nel profondo del pro-
prio animo lo sa.
E “Cuori violenti” ci aiuta a riportare in superficie questo
sapere.
Emanuela
Cuori violenti.
Viaggio nella criminalità giovanile.
v orrei far sapere a tutti quelli che prende-
ranno in mano la mia storia per leggerla,
come se la passa mamma Anita.
Sono una donna di 29 anni e ho sette
figli. Sono una donna modesta, con una grande gioia
e felicità dentro di me. Sono orgogliosa e molto for-
tunata di essere
madre. Ognuno dei
miei figli ha dentro
il mio cuore una
stanzina (come la
chiamo io) ma nes-
suna di queste è
diversa dall‟altra.
Nonostante la mia
vita mi offra degli
ostacoli e brutte
cose, loro per me
sono una fonte di
energia pura, co-
raggio e speranza.
Se li immagino,
dal più piccolo al
più grande, qui intorno a me, mi sembra di vivere
nella favola di Biancaneve e i sette nani. Con cuore
di mamma vorrei prenderli tutti e abbracciarli, per
non lasciarli mai.
I miei ricordi ritornano in continuazione alle mie
gravidanze, ai primi passi di ognuno di loro, alla
prima parola pronunciata…Al solo pensiero, il cuo-
re gioisce di felicità. Il mio viso sorride mentre dai
miei occhi scende qualche lacrima, che io provo a
nascondere.
Lacrime, perché mentre scrivo, non sono vicina a
loro.
Ogni cosa che faccio mi fa pensare ai miei figli.
Anita
11
La libertà Giorgio Gaber
(1972)
Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Vorrei essere libero come un uomo. Come un uomo appena nato che ha di fronte solamente la natura e cammina dentro un bosco con la gioia di inseguire un’avventura,
sempre libero e vitale, fa l’amore come fosse un animale, incosciente come un uomo compiaciuto della propria libertà.
La libertà non è star sopra un albero, non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione.
Vorrei essere libero, libero come un uomo. Come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasia
e che trova questo spazio solamente nella sua democrazia, che ha il diritto di votare e che passa la sua vita a delegare
e nel farsi comandare ha trovato la sua nuova libertà. La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche avere un’opinione, la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione. La libertà non è star sopra un albero, non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione.
Vorrei essere libero, libero come un uomo. Come l’uomo più evoluto che si innalza con la propria intelligenza
e che sfida la natura con la forza incontrastata della scienza, con addosso l’entusiasmo di spaziare senza limiti nel cosmo
e convinto che la forza del pensiero sia la sola libertà. La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche un gesto o un’invenzione, la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione. La libertà non è star sopra un albero, non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione.
12
I l desiderio è una forma di
sentimento quasi utopica, a
volte si avvera, altre no.
Devi sempre sperarci. Io desi-
dero tante cose, a volte cose
inutili,ma sono pur sempre de-
sideri che mi fanno sperare in
qualcosa. Oggi come oggi desi-
dero solo la libertà, sia quella
interiore, sia quella che ci spet-
ta per natura…Desidero tanto
abbracciare i miei familiari e
desidero non ricommettere più
errori per non creare situazioni
di sofferenza ad altri.
Ma questo, forse, è uno dei tanti desideri e bisogni
di chi si trova qua dentro…
Non ho bisogno di chissà cosa, credo di essere for-
tunata anche se sono nella disgrazia.
Ho una famiglia che mi è stata e mi è vicina in ogni
momento, e , solo per questo, posso dire che non mi
manca niente, se non la libertà e
l‟autonomia totale.
Ci sono bisogni di cui possiamo
fare a meno, come quello di com-
prare oggetti che mai useremmo,
solo per la voglia di spendere soldi
ed incrementare il consumismo.
I bisogni, quelli veri e indispensa-
bili, sono altri, come il nutrirsi,
l‟essere amati, il provare sensazio-
ni nuove, belle, forse anche peri-
colose… Sì, perché certe volte,
solo se fai certi errori, capisci dav-
vero che potevi farne a meno. Ed
allora, cresci, cominci a non senti-
re più il bisogno di determinate inutili cose, capisci
che forse ,se tu ti fossi messa in un angolo a deside-
rare un futuro migliore, a quest‟ora non saresti qui
ad attendere che qualcun altro ti restituisca la libertà
che prima avevi e che ora tanto desideri.
Una libertà di cui hai davvero bisogno.
GIULIA
Desiderio e bisogno
H o così tante cose da dire
che fatico a dar loro un ordi-
ne…a tracciare parole e pensieri
descrivendo ciò che dentro di me vive come una
costante consapevolezza…per alcuni potrà sembrare
un‟assurdità…eppure vi confesso che ho una mera-
vigliosa paura di uscire in libertà.
Sì, perché il mio passato di tossicodipendente mi
porta alla tentazione…ecco perché descrivo la mia
paura come una cosa meravigliosa, perché ha il sa-
pore della responsabilità.
Desidero quella libertà che fa star bene, libero da
pregiudizi, fatta di autostima e coraggio, perché la
mia vita da libero continui ad avere un senso digni-
toso per essere vissuta con la gioia e con
l‟entusiasmo di sognare e realizzare i sogni.
Non voglio più ignorare la vita lasciandola scivolare
via…Oggi ho raggiunto una consapevolezza deter-
minante: giorno dopo giorno, sono cambiato…il
mio vuole essere un cambiamento in meglio per ap-
prezzare e saper dare il valore che si merita la mia
libertà.
Anche in questo momento nonostante io sia detenu-
to, sono comunque libero dalla dipendenza e sto
bene…sono però consapevole che il giorno in cui
varcherò l‟ultimo cancello e sarò fuori dalla galera,
dovrò assumermi quella giusta e dovuta responsabi-
lità verso me stesso.
Sapete, ho capito una cosa molto importante: è nor-
male e giusto che mi senta preoccupato, ma non
posso assillarmi troppo con questa angoscia, devo
fare ciò che la vita mi pone senza farmi troppo con-
dizionare dalla preoccupazione. Non è facile ma
nemmeno troppo complicato ritrovare il senso di
libertà che è parete di ognuno di noi…il cambia-
mento è parte della vita stessa, bisogna solo accet-
tarlo…nel mio caso il cambiamento è avvenuto in
meglio perché sono libero dalla dipendenza e ne
sono entusiasta.
Aver ritrovato la serenità interiore è stato determi-
nante per apprezzare quella libertà che si trova den-
tro me, ora è tutto più chiaro e mi sento fortunato
perché ho capito qual è la libertà.
GIUSEPPE il saggio
13
P arlare di libertà in carcere suona in modo
strano.
Se mi fermo a rifletterci non posso fare a meno di
pensare alla prigionia, alla reclusione... Da detenuta
sicuramente un passaggio scontato, ma sarei superfi-
ciale nel dare un‟immagine di tale rapporto così ri-
duttiva. Innanzitutto esistono varie forme di prigio-
nia.
Libertà d‟espressione, di pensiero, libertà di culto,
libertà di effettuare le proprie scelte e via dicendo,
fino ad arrivare alla libertà fisica.
Di contro abbiamo la prigionia che scaturisce dalle
proprie paure, dalle proprie ansie, dal lavoro, dalle
guerre, prigionia da se stessi...ed anche qui ci sareb-
be un lungo elenco da stilare, fino ad arrivare alla
prigionia fisica.
Però libertà e prigionia possono anche convivere.
In che modo?
Ora vi dirò una cosa che probabilmente vi sorpren-
derà: “ io ho trovato la mia libertà in carcere...”
Senz‟altro un‟affermazione forte, ma, vi assicuro,
reale. Quando ero “libera” ovvero non ristretta in un
carcere, ero molto più prigioniera. Purtroppo le mie
scelte di vita quand‟ero molto giovane, rivelatesi
evidentemente sbagliate, mi portarono a vivere in
una sorta di prigionia in cui, piano piano, perdetti
ogni mia libertà, tutte quelle libertà a cui facevo ri-
ferimento prima.
Non entrerò nei dettagli della mia vita personale, ma
ciò che vorrei sottolineare è che la detenzione mi ha
tolto ovviamente la libertà fisica, per effetto della
condanna subita, ma, il ritrovarmi sola con me stes-
sa in questa “sosta” forzata, mi ha permesso di ri-
flettere, di capire, di studiare, di lavorare, portando-
mi a riacquistare gradualmente tutte quelle libertà
che avevo perso...
Ecco cosa significa per me aver ritrovato la libertà
in carcere: sentirmi finalmente una persona libera,
certamente ristretta fisicamente, ma sicuramente
libera dentro. E poi quante persone libere, fuori di
qui, posseggono sbarre interiori? E ancora, quante
persone vivono prigioniere nelle loro case, nelle
loro famiglie, nelle malattie? Si potrebbero scrivere
pagine intere, libri interi sull‟argomento.
La libertà è il dono, il valore più grande della nostra
vita, ma anch‟essa va dosata ed accompagnata con
altri valori, come il rispetto, l‟educazione ecc.... La
libertà di ogni persona finisce nel punto in cui inizia
la libertà altrui. Questo è il vero insegnamento che
tutti, indistintamente, dovrebbero mettere in pratica.
Forse così, tutti sarebbero e si sentirebbero più libe-
ri.
LETIZIA
Quella che definiscono “l‟ora d‟aria”, in realtà, qui
dentro ha un altro nome: “passeggio”.
Una specie di spazio delimitato da quattro mura do-
ve si effettuano passeggiate senza meta…
Io personalmente lo chiamo “tugurio”. Certo, si re-
spira tutt‟altra aria rispetto a quella della sezione, si
prende il sole, ci si svaga un po‟ giocando a pallavo-
lo… Il tutto dura all‟incirca quattro ore al giorno. Io
ci vado solo in estate per prendere un po‟ di sole.
Se dovessi descrivere “l‟aria” di un altro carcere
dove sono stata, direi che di aria vera e propria ce
n‟era ben poca poiché dietro le mura c‟era una di-
scarica ! Giulia
14
U na pratica molto diffusa
tra le civiltà antiche, i tatuaggi erano considerate
opere di alto livello artistico, il cui repertorio icono-
grafico si è conservato fino ai nostri giorni.
Nel corso dei secoli la BODY ART , come altre for-
me di decorazione del corpo, è stata associata agli
aspetti sensuali, erotici ed emotivi della spiche.
All‟interno di ogni cultura, i tatuaggi svolgevano
una funzione precisa nei riti di passaggio tradiziona-
li, ma potevano anche essere un simbolo della rega-
lità e del rango sociale, della devozione spirituale e
religiosa, del coraggio e del valore dei militari; tal-
volta diventavano strumenti di seduzione, di dichia-
razioni d‟amore o anche amuleti e talismani protetti-
vi. Inoltre erano usati per punire i malfattori e mar-
chiavano inesorabilmente gli schiavi e i criminali.
I tatuaggi possono riprodurre sia immagini stilizzate
che disegni complessi e molti hanno una forte va-
lenza simbolica. I motivi astratti erano molti diffusi,
per esempio, presso l‟antico popolo dei Chimù,
stanziato in Perù e tra varie etnie del Borneo mentre
gli Haida, una tribù dell‟America settentrionale sta-
bilitasi nelle regioni costiere nord – occidentali, pre-
ferivano creature mitologiche e fantastiche. Gli ani-
mali, ed in generale tutti gli abitanti del mondo na-
turale sono un soggetto molto amato. Nella tradizio-
ne di numerose culture i tatuaggi sono legati al mon-
do della magia, ai totem e al desiderio di identificar-
si con lo spirito di una creatura particolare.
Emblemi del Rango. Prima dell‟arrivo della
tecnologia, vale a dire prima del 1891, anno in cui
fu inventata la macchinetta elettrica per tatuare, tutti
i disegni erano eseguiti a mano. L‟uso degli stru-
menti manuali richiedeva molto tempo e di solito
notevoli costi: più si avevano tatuaggi e più si dimo-
strava di essere ricchi.
Tra le culture dove la Body Art era più radicata,
come i Maori della Nuova Zelanda, i motivi rac-
chiudevano spesso la genealogia di un individuo:
poiché rivelavano la linea di discendenza materna e
paterna. Inoltre, dal momento che il ta‟moko era una
pratica portata avanti per tutto il corso della vita,
mostrava anche la posizione politica, militare e so-
ciale della persona. Tra il popolo Iban del Borneo, il
valore di un guerriero dipendeva dal numero di teste
che riusciva a mozzare, documentato con precisione
dai tatuaggi che portava sulle mani.
Mentre nell‟Occidente moderno la decisione di farsi
un tatuaggio spettava al singolo e la scelta del dise-
gno era una questione di gusto personale, i tatuaggi
che rivelavano il rango di un individuo richiedevano
quasi sempre il consenso dell‟organo decisionale
della comunità. Si tratta infatti di autentiche insegne
d‟onore, concesse dai propri pari come segno di ap-
provazione e riconoscenza per il proprio operato.
Richiami Sessuali. I tatuaggi hanno sempre
avuto una certa carica erotica. Per buona parte del
XX secolo furono considerati disegni “piccanti” ed
ancora oggi molte persone pensano che gli individui
tatuati siano poco raccomandabili o di facili costu-
mi.
Nella tradizione di molte culture invece la Body Art
serviva, per esempio, per segnalare che una donna
aveva raggiunto la maturità sessuale ed era alla ri-
cerca di un marito. I membri della comunità che
portavano tatuaggi erano riconosciuti come adulti e
quindi come individui portatori di necessità e desi-
deri specifici.
Se l‟idea di potere è veramente l‟afrodisiaco più
efficace, i disegni che rivelavano il rango di un indi-
viduo potevano renderlo più attraente per il sesso
opposto. Secondo alcuni antropologi, il fatto di por-
tare molti tatuaggi sul corpo senza aver contratto
malattie era un indicatore di salute e di un sistema
immunitario molto efficiente e dimostrava quindi la
presenza di un ottimo patrimonio genetico, elemento
di grande valore per la propria discendenza.
Nel contesto moderno, uomini e donne scelgono
disegni diversi che mettono in risalto i loro attributi
migliori. Gli uomini preferiscono i tatuaggi che ac-
centuano i muscoli e attirano l‟attenzione sulla parte
superiore del corpo, in particolare sulle spalle e sulle
braccia, inoltre tendono ad optare per motivi chiara-
mente maschili o considerati “da duri”, quali anima-
li feroci o simboli di forza e virilità. Inoltre i tatuag-
gi maschili tendenzialmente sono molto più grandi
di quelli femminili.
Le donne di solito scelgono disegni più delicati: far-
falle, fiori, ecc… e spesso decidono di farli nelle
zone erogene: fondoschiena, seno, inguine, fianchi.
Strumenti Punitivi. Nel corso della storia i
tatuaggi sono stati usati per punire coloro che si
macchiavano di delitti. Nell‟antica Roma servivano
per identificare gli schiavi, i prigionieri ed i malfat-
tori. In Giappone i criminali venivano tatuati sulla
fronte con una scritta che rivelava il reato commes-
so.
La libertà
di tatuarsi
15
Ancora oggi nelle carceri di tutto il mondo esiste
una vera e propria cultura del tatuaggio, basata su
una precisa simbologia elaborata dai detenuti.
LE TECNICHE DELLA BODY ART
La decisione di farsi un tatuaggio così come la scel-
ta del disegno da realizzare, non va presa con legge-
rezza. Raccogliete tutte le informazioni necessarie
per essere sicuri di non sbagliare.
Gli inchiostri. Gli inchiostri moderni usati
per tatuare derivano da sali o ossidi di metalli inerti.
Gli inchiostri a basa di carbonio sono per tradizione
i più diffusi e, tra questi, i più apprezzati sono quelli
prodotti con la fuliggine ottenuta dalla combustione
di grassi animali. Oggi nella maggior parte degli
studi si impiegano inchiostri pronti che prevedono
come solvente acqua, alcool, glicerina o distillato di
amamelide.
Esecuzione del tatuaggio:
PREPARAZIONE: prima di andare a farvi tatuare
mangiate e bevete in abbondanza per non rischiare
di disidratarvi. Evitate di presentarvi ubriachi. Certo
fare un tatuaggio è doloroso, ma non al punto di
doversi ubriacare o assumere sedativi per sopportar-
lo. Considerate la sofferenza come parte integrante
del vostro personale rito di passaggio.
Prima il tatuatore si dedica alla preparazione della
pelle: bisogna radere la zona interessata e disinfetta-
re con cura per evitare infezioni. A questo punto
viene stampato uno stencil (riproduzione del dise-
gno) sul corpo. Questa è la vostra ultima possibilità
di ripensarci!!!
CONTORNI: la prima fase del tatuaggio vero e
proprio consiste nel tracciare il contorno. Il tatua-
tore si cosparge i guanti di vaselina per fare in modo
che la mano scivoli sulla pelle velocemente e con-
senta così di fare linee precise e sicure. In questa
fase, inchiostro e sangue vengono eliminati con faz-
zoletti di carta.
Per realizzare il contorno gli aghi devono essere
legati in modo particolare: per le linee più sottili ne
basta uno solo ma, per tatuaggi grandi e con linee, si
possono avere aghi di tre, cinque o sette punte che
devono essere attentamente legate fra loro.
OMBREGGIATURE: una volta fatto il contorno,
si pulisce la pelle. Per creare sfumature si ricorre ad
una tinta grigia costituita da 20 o 30 parti di acqua
per ogni parte di inchiostro.
CURA DEL TATUAGGIO: il tatuaggio è una fe-
rita aperta. Consigli per le prime settimane:
lavate con acqua fredda o tiepida e sapone anti-
batterico delicato
fate attenzione a non fregare contro vestiti o
cinture
la pelle è destinata a squamarsi ma se si crea
una crosta non toglietela, rischiate di rovi-
nare il tatuaggio
non esponetelo alla luce solare: i raggi UV irri-
tano la ferita
in caso di arrossamento o gonfiore applicate
impacchi di ghiaccio
se sospettate infezioni consultate immediata-
mente un medico
CANCELLAZIONE: per cancellare un tatuaggio si
può ricorrere al laser. Ultimamente è stata trovata la
frequenza più adatta a questo tipo di operazione che
non lascia bruciature. Si vede un tatuaggio senza
colore, si potrebbe dire cicatrizzato. Gli antichi usa-
vano impasti di calce, grasso e carbonato di sodio e
in un secondo momento impasti di pepe, ruta e mie-
le.
N.b: nelle carceri
Nelle strutture penitenziarie il tatuaggio è proibito.
Ciò non dipende dal fatto di “colorare” la propria
pelle ma da questioni di igiene. Nella pratica del
tatuaggio, se non si opera in condizioni ottimali dal
punto di vista igienico il rischio è di prendere
l‟epatite C (cronica). Diversamente da quanto si può
pensare, lo stesso rischio non è così alto per l‟HIV
perché il virus muore dopo 30 secondi di contatto
con l‟aria. Nonostante questo, tatuarsi la pelle è una
pratica diffusa tra i detenuti.
Se nelle carceri fosse autorizzato l‟acquisto di mate-
riale sterilizzato le cose andrebbero molto meglio
per tutti: si eviterebbero sotterfugi, infezioni e soldi
per far togliere gli scarabocchi fatti.
Un tatuatore può studiare anni e anni le varie tecni-
che ma solo dopo un decennio di pratica può defi-
nirsi tale. Bisogna avere attrezzature perfette per
esaudire al 100% la richiesta delle persone. Se si
hanno attrezzature precarie si sa che ci si può aspet-
tare la perfezione…perché non pensare di sperimen-
tare questa pratica nelle carceri? Quale posto è più
adatto per potersi concentrare sullo studio e in se-
guito sulla pratica? Questa richiesta potrebbe essere
presa in considerazione, nel III millennio, anche in
Italia? E‟ una pratica già sperimentata in alcuni Pae-
si Europei e in America…in Italia, il tatuaggio fatto
dai detenuti in carcere è considerato come un segno
negativo e di pessimismo mentre fuori dalle mura è
una vera e propria moda perché?
Sarebbe interessante provare, ovviamente seguendo
tutte le norme igieniche e sanitarie del caso. Sarebbe
gratificante per tutti.
Vincenzo
16
R iuscite a sentirla? La percepite? È
qua, che gira intorno a noi, che sfio-
ra le tue membra, che si appoggia sui tuoi pen-
sieri stanchi facendosi largo tra la polvere. La
vedi lottare ogni giorno per spezzare le catene
dell’avidità, dell’arroganza, dell’indifferenza,
dell’intolleranza. La vedi ogni giorno infangar-
si tra i vicoli ciechi dei tuoi vizi.
A volte mi chiedo se in realtà, la libertà non sia
solo una condizione illusoria alla quale ci si ag-
grappa per svincolarci dalla condizione attuale,
come se un futuro migliore ci aspettasse, o co-
me se nei ricordi c‟era qualcosa in più che ora.
Le tue lacrime sono una mera confessione del
suo ingresso nella scena. Consumiamo i nostri
anni a sbarazzarcene per poi cercarla tra le
pieghe svogliate di un vecchio ricordo, che
sempre è più chiara e limpida l’immagine, qua-
si come se avessimo perso ancora un pezzo per
la strada, quasi come se un altro “io” un gior-
no era più felice. Niente di speciale, ma solo
dannatamente più felice.
Ricordo di avere sbagliato tante volte e di non
essermi sentito così libero come avrei pensato
di ottenere. Ricordo di averla confusa spesso
con della polvere. L‟essermi spinto verso situa-
zioni al limite soltanto per sentire l‟ ebbrezza
della morte per poi rincasare disfatto e strafatto,
senza tra l‟altro essermi sentito un briciolo più
libero di prima.
Vorrei poterla afferrare e farla mia. Vorrei po-
terle dire quanto lontano la sento delle volte,
quanto mi sento ingabbiato e sconfitto, inca-
strato tra le mie scatole cinesi, un labirinto di
cattive situazioni dentro il quale mi perdo sem-
plicemente per cercarla. Forse è soltanto che
sbaglio strada, o forse sto soltanto imparando
qualcosa a cui lei preme.
Il mio
libero arbitrio condiziona la libertà; il potere
che ho di scegliere e di agire mi preclude dall‟
averla, perché quando hai mille strade è molto
facile perdersi dietro illusioni. Credi di sapere
cosa vuoi, cosa ti può far sentire libero, ma poi
ti accorgi che era solo un vaneggiare, che in re-
altà andavi incontro alle tue illusioni, perdendo-
ti nell‟avidità dell‟oggi, e poi per forza che il
domani è sempre un po‟ più triste. In realtà non
hai fatto altro che stringerti i tuoi guai attorno al
collo.
Ora che ho i polsi e le gambe avvolte nel filo
spinato, mentre le punte mi si conficcano nella
carne e il dolore cresce ogni mia pulsazione,
ora che sono sconfitto e rassegnato posso an-
che gustare il suo odore. Posso anche avvertir-
ne il retrogusto amaro sulle labbra tagliate dal
ghiaccio, del suo sapore mischiato al sangue,
per il solo fatto che respiro, respiro ancora.
È quando si perde tutto che si è liberi di fare
qualsiasi cosa. È una strana sensazione il non
aver più niente da perdere, l‟essere sconfitti.
Chi l‟ha provata sa che è una lezione dura, ma
la sconfitta è la base per ricominciare. Il gusto
di poter di nuovo scegliere nella più assoluta
libertà. Il possedere oggetti, beni immobili e
ricchezze non è niente in confronto alla speran-
za, niente in confronto all‟ attesa. Puoi sentirla
vicina anche su un letto di ospedale o su una
squallida branda in carcere e delle volte mi sono
sentito più libero là dentro, dove tutto viene de-
ciso dagli altri, che non fuori, dove il volere si
accavalla al potere, dove ciò che dovrei si ag-
groviglia a ciò che vorrei fare e non sempre ne
esco vincitore quando ottengo ciò che voglio.
Libertà
condizionata
17
Fatemi schiavo, rendetemi un automa! La mia
mente non sopporta questa moltitudine di scel-
te. Voglio un Dio in cui credere, un dittatore al
quale sottomettermi, un padrone che mi faccia
lavorare, un padre che mi dica cosa fare!
Così forse potrò vederla, che quando la strada
è a senso unico, è facile capire da che parte
andare. Basta con tutte queste responsabilità!
Qualcuno mi dica dov’è andata! Qualcuno mi
dica dov’è questa dannata libertà!
La gente crede di essere tanto libera solo perché
non c‟è nessuna dittatura, nessuno che li co-
stringe a lavorare, a non uscire di casa, a rien-
trare ad un certo orario, ma tanta gente, in real-
tà, ha delle gabbie mentali a sei mandate. Nes-
suno entra e nessuno esce.
Non sarò certo io a dare una definizione, ma so
per certo che niente è più vincolante della liber-
tà. Occorre aprire la mente, occorre sforzo, oc-
corre osservare, occorre capire.
Occorre valorizzare ciò che si dà per scontato,
occorre autostima, autodeterminazione, autono-
mia e soprattutto tanta responsabilità. Altri-
menti meglio delegare. Tanto più si delega
quanto più vengono ristrette le nostre autono-
mie decisionali e quindi la nostra libertà di agi-
re. Comodo. Le strade si restringono, così è più
facile percorrere quella giusta e sentirci liberi
con il poco che possiamo fare. Comodo forse,
ma sicuramente molto meno appagante della
libera scelta incondizionata.
Ora la vedo, è lì che mi aspetta! L’ho vista
camminare lungo strade senza fine, preceden-
domi come un’ombra che si allunga
sull’asfalto. L’ho sentita scandire il ritmo dei
miei passi, mentre le mie gambe stanche si al-
lungavano, lasciando il passo ad una corsa.
Forse è soltanto che ora so cosa voglio. La mia
mente non vaga più nel caos, la schiavitù men-
tale ha sfondato le barriere della consuetudine
e la fantasia racchiusa è esplosa fuori, mentre
Lei stava ad osservare la scena divertita.
Non esiste un mondo completamente libero.
Tutti noi siamo vincolati dalla società e da go-
verni più o meno autoritari. È un compromesso
per non cadere in azioni che compromettano la
libertà degli altri.
Esiste però un individuo libero, responsabile del
proprio tempo, che in fondo è l‟unica cosa che
ci appartiene.
Emancipandoci dalla schiavitù mentale potremo
finalmente essere liberi.
Liberi di pensare, di scrivere, di sorridere; liberi
di parlare, di scherzare, di amare; liberi di a-
scoltare, liberi di inventare e liberi di sognare.
Tutto quello che nessuno ci potrà mai togliere.
Michele B.
Sarebbe bello poter credere
Di esistere per un vero motivo
Pensare di lasciare un segno indelebile
Degno d‟esser vivo
Ma il criminale non sente alcun dovere
Se non verso se stesso
E non rimpiange nulla,
anzi affronta sicuro e spavaldo ogni processo
Si chiude a riccio dentro un imbuto
Non conosce presente,
passato degno d‟esser vissuto
Sfuggente ,infido, sfrontato, infingardo
Del resto nessuno gli può negar
L‟illusorio traguardo
Ormai vecchio, spento, sfinito
E alla meta finale ormai giunto
Nessuno riserverà una lacrima
degna d‟un pianto
E se qualcuno ha in serbo un ricor-
do
Anche sbiadito
Non piangerà di certo
La fine di un vero bandito!
Giorgio
18
P er libertà si intende genericamente la condizio-
ne per cui un individuo può decidere di agire senza
costrizioni, usando la volontà di accingersi
all‟azione, ricorrendo ad una libera scelta dei fini e
degli strumenti che ritiene utile a metterla in atto.
Riguardo all‟ambito in cui si opera la libera scelta si
parla di libertà morale, giuridica, economica, politi-
ca, di pensiero, religione, ecc…”
Questa è tra le definizioni che più comunemente
possono essere individuate su un dizionario se si
cerca il significato della parola “libertà”.
Dal mio punto di vista, in questo momento, la liber-
tà è un termine che ha una valenza se rapportato alla
mia fuori dal carcere ma ne assume una differente se
relazionato all‟esperienza che sto vivendo. Partendo
dalla condizione attuale sembra ovvio e scontato che
sono “libertà” tante delle piccole azioni quotidiane
che sono quasi meccaniche ma che, viste da qui,
possono rappresentare un obiettivo da conquistare.
Uscire per andare al lavoro, preparare il caffè per la
colazione, avere a disposizione un bagno dove po-
tersi trattenere, prendere l‟auto e fare un giro senza
meta, fuori da qui di banali abitudini quotidiane
nell‟insieme di coercizioni che la giornata offre,
come ad esempio gli orari: quelli deputati al lavoro,
al pranzo, agli obblighi familiari. Si apprezza quello
che si ha nel momento in cui si perde, è una massi-
ma che potrebbe sembrare banale ma riflettere su
quei gesti che al momento sembrano proibitivi, con-
sente di valutarli e apprezzarli in una diversa pro-
spettiva. Per ampliare il discorso e tornare al senso
letterario della parola “libertà”, posso dire con co-
gnizione che la libertà è responsabilità.
E‟ libertà scegliere responsabilmente di avere com-
portamenti che non arrechino una limitazione della
libertà a sé stessi o agli altri, privandoli di un bene
materiale, della possibilità di esprimere, per esem-
pio, le proprie idee,di professare la propria religio-
ne, di vivere senza subire atteggiamenti coercitivi.
Libertà, in questo senso, va di pari passo con la tol-
leranza: quella che consente di accogliere nel pro-
prio Paese un cittadino straniero lasciandolo libero
di professare la propria religione; o quella di un ge-
nitore consente al figlio di essere libero di intrapren-
dere l‟attività che gli è più congeniale, di amare la
persona che ritiene essere la più adatta a condividere
con lui sentimenti ed esperienze.
La libertà è anche poter passeggiare senza timore di
essere aggredito, rapinato, malmenato,…magari
perché si indossa un aggetto di valore o perché si è
una giovane donna che indossa una minigonna e
cammina senza accompagnatore o perché si omo-
sessuale.
E‟ un terreno vasto e minato, intorno al quale si po-
trebbe procedere per ore. Passando su un piano poli-
tico internazionale, per esempio, si può considerare
riprovevole il fatto che alcune nazioni non vivono
pienamente la propria libertà, che siano sfruttate e
colonizzate da Paesi che celano, dietro la motivazio-
ne di liberarle da dittature, povertà e arretratezza, il
desiderio di sfruttare le risorse di quei Paesi negan-
do loro il diritto di esprimere quanto la loro storia e
le loro tradizioni gli hanno donato come bagaglio
socioculturale. Mi viene in mente una strofa di Ga-
ber che dice : “la libertà è partecipazione”. Parteci-
pare alla storia, agli eventi, dire la propria opinione
ed esprimere il proprio pensiero anche quando può
sembrare scontato.
Antimo.
Il significato della libertà
LIBERTA’
Il mio sogno non è
Nel contare le stagioni
E neppure
Nell‟albero di Natale
Ma essere
E rimanere liberi
So che non c‟è magia
È questa la realtà
Sembrano indispensabili
Questi nostri desideri,
Ma una cosa certa:
„La nostra libertà ci spetta
Federico P.
19
c ome si fa a dirsi liberi, infatti, se nel mondo
si muore di fame, di sete, si può morire per la man-
canza di cure mediche o in grandi scontri a fuoco
dove si lotta appunto per la libertà o per la propria
terra o fede o combattendo per il proprio destino;
come si fa a viveri liberi quando c‟è razzismo e di-
scriminazione ed ancora si dà la schiavitù, anche se
dicono che no esiste più;
come puoi dirti libero se non riesci ad andare dove
vuoi, fare il lavoro che ti piace, scegliere la fede che
meglio ti sorregge a costruire il tuo futuro, trovare il
tuo destino.
Nei secoli dei secoli la libertà stata sempre conqui-
stata col sangue:
pure ai giorni nostri circola la parola libertà, piccola
parola con un grande significato.
Libero ti puoi sentire però con piccole cose: andare
in moto, aprire le braccia, sentire il vento, l‟aria che
ti viene incontro… come profumo di libertà; oppure
quando ti butti col paracadute e vedi dall‟alto il
mondo libero e bello nella sua multiforme varietà e
ti senti libero, ti perdi nei sogni e nelle tue fantasie;
questo però dura poco, perché ti vedi avvicinare
sempre più alla terra ed il mondo, che ti si precipita
contro, non è così libero come sembrava ed alla for-
za di gravità che ti sta risucchiando devi contrappor-
re la sottile,fragile stoffa del paracadute, che ti sor-
regga: così la libertà inventa se stessa in quei sospe-
si momenti in cui godi di concederti un breve mo-
mento per sottrarti alla forza di gravità contraria,
quasi governandola al tuo piacere.
Libertà noi la conosciamo come liberazione …
Lila
LA MIA LIBERTA'
D a quando mia figlia è in carcere la mia vita a poco a poco è cambiata e, senza che me ne sia accorta, ho perso un po' della mia libertà. Non sono libera di vederla e sentirla quando lo desi-dero e, come una solerte ragioniera, ho imparato a tenere i conti: 6 ore di colloquio al mese e 10 minuti di telefonata una volta alla settimana. Non sono libera di darle ciò che vorrei o di cui a-vrebbe bisogno e, come una diligente scolaretta, imparo a memoria i lunghi elenchi, diversi da carce-re a carcere, di oggetti, cibi, abbigliamento e bian-cheria “consentiti” e “non consentiti”, da inserire in 4 pacchi mensili per un totale di 20 kg. Il tutto conse-gnato in buste o in borse di plastica o di carta: an-che questo varia da carcere a carcere.
Non sono libera di abbracciarla come vorrei e, sotto sguardi estranei, a volte indagatori altre benevoli, le parlo e l'ascolto tenendola al massimo per mano. Gli abbracci sono riservati all'inizio ed al termine del colloquio. Non sono libera di organizzare le mie giornate: qual-cuno decide quali giorni e quali ore della settimana sono impegnata a raggiungerla o ad attendere la sua telefonata. Anche in questo caso ogni carcere è un mondo a sé: ognuno ha i propri giorni ed orari e se sono fortunata, per rispettarli, non devo prendere ferie o permessi dal lavoro. Ma di questi limiti alla mia libertà non me ne rendo nemmeno conto perché, da quando mia figlia è in carcere, il mio pensiero è rinchiuso dentro la sua cella.
Marina
Con il cuore dietro le sbarre...
L’uomo è nato per essere libero: si dà come persona libera…
ma in effetti si trova sempre limitato, costretto dalle circostanze
...e non è per niente libero!!
20
come potete vedere non mi sono dato alla
latitanza, ma sono qui per dirvi come va la mia av-
ventura da “libero”.
“Libero”..si fa per dire…diciamo che “semilibero” è
il vocabolo che si avvicina di più a questa finta li-
bertà; d‟altronde, come vi avevo anticipato, sono
uscito con una misura alternativa, che chiamano
“affidamento particolare”.
Chissà che ci vedono di particolare in questo affida-
mento? Forse perché è l‟unico affidamento che dan-
no agli inaffidabili..boh!!
A proposito, a voi come butta la vita da liberi? In
queste vacanze estive avete cuccato?
D‟altra parte l‟estate è il periodo delle conquiste, gli
ormoni vanno a mille e, con il caldo, le belle donni-
ne aspettano solo di essere sedotte, e, a noi uomini,
non rimane altro che sacrificarci per salvaguardare
l‟estinzione dell‟umanità.
Ah belli!!! Datevi da fare, che finita l‟estate gran
parte delle donne chiude i battenti e vi beccate un
bel due di picche; è un po‟ come i saldi estivi: biso-
gna prenderli al volo!
Per quanto riguarda me, vi posso dire che, in fondo,
non me la passo tanto male; potrebbe andare meglio,
ma, per adesso, mi accontento.
Ah, ragà..non sto parlando delle conquiste esti-
ve..tanto lo sapete già che, ormai, ho trovato la mia
dolce metà, quindi faccio il bravo..almeno ci provo J
…specie quando andiamo al lago e vedo tutto quel
“ben di Dio”!
Sarò, pure, fuori da quell‟hotel, ma non pensiate che
qui sia una passeggiata: anche qui non mancano cer-
ti “giramenti” che non vi dico; d‟altronde il mondo
non è perfetto. L‟unica fregatura è che siamo ancora
lontani anni luce dalla vita ed io ho tanta voglia di
ritornare a vivere e, per cominciare a farlo, sembra
proprio che i tempi siano un po‟ lunghi.
Diciamo che sono uscito da una gabbia per entrare
in una campana di vetro, dove vedi la vita a due pas-
si da te, ma non puoi viverla; dicono che ogni cosa
verrà a suo tempo e, con questa scusa, non posso far
venire la mia ragazza a trovarmi in comunità.
Chissà quanto terrà ancora la mia pazienza..voi pen-
sate che arriverò sino alla fine della mia pena?
Quanti scommettono a favore e quanti contro?
Io non scommetterei su di me: so bene come sono
fatto…
Per adesso il mio primo obiettivo è quello di riuscire
a passare il mio compleanno ancora fuori, visto che
gli ultimi otto li ho passati nell‟hotel; poi, per il re-
sto, si vedrà giorno dopo giorno, e chi vivrà vedrà, e
voi lo scoprirete solo continuando a leggere i miei
articoli.
Dai ragà, mò vi lascio, così la smetto di stressarvi la
vita con le mie menate, anche perché credo che con
questo caldo, ci sia di meglio fare che leggere i miei
articoli…magari spalmare un po‟ di crema abbron-
zante sulle spalle di qualche bella donna..e non solo
sulle spalle…yabadabaduuuuuuuuuuuu!! J
Il vecchio marpione
Jovy
Nella Nostalgia
Ricordo il tuo sguardo
Ogni qual volta che mi assopisco
Rivedo la tua immagine
Riflessa nelle ombre fitte dell‟oscurità
Ma sei giubilo o tormento
Sei agonia o sfinimento
Prendi ciò che vuoi di me
Riallacciami come la corda
Al boma di una vela
Che attraversa Oceani infiniti
E salpa là dove finisce l‟orizzonte
Che incrocia traiettorie infinite
Vieni, portami oltre ogni confine
E varca la soglia dei pensieri
Di un uomo che si copre
Con la coltre della solitudine
E riempimi della fiamma
Del tuo amore. Qani
21
I n ogni parte della terra esiste la religione,
espressione di ideologie e culture diverse.
Io sono italiano e la mia religione è cattolica cristia-
na, credo nel Padre, nel Figlio e nello
Spirito Santo: la Santissima Trinità.
Supponiamo che io fossi nato in una famiglia di e-
brei, la mia religione sarebbe l‟Ebraismo;
se fossi nato in una famiglia della Tahilandia, sarei
Buddista oppure, se fossi nato in una famiglia araba,
sarei Musulmano.
In queste religioni (e in tantissime altre che non sto
a elencarvi) la costante è l‟idea di una entità supe-
riore all‟uomo, e questa credo sia una necessità per
tutte le culture della terra, cioè il bisogno
di non sentirsi soli e abbandonati a se stessi.
Per esperienza personale io posso dire che nei mo-
menti difficili, quando il disagio della mia realtà
mi ha portato anche alla disperazione, ho comincia-
to a leggere la Bibbia. Mi ero isolato nel mio dolore
per il rimorso e la vergogna che vivevo. Non avevo
il coraggio di parlarne con nessuno e, con questo
semplice libro che poi tanto semplice non è, con il
tempo sto imparando quanto è importante credere.
Io con il Buon Gesù ho un rapporto molto semplice,
una buona amicizia, grazie alla quale posso ritrovare
un certa serenità e quella sicurezza in me stesso che
non avevo più da tanto tempo. Credo fermamente
che la religione, in quanto compagna di vita, sia me-
ritevole di rispetto e che questo valga per ogni reli-
gione. In ognuna di loro c‟è un comandamento che
fa intendere di amare il proprio prossimo come se
stessi; sono convinto che in questi anni la religione
mi abbia aiutato tanto e di essere migliorato un po-
co.
Credo che sia bello ricevere, ma penso sia più bello
donare agli altri.
Questo è ciò che nel mio piccolo posso affermare,
poi chissà, si dice che le vie del Signore siano infini-
te...
PACE E BENE A TUTTI VOI
Giuseppe (il saggio)
Libertà di religione
La libertà è un bene dell ’ individuo
costantemente leso dalla vita orga-
nizzata in prevaricazioni quotidiane
dei ruoli economici istituzionali etc
con cui si esercita un potere arbitrario
ipocritamente detto funzionale al bene
comune.
Antonio
Uscire, entrare nel primo bar a
bere quattro Campari, arrivare
a casa a prendere la moto per
correre al mare prima, prima di
subito, dove lasciarmi per lo stress ac-
cumulato in anni di zoo!
Vincenzo
22
L a libertà è davvero una cosa incredi-
bile, non è facile attribuirgli il valore che meri-
ta, ne prendi consapevolezza solo quando ne
vieni privato.
Libertà è un caffé al bar, due chiacchiere con gli
amici, una pizza in compagnia, stare con i tuoi
affetti più cari.
È una cosa meravigliosa e purtroppo spesso ci
dimentichiamo che per lei, sia in passato ma
anche ai giorni nostri, nel mondo c‟è gente che
sacrifica la propria vita per poter dare un futuro
libero alle generazioni che verranno.
Per me, che sto passando una parte della mia
vita dietro una
grata di ferro,
rinchiuso in una
cella, la libertà
è tornare a vivere in una quotidiana normalità,
tornare all‟abbraccio delle mie figlie senza
l‟occhio vigile di un agente in una sala colloqui,
un respiro profondo fatto all‟aria aperta in una
mattina autunnale.
La libertà è tutto questo e molto altro; per me è
l‟apertura della porta carceraria alla fine della
mia pena, camminando verso una nuova vita
senza voltarmi indietro!!! Mauro
Cos’è la libertà?
Che cosa di noi resterà
Quando avranno dimesso
noi stessi
E non penseremo ai pen-
sieri
Che abbiamo avuto perché
Il tempo non lo permetterà
La sola felicità sarà
Per sempre la libertà
FEDERICO P.
Prigionieri
del
tempo
FIDATI
Lasciati guardare,
lasciati andare,
lasciati cullare,
lasciati guidare,
lasciati aiutare,
non sei unico,
né venuto per distinguerti,
ma sei solo.
Redazione
23
S ono fortemente convinto che nella vita di
qualche essere umano ci siano dei mo-
menti dove determinate persone debbano affrontare
situazioni che in quegli istanti sembrano avere una
sola e unica via d‟uscita.
Secondo me la soluzione del problema pareva essere
una scorciatoia che però mi si mostrò come un sen-
tiero tortuoso e pieno di ostacoli che al primo impat-
to mi fece comodo, poi mi spinse sempre più in bas-
so.
Il vero problema è che una volta presa questa strada
chiunque di noi ha difficoltà a tornare indietro, si
viene trascinati sempre più sino al punto che questo
tipo di vita diviene un inquieta normalità.
Dopo tante notti ormai senza sonno ho avuto la pos-
sibilità e il tempo per riflettere e mi sono reso conto
che non bisogna mai, ripeto mai, lasciarsi andare,
gettando così la spugna, anzi bisogna farsi forza e
reagire soprattutto
per le persone che
hanno sempre cre-
duto in noi e ci han-
no dato anche tanto
amore.
A questo punto dobbiamo ricominciare a prendere
fiducia negli altri e soprattutto in noi stessi.
Quindi concludo dicendo che la gente che purtroppo
ha preso come me la strada sbagliata ha compreso
che oltre al male c‟è sempre in ogni luogo il bene e
che possa seguirlo e liberarsi da ogni pensiero sba-
gliato per poter così tornare ad una vita serena e li-
bera.
Con queste mie ultime frasi spero che il mio pensie-
ro vada a colpirvi nei vostri cuori.
Buona fortuna a tutti!
Luigi
La libertà
Carcere
Ti trascini lento, senza fretta né speranza
Il tuo incedere è ormai abituato a non più di una stanza
Il corridoio opaco e ombroso
Raccoglie i passi di chi procede a ritroso
Tradito e disilluso e nell‟orgoglio ferito e vinto
Non si può certo dire che procedi a piè sospinto
Vago, disilluso e perso
Non capisci se vai dritto o di traverso
Inutile cercare comprensione in pensieri altrui
In coloro che vivono in questi spazi bui
Vana illusoria ossessione
Poter trovare rimedio nella ragione
La parola è priva di significato in questo strazio
E perde senso anche l‟estrema ratio
Qui dove tutto tace ed è intriso da sospetto
Anche un sospiro nella notte è un difetto!
Giorgio
Rimango con me
Come al solito rimani solo
E vivi a stento
Melanconico nel pensiero privo di argomen-
to
Come un raggio di sole
Disturbato dal vento
Come il dolore di un lupo
Che pare un lamento
Come il sorriso di un clown
Nella notte oscura
Come lo sguardo di un bimbo
Curioso ed assente
Come gli uccelli che emigrano
Per poi ritornare
Nello stesso momento
Come un‟ombra svanita
Che filtra nel tormento.
Qani
24
Liberi pensieri
La libertà è una parola che ha un
valore molto importante soprattutto
in questo luogo.
Ogni giorno attendiamo che venga
pronunciata per essere liberi.
C‟è anche la libertà del pensiero.
Noi immaginiamo altre cose per u-
scire dalla realtà o per tirar su il mo-
rale.
Redouane
La libertà, un desiderio di
poter tornare a divertirsi,
di poter fare scelte miglio-
ri, di tornare a vivere una
vita più bella.
Redazione
Il buio,la luce fievole che entrava dal piccolo
Foro del blindo, il pensiero libero e all’improvviso
Lei,questa persona che appoggiata alla seconda bran-
da
Con un braccio,un fragile corpicino di una persona
Anziana che con fatica cercava di indossare zoccoli
O sandali in cuoio .
Indossava una vestaglia in cotone grezzo bianco con
I bordi delle maniche riavvolte,una cuffia di un rosso
Non vivace con una pallina all’estremità .
Lui che mi dava le spalle,la mia calma e serenità
Nell’osservare chiamiamola visione o ciò che sia ,
la pace della cella,il mio sguardo sempre rivolto verso
questa presenza che mi si voltò verso me.
Il mio cuore, la mia anima in attesa che questa visione
Si rivelasse a me e mi parlasse, ma la mia attesa fu
Vanificata e all’improvviso svanì senza voltarsi ma la
Pace nel mio animo continuò e mi ricoricai in branda
Come se nulla fosse successo.
La presenza mi ha dato da pensare a chi o ha che co-
sa
Significasse… il perchè solo io l’avessi vista .
Il ricordo di essa mi porto ad un solo pensiero,
che la presenza fosse venuta in silenzio e pace nella
mia cella.
In silenzio, quasi si vergognasse di farsi vedere,
Tutto questo, per me, fu serenità, pace, amore e ri-
spetto.
ERMANNO
SEGNI
Conosco la follia
Spazi aperti nella mente
Ove a volte si vorrebbe fuggir via
Ogni eccesso mi son sempre consentito
Finendo prigioniero in un incubo indefinito
O tutto o niente, sembra facile
Non porsi limiti con la mente
Da un estremo all’altro
Senza mai riflettere né pensare
Finché finisce il gas
E non riesci più ad andare
Prima o poi ti fermi
E pensi intensamente
Non sono i rimorsi a confrontarsi continua-
mente
Ma l’assenza di un futuro certo
Perché ogni sbaglio commesso
È un conto ancora aperto
Demagogia, luoghi comuni, frasi scontate
Si finisce col vedere
Solo oltre le inferriate,
sei maledettamente perso e stanco
e continui a cedere al nemico il fianco
che si palesi in polvere, liquido o fumo bianco
sporco
che ti porta a rinnegare ogni ragione
se non riconosci il torto.
Giorgio
Oltre gli spazi
SOLITUDINE
Organizzo la mia solitudine
di fronte alla risacca del mare.
Lentamente scivola la sabbia
risvegliando i miei sensi,
e provo ineluttabile scoperta
nel rinnovare questo vecchio involucro
provato da mille battaglie,
perchè gli errori
sono sempre più forti delle nostre ragioni.
E mentre le scimmie di Chandigarh
piangono per il tramonto del sole,
i salmoni alzano le soglie del dolore
andando a sfidare la morte
per il loro tropismo che donerà vita nuova!
Giorgio
25
Liberi pensieri
Lettere di Anita
C ari Lettori,
quando vedo tutti i miei figli vicino a me,
mi sembra di toccare il cielo con un dito. Loro mi
danno tanta gioia e amore. Li ho cresciuti tutti quan-
ti con immenso amore e affetto. Quando sono con
loro mi sembra che siano i miei fratellini e gioco
con loro a quello che loro desiderano.
Ciò che voglio dire è che li amo più di ogni cosa al
mondo!
Se loro non fossero nella mia vita, forse io oggi non
sarei tanto modesta e gioiosa come sono.
Mi sono sempre sacrificata per loro, per poterli ren-
dere felici e contenti, perché quando loro stanno
bene, il mio cuore gioisce per loro.
Sin da ragazzina avevo sempre espresso il desiderio
di avere tanti figli una volta sposata.
Sarò sempre disponibile per i miei figli, per dar loro
tutto ciò che mi è possibile, per amarli come Dio ci
ha insegnato.
A volte però, il destino e gli errori che commettia-
mo, ci portano a prendere delle strade sbagliate.
Sto troppo male senza i miei figli accanto a me, sen-
za poterli abbracciare e tenerli stretti stretti a me.
Mi sembra che il cuore mi stia scoppiando al pensie-
ro dei miei sette angioletti!
Redazione
Scusa!
Il tuo sorriso è dirompente
abbatte qualsiasi muro da cui venga rinchiuso.
E' magnetico, avvicina
qualsiasi distanza ci separi.
Il tuo sorriso è speciale
mette colore alle mie giornate grigie
trasformando queste stanze strette, vecchie e chiuse
in spazi verdi dagli infiniti orizzonti
illuminati da un cielo azzurro come il mare
dove riaffiorano i miei positivi pensieri
e prendono vita i progetti più veri.
Dal tuo sorriso tutto questo dipende.
Ti chiedo scusa per le innumerevoli volte
che ho fatto sì che tu lo perdessi! Mauro
26
L a morte si mostra in diverse forme, può
essere fisica o psicologica.
Io le ho viste entrambe… Ho vissuto con una com-
pagna di cella depressa alla quale era stato tolto tut-
to: figli, casa, affetti…Sola, completamente abban-
donata da tutto e tutti…Mi fece una promessa : non
appena uscita voleva morire…Io non le credetti e
finchè rimase con me feci di tutto per sollevarle il
morale e farle capire l‟importanza della vita e di
tutti i suoi valori.
Insieme a me rideva, a volte scherzava, io ero il suo
unico appiglio finchè è rimasta in galera.
Una volta uscita la trovarono morta per overdose
sotto un ponte. Il suo nome era Susi.
Ho visto persone morire mentalmente per il troppo
dolore, la troppa sofferenza, impazzite per amore e
dispiacere, per indifferenza…Qui dentro non si può
stare bene. Mio nonno è morto nell‟ottobre 2007,
prima di morire ha chiesto di me, “Giulia” è stata la
sua ultima parola prima di accasciarsi tra le braccia
della nonna. Non sono andata al suo funerale, ma
una parte di lui è rimasta dentro di me.
Ho una madre che sta morendo dentro per colpa
mia, per ogni sofferenza che le ho dato.
Ho tanti rimorsi, ma questo è il più grande.
Sappi,dolce mamma che sto morendo anch‟io nel
saperti e nel vederti così.
La morte fa parte della vita, ma è la cosa più brutta
che esista al mondo.
GIULIA
Riflessioni di
Giulia sulla
morte..
Il mio sublime
Perduta e poi ritrovata
Oltre la brughiera
Risplende avida questa mia passione
Sublime.
Tu che disseti questa gola ferita
Ove non servono occhi per guardarti
Mani per sentirti
Notti per sognarti
Profumo per conoscerti
Come del resto
Il mio cuore per amarti
Tu mi appartieni
Io ti appartengo
Come acqua al mare
Come nubi al cielo
Come raggi al sole
Come il cuore all‟amore
Come i versi al poeta
Come fiamme al fuoco
Come l‟aria al vento
Come il gelo al freddo
Nei tuoi occhi vedo solo il riflesso
Il sottile piacere del desiderio
Unica ragione mia di vita.
Qani
27
... faceva caldo.
Ad undici anni ho deciso di andare via da casa, via,
lontano perché vivevo nel dolore.
Non appena finiva la scuola c‟era solamente lavoro
in casa: i miei non conoscevano le vacanze, la fami-
glia era numerosa e tutti i miei fratelli lavoravano.
Io venni mandato in città per imparare un mestiere:
il meccanico.
Ogni mattina dovevo alzarmi presto e fare 14 chilo-
metri con una bicicletta regalatami da una persona
che mi ha voluto aiutare….altrimenti mi aspettavano
l‟andata e il ritorno da fare a piedi, ogni giorno.
Il padrone dell‟officina mi offriva solo il pranzo:
non pagava con soldi, neppure le spese per tener
puliti i vestiti. Solo qualche cliente mi allungava di
sotterfugio una mancia ma accadeva di rado e quasi
per caso.
L‟importante era che imparassi il lavoro, così avrei
sostenuto la famiglia. Quindi mi alzavo presto, per-
correvo 28 chilometri al giorno e lavoravo 10 ore al
giorno, solo casa e lavoro. Ero molto stanco di quel-
la vita, oberato da tutte le costrizioni.
Un sabato, finito il lavoro, nel tornare a casa mi so-
no attardato lungo il fiume, là dove forma con una
cascata un piccolo bacino d‟acqua limpida: avevo
proprio bisogno di un bagno, rilassarmi al fresco
della leggera corrente profumata di menta e salvia
selvatica….lasciarmi scorrere addosso il flusso lieve
dell‟acqua pulita.
Già mi ero liberato dallo stato d‟ansia, dalle preoc-
cupazioni, quando si fermò un signore per lavarsi la
macchina, tutta piena di polvere e sabbia: lo aiutai
per avere un po‟ di compagnia e lui mi raccontò che
in questo paese c‟è solo agricoltura, nessuna indu-
stria solo qualche piccolo artigiano.
A scuola potevano andare solo i figli di famiglie per
bene; i figli della povera gente richiedevano grandi
e troppi sacrifici sia per studiare che per trovare poi
un lavoro. Prima di poter aiutare in famiglia, in qua-
lunque modo fosse retribuito il lavoro, bisognava
trovare appoggi, in pratica pagare qualcuno che ti
presentasse, quasi garantisse la serietà, l‟impegno, la
fedeltà tua sul lavoro…
Scendeva la sera, era ora di tornare a casa, scorato,
inerme…dopo qualche giorno è accaduto come in
un sogno: prendo dalla cassa di famiglia 300 der-
ham, inforco la bicicletta, senza difficoltà arrivo alla
stazione del pullman. Così partii per una città lonta-
na, via da casa, al bordo del mare vasto ed imper-
scrutabile, verso un agglomerato di persone che vi-
vevano la loro vita felice, indaffarata, spalla a spalla
con tanti altri.…ma presto i soldi finirono ed un
nuovo impiego non era così facile da trovare. La
fame mi spinse a lavorare con delle bestie per otte-
nere un pezzo di pane, la cena.
Ma non era un‟opzione possibile: di quelle giornate
mi è rimasto il ricordo della vista del mare al matti-
no col suo profumo che se ne va per l‟aria, le navi
che passano, le barche ed il divertimento notturno
sulla spiaggia; ricordo del viaggio di andata tutte le
fermate della corriera, le stazioni piene di tanta gen-
te e le bancarelle tutte variamente colorate…
I miei non avevano la minima idea di dove mi tro-
vassi, erano privi di telefono in casa e non potevo
comunicare con loro: dovevo arrangiarmi.
Una notte tarda e greve di freddo, la polizia mi trovò
sotto un cartone che mi faceva da riparo, ero senza
documenti e senza soldi e per di più chiaramente
affamato.
Mi hanno riportato in caserma, dato da mangiare,
dormire poi sul bancone; il giorno dopo mi spediro-
no a casa ordinando all‟autista di farmi scendere
solo alla fermata di casa!
Ero un po‟ triste per le cose che andavo perdendo,
ma avevo anche un po‟ di nostalgia dei miei che
quando mi rividero scendere dalla corriera, ancora
stravolto dal viaggio, accorsero per abbracciarmi
felici per avermi ritrovato e forse ancora impauriti
per avermi quasi perso del tutto.
Reduane
Era l’estate in Marocco....
28
C iao Veri, avevo voglia di scriverti e quindi
eccomi qua.
Ho saputo che hai chiamato a casa e volevo rassicu-
rarti…queste son cose che ho già passato quando
ero molto più giovane e quindi ce la farò anche que-
sta volta. Mi hanno dato tre mesi in più per
l‟evasione: pensavo di uscire a marzo,invece la de-
tenzione domiciliare è stata revocata e sembra che
dovrò stare qui almeno fino a giugno 2011,che detto
così sembra un sacco di tempo, ed infatti lo é.
Comunque sia conosco un po‟ di gente qua dentro e
ci son persone valide con le quali parlare e passare il
tempo. Le giornate iniziano a passare un po‟ più in
fretta, anche se mi mancano parecchie cose. Mi
manca la musica, le serate in giro, i tuffi nel lago di
notte, i tuoi sorrisi… e la lista è lunga…
Sto prendendo un tono un po‟ troppo malinconico,
da vecchio ergastolano,
ma la galera condiziona un po‟, anche se fuori fa
sorridere. A volte a casa,
prima che succedesse tutto, rileggevo la vecchie
lettere che scrivevo dal carcere e mi veniva da ride-
re. Fuori è così diverso, sono così scontati i rap-
porti sociali che le lettere sembrano avere quasi un
tono di auto compatimento.
Adesso che sono stato proiettato di nuovo in questa
realtà, mi rendo conto di quanto siano fondamentali
i rapporti con le persone che ami e quanto ne soffri
quando ti vengono negati.
Ho dei bellissimi ricordi della nostra amicizia. Ho
passato un‟estate bellissima. Son contento di aver
conosciuto delle belle persone, che troverò sicura-
mente quando sarà finita questa storia.
Non ci conosciamo da molto, c‟è sempre stata una
grande empatia fra di
noi. Io ti voglio bene
e sono contento di avertelo fatto capire in tutti i mo-
di quando potevo. Quando uscirò saranno cambiate
molte cose…le cose
cambiano continuamente, cambiano gli orizzonti, i
punti di vista, le angolature e troverò una realtà dif-
ferente. I momenti più brutti della carcerazione sono
quando si entra e quando si esce, perché in
quell‟occasione bisogna fare i conti con il mondo
cambiato. E in mezzo a questi continui cambiamenti
l‟amicizia rimane l‟unica costante su cui si può con-
tare.
Sono contento del rapporto di amicizia che abbiamo
e di non essere andati troppo oltre, perché di sicuro
adesso non avrebbe funzionato qualcosa di diverso.
Con F. sono in crisi; lei non mi vuole mollare, ma io
so che non può funzionare e toccherà a me prendere
l‟iniziativa per non darle la responsabilità.
Ho sempre questo nodo alla gola, costante, che mi
accompagna durante le mie giornate, ma lo supero
con un velo di cinismo che mi caratterizza.
Un‟alzata di spalle,
un sorriso beffardo,
una risata grassa.
Una boccata di sigaretta
E il nodo si mischia al fumo amaro,
per un attimo sembra andare tutto bene
E così vado avanti
Attimo dopo attimo.
Ti voglio bene,Veri,
con sincera amicizia.
Michele B.
Lettera ad una amica...
L a libertà di passeggiare con la propria fidanzata, liberi di scegliere quan-
do e dove mangiare, liberi di viaggiare e fare progetti per il proprio futu-
ro, liberi di sorridere anche dei propri guai, liberi di condividere un tramonto
con la persona del cuore.
In poche parole vivere con dignità.
Omar
29
L ‟amore non conosce limiti perché chi
ama capisce al di la di ogni schema e dentro me
è ancora vivo il suo ricordo, di una storia vissu-
ta con importanza. Stavamo insieme, il nostro
rapporto era costruttivo, condividevamo sia i mo-
menti di gioia ed anche di dolore, ci piacevano le
stesse cose, avevamo gli stessi gusti... ma l‟amore
comporta scelte fondamentali basate sul benessere
dell‟altra: lei che mi coccolava con dolcezza estre-
ma, lei che mi curava, lei unica e splendida avvolta
nel suo fascino, il suo sorriso che accendeva emo-
zioni magiche.
Ho dovuto lasciarla, ho dovuto allontanarmi da lei
per una serie di circostanze, per evitare un male più
doloroso del lasciarsi. Ho dovuto andarmene e lei
con gli occhi carichi di tristezza con le lacrime che
le scorrevano veloci che bagnavano le mie spalle in
un abbraccio carico di sentimenti. Ho dovuto la-
sciarla per l‟ultima volta perché non volevo farle del
male e per questo ho preso una decisione difficile e
triste mentre dentro di me mi ripetevo “lo faccio
per lei” perché non merita di soffrire e mentre la
mia mano la salutava avevo un timido sorriso. Lei
sola nel suo dolore non sentiva più speranza, si sen-
tiva persa, lei non capiva perché il dolore era più
forte della ragione: sicuramente col tempo capirà
che l‟ho fatto per lei.
Ancora sento il suo profumo che invade il mio cor-
po. Mi resta solo di augurarle tutto il bene del
mondo sperando che mi perdoni il male che le ho
fatto.
assaad
L a libertà per me è solamente vedere al di là della mia immaginazione, vedere che succede dopo quel
muro.
La libertà non è quella cosa che si sente ma che si vede sul proprio viso. Gio
H o sempre pensato che la libertà fosse un corredo che ogni persona ha diritto di possedere mentre oggi
sono convinto che la si debba costruire ponendosi degli obiettivi e quindi dei doveri ai quali far riferimento.
Giovanni
30
TRIBUNALE DI SORVEGLIANZA:
E’ un organo istituzionale collegiale a composizione mista, il più im-
portante nell'ambito dell'esecuzione penale. Ha competenza distret-
tuale ed è posto in corrispondenza dei luoghi dove ha sede la Corte
d'Appello (in Italia sono 26). Il Tribunale di Sorveglianza di Brescia
ha sede fisica nel Tribunale di Brescia ma, dal momento che il terri-
torio è vasto, dispone di uffici di sorveglianza. Il Tribunale di Sorve-
glianza quindi si occupa della seconda fase del procedimento, ossia
dell'esecuzione della pena di soggetti già condannati con sentenza
definitiva. E' composto da due magistrati togati e due non togati,
detti esperti, scelti in virtù delle loro particolari competenze tecniche
in psicologia, psichiatria, criminologia, medicina legale, pedagogia. Il
Presidente del Tribunale di Sorveglianza è un giudice togato con u-
na certa anzianità di servizio, nominato dal Consiglio Superiore della
Magistratura, per le particolari competenze. In caso di parità di voti
espressi in seno al collegio, il voto del Presidente vale doppio.
LEGGE GOZZINI (L 663/1986)
La Legge Gozzini è nata nel 1986, su iniziativa del Senatore
cattolico della sinistra indipendente, Mario Gozzini, ma alla
sua stesura contribuirono in molti; la legge era quindi il ri-
sultato dell'incontro di culture diverse ed aveva otteuto l'ap-
poggio unanime delle forze politiche. Scopo principale della
suddetta legge è rieducare anche attraverso un percorso
esterno al muro di cinta e, proprio a questo fine, si proget-
tano altri modi di scontare la pena, che non escludano il
condannato dal contesto sociale. Le maggiori innovazione
apportate dalle legge sono: la concessione di 45 giorni
all'anno di permessi premio; la semilibertà; la detenzione
domiciliare; l'affidamento in prova al servizio sociale. Per-
mette quindi al condannato di rientrare gradualmente nella
società, aiutato e controllato da una rete di operatori.
...della maestra Beatri-
ce.
31
INGREDIENTI PER 4 PERSONE
2KG DI PATATE SBUCCIATE E COTTE
1KG DI FARINA 00
2 ETTI DI PANCETTA AFFETTATA E COPPATA
100 GRAMMI DI BURRO DA SOFFRIGGERE CON LA
PANCETTA
100GRAMMI DI PROSCIUTTO COTTO AL NATURALE
4 SOTTILETE O FORMAGGIO A PIACERE
1 MOZZARELLA HA FETTE
1 PIZZICO DI PEPE NERO O ROSA
100GRAMMI DI PARMIGGIANO GRATTUGGIATO
4 FOGLIOLINE DI SALVIA
IMPASTARE IL COMPOSTO, RENDERLO OMOGENEO, ARROTOLARLO CON GLI IN-
GREDIENTI E IL TUTTO BOLLIRLO PER ALMENO 45 MINUTI
TAGLIARE L‟IMPASTO A FETTE E STENDERE IL SOFFRITTO DI PANCETTA SULLE
FETTE E SPOLVERARE IL TUTTO CON PARMIGIANO E UN PIZZICO DI PEPE NERO E
ROSA. SI FA PRESENTE CHE L‟AGGIUNTA DI ALTRI FORMAGGI SERVE, A PIACERE
AD ARRICHIRE IL GUSTO DELLA RICETTA.
Ermanno.
Ingredienti:
2 litri di brodo bollente
500gr di riso ben pulito
Fatelo cuocere per 15 /18 minuti a fuoco ardito.
A giusta cottura aggiungete un 60gr di buon formag-
gio,60gr di burro fresco,60gr di tartufi bianchi ben lava-
ti,60gr di tartufi neri,(o altri funghi)
Un po‟ di noce moscata,spezie,sale,aggiungete un po‟ di brodo,al bisogno
Lasciando che resti un po‟ molle. Servire in zuppiera .
A chi piace un po‟ più duro metterlo in uno stampo e riversarlo in piatto.
Il tutto consigliato con un buon Barbera o un Grignolino.
Ultras Granata
32
A fronte di un forte mal di testa non troverete
tempo per fare altro che scornarvi contro ad un
muro. Potrebbe essere il rimedio per non senti-
re più alcun disturbo.
Se non fosse per qualche tur-
bativa tipo 4 pareti… questo
sarebbe un buon mese per sca-
tenarvi in un recinto di muc-
che!!!
: E’ passato il compleanno e
„Crono‟ inizia a voler voglia
di novità. Arrivano le occasio-
ni per frequentare ambienti
diversi. L‟amore vi insegue ed
acchiappa.
: Ci sarà caos nelle faccende
di soldi, forse spendete troppo
senza accorgervi e vi lamenta-
te: curate bene i conti.
Nel fare sport non supponete
troppo del vostro allenamento
e delle vostre capacità, correte
rischi non indifferenti a non
starete al passo con le „ gaz-
zelle da depredare.‟
Poiché nessun astro vi proteg-
ge dalla golosità…state attenti
a non essere ingordi perché la
linea potrebbe rovinarsi per
circa nove mesi e per altri …a
vita!!!
Sempre più spesso fate il bilancio
della situazione,datevi una rego-
lata perché non siete precisi!
Scorpione:
Marte vi rende insofferenti
nell‟obbedire e troppo esigenti
nel dare ordini, affilate l‟artiglio.
: Cominciate a prendere in
considerazione i sogni accan-
tonati; ricordate che chi non
risica non rosica.
: Vi siete fumati l’erba invece
che brucarla? Poco male: è
un‟ottima terapia d‟urto per
tutto l‟anno; chiedete al vostro
vicino se ne vuole un po‟!
: Il buon umore non manca;
per caso siete vicini di casa al
capricorno? La cautela è ne-
cessaria per non crearvi danni
allo sport, nei lavori domestici
e nella manutenzione casalin-
ga.
: questo è un mese che vi dovrebbe far
riflettere sui molti errori fatti ma che si
possono „recuperare‟. Attenti alle diete
perché state dimagrendo troppo. Il nuo-
vo Look vi rende più giovani di quanto
non siate. Con il partner a breve avrete
degli ostacoli devastanti che vi siete
cercati voi da soli. Occhi aperti da otto-
bre a dicembre perché la sorpresa è Bel-
la, grossa grossa e non troppo simpatica.
Avvicinatevi al capricorno che vi farà
stare bene!
33
Mi dai un consiglio? Ovvero, scambio di idee e consigli semplici, veloci ed economici per mantenere una
buona forma fisica, mentale e relazionale…
A cura di Marina
PERCHE’ E’ MEGLIO CONSUMARE I FRUTTI DI STAGIONE
Grazie alle nuove tecniche di coltivazione ed alle importazioni ci siamo ormai abituati a trovare molti tipi
di frutta e verdura in tutti i periodi dell‟anno. Per conservarli però, spesso vengono usate sostanze che noi
ingeriamo senza sapere né quali sono, né quali danni possono provocare al nostro organismo. Inoltre, il
trasporto da luoghi lontani origina un grande spreco di risorse e inquinamento. Ma limitiamoci a pensare
a due aspetti pratici: il sapore ed il costo dei prodotti fuori stagione non è certo quello di quelli coltivati e
raccolti nel periodo e nel luogo giusto! Vediamo allora quali sono i tipi di frutta e di verdura che negli
ultimi due mesi dell‟anno possiamo considerare “frutti di stagione” e scopriamo le proprietà di alcuni di
loro. Scegliendoli spederemo meno, mangeremo con più gusto e, soprattutto, ci aiuteranno a prevenire
alcuni malanni!
NOVEMBRE
arance, cachi, kiwi, melagrane, mele, noci, pere, pompelmi
barbabietole, bietole, broccoli, carciofi, cardi, cavolfiori, cavoli, cavolini di Bruxelles, cime di rapa, fi-
nocchi, indivia belga, porri, rapa, scalogno, sedano bianco, zucca
DICEMBRE
ananas, arance, mandarini, melagrane, mele, pere
bietole a costa, bietoline, broccoli, carciofi, cardi, cavolini di Bruxelles, cavolfiore, cavolo cappuccio,
cicoria, finocchi, indivia, patate dolci, porri, radicchio di Treviso, rape, scalogno, scarola, sedano bian-
co, spinaci
Ananas: il suo succo è un ottimo digestivo ed ha proprietà disintossicanti e diuretiche.
Arancia: ricca di vitamine e di sali minerali, è consigliata per chi soffre di disturbi dello stomaco e
dell‟intestino. Favorisce il processo digestivo, tonifica l‟apparato nervoso e, per l‟alto contenuto vitamini-
co e di fosforo, è raccomandabile a chi soffre di osteoporosi. Inoltre, essendo ricca di vitamina C, sostan-
za antiossidante molto utile al sistema immunitario, è di aiuto nella cura di influenze, raffreddori, gotta e
reumatismi. Ma attenzione: nel consumare questo frutto bisogna tener presente che la vitamina C si perde
in fretta se la frutta è lasciata all‟aria affettata o spremuta!
Mandarino: ha le stesse virtù dell‟arancia ma, essendo ricco di bromo, ha anche proprietà sedative ed è
utile contro l‟insonnia.
Mela: regolarizza le funzioni del fegato e dell’intestino, disinfetta il cavo orale e contribuisce al tranquil-
lo riposo notturno. Poiché stimola anche le funzioni renali, se ne consiglia l‟uso ha chi ha problemi di
artrite, reumatismi, calcoli renali. Tonifica i bronchi e ha azione drenante sulle vie respiratorie. Giova a
chi ha problemi cardiaci ed a chi soffre di ipertensione. Insomma, come dice il detto: “Una mela al gior-
no, leva il medico di torno…”.
Le verdure a foglia verde in generale sono ricche di sostanze che combattono i radicali liberi (che causa-
no ill precoce invecchiamento delle cellule) e contrastano le malattie degenerative dell‟occhio. Spinaci,
cavoli, broccoli, infatti, sono ricchi di luteina, una sostanza che, secondo degli studi, ha un’azione preser-
vatrice per gli occhi. Per assumere la suf-
ficiente quantità di luteina basta consuma-
re 1 porzione di spinaci al giorno (circa 50
grammi).
Hai anche tu un rimedio, una ricetta, un libro, un lavo-retto da consigliare? Mettiti in contatto con i compo-nenti della redazione delle carceri di Brescia e/o Ver-ziano oppure scrivi alla Redazione di ACT
34
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L' Associazione Carcere e Territorio di Brescia è orientata alla promozione, sostegno e gestione di attività che sensibilizzino l' opinione pubblica
riguardo alle tematiche della giustizia penale, della vita interna al carcere e del suo rapporto con il
territorio.
Promuove e coordina intese interistituzionali e collaborazioni, sui problemi carcerar i, tra l'amministrazione penitenziaria, la magistratura, le amministrazioni, le forze politiche, le organizzazioni del privato sociale e del volontariato.
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all'interno del carcere: l' assistenza socio-sanitaria, l'organizzazione di attività sportive, ricreative, formative, scolastiche, culturali e lavorative, l' organizzazione di percorsi di formazione professionale e di progetti sperimentali per l'
ins e rime nto la v ora tiv o de i de te nuti , i l reinserimento sociale del detenuto al termine della pena.
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