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AgireOra Sezione "Informazioni"
Facciamo chiarezza sul
cruelty-free | 02/08/2011
Argomento: Vivisezione
Notizia da: NoVivisezione.orgTroppi simboli, sigle e
"autocertificazioni a pagamento"
confondono gli animalisti.
Una delle prime cose che si
impara quando ci si avvicina al problema della
vivisezione per combatterla, che possiamo
comprare cosmetici (sia make-up che prodotti per
l'igiene personale) e detergenti senza crudelt o
"cruelty-free", cio che non incrementano la
vivisezione.
Questo aspetto purtroppo pi complesso diquanto si creda e non facile capire quali sono le
marche di prodotti che si possono comprare
quando si decide di non incrementare la
vivisezione.
Purtroppo negli ultimi tempi si aggiunto un
ulteriore elemento che contribuisce non poco a
rendere pi fumosa la situazione: la diffusione del
circuito pubblicitario VeganOK, una
"autocertificazione a pagamento" che aggiunge
confusione a una materia gi complessa e
allontana le persone dalle scelte realmente
cruelty-free. Esaminiamo la situazione per fare
chiarezza.
Test cosmetici su animali: il problema
degli ingredienti
Su questa complessit giocano coloro che
vogliono spacciare certi prodotti come "cruelty-
free", siano esse le aziende produttrici o chi le
pubblicizza a pagamento. Vediamo allora come
fare per capire cosa bisogna comprare e cosa
bisogna evitare, per non incrementare la
vivisezione.
Ad oggi, nessun cosmetico come "prodotto
finito" (shampoo, crema, schiuma da barba, ecc.)
viene testato su animali (mentre fino a pochi anni
fa anche quello poteva essere testato), mentre
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a non incrementare la vivisezione, ed il criterio
che tutte le associazioni antivivisezioniste di tutto il
mondo usano.
Il metodo della cut-off date fissa l'unico metodo
affidabile per assicurarsi di non incrementare la
vivisezione a fini cosmetici, quello che tutte le
associazioni antivivisezioniste di tutto il mondo
usano. Le aziende che aderiscono a questo
Standard e si sottopongono a certificazione da
parte di un ente di controllo possono utilizzare su
tutti i loro prodotti il simbolo del coniglietto che
salta con le due stelline che vedete qui sopra.
Attenzione, per: molte aziende che aderiscono a
questo Standard non mettono questo bollino sulla
confezione, quindi il fatto che non ci sia non
significa che quei prodotti non vanno bene. Vanno
bene tutti i prodotti delle aziende che aderiscono
allo Standard.
Come fare dunque a sapere quali sono? L'unico
modo affidarsi a una lista che elenchi tutte e solo
le marche che soddisfano i requisiti di questo
Standard. Si pu fare riferimento per questo alla
lista di VIVO - Comitato per un consumo
consapevole, che alla pagina:
Le ditte "cruelty-free": quali sono e dove trovare i
loro prodotti
http://www.consumoconsapevole.org
/cosmetici_cruelty_free/lista_cruelty-free.html
elenca: le aziende che aderiscono alla
certificazione ICEA-LAV attraverso l'organismo di
controllo ICEA; pi quelle che aderiscono allo
stesso Standard ma con autocertificazione
gratuita direttamente presso il Comitato VIVO,
gestita dalla dott.ssa Antonella de Paola, autricedel libro "Guida ai prodotti non testati su animali".
L'autocertificazione gratuita serve per dare la
possibilit anche alle aziende che non vogliono
pagare per la certificazione ICEA, ma che
soddisfano comunque i requisiti dello Standard, di
essere elencate tra quelle cruelty-free.
Vi sono inoltre aziende straniere i cui prodotti si
trovano anche in Italia: queste possono certificarsi
attraverso organismi della propria nazione, e sono
elencate nel database globale gestito dalla BUAV,
l'associazione antivivisezionista inglese (il link a
questo database si trova sempre nelle pagina di
VIVO sopra citata).
La cortina fumogena
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Vista la situazione complessa, molto facile per
chi vuole spacciarsi per cruelty-free senza esserlo
fare delle affermazioni che sono "vere"
tecnicamente, ma che di fatto confondono le idee
alle persone. Un modo molto comune affermare,
da parte di un'azienda "i nostri prodotti non sono
testati su animali". Tecnicamente vero, il prodotto
finito non di certo testato, ma questo vero
sempre, la differenza tra cruelty-free o meno la
fanno i test sugli ingredienti, quindi se uno compratranquillo quel "prodotto non testato" in realt sta
comprando un prodotto qualsiasi, i cui ingredienti
non soddisfano alcuni standard.
Un altro modo di creare una cortina fumogena, pi
"sofisticato" dire che il produttore del cosmetico
"non commissiona" test su animali, n sul prodotto
finito, n sugli ingredienti. Qui viene da sentirsi pi
rassicurati, si pensa "ah, bene, qui prendono in
considerazione anche gli ingredienti!". Invece
anche questa frase non assicura nulla, perch non
certo il produttore del cosmetico che
commissiona al fabbricante di ingredienti i test su
animali, nessun produttore lo fa! Questi test sono
fatti dal fabbricante della singola sostanza chimica
per norma di legge.
Quindi, di nuovo, un'affermazione tecnicamente
vera (nessuno pu accusare di menzogna o di
truffa), e che per non serve a nulla, perch
afferma un'ovviet, qualcosa che vero per tutte
le aziende.
Queste affermazioni si trovano abbastanza spesso
sui siti delle aziende, oppure nelle loro mail di
risposta quando si chiede loro se i loro prodottisono cruelty-free o meno. Ma da un po' di tempo a
questa parte, un altro attore sorto all'orizzonte,
che sostiene le stesse cose, e confonde le idee
alle persone: si tratta di VeganOK, un circuito
pubblicitario che offre una "AUTOcertificazione a
pagamento" alle aziende i cui siti e prodotti
verranno pubblicizzati sul sito VeganOK - che fa
parte del network di Promiseland, VeganBlog,
VeganExpo, ecc. VeganOK una iniziativa
commerciale, importante notare che le iniziative
del network di Promiseland sono commerciali, a
scopo di lucro, gestite da un'azienda, NON sonoattivit non profit gestite da associazioni e
volontari. Non che questo sia un problema, non c'
nulla di male in una iniziativa commerciale, di per
s, ma teniamolo presente, non si tratta di
iniziative animaliste e vegan di volontariato.
Riguardo ai test su animali, VeganOK NON
assicura in alcun modo l'adesione allo Standard
cruelty free, ma afferma solo che il produttore di
cosmetici "non ha commissionato" test su animali
per prodotto finito e ingredienti, vale a dire che
afferma l'ovvio.
Il problema che chiamandosi il marchio
"VeganOK" si portati a pensare che il prodotto
sia vegan, quindi "senza crudelt" anche per
quanto riguarda i test su animali. Invece no, ed
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importante saperlo per scegliere quali marche di
cosmetici comprare, se si vuole evitare di
incrementare la vivisezione.
Gli ingredienti animali
Un altro aspetto per giudicare se un prodotto
"senza crudelt sugli animali" la presenza o
meno di ingredienti di origine animale al suo interno
(ad es. sego, latte e derivati, uova, prodotti delleapi, collagene, placenta, seta, ecc.), perch, se vi
sono ingredienti animali, significa che degli animali
sono stati uccisi per produrli, qualsiasi essi siano.
Il discorso fatto finora era relativo al cruelty-free
dal punto di vista della sperimentazione animale,
perch lo Standard Internazionale citato riguarda
solo quello.
In aggiunta dunque all'essere cruelty-free
dell'intera marca, quindi di tutti i prodotti di una
data azienda, va considerato il problema della
presenza o meno nei singoli prodotti di
ingredienti di origine animale. Nell'elenco dellemarche sul sito VIVO, siano essere certificate
ICEA o provviste di autocertificazione gratuita,
viene riportato (quando l'informazione stata
fornita dal produttore) se una data azienda non
usa alcun ingrediente animale (ed ovviamente
questo il caso da preferire) o se ne vengono usati
in alcuni prodotti, e quali. Se un'azienda "in
regola" dal punto di vista della vivisezione, ma
TUTTI i suoi prodotti hanno ingredienti animali, non
viene riportata nella lista. Se invece solo alcuni
prodotti contengono ingredienti animali, si cerca di
evidenziare quali sono e comunque si avvertel'utente che deve fare attenzione agli ingredienti
del singolo prodotto.
Cosa fa in questo campo VeganOK? In teoria, il
"bollino" VeganOK pu essere apposto solo ai
singoli prodotti che sono vegan, cio senza
ingredienti animali. Nella pratica, per, sappiamo
che:
1. Il produttore spesso non mette il bollino sulla
confezione, come non mette il coniglietto con le
stelline che simboleggia il cruelty-free sulla
sperimentazione animale. Quindi bisognacomunque esaminare tutti gli ingredienti.
2. Se si va a vedere sul sito del produttore, il
bollino VeganOK di solito campeggia in home page
o addirittura sull'header, e si vede quindi in tutte la
pagine. Questo porta a pensare che tutti i prodotti
siano vegan, cosa che non vera.
3. Ci sono casi in cui la quasi totalit dei prodotti
non vegan, e solo qualcuno lo (es. 25 prodotti
non vegan, 1 vegan). Un malcapitato che visita il
sito, vede in home page il bollino VeganOK e poi
naviga il sito per comprare qualche prodotto, non
pu capire che nessuno di questi vegan, a meno
di non incappare nell'unico vegan, in cui c' scritto"Certificato VeganOK" e rendersi conto che invece
negli altri non c'era scritto...
Morale, bisogna comunque leggere gli ingredienti e
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il bollino VeganOK aiuta ben poco anche nello
specifico campo degli ingredienti di origine
animale, anzi, crea confusione anche in questo
campo. Molto pi utile sarebbe che il produttore
scrivesse semplicemente "Non contiene ingredienti
animali", cosa che pu sempre fare, senza
bisogno di autocertificazioni-a-pagamento (perch
se non fosse vero commetterebbe una frode, e chi
glielo fa fare?).
Conclusione
Purtroppo la materia del cruelty-free complessa,
e servirebbe far maggiore chiarezza, anzich
rendere la situazione ancora pi confusa: in
aggiunta alle dichiarazioni fumose e fuorvianti (ma
legalmente e "tecnicamente" corrette) delle
aziende, ora abbiamo una iniziativa, quella del
circuito pubblicitario VeganOK, che crea ancora
pi confusione, perch, pur essendo le sue
dichiarazioni, come quelle delle aziende
"legalmente e tecnicamente corrette" di fatto
portano le persone a scegliere marche che non
sono cruelty free. Questo equivale a portare
persone che vorrebbero acquistare prodotti cruelty
free ad acquistare invece prodotti qualunque, la
qual cosa di fatto nuoce alla lotta contro la
vivisezione, e quindi agli animali.
Marina Berati - 2 agosto 2011
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