Il Didjeridoo e la Respirazione Circolare
Tecnica e benefici
Manuale a cura di Moreno Papi
Introduzione
Ciao,
se stai leggendo questo eBook significa che possiedi un
didjeridoo o che comunque hai intenzione di apprendere
la tecnica della Respirazione Circolare di cui parlo nel
libro metodo con CD.
A me è venuta spontaneamente dopo aver osservato un
suonatore aborigeno che si esibiva con il suo Clan su un
palco estivo a Torino circa 15 anni fa. Da allora ho
insegnato a tantissime persone e a tutte ho sempre detto
che si può arrivare a imparare questa respirazione anche
intuitivamente seguendo le indicazioni che lo stesso
strumento ti suggerisce.
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Al primo approccio sembra impossibile inspirare ed
espirare contemporaneamente in modo che il suono non
si interrompa mai, ma vedrai che sviluppando questa
tecnica non lo è.
Segui le indicazioni che ti do', impara con fiducia la
tecnica e poi fai in modo di non pensarci più. Vedrai che
spontaneamente sarai in grado di mettere in pratica la
tecnica del suono unita alla tecnica della respirazione.
Moreno
Moreno Papi
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Il Didjeridoo
Didjeridu... Didjeridoo... Didgeridoo... vari modi di
scriverlo ma un unico significato... E’ costituito da un
tronco di eucalipto giovane scavato in natura all’interno
dalle termiti che si nutrono delle sostanze organiche
presenti nel midollo. Le termiti sono sensibili alla luce e
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vivono solo in un ambiente buio e leggermente umido
per cui costruiscono dei grandi cumuli di detriti lignei
formando vere e proprie torri alte anche 8 metri nel
rigido e bollente entroterra Australiano. Un termitaio può
ospitare fino a più di un milione d'individui.
Per poter scavare l’albero devono trovare un accesso
all'interno del tronco seguendo un precedente foro creato
da altri insetti o creando un passaggio lungo tutto il
tronco sotto la corteccia fino a trovare un ramo spezzato
che esponga la parte morbida del legno. Spesso si
trovano strumenti “disegnati” esternamente in modo
affascinante grazie al lavoro dei “bugs”, grossi tarli.
Raggiunto il midollo dell’albero, cominciano a
mangiarlo e a nutrirsi.
Esistono molte varietà di eucalipto in Australia, perciò si
possono confrontare legni diversi fra loro per colorazione
e durezza. Legni più morbidi danno un suono più vibrato
e avvolgente, legni più duri danno un suono più secco e
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marcato. Il colore del legno e la sua nervatura
caratterizzano l’estetica dello strumento grezzo, cioè
privo di decorazioni, e anche la forma, più retta o più
contorta, è motivo di scelta da parte del suonatore. Uno
strumento corto, di diametro stretto e costante tra
l’imboccatura e la parte terminale prende un suono acuto
mentre un altro più conico e più lungo tende a scendere
di tonalità e a aumentare la vibrazione.
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La parte terminale, detta anche campana, assume un
ruolo di cassa di risonanza a seconda del diametro: più la
campana è aperta e più potente è il suono.
Per tagliare gli eucalipti ci vogliono speciali concessioni
governative perché la crescente richiesta mondiale rende
sempre più difficile la raccolta che in un certo modo
danneggia l’equilibrio di questi alberi.
Gli aborigeni passano molto tempo nel bush (la steppa
semidesertica australiana) alla ricerca dei legni giusti
che, una volta individuati, vengono picchiettati per
sentire se le termiti hanno concluso la loro opera. Alcuni
di loro possono sentire l'odore delle termiti a distanza,
altri riconoscono la forma dell'albero. In ogni caso, essi
tagliano solo gli alberi cavi e ne prendono in numero
limitato, per non impoverire la foresta.
Una volta tagliato l’arbusto, senza toccare le radici che
sono vive, si pulisce l’interno dai detriti, si toglie la
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corteccia e si decide la lunghezza dello strumento che
può variare da 70 cm fino a 160 cm e oltre. Si ha notizia
dell’utilizzo di strumenti lunghi 250 cm per rituali
segreti.
Sull’estremità più stretta si applica della cera d’api per
formare un’imboccatura che viene modellata in base alla
fattezza delle labbra e quindi di diametro variabile. Si
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può anche lasciare il bocchino in legno se il diametro
all’imbocco consente la vibrazione delle labbra.
L’origine geografica del didjeridu è da colloccarsi nelle
terre di Arnhem, nel Kimberley e nelle zone che si
affacciano sul golfo di Carpentaria.
Il nome “didjeridu” è un termine onomatopeico dato
dagli inglesi che si origina dal suono stesso dello
strumento... “didjerry” era la parola per descrivere il
suono. In verità il nome originale cambia via via che
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cambiano i territori, i linguaggi e le dimensioni sonore.
Esistono ancora oggi almeno un centinaio di gruppi
linguistici diversi tra loro e si ritiene che esistano decine
di nomi diversi. Inoltre essendo una tradizione che si
tramanda per via orale, non vi è certezza sul giusto modo
di scriverli.
Questi gruppi linguistici, all’interno dei quali vi sono i
gruppi tribali, o clan, legati a una specifica zona di
provenienza, hanno nomi come “Aranda” - “Anangu” -
“Koori” - “Yolngu” - “Murri” - “Nyoonga”, etc. Ad
esempio Djalu Gurruwiwi fa parte del clan Galpu,
gruppo tribale Yolngu (nella foto uno strumento Djalu).
Ma vediamo i nomi tradizionali del didjeridu: “Yidaki” o
“Yirdaki” il più comune che significa “gola dell’emù” -
“Yiraga” che significa “gola” - “Lhambilgbilg” dove la
sillaba Lham rappresenta la lingua.
Vi sono altri nomi complessi dedicati allo strumento la
cui traduzione non è conosciuta. La parola esoterica per
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definire lo strumento usato in alcune cerimonie
Djalambu è “Djalupi”.
E ancora “A:ra:wi” - “Artawirr” - “Buygi“ - “Djalupun”
- “Djibolu” - “Djubinji” - “Gamalag” - “Ganbag” -
“Garnbak” - “Kurmur” - “Jiragi” - “Lipirra” - “Maluk” -
“Ma:gu” - “Martba” - “Ngaribi” - “Ngarriralkpwina” -
“Paampu” - “Yiki-Yiki” - “Yiraka” - “Yiraki” -
“Yirtakki” - “Wuyimba”.
Normalmente gli aborigeni decorano lo strumento solo
per motivi cerimoniali o per venderli agli occidentali. La
loro è una vera e propria arte strabiliante che si manifesta
anche nella pittura su corteccia, su roccia, su legno, su
sabbia e oggi anche su tela.
La decorazione tradizionale prevede l’utilizzo di ocre
gialle e rosse, gesso, ossidi di manganese, minerali
ferrosi, carbone, polverizzati e poi diluiti con acqua.
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Questi sono gli stessi materiali usati per dipingere il
corpo e alcuni utensili.
I motivi ornamentali simbolizzano i cibi e i totem del
clan o il “Sogno” personale dell’artista. Per sogno si
intende il “Sogno dell’antenato” che tramite il canto si è
tramandato dal “Dreamtime” fino a oggi attraverso le
cosiddette “Vie dei canti”, percorsi che attraversano il
territorio australiano e delineano una fitta rete di “Vie” di
comunicazione tra i vari clan. Ogni clan percorreva
quelle di appartenenza cantandole e una volta raggiunto
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il confine del territorio di un altro clan “consegnava” il
canto. L’aborigeno porta il canto sulle proprie vie di
appartenenza dette anche “piste di sogno”.
Il “Dreamtime” o “Tempo del sogno” rappresenta il
tempo in cui tutto fu creato e sta alla base della
complessa e misteriosa cosmogonia aborigena
australiana ed è la traduzione della parola “Altyerrenge”,
in lingua Arrernte, o “Tjukurpa” in un’altra lingua.
Tra le figure mitologiche collegate al Tempo del sogno ci
sono i Wondjina, dai corpi allungati, con volti senza
bocca e cerchiati di rosso. Altre figure filiformi sono gli
spiriti Mimi la cui origine è sconosciuta. Sullo strumento
vengono usati stili pittorici recenti come nel caso della
pittura “spot” degli aborigeni del deserto centrale oppure
animali rappresentati con particolari dello scheletro e
degli organi interni nel tipico stile a “raggi x”
sviluppatosi nelle Terre di Arnhem. Gli animali in
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Australia costituiscono un elemento simbolico e totemico
importante e sono spesso presenti nelle decorazioni.
Un discorso del tutto diverso vale per i didjeridu destinati
alla vendita che vengono decorati sempre attingendo
dall’arte originale ma con omissioni simboliche. Il ferro
rovente come incisore e i colori, anche acrilici, stesi con
sottili ramoscelli o pennelli sono le due tecniche più
utilizzate.
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Strumenti come il didjeridu e il “tjuringa” o rombo
hanno la proprietà di “comunicare”. Comunicazione,
intesa dagli aborigeni, con esseri posti al dì fuori di
queste dimensioni come gli antenati e le divinità.
Il rombo, “bullroar” in inglese, è una tavoletta incisa con
disegni geometrici che legata ad una funicella e fatta
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roteare produce un suono potente simile al suono di certi
didjeridu. Viene utilizzato in riti segreti e difficilmente si
può vedere roteare per mano di gente aborigena.
Musicalmente il didjeridu si può classificare nella
categoria degli aerofoni ad ancia labiale.
La tecnica della respirazione circolare messa a punto
dagli aborigeni è unica, nata dall’esigenza di dare
continuità al suono ed è quindi “ad hoc” per questo
strumento. Tradizionalmente lo strumento è suonato da
un uomo che accompagna il canto e la danza. I suonatori
aborigeni hanno sviluppato un particolare sistema di
controllo attraverso le guance, le labbra e la lingua e la
respirazione per produrre un’ampia gamma di effetti.
Il suonatore di didjeridu si può anche definire un
cantante di didjeridu perché la tecnica vocale, inserita nel
suono con abilità, dona a chi ascolta una commistione di
suoni unici. Il timbro della nota cambia in continuazione
a seconda della conformazione della cavità orale di chi lo
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suona e grazie all’utilizzo creativo della lingua, della
voce e della pressione dell’aria.
Il didjeridu è usato anche per riprodurre i suoni
dell’ambiente, i suoni degli uccelli come il piccolo
canterino Kookaburra, l’elegante e slanciato Brolga e il
forte e massiccio Emù. Oppure per imitare il ritmo dei
balzi del Canguro, il verso del Dingo, il suono roteante
del boomerang mentre vola. Gli animali sono molto
presenti nelle rappresentazioni sonore e danzanti degli
aborigeni oltreché nella loro catena alimentare.
Oltre al canguro che forse è il maggior animale totem
nonché simbolo indiscusso dell’Australia stessa, ci sono i
wombat, i coccodrilli, i serpenti, i pesci barramunda, le
tartarughe, le larve, le formiche del miele e molti altri.
Tutti, o quasi, codificati con una tecnica che riguarda
l’uso della voce dove la pronuncia di vocali, di
consonanti o di parole composte mentre si modula da
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vita a una infinità di suoni che riproducono i loro versi, i
loro movimenti e le loro origini.
La mimica delle danze aborigene porta lo spettatore a
visitare con la fantasia i luoghi e le azioni che hanno dato
vita a ciò che oggi si rende manifesto nel loro ambiente e
le canzoni , espresso con atavica dignita dall’anziano
“portatore del canto”, racconta ciò che i danzatori
manifestano con il corpo. Il didjeridu fa da tramite
magico e sonoro a tutto ciò.
Molti ritmi si possono creare articolando parole, mentre
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con la vibrazione delle labbra si produce la nota di base e
le sue variazioni, tenendo magari il tempo con i “bilma”,
o “clapsticks” in inglese, i legnetti da percuotere fra loro.
In altre zone vengono chiamati “kanbag” - “bil-bil” -
“bilmir” - “ganbi” e tanti altri.
Anche il boomerang è utilizzato come percussione
battuto ritmicamente sul didjeridu
oppure percosso assieme a un altro
boomerang. Gli aborigeni lo
utilizzano da tempi remoti, ancora
prima del didjeridu probabilmente e
l’uso è legato alla caccia dei canguri
o dei goanna (grossi lucertoloni), alla
difesa personale e come strumento
musicale nei rituali e nei
“corroborre”, gli incontri periodici
fatti di danze, canti, cerimonie e scambi, un pò come i
“pow wow” degli indiani americani, ritualità che esistono
da sempre e che si spera non si perdano mai.
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Uno dei legni più usati per costruire questo fantastico
oggetto è il mulga e bisogna precisare che non tutti i
boomerang tornano indietro perché tutto dipende dalla
dimensione e dal peso. Nell’ultimo secolo ne è stata
perfezionata l’aereodinamicità e la forma fino a diventare
uno strumento legato a uno sport ampiamente diffuso.
Tornando al didjeridu si può sottolineare come l’interesse
nei suoi confronti sia crescente e come però sia uno
strumento selettivo per le difficoltà che si incontrano
durante l’apprendimento. Oggi viene usato come un vero
e proprio strumento inserito nei più disparati generi
musicali, ma anche (e qui ritrova parte della sua origine)
in musicoterapia e in sedute di meditazione/rilassamento.
Esistono vari materiali con cui viene costruito dai legni
scavati a mano all’agave, dal PVC al vetro soffiato, dal
bamboo alla terra cotta. Vieni a visitare la pagina degli
strumenti in vendita.
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La situazione degli
Aborigeni Australiani
“Prima dell'arrivo dei bianchi, in Australia nessuno era
senza terra, poiché tutti, uomini e donne, ereditavano in
proprietà esclusiva un pezzo del Canto dell'Antenato, e
la striscia di terra su cui passava”.
(Bruce Chatwin)
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Si può affermare che la cultura aborigena sia la più antica
tuttora vivente sul pianeta. Recenti datazioni dei nuovi
scavi archeologici, utilizzando la termoluminescenza ed
altre nuove tecniche, hanno spostato indietro nel tempo
l'inizio della presenza degli aborigeni in Australia ad
almeno 40.000 anni fa. Alcune prove indicherebbero
addirittura date più vecchie di 60.000 anni.
Il suo arrivo nel territorio australiano dall’Asia sud-
orientale, è avvenuto in un periodo di glaciazioni
pleistoceniche caratterizzati da una forte regressione
delle acque.
L'inventiva dei nomadi. I tradizionali aborigeni
australiani vivono di nomadismo, seguendo le stagioni ed
il cibo. Con pochi e semplici oggetti, utilizzati con
incredibile maestria, gli aborigeni hanno imparato a
vivere nel severo ed inospitale entroterra australiano.
È possibile che i primi aborigeni in Australia abbiano
cacciato la cosiddetta 'megafauna' australiana - canguri
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giganti, wombat giganti ecc, fino all'estinzione. Potrebbe
essere stato così che gli aborigeni abbiano imparato a
prendersi cura delle risorse naturali spostandosi su nuovi
territori di caccia prima che i vecchi fossero
compromessi irrimediabilmente.
Nei periodi stanziali, gli aborigeni vivevano in campi
aperti, caverne o semplici strutture fatte di foglie secche
o altra vegetazione. La loro tecnologia era insieme
semplice e sofisticata. Soprattutto era la più appropriata
per il loro stile di vita, meravigliosamente adattata alle
restrizioni della vita nomade. Il concetto moderno della
proprietà era sconosciuto nella cultura tradizionale
aborigena. Gli oggetti materiali erano condivisi tra i
gruppi. L'idea che un individuo potesse 'possedere'
qualcosa era assolutamente estranea al pensiero
aborigeno.
Il carattere distintivo di questa cultura è ''l'essere tuttuno
con la natura''. Nella credenza tradizionale aborigena, il
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paesaggio e la natura sono paragonabili come importanza
alla Bibbia nella cultura cristiana. Rocce sporgenti,
canyon, fiumi, cascate, isole, spiagge e tutto ciò che
appartiene alla natura - come il sole, la luna, le stelle
visibili e gli animali - possiedono storie di creazione e tra
loro collegate. Per il costume aborigeno sono tutte sacre:
l'ambiente è l'essenza del credo del popolo aborigeno.
Grazie a questo profondo rispetto per la natura, gli
aborigeni hanno imparato a vivere in eccezionale
armonia con la terra ed i suoi animali.
Molto del nostro mondo moderno dovrebbe imparare da
questi costumi. L’origine o il “ricordo dell’arrivo” per gli
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aborigeni è racchiuso nelle mitologie che trovano una
loro collocazione in un contenitore definito il “tempo del
sogno” che raccoglie i racconti sulla fondazione del
mondo aborigeno. Il sogno o il tempo del sogno è un
termine quasi intercambiabile nell’espressione Aborigena
con il termine “La legge”. E’ identificabile con un’epoca
al di fuori del tempo ordinario nella quale forme
ancestrali hanno viaggiato e attraverso il canto e la parola
hanno dato forma alla materia amorfa creando il mondo
così come appare sia sotto il profilo fisico e psichico. Il
potere dell’epoca del sogno è visibile nelle espressioni
della natura dove le creature ancestrali tuttora vivono. Il
potere di tali creature può essere evocato attraverso
appropriate canzoni.
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La musica aborigena è legata al territorio, agli animali,
alle piante, alle acque. Le canzoni possono rappresentare
delle mappe geografiche e sono state indicate da esseri
primordiali e gli autori sono totem ancestrali e non esseri
umani. Sono un veicolo per approfondire la conoscenza
religiosa la storia e le leggi e vengono tramandate con
cura all’interno di un sistema di educazione musicale e il
loro apprendimento è graduato in base all’età.
Essere abili nel cantare appropriate parti del repertorio di
canti è essenziale per ogni ragazzo in previsione di
prendere il proprio posto nella società. Parte del
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repertorio è condiviso da tutti, mentre parte dei canti è
strettamente segreta e protetta da particolari gruppi
definiti in base al sesso, clan, o livello di anzianità. Per
l’aborigeno è fondamentale nella propria vita ripercorrere
le fasi della creazione e continuare a ripetere tale
movimento.
La conservazione del mondo e la sua continua creazione
attraverso i riti e i canti permette di ritrovare la
condizione originaria dove erano presenti gli esseri
primordiali. Nella vita dell’aborigeno c’è bisogno di
ripercorrere questo itinerario quando ad esempio giunge
il momento dell’iniziazione dei giovani.
Il didjeridu lo strumento musicale che ormai è diventato
un emblema degli aborigeni australiani sta vivendo un
momento di forte espansione nella musica occidentale,
sino a pochi decenni fa questo strumento era relegato
all’attenzione di pochi etnomusicologi che si
avventuravano nei territori a nord dell’Australia dove
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erano rimasti pochi musicisti che si dedicavano allo
strumento.
Scontri con i colonizzatori. 200 anni fa, genti con
culture profondamente diverse cominciarono ad invadere
l'Australia. Quando gli europei cominciarono a
colonizzare l'Australia, verso la fine del 18° secolo,
trovarono una cultura ed un ambiente che, a posteriori,
sono risultati di valore incalcolabile. Molto di
quest'antico lascito fu perduto irrimediabilmente nei
seguenti due secoli.
Il contatto con i nuovi coloni sotto il governo dell'impero
britannico con gli indigeni australiani portò alla
decimazione di molti clan aborigeni per colpa di
malattie, espropriazioni e, in decine di migliaia di casi,
per veri e propri omicidi. Con il declino e la
frammentazione dei gruppi tribali, molte tradizioni
linguistiche e culturali uniche andarono perse
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irrimediabilmente, insieme alle profonde conoscenze sul
territorio, sulla flora e sulla fauna.
Espropriazione delle terre. Gli ultimi due secoli furono
devastanti per il popolo aborigeno. Rimangono profonde
cicatrici dovute all'impatto brutale dei colonizzatori
europei e le sue conseguenze.
Le confische operate dall'impero britannico in Australia
furono eseguite sotto l'ala delle leggi britanniche.
Già a quel tempo, il sistema legale inglese aveva
sviluppato norme di contrattazioni eque con le
popolazioni locali delle nuove colonie.
Queste normative non furono applicate sul suolo
australiano. L'invasione ed il palese furto dei coloni
furono giustificati dall'incredibile finzione giuridica della
"Terra di Nessuno" - l'opinione cioè che l'Australia fosse
assolutamente disabitata prima della colonizzazione
britannica.
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La mancanza negli aborigeni di un sistema di gestione
della proprietà (nell'ottica europea di possesso della terra
privata) fu utilizzata per dare credibilità all'idea della
Terra di Nessuno. L'idea base era che non fosse possibile
derubare la popolazione aborigena di qualcosa di cui non
fossero proprietari.
Per oltre due secoli, il continente fu progressivamente
rubato al popolo aborigeno. I coloni avanzarono e si
appropriarono della stragrande maggioranza
dell'Australia, sia per usi privati che in nome della
Corona Inglese.
Persino dopo che l' Australia fu dichiarata indipendente
nel 1901, gli aborigeni furono continuamente emarginati
dalla nuova nazione e gli fu impedito di diventare
cittadini dalla costituzione australiana stipulata nel 1902.
La cittadinanza fu concessa agli aborigeni solo nel 1967,
grazie ad un referendum nazionale.
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Razzismo legalizzato. Gli atteggiamenti razzisti nei
confronti della popolazione degli indigeni australiani si
svilupparono attraverso diverse fasi. In alcuni luoghi ed
in alcune occasioni, i coloni si comportarono in modo
quasi civile. In altre, cominciarono ad attuare veri e
propri genocidi. Nel mezzo ci furono anche politiche
d’assimilazione e di protettorato. Molte di queste
iniziative aggravarono profondamente le condizioni e la
cultura del popolo aborigeno.
Nei recenti anni '50 molti bambini (fino ad un decimo)
furono strappati dai loro genitori naturali e dati in affido
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a famiglie di bianchi, nella speranza che ciò portasse
benefici per tutti. Questa recente operazione condotta con
la forza ed in grande scala, conosciuta come
'Generazione Rubata', giunse all 'attenzione
internazionale solo nei tardi anni '90. L'attuale governo
australiano si è rifiutato di presentare le proprie scuse
formali per la 'Generazione Rubata' (in contrasto con le
scuse del presidente Clinton per la schiavitù dei neri e le
richieste da parte del governo australiano al Giappone
per ottenere le scuse per i crimini commessi durante la
seconda guerra mondiale).
Guardando al futuro. Due secoli d'espropriazioni e di
maltrattamenti hanno lasciato profonde cicatrici nelle
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comunità aborigene sopravvissute. Riguardo alle
aspettative di vita e ad alcuni indicatori di salute, gli
aborigeni australiani hanno valori molto più bassi
rispetto alla media della popolazione australiana.
Un'ampia serie d'importanti problemi sociali si sta
presentando alla leadership degli aborigeni australiani.
Tuttavia sono stati fatti numerosi progressi negli ultimi
tempi, come la formazione di istituzioni aborigene su
scala nazionale e regionale e la crescente importanza
politica tesa ad affrontare la sfida dell'era moderna.
Le lotte per i diritti sui terreni, per maggiori autonomie
nella gestione degli affari aborigeni e per un maggior
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rispetto e conoscenza del gran patrimonio culturale
aborigeno hanno riscontrato un parziale successo.
Nel 1991 la Suprema Corte australiana ha finalmente
rimosso il vergognoso mito della Terra di Nessuno.
Come conseguenza, il diritto dei nativi a stanziare sulle
terre, che era stato primo completamente negato, fu
"riscoperto" nella legge australiana. Tuttavia negli anni
'90 il governo australiano emanò una legislazione che
ridusse radicalmente l'applicabilità di quanto stabilito
dalla Suprema Corte sui diritti dei nativi d'Australia.
Questo secondo esproprio degli aborigeni australiani - in
favore dei grandi interessi minerari e terrieri - è una
macchia nella storia recente dell'Australia. Molta gente
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pensa che ciò debba essere vagliato dalla corte
internazionale, dal momento che viola gli impegni
assunti dall'Australia nei confronti dei diritti umani.
(© Didjshop.com, per gentile concessione)
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La Respirazione Circolare
Detta in due parole la respirazione circolare avviene
comprimendo l’aria fuori dalla bocca tramite la pressione
delle guance e il movimento della lingua e immettendo
contemporaneamente brevi inspirazioni dal naso. Non ti
spaventare, ora vediamo di metterla in pratica!
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Prima parte – Pressione di spinta. Iniziamo a comprendere cosa vuol dire pressione di
spinta. Allenati sempre ad allungare e distendere i
muscoli delle guance, prima di iniziare, con smorfie ed
esercizi facciali ti servirà come riscaldamento per essere
più fluido durante gli esercizi.
Quando sei riscaldato esercitati a spingere fuori l’aria
dalla bocca solo con il movimento della lingua in avanti
e comprimendo le guance, usando cioè i muscoli facciali
e non il fiato. La gola deve essere libera.
Abituati a questa spinta perché sarà fondamentale più
avant i per permet ter t i
l’inspirazione di nuova aria dal
naso contemporaneamente.
Prova a riempire le guance di
aria e aiutandoti con le mani
spingi fuori l’aria lasciando le labbra morbide. Ne risulta
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una specie di pernacchia. Ripetilo più volte e cerca di
lasciare libere le labbra in modo che vibrino.
Seconda parte – Inspirazione sincronizzata. Ripeti più volte la prima parte per allenarti. Mentre
pratichi la pressione di spinta prova a immettere, ogni 4 o
5 espulsioni dell’aria dalla bocca, una breve inspirazione
dal naso contemporaneamente. Cerca di coordinare i due
movimenti senza pensarci troppo e prova a farlo anche
ad occhi chiusi così la mente è meno vigile.
Puoi fare degli esercizi anche con dell’acqua davanti ad
un lavandino, mentre la spruzzi fuori (per esempio
quando ti sciacqui la bocca) prova a inspirare brevemente
dal naso. Quando e se ti riesce ripetilo solo con l’aria.
Terza parte – Lavoro del diaframma.
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Ora togli le mani dalle guance e usa solo la forza
muscolare del viso e della lingua e a ogni breve
espulsione d’aria inspira
altrettanto brevemente dal
naso. Inizialmente risulta
difficile ma con un pò di
pratica e senza pensarci
troppo vedrai che riuscirai nel coordinamento e il tuo
diaframma comincerà a lavorare in un modo nuovo e
salutare.
Ricorda di lasciare morbide le labbra in modo che
vibrino liberamente.
Una volta riuscito, puoi cominciare a trasferire la tecnica
al didjeridoo. All’inizio il suono non sarà un gran che ma
con esercizio e dedizione potrai migliorarlo sempre di
più.
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Quarta parte – Continuità del respiro. Per dare continuità alla respirazione puoi esercitarti con
una cannuccia in un
bicchiere d’acqua e,
so ff i ando come ha i
imparato, continua a creare
tante bolle mentre inspiri
dal naso. Considera che
questo esercizio ti può servire solo per comprendere la
dinamica della respirazione circolare, ma che in realtà
sull’imboccatura del didjeridu le labbra non devono mai
smettere di vibrare, mentre la cannuccia le blocca.
Quinta parte – Respirazione nel didjeridu. Bene, ora puoi riprendere con lo strumento e suonando la
nota di base inserisci la tecnica appresa e cioè comprimi
le guance e spingi con la lingua l’aria mentre inspiri
contemporaneamente. All’inizio potrai fare una pausa tra
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una inspirazione e l’altra, ma
piano piano vedrai che con
l’allenamento la pausa sarà
sempre più breve fino a
scomparire del tutto.
Sesta parte – Respirazione continua.
Ripeti più volte la quinta parte, chiudi gli occhi e lascia
che la respirazione avvenga senza troppo controllo.
Oramai la tua mente ha registrato nell’inconscio la
tecnica che a questo punto deve solo essere liberata.
Ricorda che potrà succederti di dovere espellere ogni
tanto l’aria dal naso anziché inspirarla perché ti sentirai
saturo. La potrai recuperare nell’inspirazione successiva.
Bene hai a tua disposizione la respirazione circolare!
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Fai sì che tutto avvenga senza sforzo e in modo circolare,
cioè che il movimento inspirazione-espirazione e
vibrazione-suono sia fluido, senza troppi intoppi e col
tempo sarai in grado di non accorgerti più di nulla, se
non del suono armonico che riuscirai a creare.
Imparerai a dosare l’aria e a inserire i ritmi che più
desideri e col passare dei mesi i tuoi progressi ti
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porteranno a trovare il tuo modo unico e personale di
suonare il didjeridu.
Per verificare se la respirazione diaframmatica è corretta,
mettiti davanti a uno specchio e fai un ciclo di
respirazione. Se nell'inspirare le spalle si alzano, allora la
tua respirazione va rivista. Se invece le spalle rimangono
immobili e l'aria inspirata gonfia l'addome, allora la
respirazione è corretta.
:-)
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Il Benessere grazie alla
Respirazione Circolare
La respirazione circolare è una formidabile tecnica
terapeutica che si avvale di un respiro consapevole
(dunque guidato dalla coscienza e non lasciato in
"automatico") in cui si tolgono completamente gli spazi
di apnea tra le due fasi respiratorie di inspirazione ed
espirazione. Il mantenere la respirazione continua e senza
pause genera una profonda risposta in tutto l'organismo,
il livello di energia si alza notevolmente.
Respirazione diaframmatica.
E’ molto importante sapere che il diaframma è collocato
sotto le basi dei polmoni e per comprendere bene le sue
funzioni immaginiamolo con una forma di una cupola.
E’ un muscolo molto potente che si aggancia alle
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vertebre lombari, alle ultime sei costole e alla parte più
bassa dello sterno. Anteriormente si intreccia col
muscolo trasverso dell’addome.
In fase inspiratoria il diaframma si contrae e tira verso il
basso la cupola diaframmatica che, appiattendosi,
trascina con sé le basi polmonari, che si espandono.
Durante la respirazione è bene mantenere una postura
eretta e durante l'inspirazione è necessario tenere una
certa contrazione addominale.
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Ciò consentirà al diaframma di contrarsi in modo
ottimale perchè avrà saldi non solo i punti di ancoraggio
ossei, ma anche i punti di intreccio con il muscolo
dell’addome.
Vediamo alcuni effetti della respirazione diaframmatica
sul corpo umano se usata metodicamente.
Effetti sull’apparato circolatorio. Un frequente lavoro
del diaframma ha effetto positivo sull’ossigenazione dei
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tessuti perchè quando si contrae si appiattisce contro i
visceri addominali, comprimendo il sangue e
convogliandolo più rapidamente verso il cuore e verso i
polmoni. Grazie a questa azione indiretta questa
respirazione contribuisce a migliorare l’ossigenazione
del sangue di tutto l’organismo.
Effetti sull’apparato respiratorio. Alla nascita
respiriamo mediante i movimenti dei muscoli addominali
ma col tempo alteriamo questo movimento naturale e
passiamo alla respirazione toracica. Il ripristino della
respirazione originaria è l’obiettivo della respirazione
diaframmatica. L’allenamento consente di migliorare ed
aumentare la capacità respiratoria che per la respirazione
toracica è di circa un litro, mentre per quella
diaframmatica addominale può arrivare anche a quattro
litri. La toracica può richiedere sedici-venti atti
respiratori al minuto mentre quella addominale, al
massimo, sei-otto. L’aumento della capacità respiratoria
migliora lo scambio gassoso e le numerose attività delle
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cellule degli alveoli nei polmoni e dell’intero albero
bronchiale.
Effetti sull’apparato cardiovascolare. E’ un ottimo
esercizio nel controllo e nel dominio delle tachicardie. La
riduzione delle pulsazioni e il miglioramento del ritmo
cardiaco sono l’effetto benefico dell’aumento della
capacità respiratoria. Inoltre, il miglioramento della
respirazione delle cellule nervose delle aree cerebrali
specifiche consente un maggiore controllo su tutto
l’organismo.
Effetti sull’apparato digerente. Il movimento
respiratorio apporta dei benefici sull’intero tubo
digerente e su tutta la parte neurovegetativa degli organi
addominali. Migliora la digestione, l’assorbimento delle
sostanze alimentari e il transito intestinale. Questo
miglioramento dell’attività gastrica consente di evitare
l’erosione della parete dello stomaco e le formazioni
ulcerose dello stesso e del duodeno.
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Effetti sul fegato e sul rene. La corretta compressione e
decompressione mirata sul basso ventre che avviene
grazie a questa respirazione, aiuta ad evitare la
formazione di calcoli nel fegato e ciò succede grazie al
rimescolamento continuo delle secrezioni epatiche
durante gli esercizi. Il ristagno della bile, in soggetti
predisposti, può dare origine a formazioni aggregative di
calcoli. In modo simile si può verificare la stessa
dinamica a carico dei reni e della vescica urinaria.
Esercizi stabili, della durata di cinque minuti, mattina e
sera, possono essere di grande aiuto nei soggetti
predisposti a formazioni calcolose.
Effetti sugli organi genitali interni. Le alterazioni della
sfera sessuale, possono trovare giovamento grazie alla
tecnica del rilassamento, mediante l’utilizzo della
compressione e della decompressione dei muscoli pelvici
e del perineo che avviene durante questa respirazione.
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L’esercizio consente di eliminare o attenuare la tensione
dei muscoli del bacino e favorisce il ripristino della
normale vita sessuale. Gli organi maggiormente
interessati sono l’utero, le ovaie e la vagina prossimale
per la donna, la prostata e le vescicole seminali per
l’uomo. Con dieci minuti al giorno di esercizi, mattina e
sera, diretti sui muscoli pelvici e perineali, è possibile
ottenere, in un tempo più o meno breve, il riequilibrio
sessuale.
Moreno Papi
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Conclusione
Spero che questo Ebook venga da Te utilizzato nel migliore dei modi. Se lo hai acquistato è perchè possiedi un didjeridoo o
comunque perchè credi nella respirazione. Con un pò di dedizione e di costanza nel praticare gli esercizi, arriverai a
ottimi risultati che incideranno anche sul tuo benessere psico-fisico.
Vieni a farmi visita sul sito se ti farà piacere così potrai vedere molte immagini e informazioni sulle mie esperienze. Troverai
anche musica, strumenti e informazioni varie.
Vedrai che la comprensione di quanto ho scritto arriverà e con
essa arriverà l’acquisizione della tecnica.
Te lo auguro di cuore!
Ti è piaciuto questo ebook? Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi. Scrivimi.
Questo scritto fa parte di una linea editoriale che si chiama
“I Manuali per il Cambiamento” che propone eBook gratuiti e a pagamento.
Di prossima pubblicazione
“Il Massaggio Sonoro con il Didjeridoo”
e
“Suoni, Vibrazioni,
Frequenze”
Moreno Papi
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