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APRILE 2015anno 81 - n. 4

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ggi è lunedì. Nell’assemblea mattutina i bambini sie-dono in cerchio e rispondono con entusiasmo alla pro-posta di approfi ttare della giornata di sole e andare in

giardino, a raccogliere le lattughe dell’orto e a esplorare la ter-ra. Indossano le giacche a vento, i berretti e le sciarpe, lascia-no le pantofole sulla soglia della veranda per infi lare ai piedi gli stivali di gomma e raggiungono la parte del giardino dedi-cata all’orto.

Alcuni cespi di lattuga cavolo, di lattuga canasta e di scaro-la sono pieni di foglie, robusti e di un verde brillante: piccoli e grandi li tirano dolcemente fuori dal suolo, scomponendo con delicatezza le zolle attaccate alle radici, e li mettono insieme in un cesto di vimini ampio e colorato. Coloro che andranno via a fi ne mattinata porteranno una lattuga a casa, per assaggiarla con mamma e papà; coloro che rimarranno fi no al pomeriggio, mangeranno la croccante insalata all’ora del pranzo.

Intanto, però, il giardino richiama alla scoperta, all’esplo-razione dei mandarini caduti dai rami. Alcuni frutti vengono schiacciati dalle suole gommose delle galosce, altri, marci e ver-dastri, vengono esaminati, osservati, odorati e subito allontana-ti dalle narici. «Alla Casa-Offi cina ci sono i limoni che puzza-no», dice Giorgia, paragonando le attraenti muffe agli sbiaditi e lucidi agrumi dei supermercati.

La ricerca di frutti spaccati e imputriditi diventa un’attivi-tà fatta di concentrazione e curiosità, tale da aver ispirato agli adulti l’idea di raccoglierne le immagini e le fotografi e in un “al-bum dei frutti marci”, che mostri anche agli occhi delle famiglie uno sguardo inusuale sul ciclo degli elementi naturali.

DAI PROGRAMMI ALLA VITA L’esperienza della Casa-Offi cina di Palermo*

Alcuni all’inizio hanno paura di sporcarsi, non sono abituati ad avere a che fare con la terra e con la manualità. Ma l’esperienza dei bambini di una scuola siciliana dimostra che si può imparare a fare le cose e a guardare il mondo con occhi diversi scoprendo tesori fra gli scarti della quotidianità

di MAURA TRIPI**

* La Casa-Offi cina è un Centro educativo interculturale nato a Palermo nel 2009 per promuovere le lingue e le culture del mondo (www.casaoffi cina.it). Ospita la prima biblioteca plurilingue per l’infanzia di Palermo. Dal 2013 è attivo al suo in-terno il Centro per l’Infanzia La piccola Offi cina, che accoglie quotidianamente bambini in età prescolare. Ogni attività, ogni rifl essione, è ispirata da un’idea di educazione lenta, aperta all’ascolto e alla valorizzazione delle diff erenze, a con-tatto con la terra e con le persone provenienti da diversi Paesi del mondo.

** Coordinatrice del Centro “Casa-Offi cina”, membro del Movimento di Cooperazio-ne Educativa e della Rete di Cooperazione Educativa.

ci chiediamo come questo, a volte, non sia suffi ciente, visto che assistiamo allo spopolamento delle montagne, che de-termina, fra tante, la chiusura di una scuola dell’Agor-dino, nel Bellunese, perché non ci sono più bambini.Allora contattiamo il maestro Alberto, trasferito da quest’anno nel paese vicino, e scriviamo alla sua nuova pluriclasse. Sono dodici fra quarta e quinta... Facciamo molte domande, abbia-mo bisogno di capire. Ci fa sapere di aver ricevuto la nostra let-tera e che la risposta è in preparazione.

Ma la tempistica dei programmi ministeriali ci ricorda che forse dovremmo già parlare di “collina”, però si fa fatica a la-sciare la montagna, ci siamo affezionati.

Interiorizzare un sapere signifi ca proprio questo, provar-ne affetto, lasciarlo di malavoglia e continuare a pensarci, co-struendo in segreto ipotesi e congetture. Ed ecco formarsi il pensiero critico o divergente o fantasioso o pratico o scientifi -co su basi solide.

Intanto pensiamo anche alle montagne che si spopolano e alla gente che cerca un futuro a valle, in collina... E iniziamo a chiederci cosa possa offrire la collina di così curioso e chi pos-siamo contattare per placare il nostro bisogno di conoscere e sapere. È una tensione cognitiva utile. Ci stimola ad intreccia-re saperi, esperienze, vite. Di questo si tratta: a scuola si impa-ra la vita.

E mentre oggi comunico ai bambini che uffi cialmente passe-remo alla collina perché “dobbiamo”, ci telefona il Club alpino italiano (Cai) di Chiavari che accetta il nostro invito e verrà in classe a parlarci di montagna, di misure di autoprotezione, e as-sisteremo a una drammatizzazione di fl ora e fauna… Non faccio in tempo a comunicarlo ai bambini che il bidello entra con una busta in mano: è arrivata una lettera dal sindaco di San Tomaso Agordino (Belluno) che ci scrive parole profonde della sua in-fanzia, ricordi importanti che solo l’idea di averli condivisi con noi un po’ ci commuove.

Il primo cittadino ci racconta anche dell’impegno intrapreso nel riattivare la coltivazione dell’orzo con battitura a mano. Re-stiamo un po’ in silenzio sfogliando un libro che ci ha donato, ricco di foto antiche. Nel nostro piccolo abbiamo iniziato così: partendo dalla montagna per arrivare al mondo. La montagna ci ha regalato relazioni, scambi, rifl essioni. Si fa proprio fatica a lasciarla andare, ma, prometto, a breve scenderemo a valle...

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224/2015

SCUOLA: BUUOONE IDDEE EE BUUONE PPRATICHHE A PAARTTIRE DDAI PPICCCOLI

Ma la terra nasconde tanto altro: ai piedi degli alberi ci sono soprattutto innumerevoli scarti di piastrelle, tappi abbandona-ti, etichette strappate; segni di un tempo passato, quando quel-la terra non era ancora Casa-Offi cina. I bambini afferrano i con-tenitori dalle mensole poste in fondo al giardino e li riempiono dei piccoli tesori che vanno scovando. Colori lucenti emergono non appena le dita spolverano la terra asciutta, forme strane e materiali delicati. Chi li ha usati? Da dove vengono? Com’era-no prima?

Anche plastica, ceramica e carta si vestono d’attrazione im-prevista mostrandosi, in questo aspetto, come reperti archeolo-gici di cui ricostruire l’origine, l’uso e la civiltà che li ha plasma-ti. Alla fi ne della giornata, ciascun bambino sceglie un singolo pezzo tra i tanti raccolti: esso viene archiviato e diviene par-te dei “Tesori del giardino”, che verranno esposti alla fi ne della primavera in una mostra aperta alle famiglie.

Immmeersii nellaaa scoppertta

All’inizio dell’anno alcuni bambini si ritrovavano sul punto di piangere quando si accorgevano che le dita e i vestiti si tingeva-no di marrone al contatto con la terra; altri avevano paura del vento, che li portasse via; altri ancora del gallo di cui sentivamo il chicchirichì. Abbiamo allora invitato due ospiti perché ci aiu-tassero a costruire una casetta per degli animali domestici visci-di e laboriosi: i lombrichi, che nella loro compostiera avrebbero reso la terra dell’orto più soffi ce e ricca di nutrimento. Alla vi-sta di quegli esserini che danzavano attorcigliandosi e nascon-dendosi tra le zolle scure, la repulsione di molti è scomparsa in pochi minuti, trasformandosi in carezze piene di cura e dolcez-za per quei minuscoli vermetti. Adesso, a turno, ogni settima-na, i bambini li vanno a trovare per portargli carta strappata, foglie di tè usate e bucce di frutta, per controllare che abbiano

aria, cibo e acqua a suffi cienza per stare bene.Anche nell’angolo-osservazione posto all’interno di

una stanza della Casa-Offi cina i bambini e le bambine osservano quotidianamente alcuni elementi raccolti dal giardino nelle loro fasi di trasformazione: dopo più di cento giorni, ad esempio, le foglie verdi si sono ac-cartocciate e sono divenute marroni, mentre la scorza del limone ha assunto una consistenza più rugosa, così come gli spicchi di mandarino, che appaiono asciugati della loro polpa succosa. Le forme, i colori, gli odori e l’aspetto che cambiano stimolano non solo i sensi ma anche numerose domande sulla terra, sulla vita e sul-le sue trasformazioni.

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Il percorso educativo proposto lo scorso settembre da-gli educatori della Casa-Offi cina è dedicato alla ter-ra. Attraverso la terra i bambini osservano le stagioni, il ciclo annuale della natura e lo scorrere del tempo; esplorano la materia nelle sue diverse forme, utilizzan-do i cinque sensi; si prendono cura di un orto, veden-do trasformarsi i semi in piante di cui poi raccolgono i

frutti; apprendono i principi di una sana alimentazione; appro-fondiscono la conoscenza dei colori, della luce e del buio, delle sfumature; acquistano autonomia nei movimenti e nei gesti, si-curezza e autostima; scoprono mestieri e professioni legati alla terra; conoscono cicli e processi di elementi naturali; esercita-no il loro diritto a sporcarsi, a giocare con la terra.

Il percorso educativo, in quanto percorso, è una proposta che si apre, si sviluppa, trova strade nuove e inaspettate devia-zioni nell’incontro dei diversi punti di vista, tra bambini e adul-ti, tra persone che parlano diverse lingue, tra esseri umani che portano diverse storie di vita. Tra le scoperte più signifi cative del percorso intrapreso fi nora c’è proprio l’attenzione, la curio-sità e l’interesse per lo scarto, per ciò che marcisce o che crea repulsione, per ciò di cui di solito non ci si accorge.

A tutti questi elementi non avevamo pensato quando abbia-mo scelto di partire dalla terra. E sono stati proprio i bambini a mostrare agli adulti questo aspetto così importante, questo stru-mento di apprendimento così denso di signifi cato. Così adesso anche piastrelle, tappi, lombrichi, arance marce, bucce di man-darino e foglie accartocciate sono i nostri libri su cui leggere la vita e le sue trasformazioni, attraverso cui imparare colori, nu-meri, relazione, movimento e tanto altro.

Pensare e mettere in pratica un percorso educativo in que-sto modo richiede che gli educatori, gli adulti, stiano in ascolto e riconoscano il punto di vista dei più piccoli, che prestino at-tenzione alle loro domande, ai dubbi e alle ipotesi su cui si fon-da la costruzione della conoscenza. Tutto ciò necessita di tempi lenti e di pazienza, di capacità di osservazione, di fatica e impe-gno costante. Ma permette a chi è abituato a guardare il mondo di sfuggita a soffermarsi sui dettagli, sulle piccole cose che solo chi sta un po’ più vicino alla terra può notare.