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L a s i c u r e z z a e d i l f a t t o r e u m a n o :
p e r c e z i o n e e p r o p e n s i o n e
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opyr
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Sicurezza Dal latino “sine cura” senza preoccupazione
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PERICOLO UNA PROPRIETA’ O UNA QUALITA’ DI UN OGGETTO, DI UN’AZIONE, DI UNO STRUMENTO O DI UNA SITUAZIONE
RISCHIO LA PRESENZA CONTEMPORANEA DEL PERICOLO E DI QUALCUNO O QUALCOSACHE NE SIA ESPOSTO
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Metodo classico “p x d”
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Questo metodo sembrerebbe permettere di ottenere in modo semplice e immediatamente una valutazione di tipo matematico del rischio su una scala determinata di valori, ma la sua stima non può essere realmente così automatica. Di fondamentale importanza è la conoscenza di quali siano i criteri per dare un valore numerico ai due fattori, danno e probabilità.
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CONCETTO DI RISCHIOSembra essere stato concepito per aiutare a comprendere il pericolo e ad affrontarlo nel modo giusto.
POSSIBILE APPROCCIO
“Individuiamo i pericoli in un ambiente lavorativo, ossia le possibili fonti di rischio, e rapportiamole ai lavoratori presenti in quell’ambiente. Possono esistere pericoli che non interferendo con l’area di lavoro, non sono considerate fonti di rischio in quell’ambiente per il lavoratore? La risposta è sì e precisamente sono tutti quei pericoli che non entrano nella zona operativa del singolo lavoratore e quindi al quale egli stesso non è esposto”.
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FATTORE INCERTEZZA:PUO’ SUCCEDERE QUALCOSA CHE FINO AD OGGI NON E’ MAI SUCCESSO?
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GIUDIZIO
CONTESTO LAVORATIVO
Molti studiosi hanno lavorato e basato le proprie teorie cercando di ridurre così qualsiasi tipo di rischio
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PRINCIPALMENTE
L’INDIVIDUO
Anello della macchina sicurezza dimenticato fino ad oggi.Variabile difficile da quantificare!!!
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Dal punto di vista della tipologia del pericolo e secondo le prime teorie:
q RISCHI CONVENZIONALI
q RISCHI SPECIFICI
q RISCHI DA CARENZA ORGANIZZATIVA
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CL A S S I F I CA Z I O N E “ T R A D I Z I O N A L E ” D E I R I S C H I
RISCHI CONVENZIONALI“Legati alle strutture e agli impianti, sono generalmente più noti inquanto presenti nella totalità degli ambienti di lavoro.”
Esempi di rischi convenzionali sono quelli legati a:
• impianti elettrici, termici e tecnologici
• stato delle strutture
• barriere architettoniche, etc..
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CL ASSIFICA ZIONE TRADIZIONALE DEI RISCHI
RISCHI SPECIFICI“Legati alla presenza di specifici agenti fisici,chimici, biologici. ”
Esempi di rischi specifici sono quelli legati a:• agenti fisici: rumore, vibrazioni, radiazioni ...• agenti chimici: vapori, fumi, liquidi, gas …
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RISCHI DA CARENZA ORGANIZZATIVA“Derivano da una inefficiente organizzazione del lavoro, sia in termini gestionali, sia in termini metodologici, sia in termini operativi.”
Esempi sono costituiti da:• mancanza o inefficacia di procedure interne;• scarso coinvolgimento dei dipendenti a tutti i livelli;• carenza metodologica;• non chiare attribuzioni di responsabilità• insufficiente informazione e formazione
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CL ASSIFICA ZIONE TRADIZIONALE DEI RISCHI
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AGENTI MATERIALI
FATTORIORGANIZZATIVI
FATTOREUMANO
FATTORIERGONOMICI
MICROCLIMA
RUMORE DIST .
ILLUMINAZIONE
INQUINANTI
STRUTTUREAGENTI FISICI
MACCHINEAGENTI CHIMICI
IMPIANTI AGENTI BIOLOGICI
FORMAZIONE
PROCEDURE
METODI
RISCHIO
La multi fattorialità del rischio
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«PARLARE DI PERCEZIONE VUOL DIRE COINVOLGERE DIVERSEDIMENSIONI, ALCUNE DELLE QUALI DI TIPO RAZIONALE ED ALTRE DI TIPOEMOZIONALE»
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FATTORE UMANO
OGNI INDIVIDUO PREVEDE UN RISCHIO SECONDO QUELLO CHE
CREDE PIU’ PROBABILE
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DA COSA E’ INFLUENZATA LA NOSTRA PERCEZIONE DEL RISCHIO??
• FATTORI INTERNI
LA MEMORIA
L’ESPERIENZA
LA CONOSCENZA
L’UMORE
LO STRESS LAVORO CORRELATO
• FATTORI ESTERNI
IL CONTROLLO ED ESPOSIZIONE AL RISCHIO
LA PRESSIONE DI GRUPPO
LE PRESTAZIONI DI SICUREZZA SUL POSTO DI LAVORO
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PERCEZIONE DEL RISCHIO : CONOSCENZA
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Un passeggero di un aereo lo può portarea sopravvalutare il rischio, in quantocomunemente non si è in grado di pilotareun aereo a meno che non si piloti
Un passeggero di un’autosottovaluta il rischio, in quantocomunemente si è in grado diguidare il veicolo
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PERCEZIONE DEL RISCHIO : ESPERIENZAUn operatore che utilizza una motosega,dunque ha esperienza, regolarmente èportato a sottovalutare il rischio, è piùfacile in questo caso che non si utilizzino gliidonei DPI
“Il freno a mano e la partenza in salita”
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PERCEZIONE DEL RISCHIO : MEMORIA
Studi e test sulla mente umana hanno dimostrato che la memoria:
1. Può evocare una immagine, ma spesso non riesce a ricordare il singolo dettaglio 2. E’ suggestionabile 3. Si indebolisce se non si esercita 4. E’ polarizzata 5. E’ influenzata dalla percezione dell’evento, quindi si ha generalmente la tendenza a dimenticare ciò che è spiacevole 6. E’ spesso poco attenta nell’attimo in cui accade un evento
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CASI PIU’ COMUNI / MEMORIACASO A
Mi hanno insegnato a svolgere un compito, ma non in sicurezza; è quindi da tempo che lo svolgo in questo modo. Se nel tempo non ci sono stati incidenti o infortuni, allora posso continuare a lavorare così come sto facendo senza variare il “modus operandi”.
CASO B
Mi hanno insegnato a svolgere un compito, ma non in sicurezza. Un poco di tempo fa c’è stato un incidente ed io ero presente. Ho immediatamente variato il mio “modus operandi”.
CASO C
Mi hanno insegnato a svolgere un compito in sicurezza, ma lo svolgo da troppo tempo ed essendo diventato sicuro di me, molte misure di sicurezza non le attuo più.
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PERCEZIONE DEL RISCHIO : UMORE
• Più siamo SCONTROSI, più ricordiamo situazioni negative e più siamo disattenti
• Più siamo ALLEGRI, più ci concentriamo su ricordi felici e più siamo attenti
Secondo studi americani “nei luoghi di lavoro ci vuole piùspontaneità e meno sorrisi falsi. Chi è costretto adesibire finti sorrisi, si distrae di più”
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PERCEZIONE DEL RISCHIO : STRESS LAVORO CORRELATO
Non sono indubbiamente solo i ritmi lavorativi ma anche diversiparametri relativi al contesto lavorativo ed al contenuto del lavoro cheinfluenzano l’atteggiamento sul posto di lavoro del singolo individuo.
SICURAMENTE VI E’ UNA ALTERAZIONE DELLA PERCEZIONE DEI RISCHIO DEL SINGOLO
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La percezione del rischio non è applicabile solo ai singoli individui; essa si applica anche quando si lavora in gruppo o in squadra.
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Se un componente della squadra di lavoro, rispettato e ritenuto più esperto degli altri, dice che qualcosa è sicuro, si tende ad ascoltare il suo giudizio e si procede imitandolo.
La maggior parte dei gruppi hanno un leader naturale il quale non è mai messo in discussione e ha sempre l’ultima parola su tutto.
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Il controllo sull’ambiente di lavoro è un fattore che influenza notevolmente la percezione del rischio esistente.
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”anche se non se mai andato sul ghiaccio, se sei seduto hai il controllo delle tue azioni….”
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CONTROLLO ED ESPOSIZIONE AL RISCHIO
Esempio precedente… ci sentiamo comodi con i pattini con lama seduti su una sedia,perché abbiamo il controllo sulle nostre decisioni di alzarci o restare seduti, quindisentiamo che il rischio di cadere è basso fino a quando restiamo seduti.
Valutiamo invece le esplosioni nucleari come un rischio di alto livello perchéabbiamo limitato controllo delle circostanze che portano a potenziali incidenti.
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BUON
CONTROLLO
BASSO
CONTROLLO
Se crediamo, giustamente o no, che un rischio sia controlla- to, noi abbassiamo il nostro giudizio su quel rischio ed aumentiamo il nostro comportamento di assunzione di rischi.
“Se decido di fare un giro su una nuova automobile appena uscita di fabbrica, mi siedo, metto le cinture, accendo il motore, mi metto in movimento ed aumento la velocità per sentire come reagisce il motore, in quanto sento di avere il controllo totale del veicolo ed in più ho indossato la cintura”
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Se entri in un ambiente lavorativo e parli con un gruppo di lavoro che non ha avuto incidenti o infortuni per un lungo periodo, percepisci immediatamente l’esistenza di una forte convinzione tra tutti i lavoratori che l’ambiente di lavoro sia sicuro.
Alla classica domanda “Questo è un luogo di lavoro sicuro?”, vi è la tipica risposta “Sono anni che lavoro qui e non è mai successo nulla”.
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“SENSATION SEEKERS ”
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PERCEZIONE Uno stato iniziale in cui un rischio èpercepito, distinto, riconosciuto
PROPENSIONE Una azione successiva che è sicuramente una caratteristica legata all’uomo ed al suo atteggiamento di fronte ad esso
Il concetto di “sensation seekers” nasce con Zuckerman negli anni ’90, il quale mediante
esperimenti sulle ripercussioni a lungo termine dell’impoverimento di stimoli aveva notato che
alcuni individui presentavano la tendenza a sopportare le situazioni monotone a cui venivano
sottoposti, meglio di altri che, al contrario, tendevano a diventare subito inquieti, provando
sensazioni di forte avversione in assenza di stimoli.
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“SENSATION SEEKERS” CERCATORI DI EMOZIONI
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«SENSATION SEEKERS»R I C E R C AT O R I D I E M O Z I O N I
Alcuni aspetti della «ricerca di emozioni» possono essere correlati a
alcune caratteristiche biologiche dell‘essere estroversi, ad avere un
sistema nervoso non molto sensibile e pertanto ha bisogno di molta
stimolazione per rimanere
concentrati.
Questo sul lavoro è un grosso problema.
Dall’altra parte ci sono gli INTROVERTS hanno sistemi nervosi più
sensibili che facilmente si sovraccaricano e preferiscono ambienti
silenziosi.
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A. Non solo perché provano paura.
B. Non vogliono sperimentare la paura.
C. Non si vogliono neanche accostarsi alla minaccia
D. In realtà, a volte temono che non saranno in grado di far fronte alla situazione.
E. Hanno una forte aspettativa di paura e fallimento.
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“INTROVERS” PERSONE CHE EVITANO RISCHI.
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“SENSATION SEEKERS” CERCATORI DI EMOZIONI
Caratteristiche della personalità
• Spesso considerano le altre persone per lo più come pubblico o come fonte di stimolazione.
• Necessità di vedersi apprezzati per le proprie azioni.
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È molto probabile che non sia vero che gli uomini sono più portati alla ricerca delle sensazioni
rispetto alle donne.
È vero che gli uomini e le donne mostrano diversi profili di ricerca di sensazione.
La modalità di ricerca più sensata delle donne è quella di "ricerca dell'esperienza", in cui
superano gli uomini.
L'avventura e la ricerca di emozioni, la disinibizione e la suscettibilità alla noia sono più alte negli
uomini.
“SENSATION SEEKERS” ALCUNI ASPETTI
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“SENSATION SEEKERS” ASPETTI POSITIVI E NEGATIVI
ASPETTI POSITIVI
• l'energia• la presa del rischio• la tolleranza per lo stress• l'iniziativa• la fiducia
ASPETTI NEGATIVI
• l'impulsività• l'impazienza• la mancanza di perseveranza
IN AMBITO LAVORATIVOIDENTIKIT DEL SENSATION SEEKER
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1. PROFILO PSICOLOGICO ALTO
2. SENSO DI PADRONANZA DELLA PROPRIA MANSIONE
3. HA SVILUPPATO SICURAMENTE DELLE COMPETENZE
4. CONOSCE E SA USARE LA PROPRIA ATTREZZATURA
5. SI SENTE IN GRADO DI GESTIRE LA SITUAZIONE NELLA
QUALE SI PUO’ TROVARE
DA UNA O PIU’ DI QUESTE CARATTERISTICHE PUO’ NASCERE
«LA RICERCA DI NUOVE EMOZIONI»
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SVILUPPARE LE PROPRIE CAPACITA’“CAPIRE CHI SEI”
1. All’inizio se sei alla ricerca di nuove emozioni vi è una paura intensa.
2. Con la pratica, la paura scompare.
3. Si può superare la paura pensando alla propria soddisfazione personale ed osservando azioni rischiose già
compite (You Tube e Facebook fanno da padroni)
4. Imparare a controllare la paura
SUPERATE QUESTE FASI SI APRE UNO SCENARIO
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Preferisci svolgere le stesse azioni in modonormale e non sei un SENSATION SEEKER
Ti sei sentito gratificato, hai spezzato la noia epuoi diventare SENSATION SEEKER
«Attraverso condotte trasgressive, infatti, questi individui mettono alla prova la propria capacità di controllo degli eventi ed hanno come obiettivo il superamento della noia che caratterizza la loro vita lavorativa quotidiana».
LA PROPENSIONE AL RISCHIO È INFLUENZATA DA ALCUNI FATTORI QUALI:
1. Bias dell’ottimismo ingiustificato
2. “Locus of Control” (personale e culturale) e percezione di essere adeguati rispetto alle richieste
3. Fattori sociali
4. Vantaggi secondari (risparmio di tempo, energie, “fare meglio”)
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..TORNANDO AL CONCETTO DI PROPENSIONE AL RISCHIO
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BIAS DELL’OTTIMISMOIl pregiudizio, la credenza di essere meno a rischio e più
immuni dalle fonti di rischio rispetto ad altre persone che si
potrebbero trovare in una situazione identica.
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IMPIANTO DI DEPURAZIONE“Ingegne’stia tranquillo, io vado ogni giorno in palestra. Tutta invidiala sua!!”.
Dopo qualche anno, dal suo datore di lavoro seppi che l’operaio in questione era finito in ospedale per uno shock anafilattico causato dalle punture di uno sciame di api che lo avevano punto in più punti del corpo.
Un altro meccanismo psicologico che altera la percezione del rischio e quindi la conseguente propensione ad esso è quello per cui di solito si valutano come meno rischiose le condizioni di cui si ha il controllo totale sul proprio operato.
“Un uomo su un autocarro in movimento su asfalto bagnato si sente piu sicuro e meno preoccupato se è lui alla guida e non se è il passeggero”
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L’appartenenza ad un gruppo di lavoratori influenza il comportamento del singolo ed anche la sua propensione ad atteggiamenti rischiosi.
“Se non mi fossi tolto anche io il caschetto mi avrebbero preso in giroe poi comunque se non è successo nulla a nessuno è perché non c’èalcun rischio”
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Il risparmio di tempo e di energia sono vantaggi troppo spesso presi in considerazione in occasione di semplici lavori che si trasformano poi in incidenti preannunciati.
“Il mio titolare mi dice in continuazione che dobbiamo riuscire a consegnare in tempo. È un cliente pignolo e molto impor- tante e non possiamo rischiare di perderlo. Ed io pensando a questo, devo perdere tempo a seguire tutte le regole e le procedure che mi sono state insegnate ai corsi? Utilizzo questi attrezzi da quando avevo 14 anni; cosa mai mi potra accadere? In piu indossando i guanti perdo la sensibilita con l’attrezzo da lavoro, utilizzando la maschera gli occhiali da vista cadono e si appannano; tutti questi fattori ovviamente riducono la mia produttivita lavorativa. Non riesco a lavorare velocemente”.
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RELAZIONE BIUNIVOCATRA PERCEZIONE E COMPORTAMENTI
Percezione del rischio puo influenzare il comportamento e viceversa, ogni
comportamento a rischio puo causare un’effettiva reazione.
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Cosa significa prendere una decisione basata sul rischio?
INCENDIO à SCALA ANTINCENDIO à GRADINI DANNEGGIATI à COSA DECIDO DI FARE?
AMBIENTE DI LAVORO = AMBIENTE DOMESTICO
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• Un ambiente che conosco
• Un ambiente dove sono cresciuto e/o passo tanto tempo della mia giornata
• Una conoscenza degli apparecchi elettrici e degli impianti
I RISCHI NON LI VEDO…….SONO IMPROBABILI E QUINDI SONONULLI PER ME!!!!
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Interessante è anche osservare la distribuzione percentuale aseconda dei vari ambienti:
Ø cucina 42,50
Ø camere 11,00
Ø giardino 9.5
Ø soggiorno 12,00
Ø ingresso/corridoi 8,50
Ø bagno 5.50
Ø soffitta/cantina/garage 6,00
Ø altri 5,00
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INCIDENTI DOMESTICI
Abbiamo visto che la frequenza degli infortuni varia a secondadelle diverse zone della casa ed in relazione a differenti fattori:
le attività che si svolgono:
• cucinare è l’attività più pericolosa perchè si adoperanofuoco ed attrezzi lesivi (coltelli, forbici, ecc.)
• seguono le stanze personali, le attività di pulizia della casae poi le operazioni legate all’igiene personale checoinvolgono l’uso di acqua ed elettricità in un luogo didimensioni ridotte
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• il tempo che si trascorre in un ambiente paragonabile a quello
domestico: ad es. in soggiorno si registra una notevole frequenza di infortuni
a causa delle lunghe permanenze in atteggiamento di relax che comporta
scarsa vigilanza su se stessi e sugli altri;
• la presenza di elementi a rischio: caminetti, soppalchi, scale, porte a vetri,
specchiere, balconi, terrazze, ecc.
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PERCHE’ QUESTO PARAGONE ??
TIPOLOGIA DI UTENTI
gli ambienti frequentati da bambini e da anziani anziani sono luoghi a rischio in
maniera particolare per la vulnerabilità di tali soggetti che inoltre permangono a
lungo incustoditi negli ambienti loro dedicati. Il rischio aumenta per la presenza
contemporanea di diverse categorie di utenti;
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LA CONSAPEVOLEZZA DEL RISCHIO
spesso, anche se informati sulla pericolosità dei diversi elementi, gliutenti tendono a sopravvalutare le proprie difese e sottostimare ilrischio.
Ciò vale in particolare nei confronti dei bambini ed anche delle persone
Più anziane dei quali si sopravvalutano le capacità cognitive e si
sottovalutano quelle motorie.
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SITUAZIONI PERSONALIchiunque viva una condizione di stress provocata da preoccupazioni lavorative
oppure da una situazione familiare poco serena è maggiormente esposto al
rischio.
Molto spesso è la combinazione di elementi diversi la responsabile di infortuni di
varia natura e di diverso livello di gravità.
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COSA SI PUÒ FARE?..( PA R A G O N A N D O A M B I E N T E D I L AV O R O C O N A M B I E N T E A B I TAT I V O )
FORMAZIONE ED INFORMAZIONE CONTINUA
MOTIVARE LA FORMAZIONE ALLA PERCEZIONE DEL RISCHIO
EFFETTUARE ESERCITAZIONI DI VARIA NATURA, ANCHE SUL CORRETTO UTILIZZO DELLE MACCHINE E DELLE ATTREZZATURE
CREARE PUNTI DI RIFLESSIONE SU POSSIBILITA’ DI MIGLIORAMENTO
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AGIRE SUL FATTORE UMANO
Un intervento efficace di prevenzione degli infortuni deveproporsi l’obiettivo di contribuire alla creazione di una culturadella sicurezza alla cui base c’è un’unica/tripla, importantedomanda:
Ø cosa sto facendo,Ø perchè lo sto facendo,Ø è corretto come lo sto facendo?
In modo da arrivare a scegliere la soluzione più sicura rispettoa quella fino ad ora seguita.
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ATTIVITA’ CHE RITENGO NON PERICOLOSEUTILIZZO DI UNA SCALA
PUBBLICIZZARE DATI STATISTICI
Gli incidenti mortali dovuti a caduta sono quasi 7500, cioè circa il 90%,
la sola frattura del femore provoca 3700 decessi (43%).
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imparare dagli errori, cioè analizzare, studiare un incidente capitatoci e magari risoltosi senza gravi danni ma che poteva avere peggiori conseguenze e quindi porre rimedio a tutte le situazioni simili:
ESEMPIO 1:un lavoratore è scivolato su un tappeto ma il femore è ancora intatto: bene! ma procuriamoci al più presto le retine antiscivolo da mettere sotto tutti i tappeti;
ESEMPIO 2: uno scaffale è caduto senza colpire nessuno, perfetto! Rialziamolo ma questa volta fissiamolo al muro e prendiamoci quelle due ore di tempo necessarie per fissare tutti quegli scaffali o piccoli mobili (es. scarpiere) che possono rovesciarsi in avanti.
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LA RIDUZIONE DEL RISCHIO E NON L’ELIMINAZIONE DEL RISCHIO È COLLEGATA ALLA SUA PERCEZIONE
FATTORI AGGRAVANTI
Esposizione inconsapevole
Incontrollabilità del rischio
Cause antropiche
Novità del rischio
FATTORI ATTENUANTI
Volontarietà all’esposizione
Controllo personale
Familiarità
Conseguenze limitate nel tempo
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DATI OGGETTIVI E DATI SOGGETTIVISono esterni alla mente ed al giudizio del singolo, esistono
indipendentemente da lui
In un insieme di dati, ogni singolo dato preso in considerazione è un numero che rappresenta una misura, un peso, o una quantità.
(es. numero incidenti)
Derivano da giudizi ed opinioni di colui che osserva
In un insieme di dati, ogni singolo datopreso in considerazione è una parola, unafrase, una descrizione, un comportamento,un codice che rappresenta una categoria
(un giudizio del tipo "è tagliente/non ètagliente”)
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DATI QUALITATIVI E DATI QUANTITATIVI
DUALITÀ DEI DATIEffettuato un primo distinguo tra le tipologie di dati, potremmo trovarci a dover prendere in
considerazione dati e non capirne la provenienza o la tipologia. La sovrapposizione tra dati
oggettivi e dati quantitativi, oppure tra dati soggettivi e dati qualitativi non è un errore di chi si
approccia all’analisi. Un dato può benissimo, infatti, essere oggettivo e quantitativo, o ugualmente
oggettivo, ma qualitativo.
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ESEMPI
Dato oggettivo-quantitativo Numero degli infortuni in un anno
Numero delle attrezzature sostituite perché non
funzionantiDato oggettivo-qualitativo Una scala di valutazione che suddivide gli infortuni in fasce
di gravità (basso – medio – alto) per numero di “giorni di
infortunio”. Il numero di infortuni in un anno di una certa
tipologia è un dato oggettivo ma di natura qualitativaDato soggettivo-quantitativo Su una scala di valutazione da 1 a 5 per gravità
dell’incidente. Per quanto ci si sforzi di essere obiettivi,
valutatori diversi daranno voti almeno in parte differenti. I
giudizi sono soggettivi, e i dati di tipo quantitativoDato soggettivo-qualitativo L'assegnazione di attributi specifici ad un lavoratore nei
confronti del suo approcciarsi al lavoro (prudente, sicuro
di se stesso, impulsivo, spavaldo, ecc..)
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VALUTAZIONI AUTOMATICHE E MANUALI
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Definizioni
Valutazione
automatica
Una misura o una stima fornita esclusivamente da uno strumento
automatico, nel nostro caso un algoritmo o un metodo di calcolo,
che ci dice se una certa condizione è rispettata o meno, se il fattore
di rischio è più o meno probabile e con quale entità di danno
conseguente.
Valutazione
manuale
Tutte quelle misurazioni che non possono essere demandate
esclusivamente ad un algoritmo o ad una tabella di calcolo, ma che
hanno bisogno di una valutazione umana.
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Definizioni
Metodo
induttivo
Si ipotizza il guasto del componente procedendo poi ad un’analisi volta
ad identificare gli eventi che tale guasto potrebbe causare;
Metodo
deduttivo
Si ipotizza l’evento finale per risalire agli eventi che potrebbero
causarlo.
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Dopo aver trattato la tipologia di dati ed il conseguente metodo di analisi passiamo con il
definire un diverso approccio alla valutazione dei rischi che si incontra in ambito
industriale.
ESEMPI
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• “Su quel trattore non funziona sempre il freno, per cui bisogna fare
attenzione a non prendere velocità. Sarebbe poi difficile fermarsi...quindi si
può andare a sbattere, si può perdere il controllo in curva, si può uscire
fuori strada, etc.” – Metodo di analisi induttivo
• “Un cuoco si è tagliato con il coltello per carni mentre disossava un pezzo di
vitello. La lama si è staccata al momento dell’impatto con l’osso. La lama era
incollata o avvitata? Ma da quanto tempo non erano state verificate le
condizioni del coltello? Il coltello utilizzato per dimensioni e spessore della
lama era idoneo all’operazione che il cuoco voleva svolgere?” – Metodo di
analisi deduttivo
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Definizioni
Metodo quantitativo Valutazione del rischio in modo molto dettagliato e analitico, lasciandopoco spazio alla soggettività del valutatore. Questo metodo utilizza unaformula del tipo R= PxD, che può conto della maggior parte deiparametri che intervengono nella nascita e nello sviluppo del rischio,quali: il fattore umano, i materiali utilizzati, la macchina, il processo el’ambiente. In formule matematiche più complesse oltre alla probabilitàdi accadimento e gravità del danno, sono considerati anche altri fattoriquali: estensione del danno, frequenza e durata di esposizione,possibilità di evitare o limitare il danno, ecc.
Metodo qualitativo La valutazione del rischio non utilizza alcuna formula matematica ma èeffettuata attraverso un’analisi qualitativa che verifica la conformità allenorme vigenti (leggi, decreti o norme di buona tecnica). Il punto diarrivo è un giudizio qualitativo dell’ambiente di lavoro che si stavalutando
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Definizioni
Metodi semi-
quantitativi
(o semi-qualitativi):
La valutazione del rischio è basata su un’analisi quantitativa, in cui ilrischio è calcolato in funzione della probabilità e del danno, ma conapproccio leggermente semplificato. I dati a disposizione sono quellirilevati al momento dell’indagine ed i parametri di confronto sonoquelli che prescrivono le norme tecniche, dipendenti sempre dallaprobabilità di accadimento e del danno conseguente.
Metodi multi-criterio Si consente in questo modo di prendere in considerazionecontemporaneamente diversi fattori attraverso la formulazione delproblema decisionale in una struttura gerarchica. Tali metodi, senzaperdere di rigore quantitativo e senza ridurre i fattori di analisicoinvolti, conservano una visione sintetica della percezione del rischio.Un approccio di questo tipo appare in grado di fornire una metodologiaflessibile e di facile comprensione con cui analizzare le fonti di rischio ele loro cause e definire conseguentemente delle azioni correttivecongruenti.
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SCHEMA LOGICO DELL’ANALISI DEL RISCHIO
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I vari metodi di valutazione dei rischi si differenziano per scopo, completezza ed utilizzo ma tutti presentano la stessa sequenza di fasi logiche che possiamo articolare in 4 passi basilari: Identificazione dei pericoli, presunte fonti di rischio
Si individuano in modo strutturato tutti i pericoli legati all’attivita in esame ed i fattori di rischio connessi (in questa fase si usano prevalentemente check list, dati storici sugli incidenti, casi simili ecc.).
Valutazione del rischio Si stima ogni fonte di rischio individuata; questa fase comprende anche il giudizio sul grado di accettabilita del rischio stesso.
Definizione delle priorita degli interventi correttivi
I rischi vengono ordinati per valori matematico o estimativo decrescenti e per tutti i casi in cui tale livello risulta inaccettabile si individuano azioni correttive adeguate.
Selezione delle misure di sicurezza da attuare
IDENTIFICAZIONE DEI RISCHI
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Questo passo ha lo scopo di individuare tutti gli aspetti delle fasi di lavoro che sono potenzialmente fonti di rischio; in questa fase possono offrire un valido ausilio le check list o anche dette liste di controllo. In effetti si tratta di elencare potenziali fattori di rischio (ad es. rumore, sostanze pericolose, con- tatti elettrici, ecc.) e di analizzarli mediante una lista che passi in rassegna gli aspetti piu importanti relativi alla sicurezza.
Riferimenti:• Richieste specifiche della normativa in vigore • Modelli internazionali di buona tecnica • Rispondenza al “buon senso” sotto il profilo tecnico- ingegneristico • Standard e leggi specifiche del settore di appartenenza dell’attivita lavorativa
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IDENTIFICAZIONE DEI RISCHI
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In generale la fase di identificazione dei pericoli, presunte fonti di rischio, deve prevedere:
• Studio del mansionario e comprensione di ogni singola attivita svolta
• Sopralluoghi presso il luogo di lavoro, con rilevazioni visive in ogni singolo
settore e durante le varie ore lavorative o fasce lavorative
• Interviste al personale impiegato
• Analisi dei dati storici su infortuni avvenuti in azienda.
VALUTAZIONE DEL RISCHIO
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La misura del rischio associata a ciascun pericolo è espressa, come gia anticipato precedentemente, in funzione del danno e della probabilita . In relazione alla tipologia di rischio da analizzare, la grandezza “rischio” è esprimibile in forma quantitativa, semi- quantitativa o, in alcuni casi, soltanto qualitativa.
PARAMETRI IDENTIFICATIVI “P” E “D”
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funzionale tra il danno e la probabilità che consentirà la stima
quantitativa del rischio “R”.
Parametri identificativi “P” e “D”
Severità del danno
La severità del danno possiamo considerarla funzione di
due parametri
Sigla Definizioni
DP Massimo danno prevedibile Misura le conseguenze provo-
cate dall’evento ed è ovviamen-
te stimato in effetti temporali
dell’infortunio
ED Massima estensione del danno Misura il numero di persone coinvolte
Si potrebbe, per esempio, creare una scala numerica di va-
lori numerici da attribuire al “Massimo danno prevedibile” e al-
la “Massima estensione del danno” come di seguito riportato
in tabella.
Massimo danno prevedibile DP
Fino a 3 giorni di infortunio/invalidità 1
Da 4 a 40 giorni di infortunio/invalidità 2
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VALUTAZIONE DEL RISCHIO
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Si potrebbe, per esempio, creare una scala numerica di valori numerici da attribuire al “Massimo danno prevedibile” e alla “Massima estensione del danno” come di seguito riportato in tabella.
MASSIMO DANNO PREVEDIBILE DP
Fino a 3 giorni di infortunio/invalidita 1
Da 4 a 40 giorni di infortunio/invalidita 2 Oltre 40 giorni di infortunio/invalidita 3
MASSIMA ESTENSIONE DEL DANNO ED
Individuo singolo 1
Due individui 2
Più di due individui 3
PROBABILITA’ DI ACCADIMENTO
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La probabilita di accadimento del danno possiamo considerarla funzione di quattro parametri:
IF – INDICE DI FREQUENZA Indica la frequenza di accesso dei lavoratori a luoghi pericolosi ove vi è la presenza di fonti di rischio
IE – INDICE DI ESPOSIZIONE Indica il tempo di permanenza del lavoratore in un luogo o area dove è esposto a fonti di rischio
IO – INDICE DI OCCORRENZA Indica l’occorrenza di un evento rischioso ossia la probabilita di accadimento di un danno
IP – INDICE DI PREVENZIONE Indica la possibilita di prevenzione del danno. Di fatto tale indice è legato alla possibilita di ridurre e/o evitare il danno; è in ogni caso legato al grado di formazione degli addetti e alla idoneita dei dispositivi di protezione individuale.
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SI CREA UNA SCALA NUMERICA
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IO
Indice di occorrenza Indica l’occorrenza di un even-
to rischioso ossia la probabilità
di accadimento di un danno
IP
Indice di prevenzione Indica la possibilità di preven-
zione del danno. Di fatto tale
indice è legato alla possibilità
di ridurre e/o evitare il danno;
è in ogni caso legato al grado
di formazione degli addetti e
alla idoneità dei dispositivi di
protezione individuale.
Anche in questo caso si potrebbe creare una scala numerica
come quella riportata nella seguente tabella.
Frequenza di accesso aree di rischio IF Indice di frequenza
Saltuario 1
Frequente 2
Continuo 3
Tempo di esposizione all’area di
rischio
IE Indice di esposzione
Fino a 10 secondi 1
Da 10 a 60 secondi 2
Oltre 60 secondi 3
Probabilità dell’evento-causa IO Indice di occorrenza
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ESEMPIO DEI PRIMI DUE INDICI……(VEDI TABELLA)
INDICE DI OCCORRENZA E DI PREVENZIONE
Pericolosamente sicuri
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Bassa 1
Media 2
Alta 3
Possibilità di ridurre il danno IP Indice di prevenzione (*)
Basso 1
Media 2
Alta 3
(*) L’indice di prevenzione è legato a diversi fattori che sono
da valutare distintamente e che possono dare un quadro com-
pleto delle misure di prevenzione potenziali in un ambiente la-
vorativo.
Formazione Informazione Addestramento Evitabilità
all’esposizione
Scarsa Scarsa Insufficiente Impossibile
Sufficiente Sufficiente Sufficiente Quasi possibile
Si possono prevedere
delle aree circoscritte in
un ambiente lavorativo
Buona Buona Periodico e pro-
grammato
Possibile
Una volta effettuata una schematizzazione delle fonti di ri-06/07/2017 ING. GIANLUCA GIAGNI - Copyright 2017 70
L’indice di prevenzione è legato a diversi fattori che sono da valutare distintamente e chepossono dare un quadro completo delle misure di prevenzione potenziali in un ambientelavorativo, come da esempio…
Gianluca Giagni
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IO
Indice di occorrenza Indica l’occorrenza di un even-
to rischioso ossia la probabilità
di accadimento di un danno
IP
Indice di prevenzione Indica la possibilità di preven-
zione del danno. Di fatto tale
indice è legato alla possibilità
di ridurre e/o evitare il danno;
è in ogni caso legato al grado
di formazione degli addetti e
alla idoneità dei dispositivi di
protezione individuale.
Anche in questo caso si potrebbe creare una scala numerica
come quella riportata nella seguente tabella.
Frequenza di accesso aree di rischio IF Indice di frequenza
Saltuario 1
Frequente 2
Continuo 3
Tempo di esposizione all’area di
rischio
IE Indice di esposzione
Fino a 10 secondi 1
Da 10 a 60 secondi 2
Oltre 60 secondi 3
Probabilità dell’evento-causa IO Indice di occorrenza
Pericolosamente sicuri
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Bassa 1
Media 2
Alta 3
Possibilità di ridurre il danno IP Indice di prevenzione (*)
Basso 1
Media 2
Alta 3
(*) L’indice di prevenzione è legato a diversi fattori che sono
da valutare distintamente e che possono dare un quadro com-
pleto delle misure di prevenzione potenziali in un ambiente la-
vorativo.
Formazione Informazione Addestramento Evitabilità
all’esposizione
Scarsa Scarsa Insufficiente Impossibile
Sufficiente Sufficiente Sufficiente Quasi possibile
Si possono prevedere
delle aree circoscritte in
un ambiente lavorativo
Buona Buona Periodico e pro-
grammato
Possibile
Una volta effettuata una schematizzazione delle fonti di ri-
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Sicurezza Dal latino “sine cura” senza preoccupazione
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