Mary Shelley P r o j e c tM A G A Z I N E
CIMITERI E DINTORNI: IL CIMITERO DI PRAGALA RECENSIONE DEL MESE: ROCK DI DANILO ARONA
ESTETICA DELL’INQUIETUDINE: H. BOSCH
INTERVISTA DALL’OLTRETOMBA: MARY SHELLEY SI RACCONTA
PER
IOD
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DI
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TIC
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AN
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I n
°1
EditorialeCari lettori,
MARY SHELLEY PROJECT
MAGAZINE
N° 1 - ANNO 2012
direttore editorialeSAM STONER
coordinatore editorialeVIOLET BLUNT
responsabile di redazioneCORNELIA VAN DE KAMP
collaboratoriARTHUR LOMBARDOZZICINZIA GIORGIOCARMEN VERDEMARCO PROIETTI MANCINIPAOLA PEGOLOROSANNA MELE
progetto grafico SAM STONER
BLOGwww.maryshelleyproject.com
Progetto editorialeVIOLET BLUNTSAM STONERCORNELIA VAN DE KAMP
1
il Mary Shelley Project è orgoglioso e lieto di
presentarVi il suo ultimo capolavoro. Questo è solo
l’inizio di un lungo cammino verso le tenebre. Ogni
ombra, ogni sinistro scricchiolio sarà portato al
Vostro cospetto, svelandoVi le porte per accedervi.
Noi Vi seguiremo, pronti a spingerVi oltre i confini
conosciuti, insensibili alle Vostre urla. Il lungo
lavoro di ricerca ci ha sfinito. Ci auguriamo che il
materiale raccolto sia di Vostro gradimento e che
possa regalarVi numerose notti insonni.
Buona lettura
4Lo specchiomagico
American Horror StoryOnce Upon a Tima
46
2
4
4 2Note che provengono
e che evocanol’OscuroDon Giovanni
Lecon de
Ténèbres
28
Intervista dall’oltretomba
Mary Shelley The queen of Gothic
S o m
2Estetica dell’inquietudineParte Prima
22 Gothic Art
3Recensioni del mese
Da leggereall’imbrunire
38
3Selezioni delle piùinquietanti pellicolehorrorLa casa dalle finestre che ridono
6884
36
1 10
Il cimitero di Praga
Cimiteri e dintorni
3Accessori gotici - vittoriani
Il prezioso e il Sublime
32
Dicebant mihi soldates, si sepulchrum amicaeVisitarem curas meas
aliquantulum fore levatas.Ebn Zaiat
“ “
3
m a r i o
1Testi mai tradotti initaliano e riscopertida MSPClara Reeve
di Alessandria Biblioteca
18
1Intervista a Loredana Rotundo
Focus on
14
3GothicPainting
Niccolò Pizzorno
34
4Harlequin - Mondadori
42 Bluenocturne 4Recensione
Maxima
Danilo Arona
40
4Curiosità gotiche
Il prezioso e il sublime
32
ShelleyMary
Nella nebbia
di Violet Blunt
Intervista dall’oltretomba
“Frankenstein è nato in seguito a un terribile incubo. Il
soggetto è chiaramente ispirato al mito dell'uomo creatore della
vita, ma anche alle Metamorfosi di Ovidio, un autore che io amo
particolarmente, e al Paradiso Perduto di Milton.”
ncontro Mary al crepuscolo, in un
quartiere londinese di periferia. È una Igiornata uggiosa e l'aria è gelida. Mary ha
il viso scavato, l'espressione di chi ha vissuto la
sua vita affrontando dolori e turbolenze.
Abbozza un sorriso e mi dice di seguirla in un
posto più tranquillo, per poter parlare in pace.
Entriamo in una chiesa e ci sediamo all'ultimo
banco. Mary sospira e mi chiede: “Cosa vuole
che le racconti, Violet?”
“Tutto,” le dico senza esitazione. Voglio sapere
tutto su di lei.
Mary sorride e rivolge il suo sguardo verso il
pulpito. Poi, prende fiato e comincia a
raccontare.
“Sono nata in questa città, Londra, il 30 agosto
1797. Mio padre era il noto filosofo William
Godwin, un esponente del razionalismo
anarchico, mentre mia madre era Mary
W o l l s t o n e c r a f t , u n a d o n n a f o r t e e
Fu una delle prime a promuovere la questione
dei diritti della donna. Purtroppo, questa
madre così eccezionale, volitiva, sensibile e
grandiosa, io non l'ho mai conosciuta. Avrei
potuto imparare tante cose da lei.”
Mary sospira e poi continua: “Ma nella vita
raramente facciamo ciò che vogliamo.
Raramente, già, troppo raramente. Mia
madre morì poco dopo il parto. Nel 1821,
mio padre si risposò con Mrs. Clairmont,
anche lei vedova. Era una sua conoscente ed
era madre di due figli.”“E Percy Bysshe Shelley?” le chiedo curiosa di conoscere una delle storie d'amore più romantiche dell'epoca. Mary si illumina e il suo sguardo si posa involontariamente sulla bifora della chiesetta gotica in cui siamo entrate. La luce che penetra attraverso le vetrate dipinge di tutti i colori il pavimento.
6
“Esatto. Frankenstein è nato quasi per gioco,
com'è noto. Fu di Lord Byron, l'idea. Durante un
soggiorno estivo a Ginevra con Percy, Polidori e
me, Byron suggerì che ciascuno di noi scrivesse
un racconto dell'orrore, che poi ognuno di noi
avrebbe letto agli altri come passatempo serale.
Percy compose un'opera breve intitolata The
Assassins, Byron scrisse il racconto The Burial,
mentre Polidori creò la figura di un vampiro
affascinante e misterioso, con il romanzo breve
The Vampire. Tutti noi partecipanti a quella
notte a Villa Diodati abbiamo avuto una tragica
fine. Il mio Percy morì annegato. Lord Byron
morì giovanissimo a Missolungi in Grecia,
Polidori si suicidò... Mentre io, sono morta qui
a Londra il 1 febbraio 1851, dopo aver condotto
una vecchiaia piuttosto serena in compagnia
dell'unico figlio rimastomi. L'unica mia vera
ragione di vita dopo la morte di Percy e degli
altri nostri figli.”
“La serenità degli ultimi anni è dovuta anche la
sua arte. Durante quelle fatidiche notti
g i n e v r i n e l e i s c r i s s e u n c a p o l a v o r o :
Frankenstein,” ribatto ammirata.
“Già, Frankenstein è nato in seguito a un
terribile incubo. Il soggetto è chiaramente
ispirato al mito dell'uomo creatore della vita,
ma anche alle Metamorfosi di Ovidio, un
autore che amo particolarmente, e al Paradiso
Perduto di Milton.
“L'ho incontrato durante un soggiorno in
Scozia,” esclama Mary commossa. “Era
bellissimo, uno di quei giovani geniali… un
poeta ribelle. Lo sposai nel 1816, avevo
diciannove anni. Mio padre non era contento
della nostra unione, Percy era sposato, ma dopo
una rocambolesca fuga in Svizzera, riuscimmo a
vivere assieme, come avevamo voluto. Ci era
bastato guardarci negli occhi per capire di
appartenere l'uno all'altra, senza alcuna
riserva. Nessuno può opporsi a ciò che è destino
che accada, dicevano i poeti latini. È vero.”“Shelley però portava con sé una tragedia, vero?” le domando.“Sì, la sua prima moglie, Harriet Westbrook, era
morta suicida. Percy aveva poi rotto ogni
rapporto con il padre. Viaggiammo moltissimo:
Francia, Germania, Olanda e Italia. Ah, l'Italia.
La culla dell'arte. Non potevamo non amarla. La
amo ancora nonostante tutto. Nel 1822, dopo
esserci trasferiti a La Spezia, Percy e il marito di
una nostra amica partirono alla volta di Genova
per non tornare mai più. Il suo corpo fu
rinvenuto tra i flutti il 15 luglio. Tornata a
Londra dopo la morte di Percy, ho vissuto in
Inghilterra con i proventi del mio lavoro di
scrittrice professionista.”
“Autrice di vari romanzi,” la interrompo.
“ D i v e n t e r à f a m o s a s o p r a t t u t t o p e r
Frankenstein o il Prometeo moderno, il suo
primo libro scritto nel 1818.”
M a i n F r a n k e n s t e i n a l p r o d i g i o s i
sostituiscono chimica e galvanismo.
Frankenstein è la storia di un giovane
studioso svizzero, il dottor Frankenstein,
specializzato in filosofia naturale. Servendosi
di parti anatomiche sottratte ad alcuni
cadaveri, il dottore mette insieme i pezzi per
arrivare a formare una creatura mostruosa. Ci
riesce solo con un procedimento segreto con il
quale infonde la scintilla della vita. Malgrado
l'aspetto terrificante, la Creatura è docile e
buona, ha il cuore mite e l'animo dolce.
Tuttavia si accorge del disgusto e della paura
che suscita negli altri e, sebbene la sua natura
sia incline alla bontà, per il trauma della
scoperta, la Creatura si trasforma e diventa
una furia distruttiva. Spaventa, depreda e
finisce per uccidere persino il suo creatore.”
“Questo suo primo romanzo ha goduto di una
fama e di una fortuna costanti. È stato oggetto
di innumerevoli imitazioni, cosa ne pesa al
riguardo?”
“La fortuna di Frankenstein può essere
dovuta, immagino, alle molte questioni
etico-filosofiche che una sua lettura attenta fa
sorgere. Fra le tante questioni, c'è quella
relativa alla origini della vita, al ruolo a dir
poco ambiguo della scienza, troppo spesso
inconsapevole creatrice di mostri. Non
ultima la questione rousseauiana della bontà
e creatività originaria dell'uomo, in seguito
corrotto dalla società.”
Mary è stanca. Si alza e mi fa cenno di uscire
dalla chiesa. “Devo ritornare da Percy,” mi
dice inoltrandosi nella nebbia. Cerco di
seguire la sua immagine, ma tutto ciò che
rimane di lei svanisce. Resta solo il ricordo di
una donna forte che per qualche ora ci ha
concesso di udire la sua voce.
8
r y s h e l l ew w w . m a r y s h e l l e y p r o j e c t . c o m
E l l e y p r o j e c t. c o
W ww. m a r y s h e
17.02.2012
w w w. m a r y s h e l l e y p r o j e c t . c o m
w w w. m a r y s h e l l e y p r o j e c t . c o m
CimiteroIl
di Cornelia van de Kamp
…sporgono fitte agglomerazioni di lapidi
cionche, cascanti, inclinate come i ciechi di
Bruegel, sprofondate fino alla punta,
inghiottite dal suolo umido e nero…
“ “
1
Cimiterie dintorni
parere di chi scrive, ci sono cimiteri che
vanno visti prima di morire. ANon può mancare, tra questi, l'Antico Cimitero
Ebraico di Praga, ineguagliabile camposanto
nella Repubblica Ceca. Un vero cimitero da
bestseller, un anno fa in cima alle classifiche
nelle librerie di quasi tutto il mondo, grazie al
romanzo di Umberto Eco.
Il romanzo di Eco non è tuttavia ambientato né a
Praga né in un cimitero. La prima volta che il
cimitero di Praga compare nel libro è a pagina
121 ed è soltanto l'ambientazione di un incontro
puramente immaginario che sarà il fulcro delle
vicende del romanzo e dell'antisemitismo
mondiale: è infatti qui che Simonini, cinico
falsario della Storia e protagonista del romanzo,
mette in scena un conciliabolo notturno di
dodici rabbini, nel corso del quale questi
espongono i loro piani per la conquista del
mondo e la distruzione del cristianesimo. La
descrizione del luogo che ci regala la penna di
Umberto Eco è veloce e profondamente
suggestiva: “Esisteva sin dal Medioevo, e nel
corso dei secoli, siccome non poteva espandersi
al di fuori del perimetro permesso, aveva
sovrapposto le sue tombe, così da coprire forse
centomila cadaveri... Quello spazio sembrava la
bocca spalancata di una vecchia strega
sdentata…”
Come raccontare una storia in tre righe. Il
Vecchio Cimitero Ebraico di Praga fu infatti
l’unico luogo in cui gli ebrei di Praga potevano
seppellire i loro morti. Le dimensioni attuali
sono all'incirca quelle medievali, perché il
cimitero non poteva espandersi fuori dal
perimetro esistente: così, nel tempo, si sopperì
alla mancanza di spazio sovrapponendo le
tombe.
In alcuni punti si formarono fino a nove strati di
diverse sepolture: le lapidi venivano staccate
dal suolo, veniva ammonticchiata della terra per
una nuova sepoltura (per questo il cimitero è
pieno di collinette e dislivelli) e veniva
ricollocata la vecchia lapide con accanto la
nuova.
Oggi si contano circa 12.000 lapidi ma, data la
conformazione “a strati”, si ritiene che vi siano
sepolti oltre 100.000 ebrei. Sul procinto di
crollare o già cadute, in un disordine
commovente e angosciante allo stesso tempo, le
pietre tombali se ne stanno assiepate,
accavallate, sbilenche e storte, l'una contro
l'altra, quasi tutte all'ombra, oscurate dalle
fronde di alti sambuchi. Così scrive A. Maria
Cimiterie dintorni
Ripellino nella sua Praga magica: “…sporgono fitte agglomerazioni di
lapidi cionche, cascanti, inclinate come i ciechi di Bruegel, sprofondate
fino alla punta, inghiottite dal suolo umido e nero… Pietre scontorte
come denti sradicati, rugose tiare di pietra confitte nel fango, lastre che
strisciano come culs-de-jatte su inestricabili grovigli di cippi, stele
scalzate dalle contorsioni dei morti, dalle escrescenze della terra
compongono un misterioso balletto”. Nessun ritratto, perché la religione
ebraica lo vieta. Solo disegni simbolici per indicare la professione o le
qualità del defunto: forbici per i sarti, pinzette per medici, mani
benedicenti per i rabbini e poi tanti animali per chi si chiamava Volpi,
Orsi e così via.
“Praga è città di stravaganze funerarie”, annota Fabio Giovannini nella
sua preziosa Guida ai cimiteri. “In questa città esiste una via dei Cadaveri
(Umlrci Ulice, a Mala Strana) e si mangiano dolci a forma di bara
(rakvicky). E la sua nomea di città funeraria, Praga la deve non solo al
cimitero ebraico, ma anche agli altri numerosi cimiteri, spesso vicini alle
case.”
Segnati dal marchio indelebile della malinconia, aggirandoci tra le vie di
questa città misteriosa e dolente, siamo giunti al termine della nostra
prima passeggiata cimiteriale. Scrivetemi, amici. Come quando si
telefonava alla radio per chiedere il proprio disco preferito, il vostro
cimitero del cuore potrà essere il protagonista della prossima
passeggiata. Si accettano dediche.
Bibliografia consigliata e fonti:
Umberto Eco, Il Cimitero di Praga, Bompiani, 2011
Fabio Giovannini, Guida ai Cimiteri d'Europa, Stampa
Alternativa, Roma, 2000
Angelo Maria Ripellino, Praga magica, Einaudi, Torino, 1992
er una casa editrice, grande o piccola che sia, trovare nuovi talenti letterari su cui Pscommettere è un'ardua impresa. A
facilitare il compito di scegliere tra le migliaia di manoscritti che arrivano sulle scrivanie degli editori vi è una figura, finora poco conosciuta ai più: l'agente letterario. Loredana Rotundo, titolare di una delle agenzie letterarie più quotate del nostro Paese, nella vita si dedica alla ricerca di talenti e all'intermediazione tra gli autori e le case editrici. Loredana ama i libri da sempre e questo ha segnato inevitabilmente il suo percorso personale e professionale, così come il cammino degli autori che si imbattono in lei e decidono di affidarle le proprie opere. Loredana Rotundo è diventata agente letterario dopo molti anni dedicati alle traduzioni letterarie e dopo aver frequentato il corso di scrittura creativa con Raul Montanari e i corsi di traduzione del romanzo giallo e rosa con i traduttori Tullio Dobner e Olivia Crosio. Nel 2004 ha deciso di fondare un'agenzia letteraria con due colleghe, per poi proseguire il suo cammino da sola. Fin da subito si è occupata della ricerca di autori italiani. Numerosi gli
Agente
Letterario
P R O F E S S I O N E
LOREDANAROTUNDO
di Cinzia Giorgio
Focus on
er una casa editrice, grande o piccola che sia, trovare nuovi talenti letterari su cui Pscommettere è un'ardua impresa. A
facilitare il compito di scegliere tra le migliaia di manoscritti che arrivano sulle scrivanie degli editori vi è una figura, finora poco conosciuta ai più: l'agente letterario. Loredana Rotundo, titolare di una delle agenzie letterarie più quotate del nostro Paese, nella vita si dedica alla ricerca di talenti e all'intermediazione tra gli autori e le case editrici. Loredana ama i libri da sempre e questo ha segnato inevitabilmente il suo percorso personale e professionale, così come il cammino degli autori che si imbattono in lei e decidono di affidarle le proprie opere. Loredana Rotundo è diventata agente letterario dopo molti anni dedicati alle traduzioni letterarie e dopo aver frequentato il corso di scrittura creativa con Raul Montanari e i corsi di traduzione del romanzo giallo e rosa con i traduttori Tullio Dobner e Olivia Crosio. Nel 2004 ha deciso di fondare un'agenzia letteraria con due colleghe, per poi proseguire il suo cammino da sola. Fin da subito si è occupata della ricerca di autori italiani. Numerosi gli
Letterario
Agenteer una casa editrice, grande o piccola
che sia, trovare nuovi talenti letterari Psu cui scommettere è un'ardua
impresa. A facilitare il compito di scegliere tra
le migliaia di manoscritti che arrivano sulle
scrivanie degli editori vi è una figura, finora
poco conosciuta ai più: l'agente letterario.
Loredana Rotundo, titolare di una delle
agenzie letterarie più quotate del nostro Paese,
nella vita si dedica alla ricerca di talenti e
all'intermediazione tra gli autori e le case
editrici. Loredana ama i libri da sempre e
questo ha segnato inevitabilmente il suo
percorso personale e professionale, così come il
cammino degli autori che si imbattono in lei e
decidono di affidarle le proprie opere. Loredana
Rotundo è diventata agente letterario dopo
molti anni dedicati alle traduzioni letterarie e
dopo aver frequentato il corso di scrittura
creativa con Raul Montanari e i corsi di
traduzione del romanzo giallo e rosa con i
traduttori Tullio Dobner e Olivia Crosio.
Nel 2004 ha deciso di fondare un'agenzia
letteraria con due colleghe, per poi proseguire il
suo cammino da sola. Fin da subito si è
occupata della ricerca di autori italiani.
Il servizio di valutazione dell'opera è fondamentale per un aspirante scrittore
Numerosi gli esordienti che hanno visto le
proprie opere pubblicate grazie a un'analisi
attenta e scrupolosa del testo e alla conseguente
individuazione delle case editrici più adatte,
dalle piccole alle grandi.
Con la casa editrice Feltrinelli è uscito il primo
romanzo di un suo esordiente italiano, a cui
hanno fatto seguito le pubblicazioni di successi
letterari con gli editori: Fanucci, Frassinelli,
Mondadori, Sperling, Tea Libri e tanti altri.
Congiuntamente, attraverso la ricerca senza
sosta nella rete e la lettura incessante delle
pagine di cultura dei maggiori quotidiani e
magazine nazionali e internazionali, Loredana
Rotundo scova autori o titoli di autori stranieri
mai tradotti in Italia: come il grande Lewis
Nkosi, autore sudafricano pubblicato da Giunti;
oppure M.J. Akbar, noto autore e giornalista
indiano edito da Neri Pozza, fino ad arrivare a
un titolo di cui l'agenzia va molto fiera: Fall
River - 13 racconti inediti del grande scrittore
americano John Cheever, vincitore del Premio
Pulitzer, pubblicato in Italia da Fandango, in
Francia da Gallimard, in Portogallo da Sextante
Editora, in Spagna da Tropo Editores.
Con queste basi ormai consolidate, il mercato
straniero diventa raggiungibile quanto quello
italiano. I diritti di traduzione dei romanzi di
alcuni autori rappresentati da Loredana
Rotundo vengono venduti in Europa e
Oltreoceano.
15
È il caso di Francesca Petrizzo con Memorie di una cagna e Raffaello Mastrolonardo con Lettera a Léontine. La sua agenzia ha sede a Paderno Dugnano, alle porte di Milano, dove Loredana vive insieme al marito, ai tre figli e a una buona capacità di resistenza.Professione: Agente Letterario. In cosa consiste esattamente il suo lavoro? Quali difficoltà ha trovato nell'intraprendere questa professione?
a mia principale attività è la ricerca di nuovi autori. Lavoro soprattutto con Lgli esordienti italiani, offrendo loro una
serie di servizi: dalla valutazione dell'inedito con analisi approfondita del testo, all'editing, alla rappresentanza degli autori o aspiranti autori presso le case editrici italiane e straniere, fino alle traduzioni. Oltre a me, in agenzia, ci sono altre due assistenti. Per ciò che riguarda la valutazione dei testi e dell'eventuale editing mi avvalgo di editor esterni. La valutazione dell'opera mi permette di capire se esistano o meno sbocchi editoriali. Se sì, l'agenzia propone
Uno scrittore
dovrebbe dedicare
oltre la metà del
proprio tempo
"libero" alla
lettura e solo il
resto alla
scrittura.
È il caso di Francesca Petrizzo con Memorie di una cagna e Raffaello Mastrolonardo con Lettera a Léontine. La sua agenzia ha sede a Paderno Dugnano, alle porte di Milano, dove Loredana vive insieme al marito, ai tre figli e a una buona capacità di resistenza.Professione: Agente Letterario. In cosa consiste esattamente il suo lavoro? Quali difficoltà ha trovato nell'intraprendere questa professione?La mia principale attività è la ricerca di nuovi autori. Lavoro soprattutto con gli esordienti italiani, offrendo loro una serie di servizi: dalla valutazione dell'inedito con analisi approfondita del testo, all'editing, alla rappresentanza degli autori o aspiranti autori presso le case editrici italiane e straniere, fino alle traduzioni. Oltre a me, in agenzia, ci sono altre due assistenti. Per ciò che riguarda la valutazione dei testi e dell'eventuale editing mi avvalgo di editor esterni. La valutazione dell'opera mi permette di capire se esistano o meno sbocchi editoriali. Se sì, l'agenzia propone all'autore la rappresentanza presso le case editrici italiane e straniere, a seconda del genere di romanzo.
16
Focus on
er una casa editrice, grande o piccola che sia, trovare nuovi talenti letterari su cui Pscommettere è un'ardua impresa. A
facilitare il compito di scegliere tra le migliaia di manoscritti che arrivano sulle scrivanie degli editori vi è una figura, finora poco conosciuta ai più: l'agente letterario. Loredana Rotundo, titolare di una delle agenzie letterarie più quotate del nostro Paese, nella vita si dedica alla ricerca di talenti e all'intermediazione tra gli autori e le case editrici. Loredana ama i libri da sempre e questo ha segnato inevitabilmente il suo percorso personale e professionale, così come il cammino degli autori che si imbattono in lei e decidono di affidarle le proprie opere. Loredana Rotundo è diventata agente letterario dopo molti anni dedicati alle traduzioni letterarie e dopo aver frequentato il corso di scrittura creativa con Raul Montanari e i corsi di traduzione del romanzo giallo e rosa con i traduttori Tullio Dobner e Olivia Crosio. Nel 2004 ha deciso di fondare un'agenzia letteraria con due colleghe, per poi proseguire il suo cammino da sola. Fin da subito si è occupata della ricerca di autori italiani. Numerosi gli
WA me, come dicevo prima, interessa molto
trovare nuovi autori, anche esordienti. Come si
può vedere nel mio sito, gli esordienti che
rappresento hanno pubblicato anche con grandi
c a s e e d i t r i c i : F e l t r i n e l l i , M o n d a d o r i ,
Frassinelli, Sperling e così via. Nonostante la
crisi che ha investito anche il mondo
editoriale/librario, c'è ancora spazio per gli
autori italiani, anche per gli esordienti: basta
guardare le classifiche attuali!
Quali consigli darebbe a chi vuole seguire
le sue orme e diventare agente letterario?
Per chi volesse intraprendere la professione di
agente letterario è necessaria la conoscenza del
mondo editoriale, dei meccanismi al suo
interno. Un buon agente letterario deve avere
uno sguardo aperto a 360 gradi sul mondo: arte,
politica, società, attualità; deve leggere molto ed
essere costantemente aggiornato sulle novità
editoriali italiane e straniere. La conoscenza
delle lingue è fondamentale per intrecciare
rapporti con gli editor degli altri Paesi. Deve
essere disponibile a viaggiare molto per essere
presente agli eventi più importanti, quali per
esempio le fiere del libro internazionali -
Francoforte, Londra, Torino ecc. Le Fiere del
Libro sono infatti il luogo ideale per promuovere
e negoziare i diritti. Un buon agente deve
inoltre sapersi affidare a editor professionisti e
collaboratori esterni, che rendono possibile il
grande lavoro di squadra di un'agenzia
letteraria. Come nel caso della mia agenzia.
In Italia, secondo lei, si scrive più di
quanto si legge? Che consigli darebbe a
chi vuole diventare uno scrittore?
Il servizio di valutazione dell 'opera è
fondamentale per un aspirante scrittore,
a prescindere dal fatto che scelga o no la nostra
agenzia. La valutazione rappresenta il primo
passo per ottenere un'analisi approfondita del
proprio manoscritto da parte di editor
professionisti e, quindi, gli strumenti per
mettersi a lavorare sul testo: altro passo
importante! Gli aspiranti autori sono
moltissimi. Tanti, purtroppo, alla mia
domanda: "Posso sapere quali libri legge? Quali
sono le opere che l'hanno in qualche modo
formata e che ancora si porta dentro?", non
riescono a darmi una risposta che comprenda
più di un paio di romanzi. La lettura per un
aspirante scrittore è più importante della
scrittura. Uno scrittore dovrebbe dedicare oltre
la metà del proprio tempo "libero" alla lettura e
solo il resto alla scrittura.
Come si fa a contattarla? Quali sono gli
strumenti per lanciare un esordiente?
Fino a oggi, nella maggior parte dei casi, sono
stati gli autori a cercarmi, attraverso il sito,
sottoponendomi i loro manoscrit t i in
valutazione. Quando trovo qualcosa di buono,
una bella storia, appassionante e avvincente,
ben scritta, di ampio respiro e con un ritmo tale
che ti spingono a girare pagina e a leggere tutto
d'un fiato, è un grande momento. Purtroppo non
succede spesso! A volte comunque è accaduto
che attraverso blog o siti specifici abbia scovato
un paio di autori che sono riuscita a portare alla
pubblicazione. Il massimo della valorizzazione
per un aspirante autore è arrivare a ottenere un
contratto di pubblicazione con una casa
editrice. Piccola, media o grande, l'importante è
che sia dignitosa, seria, entusiasta del titolo e
dell'autore che sceglie. Deve soprattutto
crederci. Succede anche di vendere i diritti di un
romanzo italiano prima all'estero e poi in Italia.
Si tratta di un servizio che offriamo, quando,
ovviamente, siamo convinti della possibilità di
una buona riuscita. Così come rappresentiamo
autori stranieri in Italia o in altri Paesi Europei.
Una cosa di cui andiamo fieri è l'aver scoperto
una raccolta di racconti inediti di John Cheever
di cui abbiamo venduto i diritti di traduzione in
Italia, Spagna, Francia e Portogallo.
17
Clara
Reevedi Cinzia Giorgio
Re
ev
1
di Alessandria Biblioteca
lara Reeve nasce a Ispwich il 23 gennaio 1729 dal reverendo William Reeve, curato di St.
Nicholas e da una delle figlie del gioielliere di Re Giorgio I. Ha scritto diversi romanzi, tra cui Csolo The Old English Baron, (Il Vecchio Barone Inglese, in un primo momento intitolato The
Champion of Virtue) viene ricordato oggi. Scritto nel 1777 a imitazione del Castle of Otranto (Il
Castello di Otranto) di Sir Horace Walpole, il romanzo della Reeve ha influenzato la stesura del più
celebre Frankenstein di Mary Shelley. Tra le altre opere di Clara Reeve va citato il romanzo epistolare
The School for Widows (1791), e la sua innovativa storia del romanzo, The Progress of Romance
(1785), che viene generalmente considerata un precursore degli studi sulla nascita e sull'evoluzione
del romanzo femminile inglese del XVIII secolo. La Reeve, assieme a Elizabeth Rowe (1674-1737) e
Susannah Dobson (morta nel 1795) viene infatti considerata una delle iniziatrici incontrastate della
narrativa femminile del periodo.
La Biblioteca di Alessandria
presenta
Clara Reeve
20
di Alessandria Biblioteca
La storia è narrata in prima
persona dalla Reeve, che
i n c a r n a i l p r o t o t i p o
dell'ingenua eroina con la vita
difficile e ardimentosa. Clara si
trova, fin dalle prime battute, in
un vortice di eventi misteriosi,
che vanno dai sospetti sul
nuovo marito di sua zia Lydia, ai
segreti di Niles Visconti, che
Clara sposa subito dopo.
I l V e c c h i o B a r o n e
I n g l e s e v e n n e
pubblicato anonimo
nel 1777 con il titolo
T h e C h a m p i o n o f
V i r t u e , p r i m a d i
apparire con il titolo
corrente nel 1778. La
s t o r i a , a m b i e n t a t a
n e l l ' I n g h i l t e r r a
medievale, segue le
avventure di Sir Philip
Harclay, che al suo
ritorno si trova a dover
affrontare una terribile situazione: il castello e la
proprietà dell'amico Lord Lovel sono stati
usurpati. Una serie di rivelazioni, tradimenti e
orrori culmina, in una scena di lotta tra il bene e il
male, con la restituzione del maltolto. La Reeve
morirà a Ipswich il 3 dicembre 1807.
Dalla biografia dell'autrice, lo scrittore americano
Thomas M. Disch ne trarrà un romanzo gotico sui
generis: Clara Reeve (1975). Scritto sotto lo
pseudonimo di Leonie Hargrave, Clara Reeve è un
romantico e Shelleyiano omaggio al romanzo gotico
e a quello vittoriano. Thomas Disch, noto autore di
Science Fiction, horror e mystery, con Clara Reeve
si è voluto cimentare anche nel gotico classico.
Il suo romanzo The
Old English Baron ha
inluenzato la stesura del più celebre
Frankenstein di Mary Shelley
Nella pagina accanto, un ritratto di Clara
Reeve;
Qui sopra in alto, la copertina del suo
romanzo The English Baron;
A destra, il romanzo Clara Reeve delo
scrittore americano Thomas Ditch uscito
nel 1975.
21
OmbreLuci e
Estetica dell’inquietudine - parte prima
Gothic Art
4
di Rosanna Mele
DA BOSCH A F. BACON
Il viaggio
nell'Estetica
dell'inquietudine,
spazia nel tempo, tra
sonno e morte, sacro e
profano, alla ricerca di
“artisti maledetti”, che
hanno fatto
dell'inquietudine
dell'anima un principio
di bellezza e visione,
alternando al reale,
l'onirico, al
meraviglioso, il
diabolico… il
mostruoso.
'uomo, prima ancora che parlare, ha
imparato a comunicare attraverso Lsimboli e immagini che gli hanno
permesso di abbandonarsi ad audaci slanci
dell'anima tra bene e male e indagini sul mondo,
sull' essere umano.
Così l'artista, intento a rappresentare l'esistenza,
esplora il proprio inconscio e nuovi linguaggi;
sperimenta conoscenze e possibilità, creando,
quasi come un "nuovo Dio", altri mondi paralleli e
ideali da perpetrare attraverso la propria arte.
Questo invasamento, ha un profondo significato
perché indica la continua oscillazione dell'artista
tra tormento ed entusiasmo, la sua fatica ad essere
appagato dalla propria opera che deve riprodurre
un messaggio universale. Sa che i suoi dipinti, le
sue figure poetiche, le sue sculture non sono voci
particolari, di un momento, ma sono espressioni
eterne. Da qui l'ansia, la tensione alla perfezione
ideale.
Compiuta la propria opera, l'artista sovrabbonda
di entusiasmo, vive il proprio senso di
onnipotenza, il desiderio di eternità , la dicotomia
tra bello e brutto, bene e male, luce e ombra.
In quest'ottica, l'estetica dell'inquietudine è
una sorta di vertiginoso strapiombo che apre
possibilità illimitate di lettura semiologica,
iconografica, simbolica, addentrarsi nelle quali
significa tentare di indagare l'ignoto, di risolvere i
grandi enigmi della geniale e oscura creatività.
Due figure mitologiche Hypnos e Thanatos
(leitmotiv dell'intera trattazione), delimitano lo
spazio di questo viaggio tematico tra pittura e
incisione, la cui navigazione si sviluppa cercando
di evitare di tracciare sia una sorta di storia del
visionario e dell'ignoto dal XV al XXI sec, sia di
definire i contorni teorici del genere nelle arti
figurative.
Uno studio, questo, che tende a delineare nuove
chiavi di lettura iconografica comparando artisti
spesso assai diversi tra loro per cultura e
formazione. Autori e opere che tra passato e
Gothic ArtA pag. 11,H.Bosch,
Il trittico delle DelizieInferno, parte alta,
(Museo del Prado, Madrid)
a destra,P. Bruegel il vecchio
I 7 peccati capitali - L’iraxilografia, 1558,
24
presente hanno subito e subiscono il fascino di ciò
che è insolito, bizzarro, immaginativo, a tratti
onirico, mostruoso, orrido.
Nell'imagerie dell'oscuro e del visionario,
possiamo delineare due diverse configurazioni,
legate alla teoria estetica dell'inquietudine.
Se da una parte ci vengono incontro la Dròilerie , il
mostro medioevale, essere fiabesco e meraviglioso
per eccellenza, che prende vita dal gusto
esuberante per l'ibrido; i Gargoyles di Nôtre Dame
di Parigi e di Chartres; i Misch-Wesen (esseri metà
uomo metà animali) che hanno come punto
terminale della loro evoluzione gli esseri metà
viventi e metà cose di H. Bosch nel cui solco si
pongono le xilografie di P. Bruegel il Vecchio,
dedicate ai vizi,virtù e follie o le opere visionarie di
A.Durer sull'Apocalisse di S. Giovanni.
Dall'altra abbiamo invece, i mostri notturni di F.
Goya, di W. Blake, J. H. Fussli, nei quali Baudelaire
individuò due elementi nuovi e caratteristici, la
verosimiglianza e l'umanità; ancora il linguaggio
simbolista di O. Redon, G. Moreau i cui principi
furono teorizzati da Rimbaud che scrisse “Il
poeta deve farsi veggente, esplorare l'ignoto” o
ancora, le illustrazioni di A.L.I. Kubin e le
incisioni di M. Klinger, le deformazioni
pittoriche di F. Bacon.
L'indagine vuole essere un contributo di studio,
un tributo di riconoscenza verso alcuni
indiscussi prodigi pittorici del passato. Una
rilettura iconologica sulla notte, i suoi sogni, la
caducità della vita le sue paure.
Il tentativo di individuare, anche nell'arte
contemporanea, inedite e talvolta inquietanti
identità creative, indagare sull'inconscio e i suoi
linguaggi, sulla sperimentazione artistica
intesa come libera e ritrovata espressione
emozionale. L' esplorazione spazia nel tempo,
tra sonno e morte, sacro e profano, alla ricerca
di “artisti maledetti”, che hanno fatto
dell'inquietudine dell'anima un principio di
bellezza e visione, alternando al reale, l'onirico,
al meraviglioso il diabolico.
25
In questa oscura ambientazione, personaggi
bizzarri e deformi, prendono forma in un
paesaggio notturno, rischiarato soltanto dal
bagliore di un incendio. L'intera figurazione,
caratterizzata dalla presenza di enormi
strumenti musical i , ghironda, arpa e
bombarda, brilla di sinistri baluginii che
accompagnano la presenza di esseri inquietanti
come l'uccellaccio che inghiotte le anime.
Fonte letteraria cui l'autore sembra ispirarsi è
la Visio Tundali del 1482. Scritta da un frate
benedettino irlandese, narra le atroci torture
cui vengono sottoposti i peccatori del suo
t e m p o . L e s u e i n v e n z i o n i p i t t o r i c h e
comunicano esattamente l'inquietudine e il
disagio della condizione umana che doveva in
qualche modo riflettersi negli occhi di
Hieronymus.
Inferno dunque come antiparadiso in cui la
presenza esasperata della musica diviene
caricatura dell'armonia universale.
Nell'inferno musicale, il contenuto simbolico e la
forma sono indissolubilmente congiunti; la
certezza del disegno, la fermezza del contorno, lo
splendore del colore, assicurano all'immagine
metaforica una realtà fenomenica, che lega gli
stravaganti episodi in un'unità visibile.
Tesa fra l'angoscia e la speranza, fra il dubbio e la
fede, l'opera di Bosch va riguardata come una
testimonianza affascinante.
Dal buio, così come emerge il senso di
angosciosa inquietudine legato alla paura
dell'ignoto lato oscuro presente in ognuno di
noi, emerge anche l'armonia e l'amore per il
S imbol ismo e le forme d 'espress ione
primordiali, gli archetipi come mostri, demoni
di origine popolare.
Riaffiora, il Sublime anche al negativo, che è
immenso e lascia l'uomo senza fiato, la bellezza
trascendente e l'Oltre; la sublimazione dell'
i n c o n s c i o , l ' a t t e n z i o n e a l l a n o t t e e
l'immaginario che genera. La notte come topos,
rappresenta non solo il prevalere delle tenebre
sulla luce, ma anche l'oscurità più antica e pura,
il buio profondo che cela in sé, l'origine caotica
delle forze vitali. Precursore di molte atmosfere
surreali, moderne e contemporanee, è
Hieronymus Bosch. Maestro fiammingo di
riconosciuta genialità e sregolatezza, Bosch fu
tra i primi a sfruttare appieno le suggestioni
della notte e del sogno visionario.
Uno dei luoghi pittorici del suo universo
figurativo che lo consacra artista maledetto, è Il
Giardino delle Delizie il cui pannello destro del
trittico, presenta L'Inferno Musicale.
IL CAOS E L ’ORDINE
Bibliografia:
- G Briganti, I pittori dell'immaginario. Artee
rivoluzione psicologica. II ed Milano 1989
- H. Belting, H. Bosch garden of earthly delights, 2002
- R. Caillois, Nel cuore del fantastico,Milano 1984
- J. Le Goff, Il meraviglioso e il quotidiano
nell'occidente medievale, Bari 1963
- Le delizie dell'inferno. Dipinti di H. Bosch e altri
fiamminghi restaurati, catalogo mostra a cura di C.
Vardis Limentani, Venezia1992
- C.Linfert, H. Bosch, Milano 1972
- S Freud, Il perturbante, in opere vol. X Torino 1997
- H. Vorgrimer Storia dell'inferno in Monaco 1993
L'universo bosciano è una gigantesca, minuziosa
ebbrezza parodica, è la metamorfosi senza fine
della creazione divina in caricatura demoniaca, è
l'irruzione alla superficie terrestre delle larve,
delle passioni monomaniache, delle tentazioni,
degli impulsi grotteschi che ogni uomo cerca di
reprimere.
Bosch compie quella che Andrè Masson chiama
“la trasfigurazione, ad opera dell'artista di uno
stato nauseabondo dell'anima”.
Un'immaginazione la sua, ardente, visionaria, a
tratti delirante, che anima anche “La visione
dell'aldilà”, la cui quarta tavola con L'ascesa
all'Empireo è una composizione originale e
impressionante.
Qui il passaggio cilindrico, oltre il quale
riverbera lo splendore di Dio, così come anche le
bizzarrie antropomorfiche che animano la scena,
sembra anticipi alcune atmosfere romantiche e
le soluzioni stilistiche tanto care ai simbolisti e ai
surrealisti novecenteschi.
Nei notturni che caratterizzano le sue
figurazioni, inserisce quel mondo quotidiano da
cui fa sprigionare una vana e inquietante bellezza
non più legata agli insegnamenti religiosi, ma
preannunciatrice dell'indipendenza spirituale
ed espressiva che le generazioni future
conquisteranno appieno. La notte, dunque,
come simbolo dell'inferno, degli inferi in terra
come prigioni, come momento eletto dei riti e
tentazioni sataniche. La notte domina in tutte
quelle opere dove il macabro e le sue varianti tra
cielo e terra s'impongono come genere.
A questo proposito naturale interviene il
riferimento al “Trittico degli eremiti” del 1493 (il
alto, a sinistra), nel quale si vede S. Antonio in un
paesaggio notturno con un villaggio in fiamme
sullo sfondo, con chiaro riferimento al fuoco suo
attributo iconografico, collegato alla malattia,
“fuoco di S. Antonio”. Il dipinto, come tutti i
lavori del grande maestro fiammingo, è ricco di
enigmi e simbologie. L'acqua impura, le visioni
che lo tormentano, il diavolo-pesce che versa
vino, e quello nano che legge il messale, i
demoni-grilli e pavoni. Ancora una volta
antinatura, antiparadiso.
Immagini queste frutto di una scelta ben precisa
che sconfina in un'analisi antropologica sul
destino mortale degli uomini che consuma
dentro di sé la catarsi e l'esorcismo in una sorta di
rituale apotropaico.
27
on iovannion iovanni G GD D la morte, e il diavolo
a notte è fredda e silenziosa. Due figure
scure avanzano nel cimitero: Don LGiovanni, seguìto dal fedele Leporello,
ride fragorosamente raccontando una sordida
avventura. D'un tratto, s'ode una voce
minacciosa: “Di rider finirai pria dell'aurora”.
Mentre i due si guardano attorno stupiti, la voce
continua, sempre più tenebrosa: “Audace,
lascia a' morti la pace”. A parlare è una statua
funebre, ai cui piedi sta un'iscrizione oscura.
Don Giovanni lancia la sua sfida al morto:
“Questa sera lo attendo a cenar meco”. La
Statua china la testa nel buio del cimitero,
accettando l'invito.
La scena spettrale appartiene al Don Giovanni di
Wolfang Amadeus Mozart, “dramma giocoso” in
due atti. Tutt'altro che un'opera buffa. Nel Don
Giovanni, dall'inizio alla fine il riso gioca
sublimemente con le lacrime, il piacere con il
terrore più cupo, il lazzo con la disperazione, il
mondo terreno con l'oltretomba.
In ciò sta la sua incomparabile ambiguità.
L'intonazione della morte attraversa tutta l'opera,
col suo suono terribile di tromba in re minore (“la
chiave tragica di Mozart”, come osserva Jouve):
all ' inizio, con l 'orrendo assassinio del
Commendatore di cui si macchia Don Giovanni;
nel mezzo, a più riprese, con le minacce di morte
a Leporello e l'avanzare lento e ambiguo delle
maschere al ballo; al cimitero, di fronte alla
statua del defunto e, soprattutto, nella scena
finale, cui si giunge velocemente dopo che il
Morto accetta l'invito sacrilego, che infrange il
divieto fondamentale di tener separati il mondo
dei defunti dal mondo dei vivi.
I l Convitato d i P ie tra - personaggio
assolutamente gotico - si presenta a casa di Don
Giovanni proprio mentre tutto è pronto per la
cena e i l l iber t ino s ta cantando con
spensieratezza il vino e le donne. La morte
g i u n g e c o s ì n e l m e z z o d e l p i a c e r e ,
trasformando la cena in una sontuosa festa
funebre. Stavolta è la Statua a invitare Don
Giovanni ( intendendo, evidentemente,
all'inferno) e questi, impavido e spericolato,
accetta. La stretta di mano al Morto gli è fatale:
Don Giovanni sprofonda in un abisso di fuoco,
tra demoni e diavoli. “Ah!”, urla, mentre sta per
essere inghiottito, in un crescendo tragico di
tromboni e trombe. Il cerchio è chiuso. Gli
ottoni sono ormai diventate vere e proprie
Trombe del Giudizio e annunciano, solenni, la
dannazione di Don Giovanni.
“ Mozart ha realizzato quanto gli
imponeva lo spirito demoniaco del
proprio genio, dal quale era
posseduto”
Goethe
L’oltretomba in re minoredi Carmen Verde
29
Quando compone il Don Giovanni, in pochi mesi
e sotto l'influsso di un'ispirazione straordinaria,
Mozart ha trentun'anni. Goethe sosteneva che il
Don Giovanni non fosse stato “composto”. “Una
composizione? Come si trattasse di una focaccia
fatta di uova e farina? No. Mozart ha realizzato
quanto gli imponeva lo spirito demoniaco del
proprio genio, dal quale era posseduto”.
'Demoniaco' è l'aggettivo che torna più spesso
nelle letture critiche di quest'opera, e la musica ci
fa percepire come Mozart fosse affascinato
proprio da questo aspetto del personaggio. “Un
demoniaco desiderio di vivere”, scrive Soren
Kierkegaard nella sua preziosa analisi del Don
Giovanni mozartiano.
Non è un caso che la morte e la sfida dell'aldilà
siano un tema fondamentale del Don Giovanni:
La trasposizione cinematografica più affascinante del Don Giovanni di
Mozart porta la firma di Joseph Losey, regista elegante e raffinato.
Superba magia del cinema, la nebbia della laguna si leva intorno a Don
Giovanni come vapore di antimonio, il pallore del suo volto strappa al
nulla lo spazio scuro nella notte. Don Giovanni viaggia sull'acqua e
brilla. Di una luce spettrale, obbedendo a una legge necessaria. E lo
spettatore non sa nulla di questo personaggio immenso. Non lo
conoscerà e non lo capirà mai. Incantato, e insieme disgustato, dalla
trasgressione portata al suo limite, segue con lo sguardo la barca di Don
Giovanni che avanza nella notte, fino in fondo all'inferno. E lo saluta tra
le fiamme, con un po' di malinconia. Si può amare il peccato, pur non
amando il peccatore.
Il Don Giovanni di Losey
Mozart e la morte
di Cornelia van de Kamp
di Cornelia van de Kamp
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sorprendentemente simili. Nel Don Giovanni,
la seduzione di Donna Anna avviene di notte:
don Giovanni si cala in un mantello nero in stile
Dracula, Donna Anna si risveglia come da uno
stato di sonnambulismo e ritrova il padre morto.
La stessa cosa avverrà a Lucy nel capitolo XI del
romanzo di Stoker. Andando avanti, nel capitolo
XXII di Dracula, gli inseguitori del vampiro
riescono ad attirarlo in una stanza. Loro sono in
cinque, armati di ostie e coltelli, ma non
riescono a catturarlo: Dracula salta dalla
finestra nel cortile e scompare. Nel primo finale
del Don Giovanni abbiamo la stessa situazione:
gli inseguitori sono cinque e hanno colto il
seduttore sul fatto ma, contro ogni logica, si
fermano a cantare. Don Giovanni scappa. In
entrambi i casi, è come se qualcosa di
sovrannaturale impedisse alla gente di
neutralizzare il nemico, anche quando potrebbe
farlo.
Altro punto di curiosità: il Commendatore del don Giovanni è un non-morto; non un vampiro, ma comunque un essere sovrannaturale.
Alessandro Baricco ha proposto un interessante
confronto fra il Don Giovanni di Mozart e
Dracula di Bram Stoker.
Se Don Giovanni è il seduttore per eccellenza (egli
dice a Leporello: «Lasciar le donne? Pazzo! Sai
ch'esse per me son necessarie più del pan che
mangio, più dell'aria che spiro»), Dracula è
l'evoluzione, in chiave gotica, del mito del
seduttore: «Tu, che non hai mai amato, tu che non
sai amare!», gli dicono le tre donne vampiro.
Entrambi paiono non avere sentimenti, né si
esprimono mai chiaramente sui loro fini etici o
morali. Sono i protagonisti di un mondo mosso
dal desiderio, vera e propria forza incontrollabile,
istinto cieco che, lasciato libero e fuori controllo,
si trasforma in male. Testimoni della barbarie che
ritorna, inopinatamente raffinata, ricca e
seducente, i due personaggi agiscono di notte,
prediligono i cimiteri (dove si svolge appunto la
scena centrale del don Giovanni), rappresentano
un virus per la società, che tenta di combatterli in
ogni modo.
A l c u n e s c e n e d e l l e d u e o p e r e s o n o
Mozart lo compone mentre il padre Leopold è gravemente colpito dalla malattia che lo porterà presto alla
tomba. Così scrive Wolfang Amadeus in una lettera al genitore nell'aprile del 1787, nota come la 'Lettera
della Morte': “Mi sono talmente avvicinato in questi ultimi anni alla morte, a questa buona e fedele amica
dell'umanità, che la sua immagine non mi incute più terrore, ma invece mi conforta e mi consola! E
ringrazio Dio d'avermi dato modo d'imparare che la morte è la chiave che apre la porta alla nostra vera
felicità. Non vado mai a letto la sera senza pensare che potrei non vedere l'aurora”.
Il padre di Mozart morirà nella primavera del 1787. Sempre nel 1787, anno di composizione del Don
Giovanni, il Maestro vedrà la scomparsa del conte Hatzfeld (a trentun'anni, proprio l'età di Wolfang
Amadeus) e del medico Baresani, suoi carissimi amici.
Il Mozart che scrive il Don Giovanni non è più lo stesso, ha l'animo lacerato: avendo compreso il
significato ultimo della vita, si è lasciato abbagliare dalla rivelazione della morte.
Dracula e Don Giovannidi Carmen Verde
- Jean Rousset, Il mito di Don Giovanni, traduzione di
Armando Marchi, Pratiche Editrici, 1980
- Stendhal, Vita di Mozart, Sugarco Edizioni, traduzione di A.
Cerutti, 1994
- Alessandro Baricco, La Republica, 6 luglio 2003
- Piero Gelli, Filippo Poletti (a cura di), Dizionario
dell'Opera,Baldini Castoldi Dalai Editore, 2008
- Pierre-Jean Jouve, Il Don Giovanni di Mozart,
traduzione di Tea Turolla, Piccola Biblioteca Adelphi, 2001
- Enrico Stinchelli, Mozart, Newton- Compton, 1986
31
Prezioso Sublime
ile
il
Senza dimenticare il contrasto ad effetto
nell'utilizzare anche candide perle, piccoli fiori
e camei incisi con volti femminili; dettagli di
purezza, femminilità ed innocenza, qualità
tipiche della vittima del vampiro.
Le tendenze legate al gotico vittoriano,
rivisitato in chiave moderna ed assolutamente
trendy, sono presenti con il loro fascino vintage
anche nella moda del nostro secolo fin dagli anni
80 e sono trasversali a diversi “life-style”; dalle
sub-culture punk e dark agli esponenti
appassionati di alchimia e medioevo o ai
nostalgici dell'era elisabettiana e vittoriana,
fino ad arrivare addirittura al fetish e al
burlesque.
Non dobbiamo necessariamente essere
moderne vampire e streghe per concederci di
indossare collane, orecchini o spille in stile
victorian-goth, pregni di fascino, mistero e
sensualità. E neanche dobbiamo andare a
perlustrare le britanniche bancarelle di
Camden Town per scovare ciò che fa al caso
nostro. Si può andare a Roma, al mercatino
giapponese, in cui tra le innumerevoli sfiziosità
fatte a mano spicca la bigiotteria gotica
Oppure, comodamente da casa, possiamo fare
un giro su internet ed ordinare ciò che più
stimola il nostro lato oscuro e cortigiano in fatto
di orecchini e collane. Qualche suggerimento?
Www.artofadornment.ca
www.thegothiccatwalk.co.uk - www.hemerald-
fairy.com - www.decarabia.co.uk
Castelli stregati, candelabri, statue mostruose,
porte che sbattono, cieli plumbei e carrozze
guidate da individui sinistri che si perdono
nella nebbia e nel buio della notte, tra lampi,
t u o n i … e d u r l a i n q u i e t a n t i . E l e m e n t i
affascinanti di una possibile storia che
potrebbe incutere in chi la legge una serie di
emozioni e curiosità. Ciò che si dice “il
sentimento del sublime”.
Durante l'epoca vittoriana venivano pubblicate
in abbondanza storie come questa, soprattutto
le storie di vampiri, che condizionarono non
poco anche lo stile di vita degli appassionati
lettori. Arredamento, architettura, ma anche
moda e costume si tinsero di tinte macabre e
misteriose ed attinsero al gusto di luoghi tetri e
spettrali.
Si diffusero, infatti, gioielli dalle forme floreali,
barocche, impreziosite da filigrane dai motivi
arabescati ed anticati. Le pietre più in voga
diventarono il granato, rosso come il sangue,
l'onice, nera come la notte, l'ossidiana, un
vetro vulcanico brillante, misterioso come la
morte.
di Paola Pegolo
32
Un collo arrendevolmente esposto, la pelle morbida e
diafana. Cosa c'è di più invitante per un vampiro?
Soprattutto se a valorizzare questo punto così femminile
ed erogeno, c'è un collarino: l'accessorio perfetto, degno
di un'eroina gotica appena uscita da un racconto di Ann
Radcliffe. Capelli raccolti e una bella scollatura sono
fondamentali per puntare l'attenzione sul collo. Il classico
collarino vittoriano può essere fatto in vari materiali:
pizzo veneziano, raso, seta, organza, velluto. Il nastro è
sempre impreziosito da pietre, cristalli o fiorellini.
Un punto luce al centro, come una pietra più grande e
luminosa o un cameo per le più romantiche, o uno o più
charms pendenti, magari a forma di croce, per le più
audaci. Oppure, un'altra variante sono i collarini
completamente realizzati con perline e cristalli, che si
rincorrono in danze di intrecci chandelier.
Impossibile evitare un morso fatale!
Un must have:
il collarino in stile gotico
33
Bio. Niccolò Pizzorno classe 1983. Diploma liceo
artistico. Laurea all'Accademia Ligustica di belle arti.
Scuola Chiavarese del Fumetto. Si occupa di
Illustrazione e tecniche Calcografiche: Acquaforte,
Acquatinta, Puntasecca.
Mostre. Personale presso Atelier Sarah Gismondi, 2011
Genova / Collettiva ARTEANIMA, 2011Ferrara /
Personale IDENTIKIT Galleria SATURA 2010 / Genova -
Collettiva VIZIOSISMI Calcata (VT) palazzo baronale di
Calcata 2010.
Design. 2011 Creazione di pannelli di plexiglass
retroilluminabili per interni, esposti per la prima volta
presso la mostra personale Niccolò Pizzorno /
Creazione di una linea di gioielli in plexiglass “Oltre” con
il Laboratorio orafo LoGiCo.
Illustrazioni. Antologia Cronache di inizio Millennio a
cura di Laura Costantini e Loredana Falcone Historica
edizioni 2011 / Copertina IoComeAutore n7 / Copertina
IoComeAutore n11 / Relove copertina per cd singolo di
Alex Dicry dj / Raccontimmaginando blog di Assunta
Altieri / New York is a woman di Laura Costantini
Histolrica Edizioni 2011 / Parole Nude antologia di
poesie Parolarte / La Lunga Guerra di Laura Costantini
pubblicato sul blog lestoriedilauraetlory.splinder.com /
Calendario croce bianca tiglieto 2010 / Jacopo Flammer
e il popolo delle amigdale di Carlo Menzinger Libero di
scrivere Edizioni 2011 / Il Settimo Plenilunio di Carlo
Menzinger Libero di scrivere edizioni 2010.
Email [email protected] - Website www.chinaccia.wordpress.com - Facebook: Niccolò Pizzorno
La Divina Commedia Canto V - vv. 34
La bufera infernal,
che mai non resta,
Mena li spiriti con la sua
rapina:Voltando e percotendo li molesta.
34
Gothic Paintings
Gothic Paintings
6884
entre in Italia si stava diffondendo
l'horror alla Dario Argento, spesso Mdi ambientazione metropolitana,
nel 1976 il regista bolognese Pupi Avati
realizzò La casa dalle finestre che ridono, un
originale e inquietante mystery girato nella
Bassa Ferrarese. Caduto per anni nel
dimenticatoio, nonostante un premio della
critica vinto al Festival du film fantastique di
Parigi nel 1979, questo piccolo gioiello del
cinema nostrano ha finito per diventare
oggetto di culto presso i cinefili. In effetti basta
a p r i r e s i t i s p e c i a l i z z a t i c o m e
www.mymovies.it per trovare giudizi che
esaltano i l f i lm senza mezzi termini:
“Straordinario”, “Da venerare come un’icona”,
e via incensando.
Senza esagerare con gli elogi, va riconosciuto che
questa storia di ambientazione padana presenta
non pochi aspetti di interesse. Protagonista del
film è Stefano (Lino Capolicchio), un giovane
restauratore che si reca in un paesino presso
Ferrara per ripristinare un affresco nella chiesa
locale. Si tratta di un dipinto che raffigura
l'agonia di San Sebastiano, realizzato da un
artista un po' matto, morto suicida diversi anni
prima. In compagnia di una giovane e avvenente
maestra (Francesca Marciano), il protagonista
si trova coinvolto in vicende misteriose, morti
violente e colpi di scena, scoprendo così che il
sonnacchioso paesino nasconde un'orrida
verità: le due sorelle del pittore uccidevano
davvero i modelli dei suoi quadri e, cosa ancora
peggiore, sono tuttora vive e pericolose!
di Arthur Lombardozzi
36
La bella maestrina è impersonata da Francesca
Marciano, una promettente attrice (già apparsa in
Pasqualino settebellezze di Lina Wertmüller) che
ha successivamente abbandonato le scene per
diventare scrittrice e sceneggiatrice: fra l'altro ha
collaborato al copione del film Io non ho paura
(2003), di Gabriele Salvatores. E, a proposito di
sceneggiature, fra gli autori di La casa dalle finestre
che ridono spunta, oltre a quelli di Pupi Avati e
Gianni Cavina, anche il nome di Maurizio Costanzo!
Va infine ricordato che Pupi Avati ha preso spunto
per il film da un suo ricordo d'infanzia. In
un'intervista ha infatti raccontato che vicino al
luogo dove abitava fu aperta la tomba di un prete,
m a i r e s t i r i n v e n u t i a p p a r t e n e v a n o
misteriosamente a una donna. La zia del futuro
regista, per farlo stare buono quand'era bambino, lo
minacciava del possibile arrivo del “prete donna”,
uno spauracchio da lei appositamente inventato. A
questo episodio è chiaramente ispirato il colpo di
scena finale del film.
Nonostante una sceneggiatura a tratti
zoppicante, La casa dalle finestre che ridono
si distingue “per il senso del paesaggio,
l'inclinazione al grottesco, la direzione degli
attori e la cura dei particolari” (Morandini).
L'idea vincente è proprio l'aver scelto
un'ambientazione provinciale, con personaggi
solo apparentemente aperti e comunicativi;
vero protagonista del film è il paesaggio, con le
sue acque stagnanti, i colori sfumati, gli alberi
e i casolari. In questo contesto bucolico “si
annida un processo di putrefazione: manca il
lavoro, i giovani vanno in città in cerca di
fortuna e nel paese restano solo vecchi,
alcolizzati e dementi con i loro segreti
raccapriccianti” (Venturelli).
Secondo il progetto iniziale, le riprese del film dovevano essere realizzate negli Stati Uniti. La chiesa dove è girata parte della pellicola si trova a San Giovanni in Triario, nel comune di Minerbio: è comunque possibile vedere lo stato attuale dei luoghi d o v e è a m b i e n t a t o i l f i l m s u l s i t o www.davinotti.com. In una scena del film, girata la sera del 6 maggio 1976 a Ferrara, è chiaramente percepibile per qualche istante la scossa di terremoto che in quel momento stava devastando il Friuli, provocando oltre 1000 vittime. Infine, fra gli attori c'è Pietro Brambilla, un attore milanese quasi sconosciuto, ma nipote nientemeno che di Ugo Tognazzi.
Pur tendendo all'horror, il film non è privo di
ironia e il tono è chiaramente ispirato al mondo
della fiaba e della leggenda, a cui Pupi Avati ha
fatto più volte riferimento nel corso della sua
carriera registica. Anche il filone orrorifico di
ambientazione padana è stato ripreso alcuni
anni dopo dallo stesso Avati con il film Zeder
(1983): vi si narra di un giornalista (Gabriele
Lavia) che indaga su alcuni terreni dove pare
che i morti possano resuscitare, ma poi se la
vede brutta perché i defunti redivivi non sono
affatto socievoli. Tra i punti di forza, La casa
dalle finestre che ridono può annoverare un
buon cast, in cui spicca Lino Capolicchio, già
notissimo per aver interpretato l'alter ego di
Giorgio Bassani in Il giardino dei Finzi Contini
(1970) di Vittorio De Sica.
Curiosità
The Vampyre è dichiaratamente un'opera di imitazione: Polidori prende da Milton come dalla Radcliffe, dalle leggende popolari e dalla tradizione del "gotico", componendo abilmente gli elementi dell'orrore. La sua originalità è nel calare il "cattivo" nella quotidianità. Il suo vampiro non abita in un castello ma è un gentiluomo che frequenta i salotti londinesi capace di sedurre dame e abile nel gioco d'azzardo. La sua originalità è nel calare il "cattivo" nella quotidianità. Il suo vampiro non abita in un castello ma è un gentiluomo che frequenta i salotti londinesi capace di sedurre dame e abile nel gioco d'azzardo. A ben guardare il suo "cattivo" altri non è che Byron. Un Byron malvagio quanto seducente che assume i tratti del mostro (la rivincita di Polidori per essere stato scacciato). Altro elemento di unicità è la vittoria del male sul bene. Il suo Vampiro non soccombe al bene come avviene in Carmilla o in Dracula, ma trionfa.
davvero singolare come due dei più terribili "mostri" letterari, Frankenstein e il Vampiro, siano nati nello stesso istante e luogo, Èesattamente in una sera piovosa e fredda del giugno 1816 a Villa Diodati,
in Svizzera. Lì, cinque persone decisero di dar vita a storie da brivido. Si trattava di Lord Byron, Shelley e la sua futura moglie Mary, Claire Clairmont, sorellastra di Mary e John William Polidori, medico personale di Byron. Proprio dalla "penna" di quest'ultimo prese vita The Vampyre.
Il vampiroW. Polidori
Studio Tesi Pag 159 € 8,90
A cura di G. Franci e R. Magaroni
Recensione di Sam Stoner
Da leggersi Da leggersi all’imbrunire
su Dracula di Bram Stoker. Quella sera, in tono scherzoso immaginò Dracula nell'America degli anni settanta invece che nella Londra di fine secolo e, ridendo, lo vide investito da un taxi a New York. Tabitha replicò:”E se venisse qui nel Maine? Se finisse in campagna? In fondo, era in campagna anche il suo castello, no?” La mente di King si mise all'opera, come sempre è avvenuto e avviene di fronte al magico “E se…”. Gli elementi che confluiscono in Salem's Lot sono: Dracula di Bram Stoker, i fumetti dell'Entertainment Comics, la fiction naturalistica di Frank Norris, Moby Dick di Melville e I racconti della cripta. Il proposito iniziale di King fu quello di far vincere i vampiri, tanto per permettere a Dracula di prendersi la sospirata rivincita sul manipolo di raffinati britannici dediti alla scienza che lo aveva detronizzato nel romanzo di Bram Stoker. I protagonisti di Salem's Lot, però, la pensavano diversamente.
o scrittore Ben Mears torna nella cittadina natia, Salem, per esorcizzare una terribile esperienza avuta da ragazzino a Casa LMarsten, misterioso edificio che domina la cittadina. Ora, Casa
Marsten ha un nuovo proprietario, il sedicente signor Barlow, la cui presenza è percettibile solo dopo il tramonto…Le notti di Salem (Salem's Lot) nacque una sera del 1971 da un scambio di battute tra Stephen King e la moglie Tabitha. Quell'anno King tenne un corso
Le notti di SalemStephen King
Sperling & Kupfer Pag 650 € 22,00Traduzione di Tullio Dobner
Recensione di Sam Stoner
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un'estate piovosa e poco clemente", ricorda Mary nel 1831. "La pioggia incessante ci costrinse spesso in casa per giornate intere.” In queste giornate sono svariati gli argomenti affrontati dalla compagnia: gli esperimenti condotti nel XVIII secolo da Erasmus Darwin sulla rianimazione della materia morta e il galvanismo. Sedendosi davanti al fuoco, la compagnia si diverte a leggere storie di fantasmi. Una sera Byron propone un gioco: una gara a chi scriverà la storia di fantasmi più raccapricciante, che faccia riemergere le inquietudini primordiali; poco tempo dopo Mary, nel dormiveglia, ha l'idea che poi diventerà il romanzo Frankenstein, Polidori scrive Il Vampiro e Byron non terminerà mai la sua storia. La notte di Villa Diodati riunisce per la prima volta le opere nate dalle notti ginevrine di Lord Byron, Polidori e Mary Shelley. Capolavori del genere gotico quali "Frankenstein" "La sepoltura" e "Il vampiro" sono ora disponibili in una nuova traduzione, si avvale di un completo e aggiornato saggio di Danilo Arona. Un volume imperdibile per gli amanti del gotico.
Primal Instincts. A inaugurare la serie è il volume Tenebre nel Cuore di Rhyannon Byrd.
Ian ha sempre saputo di avere un lato oscuro, ma è deciso a condurre una vita normale, ignorando gli
inquietanti sogni erotici che tormentano le sue notti. Fino a quando Molly, una strana ragazza che
sostiene di comunicare con gli spiriti dei defunti, non gli confida di aver condiviso quegli incubi. E i
segni del suo morso sul collo ne sono la prova. Inoltre ha un messaggio da parte di sua madre, morta da
pochi mesi: il nemico è vicino, ed è tempo che la creatura che dimora dentro di lui si risvegli per
combatterlo. Ma per farlo Ian dovrà bere il sangue di Molly.
Una tentazione che potrebbe essere pericolosa per entrambi...
inevra, 14 maggio 1816. Mary e Percy Shelley prendono in affitto
Maison Chapuis nei pressi di Villa Diodati, in cui risiede il loro Gamico Lord Byron. Byron è in compagnia del medico John
William Polidori. Il nutrito gruppo di inglesi trascorre le giornate
scrivendo, andando in barca e parlando fino a notte fonda. "Ma fu
luenocturne è una linea di romanzi supernatural in cui sono
presenti tutti i sottogeneri del paranormal, dai vampiri e demoni Bfino al vero fantasy. La casa editrice è la Harmony da trent'anni
marchio leader nel mercato dei romanzi d'amore. Una nuova mini serie
all'interno dell'amatissima Bluenocturne sta per uscire: si tratta della
Tenebre nel cuoredi Rhyannon Byrd
Harmony Bluenocturne€ 5,90Recensione di Cinzia Giorgio
All’imbrunire
La notte di Villa Diodatidi Mary Shelley, J.W. Polidori, Lord Byron.
Con prefazione di Danilo AronaNova Delphi Libri (www.novadelphi.it)
Recensione di Cinzia Giorgio
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Recensione Maximadi
Marco Proietti Mancini
anilo Arona, è un pazzo; è evidente.
Basta leggerlo per accorgersene. DOppure è un genio. Non sono
ammesse vie di mezzo tra queste due possibili
condizioni. Per Danilo Arona, non vedo
possibilità intermedia di definizione che non sia
u n a d i q u e s t e d u e . P a z z o , o g e n i o .
Solo un pazzo potrebbe riuscire a rappresentare
con tanta allucinata chiarezza, allucinata
lucidità, incubi e deliri, percezioni, distorsioni,
deviazioni e tormenti. Un pazzo, o un genio.
Un genio capace di percepire e immedesimarsi,
di entrare fin dentro le sensazioni più intime e
nascoste dell'anima umana. Se mai Danilo
Arona leggerà queste righe, parole; prima che tu
vada avanti e ti incazzi anticipo la mia
conclusione; per me è un genio (e se si scopre
che avrebbe preferito essere un pazzo, vuol dire
che lo è, quindi me ne frego). È un genio perché
solo un genio potrebbe usare le parole di un
romanzo come tessere di un domino, buttarle
t u t t e
s u l t a v o l o ( v i r t u a l e ) d e l l e t t o r e
Aronae poi ricollocarle una per una, attaccando tra
loro i personaggi, le storie, gli episodi, come i
pezzi del domino, numero con numero, senza
perdere mai il filo e senza farlo perdere a te.
È un genio perché è un baro, uno di quelli
simpatici, faccia da figlio di buona donna che ti
fotte e ti sorride, quando pensi che le tessere le
avevi tutte ed eri tu che non riuscivi a metterle in
ordine, dalla pagina, dalla sua manica di genio, o
di pazzo, di baro, ne tira fuori un'altra.
È un genio perché riesce a tenere in ordine una
storia come quella che racconta, distorta come
una svisata di Jimi Hendrix quando si era fatto
di tutto e pure qualcosa di più, eppure sotto la
distorsione, sotto il sibilo del Larsson che ti
spacca le orecchie, tu riconosci l'armonia, il
ritmo, la melodia della storia.
È un genio, perché non ti perdi nulla, come
quando il solista fa uno di quegli assoli che
spezza il prima e il dopo, eppure tu quell’assolo
lo volevi proprio lì, e non lo sapevi che era il
punto e il momento giusto, tra il prima e il dopo,
ma lui, il solista ed il regista, lo sapeva che
doveva stare lì. Perché ti stavi assuefacendo alla
storia che scorreva troppo placida, in quel
punto, ed allora ti piazza la distorsione È un
grande scrittore, perché solo un grande scrittore
riesce a mettere nello stesso romanzo una
pagina di delirio e poi nella pagina dopo c'è la
freddezza razionale del giallista classico, e poi in
quella dopo la poetica romantica dello scrittore
padano, e le pagine attaccate insieme stanno.
bene insieme, tante storie che diventano una.
È un grande scrittore, perché scrive bene, e mica
è 'na cosa scontata, questa.
Però Danilo Arona è un pazzo, perché con una
storia così ha scommesso su un “piccolo”
editore che ha avuto il coraggio di pubblicarlo, e
sono due geni, lui e l'editore Perché in un
mondo che celebra il “talento” di Faletti (carta
da accendere il camino) e la capacità di
inventare colpi di scena di Deaver (un grande,
ma ormai si ripete e si ripete e si ripete), un
GENIO come Danilo Arona non poteva che
pubblicare con un editore piccolo come
“Edizioni della Sera”. Bella forza avrebbe avuto
a pubblicare con Mondadori o simili, adesso ce
lo troveremmo nella Top Ten. Magari lui riesce
a mandarci un libro di “Edizioni della sera”
nella Top Ten, ed allora noi scrittorucoli sfigati
(per evitare di far incazzare gli esimi colleghi
passo al singolare) UNO scrittorucolo sfigato
come me si ritrova un po' di speranza, c'è spazio
anche per le sorprese, per i geni e per i pazzi, se
valgono.
Autore: Danilo Arona
Titolo: Rock. I delitti dell’uomo nero
Editore: Edizioni della sera (Collana Calliphora)
Pag. 478
Euro 15,00
Curatore: Enzo Carcello.
www.edizionidellasera.it
www.daniloarona.com
“Danilo Arona, è un pazzo; è evidente. Basta leggerlo per
accorgersene. Oppure è un genio.”
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Gena ShowalterL A N U O V A R E G I N A D E L P A R A N O R M A L R O M A N C E
Gena ShowalterL A N U O V A R E G I N A D E L P A R A N O R M A L R O M A N C E
a quando ha pubblicato il suo primo
romanzo, nel 2004, Gena Showalter
ha più volte scalato le classifiche del DNew York Times e di USA Today, in una
incessante catena di successi.
I suoi romanzi spaziano dall'erotico alla
letteratura per teenagers, ma in Italia la sua
consacrazione al grande pubblico è senza
dubbio arrivata con la serie dedicata ai
“Demoni”, Lords of the Underworld, un mix di
paranormal romance e passione, i cui
protagonisti - terribilmente, dannatamente
sexy - hanno letteralmente stregato le lettrici
italiane. Ma il suo grande successo nel nostro
Paese non si è fermato a questa saga: Atlantis,
serie dedicata al mondo di Atlantide pubblicata
subito dopo, è stata accolta con grande
entusiasmo dal pubblico italiano, consacrando
Gena a nuova regina del Paranormal Romance.
A m b i e n t a t i n e l l e o s c u r e p r o f o n d i t à
a cura della redazione Harlequin Mondadori
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dell'oceano, in un mondo sottomarino popolato
da creature dal fascino irresistibile, questi tre
romanzi sono riusciti ancora una volta a fare
breccia nel cuore delle lettrici.
Ma l'incredibile immaginazione di Gena si è
riconfermata anche nei due romanzi della serie
Tales of an Extraordinary Girl, in cui Belle
Jamison, ventiquattrenne con una vita
assolutamente normale, scopre all'improvviso
di essere dotata di poteri straordinari.
Due romanzi appassionanti, un mix di
seduzione e ironia, con un protagonista
maschile che non si dimentica facilmente.
Infine, nei primi mesi dell'anno arrivano in
Italia due chicche imperdibili: il primo e il
secondo romanzo dell'autrice, finora inediti nel
nostro Paese, come sempre pubblicati da
H a r l e q u i n M o n d a d o r i n e l l a c o l l a n a
Bluenocturne, in vendita in tutte le edicole,
o n l i n e e n e i m i g l i o r i s u p e r m e r c a t i .
Il principe di pietra, primo romanzo firmato
dalla Showalter, è infatti uscito il 27 gennaio:
una vicenda senza tempo, romantica e sensuale,
nello stile che ha reso l'autrice celebre in tutto il
mondo.
A seguire, a partire dal 27 aprile, sarà possibile
acquistare il secondo libro scritto da Gena,
Schiavo del piacere dove la scrittrice seduce le
lettrici con un nuovo, irresistibile UOMO
IDEALE, pronto a realizzare ogni desiderio
femminile… come a dire, il Genio della lampada
che tutte sogniamo.
Gli irresistibili Demoni della saga Lords of the Underworld
Atlantis la trilogia ambientata nelle oscure profondità dell’oceano
I due romanzi con protagonista Belle Jamison, in grado di comandare i 4 elementi...
I due PRIMI ROMANZI INEDITI della Showalter, l’inizio del mito
Tutti i romanzi dell'autrice, disponibili sul sito www.eHarmony.it anche in formato eBook, sono
pubblicati da Harlequin/Mondadori, collana BlueNocturne.
Serie 'I Signori degli Inferi' (Lords of the Underworld)
DEMONS (raccolta di novelle) nr. 15, maggio 2010 (Geryon e Kadence)
BACIO DI TENEBRA (raccolta di novelle) nr. 35, marzo 2011 (Lysander e Bianka)
1° libro DEMON'S NIGHT , n. 2, aprile 2009 (Maddox e Ashlyn)
2° libro DEMON'S KISS n.4, giugno 2009 (Lucien e Anya)
3° libro DEMON'S PLEASURE n.6, settembre 2009 (Reyes e Danika)
4° libro DEMON'S LOVE n.8, novembre 2009 (Sabin e Gwendolyn)
5° libro - DEMON'S ANGEL n.27, novembre 2010 (Aeron e Olivia)
6° libro DEMON'S PASSION n.31, gennaio 2011 (Gideon e Scarlet)
7° libro DEMON'S SECRET n.50, Ottobre 2011) (Amun e Haidee)
8° libro DEMON'S GAME n.53, Dicembre 2011) (Strider)
9° libro: in arrivo nell'estate 2012… stay tuned!
Serie “Atlantide” (Atlantis)
IL GUARDIANO DI ATLANTIDE n. 40, maggio 2011 (Darius e Grace)
IL GIOIELLO DI ATLANTIDE n.42, giugno 2011 (Grayson James e Jewel of Dunamis)
PASSIONE AD ATLANTIDE n.46, agosto 2011 (Valerian e Shaye)
IL VAMPIRO DI ATLANTIDE n.48, settembre 2011 (Layel e Delilah)
SERIE “Tales of an Extraordinary Girl”
PARANORMAL LOVE n19., luglio 2010
PARANORMAL GAME n.23, settembre 2010
2012 ULTIME USCITE: I PRIMI DUE ROMANZI DI GENA SHOWALTER
Il principe di pietra - pubblicato da Harlequin/Mondadori, collana BlueNocturne n.56 , gennaio 2012
Schiavo del piacere- pubblicato da Harlequin/Mondadori, collana BlueNocturne n.61 , aprile 2012
AmericanHorror
Storydi Cornelia van de Kamp
Lo specchiomagico
vete accuratamente evitato per dodici
martedì ogni genere di appuntamento Aserale, per restare a casa dinanzi alla tv?
Probabilmente appartenete al club dei fan di
American Horror Story, la serie tv che conta più
personaggi 'morti' che 'vivi'. Prendete tutti i
cliché del genere horror, aggiungete una
miscela di acido e otterrete la tormentata fiction
americana andata in onda in Italia su Fox
dall'otto novembre 2011 al trentuno gennaio
2012.
C'è la palla del bambino che rotola, ci sono i
raccapriccianti gemelli con gli occhi d'oltre
tomba, la sedia a dondolo bianca, il viscido
agente immobiliare, la cantina minacciosa con i
gradini di legno scricchiolanti, piena di angoli
bui e segreti terrificanti. Siamo a Los Angeles.
La famiglia Harmon, formata dallo psichiatra
Ben, dalla moglie Vivien e dalla figlia
adolescente Violet, si trasferisce in un nuova
casa per provare a ricominciare e consolidare il
loro legame familiare, dopo il tradimento di Ben
con una sua studentessa.
Il centro di gravità della serie si sposta subito
nell'aldilà: sin dalle prime inquadrature,
Murder House si rivela la casa più affollata di
Los Angeles, con le stanze e il sottoscala
infestati di spiriti. Quale sceneggiatore sano di
mente ucciderebbe tutti i suoi personaggi nella
prima serie? Ryan Murphy e Brad Falchuk,
geniali ideatori della serie, lo fanno. Puntata
dopo puntata, uccidono tutti i protagonisti 'in
carne e ossa', mandandoli ad aggiungersi alla
schiera di fantasmi della casa (indimenticabile
l'adolescente Violet che scopre nel sottotetto il
suo corpo in decomposizione, realizzando così
d'essere morta ormai da mesi).
In un grande gioco di finzioni e rimandi, spesso
volutamente sopra le righe, alla fine tutto
assume un senso. Il più perverso possibile
naturalmente. La morte riavvicina la famiglia
Harmon che, nel finale di stagione, addobba
l'albero di Natale unita da una morbosa felicità:
il mondo dei morti sembra più rassicurante e
felice del mondo dei vivi.
Jessica Lange è la protagonista assoluta di
questa serie, con una performance penetrante e
insieme sobria, che ricorda la Bette Davis di
Piano piano dolce Carlotta. Degna di nota, poi,
l'interpretazione 'alternata' di Alexandra
Breckendrige e Denis O'Har, la cameriera
morta assassinata, che ad alcuni si presenta
come una donna di mezza età, mentre ad altri
mostra le sue giarrettiere nere da giovane,
conturbante seduttrice.
Inquietudine di fine ottocento (la struttura
narrativa rimanda a Giro di vite di Henry
James), immortalata da una fotografia elegante
e raffinata. La sigla è tra le più belle mai
realizzate per una serie tv. Ma non ditelo ai
vostri bambini.
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OnceUpon
a Timedi Cinzia Giorgio
Lo specchiomagico
n prima visione assoluta su Fox arriva dagli Stati Uniti un prodotto unico nel suo genere, una serie che ha tutto il gusto delle classiche favole Disney e allo stesso tempo la modernità di scrittura delle Imigliori serie dei giorni nostri: C'era una Volta (Once Upon a Time).
Emma Swan è una giovane donna che abita a Boston, sa prendersi cura di se stessa fin da piccola, quando è
stata abbandonata. Quando il figlio, che a sua volta ha dato in adozione dieci anni prima, la ritrova, le cose
iniziano a cambiare. Henry ha 10 anni e ha bisogno dell'aiuto di Emma: Henry crede che Emma venga da un
mondo alternativo, quello delle fiabe, e che sia figlia di Biancaneve e del Principe Azzurro. Secondo il suo
libro di fiabe, Henry le dice che i genitori di Emma l'hanno mandata via da quel mondo magico per
proteggerla da una maledizione lanciata dalla Strega Cattiva, che ha congelato nel tempo il mondo delle
fiabe e ha trasportato tutti i suoi abitanti nel nostro.
Ovviamente Emma non crede a ciò che le dice Henry. Lo riporta da dove è venuto, a Storybrooke, per poi
rimanere affascinata dallo strano paesino del Maine dove il bambino vive. Decide quindi di rimanere un
po', preoccupata per la sorte di Henry, e inizia a sospettare che a Storybrooke ci sia più di quello che
sembra.
Storybrooke è infatti un luogo sinistro, in cui la magia è stata dimenticata, ma esiste ancora. È un luogo in cui
i personaggi delle fiabe sono vivi, ma non ricordano le loro vere identità. Almeno fino a quel momento,
ovvero prima dell'arrivo di Emma. La battaglia per il futuro di entrambi i mondi sta per iniziare e toccherà a
Emma svelare l'arcano segreto di Storybrooke e liberare i personaggi delle fiabe del malefico sortilegio di
cui sono vittime.
C'era una Volta è la favola delle favole, Biancaneve, per la prima volta in una serie tv prodotta dagli
studios DISNEY.
Once Upon a Time ha il gusto delle classiche favole Disney e allo stesso tempo la modernità di scrittura
delle migliori serie dei nostri giorni
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Alla prossima
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