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Semplicemente Io e

Valentina

Immagini di Flavio Nespi Poesie di Valentina Selene Medici

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Io e Valentina una grande stima reciproca incominciata per caso nel 2005 quando Beppe Conti mi inviò alcune sue poesie da pubblicare sul mio sito web www.valcenoweb.it, da quel momento è iniziata una bella collaborazione a distanza, senza conoscerci di persona, siamo diventati in breve tempo amici virtuali. E come amici virtuali ci siamo divertiti in questo gioco di scambi, io metto foto e lei abbina poesie e viceversa Qui pubblico la nostra seconda raccolta

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AMICO FIUME

Sono tornata da te amico fiume

per raccontarti il mio dolore. Tu che già in passato

accogliesti i miei pensieri so che mi potrai capire. Ho provato a scriverlo sopra un foglio bianco ma quelle parole dure l'animo mio ferivano.

Voglio immergere un dito nelle tue acque chiare per provare a scrivervi

il mio tormento. Riesco ad interpretare

il tuo mormorio sussurando mi dici che lo posso fare. In fretta scrivo

parola dopo parola e con piccole onde

tu le porti via dilavandole per renderle

più sopportabili. Un'increspatura bianca sulla mano si sofferma è è un modo per dirmi che non mi abbandoni. Un sasso sulla sponda mi offre il suo riposo là dove un salice

con l'ombra mi ristora. Posso tornare a casa l'animo si è sgobrato. chi mi ha visto bimba sempre mi aiuterà.

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CASTELLI

Restano soli

i castelli di sabbia sulla spiaggia deserta

ormai buia. L’onda ritmica

Lenta li sbocconcella quasi a saziare un ancestrale

fame. Restano soli

gli abbandonati castelli . ricoperti da rovi

Sbocconcellati dal tempo Che nulla tralascia.

Fine sabbia e pietre antiche unico destino

Sorvolati da ali piumate impotenti al degrado.

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VECCHIE PORTE

Implacabile il tempo ovunque si posa lasciando il segno del proprio passaggio.

Anche su voi vecchie porte di legno a lungo ha sostato.

Ed ora dal vento socchiuse più non siete custodi di passate realtà

in case di pietre lasciate aggrappate a un declivio montano.

Defluiscono adagio ricordi perdendosi in alto fra nubi. Racconti di vite incerte

a dissodare grami terreni. Racconti di amori veri

riuniti intorno a un focolare. Non vogliono perdersi nel vento e una preghiera rivolgono a voi.

Fermateli su carta, su foto che rimangano ricca eredità a chi ancora deve venire.

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A RUSINA (Per tutte le, Rosine, che hanno conosciuto la guerra.)

L'era setà denansi a ina fenestra

e l'era adré a da du ponti a na vesta A senta in pensieru che u riva pian pian

te ricordi Rusina quande te vardavi lontan? T'eri na fjora zuvena e bella e in t i oci te gh'avi na stella.

Te desideravi in marì e anca di fijò e intantu te chisivi tuvaje e lensò.

Ma se sa che u desten l'è sensa pietà e del vote u contenta sultantu a metà.

Te ghe l'avi in amure ma doppu u t'à lassà -DISPERSO IN RUSSIA-

i t àn annuncià. Ma dispersu l'è na parola che te n'è mai vurì capì

u t'ava fattu del prumisse prima de partì. U t'ava dattu in anellu e anca mo tu porti

anca se i didi j en gonfi e storti. A in atru amure te ne gh'è mai pensà in tu to co sultanti lu u gh'è restà. El tuvaje e i lensò ti j'è regalà

e el nevude contente i t'àn ringrasià. E adessa te lei, denansi alla fenestra e te continui a da di ponti alla vesta.

Ma in raggiu de su u te varda e pian pian u te fa na caressa. Lu l'à capì du to co a belessa.

Traduzione della lirica di Valentina "Rusina" (per chi non conosce il dialetto bardigiano)

Era seduta davanti a una finestra

e stava dando due punti a una veste: Senti un pensiero che arriva pia piano:

ti ricordi Rosina quando guardavi lontano? Era una ragazza giovane e bella e nei tuoi occhi avevi una stella. Desideravi un marito e dei figli

e intanto cucivi tovaglie e lenzuola. Ma si sa che il destino è senza pietà e a volte accontenta soltanto a metà.

Tu avevi un amore ma dopo ti ha lasciata - DISPERSO IN RUSSIA -

ti hanno comunicato. Ma "disperso" è una parola che non hai mai voluto capire.

Ti aveva fatto delle promesse prima di partire. Ti aveva dato un anello e ancora lo porti anche se le dita sono gonfie e storte. A un altro amore non hai mai pensato

nel tuo cuore solo lui è rimasto. E tovaglie e lenzuola hai regalato

e le nipoti contente ti hanno ringraziata. E adesso sei lì davanti alla finestra continui a dare dei punti alla veste.

Ma un raggio di sole ti guarda e pian piano ti fa una carezza.

Lui ha capito del tuo cuore la bellezza.

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La voce della montagna

Alzo lo sguardo alla cima svettante. Una croce al centro, brunita dal tempo sfrangia nubi scure, che coprono il sole.

Di nuovo la guardo e la penso altezzosa, superba ma una voce

al profondo mio parla. Rispet...tosa nel silenzio ascolto come fosse cosa ovvia, naturale. "Non superbia, alterigia è la mia ch'io non scelsi il progetto divino.

Solo gioia, gratitudine provo perché il Simbolo in alto, a chi passa

da ogni parte posso mostrare." S'apre una nube e un raggio accecante

illumina il simbolo di fede. D'istinto dalla fronte al cuore lenta la mia mano si muove...

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LA MIA VALLE

Esiste

nella nostra mente un luogo nascosto

dove tenere racchiusi i ricordi più belli

e le sensazioni più calde. Nella mia valle l’ho collocato

E là mi rifugio. anche solo mentalmente.

La forza ritrovo per poter continuare

sul sentiero, a volte tortuoso dell’intricata foresta.

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E’ L’ALBA

(a Rosy)

E' l'alba... di un giorno qualunque

E tu vai al lavoro mentre gli altri vanno al mare.

Hai lasciato il cottage nel fresco dei monti

e occhi scuri colmi d'amore. Bianchi letti ti attendono

e ingiuste sofferenze da gestire che spesso lasciano l'amaro nel cuore.

Ha rovesciato il barattolo rosa Aurora per dipingere il cielo

Vuole sfumare i prati appena tagliati gli avvallamenti ancora addormentati

i balloni di un duro lavoro. Scende la strada, la città s'avvicina

bisogna vivere la quotidianità Ma non sentirti sola in mezzo alla Jungla c'è qualcuno, che ti tiene nel cuore.

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SOLITUDINE

Certamente

è meno dura la solitudine quando è la vita

che ti fa rimanere solo che quando ti senti isolato dall’indifferenza della gente

che ti sta vicino.

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Pasqua

Campane che suonano a festa

nel giorno di Pasqua. Dov'è la fontana nel cortile

per bagnarsi gli occhi al primo rintocco?

Dov'è la valle che ampia si apre allo scorrere lento del Ceno? Dov'è il Pizzo d'Oca? E il Dosso

sullo sfondo del massiccio maniero che sempre mi proteggeva?

Dov’è il San Pitocco,con manto e cappello che ai suoi piedi vigila ancora?

La vita, da loro, lontano mi ha portata ma i ricordi sempre, nella mente

sono vivi, presenti. E allora suonate campane nel giorno di resurrezione. Col pensiero, bimba ancora

posso correre, nel verde prato col vento che mi accarezza.

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CASE DI PIETRA (Lavacchielli)

Abbandonate case di pietra d’improvviso ho scoperto tra rovi e alta erba incolta

alla fine dell’incerto sentiero. Stipiti scolpiti da mani operose che con duro lavoro altrove prestigio hanno trovato.

Cespugli di rose profumate vicino agli usci sfondati

che invano attendono ignare una presenza gentile a curarle. Occhi vuoti a guardare il passato

pulsanti di antichi ricordi. Mi allontano in silenzio per non disturbare

i vaghi sentori di speranze per una vita meno grama e incerta che aleggia nelle stanze vuote fremendo fra vetri spezzati.

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UTOPIA

Prime ore

di un mattino come tanti e l'alba già s'accinge

a svolgere il tappeto rosa. Guardo la finestra chiusa quella in basso là a sinistra dove le ore più importanti

con la mia famiglia trascorrevo. Immenso è il silenzio e la mente

chiare e forti riascolta le care voci ormai scomparse mentre l'intenso profumo del cespuglio di rosmarino

mi solletica le nari. Neppure un filo di luce filtra dagli scuri chiusi

dormono il sonno tranquillo i nuovi inquilini.

Sono stata felice qui? Molti anni ormai ho già vissuto e la conoscenza mi ha insegnato che la pura felicità è un'utopia.

Ho avuto giorni belli e altri anche molto tristi ma tutti sono grani

della collana della vita. Il cielo ormai rischiara e pensosa lentamente

verso il paese m'incammino. A destra, punto certo

ora come allora il castello, vigile, m'accompagna.

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MANI

Se ne stanno riuniti in gruppi

nella grande sala della Casa di Riposo. Seduti su seggiole con le ruote che mai avrebbero voluto.

Donne, che di un fazzoletto nero in testa ne facevano quotidianità.

Mani nodose dall’artrite

avvezze a torcere lenzuola,in gelide acque a mungere mucche, a zappare orti per la certezza dei pasti ricorrenti.

mani sempre indaffarate, con scope di saggina a spazzare stanze e rincorrere figli e galline.

Uomini, che toglievano il cappello davanti a chi per loro, era autorità.

Mani forti, robuste che rompevano zolle piegavano viti e spaccavano legna.

Mani, che han dovuto stringere un fucile con la morte nel cuore e la speranza

di non trovarsi di fronte gli occhi spaventati di un nemico sconosciuto.

Mani dall’aspetto rude che riposano in grembo. Mani, che diventano leggere come ali di farfalla quando si sollevano a sfiorare il viso di un bimbo che in visita è venuto a portar loro un sorriso.

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BARDI DA MONTI

In lontananza lo scorgevo

giungendo a piedi da Brugnola dopo aver fatto visita agli zii bimba ancora con mia madre. Al castello in silenzio confidavo i pensieri delle ore passate

dei giochi, di amiche conosciute e di una nonna seduta su una panca a sfogliare rami portati dal bosco. Sempre, lui amico, li accoglieva. Cambiavano anni e pensieri

ma sempre per primo li conosceva. So per certo che ancora li conserva. Un castello non sa dimenticare.

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CASA ROTTA

E' rimasto solo il grande albero unico guardiano della casa rotta. Era giovane quando mani amorose nella terra scura l'hanno posto. Ha visto bimbi giocargli attorno

e lui della famiglia si sentiva parte. Poi un giorno li ha visti partire

ascoltando parlare di luoghi lontani di una speranza di fortuna Le radici non sono piedi...

Vano il tentativo di poterli seguire. Ha gridato al cielo il suo dolore

e le nuvole lacrime gli hanno donato. Ha guardato cadere sassi e tegole dal tetto. Allora nelle stanze col pensiero è entrato.

I ricordi ha raccolti e li ha fatti suoi avvolgendoseli attorno cerchio dopo cerchio

perché il vento non li disperdesse. E tu viandante ferma il tuo andare.

Avvicinati a lui e donagli un abbraccio. Appoggia l'orecchio al tronco rugoso.

Lentamente i ricordi sgranerà perché ad altri tu li possa raccontare.

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FRETTA

Sono tornati qui dove bimbi insieme scavalcavano la staccionata

per rubare ciliegie e mele asprigne. Acquattati nell'erba

condividevano il tesoro lasciando sbocciare un amore fra formiche e coccinelle.

Vecchi anche loro come la staccionata più non arrampicano alberi.

Scricchiolano le ossa mentre ridendo s'accucciano. Un tenero bacio d'amore l'erba alta nasconde.

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FRETTA

Ascolto nel silenzio del bosco il rumore dei miei passi. Lenti quasi riflessivi.

Oggi non ho fretta di giungere alla cima. Oggi voglio godere le piccole cose

che mai ho osservato. Mi siedo su sassi modellati, squadrati

da mani antiche trasmettenti memorie di popoli perduti. Ascolto i richiami diversi

di passeri nascosti fra i rami per carpire il loro linguaggio. Invidio un poco il volo del falco che dall'alto osserva ogni cosa.

Mi disseto alla fontanella narrante d'assetati camminatori.

Rispondo al saluto di affrettati passi Che alla gentilezza la montagna invita.

Mi fermo nell'assolata radura a mangiare una rossa mela. Interro i neri semi sperando un giorno passando ancora di scorgere un piccolo albero

spuntato perché oggi non avevo fretta.

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CUSTODE DEL PASSATO

Da quanti anni non tornava in quella casa ormai fatiscente, corrosa e screpolata

neppure aveva memoria. Era lì davanti all’uscio scolorito segnato da solchi profondi

come il viso di un vecchio centenario. All’interno premevano a braccia aperte

ricordi di giochi fantasiosi. Entrò cercando di abituarsi alla penombra. Guardò attorno e all’improvviso la scorse seduta su una sedia che piangeva paglia

discinta, scarmigliata e sola. Cercò con lo sguardo il suo sguardo

e si perse in quell’azzurro ancora profondo. La strinse sul cuore in un tenero abbraccio

era solo una piccola bambola che lei in un trasloco lontano aveva lasciato forse spinta da anelata maturità.

Ma ora capiva l’amore che si sprigionava da quella preziosa custode

di un tempo passato.

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OMBRA MISTERIOSA

Ha lasciato lo scorrere dell'acqua il frinire di cical e e l'estiva calura.

Ora l'ombra misteriosa nel tepore aprilesco

su friabili crinali s'inerpica alla ricerca di che cosa? Di selvatiche orchidee

che tra sasso e sasso suggono vita? Per carpire al vento nuove parole?

O forse parole antiche fra loro rimescolate

a formare nuove frasi? Forse per lasciare sogni qui

che le stelle più vicine possono realizzare?

Tace l'ombra misteriosa Avanza e e non si cura

di rispondere a domande. Prosegue il cammino

certo pago di ciò che trova.

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UNA BIMBA

C'è una bimba ferma lì sul bordo della vita

incerta ancora non sa quale cammino percorrere.

Incontrerà la fortuna? Non è dato sapere. Avrà un amore leale? O la farà soffrire?

Incognite che solo il domani potrà al momento chiarire. Una sola certezza però già è ferma nella mente

mai coglierà un fiore in un prato per non vederlo morire

prima che lo stelo si pieghi e più non lo regga. Allora vai bimba

scegli la strada che vuoi Forse non avrai fortuna

forse un dolore ti pungerà. Ma la ricchezza del cuore nessuno te la potrà rubare.

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COPERCHIO A STRAPPO

Chiudo gli occhi e la notte mi avvolge portatrice di sogni ancora sconosciuti. Ho di fronte una casa piccola, graziosa proprio come quella da sempre sognata.

la porta è aperta cortese invito che accolgo senza esitazione.

Al centro del salotto sopra un tavolino c'è una scatola con coperchio a strappo. Sotto c'è una scritta a caratteri rossi

-Contiene il tuo futuro. Aprila e lo saprai- La mano è sul coperchio. Lo prende, lo solleva

ma di colpo si ferma. Ho un po’ di paura. Conoscerei il mio futuro. Il bene e il male.

Ma sono convinta di volerlo sapere? La mano è sul coperchio, nuova tentazione. La curiosità è donna, si sente sempre dire. Questa volta, mi dico, sollevo questo anello ma ancora mi fermo tra dubbi e tentazioni.

Poi decisa esco chiudendo la porta e mi allontano dalla casa sognata.

Mi volto sul cuscino, il giorno è arrivato. In fretta lascio il letto. Ho un futuro che mi aspetta.

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RIFLESSIONI

Autunno….cammini svelta il pensiero vagabondo d’improvviso un garrito

dall’alto ti saluta. Guardi su e le vedi là

sui fili da nebbia avvolti pronte per partire. Gocce di malinconia

scendono nel tuo cuore. Ma non devi essere triste

non sempre partire è soffrire loro sanno che saranno felici là dove l’istinto le guida

e un giorno torneranno qui a garrire per te.

Riprendi il cammino una foglia ti sfiora il viso e si posa adagio, leggera,

anonima fra le altre. Guardi ancora su

solo rami grigi, spogli s’allungano fra la nebbia

e ancora più numerose gocce bagnano iltuo cuore.

Ma non devi essere triste loro sanno ed attendono il tiepido risveglio colorato

dopo il lungo sonno e ancora fioriranno per te. Di nuovo cammini svelta perché loro ti attendono e i cari volti già immagini. D’improvviso un pensiero e la malinconia trabocca. Tu sai che il loro attimo è prossimo alla fine. E di nuovo guardi su

oltre i rami, i fili e la nebbia. Lo sguardo della tua anima cerca chi ti può rispondere. Parole mute scendono in te.

-Non temere, non essere triste loro saranno felici

loro saranno con me. Partire non sarà soffrire nell’azzurro infinito

la partenza…. è solo gioia

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AUTUNNO IN VAL CENO

Risalgo l'amato sentiero nell'autunno della Val Ceno. Imprimo nella mente colori

che purtroppo non so fotografare. M’avvio nel bosco e cammino su tappeto di vita, già vissuta.

Non percepisco profumo di tristezze è profumo di sonno meritato.

Mostra un riccio ridente di castagno il frutto lucido e invitante.

Uno scoiattolo mi sfreccia vicino s'arrampica sull’albero e scompare

portando scorte nel suo nido. E' il tronco del faggio secolare che m'invita al solito abbraccio. Chissà se sentirà il mio calore

o già sarà immerso nel dolce dormire. Io credo però che l'amore

penetri anche il sonno più profondo.

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SULLA VETTA DEL PELPI

Distesa sul prato con rada erba d’altura

sentivo il calore della terra abbracciare il mio corpo. Il vento, impertinente

mi donava le sue carezze ora dolci, ora irruenti

sussurrandomi complice misteriose parole

regalandomi profumi lontani. Poi svelto se ne andava

a rincorrere nuvole bianche. D’improvviso tornò

sospingendo batuffoli soffici quasi un invito a farmene

impalpabile coltre. Il mio cuore anelò

il fermarsi del tempo ma il rosso bagliore

che già pensava al riposo mi convinse al ritorno. Non mi voltai mai neppure una volta

per non mutare il ricordo ma mentre scendevo il ripido sentiero

piangevo, lacrime mentali.

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ALBA

Ed io che poeta non sono

ma scrivo solo per mio piacere non trovo parole nuove davanti all'alba che sorge

come nuovo vagito. Scompaiono priorità. Resta la meraviglia.

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Maggio 2012


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