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Corso ESPLORA la LINGUA
Il corso si svolge una volta alla settimana ed è pensato per quegli studenti che hanno
già raggiunto un’alta competenza attiva della lingua italiana e a madrelingua italiani
che vogliano perfezionare l’utilizzo della propria lingua.
Il livello minimo per sentirsi a proprio agio in Esplora la lingua è il B2.
DURATA: 12 settimane / 24 ore – dal 21 ottobre 2016 al 27 gennaio 2017
LEZIONI: 2h – dalle 18.00 alle 20.00 / 1 volta alla settimana – venerdì
PREZZO*: 210€
PROGRAMMAZIONE
1° incontro: Come siamo “volgari”
Partendo dal concetto di lingua come sistema in costante mutazione, si
svilupperà un breve excursus sul processo di evoluzione del latino volgare
verso le lingue romanze; ci si soffermerà in particolare sul concetto di
“errore” (analizzando brevemente documenti quali l’Appendix probi) per
arrivare a tracciare i caratteri e le innovazioni delle lingue romanze (più
nello specifico: dominio romanzo e classificazione delle lingue romanze,
mutamenti fonetici, morfologici, semantici e sintattici). Tali contenuti
andranno modulati in base al livello di conoscenza dei partecipanti
all’incontro, ma a prescindere da ciò si avrà sempre cura di
contestualizzare la parte puramente teorica con esempi pratici che aiutino
a fissare il concetto e che facilitino la comprensione e l’apprendimento di
argomenti della fonetica e della grammatica italiana ostici per i parlanti
non nativi.
2°incontro: Dai trovatori a Petrarca
Il provenzale può essere considerato la prima lingua franca (letteraria)
del dominio romanzo. I temi della sua poesia saranno cardinali per la
nascita e la fioritura di tutta la produzione letteraria successiva in àmbito
romanzo. In questo secondo incontro, utilizzando un metodo comparativo
che si basi sulla logica dell’intercomprensione tra lingue romanze, dopo
una breve introduzione sulle coordinate temporali, geografiche e
C/Ausiàs Mac 77, 1º-1ª 08013 Barcelona Tel.931863906 [email protected]
Corso ESPLORA la LINGUA
tematiche della lirica provenzale, si passerà alla comparazione di un
escondig di Bertran de Born (Ieu m’escondisc), della riscrittura
petrarchesca Si’l dissi mai (Canzoniere, CCVI), e di quella del poeta
catalano Llorenç Mallol, Si o digui mai. Lo scopo, oltre ad un
approfondimento letterario, è quello di ritrovare e rintracciare all’interno
dei testi i fenomeni fonetici, morfologici, semantici e sintattici di cui si è
discusso nel precedente incontro, attuando un confronto diretto tra
lingue sorelle.
3° incontro: A caccia dell’odorosa pantera
Ci si dirige, da questo incontro, verso un orizzonte più strettamente
focalizzato sull’evoluzione della lingua italiana, o meglio, sull’incessante
ricerca di UNA lingua italiana (letteraria) comune. Percorso periglioso che
si estenderà per più di otto secoli. Il punto di partenza non può che
essere Dante, che nel Convivio e, più nello specifico, nel De vulgari
eloquentia traccerà la prima descrizione delle parlate italiane alla ricerca
della lingua perfetta, quel volgare illustre da poter utilizzare nelle sue
opere. Verranno dunque estrapolati ed esplicati i punti salienti del
discorso dantesco sulla lingua (in maniera dinamica e, per quanto
possibile, “multimediale”, con l’ausilio cioè di registrazioni e video) e
verrà fornito, con la lettura di parte di un canto della Commedia (o forse
di più parti delle tre diverse cantiche, per dimostrare la diversità di stili e
registri) un esempio testuale della risoluzione di Dante per il fiorentino
letterario.
4° incontro: Pietro Bembo, lo “straniero” che detta legge
Il Cinquecento è un secolo cruciale per lo sviluppo della lingua letteraria
italiana. In particolar modo, durante il primo quarto del secolo ferve il
dibattito linguistico su quale sia la migliore lingua da adottare per la
produzione letteraria. Nonostante molti autori toscani illustri si sentano in
una posizione privilegiata e rivendichino il loro diritto di supremazia
linguistica, alla fine, come sempre avviene in Italia, si aggiudica in
maniera del tutto inaspettata la vittoria un veneto che esamina, analizza
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e codifica, dall’esterno, la lingua delle Tre Corone (non di rado con
qualche incomprensione e un buon numero di errori), attuando una vera
e propria rivoluzione linguistica che avrà non poche ripercussioni sulla
produzione letteraria dal 1525 in poi. Emblematico il caso dell’Ariosto,
autore già di per sé piuttosto minuzioso e maniacale, che si vede
“costretto” a rieditare nel 1532 il suo Furioso virando la sua lingua dal
padano illustre verso una patina più fiorentineggiante.
L’incontro si chiuderà, come di consueto, con l’esemplificazione della
lingua viva dell’autore, attraverso la lettura di un brano tratto dalla “follia
di Orlando”, di forte impatto emotivo grazie appunto alla scelta linguistica
adottata.
5° incontro: Sciacquare i panni in Arno. Manzoni e l’Unità linguistica
Facendo un discreto salto avanti dal punto di vista cronologico, si giunge
ad un’ulteriore importante tappa per la fissazione della lingua italiana.
Durante questo incontro si esplicherà la concezione che Alessandro
Manzoni aveva della lingua, vista non soltanto come uno strumento
letterario svincolato da qualsiasi altro contesto, ma come un
importantissimo strumento sociale: raggiungere un’unità linguistica
avrebbe portato al raggiungimento contestuale di un’unità politica e
viceversa.
6° e 7° incontro: Ma che lingua parlano gli italiani? Italia Babele linguistica
Excursus che ha lo scopo di fornire un assaggio del caleidoscopio
linguistico/dialettale italiano dal Novecento ad oggi, con esempi di
letteratura dialettale “classica” e del Novecento. Il tema, per la sua
vastità e poliedricità verrà sviluppato in due incontri.
Si partirà dalla riflessione di Pier Paolo Pasolini espressa nell’introduzione
al volume Poesia dialettale del Novecento, che analizza i motivi per cui, in
un Italia forse finalmente giunta all’unità linguistica (almeno apparente),
un copioso numero di letterati scelga di tornare ad impadronirsi di una
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lingua “altra”, da molti considerata inferiore e non degna di una
tradizione scritta.
Si leggeranno (e ascolteranno) frammenti di dialetto furlano (Pasolini),
tursitano (Pierro), occitano/piemontese (Bodrero), anconetano
(Scataglini), genovese (De André), padano (Fo), ravennate (Baldini),
napoletano (De Filippo), siciliano (Camilleri) ecc., confrontando le diverse
scelte di verosimiglianza per cui ogni autore ha optato. Lo scopo
principale non sarà comprendere a fondo il significato delle parole, ma
ascoltare la musicalità, l’intonazione e le suggestioni che ogni lingua
(lingua, e non dialetto) suggerisce.
E ancora, cosa sta accadendo ai dialetti italiani? Facendoli assurgere a
lingua letteraria, li stiamo salvando o li stiamo cristallizzando e
condannando a morte certa? Rappresentano ancora una lingua viva,
capace di rinnovarsi, in continuo mutamento?
8° incontro: “Tu vo fa’ l’americano”. La direzione dell’italiano oggi
Nel Cinquecento si sviluppò in Italia un linguaggio apparentemente
grossolano, fatto di vocaboli latini e di parole italiane comuni e dialettali,
ma flesse alla latina in uso in una particolare tradizione letteraria burlesca
chiamata maccheronico o macaronico. In maccheronico parlava anche
l’Azzeccagarbugli, personaggio manzoniano, e forse, mutatis mutandis, in
una maccheronica mescolanza di italiano stereotipato e semplificato e
forestierismi (molto spesso inglesismi dalla pronuncia improbabile)
sembra parlare oggi una buona fetta del popolo italiano, istruito e non. La
domanda che molti addetti ai lavori (e non solo) si pongono è dunque la
seguente: che cammino sta prendendo la lingua italiana? Che cosa è
destinata a diventare? E, addirittura, può essere considerata “in
pericolo”? Un noto studioso della Crusca ha affermato, ironicamente, che
“la lingua italiana sta benissimo; stanno male quelli che la parlano”. Ne
discuteremo assieme cercando di delineare alcuni scenari possibili.
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