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Presentazione: Soren Kierkegaard Alessandra Boi

Presentazione Soren Kierkegaard

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Presentazione: Soren Kierkegaard

Alessandra Boi

Copenaghen, 5 maggio 1813 – Copenaghen, 11

novembre 1855

Fu un filosofo, teologo e scrittore danese, il cui pensiero è da alcuni studiosi considerato punto

di avvio dell'esistenzialismo

è una variegata corrente di pensiero che si è espressa nella filosofia, nella letteratura, nelle arti e nel costume, affermando il valore dell'esistenza umana individuale, in opposizione ad altri principi filosofici

L'esistenza e il Singolo

• «Io stupido hegeliano!». Con questa breve affermazione, tratta dalle carte del Diario, Kierkegaard si rimprovera l'iniziale adesione alla filosofia hegeliana. L'esistenza è, per Hegel, un accessorio dell'essenza mentre per Kierkegaard l'esistenza significa stare fuori dal concetto, dall'essenza universale. L'esistenza non può essere posta in atto insieme all'essenza dal pensiero, bensì deve essere un dato indipendente dall'attività speculativa. Occuparsi delle essenze vuol dire occuparsi dell'universale, ma Kierkegaard sposta la sua attenzione dall'universale astratto all'individuale: il Singolo, l'individuo concreto. Kierkegaard capovolge completamente il significato che Hegel attribuiva al termine "concreto". Concreta non è più la totalità, ma l'individuo. L'astrattezza sarà attributo dell'universalità.

Il rifiuto dell'Hegelismo

Secondo Kierkegaard, Hegel commette degli errori nella sua filosofia, e le alternative dell’esistenza non si lasciano dunque ricondurre ad un processo dialettico.Infatti per Hegel l’unica realtà è l’unità della ragione con se stessa.Ma nella ragione il singolo perde la sua identità e ne è assorbito. Questo è l’errore dell’hegelismo.Kierkegaard reclama pertanto l’importanza del singolo. Con la verità l’uomo si appropria del vero stesso. Tuttavia non è un processo oggettivo, come in Hegel, ma soggettivo: l’uomo è direttamente coinvolto.

Hegel ha fatto dell’uomo un animale, perché negli animali il genere è superiore al singolo, invece nell’uomo è il contrario. Questo è l’insegnamento del Cristianesimo. Di fronte alla pretesa di identificare l’uomo con Dio egli si batte per affermare l’infinita differenza qualitativa tra i due.

L’insegnamento fondamentale del Cristianesimo è per Kierkegaard proprio questo: ogni singolo uomo è direttamente coinvolto nel suo destino e la ricerca della verità non è mai oggettiva o distaccata bensì appassionata e paradossale. Kierkegaard considera come suo compito essenziale quello di inserire la persona singola, con tutte le sue esigenze, nella ricerca filosofica. Non per nulla egli avrebbe voluto far scrivere sulla sua tomba l’espressione “Quel singolo”

La sua adesione al cristianesimo appare come un motivo propulsore del suo pensiero. Egli, infatti, rivendica la singolarità dell'esistenza individuale (differentemente da Hegel) e il primato della fede. La sua filosofia è essenzialmente una ricerca vitale, che investe direttamente l'esistenza umana. In due delle sue principali opere, Aut-Aut e Timore e Tremore, il filosofo mostra come, di fronte all'uomo, si aprano possibilità di scelta esistenziale che corrispondono a tre precisi stadi di vita: estetico, etico e religioso.

Non si tratta assolutamente di tappe collegate tra loro da un rapporto di necessità, al contrario, fra esse c'è un salto, per cui ogni stadio risulta alternativo all'altro. Fra queste modalità di vita s'impone, dunque, una scelta.

Gli stadi dell'esistenzaTra uno stadio e un altro c’è un abisso, un salto, e pertanto

non è possibile la conciliazione. Gli stadi dell’esistenza sono i seguenti: estetico, etico e religioso.

Tre modi per affrontare l’esistenza: • Stadio estetico: (Don Giovanni) l'esteta è colui che vive

attimo per attimo, alla ricerca incessante del piacere e delle sensazioni più nuove, sfuggenti e irripetibili. Il poeta romantico e il seduttore incarnano questo ideale estetico, in cui si manifesta la consapevole mancanza di senso e responsabilità. La dimensione estetica, con la sua radicale assenza di impegno e responsabilità, sfocia nella disperazione e tutto ciò porta la presa di coscienza dell'insensatezza e della vanità di quell'esistenza

• Stadio etico: (consigliere Guglielmo), implica l'accettazione di quelle responsabilità del tutto estranee alla leggerezza dell'esteta. Per chi compie la scelta etica, i doveri e gli incarichi sociali diventano il fulcro della quotidianità. Kierkegaard identifica il tipo etico in un personaggio che conduce una vita ordinata e senza scosse, da buon marito e cittadino; nell'adempimento del dovere, egli prende coscienza di sè formandosi una personalità e guadagnando quelle libertà che nello stadio etico erano solo un'illusione. Tuttavia, l'essere dedito al proprio dovere e il non infrangere alcuna legalità, implica, alla lunga, un atteggiamento conformistico che svuota la soggettività dell'uomo: schiacciato progressivamente dal ruolo sociale che egli incarna, viene ad insinuarsi, in lui, un'inclinazione al male e al peccato cui egli tenta di sottrarsi.

• Stadio religioso: (Abramo), l'unica possibilità che ci può salvare dalla disperazione è la scelta religiosa. Essa viene esaminata in "Timore e Tremore" mediante la figura di Abramo, chiamato da Dio, per il sacrificio del suo stesso figlio. Il patriarca si piega al volere del Signore senza trovarvi nè senso nè giustizia: la fede non è morale e la morale non è fede, ma si tratta di due dimensioni tra loro incommensurabili. L'uomo pertanto libero di credere o non credere e a lui spetta la scelta angosciosa fra queste due alternative.

Secondo Kierkegaard, la vita pone l'uomo sempre di fronte ad una scelta di molteplici possibilità, nessuna delle quali è garantita, così che ogni scelta comporti la possibilità del fallimento. L'angoscia è, dunque, un sentimento della possibilità, tuttavia ha, anche, un aspetto positivo quando viene a incontrarsi con la fede. E' l'angoscia stessa del peccato che ha permesso ad Adamo di scoprire la propria effettiva esistenza di individuo e che lo ha condotto ad avere piena coscienza dinanzi a Dio, ossia all'infinito.

Scandalo del Cristianesimo

• Lo scandalo del Cristianesimo è l’unione di Dio, non intesa come unione di uomo e Dio, ma di Dio con ogni singolo individuo; in tal modo, il Cristianesimo sarebbe Dio che entra nella vita di ognuno, costringendolo a pensare in nuovi termini. Il Cristianesimo invece deve essere una trasfigurazione della vita, un allontanamento dal mondo per andare verso Cristo.

La normalità

• Per prima cosa occorre rimettersi in rapporto con Dio. Ma la legge divina ha in sé qualcosa di angosciante e l’uomo preferisce rapportarsi prima alla legge umana ed essere come gli altri.Nasce allora la normalità, che Kierkegaard definisce una “massa di scimmie”.La folla sembra avere una grande forza, ma idealmente vale zero. Le manca infatti la coscienza, e l’unico suo scopo è trovare qualcosa su cui far quattro chiacchiere. Chi si rapporta agli altri è anonimo.Ma questo genera angoscia verso la morte. Allora l’uomo deve assumere un atteggiamento ironico, cioè “avere dolore dove gli altri hanno desiderio”.

Ironia • L’ironia è denuncia dell’inconsistenza delle cose, ed implica la

fine dei rapporti con gli altri.Nella vita etica l’uomo ha creduto di poter dare una senso alla propria vita, ma non può, perché manca la sua individualità. Solo una vita che ne tiene conto è autentica. Questa è la vita religiosa.Con la fede ci si ripropone rinnovati, come se il sacrificio di Cristo si ripetesse ogni istante. Nella fede l’individuo è oltre il generale, la società, e nello stesso tempo la fonda sulla base dell’assoluto.Bisogna avere il coraggio di uscire dal gregge, fondare la società dopo esserci messi in rapporto con l’assoluto. E qui nasce un altro problema, perché nessuno ci dice se siamo davvero in rapporto con Dio o siamo folli.

L’angoscia • L’uomo non è né puro animale né puro spirito, ma è un animale che

può diventare spirito. Ma questa è solo una possibilità, ed essa comporta incertezza, rischio, ed angoscia. L’angoscia è il sentimento della possibilità verso il futuro ed il passato (perché esso può ripetersi).Essa nasce verso qualcosa di indeterminato, come la libertà.L’angoscia prepara alla fede, poiché essa è la certezza di tutte le possibilità, e ci libera dalle paure.Essa rende possibile l’esistenza di Dio.Essa porta al fallimento estremo: la morte.Tempo, peccato e morte ci limitano. Come sfuggire a ciò? Con la fede, che è la piena fiducia in Dio.Essa fa infatti capo a Dio, ed Egli va oltre ogni possibilità, perché a lui tutto è possibile.

Disperazione • La disperazione è la condizione dell’uomo di fronte al suo io.

Nella vita è possibile scegliere di essere se stessi oppure no.Nel primo caso, anche volendo non si può essere se stessi, perché l’uomo non si può bastare e vive perciò senza equilibrio.Nel secondo caso, se decidiamo di non essere noi stessi, non possiamo stare con gli latri, perché nel momento in cui gli altri mi riconoscono, ecco che divento un io.Quindi non potremo mai essere noi stessi e da questo deriva la disperazione dell’uomo.In ogni caso, poi, occorre MORIRE. Per morire basta vivere. La vita è quindi una malattia mortale in cui non potremo mai realizzarci.L’unica medicina è la fede. Essa ci fa riconoscere la nostra dipendenza da Dio. I nostri rischi li possiamo quindi mettere sulle sue spalle e tornare sereni.

Opere• CICLO ESTETICO - Aut-Aut (1843), Timore e tremore (1843), Il

concetto dell’angoscia (1844)

• CICLO FILOSOFICO - Briciole di filosofia (1844); Postilla conclusiva non scientifica (1846);

• CICLO RELIGIOSO - La malattia mortale (1849), L’esercizio del Cristianesimo (1850), Discorsi edificanti.

Filo conduttore dei 3 periodi fu il Diario, una disordinata raccolta di riflessioni, pubblicato postumo.

Aforismi

“Ci sono uomini il cui destino deve essere sacrificato per gli altri, in un modo o nell'altro, per esprimere un'idea, ed io con la mia croce particolare fui uno di questi.”

“L'angoscia è la vertigine della libertà.”

“Nulla di finito, nemmeno l'intero mondo, può soddisfare l'animo umano che sente il bisogno dell'eterno.”

“Il ricordo è un'ombra che non si può vendere, anche nel caso in cui qualcuno volesse comprarla.”