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TECNICO PER LA BONIFICA DEI SITI CONTAMINATI Dott. Angela Pascale 1

Tecniche per la bonifica dei siti contaminati

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TECNICO PER LA BONIFICA DEI SITI CONTAMINATI

Dott. Angela Pascale

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INTRODUZIONE

La crescente sensibilità collettiva verso il tema della tutela ambientale ha indotto il legislatore italiano, anche sulla spinta degli orientamenti comunitari, a regolamentare con specifiche norme le problematiche ambientali, a partire dall’e t ata in vigore del DPR 915 del 1982 fino all’attuale normativa che fa capo principalmente alla parte IV del D.Lgs. 152 del 2006. L’attuazio e di tali normative ha determinato anche la necessità di prevedere nuove figure professionali, in particolare tecnici capaci di adeguare strutture industriali e servizi pubblici alle disposizioni di legge e di pianificare investimenti in campo ambientale.

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QUADRO NORMATIVO Normativa Comunitaria: • Di ettiva / /CE del Co siglio, del sette e ave te pe oggetto la p eve zio e e la iduzio e

integrate dell'inquinamento; • Di ettiva / /CE del Pa la e to Eu opeo e del Co siglio, del otto e , he istituis e u uad o pe

la protezione delle acque superficiali interne, delle acque di transizione, delle acque costiere e sotterranee; • Di ettiva / /CE del Pa la e to Eu opeo e del Co siglio, del ap ile , he istituis e u uad o pe la

responsabilità ambientale, basato sul principio «chi inquina paga», per la prevenzione e la riparazione del danno ambientale;

• Di ettiva / /CE del Pa la e to Eu opeo e del Co siglio, del ove e , sta ilis e isu e volte a p otegge e l’a ie te e la salute u a a p eve e do o idu e do gli i patti egativi della p oduzio e e della gestione dei rifiuti.

Normativa Italiana: • Legge / : Disposizio i u ge ti i ate ia di s alti e to dei ifiuti , a ogata dal D.Lgs. n.22/97 per gli

aspetti connessi alla bonifica dei siti inquinati). • D.M. aggio : il Regola e to di attuazio e della Legge / e sta ilis e i ite i e le li ee guida pe

l'elaborazione e la predisposizione. • D.Lgs. . / : Re epi e to delle Di ettive / /CE sullo s alti e to e il e upe o dei ifiuti, / /CE sui

ifiuti pe i olosi e / /CE sugli i allaggi , he all’a t. aff o tava pe la p i a volta i a ie a o ga i a il problema della gestione dei siti contaminati. Il D.Lgs. n.22/97 è stato abrogato dal D.Lgs. n.152/06.

• Legge di e e , . : "Nuovi i te ve ti i a po a ie tale Il o a dell’a t. della Legge individuava i primi interventi di interesse nazionale, i cui ambiti dovevano essere perimetrati dal Ministero dell’A ie te, se titi i Co u i i te essati.

• D.M. / : Regola e to e a te ite i, p o edu e e odalità pe la essa i si u ezza, la o ifi a ed il ip isti o a ie tale dei siti i ui ati ai se si dell’a ti olo del de eto legislativo fe aio . e

successive modifiche ed integrazioni

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MATRICI AMBIENTALI: ARIA Le at i i a ie tali so o: a ua, a ia e suolo. Qui i o upe e o dell’a ia.

Qua do si studia o p o le i elativi all’a ia e essa io spe ifi a e a uale pa te dell’at osfe a si fa ife i e to: l’a ia i fatti divisa i st ati ave ti proprietà molto differenti :

Questi st ati o so o fisi a e te sepa ati, a t a essi ’ u o ti uo s a io di materia. Tali scambi avvengono su scale temporali e spaziali diverse: mesoscala (2-2000 km), scala sinottica (∼2000 km) e scala planetaria (∼20000 km). A scale più piccole del km, microscala, troviamo i fenomeni turbolenti tipici dello strato limite planetario .

Tra i diversi strati esiste un gradiente di temperatura che garantisce un continuo i es ola e to ve ti ale delle asse d’a ia, dovuto alla spi ta o vettiva: asse di a ia alda al di sotto di asse d’a ia più f edda .

I oti delle asse d’a ia fa o si he l’i ui a e to o sia se p e u fe o e o locale. Spesso inquinanti resistenti possono essere trasportati a grande distanze rispetto ai puti di produzione oppure, se reattivi, possono trasformarsi nei loro derivati in aree in cui non sono stati prodotti.

IL TEMPO DI RESIDENZA di un gas può essere definito come il tempo che una molecola passa in atmosfera prima di essere consumato, per reazioni chimiche o fenomeni fisici.

Se la specie chimica considerata ha un tempo di residenza breve in atmosfera, allora le sue variazioni di concentrazione avverranno principalmente su scale spaziali piccole e quindi interesseranno fenomeni atmosferici su scala locale. Al contrario, se una specie chimica ha un tempo di residenza lungo, allora le sue variazioni di concentrazione avverranno su scale spaziali grandi.

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INQUINANTI

Data la grande varietà di sostanze presenti in atmosfera, sono stati proposti numerosi metodi di classificazione: in primo luogo si può classificare in base alla composizione chimica, per cui si parla principalmente di composti che contengono zolfo, composti che contengono azoto, ce contengono il carbonio e composti alogeni. In secondo luogo si può classificare in base allo stato fisico: gassoso, liquido o solido; infine si può suddividere in base al grado di reattività in atmosfera, in sostanze primarie o secondarie.

Gli inquinanti primari possono essere di tipo gassoso o particolato

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GAS composti dello zolfo: i principali composti che contengono zolfo in atmosfera sono: il biossido di zolfo (SO2), il

solfuro di carbonile (COS), il solfuro di carbonio (CS2), il solfuro di idrogeno (H2S), il dimetilsolfato (CH3)2SO4. Le loro sorgenti principali sono la decomposizione biologica, la combustione dei combustibili fossili e di materia organica, lo spray marino e le eruzioni vulcaniche.

composti dell'azoto: i principali composti che contengono azoto sono: N2O, NO, NO2, NH3, HNO3, HONO, N2O5 ed i sali di NO3, NO2, NH4. Il più abbondante di questi in atmosfera è N2O che viene emesso principalmente per azione dei batteri nel suolo e secondariamente attraverso reazioni chimiche nella parte più alta dell'atmosfera. Non viene considerato inquinante in quanto chimicamente inerte alle temperature ordinarie. Sono invece considerati inquinanti il monossido e il biossido di azoto (NO e NO2.

composti del carbonio: In questa categoria i principali composti inorganici sono il monossido di carbonio (CO) e il biossido o anidride carbonica (CO2). L'anidride carbonica prodotta dalle attività umane deriva dai processi di combustione, mentre fino ad un secolo fa le emissioni erano bilanciate dalla rimozione da parte della vegetazione mediante la fotosintesi clorofilliana, il brusco aumento delle emissioni (causato dall'ampio uso di combustibili fossili) ha portato all'aumento delle concentrazioni di fondo. Il monossido di carbonio invece è considerato altamente tossico in quanto avendo affinità con l'emoglobina impedisce l'ossigenazione dei tessuti.

IPA : Idrocaburi policiclici aromatici, una larga gamma di sostanze prodotte dalla combustione di legna, nafta e gasolio, il più importante e unico normato è il Benzo(a) Pirene, considerato un forte cancerogeno.

composti alogenati (HCl, HF, HBr, CFC); radicali: il ruolo fondamentale dei radicali è insito nella loro definizione. Si intende infatti per radicale libero un

atomo o un gruppo di atomi contenente almeno un elettrone dispari (che occupa solo un orbitale) eccitato. I radicali quindi sono di norma molto reattivi in quanto tendono ad appaiare gli elettroni. I radicali di maggior interesse, in quanto reagiscono con gran parte dei composti organici ed inorganici, sono il radicale ossidrile (OH) e idroperossido (HO2) durante il giorno e il radicale nitrato (NO3) di notte.

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CONTAMINANTI GASSOSI Monossido di carbonio, (CO): emesso principalmente dai processi di combustione, particolarmente dagli scarichi di

veicoli con motori a idrocarburi, a causa di una combustione incompleta. Anidride carbonica, (CO2): anche questo gas è emesso principalmente dai processi di combustione, particolarmente

dagli scarichi di veicoli con motori a idrocarburi, escluso il metano. Alogenuri alchilici leggeri (CnH(2n + 2 - m)Xm, ≤C≤ o e i

Clorofluorocarburi (HxCClyFz), che distruggono lo strato di ozono della stratosfera. Metalli pesanti (Cd, Hg, Cr, Pb) e altri cosiddetti (spesso non si tratta di elementi metallici): tossici e

spesso cancerogeni, mutageni e teratogeniformule, tra questi il Piombo (Pb) tra gli altri metalli pesanti molto diffuso per l'esteso uso industriale dello stesso.

Ossidi di azoto (NOx): le emissioni sono principalmente nella forma di NO, che viene ossidato dall'ozono (O3) per formare il diossido d'azoto (NO2). L'ossido di azoto è irritante per gli occhi ed il tratto respiratorio. L'inalazione può causare edema polmonare, inoltre può avere effetti sul sangue, causando formazione di metaemoglobina. I vari ossidi di azoto reagiscono inoltre con gli idrocarburi nell'atmosfera per generare smog fotochimico.

Diossido di zolfo (SO2): generato dalla combustione di carburanti contenenti zolfo, principalmente nelle centrali elettriche e durante la fusione di metalli ed in altri processi industriali. Può essere contenuto in combustibili per autotrazione. Il diossido di zolfo causa le piogge acide.

Ozono (O3): se presente negli strati inferiori dell'atmosfera è un inquinante secondario, formato da reazioni fotochimiche che coinvolgono gli ossidi di azoto e alcuni composti organici volatili. Sebbene l'ozono presente negli strati superiori dell'atmosfera (stratosfera) aiuti a ridurre l'ammontare di radiazioni ultraviolette che raggiungono la superficie terrestre, quello presente nella bassa atmosfera è un gas irritante e può causare problemi alla salute e in particolare all'apparato respiratorio. Forte ossidante, può attaccare tessuti biologici e alcuni materiali, soprattutto materie plastiche).

Composti organici volatili (ampia classe di composti a bassa tensione di vapore, spesso abbreviati in VOC, Volatile Organic Compounds): includono diversi composti chimici organici, tra cui il benzene(C6H6). In Italia vengono definiti VOC composti organici che a 20 °C hanno una tensione di vapore di 0,01 KPa o superiore.

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PARTICOLATO

• Il particolato è un aerosol di piccole particelle solide classificate in base alle loro dimensioni. Le particelle atmosferiche sono di solito misurate in PTS (Polveri Totali Sospese): PM10 quando il diametro aerodinamico medio è minore di 10 micron (possono raggiungere i polmoni), PM2,5 quando il loro diametro aerodinamico medio è inferiore a 2,5 micron (più dannose perché possono passare attraverso i filtri delle vie aeree respiratorie superiori). L'attenzione si sta ora focalizzando sull'impatto sulla salute di particelle ancora più piccole, le PM0,1 e le cosiddette nanopolveri (ancora più fini), che penetrando ulteriormente a fondo, sono ritenute ancora più dannose

• Re e ti studi ha o do u e tato l’au e to di fe o e i as ati i ed allergici nelle città soggette ad alti valori di PM, inoltre secondo u alt o studio l’au e to di g/ PM dete i a u aumento dello 0.5 1.5% della mortalità

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SITUAZIONE CAMPANA

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VAPOR INTRUSION L’i t usio e di vapo i la ig azio e di sosta ze volatili dal sottosuolo

all’i te o di a ie ti o fi ati. Le spe ie hi i he volatili p ese ti nei rifiuti interrati o nel suolo saturo (falda) o insaturo contaminato

possono migrare attraverso il suolo insaturo stesso e raggiungere gli edifi i sov asta ti alte a do la ualità dell’a ia i doo [U“EPA, ].

In casi estremi, i vapori possono accumularsi raggiungendo livelli di concentrazione tali da comportare gravi rischi per la sicurezza

dell’uo o es. esplosio i , is hi a uti pe la salute es. i tossi azio e o problemi estetici (es. cattivi odori). Più comunemente però i livelli di

concentrazione sono bassi, per cui ad essi può corrispondere un rischio cronico per la salute umana dovuto ad una esposizione a lungo

te i e. Nel ost o paese, il p o le a della vapo intrusion i ade ell’a ito della e più a pia p o le ati a igua da te la gestio e

dei siti contaminati, normata a mezzo del D.Lgs. 152/06 e s.m.i.

Il is hio pe la salute e la si u ezza di u uo o p ese te all’i te o di u ambiente confinato, che sia di tipo residenziale, industriale o

commerciale, può inoltre derivare dagli effetti di una qualsiasi specie hi i a p ese te a ualsiasi titolo e pe ualsiasi agio e all’i te o

dell’edifi io i uestio e. Tale tipologia di is hio vie e o u e e te de o i ata is hio hi i o . Nel aso i ui i si ife is a ad

ambienti di lavoro, tale problematica è normata a mezzo del D.Lgs. / Testo u i o i ate ia di salute e si u ezza ei luoghi di

lavo o . Le due p o le ati he, del is hio hi i o e della i t usio e dei vapo i vapo intrusion , posso o a ifesta si

separatamente o, situazione ancor più complessa, possono coesistere e ui di o t i ui e e t a e al dete io a e to della ualità dell’a ia

ell’a ie te o fi ato e a ge e a e u is hio i a etta ile pe la salute umana dei recettori esposti.

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• “ORGENTE: o posti o ga i i volatili Volatile Organic Compounds – VOC), alcuni composti organici semivolatili, e alcuni analiti inorganici come il mercurio elementare e l’id oge o solfo ato [ITRC, ]. Defi izio e di Co posto O ga i o Volatile : L’A t. , Titolo I, Pa te V del D.Lgs. / , defi is e: Co posto o ga i o volatile (COV): qualsiasi composto organico che abbia a 293,15 K una pressione di vapore di 0,01 kPa (= 0,075 mm Hg) o superiore, oppure che abbia una volatilità o ispo de te i o dizio i pa ti ola i di uso . Il do u e to [U“EPA, ]

identifica come sostanze volatili quelle alle quali corrisponde una Costante di Henry ³ 10-5 atm m3/mol. Il documento [NJDEP, 2005] identifica come sostanze volatili quelle alle quali corrisponde una Costante di Henry ³ 10-5 atm m3/mol ed una pressione di vapore ³ 1 mm Hg.

• TRASPORTO: Le vie di migrazione: -Volatilizzazione da suolo o da falda contaminati (esposizione on-site). -Percolazione da suolo in falda, la diluizione e il trasporto in falda, e la volatilizzazione da falda (esposizione off-site).

• BER“AGLIO: E’ e essa io he sia appu ata la p ese za di edifi i utilizzati a s opo residenziale, commerciale o industriale. Oppure che sia prevista la loro realizzazione in corrispondenza della sorgente di contaminazione ed inoltre, nel caso di contaminazione della falda idrica, a valle idrogeologica della sorgente stessa. Il documento [USEPA, 2002] suggerisce di porre particolare attenzione agli edifici per i quali la contaminazione, nel suolo o nella falda, è stata riscontrata ad una profondità pari o inferiore a circa 30 m (100 piedi) dal piano campagna.

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INQUINAMENTO INDOOR Non è solo lo smog a mettere in pericolo la nostra

salute. A casa ed in ufficio l'aria non è sempre pulita per una forma insidiosa di inquinamento legata all'impiego di agenti fisici, chimici e biologici contenuti nei materiali da costruzione e nei prodotti che usiamo ogni giorno. Sono i cosiddetti inquinanti indoor, caratteristici degli ambienti chiusi che si mescolano ai contaminanti provenienti dall'esterno. 38

Gli inquinanti indoor, emessi da materiali da costruzione, impianti di condizionamento dell’a ia, u i a, is alda e to, e .., consistono in: composti organici volatili (per es. aldeidi, alcool, alcani e chetoni), agenti microbici (legionella/salmonella spp), polveri organiche, radon, fibre vetrose artificiali, prodotti di combustione (per es. fumo di tabacco e legno).

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TECNICHE DI BONIFICA Adsorbimento su carboni Descrizione L’a ia contaminata viene fatta passare attraverso colonne di carbone che adsorbono gli inquinanti. Sono richieste periodiche

rigenerazioni o sostituzioni dei carboni esausti. Applicabilità Non è raccomandato l’i piego con alte concentrazioni di contaminanti che quindi devono essere pretrattati. Limitazioni I carboni esausti devono essere idoneamente maneggiati; inoltre essi devono essere smaltiti in siti idonei oppure i contaminanti

adsorbiti devono essere distrutti mediante trattamento termico. U ’u idità superiore al 50% riduce la resa dei carboni. Elevate temperature (superiori a 38 °C) inibiscono la capacità di adsorbimento. La crescita di microrganismi o un elevato contenuto di particolato diminuiscono il flusso attraverso i letti di carbone. Alcuni composti, quali i chetoni, possono causare la combustione dei carboni, a causa del rilascio di calore al momento

dell’adso i e to. Biofiltrazione Descrizione I contaminanti in fase gassosa vengono spinti verso un letto di suolo che adsorbe i composti inquinanti; essi sono poi degradati dai

microrganismi presenti nel suolo. Applicabilità Si applica ai VOC non alogenati e ai combustibili; può essere utilizzata con resa più limitata anche per i VOC alogenati. Può inoltre essere

impiegata per il controllo degli odori. Limitazioni La portata di ingresso dell’a ia è condizionata dalla dimensione del biofiltro. La proliferazione di funghi dispersi può costituire un problema. Basse temperature possono rallentare o impedire la rimozione. Costi: 5-10 $/kg di contaminante.

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Ossidazione (termica e catalitica) Descrizione I contaminanti sono distrutti ad alta temperatura (1000 °C) in un combustore. I composti organici in

traccia sono distrutti a basse temperature (450 °C) passando la miscela attraverso catalizzatori. Applicabilità Il sistema si applica a VOC e SVOC non alogenati e ai combustibili. Sono state sviluppate tecniche per la

rimozione anche degli alogenati. Limitazioni Se nel flusso in emissione si hanno solfuri, composti alogenati o elevate concentrazioni di particolato,

la catalisi può essere contaminata/disattivata e si richiede una sostituzione dei materiali. La distruzione di composti alogenati richiede idonea catalisi e la dotazione degli impianti con specifiche

attrezzature. I gas in afflusso devono avere concentrazioni inferiori al 25% del limite di esplosività inferiore. La presenza di composti alogenati o di metalli come il Piombo possono contaminare particolari processi

di catalisi.

TECNICHE DI BONIFICA

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RADON • Di solito questa radioattività è innocua, altrimenti non avremmo potuto

sopravvivere. • Ma esistono anche eccezioni. È il caso del radon, un gas nobile naturale che in

determinate condizioni può accumularsi - in ambienti chiusi - in dosi tali da poter avere conseguenze disastrose sulla nostra salute: il radon può provocare il cancro ai polmoni!

• Il radon si forma soprattutto nel suolo come prodotto di decadimento radioattivo del radio. Gli atomi di gas radon non si legano, salgono alla superficie del suolo anche veicolato da aria ed acqua.

• Negli a ie ti ape ti iò o o po ta p o le i poi h esso si dissolve ell’a ia. In ambienti chiusi (indoor), attraverso punti non ermeticamente isolati delle fondamenta gli atomi possono penetrare nei luoghi chiusi, aumentando considerevolmente la concentrazione di radon e quindi i rischi per la salute. Anche alcuni materiali da costruzione possono emettere gas radon contribuendo, in tal modo, ad innalzare la concentrazione di gas radon indoor. Materiali di largo impiego, specialmente nel Lazio e nella Campania, sono il tufo e la pozzolana. Tali materiali contengono, infatti, alte percentuali di Uranio-238 dal cui decadimento ha origine il Radio-226, responsabile della formazione del gas radioattivo radon.

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Oggi il radon è stato inserito dallo IARC, la Commissione Internazionale per la Ricerca sul Cancro, tra i cancerogeni del gruppo 1, ossia fra le sostanze che provocano il cancro. Si stima che nel mondo il radon sia la seconda causa di insorgenza di cancro ai pol o i dopo il fu o di siga etta. I pa ti ola e i Italia, su . de essi l’a o pe a o pol o a e, si sti a he t a i 1.500 ed i 6.000 siano dovuti al radon.

In realtà non è il radon la causa del cancro ai polmoni, bensì i prodotti di decadimento. - Più g a de il u e o di ato i di ado sospesi ell’a ia, più u e osi so o i p odotti di de adi e to; - Più prodotti di decadimento ci sono, maggiore sarà la loro quantità respirata; - E più ne inspiriamo, maggiore sarà la quantità che si deposita sul tessuto polmonare irradiandolo. Il is hio di o t a e il a o ai pol o i es e du ue ol es e e del u e o di ato i di ado ell’a ia e o il pe durare

dell’esposizio e egli a ie ti i ui p ese te tale gas. T a l’i adiazio e del tessuto pol o a e e l’appa izio e del a o ai pol o i posso o passa e a he de e i. . Nessuna abitazione è come l'altra Ci sono diversi metodi per determinare la concentrazione di questo gas incolore, inodore e insapore. Oltre ad apparecchi di

misurazione complicati e cari, esistono anche dosimetri per radon passivi, più semplici ed economici. Nuove costruzioni e risanamenti Chi è esposto al gas radon incorre in un maggiore rischio di cancro al polmone e più alta è la concentrazione del gas, più aumenta

il rischio. E' ipotizzabile che, nell'uno per cento circa delle costruzioni, vale a dire in diverse migliaia di edifici, la concentrazione di radon costituisce un rischio eccessivo per la salute. Le persone che abitano in questi edifici non si accorgono di niente. Occorre individuare questi edifici/case mediante misurazioni del radon e risanarle.

Il valore limite consigliato preso a riferimento in Italia è: - 200 Bq/mc per le nuove costruzioni - 400 Bq/mc per quelle esistenti. Chi effettua lavori in edifici esistenti dovrebbe accertare se in essi vi sia presenza di radon. Normalmente questo significa misurare

la concentrazione di questo gas. Le misurazioni sono economiche e facili da eseguire. Ci sono buone probabilità che la concentrazione di radon sia irrilevante e con ciò si risolve definitivamente la questione per il risanamento.

In caso di nuove costruzioni, per dovere di diligenza chi stende il progetto dovrebbe chiarire se il terreno su cui si effettua la costruzione sia un' area ad elevata concentrazione di radon. In caso affermativo è necessario adottare le misure preventive.

Poiché non esiste, come detto, una concentrazione al di sotto della quale il radon risulta innocuo, è sempre opportuno adottare delle misure (con esigue spese aggiuntive) che aumentano la protezione dal radon.

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Risanamento

Vale il principio: l'isolamento ermetico di un edificio dalle sue fondamenta è una buona protezione contro il radon, per questo occorre:

- eliminare crepe e fessure in pavimenti e pareti che si trovano a contatto con i sottosuolo;

- chiudere fori di passaggio di condutture che entrano dal sottosuolo in casa;

- isolare ermeticamente pareti e pavimenti tra le parti abitate e inabitate dell'edificio;

- dotare la cantina di una pavimentazione in calcestruzzo anziché in terra o ghiaia.

In caso di concentrazioni molto elevate di radon provvedimenti a carattere isolante non sono sufficienti. L'aria contenente il radon deve essere espulsa. Si può ottenere una buona riduzione della concentrazione se:

- si aspira l'aria contenente il radon dal suolo o dalle cavità sotto lo zoccolo di cemento armato con un sistema di tubi e con un ventilatore;

- si sostituisce nella cantina l'aria contenente radon con aria fresca mediante un sistema di ventilazione.

Non basta aprire le finestre e aerare brevemente: la concentrazione di radon diminuisce solo per breve tempo.

Poiché il radon penetra nell'edificio nella parte inferiore (nella cantina) si deve provvedere soprattutto lì all'identificazione dei punti non isolati ermeticamente e all'eliminazione del radon (effetto camino).

Cosa può fare lo specialista?

- verificare nel caso di una costruzione nuova, se il terreno edificabile si trova su un'area a elevata concentrazione di radon;

- se sì, è necessario prevedere un sistema di disaerazione meccanica del sottosuolo (condotte di drenaggio sotto l'edificio).

Sia per nuove costruzioni che per risanamenti di edifici esistenti si raccomanda di attenersi alla strategia definita di seguito.

Ogni edificio si trova in un ambiente specifico ed ogni progetto di costruzione ha una sua particolare situazione di partenza (area ad elevata concentrazione di radon, necessità di risanamenti, presenza d'acqua proveniente da una falda freatica ecc.). Per un risanamento efficace è indispensabile un'analisi dettagliata.

Nelle fasi iniziali di progettazione spesso si prendono molte decisioni che possono ridurre notevolmente il problema del radon se non addirittura eliminarlo (p. e. nessun locale di abitazione ai piani interrati, sigillatura di passaggi di condutture ecc.).

Nelle nuove costruzioni si può limitare l'infiltrazione di radon con tecniche di costruzione a tenuta stagna, mentre in caso di risanamenti occorre effettuare isolamenti tra il terreno e l'edificio o intorno ai locali ad elevata concentrazione di radon.

È possibile eliminare il radon da sotto l'edificio tramite aperture adeguate o sistemi di tubazioni, creando una maggiore pressione all'interno dell'edificio, o almeno con un'opportuna ventilazione dei piani interrati.

Solo la misurazione della concentrazione di radon indica con certezza se le misure attuate siano state veramente efficaci.

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La misura del radon

Pe o ito a e la o e t azio e di ado p ese te i a ie te si posso o usa e dosi et i defi iti passivi , ossia he o e essita o di elett i ità pe fu zio a e, a he asso o o il gas se pli e e te i a e do esposti. Al te i e dell’esposizione, he va ia a se o da del dosi et o, si p o ede all’a alisi di la o ato io att ave so al uale si dete i a la o e t azio e edia

nel periodo di esposizione.

La semplicità di uso e l'economicità ne fanno uno strumento indispensabile per verificare la presenza del radon.

Nella valutazione occorre tenere presente che sono diversi i fattori che influenzano il monitoraggio ed in particolare:

- di notte la concentrazione di radon è maggiore che di giorno

- d'inverno la concentrazione di radon è maggiore che d'estate.

I dosimetri in commercio sono di diverso tipo. L'involucro contiene una pellicola di materiale organico speciale che agisce con le emissioni alfa del radon e degli altri prodotti derivati, riportando tracce sufficientemente profonde sulla propria superficie.

Al termine dell'esposizione, il dosimetro viene inviato al laboratorio che provvede a trattare chimicamente la pellicola per verificare le tracce lasciate dalle particelle alfa. Tali tracce, una volta visibili, vengono contate con metodi ottici o elettrici e, in funzione del tempo di esposizione, si determina la concentrazione media di Radon durante l'esposizione del rivelatore. I tempi di esposizione possono essere da 6 mesi fino anche ad un anno, per cui tale tecnica ben si presta alla determinazione di concentrazione media annuale, misura a cui la concentrazione dev’esse e appo tata o e esp essa e te p evisto dalla legge. Al u i O ga is i di controllo impongono una esposizione del dosimetro non inferiore ai 12 mesi. La valutazione è di esclusiva competenza dell’espe to ualifi ato.

Se si vuole una risposta in tempi rapidi (ad esempio, 15 giorni di esposizione) della presenza o meno di radon nel proprio ambiente, occorre utilizzare il dosimetro ad esposizione breve. In questo caso, la rapidità della misurazione è a scapito della precisione della misura stessa.

Viceversa utilizzare un dosimetro a lunga esposizione comporta un tempo di esposizione da 6 a 12 mesi. Infatti, più lungo è il tempo di esposizione e più realistica sarà la determinazione del gas radon indoor. Tempi lunghi consentono di livellare maggiormente i comportamenti soggettivi nell'utilizzo degli ambienti stessi, quale - maggior utilizzo di un ambiente rispetto ad un altro, - condizioni meteo più omogenee rispetto a sbalzi di temperatura esterna che possano influire nei ricambi d'aria (finestre aperte/finestre chiuse, riscaldamento interno, condizionamento interno, ecc.), - situazioni estemporanee che inducono a tenere chiusi gli ambienti con conseguente minor ricambio d'aria, che comunque condizionano la misurazione, falsando il risultato finale della rilevazione. Il dosimetro a breve esposizione, pertanto, è uno strumento che serve a verificare se vi è o meno indicativamente presenza di radon, ma la misurazione è affetta da un margine di errore rilevante a causa della brevità della durata della misura stessa.

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G azie pe l’atte zio e!

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