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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PALERMO SCUOLA DI SCIENZE DI BASE E APPLICATE Scienze Forestali ed Ambientali Dipartimento SAF Scienze Agrarie e Forestali ECOLOGIA DELLE SUCCESSIONI SECONDARIE Studio delle caratteristiche dei frutti e dei semi delle specie arbustive e loro relazione con le modalità di dispersione TEDI DI LAUREA DI RELATORE SALVATORE PARADISO TOMMASO LA MANTIA CORRELATORE RAFAEL DA SILVEIRA BUENO ANNO ACCADEMICO 2014 2015

Ecologia delle successioni secondarie. Studio delle caratteristiche dei frutti e dei semi delle specie arbustive e loro relazione con le modalità di dispersione

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PALERMO

SCUOLA DI SCIENZE DI BASE E APPLICATE

Scienze Forestali ed Ambientali

Dipartimento SAF – Scienze Agrarie e Forestali

ECOLOGIA DELLE SUCCESSIONI SECONDARIE

Studio delle caratteristiche dei frutti e dei semi delle specie arbustive e loro relazione con le

modalità di dispersione

TEDI DI LAUREA DI RELATORE

SALVATORE PARADISO TOMMASO LA MANTIA

CORRELATORE

RAFAEL DA SILVEIRA BUENO

ANNO ACCADEMICO 2014 – 2015

Ai miei genitori che

hanno permesso tutto ciò.

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Indice

1. Introduzione e scopi della tesi

2. Materiali e metodi

2.1 Descrizione dell’area di studio

2.2 Piano sperimentale

2.3 Scelta delle specie da analizzare

2.4 Descrizione delle specie studiate

2.4.1 Prunus spinosa

2.4.2 Rosa canina

2.4.3 Pyrus amygdaliformis

2.5 Terminologia

3. Tecniche utilizzate in laboratorio per l’analisi dei semi e dei frutti

4. Modalità di elaborazione

5. Risultati e discussione

6. Conclusioni

Bibliografia

Ringraziamenti

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1. Introduzione e scopi della tesi

La dispersione dei semi è un fenomeno che non avviene sempre con facilità. In alcuni

ambienti le condizioni ambientali di alcuni habitat non permettono infatti la diffusione

dei semi ostacolandone per esempio l’ancoraggio o lo sprofondamento.

La dispersione può essere di tipo:

Zoocora: quando la dispersione avviene tramite l’interazione frutto-animale.

Può presentarsi sotto forma di: sinzoocoria, quando i frutti sono portati via dalla

pianta e nascosti per poi essere consumati successivamente, ma alcuni vengono

dimenticati e quindi dispersi; endozoocoria, quando i frutti sono inghiottiti e

successivamente eliminati dagli animali; epizoocoria, quando i frutti si

attaccano, mediante mezzi di attrazione, alla superficie esterna degli animali;

mirmecoria, quando la dispersione avviene per opera delle formiche che si

nutrono delle appendici dei frutti.

Anemocora: quando la dispersione dei frutti avviene per opera del vento.

Questa può essere: indiretta, quando i frutti sono emessi da contenitori posti su

peduncoli eretti ed elastici che, quando mossi dal vento, lasciano cadere i

piccolo frutti; diretta, quando i frutti, o i semi stessi, sono tali da essere sollevati

e trasportati dal vento.

Autocora: quando i frutti cadono semplicemente al suolo, oppure quando

vengono scagliati lontano da meccanismi autonomi provocati dalle variazioni di

turgore.

Idrocora: quando la dispersione dei frutti e dei semi e strettamente legate alle

acque di precipitazione.

Oltre alla relazione con la dispersione, esiste un certo rapporto tra predatore e

dimensione del seme. Semi troppo grandi o molto duri possono essere difficili da

ingerire o da essere trasportati da animali granivori, o ancora posso presentare una

maggiore resistenza alla predazione dovuta per esempio alla masticazione dei

mammiferi. Semi troppo piccoli sono scartati da molti animali predatori perché poco

remunerativi. Riguardo ad alcuni effetti post-dispersione relazionati alla dimensione

del frutto e del seme, Venable e Brown (1988), Philippi e Seger (1989) hanno suggerito

che nei semi più piccoli possiamo aspettarci una maggiore dormienza rispetto ai semi

più grandi. Lipp e Ballard (1964) hanno anch’essi dimostrato che i semi più grandi del

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Trifolium subterraneum presentano una dormienza inferiore rispetto ai semi più piccoli.

Paragonando le specie vegetali della flora inglese, Thompson e Grime (1979) hanno

mostrato che le specie vegetali che producono semi più piccoli tendono ad avere una

dormienza più lunga. Altri studi condotti da Leishman e Westoby (1994) sui boschi

semiaridi del Galles sud occidentale hanno mostrato invece che i semi delle specie con

una lunga dormienza non erano significativamente più piccoli rispetto alle specie che

presentano una dormienza più breve. Thompson e colleghi (1993) hanno dimostrato

che tra le 97 specie della flora inglese, i semi che hanno una dimensione piccola e

compatta tendono a rimanere fermi sul ed entro il suolo, mentre i semi che hanno delle

dimensioni più grandi, appiattite ed allungate, tendono a transitare nel suolo. Questo

perché i semi di più grandi dimensioni hanno più difficoltà a penetrare all’interno del

suolo o di essere sepolti dai vermi del terreno (o da altri animali che popolano il suolo).

Peart (1984) ha dimostrato che i semi molto piccoli prodotti da alcune piante erbacee

non subisco un processo di sepoltura ma preferiscono germinare, il più velocemente

possibile, sulla superficie del suolo. Leishman e Westoby (1998), con uno studio

condotto su 101 specie vegetali australiane di diverso habitat, hanno cercato di

confermare o smentire la ricerca di Thompson et al. (1993) riguardo la relazione

esistente tra le dimensioni dei semi e il movimento di questi ultimi nel suolo. La loro

ricerca includeva anche specie cosmopolite originariamente native dell’Europa. Per la

loro ricerca hanno utilizzato un minimo di 10 semi per ogni specie, ricavandone

informazioni riguardo il peso, la lunghezza, la dimensione 1 e la dimensione 2 dei semi.

Il risultato ricavato dalle analisi condotte da Leishman e Westoby ha mostrato che non

era possibile predire la persistenza dei semi nei suoli partendo dalle dimensioni e dalla

forma dei semi. In Australia i semi persistenti infatti non erano più piccoli e compatti

dei semi che invece tendono a transitare. Il lavoro svolto da Leishman e Westoby non è

volto a screditare il lavoro compiuto da Thompson, ma al contrario costituisce un

chiaro esempio di come le condizioni ambientali influenzino notevolmente le modalità

di dispersione.

L’obiettivo di questa tesi di laurea è stato proprio quello di studiare, attraverso

specifici rilievi in campo ed analisi di laboratorio, le caratteristiche morfologiche e la

relazione dimensionale esistente tra i frutti ed i semi di alcune tra le specie vegetali che

popolano la riserva naturale orientata Bosco della Ficuzza. In particolare abbiamo

focalizzato la nostra attenzione sulle potenziali differenze dimensionali intraspecifiche

in generale, ma anche tra gli esemplari delle specie situate nella zona più vicina a

4

Rocca Busambra, quindi meno soleggiata e più umida e quelle situate nella zona più

aperta, soleggiata e meno umida. Lo studio dimensionale dei frutti e dei semi è volto

alla caratterizzazione morfologica di questi frutti, dati apparentemente assenti nella

letteratura siciliana, e alla conoscenza delle modalità di dispersione delle specie

vegetali. Il risultato delle analisi svolte in laboratorio ci darà delle informazioni circa le

dimensioni delle specie da noi analizzate. Questi risultati ci permetteranno di

caratterizzare questi frutti e semi e capire se c’è o meno una certa costanza nelle

dimensioni degli esemplari situati nelle due zone di riferimento (interna ed esterna)

della nostra parcella e se quindi le differenti condizioni ambientali dell’area interna ed

esterna influenzano l’aspetto dimensionale dei semi e dei frutti e la loro dispersione.

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2. Materiali e metodi

La stesura di questa tesi di laurea è sinteticamente divise in cinque fasi:

1. Descrizione dell’area di studio;

2. Piano sperimentale;

3. Scelta delle specie da analizzare;

4. Descrizione specie studiate;

5. Terminologia.

2.1 Descrizione dell’area di studio

La riserva naturale orientata “Bosco della Ficuzza, Rocca Busambra, Bosco del

Cappelliere e Gorgo del Drago” costituisce, con circa 7.400 ettari di superficie (fonte:

sito web ufficiale della provincia di Palermo), una fra le più grandi aree protette della

Sicilia e dell’Italia meridionale. Si tratta di un’area molto interessante dal punto di vista

faunistico, floristico ed ambientale in genere. Il territorio è dominato dal massiccio di

Rocca Busambra, la cui dorsale calcareo-dolomitica emerge da una vasta coltre

argilloso-arenacea, prolungandosi per circa 15 km. Il territorio della Riserva si sviluppa

dai 350 metri di quota (Contrada Drago) fino ai 1613 metri di Rocca Busambra. Dal

punto di vista idrografico, il rilievo di Rocca Busambra costituisce lo spartiacque

naturale di tre importanti bacini imbriferi della Sicilia occidentale, relativi appunto ai

corsi d’acqua dell’Eleuterio, del Belice sinistro e, più ad est, del San Leonardo. Dal

punto di vista cartografico, ricade all’interno dei fogli I.G.M. (fonte: sito web ufficiale

dell’Istituto Geografico Militare) 1:50.000 n° 607 (Corleone) e n° 608 (Caccamo),

nonché delle sezioni della Carta Tecnica Regionale (1:10.000) n° 608050 (Lago

Scanzano), 608060 (Godrano), 608090 (Ficuzza-Rocca Busambra), 608100

(Mezzojuso), 608130 (Cozzo Donna Giacoma), 608140 (Campofelice di Fitalia) e

607120 (Rocche di Rao). Già compresa nell’ambito del Piano dei Parchi e delle

Riserve naturali della Sicilia (fonte: sito web ufficiale della regione Sicilia: L.R. 98/81

e 14/98), l’area protetta è stata formalmente istituita come riserva naturale orientata con

D.A. Territorio ed Ambiente n°365 del 26 luglio 2000 ed affidata in gestione

all’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana. Dal punto di vista bioclimatico

l’area è ripartita nei piani:

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Termomediterraneo subumido inferiore

T= 16-18 °C

P= 600-800 mm

It= 450-350

Io= 3-4,4

Mesomediterraneo

T= 13-16 °C

P= 600-1000 mm

It= 350-210

Io= 4,5-5,5

Supramediterraneo

T= 8-13 °C

P=800-1000 mm

It= 209-70

Io > 8.2

Questi indici bioclimatici sono stati proposti da Rivas-Martinez facendo riferimento ai

dati registrati nella stazione pluviometrica di Ficuzza (ricavati dagli annali idrologici

reperibili presso il sito web ufficiale dell’osservatorio delle acque):

Indice termicità

It= (T+M+m) x 10

con

T: Temperature media annuale

M: Temperatura media delle massime del mese più freddo

M: Temperature media delle minime del mese più freddo

Indice ombrotermico

Io= Pp/Tp

con

Pp: Precipitazione medie annuale

Tp: Somma delle temperature medie mensili dell’intero anno

Lo studio della riserva condotto da Gianguzzi e La Mantia (2004) ha permesso di

distinguere le seguenti serie di vegetazione:

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Serie tirrenica costiero-collinare, basifila, su calcari, termomediterranea secco-

subumida dell’Olivastro;

Serie tirrenica costiero-collinare, mesofitica e neutro-basifila, su suoli bruni

calcici, termo-mesomediterranea subumida della Quercia castagnara;

Serie tirrenica collinare, mesofitica e acidofila, su argille flyschoidi,

mesomediterranea subumida inferiore della Quercia castagnara;

Serie sicula costiero-submontana, edafo-igrofila, termo-mesomediterranea

subumida del Salice pedicellato;

Serie sicula collinare-montana, basifila, su calcari, meso-supramediterranea

subumida-umida del Leccio;

Serie sicula collinare-submontana, acidofila, su regosuoli quarzarenitici,

mesomediterranea subumida inferiore della Sughera;

Serie sicula collinare-submontana, acidofila e ombrofila, su litosuoli

quarzarenitici, mesomediterranea subumida superiore del Leccio;

Serie sicula submontana, acidofila, su suoli sciolti quarzarenitici,

mesomediterranea subumida superiore del Cerro di Gussone;

Serie sicula collinare-submontana mesofitica e acidofila, su argille flyschoidi,

meso-supramediterranea subumida-umida della Quercia leptobalana;

Serie sicula submontana e montana, basifila e aeroigrofila, su detriti calcareo-

dolomitici, supramediterrana, subumida-umida dell’Acero montanto.

2.2 Piano sperimentale

Per prima cosa la nostra attenzione si è focalizzata nella scelta della parcella su cui

eseguire i campionamenti. Essendo la riserva naturale orientata Bosco della Ficuzza

grande circa 7398 ha, è stata scelta un’apposita area di saggio di circa 40000 m² (4 ha).

L’area di saggio è stata divisa in due parti: una più interna alla foresta ed una più

esterna (Fig.1). L’area più esterna presenta una vegetazione meno fitta con ampie aree

coperte da specie erbacee ed è localizzata più lontana dalla Rocca Busambra, avendo

quindi una minore influenza dell’ombra e dell’umidità generata da questa formazione

rocciosa e dalla foresta sottostante ad essa. L’area interna invece presenta una

vegetazione forestale molto fitta, e la prossimità con la Rocca crea una condizione di

umidita e ombrosità maggiore, verificabili anche dalla alta abbondanza di licheni,

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molto meno frequenti nella parcella esterna. In entrambi le parcelle il suolo e

l’altitudine non presentano variazioni significative.

Figura 1 – Disposizione delle parcelle di studio

2.3 Scelta delle specie da analizzare

Essendo il Bosco della Ficuzza popolato da oltre 1000 specie vegetali differenti, la

scelta delle specie da analizzare è ricaduta in quelle legnose che popolano

maggiormente la nostra parcella di riferimento. È stata presa inoltre in considerazione

la quantità di frutti presenti sulle specie che popolano la parcella di riferimento al

momento della raccolta dei campioni. Per esempio, specie come il Crategus monogyna

(Biancospino) e il Crategus laevigata (Biancospino selvatico) al momento della

raccolta dei campioni (ottobre) non presentavano un numero sufficiente di frutti da

poter analizzare. Pertanto abbiamo focalizzato il nostro studio sulla Rosa canina (Rosa

selvatica), sul Prunus spinosa (Prugnolo) e sul Pyrus amygdaliformis (Pero

mandorlino), le specie più abbondanti della zona. Per ciascuna area, interna ed esterna,

sono stati scelti 10 esemplari di ciascuna specie vegetale, distanti circa 20 metri l’uno

dall’altra. Gli esemplari scelti sono stati contrassegnati con dei cartellini posti nella

Area Esterna

Area Interna

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parte più alta della chioma in modo tale da essere ben visibili. Per ogni esemplare

scelto sono stati prelevati in maniera casuale 15 frutti maturi e posti all’interno di

sacchettini etichettati. I prelievi dei frutti sono stati eseguiti nel mese di ottobre, quando

i frutti si trovavano in un ottimo stato di maturazione. Bisogna tuttavia specificare che

non sempre è stato possibile prelevare 15 frutti da ogni esemplare, specialmente negli

esemplari situati nell’area interna. Inoltre, dovendo rispettare la distanza di minimo 20

metri tra gli esemplari da cui prelevare i frutti, nell’area interna non è stato possibile

selezionarne dieci. Ciò è dato dal fatto che nell’area più interna le specie da noi scelte

tendono ad essere meno diffuse. Pertanto per il Pyrus amygdaliformis è stato possibile

selezionare solo cinque esemplari; per il Prunus spinosa otto esemplari; per la Rosa

canina sei esemplari. Questa diffusione più ridotta nell’area interna risulta essere molto

interessante ai fini dello sviluppo di questa tesi

2.4 Descrizione specie studiate

Il prugnolo, la rosa selvatica e il pero mandorlino sono delle specie che si presentano

singole o facenti parti di associazioni. La Rosa canina, essendo una pianta anche dal

comportamento rampicante, la si trova spesso associata al Pyrus amygdaliformis o

anche al Crategus. Il Pyrus amygdaliformis è possibile trovarlo sia come singolo

individuo, sia associato ad altra vegetazione formando dei nuclei ben definiti. Per

quanto riguarda invece il Prunus spinosa, questa specie raramente la si trova

singolarmente, ma per lo più è associata ad altri esemplari di Prunus spinosa formando

una fitta vegetazione, oppure la si può trovare associata (sempre più esemplari insieme)

al Pyrus amygdaliformis, alla Rosa canina e anche al Crategus, formando dei nuclei.

Al momento della raccolta dei campioni, tutte e tre le specie presentavano frutti ben

maturi e sviluppati.

2.4.1 Prunus spinosa

Il Prunus spinosa (Fig. 2), comunemente noto come Prugnolo, è una pianta diffusa

nell’Asia settentrionale e dell’Europa. È diffuso in tutte le regioni Italiane come specie

autoctona ed è possibile trovarlo dalla pianura fino a 1500 m di quota. Ha un

portamento generalmente arbustivo e cespuglioso, raramente assume una forma ad

alberello, con chioma molto rada ed irregolare. Generalmente presenta un’altezza di 1-

10

2 metri, ma in alcuni casi (in dipendenza dell’ambiente) può raggiungere anche i 4-5

metri. Il Prugnolo è ramificato anche nella parte più bassa del fusto, il quale ha una

tendenza a dividersi formando un arbusto cespuglioso. Il fusto nella maggior parte dei

casi si presenza contorto. I fusti e le ramificazioni sono di colore bruno-grigiastro più o

meno scuri, rugosi e portanti molte spine acute e pungenti. Il prugnolo è una pianta a

foglia caduca. La foglia è di tipo semplice, con lamina piccola di forma ovoidale-

ellittica, con apice acuto e margine dentato o seghettato. Le foglie sono lunghe 3-4

centimetri, brevemente picciolate (4-5 millimetri) e alterne, di colore verde scuro nella

pagina superiore, più chiare e leggermente tormentose in quella inferiore. È una pianta

con fiori ermafroditi, bianchi, larghi 1-1,5 centimetri, posti per lo più singolarmente

lungo tutti i rametti. Presenta un’abbondante fioritura. Il frutto è rappresentato da una

tipica drupa tondeggiante con diametro di circa 1-1,5 centimetri, di colore bluastro con

sfumature violacee o nerastre più o meno intense. Le drupe hanno un gusto acidulo e

un po' aspro. Il prugnolo è tipico delle siepi miste autoctone dove si consocia con il la

Rosa canina, Corniolo, Rovella ecc... Ha un apparato radicale sviluppato ed espanso,

colonizza anche boscaglie, pendii aridi e macchie. È una specie rustica senza particolari

esigenze pedoclimatiche.

Figura 2 - Prunus spinosa nel Bosco della Ficuzza

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2.4.2 Rosa canina

La Rosa canina (Fig. 3), nota comunemente come Rosa selvatica, è una pianta

spontanea diffusa in tutta Europa, compresa l’Italia. La si trova fra le boscaglie, nelle

siepi miste e in diverse macchie di vegetazione fino a 1500 metri di quota. È una pianta

che presenza un portamento arbustivo, strisciante e sarmentosa, infatti si appoggia ad

altre piante o a supporti inerti. Raggiunge altezze di circa 2 metri. La Rosa canina è un

arbusto con fusti ramificati e lignificati nella parte basale, rivestiti di spine rigide e

arcuate. I rami e i fusti sono glabri. È una specie a foglia caduca o semipersistente, di

tipo composto imparipennato con 5-7 foglioline a lamina ovata-ellittica, lunga 2-4

centimetri con margine denticolato. I giovani rametti sono verdastri, glabri e spinosi.

Le strutture riproduttive sono ermafrodite e sono costituite da fiori di media grandezza

(diametro di 4-6 centimetri) con petali semplici di colore biancastro o rosato. I fiori

solo solitari o riuniti in piccoli gruppi. La fioritura avviene generalmente nel mese di

giugno. Il rutto è costituito da un cinorrodio piriforme e rossastro con diametro di 1-2

centimetri. Il cinorrodio è un falso frutto derivato dalla trasformazione del ricettacolo,

portante gli acheni all’interno.

Figura 3 - Rosa canina nel Bosco della Ficuzza

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2.4.3 Pyrus amygdaliformis

Il Pyrus amygdaliformis (Fig. 4) ha un’origine incerta. Probabilmente è un ibrido, già

conosciuto presso alcuni popoli antichi mediterranei. Oggi è diffuso in tutta Europa e in

Italia si trova fino all’altezza di 1400 metri sul livello del mare. Il Pyrus

amygdaliformis è un albero di dimensioni variabili tra i 5 e, in alcuni casi, i 12 metri di

altezza, anche se solitamente rimane entro i 10-12 metri. Presenta un portamento

piuttosto compatto, un tronco irregolare e poco sviluppato in altezza per la precoce

ramificazione. La corteccia è grigio-brunastra, più chiara nei giovani esemplari, mentre

negli adulti diventa più scura. La corteccia presenta inoltre dei solchi che formano delle

placche. Il Pyrus amygdaliformis possiede delle foglie semplici, caduche e alternate. La

lamina è ovata e larga da 3 a 5 centimetri, mentre è lunga da 4 a 6 centimetri. La foglia

ha l’apice acuto e la base cordata da cui parte un picciolo di 3-5 centimetri. Il margine

della foglia è dentellato e la nervatura è penninervia. La pagina superiore della foglia è

di colore verde scuro, mentre quella inferiore è di colore più chiaro. Infine presentano

una fine peluria nello stadio giovanile per poi perderla nello stadio adulto. I rametti

sono leggermente schiacciati, legnosi e presentano delle spine all’apice. I fiori

compaiono prima della fogliazione nel mese di aprile, sono ermafroditi con 5 sepali

larghi da 1 a 3 millimetri e lunghi da 4 a 8 millimetri e 5 petali bianchi ovali con la

punta tonda. Si riuniscono in gruppi di 3-9 unità per formare delle infiorescenze a

corimbo di 7-15 centimetri all’apice dei rametti. I fiori hanno da 20 a 30 stami con

filamenti chiari e antere rosse. I frutti sono dei piccoli pomi di 1-4 centimetri di colore

variabile dal giallo fino al nero. I frutti sono lungamente picciolati. La polpa è

commestibile solo quando il frutto è matura e presenta dei granuli legnosi dispersi. In

natura si trova in posizioni soleggiate come esemplare isolato o in boschi di latifoglie.

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Figura 4 - Pyrus amygdaliformis nel Bosco della Ficuzza

2.5 Terminologia

Infine l’utilizzo di un’apposita terminologia ha semplificato molto l’elaborazione dei

dati ricavati. Per indicare la zona interna utilizzeremo la sigla INT, per indicare quella

esterna invece la sigla EST. Le specie vengono indicate con le loro iniziali: Pyr, Pru e

Ros. Il numero posto dopo la sigla EST/INT invece sta ad indicare l’esemplare.

Pertanto, per esempio, PRU INT 2 significa che la specie a cui facciamo riferimento è

il secondo esemplare di Prunus spinosa posto nella zona interna.

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3. Tecniche utilizzate in laboratorio per l’analisi dei semi e dei frutti

La parte più impegnativa nella stesura di questa tesi di laurea sono state le analisi dei

frutti e, successivamente, dei semi che hanno richiesto vari giorni di laboratorio. Le

analisi hanno seguito una procedura standard valida per tutte e tre le specie analizzate. I

valori ricavati sono stati trascritti su apposite tabelle immediatamente dopo la misura.

L’analisi dei frutti è stata eseguita a partire dal giorno seguente la raccolta per evitare

alterazioni dei frutti stessi che avrebbero compromesso i valori reali di peso, altezza,

dimensione 1 e dimensione 2 (Fig. 5).

Per prima cosa ci siamo premurati di riporre i frutti in appositi contenitori

etichettandoli (Fig. 7) in base alla zona, alla specie e al numero dell’individuo.

Successivamente è stato analizzato il peso dei frutti di ogni individuo. La misura è stata

effettuata utilizzando una bilancia scientifica su una superficie stabile (Fig.6) e lontana

da fonti che avrebbero potuto condizionare le varie pesate.

Figura 5 - Esempio delle dimensioni ricavate dall'analisi dei frutti

15

Terminate le misure del peso abbiamo iniziato quelle dimensionali. Lo strumento

utilizzato è stato un calibro digitale (Figura 6 – a destra della bilancia) opportunamente

tarato dopo ogni singola misura. Per ciascun frutto sono state misurate le tre dimensioni

(altezza, dimensione 1 e dimensione 2). Essendo i frutti abbastanza grandi, le

misurazioni non sono state particolarmente difficili, specialmente quelle del Pyrus

amygdaliformis e del Prunus spinosa. Le misurazioni della Rosa canina hanno invece

richiesto più tempo a causa della forma allungata del frutto. Per quanto riguarda i semi

sono state eseguite le medesime procedure (pesata ed analisi dimensionale). L’analisi

dei semi ha richiesto l’effettuazione della spolpatura (Fig. 8). La spolpatura del Prunus

spinosa è stata abbastanza veloce dato che ciascun frutto presenta un solo seme. Quella

del Pyrus amygdaliformis e della Rosa canina ha richiesto invece molto tempo. I semi

dopo esser stati spolpati, sono stati lavati ed asciugati accuratamente, in modo da

evitare che l’umidità dell’acqua potesse in alcun modo alterarli, e riposti in appositi

contenitori etichettati. Essendo i semi molto piccoli da maneggiare (specialmente quelli

della Rosa canina) le misure del peso (Fig. 9) e delle dimensioni (Fig. 10) hanno

richiesto molto tempo.

Figura 6 - Sistemazione dell'area di lavoro

16

Figura 7 - Esempio di campioni etichettati

Figura 8 - Spolpatura

17

Figura 9 - Misura del peso (Prunus spinosa)

Figura 10 - Misura dimensionale (Prunus spinosa)

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4. Modalità di elaborazione

I valori ricavati dalle analisi di laboratorio sono stati trascritti ed elaborati su fogli

elettronici Excel. I valori dimensionali e di peso dei frutti di ciascun individuo sono stati

trascritti come segue (Tab.1).

Tabella 1 - Esempio della misura media del peso e delle dimensioni del frutto n°1

dell’individuo n°1 Pyrus amygdaliformis della zona Esterna

ID Pianta ID Frutto Altezza Dimensione

1

Dimensione 2 Peso

Pyr Est 1 1 25,20 30,22 29,63 13,55

Questo procedimento è stato eseguito per tutti i 733 frutti analizzati di tutti gli individui.

Per quanto riguarda i semi, invece, abbiamo fatto utilizzo di due tabelle differenti: una per i

pesi ed un’altra per le dimensioni. Per le misure dei pesi sono state eseguite due procedure

distinte. Il Pyrus amygdaliformis e la Rosa canina hanno un numero variabile di semi,

pertanto la misura del peso del singolo seme avrebbe richiesto un enorme quantità di tempo.

Abbiamo quindi preferito pesare tutti i semi di ciascun frutto per poi ricavarne il valore

medio (Tab.2 e Tab.3).

Tabella 2 - Esempio della misura media del peso del seme del frutto n°3 dell’individuo n°1

Pyrus amygdaliformis della zona Esterna

ID Pianta ID Frutto Totale semi

frutto

Totale peso Media peso singolo seme

Pyr Est 1 3 4,00 0,40 0,13

Tabella 3 - Esempio della misura media del peso del seme del frutto n°1 dell’individuo n°1

Rosa canina della zona Esterna

ID Pianta ID Frutto Totale semi

frutto

Totale peso Media peso singolo seme

Ros Est 1 1 8,00 0,14 0,02

Ciò significa ad esempio che nell’individuo Rosa canina 1, della parte esterna della

parcella, il frutto 1 presentava 8 semi che avevano un peso totale di 0.14g. Pertanto il peso

del singolo seme è pari a 0.02. Per il Pyrus amygdaliformis abbiamo misurato i semi di 5

frutti di ciascun individuo, scelti cercando di rispettare una certa variabilità nelle

dimensioni del frutto. Per la Rosa canina invece abbiamo misurato i semi di 3 frutti di

ciascun individuo cercando, anche in questo caso, di essere il più possibile variabili nella

scelta dei frutti. Per quanto riguarda i pesi dei semi del Prunus spinosa (Tab.4), abbiamo

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misurato 10 semi di 10 frutti di ciascun individuo, scelti rispettando una certa variabilità

nelle dimensioni dei frutti. Il Prunus spinosa presenta un solo seme per frutto.

Tabella 4 - Esempio della misura del peso del seme del frutto n°1 dell’individuo n°1

Prunus spinosa della zona Esterna

ID Pianta ID Frutto Peso

Pru Est 1 1 0,16

Le dimensione dei semi sono state trattate in tabelle differenti per facilitare

successivamente l’elaborazione dei dati. Come detto in precedenza, le misurazioni sono

state effettuate mediante l’utilizzo di un calibro, prendendo come grandezze di riferimento

l’altezza del seme, la dimensione 1 e la dimensione 2 (Figura 5). Per la Rosa canina,

essendo i semi molto piccoli e molto poco variabili, abbiamo misurato le dimensioni di 3

semi di un frutto di ciascun individuo (Tab.5). Inoltre, avendo il seme una forma quasi

cilindrica, abbiamo preferito misurare oltre all’altezza una sola dimensione.

Tabella 5 - Esempio della misura delle dimensioni del seme n°1 del frutto n°1

dell’individuo n°1 Rosa canina della zona Esterna

ID Pianta ID Frutto Seme Altezza Dimensione 1

Ros Est 1 1 1 4,60 3,70

Per il Pyrus amygdaliformis sono stati selezionati 3 frutti per ogni individuo mantenendo

una certa variabilità nelle dimensioni dei frutti. Per ciascuno dei 3 frutti sono stati scelti 3

semi di cui ne sono state ricavate l’altezza, la dimensione 1 e la dimensione 2 (Tab.6).

Tabella 6 - Esempio della misura delle dimensioni del seme n°1 del frutto n°5

dell’individuo n°1 Pyrus amygdaliformis della zone Esterna

ID Pianta ID Frutto Seme Altezza Dimensione 1 Dimensione 2

Pyr Est 1 5 1 7,75 5,92 3,02

20

Infine per il Prunus spinosa sono state misurate tutte e tre le dimensioni di 10 semi di 10

frutti di ciascun individuo (Tab.7).

Tabella 7 - Esempio della misura delle dimensioni del seme del frutto n°1 dell’individuo

n°1 Prunus spinosa della zona Esterna

ID Pianta ID Frutto Altezza Dimensione 1 Dimensione 2

Pru Est 1 1 8,61 7,72 7,63

Infine per l’elaborazione dei dati si è fatto ricorso ai valori medi di tutti i frutti/semi

appartenenti ad uno specifico individuo. Per esempio, nell’analisi dei frutti del Pru Est 1,

sia per le dimensioni che per il peso, abbiamo sommato i valori ricavati in laboratorio di

tutti i frutti appartenenti all’individuo n°1 e li abbiamo divisi per il numero di frutti,

ottenendo così il valore medio delle dimensioni e del peso dei frutti di ciascun individuo.

Lo stesso procedimento è stato eseguito per i semi di ciascun individuo.

21

5. Risultati e discussione

Nella tabella.8 sono riportate le quantità analizzate dei frutti di ciascuna specie (interna

ed esterna):

Tabella 8 - Quantità di frutti analizzati

Pyrus amygdaliformis – Zona Esterna 149 Frutti analizzati

Pyrus amygdaliformis – Zona Interna 75 Frutti analizzati

Prunus spinosa – Zona Esterna 149 Frutti analizzati

Prunus spinosa – Zona Interna 120 Frutti analizzati

Rosa canina – Zona Esterna 150 Frutti analizzati

Rosa canina – Zona Interna 90 Frutti analizzati

Totale 733 Frutti analizzati

Nella tabella.9 sono riportate invece le quantità analizzate dei semi di ciascuna specie

(interna ed esterna):

Tabella 9 - Quantità di semi analizzati

Pyrus amygdaliformis – Zona Esterna 113 Semi analizzati

Pyrus amygdaliformis – Zona Interna 53 Semi analizzati

Prunus spinosa – Zona Esterna 99 Semi analizzati

Prunus spinosa – Zona Interna 80 Semi analizzati

Rosa canina – Zona Esterna 30 Semi analizzati

Rosa canina – Zona Interna 30 Semi analizzati

Totale 405 Semi analizzati

22

Per prima cosa analizzeremo i dati medi dei frutti partendo con gli esemplari, interni ed

esterni, del Prunus spinosa (Tab.10).

Tabella 10 - Risultati valori dei valori medi delle dimensioni e del peso del Prunus spinosa

Specie Locazione Altezza

Dimensione

1

Dimensione

2 Peso

Prunus spinosa Esterno Media 11,4955 12,0617 11,5928 1,1338

Deviazione Standard 1,10282 1,25982 1,13821 ,27859

Minimo 9,09 8,49 9,13 ,52

Massimo 13,76 15,18 14,68 1,91

Interno Media 10,6947 11,7895 10,8707 1,0171

Deviazione Standard 2,08329 2,15345 2,12823 ,55091

Minimo 5,98 7,39 6,37 ,23

Massimo 16,28 17,13 15,86 2,76

Totale Media 11,1383 11,9403 11,2706 1,0817

Deviazione standard 1,66067 1,71872 1,68995 ,42545

Minimo 5,98 7,39 6,37 ,23

Massimo 16,28 17,13 15,86 2,76

L’analisi dei dati mostra che vi è una trascurabile differenza fra la media delle dimensioni

e del peso degli individui che popolano la zona esterna della nostra parcella e quelli che

popolano la zona interna. Per il peso la differenza è di solo 0,1 g, mentre le dimensioni

hanno una differenza minore di 1 mm. È interessante invece notare come nella zona interna

troviamo i valori medi massimi più elevati e i valori medi minimi minori.

23

Nella tabella.11 analizzeremo i dati medi delle dimensioni e del peso dei frutti, interni ed

esterni, del Pyrus amygdaliformis.

Tabella 11 – Risultati valori dei valori medi delle dimensioni e del peso del Pyrus

amygdaliformis

Specie Locazione Altezza

Dimensione

1

Dimensione

2 Peso

Pyrus amygdaliformis Esterno Media 21,7903 25,8836 25,8200 9,3703

Deviazione Standard 4,40960 4,15725 4,24369 4,36259

Minimo 12,67 17,53 17,00 2,53

Massimo 31,64 34,81 38,04 21,40

Interno Media 24,3347 28,5813 29,2512 13,3125

Deviazione Standard 3,34978 4,58882 4,10659 5,43541

Minimo 17,27 7,04 18,29 3,78

Massimo 32,22 37,44 38,12 29,39

Totale Media 22,6422 26,7869 26,9688 10,6903

Deviazione Standard 4,25168 4,48173 4,49245 5,09035

Minimo 12,67 7,04 17,00 2,53

Massimo 32,22 37,44 38,12 29,39

L’analisi dei dati mostra che le dimensioni medie dei frutti presenti nella zona interna sono

più grandi di circa 3 mm. Anche il peso dei frutti della zona interna è più grande di circa 4

g. Da notare come gli esemplari della zona interna presentano i valori massimi più elevati,

rispetto a quelli della zona esterna. Per quanto riguarda i valori minimi, gli esemplari della

zona interna hanno un valore più grande di altezza, ma presentano un minimo della

dimensione 1 nettamente inferiore a quello della zona esterna (si tratta di un evento isolato).

Per quanto riguarda il valore minimo della dimensione 2 e del peso, la differenza è di solo

una unità di millimetro e di grammo.

24

Nella tabella.12 analizzeremo i valori medi delle dimensioni e del peso dei frutti, della

zona interne ed esterna, della Rosa canina:

Tabella 12 - Risultati valori dei valori medi delle dimensioni e del peso della Rosa canina

Specie Locazione Altezza

Dimensione

1

Dimensione

2 Peso

Rosa canina Esterno Media 18,2005 10,8693 11,1327 1,2661

Deviazione Standard 2,08934 1,31109 1,40618 ,40411

Minimo 11,03 7,56 7,91 0,53

Massimo 23,37 14,65 18,61 2,50

Interno Media 17,9503 10,5882 10,5672 1,2316

Deviazione Standard 2,99004 1,64560 1,61543 ,55395

Minimo 11,46 6,97 7,57 0,39

Massimo 26,27 14,06 14,29 2,73

Totale Media 18,1067 10,7639 10,9207 1,2532

Deviazione Standard 2,46282 1,44868 1,50989 ,46515

Minimo 11,03 6,97 7,57 0,39

Massimo 26,27 14,65 18,61 2,73

L’analisi dei dati della Rosa canina mostra che non vi sono particolari differenze di

dimensioni e di peso tra gli esemplari della zona interna e di quelli della zona esterna. I

valori medi dei minimi sono pressoché simili, mentre una certa differenza la si ha nei

valori medi massimi dell’altezza e della dimensione 2 dei frutti. Il valore medio massimo

dell’altezza della zona interna è di circa 3 mm più grande; invece il valore medio della

dimensione 2 della zona esterna è di circa 4 mm più grande. La differenza dei valori medi

dei pesi è invece pressoché trascurabile.

25

Il grafico.1 riassume tutte le considerazioni che sono state fatte precedentemente. Le

differenze dimensionali e di peso del Prunus spinosa e delle Rosa canina, della zona

interna ed esterna, sono minime. Invece per il Pyrus amygdaliformis è possibile notare una

certa differenza di tutti i valori medi. Come è stato detto all’inizio di questa tesi di laurea,

nella zona interna della parcella il numero degli individui delle specie analizzate,

specialmente di quello del Pyrus amygfaliformis, era nettamente inferiore. Questa

inferiorità numerica del Pyrus viene compensata con una maggiore dimensione dei frutti.

Grafico 1 -Valori medi totali delle dimensioni e dei pesi dei frutti

26

Nelle seguenti tabelle analizzeremo invece i risultati dei valori medi delle dimensioni dei

semi. La tabella.13 mostra i valori medi delle dimensioni dei semi del Prunus spinosa:

Tabella 13 - Risultati valori medi delle dimensioni dei semi del Prunus spinosa

Specie Locazione Altezza

Dimensione

1

Dimensione

2

Prunus spinosa Esterno Media 8,9206 7,2871 5,3813

Deviazione Standard 1,01662 0,74238 0,59296

Minimo 6,90 5,30 4,00

Massimo 11,30 8,90 7,63

Interno Media 8,4326 6,4550 5,0563

Deviazione Standard 1,33988 1,00113 0,96480

Minimo 5,90 4,50 3,50

Massimo 11,60 8,90 8,90

Total Media 8,7025 6,9152 5,2360

Deviazione Standard 1,19373 0,95935 0,79559

Minimo 5,90 4,50 3,50

Massimo 11,60 8,90 8,90

Dalla tabella risulta chiaro che i valori medi dimensionali dei semi degli individui della

zona interna ed esterna sono molto simili. I valori medi minimi e massimi delle dimensioni

non presentano particolari differenze.

27

Nella tabella.14 sono riportati i valori dimensionali medi dei semi del Pyrus

amygdaliformis:

Tabella 14 - Risultati valori medi delle dimensioni dei semi del Pyrus amygdaliformis

Specie Locazione Altezza

Dimensione

1

Dimensione

2

Pyrus amygdaliformis Esterno Media 6,7676 4,9397 2,6664

Deviazione Standard 0,96255 0,65190 0,60203

Minimo 4,40 3,10 1,00

Massimo 8,40 6,30 4,70

Interno Media 7,2535 4,8209 2,7209

Deviazione Standard 1,13460 0,36486 0,56339

Minimo 2,50 3,70 1,90

Massimo 8,50 5,50 5,00

Total Media 6,9283 4,9004 2,6845

Deviazione Standard 1,04378 0,57429 0,58791

Minimo 2,50 3,10 1,00

Massimo 8,50 6,30 5,00

L’analisi del grafico mostra che non vi è una particolare differenza nelle dimensioni dei

semi. Per quanto riguarda i valori medi massimi non vi è molta differenza tra i semi della

zona interna e quelli della zona esterna, la differenza è infatti minore di 1 mm. Il valore

medio minimo dell’altezza del seme del Pyrus amygdaliformis, della zona interna, è più

piccolo di circa 2 mm. Gli altri valori medi minimi e quelli massimi di altezza, dimensione

1 e dimensione 2 sono invece simili.

28

Nella tabella.15 sono riportati i valori medi dimensionali dei semi della Rosa canina:

Tabella 15 - Risultati valori medi delle dimensioni dei semi della Rosa canina

Species Location Altezza

Dimensione

1

Dimensione

2

Rosa canina Esterno Media 5,3056 2,8944 11,1327

Deviazione Standard 0,47955 0,56305 1,40618

Minimo 4,50 2,00 7,91

Massimo 6,10 3,90 18,61

Interno Media 5,2333 2,8778 10,5672

Deviazione Standard 0,41016 0,50591 1,61543

Minimo 4,70 2,30 7,57

Massimo 5,90 4,20 14,29

Total Media 5,2694 2,8861 10,9207

Deviazione Standard 0,44131 0,52761 1,50989

Minimo 4,50 2,00 7,57

Massimo 6,10 4,20 18,61

L’analisi della tabella mostra che i semi della Rosa canina hanno delle dimensioni

pressoché costanti in entrambe le zone. I valori medi minimi di altezza, dimensione 1 e

dimensione 2 sono molto simili; il valore medio massimo dell’altezza e della dimensione 1,

della zona interna ed esterna, è simile. Abbiamo invece un valore medio massimo

dell’altezza più elevato, nella zona esterna, di circa 4 mm.

29

I pesi verranno analizzati nella tabella.16:

Tabella 16 - Valori medi dei pesi dei semi

Prunus Spinosa Pyrus amygdaliformis Rosa canina

Zona Esterna 0.18 0.06 0.02

Zona Interna 0.17 0.06 0.02

L’analisi della tabella precedente mostra che non vi è nessuna significativa differenza tra i

pesi dei semi della zona esterna e quelli della zona interna del nostro piano sperimentale. Il

grafico successivo riassume tutti i valori medi delle dimensioni e dei pesi dei semi fin qui

analizzati. Il grafico ci permette di vedere chiaramente che i valori medi dimensionali delle

nostre tre specie, della zona interna ed esterna, si mantengono pressoché simili.

Grafico 2 – Valori medi totali delle dimensioni e dei pesi dei semi

30

6. Conclusioni

La presente tesi di laurea descrive in modo inedito e sistematico (per la prima volta in

Sicilia) la caratterizzazione morfologica dei frutti e dei semi delle tre specie colonizzatrici

più abbondanti nell’area di studio dentro la Riserva Naturale Orientata “Bosco della

Ficuzza”, ed inoltre ha cercato di verificare se esistono eventuali variazioni intraspecifiche

lungo un lieve gradiente microclimatico. Dalle caratteristiche dei frutti e dei semi ottenute

in questo studio, si può ipotizzare che i frutti delle tre specie possono essere consumati da

diverse specie animali e sono un’importante risorsa nell’area. Già riguardo alla potenziale

dispersione dei semi, quella del perastro sembra essere operata principalmente o

esclusivamente dai mammiferi; i semi del prugnolo più piccoli possono essere dispersi

anche da animali come uccelli di piccola taglia, mentre quelli più grandi, da uccelli di

media o grossa taglia e mammiferi; la rosa apparentemente può essere dispersa da entrambi

i gruppi visto le piccole dimensioni dei semi.

Riguardo alle variazioni nel gradiente, le dimensioni ed i pesi dei semi e dei frutti della

Rosa canina e del Prunus spinosa, presentano dei valori molto simili. Una certa differenza

la si può trovare invece nelle dimensioni dei frutti, e di conseguenza in quella dei pesi, del

Pyrus amygdaliformis. Gli esemplari del Pyrus amygdaliformis nella zona interna si

presentano in numero nettamente inferiore rispetto a quelli della zona esterna della parcella

di riferimento, e presentano delle dimensioni più grandi dei frutti di circa 3 mm, mentre il

peso è maggiore di circa 4 g. Frutti più grandi potrebbero trarre certi vantaggi alla pianta,

in quanto gli animali, per esempio, potrebbero preferire questi frutti un po' più grandi

disperdendone così i semi con le feci.

La variabilità delle dimensioni dei frutti è un fattore molto importante nella dispersione dei

semi visto che una specie che presenta una certa variabilità può avere maggiori possibilità

di essere dispersa da animali per i quali anche una minima variazioni può essere

determinante nel consumo o meno del frutto, specialmente nel caso degli uccelli. Questo

fa sì che i modi in cui i frutti verranno dispersi saranno molteplici, in dipendenza delle

condizioni ambientali e degli animali che popolano quell’ambiente forestale. Quindi è

fondamentale che nelle comunità vegetali, forestali e non, sia presente la maggior diversità

possibile, garantendo così una ampia variazioni dei tipi, abbondanza e dimensione dei frutti

e semi, ma garantendo anche la presenza dei suoi potenziali dispersori per chiudere il

cerchio. Ci sono comunque molti vuoti da colmare e quindi è auspicabile espandere e

approfondire degli studi sull’importanza e influenza della morfologia dei frutti e dei semi

nella dispersione delle specie e conseguentemente sulle dinamiche delle successioni

secondarie.

31

Bibliografia

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size as adaptations for reducing risks in variable environments. The American

Naturalist, 12: 360-384.

32

Ringraziamenti

Questa esperienza mi ha permesso di svolgere delle attività di campo e di laboratorio che

mi saranno utili negli anni a venire. Ringrazio Rafael Da Silveira Bueno che è stato il mio

“Virgilio” guidandomi in tutte le fasi di sviluppo di questa tesi di laurea. Ringrazio i miei

genitori, Biagio e Adele, che mi hanno sostenuto durante questi anni di università con tanti

sacrifici. Ringrazio mia sorella Debora senza la quale la vita a casa sarebbe noiosa. Infine

ringrazio la mia fidanzata Austėja che mi ha sempre supportato.