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1 LO STATO ITALIANO 1. ELEMENTI COSTITUTIVI DELLO STATO 1. Popolo = l’insieme delle persone legate da un rapporto di cittadinanza 2. Territorio=ambito territoriale delimitato da confini natuarli e/o politici 3. Sovranità = è il potere tripartito in potere legislativo, esecutivo e giudiziario affidato, secondo il principio di separazione dei poteri di Montesquieu, ad organi indipendenti e separati al fine di garantire un bilanciamento del potere ed controllo reciproco fra gli organi medesimi. Nel libro XI de Lo spirito delle leggi del 1748, Montesquieu traccia la teoria della separazione dei poteri. Partendo dalla considerazione che il "potere assoluto corrompe assolutamente", l'autore analizza i tre generi di poteri che vi sono in ogni Stato: il potere legislativo (fare le leggi), il potere esecutivo (farle eseguire) e il potere giudiziario (giudicarne i trasgressori). Condizione oggettiva per l'esercizio della libertà del cittadino, è che questi tre poteri restino nettamente separati. La tesi fondamentale - secondo Montesquieu - è che può dirsi libera solo quella costituzione in cui nessun governante possa abusare del potere a lui affidato. Per contrastare tale abuso bisogna far sì che "il potere arresti il potere", cioè che i tre poteri fondamentali siano affidati a mani diverse, in modo che ciascuno di essi possa impedire all'altro di esorbitare dai suoi limiti e degenerare in tirannia. La riunione di questi poteri nelle stesse mani, siano esse quelle del popolo o del despota, annullerebbe la libertà perché annullerebbe quella "bilancia dei poteri" che costituisce l'unica salvaguardia o "garanzia" costituzionale in cui risiede la libertà effettiva. "Una sovranità indivisibile e illimitata è sempre tirannica".

Lo stato italiano

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LO STATO ITALIANO

1. ELEMENTI COSTITUTIVI DELLO STATO

1. Popolo = l’insieme delle persone legate da un rapporto di cittadinanza

2. Territorio=ambito territoriale delimitato da confini natuarli e/o politici

3. Sovranità = è il potere tripartito in potere legislativo, esecutivo e giudiziario affidato, secondo il

principio di separazione dei poteri di Montesquieu, ad organi indipendenti e separati al fine di

garantire un bilanciamento del potere ed controllo reciproco fra gli organi medesimi.

Nel libro XI de Lo spirito delle leggi del 1748, Montesquieu traccia la

teoria della separazione dei poteri. Partendo dalla considerazione che il

"potere assoluto corrompe assolutamente", l'autore analizza i tre generi di

poteri che vi sono in ogni Stato: il potere legislativo (fare le leggi),

il potere esecutivo (farle eseguire) e il potere giudiziario (giudicarne i

trasgressori). Condizione oggettiva per l'esercizio della libertà del

cittadino, è che questi tre poteri restino nettamente separati. La tesi

fondamentale - secondo Montesquieu - è che può dirsi libera solo quella

costituzione in cui nessun governante possa abusare del potere a lui

affidato. Per contrastare tale abuso bisogna far sì che "il potere arresti il

potere", cioè che i tre poteri fondamentali siano affidati a mani diverse,

in modo che ciascuno di essi possa impedire all'altro di esorbitare dai

suoi limiti e degenerare in tirannia.

La riunione di questi poteri nelle stesse mani, siano esse quelle del popolo o del despota,

annullerebbe la libertà perché annullerebbe quella "bilancia dei poteri" che costituisce l'unica

salvaguardia o "garanzia" costituzionale in cui risiede la libertà effettiva. "Una sovranità indivisibile

e illimitata è sempre tirannica".

2

L’ITALIA È UNA REPUBBLICA PARLAMENTARE DEMOCRATICA, SOCIALE E

REGIONALE

1. REPUBBLICA PARLAMENTARE

Forma di governo

= modalità di distribuzione del potere fra gli organi fondamentali dello Stato e i rapporti intercorrenti fra loro

Monarchia1

(Greco: archè=comando; monos=unico)

=potere concentrato nelle mani di uno solo

Repubblica

(Latino: res publica = cosa pubblica)

= potere del popolo

1. Assoluta

2. Costituzionale

3. Parlamentare

1. Parlamentare

2. Presidenziale

3. Semipresidenziale

4. Direttoriale

Forma gi governo dello Stato italiano: REPUBBLICA PARLAMENTARE

Il parlamento è votato direttamente dal popolo e ha un ruolo centrale nell’assetto degli equilibri

istituzionali2

Rapporto di fiducia fra Parlamento e Governo, in base al quale l’assemblea legislativa può far cadere

l’Esecutivo: il Governo elabora un programma politico3 sottoposto alla fiducia e, quindi, al controllo

del Parlamento

1 Tradizionalmente in relazione alla distinzione monarchia e repubblica si fa leva sulla elettività e la durata temporanea della carica di

Presidente della Repubblica, a fronte dell’ereditarietà e della durata a vita della monarchia. Si tratta tuttavia di un criterio empirico 2 Con istituzioni si intendono gli organi fondamentali, istituzionale = assetto ordinamentale di uno Stato, con riferimento ai suoi

organi o istituzioni 3 Il programma politico definisce l’indirizzo politico del Governo, ossia gli obiettivi e i fini ultimi dell’azione politica

3

Il capo dello Stato o presidente della Repubblica è una figura separata dal capo del Governo e ha

una funzione di garanzia verso le parti politiche e di rappresentanza dell’unità nazionale, perciò

usualmente non ha forti poteri di influenza politica sulle istituzioni

La repubblica parlamentare è fortemente condizionata dal sistema elettorale adottato e dal numero e

dalla tipologia dei partiti politici: in un Paese dove il sistema è maggioritario, anziché proporzionale,

e vige il bipartitismo, il Premier (=Primo Ministro o Capo del Governo o Presidente del Consiglio

dei Ministri) è anche leader del partito di maggioranza e la sua autorevolezza fa sì che si possa

parlare di governo parlamentare a preminenza del Presidente del Gabinetto4

http://www.treccani.it/scuola/lezioni/storia/la_repubblica_italiana.html

ORGANI FONDAMENTALI DELLO STATO ITALIANO

ORGANI FUNZIONI

Parlamento Funzione o Potere legislativo

Governo Funzione o Potere esecutivo

Magistratura Funzione o Potere giudiziario

Presidente della Repubblica Garante della Costituzione e rappresentante

dell’Unità nazionale

4 Con l’espressione Gabinetto si fa riferimento al Governo o organo esecutivo. Il termine deriva dal nome di un piccolo locale

solitamente utilizzato per colloqui riservati; in un siffatto locale (cabinet ministers) il Re d'Inghilterra si consultava con i più fidati

collaboratori

4

Il popolo (titolare del potere o sovranità)

elegge

Rappresentanti del popolo

Esercitano il potere in rappresentanza

del popolo

Il Parlamento

elegge

Il Presidente della Repubblica

nomina

Il Governo

2. STATO DEMOCRATICO

Forma di Stato

= l’atteggiarsi reciproco dei suoi elementi costitutivi; in particolare il rapporto fra governanti e governati/fra

popolo e organi dello Stato

A) Dal punto di vista dell’evoluzione storica

distinguiamo:

B) Dal punto di vista della distribuzione del

potere sul territorio distinguiamo:

1. Stato assoluto

2. Stato liberale

3. Stato democratico

forme di Stato estranee alla tradizione

liberal-democratica:

1. Stato totalitario o dittatoriale

2. Stato socialista

3. Stato confessionale

1. Stato unitario

2. Stato federale

3. Stato regionale

5

LO STATO DEMOCRATICO

ETIMOLOGIA (dal greco démos, ovvero popolo, e cràtos, ovvero potere; etimologicamente

significa "governo del popolo"

QUANDO NASCE A partire dagli inizi del '900 si va delineando un nuovo modo di regolare e

concepire il rapporto tra Stato e società civile che, tuttavia, affonda le sue

radici nella tradizione dello Stato liberale

DOVE NASCE Caratterizza la maggior parte degli Stati più ricchi del mondo: Europa, Nord

America e Giappone

CONTESTO STORICO-

ECONOMICO

Si tratta della forma di Stato democratico-pluralistico che si lega

da un lato allo sviluppo del capitalismo e all'emergere di nuove

contraddizioni sociali (si veda ad es. la questione sociale)

dall'altro all'estensione del suffragio e, in genere, dei diritti politici

anche ai ceti esclusi dallo Stato liberale

CARATTERISTICHE modello in cui le decisioni vengono prese a maggioranza, attraverso

lo strumento della votazione (poichè in Parlamento ci sono interessi

contrastanti, è possibile prendere decisioni soltanto usando il

metodo della maggioranza)

tutti hanno il diritto di voto (suffragio universale) (art.48 Cost.)

si radicano nell'ordinamento giuridico diversi principi:

pluralistico, personalistico, solidaristico, egualitario

si afferma poi il principio di partecipazione politica dei cittadini al

governo della cosa pubblica per il tramite di una rete di organismi

intermedi, tra i quali spiccano i partiti politici (art. 49 Cost.)5

Costituzioni rigide, per modificarle occorre una procedura

aggravata (art. 138 Cost.)

divisione dei poteri: alle tradizionali funzioni dello Stato si

5 Principio della democrazia partecipativa = la democrazia è quella forma di stato cratterizzata da una attiva partecipazione del

popolo alla vita politica del Paese

6

affiancano nuove attribuzioni; si delinea una funzione di indirizzo

politico, prendono corpo alcuni strumenti di garanzia

costituzionale come la funzione di revisione costituzionale e le Corti

costituzionali, si profilano nuovi soggetti dell'apparato autoritario

dello Stato dotati di indipendenza (autorità amministrative

indipendenti)

la rappresentanza politica si arricchisce del costante rapporto tra

elettori ed eletti assicurato dai partiti e, dove questi si rivelino

insufficienti, dalla libera informazione e dalla risonanza

dell'opinione pubblica

il consolidarsi del principio del pluralismo offre ai gruppi portatori

di interessi contrapposti la possibilità di confrontarsi nel rispetto del

metodo e delle regole democratiche. Il che, in altre parole, consente

alla maggioranza di governare nel rispetto dei diritti delle

minoranze

Garanzia delle libertà positive: Nella seconda metà del XX secolo

si afferma progressivamente una concezione di libertà positiva che

comporta il ruolo attivo dello stato a favore della persona. Si

sostanzia in una serie di pretese di intervento dello stato nel campo

dell'assistenza, della previdenza, della sanità, della cultura. Di qui

l'elaborazione della categoria dei diritti sociali, consistenti

prevalentemente in pretese di una prestazione da parte dello stato6

EVOLUZIONE Stato sociale

Nei sistemi democratici vigenti esistono due formule democratiche:

DEMOCRAZIA INDIRETTA o rappresentativa DEMOCRAZIA DIRETTA o partecipativa

- Partiti politici (artt. 18 e 49 Cost.)

- Corpo elettorale

- Diritto di iniziativa legislativa popolare

- Diritto di petizione popolare

- Azioni popolari

- referendum

6 Uno degli aspetti fondamentali delle costituzioni moderne è la garanzia della persona nei confronti del potere politico, in modo tale

che l'individuo possa essere tutelato dalle interferenze e dalle violenze dell'autorità pubblica. La libertà dal potere statale è definita

come libertà negativa: comporta non solo la garanzia (la possibilità) di fare o non fare qualcosa, ma anche quella di non subire

interferenze dell'autorità nella propria sfera di libertà: libertà di opinione e di espressione, di credo religioso, di movimento, dagli

arresti immotivati. In senso ampio si può pensare alla esigenza di tutelate l'essenza della personalità umana. Tale esigenza di tutela

affonda le sue radici nella storia europea del XIII- XIX secolo, periodo in cui cresce tra la popolazione l'insofferenza per i poteri

pressoché assoluti del monarca e la discrezionalità dei giudici nell'emettere sentenze. Questa insofferenza è ben rappresentata dalla

Rivoluzione Francese

7

1. DEMOCRAZIA INDIRETTA O RAPPRESENTATIVA

1. Partiti politici (artt. 18 e 49 Cost.)

= associazioni7 di persone che condividono ideologie e interessi e che mirano ad esercitare una influenza

fondamentale sulla determinazione dell’indirizzo politico del Paese

Come associazioni sono organizzazioni collettive non riconosciute e pertanto dotate di autonomia

patrimoniale imperfetta, e ai sensi dell’art. 18 Cost., non possono:

- Assumere forma di associazione segreta

- Presentare caratteri di associazione militare

- Assumere simboli che possano confondesi con quelli di altri partiti o che riproducano immagini

religiose

- Ricostituire il partito fascista (XII Disposizione trans.)

Ai sensi dell’art. 49 Cost8. i partiti politici concorrono a determinare la politica nazionale (politica deriva dal

greco polis = città-stato + tekne = arte/tecnica ovvero arte del governare; indica la scienza e tecnica, come

teoria e prassi, che ha per oggetto la costituzione, l'organizzazione, l'amministrazione dello stato e la

direzione della vita pubblica) con metodo democratico, cioè non tanto adottando una struttura interna da

consentire a tutti gli aderenti una eguale partecipazione all’attività di partito, quanto il divieto assoluto di del

ricorso a qualsiasi forma di violenza, fisica o morale, volta a imporre idee o scelte, nei confronti dei membri

del partito

Ad oggi i partiti che hanno ottenuto rappresentanza nel Parlamento Italiano sono:

Partito Democratico (301 deputati e 113 senatori)

7 Articolo 18 Cost.: I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli

dalla legge penale.

Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di

carattere militare. 8 Articolo 49 Cost.: Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a

determinare la politica nazionale.

8

Movimento 5 Stelle (91 deputati e 35 senatori)

Forza Italia (50 deputati e 40 senatori)

Nuovo Centrodestra (25 deputati e 29 senatori iscritti nel gruppo Area Popolare)

Scelta Civica (20 deputati)

Sinistra Ecologia Libertà (26 deputati e 5 senatori iscritti nel gruppo Sinistra Italiana)

Lega Nord (15 deputati e 12 senatori)

Conservatori e Riformisti (11 deputati e 8 senatori)

Alternativa Libera (6 deputati)

Democrazia Solidale (10 deputati e 3 senatori iscritti nel gruppo Per l'Italia)

Fratelli d'Italia - Alleanza Nazionale (10 deputati)

Unione di Centro (6 deputati e 1 senatore iscritti nel gruppo Area Popolare)

Popolari per l'Italia (1 senatore iscritto nel gruppo GAL)

Partito Socialista Italiano (3 deputati e 3 senatori)

Südtiroler Volkspartei (4 deputati e 2 senatori)

Possibile (4 deputati iscritti al Gruppo Misto - Al-Possibile)

Movimento X (1 senatrice)

Movimento Associativo Italiani all'Estero (2 deputati e 1 senatore)

Centro Democratico (3 deputati)

Movimento per le Autonomie (2 senatori iscritti nel gruppo ALA)

Veneto - Percorso Comune (2 deputati iscritti nel gruppo Alternativa Libera)

L'Altra Europa con Tsipras (2 senatori nel gruppo Sinistra Italiana)

Partito Autonomista Trentino Tirolese (1 deputato ed 1 senatore)

Alleanza per l'Italia (1 deputato iscritto nel Gruppo Misto)

Il Megafono - Lista Crocetta (1 senatore iscritto nel gruppo del PD)

Italia dei Valori (1 deputato iscritto nel Gruppo Misto e 3 senatori)

Moderati (1 deputato iscritto nel gruppo del PD e 1 senatore iscritto al gruppo GAL)

Nuovo PSI (1 senatore iscritto nel gruppo GAL)

Riformatori Sardi (1 deputato iscritto nel gruppo di SCpI)

Stella Alpina (1 deputato iscritto nel gruppo misto - Minoranze Linguistiche)

Unione Sudamericana Emigrati Italiani (1 deputata iscritta nel gruppo misto)

Unione per il Trentino (1 deputato iscritto a Per l'Italia e 1 senatore iscritto nel gruppo Per le

Autonomie-PSI-MAIE)

Union Valdôtaine (1 senatore iscritto nel gruppo Per le Autonomie-PSI-MAIE)

Verdi del Sudtirolo (1 deputato iscritto nel gruppo di SEL)

Libertà e Autonomia - Noi Sud (1 senatore iscritto al gruppo Conservatori e Riformisti)

Alleanza Liberalpopolare (8 e 16 senatori)

Fare! (4 deputati e 3 senatrici)

Identità e Azione (2 deputati e 4 senatori)

Futuro a Sinistra (2 deputati iscritti al gruppo Sinistra Italiana)

Noi con Salvini (3 deputati iscritti al gruppo Lega Nord)

La Puglia in Più (1 senatore iscritto al gruppo Misto)

Liguria Civica (1 senatore iscritto al gruppo Misto)

Alternativa per l'Italia (2 senatrici iscritti al gruppo GAL)

Movimento Politico Libertas (1 senatore iscritto al gruppo GAL)

Rivoluzione Cristiana (1 deputato iscritto al gruppo FI)

GAL = Gruppo Autonomie e Libertà

ALA = Alleanza Liberalpopolare-Autonomie

9

2. Corpo elettorale

= È l’insieme dei cittadini aventi diritto al voto

(Art. 48 Cost.)9

Il corpo elettorale gode dell’elettorato attivo,

ossia la capacità di votare.

REQUISITI E CARATTERISTICHE DEL DIRITTO DI VOTO

I requisiti per l’elettorato

attivo sono:

1. Cittadinanza italiana

2. Maggiore età

Le caratteristiche del diritto di voto (= potere di scegliere i propri

rappresentanti):

1. Suffragio universale = sono ammessi al voto tutti,

senza distinzioni di carattere

economico, culturale o di

genere

2. Personalità del voto = il voto deve essere segnato

di proprio pugno

3. Uguaglianza del voto = il voto di ciascun elettore ha

il medesimo peso

4. Segretezza del voto = il voto è coperto da

anonimato

5. Libertà del voto = l’elettore non deve subire

coercizioni rispetto alle

proprie scelte

Il voto si configura anche come dovere civico, quindi non è un obbligo, bensì un dovere di solidarietà

politica. Ciascun cittadino deve contribuire alla scelta dei propri rappresentanti, secondo un principio di

democrazia partecipativa

9 Articolo 48: “Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età.

Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.

La legge stabilisce requisiti e modalità per l'esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all'estero e ne assicura l'effettività. A

tale fine è istituita una circoscrizione Estero per l'elezione delle Camere, alla quale sono assegnati seggi nel numero stabilito da

norma costituzionale e secondo criteri determinati dalla legge.

Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di

indegnità morale indicati dalla legge”

10

2. DEMOCRAZIA DIRETTA O PARTECIPATIVA

1. DIRITTO DI INIZIATIVA LEGISLATIVA

= Il popolo può esercitare direttamente l’iniziativa legislativa proponendo al Parlamento, a mezzo di almeno

50.000 elettori, un progetto di legge redatto per articoli. Il Parlamento è tenuto a prendere in considerazione

tale progetto.

2. DIRITTO DI PETIZIONE POPOLARE

= attraverso tale istituto i cittadini possono portare a conoscenza delle Camere situazioni ed esigenze,

affinchè il Parlamento vi provveda attraverso lo strumento legislativo.

Ciascuna Camera, in merito a una petizione, può:

tenerne conto

archiviarla

abbinarla ad un eventuale progetto di legge

invitare il Governo a presentare un ddl in merito

3. AZIONI POPOLARI

= mediante questo istituto il cittadino può:

sostituirsi alla rappresentanza legale dell’ente per la tutela di una situazione giuridica soggettiva che

fa parte del patrimonio dell’ente (azione suppletiva)

agire nei confronti della pubblica amminsitrazione per far correggere una situazione di illegittimità

dalla medesima posta in essere (azione correttiva)

4. IL REFERENDUM

= richiesta fatta dal corpo elettorale di pronunciarsi in prima persona su una norma giuridica già emanata o

da emanarsi.

In base allo scopo i referendum si distinguono in diverse tipologie:

11

confermativi: per richiedere il consenso popolare perché una legge o una norma costituzionale possa

entrare in vigore (art. 138 Cost. con riferimento al procedimento di revisione costituzionale);

abrogativi: per abrogare una legge esistente o un atto avente forza di legge (decreto legge o decreto

legislativo), che non sarà più vigente nell'ordinamento;

territoriali: previsto obbligatoriamente per modificazioni territoriali di Regioni, Province e Comuni

(artt. 132 e 133 Cost.)

locali: forme di consultazione che gli enti locali comunali e provinciali possono prevedere nei loro

statuti _ tipologie: consultivi, propositivi, abrogativi (art. 8 D.Lgs. 267/2000)

1. REFERENDUM ABROGATIVO

Articolo 75

“E` indetto referendum popolare per deliberare l'abrogazione, totale o parziale, di una

legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o

cinque Consigli regionali.

Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto,

di autorizzazione a ratificare trattati internazionali.

Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera

dei deputati.

La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la

maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente

espressi.

La legge determina le modalità di attuazione del referendum.”

FASI DESCRIZIONE

Iniziativa 500.000 elettori

5 Consigli regionali

Raccolta delle firme La Corte di Cassazione ne dà annuncio nella G.U., i promotori

provvedono alla raccolta delle firme per proporre all'elettorato

"l'abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente

valore di legge", dove per legge si deve intendere una legge in

senso formale, approvata dal Parlamento secondo il procedimento

ordinario, e per "atto avente valore di legge" un decreto

legge (approvato dal governo in casi eccezionali di necessità e di

urgenza e convertito entro 60 giorni dal parlamento) o un decreto

legislativo (adottato dal governo su delega parlamentare)

Deposito delle sottoscrizioni La raccolta di firme deve essere depositata entro il 30 settembre di

ogni anno presso l’Ufficio centrale per il referendum della Corte di

Cassazione

Controllo di legittimità L’Ufficio centrale verifica la eventuale irregolarità della richiesta

ed eventualmente fissa un termine per sanarle ed entro il 15

dicembre emette ordinanza definitiva sulla legittimità

Controllo di legittimità costituzionale La Corte Costituzionale deve decidere entro il 10 febbraio se la

12

richiesta è ammissibile

Indizione Una volta ammesso il referendum il Presidente della Repubblica

indice il referendum in una domenica compresa fra il 15 aprile e il

15 giugno

Votazione e scrutinio Il quorum indica il numero minimo di elettori che devono

partecipare alla votazione perché il referendum sia valido

e perciò idoneo ad abrogare la disposizione oggetto del

quesito: esso è fissato nella maggioranza degli aventi

diritto al voto (50% + 1).

L'articolo 75 stabilisce inoltre che deve essere raggiunta la

maggioranza dei voti validamente espressi (50% + 1).

Proclamazione dei risultati l’Ufficio centrale per il referendum della Corte di Cassazione

procede, dopo lo spoglio alla proclamazione ufficiale dei risultati:

Risultato contrario all’abrogazione: ne viene data notizia

in G.U. e il medesimo referendum non può essere

riproposto prima che siano trascorsi 5 anni.

Risultato favorevole all’abrogazione: il Presidente della

Repubblica con proprio decreto proclama l’avvenuta

abrogazione della legge a decorrere dal giorno successivo

alla pubblicazione in G.U. o entro 60 gg. Dalla

pubblicazione (periodo stabilito in decreto per consentire

al parlamento di legiferare ed evitare vuoti normativi)

Leggi escluse dal referendum

abrogativo le leggi tributarie e di bilancio

di amnistia e di indulto

di autorizzazione a ratificare trattati internazionali

leggi costituzionali (abrogabili solo mediante il

procedimento aggravato previsto dall'art. 138 Cost.

13

2. REFERENDUM COSTITUZIONALE

Articolo 138

“Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna

Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate

a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione.

Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro

pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila

elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata, se non è

approvata dalla maggioranza dei voti validi.

Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna

delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.”

Si tratta di un referendum confermativo con funzione oppositiva. La procedura aggravata ex art. 138

Cost., prevede che, per modificare la Costituzione o emanare una legge costituzionale, occorre:

1. una doppia votazione in ciascuna Camera

2. tra le due votazioni deve trascorrere un tempo non inferiore a n. 3 mesi

3. nella seconda votazione deve essere raggiunta

1. la maggioranza qualificata (il voto favorevole dei 2/3 dei componenti di ogni Camera), in tal

caso non può essere richiesto referendum;

oppure

2. la maggioranza assoluta (il voto favorevole del 50 % più 1 dei componenti la Camera), in

tal caso possono domandare, entro tre mesi dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale,

referendum:

1/5 dei membri di una Camera

500.000 elettori

5 Consigli regionali

Decorso questo periodo, il Capo dello Stato, entro sessanta giorni, fissa con un decreto la data della

consultazione, che deve avvenire in una domenica compresa tra il 50° e il 70° giorno successivo al decreto di

indizione.

In questo tipo di referendum non è previsto un quorum (numero minimo di votanti affinché il referendum sia

valido). La legge viene promulgata, se i voti favorevoli superano quelli sfavorevoli.

La procedura per lo svolgimento del referendum costituzionale è disciplinata dal titolo I della legge 25

maggio 1970, n. 352.

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Possibili esiti referendari:

Il risultato del referendum è contrario all’approvazione: ne è data notizia sulla G.U. e la legge si

considera come non mai emanata

Il risultato del referendum è favorevole, il Presidente della Repubblica deve provvedere, senza

indugio, alla promulgazione della legge.

ATTUALE REFERENDUM COSTITUZIONALE SOSPENSIVO:

http://www.ilpost.it/2016/05/23/referendum-ottobre/#steps_0

http://www.panorama.it/news/politica/senato-come-cambia-dieci-punti/#gallery-0=slide-4

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3. STATO REGIONALE

Si tratta di quella forma di Stato, in cui a determinate comunità territoriali, le REGIONI, vengono

riconosciute sfere di autonomia variamente articolate nel campo dell’amministrazione, della legislazione,

delle finanze, pur sempre nei limiti del carattere derivato dei loro ordinamenti.

Con l’articolo 5 Cost. il principio autonomistico del decentramento da modello

organizzativo è elevato a principio fondamentale dell’ordinamento

costituzionale.

a) Formazione: spinta centrifuga della sovranità (cd. decentramento) che porta alla riconoscimento/creazione di enti territoriali autonomi intermedi rappresentativi delle comunità locali (regioni, città metropolitane, province, comuni)

b) Fra stato centrale e regioni la costituzione stabilisce un riparto delle competenze legislative e amministrative, ma non giurisdizionali.

Nell’ambito delle funzioni legislative: quanto alla tecnica del riparto, sono elencate le materie di competenza dello Stato e la clausola residuale generale gioca a favore della Regione10. Con legge costituzionale n.1/2001 viene data una nuova ripartizione delle competenze legislative tra Stato e Regioni:

Competenza esclusiva dello Stato

lo Stato ha una potestà legislativa predefinita: il nuovo

testo dell’art. 117 (art. 117, co. 2, Cost.) enumera, infatti,

le materie oggetto di potestà legislativa esclusiva dello

Stato

N.B. Lo Stato può delegare alle Regioni le leggi di

attuazione delle leggi dello Stato: le Regioni legiferano

nel rispetto sia dei principi sia delle disposizioni di

dettaglio contenute nelle leggi statali, adattandole alle

esigenze locali

Competenza concorrente Il nuovo testo dell’art. 117 enumera le materie oggetto di

potestà legislativa concorrente (art. 117, co. 3, Cost.): in

10 Precedentemente alla riforma costituzionale (l. cost. n. 3/2001) erano previsti tre diversi tipi di potestà legislativa regionale:

competenza generale dello Stato, lo Stato aveva il potere di emanare leggi su tutte le materie in virtù della titolarità del potere

legislativo e del ruolo di tutela dell’”interesse nazionale”; competenza concorrente o ripartita, disciplinata, per quel che riguardava

le Regioni ad autonomia ordinaria, dal «vecchio» art. 117 Cost., che prevedeva un elenco tassativo di materie in cui allo Stato

spettava la normativa di principio e alle Regioni quella di dettaglio: cd. Leggi quadro; competenza integrativa-attuativa, disciplinata

dall’ultimo comma del «vecchio» art. 117 Cost., in cui le Regioni potevano emanare leggi che attuassero quelle ordinarie.

16

di Stato e regioni tali materie le Regioni legiferano con leggi vincolate al

rispetto dei principi fondamentali dettati dalle leggi dello

Stato

Competenza residuale delle regioni

le Regioni hanno una potestà legislativa potenzialmente

generale: il nuovo testo dell’art. 117 riserva alla potestà

legislativa regionale tutte le altre materie non comprese

nei due precedenti elenchi (art. 117, co. 4, Cost.), es. il

tursimo.

Nell’ambito delle funzioni amministrative: vige il principio di sussidiarietà verticale: i Comuni, le Città metropolitane, le Province e le Regioni sono enti esponenziali delle

popolazioni residenti in un determinato territorio e tenuti a farsi carico dei loro

bisogni. L’azione di governo si svolge a livello inferiore e quanto più vicino ai

cittadini, salvo il potere di sostituzione del livello di governo immediatamente

superiore in caso di impossibilità o di inadempimento del livello di governo inferiore

c) La Costituzione italiana riconosce l’esistenza di enti territoriali autonomi dotati di statuti11

d) Un organo statale è chiamato a risolvere i conflitti di competenza fra Stato/regioni e tra regioni/ regioni (Corte Costituzionale).

e) Il Senato non è tecnicamente rappresentativo delle regioni, ma l’elezione avviene su base regionale (art. 53 Cost.), nel senso che le regioni costituiscono la maggiore circoscrizione nel cui ambito si svolgono le operazioni elettorali. Ogni regione elegge un numero di senatori in proporzione ai propri abitanti..

f) Partecipazione limitata alla formazione della volontà politica statale e, in particolare, alla revisione della carta costituzione (elemento, questo, che secondo alcuni è quello dirimente nella differenza fra stato federale stato regionale). In Italia: potere di iniziativa legislativa dei consigli regionali (art. 121 cost.). Eventuale attivazione del referendum abrogativo (art. 75 cost.) e costituzionale (art. 138 cost.). Coinvolgimento delle Regioni nella elezione del Presidente della repubblica (art. 83 cost.).

11 Per statuto regionale si intende quel tipo di fonte del diritto che, in virtù del principio di autonomia, disciplina l’organizzazione

interna delle Regioni, indica i fini che l’ente intende perseguire e detta le regole fondamentali a cui essa dovrà attenersi nell’esercizio

della sua attività, «in armonia con la Costituzione». Attualmente, il procedimento di approvazione degli statuti delle Regioni ad

autonomia ordinaria non prevede più l’intervento del Parlamento in sede di approvazione e diversifica tale deliberazione da quelle

sulle altre leggi regionali, prevedendo che sia necessaria una doppia deliberazione del Consiglio regionale a maggioranza assoluta

con un intervallo non inferiore a due mesi. La deliberazione statutaria viene pubblicata nel Bollettino ufficiale della Regione a scopi

meramente notiziali, al fine di fare decorrere i termini entro cui è possibile richiedere un referendum confermativo con funzione

oppositiva – non diversamente da quanto previsto all’art. 138 Cost. con riferimento al procedimento di revisione costituzionale –

mentre il Governo, da parte sua, può impugnare la deliberazione statutaria di fronte alla Corte costituzionale entro trenta giorni dalla

pubblicazione della deliberazione consiliare. Tale sindacato da parte del giudice costituzionale, di cui al «nuovo» art. 127 Cost.,

costituisce attualmente l’unica forma di controllo preventivo di costituzionalità presente nel nostro ordinamento.

17

Articoli costituzionali di riferimento:

- Articolo 114 Cost.:

La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato.

I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni

secondo i princìpi fissati dalla Costituzione.

Roma è la capitale della Repubblica. La legge dello Stato disciplina il suo ordinamento.

- Articolo 117 Cost.:

La potestà legislativa è esercitata dallo Stato [70 e segg.] e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonchè dei

vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali. Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle

seguenti materie:

a) politica estera e rapporti internazionali dello Stato; rapporti dello Stato con l'Unione europea; diritto di asilo e

condizione giuridica dei cittadini di Stati non appartenenti all'Unione europea;

b) immigrazione;

c) rapporti tra la Repubblica e le confessioni religiose;

d) difesa e Forze armate; sicurezza dello Stato; armi, munizioni ed esplosivi;

e) moneta, tutela del risparmio e mercati finanziari; tutela della concorrenza; sistema valutario; sistema tributario e

contabile dello Stato; armonizzazione dei bilanci pubblici; perequazione delle risorse finanziarie;

f) organi dello Stato e relative leggi elettorali; referendum statali; elezione del Parlamento europeo;

g) ordinamento e organizzazione amministrativa dello Stato e degli enti pubblici nazionali;

h) ordine pubblico e sicurezza, ad esclusione della polizia amministrativa locale;

i) cittadinanza, stato civile e anagrafi;

l) giurisdizione e norme processuali; ordinamento civile e penale; giustizia amministrativa;

m) determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti

su tutto il territorio nazionale;

n) norme generali sull'istruzione;

o) previdenza sociale;

p) legislazione elettorale, organi di governo e funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città metropolitane;

q) dogane, protezione dei confini nazionali e profilassi internazionale;

r) pesi, misure e determinazione del tempo; coordinamento informativo statistico e informatico dei dati

dell'amministrazione statale, regionale e locale; opere dell'ingegno;

s) tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali.

Sono materie di legislazione concorrente quelle relative a: rapporti internazionali e con l'Unione europea delle Regioni;

commercio con l'estero; tutela e sicurezza del lavoro; istruzione, salva l'autonomia delle istituzioni scolastiche e con

esclusione della istruzione e della formazione professionale; professioni; ricerca scientifica e tecnologica e sostegno

all'innovazione per i settori produttivi; tutela della salute; alimentazione; ordinamento sportivo; protezione civile;

governo del territorio; porti e aeroporti civili; grandi reti di trasporto e di navigazione; ordinamento della

comunicazione; produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia; previdenza complementare e integrativa;

coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; valorizzazione dei beni culturali e ambientali e

promozione e organizzazione di attività culturali; casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere

regionale; enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale. Nelle materie di legislazione concorrente spetta alle

Regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei princìpi fondamentali, riservata alla legislazione dello

Stato.

Spetta alle Regioni la potestà legislativa in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata alla legislazione

dello Stato.

Le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, nelle materie di loro competenza, partecipano alle decisioni

dirette alla formazione degli atti normativi comunitari e provvedono all'attuazione e all'esecuzione degli accordi

internazionali e degli atti dell'Unione europea, nel rispetto delle norme di procedura stabilite da legge dello Stato, che

disciplina le modalità di esercizio del potere sostitutivo in caso di inadempienza.

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La potestà regolamentare spetta allo Stato nelle materie di legislazione esclusiva, salva delega alle Regioni.

La potestà regolamentare spetta alle Regioni in ogni altra materia.

I Comuni, le Province e le Città metropolitane hanno potestà regolamentare in ordine alla disciplina dell'organizzazione

e dello svolgimento delle funzioni loro attribuite.

Le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale,

culturale ed economica e promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive [3].

La legge regionale ratifica le intese della Regione con altre Regioni per il migliore esercizio delle proprie funzioni,

anche con individuazione di organi comuni.

Nelle materie di sua competenza la Regione può concludere accordi con Stati e intese con enti territoriali interni ad altro

Stato, nei casi e con le forme disciplinati da leggi dello Stato.

- Articolo 118 Cost.:

Le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che, per assicurarne l'esercizio unitario, siano conferite a

Province, Città metropolitane, Regioni e Stato, sulla base dei princìpi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza.

I Comuni, le Province e le Città metropolitane sono titolari di funzioni amministrative proprie e di quelle conferite con

legge statale o regionale, secondo le rispettive competenze.

La legge statale disciplina forme di coordinamento fra Stato e Regioni nelle materie di cui alle lettere b) eh) del secondo

comma dell'articolo 117, e disciplina inoltre forme di intesa e coordinamento nella materia della tutela dei beni

culturali.

Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e

associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà.

Articoli di rivista:

C.Aime, Lo Stato federale e lo Stato regionale, Rivista, 4 (1996)

Lo Stato federale e lo Stato regionale

di Carlo Aime

( questo articolo è stato pubblicato su Rivista, ed. Tramontana, n. 4, 1996 )

Da molti anni il tema delle riforme istituzionali costituisce uno degli argomenti di maggiore

interesse sia nell'ambito politico-istituzionale sia tra i costituzionalisti. E infatti sufficiente

ascoltare un dibattito televisivo per sentire, con sempre maggiore frequenza, argomenti come

le modifiche al sistema elettorale, il cambiamento delle modalità di elezione del Capo dello

Stato. la riforma dei poteri delle Camere e, complice anche una posizione molto radicale in proposito espressa da un noto partito del nord Italia, il federalismo.

Anche gli studi della dottrina hanno subito l'influsso del dibattito politico, tanto che si assiste

sempre con maggiore frequenza a incontri, tavole rotonde, convegni, studi, pubblicazioni sul

tema delle riforme.

Si deve inoltre osservare che il tema delle riforme della Costituzione non è un argomento

solamente italiano, ma costituisce materia di dibattito in molti Stati europei. se si considera la

circostanza che, negli ultimi anni, sono state modificate, in modo anche radicale, le Costituzioni

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della Germania (a seguito dell'unificazione), del Belgio (in modo sostanziale nel 1993) e,

limitatamente ad alcune parti. quelle della Spagna, del Portogallo e di altri Paesi europei. senza

contare il fatto che, con la svolta democratica avvenuta nell'est europeo dal 1989, si e assistito a una amplissima serie di modifiche costituzionali anche in quei Paesi.

Il dibattito istituzionale italiano e, da alcuni anni. particolarmente forte sulle modalità

attraverso cui ridistribuire i poteri dello Stato, attribuendo maggiori competenze a livello

decentrato.

La scelta per il decentramento passa, al di là degli slogan e delle battute da campagna

elettorale. attraverso due modelli fondamentali a confronto: lo Stato regionale e lo Stato federale.

E opportuno premettere subito che, diversamente da quanto si possa percepire dalle

dichiarazioni dei diversi leader politici o dai mezzi di informazione di massa, le differenze fra i

due modelli sono fortemente controverse fra gli studiosi di diritto costituzionale. Per questo

motivo e opportuno esaminare separatamente i due modelli e, successivamente, confrontarli fra loro.

Lo Stato federale (dal latino foedus, legame. alleanza) costituisce una delle forme di Stato più

diffuse nel mondo: si ritiene, infatti, che siano almeno venti gli Stati federali presenti nel

mondo e che. date le notevoli dimensioni di alcuni di questi (si pensi agli USA, all'URSS prima

del suo scioglimento. ecc.) rappresentino circa il quaranta per cento della popolazione

mondiale esistente alla fine degli anni Ottanta (successivamente il dato e però stato

ridimensionato a seguito dello scioglimento sia, come appena accennato. dell'URSS, sia di altri Stati. fra cui la Jugoslavia).

L'esistenza di un ampio numero di Stati federali rende estremamente difficile individuarne una

definizione unitaria, poichè esistono moltissime differenze storiche, economiche, normative fra i diversi Stati.

Così, ad esempio, se consideriamo l'origine storica degli Stati federali, osserviamo che alcuni si

sono formati per associazione o integrazione di Stati indipendenti legati o da un vincolo

confederale (Stati Uniti. Svizzera) oppure da rapporti di sudditanza comuni. come nel caso

delle ex colonie i che, al momento dell'indipendenza, si sono fra loro federate(Australia.

Canada): al contrario, alcuni Stati si sono formati per dissociazione di uno Stato unitario,

suddiviso in entità di territorio dotate di autonomia (Austria, Germania almeno fino alla

cosiddetta riunificazione. Argentina, Brasile, Messico) o. infine, per scelte di trasformazione

istituzionale interna (si pensi al caso, per la verità isolato. del Belgio che. con la Costituzione

del 5 maggio 1993 si è trasformato da Stato regionale in Stato federale).

Allo stesso modo. se consideriamo altri aspetti, come ad esempio il riparto delle competenze

legislative. delle funzioni amministrative, del livello di partecipazione delle entità federate alla

formazione della volontà dello Stato federale. delle modalità attraverso cui viene attuato

il federalismo fiscale. si rileva una grandissima differenza fra i vari Stati federali (per una

analisi più accurata si rimanda alla bibilografia riportata a fine articolo).

Infine, non è assolutamente vera l'equazione, spesso proposta da alcune forze politiche.

secondo cui in uno Stato federale vi dovrebbe essere una forma di governo presidenziale.

Infatti, nei diversi Stati federali sono presenti tutte le forme di governo che caratterizzano lo

Stato democratico: la presidenziale (Stati Uniti). la semi-presidenziale (Austria) la

parlamentare (Australia, Belgio, Canada, Germania), la direttoriale (Svizzera). Questa serie di

osservazioni ci permette di affermare che non è possibile offrire una definizione unitaria di

Stato federale, non solo per la diversità delle singole esperienze storiche concrete dei vari

Stati. ma anche perché, all'interno di ogni Stato, vi sono delle oscillazioni costanti mediante

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l'attribuzione di maggiori o minori poteri verso lo Stato federale o. in altri casi, verso gli Stati

appartenenti alla federazione, e tale situazione costituisce un aspetto tipico di queste forme di

Stato. A questo proposito possiamo citare l'esempio degli Stati Uniti in cui. per molti decenni,

si è assistito a un accentramento di poteri verso lo Sta-to federale centrale ma. nel periodo di

Reagan. si è invece riscontrato un tentativo, noto con il termine di New Federalism di dare

nuovo impulso al ruolo e ai poteri dei governi periferici (Reagan-Sanzone "The new federalsm". New York. 1981).

In conclusione. l'espressione Stato federale indica realtà estremamente diverse fra di loro ed è

quindi scorretto individuare un modello chiaro e ben definito: tuttavia è possibile osservare

che, negli Stati federali moderni, è solitamente presente una Costituzione di tipo rigido la quale

prevede. accanto a un governo centrale a cui è attribuita una posizione preminente, l'esistenza

di governi locali contraddistinti da una propria autonomia politica, che partecipano, secondo

modalità differenti (ma, in quasi tutti i casi, in posizione subordinata). alla formazione e alla

determinazione dell'indirizzo politico-amministrativo nazionale.

Lo Stato regionale

L'espressione "Stato regionale" viene intesa, dalla dottrina, secondo due diverse accezioni. a

seconda che riguardi una dimensione sovranazionale (come unione di gruppi di Stati aventi

affinità di tipo culturale. politico, economico) oppure. ed è questa che interessa in questa

sede, interna, nel senso di suddivisione di uno Sta-to. in precedenza centralizzato, in entità

caratterizzate da una loro autonomia. che può essere di tipo geografico. economico. culturale, etnico, ecc.

È opportuno osservare che, come per il federalismo. anche per Io Stato regionale esistono, nel

mondo, forme fra loro diverse che si differenziano moltissimo per evoluzione storica, funzioni,

poteri. attribuzioni, con la conseguenza che non risulta possibile proporne una nozione

unitaria.

Ad esempio, sotto il profilo storico. in Italia il tentativo di dare allo Stato un ordinamento di

tipo regionale è stato, per la prima volta. proposto durante il Risorgimento (fra gli uomini che

maggiormente propugnarono questa visione possiamo ricordare Cavour, Mazzini, Minghetti):

successivamente è stato suggerito, nel periodo del primo dopoguerra. dal Partito popolare e

dal suo leader. Don Sturzo, e si è "concretizzato", attraverso i lavori dell'Assemblea

Costituente, con la redazione dell'art. 5 della Costituzione, mentre, in epoca più recente, "ha

preso corpo" con le riforme degli anni '70, che hanno conferito una maggiore autonomia alle

Regioni.

Anche in altri Stati europei l'evoluzione storica che ha portato all'attenzione dell'opinione

pubblica e politica il problema della "regionalizzazione" dello Stato si è mossa attraverso fasi

successive: ad esempio, in Spagna è stata sollevata al momento della formazione della

seconda Repubblica (193 i) e alla caduta del franchismo: in Francia nel corso della quarta

Repubblica, nell 969, a seguito di un referendum specifico in materia voluto dal generale De

Gaulle e. infine, all'inizio dell 980; nel Belgio alla fine dell 960, come processo per realizzare la

differenziazione fra le due comunità etniche e linguistiche (questo Stato ha però poi optato per

un sistema federale nel corso degli anni '90).

L'evoluzione storica evidenzia che il regionalismo non ha una lunga tradizione come il

federalismo (risalente alla fine del Settecento, con gli Stati Uniti), ma è molto più recente e, a

parte l'esperienza italiana e di pochi altri Paesi, ha iniziato ad avere unadiffusione marcata nei

contesto europeo solo alla fine degli anni '70. soprattutto con la suddivisione in nuove entità

territoriali, dotate di una certa autonomia, in alcuni Stati in precedenza molto centralizzati, Se

spostiamo la nostra attenzione sulle fonti da cui deriva la regionalizzazione dello Stato, è

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possibile trovare sia Stati in cui tale previsione è indicata nella Costituzione (Italia), sia Stati in

cui le Regioni sono disciplinate da leggi ordinarie (Francia)

Lo stesso termine Regione è tutt'altro che univoco, poiché può indicare, in alcuni Stati, una

semplice circoscrizione (Gran Bretagna), in altri casi una Regione amministrativa (Francia, Portogallo), in altri casi ancora una vera e propria Regione politica (Italia, Spagna, ecc.).

Inoltre la regionalizzazione di uno Stato può essere totale (Italia, Francia, ecc.) oppure essere

limitata ad alcune parti del territorio (si pensi alla Gran Bretagna, alla Finlandia o alla

Danimarca, dove ad alcune parti di territorio, come le isole Aalan per la Finlandia o la Groenlandia per la Danimarca, sono attribuite forme particolari di autonomia).

Ne deriva che anche lo Stato regionale rappresenta una nozione tutt'altro che univoca, e anzi. viene inteso in modo assai differente fra gli Stati moderni.

Considerazioni conclusive

Le considerazioni riportate evidenziano che non esistono dei modelli precisi e definiti di

federalismo o regionalismo, ma si tratta. in entrambi i casi, di espressioni al cui interno vengo

no rappresentate situazioni molto differenziate, sia sotto il profilo storico sia politico ed economico.

L'esperienza dello Stato democratico moderno si è infatti sviluppata attraverso sistemi

istituzionali fra loro molto diversi, delimitati, ai due estremi, dalla confederazione di Stati (che

presuppone che non vi sia un vero e proprio Stato centrale), e dallo Stato centrale (in cui il

decentramento burocratico e periferico è assicurato da uffici statali periferici o da enti locali a cui sono attribuiti limitati poteri di natura amministrativa).

Federalismo e regionalismo hanno però un importante punto in comune, costituito dal fatto di

essere. all'interno dei possibili modi attraverso cui si realizza Io Stato democratico moderno, mezzi istituzionali attraverso cui si è cercato di attuare forme di decentramento e autonomia.

Lo Stato federale e lo Stato regionale. pur avendo origini storiche assai differenti ed essendo

percepiti, dalla gente, in modo molto diverso (lo Stato federale viene solitamente in teso come

un modo più forte di realizzare l'autonomia, mentre Io Stato regionale come una forma molto

più attenuata di autonomia) si differenziano tra loro, sotto un profilo strettamente giuridico,

per le modalità attraverso cui realizzano l'autonomia e la partecipazione.

Per quanto riguarda l'autonomia costituzionale. sia gli Stati federali sia quelli regionali hanno

un'autonomia derivata. poiché sono entrambi subordinati all'ordinamento generale dello Stato;

per quanto concerne, invece, l'autonomia intesa come garanzia costituzionale, questa è

presente negli Stati federali, ma può esservi anche in quelli regionali. quando vi sia

una normativa di natura costituzionale che ne disciplini organizzazione, poteri e autonomia (come nel caso dell'art. 5 della no stra Costituzione o dell'art. 2 della Costituzione spagnola).

L'aspetto differenziale più marcato fra Stati federali e regionali è invece rappresentato dalle

competenze. poiché solita mente solo gli Stati federali hanno specifiche attribuzioni in materia giurisdizionale oppure di ordine pubblico (non previsti invece per le Regioni).

Un ulteriore profilo di differenza è rappresentato dalla partecipazione.poiché, mentre non sono

previste forme istituzionali di rappresentanza delle Regioni (come. ad esempio,una specifica

Camera), esistono invece forme di rappresentanza istituzionale all'interno dello Stato federale

(si pensi al-la presenza di una specifica Camera che rappresenta gli interessi degli Stati della federazione, come il Bundesrat in Germania).

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In conclusione, Stato regionale e Stato federale sono entrambe manifestazioni di processi di

decentramento presenti in moltissimi Stati contemporanei e la scelta fra i due modelli non può

essere ricondotta solamente a ragioni di pura tecnica giuridica, ma piuttosto a considerazioni di ordine sociale, economico, culturale, politico e geografico.

Infatti alcuni aspetti. quali l'esistenza tra la popolazione di un forte senso di appartenenza a

specifiche zone del territorio oppure all'intero Stato (il cosiddetto sentimento dell'unità

nazionale). la distribuzione più o meno omogenea della ricchezza tra le varie "parti" dello

Stato, la capacità degli stessi partiti politici di poter rappresentare gli interessi dello Stato nel

suo complesso oppure di essere rappresentanti di aspetti e privilegi strettamente locali.

finiscono per essere profili di valutazione decisivi nella decisione della forma dello Stato.

Non è certo un caso se in Italia si discute, ormai da anni, se riformare l'intero impianto

costituzionale oppure attribuire, nell'ambito della Costituzione già presente, più poteri e più competenze, sia in termini di autonomia sia di partecipazione, alle Regioni.

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Sitografia:

http://www.treccani.it/scuola/lezioni/storia/la_repubblica_italiana.html

http://www.ilpost.it/2016/05/23/referendum-ottobre/#steps_0

http://www.panorama.it/news/politica/senato-come-cambia-dieci-punti/#gallery-0=slide-4