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vol31viii2011

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PER FAR USCIRE IL CAPITALISMO DALLA CRISI UN MASSACRO SOCIALE SENZA PRECEDENTI Sollevare la piazza per abbattere il massacratore sociale

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Page 1: vol31viii2011

Con l'avallo attivo di Napolitano, nuovo Vittorio Emanuele IIIPER FAR USCIRE IL

CAPITALISMO DALLA CRISIUN MASSACRO SOCIALE

SENZA PRECEDENTISollevare la piazza per abbattere il massacratore sociale

Il 12 agosto, con il pretesto ufficiale di frenare la nuova ondata di crolli borsistici e di rispondere alle richieste della Banca centrale europea di un intervento urgente sui nostri conti pubblici, il Consiglio dei ministri ha approvato una nuova stangata antipopolare da 45,5 miliardi che anticipa di un anno, dal 2014 al 2013, il pareggio di bilancio perseguito dalla micidiale manovra di lacrime e sangue varata dal governo il 30 giugno scorso e approvata a tempo di record il 15 luglio dal parlamento nero, grazie anche alla resa incondizionata dell' “opposizione” sollecitata e ottenuta da Napolitano.

Una manovra-bis da 20 miliardi nel 2012 e 25,5 per il 2013, secondo quanto dichiarato da Berlusconi e Tremonti, che anche stavolta non tocca minimamente i patrimoni e le rendite dei ricchi e i privilegi della “casta” dei politicanti borghesi, per scaricare invece i costi della crisi del sistema capitalistico solo sulle spalle dei lavoratori e delle masse popolari. Ma che anzi aggiunge nuove e ancor più odiose misure antipopolari a quella precedente, che costeranno in media, secondo le associazioni dei consumatori, ben 1.365 euro a famiglia, allargando e aggravando il massacro sociale portato avanti sistematicamente dal governo neofascista del neoduce Berlusconi.

Altrettanto infame e anticostituzionale è il tentativo del governo di utilizzare la manovra e sfruttare il pretesto della crisi finanziaria e l'ombrello della UE per regolare i conti con la CGIL e dare un colpo demolitore decisivo ai diritti sindacali e politici dei lavoratori, inserendo tra le pieghe del provvedimento quelle misure liberticide e fasciste, come la libertà di licenziamento e la soppressione delle ricorrenze della tradizione proletaria e antifascista (25 Aprile, 1° Maggio, 2 giugno), che non era riuscito finora ad imporre per altra via: parliamo dell'articolo 8 del decreto governativo, che trasforma in legge erga omnes, cioè valida per tutti, gli effetti dell'accordo capitolazionista dello scorso 28 giugno sui contratti e la rappresentanza sindacale (firmato arbitrariamente anche dalla segreteria della CGIL), con la possibilità, nei contratti aziendali, di derogare dai contratti nazionali e dalle disposizioni di legge, compreso lo Statuto dei lavoratori.

Anche stavolta il nuovo Vittorio Emanuele III, Napolitano, spalleggiato peraltro dal governatore uscente di Bankitalia, nonché futuro presidente della Banca centrale europea (BCE), Draghi, ha giocato un ruolo fondamentale per il varo in tempi rapidi della manovra, al punto da interrompere le vacanze, mentre la crisi infuriava nei mercati finanziari, per convocare Letta, Tremonti,

Bersani e Casini al Quirinale e sollecitare ai primi due un immediato intervento del governo, e ai due leader dell' “opposizione” quel clima di “coesione”, in nome dei superiori interessi nazionali, che ormai va invocando ad ogni piè sospinto e che ha richiamato con enfasi anche al meeting di Comunione e liberazione, dove ha ricevuto un'accoglienza trionfale.

Quanto al massacratore sociale in capo, Berlusconi, da quel macellaio che è, dopo aver appena affondato i denti nella carne viva dei lavoratori e delle masse popolari, si è messo a piangere le classiche lacrime di coccodrillo, facendo finta di non aver voluto lui la stangata, ma di esservi stato costretto unicamente dai “mercati” e dalla BCE.

Contro la manovra del governo, anche e soprattutto sotto la pressione della FIOM e della base sindacale, la segreteria della CGIL si è decisa a proclamare uno sciopero generale di 8 ore per il prossimo 6 settembre, ferocemente attaccato da governo, Confindustria e sindacati collaborazionisti, sciopero che invece noi appoggiamo e invitiamo tutti a sostenere. Bisogna anzi parteciparvi in massa anche per alzarne il livello rivendicativo e politico antigovernativo. In questo quadro salutiamo con favore la decisione dei sindacati di base, tra cui Usb, Orsa, Cib-Unicobas, Usi, Sicobas, Snater e Slaicobas, di indire anch'essi lo sciopero di 8 ore nella stessa giornata, ma sulla base di una piattaforma che unisce alla lotta “contro le manovre del governo e le politiche dell'Unione europea che vogliono tutelare le banche e la finanza”, anche quella “contro il patto sociale e l'attacco ai diritti dei lavoratori”.

I lavoratori, le masse popolari e tutti i sinceri democratici e antifascisti, non devono delegare questa cruciale e irrinunciabile battaglia all' “opposizione” parlamentare di cartone, che non solo non chiama alla lotta nelle piazze per affossare il decreto del governo, ma auspica al massimo una schermaglia strettamente parlamentare per “modificarlo” (sempre ammesso che il governo non chiuda subito la partita col voto di fiducia).

Quel che occorre invece, è sollevare la piazza, per affossare del tutto la micidiale stangata del governo e abbattere il massacratore sociale, Berlusconi. Solo con la lotta di piazza e un nuovo 25 Aprile sarà possibile buttare giù il nuovo Mussolini e stroncare il suo tentativo di far pagare la crisi finanziaria del capitalismo ai lavoratori e alle masse popolari e usarla come una leva per attuare il suo disegno piduista e golpista di controriforma neofascista, presidenzialista e federalista della Costituzione.

(Estratti del’articolo de "Il Bolscevico", organo del PMLI, n. 31/2011)

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