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LE DISUGUAGLIANZE NEL MONDO

Disuguaglianze nel mondo

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LE DISUGUAGLIANZE

NEL MONDO

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DISUGUAGLIANZA SOCIALE• La disuguaglianza sociale è una differenza (nei

privilegi, nelle risorse e nei compensi) considerata da un gruppo sociale come ingiusta per la potenzialità degli individui della collettività

• Una differenza oggettivamente misurabile e soggettivamente percepita.

• Bisogna distinguere la differenza e disuguaglianza sociale. Se la prima è il contrario del concetto di assimilazione, la seconda corrisponde all'esatto contrario di uguaglianza sociale.

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DISUGUAGLIANZA ECONOMICA

• La disuguaglianza economica o differenze in ricchezza e reddito comprende le disparità nella distribuzione del patrimonio economico (ricchezza del reddito tra gli individui di una popolazione. Il termine, di solito, si riferisce alla disuguaglianza tra individui e gruppi all'interno di una società, ma può anche denotare disuguaglianza tra paesi. La questione della disuguaglianza economica è collegata alle idee di equità, uguaglianza di risultato, e uguaglianza di opportunità.

• La disuguaglianza economica varia tra le società e nei diversi periodi storici: tra strutture o sistemi economici (come capitalismo e socialismo), guerre passate e future, differenze nella capacità degli individui di creare ricchezza, sono tutti fattori in grado di nel generare disuguaglianza economica.

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LA CAUSA• Ci sono molte spiegazioni per la disuguaglianza all'interno delle società. "Il singolo fattore più

importante è stato la crescita della disuguaglianza di compensi e salari. Queste cause sono spesso in relazione tra loro. Tra i fattori riconosciuti che influiscono sulla disuguaglianza economica troviamo:

• maggiore disuguaglianza in compensi e salari– lavoratori con alti livelli di specializzazione guadagnano di più di quelli con

specializzazione bassa o nulla• concentrazione della ricchezza• mercato del lavoro[

– globalizzazione– cambiamenti tecnologici– riforme di politica

• tasse• istruzione• informatizzazione/crescita tecnologica• razzismo• discriminazione sessuale• cultura• modello di sviluppo• preferenze personali rispetto al lavoro, al tempo libero ed al rischio• capacità innate• Nepotismo (E' il modo di favorire un parente nell'acquisizione di un diritto,

un posto di lavoro, ecc., sfruttando le proprie possibilità, se io come capo del personale di un'azienda faccio assumere un fratello o uno zio)

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La schiavitù degli schiavi africani• La schiavitù negli Stati Uniti d'America fu una istituzione

legale esistita nel Nord america per più di un secolo, prima della nascita degli USA nel 1776 e continuata per lo più negli Stati del Sud fino al passaggio del XIII emendamento della Costituzione degli Stati Uniti nel 1865 a seguito della guerra civile. Tale forma di schiavismo consisteva nell'assoggettamento di manodopera acquistata in Africa da mercanti di schiavi per essere utilizzati come servitori e raccoglitori nelle piantagioni delle colonie. Molti schiavi erano africani neri che appartenevano ai bianchi, ma una piccola percentuale di nativi americani e di neri liberi possedevano schiavi ed alcuni di questi lavoratori forzati erano bianchi. Lo schiavismo prese molto piede nelle zone in cui vi erano terreni molto fertili adatti per vaste piantagioni di prodotti molto richiesti, come tabacco, cotone, zucchero e caffè. Gli schiavi si occupavano manualmente di arare e raccogliere in questi vasti campi.

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LO SCHIAVISMO IN EUROPA• In Europa, lo schiavismo ebbe sempre ferventi oppositori, tuttavia, questa

pratica rimase legale fino al XVIII secolo (e in molti paesi anche più a lungo). La prima potenza coloniale a proclamare l'abolizione dello schiavismo e a impegnarsi attivamente per contrastare la tratta degli schiavi fu l'Inghilterra, anche se in precedenza la Francia rivoluzionaria aveva concesso (e poi con Napoleone revocato) l'emancipazione degli schiavi e l'abolizione della schiavitù, del code noire e di altre pratiche di discriminazione a danno di neri liberi e mulatti. Certamente l'Inghilterra traeva dall'abolizione della schiavitù anche un vantaggio politico, in particolare ai danni della Francia napoleonica che, appunto, aveva ristabilito la schiavitù nelle sue colonie. La lotta allo schiavismo, secondo alcuni, fu usata anche come pretesto dagli europei per la loro espansione coloniale in Africa. Alla fine del XIX secolo, tutta l'Africa era stata spartita in colonie e praticamente tutti i regimi coloniali avevano imposto l'abolizione della schiavitù.

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LO SFRUTTAMENTO MINORILE• Lo sfruttamento minorile è: 

• lavoro a tempo pieno in età troppo giovane• lavoro troppo pericoloso per la salute e che

comporta stress fisico e psicologico• lavoro con salario inadeguato• lavoro che impedisce l'accesso alle istituzioni

scolastiche• lavoro che priva ogni bambino dall'autostima e

dalla dignità.• Questo problema è una piaga che interessa quasi tutti i paesi del

mondo dall'antichità fino a oggi perché strappa il bambino dal suo mondo trapiantandolo in quello degli adulti: infatti ogni bambino ha esigenze diverse da quelle di un adulto. I fanciulli hanno bisogno di protezione e di cure, fiducia da parte della madre e del padre, i quali gli danno certezze. Inoltre un altro elemento indispensabile e fondamentale per il processo di crescita del bambino, è il gioco. 

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LA SUA STORIA• La storia dello sfruttamento del lavoro minorile: l'espressione lavoro minorile è oggi

utilizzata per definire l'impiego di minori in generale, specialmente per lavori che potrebbero interferire con la loro educazione o danneggiare la loro salute. L'utilizzo di manodopera minorile non fu considerato un problema sociale fino alla Rivoluzione industriale, che introdusse diversi tempi e ritmi di lavoro, mutandone completamente l'organizzazione. Poiché la Gran Bretagna fu la prima a sperimentare la Rivoluzione industriale, essa fu anche la prima a manifestare particolari problemi di lavoro minorile nella produzione industriale. Alla fine dell'ottavo secolo, i possessori di cotonifici raccoglievano gli orfani e i figli di famiglie povere in tutto il paese, utilizzandoli in cambio del semplice mantenimento; in alcuni casi, fanciulli di cinque e sei anni erano costretti a lavorare dalle tredici alle sedici ore al giorno. Le cattive condizioni imposte ai fanciulli poveri ben presto si generalizzarono. I risultati erano l'analfabetismo, l'ulteriore impoverimento di famiglie già povere e una moltitudine di fanciulli ammalati e storpi. Dopo il 1878 entrò in vigore, in Gran Bretagna, la prima legislazione significativa che vietava ai bambini minori di dieci anni il lavoro e ai datori la riduzione di utilizzo di fanciulli tra i dieci e i quattordici anni.

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LA SUA STORIA• La storia dello sfruttamento del lavoro minorile: l'espressione lavoro

minorile è oggi utilizzata per definire l'impiego di minori in generale, specialmente per lavori che potrebbero interferire con la loro educazione o danneggiare la loro salute. L'utilizzo di manodopera minorile non fu considerato un problema sociale fino alla Rivoluzione industriale, che introdusse diversi tempi e ritmi di lavoro, mutandone completamente l'organizzazione. Poiché la Gran Bretagna fu la prima a sperimentare la Rivoluzione industriale, essa fu anche la prima a manifestare particolari problemi di lavoro minorile nella produzione industriale. Alla fine dell'ottavo secolo, i possessori di cotonifici raccoglievano gli orfani e i figli di famiglie povere in tutto il paese, utilizzandoli in cambio del semplice mantenimento; in alcuni casi, fanciulli di cinque e sei anni erano costretti a lavorare dalle tredici alle sedici ore al giorno. Le cattive condizioni imposte ai fanciulli poveri ben presto si generalizzarono. I risultati erano l'analfabetismo, l'ulteriore impoverimento di famiglie già povere e una moltitudine di fanciulli ammalati e storpi. Dopo il 1878 entrò in vigore, in Gran Bretagna, la prima legislazione significativa che vietava ai bambini minori di dieci anni il lavoro e ai datori la riduzione di utilizzo di fanciulli tra i dieci e i quattordici anni.

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CRISI• La crisi economica ha ridimensionato l'impegno dei governi a

eliminare il fenomeno entro il 2016, come previsto dall'ultimo piano d'azione dell'ILO. Pertanto l'Organizzazione in questa giornata rinnova l'esortazione a intervenire presto e in modo radicale, perché impegnare bambini e ragazzi nel lavoro anziché mandarli a scuola non è solo moralmente inaccettabile, ma è anche economicamente svantaggioso. Le occupazioni pericolose portano ad ammalarsi presto e più facilmente, causando un costo sociale considerevole. Inoltre, sostituendo la scuola con il lavoro, si abbassano i livelli di istruzione e questo, nel lungo periodo, non può che incidere negativamente sulla produttività di tutto il paese.