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how to gro the yellow melon
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REGIONE SICILIANAASSESSORATO AGRICOLTURA E FORESTE
SEZIONE OPERATIVA DI ASSISTENZA TECNICAE DIVULGAZIONE AGRICOLA N. 83
P A C E C O
IL MELONE GIALLONEL TERRITORIO DELLA S.O.A.T. 83
Realizzato dai tecnici
Dr. Agr. Parrinello Anna MariaDott. Pizzo Antonio
Per. Agr. Amato AngeloPer. Agr. Cardella Cataldo
Funzionario Responsabile SOAT n° 83Dott. Agr, Raineri Rosaria Rossella
Via V. Catalano, 31 - Tei. 0923/882967 - Fax 0923/881777Mail-box Soat83 @ regione. Sicilia, it
INTRODUZIONE
II territorio della SOAT n. 83 di Paceco, comprende i comuni di Trapani,Paceco, Erice, Valderice, Pantelleria e Favignana.
L'orticoltura di piano campo, con una superficie di 1.812 ha e circa 1.500aziende orticole ricadenti principalmente nei comuni di Trapani, Paceco e, inminor misura, Erice e Valderice, riveste un ruolo importante sia sotto l'aspet-to economico che sociale.
Il melone d'inverno (var. Inodorus), nella tipologia a buccia gialla, rappre-senta una coltura tipica del territorio, dove trova condizioni pedoclimatichefavorevoli ed occupa attualmente circa il 40% della superficie orticola dellaSOAT.
Viene coltivato in asciutto o con qualche irrigazione di soccorso e attual-mente interessa una superficie di circa 700 ha con punte di circa 1300 ha nel1998.
La produzione è compresa tra 150.000-200.000 q pari a una PLV di 6-8miliardi di lire.
La Sezione Operativa da diversi anni si è occupata di questa coltura con l'o-biettivo di migliorare la qualità del prodotto e la redditività della coltura.
Il presente opuscolo divulgativo nasce dall'esigenza di fornire uno stru-mento utile agli operatori del settore.
Il Funzionario ResponsabileDott. Agr. Rosaria R. Raineri
CARATTERISTICHE PEDOCLIMATICHE DEL TERRITORIOL'area di competenza della Sezione Operativa n. 83 di Paceco dal punto di
vista orografico si presenta abbastanza movimentata, con una vasta zona pia-neggiante, una zona interna caratterizzata da colline e valli a lieve pendio e unaristretta zona montuosa con il Monte di Erice (m 756 s.l.m.) e Montagna Gran-de (m751 s.l.m.).
Il clima può definirsi semiarido, con piovosità media annua che si attestaintorno a 500 mm e con una distribuzione concentrata nei mesi che vanno dasettembre a febbraio. Normalmente il periodo piovoso è quello autunnale e ilmese più piovoso risulta mediamente il mese di dicembre.
La temperatura media annua è di 13°C, mentre la temperatura minima nonscende quasi mai sotto gli 4 °C; i valori minimi assoluti sono sempre sopra lozero mentre i valori massimi assoluti superano i 40°C. Il mese più freddo è ingenere febbraio, mentre il mese più caldo è normalmente agosto.
La natura dei terreni è varia, prevalgono i terreni argillosi o tendenzialmenteargillosi, ben dotati di elementi nutritivi. Detti terreni sono i Regosuoli, cioèterreni che si evolvono da rocce argillose con un contenuto di argilla del 40-45%, e i Vertisuoli, suoli di notevole spessore e uniformità caratterizzati daprofonde crepacciature nei periodi estivi. Complessivamente sono terreni areazione sub-alcalina, con elevata dotazione di potassio e scarso contenuto disostanza organica e fosforo.
Nella fascia litoranea sono presenti le cosiddette Terre rosse, terreni piùsciolti, permeabili e non molto fertili.
STORIA DELLA COLTURALa coltivazione del melone giallo, ha le sue origini più antiche nel territorio
di Paceco. Negli anni si è andato diffondendo in diversi comuni della SiciliaOccidentale ricadenti nelle provincie di Trapani, Palermo e Agrigento, rag-giungendo una superficie di circa 5.000 ha, che pone la Sicilia prima regioneproduttrice.
Agli inizi del 1600 la sua coltivazione era diffusa, tanto che nel testo di G.Monroi del 1609 "Storia di un borgo feudale del seicento" si dice che "questagente avesse la specialità della coltivazione dei melloni".
Nel libro di A. Genovese (1860-1923) "Paceco un comune agricolo dellaSicilia Occidentale" si riporta che Paceco oltre alla coltura estensiva dei cerea-li presentava per larghi tratti alberi di olivo, vigneti e distesi campi di melone.
La coltura, inizialmente coltivata per uso domestico, ha assunto negli anni unadiffusione e una importanza economica sempre maggiore, raggiungendo la mas-sima espansione dalla metà degli anni '70 alla metà degli anni '80, successiva-mente si è avuta una forte riduzione della superficie per problemi di ordine agro-nomico e commerciale.
CARATTERISTICHE BOTANICHE
II melone giallo (Cucumis melo L. varietà Inodorus), detto anche meloned'inverno, si contraddistingue dai cosiddetti meloni estivi (var. cantalupensis ereticulatus) per la possibilità di essere conservato per un lungo periodo.
E' una Cucurbitacea annuale a ciclo primaverile estivo, con apparato radi-cale fittonante ed espanso, capace di raggiungere elevate profondità e di rami-ficarsi oltre i 2 metri.
Ha un portamento strisciante con steli angolosi e ramificazioni di diversoordine che possono raggiungere i 5 metri.
Le foglie presentano una struttura dei tessuti e un sistema stomatico di faci-le chiusura in caso di stress, capace di consentire alla pianta di adattarsi all'am-biente caldo-arido.
Normalmente presenta fiori ascellari maschili e femminili.I migliori frutti si ottengono dai fiori femminili portati dalle ramificazioni
secondarie e terziarie.I fiori maschili compaiono per prima e rimangono aperti per circa un gior-
no mentre i fiori femminili compaiono circa una settimana dopo, e rimangonorecettivi per 2-3 giorni, con aperture mattutine limitate per 4-6 ore.
L'impollinazione è eterogama, prevalentemente affidata a insetti impollina-tori come api e bombi.
II frutto è una bacca corticale detta peponide, costituito dall'esterno versol'interno dall'epicarpo, dal mesocarpo (la parte esterna insieme all'epicarpocostituisce la buccia e la parte interna la polpa) e infine l'endocarpo costituitoda tessuto placentare spugnoso, che forma una cavità in cui sono inseriti i semi.Questi, sono ellittici schiacciati con peso di 1000 semi pari a 30-50g.
Nella crescita del frutto si possono distinguere tre fasi:- nella prima fase, di circa 10 giorni dopo la fecondazione, si ha una rapida
crescita;- una seconda fase, di circa una settimana, in cui il frutto raggiunge la metà
del suo sviluppo;- una terza fase, in cui la velocità di crescita diminuisce (circa 30 giorni dalla
fecondazione) e il frutto raggiunge il 98% del suo sviluppo. Negli ultimi 10giorni entra in maturazione, cioè si ha un aumento degli zuccheri e del teno-re di etilene.Il contenuto zuccherino è influenzato dalle caratteristiche pedoclimatiche
del territorio e dalla varietà e varia da 8 al 15% con un minimo per la com-mercializzazione del 10%.
Il melone invernale presenta un accumulo degli zuccheri molto precoce percui può essere raccolto anche 10-15 giorni prima della completa maturazione.
ESIGENZE AMBIENTALI
II melone d'inverno predilige terreni profondi, ricchi di sostanza organica ecolloidi minerali. Si adatta ai suoli argillosi, se ben preparati e soprattutto bencoltivati durante la stagione estiva, per evitare le crepacci ature che provocanolesioni all'apparato radicale.
La coltura ha elevate esigenze termiche che più dettagliatamente vengonoriportate in tabella.
Parametri pedologici Valori ottimaliTessitura Medio impasto tendenti all'argillosoProfondità Predilige terreni profondiPH 6 - 7,5 (Tollera i suoli leggermente calcarei)Salinità Inferiore a 2,2 mS/cm di ECe
Parametri climatici Valori ottimaliTemperatura di germinazione 20 - 30 °C (Temp. min. 15 °C)Temperatura di crescita 1 8 - 2 0 ° C la notte
25-30 °C il giornoTemperatura del terreno 18 - 20 °C (Si avvantaggia della pacciamatura)Temperatura all'impollinazione 20 °C (Temp. basse hanno effetto femmi-
nilizzante)Temperatura di maturazione 25 - 30 °CTemperatura minima letale -2 °CTemperatura massima > 35 °C arresto dell'attività fisiologica
VARIETÀ COLTIVATE
L'ecotipo locale "Cartucciaro", melone d'inverno a buccia gialla, venivacoltivato fino agli inizi degli anni '80, periodo in cui sono stati introdotte nuo-ve varietà ed ibridi F1. Questo ha comportato, a causa dell'elevata allogamiadella specie, un processo di inquinamento delle sue caratteristiche.
Ecotipo locale Cartucciaro Tipologia Amarillo
Le varietà ibride, si sono affermate perché più produttive e per la loro resi-stenza genetica a diversi patogeni (oidio, peronospora, fusarium, alternaria).
Attualmente la cultivar più diffusa e rappresentata dall'Helios che interes-sa circa il 60% della superficie melonicola complessiva della SOAT.
L'Helios si è diffuso nei primi anni del '90, incontrando il favore del pro-duttore e del consumatore, in virtù della sua precocità, pregiate caratteristicheorganolettiche, resistenza al trasporto e per la pezzature media (1,5-2 kg).
Il 20% della superficie a melone è investita con gli ibridi Incas, Ramado evarietà tipologia Amarillo. La restante superficie interessa diverse varietà aminore diffusione.
Di seguito si riportano le principali caratteristiche delle varietà maggior-mente diffuse.
Tipologia Amarillo (Ditte diverse)
Questa tipologia comprende le varietà Amarillo: oro, special, mondo, Sele-zione Ortolani, Selezione GEAS, ecc. Dette varietà sono caratterizzate da pian-ta vigorosa con fogliame di colore verde chiaro ed elevata produttività. Fruttodi pezzatura grossa e di forma oblunga. Buccia di colore giallo ocra e di aspet-to poco rugoso. Polpa di colore bianco, molto consistente, compatta e con ele-vato tenore zuccherino.
Helios (Clause)
Pianta a maturazione precoce e scalare con grande potenziale produttivo.Frutto tondo ovaleggiante sul tipo Giallo Canaria, di pezzatura uniformemedio-grossa e grado zuccherino elevato. Adatto per le coltivazioni di pienocampo anche in regime asciutto. Sensibile all'oidio.
Helios Helios - Sezione di frutto
Dorai (Peto seed)
Ibrido sul tipo Amarillo-Canaria, a ciclo medio, da consumarsi subito dopola raccolta. Il frutto è di forma ovale con buccia di colore giallo-oro intenso, diaspetto poco rugoso e senza suture. Frutti di grossa pezzatura con polpa bian-ca, grado zuccherino elevato e cavità placentare di dimensioni medio-piccola.
Dorai Dorai - Sezione di frutto
Indalico (Fyto)Pianta molto vigorosa a fogliame ampio; frutti ellittici di grossa pezzatura.
Buccia dura, liscia, di colore giallo. La polpa, di colore bianco tendente al ver-de è succosa e dolce, con il 15,5 % di zuccheri. Presenta un ciclo precoce, conbuona capacità di conservazione e molto adatto ai trasporti. Si dimostra resi-stente all'oidio.
Indalico Indalico - Sezione di frutto
Amarillo n. 7 (Fyto)Ibrido del tipo Amarillo-oro, a ciclo medio precoce, si adatta bene alla col-
tivazione di pieno campo sia in asciutto che in irriguo. Frutto di forma oblun-ga con buccia di colore giallo intenso e di aspetto rugoso. La polpa è biancacon grado zuccherino di 11% e cavità placentare di medie dimensioni.
Amarillo n.7 Amarillo n.7- Sezione di frutto
ISI 010 (ISI)
Ibrido del tipo Amarillo oro a ciclo precoce, resistente a Fusarium e Oidio.Pianta di buon vigore, coprente, di elevata fertilità. La buccia rugosa, di colo-re giallo intenso è resistente alle manipolazioni. La polpa, di alto grado zuc-cherino, presenta buone caratteristiche organolettiche; la cavità placentare èmolto ridotta.
ISI 010 ISI 010-Sezione di frutto
Incas (Clause)
Pianta a maturazione molto precoce con elevata potenzialità produttiva,frutto simile alla cv Helios ma meno rugoso, pezzatura uniforme, medio gros-sa. Si adatta bene a coltivazioni di pieno campo sia in asciutto che in irriguo.Resistente a Fusarium ed è altamente tollerante all'Oidio.
Ramado (Asgrow)
Tipologia rugoso di Cosenza-Amarillo oro. Pianta vigorosa, adattabile allecondizioni di coltivazione senza irrigazione. Alta produttività e ciclo medio-precoce.
Frutto rugoso, con pezzatura medio grossa. La polpa di colore bianco ver-dastro è dotata di grado zuccherino elevato ed ottima conservabilità. Resistentea Fusarium 0,1. Utilizzabile sia per il mercato fresco che per la conservazioneper lunghi periodi.
CARATTERISTICHE VARIETALI
VARIETÀ' PIÙ' DIFFUSE
VARIETÀ'
TipologiaAmarillo*
Helios
Dorai
Indalico
Amarillo n.7
Incas
ISI 010
Ramado
Ditta
Sement.
Varie
Clause
Petoseed
Fyto
Fyto
Clause
ISI
Asgrow
Ciclo
Tardivo
Precoce
Medio
Precoce
MedioprecoceMolto
precoce
Precoce
Medioprecoce
Forma
Oblunga
Tondoovaleggiante
Ovale
Ovale
Oblunga
Tondoovaleggiante
Tondoovaleggiante
Oblunga
Pezzatura
Grossa
Mediogrossa
Grossa
Mediogrossa
Grossa
MediogrossaMediogrossaMediogrossa
Colorebuccia
Giallo
GiallointensoGiallointenso
Giallo
Giallointenso
Giallo
Giallointenso
Giallo
Aspettobuccia
Pocorugoso
Rugoso
Pocorugoso
Liscio
Rugoso
Pocorugoso
Rugoso
Rugoso
Polpa
Bianca
Bianca
Bianca
Biancatendenteal verde
Bianca
Bianca
Bianca
Biancoverdastra
Resist.
Toller
-
Fusar.0,2
OidioFus..2
Oidio
OidioFusar.OidioFusarOidioFusar
Fusar.0,1
VARIETÀ' POCO DIFFUSE
VARIETÀ'
Rugoso diCosenza*
Biga
Mesol
Ktion(Ex My 257)
Marzio(Ex My 260)
13092 HY
Utopia
Grecale
Dittasementiera
SAIS
Fyto
Fyto
S & G
S & G
Asgrow
ISI
SAIS
Ciclo
Tardivo
Moltoprecoce
Moltoprecoce
Medioprecoce
Precoce
Precoce
Medioprecoce
Precoce
Forma
Ovaleallungata
Ellittico
Ovale
Ovale
Ovale
Tondoovale
Tondoovaleggiante
Ovale
Pezzatura
Grossa
Mediogrossa
Media
Medio
grossa
Medio
grossaMediogrossa
Grossa
Grossa
Colorebuccia
Gialloocra
Verdecon
macchiescure
Giallo
Giallo
Giallo
Giallo
Giallointenso
Gialloocra
Aspettobuccia
Moltorugoso
Lisciocon
suture
Liscia
Pocorugoso
Pocorugoso
Rugoso
Rugoso
Moltorugoso
Polpa
Bianca
Biancacroccante
Biancatendenteal verde
Biancocrema
Biancocrema
Biancoverdastra
Biancocroccante
Biancacompatta
Resist.Toller
-
Oidio
Oidio
Fusar.0,1,2OidioFusar.0,1,2oidio
Oidio
Fusar0,2
oidio
OidioFusar.0,1,2
*Varietà standard
PROPRIETÀ NUTRIZIONALIII melone è un frutto con elevato contenuto in vitamine e sali minerali, con
notevoli virtù salutistiche. Infatti, ha proprietà rinfrescanti, diuretiche, anti-coagulante ed antireumatiche.
Il melone d'inverno ha un valore energetico modesto, pari a 20-40 kcal perl00g di prodotto edule, in rapporto al basso contenuto proteico ed in acidi grassi.
Il valore nutrizionale invece è considerato elevato per la presenza di zuc-cheri diversi e per l'apprezzabile contenuto in vitamine e sali minerali.
Si raccoglie nei mesi di luglio, agosto e settembre, si consuma da luglio adicembre sia come antipasto che come dessert.
Valori nutrizionali(Valori medi per 100 g di prodotto edule)
Energia kcal 33Proteine 0,5 gVitamine B 1 - B 2 - P P - A - CCarboidrati 4,9 gGrassi 0,2gMinerali Na - K - Fe - Ca - P
(Fonte I.N.N. ROMA)
CARATTERISTICHE QUALITATIVEI fattori che influenzano la qualità sono diversi come la varietà, fattori
ambientali, metodi di coltivazione, natura del terreno, pacciamatura, nutrizio-ne minerale, disponibilità idriche, stadio di maturazione e modalità di conser-vazione.
La qualità organolettica è sostenuta dal rapporto tra contenuto in zuccheried acidità; tuttavia le analisi fisico-chimiche non possono completamentesostituire i test sensoriali.
II contenuto zuccherino (saccarosio, fruttasio e glucosio) è molto influen-zato dall'ambiente di coltivazione ed è un carattere genetico.
Il parametro oggettivo della maturazione dei meloni è il contenuto in zuc-cheri (grado Brix), detto valore deve essere maggiore del 12% per assicurareun elevato valore gustativo (ottimo 14%). Un contenuto zuccherino compresotra 10 e 12 % garantisce un valore gustativo accettabile, al di sotto del 10% ifrutti non sono commerciabili.
La parte più interna della polpa (zona carpellare) è in media del 25% piùzuccherina rispetto al valore medio dell'intero frutto.
Le caratteristiche fondamentali per la valutazione commerciale sono: laresa in prodotto utile (spessore buccia, spessore polpa, ampiezza cavità pla-
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centare), l'indice tenderometrico (grado consistenza polpa da 0,5-1,5kg/0,5cm2) e il grado rifrattometrico (contenuto zuccheri solubili in °Brix).
Il melone d'inverno ha una elevata conservabilità dei frutti e resistenza aitrasporti; tali caratteristiche dipendono dalla varietà e dalle tecniche di coltiva-zione.
Le produzioni da destinare alla conservazione devono provenire da varietàtardive raccolte prima della completa maturazione. La conservabilità è mag-giore in regime asciutto, mentre si riduce con l'irrigazione, tuttavia non vienecompromessa effettuando una irrigazione di soccorso, nella prima fase diingrossamento dei frutti.
Dai risultati della ricerca (Curatolo G. e Incalcaterra G.,1996) risulta chedopo tre mesi di conservazione post raccolta la cv. Helios mantiene il 70% deifrutti mentre l'ecotipo Cartucciaro il 90% dei frutti.
Per soddisfare le esigenze di mercato e dei consumatori i frutti devono esse-re di pezzatura medio-piccola (1,5-2 kg), con elevato contenuto zuccherino edelevata percentuale di parte edule.
Rilevamento dei gradi Brix, rifrattometro
II Cartucciaro, particolarmente adatto ad essere coltivato nella zona, si pre-sta per le sue caratteristiche a produzioni di nicchia, per la sua lunga conser-vazione può essere immesso sul mercato fino alla seconda decade di dicembre.
La salvaguardia di questo ecotipo è importante in quanto costituisce prezio-sa fonte per il miglioramento genetico.
TECNICA COLTURALE
Preparazione del terrenoLa preparazione del terreno, così come le successive lavorazioni, assume
particolare importanza quando il melone viene coltivato in asciutto e su suolitendenzialmente argillosi.
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Normalmente si esegue un'aratura profonda circa 35-40 cm in estate conbivomere, al fine di aumentare la capacità di campo, di migliorare la strutturadel suolo e di favorire l'approfondimento delle radici.
Subito dopo le prime piogge autunnali iniziano le lavorazioni superficiali, innumero di 4-5, fino al momento dell'impianto della coltura.
Queste lavorazioni servono ad amminutare il terreno, controllare le infe-stanti che scalarmente vanno emergendo e, nello stesso tempo, favorire la pene-trazione dell'acqua piovana.
ConcimazioneNell'effettuare la concimazione è opportuno tenere conto del regime di col-
tivazione seccagno o irriguo, della natura del suolo e dell'andamento climatico.Per produrre un quintale di prodotto, il melone d'inverno asporta i seguenti
quantitativi espressi in kg/ha: 0,3N - 0,1 P2O5 e 0,5 K2O .Nell'ordinarietà, viene effettuata una concimazione in pre-impianto (febbraio)
su tutta la superfìcie con concimi complessi apportando mediamente i seguentielementi fertilizzanti espressi in kg/ha: 50 N, 60 P2O5 e 80 K2O in regime asciut-to, mentre in irriguo tali valori sono aumentati di 10 unità fertilizzanti.
Per una produzione in asciutto di 100 q/ha, si consiglia di effettuare una con-cimazione in pre-impianto (febbraio) apportando i seguenti elementi fertiliz-zanti espressi in kg/ha: 60 N - 100 P2O5 - 100 K2O.
Nelle coltivazioni in irriguo è utile un ulteriore apporto di elementi fertiliz-zanti in ragione di 60 N - 80 K2O kg/ha da distribuire in fertirrigazione.
Da considerare che apporti eccessivi di uno o più elementi nutritivi favori-scono squilibri nutrizionali, eccessiva vigoria che comporta maggiore suscetti-bilità alle malattie e peggioramento qualitativo dei frutti.
I concimi fogliari sono consigliabili solo in particolari condizioni di stress odi microcarenze manifeste.
Pacciamatura
Macchina pacciamatrice Terreno pacciamato Condensa sotto pacciamatura
La pacciamatura viene eseguita impiegando film di polietilene trasparentelargo 1,10-1,20 m e spesso 0,05 mm, steso meccanicamente prima del trapian-to o all'atto del trapianto.
Tale tecnica consente di limitare le perdite di acqua per evaporazione dalsuolo, consentendo una migliore alimentazione idrica della pianta e quindiminori stress, con vantaggi sia sulla qualità che sulla quantità dei frutti. Inol-tre, le piante presentano ritmi di crescita più intensi rispetto al suolo nudo.
Da esperienze effettuate dalla Sezione Operativa di Paceco, sull'impiegcdella pacciamatura con film di PE trasparente a confronto con film di PE neree con il terreno nudo, si è evidenziato che il film di PE trasparente fornisce unanticipo di maturazione di circa 20-30 giorni rispetto al suolo nudo, consentedi ottenere maggiori rese unitarie e di migliorare la qualità dei frutti.
Il film di PE nero comporta un ritardo del ciclo produttivo, nelle prime fasidi sviluppo delle piante, quasi annullato in fase di raccolta.
La pacciamatura favorisce lo sviluppo superficiale dell'apparato radicale,esplorando la parte di suolo più fertile e meglio aerata, preservandolo da even-tuali traumi causati dalle lavorazioni superficiali.
Inoltre, garantisce una migliore riuscita delle semine in quanto mantiene nelsuolo l'umidità necessaria per la germinazione ed emergenza delle plantule.
Naturalmente questa pratica ha un costo non trascurabile per cui è consi-gliabile nelle zone che per condizioni pedoclimatiche si prestano alla coltiva-zione precoce.
E' indispensabile l'applicazione della raccolta e riciclaggio del materialeplastico a fine coltura per evitare effetti negativi sull'ambiente.
Macchina per raccolta polietilene Polietilene raccolto con la macchina
Scelta varietaleLa scelta della varietà da impiegare deve tenere conto della precocità, il gra-
do zuccherino, la resistenza dei frutti alle spaccature e la resistenza della pian-ta a stress ambientali e alle malattie. Inoltre, è importante considerare la resi-stenza ai trasporti, alle manipolazioni e la tenuta in post-raccolta.
E' importante conoscere le caratteristiche varietali al fine di valorizzare lerisorse ambientali, soddisfare le specifiche esigenze aziendali e quindi ricava-re un maggiore utile.
Scelta del seme o delle piantineII seme impiegato deve essere di sicura provenienza e deve avere una
germinabilità minima del 75 %.Quando si intende utilizzare seme prodotto nella propria azienda, è oppor-
tuno nella scelta dei frutti, selezionare piante non infestate da parassiti e chemanifestino i caratteri tipici della varietà. Detto seme, prima di essere utiliz-zato per la semina, deve essere conciato con carbendazim o altri principi atti-vi similari per controllare eventuali presenze di patogeni. Per le varietà ibrideè sconsigliabile utilizzare seme riprodotto in quanto non si ha il mantenimen-to delle caratteristiche varietali di partenza.
Piantine provenienti da vivaio Piantina al momento del trapianto
Le piantine con pane di terra devono provenire da vivai autorizzati dall'Os-servatorio Regionale delle Malattie delle Piante e quindi essere provvisti di pas-saporto delle piante CEE che garantisce la condizione sanitaria del materiale.
Al momento del trapianto, le piantine devono trovarsi allo stadio di duefoglie vere con la terza appena accennata, in buono stato vegetativo ed in par-ticolare i cotiledoni non devono presentare sintomi di stress (macchie bruna-stre, ingiallimento ecc).
Trapianto o semina
Semina su pacciamatura Coltivazione su terreno nudo
Il melone d'inverno è una coltura da rinnovo a ciclo primaverile estivo chenormalmente, nel nostro territorio, viene avvicendato al grano ritornando sullostesso appezzamento dopo 3-4 anni, riducendo così il pericolo di infezioni daTracheomicosi.L'impianto della coltura viene effettuato con semina diretta oppure con tra-pianto.
Semina diretta su terreno nudo o pacciamatoTradizionalmente il melone veniva seminato a postarelle, effettuando con la
zappa delle buche in cui si riponevano circa l00g di una miscela di concimisemplici, su cui si versava dell'acqua e si riponevano 7-8 semi che venivanoricoperti con un po' di terra, opportunamente pressata per farla aderire al suo-lo sottostante e al seme.
Nei primi anni del '90 questa operazione è stata resa più agevole perl'introduzione di seminatrici meccaniche realizzate da artigiani locali. Questemacchine distribuiscono contemporaneamente acqua, seme e concime a distan-ze preordinate.
Trapianto meccanico Piantine trapiantate meccanicamente
Trapianto in pieno campo su pacciamaturaAlla fine degli anni '80, grazie anche all'azione divulgativa della Sezione
Operativa, che ha introdotto e diffuso la tecnica del trapianto e della paccia-matura con film di PE trasparente, e all'introduzione delle varietà ibride, lamaggior parte della superficie viene impiantata secondo queste tecniche.
Panoramica di un campo di melone Irrigazione al trapianto
Negli ultimi anni, il trapianto viene effettuato sia manualmente, con l'ausi-lio di un attrezzo artigianale, sia meccanicamente con macchina trapiantatriceo trapianta-pacciamatrice. Contemporaneamente al trapianto viene effettuatauna irrigazione localizzata con 1-2 litri di acqua.
Il trapianto è utile effettuarlo solo su terreno pacciamato in quanto su suo-lo nudo è molto rischioso, soprattutto quando si verificano abbassamenti ter-mici e siccità prolungate.
La pacciamatura, determina un rapido affrancamento delle piantine e unaintensa attività vegetativa che influenza positivamente la precocità, la produt-tività complessiva e la qualità dei frutti.
Le varietà ibride vengono impiegate solo con la tecnica del trapianto inquanto la semina diretta non risulta economicamente valida per l'alto costo delseme. In conseguenza di ciò, al fine di ridurre il costo d'impianto mantenendoil vantaggio della pacciamatura, si va diffondendo la tecnica della seminadiretta su terreno pacciamato con film di PE trasparente, riponendo 4-5 semi,delle varietà standard, a postarella su terreno precedentemente concimato.
Epoca d'impianto
La semina viene effettuata dalla prima decade di aprile alla prima decade dimaggio in funzione dell'andamento climatico e della destinazione commerciale.
E' utile ricordare che per la semina occorre che la temperatura del terrenosi stabilizzi intorno a 14 °C .
Il trapianto viene effettuato dalla prima decade di aprile, nella fascia litora-nea, alla terza decade di maggio nell'entroterra.
Non è opportuno anticipare oltre la prima decade di aprile il trapianto poi-ché si potrebbe andare incontro ad arresti di crescita e ritardi di produzione.
Sesto d'impianto
In coltura pacciamata, normalmente viene seguito il sesto di 2,80 m tra lefile e 1 m sulla fila, corrispondente ad una densità di 3.500 piante/ha, sia uti-lizzando piantine che seme.
Su terreno nudo, viene adottato un sesto quadro di 2,20 x 2,20 m con semi-na manuale e un sesto di 2,80 x 1 m con semina meccanica.
La scelta del sesto, otre che essere dipendente dal sistema d'impianto segui-to deve tenere conto della varietà, della disponibilità di attrezzature, impiantid'irrigazione e della suscettibilità varietale.
Lavorazioni meccaniche e manuali
Le lavorazioni superficiali del terreno, effettuate durante il ciclo colturaledel melone giallo, assumono particolare importanza in regime asciutto e susuoli argillosi.
Piantine ottenute da semina meccanica Diradamento
Consistono in ripetute sarchiature, praticate utilizzando idonee sarchiatriciconcepite da artigiani locali, che hanno lo scopo di migliorare l'approvvigio-namento idrico delle piante, riducendo le perdite per evaporazione.
Queste lavorazioni interrompono la risalita capillare ed evitano la forma-zione di crepacciature che facilmente si formano nei nostri terreni tendenzial-mcntc argillosi.
Su colture pacciamate in asciutto o con irrigazione di soccorso vengono ese-guite sarchiature nell'interfilarc, a frequenza settimanale, con notevoli vantag-gi quanti qualitativi.
Nelle coltivazioni a semina diretta si rende necessario il diradamentomanuale delle piantine, allo stadio di 2-3 foglie vere, lasciando una o due pian-te a postarella a secondo del sesto d'impianto utilizzato.
Irrigazione
Tradizionalmente il melone veniva coltivato in regime asciutto mentre nel-l'ultimo decennio si è avuta una progressiva diffusione dell'irrigazione fino adarrivare all'attuale 50% circa della superficie coltivata a melone.
L'irrigazione consente di incrementare la produzione sia per un maggiorpeso unitario dei frutti che per un maggiore numero di frutti a pianta. Normal-mente, è una pratica che viene associata alla pacciamatura in quanto esalta glieffetti positivi della stessa, consentendo di ottenere frutti di maggiore pezzatu-ra e con un più alto contenuto zuccherino.
Il numero di interventi irrigui varia con l'andamento climatico e con ladisponibilità idrica, con un apporto complessivo massimo di 800 mVha.
I consumi irrigui più elevati si verificano nel periodo fioritura ingrossa-mento dei frutti. Nella maggior parte dei casi si effettua una irrigazione di soc-corso consistente in 1 -2 interventi irrigui, nelle prime fasi di crescita dei pepo-nidi (frutto con dimensione di una noce o di una arancia).
Questo tipo d'irrigazione moderata, consente di ottenere un incremento pro-duttivo e di migliorare la qualità dei frutti, senza compromettere la loro con-servabilità.
Il sistema irriguo più diffuso è la microirrigazione con manichetta autocom-pensante posta sotto il film di polietilene o con manichetta forata, posta nel-l'interfila nel caso di coltura su terreno nudo.
Questo metodo irriguo consente un rapido accrescimento, maggiore preco-cità e produzione rispetto altri sistemi irrigui.
Una parte della superficie melonicola è condotta in regime irriguo continuo,su terreno pacciamato, sospendendo gli adacquamenti all'inizio dell'invaia-tura, con un apporto complessivo di acqua di circa 2000 mVha. Questo tipod'irrigazione, consente di aumentare considerevolmente la produttività, rag-giungendo produzioni di 300-350 q/ha, da immettere subito sul mercato.
Irrigazione con manichetta forata Irrigazione con manichetta autocompensante
Eccessivi apporti idrici favoriscono l'insorgere di malattie come le Fusario-si e comportano spaccatura dei frutti, minor contenuto zuccherino e scarsaconservabilità.
DIFESA FITOSANITARIALa difesa fitosanitaria è rivolta principalmente a contenere lo sviluppo del-
l'oidio che rappresenta la crittogama più temibile. Normalmente, trattamentipreventivi a base di zolfo sono sufficienti a controllare questa crittogama,mentre altre volte, soprattutto con varietà sensibili, si fa ricorso a principi atti-vi sistemici.
Gli afidi e il ragnetto rosso rappresentano i litofagi chiave. Per il loro con-trollo si ricorre alla lotta guidata intervenendo con formulati specifici solo alsuperamento della soglia d'intervento.
Il ricorso alla lotta biologica è attualmente poco diffuso, tuttavia esistonoalcuni esempi incoraggianti che fanno sperare in una possibile maggiore appli-cazione in futuro.
In generale, nel territorio della SOAT di Paceco, con il sistema di coltiva-zione di pieno campo e con qualche irrigazione di soccorso, é possibile otte-nere un prodotto di buone carattestiche igenico-sanitarie, in quanto normal-
mente vengono impiegati modesti apporti di fertilizzanti e sono sufficentipochi trattamenti chimici di cui alcuni con zolfo.
CRITTOGAME
TracheofusariosiLe Tracheomicosi sono i parassiti fungini più pericolosi in quanto è molto
difficile attuarne la lotta, principalmente in colture da pieno campo.Lo sviluppo delle infezioni è favorito da temperature di 20-25°C.La malattia si manifesta con ingiallimento delle foglie che si estende pro-
gressivamente all'intera pianta o con improvvisi appassimenti che procedonodal basso verso la parte alta della pianta, mentre sul fusto di norma compaionoessudati gommosi di colore rosso arancio caratteristici della malattia.
Pianta affetta da Tracheofusariosi Fratto di pianta con sintomi di Tracheofusariosi
II fungo si conserva per diversi anni nel terreno, infetta le piante penetran-do attraverso lesioni delle radici causate da lavorazioni, nematodi, diradamen-to e si localizza sui vasi legnosi che in sezione appaiono imbruniti.
Contro questo parassita può essere attuata una lotta di tipo preventivo attra-verso una serie di interventi agronomici quali: utilizzo di varietà resistenti, evi-tare la coltivazione nei terreni infetti per 10 e più anni, evitare lesioni al col-letto e alle radici, utilizzare seme conciato, non utilizzare semi provenienti dacampi infetti, evitare ristagni idrici, estirpare e bruciare le piante infette ed infi-ne preferire il trapianto alla semina.
TracheoverticillosiE' una malattia che si manifesta in genere dopo la fioritura con sintomi mol-
to simili alle Fusariosi e da questa si differenzia per l'assenza di essudati gom-mosi.
Il fungo ha un comportamento simile alle Tracheofusariosi per cui per la lot-ta si fa riferimento alle misure di prevenzione indicate per quest'ultima.
Pianta con sintomi di Verticillosi
OidioRappresenta la principale avversità crittogamica del melone nel nostro ter-
ritorio.I parametri ottimali per lo sviluppo del fungo sono il 70% di umidità relati-
va e 26°C di temperatura, mentre viene ostacolato da temperature superiori ai35°C.
Si manifesta su foglie più vecchie, ricoprendo inizialmente la pagina infe-riore con macchie farinose con conseguente ingiallimento e necrosi dei tessutifogliari.
Tipico attacco di Oidio Pianta con sintomi di Oidio
Gli interventi antioidici vanno eseguiti alla comparsa dei primi sintomi evanno normalmente ripetuti, in quanto facilmente si verificano le condizioniottimali per lo sviluppo del fungo.
È opportuno effettuare trattamenti preventivi con zolfo polverulento, distri-buito uniformente su tutta la superficie fogliare, utilizzando bassi quantitativi(20-25 kg/ha) per evitare effetti fitotossici.
I prodotti chimici sistemici, riportati in tabella, devono essere impiegatialternati allo zolfo in polvere e non vanno effettuati più di 2-3 interventi all'an-no. Contro questa avversità esistono varietà resistenti.
INSETTI
AfidiL'afide che interessa il melone è YAphys gossipy di colore giallastro, tal-
volta verde scuro.La comparsa delle forme alate migranti si ha in primavera, con l'aumentare
delle temperature, per poi proseguire per tutto il ciclo della coltura.Si moltiplicano velocemente formando colonie che si insediano sui germo-
gli, sui fiori, sui giovani frutti e sulla pagina inferiore delle foglie.Le piante colpite, per effetto delle punture, crescono stentatamente per la
sottrazione di linfa, le foglie si accartocciano e si ricoprono di un abbondantemelata su cui si sviluppa la fumaggine.
I fiori sono soggetti alla colatura, i giovani frutti arrestano il loro sviluppo ematurano irregolarmente.
Danni da Afidi Afidi su frutto Coccinella septempunctata
Oltre ai danni diretti, è particolarmente dannoso poiché vettore di virus.Nella maggior parte dei casi, vengono attaccate inizialmente alcune piante
isolate che rappresentano la fonte principale di inoculo.Per contenere gli attacchi di afidi è necessario seguire alcune pratiche agro-
nomiche come moderare le concimazioni azotate e distruggere le piante attac-cate all'inizio dell'infestazione.
Gli interventi chimici dovranno essere effettuati al superamento della sogliad'intervento che corrisponde al 10-15% di piante infeste, prima che le fogliesiano accartocciate.
Livelli inferiori di infestazioni vengono controllati dai predatori presenti innatura come: larve e adulti di Coccinellidi, larve di Crisopae {Chrysoperla car-nea), Sifidi e da Imenotteri afididi.
Tra gli aficidi impiegabili su melone occorre preferire quelli selettivi perl'entomofauna utile.
Aleurodidi o Mosca BiancaSono piccoli insetti di circa lmm di lunghezza ricoperti di pruina bianca.Compiono numerosi generazioni, variabili in funzione delle condizioni
ambientali.Il ciclo di sviluppo dall'uovo all'adulto, con temperatura di 30°C, dura
mediamente tre settimane.L'insetto, nei vari stadi di sviluppo, vive sulla pagina inferiore delle foglie,
e gli adulti si alzano in volo appena disturbati.Il danno è provocato dalla sottrazione della linfa e dalla produzione di
abbondante melata, che imbratta i frutti e la vegetazione, e in presenza di umi-dità favorisce lo sviluppo di fumaggine.
Le piante colpite hanno segni di sofferenza per riduzione dell'attività foto-sintetica e diventano clorotiche. I frutti imbrattati di melata subiscono un dan-no estetico.
La lotta chimica è difficoltosa per la rapidità di moltiplicazione e la pre-senza contemporanea di stadi diversi di sviluppo, si consiglia intervenire coninsetticidi indicati in tabella.
Larva di Chrysoperla carnea Larva di elateridi su pianta giovane
Insetti terricoli: Elateridi e Opatrini
Gli Elateridi Sono insetti fitofagi i cui adulti misurano 6-10 mm di lun-ghezza, di colore bruno e con addome appuntito, frequentano preferibilmentei fiori delle Ombrellifere e se disturbati si lasciano cadere a dorso in basso,rimanendo per breve tempo immobili per poi rialzarsi di scatto.
Le larve lunghe circa 1,5 cm di lunghezza, di colore giallo arancio vivononel terreno dove danneggiano le radici e il colletto, soprattutto delle giovanipiante.
Contro questi insetti, bisogna attuare una lotta chimica con geodisinfestantilocalizzati, distribuiti alla semina o subito dopo il trapianto.
Il melone viene attaccato da altri insetti terricoli del tipo Opatrini per i qua-li si consiglia, in caso di semina diretta, la distribuzione, subito dopo l'emer-genza, di esche granulari pronte all'uso o con esche a base di crusca avvelena-te con Metiocarb.
ACARI
Ragnetto RossoE' un acaro molto polifago, capace di arrecare notevoli danni alla coltura
del melone, principalmente dalla fase di ingrossamento frutti alla maturazionee in condizioni di clima caldo secco.
Sverna allo stato di femmina feconda-ta, fra i residui vegetali disseccati dellepiante infestate e depone le uova, diforma sferica e di colore bianco traslu-cido e giallastro tendente al rosa, dopoqualche tempo dalla deposizione.
Ogni femmina depone circa 60 uovae vive circa 30 giorni.
La temperatura ottimale per il suosviluppo è di 30-32°C. Con questa temperatura completa il suo ciclo in una set-timana circa.
Dalle uova fuoriescono le larve che dopo alcuni giorni si trasformano inadulti di forma ovale, lunghi circa 0,5 mm, di colore rosso più o meno scuroa seconda dello stadio di sviluppo, visibili ad occhio nudo o meglio con unalente d'ingrandimento.
L'infestazione, all'inizio si verifica sulle foglie basali e interessa la paginainferiore delle foglie, successivamente interessa l'intera pianta causando letipiche colorazioni bronzeo-argentee sulla pagina superiore.
Inizialmente, le punteggiature gialle che poi imbruniscono, causano decolo-razioni e ingiallimento delle foglie che si ricoprono di ragnatele.
La lotta contro questo acaro é piuttosto difficoltosa per la capacità di com-piere numerose generazioni e quindi di sviluppare rapidamente ceppi resisten-ti ai prodotti acaricidi.
Per ridurre l'insorgere della resistenza è utile alternare principi attivi diversi come indicato in tabella, preferendo acaricidi selettivi per l'entomofauna uti-le, avendo cura di associare un prodotto ad azione adulticida con uno ad azio-ne ovicida.
Nel nostro ambiente è presente l'acaro predatore Phytoseiulus persimilis
che, nelle colture non sottoposte a trattamenti insetticidi, può frenare le infe-stazioni di ragnetto rosso. Altri predatori attivi sono il Coleottero Stethoruspunctillum, il Rincote Antocorìde Orius laevigatus, predatore anche di tripidie il Neurottero Chrysoperla carnea.
Si ricorda che i fungicidi tradizionali come lo zolfo bagnabile e i prodottirameici hanno minore impatto sul fitoseide.
VIROSI
I danni da virus sono occasionalmente presenti nel territorio della SOAT e solonegli ultimi anni hanno raggiunto, in alcune aziende, dimensione economica.
I virus riscontrati, con accertamento diagnostico effettuato dall'Istituto Spe-rimentale di Patologia Vegetale di Roma, sono rappresentati dal virus 2 delMosaico del cocomero (WMV-2) e il virus del Mosaico del cetriolo (CMV).
Le piante manifestano apici vegetativi con foglie leggermente deformate,lembo fogliare con presenza di mosaicatura (alternarsi di chiazze di coloregiallo verde o verde chiaro con altre di tinta verde intensa) e bollosità, frutti dicolore giallo chiaro con chiazze giallo più intenso sparse su tutta la superficieo talvolta concentrate nella parte in cui poggiano.
Pianta virosata (WMV-2 e CMV) Frutti virosati (WMV-2 e CMV)
Questi virus vengono trasmessi dagli afidi (Aphis gossypii e Myzus persi-cae) i quali trasferiscono il virus dalle piante infette alle piante sane.
Non esistono fitofarmaci in grado di curare le malattie virali, ma solo misu-re atte a prevenire le infezioni.
Le misure di prevenzione consistono in interventi per ridurre la presenza diafidi e l'eliminazione di piante infestanti ospiti.
Avversità Modalità d'intervento Principiattivi
Temposicurezza
Note
CRITTOGAMETracheofusariosi(Fusarium oxysporum f.s.melonis r. 0 e 1)
Oidio(Erysiphe cicoracearum edaltri)
Peronospora(Pseudoperonosporacubensis)
• Utilizzare varietà resistenti• Attuare le rotazioni
• Distruggere le piante ammalate e iresidui della coltura precedente
• Evitare ristagni idrici• Preterire il trapianto alla semina• Non utilizzare semi provenienti da
campi inietti• Utilizzare seme conciato
• Al manifestarsi dei sintomi adesclusione dello zolfo che deve es-sere usato preventivamente
• Al comparire dei primi sintomi inannate particolarmente piovose
Carhendazim*
ZolfoPenconazoloMiclobulanilBupirimadeEsaconazolo
Fenarimol
RameiciClortalonil
PropamocarbOxadixil*
Cimoxanil*Fosetil-
alluminio*
Per la concia
514
152177
201420
201015
*Da adoperareesclusivamente
per la conciadel seme
Preferire zolfoin polvere e
alternarlo aip.a. sistemici.
*da impiegarein miscela conil rame.
INSETTIAfidi(Aphis gossypii; Myzus sp.;Macrosiphon sp.)
Mosca bianca(Trialeurodes vaporario-rum e Bemisia tubaci)
Interventi agronomici• Moderare le concimazioni azotate
sia al terreno che per via fogliare
• All'inizio dell'infestazione di-struggere le piante attaccate
• Mantenere le piante spontanee aibordi degli appezzamenti per favo-rire lo sviluppo dei nemici naturali
• La pacciamatura con film plasticotrasparente riduce le infestazionidi afidi
Interventi chimici• Intervenire alla presenza del 10-
15% di piante infestate, prima chele foglie siano accartocciate
• In caso di infestazioni localizzatetrattare solo le piante attaccate
• Infestazione diffusa e insufficienzadi nemici naturali
MelhomilFluvalinale'"Imidacloprid*Pymetrazine
Pirclrine natur.
Pirctrinc natur.Buprolezin
ElofcnproxPymclrazine
1071732
2
1 ' 'Prodotto tos-sico per pre-datori e paras-
siti.
*1 solo tratt.
all'anno
INSETTI TERRICOLI
Opatrini(Gonocephalum pusillum ealtre spp.)
Elateridi
• Distribuire dopo l'emergenza escaavvelenata
Solo in caso di accertata presenza
Esche* granu-lari pronte
all'uso avvele-nate con Me-
tiocarb
Teflutrin
*Esche da pre-parare con cru-sca, Metomil,olio, acqua,zucchero
Geodisinfestante
ACARIRagnetto Rosso(Tetranychus urtiate)
VIROSI(CM V,ZYMV, WMV-2)
Interventi chimici• Alla comparsa di decolorazioni
fogliari
• Per tutte le virosi trasmesse da afi-di in modo non persistente (virusdel mosaico del cetriolo CMV, vi-rus del mosaico giallo dello zuc-chino ZYMV, virus 2 de! mosaicodel cocomero WMV-2) valgono lestesse considerazioni generali diprevenzione dagli afidi. Per il tra-pianto è importante usare piantineottenute in semenzali prodotti invivai con sicura protezione dagliafidi
Exitiazox*Fenazaquin
TebufenpiradAbamectina
7777
*può essereimpiegato an-che in presenzadi ausiliari
Raccolta e commercializzazioneII melone d'inverno presenta un accumulo degli zuccheri molto precoce per
cui può essere raccolto anche 10-15 giorni prima della completa maturazione.La raccolta è scalare ed avviene manualmente quando i frutti hanno rag-
giunto la giusta maturazione commerciale, cioè al raggiungimento dei 12° Brix.Il taglio dei frutti è consigliabile effettuarlo al mattino presto (temperature
più basse) per avere maggiore conservabilità e resistenza alle ammaccature.I frutti destinati alla conservazione devono essere raccolti 10-20 giorni pri-
ma della completa maturazione.L'epoca di raccolta è compresa fra la prima decade di luglio e la prima
decade di settembre in funzione dell'epoca e del tipo d'impianto (semina, tra-pianto, pacciamato o terreno nudo), della scelta varietale, dell'andamento cli-matico e delle tecniche colturali.
Le rese produttive variano in relazione al regime di coltivazione: da 100-150 q/ha in asciutto a 300-350 q/ha in irriguo.
La commercializzazione del prodotto viene per buona parte effettuata tra-mite mediatori locali a commercianti, per la maggior parte campani e puglie-si, in grado di imporre le proprie condizioni di mercato a un'offerta estrema-mente frammentata.
Per la valorizzazione del melone d'inverno è stato costituito nel 1995 ilConsorzio "Nuara", al fine di valorizzare un prodotto tipico delle province del-la Sicilia Occidentale, che presenta una accertata superiorità qualitativa.
Nel territorio, sono presenti due strutture di commercializzazione di cui ilConsorzio Sikus, con sede a Trapani, e l'Orto di Gjafar, struttura privata consede a Paceco. Dette strutture, entrambe fornite d'impianto di calibratura econfezionamento, commercializzano allo stato attuale solo melone d'inverno.
I principali mercati ortofrutticoli nazionali in cui viene commercializzato ilprodotto ricadono nell'Italia del Sud mentre una scarsa quantità arriva sui mer-cati del Nord e alla grande distribuzione organizzata.
Macchina per la calibratura Meloni confezionati
Molti melonicoitori del territorio per la vendita del prodotto fanno riferi-mento alle strutture di commercializzazione, sia cooperative che private, pre-senti nel marsalese.
Per quanto riguarda le attività di promozione del prodotto, il melone d'in-verno è stato per diversi anni oggetto di campagne promozionali condotte dal-la Sezione Operativa di Paceco, in collaborazione con il Servizio Marketingdell'Assessorato Agricoltura e Foreste. Dette iniziative hanno permesso di farconoscere il melone d'inverno ai consumatori delle principali città del NordItalia.
Al fine di valorizzare la produzione del melone d'inverno della Sicilia Occi-dentale, attualmente è in corso un iter per l'ottenimento dell'Indicazione Geo-grafica Protetta (Reg. CEE n° 2081/92) a cui ha partecipato la Sezione Opera-tiva di Paceco, insieme ad altre Sezioni Operative di assistenza tecnica dellaSicilia Occidentale, interessate alla coltivazione del melone d'inverno.
L'ottenimento di un marchio di qualità, le favorevoli condizioni pedoclima-tiche insieme alla competenza tecnica raggiunta dagli orticoltori e a idoneeforme di commercializzazione potranno consentire in futuro una espansionedella coltura e un' aumento della sua redditività.
COSTO DI PRODUZIONESi riportano di seguito i costi di produzione di un ettaro di melone giallo in
coltura pacciamata e su terreno nudo.
Costo di produzione di 1 ha di melone giallo pacciamato in asciutto.
Voci di spesa
Preparazione del terrenoAratura profonda cm. 40Amminutamento terrenoConcimazioneConcime complessoDistribuzione.
PacciamaturaFilm di RE. trasparente min 0.05Stesura meccanica
Trapianto manualePiantineManodopera per trapiantoIrrigazione localizzata al trapiantoAcquaSarchiaturaTrattamenti antiparassitariAntiparassitariDistribuzioneRaccoltaRaccolta polietileneTrasporto polietileneCanone di affittoMediazioneSpese generali e interessi sulcapitale di anticipazioneCOSTO TOTALEPRODUZIONE MEDIA (q/ha)COSTO UNITARIO (£/kg)
Impieghi
ore 6ore 3
q vore 1
kg 220ore 2
n. 4.000ore 56ore 8
1 litro/piantaore 5
ore 4ore 25ore 8
150394
Costì unitari(lire)
40.00040.000
54.00040.000
2.80040.000
3007.5007.500
40.000
40.0007.5007.500
5% dei costisopraelencati
Costo Totale(lire)
240.000120.000
378.00040.000
616.00080.000
1.200.000420.000
60.00050.000
200.000
600.000160.000187.50060.000
100.000750.000375.000
281.8255.918.325
Costo di produzione di 1 ha di melone giallo non pacciamato
Voci di spesa
Preparazione del terrenoAratura profonda cm. 40Amminutamento terrenoConcimazioneConcime complessoDistribuzione
SeminaSemeSemina meccanica*Concime complesso alla seminaAcqua per irrigazione alla seminaSarchiaturaTrattamenti AntiparassitariAntiparassitariDistribuzioneRaccoltaCanone di affittoMediazioneSpese generali e interessi sulcapitale di anticipazioneCOSTO TOTALEPRODUZIONE MEDIA (q/ha)COSTO UNITARIO MEDIO (£/kg)
Impieghi
ore 6ore 3
q 2,5ore 1
kg. 1,5Ore 3
q 3
Ore 8
ore 2ore 15
100312
Costì unitati(lire)
40.00040.000
54.00040.000
50.00080.00054.000
40.000
40.0007.500
5% dei costisopraelencati
Costo Totale(lire)
240.000120.000
135.00040.000
75.000337.500162.00050.000
320.000
300.00080.000
112.500750.000250.000
148.6003.120.600
*La macchina seminatrice distribuisce contemporaneamente concime, seme e acqua
Mediamente, il costo di produzione per un ettaro di melone pacciamato contrapianto manuale è quasi doppio rispetto ad un ettaro di coltura su terrenonudo e con semina, mentre il costo unitario medio differisce, tra il primo esecondo metodo, del 26%.
PROVE DIMOSTRATIVE
Panoramica di un campo dimostrativo di confronto varietale
La Sezione Operativa n. 83 di Paceco, da diversi anni, ha effettuato provedimostrative di tecnica colturale e confronto varietale di melone giallo.
Si riportano di seguito i risultati dell'ultimo triennio di prove.L'attività dimostrativa ha perseguito l'obiettivo di verificare l'adattabilità di
nuove cultivar al contesto pedoclimatico locale.Le prove sono state condotte in coltura pacciamata con polietilene traspa-
rente e per gli anni 1997 e 98 utilizzando polietilene nero a confronto conpolietilene trasparente per verificare l'influenza del colore sulla durata delciclo.
L'impianto è stato eseguito utilizzando piantine con pane di terra, prove-nienti da vivaio, impiegando varietà ibride F1 diffuse sul territorio o di nuovaintroduzione.
Di seguito, si riportano in tabella le caratteristiche delle aziende oggetto diprova, le operazioni colturali seguite e le principali caratteristiche delle varietànei tre anni di prova.
CARATTERISTICHE DELLE AZIENDE OGGETTO DI PROVA
ANNI DI PROVACOMUNECONTRADAAZIENDAALTITUDINE (m s.l.m.)GIACITURASUPERFICIE (ha)
NATURA DEL TERRENO
PRECESSIONE COLTURALE
REGIME
1996-97TrapaniMendola
Tranchida80
Pianeggiante1
Medio impastotendente all'argilloso
GranoAsciutto con una
irrigazione di soccorso
1997-98Trapani
CanalottiMangiarotti
160Leggero pendio
1Medio impasto
tendente all'argillosoGranoIrriguo
1998-99TrapaniBordino
Isca95
Pianeggiante1
Medio impastotendente all'argilloso
GranoAsciutto con due
irrigazioni di soccorso
OPERAZIONI COLTURALI ESEGUITE
ANNI DI PROVA
ARATURA ESTIVA (n.)LAVORI PREPARAI, (n.)
CONCIMAZ.(U.F.)
Fondo
Fertirrig.
Fogliare
PACCIAMATURA
SESTO (m)
TRAPIANTO
GEODISINFESTAZIONE.
SARCHIATURA (n.)
IRRIGAZIONE (n.)
VOLUMEDI ADACQUAMENTO
DIFESA
Totalen.interventi
PrincipiAttivi
*mi scela
RACCOLTA **
1996-97
13
N
70
P;O,
70
K2O
70
M.O.
200
-
Macro e microelementi +amminoacidi
PE nero e PE trasparente
1.50x2.50
12 Maggio
a postarella
4
1con irrigatore semovente
400 m3
4
Dinocap+Myclobutanil*Bupirimade
Dicofol+Tetradifon*Tebunfenpyrad
la dee. di agosto
1997-98
15
N
60
40
P?O,
60
5
K2O
85
51
S.O.
500
-
75 Kg Nitrato di Ca30 Kg Nitrato di Mg
Ac.umici+ ac ortofosf.
Integratori a base dibiostimolanti
PE nero e PE trasparente
1x2.80
9-10 Maggio
a fila
3
4con manichetta
autocompensante
1.300 m3
3
EptenophosAbamectinaImidacloprid
1 Zolfo (solo su Helios)
3a dee. di luglio
1998-99
1
7N
60
P2O,
60
K2O
85
Integratori a base dibiostimolanti
PE trasparente
1x2.80
6-7 Maggio
a postarella.
3
2con manichetta forata
700 m3
4
Methomyl+ Phoset. AlZolfoZolfo
Dicofol+Tetradifon*+Methomyl
3* dee. di luglio
* Miscela**II PE nero ha ritardato la raccolta di una settimana rispetto al PE trasparente.
CARATTERISTICHE DELLE VARIETÀ' OGGETTO DELLE PROVE
Anno 1996-97PROVA DIMOSTRATIVA - AZ. TRANCHIDA, C/DA MENDOLA
Coltivazione in asciutto con una irrigazione dì soccorso
Varietà
DoraiUtopiaHelios
IndalicoBiga
Mesol
Ciclo*
788585766370
Lunghezzacm
21,32420,526,52224,8
Diametrocm
18,52018,51919,718,1
Peso mediokg
3,343,34,43,33,8
- TRAPANI
Media difrutti
a pianta
22,51,5222
Zucchero%
11,912,711,913,51412,2
Anno 1997-98PROVA DIMOSTRATIVA - AZ. MANGIAROTTI, C/DA CANALOTTI - TRAPANI
Coltivazione in irriguo
Varietà
DoraiAmarillo n.7
HeliosIndalico
BigaKtion
(ex My 257),Marzio
(ex My 260)
Ciclo*
90105857663
95
80
Lunghezzacm
3235,620,526,522
26,3
30
Diametrocm
18,219,718,51919,7
13,4
15,2
Peso mediokg3,54,93,34,43,3
1,9
2,6
Media difrutti
a pianta
4,52,51,522
5
5
Zucchero%
121111,913,514
12
13
Anno 1998-99
PROVA DIMOSTRATIVA - AZ. ISCA, C/DA BORDINO - TRAPANIColtivazione in asciutto con una irrigazione di soccorso
Varietà
DoraiHeliosIncas
Rugoso diCosenza
Amarillo n.7ISI010
Ciclo*
788570
100
10078
Lunghezzacm
232021
29
2424,5
Diametrocm
181716
16,5
16,718,7
Peso mediokg3,52,72,9
3,1
3,13,4
Media difrutti
a pianta
3,543,5
3,5
3,54,5
Zucchero%
12,213,312,3
12,1
12,912,2
* Giorni dal trapianto all'inizio della raccolta
RISULTATI
Anno 1996-97Sono state messe a confronto le cultivar Helios, Dorai, Biga, Indalico, Mesol
e Utopia. I risultati del confronto varietale evidenziano una spiccata precocitàdelle cv. Biga, Mesol e Indalico (inizio raccolta dopo la prima decade di luglio).
Tali varietà hanno fatto rilevare buona produttività e resistenza all'oidio. Lecultivar Biga e Mesol sono adatte per il pronto consumo mentre la cv. Indalicoha buona conservabilità.
In ordine all'epoca di maturazione, sono seguite alle prime, le cultivarDorai, Helios ed Utopia (prima decade di agosto).
E' stata ottenuta una produzione complessiva di 160 q/ha.Le cultivar più produttive si sono dimostrate Indalico e Utopia rispettiva-
mente con 8,8 e 10 kg/pianta e con frutti di grossa pezzatura.La cv. Helios si è dimostrata sensibile all'oidio rispetto alle altre cultivar ma
conserva la sua validità per caratteristiche organolettiche e per conservabilità.Per quanto riguarda l'influenza della pacciamatura in funzione del colore
del film di PE, si è osservato che le piante pacciamate con PE nero mostra-vano un ritardo del ciclo produttivo di circa una settimana rispetto al PE tra-sparente, fin dall'inizio dell'impianto.
Anno 1997-98La prova dimostrativa è stata condotta in regime irriguo.Sono state messe a confronto le cultivar Helios, Dorai, Amarillo n.7, Biga,
Indalico, My 260 e My 257. Le cultivar provate l'anno precedente hanno con-fermato le loro caratteristiche aumentando il numero di frutti per pianta, rispet-to al primo anno, per l'influenza dell'irrigazione.
La cv. My 260 ha una produttività scalare di 5 frutti a pianta con una pez-zatura media di 2,6 kg.
La cv. My 257, con caratteristiche molto simili alla precedente, risultavarispetto a questa più tardiva, meno resistente all'oidio e meno produttiva. Laproduzione è scalare e di buona conservabilità.
La cv. Amarillo n.7 ha una buona produttività, ha prodotto frutti più grossi(4,9 kg) rispetto alle altre cultivar e si è dimostrata la più tardiva.
La cv. Dorai è risultata la più produttiva, mentre la cv. Helios presentava ilpiù alto tenore zuccherino (15,2%).
In totale è stata realizzata una produzione di 280 q/ha.Per quanto riguarda l'epoca di maturazione, si è evidenziata una spiccata
precocità della cv. Biga (63gg dal trapianto), seguita dalle cultivar My 260,Helios, Dorai, Indalico, My 257 ed infine dall'Amarillo n.7, quest'ultima con105 giorni dal trapianto.
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Le cultivar tradizionali conservano la loro validità, tuttavia quelle di nuo-va introduzione meritano attenzione.
Per quanto riguarda l'influenza della pacciamatura in funzione del coloredel film di PE, in questo anno, dai risultati ottenuti non si evidenziano diffe-renze sostanziali. Infatti, le piante pacciamate con PE nero mostravano unritardo del ciclo produttivo di circa una settimana rispetto al PE trasparente,ma questo ritardo si è completamente annullato alla raccolta.
Anno 1998-99Sono state provate le cultivar Helios, Dorai, Amarillo n.7, Incas, Rugoso di
CosenzaelSIOlO.Dall'analisi dei risultati del confronto varietale la cultivar più produttiva è
stata TISI 010, con una media di 4,5 frutti a pianta del peso medio di 3,4 kg,seguita dalla cv. Dorai.
La cv. Helios ha prodotto 4 frutti a pianta del peso medio di 2,7 kg.Le cultivar Rugoso di Cosenza ed Amarillo n.7 presentano caratteristiche
molto simili fra loro con frutti di uguale pezzatura (3,1 kg) e con lo stessonumero di frutti a pianta. La cv. Incas ha prodotto meno di tutte le altre culti-var in prova .
Complessivamente è stata ottenuta una produzione di 250 q/ha.Per quanto riguarda la precocità la cv. Incas è risultata più precoce, con rac-
colta a 70 giorni dal trapianto, seguita dalle cultivar Dorai, ISI 010 ed Helios.Le cultivar Rugoso di Cosenza e Amarillo n.7 sono risultate le più tardive
(100 giorni dal trapianto). La percentuale di zuccheri riscontrata è stata più altanella cv. Helios (13,3%) seguita dalla cv. Amarillo n.7 (12,9%) e dalle altrecultivar in prova con valori intorno al 12%.
CONSIDERAZIONIDall'esperienza maturata nell'ultimo triennio di prove, la cv. Helios,
ampiamente diffusa nel territorio, risulta ancora valida per le caratteristichemerceologiche ed organolettiche, riscontrando i favori del mercato. Unico pro-blema la suscettività all'oidio.
Le cultivar Biga, per la scarsa conservabilità, e Indalico, per la buccia liscia,hanno avuto problemi commerciali. Le cultivar Amarillo n.7 e Rugoso diCosenza sono risultate le più tardive e con frutti di grossa pezzatura.
In generale, bisogna tenere presente che il mercato richiede frutti di pez-zatura medio piccola , con buccia giallo rugosa e buon contenuto zuccherino.
Per quanto riguarda la pacciamatura è da ritenere consolidato l'impiego delPE trasparente. Il PE nero non ritarda la raccolta, specie se in irriguo, per cuiper allargare il calendario di produzione bisogna contare sull'epoca di trapian-to o semina e sul ciclo della varietà.
BIBLIOGRAFIA
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SIVIERO P.,1993 - La coltivazione del melone - L'Informatore Agrario, Verona.
INDICE
Introduzione Pag
Caratteristiche pedoclimatiche del territorio 2
Storia della coltura 3
Caratteristiche botaniche 3
Esigenze ambientali 4
Varietà coltivate 5
Proprietà nutrizionali 11
Caratteristiche qualitative 11
Tecnica colturale 12
Difesa fitosanitaria 19
Costo di produzione 29
Prove dimostrative 31
Bibliografia 36
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