View
1
Download
0
Category
Preview:
Citation preview
Relazione sull'evoluzione dell'andamento
degli indicatori di benessere equo e sostenibile
per l'anno 2019 (Doc. LIX n. 1)
Audizione dell’Istituto nazionale di statistica
Dott. Roberto Monducci
Direttore del Dipartimento per la produzione statistica
Commissioni riunite
V Commissione “Bilancio, tesoro e programmazione” della Camera dei Deputati
5a Commissione “Bilancio” del Senato della Repubblica
Roma, 2 aprile 2019
3
Indice
Introduzione 5
1. Il sistema di indicatori Bes 6
1.1 Caratteristiche principali 6
1.2 Principali risultati del 2018 8
2. Gli indicatori nel ciclo di programmazione economica 11
2.1 I lavori della Comitato per la selezione degli indicatori 11
2.2 La tempistica 11
3. Indicatori di benessere e valutazione delle politiche 12
3.1 I contenuti della relazione: alcune considerazioni 12
3.2 Le prospettive del ciclo di valutazione legato agli indicatori di
benessere 14
Allegato:
Tavole statistiche
5
Introduzione
In questa audizione l’Istat intende offrire un contributo utile all’esame della
Relazione sugli indicatori di benessere equo e sostenibile (Doc. LIX n. 1)
presentata dal Governo a codeste Camere come previsto dall’art. 1 comma 6
lettera g) della legge 163 del 2016.
La Relazione presenta e discute gli andamenti dei 12 indicatori sul benessere
equo e sostenibile (Bes) e per 4 di questi illustra l’evoluzione sulla base degli
effetti determinati dalla legge di bilancio per il triennio in corso.
Gli indicatori sono stati proposti da un Comitato appositamente istituito dalla
legge per la loro selezione, approvati dalle Commissioni Bilancio di Camera e
Senato e adottati con Decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze
(Mef) del 16 ottobre 2017. Il Comitato ha deciso di individuare gli indicatori
all’interno del sistema Bes, progettato dall’Istat in collaborazione con il Cnel
e oggetto di costante sviluppo e diffusione anche attraverso un rapporto
annuale da parte dell’Istat.
La legge 163/2016 ha altresì attribuito ruoli differenti all’Istat e al Ministero.
All’Istat è assegnato il compito di rendere disponibili i dati degli indicatori
selezionati relativi all’ultimo triennio; al Mef spetta invece il compito di
redigere due documenti: la Relazione attualmente in discussione presso
codeste Commissioni e l’Allegato del Documento di Economia e Finanza
(DEF), in cui sono riportati gli andamenti nonché le previsioni, tendenziali e
programmatiche, degli indicatori nel periodo di riferimento.
La distinzione dei ruoli delle istituzioni coinvolte in questo ambito non
prescinde dalla continua e tradizionale collaborazione che intercorre tra Istat
e Mef sul piano tecnico e metodologico in merito a questo come a molti altri
temi.
Il presente documento illustra il lavoro dell’Istat sul sistema di indicatori Bes
insieme alle principali evidenze empiriche consentendo di contestualizzare le
informazioni presentate nella Relazione in discussione in un più ampio
quadro sul benessere e la sostenibilità nel nostro Paese. Il documento
illustra, poi, brevemente le attività del Comitato e i criteri che hanno portato
alla selezione dei 12 indicatori e propone una riflessione sulla sfida in termini
di tempestività che si pone all’Istat e alle soluzioni che quest’ultimo ha
attualmente implementato. È stato anche predisposto un allegato statistico
che riporta gli andamenti degli indicatori selezionati declinati per regione.
6
In conclusione, si pongono all’attenzione della Commissione alcune questioni
circa il legame tra il ciclo di valutazione delle politiche e gli indicatori di
benessere, si offrono alcune considerazioni sull’opportunità di prevedere
un’attività di aggiornamento e revisione della lista dei 12 indicatori adottati
e, più in generale, si introducono delle riflessioni sulle prospettive future di
questa attività che pone il nostro Paese all’avanguardia nel contesto
europeo.
1. Il sistema di indicatori Bes
1.1 Caratteristiche principali
In Italia la sfida alla misurazione statistica del Benessere equo e sostenibile,
ha avuto inizio nel 2010 con un progetto congiunto Istat-Cnel, che si
proponeva definire e analizzare gli aspetti rilevanti della qualità della vita dei
cittadini, la sua equità valutata in termini di distribuzione tra gruppi di
popolazione, nonché la sua sostenibilità tra le generazioni.
Al fine di individuare le dimensioni e gli indicatori più adatti a questo scopo, il
Cnel e l’Istat hanno costituito inizialmente un Comitato di indirizzo composto
da rappresentanti delle parti sociali e della società civile. Il Comitato ha
elaborato una definizione condivisa di benessere individuando 12 domini
strutturati in due gruppi. Nel primo gruppo sono compresi nove domini1,
cosiddetti di outcome, che attengono ad aspetti che hanno un impatto
diretto sul benessere umano ed ambientale, mentre nel secondo gruppo
sono inseriti i restanti tre domini2, definiti strumentali o di contesto, che
misurano gli elementi funzionali al miglioramento del benessere della
collettività e dell’ambiente.
Successivamente, una Commissione scientifica di esperti dei diversi domini,
istituita presso l’Istat e composta da alcuni suoi ricercatori e da
rappresentanti del mondo accademico, ha definito un set di indicatori per
ciascun dominio. Complessivamente, il sistema di misurazione del Bes si
compone di circa 130 indicatori.
Questo approccio nasce dalla considerazione che il tema della misurazione
della qualità della vita ha due componenti: la prima riguarda una definizione
1 Salute, Istruzione e formazione, Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, Benessere economico,
Relazioni sociali, Sicurezza, Benessere soggettivo, Ambiente, Paesaggio e patrimonio culturale. 2 Politica e istituzioni, Innovazione, ricerca e creatività, Qualità dei servizi.
7
condivisa del concetto di benessere; la seconda, di carattere tecnico–
statistico, concerne la misura degli aspetti ritenuti rilevanti. Da un lato, il
coinvolgimento della società civile nella fase progettuale ha assicurato una
corretta interazione con tutti gli stakeholders nella fase di definizione
concettuale; dall’altro il lavoro della Commissione scientifica ha assicurato il
raggiungimento di uno standard elevato nel processo di scelta e misurazione
degli indicatori.
Nella definizione degli indicatori la Commissione scientifica ha privilegiato le
fonti di dati della statistica ufficiale con l’obiettivo di ottenere informazioni
su base regionale e in serie storica. Il territorio e la sua evoluzione temporale,
infatti, sono aspetti fondamentali sia per una migliore comprensione dei
fenomeni analizzati sia per una maggiore accuratezza dell’informazione
statistica a supporto delle policy.
A partire dal 2013 è stato pubblicato un Rapporto annuale Bes che con la
pubblicazione del 2018 ha raggiunto la sua sesta edizione, costituendo, così,
un prodotto informativo consolidato.
Nel capitolo iniziale del rapporto sono presentate le analisi di sintesi su tutti i
domini del Bes, facendo riferimento a indici compositi calcolati per ogni
dominio, e ad altre elaborazioni che forniscono un quadro complessivo del
benessere.
Il rapporto prevede inoltre un capitolo per ogni dominio, fornendo una
lettura dei fenomeni sia nel tempo sia nello spazio e, ove possibile, anche nel
contesto europeo. Inoltre, quando appropriato, gli indicatori sono
disaggregati rispetto a genere, età e condizione sociale al fine di fornire
un’analisi delle differenze tra gruppi di popolazione.
Gli indicatori elaborati e le relative fonti di dati sono oggetto di riflessione
continua con l’obiettivo di migliorare la capacità informativa, la tempestività
e l’accuratezza. Grazie all’impegno degli esperti di settore coinvolti e con la
collaborazione del Circolo di qualità “Benessere e sostenibilità” e della
Commissione degli utenti dell’informazione statistica, il framework
informativo disponibile è costantemente aggiornato e migliorato, pur
mantenendo l’inquadramento teorico proposto dalla Commissione
scientifica. Bisogna ricordare, infatti, che il Bes misura un contesto
fortemente dinamico e richiede, conseguentemente, una costante analisi sia
dell’evoluzione dei fenomeni sia delle nuove opportunità (fonti e
metodologie) per migliorare gli indicatori.
8
Questo accurato lavoro di aggiornamento, miglioramento della tempestività
e manutenzione ordinaria e straordinaria degli indicatori consente di mettere
a disposizione degli utilizzatori uno strumento sempre più puntuale, utile per
la lettura e il monitoraggio dei cambiamenti avvenuti in molteplici aspetti
della vita civile, sociale e personale della popolazione.
1.2 Principali risultati del 2018
Nel Rapporto Bes 2018, oltre alla consueta analisi per dominio
dell’andamento degli indicatori sono stati presentati i risultati di un’indagine
qualitativa volta a misurare l’importanza attribuita a ciascuno dei 12 domini
del Bes nella percezione individuale del benessere.
L’indagine è stata svolta presso le famiglie e costituisce, in termini
semplificati, l’aggiornamento di una precedente indagine realizzata nel 2011.
I risultati confermano come a distanza di 7 anni i 12 domini individuati dal
Comitato di indirizzo siano ancora considerati rilevanti per il benessere delle
persone, ricevendo quasi tutti una valutazione media superiore a 8 (su 10).
L’unica eccezione è costituita dal dominio Politica e istituzioni al quale è
attribuito un voto medio pari a 7,4. Punteggi molto elevati (pari almeno a 9)
sono attribuiti alla salute, all’istruzione e formazione, e alla sicurezza
personale, individuandoli, così, come tre capisaldi del benessere individuale.
Nella lettura annuale dell’evoluzione del benessere, una prima sintesi
dell’andamento complessivo dei 12 domini del Bes si ottiene dall’esame delle
variazioni, in positivo o in negativo, di ciascun indicatore.3 Nel Rapporto 2018
si è registrato un lieve miglioramento dell’insieme degli indicatori: quasi il
40% di quelli per i quali è possibile il confronto, mostrano una variazione
positiva sull’anno precedente (43 su 110), mentre risultano inferiori le
percentuali di quelli che peggiorano (31,8%) o rimangono sostanzialmente
stabili (29,1%).
Per migliorare la lettura a livello territoriale, nell’ultima edizione del
Rapporto è stata introdotta una analisi della distribuzione per quintili degli
3 La variazione è calcolata nell’ultimo anno disponibile rispetto all’anno precedente e rispetto al 2010.
Si considera che l’indicatore abbia registrato un andamento positivo se la variazione relativa supera l’1%, negativo se è inferiore al -1%, stabile tra -1 e +1%. Questa modalità si applica agli indicatori con polarità positiva, che aumentando contribuiscono ad un incremento del benessere; per quelli con polarità negativa si è proceduto all’opposto.
9
indicatori4. In particolare, per gli indicatori disponibili è stata effettuata una
valutazione delle posizioni regionali rispetto ai 5 gruppi definiti dai quintili, il
primo caratterizzato dalla situazione più problematica (quintile della
difficoltà), l’ultimo, il più elevato, da quella relativamente più favorevole
(quintile dell’eccellenza).
Sulla base di questo approccio le province autonome di Trento e Bolzano
presentano una condizione complessiva di benessere migliore rispetto alle
altre regioni. Questo risultato è determinato dalla presenza di una quota
maggiore di indicatori nel quintile dell’eccellenza (per Trento il 62,8% e per
Bolzano il 57,4%) e di una quota molto bassa in quello della difficoltà (meno
del 10% degli indicatori). Seguono altri due territori a statuto speciale, la
Valle d’Aosta e il Friuli-Venezia Giulia, rispettivamente con il 36,8 e 32% degli
indicatori nel quintile dell’eccellenza.
Allargando l’analisi a un profilo di benessere medio-alto (almeno il 50% degli
indicatori tra il IV e V quintile) si individuano anche la Lombardia e l’Emilia-
Romagna. Le regioni del Centro presentano una situazione appena meno
favorevole, con una quota di indicatori intorno al 40% negli ultimi due
quintili, ad eccezione del Lazio che presenta una quota più ridotta, intorno al
30%.
La più alta concentrazione di indicatori, oltre la metà, nell’area della difficoltà
caratterizza tre regioni del Mezzogiorno: Calabria, Sicilia e Campania.
L’Abruzzo, con solo il 22,3% degli indicatori nel quintile più basso, e la
Sardegna, con la più alta quota di indicatori nella zona medio-alta (27,9%),
mostrano un livello di benessere migliore rispetto alle altre regioni del
Mezzogiorno.
La geografia del Benessere equo e sostenibile, che emerge da questa analisi,
non si discosta sostanzialmente dall’usuale ripartizione del territorio italiano
che vede il Nord in una situazione più favorevole rispetto alle regioni centrali
e meridionali. Emergono alcune eccezioni di rilievo, a conferma della
ricchezza informativa offerta dalle analisi ai livelli territoriali più disaggregati:
4 Dopo aver ordinato la distribuzione regionale dei valori di ciascun indicatore in maniera tale
da ottenere 5 gruppi con lo stesso numero di unità, si considera per ogni regione la percentuale di indicatori che si trovano nei diversi gruppi (da quelli che ricadono nel 20% più basso via via fino a quelli nell’ultimo gruppo, corrispondente al 20% di valori più elevati). Nel calcolo si è tenuto conto della polarità di ciascun indicatore, cioè se un suo incremento ha un impatto positivo o negativo sul benessere.
10
ad esempio, il Piemonte e la Liguria si discostano dalle altre regioni
settentrionali per una quota di indicatori nel quintile dell’eccellenza piuttosto
bassa; il Lazio presenta un profilo del benessere decisamente polarizzato:
un’alta concentrazione di indicatori nel quintile della difficoltà - che lo
avvicina più all’Abruzzo che alle altre regioni del Centro – insieme ad una
quota di indicatori nel quintile dell’eccellenza superiore a quella di tutte le
altre regioni centrali.
L’ultima edizione del Rapporto si caratterizza anche per l’introduzione di
alcune misure di disuguaglianza verticale, seguendo l’approccio proposto
dall’Ocse. In particolare, sono state considerate le disuguaglianze
economiche e due aspetti del benessere non materiale: l'istruzione e il
benessere soggettivo. Per ciascuno dei 3 indicatori è stata costruita una
misura di disuguaglianza verticale su base regionale. Per avere una visione
congiunta dei tre ambiti considerati, per ciascun indicatore le regioni sono
state suddivise in tre gruppi: bassa, media e alta disuguaglianza. Questo ha
permesso di individuare le regioni che presentano un profilo più o meno
omogeneo rispetto al livello di disuguaglianza per i tre indicatori considerati.
A conferma dell’ipotesi che i profili di disuguaglianza economica non
ricalcano necessariamente quelli di disuguaglianza nelle altre due dimensioni
del benessere, il confronto tra le graduatorie regionali mostra che in diversi
casi la collocazione delle regioni si differenzia a seconda dell’indicatore.
Solo 9 regioni su 215 (43%) hanno la stessa performance per l’indice di
disuguaglianza nel reddito e quello di soddisfazione per la vita.
Considerando, invece, la disuguaglianza del livello di istruzione, la
concordanza aumenta, con 13 regioni su 21 (62%) che ricadono nella stessa
classe sia per questo indicatore sia per quello del reddito.
Infine, considerando i tre indicatori in modo congiunto, solo 5 regioni
ricadono sempre nello stesso gruppo, di cui 3 in quello caratterizzato dalla
più alta disuguaglianza (Campania, Puglia e Sicilia). La situazione più
favorevole è quella della provincia di Bolzano, che si colloca nel livello più
basso di disuguaglianza per tutti e tre gli indici considerati.
5 19 regioni, più le due province autonome di Trento e Bolzano.
11
2. Gli indicatori nel ciclo di programmazione economica
2.1 I lavori della Comitato per la selezione degli indicatori
Il Comitato per la selezione degli indicatori di benessere equo e sostenibile
da inserire nel ciclo di programmazione economica è stato presieduto, come
indicato dalla legge e dal successivo decreto del Presidente del Consiglio dei
Ministri, dal delegato del Ministro dell’economia, il dott. Federico
Giammusso, e ne hanno fatto parte il dott. Roberto Monducci, delegato del
Presidente dell’Istat, il dott. Andrea Brandolini, delegato dal Governatore
della Banca d’Italia, il prof. Enrico Giovannini e il prof. Luigi Guiso.
Ha iniziato i lavori il 28 novembre 2016 e ha consegnato al Ministro, il 20
giugno 2017, un’articolata relazione descrittiva del processo che ha portato
alla selezione dei 12 indicatori, evidenziando il loro valore informativo.
Come ricordato, il Comitato ha scelto di partire dai 130 indicatori del
framework Bes, riconoscendone l’organicità dell’impianto concettuale, la
robustezza teorica, la qualità della misurazione statistica, il valore associato
al processo partecipativo esteso e non limitato solo agli esperti che ha
portato alla sua definizione.
Per procedere, il Comitato si è avvalso di quattro criteri di selezione non
gerarchici: i) la sensibilità degli indicatori alle politiche pubbliche,
possibilmente nell’arco temporale di riferimento dei documenti di finanza
pubblica; ii) la parsimonia, al fine di facilitare il dibattito pubblico e di
concentrare l’attenzione su misure che descrivono il benessere dell’intera
collettività piuttosto che di singoli gruppi; iii) la fattibilità, in termini di
trattabilità con gli strumenti previsivi, e la tempestività intesa come
disponibilità di dati aggiornati o suscettibili di essere allineati temporalmente
all’esercizio di stima; iv) l’estensione e frequenza delle serie temporali.
L’applicazione di questi criteri ha comportato l’esclusione di alcune tipologie
di indicatori, ad esempio quelli derivati da fonti censuarie o a cadenza
pluriennale, gli indicatori di natura soggettiva, in quanto difficilmente
inseribili in esercizi previsivi e di impatto, gli indicatori di qualità dei servizi
locali in quanto non direttamente influenzati dall’azione politica del Governo
centrale.
2.2 La tempistica
Tra i criteri adottati dal Comitato, si propone una riflessione - per il suo
impatto sulle attività dell’Istat - su quello della tempestività. Come già
sottolineato nell’Audizione dell’Istituto presso la V Commissione "Bilancio,
12
tesoro e programmazione" della Camera dei Deputati sull’Individuazione
degli indicatori di benessere equo e sostenibile (1 agosto 2017), l’Istat ha
assunto l’impegno, ai fini di questo esercizio, di fornire ogni anno al Mef
l’aggiornamento all’ultimo triennio degli indicatori, in tempo utile per la
pubblicazione nel DEF, che avviene ad aprile. Questa tempistica implica un
margine di tempo non sempre compatibile con i normali processi produttivi,
soprattutto quelli inerenti alle rilevazioni annuali di fenomeni complessi. Per
rispondere a questo compito, l’Istat ha migliorato i tempi di rilascio per 8 dei
12 indicatori. Per altri due indicatori, l’indice di disuguaglianza del reddito e
le emissioni di CO2 e altri gas clima-alteranti, si è proceduto a migliorare le
metodologie utilizzate per la previsione dei dati non disponibili.
Rispetto a questa tempistica, nelle settimane subito successive al rilascio dei
dati per la Relazione in discussione, l’Istat ha pubblicato gli aggiornamenti
agli indicatori relativi alle Forze di lavoro per il 2018. È stato dunque possibile
effettuare una comparazione tra i dati osservati e quelli stimati dal Mef. Per il
tasso di mancata partecipazione al lavoro, ad esempio, la previsione del Mef
per il 2018 risulta molto vicina ai dati definitivi per il totale della popolazione
(19,8 stimato contro il 19,7% osservato) e presenta solo lievi differenze per
uomini e donne separatamente (rispettivamente 16,8 contro 16,6% e 23,4
contro 23,6%).
3. Indicatori di benessere e valutazione delle politiche
3.1 I contenuti della relazione: alcune considerazioni
La Relazione in discussione oggi è alla seconda edizione e si inserisce in una
fase di transizione della programmazione economica e finanziaria, anche in
chiave Bes6.
In questo contesto l’Istituto ha assicurato il supporto informativo necessario
fornendo i 12 indicatori selezionati in serie storica fino al 20177, insieme ad
alcune informazioni collaterali necessarie alla predisposizione delle analisi e
delle valutazione di impatto presentate nella Relazione.
6 Lo scorso anno il DEF e il relativo Allegato Bes furono predisposti da un Governo uscente e fecero
riferimento unicamente al quadro a legislazione vigente. 7 Per favorire la condivisione delle informazioni e il dibattito tra le parti sociali, l’Istat pubblica sul
proprio sito istituzionale, all’interno delle pagine dedicate al benessere e sviluppo sostenibile, i dati, fornendo le disaggregazioni per regione, i metadati di riferimento e i dettagli utilizzati per le stime.
13
Come illustrato anche nella Relazione in discussione: ‘le valutazioni riportate
sono pertanto di natura provvisoria e saranno oggetto di ulteriori
approfondimenti che verranno diffusi nell’Allegato BES al DEF 2019’.
Tenendo conto di questi aspetti, la Relazione fornisce un quadro che riporta
per ciascuno dei domini del benessere e dei 12 indicatori selezionati gli
interventi di policy previsti dalla Legge di Bilancio 2019 più significativi in
termini di possibile impatto. Per i 4 indicatori già considerati nel DEF 2018
(sui 12 complessivi) è presentata anche l’evoluzione attesa fino al 2021.
Rispetto alla prima edizione il quadro è sicuramente più articolato, in quanto
prova ad affrontare in maniera sistematica anche il tema delle relazioni tra
una specifica misura (come il reddito di cittadinanza) e gli indicatori di
benessere. Ad esempio è inoltre presentato un approfondimento analitico
sulle misura di povertà assoluta.
Questa impostazione riflette quanto già riportato dall’Istituto in sede di
audizioni sulla Legge di Bilancio 2019 e sul decreto Reddito di cittadinanza e
quota cento laddove sono state presentate le misure di povertà, arrivando
alla disaggregazione non solo territoriale ma anche rispetto alle tipologie
familiari e al possesso o meno dell’abitazione. Nello stesso tempo l’Istituto
ha fornito sia una valutazione ex ante del Reddito di cittadinanza,
quantificando beneficiari e costo totale della misura, sia il possibile impatto
macroeconomico. Secondo le stime del modello di microsimulazione
FaMiMod, sotto l’ipotesi di un tasso di utilizzo del provvedimento pari
all’85%, i beneficiari ammonterebbero a un milione 308 mila famiglie e due
milioni e 708 mila individui, mentre il costo totale del provvedimento
sarebbe pari a 6,6 miliardi di euro su base annua. Una valutazione
complessiva dell’impatto della manovra sugli effetti redistributivi del reddito
disponibile può essere effettuata ricorrendo all’indice di concentrazione del
Gini, per il quale valori vicino allo 0 indicano una distribuzione egualitaria.
Sulla base dei risultati ottenuti risulta che il reddito di cittadinanza
determinerebbe una riduzione della disuguaglianza nella misura di 0,2 punti
percentuali dell’indice di Gini, che passerebbe da 30,1 a 29,9%. Dal punto di
vista macroeconomico il reddito di cittadinanza potrebbe avere un effetto di
stimolo pari a 0,2-0,3 decimi di punto di Pil8.
8 A tal proposito si veda anche “Le prospettive dell’economia italiana nel 2018-2019”.
14
Queste valutazioni sembrano quindi essere compatibili con il miglioramento
atteso per il 2019 dell'indice di disuguaglianza del reddito disponibile
riportato nella Relazione Bes.
Rispetto agli altri 3 indicatori per i quali si fornisce una stima legata agli
effetti delle politiche è opportuno sottolineare che sia il reddito disponibile
aggiustato pro capite sia il tasso di mancata partecipazione al mercato del
lavoro potrebbero risentire di fattori legati all’evoluzione economica, che in
questa fase risultano particolarmente instabili e di difficile previsione;
sembra quindi opportuno attendere la revisione contenuta nel prossimo Def
prima di fornire un valutazione.
Infine, all’interno del dibattito sulla relazione tra politiche e indicatori si
sottolinea quanto, allo stato attuale, sia difficile fornire una valutazione
appropriata dell’evoluzione dell’indicatore sulle emissioni.
3.2 Le prospettive del ciclo di valutazione legato agli indicatori di
benessere
L’introduzione degli indicatori di benessere all’interno dei documenti di
bilancio è uno degli aspetti della relazione, sicuramente multidimensionale,
tra singola politica e indicatore/i da utilizzare per una misurazione del suo
impatto.
Più in generale, come evidenziato nel rapporto Beyond GDP realizzato dai co-
chair dell’High Level Expert Group on the Measurement of Economic
Performance and Social Progress (Stiglitz, Fitoussi e Durand), gli indicatori di
benessere possono essere utilizzati in diversi stadi del ciclo politico:
dall’identificazione delle priorità, alla specificazione dei pro e contro delle
differenti strategie, all’allocazione delle risorse necessarie
all’implementazione delle strategie identificate, al monitoraggio dei risultati
ottenuti e infine alla valutazione complessiva dell’intervento cercando di
identificare le azioni necessarie per futuri miglioramenti.
In questo più ampio scenario, l’inserimento dei 12 indicatori di benessere
all’interno dei documenti di bilancio, e in particolare la Relazione sugli
indicatori di benessere equo e sostenibile 2019, costituiscono un momento
fondamentale, ma il percorso intrapreso potrebbe essere agevolato da
ulteriori passaggi.
È auspicabile il rafforzamento dei legami tra gli obiettivi delle politiche
definite nella Legge di bilancio e misurati con gli indicatori di benessere, e il
15
ciclo della valutazione della performance della pubblica amministrazione con
l’obiettivo di ‘colmare il divario che separa le politiche dalla vita quotidiana
dei cittadini’9.
Allo stesso tempo è necessario estendere il dibattito sugli strumenti
metodologici utilizzati per le previsioni tendenziali e programmatiche degli
indicatori di benessere. L’esperienza ancora giovane in questa area richiede
sicuramente un impegno anche in questa direzione.
Infine, sembra auspicabile un lavoro di approfondimento volto a completare
l’utilizzo degli indicatori di benessere all’interno dell’intero ciclo di vita delle
politiche, interessando quindi anche la fase di monitoraggio e di valutazione
ex-post. In quest’ottica sembra utile individuare un tavolo per la revisione e
per un eventuale ampliamento degli attuali 12 indicatori tenendo anche
conto degli sviluppi dell’informazione statistica (si pensi al caso degli
indicatori sull’utilizzo del suolo) e della loro tempestività.
L’Istituto, al momento è anche coordinatore scientifico del progetto europeo
MAKSWELL (MAKing Sustainable development and WELL-being working for
policy analysis) – che prevede il coinvolgimento dell’Istituto nazionale di
statistica tedesco, di quello olandese e di alcuni importanti dipartimenti
universitari italiani e europei – è sicuramente disponibile a fornire ampio
supporto per lo sviluppo di queste iniziative.
9 Stiglitz, Fitoussi, Durand, Rapporto Beyond Gdp, pg 103.
Allegato statistico
Commissioni riunite
V Commissione “Bilancio, tesoro e programmazione” della Camera dei
Deputati
5a Commissione “Bilancio” del Senato della Repubblica
Roma, 2 aprile 2019
Figura 1 - Punteggio medio attribuito ai domini del benessere equo e sostenibile (voti tra 0 e 10)
Anno 2018
(persone di 18 anni e più)
Fonte: Istat, Indagine sulla fiducia del consumatori
Figura 2 - Andamento degli indicatori del Bes rispetto all’anno precedente e al 2010 -
Ultimo anno disponibile
(percentuale sul totale degli indicatori confrontabili)
Fonte: Istat, Rapporto BES 2018
5 6 7 8 9 10
La politica e le istituzioni pubbliche
Le relazioni sociali
Il benessere economico
La capacità di ricerca e innovazione del Paese
La qualità dei servizi per le persone e le famiglie
Il paesaggio e il patrimonio culturale
Sentirsi soddisfatti della propria vita
L'ambiente e la sua tutela
Il lavoro e la sua qualità
La sicurezza personale rispetto alla criminalità
L'istruzione e la formazione
Una buona salute e attenzione agli stili di vita
0 10 20 30 40 50 60
Miglioramento
Stabilità
Peggioramento
Rispetto al 2010 Rispetto all'anno precedente
Tavola 1 - Indicatori Bes per regione e per quintile - Ultimo anno disponibile
(distribuzione percentuale)
Piemonte 9,9 12 19,8 24 31,4 38 27,3 33 11,6 14 121
Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste 17,1 20 12,8 15 18,8 22 14,5 17 36,8 43 117
Liguria 13,9 17 18,9 23 27,0 33 32,8 40 7,4 9 122
Lombardia 14,0 17 10,7 13 24,0 29 27,3 33 24,0 29 121
Bolzano/Bozen 9,3 10 12,0 13 12,0 13 9,3 10 57,4 62 108
Trento 5,3 6 5,3 6 13,3 15 13,3 15 62,8 71 113
Veneto 12,4 15 14,0 17 24,0 29 24,8 30 24,8 30 121
Friuli-Venezia Giulia 4,9 6 11,5 14 14,8 18 36,9 45 32,0 39 122
Emilia-Romagna 12,4 15 19,8 24 16,5 20 24,0 29 27,3 33 121
Toscana 6,6 8 15,7 19 35,5 43 30,6 37 11,6 14 121
Umbria 10,0 12 25,0 30 25,8 31 23,3 28 15,8 19 120
Marche 8,2 10 23,8 29 27,9 34 32,8 40 7,4 9 122
Lazio 21,3 26 31,1 38 18,0 22 13,1 16 16,4 20 122
Abruzzo 22,3 27 36,4 44 19,0 23 14,9 18 7,4 9 121
Molise 34,5 41 31,9 38 10,1 12 11,8 14 11,8 14 119
Campania 55,7 68 18,9 23 9,8 12 6,6 8 9,0 11 122
Puglia 48,8 59 24,0 29 12,4 15 10,7 13 4,1 5 121
Basilicata 35,0 42 30,0 36 10,8 13 10,8 13 13,3 16 120
Calabria 60,3 73 9,1 11 5,8 7 9,1 11 15,7 19 121
Sicilia 58,7 71 14,9 18 12,4 15 5,8 7 8,3 10 121
Sardegna 30,3 37 21,3 26 20,5 25 17,2 21 10,7 13 122
Fonte: Istat, Rapporto BES 2018
REGIONI
Indicatori per quintile Totale
indicatori
disponibiliI II III IV V
% (0-20) % (20-40) % (40-60) % (60-80) % (80-100)
Tavola 2 - Indice di disuguaglianza verticale del reddito, della soddisfazione per la vita e dell’istruzione per regione - Anni 2016 e 2017
Bolzano-Bozen 3,74 Bolzano-Bozen 1,62 Trento 2,33
Friuli-Venezia Giulia 4,05 Trento 1,79 Bolzano-Bozen 2,34
Umbria 4,12 Abruzzo 1,86 Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste 2,36
Veneto 4,18 Lazio 1,87 Veneto 2,37
Molise 4,56 Lombardia 1,94 Abruzzo 2,38
Emilia-Romagna 4,63 Toscana 1,95 Friuli-Venezia Giulia 2,38
Piemonte 4,68 Basilicata 1,96 Piemonte 2,39
Marche 4,69 Emilia-Romagna 1,96 Emilia-Romagna 2,40
Toscana 4,71 Friuli-Venezia Giulia 1,96 Marche 2,44
Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste 4,73 Liguria 1,97 Liguria 2,44
Trento 4,79 Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste 1,97 Lombardia 2,45
Abruzzo 5,02 Veneto 1,98 Lazio 2,45
Basilicata 5,20 Calabria 1,99 Sardegna 2,46
Liguria 5,24 Piemonte 2,02 Umbria 2,46
Puglia 5,38 Campania 2,03 Toscana 2,47
Lombardia 5,39 Marche 2,04 Basilicata 2,51
Lazio 6,39 Puglia 2,04 Molise 2,58
Sardegna 6,50 Umbria 2,08 Sicilia 2,66
Calabria 6,87 Sardegna 2,14 Puglia 2,73
Sicilia 7,21 Molise 2,20 Campania 2,74
Campania 7,30 Sicilia 2,29 Calabria 2,76
Fonte: Istat, Rapporto BES 2018
MEDIO
ALTO
LIVELLO DI
DISUGUAGLIANZA
Indici di disuguaglianza
Reddito (2016) Soddisfazione per la vita (2017) Istruzione (2017)
BASSO
Tavola 3 - Reddito medio disponibile aggiustato (pro capite) - Anni 2000-2007
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017
Reddito medio disponibile
aggiustato (pro capite) (a) 17.236 18.153 18.849 19.403 20.035 20.573 21.277 21.882 22.154 21.665 21.576 21.886 21.224 21.179 21.260 21.530 21.834 22.217
Fonte: Istat, Conti nazionali
(a) Rapporto tra il reddito lordo disponibile delle famiglie (consumatrici + produttrici) aggiustato (ovvero inclusivo del valore dei servizi in natura forniti dalle amministrazioni pubbliche ed istituzioni
private senza fini di lucro) e il numero totale di persone residenti. Valori correnti in euro.
Tavola 4 - Indice di disuguaglianza del reddito disponibile per regione e ripartizione geografica - Redditi - Anni 2003-2017 (a)
REGIONI E
RIPARTIZIONI GEOGRAFICHE2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 (b)
Piemonte 4,9 4,8 4,4 4,3 4,3 4,3 4,9 5,3 5,1 4,6 4,7 4,3 4,8 4,7 -
Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste 4,5 4,1 3,6 4,4 3,7 4,9 4,2 4,0 4,3 4,2 3,6 3,8 4,6 4,7 -
Liguria 4,7 5,2 4,5 4,2 4,3 4,2 4,4 4,5 5,9 5,9 5,7 5,3 5,3 5,2 -
Lombardia 4,9 4,9 4,8 5,0 4,5 4,8 4,8 4,6 4,5 4,6 4,7 5,2 5,5 5,4 -
Trentino-Alto Adige/Südtirol 4,3 4,3 3,6 3,8 3,8 4,4 4,0 4,1 4,1 3,9 4,1 4,1 4,6 4,4 -
Bolzano/Bozen 4,3 4,3 3,6 4,2 4,2 4,4 3,9 3,9 3,8 3,7 3,8 3,8 4,0 3,7 -
Trento 4,3 4,2 3,5 3,3 3,3 4,2 3,9 4,3 4,0 4,3 3,7 4,0 4,8 4,8 -
Veneto 4,2 4,1 4,0 4,3 3,9 4,0 3,9 4,1 4,4 4,1 4,0 3,8 4,3 4,2 -
Friuli-Venezia Giulia 4,2 4,1 3,9 3,9 3,9 4,0 4,1 4,0 4,5 3,9 3,7 3,9 4,1 4,0 -
Emilia-Romagna 4,5 4,6 4,8 4,5 4,6 4,7 4,5 4,6 4,4 4,7 4,7 4,7 4,6 4,6 -
Toscana 4,3 4,0 4,1 4,0 4,1 4,3 4,3 4,6 4,3 4,4 4,3 4,4 4,7 4,7 -
Umbria 4,2 4,2 4,5 4,6 4,4 3,8 3,8 4,2 4,2 4,2 5,2 5,1 5,0 4,1 -
Marche 4,0 4,1 4,2 4,4 4,2 4,5 4,1 4,5 4,6 4,4 4,4 4,7 5,2 4,7 -
Lazio 6,1 5,6 5,5 5,4 5,0 5,3 5,4 5,6 5,9 6,1 6,5 6,5 6,6 6,4 -
Abruzzo 4,2 4,5 4,0 4,6 4,7 3,9 4,7 4,8 4,6 4,4 5,3 5,0 4,8 5,0 -
Molise 4,4 4,4 4,2 4,4 4,3 5,2 5,1 4,7 5,1 6,1 4,9 4,6 5,7 4,6 -
Campania 6,8 6,2 6,4 5,9 6,4 6,0 6,3 6,9 7,6 10,0 7,6 6,0 8,4 7,3 -
Puglia 5,8 5,1 5,2 4,9 4,9 5,3 5,0 5,4 5,5 4,8 5,0 5,9 5,8 5,4 -
Basilicata 4,2 4,9 4,6 5,0 4,8 4,5 4,9 6,6 6,3 5,7 4,5 4,9 5,0 5,2 -
Calabria 5,8 6,1 6,8 5,4 5,4 5,7 5,7 6,3 6,2 5,7 5,9 5,4 8,2 6,9 -
Sicilia 7,2 6,9 6,9 6,4 5,7 6,0 6,5 7,7 6,5 8,4 8,9 8,3 9,2 7,2 -
Sardegna 4,8 5,2 4,5 5,0 5,0 4,7 4,5 5,5 4,3 5,1 5,5 6,3 6,4 6,5 -
Nord 4,7 4,7 4,5 4,6 4,4 4,5 4,6 4,6 4,6 4,6 4,6 4,7 4,9 4,9 -
Centro 5,0 4,8 4,8 4,8 4,6 4,8 4,8 5,1 5,1 5,2 5,4 5,4 5,8 5,4 -
Mezzogiorno 6,2 6,0 6,0 5,7 5,6 5,6 5,8 6,5 6,3 7,2 6,7 6,5 7,5 6,7 -
ITALIA 5,6 5,6 5,4 5,4 5,2 5,3 5,4 5,7 5,6 5,8 5,8 5,8 6,3 5,9 6,0
Fonte: Istat, Indagine Eu-Silc
(a) L'indicatore è riferito all'anno di conseguimento del reddito (t) e non all'anno d'indagine (t+1).
(b) Stime Istat realizzate secondo un approccio macroeconomico.
Tavola 5 - Persone in condizione di povertà assoluta per ripartizione geografica - Anni 2005-2017 (a)
(valori percentuali)
RIPARTIZIONI
GEOGRAFICHE2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017
Nord 2,3 2,2 2,6 2,7 3,1 3,5 3,4 5,5 5,5 5,7 6,7 6,7 7,0
Centro 2,7 2,6 2,8 2,8 2,1 4,5 4,0 4,6 5,9 5,5 5,6 7,3 6,4
Mezzogiorno 5,0 3,8 3,8 5,2 6,0 4,8 6,1 7,3 10,6 9,0 10,0 9,8 11,4
Italia 3,3 2,9 3,1 3,6 3,9 4,2 4,4 5,9 7,3 6,8 7,6 7,9 8,4
Fonte: Istat, Indagine sulle spese delle famiglie
(a) Dati ricostruiti dal 2005 al 2013.
Tavola 6 - Speranza di vita in buona salute alla nascita per sesso, regione e ripartizione geografica -
Anni 2009-2017 (a)
(numero medio di anni)
2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017
Piemonte 56,7 58,5 59,4 59,5 57,9 58,9 58,3 59,4 58,4
Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste 56,7 59,2 60,5 61,5 59,1 59,7 60,2 59,9 60,1
Liguria 58,9 61,0 60,5 62,9 60,8 59,2 59,0 59,8 60,4
Lombardia 56,8 58,5 59,7 58,5 60,7 59,6 59,1 60,5 59,9
Trentino-Alto Adige/Südtirol 63,9 65,1 64,9 64,6 65,5 65,9 67,6 67,3 67,0
Bolzano/Bozen 66,8 65,5 67,3 68,1 69,0 67,0 70,1 69,3 70,3
Trento 61,1 64,6 62,6 61,2 62,3 64,8 65,2 65,5 64,0
Veneto 57,9 59,2 58,4 59,5 59,0 58,4 59,5 58,7 59,5
Friuli-Venezia Giulia 59,8 58,8 61,1 61,4 60,4 59,8 60,2 60,6 61,2
Emilia-Romagna 56,2 59,4 58,8 59,8 60,2 59,5 60,9 62,3 61,3
Toscana 58,4 61,2 60,5 60,6 59,6 60,9 60,4 59,4 61,2
Umbria 55,5 57,4 58,6 57,3 60,0 59,9 59,6 58,2 58,5
Marche 55,6 57,5 58,1 59,9 59,0 58,9 58,9 57,4 59,2
Lazio 56,4 57,0 56,8 58,9 57,5 58,2 57,6 57,7 59,0
Abruzzo 55,0 56,1 59,1 57,7 58,8 57,3 58,5 56,7 60,6
Molise 55,5 56,0 59,5 59,7 57,5 56,6 56,3 57,5 59,7
Campania 55,5 55,1 55,8 57,6 55,7 55,7 56,1 57,3 56,4
Puglia 54,9 56,9 56,4 55,8 55,0 57,7 57,2 57,8 57,4
Basilicata 54,5 53,6 56,1 54,7 52,8 54,8 57,3 53,3 54,5
Calabria 49,2 51,4 50,3 51,5 52,3 51,3 50,2 51,7 52,2
Sicilia 55,3 55,7 56,7 56,7 56,2 56,0 56,5 57,8 55,8
Sardegna 53,4 52,6 56,4 54,8 53,9 53,3 54,8 54,1 55,0
Nord 57,4 59,1 59,5 59,6 60,0 59,4 59,6 60,5 60,1
Centro 56,9 58,4 58,3 59,5 58,6 59,3 58,8 58,3 59,7
Mezzogiorno 54,5 55,1 56,0 56,2 55,4 55,7 56,0 56,6 56,2
ITALIA 56,4 57,7 58,2 58,5 58,2 58,2 58,3 58,8 58,7
Fonti: Istat, Tavole di mortalità della popolazione italiana e Indagine Aspetti della vita quotidiana
(a) Le regioni piccole, come Valle d'Aosta e Molise, presentano ampi intervalli di confidenza al 95%, che possono discostarsi dalla stima
di -3 e +3 anni al massimo. Per l'Italia l'intervallo intorno alla stima ha l'ampiezza di al massimo un anno.
REGIONI E
RIPARTIZIONI GEOGRAFICHE
Tavola 7 - Proporzione standardizzata di persone di 18 anni e più in sovrappeso o obese per
regione e ripartizione geografica - Anni 2005-2017
(valori percentuali)
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017
Piemonte 38,7 40,4 40,1 40,7 39,8 41,0 40,6 42,0 39,3 39,5 39,3 39,1 40,1
Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste 36,6 41,2 42,7 42,6 43,0 43,5 41,6 40,9 42,0 39,6 39,9 42,5 40,6
Liguria 40,2 38,2 40,7 38,7 38,3 38,4 40,5 36,7 38,3 41,7 41,3 41,7 38,5
Lombardia 38,2 39,9 40,1 42,2 43,2 41,0 41,1 42,0 40,5 42,1 39,3 41,7 42,1
Trentino-Alto Adige/Südtirol 43,5 40,4 40,9 40,9 41,0 40,3 39,9 40,6 41,2 39,2 38,3 38,1 39,5
Bolzano/Bozen 42,9 39,8 39,0 40,0 39,5 42,2 40,1 40,4 39,0 42,9 40,2 39,6 38,4
Trento 44,1 40,9 42,7 41,7 42,5 38,5 39,6 40,7 43,3 35,7 36,6 36,6 40,7
Veneto 43,4 45,3 43,7 42,5 45,2 44,5 43,7 44,1 43,7 44,1 43,2 44,0 42,2
Friuli-Venezia Giulia 45,4 43,8 42,4 42,8 45,7 46,3 47,9 43,8 44,3 43,4 40,2 43,8 44,6
Emilia-Romagna 45,3 45,6 45,1 45,2 46,0 45,3 47,0 43,2 43,6 46,7 43,4 44,7 47,0
Toscana 43,0 42,2 42,3 43,3 42,3 41,8 42,0 43,3 43,2 42,7 43,2 43,8 41,3
Umbria 43,2 45,4 44,9 47,0 46,9 47,6 48,0 48,7 44,5 45,4 42,8 46,1 42,8
Marche 44,1 45,1 43,9 44,0 45,3 45,3 46,7 43,5 43,2 46,2 39,1 44,5 43,3
Lazio 44,9 44,3 44,6 43,2 46,0 45,7 43,2 42,7 44,8 42,1 44,7 40,9 41,6
Abruzzo 51,0 49,9 49,2 48,0 49,1 48,1 47,3 50,8 46,8 49,3 47,8 50,6 47,2
Molise 48,9 49,6 51,5 51,9 50,7 52,3 49,7 52,1 50,5 51,7 51,1 50,7 46,4
Campania 52,7 52,9 54,0 52,7 53,1 53,5 52,0 53,1 52,7 53,4 51,5 51,8 51,4
Puglia 53,0 50,9 51,8 51,8 50,8 51,7 53,8 52,1 51,1 51,1 50,2 49,6 50,8
Basilicata 52,8 52,7 51,2 53,1 49,1 54,2 49,0 51,9 52,8 50,4 48,9 51,1 52,2
Calabria 50,5 49,6 48,7 49,2 52,1 51,1 48,9 48,0 48,3 51,3 48,0 50,6 47,8
Sicilia 49,6 50,6 53,0 49,4 50,6 48,9 48,5 49,7 50,3 50,0 47,4 48,8 51,4
Sardegna 43,3 40,1 43,7 43,1 45,1 45,6 43,1 42,4 42,3 41,6 42,1 42,8 40,7
Nord 40,9 41,9 41,6 42,2 43,1 42,4 42,6 42,2 41,5 42,7 40,7 42,1 42,4
Centro 43,9 43,7 43,6 43,6 44,8 44,4 43,6 43,4 44,1 43,0 43,4 42,6 41,7
Mezzogiorno 50,8 50,3 51,5 50,3 51,0 50,8 50,0 50,6 50,2 50,6 48,9 49,7 49,7
ITALIA 45,0 45,2 45,5 45,3 46,2 45,7 45,4 45,3 45,0 45,5 44,1 44,8 44,8
Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana
REGIONI E
RIPARTIZIONI GEOGRAFICHE
Tavola 8 - Persone di 18-24 anni che hanno conseguito al più la licenza media, non hanno qualifiche
professionali regionali ottenute in corsi con durata di almeno due anni e non sono inserite in
un percorso di istruzione o formazione per regione e ripartizione geografica - Anni 2004-2017
(valori percentuali)
REGIONI E
RIPARTIZIONI GEOGRAFICHE2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017
Piemonte 22,8 20,8 19,5 17,3 18,5 19,6 17,6 15,9 16,2 15,7 12,7 12,6 10,2 11,3
Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste 21,9 21,4 21,4 23,9 26,1 21,6 21,3 22,9 21,4 19,6 16,2 16,3 14,5 13,9
Liguria 17,8 16,5 15,5 16,3 12,5 12,5 16,1 14,5 17,4 14,8 13,6 12,0 11,4 13,1
Lombardia 22,4 21,3 18,4 18,1 19,5 19,8 18,0 16,8 15,1 15,3 12,9 13,1 12,7 12,0
Trentino-Alto Adige/Südtirol 21,8 19,5 17,3 17,1 17,1 16,8 17,3 13,9 15,8 13,7 10,9 10,9 9,5 10,9
Bolzano/Bozen 30,5 26,3 23,4 23,2 21,5 21,0 22,6 18,1 19,6 16,4 13,1 13,1 11,1 13,8
Trento 12,3 12,2 10,5 10,5 12,5 12,3 11,8 9,4 11,7 10,8 8,5 8,7 7,9 7,8
Veneto 18,4 18,1 14,7 13,1 15,5 16,5 15,5 16,5 13,8 10,0 8,4 8,1 6,9 10,5
Friuli-Venezia Giulia 14,0 16,4 20,1 12,5 15,2 14,7 12,1 13,0 13,0 11,1 11,1 6,9 8,0 10,3
Emilia-Romagna 20,3 19,5 17,4 17,0 15,9 14,5 14,8 13,6 14,7 15,1 13,2 13,3 11,3 9,9
Toscana 21,0 16,7 16,6 17,6 16,7 16,5 17,5 18,2 17,5 16,2 13,8 13,4 11,5 10,9
Umbria 13,3 15,3 14,3 12,4 14,5 12,0 12,9 10,9 13,0 11,5 9,1 8,1 6,7 9,3
Marche 17,2 19,2 17,5 15,8 14,3 15,4 14,8 12,5 15,3 13,2 10,9 10,0 11,0 10,1
Lazio 15,7 14,7 12,0 10,6 12,8 10,9 13,0 15,0 12,3 12,2 12,5 11,3 10,9 11,0
Abruzzo 16,0 15,4 14,8 14,7 16,7 14,3 13,1 12,0 12,2 10,8 9,6 14,2 12,4 7,4
Molise 15,2 15,4 15,9 16,2 16,1 16,5 13,4 12,7 9,9 15,3 12,1 10,1 10,3 12,0
Campania 28,4 27,5 26,9 28,7 26,3 23,5 23,1 21,8 21,7 21,9 19,6 18,8 18,1 19,1
Puglia 30,3 28,9 26,9 25,0 23,9 24,9 23,6 19,4 19,8 19,9 16,9 16,7 16,9 18,6
Basilicata 16,8 18,0 15,2 14,0 13,9 12,0 15,0 14,5 13,6 14,8 12,2 10,3 13,6 13,8
Calabria 21,9 18,1 19,6 21,0 18,5 17,2 16,0 18,0 16,8 16,2 16,8 16,1 15,7 16,3
Sicilia 30,5 29,8 28,2 25,9 26,1 26,3 25,6 24,4 24,3 25,4 24,0 24,3 23,5 20,9
Sardegna 30,1 32,4 27,9 21,9 22,5 22,6 23,6 25,1 25,0 24,3 23,4 22,9 18,1 21,2
Nord 20,8 19,8 17,6 16,5 17,4 17,7 16,6 15,7 15,1 14,1 12,0 11,7 10,6 11,3
Centro 17,3 16,0 14,3 13,5 14,3 13,2 14,6 15,3 14,3 13,5 12,4 11,5 10,8 10,7
Mezzogiorno 27,6 26,7 25,4 24,7 23,7 22,8 22,3 20,9 20,8 21,1 19,3 19,2 18,4 18,5
ITALIA 23,1 22,1 20,4 19,5 19,6 19,1 18,6 17,8 17,3 16,8 15,0 14,7 13,8 14,0
Fonte: Istat, Rilevazione sulle Forze di lavoro
Tavola 9 - Tasso di mancata partecipazione al lavoro della popolazione in età 15-74 anni per sesso,
regione e ripartizione geografica - Anni 2004-2017
(valori percentuali)
REGIONI E
RIPARTIZIONI GEOGRAFICHE2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017
Piemonte 8,9 7,9 7,2 7,8 8,4 10,3 11,4 11,3 13,3 15,6 16,4 15,3 14,8 14,2
Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste 5,7 5,5 5,4 5,4 6,0 6,8 7,6 8,9 10,7 11,6 13,1 13,6 12,9 11,9
Liguria 10,3 9,6 8,8 9,3 8,9 9,6 11,0 11,4 13,0 15,5 16,2 14,8 15,1 15,1
Lombardia 7,4 7,1 6,9 7,1 7,5 9,0 9,5 10,0 12,2 12,8 13,5 13,5 12,3 11,0
Trentino-Alto Adige/Südtirol 5,0 5,2 4,9 4,9 5,0 5,3 5,7 6,4 7,9 8,3 9,0 8,5 8,0 7,0
Bolzano/Bozen 3,8 4,0 3,8 3,9 3,8 3,7 3,8 4,7 5,7 6,1 6,3 5,3 4,8 4,3
Trento 6,2 6,4 6,0 5,9 6,2 6,8 7,7 8,2 10,2 10,5 11,6 11,7 11,1 9,6
Veneto 8,0 7,6 7,3 7,1 7,1 8,5 9,3 8,9 10,6 12,2 12,3 12,4 11,4 10,8
Friuli-Venezia Giulia 7,4 7,0 7,0 7,1 7,8 8,8 9,7 9,7 11,5 12,7 13,8 14,1 13,6 12,4
Emilia-Romagna 6,3 6,3 6,2 5,6 6,0 7,7 8,6 8,8 10,6 13,1 13,3 13,0 11,8 11,1
Toscana 9,4 8,9 8,7 8,6 9,3 10,0 10,3 11,3 13,1 13,7 15,6 14,9 14,5 13,8
Umbria 11,4 10,9 10,5 10,5 9,2 11,5 11,8 12,4 16,4 16,6 18,1 16,6 16,3 15,9
Marche 9,5 9,2 8,8 8,7 9,4 11,6 11,1 12,5 15,1 16,7 16,6 16,9 16,6 16,4
Lazio 15,3 15,1 14,4 14,1 14,6 14,8 16,2 16,1 18,2 20,0 20,8 20,5 19,3 18,1
Abruzzo 15,1 14,4 13,0 14,4 14,0 15,3 15,9 15,8 18,3 20,3 22,0 22,3 22,2 21,3
Molise 21,6 21,3 20,7 20,3 20,7 20,5 21,0 23,5 25,8 29,5 29,9 29,4 26,6 28,2
Campania 29,7 30,3 29,5 31,6 33,2 33,7 35,9 36,7 38,4 39,1 41,3 40,9 39,2 37,5
Puglia 27,3 27,6 25,7 25,4 26,9 28,5 29,8 30,0 31,5 35,6 37,3 36,3 34,8 33,1
Basilicata 25,4 25,3 23,3 24,2 25,9 25,7 28,5 27,7 30,7 31,7 31,6 29,2 28,7 29,0
Calabria 30,4 31,4 30,1 31,2 33,5 33,4 34,7 34,3 37,0 40,5 42,6 43,0 42,4 39,6
Sicilia 32,3 31,5 29,7 31,4 33,1 32,3 34,1 35,0 38,0 40,3 42,7 41,5 41,8 40,8
Sardegna 23,0 23,1 21,6 21,9 23,7 25,0 25,0 25,6 27,1 30,6 32,3 31,5 31,0 30,2
Nord 7,6 7,2 6,9 7,0 7,3 8,8 9,6 9,7 11,7 13,1 13,7 13,4 12,5 11,6
Centro 12,4 12,0 11,6 11,4 11,8 12,6 13,3 13,8 16,0 17,4 18,4 18,0 17,2 16,4
Mezzogiorno 28,2 28,3 26,8 28,0 29,5 30,0 31,5 32,0 34,1 36,6 38,6 37,9 37,0 35,6
ITALIA 15,5 15,3 14,5 14,9 15,6 16,5 17,5 17,9 20,0 21,7 22,9 22,5 21,6 20,5
Piemonte 6,3 5,3 5,3 5,7 6,3 8,3 9,6 9,7 11,1 13,9 14,8 13,7 13,1 12,2
Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste 3,9 4,0 3,8 3,5 4,4 5,3 5,9 7,4 10,1 10,8 12,6 13,5 12,3 11,1
Liguria 6,7 5,0 5,9 7,1 6,2 7,1 8,3 9,2 9,9 13,3 13,5 13,0 11,9 11,9
Lombardia 4,7 4,7 4,6 4,4 5,1 6,7 7,4 7,7 9,9 10,7 11,6 11,0 9,7 8,7
Trentino-Alto Adige/Südtirol 3,1 3,4 2,8 3,1 3,4 4,0 4,5 5,2 6,5 6,7 7,6 7,5 7,0 6,0
Bolzano/Bozen 2,7 3,0 2,3 2,8 2,7 3,0 2,9 4,1 4,8 5,1 5,7 4,3 4,3 3,2
Trento 3,4 3,9 3,3 3,4 4,0 5,0 6,0 6,3 8,2 8,2 9,4 10,6 9,7 8,9
Veneto 4,3 4,4 3,7 3,9 4,1 5,5 6,3 6,5 7,7 8,9 8,8 9,3 8,6 7,8
Friuli-Venezia Giulia 4,4 5,0 4,2 4,7 4,4 6,9 7,6 7,6 8,7 10,2 11,2 10,9 10,9 9,2
Emilia-Romagna 4,0 4,0 4,3 3,5 3,8 6,4 6,5 6,8 8,8 10,4 10,8 10,7 9,6 8,9
Toscana 5,9 5,8 5,5 5,3 5,7 6,6 7,2 8,5 9,9 11,2 12,1 12,8 11,8 11,9
Umbria 7,2 7,0 5,3 5,7 5,4 7,2 7,9 8,5 12,6 13,6 14,6 12,8 13,5 13,1
Marche 6,3 6,2 5,4 5,4 7,0 9,0 8,1 9,7 11,6 13,9 14,1 14,0 13,8 13,3
Lazio 10,4 10,9 9,6 9,7 9,6 10,7 12,4 13,3 14,6 16,5 18,2 17,6 16,7 15,4
Abruzzo 9,8 8,7 8,2 8,5 9,4 10,6 11,5 12,1 14,5 16,8 17,9 17,9 17,2 15,9
Molise 14,3 14,5 13,6 13,2 14,1 14,8 16,0 18,0 19,0 25,7 26,0 25,4 23,6 24,9
Campania 20,4 21,2 20,9 22,7 24,9 26,8 28,5 29,4 31,5 32,8 34,2 33,3 32,4 30,8
Puglia 17,7 18,2 17,0 16,4 17,5 20,2 22,2 21,9 23,5 28,5 29,7 29,4 28,2 27,2
Basilicata 16,8 16,3 15,1 15,5 17,4 19,2 23,0 22,0 25,3 27,7 25,5 22,6 23,3 23,5
Calabria 21,4 22,8 21,0 22,2 24,2 25,3 28,0 28,9 31,0 34,9 36,0 37,6 36,6 34,5
Sicilia 22,3 22,5 21,1 22,2 23,7 24,1 26,2 27,3 30,6 33,7 36,0 35,1 35,6 35,3
Sardegna 16,0 16,0 14,6 14,5 17,1 19,1 21,1 21,7 23,4 27,0 28,8 28,4 27,6 27,2
Nord 4,8 4,6 4,5 4,5 4,9 6,6 7,3 7,7 9,3 10,8 11,4 11,1 10,1 9,2
Centro 8,2 8,4 7,4 7,5 7,7 8,9 9,9 11,0 12,6 14,3 15,5 15,3 14,6 13,9
Mezzogiorno 19,2 19,6 18,6 19,4 21,1 22,7 24,6 25,2 27,5 30,6 32,1 31,6 31,0 30,0
ITALIA 10,5 10,6 9,9 10,2 11,0 12,6 13,8 14,3 16,2 18,3 19,3 19,0 18,2 17,3
Piemonte 12,3 11,2 9,7 10,5 11,1 12,7 13,6 13,3 15,9 17,6 18,3 17,3 16,7 16,6
Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste 8,0 7,4 7,4 7,8 8,1 8,8 9,7 10,6 11,3 12,6 13,7 13,7 13,6 12,8
Liguria 14,7 15,4 12,4 11,9 12,1 12,6 14,3 14,0 16,7 18,1 19,4 16,9 19,0 18,9
Lombardia 10,9 10,3 10,0 10,5 10,6 11,8 12,2 12,9 15,2 15,2 15,8 16,5 15,5 13,9
Trentino-Alto Adige/Südtirol 7,5 7,5 7,7 7,3 7,1 6,8 7,4 8,0 9,7 10,3 10,6 9,7 9,1 8,2
Bolzano/Bozen 5,1 5,4 5,9 5,4 5,3 4,6 4,9 5,5 6,8 7,3 7,0 6,4 5,5 5,8
Trento 9,9 9,7 9,6 9,3 9,0 9,1 9,8 10,6 12,6 13,2 14,3 13,0 12,8 10,5
Veneto 13,2 12,0 12,1 11,5 11,1 12,5 13,3 12,0 14,3 16,5 16,7 16,4 15,1 14,5
Friuli-Venezia Giulia 11,2 9,6 10,7 10,3 12,0 11,2 12,2 12,2 14,9 15,7 17,1 18,1 16,9 16,2
Emilia-Romagna 9,1 9,2 8,6 8,1 8,7 9,2 11,1 11,1 12,7 16,2 16,3 15,8 14,4 13,7
Toscana 13,9 12,8 12,8 12,6 13,6 14,1 14,2 14,7 16,8 16,7 19,5 17,4 17,5 15,9
Umbria 16,7 15,8 16,8 16,1 13,6 16,6 16,5 16,9 20,8 20,2 22,0 20,9 19,5 19,0
Marche 13,4 13,2 13,3 12,9 12,4 14,9 14,7 15,9 19,2 20,1 19,7 20,4 20,0 20,0
Lazio 21,5 20,2 20,4 19,8 20,6 20,0 20,8 19,6 22,4 24,1 23,8 23,9 22,4 21,3
Abruzzo 22,1 22,1 19,5 22,6 20,1 21,8 21,8 20,7 23,4 25,0 27,4 28,1 28,7 28,2
Molise 31,7 31,2 30,8 30,0 29,5 28,2 27,9 31,0 34,5 34,6 35,1 34,9 30,8 32,5
Campania 43,2 44,2 42,4 44,9 45,7 44,6 47,4 48,0 48,2 47,9 51,0 51,1 48,7 46,9
Puglia 41,5 42,7 39,4 39,1 40,8 41,1 41,2 41,7 42,7 45,6 47,6 45,9 44,1 41,5
Basilicata 37,6 37,8 35,4 36,8 37,8 34,8 36,1 35,8 38,0 37,2 40,0 38,4 36,1 36,8
Calabria 42,6 43,4 42,5 43,5 45,7 44,5 44,0 41,8 45,0 48,2 51,3 50,5 50,2 46,8
Sicilia 46,9 44,9 42,3 44,7 46,0 44,0 45,3 45,9 48,2 49,8 52,0 50,5 50,6 48,6
Sardegna 32,5 33,3 31,5 32,2 32,4 32,7 30,0 30,6 31,9 35,4 36,7 35,5 35,3 34,0
Nord 11,3 10,7 10,1 10,2 10,4 11,5 12,4 12,3 14,5 15,9 16,5 16,3 15,4 14,5
Centro 17,7 16,6 16,8 16,3 16,8 17,2 17,6 17,4 20,1 21,0 21,8 21,2 20,4 19,3
Mezzogiorno 41,0 41,1 38,9 40,5 41,5 40,6 41,4 41,6 43,2 44,8 47,3 46,4 45,3 43,4
ITALIA 22,2 21,6 20,6 21,1 21,6 21,7 22,5 22,5 24,8 26,0 27,3 26,8 25,9 24,5
Fonte: Istat, Rilevazione sulle Forze di lavoro
TOTALE
MASCHI
FEMMINE
Tavola 10 - Rapporto tra tasso di occupazione delle donne di 25-49 anni con almeno un figlio in età
prescolare e delle donne senza figli per regione e ripartizione geografica - Anni 2004-2017
(valori percentuali)
REGIONI E
RIPARTIZIONI GEOGRAFICHE2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017
Piemonte 79,9 76,0 81,1 81,2 81,5 83,0 82,3 81,6 82,4 84,5 82,3 82,0 80,2 83,5
Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste 80,8 84,6 80,6 77,0 82,8 77,4 78,2 82,7 86,6 85,0 79,0 78,4 84,9 87,7
Liguria 80,1 74,9 84,9 86,5 82,1 83,5 84,0 79,2 78,0 89,7 85,9 89,0 81,1 84,6
Lombardia 75,7 74,5 76,2 76,9 78,9 78,6 77,3 76,1 78,8 78,5 79,4 81,5 78,7 79,0
Trentino-Alto Adige/Südtirol 72,2 72,6 68,5 68,9 68,0 69,6 66,8 69,7 72,6 74,5 77,1 78,5 79,6 72,0
Bolzano/Bozen 67,0 69,9 63,4 61,6 63,0 63,3 61,1 62,0 68,6 73,9 75,0 73,1 70,6 60,8
Trento 77,4 75,2 73,6 76,0 72,9 76,1 72,2 76,9 76,4 75,0 79,0 84,2 89,7 84,0
Veneto 75,7 76,4 79,2 76,6 76,3 81,3 79,2 80,4 80,0 78,6 87,6 89,3 86,1 82,1
Friuli-Venezia Giulia 79,5 84,6 77,1 85,8 86,7 86,2 79,0 83,9 81,9 79,8 88,7 78,2 75,1 78,4
Emilia-Romagna 84,2 86,5 81,6 84,6 81,3 87,4 85,8 82,5 84,3 80,7 77,7 83,5 81,3 81,9
Toscana 81,3 81,4 78,2 78,6 87,0 81,1 79,4 80,1 85,9 84,4 92,0 85,7 89,4 85,3
Umbria 83,8 95,0 87,8 84,2 81,0 84,7 78,7 78,3 84,7 92,2 85,5 83,4 85,3 78,4
Marche 78,3 84,6 83,6 83,4 86,7 88,0 84,9 81,6 81,7 81,8 83,9 85,4 77,9 76,3
Lazio 71,7 71,1 72,5 73,8 72,2 77,1 76,9 74,7 74,5 80,1 81,3 80,3 81,4 79,2
Abruzzo 74,3 77,9 76,9 76,8 83,9 80,2 71,7 77,6 81,9 93,0 90,7 95,4 74,0 81,9
Molise 73,0 82,6 70,7 84,9 84,2 78,7 79,1 85,5 79,4 65,2 70,4 71,3 80,8 77,5
Campania 63,7 63,3 65,4 58,6 58,3 61,7 63,3 62,8 69,3 66,8 69,6 71,0 70,0 63,5
Puglia 66,2 68,7 62,5 64,6 70,6 64,7 60,9 78,9 76,1 70,2 81,6 73,4 74,5 79,9
Basilicata 63,3 65,9 68,7 69,0 70,9 72,7 83,3 79,6 77,0 69,2 80,9 80,3 69,7 72,6
Calabria 82,4 79,7 71,0 61,6 78,2 72,0 74,1 70,3 72,5 83,2 80,9 67,3 62,4 63,5
Sicilia 65,8 70,0 67,5 63,8 62,9 59,2 58,0 63,9 67,1 64,9 67,3 77,0 76,3 76,4
Sardegna 61,5 64,9 75,8 79,8 76,9 79,9 68,9 73,9 88,0 74,2 80,8 80,6 83,2 78,4
Nord 78,0 77,4 78,5 79,3 79,3 81,3 79,7 78,9 80,4 80,3 81,6 83,3 80,6 80,8
Centro 76,2 77,5 76,6 77,1 79,1 80,1 78,9 77,6 79,8 82,6 85,1 82,7 83,7 80,7
Mezzogiorno 65,2 67,3 66,3 64,0 66,1 64,2 62,0 67,5 71,6 69,8 73,4 73,5 71,3 71,3
ITALIA 69,5 69,7 70,6 70,9 72,4 73,3 71,7 72,4 75,1 75,4 77,5 77,8 76,0 75,5
Fonte: Istat, Rilevazione sulle Forze di lavoro
Tavola 11 - Indice di criminalità predatoria - Anni 2004-2017 (a)
(per 1.000 abitanti)
RIPARTIZIONI
GEOGRAFICHE2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017
Nord 17,2 18,8 23,3 26,6 22,3 21,1 22,0 26,8 28,3 30,7 32,2 29,2 26,9 24,7
Centro 15,1 18,8 22,0 23,3 18,7 17,2 19,7 23,8 28,6 30,5 31,0 29,3 25,8 25,6
Mezzogiorno 11,5 11,9 13,7 14,8 13,7 11,4 12,0 14,4 15,2 15,7 15,2 14,9 14,0 13,1
Italia 14,8 16,3 19,7 21,8 18,6 17,0 18,1 21,9 23,8 25,5 26,1 24,3 22,3 20,9
Fonte: Istat, Elaborazione su dati delle denunce alle Forze dell’ordine (Ministero dell’Interno) e dati dell’indagine sulla
Sicurezza dei cittadini (Istat)
(a) La serie storica è stata ricalcolata utilizzando i nuovi fattori di correzione per la stima del sommerso aggiornati in base
al numero delle vittime stimate dall'indagine Sicurezza dei cittadini. Dati provvisori. Il numeratore dell’indicatore è
dato dalla somma del numero di vittime di furti in abitazione, borseggi e rapine denunciati alla polizia (fonte Ministero
dell’Interno), corretto con la quota di mancate denunce per ciascun tipo di reato, desunta dall'indagine Sicurezza dei
cittadini (Istat). Il numero di vittime di furti in abitazione è ottenuto moltiplicando, per ogni anno, il numero di denunce
per l’ampiezza media delle famiglie.
Tavola 12 - Durata media effettiva in giorni dei procedimenti definiti (a) presso i tribunali ordinari
per regione e ripartizione geografica - Anni 2012-2017
(in giorni)
REGIONI E
RIPARTIZIONI GEOGRAFICHE2012 2013 2014 2015 2016 2017
Piemonte 201 196 208 213 210 217
Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste 189 136 115 199 102 124
Liguria 346 303 307 279 247 252
Lombardia 240 243 241 262 250 254
Trentino-Alto Adige/Südtirol 145 151 176 165 179 185
Bolzano/Bozen 158 147 194 188 218 234
Trento 133 154 161 145 147 149
Veneto 301 302 336 364 335 362
Friuli-Venezia Giulia 244 222 207 203 205 200
Emilia-Romagna 341 307 320 315 284 278
Toscana 376 360 384 431 401 396
Umbria 439 401 514 480 508 460
Marche 359 345 376 382 348 372
Lazio 434 434 443 429 423 420
Abruzzo 446 441 447 432 388 343
Molise 431 402 519 611 512 561
Campania 668 685 751 730 683 611
Puglia 874 875 952 885 798 717
Basilicata 883 923 971 975 973 829
Calabria 745 758 806 823 846 824
Sicilia 581 588 606 617 611 588
Sardegna 473 465 460 493 474 515
Nord 264 254 263 274 258 263
Centro 409 402 423 427 413 411
Mezzogiorno 687 694 744 719 680 632
ITALIA 471 469 494 482 460 445
Fonte: Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi - Direzione Generale di Statistica e Analisi Organizzativa
Ultimo aggiornamento del sistema di rilevazione avvenuto il 6 febbraio 2018
(a) Settore CIVILE - Area SICID al netto dell'attività del Giudice tutelare, dell'Accertamento Tecnico Preventivo in materia di previdenza
e dal 2017 della Verbalizzazione di dichiarazione giurata
Tavola 13 - Emissioni di anidride carbonica e altri gas clima-alteranti in Italia (a) - Anni 2004-2017
(tonnellate di CO2 equivalente per abitante)
2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 (b)
Italia 10,3 10,3 10,1 9,9 9,6 8,5 8,6 8,4 8,0 7,4 7,1 7,3 7,2 7,2
Fonte: Istat-Ispra
(a) Sono incluse le emissioni di anidride carbonica (CO2, esclusa quella derivante da biomassa), idrofluorocarburi (HFC), perfluorocarburi
(PFC), esafluoruri di zolfo (SF6), metano (CH4), protossido di azoto (N2O) e Trifluoruro di azoto (NF3), espresse in “tonnellate di
CO2 equivalente” con pesi che riflettono il potenziale di riscaldamento in rapporto all'anidride carbonica: 1 per CO2, 25 per CH4,
298 per N2O, 17200 per NF3, 22800 per SF6 e pesi variabili in relazione agli specifici gas per HFC e PFC.
(b) Early estimate.
Tavola 14 - Indice di abusivismo edilizio per regione e ripartizione geografica - Anni 2004-2017
(abitazioni abusive costruite nell'anno per 100 abitazioni autorizzate)
REGIONI E
RIPARTIZIONI GEOGRAFICHE2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017
Piemonte (a) 5,7 5,2 4,0 3,7 3,6 3,6 3,9 4,0 4,4 4,5 5,5 6,0 5,8 5,3
Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste (a) 5,7 5,2 4,0 3,7 3,6 3,6 3,9 4,0 4,4 4,5 5,5 6,0 5,8 5,3
Liguria 16,7 15,2 11,5 10,4 10,4 10,9 13,1 13,2 14,5 15,9 16,5 18,4 15,9 14,7
Lombardia 4,5 4,2 3,3 3,0 3,0 3,2 4,1 4,4 4,7 5,5 6,2 6,9 6,8 6,3
Trentino-Alto Adige/Südtirol (b) 2,7 2,6 2,0 1,8 1,8 1,8 2,0 2,3 2,3 2,7 2,5 2,5 2,5 3,9
Bolzano/Bozen …. …. …. …. …. …. …. …. …. …. …. …. …. ….
Trento …. …. …. …. …. …. …. …. …. …. …. …. …. ….
Veneto 5,6 5,1 4,0 3,7 3,6 4,2 5,2 5,6 6,2 7,0 6,3 7,2 7,3 7,2
Friuli-Venezia Giulia (b) 2,7 2,6 2,0 1,8 1,8 1,8 2,0 2,3 2,3 2,7 2,5 2,5 2,5 3,9
Emilia-Romagna 4,3 4,0 3,1 2,8 2,8 3,0 3,5 4,1 4,8 5,5 7,2 8,3 7,1 6,0
Toscana 9,9 9,1 7,2 6,5 6,5 6,9 6,9 10,0 10,1 11,3 13,2 14,8 12,2 12,5
Umbria (c) 8,4 8,0 5,7 5,6 5,8 5,8 6,2 8,1 9,7 13,6 16,0 18,0 16,5 18,1
Marche (c) 8,4 8,0 5,7 5,6 5,8 5,8 6,2 8,1 9,7 13,6 16,0 18,0 16,5 18,1
Lazio 11,5 10,5 8,8 8,1 6,9 8,9 9,9 10,3 11,8 13,9 19,6 22,6 23,8 26,3
Abruzzo (d) 31,3 28,8 23,7 21,7 17,9 20,3 23,0 30,2 31,6 30,7 30,4 35,2 36,4 36,2
Molise (d) 31,3 28,8 23,7 21,7 17,9 20,3 23,0 30,2 31,6 30,7 30,4 35,2 36,4 36,2
Campania 55,9 49,7 42,1 37,3 40,7 53,6 47,2 56,5 59,8 54,7 51,9 64,0 64,3 67,6
Puglia 25,9 23,6 20,5 18,5 19,9 19,1 20,6 22,8 21,4 22,8 33,7 39,2 39,1 39,6
Basilicata (e) 36,2 32,9 28,2 26,0 27,0 30,3 41,8 57,6 58,9 52,6 50,4 61,0 62,2 65,4
Calabria (e) 36,2 32,9 28,2 26,0 27,0 30,3 41,8 57,6 58,9 52,6 50,4 61,0 62,2 65,4
Sicilia 41,2 37,0 31,8 28,4 30,7 35,1 39,5 45,0 45,5 44,3 46,8 56,6 57,7 60,9
Sardegna 17,4 15,9 13,9 12,6 13,5 13,6 16,9 20,7 19,8 21,8 27,5 30,3 30,0 31,4
Nord 5,0 4,6 3,5 3,2 3,2 3,5 4,2 4,6 4,9 5,6 6,0 6,7 6,4 6,2
Centro 10,1 9,3 7,6 7,0 6,5 7,4 8,1 9,7 10,8 13,1 16,7 19,0 19,2 21,4
Mezzogiorno 34,9 31,2 26,7 24,0 24,6 27,8 30,6 36,9 35,9 35,0 40,4 47,8 48,2 49,3
ITALIA 13,0 11,9 9,9 9,0 9,4 10,5 12,2 13,9 14,2 15,2 17,6 19,9 19,6 19,8
Fonte: Cresme, Centro ricerche economiche sociali di mercato per l'edilizia e il territorio
(a) I valori di Piemonte e Valle d'Aosta sono riferiti all'insieme delle due regioni.
(b) I valori di Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia sono riferiti all'insieme delle due regioni (serie storica revisionata).
(c) I valori di Umbria e Marche sono riferiti all'insieme delle due regioni (serie storica revisionata).
(d) I valori di Abruzzo e Molise sono riferiti all'insieme delle due regioni (serie storica revisionata).
(e) I valori di Basilicata e Calabria sono riferiti all'insieme delle due regioni (serie storica revisionata).
Recommended