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Frattura Scomposta novembre-dicembre 2013

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EDITORE: Sergio Curtacci CAPO REDATTORE: Vania Elettra Tam COLLABORATORI DI REDAZIONE: Alessandra Redaelli Arianna Beretta Flavia Lanza Federica Fiumelli Fulvio Martini Giorgio Barassi Isabella Elena Avanzini Jessica Capra Marco Besana Maria Rita Montagnani SI RINGRAZIA PER LA PREZIOSA COLLABORAZIONE Paola C. Manfredi Studio ARTISTI IN PRIMO PIANO Franco Donaggio Florencia Martinez Alberto Gallingani SONO… SARANNO FAMOSI Alice Attanasio Anna Muzi Domenico Dell'Osso Elena Tagliapietra Filippo Manfroni Francesca Marzorati Gabriela Bodin Gianguido Oggeri Breda Jessica Rimondi Luca Dalmazio Marco Minotti Marianna Gasperini Massimo Caccia Mauro Molle Paolo Previtali Sabatino Cersosimo Sabrina Dan Savina Lombardo Silvano Bruscella Sonia Ceccotti Stefano Perrone Tiziana Vanetti VISITATI PER VOI *Hai Paura Del Buio - Roma *Premio Celeste 2013 *Il corpo e il dolore attraverso i secoli - Giancarlo Marcali - Como *Identità Profonda – Milano *Oltre il buio c’è il colore - Milano *Brerart 2013 - Milano *Brera salvata, Brera reinterpretata - Milano *Back to Saxemberg Island - Vanni Cuoghi - Milano *Crossroads - El Gato Chimney- Milano *Out of Work - La crisi è un evento perturbante - Milano *"di_segni-works 2013” di Mafonso *The Scientist 2013 - Ferrara L'INFORMATORE ARTISTICO *Marcus Jansen - di Alessandra Redaelli *Carta d’Identità della Cultura: Lecce La cultura raccontata in prima persona dall’artista Orodè Deoro di Jessica Capra *Leandro Russo di Arianna Beretta *Francesco Messina di Arianna Beretta *Max Gasparini - Alchimia e Passione di Alessandra Redaelli *Riflessioni di una sera di autunno su: “Il Bacio” di Klimt” by Federica Fiumelli *Luca Valotta di Alessandra Redaelli *Aleandro Roncara’ “Non esistono più i conigli di una volta” di Federica Fiumelli Luca De March di Federica Fiumelli *Marco Romoli di Giorgio Barassi *Visible White - Premio Celeste *Plagio o libertà creativa dell’artista? di Frédéric Joignot * My-Ysteria (la follia della poesia - la poesia della follia) by Maria Rita Montagnani *The Oters Fair Torino 8-10 Novembre *Caos e Bellezza - Alessandra Redaelli QUARTA DI COPERTINA *Tina Sgrò

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Novembre / Dicembre 2013 ______________________________________________________________

EDITORE: Sergio Curtacci

CAPO REDATTORE: Vania Elettra Tam

COLLABORATORI DI REDAZIONE:Alessandra Redaelli

Arianna BerettaArianna Beretta

Flavia Lanza

Federica Fiumelli

Fulvio Martini

Giorgio Barassi

Isabella Elena Avanzini

Jessica Capra

SI RINGRAZIA PER LA PREZIOSA COLLABORAZIONEPaola C. Manfredi StudioVia Marco Polo, 4 ‐ 20124MilanoTel . +39 02 87 23 80 04

www.fratturascomposta.it

Marco Besana

Tel .  39 02 87 23 80 04Fax + 39 02 87 23 80 [email protected]

[email protected]@fratturascomposta.it

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INDICE______________________________________________________________L’INFORMATORE ARTISTICO

*Marcus Jansen ‐ di Alessandra Redaelli*Carta d’Identità della Cultura: Lecce

La cultura raccontata in prima persona d ll’ ti t O dè D di J i C

VISITATI PER VOI*Hai Paura Del Buio ‐ Roma*Premio Celeste 2013*Il corpo e il dolore ‐ Giancarlo Marcali ‐ CO 

ARTISTI IN PRIMO PIANO

Franco Donaggio

Florencia Martinez

Alberto Gallingani

dall’artista Orodè Deoro di Jessica Capra*Leandro Russo di Arianna Beretta

*Francesco Messina di Arianna Beretta*Max Gasparini ‐ Alchimia e Passione 

di Alessandra Redaelli

*Identità Profonda – MI*Oltre il buio c’è il colore ‐MI*Brerart 2013 ‐MI*Brera salvata, Brera reinterpretata ‐MI*Back to Saxemberg Island ‐ Vanni Cuoghi ‐MIAlberto Gallingani *Riflessioni di una sera di autunno su: 

“Il Bacio” di Klimt” by Federica Fiumelli*Luca Valotta di Alessandra Redaelli

*Aleandro Roncara’  “Non esistono più i conigli di una volta” di Federica Fiumelli

g g*Crossroads ‐ El Gato Chimney‐MI*Out of Work ‐ La crisi è un evento perturbante ‐MI*"di_segni‐works 2013” di Mafonso*The Scientist 2013 – FE

di una volta  di Federica FiumelliLuca De March di Federica Fiumelli*Marco Romoli di Giorgio Barassi*Visible White ‐ Premio Celeste

*Plagio o libertà creativa dell’artista? di F édé i J i t

Alice AttanasioAnna MuziDomenico Dell'Osso

Marianna GasperiniMassimo CacciaMauro Molle

SONO… SARANNO FAMOSI

di Frédéric Joignot* My‐Ysteria (la follia della poesia ‐ la poesia 

della follia) by Maria Rita Montagnani*The Oters Fair Torino 8‐10 Novembre*Caos e Bellezza ‐ Alessandra Redaelli

Domenico Dell OssoElena TagliapietraFilippo ManfroniFrancesca MarzoratiGabriela BodinGianguido Oggeri Breda

Mauro MollePaolo PrevitaliSabatino CersosimoSabrina DanSavina LombardoSilvano Bruscella

QUARTA DI COPERTINA*Tina Sgrò

Gianguido Oggeri BredaJessica RimondiLuca DalmazioMarco  Minotti

Silvano BruscellaSonia CeccottiStefano PerroneTiziana Vanetti

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Un pomeriggio di primavera venne nel mio studio un gallerista che mi propose

un lavoro sul nudo femminile da realizzare per un suo progetto espositivo Gliun lavoro sul nudo femminile da realizzare per un suo progetto espositivo. Gli

chiesi per quale motivo volesse un genere per me del tutto nuovo, lui rispose:

proprio per questo.

Iniziai allora la mia nuova sfida.

Pensai così la metafora visiva di un’amazzone che domina il mare su una

possente nave, verso la linea di un orizzonte sconosciuto...

Nel mio lavoro sconfinare oltre il reale è una pratica ricorrente, utilizzo la

fotografia per incarnare costruzioni mentali, per dare un volto a silenti

presenze nascoste nei i miei pensieri, in attesa di vivere.

Gli spazi di Morfeo ha avuto origine in un momento di libertà mentale,

mettendo insieme frammenti di vita ed esperienza della realtà in una visione

trasposta su una nuova tela tessuta dalla logica, molto vicina al sogno.

In questi mondi, la donna vive da protagonista indiscussa, assume l’oneroso

ruolo di salvatrice in un mondo consumato dall’oblio dei valori in senso lato,

lungo un percorso di faticosa ricostruzione e bellezza.

Amo pensare che contrariamente alla storia di Adamo ed Eva, la stessa

donna non offra all’uomo la mela del peccato ma la salvezza.

Franco Donaggio

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Basta trovare un luogo lontano dalla gente, dalle luci, dai rumori efi l i il i il i l i i d

in forma fotografica e non solo perché già nel titolo evoca una delledi i i à iù ff i i d ll’ i l h l i l

IL FASCINO DEL MITO

fissare a lungo e in silenzio il cielo notturno per essere invasi da unastrana sensazione che accosta al senso di inquietudine il fascino delmistero. E’ un modo intelligente di collegarci ai nostri progenitori piùacuti che usavano l’audacia del pensiero per indagare fra le pieghedella realtà alla ricerca della sua essenza più autentica. “L’intima natura

divinità più affascinanti dell’antica cultura greca che aveva la singolarecapacità di assumere le forme di persone, oggetti, paesaggi e perfinosensazioni sognati dagli uomini.Così si stabiliva un rapporto stretto e tenace fra mito e sogno, come sipoteva intuire dal fatto che Morfeo era uno dei figli di Ipno e che perp

delle cose ama nascondersi” scriveva Eraclito che i contemporaneichiamavano skoteinòs, l’oscuro, perché era già consapevole che laconoscenza è un lungo processo dove ragione e mistero si intreccianoin un cammino tortuoso e proprio per questo ricco di fascino. Fa unacerta impressione sapere che quelle parole scritte nel VI secolo a C e

p g p psuscitare le immagini nel sonno usava sfiorare le palpebre deidormienti con petali di papaveri. E’ esattamente questa la dimensionein cui Donaggio ci accompagna chiedendoci di lasciarci trasportaredalle sensazioni e dalla meraviglia fino a renderci consapevoli dellostretto rapporto che lega la realtà che chiamiamo reale a quellacerta impressione sapere che quelle parole, scritte nel VI secolo a.C. e

provenienti da una società economicamente e socialmente cosìsemplice come quella dell’isola greca di Samo, sono ancora adessocondivisibili. Abituati come siamo a porre al centro del nostro percorsocognitivo non già la nobile razionalità ma una sua versione più

li i ti i è l i l bbi ffid t l d

stretto rapporto che lega la realtà che chiamiamo reale a quelladell’immaginazione. Lo fa da subito con un’immagine di grandepotenza dove si mescolano la solennità di una nave la cui prua fende ilmare creando imponenti onde schiumose e il vigore della donna che lagoverna afferrando saldamente lunghe corregge di cuoio. Presto si

d à h l fi t d ll isemplicistica cioè la ragionevolezza, abbiamo affidato al mondodell’arte il compito di guidarci alla scoperta di ciò che maggiormente ciaffascina, che sia il cielo notturno che ci sovrasta o l’intrico dei pensieriche ci attraversano.Gli antichi di fronte a tutto ciò ricorrevano al mito, un tipo di narrazione

comprenderà che non a caso le fiancate della nave si ergono comemuri di cemento: l’architettura, soprattutto quella più audace e cometale capace di ogni sfida, non è soltanto l’ambiente in cui tutto ècollocato ma è una vera e propria protagonista di un mondo dove lamorbidezza sensuale di un magnifico corpo femminile si confronta conp

che dietro l’apparenza del racconto fantastico propone un nucleofondamentale di verità: al lettore più attento viene così lanciata la sfidaa indagare fra le molte suggestioni per arrivare a cogliere il cardinecentrale del messaggio. Così la Sfinge con cui si confronta Edipo è ilsimbolo dell’enigma che bisogna saper sciogliere il filo di Arianna

g ple linee acute degli edifici, si fonde con le sequenze di finestre chesembrano abbracciarlo, svetta in uno slancio che si innalza verso ilcielo come volesse sfidarlo. Poi, improvvisamente, la donna emerge inuno spazio liquido che si coagula attorno a lei ed è inevitabile pensarea un altro Morpheus il protagonista di “Matrix” di Lana e Andysimbolo dell enigma che bisogna saper sciogliere, il filo di Arianna

quello dell’intelligenza capace di sconfiggere la brutalità mentre la sfidadi Orfeo esalta la sublime bellezza dell’arte indicandola come unica ingrado di confrontarsi con la morte fino (quasi) a sconfiggerla.Per noi contemporanei il compito un tempo affidato alla parola è orad l t i l i ll i i i i hi t i h l

a un altro Morpheus, il protagonista di Matrix di Lana e AndyWachowski che forse non è un film di fantascienza ma una finestraaperta sul possibile. Proprio partendo da questo punto il viaggio siarticola, la figura femminile si libra nell’aria, si scontra con il fuoco, siabbandona su un sedile, si confronta con la gigantesca sagoma dellal d f d l h t l L d i A i t ’èdelegato in larga misura alle immagini e ai pochi autori che le sanno

usare con perizia e maestria. “Gli spazi di Morfeo”, il più recente lavorodi Franco Donaggio, possiede tutti i requisiti per essere definito un mitorealizzato

luna dove forse, da qualche parte, come voleva Ludovico Ariosto, c’èuno spazio in cui vengono custodite le ampolle contenenti il sennodegli innamorati.

Roberto Mutti

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Ironia e giocosità caratterizzano sin dagli esordi il percorso fotopittorico di FlorenciaM ti h d i i i t ti ll l d i t i liMartinez , che procede per opposizioni e contrasti nella mescolanza dei materialiimpiegati (olio, inchiostri, fili, resine, parole, tessuti, ricamo, fotografie, versi,piombo), nella tecnica della sovrapposizione, nella trama di citazioni e memorie.

Ma il conflitto non da' tregua e non c'è' scampo, nulla può conciliare gli opposti esempre incombe la minaccia.

E minacciosi sono gli oggetti o i ponti senza capo ne' coda, sospesi in un vuoto disenso, in un vuoto di storia, perché il marchio della "scadenza" segna cose epersone bestie e umani corpi terrestri e celestipersone, bestie e umani, corpi terrestri e celesti.

Non sono però a scadenza le storture del mondo e neppure l' orrore dei luoghiclaustrofobici, degli spazi concentrazionari.

Il nastro scorre tra iolen e e sopraffa ioni p bbliche e domestiche tra disastri eIl nastro scorre tra violenze e sopraffazioni - pubbliche e domestiche- tra disastri emassacri ; ma all' improvviso scattano parole di senso , se non di speranza e unavitale gioiosa inquietudine scuote l'ottusità di gesti e posture , apre squarci sulleinsensatezze quotidiane.

Jolanda Insana

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Nata a Buenos Aires,1962. Dal 1990 vive elavora a Milano.

del corpo femminile, utilizzando sempre lapoesia come sostegno strutturale.

Nella città natale frequenta l'Accademia diBelle Arti San Martin e l'Accademia di BelleArti De La Càrcova, allieva del pittoreDermijian.

Tutto fa parte di una poetica tesa a riuniregli elementi fondamentali del racconto conil ritmo e il pattern dei tessuti.

T i i tti ti d ll’ ti tTra il 1986 ed il 1988 frequenta l'atelier delpittore Carlos Gorriarena; tra il 1988 e il1990 quello di Roberto Pàez, perapprofondire la tecnica del disegno.

Tra i vari progetti proposti dall’artista vasottolineata la performance “Il sorriso e ilpianto” che l’ha vista protagonista nelleimportanti esposizioni del 2010 alla galleriad’Arte Moderna Aroldo Bonzagni di Centopp g

La particolarità della sua ricerca consistenel far confluire tecniche d’avanguardiacome la stampa digitale su tele e tessutipregiati insieme al ricamo e alla pittura ad

g(FE) e a Palazzo Durini a Milano entrambecurate da Vittorio Sgarbi.

Tra le ultime mostre: Madri (Zaion, 2006), Ilpasto nudo (Annovi 2008) L’amore mio èpregiati insieme al ricamo e alla pittura ad

olio.

Le sue tematiche spaziano dalla ricercasulla violenza nell’ambiente domestico, al

d d ll’i f i l i di t l

pasto nudo (Annovi, 2008), L amore mio èbuonissimo (Stefano Forni, 2008), Il boscodi latte (Nur-Arsprima, 2010), La nuovafigurazione italiana, (Fabbrica Borroni,2007), Arte Italiana 1968-2007 (PalazzoR l Mil 2007) Rit tt It limondo dell’infanzia e al giardino mentale

dei bambini per concentrarsi negli ultimianni sullo stereotipo pubblicitario dell’uso

Reale, Milano 2007), Ritratto Italiano,(Galleria Civica di Cento, 2010), Il sorriso eil pianto (Stefano Forni, 2010).

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Non è facile scindere, in Alberto Gallingani, l’uomo dall’artista. L’uomo Gallinganiavoca a se la moderazione e la tolleranza di colui che trasportato dal senso vacuodella vita lotta quotidianamente con i propri grovigli interiori immergendosi in una

t di l il i i i i f ti d ll’ ff i t h i disorta di personale e silenziosa reiezione nei confronti dell’affanno nietzcheiano dieternità monodica e animistica. Egli, insomma, non crede alla fragilità liberatricedel sacrale èlan vital ma, piuttosto, cerca di dare risposte, attraverso il suoobbiettivo mentale introversivo e dolcemente anarchico, alle domande sullacondotta dell’individuo in quanto cittadino del mondo moralmente e fisicamenteqirretito dalle false lusinghe dell’oggidiano cours existentiel nonché sulla decadenzadell’essere quale unità autoconsapevole delle leggi di causalità che ne regolano leidee, gli impulsi e le emozioni. L’artista Gallingani, di contro, va verso l’opera conuna forte attenzione socio-antropologica guidata dal traino di una presumibileoggettività del documento col riporto cioè di una rappresentazione identitaria eoggettività del documento, col riporto, cioè, di una rappresentazione identitaria ealteritaria che tiene ben conto, lungo una posizione di giudizio a volte gridato, avolte laceratamente mormorato, in ogni modo costantemente esitato per viemetaforiche e metonimiche tra memoria privata e referenzialità pubblica laddovel’opera, appunto, si pone in relazione con la nostra esperienza ordinaria

d i l ffi d l i d b l h l ll’ tt d lopponendosi al soffio del pensiero debole che la nega nell’atto del suocompimento, chiudendone l’accesso alla realtà altresì dichiarando l’inutilità delsuo processo ontologico. Ed è dunque al di là di una poetica specifica che illavoro di Gallingani si esplica nel tentativo di rompere gli argini di maniera dell’arte“ma avendo – tanto per citare Heidegger – sempre presente l’ideale di un’artetotale, cioè di una composizione che alla fine comprendesse tutto”…

Pier Paolo Castellucci

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Alberto Gallingani è nato a Firenze dove vive e lavora.Dopo un primo momento di esperienze pittoricheformative a carattere realista viene in contatto nel

portano fino alla marginalità della Mail Art. Nel 1978fonda con Gianni Becciani “Art in Opposition”, laprima rivista in Italia di Arte Postale E’ invitato allaformative a carattere realista viene in contatto, nel

1961, con gli artisti dell’area dell’Astrazione fiorentina econ loro matura e realizza la sua esperienza nell’ambitodella Pittura di Nuova Realtà.Nello stesso momento frequenta la Galleria Numero diFi Vi ll l i i i ti l

prima rivista, in Italia , di Arte Postale. E invitato allaXVI Bienal de Sao Paulo – Arte Postal a cura diWalter Zanini (1981)Nello stesso periodo realizza molte foto dipinte e nel1979 la pittura riemerge totalmente. Nasce così (1982-1986) il i l L tt d B liFiamma Vigo nella quale, giovanissimo, tiene la sua

prima personale.Nel 1965 vince una borsa di studio per giovani artistibandita dal Comune di Firenze. Nel 1969, redige ilPrimo Manifesto della Pittura di Nuova Realtà.

1986), il ciclo Lettere da Berlino.Dal 1981 la sua attività esce dai confini nazionalitrovando in Europa il terreno fertile per la suaespansione.Dal 1992, il lavoro si evolve verso la complementarietà

E’ il 1971 quando fonda con altri artisti fiorentini, loStudio d’Arte “Il Moro”e con loro aderisce al Manifesto della MorfologiaCostruttiva.Intanto la sua esperienza artistica si evolve nasce il

dei linguaggi.Nel 1998 nasce la GALLINGANI&associati.Partecipa alla 50° Biennale di Venezia (2003) SezioneExtra 50 – Progetto Brain Apartment Curatori EmilioMorandi e Guglielmo Di MauroIntanto la sua esperienza artistica si evolve, nasce il

ciclo della Geometria Utopica (1973) che mette inrisalto i valori ideologici nei rapporti umani. I suoiinteressi si dilatano: usa la fotografia.E’ del 1976 l’allestimento “Ho disegnato sul pavimenton q adrato di 50 centimetri di lato” e tiene nel 1977

Morandi e Guglielmo Di MauroNel 2003 fonda con altri artisti ZEROTRE Movimentoper l’Arte EffimeraDal 2004 GALLINGANI&associati produce video. Il suolavoro è sempre più presente sulla scena Europea,Americana e Asiatica con esposi ioni in m sei e gallerieun quadrato di 50 centimetri di lato” e tiene, nel 1977,

la sua prima performance, “Ho dipinto con il bianco”. E’l’inizio di un periodo di intense esperienze che lo

Americana e Asiatica con esposizioni in musei e gallerieprivate e consolida così la sua vocazioneinternazionale.

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SONO… SARANNO FAMOSISONO… SARANNO FAMOSI

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Alice Attanasio

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L’artista Alice Olimpia Attanasio nasce aMilano, nel 1985.Nella stessa città, ha frequentato l’IstitutoEuropeo di Design, diplomandosi nel 2008.p g , pSceglie la pittura come espressione piùimportante della sua pratica artistica.Ciononostante, col tempo, inizia ad esibirele sue installazioni, facendole diventare perlei sempre più fondametali e diventando unlei sempre più fondametali, e diventando unartista a 360 gradi, utilizzando piu mezzi dicomunicazione.

Attualmente ha esposto in numerosell i i it li ll’ t i ittàgallerie in italia e all’ estero, in città come

Milano, Roma, Venezia, Berlino, Shanghaie San Pietroburgo.

'I lavori di Alice Olimpia Attanasio parlano dip pquelle profonde paure ancestrali, come lamorte, che noi tutti abbiamo e checerchiamo di esorcizzare attraverso ciò cheamiamo e che ci rassicura; queste cosevengono rappresentate nelle sue operevengono rappresentate nelle sue operesottoforma di caramelle colorate, che dasempre richiamano ai momenti dolcidell'infanzia’.

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Anna Muzi è nata a Roma , vive e lavoraa Milano.Ha frequentato l’Accademia di Moda eC t R l C t l StCostume a Roma e la Central St.Martins School of Arts di Londra.

Ha tenuto la sua prima personale nel1998 presso la galleria Antonia Jannonedi Milano. Tra il 2007 e il 2009 haesplorato attraverso la pittura il quartierein cui abita: la zona che gravita su viaPaolo Sarpi, vale a dire la Chinatownambrosiana I suoi ritratti di giovaniambrosiana. I suoi ritratti di giovanicinesi perfettamente inseriti nella movidamilanese sono stati esposti presso loSpazio Orso sedici di Milano, lo SpazioPer l’Arte Contemporanea di Lugano elo Spazio Nuovo Centro Internazionalelo Spazio Nuovo Centro Internazionaledi Brera di Milano.Attualmente Muzi ambienta i suoi dipintinei supermercati, e preferibilmente neireparti verdure e macelleria.Qui, sullo sfondo di confezioniordinatamente impilate di bistecche dimanzo tranci di pollame e ortaggiassortiti, ritrae postadolescenti dall’ariafiera, talvolta ammiccante, ma semprefiera, talvolta ammiccante, ma semprevagamente minacciosa.Ognuno di loro brandisce un’arma: unoggetto totemico prelevatodall’immaginario cinematografico otelevisivo che resta però uno strumento

In un’allarmante associazione tra giovinezza, consumo massificato e violenzaimplicita Muzi mette in luce l’ambiguità di un modello di adolescenza capace ditelevisivo, che resta però uno strumento

efficace di difesa-offesa, con tutto il suopotenziale distruttivo.

implicita, Muzi mette in luce l ambiguità di un modello di adolescenza capace diesercitare un fascino tanto autentico quanto conturbante. Forse anche per ilsuo essere un modello di “alto consumo”.

(Roberto Borghi)

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Nasce il primo Maggio del 1975. Dipinge dal 1991ed inizia ad esporre le sue Opere dal 1993. Nelp p2003 Philippe Daverio (critico e storico dell'arte),Gino Di Maggio (direttore della fondazioneMUDIMA), Giampaolo Paci, Nicola Dimitri,Massimo Minini, Dante Vecchiato, EnricoAstuti e Diego Strazzer gli assegnano il primoAstuti e Diego Strazzer, gli assegnano il primopremio al concorso nazionale Zuanazzi. Nel 2007Vince il Premio Arte Mondadori dopo essersiqualificato tra i finalisti l'anno precedente, edespone per la seconda volta al Museo Palazzod ll P t Mil A M 2007della Permanente - Milano. A Marzo 2007 unasua Opera viene pubblicata sulla rivistaMillionaire in un ampio servizio dedicatoall’investimento sulle Opere d’arte come business.Nel 2008 viene selezionato da Paolo De Grandisper la partecipazione ad "Open" a Venezia. Siaggiudica anche la vittoria al Premio Celesteselezionato da Gianluca Marziani e IvanQuaroni. Nello stesso anno oltre ad esserefinalista al Premio Dalla Zorza rientra tra ifinalista al Premio Dalla Zorza, rientra tra ifinalisti del Premio Terna. Ad Agosto del 2008, inun numero da collezione del mensile ArteMondadori dal titolo “Chi sono gli artisti italiani”, gliviene dedicata un’ampia intervista a cura diAlessandra Redaelli intitolata “Ma quanta è lungaAlessandra Redaelli intitolata “Ma quanta è lungala strada del successo”. Nel 2009 COSTACROCIERE gli commissiona ed acquista leOpere per l’interior design della nuova naveCOSTA DELIZIOSA (tra litografie ed opereoriginali, oltre 200 suites e cabine portano la suafirma). A Settembre si trasferisce a Matera.

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Nel 2010 è tra i finalisti al Premio CombatPrize. Il 23 Febbraio 2011 Philippe Daverio eppMartina Corgnati presentano alla Triennale diMilano il catalogo “Arte a bordo” che vedeDell’Osso (con due intere pagine dedicateli) fra i30 artisti di punta della collezione COSTACROCIERE Nello stesso mese di Febbraio vieneCROCIERE. Nello stesso mese di Febbraio vieneinserito fra le quotazioni nazionali sul Giornaledell'Arte (N°306). Dal 12 al 22 Marzo 2011 inqualità di finalista al Premio Internazionale ArteLaguna curato da Igor Zanti, espone a Venezia

l'A l d li ti 2presso l'Arsenale dove gli vengono assegnati 2premi speciali, l'evento viene trasmesso da RAIEducational. Sulla rivista Inside Art di Marzo2011, in un articolo sul pop surrealismInternazionale, viene definito da Igor Zantig“capostipite dei pop surrealisti italiani inquanto da anni produce una pittura dove tutti glielementi classici del pop surrealismo sonopresenti a tal punto da poterlo definire tale”.Sempre a Marzo rientra tra i 20 artisti selezionatiSempre a Marzo rientra tra i 20 artisti selezionatida Luca Beatrice e Valentina Pesati per ilPremio CERES (dove si classifica 2°, sia per ilpremio giuria che per il premio web) ed espone alLanificio Factory di Roma, al Museo MAMBO diB l l d di Vill d ll R lBologna presso la sede di Villa delle Rose, alMuseo CENTRO PECCI di Prato e al MuseoMADRE di Napoli. Gli eventi vengono trasmessida MTV. Sempre nel 2011 Dell’Osso viene invitatoa partecipare alla 54 edizione della BIENNALEDI VENEZIA, presso il PADIGLIONE ITALIA, acura di Vittorio Sgarbi, come artista della Puglia.

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A Febbraio 2012 viene inserito nuovamente frale quotazioni nazionali sul Giornale dell'Arteq(N°317). A Dicembre l’azienda CERES acquistaun’altra Opera di Dell’Osso per la suacollezione privata. Il 7 Marzo 2013 si trasferiscea Milano, viene invitato a partecipare a Bustedipinte “Festival delle Lettere” ed espone adipinte Festival delle Lettere ed espone aOttobre allo Spazio Oberdan e al Teatro dalVerme.

O i t ll tti li h ff tt t iùOggi, tra collettive e personali, ha effettuato piùdi 40 mostre… Articoli e recensioni su di lui sitrovano sui più importanti giornali e riviste disettore e non, quali: Flash Art, Arte Mondadori,Inside Art, NY Arts Magazine (New York),Artecontemporanea (Roma), Quadri e Sculture,Sole24ORE, Millionaire...

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E l e n a T a g l i a p i e t r a

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''Elena Tagliapietra scolpisce il corpo per isolarnel'essenza nel segno. L'Urlo di Munch rivive nellegsue opere impregnandosi di una urbana, intensa,drammatica contemporaneità. A disagio talvolta lospettatore vede compiersi il suicidio di massa diun'umanità che agonizza nella sagomadel Golden Man Attraverso i suoi video supuranodel Golden Man. Attraverso i suoi video supuranoper sintesi le fotografie più significative. Elenadipinge l'anatomia di un corpo che si fa aria escompare sotto il suo gesto netto. L'anima che siscorge tra le griglie urla tutta la tensione allalib tà L T li i t t il tlibertà. La Tagliapietra racconta il suo tempo perfotogrammi compressi. Ammortizzatori di ansieormai dismessi restano sullo sfondo comecarcasse di animali marini spiaggiati. Nella risaccadel pensiero artistico contaminazioni tribali. Ilpgioco è isolare il contenuto, mimetizzandone ilcontenitore vivo, che è zigomo o spalla o semplicevoluttà femminile. Linee primordiali coprono lapelle che si fa tela, poi anima ed infinito. Elenaaggancia in superficie ciò che serve mostrandoneaggancia in superficie ciò che serve mostrandoneil valore significante a nudo. Pudore gioie oconsuetudini sono rimandate ad altri luoghi. LaTagliapietra attua attraverso i suoi scatti ilcambiamento di una generazione satura di

d i d t di l tt i fi iguardarsi dentro, di lottare e non capire fino infondo il senso delle cose. In questa interessante egiovane artista la consapevolezza che sia utileagire, senza domandarsi troppo. Così i suoimessaggi visivi lanciati nell'etere di certo hannosolo la data di partenza. ''

Michela Papavassiliou

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Nata a Venezia, Elena Tagliapietra, grazie al padre esperto di restaurod’antiquariato veneziano e alla madre sarta, cresce influenzatadall’esperienza artigianale, sensibilizzata all’attenzione al dettaglio e allavoro personalizzato. Dopo il liceo scientifico si Laurea in ScienzeMotorie Elabora le possibilità corporee in prima persona studiando

Approda nel 2004 nel mondo artistico diventando in pochi anni una bodypainter di fama internazionale: conquista il titolo italiano di body paintingnel 2007; vince il terzo posto mondiale al World body painting Festival nel2011; partecipa al Body Art Fashion Show nel 2012 e 2013 inAustria; attualmente direttrice artistica e giudice delI' Italian bodyMotorie. Elabora le possibilità corporee in prima persona studiando

danza moderna-contemporanea e arrivando, nel 1999, a far parte dellanazionale sport aerobics della F.G.I. , per diventare in seguito coreografafondando una propria scuola di danza.

Austria; attualmente direttrice artistica e giudice delI Italian bodypainting festival . E’ pubblicata nel 2011 nei libri ‘Body Art Fashion’ e nel2012 in ‘Champions at heart’, di Karala B.

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Dal 2010 i suoi lavori diventano piùconcettuali. Realizza il video in stop-motion ‘Blackpainter’ di cui una fotomotion Blackpainter , di cui una foto,nel marzo 2012, viene venduta daSotheby’s Milano, seguita nel 2013dall'opera ‘Give a Voice ‘. Realizzacome finalista la performance‘N b i ti ’ ll' t d l‘Numbers in motion’ all' apertura delPremio Arte Laguna 11.12, vincendoil premio speciale ‘Leo Galleries’. Lastessa performance diventaprotagonista della ‘Venice Art Night’2012 presso i Telecom Future Centere della mostra collettiva ‘ I settepeccati capitali – le sette virtu’ svoltaad Arona (Novara) lo stesso anno.

Un suo video viene selezionato per ilFonlad Festival 2012 presso il WebArt Center di Coimbra e nel 2013 aArt Center di Coimbra e nel 2013 aMontemor-Velho, in Portogallo. AdAprile 2013 espone alla fiera FieraArte Accessibile di Milano i suoi video‘W.instinct’ e ‘Blackpainter’ per la

Da luglio 2013 crea insieme allo scrittore Alberto Toso Fei e il Comune di Venezia, il progetto ‘ VeneziaRivelata’ ,un affascinante quanto ambizioso programma biennale costituito da tredici performance artistiche e

Galleria M&D Arte. E’ esposta adAtlanta ( Georgia) , da ottobre 2013 amarzo 2014, nella collettiva di bodypainting ‘ Living Canvas’. A Maggio2013 esegue la performance

letterarie inserite nel programma ufficiale dei maggiori eventi veneziani; le performance si svolgono in luoghisignificativi della città a cui sia legato un aspetto tradizionale di rilevanza storica e mirano a 'rivelare' la città inuna formula innovativa, sia nei suoi aspetti più tradizionali che in quelli contemporanei, sensibilizzando ilpubblico a specifiche problematiche della città o facendo conoscere enti e associazioni locali con particolarevalore culturale e sociale.2013 esegue la performance

‘Blackhole’ alla serata conclusiva delMIFF, il Milan International FilmFestival.

I suoi ultimi progetti sviluppano un utilizzo simbiotico di arti e strumenti differenti, lavorando su fotografie, videoe performance, collaborando con musicisti, scrittori, attori, ballerini, cantanti lirici, informatici, fotografi e registi.

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Sono nato a Rimini il 20 Giugno del 1972.1991 diploma grafica pubblicitaria presso l' Istituto d'Arte di Urbino.1997 diploma presso la scuola del fumetto di viaSavona.Dal '97 a oggi collaboro con le piu' prestigiose agenziedi pubblicita' italiane in veste di illustratore e visualizer.

Sono attratto da una serie innumerevole di eventi ecose e creazioni.Alcune mi appassionano enormemente, una miossessiona:la pitturala pittura.

Il mio percorso e' cominciato piu' di un decennio fa, nelperiodo in cui lasciavo Milano per tornare alla miaRimini, al mio involucro.

La pittura e' per me uno strumento per creare, uncanale attraverso il quale espellere...un modo persintetizzare, filtrare e raccontare.Sono sempre stato affascinato dalla capacità cheSono sempre stato affascinato dalla capacità chel'uomo ha sviluppato di RACCONTARE. Trasmettere adaltri quello che e' altrimenti celato.

Ho tentato in diversi modi: con la scrittura, con lanarrazione a fumetti con la poesia Sono

Trovo che nell' essere umano sia insita una tragica difficoltà adesistere un male di vivere tutt' altro che romantico E' di questonarrazione a fumetti, con la poesia. Sono

estremamente critico e so che il risultato dei miei sforziera semplicemente al di sotto delle mie aspettative!Oggi sono consapevole di non aver scelto la pittura perpassione, ma perché è lo strumento migliore che ho

esistere, un male di vivere tutt altro che romantico. E di questodisagio che cerco di raccontare, di queste anime zoppicanti,ferite e spesso sole.Non ho mai trovato però un modo per mostrare l' anima che nonfosse banale o scontato...ho il terrore di inciampare in creazionib li!per raccontare.

Sono un osservatore molto attento. Vedo cose nellepersone che solitamente sono tutt' altro che evidenti.

banali!ho scelto dunque di concentrare la mia attenzione sull' involucroche la ospita.

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“Nei dipinti di Francesca Marzoratiincontriamo - attraverso gli occhi dei soggettiprotagonisti, siano essi bambini o adolescenti- proprio l’attesa lo stupore l’incertezza cheproprio l attesa, lo stupore, l incertezza cheha la vita nel suo momento più candido, allostato nascente e fiorente. Questo raccontoper immagini gioca innanzitutto sulla luce chedisegna le figure e le colloca sulla scena. Manon è iperrealismo è qualcosa di piùnon è iperrealismo, è qualcosa di piùprofondo. Parte da una fotografia, Francesca,per avvicinare poi con il disegno e il colore ilproprio sguardo ai dettagli dell’anima, e piùancora al fluire del tempo. Fissato, si diceva,in un istante che pare infinito.

Si ha cosi modo di riflettere sulla curiositàdivertita e senza veli di giovani e giovanissimi,sulla loro voglia di lasciarsi andare senzasulla loro voglia di lasciarsi andare senzasoluzione di continuità al flusso della vita,lontani da coercizioni e regole. E però anchesull’impatto inevitabile con il limite che la vitaincarna, l’incertezza, l’incombere di unpresagio di un futuro di cui si indovinanopresagio, di un futuro di cui si indovinanoappena i contorni ed è già presente. Tuttoquesto serve a ribadire - e mai come oggi sene avverte il bisogno - la necessità di coglierel’attimo in tutta la sua essenza.Proprio perché la somma di tanti attimiirripetibili costituisce il senso della vita. E lamemoria , se mantiene la freschezzabambina della sua età più verde, è unperpetuo rinnovare lo stupore della scopertap p p pdi quell’attimo”.

Lorenzo Morandotti

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Francesca Marzorati è nata a Cantù nel1978 e vive e lavora a Mariano Comense(CO).Nel 2001 si è diplomata in pittura pressoNel 2001 si è diplomata in pittura pressol’accademia di Brera a Milano. Nel 2004ha vinto il Premio “Arte Mondadori “ conrelativa mostra al Museo della Permanentea Milano.Nel 2007 la mostra personale da Andreaarte nella ex casa del Palladio a Vicenza,a cura di Cecilia Antolini .Dal 2008 partecipa alla collezione d’arte diCosta Luminosa, Deliziosa e Fascinosa,Costa Luminosa, Deliziosa e Fascinosa,navi che fanno parte della flotta di CostaCrociere.In questi anni partecipa a diversecollettive, nel 2009 “Experience the Costaworld” Superstudiopiù Milano “Estate” eworld Superstudiopiù Milano, Estate e“Cento in giro” da Mandelli artecontemporanea a Seregno, e “ImagoFeminae” a cura di Chiara Canali eGiacomo Maria Prati a PalazzoGuidobono, Tortona.Poi nel 2010 a Palazzo Durini a Milano “Ilmito del vero”a cura di Giacomo MariaPrati con testi di Philippe Daverio, e unacollettiva negli USA “Women paintingg p gwomen “ Robert Lange studios,Charleston.A seguire nel 2011 “Finis Valtellinae” aSondrio, Palazzo pretorio, a cura diGiacomo Maria Prati Nel 2012 “Non soloGiacomo Maria Prati . Nel 2012 Non solopittura nel convento di S.Francesco città diPatti e nel 2013 “Presenze” a Como, nellaex Casa del vescovo.

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Gabriela Bodin mi ha colpito fortemente, nella“carnalità” espressa su tela, in un colore sicuro,maturo e intimo.

Perché le sue opere ispirano tematiche vitali: viè l’amore, il dolore e la morte; elementinecessari nell’esistenza, nella vita, nellenecessari nell esistenza, nella vita, nelleavventure della vita, nel legame con il mondo econ l’anima.

Mi ha incuriosito l’uso della tinta, così densa,“illuminata” patinata decisa e “psichica” riccailluminata , patinata, decisa e psichica , riccadi animazione con il proprio Mondo e con leproprie emozioni.Legame intimo e denso di mistero, di uso sicurodelle proprie arti, e anche delle proprie parti.

Legami con la propria infanzia, con i proprisentimenti, legami dissacranti ma riusciti,elaborati, resuscitati, ascoltati, dipinti e quindiespressi ed esorcizzati.p

La passione è alle stelle in Gabriela Bodin:passione di vita, passione di colore, trattodeciso e sicuro, mortifero ma sublime, restio adaltre definizionialtre definizioni.Sicuramente un’anima da ricordare, un artistada celebrare e da sottolineare in più aspetti.

Perché, senza passione, cos’è la vita?S i i di i iSenza emozione possiamo dipingerci edipingere il mondo là fuori?

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L’emozione guida Gabriela nel suopercorso artistico senza interruzione mapercorso artistico senza interruzione, macon un filo conduttore intimo e rispettosodelle proprie memorie, forse angustiato,ma reso piacevole nel seguire i propridesideri e pensieri.

Sono opere del bello e dell’enigma, dellasincerità e dell’umano.

Arrivano e colpiscono nella loro grazia,p g ,nel loro essere autobiografico edrammatico, e respirano aria di poesia edi luce.

La luce esiste sempre nelle sue opere; èLa luce esiste sempre nelle sue opere; èuno spiraglio che diventa motivoridondante della sua unicità edescrizione; immagine perfetta di unmondo vissuto e lodato nelle sue

i iespressioni.

Vita che nasce e vita che arriva al suofinire, morte e rinascita, gusto delsilenzio e della riflessione.

E poi la passione di momenti felici ereali, come interiorità nel suo incederesempre più accattivante.

Claudia Sposini

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Gianguido Oggeri Breda

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“All'interno di un percorso intenso di ricerca siconcatenano i risultati e vengono suggeriti iconcatenano i risultati e vengono suggeriti ipassaggi successivi attraverso fermenti evolutivitutt'altro che lineari.

La figurazione trapela frammentata, contaminata et t ì d b t tt i ipenetrante così da sembrare costretta e insieme

dinamica all'interno di un contesto visivodensamente materico e coprotagonista.

I volti, sottoposti a scanner, diventano un "unicum"pcon terra, sassi, petali, lanuggine e altri materialiscansionati, nell'ambito di un processo che hacome risultato una rielaborazione complessiva cheevoca l'immagine umana senza caratterizzarla,semmai simboleggiandolasemmai simboleggiandola.

In altri periodi sperimentali la connotazione figuralesi accentua ma non tramuta mai in meraritrattistica.

Tutto si gioca fra luce e ombra, l'aspettointrospettivo si fa sottile, l'atmosfera tensiva.

E' curioso e interessante riconoscere in diverseopere della serie "tra sogno e inquieto" unafreschezza di genere pittorico che richiama allamente le opere secondo Cinquecento di GiuseppeArcimboldi.”

Giovanna Arancio

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"Paesaggi emotivi": così sono definiti i lavori digrafica digitale presentati in questa mostra. Laloro particolarità è quella di essere un autenticoloro particolarità è quella di essere un autenticorimando al bello, anche se non definibile.Si entra in un mondo astratto che lasciapercorrere le sue stanze, pervaso di un umoresanguigno e capace di creare un linguaggio visivodelicato e forte. Alla base delle opere c'è unlavorio di scansione di materiali solidi o liquidi; siparte dalla concretezza materica, percorrendouna strada dove il lirismo accompagna una fermavolontà di fare, di cambiare, mettendo in gioco il, , glato umano e quelloartistico.È esposto anche un interessante progetto cheappartiene a un precedente periodo creativo: è ilrisultato di una composizione a tecnica mista surisultato di una composizione a tecnica mista susupporto costruito con cartone e altri materiali, inorigine utilizzato per le scansioni della serie“urbanaurea”, e indirizzato a ricercare, tramite unafantasiosa ricostruzione, le tracce di un'antichei iltà I lli i i i i ticiviltà scomparse. I pannelli originari, ricomposti

(da qui il titolo di “urbanaurea: ri-genesi”) e trattaticon colori acrilici e smalti, sono esemplificativi del“modus operandi” che è alla base dell'interolavoro, che prevede il continuo riciclo e riuso di, pmateriali, e segna in qualche modo un “ritorno allamateria”, un ritrovarsi su una strada diversa e incerto senso più classica rispetto a quella dell’artedigitale. Anche questo strano luogo checustodisce le memorie del passato è un segno delcustodisce le memorie del passato è un segno delnuovo paesaggio.

Giovanna Arancio

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Jessica Rimondi

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[…] La sua ricerca prosegue, infaticabile eimperterrita. Ed è soprattutto di ricerca tecnica chesi tratta; una ricerca in cui diversi materiali simescolano e compenetrano. La matita, il fondoacrilico, l’olio, la carta, la colla. Su piatte campituredalle tonalità piuttosto tenui – in un assettoapparentemente dato da zone di bianco assoluto –apparentemente dato da zone di bianco assolutoe ben ordinati contorni a matita, improvvisestratificazioni di carta e graffianti velature,spiazzano! E vibrano sulla tela, come silenzi esplosi.Come rotture di una quiete, come piaghe nellacalma il substrato di una superficie perfetta lacalma, il substrato di una superficie perfetta, lacarne viva sotto la seta della realtà. E pare quasiche l’immagine voglia aprirsi, come una ferita, comeun’ustione, per esporre la verità in tutta la suaperentorietà, in tutta la sua intima crudezza. Perchésotto l’immagine, la realtà è fatta di carne viva. I voltinascono dal segno e sono inizialmente soltanto“segno” su quelle campiture celesti o rosa.Poi una parte di quel volto si fa carne, prende letonalità di un incarnato alla Lucien Freud. Etonalità di un incarnato alla Lucien Freud. Eall’improvviso … scompaginante, arriva il grido,mediante il gesto pittorico. Immediato come unapugnalata. È lo strappo. È l’urlo straziante chestordisce il silenzio.È come se il soggetto stesso deflagrasse siÈ come se il soggetto stesso deflagrasse, sirompesse – o interrompesse. È come se il soggettoscoppiasse. È il gesto pittorico, ricercato, meditato,studiato, ma dal risultato efficacemente istintivo, cherende improvvisamente truce la realtà! […]

Giovanna Lacedra

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Jessica Rimondi,1987,è un’artista torinese ,oggi residente a Berlino. Ha seguito il corso dipittura presso l’Accademia Albertina di Torino,pittura presso l Accademia Albertina di Torino,slacciandosene poi per portare avanti la propriaricerca in maniera autonoma, con grandededizione e determinazione. In occasione del4°e del 6° Premio Internazionale Arte Laguna2010 e 2012ha esposto nella collettiva dei2010 e 2012ha esposto nella collettiva deifinalisti presso l’Arsenale di Venezia e vincitricedi uno dei premi speciali della quarta edizioneha poi presentato il suo lavoro in due collettivepresso gli Istituti di Cultura diVienna e Praga.Risale allo scorso anno “Solitudo”, la bi-personale realizzata con la pittrice cataneseElisa Anfuso presso lo Spazio Arte Duina diBrescia ,con cui collabora dal 2011.Sempre il 2012 la vede finalista di diversipconcorsi tra cui il “ConcorsoBuoenos Aires”, dicui la stessa mostra nella galleria “Open Art” diMilano e diverse selezioni per premiinternazionli tra cui quella del “Celesteprizeinternational”prizeinternational .Quest’anno le sue opere sono state presentatein più in mostre collettive in diversi paesi tra cuiil Belgio, presso la Galerie Van Campen eRochtus di Anversa,e la Germania

“M htK t” B li tt i d tt d llper“MachtKunst” a Berlino,progetto indetto dallaDeutscheBank e curato da RenèBlock. Haricevuto, inoltre, molteplici pubblicazioni edinterviste per “CoucunTrendvision” testo criticodi Mariella Segala, “Woman’s Journal- JessicagRimondi by Giovanna Lacerdra” e “Art ConnectBerlin- Spotlight on Jessica Rimondi”

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Ironizzare sulla catastrofica situazione in cui versa, oggi, la politicaitaliana.Farlo in maniera affilata ed intelligente, elaborando ironiche edi b bili t i i i l ti h ll diimprobabili rappresentazioni iconoclastiche, allo scopo diprovocare profonde riflessioni.Questo è il corpus della nuova ricerca pittorica di Luca Dalmazio:POP POLITIK,la tragedia politica della nostra Bella Italia,raccontata in chiave Pop.Popular, appunto. Perché il linguaggio visivo è nato prima diquello verbale. È più diretto, più lampante, più comprensibile se losi utilizza in modo “popolare”. E può essere molto più incisivo diun discorso linguisticamente condito e ornato, come tanti se nesentono in tv: gli sproloquianti bla bla bla di chi dovrebbesentono in tv: gli sproloquianti bla bla bla di chi dovrebberappresentarci.Ma non eravamo, noi tutti, il Popolo Sovrano? E sovrano di cosa?Di questa irrisolvibile sarabanda?“La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e

nei limiti della Costituzione” recita l’articolo 1 E questo popolonei limiti della Costituzione”, recita l’articolo 1. E questo popolosiamo noi. Siamo noi che dovremmo essere chiamati a decidere edeterminare il destino del nostro paese. Noi: un’entità collettiva.Un’assemblea di oltre 50 milioni di cittadini chiamati alle urne perdiritto di voto. Ma questo voto a chi lo si potrebbe concedere? C’èveramente qualcuno al potere che possa essere all’altezza dirappresentare e ricostruire questo Bel Paese?Parte da qui la nuova meditazione pittorica di LD. Una galleria diritratti neopopolari che ci mostra non solo volti sorridenti edentature sfavillanti da patinato manifesto elettorale, ma anchedentature sfavillanti da patinato manifesto elettorale, ma anchequelle malcelate verità che ne sporcano i nomi e le coscienze.Renato Guttuso soleva affermare che l’arte è un “problemamorale” e che la pittura dovrebbe essere esercitata come mezzospecifico per avvicinarsi al mondo. A quel mondo, e dunque a quelmomento storico del quale facciamo parte e del quale abbiamomomento storico, del quale facciamo parte e del quale abbiamodiritto di denunciare i malfunzionamenti. I Muralisti Messicanipromossero un genere di pittura totalmente dedicata al popolo,educativa e didascalica, di grande responsabilità sociale.

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Orozco, Rivera e Siqueiros realizzarono affreschi monumentalicon lo scopo di educare la gente alla dottrina marxistacon lo scopo di educare la gente alla dottrina marxista,generando riflessioni.L’arte ha un grande potere: quello di mostrare e far pensare. Lapittura, nello specifico può farlo iconograficamente edidascalicamente in differenti modi, e con differenti linguaggitili ti i C t t ll h i llstilistici. Certamente, quello che sa arrivare alle masse con

maggiore immediatezza è lo stile Popular.La Pop Art fu ufficializzata in Italia con la Biennale d’Arte diVenezia del 1964. E funzionò proprio per questa istantaneitàcomunicativa, nonché per la scelta di attingere immagini daglig g gscaffali dei supermercati come dalla moda, dal cinema comedalla politica.E sono proprio questi gli aspetti che lo stile Neo Pop, diffusosiormai da qualche anno, ha riadottato in chiave contemporanea.Narrare talvolta causticamente talaltra sardonicamente alcuniNarrare, talvolta causticamente, talaltra sardonicamente, alcuniaccadimenti della storia contemporanea in maniera evidente,leggibile e diretta.Pop Politik è così: popolare e immediato.Arriva alla gente, perché usa il linguaggio NeoPop in manierai ti h d isia caustica che sardonica.

Ogni opera è un riflessione pungente – e l’aculeo è tanto piùaguzzo quanto più ironico è l’accostamento di immagini –sull’angosciante situazione in cui versa la nostra Italia.È una sorta di circo. Un quasi show.È il governo reso palcoscenico di ridanciani giocolieri incapacidi raccogliere quelle stesse palline che hanno lanciato per ariaun attimo prima.Pop Politik è una critica iconica allo straparlare dello strapotere.E i protagonisti sono proprio loro: i personaggi del potere eE i protagonisti sono proprio loro: i personaggi del potere edella politica.

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Luca Dalmazio li decontestualizza, contestualizzandoli invece insituazioni inverosimili eppure connesse alla foggia critica che sceglie disituazioni inverosimili, eppure connesse alla foggia critica che sceglie didare.È così che in “Without Future” Mario Monti, eccellente economista,dopo aver promesso di salvare il paese lo accompagna invece verso ladisperazione più buia. Ed è così che in “Bunga Bunga”, il sempiternoSil i f tt i b i t d l d l d ll f i li d tSilvio, fattosi ambasciatore del grande valore della famiglia durantemolteplici campagne elettorali, si rivela essere invece l’emblema delvizio e della lussuria. E Bersani? Eccolo ossessionato da unaquestione che è incapace di risolvere: smacchiare un giaguaro!Politici bigotti. Politici corrotti.Attraverso un assemblaggio di immagini estrapolate dall’oceano delweb, LD pone in luce la totale incongruenza delle loro azioni e delleloro prese di posizione, che sembrano non andare mai coerentementenella direzione di una conquista effettiva dei diritti civili.Campiture piatte accolgono figure realizzate per trasparenze date con ilCampiture piatte accolgono figure realizzate per trasparenze date con ilnero di marte. Ogni opera è realizzata per velature ad olio su tela, ed ècompositivamente organizzata su due diversi livelli. La prima metàdella superficie pittorica, che prende circa i 2/3 ella tela, vede ritratto ilpersonaggio politico prescelto, mentre la seconda, più stretta e inbasso funge da fregio nel quale si ripetono icone simboliche ebasso, funge da fregio, nel quale si ripetono icone simboliche esignificanti.In “Casino Royal”, ad esempio, l’effige di Casini è contrastata da unasorta di greca in cui si ripete a ritmo continuo la medesima immagine:quella di una crocerossina in abiti succinti. In “War” invece, un pacatoGrillo in occhiali da sole sovrasta una legione di poliziotti armati.Ognuna di queste tele è la rappresentazione di quella ferita inferta alnostro paese da uomini dei quali non si vogliono celare né i nomi, né ivolti, né tanto meno i cattivi propositi.Perché l’arte ha ancora il diritto, e l’audacia, di farsi specchio delPerché l arte ha ancora il diritto, e l audacia, di farsi specchio delproprio tempo!

Giovanna Lacedra

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Marco Minotti

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Marco Minotti nasce nel 1973. Vive e dipinge a Meda.

Dopo il diploma presso il liceo artistico si laurea nel 1999 in architetturapresso il Politecnico di Milano.

Numerose le partecipazioni a mostre collettive sia in Italia (Arkiviartepresso Fabbrica Borroni a cura di Fiordalice Sette a Bollate, quella alMuseo Villa Ponti “Marilyn, l’ arte della bellezza” a cura di C. Occhipintiad Arona, a Roma al Museo Macro dal titolo “c’era una volta” a cura di

Esordisce nel 1996 con la sua prima personale nel comune di FinoMornasco (Co) e da allora ha allestito più di una dozzina di mostrepersonali in Italia, Svizzera, Austria, Inghilterra e Thailandia.

Tra le sue mostre personali sono da ricordare quella presso lo spazio

Valeria Araldi e l’ultima a Caserta presso il museo MAC3 dal titolo Playwith eyes a cura di Nello Arionte) che all’estero (da poco è terminata unamostra itinerante in India dal titolo “Dadaumpop” a cura di Igor Zanti).

E’ reduce dalla Biennale di Venezia 2011 a cura di Vittorio SgarbiTra le sue mostre personali sono da ricordare quella presso lo spazioculturale “Landhaus” a St Polten (Austria), “Dora House” a Londra, alla“Banca U.B.S” di Lugano e la mostra oltre oceano a Bangkok (colpatrocinio dell’ ambasciata Italiana).

E reduce dalla Biennale di Venezia 2011 a cura di Vittorio Sgarbiconclusasi a febbraio 2012 e dall’evento contemporary times organizzatada Unicredit a Roma.Da poco è direttore artistico dello spazio Artex di seregno.

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Forte di una splendida mano neldisegno e di un notevole sensol ti l G i i t iplastico, la Gasperini costruisce

passo dopo passi il suo singolareuniverso, un mondo in cui il corpo,soprattutto quello femminile, èindagato con sguardo orag gdolcissimo ora brutale, ora consegno elegante e sinuoso ora congesto aggressivo e inquieto.

Nella trasparenza del vetroNella trasparenza del vetroMarianna sembra trovare la propriadimensione ideale.

La sua materia d’elezione,i t lt i t i li i tconiugata con altri materiali, piegata

a dialoghi inaspettati, plasmata invetrofusione o a casting (tecnichetradizionali abilmente rivisitatedall’artista), si fa perfettaespressione del suo sentire; opereche nascono da un pensieroautobiografico che finiscono perdiventare universali.

Il corpo è sempre presente nella ricerca della Gasperini fin dai suoi primissimi lavoriCome questo corpetto spinato,corazza per un corpo che sachiudersi in se stesso per difendersi,emblema di una femminilità feritama indomita che per proteggersi

Il corpo è sempre presente nella ricerca della Gasperini, fin dai suoi primissimi lavori.Una presenza silenziosa ma forte, suggerita per frammenti, spesso citata attraversoimpronte.

Più che corpi, dunque, le opere di Marianna sono tracce di corpi, segni lasciati nellamateria: calchi che nascono da un corpo singolo per rappresentare un corpoma indomita, che per proteggersi

finisce con pungere, col ferire (eprobabilmente anche con il ferirsi).

materia: calchi che nascono da un corpo singolo per rappresentare un corpocollettivo. Piccole parti di un unico tutto, oggetti dal respiro monumentale, in grado disuggerire interessanti motivi di riflessione sull’identità femminile (e non solo).

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Nata a Vimercate, nel 1975, MariannaGasperini si è diplomata in pitturaGasperini si è diplomata in pitturaall’Accademia di Belle Arti di Brera aMilano.

E’ attratta dall’utilizzo di altri materialioltre alla pittura e approfondisce laoltre alla pittura e approfondisce laconoscenza della lavorazione del vetro edella ceramica frequentando la scuola dispecializzazione a Halle in Saale inGermania e il Biennio di perfezionamentoArte della Maiolica a Faenza.Da questa esperienza il suo linguaggioartistico procede in parallelo: la pittura eforme-sculture nell’utilizzo del vetro.Affascinata dalla cultura nordica vive traAffascinata dalla cultura nordica vive trala Germania e l’Italia.

Esordisce a Villa Castelbarco a Vapriod’Adda in una mostra collettiva nel 1995;la sua prima personale risale invece alla sua prima personale risale invece al1997, a Concorezzo. Il suo percorsoespositivo prosegue poi con continuità.Partecipa su invito a mostre collettive erassegne tematiche in sedi pubbliche e in

Nel 2002 vince a Faenza il 1° premio Ex Allieve e nel 2003 il Trofeo “GianFranco Ricci”, sempre a Faenza. Ancora a Faenza vince il 1° Premio delconcorso di Ceramica Art Award al 8° Congresso internazionale Istituto per la

gallerie private anche in ambitointernazionale: in Italia (Milano, Lissone,Monza, Faenza, Merano, Brescia, ReggioEmilia, Torino, Ferrara, Roma, Maccagno,Verona, Lecco…) e all’estero (Halle,

Scienza e Tecnologia sui Ceramici del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Nel 2007 vince il 1° Premio nella sezione Pittura del Concorso “Proposta agiovani artisti 2007”, presso la Fondazione Toniolo di Verona. Nel 2010 vince ilPremio Brambati, organizzato dalla provincia di Lodi e Castiglione d'Adda. Vive, ) ( ,

Berlino, Lichtenstein, …).Premio Brambati, organizzato dalla provincia di Lodi e Castiglione d Adda. Vivee lavora a Concorezzo in provincia di Milano.

Simona Bartolena

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“Voi che avete la fortuna di avere tanto l’ombra che laluce, voi che avete due occhi dotati della conoscenzaprospettica e allietati dal godimento dei vari colori voi cheprospettica e allietati dal godimento dei vari colori, voi chepotete “vederlo” per davvero un angolo, e contemplarel’intera circonferenza di un Circolo nella beata regionedelle Tre Dimensioni…”

(Edwin A. Abbot, Flatlandia)

Una pittura piatta, disinteressata alla prospettiva, allaprofondità, alle ombre e all’ingombro dei corpi èsolitamente definita flat. Ogni volta che la critica incontraun pittore flat, i riferimenti corrono al fumetto,all’illustrazione, all’arte pop. È un riflesso condizionato, unimpulso di pavloviana memoria che obbliga l’esperto aclassificare queste espressioni ancor prima di averleclassificare queste espressioni, ancor prima di averleosservate, come forme artistiche derivate dall’immaginariodella cultura di massa.Massimo Caccia è senza dubbio un artista pop, ma nonper i motivi che abbiamo elencato. Non s’ispiradi tt t l f tt t t bbi di tdirettamente al fumetto, nonostante abbia disegnatofumetti. Non guarda all’illustrazione per l’infanzia, benchéabbia illustrato almeno un paio di fiabe per bambini.Soprattutto, non strizza l’occhio alla cultura pop intesacome recupero d’iconografie largamente condivisibili. Nondipinge personaggi dei cartoon, dello star system, dellapolitica e della cronaca. In realtà, non si dedica ad alcunargomento in particolare. Non è un artista “tematico”, né“concettuale”. Non si può, usando un vezzo del lessicocritico, definire la sua arte come una “ricerca”, mentre è

Le sue opere possiedono la qualità rara di non annoiare l’osservatore e, dunque, di nonconsumarsi in fretta, principalmente perché l’artista trasferisce in esse quel senso diincompiutezza e di sospensione che egli stesso forse avverte in quel prezioso einafferrabile attimo in cui l’immagine prende corpo nell’immaginazione. Non si tratta solodi quell’abilità narrativa, una qualità che già altrove sottolineavo e che fa sembrare le suecritico, definire la sua arte come una ricerca , mentre è

piuttosto facile scorgervi una serie di piccole “scoperte”formali e sintattiche che procedono da altrettanteilluminazioni mentali.

q , q gopere come frammenti di uno storyboard incompiuto, di cui si sia perso l’incipit e l’epilogo.Non è solo la suspense tipica di un racconto noir a catturare lo sguardo dell’osservatore ead avvincerlo, ma è qualcosa che sfugge alla comprensione logica e razionale.

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Sembra quasi che le immagini dipinte da Caccia rilascino il lorosignificato in due tempi. In un primo momento ne cogliamo ilsenso generale e in seguito ne afferriamo le implicazioni. Inquesto, Caccia è senz’altro un maestro della narrazione, ma iosospetto anche della “rivelazione”. Le sue opere sono frammentidi una storia più ampia, che lo spettatore completa a suopiacimento, ma allo stesso tempo sono enigmi simili a kōan.Nella pratica Zen, il kōan è un’affermazione paradossale, unNella pratica Zen, il kōan è un affermazione paradossale, unrompicapo che serve a "risvegliare" la consapevolezza deldiscepolo. Uno dei più celebri è “Qual è il suono di una solamano che applaude?”. Un altro recita: “se non puoi fare niente,che cosa puoi fare?”. Sono quesiti che suppongono rispostediverse secondo la persona che le fornisce Ma ciò che conta èdiverse secondo la persona che le fornisce. Ma ciò che conta èla domanda, non la risposta.

Nella loro apparente semplicità, le immagini create dall’artistamilanese, sono simili a quesiti. Sono rebus o enigmi, lanciati,come missili, nello spazio cognitivo del pubblico. Sono trappolementali che attendono di essere disinnescate, ma, è benesottolineare, che non esiste una procedura standard. Ognunosbroglia la matassa a proprio modo. Sempre ammesso che vi siauna matassa da sbrogliare.g

Massimo Caccia è un pittore asciutto, secco e sintetico come unminimalista, ma allo stesso tempo semplice, immediato e direttocome un artista pop. La sua è una grammatica ridotta apochissimi lemmi una lingua basilare lineare dove il segno e i

Il minimalismo di Caccia è, quindi, una forma rispettosa di parsimonia, di continenzaverbale il riflesso della convinzione che la pittura debba esprimersi solo con i propripochissimi lemmi, una lingua basilare, lineare, dove il segno e i

colori sono calibrati e controllati al massimo grado. Per questo,oltre che per la presenza di una già evidente tendenza narrativa,Caccia evita di titolare le proprie opere. Il titolo è, infatti, un corpoestraneo alla pittura, un elemento che vincola e che dirige

verbale, il riflesso della convinzione che la pittura debba esprimersi solo con i proprimezzi, senza ricorrere ad altri linguaggi. L’aspetto pop delle opere dell’artista,consiste principalmente nell’assoluta semplicità dei soggetti, figure di bizzarri animali,poste in relazione con oggetti quotidiani su fondali uniformi, spesso monocromatici.Come ha affermato in una recente intervista, “una pittura semplice, con tinte piatte e

l’attenzione di chi guarda verso un certo tipo d’interpretazione,escludendo così tutte le altre. Il contrario di quanto Caccia sipropone di fare, e cioè, il minimo possibile.

contorno nero mi sembrava quella più adatta per le cose che voglio dire…immediata, semplice, ma anche tagliente come un rasoio”. (Camilla Vinassa deRegny, Intervista a Massimo Caccia, 2008, www.arslife.it.)

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Caccia descrive un mondo molto prossimo a quello reale,dove ogni essere è vittima e carnefice. In un certo qualmodo egli rispetta l’equilibrio esistente in natura Anzi ne

C’è, in effetti, qualcosa di affilato nell’arte di Caccia, che assume la forma di unaserpeggiante crudeltà, come nel caso del dipinto con la lumaca che corre sul filo dellalama di un rasoio o in quello della iena col muso sporco di sangue L’artista evidenzia con modo, egli rispetta l equilibrio esistente in natura. Anzi, ne

fa una metafora della fragilità e precarietà dell’esistenza. Ilpesciolino rosso nel bicchiere d’acqua in bilico sul piano diun tavolo ne è un esempio. Lo stesso si può dire dellamantide che ondeggia su un sottile ramo, bilanciando il

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lama di un rasoio o in quello della iena col muso sporco di sangue. L artista evidenzia conassoluta freddezza il carattere ferale delle sue creature, che conservano, nonostantel’aspetto fiabesco, un naturale istinto omicida, come nell’immagine della serpe in procintodi divorare l’uovo.

proprio peso con le qualità elastiche di quest’ultimo.L’equilibrio, come condizione esistenziale e come qualitàdello spirito, ricorre anche in altri lavori recenti. La scienzadefinisce l’equilibrio come lo stato fisico di un sistema nelquale non intervengono cambiamenti se non per causeq g pesterne. Nella fisica classica è, invece, la stabilità di uncorpo sia fermo che in moto. Beffardamente, le creature diCaccia sono colte proprio nell’attimo fugace in cui questastaticità è finalmente raggiunta. Ma si tratta di unacondizione innaturale in un cosmo dominatocondizione innaturale in un cosmo dominatodall’impermanenza. L’immagine del coniglio stabile sullasuperficie curva di una lattina diventa così un paradosso,un kōan, appunto. Quelle di Caccia sono operedeliberatamente equivoche, costruite per riflettere

bi ità tti h t d i i bi itàambiguità percettive che possono tradursi in ambiguitàontologiche. L’illusione del pesce volante in procinto didivorare la luna è un gioco visivo che può trasformarsi inuna riflessione sulla natura ingannevole delle apparenze,mentre l’associazione apparentemente priva di senso trauna rana e un rossetto, rimanda inevitabilmente alla favoladel Principe Ranocchio. Caccia consegna le sue invenzionia meccanismi cognitivi prevedibili, che portano l’osservatorea completare il rebus con significati ulteriori.A ben pensarci Caccia è autore solo una parte dell’operaA ben pensarci, Caccia è autore solo una parte dell opera.L’altra parte è firmata dal pubblico. Anche questa, in fondo,è una forma di equilibrio.

Ivan Quaroni

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Mauro Molle

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Corpo: superficie nello spazio, principio della forma.Continua sul corpo la ricerca di Mauro Molle, ma l’attenzione sipsposta sulla tensione espressiva orientata verso la suggestionepercettiva del movimento; così quella bellezza data da totalità sispezza e il corpo si frammenta, come in un processo in diveniredella specie, che lo rende sensibile e per ricerca, sezionabile.

“Decostruzioni” di Molle, opere che vogliono esprimere EnergiaVitale, l’esplosione massima che la rappresenta nel suo proiettarsi dadentro a fuori., condizione che eleva gli arti a singoli miracoli dibellezza. Spostati dall’insieme: braccia, piedi, gambe, mani,

l i b li l i di i i tassumono valore simbolico esclusivo, non appendici, sicuramenteprosecuzioni di slancio fisico e ideale, che richiedono attenzione.

I muscoli e i tendini, membra squisitamente realistiche nella pitturadell’artista, significano corde e fili nel concetto che vuole esprimere:dipingere frammenti di Forza. Così, dalla bellezza anatomica ecarnale che Molle ha sempre dato al corpo, inteso come intero, lasua attenzione s’intensifica sulle parti: la morfologia muscolare e lasuperficie delle vene, artefici e protagonisti di un pittura che ritrae ladanza degli arti come scheggia d’ istante: dal ritmo sincopatodanza degli arti come scheggia d istante: dal ritmo sincopato,all’infinito abbandono. L’armonia dell’insieme viene dunque interrottae ogni singola “parte” amputata ed esposta al pubblico, acquistaruolo autoreferenziale mentre si concede al giudizio nuda e carica divitalità.

Pittura che ritrae Frammenti composti e componibili in cui l’intenzioneestetica, è quella di dare immagine al ritmo umano:“…fermezza, movimento, ritto, appoggiato, a sedere, chinato,ginocchioni, giacente, sospeso, portare, essere portato, spingere,tirare, battere, essere battuto, agravare et aleggerire..”( Libro diPittura, Leonardo da Vinci ).

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Davanti alle opere in mostra, l’osservatore ètravolto dal ritmo incalzante, stupito davanti allaposa impossibile; l’artista interviene e studia ilcolore come cura, che senza sangue, plasma.Esso è lega sottile, mercurio vivo che suggella ilpercorso da un’opera all’altra. Dove l’occhio sitroverà davanti ad anatomie irrealizzabili, percepiràcomunque armonia, in quegli equilibri impossibilicomunque armonia, in quegli equilibri impossibiliall’uomo, ma non all’artista.

L’uomo di Mauro Molle continua ad essere plasticascultura nella sua rappresentazione pittorica, tra laluce e l’ombra perizia di particolare e sublimeluce e l ombra, perizia di particolare e sublimegigantismo; ma oggi Molle, sembra volerinterrogare la tradizione non solo per adempierla,ma per superarla e dare vita ad un’ affascinanteDecostruzione: la forma s’interrompe, scivola nelcolore e dove lo scontro si fa cruento, interviene ilgesto: Segno d’Artista.

E’ il gesto che graffia la pittura, cuce le parti, coladalla forma. Cicatrice del discorso, tramite e guidada a o a C ca ce de d sco so, a e e gu dadal reale all’ astrazione: dal principio intellegibile aipiani di colore. Traccia che prosegue da una telaall’alta e ogni elemento sembra cucito dall’artista inmaniera incredibile, ma indissolubile.Nella logica dell’arte allora: mentre una manoNella logica dell arte allora: mentre una manostringe, il suo braccio si abbandona.E’ nel limbo delle possibilità, che vive l’ideadell’artista. La ricerca di Mauro Molle affronta ilpotenziale e il paradosso della forma comepossibilità inespressa e la libera.

Romina Guidelli

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Ernst Gombrich diceva che gli artisti si sentono come inun viaggio, alla scoperta di sé e dell’universo. Senzapregiudizi. Senza dar nulla per scontato. E quando cii l d’i t triescono nasce qualcosa d’interessante.

Il mio viaggio è appena iniziato.

Si può dire che abbia iniziato a dipingere quattro annifa (all’età di 42 anni). Prima di allora vivevo la passione( ) pper la pittura più come un istinto da reprimere checome un talento da sviluppare. E per restare lontanodall'arte mi sono tuffato nell'Informatica enell'economia.Dominare i computer e gli eventi per dominare iDominare i computer e gli eventi per dominare isentimenti.Ma i sentimenti sono come acqua di fiume. Non sidominano senza conseguenze. Ecco che allora lapassione per la pittura riemerge con forza e diventa ill tt di l fi Li i d ll’ iletto di quel fiume. Linguaggio dell’anima.

Da allora il mio viaggio è iniziato.E non poteva che iniziare con lo studio delle passioni.Momenti di competizione, di gioia, di relax legati allepassioni dell’uomo. Perché la passione é il sale dellavita. Il vento che spinge le vele oltre oceano, e quelloche le riconduce al porto. Sulla via di casa.

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Ma di fronte alle prime tele ecco che mi trovo presto adMa di fronte alle prime tele, ecco che mi trovo presto adaffrontare quegli stessi elementi che m'è sempre premutoaffrontare nella vita. E cerco di farlo a mio modo.

• Il movimento – Quando fai una foto cerchi did t f tt O di f ll' ttidocumentare un fatto. Oppure di fermare quell'attimo.Quell'espressione sul viso. Quell'azione sportiva. Ma, perassurdo, scopri che l’intento di fermare il tempo toglie vita alsoggetto. Nei miei lavori è come se cercassi di dipingerequell'attimo, ma anche quello precedente e quellosuccessivo. E’ come se cercassi di tener vibrante quell'attimoper tenerlo sì sospeso, ma in vita.

• La tridimensione – Nella vita l’attenzione verso unaspetto piuttosto che un’altro la scelta delle tue priorità èaspetto piuttosto che un altro, la scelta delle tue priorità, èquello che fa la differenza. Che ti fa scegliere un percorso.Che forma la tua personalità. Ecco, nei miei lavori ciò che sta“prima” e ciò che sta dopo non è mai casuale. Mentre li creo,cerco di mettere maggiormente a fuoco ciò che per me èprioritario Esalto alcune parti e mi spingo quasi adprioritario. Esalto alcune parti e mi spingo quasi adannullarne altre. Sarà poi l’osservatore, com’è giusto che sia,a trovare ciò che è prioritario per sé.

• I margini – Non mi è mai piaciuto stare dentro i margini.Quando servono a rispettare lo spazio degli altri sonoassolutamente necessari. Ma quando diventanoun’imposizione schematica, o peggio ancora una limitazionedettata dall'abitudine, allora mi ci sento stretto. E nei mieilavori, guarda caso, ogni tanto qualcosa fugge dai margini.lavori, guarda caso, ogni tanto qualcosa fugge dai margini.

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PAOLO PREVITALI nasce a Monza nel 1967.Accantona presto la passione e il talento per laAccantona presto la passione e il talento per lapittura per intraprende gli studi di Informatica, doveinizia la sua carriera che lo porta ad applicare le sueconoscenze ai complessi Mercati Finanziari.

All'età di 42 anni inizia ad applicarsi alla pittura conmetodo e continuità, sperimentando tecniche allaricerca della sua via.

Nel 2012 decide di partecipare al suo primo concorsoe 0 dec de d pa tec pa e a suo p o co co sodi pittura nella sezione “Musica” del Premio Carlodella Zorza, dove viene selezionato tra i 12 finalisti.

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Sabatino Cersosimo nasce a Torino nell’autunno1974.Studia Decorazione all’Accademia Albertina di BelleArti di Torino laureandosi nel 1999 con il massimodei voti.Dal 2011 vive a Berlino, dove lavora nel suo studiopresso il Funkhaus (l’ex sede della Radio dellaRDT) nel quartiere orientale OberschoeneweideRDT) nel quartiere orientale Oberschoeneweide.L’uomo con la sua complessità psicologica e direlazione è il centro del suo interesse, l’uomo e isuoi umori, espressi attraverso il corpo e attraversola mente. Muovendosi lungo una linea che pone le

di i i t itt i i t (isue radici in una certa pittura espressionista (inparticolare la Secessione Viennese) ma che sievolve attraverso il doloroso realismo italiano einglese, Sabatino dipinge a olio su tavola di betulla(di cui apprezza le possibilità compositive che lastruttura stessa permette) e, dall’estate 2012, suacciaio con l’ausilio delle ossidazioni (e talvolta ilbitume), ottenute con acqua e altri elementi naturali.Tali ossidazioni agiscono sul metallo attraverso laloro (quasi) incontrollabilità così come il tempoloro (quasi) incontrollabilità così come il tempoagisce sull’uomo condannandolo alla decadenza,fisica e mentale.La serie “Metall Gesichte(r)” (in tedesco “volti/visionidi metallo) è composta da un numero imprecisato(tuttora in lavorazione) di lastre d’acciaio di 25x25(tuttora in lavorazione) di lastre d’acciaio di 25x25cm ciascuna, rappresentanti volti in atteggiamenti epose diversi, tutti alla ricerca di un contatto visivocon chi osserva o con gli altri elementi dellacomposizione ma al contempo impegnati ad

"L’artista rivela l’intenzionale preoccupazione di rintracciare la verità inun istante fugace: in relazione a questa scelta il reale scivola, facendosiincerto e mutevole tanto quanto il tempo, intenso come una domanda

affrontare (o meglio, ad accettare) l’ossidazione, chesi estende ben oltre la superficie dipinta.

della quale si cerca una risposta, eppure inequivocabile, indiscusso,come l’immagine che si presenta allo sguardo"

(Francesca Bogliolo)

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Sul legno, importante è la gestualitàdelle pennellate nei corpi, in contrastop pcon i rigorosi reticolati geometrici disfondo che vengono accuratamentetracciati, alla ricerca di un equilibrioestetico ma anche personale (quasiterapeutico) che permetta maggioriterapeutico), che permetta maggiorichiavi di lettura.La realtà berlinese non entrapalesemente nei suoi quadri, maBerlino è un chiaro calderone di stimoli,

I i hi itt di i ( ll t tcon I suoi parchi cittadini (allo statoselvatico quasi, che ti portano lontanodalla sensazione metropolitana), con lesue fabbriche e caseggiati in disuso,spesso contenitori di mondi bui emisteriosi che si accendono per festeimprovvisate o mostre, o che aspettanosolo il prossimo curioso; col climameteorologico, folle e incontrollabile,che fa apparire il mondo meravigliosoche fa apparire il mondo meravigliosood orribile, a suo piacimento; con I suoimusei, le gallerie e, in particolare, lepersone che ogni giorno puoi incontraree che ti regalano un pezzo della lorovita che magari poi scopri influenzare ivita che magari poi scopri influenzare ituoi pensieri e i tuoi quadri.Sabatino ha partecipato a varie mostrecollettive e personali in Italia eall’estero. Sue opere sono in collezioniprivate in Italia, Germania, Svizzera,Stati Uniti e Canada.

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"Le suggestioni oniriche di Miyazaki, la mitologianordica, il Libro Rosso di Jung, le opere di Ray, g, p yCaesar. E’ un incontro tra culture e ispirazioni dellacontemporaneità quello che anima i lavori diSabrina H. Dan, romana di origini finnico-venezuelane.Dopo l’approccio ancora adolescente con scritturaDopo l approccio, ancora adolescente, con scritturae musica, nel 2009 si accosta alla pittura comeapprendista nello studio di pittura e scultura diBruno Melappioni e poi come assistente di DaniloBucchi.

Il contatto con il lavoro dell’arte la porta asviluppare un suo personale percorso di ricerca emestiere, appunto, in cui fonde le passioni giovanilie i ricordi dell’infanzia con gli stilemi della piùg precente produzione pop-surrealista internazionale.

Proprio il Pop Surrealism, cui si accosta primacome osservatrice appassionata, poi di nuovo sulcampo del lavoro nella ricerca di un contatto piùcampo del lavoro nella ricerca di un contatto piùapprofondito, la porta a definire il suo caratterepittorico, regalando una nuova visione alle sueopere, in un gioco di dialogo tradizionale tra anticoe moderno, che qui sembra invece giocare con idiff ti ti d ll t itàdifferenti momenti della contemporaneità,affondando nel mito solo attraverso riletture di oggi,per contribuire a creare o rafforzare le icone didomani.“

(testo critico a cura di Valeria Arnaldi per ItalianPop Surrealism)

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nata a Venosa (Pz), si è diplomata con lodeall’Accademia di Belle arti di Napoli. Nel 1992 si ètrasferita a Reggio Emilia dove ha intrapreso lagg pcarriera scolastica, attualmente insegna disciplinepittoriche presso il liceo artistico “G. Chierici” diReggio Emilia.“ La mia arte affonda le sue radici nel ritratto, si èsviluppata nel corso degli anni in modo sempre piùsviluppata nel corso degli anni in modo sempre piùsurreale. Le mie figure si sono allontanate dalla realtàper vivere in una sorta di spazio dove tutto è possibile.La nascita di un’opera è puramente dettatadall’emozione del momento, essa è frutto di un

i t l d ll i l i id dmovimento casuale della mano, mi lascio guidare dauna sorta di magico “automatismo psichico”. Leimmagini si costruiscono quasi da sole, siconcretizzano ai miei occhi tante voltesorprendendomi. Esse mi conducono ad unariflessione sui diversi modi di rappresentare i varielementi di un volto nelle diverse età della vita,nonché alla fusione di essi, ritrovandomi dinnanzi afigure ibride nell’età e nel sesso.Le figurehanno in comune lo stesso sguardoLe figurehanno in comune lo stesso sguardosfuggente, la stessa sognata malinconia, la stessapensierosa incertezza. Esse sono circondate daelementi ludici che ne definiscono lo spazio in unaspecifica costruzione compositiva, fatta di geometrie ecorrispondenze formalicorrispondenze formali.Negli ultimi anni ho sempre alternato l’utilizzo di

alcune tecniche, prediligendo spesso la grafica allapittura per l’immediatezza del gesto. Secondo me ildisegno, in modo particolare quello a penna, esprimeal meglio il sorgere di un’idea. Non ci possono essereripensamenti: è così e basta. La tecnica ideale afermare all’istante la fluidità delle immagini mentali.”

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Silvano Bruscella nasce nel 1974 a Sesto San Giovanni(MI).Si diploma all’Istituto Statale d’Arte di Monza e nel 2001 siSi diploma all Istituto Statale d Arte di Monza e nel 2001 silaurea in Architettura al Politecnico di Milano. Dopo unabreve parentesi di collaborazioni con alcuni studi diarchitettura, nel 2003 frequenta la scuola di Arteterapia alCentro di Formazione “La Linea dell’Arco” di Lecco,approfondendo il legame tra le due discipline eorganizzando laboratori creativi e di supporto al progettoarchitettonico.Nel 2006, a seguito dell’incontro con Laura Ramoino,Bruscella entra in permanenza presso la Galleria “Le TeleBruscella entra in permanenza presso la Galleria Le TeleTolte”, partecipando a rassegna dove l’artista, il cui nome èvolutamente nascosto, accompagna l’osservatorenell’opera e nel concetto rappresentato. Nel 2007 esponecon la mostra collettiva “In-Visibil-Arte”, al Museo AngeloRizzoli di Ischia e nell’Ex Convento di Santa Chiara per ilRizzoli di Ischia e nell Ex Convento di Santa Chiara per ilXXXIV Premio Sulmona invitato dal Prof.Giorgio DiGenova. Negli stessi anni concentra il lavoro sull'immaginedel cyborg, l’uomo migliorato da componenti esternetecniche e tecnologiche, e presenta i risultati della ricercacon una personale allo spazio Sottovuoto di Milano.Parallelamente inizia a sperimentare la tecnica del collage,riciclando vari tipi di carta (pubblicità, sacchetti, scontrini,ricevute, ecc…) e servendosene per denunciare sprechi edisagi sociali. Nel 2008 si unisce al MovimentogInnaturalista, dichiarando così il rifiuto dell'attuale sistemaartistico ed esprimendo un giudizio fortemente negativo neiconfronti dell'arte dell'ultimo mezzo secolo.Dal 2010 definisce il suo lavoro il risultato di continue“coincidenze” dove segni colori forme materiali e

Bruscella continua a presentare il proprio lavoro grafico epittorico in varie collettive e personali in Italia e all'estero comefossero le pagine di un diario riscontrando apprezzamento siacoincidenze , dove segni, colori, forme, materiali e

abbaglianti illusioni si mescolano a gesti convulsi e fannoemergere le figure che animano le storie della sua pittura.

fossero le pagine di un diario, riscontrando apprezzamento siada parte del pubblico che dalla critica.Silvano Bruscella vive e lavora tra Milano e Gaeta.

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Silvano Bruscella è un artista dotato; se le vicende personali eprofessionali non lo avessero ostacolato troppo spesso nell’esercizioquotidiano della pittura sono convinto che avrebbe raggiunto ancorquotidiano della pittura, sono convinto che avrebbe raggiunto ancorprima la maturità espressiva che dimostra in questi dipinti. Mi ha semprecolpito, nel suo lavoro, la sicurezza con cui ha scelto di collocarsi in unaprospettiva autenticamente moderna (siamo nel XXI secolo, ma nontrovo ancora un termine migliore), individuando le fonti migliori a cuipoteva attingere e scartando senza esitare le astuzie di molta artecontemporanea. E’ un segno di intelligenza di cui bisogna dargli atto;anzi, viene da chiedersi che cosa avrebbe fatto un pittore così lucido inun momento storico favorevole agli artisti e non, come quello attuale,tagliato su misura per i “creativi” e i pubblicitari. E’ soprattutto per via dig p p p pquesta lucidità che le sue opere hanno attirato subito la mia attenzione.Perché una scelta del genere equivale a un atto critico, paragonabile adalcune idee che avevo provato a formulare con le parole: cercare cioèquell’attacco, quel punto di sutura necessario per ricollegarsi a unatradizione vitale indispensabile ancora oggi ma da troppo tempotradizione vitale, indispensabile ancora oggi, ma da troppo tempofrantumata e dispersa. Anche se il connubio fra crudo infantilismo eironia nei confronti della società di massa che mostrano questi dipintisembrerebbe confermarlo, non vorrei semplificare troppo le cosedicendo che quel punto si colloca all’incirca fra l’esplosione dell’art brut ela nascita della pop art. Troppa acqua è passata sotto i ponti, e perciò ilriattacco non potrà che essere mediato, alterato da situazioni esentimenti molto diversi; com'è infatti nel caso di questi quadri, che atratti rivelano un sarcasmo allucinato, figlio non illegittimo di questi annidifficili e senza mete. Dicevo che Bruscella è un artista dotato; per; pspiegarmi meglio, impiegherò un’espressione sportiva e dirò chepossiede “i fondamentali” della pittura. Un tempo questa dote erarichiesta a chiunque aspirasse a entrare nella squadra delle cosiddette“avanguardie” (persino nelle divisioni minori); oggi a quanto pare non èpiù così anzi parrebbe persino d’ostacolo; o forse più semplicementepiù così, anzi parrebbe persino d ostacolo; o forse, più semplicemente,nessuno è interessato a valutare simili qualità perché ne sono richiestealtre di altra natura, come la facile presa e la vendibilità.

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Potrà sorprendere, ma tra i “fondamentali” a mioparere non vanno considerati soltanto lacoerenza e l’incisività del segno (una dote cheBruscella ha acquisito attraverso la praticaininterrotta del disegno), il faticoso equilibrio fra laspontaneità e il controllo critico (che scaturisceappunto dalle “coincidenze” che occorrono sullaappunto dalle coincidenze che occorrono sullatela), il continuo affinamento tecnico (il collage,già sperimentato in passato, s’integra qui alsegno d’impronta grafica e alle luminosecampiture cromatiche, caricandole di significato),il senso vivo della composizione e del coloreil senso vivo della composizione e del colore –tutte qualità che Silvano possiede in gradoelevato -, ma anche, forse soprattutto,l’orientamento essenziale nei confronti di valoriumani e di pensiero, senza i quali l’arte nonsarebbe che decorazione. Orientamento che,tuttavia (ciò che non sembra molto chiaro adalcuni suoi colleghi impegnati “nel sociale”), gliartisti dovrebbero esprimere utilizzando soltanto imezzi propri dell’arte.p pEbbene, mi pare che Bruscella esprima questo

orientamento essenziale in un “disagio dellaciviltà”, nel rifiuto di una comunicazioneapparentemente seduttiva – ma in realtà violentae totalizzante che riduce gli uomini ae totalizzante - che riduce gli uomini aconsumatori. Bruscella ne sfronda gli allori, cimostra che l’antropologia della società che essapretende di rappresentare è di natura quasiopposta, tutt’altro che tranquillizzante. In questo

i i ffi i hi f fsenso i suoi graffiti grotteschi fotografano unarealtà oggettiva, raccontano in modo veritiero lanostra vita quotidiana.

Francesco Porzio

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Il termine “riciclo”, utilizzato in contesti di varia natura, portaquasi sempre in sé una vena sottilmente negativa. Se siesula dalla connotazione legata al riciclaggio dei materiali discarto in cui l’azione del recupero diventa utile e auspicabilescarto, in cui l azione del recupero diventa utile e auspicabilecome alternativa allo smaltimento, spesso si associa iltermine a scelte comportamentali poco lecite, o comunquescarsamente innovative. Anche in ambito artistico. Riciclaresignifica il più delle volte prendere a prestito idee già

li t i t f tti di i h lt i t d i l trealizzate in passato, frutti di ricerche altrui tendenzialmenteofferte al mercato come nuove. Significa giocare carte giàscoperte, rimescolare ingredienti già utilizzati, proporreconfronti già analizzati. Il tutto in un mondo in cui si richiedeuna dose sempre maggiore di originalità, per poter emergerep gg g p p gdall’ombra e affrontare il confronto con l’altro. Per questeragioni, parlare di riciclo in riferimento alla serie di opere diuna giovane artista al suo vero debutto con il disegnopotrebbe risultare pericoloso: si rischierebbe cioè difraintendere (e connotare negativamente) quella che è unafraintendere (e connotare negativamente) quella che è unaprecisa scelta estetica. Anzi, sono due.

Per Sonia Ceccotti (toscana, classe 1974) riciclare significa,immediatamente e semplicemente, fare riferimento a

l di ià tili t i tti lti lqualcosa di già utilizzato: i soggetti scelti per la suaritrattistica intensa e minimale sono infatti già stati inseriti inprecedenti lavori pittorici. A comparire sulle tele erano alloral’artista stessa (il soggetto in cui, forse per naturali ragioni diconfidenza, la Ceccotti riesce a esprimersi meglio); ilcompagno; gli affetti familiari; ma anche immagini femminilitratte da internet in base a scelte meramente estetiche. Eancora questi sono i protagonisti del disegno a carboncino,la nuova scelta tecnica dell’artista per la sua produzione. Isupporti di varie dimensioni sono interpretati da volti intensisupporti, di varie dimensioni, sono interpretati da volti intensie sguardi espressivi, da sorrisi e malinconie, da un’umanitàspesso più personale che intima colta in vari momenti dellapropria espressività.

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Ora è l’artista stessa letta con un miscuglio di sincerità estetica edistanza analitica da sé, ora è la malizia di una sconosciuta, ora unarisata infantile, ora il volto noto che rassicura chi guarda. Personaggig ggche, tuttavia, non riescono a toglierci la netta sensazione di esseresolo un pretesto. Qualcosa di poco lontano da una scusa per unesercizio di stile non superficiale, che la Ceccotti prende a prestito perconfrontarsi con una vera e propria scelta di campo in senso tecnico. Ilconcetto del riciclaggio infatti non riguarda soltanto il riutilizzo deiconcetto del riciclaggio, infatti, non riguarda soltanto il riutilizzo deiprotagonisti figurativi, retaggio dei propri paralleli percorsi pittorici.Nello stesso tempo - e, diremmo, soprattutto - rimanda anche allascelta di inserire nel disegno stralci di elementi “poveri”. Si tratta dimaterie tratte direttamente dalla vita quotidiana, in particolare dal

t i l d i b ll i t d l t ( h f d t lmateriale da imballaggio: cartone ondulato (che funge da supporto aldisegno), nastri adesivi da pacco, nastri isolanti, codici a barre.L’artista si è accorta di questa potenziale innovazione quasi per caso.Partendo dalla sua azione, quasi quotidiana, di imballare le proprietele prima della spedizione, è nata in maniera naturale l’esigenza di fardiventare l’azione stessa un’opera. O, più precisamente, di farlaentrare – letteralmente – nell’opera. Da qui l’evoluzione dell’artistanella propria ricerca, che l’ha portata da una delicata figurazionepittorica a olio, tendenzialmente tradizionale, verso un confronto con ildisegno a carboncino su supporto in cartone ondulato Non undisegno a carboncino su supporto in cartone ondulato. Non unsuperamento, né una forma di rifiuto della direzione precedente:piuttosto, una sana e legittima voglia di sperimentazione in unadimensione più “concreta”, materica, quotidiana.Più che di “riciclo”, sarebbe quindi corretto parlare di “recupero”: unasottile differen a semantica che basta però a connotare l’opera ionesottile differenza semantica che basta però a connotare l’operazionecon un senso più “costruttivo”. In questo caso, è evidente come ilrecupero della materia intrattenga un dialogo con la vita stessa,muovendosi in una precisa direzione: quella della riabilitazione del“basso” in senso nietzschiano, di qualcosa che altrimenti verrebbefisicamente scartato e svalutato. Non necessariamente e non solo si faarte con le materie dell’arte, ma anche con quelle del vissuto terrenodell’uomo. Il più “sporco” e il più “basso”, se necessario.

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Il rimando alla stagione poverista italiana, e a tutto quello che ne èconseguito, sarebbe tanto scontato quanto, in parte, fuori luogo. La suaapplicazione a una figurazione ritrattistica e all’interpretazione di volti,pp g p ,figure e persone, lo spoglia dell’immediato senso ideologico e lo sposta suun piano intimo, personale, (auto)biografico. Se si muove forse da quellastessa intenzione iniziale (il recupero di una certa dimensione esteticaarchetipica e legata alla materia, soprattutto quella “umile”), i risultati sonoevidentemente divergenti per forma e materia I volti (ora colti inevidentemente divergenti, per forma e materia. I volti (ora colti inprimissimo piano, escludendo il resto del corpo; ora ampliati fino acomprendere il collo, le spalle, il busto del soggetto) sono “invasi” edisturbati da interventi con materiale riciclato, che al contempo nesottolinea punti di luce / ombra e ne nasconde parti del corpo. Là dove il

ll f i il i l ll ll i di i di t d icollo femminile scivola nella spalla, una raggiera di pezzi di nastro adesivointerviene a bloccare la continuità della linea, creando un certo contrastotra ruvidezza e delicatezza.Ora invece lo sguardo è sbilanciato in maniera quasi inquietante dallascomparsa di un occhio dietro un tratto di scotch.

L’armonia simmetrica delle parti del viso è interrotta a sorpresa da continuicortocircuiti materici. Ecco quindi che subentra anche un gioco dinascondimento, che vela e svela parti del corpo e del volto. L’artista amagiocare sull’ambiguità di una casualità pilotata nell’inserire la materia talegiocare sull ambiguità di una casualità pilotata nell inserire la materia, taleper cui alcune parti anatomiche vengono letteralmente mangiate, portatevia da quel “disturbo” in arrivo. Si crea quindi anche un dialogo trapresenza e assenza, tra celare e nascondere all’interno dell’opera stessache chiama in causa non solo l’aspetto artigianale del “fare”, ma anche un

t bi i ti d ll’ t i di tt i l i icerto bisogno intimo dell’autrice di mettere in campo la propria esperienza,il proprio vissuto. I due distinti momenti percettivi - quello dell’assenza equello della presenza – si affiancano e si intersecano per un effetto visivo einterpretativo molto più “mosso” di quanto non accadesse con il farepittorico tradizionale proposto fin qui.

materia: per Sonia Ceccotti si parla ora di una nuova sfida estetica, chela porta a rendere i propri soggetti in qualche modo più complessi.

Non si tratta solo di confrontarsi con una nuova tecnica, altra rispetto aquella pittorica sia dal punto di vista visivo che dal punto di vista della

p p p gg q p p

Mentre per lo spettatore la fruizione diventa meno univoca, ma uncontinuo invito al dialogo con l’opera stessa. Barbara Meneghel

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Stefano Perrone

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L'artista ci propone dei mash up digitali, veri e propri collagemetafisici.Coniugando vari elementi si può trovare il duomo di Milanostagliarsi da sfondi neutri e sabbiati, pennellato da una tintanera... che l’autore sia l’uomo vestito retrò, perduto da una fotovintage di fine Ottocento, che al posto della testa ha unpennello?pennello?Tutto è surreale, la realtà si tinge di toni seppia e noir per un’atmosfera delicata di altri tempi, elegante e allo stesso tempo inun altrove futuristico per l’assurdità trasbordante.E ancora mezzi busti fanta-edili, come sarebbe avere un collo eun volto che non sono umani bensì architetture? Lasciateun volto che non sono umani bensì architetture? Lasciateindietro la classica mitologia, (i centauri, le sirene, i minotaurisono out) il nuovo mito è la modernità.Quelli che l'artista ci presenta sono anfibi tra lo ieri e l’oggi.E non mancano gli elementi digitali che riportano a un passatopittorico, pennellate virtuali si ergono come improbabili ombre,neri e rossi, densi, da perdersi, una stesa di colore, spartiacquetra informe e icasticità.I paesaggi, fotografie in bianco e nero che vengono ritagliate,ritagli di scorci vengono reinterpretati in questi mash-up, daritagli di scorci vengono reinterpretati in questi mash up, dabravo image jocker Perrone mischia le sue carte, accostandorealtà e virtualità, colore e paesaggio, paesaggio e umanità,naturale e artificiale.Non ci sono generi definiti, tutto è incastro dell’altro, undivertente puzzle visivo che punta sull’impazzo ecco una figuradivertente puzzle visivo che punta sull impazzo, ecco una figuramaschile dagli antichi outfit emergere da una pennellata folta eoscura, al posto del volto la parte frontale di un vecchio tram.Nostalgia e follia si ritrovano alla deriva, in un senza luogo, in unprobabile ma incerto, in un insieme di visioni e surrealtà,polifonicamente dissonanti.

Federica Fiumelli

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Nato nel 1985 a Monza, laureato in industrialdesign al Politecnico di Milano e con unaspecializzazione in art direction allo IED, lavora aMilano come art director presso la McCann,

d t t i S t hi&S t hiprecedentemente in Saatchi&Saatchi.

Inizia a dipingere per passione nel tempo libero,producendo tele astratte e materiche, ma siaccorge presto di essere insoddisfatto dei suoilavori. Si dedica così a realizzare collage manuali edigitali, realizzando ritratti e soggettive chemescolano fotografie d’epoca, fotografie personali,figure geometriche e vettoriali, tonalità contrastanti,patterns materici e tutto ciò che può funzionare perpatterns materici e tutto ciò che può funzionare perla composizione finale.

I suoi soggetti sono sempre senza volto, qualcosao qualcuno gli ha fatto perdere la propria identità.Nonostante la digital art contin a a dipingere perNonostante la digital art, continua a dipingere perpiacere personale soggetti e ritratti di ispirazionecubista.

Nel 2013 ha realizzato il progetto “Mi suishido”,una collezione di 20 illustrazioni fine art in cui deibocconcini di sushi cercano di farla finita in modicreativi, rivelandosi un progetto molto virale suisocial media.

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Tiziana Vanetti

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Nella serie Wild Tiziana Vanetti sviluppa il proprio Pochi colori per descrivere le immense sfumature dipercorso artistico incentrato sulla natura e in modoparticolare sui boschi.

La serie di opere è un romantico omaggio ai boschiche, al confine tra Italia e Svizzera, accoglievano

luci e sensazioni che si provano stando a contatto conuna natura impervia e nascosta, il bosco come luogodi incredibile poesia.

Ecco come l’artista ha saputo catturare e trasmettere, , gTiziana quando stava dai nonni.

Quei boschi che, con le trincee della Linea Cadornaretaggio della I Guerra Mondiale, custodiscono segretie misteri

pnelle sue opere le bellezze statuarie di un ambienteincontaminato.

Una finestra emozionale e fortemente realistica sullanatura dei boschie misteri. natura dei boschi.

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Tiziana Vanetti è nata a Bengasi (Libia)nel 1968, si è diplomata come stilista dimoda ed ha conseguito il diploma dilaurea con lode in pittura, e laspecializzazione in arti visive pressol’Accademia di Belle Arti di Brera diMilano.Milano.La sua esperienza, oltre a quella dipittrice, comprende quella di insegnantedi pittura e storia dell’arte a presonedisabili presso centri socio‐educativi.Dal 2002 ha cominciato l’attivitàDal 2002 ha cominciato l attivitàespositiva con mostre personali ecollettive in Italia e all’estero.Ha ricevuto numerosi premi partecipandoa concorsi di pittura; per citarne alcuni,“Salon Primo 2003” dove ha ricevuto ilpremio per la pittura , “Premio ArteMondadori” finalista nelle edizioni 2005 e2006, premio “Le Segrete di Bocca II”,“Premio Carlo Dalla Zorza” finalistanell’edizione 2006, vincitrice del 1°Premio alconcorso “Premionomade 2007”.Alcune sue opere inoltre, sono espostepresso la collezione permanente di artepresso la collezione permanente di artecontemporanea presso il Museo Civico diPalazzo D’Avalos a Vasto (CH), presso lacollezione permanete dell’AmbasciataAlbanese a Roma e la collezione

di D ili Z ipermanente di Duilio Zanni.Vive e lavora in provincia di Milano.

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VISITATI PER VOI____________________________________________

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HAI PAURA DEL BUIO – 13 settembre 2013Auditorium Parco della Musica - Roma

ORODE’ DEORO ‐ performance ‐ AMLETO SALTA NEL BUIOMASSIMILANO MANIERI ‐ performance ‐ PLINKFRATTURA SCOMPOSTA - presenta

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Afterhours

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“Amleto salta nel buio” è un evento pittorico-Amleto salta nel buio , è un evento pittoricomusical-teatrale che nasce dalla interazione sulpalcoscenico del pittore Orodè Deoro con ilcollettivo romano di Performazione, una formadi Teatro del futuro, composto dall’attorepAntonio Bilo Canella e dalla poetessa e attriceAlessia D’Errigo, e con il duo pugliese Jump inthe dark, composto dal sassofonista GianniCellamare e dal percussionista Ennio RomoloE if i Il f ll i t i d ll “A i iEpifania. Il folle virtuosismo delle “AzioniPittoriche” di Orodè Deoro si intreccia con latotale improvvisazione (Performazione) inCorpo e Voce di Antonio Bilo Canella e AlessiaD’Errigo e le musiche dal vivo dei Jump in theD Errigo, e le musiche dal vivo dei Jump in thedark, creando una narrazione onirica etridimensionale, che permette allo spettatore dicontemplare “un’opera nel suo farsi”, diassistere alla nascita di un mondo dal nulla.Unico riferimento, in questa performance,concepita da Orodè esclusivamente per ilFestival, sarà la straordinaria e archetipicavicenda dell’”Amleto”, visto come

t ifl i l ll d ll i iltàcontemporanea riflessione sul crollo delle civiltàe i vuoti del potere. Questa è l’idea per questanuova azione pittorica di Orodè Deoro, da anniimpegnato a esplorare le potenzialità dellapittura dal vivo in relazione alla musica (inpittura dal vivo in relazione alla musica (inimprovvisazione, o durante l’esecuzione diconcerti), al teatro e alla parola poetica.

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““Vogliamo trascinare il principe indeciso aragionare di rivoluzione, ad affrontarel’idea di Stato e Governo, a immaginare larelazione tra responsabilità, potere eindividuo Tutto ciò convivrà con le urla leindividuo. Tutto ciò convivrà con le urla, lelacrime e la gioia dei giovani rivoluzionarisinceri che calcano le assi delpalcoscenico.”Come sempre nella pratica dellap pPerformazione, gli attori, dopo uno studioestremamente approfondito dei testi diriferimento, vanno in scena senza alcuncopione. Usando il linguaggio della danza,del cabaret, del teatro classico, nonchédelle avanguardie del tardo novecento, sicostruisce davanti al pubblico lospettacolo/risposta ai quesiti posti dai testie dagli argomenti posti in studioe dagli argomenti posti in studio.La fusione dei due attori con i duemusicisti e con il pittore in scena non creauno spettacolo teatrale ma unaperformance multidisciplinare irripetibilep p pche ruota e vive intorno all’azionepittorica, fino ad attraversarla. Ed è questol’apporto inedito, l’originalità dell’evento, lascoperta del pittore.Tutto quello che vedrete sarà Irripetibile!

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“Plink (…l’uomo caduto in cattive acque)”, unuomo caduto dal cielo viene trafitto da una lanciaconficcata nel terreno e con la punta verso il cielo.L’uomo giace trafitto per diverso tempo,sanguinante, morto. I riferimenti sono molteplici,quello filmico più diretto e non del tutto inquietante èforse l’incipit di Magnolia, quello dove il sub viene

tt t d d t tcatturato da un canader e scaraventato su unaforesta infuocata insieme a tutta l’acqua che vieneutilizzata per spegnere un incendio. Il modo miglioredi accostarsi alla performance PLINK diMassimiliano Manieri è quello di immaginare unaMassimiliano Manieri è quello di immaginare unafusione ideale tra altri due marziani/alieni/umanoidicaduti sulla terra, David Bowie e Ennio Flaiano,autore di quel “Marziano a Roma” che approfittavadel marziano per mettere in luce i difetti dell’umano.Chi è e perché è caduto sulla terra? È venuto perfarsi uccidere all’istante? Il pensiero è naturale,venire al mondo per farsi trafiggere all’istante,cadere da una realtà ovattata e celeste quale può

ll d i i i i i l tessere quella dei nove mesi in cui siamo nel ventrematerno, vestiti da sub, coccolati, per poi essereproiettati nel mondo ancora con la muta (elementoche ritornerà nelle performance di Manieri) e trafitti. Iltesto di “PLINK” che potete leggere qui sotto tentatesto di PLINK che potete leggere qui sotto tentaforse il percorso a ritroso della goccia d’acqua checade dal cielo, quasi a confermare la natura ex-amniotica di questo viaggio. C’è un percorso verbaleche circonda il tappeto nero, black hole sul quale èpp qcaduto Plink. C’è lo scorno per non essere lì, in quelmomento, per vedere con i nonstri occhi l’attimodella caduta sulla terra. Lo avremmo salvato?

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Premio Celeste 2013 Finale al Pan di Napoli 9 0ttobre

Testi e motivazioni per le selezioni del comitato diselezione mutamenti e le temperie di un momento storico così

difficile e così complesso ma ricco di potenzialità. UnAndrea Bruciati ‐ Curatore della X Edizione PremioCeleste 2013Networking, trasparenza nella selezione dei giurati egiudizio finale degli artisti: caratteristiche metodologicheche mi hanno affascinato del Premio Celeste certamente

Premio come una sfida pertanto e come tale ritengo chequesta edizione si sia connotata e su questi parametrideve essere inteso il giudizio che è stato formulato.Per quanto concerne la selezione effettuata, ho volutodare risalto a quei linguaggi che ritengo laterali menoche mi hanno affascinato del Premio Celeste, certamente

un unicum nel panorama nazionale.Ho sempre creduto infatti nella realizzazione di unapiattaforma per la comunicazione e trasmissione dei dati,ho sempre pensato che solo in questo modo vi potesse

dare risalto a quei linguaggi che ritengo laterali, menoindagati, provinciali se vogliamo nel senso positivo deltermine, di innesto non convenzionale, attivo econsapevole in determinate radici culturali. Ho visionatol’intero corpus e devo ammettere le molte delusioniho sempre pensato che solo in questo modo vi potesse

essere un innalzamento del livello delle opere e unriconoscimento ‘reale’ di qualità, non meramentearbitrario. I Premi possono infatti rappresentare momentiimportanti nel percorso di un artista perché richiedono

l intero corpus e devo ammettere le molte delusioniricevute da almeno il 75% dei partecipanti, deducendopertanto come la strada per qualificare eprofessionalizzare questo campo sia ancora impervia efaticosa. Grazie alle opportunità di rete del Premio

una qualità molto rara fra gli aspiranti, e cioè il porsi inmaniera critica nei confronti del proprio lavoro,esponendolo al giudizio di professionisti. Oltreall’intelligenza e alla passione, ritengo fondamentaliqualità come umiltà e caparbietà e credo non possa

Celeste, questo non rappresenta necessariamentesconfitta ma costituisce invece stimolo vivificante permettersi in gioco; per tutti. Ritengo che questaesperienza sia stata una opportunità curiosa e condivisaanche dai miei colleghi che attraverso uno scoutingqualità come umiltà e caparbietà e credo non possa

sussistere futuro se non sono accompagnate da unagrande capacità di autoanalisi in riferimento alle propriequalità e limiti. Mai essere auto indulgenti mentre credofermamente che il porsi in discussione sia una

anche dai miei colleghi che, attraverso uno scoutingrigoroso, hanno a loro volta scoperto autori altrimenti didifficile accesso; perché il lato positivo di questapiattaforma risiede anche nella capacità di attrarreprobabilmente artisti meno estroversi, più defilatifermamente che il porsi in discussione sia una

prerogativa umana imprescindibile per chi crede nellaricerca, nell’innovazione linguistica e per chi avverte i

probabilmente artisti meno estroversi, più defilatirispetto alle platee internazionali ma non per questomeno convincenti.

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Parafrasando asserzioni evangeliche, credo che se questainiziativa ha fatto scoprire anche un solo artista, ritengo

avveduti capiranno il ruolo non certo semplice delcuratore, del selezionatore e dell’immane responsabilità

che lo sforzo per il lavoro fatto sia stato di per se giàsufficiente. Di certo ci sono state fin da subito dellequestioni da redimere, fin da subito per tutti: c’era dainterpretare l’approccio e un parametro di giudizio daevidenziare e sui criteri da adottare fra cui quello semplice

che questo comporta. Pertanto questa caratteristica delPremio Celeste, pur essendo la più anarchica edimprevedibile, sarà di certo la più affascinante per uninsieme di concause e riflessioni che avranno luogo dallapremiazione A questo e non è da poco a mio avviso sievidenziare e sui criteri da adottare, fra cui quello semplice

ed elementare in un Premio: voto l’opera in concorso oanche il corpus dell’artista? Dilemma apparentementepuerile ma che nasconde un deficit di organizzazione eprofessionalità evidente ancora in molti autori, soprattutto

premiazione. A questo, e non è da poco a mio avviso, siaggiunge il fatto che la valutazione sarà per la prima eultima volta, sensoriale, fisica, concreta, molto diversa daquella realizzata da me e dai giurati, che ci dovevamoaccontentare della resa retinica, virtuale del lavorop , p

alle prime esperienze. Ulteriore quesito: la miasegnalazione potrà essere d’aiuto e incoraggiare un artistanella sua strada o semplicemente verrà letta comeconferma passiva di un livello buono e pertanto non

,presentato, avvalorando l’immagine come un vettore digiudizio. In fondo una giusta rivalsa dell’opera fisica allariproduzione dell’immagine, immagine che invece hagettato criticamente nello sconforto proprio la sezione

fungerà da ulteriore stimolo? Voglio anche io dire la mia epertanto, se fossi stato fra i giurati, avrei rivolto la miaattenzione ad autori che non hanno avuto un platealericonoscimento (almeno nelle due sezioni più numerose) equindi a figure come: Matteo Beltrami Niccolò Bruno Luca

fotografia del Premio, dove non è stato facile, al contrariodelle aspettative, evincere i dieci finalisti. Una sorta divendetta della riproduzione fotografica sulla fotografia,dell’immagine sullo scatto? Fatto sta che è il medium chepiù soffre in questo oceano virtuale e dell’universoquindi a figure come: Matteo Beltrami, Niccolò Bruno, Luca

De Angelis, Anna Gramaccia, Riccardo Muratori per lapittura; Matteo Cirenei, Carlo Fiele, Giampiero Marcocci,Silvia Mariotti, Mirco Sirotti per la fotografia e grafica;Giorgio Guidi, Rebecca Moccia per la scultura e

più soffre in questo oceano virtuale e dell universodemocratico targato facebook: per assurdo la pletora diimmagini fa sì che vi sia più assuefazione e disincantoproprio nelle opere fotografiche…Forse, e questo è un ulteriore motivo importante dig , p

l’installazione.

Altre considerazioni: per quanto riguarda la fase‘democratica’ finale, devo dire che trovo una sottile ma per

, q priflessione, le istanze demagogiche che voglionostandardizzare dal basso la pretesa artisticità delleproposte (voce spesso insistente sul web) non bastano onon sono sufficienti a decretare la qualità, se non il

me piacevole perversione antropologica nel vedere artistiche giudicano i colleghi. Per una volta gli artisti meno

successo di un’opera, e in seconda istanza dà ragione alperché di un Premio e alla sua specifica ragion d’essere.

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Simone Ciglia spettro si situa la fotografia di Silvia Mariotti, in grado dicreare un’immagine elusiva in maniera formalmente

Le mie scelte nel campo della pittura si sono orientateverso artisti con una sensibilità contigua, che si potrebbedefinire latamente espressionista: Lorenzo Aceto, PaolaAngelini e Luca De Angelis articolano, ciascuno con una

creare un immagine elusiva in maniera formalmenteincisiva, e quella di Jacqueline Tune, il cui sguardo cirestituisce con icasticità il mondo nuovo delle tecnologie.Nella sezione “Video e animazione” Andrea Bianconistupisce per la potenza del risultato ottenuta cong g

cifra propria, un’attenzione nei confronti del farepittorico che s’incentra sugli aspetti della materia e dellagestualità. Questo a dispetto della gamma differenziatadi soggetti, provenienti da fonti altrettanto disparate: ilf f f d

p p pun’estrema economia di mezzi. Una simile radicalità ètestimoniata anche dal video fulminante di LorenzoMorri. Nicola Gobbetto dimostra la capacità di raccontareuna fiaba con i nuovi mezzi tecnologici senza perdere la

l d l l àreferente fotografico per Aceto; un processo distratificazione iconica per Angelini; immagini trovate sulweb per De Angelis. Una simile capacità di rileggere conrispettosa originalità la tradizione del medium pittoricoemerge anche nel lavoro di Riccardo Muratori che

poesia. Flaviano Esposito insegna a guardare la realtà conocchi diversi, svelando la legge geometrico‐matematicache governa l’universo. Il racconto storico è svolto con unapproccio documentaristico nel video di Thundergroundproductionemerge anche nel lavoro di Riccardo Muratori, che

sceglie un’opzione nettamente figurativa di marcametafisica. All’opposto la pittura di Rashid Urì s’iscrive nelcampo dell’astrazione, e in essa s’incontrano il rigoredella componente analitica e l’amore per la sensualità

production.Le strategie concettuali continuano a dimostrarsi tuttoravalide anche per gli artisti delle nuove generazioni, cometestimoniano alcune delle opere all’interno della sezione“Installazione, scultura & performance”. Si tratta di unp p

della superficie.La sezione “Foto e grafica digitale” testimonia dellapluralità di accezioni del mezzo fotografico in campoartistico. Queste vanno dalla pura documentazione di

(

, pconcettualismo portato all’esasperazione, innestatod’ironia come nel lavoro di Francesco Cagnin, o ancorainsufflato di poesia come per Sebastian Contreras.L’interesse per la smaterializzazione dell’opera è presente

una performance (seppure non priva di tensioneestetica), come per Simona Barzaghi, alla creazione diun’immagine di fantasia, come nel caso di FotoMarvellini, la cui opera si distingue per un’ingegnosaironia abile nel mischiare alto e basso attraverso

pure nel progetto di Dario Lazzaretto, aggiornato alle piùrecenti pratiche relazionali. Di particolare interesse si èrivelata l’opera di Elena Mazzi, con l’inedita applicazionedi tecniche di restauro all’interno di un farecontemporaneo il tutto sorretto da una tensione civile;ironia, abile nel mischiare alto e basso attraverso

un’operazione di alta artigianalità. Nel mezzo di questocontemporaneo, il tutto sorretto da una tensione civile;coltiva invece una vena lirica Elisabetta Falanga.

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Eva Comuzzi modo, a Francesco Cagnin per le installazioni, neiEva Comuzzi

Ho scelto, per la maggior parte dei casi, in baseall'impatto emotivo e alla curiosità che le immaginimi hanno trasmesso. Ho selezionato cercando di

modo, a Francesco Cagnin per le installazioni, neiquali ho intravisto delle stimolanti riflessioni su unnuovo concetto di monumentalità. Nella sezionepittura sono stata sedotta dall'eleganza dellesfumature e dalla malinconia dei volti di Giorgio

non leggere nemmeno i nomi e le sinossi edevitando, tranne quando ero combattuta, di vederegli altri lavori realizzati.Così come avviene ad una mostra, in cui vienitt t d ' hè i d di

Pignotti, che con grande delicatezza ha saputorivelare l'espressione psicologico‐caratteriale delvolto di ciascun personaggio. Procedendo il miopercorso in terreni ancora sconosciuti, nellaf t fi i i l i di St f C tti d lcatturato da un'opera perchè in grado di muovere e

smuovere qualcosa dentro te in modo immediato eprofondo. Quasi sempre però quando bisognascegliere, il senso della responsabilità ti porta afermarti un attimo. A farti riflettere maggiormente, a

fotografia sono emersi i lavori di Stefano Canotti, delquale ho apprezzato la capacità di trasmettere unsenso di tensione attraverso la costruzione di unacalma ed una perfezione apparenti. Virginia Bettojami ha colpito per l'improvvisazione e spontaneità delfermarti un attimo. A farti riflettere maggiormente, a

chiederti se c'è altro oltre a quel primo colpo difulmine. A valutare e confrontare, ma anche adessere coerente con il percorso che hai fatto, onestocon gli artisti che segui e dei quali sostieni il lavoro

mi ha colpito per l improvvisazione e spontaneità delsuo scatto e per la riflessione che ne emergesull'importanza che armonia ed equilibrio hannonelle relazioni dell'uomo, siano esse in rapporto conlo spazio, che con le altre specie viventi, mentre di

da un tempo maggiore.Nella selezione di Andrea Bruciati ce n'erano diversiappartenenti a questa categoria.Ve n'erano altrettanti però, che non ho ancora avuto

i di d d l i h i h

Giampiero Marcocci mi ha affascinato l'effettopittorico e consunto delle sue nuvole, che riportanoad un senso del misticismo appartenente a tempioramai perduti. Ho trovato inquietanti e al

t d tti i i i t i i i di doccasione di vedere dal vivo, che mi hannoimmediatamente colpita e dai quali sono statacatturata per la forza che hanno saputo dare a formesemplici ed essenziali. Mi riferisco a Erica Bellan perla sezione video, Sebastian Contreras e, in particolar

contempo seduttivi i misteriosi personaggi di dueautori che già conoscevo: Silvia Mariotti e FotoMarvellini, che conducono a spazi e tempiindefinibili e per questo motivo spiazzanti estimolanti.la sezione video, Sebastian Contreras e, in particolar stimolanti.

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Spostandomi nella sezione video e in terreni oramai Montini, e Lorenzo Morri, per il video; Ryts Monet efamiliari, Riccardo Giacconi mi ha affascinato per laforza dell'assenza e le modalità con le quali hasaputo riflettere su ricordo, linguaggio e sullatrasposizione di essi, mentre di Nicola Gobbetto,oltre all'attenta costruzione scenografica e

Giorgio Guidi per l'installazione. Di Dario Pecoraro enello specifico di Fukui, mi affascina il senso dimistero che avvolge i personaggi o le cose, resisempre indefinibili da una penombra catramosa,dalle cui fessure fuoriescono colori cangianti di unaoltre all attenta costruzione scenografica e

all'immediatezza che ha saputo dare al messaggio,ne apprezzo l'estetica visionario‐favolistica della suaproduzione. Della pittrice Paola Angelini miammaliano l'assenza di limite e la libertà espressiva

dalle cui fessure fuoriescono colori cangianti di unaluminosità abbacinante. Gino Blanc spiazza per lalibertà espressiva e la versalità, che lo portano asperimentare in modo incosciente e spontaneotecniche e tematiche differenti, ponendo in perfettoammaliano l assenza di limite e la libertà espressiva

che percepisco nel suo fare ‐ quasi non avesse maipaura del pericolo ‐, nonché i magistralibilanciamenti di peso che sa attribuire a forma ecolore.

tecniche e tematiche differenti, ponendo in perfettoequilibrio armonia e caoticità, mentre di NicolòBruno amo la raffinatezza del segno e la poeticità edelicatezza con cui sa leggere e riscrivere la storia ele storie. Nicola Ruben Montini mi colpisce per il

Adriana Iaconcig, per la sezione installazione, l'hoscelta per la capacità con la quale ha saputoriflettere in modo sentimentale, ma discreto, suiricordi d'infanzia, dove memorie passate e presentisi fanno sovrapponibili ed intercambiabili per

coraggio con cui affronta la storia della performancee la riattualizza trasponendola nel presente,generando delle 'trasfusioni identitarie' dalla fortepersonalità e con Lorenzo Morri ho invece sorrisoper l'intelligenza ironica ed acuta e il nonsensesi fanno sovrapponibili ed intercambiabili, per

annullarsi e divenire nuovo terreno sul qualeimmaginare e costruire. Infine, ma non da ultimi, cisono gli artisti con cui ho avuto il piacere di lavoraree che compaiono pertanto nella mia lista, per

per l'intelligenza ironica ed acuta e il nonsenseattraverso i quali sembra improvvisare la vitaimprovvisata delle giovani generazioni, dovescegliere non è più un atto dovuto. Di Ryts Monet hoapprezzato la leggerezza e al contempo la profonditàe che compaiono pertanto nella mia lista, per

evidenziarne, ancora una volta, la mia stima esostegno nei loro confronti, nonché l'interesse ecuriosità che continuano sempre a suscitarmi. Lorosono: Dario Pecoraro, Gino Blanc e Niccolò Bruno,

apprezzato la leggerezza e al contempo la profonditàcon cui ha saputo affrontare una tematicadrammatica, mentre infine di Giorgio Guidi trovointriganti la spontaneità e le modalità 'naif' con lequali riesce a trasmettere messaggi stratificati e

per quanto concerne la pittura; Nicola Ruben complessi ma immediatamente percepibili.

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Alice Ginaldi profonde radici nel nostro passato.Nelle mie scelte di Fotografia & grafica digitale ho

La mia selezione di pittura è stata frutto di unascelta fatta con la pancia, prima che con la testa.Amo la pittura perché mi sembra di capirla, disfiorarla di essere ad un passo dall'afferrarla quando

Nelle mie scelte di Fotografia & grafica digitale horitenuto fondamentale concentrarmi su opere che sirivolgessero con consapevolezza al medium, chefossero una riflessione sul mezzo, ma che non silimitassero ad essa, garantendo una ricerca

poi mi sfugge, come un animale selvatico, nonaddomesticabile. Altrettanto credo che un pittoreoggi abbia una grossa responsabilità, e hoapprontato le mie scelte rivolgendomi ai lavori che,iù di l i i i i

estetico/formale. Il lavoro di Jaqueline Tune èinteressante proprio per questa felice fusione traprodotto estetico (ritratto tradizionale) e pensierocritico sul medium (fotografia non solo come mezzoh i h lipiù di altri, mi suggerivano una rigorosa e

consapevole pratica pittorica. Il lavoro di Pecoraro èemerso per la sua potenza evocativa, la grandesensibilità cromatica e la coraggiosa scelta di unagraduale dipartita dalla figurazione

che mostra ma soprattutto come cornice che tagliafuori).Ho scelto il lavoro di Domenico Aquilino per lafreschezza e la lucidità con cui ha trattato lasofferenza senza scadere nel patetismo.Ho selezionato il lavoro di Daniela Ciamarra per lagraduale dipartita dalla figurazione.

Ho scelto Paola Angelini per la sua autenticariflessione sulla pittura attraverso un fare pittorico distratificazioni e i suoi limiti. Tumulo, di LorenzoAceto, mi ha riportato ad una dimensione primitiva

Ho selezionato il lavoro di Daniela Ciamarra per lasua forte carica misterica e la sua felicerappresentazione del tempo sospeso fotografico,mentre ho scelto l'opera di Foto Marvellini perl'equilibrio tra un passato, misteriosamente ignoto, e

e ancestrale grazie al lavorio di accumulo, peraccostamento, di villi e viscere cromatiche.Ho selezionato il lavoro di Tiziano Martini per la suadecisione arbitraria di sottrarsi come autore facendo

il l l li i i i

un presente, ingenuamente noto. Il lavoro di FilippoArmellin è importante per la sua metanarrazione,che medita sul mezzo fotografico senza essereridondante o sterile.N ll i I ll i l & femergere il solo eloquente linguaggio pittorico,

presagio inaspettato e retrò di un meroprocedimento fisico/meccanico. L'opera di LorenzoDi Lucido, Teoria delle catastrofi, è stata inserita trale mia preferenze per il suo essere "hinc et nunc"

Nella sezione Installazione, scultura & performanceho cercato di seguire un metodo selettivo coerentecon la mia idea di opera d'arte, che, per quantoconcettualmente interessante, non dovrebbe maiprescindere il dato di "presenza" legato alla suale mia preferenze per il suo essere hinc et nunc ,

qui e ora, presente nella contemporaneità e conprescindere il dato di presenza , legato alla suapercezione.

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Ho ritenuto importante il lavoro di Yari Miele comeriflessione sull'assenza e sull'immaterialità mentre

Ho scelto il lavoro di Lorenzo Morri per la freschezzae la sagacia mentre ho selezionato il videoriflessione sull assenza e sull immaterialità, mentre

ho scelto l'opera di Simone Cametti per la ricercasuggestiva e profonda del suo lavoro.Ho selezionato il lavoro di Simona Andrioletti per lasua sensibilità plastica e la presenza scultorea.

e la sagacia, mentre ho selezionato il videoPolvere/Dust di Elisa Strinna perché è un'attentariflessione sul tema dell'identità in termini direlatività einsteniana.Allamhatar di Thunderground Production mi è

War di Lavinia Raccanello è stata inserita tra le miepreferenze per la trasfigurazione del soggetto che daimpegnativo diviene grafico ed etereo.Ho infine selezionato l'installazione di Ryts Monet

l fl i t tt il i h

sembrato un interessante esempio di come undocumentario possa informare senza tralasciare ildato creativo. Infine il video di Nicola Gobbettocondensa sintesi narrativa, essenzialità linguistica e

ibilità t tiper la flagranza con cui trasmette il messaggio, chenon viene appesantito eccessivamente di significatima lasciato interpretare, con ampia libertà dimanovra, dal pubblico.

sensibilità estetica.

Nella mia scelta mi sono aggrappata alla credenzache l'opera video debba sempre confrontarsi lapropria natura di medium, di veicolo di informazionilegato alla sua immanenza, per dirlo in terminifilosofici.Ho privilegiato una selezione di lavori che vertessesulle peculiarità, anche semplici, che offre il mezzo,come ad esempio la facoltà di ritrarre una porzionedi "i i ibil "di tempo "irripetibile".È questo il caso dell'opera presentata da EricaBellan, che immortala un momento epifanico edemblematico, in cui accadimento/occasionemancata sembrano frutto di un grado di tolleranzamancata sembrano frutto di un grado di tolleranzareciproco.

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Denis Isaia

Molti li odiano, li ritengono rischiosi, rifiutano ilfascino indiscreto della competizione o banalmentecredono che siano macchine inutili perché prive diautonomia decisionale Per quanto mi riguarda è

sono accomunati da un certo carattere diprovincialità, come scrive lui stesso nel suo testo.Andrea li definisce "laterali", prima di chiamarliprovinciali forse per paura di offenderli; ma siautonomia decisionale. Per quanto mi riguarda è

solo amore.

I Premi sono crudi: garantiscono spazio al talento,hanno pochi vincitori e molti sconfitti, lasciano il

provinciali, forse per paura di offenderli; ma si

capisce che è quella seconda parola che lo interessadavvero.

hanno pochi vincitori e molti sconfitti, lasciano ilpalco alle opere, prendono granchi, sdogananopassaggi interdisciplinari e definiscono correnti.Costruire percorsi a partire da un Premio è uno stiledi curatela sorprendente nella misura in cui è aperto

E in effetti ha interessato anche me. Mentreguardavo le opere in competizione, non ho potutofare a meno di pensare che la provincia è il verolocus italiano.

ad ogni finale.Con questo approccio ho guardato le opere delPremio Celeste e spero di rivederle, prive dellacornice del mio laptop, almeno finché non miinteresseranno molti altri

Che gli artisti italiani oggi più noti vengono daprovince: Padova, Brescia, Brindisi, Molfetta, VittorioVeneto, giusto per dirne alcune. Certo, a tutti loroquesto non è bastato e hanno dovuto muoversi eformarsi altroveinteresseranno molti altri.

Francesco Urbano Ragazzi ‐ duo curatorialeNon ho mai pensato che fare il curatore significhiselezionare gli artisti seguendo il criterio del meglio.

formarsi altrove.

Ecco quindi il criterio di curabilità che ho adottatoper questo premio. Ho preferito quegli artisti che,per età e intuito, hanno ancora margini perselezionare gli artisti seguendo il criterio del meglio.

Così come non credo che la curatela abbia molto ache fare con il concetto di selezione: nemmenoquando si parla di premi.

per età e intuito, hanno ancora margini permigliorare, nonostante gli errori e le immaturitàeventuali. Spero che questo sia un incentivo perchéla loro genuinità venga spinta oltre i propri limiti.

Mi sembra più interessante invece che AndreaBruciati abbia scelto di promuovere degli artisti che

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Antonello Tolve ‐ Clin d'œil critico

Determinate principalmente da un principioregolatore preferenziale, da un assemetodologico di natura strettamenteproairetica, le segnalazioni proposte – soltantoquattordici su venti – collimano, in linea di

i l i i ti i l i imassima, con le mie simpatie e, in alcuni casi(valga per tutti quello di Pierpaolo Lista), con imiei gusti e con le mie ricerche personali.Nella selezione (effettuata sulla scrematurapreliminare di Andrea Bruciati) ho preferitopreliminare di Andrea Bruciati) ho preferitoapplicare, inoltre, un giudizio assiologicoirregolare, localizzato non tanto alle antichecategorie di meliores e deteriores quantopiuttosto a un individuale clin d'œil che haprivilegiato la freschezza di alcunecomposizioni e, contestualmente la giovinezzaanagrafica dei suoi autori. Ma anche, esoprattutto, lo studio al puro diletto, l'eserciziod i ibil t t ll h tt iad un risibile trastullo che caratterizza,purtroppo, molte trovate, fatuità e stravaganzed'oggi.

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Alessandra Troncone

Nell’assoluta varietà delle proposte, nelladiversificazione di media e linguaggi, ma soprattuttonella richiesta del bando di non rispettare un temaspecifico lasciando così aperta la strada ad una

maturità del lavoro, va ricercata anche nell’ambito difotografia e grafica; se è vero che, ai fini del premio,ad essere valutata è soltanto un’opera, è anche veroche da questa è spesso possibile intuire quantospecifico, lasciando così aperta la strada ad una

libertà espressiva totale e incondizionata,sembrerebbe quasi impossibile riuscire ad enuclearedirettive e criteri per una selezione che non si fondiesclusivamente sul gusto personale. Eppure sono

che da questa è spesso possibile intuire quantoconsapevole sia l’utilizzo del mezzo fotografico e/ografico, quanto avviata un’indagine sulle suepotenzialità. A partire quindi da chi ha scelto – conespedienti diversi – di rilevare una dimensione

proprio le opere ad aiutare in questo processo,coagulandosi inaspettatamente attorno a tematichee procedure e rendendo possibile una lettura che,proprio nel confronto, lascia emergere le note e i

i iù i i ll i i

pittorica nell’immagine fotografica o di portareavanti una riflessione sull’identità dello strumento,si arriva a chi invece utilizza la fotografia ready‐shotper un discorso di matrice concettuale che si risolvei hi i ll i ll di Eli M i ipassaggi più interessanti nella composizione

d’insieme, un mosaico di immagini nel quale ci siorienta man mano.Sul fronte della pittura affiora ad esempio in piùoccasioni la necessità di reinterpretare e declinare in

in chiave installativa, come quello di Elisa Maccioni.Nella sezione scultura e installazione, dove ilpotenziale espressivo è pressoché illimitato e ognipossibile discorso tecnico lascia il tempo che trova,ad essere premiata è la capacità narrativa l’abilitàoccasioni la necessità di reinterpretare e declinare in

chiave attuale i generi tradizionali – natura morta,ritratto, paesaggio – ma anche l’astrattismo, da cuialcuni esiti interessanti: tra questi, l’instabile naturamorta di Cosimo Casoni e i racconti ambientati di

ad essere premiata è la capacità narrativa, l abilitànel rendere immediatamente visibili i termini di undiscorso che “buca” il flusso quotidiano degliavvenimenti costringendo a guardare con occhiocritico ad una problematica attuale, in modo

Luca De Angelis raccontano il tentativo di(ri)attualizzare il medium pittorico indicandonenuove, possibili direzioni.La capacità di costituire una propria identità

i i b i i à di i h

sarcastico o drammatico.Lo fanno ad esempio Sebastian Contreras con i suoiscontrini danteschi e Francesco Cagnin, il quale dàvita ad un monumento di curricula vitae dove lei l i i i i il blartistica, basata su una continuità di tematiche,

linguaggi, tecniche in grado di affermare lo stadio disingole storie si intrecciano ma il problemadell’affermazione professionale resta comune.

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Infine, video e animazione: qui il tono si fa ancor piùintrospettivo, spesso basato su un coinvolgimentopersonale, ed è proprio tale partecipazione emotivaa dar vita ad alcuni dei racconti più interessanti: ila dar vita ad alcuni dei racconti più interessanti: ilflusso di coscienza visivo di Andrea Bianconi divieneuna narrazione frammentata di uno stato d’essere edi vivere, mentre l’azione in video di Nicola RubenMontini ‐ strizzando l’occhio alle performance deglianni Settanta ‐ riporta la propria vita privataall’attenzione pubblica in modo ancor più eclatante.Sul dialogo tra privato e pubblico insiste anchel’ironico video di Lorenzo Morri, impegnato in

’i b bil ( il t l ) l iun’improbabile (e unilaterale) relazione amorosa conmodelle e attrici sul red carpet, ingegnosa soluzioneper appropriarsi dei 15 minuti di celebritàwarholiana, a casa propria.

Pochi esempi per raccontare le infinite sfaccettaturedella ricerca artistica contemporanea che, nel suocontinuo reinventarsi, rivela correnti sotterranee chene attraversano le fondamenta; l’abilità, la bravura, la Marianna Vecellioriuscita degli artisti risiede nel mettere “in forma” taliradici comuni, intraprendendo un valido processo divisualizzazione che le metta in mostra e al tempostesso le inserisca in un proprio discorso personale,l i d l di l il i i t

Ho affrontato la mia selezione partendo dall’indagine delle variecategorie artistiche, ognuna delle quali possiede specificità.Tuttavia se ho assegnato importanza alla conoscenza del mezzo, ho

h i i i d ilasciandole dialogare con il proprio registrolinguistico.

anche premiato una certa sperimentazione, soprattutto quando inessa si riscontra un’autonomia di linguaggio.

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Paola Angelini ‐ primo premio pittura

A guardare il cielo si diventa cielo

Pittura ‐ Figura umana – Olio ‐ Tela, 225x255x4cm ‐ 2012

La mia ricerca si focalizza sulla scelta precisa di indagarei limiti evidenti e non del mio fare pittorico. La tela èper me uno spazio in cui procedendo per stratificazionidi immagini , si rendono evidenti le falle e le possibilitàdi ricerca; ogni nuovo dipinto rimane aperto aldi ricerca; ogni nuovo dipinto rimane aperto alsuccessivo.Quello che mi interessa è procedere verso un controllodel linguaggio pittorico, indipendentemente dalla sceltadel soggetto, che spesso diviene un pretesto, senzagg , p p ,preoccuparmi necessariamente di un controllo totaledel concetto insito nel mio lavoro, lavorando invece nelcostruire un percorso chiaro di ricerca sui limiti insiti dellinguaggio. Il lavoro “A guardare il cielo si diventa cielo“è un esempio di questo atteggiamento; è un’opera natadopo una serie di altri dipinti in cui trattavo perstratificazioni lo stesso soggetto, ripetendolo esvuotandolo di un’aspettativa iniziale, l’immagine haassunto una sua propria identità avulsa da quello che èassunto una sua propria identità, avulsa da quello che èla mia volontà di gestione. Questo è divenuto altra cosadalla fonte iniziale di studio, dalla mia necessità diveicolare un messaggio preciso e dal mio “saper fare”.Questo è quello che più di ogni altra cosa mi interessaQ q p gin questo momento: trovare una nuova identità ad unimmaginario ricorrente.

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Ryts Monet ‐ primo premio installazioni

Parallelamente, così comele copertine degli album deiBlack Flag rappresentavanoin chiave grafica i contenutidei testi musicali Rytsdei testi musicali, RytsMonet ha realizzato lacover dell’album con unlavoro fotografico, creandoun’iconografia della realtàu co og a a de a ea tàveneta degli imprenditorisuicidi, di cui l’artista haritratto le facciate dellecase abbandonate.

Oltre ad essere riprodottasulla cover del vinile, laserie di scatti è mostrataattraverso delle diapositive

Black Flag Revival

Installazione ‐ Politico/Sociale ‐Materiali vari ‐ 01x01cm ‐ 2012

attraverso delle diapositiveanalogiche che scorrono inloop a fianco ad unabandiera italianaincorniciata e privata dei

L’opera di Ryts Monet è incentrata sulla capacità della musica di parlare diproblematiche sociali nel contesto di crisi economica e culturale che investe oggi ilNord‐Est italiano ed in particolare il Veneto, in cui si registra il più alto tasso di suiciditra gli imprenditori in Italia. Il disagio urlato con rabbia dai Black Flag, gruppo

incorniciata e privata deicolori, mentre al latoopposto della stanza unaTV a tubo catodicoriproduce il video di

hardcore‐punk californiano degli anni ‘80, è riattualizzato dall’artista che ha fondatouna band di musicisti provenienti dall’area veneta, chiedendo loro di reinterpretare laloro musica, e con essa il proprio malessere, registrandoli in un video e in un vinile..

documentazione dellaperformance della coverband.

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Silvia Mariottiprimo premio fotografiap p g

Try n.1 (serie Attempts)

f lFotografia ‐Figura umana – Digitale ‐ 100x70cm ‐ 2013

Attempts è una serie, un progetto che muove leproprie radici attraverso il tentativo di palesare unfallimento Il raggiungimentofallimento. Il raggiungimentopossibile/impossibile di un obiettivo attraversoun’attività continua di fallimenti, passa ancheattraverso una serie infinita di tentativi.Il fallimento porta necessariamente al controllo,palla difesa, quella stessa difesa che istintivamenteci costringe a proteggerci dietro ad una maschera.La maschera che è finzione, vuole l’abolizione o lasospensione di una propria riconoscibilità;l’ i l i i di ’id i à

Il tentativo, disperato o no, viene enfatizzato dal culmine centrale’ è fl’assunzione volontaria o imposta di un’identità

diversa, non riconoscibile, conferisce al soggettoun’attribuzione casuale e non necessaria di uncontesto ma scopre l’estrema difficoltà con laquale ci si muove per sopravvivere

dell’azione in cui il soggetto palesemente occultato è spinto ad un faredecisamente realistico ma dal sapore misterioso, dove lo scenario incui opera assume un fascino indefinito in quanto spazio anonimo enon riconducibile a nessun contesto specifico. L’atto può quindiperdere d’importanza nel momento in cui si concretizza ma diventaquale ci si muove per sopravvivere.

L’opera in questione, ritrae con un occhio quasidocumentaristico ma al confine con il surreale, unmomento sospeso nel tempo in cui non vi ètraccia della realtà sociale ma che trova le proprie

perdere d importanza nel momento in cui si concretizza ma diventarilevante in una fase transitoria in cui il gesto deve essere ancoracompiuto, creando così un carico di tensione maggiore.Un evento incompiuto quindi, che lascia l’osservatore in sospeso,senza una risposta evidente e in cui l’unico fattore tangibile rimane unp p

radici in un disagio collettivo.p g

frammento della realtà in pieno equilibrio con un’atmosfera quasimetafisica.

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Lorenzo Morri ‐ primo premio video

BACIO

Video – Ritratto – Filmato ‐ 1 Minuti 10 Secondi ‐ 2012

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Francesco Cagninpremio del curatorep

CV

Installazione Minimal Materiali vari 21x187x30cm 2013Installazione – Minimal ‐Materiali vari ‐ 21x187x30cm ‐2013

CV è un progetto imponente.Un CV tanto ampio da diventare libro, unUn CV tanto ampio da diventare libro, unlibro tanto grande da diventare monumento.Una sorta di ossario delle esperienzeartistiche.Il CV comincia nel 1988, anno della mianascita .Per compilarlo copio i CV di tutti gliartisti che riesco a reperire sulla rete, daisiti di gallerie o siti personali.Un enorme collezione di nomi e avvenimentiUn enorme collezione di nomi e avvenimentiartistici, ordinati cronologicamente.Un libro che tumula il suo contenutorendendolo impraticabile, in quantoimpossibile da leggere.impossibile da leggere.La traccia della storia degliultimi venticinque anni che si calcifica efossilizza.

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Carlo Fiele ‐ premio del pubblico

L'Arca di Noè

Grafica digitale – Illustrazione ‐ Computer graphics70x50cm ‐ 2013

approcciasse al mio lavoro lasciando però intatti alcuniespliciti richiami ai salienti eventi biblici.Nello specifico, nella realizzazione de "L'Arca di Noè" misono servito di forti richiami a carattere simbolico, anche

"L'Arca di Noè" fa parte di un progetto più esteso cheprende il nome di "Preludio Biblico", questo nasce dallanecessità e dalla volontà di voler dare nuova chiave dil tt t tt i ll h è il t

,non diretti ed espliciti, legati alla sfera della sessualità edella riproduzione poichè basilari all'interno dell' interopasso Biblico: lo schema di un processo di scissionemitotica di una cellula e l'osso dei bacini dell'uomo e della

lettura, con una estrema attenzione a quello che è il temadel corpo e della catalogazione di carattere scientifico, anove passi da me scelti tratti dalle pagine del Pentateucoall'interno dell'Antico Testamento cercando di ricrearneuna nuova simbologia

donna.Ho scelto questi due simboli poiché basilari per i concettiche volevo rendere evidenti nella rappresentazione: lariproduzione e la necessità di far si che gli animali da Noèradunati fossero di differente natura sessualeuna nuova simbologia.

Partendo dalla lettura della Bibbia, e dunque da un datospecifico di risonanza antropologica con forti ricadutesull'immaginario e sulla psicologia collettiva, sonoapprodato, tramite astrazione, alla rappresentazione del

radunati fossero di differente natura sessuale.La scissione mitotica della cellula sancisce, infatti, ilprocesso riproduttivo basilare e primitivo all'interno delnostro organismo, quello senza il quale non avverrebbe lariproduzione in sé, il processo attraverso il quale due

fatto biblico sganciandomi in parte da questo.Ho infatti generalizzato all'estremo i concetti e gli eventi insé facendo diventare i protagonisti di questi passi semplicicorpi, anatomie, strutture viscerali; eliminando tutti i

ibili i di di t fi i i d t d li

p , p qorganismi viventi generano altri individui della stessaspecie, i discendenti.Partendo così da un concetto matrice e chiave del nostrointero sistema sono approdato alla rappresentazione del

possibili rimandi di natura fisiognomica ed astraendolidalle dimensioni di spazio e tempo. Dunque sono partitoda una lettura a carattere particolaristico per approdarepoi alla massima generalizzazione ed universalizzazionedel dato biblico facendo sì che potesse esistere una

pensiero di Dio. La scissione mitotica rappresenta infatti ilmomento di riproduzione di una cellula, la più piccolastruttura ad essere classificabile come vivente. Ognicellula può infatti essere definita come un'entità chiusa edautosufficiente: essa è infatti in grado di assumeredel dato biblico, facendo sì che potesse esistere una

possibile immedesimazione, con delle ricadute nonnecessariamente socio‐culturali, da parte di chi si

autosufficiente: essa è infatti in grado di assumerenutrienti, di convertirli in energia, di svolgere funzionispecializzate e di riprodursi.

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IL CORPO E IL DOLORE ATTRAVERSO I SECOLI Gi l M liGiancarlo Marcalia cura di Salvatore Marsiglione

dal 19 settembre al 27 ottobre 2013

MAG Via Vitani 31 Como

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Una mostra personale che, nell'accostamento enel confronto delle opere eseguite dall'artistaappositamente per l’occasione, con alcune opered’arte classica, attraversa i secoli e propone allospettatore un approccio inedito con il linguaggio ei contenuti dell’arte di Giancarlo Marcali.

Giancarlo Marcali sviluppa la sua ricerca artisticain un percorso di indagine dell’attimo doloroso.Quanti tipi di dolore lacerano l'essere umano?Infiniti, quanto l'abisso dell'anima. Ma tuttiInfiniti, quanto l abisso dell anima. Ma tuttilasciano una traccia del loro passaggio, unacicatrice, visibile o meno. A dispetto delle nostrediversità, Giancarlo ci riunisce tutti in virtù dellanostra comune essenza, per la materia di luce dicui siamo composti, ricordandoci che malgradolunghi percorsi abbiamo un'origine comune e cheil dolore di ognuno ha il diritto di essere espresso.

È un dolore composto che non cerca il momentoÈ un dolore composto che non cerca il momentodrammatico.È l’enfasi liberatoria di un uomo non piùprigioniero di paure sue e altrui che si apre confiducia al suo prossimo, mostrando anche le feritefiducia al suo prossimo, mostrando anche le feritedell’anima. Finalmente, ha imparato che un dolorecondiviso viene dimezzato.La società è uno specchio della cultura; il corpo,l’epifania della sua civiltà.Questo pare asserire Giancarlo Marcali attraversoil suo lavoro...

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Il i i i l fi i di P d f l i lIl percorso espositivo si apre con la trasfigurazione diun San Sebastiano veneto della fine del XV°sec. che,attraverso la contemporaneità del linguaggio diMarcali, diventa femmina, trasparente, interiore edespressivo A seguire un’installazione segnica in cui

Proseguendo, una stampa francese neoclassica moltocruda e carica di sofferenza che descrive Michelangelocieco nel suo studio nell’atto di abbracciare una suascultura dalla muscolatura mascolina, è affiancata alledelicate trasparenze di Rituale delle mie gambe cheespressivo. A seguire, un installazione segnica in cui

l’artista riscrive una poesia di Tony Fourniertrasformandola in forme che convogliano nellasuccessione di tre momenti ricchi di pathos definiti daun'unica figura femminile racchiusa in tre teche e

delicate trasparenze di Rituale delle mie gambe, chepresenta una figura femminile dalle tonalità rosee,nella stessa posizione della scultura michelangiolesca,"racchiusa" tra la lucentezza di uno specchio e l’ombrascura di un’immagine radiografica di una gamba che,g

composta di spilli. Perte, douleur, renaissance, questo ilnome dell’istallazione a cui Giancarlo accosta le treespressioni di “Sophonisba riceve il calice avvelenato”,una copia settecentesca del capolavoro barocco diSi l S hl ilh l h h

g g gnel femore e nella tibia e perone, reca incisa la poesiadi Pablo Neruda che dà il titolo all’opera stessa.

Chiude il percorso L’uomo morente, opera che saràbbli l d l d di ll’ iSimon Vouet, conservata al Schloss Wilhelmshöhe

Museum di Kassel, Germania.

L'allestimento apre poi la visione a Ri(e)voluzione,installazione costruita con radiografie rielaborate in

pubblicata nel secondo volume dedicato all’autoritrattodal critico Giorgio Bonomi, una rilettura di un disegno amatita, datato 1944, del grande Maestro Luigi Russolo:la "fotografia" dell’essenza del momento prima dellamorte quella morte che tanto ha segnato la ricerca diinstallazione costruita con radiografie rielaborate in

formato digitale, esprime tutta la forza concettuale dellavoro dell'artista librandosi in volo, leggera e delicatanella sua caratteristica forma di scheletro alato.Presentata, per l'occasione, con, ai suoi piedi, una

morte, quella morte che tanto ha segnato la ricerca diMarcali. Un’opera carica di tensione e di pacatadrammaticità: un'installazione realizzata conradiografiche stratificate del corpo nudo dello stessoMarcali, un corpo sollevato, leggero, appagato ep p

scultura femminile in stile classico, l'installazione offreun rimando all'immaginario sacro, a un'Annunciazione,in cui la scultura idealizza la Beata Vergine Maria e loscheletro alato l’Arcangelo Gabriele.

p gg pp gsereno. “La memoria del dolore è il recipiente corporeoin grado di ospitare l’esperienza e restituirne latestimonianza, per trasmettere armonia attraverso lacondivisione del dolore (Giancarlo Marcali) ”.

Flavia Lanza

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Salvatore Marsiglione e Giancarlo Marcali

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IDENTITÀ PROFONDA dal 4 al 27 ottobre 2013dal 4 al 27 ottobre 2013 LA CASA DELLE CULTURE NEL MONDOMilano

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La mostra “IDENTITÀ PROFONDA” a cura diGiovanna Maulino e Maria Rosa Pividori, èun progetto d’arte contemporanea chepropone opere di pittura, installazioni evideo di quattro artiste cilene:Marcella Fabiana Bonfanti e LorenaPedemonte Tadoro (residenti a Milano),Maria Katerina Gutierrez Molina e RosaV l Ri i ( id ti S ti d lVelasco Ringering (residenti a Santiago delCile).

Le opere mostrano la trasformazione delledue città in cui risiedono le artiste:due città in cui risiedono le artiste:un’interazione fra quattro punti di vista che– con lo sguardo sensibile e attento di chi sisente parte di un processo di cambiamento ‐trascende le singole identità stratificate ecomunica allo spettatore il dialogo fra ilsenso di identità delle artiste e quello delloro pubblico. Le quattro artiste cilenemostrano poetiche in dialogo tra loroll’i di l li di li iall’interno di un pluralismo di linguaggi,segni ed immagini e che si pongono inrelazione con esistenza, spazio, tempo,memoria e nuove percezioni.

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Lorena Pedemonte Tadoroe Marcella Fabiana Bonfanti

Si intende sperimentare ed indagare un mododi guardare oltre la forma, all'interno ed al di làdi essa, considerando le singole identitàcostitutive dell'insieme e mostrandonecontemporaneamente la frammentazionecontemporaneamente la frammentazione.Il fine è quello di ricostruire un nuovo spazio eduna nuova e profonda identità, un’identità checonsideri la relazione e l'energia degli individuiche, in una realtà in continua trasformazione,, ,guardano al futuro senza dimenticare le proprieradici. È un modo libero di concepire e proporrel'arte come matrice universale: una necessitàprofonda che tende a far partecipare e collegareil pubblico italiano e internazionale al Cile nelmutamento e rigenerazione delle idee.

Mostra promossa da Provincia diMilano/Assessorato alla Cultura inMilano/Assessorato alla Cultura incollaborazione con: Associazione culturaleDieci.due! International research contemporaryart con il patrocinio di: Ministerio del MedioAmbiente Gobierno de Chile, Consolato,generale del Cile a Milano, Consolato Onorariodel Cile a Torino, ProChile e Università di TorinoLa Casa delle culture del mondo, Via GiulioNatta 11, Milano.

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OLTRE IL BUIO C’È IL COLORE dal 5 al 12 ottobredal 5 al 12 ottobre

Streamcolors Housevia Vincenzo Vela 8 - Milano

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Per la prima volta a Milano, in occasione della Nonagiornata del Contemporaneo organizzata da AMACI,g p g ,sarà presentato Oltre il buio c’è il colore, progettosperimentale e interattivo di Giacomo Giannella inarte Streamcolors, nato dalla reinterpretazione in3D di alcune opere di due interessanti artisticontemporanei diversi per genere e provenienza:Fulvio Martini e Vania Elettra Tam.

L’evento, accompagnato dalla musica dei PinkusProject è frutto della collaborazione diProject, è frutto della collaborazione diStreamcolors House, officina creativa di GiacomoGiannella e Giuliana Geronimo, in partnership con ilmagazine Frattura Scomposta. Un vero e proprioesperimento: un’iniziativa che unisce capacitàp pespressiva e superamento delle barriere, fisiche ementali, per comunicare quanto la voglia comune egenerale di unire le forze, da nord a sud, tra realtàdiverse, tra discipline e stili differenti, possadelineare nuovi e possibili scenari di condivisione.

Il pubblico che dal 5 al 12 ottobre ha varcato leporte del laboratorio di Via Vela, ha avutol'eccezionale opportunità sia di costruire il propriol eccezionale opportunità sia di costruire il propriopersonale viaggio all'interno delle opere, nei colori enelle illimitate forme delle installazioni interattive,sia quella di poter osservare dal vero le opereoriginali da cui il viaggio stesso prende vita, peroriginali da cui il viaggio stesso prende vita, perun’emozionante e irripetibile esperienza dentro econ l’arte contemporanea.

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BRERART 2013 IL NUOVO NETWORK DELL'ARTE CONTEMPORANEAIL NUOVO NETWORK DELL'ARTE CONTEMPORANEA

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La prima edizione di BRERART, la Settimana dell’ArteContemporanea che si terrà a Milano dal 23 al 27ottobre 2013 organizzata dal Consorzio FIA con il

digitale “Il mito degli anni Sessanta. Il respiroinnovativo delle gallerie d’arte”, curata da ClaudioCerritelli docente presso l'Accademia delle Belleottobre 2013, organizzata dal Consorzio FIA con il

coordinamento immagine e promozione di Tao‐b,realizza l'utopia concreta di mettere a sistema,gallerie d'arte, istituzioni pubbliche, musei,fondazioni, associazioni culturali e altri operatori

Cerritelli, docente presso l Accademia delle BelleArti di Brera, è stata resa possibile grazie allacollaborazione delle gallerie storiche (da LorenzelliArte alla Fondazione Giorgio Marconi, dalla GalleriaMorone a Montrasio Arte, dalla Galleria Milano alla

milanesi, italiani e internazionali, con l'obiettivocomune di aggregare un’offerta culturale di altaqualità in grado di attrarre una platea di collezionisti,operatori professionali, compratori e appassionati,

l it li i

Galleria Cortina) fino alle successive gallerie che,dagli anni ’80 ad oggi, hanno incentrato la loroattività anche sulle opere degli anni’60 (dallaGalleria Arte’92 alla Galleria Spazio Temporaneo,d ll G ll i A t St di I i i ll St dinon solo italiani.

Si tratta di una mostra‐mercato diffusa, un progettoculturale per rilanciare e promuovere la culturavisiva italiana ed internazionale: una partnership con

dalla Galleria A arte Studio Invernizzi allo StudioGuastalla, da Tornabuoni Arte alla GalleriaProgettoarte‐Elm, dalla Galleria San Carlo allaGalleria Arte Studio).

visiva italiana ed internazionale: una partnership conla città che si esprime con mostre ed eventi connessianche grazie a servizi multimediali in grado di crearenuove opportunità e modalità di fruizione per ivisitatori.

Sempre nell'ambito degli anni '60, al Museo delleGallerie Italiane in Piazza della Scala 6, sarà possibilevisitare la mostra “1963 e dintorni” curata daFrancesco Tedeschi con le opere patrimonio

Sono già oltre 80 le adesioni di realtà e protagonistidel mondo dell'arte italiani e internazionali chepresenteranno il meglio delle proprie visioni eproposte nei diversi spazi e luoghi dello storico

i di B d l di Mil li d

del'Istituto Bancario Intesa San Paolo e il percorso“Cantiere del’ 900”.La Fondazione D'Ars aprirà per l’occasione la “SalaD’Ars” sita presso la Società Umanitaria in via SanB b 48 ’ ibil i i d llquartiere di Brera e del centro di Milano, realizzando

un itinerario tematico fatto di mostre, incontri eperformance artistiche.

Uno dei focus tematici di BRERART 2013 saranno gli

Barnaba 48, ove sara’ possibile visitare parte dellapropria collezione d'arte del periodo e non solo,frutto delle donazioni degli artisti che negli annihanno partecipato al dibattito culturale e sostenutol’attività dell’omonima rivista fondata nel 1960 daUno dei focus tematici di BRERART 2013 saranno gli

anni ’60 per quello che hanno rappresentato per lacultura italiana e internazionale. La mostra storico‐

l attività dell omonima rivista, fondata nel 1960 daOscar Signorini e diretta per vent’anni da PierreRestany.

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L’Accademia delle Belle Arti di Brera presenterà poi galleria BCYR e dell'artista ucraino Serge SerghejevLAccademia delle Belle Arti di Brera presenterà poiuna ampia rassegna dedicata agli alunni italiani einternazionali più meritevoli dal titolo “Il laboratoriodell’arte futura ‐ I migliori allievi dell’ultimo biennio”a cura di Claudio Cerritelli che verrà presentata il 25

galleria BCYR e dell artista ucraino Serge Serghejev(Spazio Italhome Le Sedie)Saranno poi presenti le gallerie che hannopartecipato precedentemente al progetto PRO@RT(cofinanziato da INNOVHUB SSI Azienda speciale

Ottobre alle ore 18.00 presso la sede di SanCarpoforo.A BRERART 2013 parteciperanno, selezionatenell'ambito di una open call internazionale

di d ll i Chi C li l

della Camera di Commercio di Milano al fine ditraghettare la galleria d'arte nel mondodell'economia digitale e nel mercato globale) e chehanno riconosciuto in BRERART il naturale sviluppodi hè l d ffcoordinata dalla curatrice Chiara Canali, alcune

istituzioni culturali, gallerie, residenze e studioprogram europei tra i più dinamici, tra gli altri:GlogauAIR di Berlino, Halka Art Project di Istanbul eMedusa Art Gallery di Atene il Centro de Desarrollo

di questo percorso, nonchè la sede per affrontare,con strumenti innovativi e originali, le nuove sfidedella professione. Nello specifico di tratta di: AmmaEventi, Anna Maria Consadori, Artra art Gallery,Galleria d'arte Ponte Rosso Hernandez Art Gallery IlMedusa Art Gallery di Atene, il Centro de Desarrollo

de las artes visuales de l'Havana e l'islandese NesArtists Residency.

Artelling, società italiana che organizza mostre d’arte

Galleria d arte Ponte Rosso, Hernandez Art Gallery, IlCirmolo antiquariato, Isarte, Miniaci art gallery,Nuova galleria Morone, Progettoarte‐elm, Writingon the wall.

g ged eventi culturali nel mondo, porta a BRERARTalcuni dei 600 artisti di tina b, sorprendente festivaldi arte contemporanea internazionale che da dieci sitiene a Praga, e l'americano Joseph Forakis, vero

d i l O

Sono in continua crescita le adesioni allamanifestazione, sono infatti più di 60 gli spaziespositivi che rientrano ad oggi nel network diBrerart. Non solo gallerie, ma anche atelier, edifici

i i i i i i li h lponte tra arte e design, esposto al MOMA eprotagonista della prima mostra monograficadell'ADI (Associazione per il disegno industriale).Sempre a cura di Artelling la prima personale inItalia dell'artista di Tina B Kit Reisch presso la

storici e prestigiose vetrine commerciali, hotel,negozi e locali che per una settimana verrannotrasformati in veri e propri showroom di artecontemporanea collegati tra loro da una vera epropria piattaforma multimedialeItalia dell artista di Tina B. Kit Reisch. presso la propria piattaforma multimediale.

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Per citare solo alcuni nomi si parla di: Banca PopolarePer citare solo alcuni nomi si parla di: Banca PopolareCommercio e Industria, Brera Garden Floor‐HotelMilano Scala, Il Circolo filologico milanese, GalleriaCampari, Terrazza Aperol, Hotel Admiral, Hotel Carlyle,Style Hotel, CC‐Tapis, Il Piccolo‐architettura interni,y pHerman Miller, Bialetti, Febal, Le Rosse, La tenda,Villeroy&Boch, Iltahome, Blocco 3 , Agape 12, Abitoqui, Spazio Del Carmine 9, Interno 18, Pellegrini,Svettini Antichità, Unopiù, Urushj o il nuovo edificio

d l é h l à ff lresidenziale Monté 16. Ma anche realtà affermate nelsettore come il Toi Theatre of Imagination LeoBurnett, Dream Factory, Spazio San Marco o la GalleriaAfrica Curio, Giacomo Manoukian Noseda, Pop Updesign gallery o ancora l'atelier dello scultore Ginodesign gallery o ancora l atelier dello scultore GinoMasciarelli. Senza dimenticare preziose partecipazionicome quelle della fondazione Adolfo Pini e Matalon odi Palazzo Cusani.BRERART si accosta infine a un'importante realtàpinternazionale attraverso un vero e proprio progetto discambio con diverse gallerie e artisti provenienti dalVenezuela, Paese ospite di BRERART 2013.Il progetto, in collaborazione con il Circulo de dibujo

í ( )della Galería de Arte Nacional (GAN), curato daConsuelo Hernandez e Raul Penalver, grazie allacollaborazione della Fondazione Matalon, porterà aMilano le opere di un gruppo dei più significativi artisticontemporanei venezuelanicontemporanei venezuelani.

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BRERA SALVATA, BRERA REINTERPRETATAStreamcolors House via Vincenzo Vela 8 - Milano

I capolavori salvati da Pasquale Rotondi nella rocca di Sassocorvaro (1940)rivivono attraverso il racconto di Salvatore Giannellae la reinterpretazione contemporanea dell’artista digitale Streamcolors

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Sei mai entrato in un'opera d'arte?

In occasione di BRERART la Settimana dell’ArteIn occasione di BRERART, la Settimana dellArteContemporanea a Milano, in programma dal 23 al 27ottobre, il magazine di arte contemporanea FratturaScomposta presenta nello spazio del laboratoriocreativo di Streamcolors una serata dedicata alsalvataggio, compiuto durante la Seconda GuerraMondiale dall'allora Soprintendente di Urbino PasqualeRotondi, di 6.509 opere d'arte, molte di valoreuniversale, provenienti dai principali musei di Milano(B i t t ) B T i li V i (t i "L(Brera in testa), Bergamo, Treviglio, Venezia (tra cui "LaTempesta" del Giorgione e la Pala d'oro), Roma, Marchee Dalmazia.

A raccontare questa pagina poco conosciuta di storia ciA raccontare questa pagina poco conosciuta di storia cisarà Salvatore Giannella, giornalista e scrittore, autoresu questo argomento del libro “L'Arca dell'Arte” e dellasceneggiatura del film documentario per Rai Educational“La lista di Pasquale Rotondi”, vincitore nel 2005 delpremio della Presidenza della Repubblica all’Art Doc FilmFestival di Roma come «miglior film dedicato all’arteitaliana».A tributare un omaggio a Pasquale Rotondi ci sarà anche

i i i di i i 3d liuna postazione interattiva di navigazione 3d realizzatada Giacomo Giannella, in arte Streamcolors, partendodall'elenco dei quadri provenienti da Brera e appuntatida Rotondi nella prima pagina del suo Diario: La pala eLo sposalizio di Piero della Francesca La Natività delLo sposalizio di Piero della Francesca, La Natività delCorreggio, il Gesù nell'orto di Veronese e la Cena diEmmaus del Caravaggio.

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Giacomo Giannella e Salvatore Giannella

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Vanni CuoghiBack to Saxemberg Island 

Colombo Arte Contemporanea ‐Milano 

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La galleria Antonio Colombo apre per Little Circus –spazio interno alla galleria dedicato a progetti speciali –la personale di Vanni Cuoghi Back to Saxemberg Island acura di Arianna Baldoni – mostra che proseguirà fino al14 novembre e che documenta il viaggio che l’artistaimmagina di fare all’isola di Saxamberg. Si narradell’isola che venne scoperta dal navigatore olandesedell isola che venne scoperta dal navigatore olandeseLindeman nel 1670 nell’oceano Atlantico meridionale acirca seicento miglia a nord‐ovest di Tristan da Cunha.Saxemberg Island venne nuovamente segnalata da duevelieri statunitensi nel diciannovesimo secolo e, in,seguito, dal comandante di una nave inglese che riuscì adescriverne le caratteristiche topografiche. Saxembergnon venne mai più vista, scomparve per sempre.

Al centro di Little Circus, l’artista Vanni Cuoghi“ricostruisce” la mappa dell’isola dove sono staticompiuti i prelievi di esemplari vegetali e dove sono statifatti avvistamenti di animali singolari.Sei teche in plexiglass racchiudono piccole piante daiSei teche in plexiglass racchiudono piccole piante daipoteri soprannaturali, come ad esempio l’AuricolariaMentale, che permette alle persone di comunicaretelepaticamente fino a un miglio di distanza, purché sene conservi una corolla e una foglia in tasca, o come lag ,Bruttarella Audax, che portata al collo, fa allontanarechiunque sia di brutto aspetto. Le opere sono realizzatecon confezioni di medicinali ritagliati a significare unabellezza sognata inibita dal marchio delle casefarmaceutiche, da un sapere scientifico che necontraddistingue l’ambivalenza.

Vanni Cuoghi

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Alle pareti un bestiario fantastico,Alle pareti un bestiario fantastico,composto da sei piccole “gabbie”con la porticina aperta,racchiudono animali e personaggiantropomorfi, come ad esempio laFarfallatrice, esemplare femmina dispecie umana che si nutreesclusivamente di sangue umano,o l’Oca Mannara, licantropo di

tt t h i dcarattere mansueto che possiedepoteri mistici ed è in grado diprevedere il futuro.

Vanni Cuoghi si addentra il luoghiVanni Cuoghi si addentra il luoghifantastici o realmente esistiti,circumnaviga i lembi più remotidell’immaginazione, ripercorrestorie leggendarie e le fa sue, ecome un abile giocatore guidal’osservatore in una dimensioneenigmatica e insidiosa.

I lt tiInoltre saranno esposti un“carteggio” che l’artista harealizzato con l’erborista FulvioMartini e dei racconti di IvanQuaroni.Quaroni.

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Colombo Arte Contemporanea

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El Gato Chimney torna fino al 14 novembreEl Gato Chimney torna, fino al 14 novembre,alla Galleria Antonio Colombo di Milano conla compatta mostra Crossroads.

Marco Campori nasce nel 1981 a Milano.Autodidatta, ha un'iconografia moltoriconoscibile, mutuata dalla street art e vicinaalla sensibilità statunitense. Inizialmente hal t t d ti k tlavorato per strada, con stickers, poster egraffiti e da sempre i suoi caratteri distintivisono il colore e il suo tratto calligrafico.

I quadri ‐ alcuni anche di grande formato ‐ inmostra in via Solferino sono un chiaroomaggio alle suggestioni fiamminghe eripropongono un'iconografia antica, daminiatura, calligrafica, che richiama leillustrazioni di guerra medioevali e leraffigurazioni dei grandi spostamenti di papi eimperatori da una parte all'altra del regno,

i i d i b hi L'i i èseguiti da paggi e usberghi. L'impressione èresa attraverso figurette irreali, tra cui sidistinguono uccelli con le braccia, passerotticon la maschera, mostriciattoli celati dacappe maschere di ferrocappe, maschere di ferro.

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Il visitatore coglie le scene e non capisce se staIl visitatore coglie le scene e non capisce se staassistendo a una raffigurazione dell'irreale, diqualcosa di fantastico e del tutto inventato, o senell'intento di El Gato Chimney si raffigurinopersonaggi travestiti, intenti a celebrare magicirituali. Nonostante i colori caldissimi, conl'indaco e il porpora dominante, pesa un senso dimorte, di precarietà e di consunzione, come neiquadri di Hieronymus Bosch e dei fiamminghi in

lgenerale.

In questi crocicchi senza tempo, steppedesertiche, abissi sconfinati, fiumi in secca, concieli plumbei divisi praticamente sempre in duecieli plumbei, divisi praticamente sempre in duecome si fosse tra una colonna e una volta, siaffollano i simboli: civette, chiavi, ex voto,maschere, campanelli. Dettagli abbandonati inqualche angolo, su cui pesa una valenza magica.Il simbolismo è evidente, messo in mostra, manon sempre comprensibile. Ci coglie l'enigma,ma non lo sappiamo risolvere.

L' i i ll ll i A i C l bL'esposizione alla galleria Antonio Colombopresenta un'istallazione site specific, con unvolto/fiore su un muro, un’altra di legno e filirossi, e alcune maschere (le stese dei personaggiuccello che si vedono nei quadri su tela e suuccello che si vedono nei quadri su tela e sucarta) ed è da non perdere.

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OUT OF WORKla crisi è un evento perturbante

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Out of Work

A cura diCostanza Barbera – Michela Clerici – Lorenzo Peroni

in collaborazione con il Circolo Arci Ohibòvia Benaco ‐Milano

dal 22 settembre al 22 ottobre 2013

A ti ti i tArtisti in mostra:Claudio Asile, Francesca Barichello, Pietro Baroni, DanieleDesperati, Fra.Biancoshock, Valeria Mottaran, FrancescoSperanza, Alessandro Vinci, Giulio Zanet.

una collettiva di artisti italiani che mette in evidenza unproblema dei nostri tempi: la situazione lavorativa deigiovani.

Il percorso espositivo, attraverso il linguaggio dell’Arte,diventa uno strumento di indagine di questa realtà tradi i i t di ttidisoccupazione, precariato e assenza di prospettive.Pittura, fotografia e illustrazione grafica si incontrano permantenere viva l’attenzione e offrire nuova occasione diriflessione sull’argomento.

Giulio Zanet, senza titolo (case sospese), acrilico su tela, 74x50cm

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La crisi è un evento perturbante.

Secondo Ernesto de Martino (storico delle religioni edl i li ) l i i d ll i

Out of Work – termine volutamente provocatorio chei l d i i ifi di dietnologo italiano) la crisi della presenza, intesa come

l’essere nel mondo, è il rischio di non trovare unacollocazione in nessuna storia umana: l’individuo, chesperimenta, per varie ragioni, una condizione diincertezza perde i suoi riferimenti e diventa incapace di

gioca sul doppio significato di disoccupato e nonfunzionante, riferito al sistema – è una collettiva di artistiitaliani, ideata e organizzata per illustrare la situazionelavorativa dei giovani oggi.

incertezza, perde i suoi riferimenti e diventa incapace diagire e di determinare la propria azione.Secondo noi, crisi è trovarsi di fronte al Quadratosemiotico delle prospettive giovanili degli Squadrati eannuire, divertiti, con amara consapevolezza. Su un

Nove artisti hanno accolto con entusiasmo l’invito aconfrontarsi con questa tematica. Alcuni partecipano conopere realizzate in precedenza e selezionate perchérispondenti al progetto, altri con nuovi lavori, creati, , p

piccolo foglio di carta un po’ bruciacchiato, eccole tuttele alternative che oggi un giovane si trova a dovervalutare dopo aver concluso il suo percorso di studi.Molteplici scelte, una sola collocazione finale:d f k l d l b l

p p gappositamente per l’esposizione, cogliendo la sfida amisurasi con l’ argomento proposto.

I veri protagonisti di questa mostra, diversi perf b l à ldisoccupato, out of work nel mondo globalizzato.

Out of Work nasce a primavera, in un momento di crisidella nostra presenza di fronte al quadrato semioticodelle prospettive giovanili Storici dell’Arte ormai da

formazione e vissuto, sensibilità e approccio al mezzoespressivo, hanno così dato vita a un percorso figuratoomogeneo, ma al contempo diversificato nei contenuti.Più di quaranta opere tra fotografia, illustrazione grafica epittura raccontano alcuni degli aspetti che la condizionedelle prospettive giovanili. Storici dellArte ormai da

alcuni anni – e dagli stessi anni camerieri stagionali,centralinisti part‐time e stagisti da tempo infinito e atempo pieno – volevamo far sentire, in mezzo alle tantealtre, anche la nostra voce da attori coinvolti in prima

pittura, raccontano alcuni degli aspetti che la condizionedi precario o disoccupato inevitabilmente comporta. Conleggerezza e ironia – efficaci forme comunicative percatturare l’attenzione di una contemporaneità spessodistratta e forse satura di informazioni – questi lavori, p

persona in un drama che è dramma di una generazione:la “generazione senza lavoro”.L’arte, passione comune e oggetto dei nostri studi, ci èsembrata allora il mezzo migliore per raccontare la nostra

ll d l ff fl

qdescrivono la difficoltà di pagare un affitto e di realizzareuna propria indipendenza, l’impossibilità di acquistareuna casa e di costruire una famiglia, di progettareil proprio futuro.

storia come quella di molti, per offrire una riflessionenuova e un nuovo punto di vista sull’argomento.Perreagire e insieme fare qualcosa che ci piace davvero.

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Così, incontrando qua e là i Precari sospesi di

Pietro Baroni, si sorride davanti agli scatti delle

sarcastiche e pungenti performance di

Fra.Biancoshock, si rimane incantati dalle

futuristiche vedute londinesi di Francesca

Barichello, emigrata all’estero in cerca di occasioni

migliori e ci si appassiona al tragicomico racconto

di “un paese allo sbando e di chi ci abita dentro”,

illustrato in dieci personaggi da Daniele Despe

Desperati. Incuriosiscono e fanno riflettere i lavorip

grafici di Francesco Speranza. Attraverso gli

obiettivi di Claudio Asile e Valeria Mottaran ci si

trova nella vita monotona di un anonimotrova nella vita monotona di un anonimo

disoccupato. Stupiscono e stimolano interrogativi

le colonie abbandonate del fotografo Alessandro

Vinci e le case “sospese e precarie” del pittoreVinci e le case sospese e precarie del pittore

Giulio Zanet.

Claudio Asile_Valeria Mottaran, stampa fotografica su carta

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Alessandro Vinci, No more holidays #2, stampa fotografica su carta, 60x40cm

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Francesco Speranza, l'Attesa, illustrazione digitale

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di_segni‐works 2013MAFONSO

La dirartecontemporanea|2.0 gallery èlieta di annunciare l'apertura in rete(www.dirartecontemporanea.eu), giovedìMAFONSO

dirartecontemporanea|2.0 gallery07 novembre 2013 della personale"di_segni‐works 2013” diMafonso.

32 inedite tecniche miste su cartone ed un“ ffi ” i i di i i“graffio” a parete organizzate in dittici etrittici per una esplorazione del complessouniverso mentale dell’artista fatto di_ segni(indici ama definirli Mafonso) in una“dicotomia tra tempo ancestrale insitodicotomia tra tempo ancestrale insitonell’uomo e l’epoca del contemporaneo”come ben coglie nel suo testo il giovanecuratore Piernicola Maria Di Iorio.

Coerente con l’idea mentale del fare pitturaMafonso ancora una volta, lucidamente,prepotentemente lieve, ci invita alla liberariflessione intorno ad una mai sopita

i li d di G Rmeraviglia per un mondo di Greca‐RomanaClassica Bellezza ed il nostro attuale in cuifluidamente, velocemente,insedimentabilmente la Bellezza dura iltempo di un rotocalco o peggio ancora ditempo di un rotocalco o peggio ancora diun tag.

Alla domanda di cosa ci sia bisogno oggi,Mafonso ha risposto: “ …di una lucidapretroguardia. Solo retrocedendo anche di unpiccolo passo si riesce ad ampliarel’orizzonte”.

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MAFONSO

DI SEGNIDI_SEGNIle tracce concrete nel virtualeDi Piernicola Maria Di Iorio

Pensare a una galleria virtuale come qualcosa di effimero eg qfittizio è un pensiero lecito, credere di trovare concretezzain uno spazio simulato potrebbe risultare astruso, se nonparadossale; un non luogo se vogliamo, dove il tangibilerischia seriamente di liquefarsi nel vortice frenetico eansioso del web. Ma se in questo luogo riusciamo acomprendere concretamente il risultato di un gesto,l’estrema sintesi di un percorso, progettato e definito,capace di rappresentare se stesso e al contempo capace dicostruire un vero e proprio dizionario visivo la concretezzacostruire un vero e proprio dizionario visivo, la concretezzae il tangibile risultano reali, veri. Dettagli di alcuni lavoripresenti in mostra La prova ineluttabile è nelle opere diMafonso, risultato di un gesto e traccia visibile del suo enostro passaggio.

Legati necessariamente da una pregnante spiritualità eun’estetica classica, presentata chiaramente nei riferimentia Minerva, i di‐segni di Mafonso creano uno spazioleggibile, un prolungamento mentale di quello che si vedep gg gg , p g qoffrendo, così, la possibilità a chi interpreta di comprendereil contenuto delle opere.Il classicismo mai perduto e i canoni estetici esplicitamentedevoti al rinascimento creano nuova luce, una dicotomiatra tempo ancestrale insito nell’uomo e l’epoca delcontemporaneo. Nei dittici presentati è evidente la dualitàespressa dalla mente e dalla memoria presente nelle operedi sinistra e dai volti rinascimentali sulla destra – questiultimi realizzati rapidamente sintomo di perfezioneultimi realizzati rapidamente, sintomo di perfezionenell’indagine della natura umana e dell’arte che la imitameravigliosamente.

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Il discorso, invece, risulta diverso nell’installazionepresente nella seconda stanza in cui due ditticipresente nella seconda stanza in cui due ditticidialogano con Cosa Mentale, pensiero di Mafonsodedicato a Leonardo Da Vinci; è il prodotto diun incontro e una traccia inequivocabile,dichiarazione di uno stato d’animo, di una visionedella propria interiorità, ma anche contingenzadell’incontro con il mondo circostante. Partendodal tratto, rinascimentale nell’animo esimultaneamente contemporaneo, Mafonso

l l d l lacquisisce la consapevolezza del valore espressivodel segno; individuando e isolando la propriatraccia costruisce un alfabeto di immagini dacomporre e scomporre innumerevoli volte. Se lacomponente classica mette in evidenza la purezzacomponente classica mette in evidenza la purezzadei volti presenti nei dittici, d’altra parte ci sonotutti gli elementi che testimoniano la fluidità e larapidità dell’era contemporanea. I di‐segnipresenti hanno una collocazione decisamentepattuale, rappresentano il presente in modoinequivocabile. Mafonso, infatti, prende inconsiderazione i mutamenti e le trasformazionidella realtà in cui vive, elementi tutt’altro cheimmobili e statuari, rappresentanti di valoriculturali e identità sociali in continua evoluzionee, se vogliamo, proprio per questo ipotetici esimulati appunto virtuali, come la galleria che loospita MAFONSO Biografia Nato a Frattaminoreospita. MAFONSO‐Biografia Nato a Frattaminore(Na) nel 1948, vive e lavora a Caserta.

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Autodidatta inizia il proprio percorso artistico nei primianni '70 vivendo tra la Svizzera (Altdorf) e l'Italia (Roma ‐

soprattutto, cifra aurea del mondo attraverso cui si realiz‐za l'epifania dell'immagine E citando il critico d'Arte profanni 70 vivendo tra la Svizzera (Altdorf) e l Italia (Roma ‐

Milano). Sono gli anni ('72‐'74) in cui realizza una serie dilavori dove fondamentale è il recupero del manufattoartistico attraverso l'utilizzo del pennello e colori medianteuna pittura di taglio istintivista‐lirico‐primitivista (ciclo di

za l epifania dell immagine. E citando il critico d Arte prof.Lorenzo Canova: "Arrivare al centro dell'Idea attraverso unlungo percorso di sublimazione e di purificazionedell'immagine, raggiungere il nucleo caldo dellarappresentazione attraverso un tragitto allo stesso tempop g p (

opere dal titolo Alla maniera degli altri). Si riferisce aLeonardo quando afferma che la Pittura è COSA MENTALEe guarda a Picasso, De Chirico, Campigli e Mondrian (primamaniera). Fine anni '70 a Roma è tra i fondatori del gruppo

ll ll

pp g pmanuale, intellettuale e spirituale. Questi i presupposti chehanno sempre ispirato e caratterizzato il lungo cammino diricerca di Mafonso dal ciclo "Alla maniera degli altri"(1972) sino a "Dimore" degli ultimi anni, che pur nella sua

à è f d lCOSA MENTALE presentato alla galleria romanaArchitettura Arte Moderna di via Del Vantaggio daMaurizio Fagiolo Dell'Arco. Nel '79 si trasferiscedefinitivamente nell'Urbe dove frequenta gli artisti dellacosiddetta Pop‐ltaliana (Festa‐Angeli‐Schifano) presso la

contemporaneità è frutto di una severa visione classica erinascimentale dell'opera d'arte, di una concezione fondatasull'insostituibile base del disegno che diviene il modo didare una prima forma tangibile dell'idea che nasce nellamente dell'artista come una sorte di scintilla divina Non acosiddetta Pop‐ltaliana (Festa‐Angeli‐Schifano) presso la

Galleria Studio Soligo, con i quali stabilisce oltre che unrapporto di amicizia (in particolare con Tano Festa) ancheuno stimolante confronto intellettuale. Sono gli anni deicicli: La Dea Racconto, Le Grandi Strade Piene, I racconti

mente dell artista come una sorte di scintilla divina. Non acaso Mafonso conserva un antico retaggio neoplatoniconella propria concezione dell'arte che da quella scintillasuperiore prende costantemente le mosse per cercare dimantenere viva l'utopia di dare senso al mondo attraverso, ,

Solari, Le Prime Nevi del dopo 2000. Seguono i cicli:Simbad, Krakatoa e Le Lune di Arqa, Make‐Make, Isole diTempo e Tribú in Esodo, Nevicate Acide, Vanno Tutti versoil nulla, Contano solo i Cieli, Deserti eDimore. Ha esposto,

pil meccanismo creativo della propria opera. Mafonso partequindi da una trama di segni che s'intersecano come in unafucina mitologica, in una rete da cui scaturisce una maglialieve e incombente, l'ordito finissimo e la struttura

con personali, nelle maggiori cittá e capitali europee:Roma, Milano, Parigi, Basilea, Londra, Napoli, Barcellona,Madrid. 54' Esposizione Internazionale d'Arte, La Biennaledi Venezia‐Padiglione Italia, Campania. Coerente con l'ideamentale del "fare" pittura ha sempre proceduto attraverso

d'intrecci che formano il sistema assoluto di unmeccanismo allo stesso tempo complesso e ineccepibile.Questo sistema disegnativo è quello che dá origine a tuttele opere di Mafonso e rappresenta la base concettuale estilistica del suo lavoro nelle sue molte declinazioni dallamentale del fare pittura ha sempre proceduto attraverso

cicli di progetti estetici in cui l'opera resta, comunque estilistica del suo lavoro nelle sue molte declinazioni, dallapittura alla scultura sino alle istallazioni.

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THE SCIENTIST 2013La Porta degli Angeli - Ferrara

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The Scientist 2013:a Ferrara il festival internazionale di videoarte

Sabato 12 ottobre la rassegna si è spostata all’internodell’affascinante cornice medievale della Porta degli Angeli.Qui sono stati proiettati i video realizzati dagli studenti

Dalla Germania alla Spagna, senza dimenticare i giovanitalenti italiani: è stata all’insegna delle grandi collaborazionieuropee la proposta 2013 di “The Scientist”, il festivali t i l di id t i t t’ ll

dell’Accademia di Brera e si è tenuta “Interferenze divideoarte”: uno speciale evento dedicato alla promozionedei giovani talenti italiani under35, facente parte delprogetto “Dentro le mura”, promosso dal Dipartimento dellaGi tù P id d l C i li d i Mi i t i d ANCIinternazionale di videoarte giunto quest’anno alla sua

settima edizione. La rassegna, che si è tenuta a Ferraradall’11 al 13 ottobre, ha portato nella città estense le operepiù interessanti dell’attuale produzione audiovisivasperimentale: “Poetry of Yarning” una speciale selezione dei

Gioventù – Presidenza del Consiglio dei Ministri ‐ e da ANCI,Associazione nazionale Comuni italiani. Protagonisti dellaserata sono stati “Intervallo siciliano” e “Per troppo amore”,gli irrispettosi e parodistici filmati realizzati da AlterazioniVideo che documentano in modo visionario lo scempio dellesperimentale: Poetry of Yarning , una speciale selezione dei

lavori presentati al recente e prestigioso “Cologne OFF” inGermania; i video degli studenti dell’Accademia di Sivigliasegnalati dalla curatrice Mariana Hormaechea, oltre agliirriverenti filmati realizzati in Sicilia dal collettivo Alterazioni

Video, che documentano in modo visionario lo scempio dellegrandi opere pubbliche incompiute. Le opere video deigiovani artisti Matteo Bevilacqua, Bruno Leggieri e GiovanniTutti hanno completato questa speciale sezione del festival.

Video. Un appuntamento imperdibile per i cultori delle artielettroniche, particolare segmento dell’arte contemporanea,ma anche per chi semplicemente vuole capire cosa significhioggi realizzare videoarte.

Domenica 13 ottobre sono state proiettate le opereprovenienti dal panorama europeo. Wilfried Agricola deCologne, ideatore del celebre new media festival di Colonia,ha selezionato appositamente per “The Scientist” alcuned ll t t t t i G i Di

“The Scientist” 2013 ha avuto inizio venerdì 11 ottobre conuna giornata di studi dedicata al tema “Il video in aula.Incroci tra videoarte e film di finzione”, curatadall’associazione AUAM “Maestro Michelangelo Antonioni”

delle opere presentate recentemente in Germania. Diseguito la proiezione dei video degli studenti dell’Accademiadi Siviglia scelti da Dionisio Gonzàlez.Grazie alla collaborazione con il Magmart Festival di Napoli,curato da Enrico Tomaselli si ha avuto l’opportunità didall associazione AUAM Maestro Michelangelo Antonioni ,

organizzata presso lo IUSS, Istituto universitario di studisuperiori dell’Università di Ferrara. Durante l’evento,autorevoli critici e accademici provenienti da diversi ateneiitaliani, sono stati chiamati a confrontarsi sull’influenza

curato da Enrico Tomaselli, si ha avuto l opportunità divedere i particolarissimi filmati inseriti nell’ambiziosoprogetto internazionale “100x100=900”. Non è mancata latradizionale sezione internazionale “Video Digital Art”,votata anch’essa – come l’intera settima edizione – alla

reciproca che si può riscontrare tra opere videoartistiche ecinematografiche, considerate fino a pochi anni faantitetiche.

scoperta delle migliori opere video di autori under35. Glistessi video sono stati riproposti in loop nei due weekendsuccessivi.

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Il festival “The Scientist”, organizzato dall’associazione l’espressione cinematografica del film narrativo.

Vitaliano Teti – Videoart Curator

Ferrara Video&Arte, rivela un fil rouge ‐ come nell’idea delsuo direttore artistico Vitaliano Teti e dei curatori ‐ che legain modo indissolubile l’attuale produzione videoartistica con

Per conoscere nel dettaglio il programma dellamanifestazione: www.thescientistvideo.net.

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alterazioni video

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alterazioni video

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L'INFORMATORE ARTISTICOLINFORMATORE ARTISTICO………………………………………………………………………

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MARCUS JANSEN9 novembre 2013 – 31 gennaio 2014

Galleria Bianca Maria Rizzi & Matthias Ritter – Milano di Alessandra Redaelli

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Si apre giovedì 28 novembre 2013, e prosegue fino al 31gennaio 2014 la prima personale italiana di Marcusgennaio 2014, la prima personale italiana di MarcusJansen, alla Galleria Bianca Maria Rizzi & Matthias Ritter diMilano.

In mostra, 20 opere su tela di piccolo e grande formato chep p gpresentano non solo l’ultima produzione di Jansen, conalcuni lavori realizzati appositamente per Milano, maanche opere meno recenti per consentire una conoscenzapiù completa dell’artista statunitense, nuovo al pubblico

litaliano.

Scoperto da Jerome A. Donson, già responsabile dellemostre itineranti per il MOMA di New York, Jansen è ormaiun artista affermato definito da molti come un pioniereun artista affermato, definito da molti come un pionieredella pittura espressionista di paesaggi urbani. Tra i suoiriconoscimenti più prestigiosi si segnala il premio comemiglior artista USA nel 2011, oltre alla collaborazione conAbsolut Vodka. I suoi lavori si ritrovano, tra gli altri, al, g ,Museo di Arte Moderna di Mosca (MMOMA), presso ilMuseo Nazionale di Belle Arti di Taiwan e alla SmithsonianInstitution di Washington DC.

Galleria Bianca Maria Rizzi & Matthias RitterVia Cadolini 27, Milano

Inaugurazione giovedì 28 novembre ore 18Inaugurazione giovedì 28 novembre, ore 18Catalogo con testi di Alessandro Riva e Alessandra Redaelli

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MARCUS JANSEN

Il viso quadrato, i capelli cortissimi, lo sguardo benpiantato negli occhi dell’interlocutore, il Marcus Jansendelle foto ufficiali è un marine da megaproduzionehollywoodiana. Potrebbe essere l’eroe di uno di quei

Corea del Sud. E nel 1993 è al Walter Reed Hospital forPost Traumatic Stress. Non riesce a dormire, èperseguitato dagli incubi. Viene indirizzato versol’arteterapia. Nel 1997 lascia l’esercito, va a vivere inhollywoodiana. Potrebbe essere l eroe di uno di quei

blockbuster dalla regia blasonata (Steven Spielberg, RonHoward…?), che hanno l’oscar assicurato prima ancorache sia stato dato il primo ciack. Si riesce facilmente aimmaginarselo mentre salva i compagni da un’imboscata

l arteterapia. Nel 1997 lascia l esercito, va a vivere inGermania, ad Aachen, e comincia a fare dell’arte la suaprofessione, aprendo un proprio studio. La sua pittura,declinata in violenti colpi di pennello, dura, forte, potentee senza sconti, fa una certa fatica a fare breccia, all’inizio,

o il pianeta da un’invasione aliena. Ha il physique du role,insomma. E lui, effettivamente, nella U.S. Army c’è statodavvero, a lungo, lasciando per l’esercito una passione,quella per l’arte – scoperta piccolissimo – e poi tornandovit f t i lt I ti t

ma poi lentamente viene compresa. Giocando dicontrappunti tra una figurazione densa, intensa, dimatrice espressionista, e suggestioni neosurrealiste,enfatizzate talvolta dall’inserimento di oggetti e materialill t l l i h i ll t ltrasformato in un altro uomo. In un artista.

Figlio di una giamaicana e di un tedesco, porta dentro,nello spirito come nella pittura, quel miscuglio vincente dicaldo temperamento caraibico e determinazioneteutonica Nasce nel 1968 a Manhattan ma nel 1976 è già

sulla tela, crea lavori che mirano allo stomaco e al cuoredello spettatore. La sua carriera è al decollo quando, nel1998, la morte di uno dei suoi migliori amici lo mette incrisi. Ma oramai è un pittore vero, consacrato. Intorno alui si sta costruendo un gruppo di collezionisti curiosi eteutonica. Nasce nel 1968 a Manhattan, ma nel 1976 è già

in Germania e lì compie i suoi studi. Nel 1982, durante unviaggio a New York, conosce West One, in quel momentoun’icona del graffitismo. L’incontro resterà indelebile nellasua memoria e nella sua pittura, lasciandogli in eredità il

lui si sta costruendo un gruppo di collezionisti curiosi eattenti. Nel 2000 vende un dipinto a un collezionistatedesco per 5000 dollari. Da quel momento in poi la suacarriera è ufficialmente lanciata. Ora i suoi lavori sitrovano al Museo di arte moderna di Mosca, al New

colorismo rutilante e il gusto per il segno. La Scuola d’arteè troppo irreggimentata, per lui, così, nel 1987, cominciaad andare a bottega, dove impara l’uso degli smalti. Poi,nel 1990, si arruola. La sua vita cambia radicalmente.A t F t B i N th C li à

Britain museum of american art, al PERMM museum ofcontemporary art, in Russia, al Kemper museum ofcontemporary art e al Museo Nazionale di belle arti diTaiwan.

Assegnato a Fort Bragg, in North Carolina, sarà conl’Airborne division durante Desert Storm. Nel 1992 è nella Alessandra Redaelli

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“L’arte è la vita. E’ la capacita di vedere le cose ereinterpretarle per gli altri. E’ la prova che siamo vivi, cheabbiamo un’anima e che siamo ancora umani”.

“Il mio stile mescola elementi urbani a un approcciofortemente espressionista. L’ho chiamato Modern urbanexpressionism, uno stile in cui si ritrovano tracced ll’ i i d l N t i i ti i

“Il mio lavoro consiste nel trasformare ciò che èconosciuto e accettare ciò che non lo è. E’ nel regno delnon conosciuto che si impara davvero qualcosa dinuovo”.

dell’espressionismo del Novecento insieme a suggestionidel graffitismo contemporaneo”.

“Per il mio lavoro ho bisogno di una enorme riserva dienergia. Credo che sia la prima e la più importante cosanuovo .

“A un certo punto della mia vita l’esercito è diventato lamia famiglia e mi ha impartito lezioni che si sono rivelatecruciali per la pittura che realizzo ora. E’ stata una

energia. Credo che sia la prima e la più importante cosadi cui ho bisogno”.

Liberamente tratto dalle interviste di Silvia Alonso e Monty Montgomery

relazione di odio e amore. Quando ho lasciato l’esercitoho sentito l’esigenza di trasformare quell’esperienza inqualcosa che avesse un senso. Ho iniziato a lavorare aprogetti che le gallerie mi rifiutavano. Ma per fortuna

lt d t i t ”sono una persona molto determinata”.

“Descriverei il mio modo di dipingere come spirituale,grezzo, veloce e spontaneo, qualcosa che vienedall’anima L’uso di superfici sovrapposte e effettidall anima… Luso di superfici sovrapposte e effettiluminosi mi serve per dare suggestioni di saporesurrealista e creare atmosfere da espressionismoastratto”.

“Per preparare un lavoro, comincio sempre con unaraccolta di foto e oggetti che può durare anche diversigiorni. Poi, senza alcun disegno preparatorio, cominciodirettamente a dipingere sulla tela a decisi colpi di

ll d ifi i i d tt li iù li tipennello e dopo rifinisco con i dettagli più surrealisti.Non lascio mai un lavoro finché non lo considerocompleto”.

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Carta d’Identità della Cultura: LecceLa cultura raccontata in prima persona dall’artista Orodè DeoroLa cultura raccontata in prima persona dall artista Orodè Deoro

Jess ica Capra

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Orodè Deoro è letteralmente un’ artista di parola. Nasce aTaranto nel 1974

Mi viene in mente Dalì che si versava del miele sul petto perattirare le mosche e dipingere con quel fastidio addossoTaranto nel 1974.

Dopo vari viaggi si stabilizza nella città del Barocco pereccellenza: Lecce. Sono proprio le sue parole a portarci inun viaggio alla scoperta dell’attuale situazione culturale nelcapoluogo Salentino.

attirare le mosche e dipingere con quel fastidio addosso.Lavoro al mio libro da una vita, lo scrivo e lo riscrivo e nontermina mai: c’è sempre altro da dire.C’è sempre da prendere meglio la mira per centrare il cuoredelle cose, ed il tiro precedente non mi basta mai. Per mep g

Orodè è un artista che si occupa di disegno, pittura, actionpainting in spettacoli multidisciplinari, mosaico di ceramicae scrittura. Insomma ricopre un panorama artistico e diconoscenza molto ampio.

pl’arte è cercare sempre quel “qualcosa in più”. Che cosa siadi preciso quel “qualcosa in più” non lo so. Ma so che c’è.Tutto questo è difficile!

Orodè è?Il nome d’arte di un artista/uomo/presenza organica edenergetica sul pianeta Terra.

Dove vivi?Vivo a Lecce per ora.

Riesci a vivere esclusivamente come artista?Sì! È stato ed è un imperativo categorico! Per me èfondamentale che l’artista viva di sola arte, anche se questoè, in alcuni momenti o per sempre (com’è stato per tantiartisti nel corso della storia), difficile.L’arte è tutto, insieme al mio respiro. Fare dell’altro non èammissibile! Sarebbe troppo facile! L’arte è difficile, deveessere difficile sennò è altro!

Perché affermi che l’arte deve essere difficile per esserePerché affermi che l arte deve essere difficile per esserearte?

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Qual è il tuo background?La mia prima passione è la scrittura, finora inedita, anche se

essere solo arte, dopo aver abbandonato anche gli studi difilosofia, e di provare a sbarcare il lunario con i miei quadri.

conto di pubblicare il prossimo anno, per i miei primi 40anni.A 16 anni ero convinto di essere un poeta (di versi). L’hocreduto per molti anni. Poi ha preso piede il disegno e misono dato alla pittura alla sperimentazione con vari

Tengo a precisare che vengo da un’umile famiglia per laquale “di arte non si campa”, per cui il mio percorso non èstato facile ma è stato unico.Oggi, a 39 anni, sento che non ho ancora tradito i miei mitiromantici e che la poesia è in tutto dev’essere in tuttosono dato alla pittura, alla sperimentazione con vari

materiali.Ho vissuto 5 anni in Umbria, iscritto a Filosofia a Perugia,dove la presenza di Burri era forte, preziosa. La scrittura èrimasta un amore privato, proprio per il rispetto che ho nei

romantici e che la poesia è in tutto, dev essere in tuttoquello che faccio, sempre. Anzi, siccome me lo possopermettere, sempre di più, sempre meglio.

Sei andato all’estero?p , p p p pconfronti della parola. Crescendo ho sentito una fortepassione per il mosaico e non potendo permettermi unascuola ho dovuto fare da solo.A 26 anni, dopo aver cercato in lungo ed in largo per l’Italia

Ho viaggiato un po’ ma non ho vissuto molto all’estero.Sono stato a Barcellona per mezzo anno, per studiare davicino l’opera in mosaico fatta realizzare da Gaudì, uno deipochi punti di riferimento all’inizio della mia ricerca sul

un posto adatto a me, ho scoperto una casa‐museo inprovincia di Lecce e mi sono trasferito. Ho vissuto aVincent‐City (questo il nome della casa‐museo) per dueanni e mezzo, come se fosse la mia “bottegarinascimentale” dedicandomi completamente all’arte e

mosaico contemporaneo.

Com’è la situazione a Barcellona, che differenze hai notato?Non so dire com’è la situazione lì, com’era. Nonm’importava molto di come fosse la situazione intorno arinascimentale , dedicandomi completamente all arte e

creando il mio stile di mosaicista. Ho realizzato lì oltre 250mq di mosaici di ceramica ed altri materiali poveri‐ unici almondo per il taglio particolare delle tessere‐ visitati ognianno da migliaia di persone. Negli ultimi sei anni mi sono

m importava molto di come fosse la situazione intorno ame, in quegli anni.La ricerca artistica è un corpo a corpo, tutto il resto per menon contava.Quando hai voglia di diventare il numero uno nel salto ina o da g a a d pe so e eg u t se a so o

dedicato all’action painting, realizzando numeroseperformances, ospitate in teatri e festival. Ritengo chel’inizio di tutto sia la poesia romantica francese. Appunto a16 anni, al liceo, durante un’ora di fisica, in cui sottobanco

Qua do a og a d d e ta e u e o u o e sa tolungo, per fare un esempio, o nel salto in alto, non ti restache allenarti. L’unica fortuna è d’incontrare un buonallenatore, un vero maestro ed io questa fortuna non l’hoavuta. Ed oggi, dopo tanti anni, mi pare tutto perfetto

Èleggevo l’antologia francese, sentii ch’era la mia strada.A 26 anni la scelta definitiva di non perdere più tempo e di

ormai! È perfetto che io continui ad allenarmi per sempre,mi rende sempre più tonico.

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Come ti definiresti? Come dipingi la situazione culturale a Lecce?Difficile definirmi. Sono uno che si è giocato tutto conl’arte, come se si trattasse di un gioco d’azzardo e ritengodi non aver più niente da perdere! Mi sento in trincea!L’aria fritta, il galateo, i bei modi, non li sopporto. Godo ditutto il mio tempo dopo averlo riconquistato

La situazione a Lecce è, come quella nel resto dell’Italia, dicrisi totale. In più, rispetto a Roma o Milano per capirci,non esiste un mercato dell’arte, deve ancora arrivare.Forse si attende che lo innestino gli extraterrestri. Incompenso abbiamo un buon clima motivo per cui la miatutto il mio tempo, dopo averlo riconquistato.

Cos’è la cultura per te?La cultura è una forma nobile e consapevole, illuminatadella cosiddetta vita normale di tutti i giorni, dove le cose

compenso abbiamo un buon clima, motivo per cui la miabase è ancora qui.

Com’è per te lavorare in questa scena culturale?Per me è un’ottima palestra. La mia ricerca musiva èdella cosiddetta vita normale di tutti i giorni, dove le cose

accadono addosso. La cultura è la conoscenza del disegnoch’è nelle cose e nel tempo, nella storia. Ed è anche unaforma di resistenza contro gli economisti, contro iburocrati, gli stessi operai/soldati schiavi nella catena

Per me è un ottima palestra. La mia ricerca musiva ècominciata qui. Gran parte della mia ricerca sull’actionpainting è avvenuta qui, confrontandomi con alcuni deimigliori musicisti, performers, poeti della mia terra. È lamia casamatta il Salento.

sociale.

Che ruolo ricopre la cultura in Italia?La cultura ufficiale in Italia non esiste più. Credo sia mortacon Pasolini La maggior parte della gente che ha visibilità

Per il resto non è minimamente una terra che da dellesoddisfazioni, perché in questa scena l’arte è accettatasolo s’è di successo, se ne parla la tv… o i giornali. A voltepenso che la mia è una terra che dovrebbe restare inmano ai contadini che credono che nella vita si nasca percon Pasolini. La maggior parte della gente che ha visibilità

e potere è inutile persino per sé e dannosa per gli altri. Ilsistema è fatto in modo che chi potrebbe fare qualcosa dibuono in campo culturale viene fatto fuori, non ha voce.Per cui c’è anche gente seria ma è in strettissima

mano ai contadini, che credono che nella vita si nasca perlavorare con sudore, ma anche loro gemono ormai graziealla crisi.E questa crisi io la vedo come un miracolo perché portaun po’ tutti in parità, ed ora si tratta tutti di ballare. IoPer cui c è anche gente seria ma è in strettissima

minoranza. C’è poi un underground, di cui faccio parte,che può riservare delle bellissime sorprese in questoprossimo futuro. Si tratta di poeti ed altri artisti che perora stanno lavorando in sordina e di cui sentiremo parlare

un po tutti in parità, ed ora si tratta tutti di ballare. Iovengo dalla bohème, me la sono scelta da ragazzo, e nellabohème l’unica certezza e che non ci sono certezze.Balliamo quindi, occupiamoci veramente dell’esistenza.Avanti! Avanti! Sono ottimista. Questa crisi farà nascere

molto presto. qualche uomo vero in più.

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Come definisci la posizione dell’artista a Lecce? C’è unfuturo per un artista a Lecce?

la galassia, figuriamoci quante libertà riesce a prendersi congli altri.

Qui a Lecce si può riuscire a creare ma poi occorreesportare l’opera, la creazione, altrimenti non ha senso,tutto affonda nelle sabbie mobili del consumo locale. No,non vedo futuro per un artista a Lecce, se intende viveredella sua arte

Vedi delle opportunità future per te come artista a Lecce?Io in questa casamatta ormai ci sguazzo. Con alcuni deimigliori artisti locali ho varie collaborazioni ma come dettogli introiti vengono da vendite realizzate via internet dadella sua arte.

Io vivo vendendo fuori. Ma naturalmente parlo di Artisti enon di “artisti” legati alla politica o figli di politici o nipoti diimprenditori, per quest’ultimi il potere di chiacchierare eatteggiarsi nella “movida” della mia Lecce è garantito… ma

gli introiti vengono da vendite realizzate via internet, dafuori.L’arte che creo qui è per tutto il pianeta, non è per Lecce.Per questo prossimo futuro mi sto organizzando in modo davivere almeno mezzo anno fuori.atteggiarsi nella movida della mia Lecce è garantito… ma

fanno pena solo a guardarli.

Ci sono delle iniziative che aiutano i giovani artisti nella tuacittà?

vivere almeno mezzo anno fuori.Per esempio passerò parte dell’autunno e tutto l’inverno aMilano per un’importante collaborazione con un grandearchitetto. Vado a realizzare un mosaico in ceramica digrandi dimensioni nella sua casa‐studio. Dopodiché

Coi miei 39 anni non sono più un “giovane artista” ecomunque non c’è nessun aiuto per i giovani artisti qui aLecce.Le iniziative migliori qui a Lecce vengono create dagli stessiartisti e da qualche associazione culturale dai più

valuterò.

Che suggerimento dai ai giovani artisti?Chi ha talento non ha bisogno di suggerimenti, deve cercarela propria voce e questo deve farlo da solo nella solitudineartisti e da qualche associazione culturale, dai più

talentuosi e attenti, a proprie spese, senza il minimoappoggio della cosiddetta cultura ufficiale. È molto difficilequindi che abbiano un seguito ed un ritorno economico. Ilrapporto artista‐città qui a Lecce è un rapporto di

la propria voce e questo deve farlo da solo, nella solitudineed in silenzio.Questa concentrazione è dunque raggiungibile ovunque, inqualsiasi deserto cittadino, anche a Lecce.Tuttavia credo che sia necessario andare via dal Salento nonrapporto artista città qui a Lecce è un rapporto di

castrazione da sempre.Basti pensare a come è sempre stato trattato un geniocome Carmelo Bene.Se questa città è infingarda (amo la parola infingarda

Tuttavia credo che sia necessario andare via dal Salento nonappena si è capito cosa si vuol fare “da grande”… o digrande…

Essere artista è?perché mi fa pensare ad una creatura antropomorfa colnaso lungo lungo) con un genio totale, riconosciuto in tutta

Potete scoprire e seguire Orodè sul suo sito:http://orodedeoro.com

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Carta d’identità della Cultura: è un progettoculturale che ha l’obiettivo di mostrare e condividerela reale atmosfera culturale esistente nei varicapoluoghi d’Italia, senza nessun filtro mediatico. Leparole che avete letto sono quelle dell’artista,creatore partecipe di ‘arte’ ed immerso in primapersona nella cultura locale.

Ringrazio di cuore Orodè per il suo tempo e per il suoprezioso racconto.

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LEANDRO RUSSOdi Arianna Beretta

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“Inondo i miei quadri di acqua”, così una delle primebattute tra me e Leandro Russo artista siciliano che vive e

Leandro mi risponde che è così, “sto lavorando sulrapporto tra la natura e l’uomo che pur non apparendobattute tra me e Leandro Russo, artista siciliano che vive e

lavora a Milano (classe 1973). In effetti i paesaggi diLeandro si liquefanno, i colori si allontanano e siavvicinano a vicenda secondo dinamiche che sono per meignote. Rimango incredula e mi chiedo come sia possibile

rapporto tra la natura e l uomo, che pur non apparendomai, tranne in qualche sporadico caso, è importante nellemie opere. Noi uomini pensiamo di essere importanti eunici, ma sommersi dal turbinio delle nostre debolezze edei nostri istinti, stiamo distruggendo il pianeta. Ma siamo

creare con un elemento così poco stabile come l’acqua.

Quando entro nel suo studio capisco subito che la suatecnica è assolutamente particolare: non lavora al

ll tt t l t t f tt t

uno sputo nell’economia dell’universo. Stiamo facendo undanno enorme, ma la natura prenderà il sopravvento sullenostre esistenze.”

E li lli hi d i i li icavalletto, ma su un tavolo tenuto perfettamenteorizzontale sotto il quale mi trovo a inciampare in unenorme telo di plastica. “Modello l’acqua”, mi dice. E lamia curiosità cresce ancora.

Ecoline, acquerelli e chine vanno a descrivere cieli rossi estriati da colori artificiali, e per questo segnale disignificati volutamente simbolici, bagliori (ma sono albe?tramonti? oppure bombe esplose?), nuvole cheassumono la famigerata forma di fungo che

Le tele di Leandro Russo attirano come un magnete losguardo: i colori, le forme, la compenetrazione deglielementi naturali gli uni negli altri, il cielo e l’acquaformano paesaggi, difficilmente individuabili, unici.

assumono la famigerata forma di fungo cheimmediatamente ci riporta con la memoria a una delletragedie del Secolo breve, Tutto ciò narra la cadutadell’uomo e la forza, enigmatica e inquietante, dellanatura. Pericolosa.

“Belli”, commenta chi li ha visti in mostra. Non è solo unaquestione di bellezza, perché una sottile inquietudineemana da essi e si muove tra le campiture.

O tt i L’ i t d li ti t l

L’arte rispecchia, per me, la realtà. Riflette ilbaratro verso il quale l’umanità sta andando; laOsservo con attenzione L’orizzonte degli eventi, tela

appena terminata e gli dico che il quadro varrebbe anchegirato al contrario. Non si capisce più cosa è cielo e cosa èterra: la natura forma un magma unico, tutto pareliquefarsi e i colori aggiungono pathos a questa

baratro verso il quale l umanità sta andando; laliquefazione del mondo, della natura e quindi di noistessi. In mezzo a questa bolgia, la natura seguirà ilsuo corso.

liquefarsi e i colori aggiungono pathos a questasensazione di angoscia.

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A proposito di natura, torno sull’acqua, uno degli elementinaturali e “assistente”, come mi piace pensare, di Leandro.La tecnica, a cui facevano cenno poco fa, è semplice daraccontare ma richiede tecnica e perizia, anche se mi

“La mia pittura è in un certo senso fisica e gestuale: deviinfatti direzionare continuamente la tela per controllare imovimenti dell’acqua che scivola, per questo bisogna averedei tempi di reazione molto veloci. La fisicità èp ,

confida Russo a volte l’acqua fa quello che deve fare,nonostante egli stia sempre all’erta e pronto a intervenire.

pfondamentale.”L’acqua, l’assistente indisciplinata di Leandro Russo

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Il mio lavoro nasce dall'esigenza diraccontare la natura umana ed i suoi istintiraccontare la natura umana ed i suoi istintiattraverso l'espressività figurativa. I soggetti,gli attori dei miei quadri sono proiezioni dime stesso e di quello che il mondo riversa sudi me: angosce, repressioni di qualsivogliag , p q ggenere, ipocrisie, violenza, bellezza... Nellamaggior parte dei casi intervengodirettamente sul supporto senza lapreparazione di bozzetti o studi diqualsivoglia genere; mi lascio guidaredall’istinto e la tecnica dell’acquarello mipermette di esternare tutto in modoimmediato, nervoso con tratti volutamentesporchi ed essenziali La natura nei mieisporchi ed essenziali. La natura nei mieilavori si manifesta con la violenza come unicostrumento di dinamismo sociale nei rapportidi produzione e proprietà. Dalla primaveraaraba alle manifestazioni di piazza dif plavoratori o studenti attanagliati dalprecariato, lo scontro è inevitabile. Da qui unsenso di attesa per qualcosa che tarda adarrivare: che si tratti di evoluzione sociale, dicrescita spirituale o di conquiste personalisembra non esserci soluzione alcuna. Arrivaallora la consapevolezza della grandiositàdella natura che per quanto ottusamentedevastata avrà comunque il suo inesorabiledevastata avrà comunque il suo inesorabilecorso con o senza di noi.

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FRANCESCO MESSINAFRANCESCO MESSINAdi Arianna Beretta

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Restauratore ed esperto nel multimediale, Chiedo a Francesco se è proprio così, se ho capito bene. Mi risponde che èFrancesco Messina, giovane artista catanese(classe 1979) da poco trasferito a Milano,riversa tutto il suo portato nelle tele e nellecarte a cui sta lavorando. Lo incontro nel

t di Il t l d l è di f t

partito dalla sua realtà, quella del restauratore, un mestiere da artigiano, perrealizzare figure che producono con le loro mani, che fanno qualcosa dipratico. E mi racconta che il lavoro dell’artigiano porta con sé una conoscenzae una sapienza del “saper fare” che oggi assume quasi un sapere misterioso,

i h l hi Q i i i l d i di t isuo studio. Il tavolo dove lavora è di frontealla finestra da cui si vede un cielostranamente azzurro per essere ottobre,tanto che pare ricordare quel cielo diLombardia così bello quand'è bello così

a cui hanno accesso solo pochi. Qui si uniscono le due anime di questa serie:il lavoro è reale, produce, ma al tempo stesso si riveste di significati reconditi.

Lombardia, così bello quand è bello, cosìsplendido, così in pace di Manzoni.È un tavolo dove libri, carta, piccole tele,matite e colori si addensano in disordine emi raccontano il lavorio e la ricerca continuie costanti di Francesco.

Gli ultimi lavori sono su carta e la serie siintitola “I segreti del mestiere”: qui piccole“d i ” i t i i i h“damine” sono impegnate in azioni chericordano un’attività, un mestiere appunto,ma non è dato sapere cosa stiano in realtàfacendo, il segreto.Il mestiere è certamente pratico daIl mestiere è certamente pratico, daartigiano, ma assume un fascino esoterico emagico: l’atmosfera sospesa nel fondo neroe i simboli che si affastellano sulla carta ciriportano a un mondo lontano in unracconto tra mito e fiaba.

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E il simbolismo assume infatti un pesoimportante nei lavori di Messina che ha molto

E questa felicità si ritrova nella sua pittura e nell’uso dei colori, che sicaricano anche in questo caso di significati altri Il gusto per il colore ilimportante nei lavori di Messina, che ha molto

letto e studiato in proposito. In alcuni casi irimandi sono noti, in altri meno. Francesco midice che certamente c’è un segreto, qualcosache è chiuso e che sta a noi trovare la chiave

caricano anche in questo caso di significati altri. Il gusto per il colore, ilritmo, la musicalità sono studiati. Niente è lasciato al caso. E quei coloriraffigurano quel rapporto diviso tra realtà e fantasia.

per aprire.Aggiunge anche che in ogni lavoro, l’atmosferasospesa è data da un elemento che manca cheprovoca il nostro spaesamento: è la continua

d ll’ d

“Per quanto possano far stare bene, i miei soggetti in realtà sonodeterminati. Sfondano la barriera del giusto o sbagliato. Devono farequello che devono, come il mondo di oggi ci impone. A volteguardano da un’altra parte rispetto a quello che stanno facendo, quasi

ricerca dell’uomo di senso.

Insieme a chiavi, forbici, uova e queimeravigliosi copricapo che sfidano la forza digravità cosa rende contemporanei questi

a disinteressarsi e a sfuggire il nostro sguardo.”

gravità, cosa rende contemporanei questilavori? Ovviamente lo svelamento della ricercacontinua dell’uomo, come si diceva pocosopra, ma anche la fatica del quotidiano nellosforzo di unire ciò che desideriamo, che,sogniamo, e ciò che dobbiamo fare. Elementitipici del reale (il tavolo delle “damine”, che èpoi lo stesso tavolo di lavoro di Messina) esimboli si incontrano a formare un ponte trarealtà e immaginazione, tra sogno e vita reale.Il rapporto qui è sereno e Francesco miconfessa che da quando si è trasferito aMilano, si alza il mattino con una nuova vogliadi dipingere e di lavorare con nuove idee edi dipingere e di lavorare, con nuove idee enuovi progetti.

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Il mio lavoro è una risposta alla realtà delquotidiano caos che genera il mondo. Ognigiorno attraverso i media d’informazioneassorbo una consistente dose di notizie, chemi provocano varie spaccature d'animo. Inun solo giorno si resta passivi alla morte, alsesso, alla politica e alla violenza. Questodestruttura i miei soggetti, li spezza e sono iod i ll t tti i i ta dover ricollocare tutti i pezzi e trovarne un

equilibrio.Tramite il colore ad olio riesco ad ottenerequella corposità che rispecchia il peso dellafrattura che porto dentro.frattura che porto dentro.Nei miei lavori si respirano statid’innamoramento non corrisposto, queldolore e quella emozione che ci fanno capiredi essere vivi. Quel vuoto nello stomaco cheannulla tutto il resto, quella ricercaspasmodica di equilibrio. Perché oggi tuttocerca un equilibrio, che sia mentale, fisico omeccanico.I fi t h il i l è tIn fine sento che il mio lavoro è prontoquando tutti i pesi dei colori formano unastabilità, come una formula chimica, macromatica.

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MAX GASPARINI ALCHIMIA E PASSIONEALCHIMIA E PASSIONE

di Alessandra Redaelli

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Max Gasparini è un artista forte e istintivo, preciso nel disegno epotente nel segno. La mostra a Martinengo ne racconta il percorso atutto tondo, proponendo al visitatore sia le opere su metallo chequelle su tela. Due mondi che si muovono in parallelo, a volte sifondono, altre si scontrano e che compongono insieme una partituracomplessa e armoniosa.U di h l G i i i l lt d l tUomo di poche parole, Gasparini spiega come la scelta del supportosia strettamente legata alle emozioni che questo suggerisce. E chel’artista vuole comunicare. Il metallo, da lui definito freddo, è lospazio su cui si muovono figure di impostazione classica. Mito paganoe cristiano si intrecciano su queste superfici seriche dalla luminositàe cristiano si intrecciano su queste superfici seriche, dalla luminositàlunare, dove la perfezione del corpo appare improvvisamentecontraddetta da una sorta di ribellione della materia.Ruggini e ossidazioni attaccano il soggetto, lo minacciano comeoscure malattie, lo sfidano rinnegandone la bellezza impeccabile.Sono lavori inquietanti, difficili, crudeli. Sono corpi femminili violati,sfregiati, stesi su un freddo tavolo autoptico, a denunciare che dovec’è vita ci sono inevitabilmente distruzione e morte.E sta proprio qui la loro fascinazione più profonda, nel perfetto

ilib i t l’ l b ll l d l d llequilibrio tra l’amore per la bellezza la dura consapevolezza della suastessa consunzione.La tela è lo spazio caldo, il sole che si oppone alla luna. E forse sipotrebbe definire l’ambito dentro il quale l’artista si sente più liberodi dare sfogo alle passioni Grandi ruvide grezze le tele sono il luogodi dare sfogo alle passioni. Grandi, ruvide, grezze, le tele sono il luogodel gesto immediato e degli sgocciolamenti, della spatola, del coloreche si raggruma e diventa terza dimensione, graffio e ferita. Domina,qui, una forza primitiva, un agire “di pancia”, evidente se si ha lafortuna di assistere alla creazione di un lavoro (ipnotica come unaperformance) ma anche chiaramente leggibile dopo, nel segno, nelcalore che continua a emanare dall’opera finita.

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MAX GASPARINI labirinti

30.11.201315.12.2013

Il Filandone Martinengovia Allegreni, 37 Bergamo

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La mostra Labirinti sarà inauguratasabato 30 Novembre nella bellissimasede del Filandone di Martinengo,appena sapientemente restauratadall'amministrazione comunale dopoanni d'oblio.

Sarà esposto un ciclo di opererealizzate negli ultimi tre anni, unasintesi della tecniche che MaxGasparini utilizza nel suo lavoroGasparini utilizza nel suo lavoro.

Alcuni lavori provengono dallamostra personale di New York "Theage of innocence",appena conclusasi.g , pp

L'esposizione nasce infatti conl'intento di mostrare "sotto casa"lavori che sono stati espostid ll' ll'dall'Europa all'America ma mai interra natia.

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Riflessioni di una sera di autunno su: “Il Bacio” di KlimtIl Bacio di Klimt di Federica Fiumelli

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Sarà che nelle sere di autunno davanti a una tazza di tè c’èil bisogno di fantasticare anche davanti a uno dei quadri

fiorite, decorate, perché di decorativismo èintrinsecamente intinta la poetica di Klimtil bisogno di fantasticare anche davanti a uno dei quadri

più famosi al mondo.Le foglie si staccano dai rami, e ingialliscono, ricoprono lestrade e le certezze anche. Le prime arie fredde dopol’estate, riportano il bisogno stringersi per pensare. Il

intrinsecamente intinta la poetica di Klimt.Ed è una primavera che sostiene sotto i piedi gli amanti, ilprato fiorito che gli accoglie. Ma poi un precipizio forse?Niente più verde, solo un vuoto d’aria.Il vuoto d’aria che arresta i cuori più coraggiosi, quelli chep g g p p

quadro di quella sera era talmente conosciuto che la suafama lo procede. Diventato ormai un mustnell’immaginario comune, “Il Bacio di Kilmt” una freddasera d’autunno è stato il mio fedele compagno, il mio

l d l h b d

p gg qosano amare e quindi di soffrire irrimediabilmente.Ma forse qualche volta ne vale la pena soffrire, per quimomenti da attimi, per quei momenti in cui magari unabbraccio soffoca tutte le parole.’ h l h è l f llispiratore, il viaggiatore venuto da lontano che bussando

alla mia porta per un riparo, davanti al fumo del tèbollente ha tenuto accesa la mia fantasia.Succede che a volte sfogliando qualche libro polverososalti fuori qualcosa

L’uomo ha il capo chino è totalmente follemente spintoverso l’amata che getta la testa all’indietro in una resa.Non ci si può esimere dall’amare e dall’essere amati. Ladonna ha gli occhi chiusi rapita in un sonnomomentaneamente eterno scivolata nell’abbandono chesalti fuori qualcosa.

Quella sera fu proprio “Il bacio”, olio a tela del 1907‐1908,capolavoro del periodo oro dell’artista austriaco GustavKlimt, celebre pittore simbolista, appartenente allaSecessione Viennese e rappresentante dell’Art Nouveau.

momentaneamente eterno, scivolata nell abbandono cheamore vuole, senza difese, senza riserve, accoccolata nellemani, cesta, custodi dell’uomo amato.

La donna in ginocchio e l’uomo stretti l’uno all’altrappLiberamente ispirato ai mosaici bizantini, il bacio riempieil cuore per la lucentezza dell’oro utilizzato. I protagonistisono due amanti cinti in un abbraccio, nell’abbraccio piùfamoso del mondo. Leggeri, lontani, evanescenti,

gsembrano formare una L, una L dorata di Love. L’amoreuniversale è celebrato, delicatamente, preziosamente,vellutatamente, sofficemente, come neve al sole, comeebano e miele, come cera e candela.

irraggiungibili, sembrano volare via col vento.Un tutt’uno cosmologico, brillante, prezioso. Gli amantisembrano un unico battito. Ma invece ecco che scorgiamoi due differenti abiti, l’uomo tappezzato di fantasierettangolari in nero e la donna di linee ondulate e

Viene celebrato un mondo ideale, astratto, lontano dallarealtà, puro e mistico, senza spazio e tempo. I due amantisi ritrovano in una sorta di conchiglia, di scrigno, dicassetto. Hanno in sé tutte le storie d’amore del mondo,quelle state quelle si stanno consumando in questorettangolari in nero e la donna di linee ondulate e

circolare con zone rosse blu e verdi.Con i capi cosparsi di fiori le menti degli amanti sono

quelle state, quelle si stanno consumando in questopreciso istante e quelle che verranno, alba e tramonto,essi vivono in una lacrima.

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Nella loro pacatezza ed estasi sono implacabili come unasinfonia di Beethoven abissali e coinvolgenti

avevano iniziato a parlare, chissà come si guardavano echissà di cosa ridevano insiemesinfonia di Beethoven, abissali e coinvolgenti.

E’ un mondo a parte, un bacio stretto tenuto tra duemani, in segreto, in silenzio.Sssssh. Sembra quasi di sentire qualcuno che ci inviti adun silenzio religioso, per osservare quella perfezione in

chissà di cosa ridevano insieme.Chissà se lui per conquistarla le leggeva qualche storia, osei lei sorridendo alle sue parole lo innamorava sempre dipiù.Chissà chissà chissà.g p q p

goccia, in attimo, breve e sfuggevole come fumo. Eintanto il tè si raffredda. Eravamo partiti da un libropolveroso, aperto per caso, ed ora ci troviamo in un aldilàdorato a spiare silenziosamente due amanti fuori

Chissà cosa li aveva spinti sul quel confine, sul quel ciglio,su quel lembo, dove le anime per non sfuggirsi hannol’istinto di perdersi in un bacio.E allora mi viene di pensare ad un libro di Grossman.h l l ll l l ll l lstagione.

Quell’interruzione di prato fiorito, quel burrone, cispingono a pensare che l’amore porta ai bordi, ai lati, allealtezze, alle vertigini, a punti di non ritorno, a picchi, avertici ai limiti del nostro esistere

Che tu sia per me il coltello. Il coltello attraverso il qualefrugo e scavo in me stesso. Per conoscersi occorre amare.Quel bacio era molto più di un bacio, era il cercare dentrose stessi, era salvezza, era mordere l’anima dell’altro, eral’arresa prima divertici, ai limiti del nostro esistere.

Negli spazi più insidiosi campeggia amore, ed è fiero,coraggioso, tanto coraggioso. Ruggisce quasi.Come si saranno conosciuti i protagonisti del bacio diKlimt?

l arresa prima di.Ma come si chiameranno gli amanti? Sveva? Filippo?Elizabeth? Lèopold?Ricordano Tristano e Isotta, Paolo e Francesca, Dante eBeatrice, Lancillotto e Ginevra, potrei continuare

Fantastico un po’ ancora davanti la tazza di tè, adesso cisono anche dei biscotti. Sono “Gli Abbracci” di una notamarca italiana. La pubblicità recita: “Nessuno seppe maise fu il cacao ad abbracciare la panna o viceversa”. Cosa

, , pall’infinito. Magari citerei anche me e te, te che forse nonleggerai queste righe. Te che non sai che a te stoscrivendo.Un te che ancora non esiste. O a te che sei esistito solo

non si inventano i pubblicitari penso. Furbastri. Matornando a protagonisti di Klimt, lui avrà incontrato lei inuna giornata di sole mentre era stesa sotto un albero ariparo? Lei avrà notato lui mentre raccoglieva margheriteprofumate in quel campo vicino casa? Erano cresciuti

per qualche attimo.A te che ancora non conosco, a te che stai leggendoqueste parole.Perché gli amanti esistono prima del bacio, prima di lorostessiprofumate in quel campo vicino casa? Erano cresciuti

insieme e poi avevano scoperto di amarsi?Chissà poi una volte conosciutosi e riconosciutosi come

stessi.

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LUCA VALOTTA

di Alessandra Redaelli

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Post Human Generation Projectos u a e e a o ojec

dal 5 dicembre 2013 al 15 gennaio 2014Galleria Antonio BattagliaVia Ciovasso 5 ‐ Milano

l i d i i d lli diIl progetto indaga nuovi scenari e modelli diesistenza possibili, prendendo come espedientenarrativo la contaminazione tra arte e ricercascientifica microbiologica e giocando su unarealtà in equilibrio tra bene e malerealtà in equilibrio tra bene e male.Usando un linguaggio in bilico tra pittura,fotografia e installazione, l’artista cogliesituazioni al limite, un attimo prima dellacatastrofe apocalittica, giocando però anche lap g pcarta dell’ironia. Affermando una nuova visionedel concetto di umanità contaminata, al limite diuna alterità possibile, dove è l’ingegneriagenetica ad aprire i nuovi scenari possibili, dovella mutazione genetica rappresenta uncambiamento ontologico (come avvienenell’opera Wanted), dove la diversità diventacosa da tenere sotto controllo e da isolare.

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Nato a Lamezia Terme nel novembre del1977.Fin da bambino manifesta interesse versoil disegno e la pittura e più avantifrequenta la scuola d’arte a LameziaTerme, dove ha le prime esperienze conla pittura e anche con la scultura.N ll’ d l i d diNell’adolescenza si dedica a nuoveesperienze artistiche come streetart,bodyart e fotografia . Finiti gli studi licealiscientifici si iscrive e si diplomaall’Accademia di belle arti di Roma pressoallAccademia di belle arti di Roma, pressola cattedra di Neomanierismo.Durante la permanenza romanafrequenta lo studio del maestro BrunoD’Arcevia, virtuoso pittore neomanierista,con il quale condivide l’amicizia e lapassione per l’arte.Opera anche come scenografo per larealizzazione di eventi culturali,

t t t f tcontemporaneamente matura una fortepassione per il cinema.Attualmente vive e lavora tra Roma eLamezia Terme.

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ALEANDRO RONCARÀNON ESISTONO PIÙ I CONIGLI DI UNA VOLTA

Spazio San Giorgio Bolognadi Federica Fiumelli

NON ESISTONO PIÙ I CONIGLI DI UNA VOLTAQualcuno come Matisse sosteneva che ilcolore ancor prima del disegno fosseuna liberazione Klein pensavauna liberazione, Klein pensavaaddirittura che i colori siano i veriabitanti dello spazio.

I personaggi che vivono a Mondorondop ggdell’artista Aleandro Roncarà, vivono,respirano, sono immersi, sono essi stessicolore puro e à plat, diretti, iconici,semplici nel modo di divertire erallegrare apparendo.

A Mondorondo tutto è fantasia e nienteè violenza come sottolinea l’artista.Erede del grafismo chiaro e conciso allaErede del grafismo chiaro e conciso allaKeith Haring, Roncarà delinea le suefigure con contorni neri marcati erobusti, le linee nere diventano veriesoscheletri di pensieri, sostengono iesosc e et d pe s e , soste go opersonaggi, sono impalcature buffe eiridescenti, derivano da sogni e idee, daritornelli di canzoni cantati all’alba, dopoaver fatto le ore piccole al bar sottocasa.

“Maaa il cielo è sempre più, POP!”

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Ogni forma è sagoma evanescente, cartonata, fluttuante negli angoli dellalibera fantasia più sfrenata. Cuori vispi, fiori, stelle, ma anche spille, frecce,libera fantasia più sfrenata. Cuori vispi, fiori, stelle, ma anche spille, frecce,torte, latte, chiavi, corone, matite, drink, bottiglie, prese della corrente,perché proprio di colorata elettricità si tratta nei lavori di Roncarà.

I personaggi dagli occhi a metà, occhi che sembrano serrature aperte supraterie di possibilità, perchè l’enumerazione di oggetti e situazioni simoltiplicano, perché tutto è possibile e moltiplicabile.

Cervelli in festa, o enormi baffi, teste colorate, o scheletri colored, bocche alli di hi i i tt d ti ll l bbcuore, cappelli e grandi orecchini oro, sigarette pendenti sulle labbra o

nasoni allungati e rotondeggianti. Uno nessuno e centomila.

I personaggi di Mondorondo sono abituati a visioni a tutto tondo, dallospazio all’oceano visioni inglobanti e totalizzanti a 360 gradi dove glispazio all oceano, visioni inglobanti e totalizzanti, a 360 gradi, dove gliangoli e i confini non sembrano esistere, non sono sorpresi da un mondoiper glicemicamente colorato, il colore si fa concetto neon, il colorerisplende sovrano e avvolge, inchioda e arresta lo sguardo, vorticosamente,risucchia.

I quadri di Roncarà sono una performance visiva dello sguardo, lo fannoprecipitare letteralmente nel caos del colore, tra forme e icone popsostenute dai contorni neri ma libere di vagare con la totale assenza di

itàgravità.

Nella totale assenza di gravità c’è però incastro e attrito tra i personaggi egli oggetti che assumono quindi la valenza di divertenti pezzi pazzi di unpuzzle a incastro sono ben dosati ben shakerati nella moltitudine ognunopuzzle a incastro, sono ben dosati, ben shakerati nella moltitudine, ognunoha il suo spazio nel non‐spazio, perché tutto è essenza, distillato super pop.

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LUCA DE MARCHdi Federica Fiumelli

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La pittura di Luca De March si presenta da subito diretta, spontanea, supercolorata, in vero stile pop, bidimensionale e ad alto tasso ironico.Lasciate gli stereotipi di ingenua bontà nel taschino.

De March unisce colori esplosivi e una fresca reintepretazione delle fiabeDisney da vero bad boy.

Ed li i d f di à l i di i Bi llEd ecco stagliarsi da sfondi à plat azzurri, verdi, o rossi, Biancaneve alle presecon una strega ancora più insolita, con armi, spade, o sigarette.I colori diventano letteralmente stupefacenti grazie anche ai titoli correlatidelle opere che si servono di una semantica pungente e sottile.

E poi la sfilata delle favole si allunga, i cattivi rubano la scena e diventano iprotagonisti indiscussi. Ecco allora spediti ad Alcatraz o in qualche altraprigione Pollon, o i nani, Biancaneve sotto LSD parlare con gli uccellini.Streghe avvezze al vizio, principesse disoccupate e fallite, principi azzurri aiquali van bene tutte purchè respirino, il vero amore è finito nel cesso cometutti i buoni propositi.

Bukowski si farebbe un tiro di sigaretta e approverebbe.L’ i i l hi d ll f l i i d ll i àL’artista ci propone attraverso lo specchio della favola una visione della societàcontemporanea, attraversando temi e tempi duri per i sognatori; la crisi, ladisoccupazione, i vizi dilaganti, l’amore naufragato.

Le bad novels griffate De March saziano la libido repressa in ognuno di noiLe bad novels griffate De March saziano la libido repressa in ognuno di noi,fornendoci immagini divertenti, frizzanti, provocatrici di bad smiles, perchéprobabilmente se l’uomo non è malvagio per natura lo sono sicuramente leazioni che mirano a soddisfare gli istinti..quindi tanto per citare Hobbes:bellum omnium contra omnes.

Che l’uomo sia destinato all’infelicità? Che Leopardi abbia ragione?Ai posteri l’ardua sentenza, intanto noi ci accontentiamo di Pollon ad Alcatraz.

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MARCO ROMOLIdi Giorgio Barassi

MARCO ROMOLI lancia il guanto di sfidasul terreno che fu del surrealismo e dellametafisica e dunque di una fantasiadistorcente, pescando spesso nelleantiche tradizioni e in quel mondoinsindacabile che è quello dei riti e deiracconti del suo Gargano.Le figure, figlie di composizioni accorte edi i t i di i t i i t lidi intrecci di segni geometrici puntuali,rincorrono l’idea del dare corpo all’inventato, al misterioso e irreale. Il suo“Uria” è il richiamo ad una città che paresia esistita sul Gargano la montagna nelsia esistita sul Gargano, la montagna nelmare.Fondata dai Dauni, si narra , nel primomillennio a.C.La tradizione vuole che sia statasommersa dalle acque del Lago di Varanoin seguito ad un terremoto: da essa il lagoavrebbe quindi preso il nome di"Urianum".Al i i di ll l iAl perire tragico di quella popolazionesarebbe dovuto il cupo muggito che ditanto in tanto gli antichi udivano apresagio di cattivo tempo.

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Tutto materiale per giocare col mistero, per dedicarsiall’ aria che lo circonda sospesa plumbea e irrealeall aria che lo circonda, sospesa, plumbea e irreale,come Santa Fantasia vuole. Il suo impegno lo porta adanalizzare anche altre storie della Capitanata e delGargano in particolare.Attingere alla tradizioni, alle leggende, alla sequenzadei “si racconta che…” favorisce l’arma creativa dellasua fantasia di artista , che dribbla la figurazione insenso troppo certo per giocare come si conviene aduno che crea dai sogni .Il di i d l f i di R liIl campo di azione del potere fantasioso di Romoliprende piede in ogni angolo del dipinto, e si legge intutte le sue opere, con piccole allusioni cromatiche,accorgimenti seminascosti e regolarmente cercati daglisguardi attentisguardi attenti.Dispettucci pittorici che innescano domande dellospettatore e ci portano ad un allargarsi della normale oaffrettata visione di un dipinto. E pare che sia proprioquello che lui vuole : innescare un processo disemplice curiosità per quelle strane figure , come atentare di farsele amiche e riconoscerle perfino nelleespressioni più dense di segni e colori, quegli“affollamenti” della tavola in cui gli capita di cadere per

di b l leccesso di benevolenza verso al sua stessa creatura .La vibrante idea che Romoli mette in scena è un sognocolorato, una specie di arricchimento di quello cheinconsciamente arriva fino al pennello di un artistaricco di visuali aperte sugli spazi del colorabile e dell’ricco di visuali aperte sugli spazi del colorabile e dellimpalpabile insieme.

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Le sue figurine si muovono solo se arriva la certezzadel colore a manovrarne la scenadel colore a manovrarne la scena.La folla di personaggi (che lui chiama “S‐personaggi”) è distribuita con una intensità istintivache non dà molto spazio ad interpretazioni difficili:Romoli vuole che la sua scena sia piena come unpmercato orientale, ricca, coinvolgente.Ultimamente capita di vedere alcune sue opere piùlibere, in cui uno o due sono i protagonisti e nientepiù che quei colori diluiti, stesi con un

d l’ d latteggiamento da astrattista e con l’ accortezza delmetafisico .E’ questa l’attuale strada di Romoli, un percorso chesembra restringere lo spazio di azione , rispetto aquelle opere piene di tante figure o a quelle in cuiquelle opere piene di tante figure, o a quelle in cuil’ accidentale accumularsi di oggetti, in un ambitoed una atmosfera di silenzio e mistero, pareva distare di fronte all’ incombenza di un nuovo chespaventa.pQui ed oggi, Marco Romoli libera il campo dall’eccesso e si dedica al dettaglio. A due soli (o unoaddirittura) tra i suoi “S‐personaggi” cheattraggono l’attenzione dei romantici, perché laluna o una notte stellata sono parte integrante deibei sogni.L’ occhio, è vero, vuole la sua parte.Nondimeno la fantasia ne vuole una, ma che siapreponderante e lasci sperare in una creativitàpreponderante e lasci sperare in una creativitàimmortale.

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YOU SEE ME.PERSONAL IDENTITIES IN THE DIGITAL AGE

a cura diPaul di Felice

"Che valore ha oggi il ritratto fotografico d’artista nell’epoca del digitale edei social network in cui tutti diventano ritrattisti “fai‐da‐te”?

Marinella Paderni

selezioni delle opereJim CasperClare Grafik

La facilità tecnica con cui le nuove tecnologie (foto e videocamere HD,smartphones, webcams) consentono di ritrarre se stessi e gli altri in temporeale ha portato in poco tempo all’incremento della fotografia amatorialein cui la costante delle pose delle inquadrature dei comportamentiClare Grafik

Hripsime VisserBas Vroege

in cui la costante delle pose, delle inquadrature, dei comportamentigenera una tassonomia dell’indistinto e dell’indifferenziato che tende adomologare la rappresentazione dell’identità.

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Lo sviluppo del digitale contribuisce in larga misura allaprofusione di un’immaginario sociale in cui l’identità

3.000 Euro di premi nelle categorie'Best Project' e 'Best Single Work'profusione di un immaginario sociale in cui l identità

personale e la percezione di sé vacillano trademoltiplicazione della propria immagine e cultoipertrofico del narcisismo, fluttuando in una instabilitàdei confini corporei e psicologici e nell’esaltazione della

'Best Project' e 'Best Single Work'

Adesioni entro il 28 febbraio 2014

propria immagine pubblica.Non solo, questo nuovo fenomeno di self‐mirroringgenera una “comodità” tutta sociale di costruzione dellapropria identità fondata sullo sguardo degli altri ‐ e non

di l h

http://www.premioceleste.it/

generata attraverso un processo di consapevolezza ‐ chediviene l’àncora esterna per la soggettività.

La consapevolezza di sé nell’immagine fotografica nonnasce da uno sguardo mondano mediatico ma da unanasce da uno sguardo mondano, mediatico ma da unavisione meditativa, un processo di rispecchiamento ealterità che tiene conto anche della relazione tra chiguarda (il fotografo), chi è guardato (il soggetto ritratto) elo sguardo futuro del pubblico. Nell’arte il ritrattofotografico ha conservato quella differenza tra privato epubblico, tra interiorità e esteriorità, distinzione che cadenelle immagini amatoriali esibite sul web e sui socialnetwork, dove il privato è abolito ad uso e consumo del

i “ i i i i ”proprio “esistere e apparire come immagine”.

Il progetto ‘You see me. Personal Identities in the DigitalAge’ indaga le nuove derive del ritratto contemporaneod’artista portato quotidianamente a confrontarsi cond artista, portato quotidianamente a confrontarsi conquesto scenario visivo e a differenziarsi dal ritrattoamatoriale.“

Lallycula

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PLAGIO O LIBERTÀ CREATIVA DELL’ARTISTA?

Frédéric Joignot© 2013 Le Monde/Distributed by The New York Times Syndicate

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Il riutilizzo da parte degli artisti di immagini dellastampa e della pubblicità non è talvolta gradito aistampa e della pubblicità non è talvolta gradito aifotografi che portano il caso in tribunale.

Come distinguere la violazione del dirittod’autore dal «prestito» ispiratore che dà vita auna nuova opera? Chi si appropria diun’immagine, o di parte di essa, dovrebbeprocedere a una trasformazione creativa diquest’ultima ma il giudizio sull’entitàd ll’i è i Il i hi è ll didell’intervento è soggettivo. Il rischio è quello dilimitare la creatività e la libertà di espressione.Negli anni Settanta era stato codificato ilconcetto del «fair use», ma i criteri sui quali sifonda questo diritto creativo continuano a esserefonda questo diritto creativo continuano a essereoggetto di discussione

Il fotoreporter francese Patrick Cariou ha fattocausa all'artista statunitense Richard Prince,accusandolo di aver preso di peso unaquarantina di foto del suo reportage «Yes Rasta»(a sinistra uno degli scatti), modificandole edesponendole nella serie «Canal Zone» (foto ad )destra).I giudici, che in un primo momento avevano datoragione al fotografo, hanno successivamenteribaltato la sentenza: l’artista americano avrebbeinfatti sufficientemente trasformato almeno 25infatti sufficientemente trasformato almeno 25delle fotografie di Cariou.

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La rielaborazione di immagini altrui, manifesti o oggetti diuso comune è del resto la cifra di gran parte delle opere di

le sue fonti e senza chiedere l’autorizzazione all’editore.Ventotto di queste, molto ingrandite, sono state

Prince. Notissima è la sua reinterpretazione dellacampagna pubblicitaria MarlboroÈ un video di Richard Prince, il ricco e famoso artistaamericano. È passato lo scorso 6 giugno sul sito Vimeo,annunciato da un tweet Il gesto è incredibile: Richard

riprodotte, in parte o totalmente, sulle sue tele. Se per lamaggior parte sono graffite, ridipinte, colorate e ritagliate,esse restano molto riconoscibili, una pratica correntedell’arte dell’appropriazione nata negli inizi degli anni ’80.Lo storico dell’arte Camille Debrabant scrive sul numeroannunciato da un tweet. Il gesto è incredibile: Richard

Prince cosparge di benzina e poi brucia in diretta uno deisuoi quadri, «Graduation», un grande collage su telaraffigurante un rasta dal viso macchiato di blu che tiene inmano una chitarra elettrica. Questo lavoro aveva già fatto

Lo storico dell arte Camille Debrabant scrive sul numero23 della rivista «Figures de l’art»: «Questi artistigiustificano la natura ibrida delle loro opere (...),accomunate da un uso della fotografia che consiste nel“prendere”, inteso nel senso letterale di “appropriarsi”mano una chitarra elettrica. Questo lavoro aveva già fatto

il giro di internet in maggio, perché apparteneva alla seriedi cinque opere dell’artista oggetto di un clamorosoprocesso legale intentato dal fotografo francese PatrickCariou.

prendere , inteso nel senso letterale di appropriarsidelle immagini di altri». Appropriandosi di immaginitrovate sui giornali, nell’arte popolare e nella pubblicità,universi che essi considerano come archetipi, nemodificano il significato, apportando una nuova visione

Oggetto del contendere? Trenta grandi collage fotograficisu tela con sfondi di color ocra, rosso o blu. Graffiti eridipinti da Richard Prince, i collage mostrano rasta eprovocanti donne nude. Alcune tele ricordano, in versionetrash «Les Demoiselles d’Avignon» di Picasso altre si

critica e artistica.Allo scopo di denunciare l’uso pubblicitario dell’immaginefemminile, l’artista americana Barbara Kruger ha così, nel1982, ritagliato un viso femminile da una rivista che hadilaniato come in uno specchio rotto scrivendo tuttotrash, «Les Demoiselles d’Avignon» di Picasso, altre si

presentano come ampi ritratti fotografici in bianco e neroattraversati da colpi di pennello. La serie, esposta nel2007 sull’Isola di Saint‐Barthélemy e poi, nel 2008, allagalleria Gagosian di New York, si intitola «Canal Zone». Il

dilaniato come in uno specchio rotto, scrivendo tuttointorno a lettere cubitali nere: «Non sei tu».Richard Prince, per parte sua, si è fatto conoscere«rifotografando» una foto dell’attrice Brooke Shieldsall’età di 10 anni, oliata, nuda e truccata, scattata nel 1975galleria Gagosian di New York, si intitola Canal Zone . Il

suo successo è immediato: una delle tele è venduta per2,43 milioni di dollari (1,86 milioni di euro).Per realizzare «Canal Zone», Richard Prince si è«appropriato», per sua stessa ammissione, di un gran

all età di 10 anni, oliata, nuda e truccata, scattata nel 1975da Gary Gross per la rivista «Playboy». Richard Prince l’harinominata «Spiritual America», titolo preso in prestitodalla fotografia di Alfred Stieglitz di un cavallo legato ecastrato, e l’ha esposta in una cornice dorata dozzinale.

numero di fotografie del libro di Patrick Cariou Yes Rasta(PowerHouse Books, 2000). Senza avvertire, senza citare

Nel 1999 quest’opera è stata venduta per 151mila dollari(116mila euro) da Christie’s.

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Richard Prince ha anche legato la sua reputazione dienfant terrible della riappropriazione rifotografando delle

l’herbe» di Manet (1863), che fu fortemente ispirato dauna stampa di Marcantonio Raimondi (1480‐1534) che

pubblicità Marlboro che mostravano dei cowboy a cavallo.Una di queste stampe, «Untitled (cowboy)», diventataoggi una delle icone dell’America, è stata venduta per 3,4milioni di dollari (2,6 milioni di euro) nel 2008. QuandoJi K t il f t f h li t l

riproduceva un’opera perduta di Raffaello, «Il giudizio diParide». In un gesto costitutivo della loro arte, irappresentanti della Pop art Andy Warhol e RoyLichtenstein hanno ripreso anche loro, su serigrafie e tele,i i i d ll bbli ità d i f tti l d lJim Krantz, il fotografo che aveva realizzato la campagna

della Marlboro, ha visto al Guggenheim di New York le suefotografie modificate, ha dichiarato di non sapere se«esserne fiero» o considerarsi «un idiota».Venuto a conoscenza dell’utilizzo in «Canal Zone» delle

immagini della pubblicità e dei fumetti, colorandole,modificandole.La tradizione è antica, ma negli anni ’70 i tribunali, inparticolare negli Stati Uniti, si sono dovuti confrontare conuna questione difficile: come distinguere la pura eVenuto a conoscenza dell utilizzo in «Canal Zone» delle

sue foto di rasta, Patrick Cariou ha citato in giudizio siaRichard Prince sia il gallerista Larry Gagosian, uno degliuomini forti del mercato dell’arte contemporanea. «Hopassato sei anni in Giamaica con i rasta che vivono alla

una questione difficile: come distinguere la pura esemplice violazione del diritto d’autore dal prestitoispiratore che dà vita a una nuova opera d’arte? «Il dirittod’autore e la libertà artistica sono sempre stati intensione», spiega la giurista June Besek, direttrice

macchia, sulle montagne», spiega il fotoreporter, «c’èvoluto del tempo per convincerli e per comporre i mieiritratti. Non sono contrario al fatto che degli artistiridipingano o ritaglino delle foto, comprendo le loro

ti h i tit ì i t t

esecutiva del Kernochan Center for Law, Media and theArts (Columbia Law School, Stati Uniti). «Il diritto d’autoreè il motore della libertà d’espressione e la sua protezioneincoraggia la diffusione delle opere, ma non dovrebbe

li it l lib tà di i di ipratiche, ma mi oppongo a un prestito così consistente».Patrick Cariou non immaginava, attaccando RichardPrince, di innescare una reazione a catena che avrebbecoinvolto le gallerie, i musei e le agenzie fotografiche delmondo intero Al centro della controversia il ruolo del

comunque limitare la libertà di creazione e di espressione:sarebbe contrario al primo emendamento dellaCostituzione degli Stati Uniti».Per separare il grano dal loglio, la giustizia americana hacreato il concetto di «fair use» Codificato dal Copyrightmondo intero. Al centro della controversia il ruolo del

prestito nell’arte e il nuovo status delle immagininell’epoca dello tsunami visuale che è diventato internet.La storia dell’arte è costellata di opere «alla maniera di»,«ispirate a», citazioni e copie di opere anteriori. Se ne

creato il concetto di «fair use». Codificato dal CopyrightAct americano nel 1976, questo concetto permette algiudice di determinare, attraverso quattro criteri, se ilprestito sia o meno «leale». Il primo criterio, il piùimportante, concerne «la finalità e il carattere» del

nutre. Gli specialisti citano sovente «Le déjeuner sur riutilizzo dell’opera originale.

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«Si tratta di sapere se la nuova opera “trasformi” la prima,cioè se ne cambi la “natura”, il “significato” e il

(282mila euro).Durante il processo, Jeff Koons aveva sostenuto di aver

“messaggio”», spiega la giurista Séverine Dusollier, che hastudiato il caso Cariou‐Prince per il Centre de rechercheinformatique et droit (Crid) dell’Università di Namur(Belgio). La trasformazione è un concetto chiave: perché ilprestito sia considerato legittimo occorre che l’artista

realizzato una «parodia» della cartolina, creando in talmodo un’opera di «natura diversa». La corte avevatuttavia contestato questo argomento: «è difficiledistinguere la parodia dalla fotografia stessa» avevadichiarato sottolineando le forti somiglianze tra laprestito sia considerato legittimo, occorre che l artista

abbia creato una nuova opera.

Il secondo criterio rimanda all’universo artistico: il «fairuse» è tanto più facilmente riconosciuto se la nuova opera

dichiarato sottolineando le forti somiglianze tra lacartolina e la scultura. Jeff Koons era stato condannatoper uso sleale dell’opera di Art Rogers.

Nel corso di un secondo processo intentato nei confrontip pappartiene a un’altra disciplina rispetto a quella presa inprestito. Il terzo è legato all’estensione del prestito: la«parte utilizzata» non deve essere troppo ampia.Il quarto punto si basa su considerazioni di carattere

pdi Jeff Koons quindici anni più tardi, la giustizia precisòulteriormente la definizione del «fair use».Per realizzare «Niagara» l’artista aveva utilizzato unafotografia di Andrea Branch pubblicata sulla rivista

commerciale: perché si tratti di «fair use» non bisognache la nuova opera disturbi il «mercato potenziale» diquella che è stata modificata.

Il processo intentato nel 1991 all’artista americano Jeff

«Allure», due gambe nude con sandali di Gucci. L’avevaingrandita e integrata in un collage su tela cherappresentava diverse paia di gambe sullo sfondo dellecascata del Niagara.Nel 2006 la corte di New York riconobbe in questo caso ilIl processo intentato nel 1991 all artista americano Jeff

Koons ha permesso di definire più precisamente questoconcetto di «fair use». Jeff Koons era stato attaccato dalfotografo americano Art Rogers, autore di una famosacartolina in bianco e nero che ritraeva un’anziana coppia

Nel 2006, la corte di New York riconobbe in questo caso il«fair use» stimando che Jeff Koons avesse utilizzato la fotoritagliata come «materiale grezzo» e che il suo lavorofosse «altamente trasformatore».

ppcon otto cuccioli.Senza chiedergli l’autorizzazione, Jeff Koons avevarealizzato una scultura in legno policromo di 37 cmd’altezza che riproduceva fedelmente quest’immagine,

Il processo del famoso caso Cariou contro Prince ha avutoluogo il 18 marzo 2011, davanti a una corte federale diNew York. Quando il giudice Deborah A. Batts ha chiestoall’artista se avesse «cercato di creare qualcosa con un

con una sola differenza: gli animali erano blu. Ne avevavenduti all’epoca tre esemplari per 367mila dollari

significato o un messaggio nuovo» questi ha risposto«no».

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Il giudice ne ha logicamente tratto le conseguenze:constatando che la trasformazione delle foto di Patrick

h h l’

conclusione, il giudice stima che l’artista abbia fatto unuso «leale» e creativo delle 25 fotografie. Cinque di esse,

l d d dCariou era «minima», ha ritenuto che l’artista non avesseapportato una reale trasformazione al lavoro delfotografo. Il pittore e la galleria Gagosian, che avevaesposto «Canal Zone» nei suoi locali di Manhattan, sonostati condannati a consegnare la serie a Patrick Cariou che

invece, sono state rinviate al primo grado di giudizio peressere ristudiate. Patrick Cariou ha deciso di portare ilcaso davanti alla Corte Suprema.

Questa decisione mitiga e rilancia la polemica Da unstati condannati a consegnare la serie a Patrick Cariou cheavrebbe potuto disporne a piacere la distruzione.

Patrick Cariou non ha però avuto il tempo di entrare inpossesso delle opere: in appello, lo scorso 24 aprile, la

Questa decisione mitiga e rilancia la polemica. Da unmese, i partigiani di un «fair use» meno rigoroso e idifensori del diritto d’autore dei fotografi si affrontano.«Dovrebbe essere fissato un criterio più affidabile e meno[soggetto] alle incertezze della “trasformazione” perp p pp , p ,

corte di New York ha infatti in parte invalidato quellasentenza. Il giudice Barrington D. Parker che durante laseduta istruttoria aveva definito l’eventuale distruzionedelle opere di Prince un atto degno «degli Unni o deil b h ff h d ll d h d

[ gg ] pdefinire l’utilizzo leale», afferma l’avvocato franceseAurélie Pacaud. «Come possono dei magistrati pretenderedi giudicare tutte le forme d’arte, il cui apprezzamento èsempre soggettivo? Sembra ingiusto lasciarli decidere daltalebani», ha affermato che 25 delle opere di Richard

Prince «manifestano un’estetica totalmente diversa» dallefoto di Patrick Cariou: «Là dove i ritratti e i paesaggi serenie ben composti delle foto di Cariou riproducono labellezza naturale dei rasta e del loro ambiente i lavori

soli».

Negli Stati Uniti, molti artisti, galleristi e personale deimusei temono che in avvenire tutte le forme diappropriazione susciteranno dei processi: si auguranobellezza naturale dei rasta e del loro ambiente, i lavori

crudi e sconvolgenti di Prince sono agitati e provocatori».Il giudice stima inoltre che le opere di Prince noncostituiscono «una minaccia per il mercato potenziale»delle foto di Patrick Cariou perché non si rivolgono allo

appropriazione susciteranno dei processi: si auguranoquindi che i criteri del «fair use» siano considerevolmenteammorbiditi. Il loro portavoce è Anthony Falzone,ricercatore universitario presso la Law Schooldell’Università di Stanford. Questo avvocato della Andyp g

stesso pubblico: durante il vernis‐ sage della serie «CanalZone» furono invitati personaggi come Beyoncé, Jay‐Z,Angelina Jolie, Brad Pitt e Robert De Niro e la venditatotalizzò alla fine 10,4 milioni di dollari (8 milioni di euro).

yWarhol Foundation for the Visual Arts, che ha sempredifeso Richard Prince, ritiene che la decisione in appellorappresenti «una vittoria per un intero genere dell’artemoderna». Secondo lui, bisogna andare oltre allargando la

Patrick Cariou, invece, ha guadagnato appena 8miladollari (6.140 euro) sulle vendite del suo libro Yes Rasta. In

libertà di utilizzo delle immagini.

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A Parigi, il gallerista Daniel Templon ritiene, anche lui, chef

radicale. «Richard Prince non ha che da andarci lui af àallo stato attuale il «fair use» sia un criterio troppo

vincolante: a suo avviso gli artisti dovrebbero poterutilizzare in piena libertà le immagini dei fotografi acondizione, ovviamente, che l’opera non contenga un«messaggio astioso o contrario alla legge»

scattare delle foto dei rasta se vuole ridipingerli. Capirà ladifficoltà dei reporter, i rischi che corrono, il talento di cuidanno prova. In questo caso, si ha l’impressione che unartista ricco e famoso abbia tutti i diritti sul fotografo pococonosciuto«messaggio astioso o contrario alla legge».

«Trovo che questo sia un dibattito d’altri tempi, dice.Siamo nell’epoca di internet e tutte le immagini delmondo sono di libero accesso. Che queste costituiscano

conosciuto.

È il vaso di coccio contro il vaso di ferro». Yan Morvanlavora attualmente con un noto street artist che gli hachiesto di poter riprodurre su tela le sue foto di gang.q

una materia prima per giovani artisti che vivono giànell’epoca del sampling in musica, mi sembra evidente».

I fotografi, naturalmente, sono di tutt’altro avviso. Alain

p p g gCome hanno proceduto? «Conosco la difficoltà difotografare bande come quella dei Requins vicieux!»spiega il pittore che desidera mantenere l’anonimato. «Hofatto un accordo con Yan. Lo citerò sulla tela e gli verserò

Mingam, ex redattore capo dell’agenzia Gamma, difenderisolutamente i fotoreporter.«Oggi, con la scomparsa delle grandi riviste di immagini, ifotoreporter hanno già grandi difficoltà a vivere del loromestiere» sottolinea «considerano sleale essere

la metà dei diritti dopo la vendita». Un uso leale, inqualche modo.

mestiere», sottolinea, «considerano sleale esseresaccheggiati, perché sono loro che fissano alcune dellegrandi immagini dell’epoca. Alcuni di loro sono ormairiconosciuti come artisti, esposti in gallerie.È in gioco lo status della fotografia, non è un’arte minore.g g ,Con una fotografia si passa spesso dall’istante decisivo, dicui parlava Henri Cartier‐Bresson, al quadro decisivo».

Yan Morvan, che è stato reporter di guerra e che halavorato vicino alle gang urbane, si mostra ancora più

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MY-YSTERIA

la follia della poesia la poesia della follia di Maria Rita Montagnani

Non c'è follia senza mistero, e la mente umana neè l'emblema, così come non c'è mistero senza una

movimento, nel segno della contemporaneità edella sua qualità espressiva in tutte le sue formeè l emblema, così come non c è mistero senza una

recondita o palese follia, la vita stessa ce loinsegna anche attraverso il suo diretto opposto.Questo spettacolo‐evento vuole mostrare alpubblico che anche nella contemporaneità è

della sua qualità espressiva in tutte le sue formeartistiche. Per i contenuti non solo teatrali che lospettacolo MY‐YSTERIA porge al pubblico,in uncontesto di contaminazione e intreccioespressivo,esso rappresenta una forma per molti

ancora possibile esprimere pensieri e forme d'arteche possano operare grande suggestione eimpatto emotivi. Il progetto MY‐YSTERIA riguardauno spettacolo teatrale a carattere

ltidi i li i i t ll ti l

versi originale e anche innovativa del farsispettacolo, non dell'azione scenica,bensì delpensiero creativo,delle sue pause,dei suoisilenzi,dei sospesi emotivi attraverso ciò che sid h l i d tt iòmultidisciplinare, imperniato sulla particolare

commistione tra parola‐immagine‐ suono‐vede e che non solo si guarda e attraverso ciòche si sente e che non solo si ascolta.

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Il nucleo fondante del progetto è qui rappresentato' ( ) è fdall' (h)YSTERIA, che è appunto quella follia oltre‐

umana che muove ogni energia creativa verso unaforma d'arte, rappresentando allo stesso tempo ancheun insondabile mistero. E' appunto da questo misteroche origina lo spettacolo dall'enigma della menteche origina lo spettacolo, dall enigma della menteumana, di cui la follia e la poesia rappresentano laluce abbacinante e allo stesso tempo una fittaoscurità. La fotografia insieme alla musica e alla danza,cercano di diradarne le trame, rendendole oltremodo,ancor più enigmatiche e suggestive. MRM

Dipendiamo da quel tonfo leggero dell'anima chericade su se stessa. Dipendiamo da quel dolorososussulto della vita che crepita come il legno divoratodal fuoco. Dipendiamo da quel fatale desiderio di unamancanza che riveli la nostra presenza, il nostroessere attraverso ciò che non abbiamo o non abbiamo C l h tessere attraverso ciò che non abbiamo o non abbiamopiù. Tutte le cose che si stringono, costringono,imprigionano, legano la mente nel punto in cui essa èveramente libera. Così l’anima si annoda. Così la folliadiventa angelo e demone e la vita e la morte sono le

Come luoghi sconsacrati,sfuggiti al clangore della vita,invasi d'erba e silenzi antichi,inestirpabili, restiamo chiusid t l

gali che essi si scambiano. Essere ovunque e in nessunluogo allo stesso tempo, quando il tempo non esistepiù.

dentro un sogno polveroso,aspettando che un mattinoci porti via da queste lacrime.

M l RMilo Rossi Milo Rossi

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MY-YSTERIA AL TEATRO MIELA DI TRIESTE

“Dipendiamo da quel tonfo leggero dell'anima che ricade su se stessa."

Inizia così, con questa prosa poetica di Milo Rossi, poeta toscanocontemporaneo, lo spettacolo "MY‐YSTERIA, la follia della poesia – lacontemporaneo, lo spettacolo MY YSTERIA, la follia della poesia lapoesia della follia." che ha debuttato domenica 4 novembre al TeatroMiela di Trieste.Il progetto, ideato dal critico d'arte Maria Rita Montagnani, ha condottolo spettatore dentro i luoghi della mente, dove la follia genera ed ègenerata.La poesia di Milo Rossi , fulcro di tutto lo spettacolo, è entrata ed uscitada queste luoghi attraverso la voce della stessa Montagnani, una vocecalda, dirompente, non costruita, emozionata ed emozionante. Ciò che

l i è t t t li tt t iprovava lei è stato trasmesso agli spettatori.La poesia di Milo Rossi è intensa, profonda e drammatica come ce nesono poche. Milo Rossi costruisce mondi, fatti di chiaro‐scuri, di luce edi ombre, di amore e di morte. Sono voli e cadute di una mentelabirintica che trattiene tutte le passioni e le paure per poi creare deilabirintica che trattiene tutte le passioni e le paure per poi creare deitesti che penetrano come pugni nello stomaco e non ti lasciano più.Una follia di luoghi fisici claustrofobici, gli ex manicomi, le fabbricheabbandonate, i cimiteri e una solitudine di spazi aperti, il cielo, il mare,luoghi apparentemente contrastanti, ma che in realtà sono il veri luoghidel pensiero e del pensare, fatti di oggetti dimenticati, abbandonati inqualche ansa della mente, fatti di una vita che non è quella umana, maè volo di uno stormo che diventa quasi l'occhio di mille occhi dellamente, di foglie che fremono, di statue che vanno oltre la vita.M i ti d l t lti d li hi di d f t fi i liMovimenti del tempo colti dagli occhi di due fotografi eccezionali comeLuca Lupi e Lidia Giusto. Nei loro scatti non c'è solo bravura, c'è anima.

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Il nastro, l'anello e il braccialedi t il fil lrosso diventano il fil rouge sul

quale si muove , prima comebambola, per esplodere in unadanza finale, dove il rossoacceso della passione laacceso della passione laconduce alla vita contro lamorte della mente. Il gestodella caduta della sedia, quasi avoler allontanare da sè lacostrizione su cui essa ècostretta a sedere èemblematico.

T tt l tt l è t tTutto lo spettacolo è statotenuto in mano dalla registaLetteria Giuffrè Pagano in modomagistrale, creando, attraversole luci e della scelta della

Davide Coppola, giovanissimo compositore triestino, è riuscito a creare un tappetosonoro che ha colto l'essenza della poesia e delle fotografie. Singoli suoni, che via via,come sinapsi, si uniscono a grappolo ed esplodono in musiche sospese, fluttuanti, di

le luci e della scelta dellatecnica di allestimento, quelcosmo, fatto di un sognolacerato e lacerante, ma vivo,dentro il quale si è mosso lo

un misticismo interiore a tratti lentissime (momenti statici della mente), a trattiveloci, dove il dinamismo si sviluppa in danze fatte di ostinati che sorreggonomelodie che diventano vortici dentro i quali si muove la follia. I quattro quadri didanza, firmati dal trio Ambra Cadelli, Giovanna Cavan, Ombretta Miccoli hanno datoi ll f lli U f lli li h i f d l à

spettacolo.Una forma d'arte atrecentosessanta gradi, fatta di"vera arte".

vita alla follia. Una follia alienata che si muove come un fantasma dentro una realtàfatta di vuoto e che si ritrova dentro se stessa e rivive indossando la vita. Maria  Rita Montagnani

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Sono stata invitata da Maria Rita Montagnani at i l tt MY YSTERIA ll’ t t

Così inizia il percorso di MY‐YSTERIA. Volevamo da subitot i t i i di i li i tpartecipare al progetto MY‐YSTERIA nell’estate scorsa.

Conoscevo Maria Rita da poco, prima di allora avevo avutocon lei solo alcuni incontri, in cui però avevo già colto unacerta sensibilità e lo sguardo acuto. Nel corso di quellebrevi discussioni intorno “alle cose dell’arte” avevo fatto

una scena contaminata, in cui diversi linguaggi potesserotrovare una dialettica comune al servizio dell’idea cardine.Devo dire che il nucleo era già forte: il tema della follia,per quanto più volte trattato, è imprescindibile per chi sioccupa di arte La parola poi calda dirompente maibrevi discussioni intorno alle cose dell arte , avevo fatto

vedere i miei lavori alla critica appena conosciuta, le sueconsiderazioni mi sono sembrate puntuali e profonde.

Forse una certa attenzione alla parola poetica, per i

occupa di arte. La parola poi, calda, dirompente, maibanale o scontata. Non è facile però portare sulla scenatesti poetici. La poesia ha bisogno di pazienza, di ascolto,di solitudine. Come rendere efficace una lettura di poesieperché non restasse, per lo spettatore, una semplice

contenuti e i significati nascosti al di là delle sempliciapparenze, la ricerca della verità nella vita comenell’espressione artistica, sono le cose che hannostimolato maggiormente le nostre discussioni e creato il

ti h h t t i ll ll b i l

lettura di poesie? Dal punto di vista registico questa è statal’incognita maggiore.Lavoro sulla scrittura da molti anni, nei miei lavoriinserisco spesso segni grafici, calligrafie, parole. Nell’attesadi li il i t l t h tt llmagnetismo che ha portato poi alla collaborazione per lo

spettacolo.

La mia formazione per certi versi potrebbe sembraremolto articolata: la pittura da una parte la

di cogliere il movimento, quel momento che permette allaparola di diventare segno, di‐segno, traccia e di nuovoparola. Superfici in cui i significati insiti dentro le parole diuna lingua diventano non più lingua ma linguaggio,arcaico misterioso incompleto La calligrafia diventa oramolto articolata: la pittura da una parte, la

sperimentazione di nuovi linguaggi e il teatro dall’altra. Leforme “esterne” dell’espressione artistica, eterogenee e avolte contrastanti, non sono d’ostacolo al contenutoprimigenio della ricerca, tutt’altro. Sin da giovanissima mi

arcaico, misterioso, incompleto. La calligrafia diventa orasegno ora forma ora traccia e memoria di un passatosospeso, reperto trovato chissà dove o un oracolo che cisvela qualcosa di noi. Attraversando una babele di segni, lacalligrafia sulla superficie della tela diventa irriconoscibile,

piaceva spaziare tra le arti, mettendole in pratica alcune,assaporandone da spettatrice altre. Sicuramente l’ideadella Montagnani di portare sulla scena qualcosa chesolitamente è riservato alle sale espositive o alla carta

i h i l l

un non‐linguaggio. Qui c'è il sapore del mistero, l'incontrocon il non‐conosciuto. L'ambivalenza è sempreprepotentemente presente. Le molteplici chiavi di lettura, idiversi livelli di comprensione sono ancora più importanti

ll l d l’ di iùstampata, mi ha stimolata a provare, ancora una volta, unmodo nuovo di creare spettacolo, di fare teatro.

nella scena teatrale, dove l’arte diventa ancora più“spuria”.

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Questo il mio approccio al progetto MY‐YSTERIA, comeregista ho cercato di valorizzare il rapporto tra le forzemesse‐in‐scena e a porgere al pubblico quella riflessionepoetica contemporanea che qui ci è suggerita delleindimenticabili parole del poeta Milo Rossi. E ancora ilcontrappunto tra questo e i corpi delle danzatrici, cheiscrivono i loro movimenti in un diagramma tra vuoti epieni tra il componimento musicale suggestivo e frescopieni, tra il componimento musicale, suggestivo e fresco,e le immagini dense dei due fotografi Luca Lupi e LidiaGiusto.La scena teatrale diventa il luogo del silenzio, non quelsilenzio fatto di vuoto, ma un silenzio denso, sospeso nelsilenzio fatto di vuoto, ma un silenzio denso, sospeso neltempo e nella memoria. Il viaggio dello spettatoreprende vita tra i silenzi e le note del pianoforte cheaccompagnano l’apparire e lo scomparire delleimmagini. In questo la parola di Milo Rossi si innestacome una linfa, riempie l’attimo sospeso di unavibrazione antica, sensuale, tragica. La voce è di MariaRita Montagnani. Tutto è misurato, in un equilibrio chealla percezione dello spettatore assume la forza di unafoglia d’autunno mossa dal vento leggero che sta perfoglia d autunno, mossa dal vento leggero, che sta perstaccarsi al ramo. E i primi freddi irrompono con la forzadell’inevitabile ciclo del tempo, ma la foglia resiste equando va via lo fa nella certezza della rinascita. Così lavita e la morte si avvolgono in un sensuale abbraccio chevita e la morte si avvolgono in un sensuale abbraccio cherabbrividisce. Per me il teatro ha senso quandocatapulta lo spettatore in un luogo intimo, accogliente erischioso. E MY‐YSTERIA lo è.

Letteria Giuffrè Pagano

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The Others è un innovativo progettoespositivo internazionale dedicato all’artecontemporanea emergente.

I protagonisti di The Others sono tutti glioperatori, profit e no‐profit, che lavoranocontinuativamente su programmi dedicati agiovani artisti: gallerie nate dopo il 1 gennaiogiovani artisti: gallerie nate dopo il 1 gennaio2009 e, indipendentemente dalla data dellapropria apertura, centri no‐profit, associazionie fondazioni, collettivi di artisti o curatori,artist‐run‐spaces, progetti editoriali, premid’arte, residenze per artisti, scuole eaccademie d’arte, librerie che si occupano diarte, spazi di design giovane ed autoprodotto,grafica d’artista che si incontrano a TheOth li f ll itàOthers per realizzare un focus sulla comunitàglobale dell’arte emergente.

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Una piattaforma espostiva unica nel suo genere, nata perriunire la molteplicità delle realtà che operano per la

presentazioni, performances teatrali e musicali, proiezionivideo musica dal vivo e dj set – e di bar e punti ristororiunire la molteplicità delle realtà che operano per la

promozione degli artisti più giovani, realtà differenti pertipologia, obiettivi, programmi e mezzi espressivi – cuiraramente sono dedicate iniziative di promozionecollettiva – ma tutte accomunate dallo spirito di ricerca e

video, musica dal vivo e dj set – e di bar e punti ristoroorganizzati negli ex laboratori che si affacciano sulgiardino centrale, Le Nuove rappresentanol’imprescindibile luogo di incontro e ritrovo di tutti gliartlovers e del pubblico più giovane, il cuore pulsantep

di valorizzazione delle energie creative emergenti. Unasignificativa occasione di visibilità e al contempo unfondamentale luogo di incontro e di scambio diesperienze, contatti e progetti; confronti che sono allab d ll l d k f l d

p p g pdella settimana dell’arte contemporanea torinese.

Fin qui la storia, ora l’attualità ed il futuro.

l llbase dello siluppo di network professionali e attivatori divirtuose sinergie fondamentali per la crescita dell’interosistema artistico contemporaneo.

Ideato per i giovani espositori in termini di qualità ed

Via Paolo Borsellino, 3 Torino

La fiera quest’anno ha deciso di scommettere sulla cura esulla ricerca qualitativa dell’intero progetto; il rapportocon la direzione artistica – composta da Olga GambariIdeato per i giovani espositori in termini di qualità ed

accessibilità, The Others è quindi un osservatorioprivilegiato sulla creatività emergente internazionale, unluogo di proposta culturale accogliente, sperimentale,anticonvenzionale.

con la direzione artistica – composta da Olga Gambaridirettore e da un comitato scientifico formato da RobertaPagani e Stefano Riba – è un confronto volto ad avere ilmigliore risultato possibile comune.

Una sede affascinante – l’ex carcere Le Nuove – e orari diapertura serali – dalle 18.00 alle 01.00 – completano unaformula che si è affermata come nuovo format di

BOOM! METTI IN CRISI

The Others, per sua natura, esplora nuovi territori, cercadi porsi come avamposto, come antenna. E quindi non si

promozione dell’arte e al contempo offrire al pubblico ilrinnovato piacere della scoperta delle voci più nuove edelle energie più prorompenti del panorama artistico.

Dotata di una performing area allestita nell’affascinante

spaventa di dichiarare che la formula tradizionale dellefiere rischia di essere un concetto anacronistico, che nonregistra la vera situazione del sistema dell’arte emergente.Così The Others cambia pelle, con coraggio e un pizzico difollia e dà ascolto a tutte quelle realtà per le quali è nataDotata di una performing area allestita nell affascinante

teatro dell’ex‐carcere – sede deputata per incontri,follia, e dà ascolto a tutte quelle realtà per le quali è natae alle quali si rivolge.

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Protagonisti sono gli spazi dinamici e vitali, i veriincubatori della creatività intesa in senso aperto cheincubatori della creatività, intesa in senso aperto, chestanno alle regole del gioco e si mettono in gioco. Aloro ci rivolgiamo, quelli cercavamo, e per quellidiventiamo qualcosa che non è più una fiera, ma unhappening culturale costituito da un insieme di mostree abbandonando definitivamente la parola “stand”.Così si fa BOOM!, e così si respinge l’idea di crisi, cheattanaglia, che pronunciano tutti, che blocca ogni cosa.The Others ci crede, e invita ciascuno a presentare la

i id di BOOM! dpropria idea di BOOM!, proponendo un progetto, unartista, un lavoro.A ogni espositore viene chiesto di dare un titoloall’allestimento che presenta all’interno della cella a luiriservata Sarà una parola che diventerà ulterioreriservata. Sarà una parola che diventerà ulterioredeclinazione del tema di The Others. Quel BOOM! chevuole essere una risposta alla crisi, all’immobilismo, allalamentela costante (sui dizionari, tra i contrari dellaparola “crisi”, appare proprio Boom). Opporre artisti,progetti, opere, curatori e operatori diversi alla crisi.Per metterla in crisi, semplicemente creando un luogopieno di energia, proposte, ricerca. Che è ciò che cipiace dell’arte; la sua possibilità infinita di riflettere,

i i i fsovvertire, proporre pensiero e inventare futuro.E allora BOOM!

The Others è promosso dall’ Associazione The Others eThe Others è promosso dall Associazione The Others eorganizzato da Ventundodici Srl.

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MATTHIAS BRANDES MARIO BRANCA

ARCANGELO CIAURRO

Tre artisti per un percorso attraverso il caos e la bellezza. Treautori che accompagnano lo spettatore alla scopertadell’armonia all’interno del caos e, allo stesso tempo,dell’ordine intrinseco nella casualità della natura.

Sono caos puro gli alberi di Arcangelo Ciaurro. Grovigli dicolore e di materia che parlano della via lattea e di brulicantii i ll l i C t iti hi ffi dmicrocosmi cellulari. Costruiti a macchie e graffi, seguendo un

ritmo tutto emotivo, raccontano storie primordiali intessutedi un ordine superiore che l’artista ci rammentacontinuamente, scegliendo rigorosamente supporti che sianoperfettamente quadrati.perfettamente quadrati.E’ invece un ordine quasi geometrico, per certi versi marziale,quello che Mario Branca impone alle sue schiere metallichedi girasoli, alle sue piante dalle fioriture parallele esimmetriche. Eppure quelle piante sono vive, respiranti,dotate di un’anima. Talvolta fatate e poi, improvvisamente,crudeli, con quelle foglie affilate come lame pronte a colpire.

E poi c’è il mondo di Matthias Brandes, un mondo scabro,d ll’ i bil i t t it li t

A CURA DI ALESSANDRA REDAELLI

17 NOVEMBRE ‐ 29 DICEMBRE 2013i b b h dall’apparenza immobile e pietrosa, costruito a olio e tempera

su tela. Lì, tra quelle case assiepate, tra quegli alberi compatticome monoliti, l’ordine e il caos si alternano, sicontraddicono, giocati nel contrappunto tra il rigore dellegeometrie e dei volumi giotteschi e la follia della costruzione

Inaugurazione sabato 16 novembre h: 18 – 21

geometrie e dei volumi giotteschi e la follia della costruzionee della scansione spaziale. Un contrappunto dagli equilibriunici, dalle perfette armonie.v.le Sant’Antonio 59/61 Varese 

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Tina Sgròrosso di sera ‐ 2013

acrilico su tela ‐ 90x130 cm