Esiste un mondo dove tutto ciò chevivi, senti, provi e immagini

ti nutre l'animae ti cura il cuore dal grigiore

e dalle intemperieche la vita reale ti crea e vivi....

Tu sei riuscita a fare ciò con i tuoi librie i tuoi mondi sono luoghi in cui è

sempre un piacere tornare....aspettando i tuoi nuovi mondi...

by Debora

CAPITOLO 1

“Ehi piccola, va meglio?”.“Insomma”, mi soffio il naso con unfazzolettino di carta ormai logoro, masono talmente stravolta dai postumidell’influenza che non ho la forza dialzarmi per gettarlo nel cestino. Loappallottolo alla bene e meglio e loinfilo nella manica del pigiama.Mi ritrovo sopra le gambe un vassoiobianco con le stecche e una colazione daleccarsi i baffi, il problema è che io nonho fame. Per niente!Cerco di reprimere un conatoosservando il bicchiere di succo allapesca e un piccolo pancake, a fianco delquale è poggiato il barattolo di sciroppod’acero.

Vengo incitata a mangiare: “Dai, almenoun assaggio prima che vada al lavoro”.Faccio un bel respiro e prendo in manoforchetta e coltello, taglio il cibo e loporto alla bocca con lentezza, il minimoprofumo che riesco a percepire dallenarici ancora intasate, mi fa appoggiarela schiena alla testata del letto esbuffare: “Mi spiace, non ce la faccio”.Lascio cadere le posate nel piatto eguardo il copriletto.“D’accordo” il materasso si muove sottodi me “Ci vediamo più tardi”.“A dopo papà”.Sola nella mia stanza, fisso il tabellonedi sughero: è vuoto.Ho sostituito il vecchio quando sonotornata a casa da papà, Marna e il

piccolo Jack.Niente deve ricordarmi quello che èaccaduto, nemmeno i momenti più bellitrascorsi con i miei amici.Quella era la “vecchia Jewel”, e nonesiste più.Scosto il copriletto e mi metto sedutacon le gambe penzoloni, le frecce giallesono ancora sul parquet a contrassegnareil tragitto che porta al muro, dove unavolta era appesa la mia gigantografia.Marna non ha voluto toglierle, volevaaddirittura incollarle, ma io e papà cisiamo ribellati all’unisono e lei, perfortuna, ci ha dato ascolto.Rimango appoggiata al muro delladoccia lasciando l’acqua calda scorreresul mio corpo per un tempo infinito,

perdendomi nel suono dello scroscio.Quando esco m’infilo un accappatoiorosa a pois bianchi e corro in camera arecuperare il cellulare: Moves LikeJagger suonerà almeno trenta volte in ungiorno.“Buongiorno J!”.Ed ecco la mia Brittany, con ilbuonumore a portata di mano.“Ciao” mormoro.“Stai meglio?”.“No”.“Ancora l’influenza?”.“Solo un grosso raffreddore”.“Ci vediamo questo week end? Io e Janetorniamo in città”.“Si, ok”.“Non essere troppo entusiasta, mi

raccomando!”.Riesce a strapparmi un flebile sorriso“Va bene Brit, non vedo l’ora”mormoro.“Oh la mia J è tornata” sbuffa prima dicambiare il tono di voce, da allegro acupo “Senti, piccola J, seriamente, comestai?”.“Normale”.“Che vuol dire normale?”.“Di merda”.“Capito! Non voglio rubarti altro tempo,che fai oggi?”.“Al lavoro e dalla mamma”.“Che ore sono?”.Guardo la sveglia a forma di coniglio“Le sette e trenta”.“COSAAA? Accidenti! Devo lasciarti.

Ho lezione fra un’ora e mi devopreparare!”.“Ok”.“Ti chiamo più tardi”.“Non c’è bisogno”.“Ti chiamo più tardi!” e chiude laconversazione.Scendo le scale cercando di scavalcare igiocattoli di Jack con la speranza di noncapitombolare dai gradini: questa casa èdiventata un’arma pericolosa, ovunquesi poggiano i piedi si rischia grosso!“Ciao J”.“Ciao Marna”.Il mio fratellino sorride dal seggioloneagitando le braccia e mugugnandoqualcosa d’incomprensibile che misuggerisce di andare a prenderlo in

braccio.Rimango appoggiata allo stipite dellaporta e lo saluto con una mano.“Quando mai sono andata a convivere!”.Nonna Evelyn sbatte la porta e mi passaaccanto senza degnarmi di uno sguardo,prende in braccio Jack e si gira verso dime “Prima o poi, Arthur, lo strozzo!”.“Che ha fatto?” le chiedo.“Ha lasciato il tubetto del dentifricioaperto!”.“Alla gogna!” urla Marna estraendo unbiberon pieno di latte dal microonde.“Non prendermi in giro” urla nonna“Glie l'avrò detto almeno un migliaio divolte che deve chiuderlo!”.“Jake spreme il dentifriciodall’attaccatura del tubetto, non dal

fondo” si lamenta Marna.“Vivere con lui è una pacchia, tel’assicuro! Arthur ormai perde colpi miacara. Tuo marito non l’ho mai ripreso:mai! E detto da me, vuol dire molto!”.Mostro un altro saluto a Jack ed esco ingiardino sperando di non sentire più leloro lamentele, mi soffio il naso appenaarrivo in garage “Ciao Bocconcino”.“Ciao Gus”.Max mi saluta alzando un braccio, glirispondo con un cenno della testa.“Torni al lavoro? Stai meglio?” continuail mio patrigno.“Sì”.“Si, stai meglio? O si, torni al lavoro?”.“Torno al lavoro perché sto meglio”.“Sei sicura? Puoi tornare in casa se

vuoi”.“Gus, voglio lavorare!” scatto sul postoe mi rintano in ufficio chiudendo la portadietro le mie spalle.I post-it colorati con la scritta “Vuoiparlarne?” ci sono ancora, sempreaccatastati sotto l’orrendo fermacarte diHello Kitty.Prendo tutto con una mano e li mettonell’ultimo cassetto della scrivaniaprima di chiuderlo a chiave.Accendo il pc e mi metto al lavoro.Alle undici non ne posso più, esco aprendere la bici lilla con le stelle filantie mi avvio a piedi sul vialetto “Dovevai tesoro?” urla papà uscendo dalbagno.“Dalla mamma”.

“Ci vediamo dopo”.“Ciao”.Lancio uno sguardo verso casa di Jared.Riesco a vedere Stephanie cullare fra lebraccia la piccola Catherine e mi vieneun nodo in gola. Si accorge che la stofissando e mi saluta con la mano,abbasso la testa e, dopo qualche passo,vado a sbattere contro qualcuno “Ciaomocciosa”.“Ciao Jared”.“Dove vai?”.“Dalla mamma”.“Vuoi portare Catherine con te?”.“No”.Mi mette le mani sulle spallecostringendomi a guardarlo negli occhi“Quando ti avvicinerai a lei?”.

“Non lo so”.Si scosta per lasciarmi passare e salgoin sella pedalando a tutta velocità versoil cimitero.Come sempre, da un po’ di tempo aquesta parte, non riesco ad entrare. Ilcancelletto pare incandescente sotto iltocco della mano destra che tolgoimmediatamente. Da qui riesco a vederela sua lapide e rimango a fissarla, finchénon me ne vado.Non dovrei dirlo perché anch’io sonoqui ma…il lunedì mattina non lavoranessuno?La “Patisserie” di Madame Chocolate ècolma di persone, e sono solo le undicie trenta!La cara amica di nonna mi saluta da

dietro il bancone con un sorriso atrentadue denti “Ciao Jewel”.“Ciao” siedo al bancone appoggiando igomiti per incrociare le braccia.“Cosa prendi tesoro?”.“Un succo alla pesca col gin”.Mi guarda di sbieco.“So che lo tieni lì da qualche parte, mel’ha detto nonna!” la schernisco.Sbuffa e si abbassa un momento perpreparare di nascosto il mio drink.Sto bevendo l’ennesimo micro-sorsoquando sento uno sguardo fisso su di me,mi volto un poco e sbarro gli occhi: checi fa qui la prof. Carlton?“Buongiorno” mi saluta.“Salve”.“Come va Jewel?”.

Alzo le spalle con noncuranza“Normale”, rispondo prima di riportareil bicchiere alla bocca.“Vuoi sederti con me? Vorrei parlare unpo’ se ti va”.“Se le dico che non mi va chesuccede?”.“Nulla” mi risponde, sorridendo.Questa donna mi manda in paranoia!“Ok” rispondo alzandomi dallosgabello, lei mi segue a ruota.Prendiamo posto ad un tavolinoappartato, a parte noi ci sono solamentealtre due signore, una delle quali è lasignora May, l’arpia che era venuta aguardare lui tagliare il prato di casanostra tanto tempo fa.“Non hai una bella cera” inizia la mia ex

professoressa.“Lei invece è sempre uguale” le dicoguardando fuori dalla grande vetrata.“Vuoi parlarne?” mi chiede.BUM!La fulmino “No”.“Forse staresti meglio”.“No”.“Le conversazioni con te sonomonosillabiche? Quand’eri al liceodovevo mandarti fuori dall’aula per nonsentire il tuo incessante ronzio”.“Se le dà fastidio può anche andarsene”.“Vorrei che mi parlassi”.“Che vuole sapere?”.“Solo come stai”.“Gliel’ho detto”.“E che vuol dire normale?”.

“Vuol dire di merda!”.“Ehi signorina, che linguaggio! A Yaleparli così?”.“Non ci vado più”.Per un pelo non cade dalla sedia“Cosa?” urla.“Sono tornata a casa definitivamente”.“Hai lasciato gli studi? Eri una dellemigliori!”.“Sono cambiate parecchie cose daallora”.“Quali cose?”.Sbatto la fronte sul ripiano del tavolino“Tutto” borbotto.“Puoi alzare il viso?”.Mmmhhhh…lo faccio e ripeto: “Tutto”.“Tutto cosa?”.“Se glielo dico mi lascerà in pace?”.

“Si”.“E’ una promessa?”.“Parola di scout”.La prenderei a sberle.“Se lo ricorda Brian Johnson?”.“So che vi siete sposati”.Raddrizzo le spalle e socchiudo gliocchi prima di cominciare il miomonologo tutto d’un fiato.“Sono rimasta incinta quasi subito e hoproseguito gli studi finché non hopartorito. Jeff, nostro figlio, è mortopoco dopo per una complicanzacardiaca ma abbiamo chiesto che non glivenisse fatta l’autopsia, quindi so benpoco di quello che gli è accaduto. E’stato sepolto al Grove Street Cemeteryvicino l’Università di Yale. Stacey, l’ex

fidanzata di Brian, l’ha chiamato ilgiorno del funerale chiedendogli diraggiungerla a Miami per sottoporsiall’esame del test di paternità che hadato esito positivo: è lui il padre diViolet. E’ partito e non è più tornato”.Il tono della mia voce era freddo,impassibile, come fosse stato dighiaccio.Madame ci ha raggiunte, stringe fra lemani un fazzolettino madido di lacrime escrolla la testa incessantemente.La Carlton invece è sgomenta, tiene gliocchi sbarrati ed è bianco latte.“Mio padre e mio fratello hanno avutodei figli ai quali non riesco adavvicinarmi. Tra l’altro sa bene cheMarna è di nuovo incinta e vivere in

casa con loro è un supplizio. NonnaEvelyn mi ha offerto una stanza da leima non conosco così bene Arthur dasentirmi libera di piangere o spaccaretutto quello che mi capita sotto manoquando ho dei raptus di rabbia repressa.Ho lasciato gli studi perché rimanere nelNew Haven era un massacro cerebrale.Mi sono svegliata il giorno dopo ilfunerale di mio figlio, sola, con unalettera scritta da mio marito che midiceva che sarebbe tornato presto persuperare insieme il momento. Come hodetto, non è più tornato. Non ci vediamoda undici mesi” prendo un tovagliolinodi carta e lo strappo fino a ridurlo abrandelli “Legalmente siamo ancorasposati perché nessuno dei due ha fatto

preparare i documenti per il divorzio. Imiei amici sono lontani: all’università, avivere una vita meravigliosa espensierata. Io di anni ne ho venti: nonsono una madre, anche se ora invece distare qui a parlare con lei dovrei esserea casa con Jeff, e non sono una moglieperché l’amore della mia vita mi halasciata e da allora non l’ho più sentito.Non mangio, non dormo, mi reggo inpiedi con la caffeina e il succo allapesca col gin. Probabilmente finiròcome mia madre! Patetica? Forse, ma èl’unica cosa che mi permette diallontanare i pensieri da Brian e Jeff”.Faccio un bel respiro: “Capisce perchéva di merda?”.Annuisce con il capo.

“Posso andare ora?” le chiedo…lei silimita ad annuire con la testa.Lascio cadere sul tavolino dei soldistropicciati ed esco.Cammino spingendo la bici sulmarciapiede, alzo lo sguardo e mi trovodavanti casa di Elizabeth, mi viene unnodo in gola.Lei è in giardino, seduta sullacarrozzella che io, Brittany e Jane leabbiamo colorato di rosa shokingquando ancora ero incinta. Prima eranera, una tristezza.Avevo insistito per attaccare delle stellefilanti simili a quelle della mia bici, male abbiamo tolte quando si sonoincastrate nei raggi delle ruote facendoribaltare la sedia. Poverina, che botta,

ancora me la ricordo!E' stato uno dei pochi motivi cheavevano fatto litigare me e Brian.Un flashback si fa largo nella mia mente: "Che cavolo è successo?".Brian tiene le mani strette a pugnolungo i fianchi, io e le mie amichestiamo alzando Elizabeth da terra,mentre la nonna è seduta sui gradinidella veranda con una canna fra lemani, che se la ride come una matta!"Ciao amore" lo saluto."Jewel, che cavolo è successo?" èrabbioso."Ehm...dunque..." guardo Elizabethsorridermi e prendo coraggio "Lestelle filanti si sono incastrate nelle

ruote e tua mamma è caduta dallasedia!".Sbarra gli occhi minacciando dilasciarvi uscire fiamme infuocate "Tiavevo detto di non metterle!"."Ma dai, quella sedia era una tristezza,guardala adesso" vi poggio una manosopra per fargli vedere quanto bella èdiventata, è così allegra "Non ce l'hanessuno, fidati!"."Lo credo bene!".Spalanco la bocca incredula "Staischerzando?"."No"."Non ti piace?"."Jewel" sospira esasperato."Ehi Johnson, questa carrozzella è figada morire! Ci scommetto che Paris

Hilton se la farebbe confezionare contanto di strass! Insomma io ci hoattaccato sì e no due stelle filanti perrisparmiare!"."L'hai resa uno strumento pericoloso".Eeeehhhh, ma che palleeee!"Vabbè, tanto adesso abbiamo capitotutti che non ci andavano, perciò letolgo"."Non le dovevi attaccare!".Stacco le stelle filanti dalla sedia e conla mano stretta a pugno perché nonvadano a finire per il prato, gli do unapacca sul petto "Tieni, va pure abuttare le stelle filanti incriminate".Non si trattiene e mi sorride "Seibellissima quando ti arrabbi"."Dovrei essere io quella con gli sbalzi

d'umore, non tu" stringe le bracciaattorno alla mia vita e appoggia lafronte nell'incavo del mio collo "Te lodico adesso: non puoi attaccare lestelle filanti alla carrozzina di Jeff!".Mi scosto arrabbiatissima "Cosa? Male ho già comprate! Azzurre eargento!".Scrolla la testa frustrato "Jewel".Piagnucolo un "Ti pregoooo" cui nonsa resistere, si mette a ridere dandomiun buffetto sul sedere "Ok, madovranno essere tagliate allalunghezza giusta"."Tagliarle? Stai scherzando?Dovranno sfiorare il marciapiede peresaltare l'effetto luccichio!"."Dovranno stare almeno a dieci

centimetri dalle ruote".Metto il broncio.Non funziona, mannaggia a lui!Brian Johnson "ansioso" si è incarnatonel corpo del mio bellissimo marito eadesso è una palla al piede!Gira sui tacchi e va da sua madre chesta fumando con la nonna, lo sentochiederle se sta bene, lei scoppia aridergli in faccia prima di dire: "Brian,non rompere, adoro le stelle filanti!"."Mamma sono pericolose"."Vuoi fumare anche tu? Così tirilassi!".Lui sale i gradini borbottandoqualcosa.Adoro mia suocera!

Quando Elizabeth gira la carrozzellaverso la strada la vedo irrigidire ilbusto, rimaniamo a fissarci finché nonalza un braccio per salutarmi. Stringo labici fra le mani e ricomincio acamminare.Da quando sono tornata a casa non homai avuto il coraggio di affrontarla, soche non ha nessuna colpa, ma per leiprovo come una repulsione per essere la"creatrice" di Brian.E sono una sciocca e una stupida anchesolo a pensarlo, ma è così purtroppo.E' rimasta un giorno intero fuori da casamia senza muovere la carrozzella di unmillimetro dal marciapiede, finché papànon è uscito a parlare, da allora non si èpiù fatta vedere.

Posso darle torto? Nel modo piùassoluto, no, ed è giusto che sia così.Per ora.Arriverà il giorno in cui mi lascerò allespalle tutto lo schifo che sto passando, eforse torneremo ad essere amiche.Dobbiamo tornare ad essere amicheperché lei non c’entra niente, io sonocambiata, sotto tutti gli aspetti.Appoggio la bici al muro del garage edentro in casa, ci sono tutti: Gus, Brenda,nonna, Arthur, papà, Marna, Jared eStephanie. E i piccolini. Sento le lorogrida di disperazione aprendo la porta,infilo la testa in cucina e borbotto un"Ciao", Gus alza il bicchiere di birra etira un rutto.Alla salute!

Alzo gli occhi al cielo e faccio unasmorfia "Buon appetito" dico ingenerale, Jared si alza e viene acingermi le spalle con un braccio"Mangi?"."No"."Jewel"."Vado in camera mia" mi dileguo dalsuo braccio e salgo le scale di corsa,entro in camera sbattendo la porta eaccendo "Songs for Jewel". Lascio che"Last Goodbye" versione "BrianJohnson" colmi il vuoto che provo inquesto momento.Ricomincia per la quarta volta quandodecido di alzami dal letto e andare inbagno, mi spoglio restando in mutandinee reggiseno prima di salire sulla

bilancia: 45 chili. Undici mesi fa nepesavo 60.Torno a vestirmi perché solo aguardarmi mi viene il voltastomaco, escendo le scale di corsa recuperando daltavolino nell’ingresso le chiavi dell'autodi papà."Io esco"."Dove vai?" mi chiede lui."A fare un giro".Sto accendendo l'auto quando la portieradel lato passeggero si apre facendomisobbalzare sul sedile "Nonna!" mi portouna mano al cuore "Volevi farmi venireun infarto?"."Se continui così accadrà presto, ma nonperché ti faccio prendere un colpo!"siede anche lei e mi sorride "Dove

andiamo?"."Vieni anche tu?"."Si"."Vorrei stare sola"."Sei sempre sola, tutti i santi giorni! Nonhai mangiato e Madame mi ha chiamataper dirmi quello che è successo inpasticceria. Credi davvero che ti lasceròguidare da sbronza?" scende e vienedalla mia parte, apre la portiera "Guidoio!"."Ce l'ho la patente"."Sei sbronza! Scendi!".Roteo gli occhi ed eseguo il suocomando senza replicare, quando siamosedute accende l'auto e si ferma alla finedel vialetto "Dove andiamo?"."Al 50 Cent".

"Shopping? Wowwwww, era oraaaaa!"e parte sgommando.Nel tragitto mi chiama Brittany "Ciaotesoro"."Ciao"."Hai mangiato?"."No"."Sei in auto?"."Si"."Dove vai?"."A fare spese" sento il telefonogracchiare, deve esserle scivolato dallemani per lo shock."Scusa, mi è scivolato il cellulare!" misfugge un sorriso "Sei ingrassata?"chiede speranzosa."No"."Devi mangiare stupida!" Jane deve

averle rubato il cellulare di mano,oppure sono in vivavoce.Come risposta, sbuffo."Jewel non ti reggi in piedi! Possodirtelo? Guardarti fa male agli occhi!Sei così magra che ti si vedono le venedelle braccia! Sabato andiamo amangiare schifezze finché non ti sentiraiscoppiare"."Brava, Jane, che ideona! Così vomiteròil cibo e starò male per tre giorni"."I tuoi meriti per essere diventataGollum!"."Quando tornate?"."Venerdì, verso le cinque"."Ok"."Ti portiamo da Jerry"."No".

"No un corno!" urla Brit "Ho preparato"Single Ladies" di Beyoncè per ilkaraoke".La nonna scuote la testa ridendo."Ballerai?" le chiedo."Volevo ma c'è un passo che proprionon mi riesce!" risponde seria.Oddioooo..."Vi lascio, siamo arrivate"."Siamo? Chi c'è con te?"."Nonna Evelyn"."Me la passi?"."Brit urli come una matta, ti ha sentita"."Allora metti in vivavoce" premo iltasto e la sua voce riempie l'abitacolo."Ciao Nonna!" la saluta."Ciao tesoro"."Senti qua!!!" schiarisce la voce "All the

single ladies, all the single ladies..."canta tutta la canzone, io nel frattempoho appoggiato la fronte al cruscottodell'Audi. E' stonata come una campana!Alla fine la nonna le dice "Brava!".Strabuzzo gli occhi: è matta?Si accordano per uscire venerdì, unavecchia rimpatriata fra donne, lochiederà anche a Marna, Brenda eStephanie. Non ha menzionato Elizabethe io mi sento male per lei.Sono proprio una merda!“Jewel?” domanda sorpresa Stella, lacommessa del negozio.“Si, ciao” le rispondo.Fingendo di guardami intorno riesco avedere l’occhiata interrogativa chescocca alla nonna come a dire: “Ma sta

bene?”.Mi divincolo dal suo abbraccio ecomincio a fare il giro lasciandolechiacchierare del più e del meno, mifiondo nel camerino dove avevo provatol’abito per il ballo della scuola e mirannicchio in un angolo dopo averchiuso la tenda.Devo inspirare ed espirare aria per nonmettermi a piangere al ricordo di quelgiorno, quando Brian mi disse di nonallontanarlo, rimembro ancora ladomanda di nonna: “Vuoi perdere ilviaggio?”.Allora decisi che no, non volevo farlo,adesso credo che sarebbe stato meglio.Torno in negozio e mi metto alla ricercadi qualcosa da comprare, in realtà non

so nemmeno perché! Non ho voglia diprendere niente, questa non sono io. Seprovassi anche solo un capo lo togliereisubito con foga perché mi andrebbetroppo largo, e se così non fossecertamente sembrerei anoressica, e ionon lo sono!Nonna Evelyn e Stella mi vengonoincontro con le braccia piene di abiti daprovare, per la maggior parte sonomaglie finta taglia extra large e jeans chepaiono anch’essi finto-sgualciti.Entro in un camerino, non nel camerino,e inizio a provare tutto meccanicamente,esco quando sono vestita e dalle lorofacce perplesse capisco che forse è ilcaso di non spendere neanche undollaro.

Dopo un’ora usciamo a mani vuote. Omeglio, io esco a mani vuote, la nonnaha letteralmente sbancato! Sembro unfacchino!“Ti va di mangiare qualcosa?” michiede camminando a braccetto.“Mi andrebbe un pancake” ammettosentendo lo stomaco brontolare.“Ok, allora andiamo!” esclama eccitata.Entriamo in una tavola calda, leiminaccia il cuoco di prepararmi subitoun pancake, sono le due del pomeriggioe li hanno finiti tutti.Sediamo in silenzio ad un tavolino edopo circa venti minuti inizio amangiare, lo faccio lentamente ho paurache lo stomaco ceda. Lei mi osservasenza parlare, attenta che prima o poi

non le chieda di andare al bagnoaffinché sorregga i miei capelli.A proposito di capelli…“Dovrei tagliarli” arrotolo una ciocca dicapelli attorno ad un dito.“Prima di tutto dovresti lavarli” mischernisce portando alla bocca una tazzadi caffè “Quand’è stata l’ultima voltache hanno sentito il profumo dishampoo?”.“La settimana scorsa”.“Senza dubbio sarebbe ora di farlotesoro, non credi? E comunque sonoorrendi perché anche tu non li aiuti. Ilsolo fatto di non mangiare fa peggiorarela tua stupenda chioma”, fa una smorfiaagitando una mano in aria “Quella cheera una stupenda chioma, perché adesso

non si capisce se sia un nido per gliuccelli o una scopa di paglia!”.“Nonna!!!” la sgrido.“Beh? J, amore della nonna, quandofinisci di mangiare andiamo dalparrucchiere va bene?”.“Ok” borbotto.“Jewel” giro la testa quel tanto che bastaper ritrovarmi la prof. Carlton davanti“Salve” le dico masticando.Senza chiedere il permesso, siede altavolo con noi, mi prende una mano trale sue “Da quando te ne sei andataquesta mattina non ho fatto altro chepensare a quello che mi hai raccontato”.Accidenti!“Pensavo, se ti va, di darti una mano…”.“Non ce n’è bisogno” l’interrompo.

“Parlavo di un lavoro, non di una spallasui cui piangere”.“Ce l’ho un lavoro”.“Impiegata nel garage di tuo padre?”nonna la fulmina costringendola a dareuna spiegazione “Volevo dire, che, perquanto sia un lavoro umile e di tuttorispetto, limita fortemente le capacità disua nipote”.“Concordo” esclama nonna.Bevo un sorso d’acqua perché mi aiuti aingoiare la famiglia di rospi che ho ingola.“Ho bisogno di un’assistente che miaiuti con il lavoro, più che altro con lacorrezione dei compiti. Sono in lizza peril posto da nuovo direttore del liceo eimpegnatissima con riunioni scolastiche,

sindacali, consiglio studentesco…” fa ungesto della mano come a dire “Lasciaperdere, troppa roba cui pensare”.“No grazie” la nonna mi rifila unascarpata nello stinco.“Ahia!” urlo massaggiando la parte lesa.“E’ un lavoro con i fiocchi tesoro! Nonvorrai buttare tutto al vento!”.“Non ne ho voglia”.“Jewel” sospira la Carlton.Ma sono circondata di gente chesospira?! Sembra che debbano farloogni volta che pronunciano il mio nome!“Grazie per l’offerta ma no, non sonointeressata”.Mi lancia uno sguardo diabolicoalzandosi dalla sedia “Ci vediamolunedì alle otto”.

“Le ho detto che non vengo”.“Certo che lo farai” esclamano in corolei e nonna.Lascio cadere la forchetta nel piattoguardandola andarsene mentre se ne va,poi, voltandomi verso nonna dico “Nonci vado”.Appoggia i gomiti sul tavolo portando lemani giunte sotto il mento “Jewel,capisco il periodo che stai passando…”.“Tu non puoi capire” dico acida.“…è una grande occasione, potrai tenerela testa impegnata e non pensare ad altroalmeno per qualche ora. Tu odi lavorareal garage, lo fai solamente perché nonhai altre scelte. Le hai avuteall’università ma sai come si dice…lehai buttate nel cesso…non dico che hai

fatto bene, ma sono felice che perlomenotu sia tornata a casa”.Prende le mie mani fra le suestringendole forte “Ti prego tesoroaccetta il lavoro, almeno uscirai, vedraipersone diverse, ti distrarrai un po’”.“Ok, ma solo perché ti conosco e so percerto che mi darai il tormento se non lofarò”.Stava per parlare, ma si è bloccata.“So che lo stavi dicendo, non farlo”.Le parole “Un dolce tormento” stavanoper uscire dalla sua bocca.Sorride “Brava bambina” poi mi dà unbuffetto sulle mani ed io torno amangiare.

CAPITOLO 2

Brittany e Jane sono rintanate nellacabina armadio cercando qualcosa dafarmi indossare “J, accidenti, qui non tiva bene niente!” brontola Brittanyentrando in camera con delle maglie frale mani, la guardo stando seduta sul lettoin mutandine e reggiseno.“Allora posso rimanere a casa?” chiedosarcastica.“No, devo cantare stasera!”.“Allora rimango a casa!” mi lanciaaddosso una maglia blu navy con scolloa V che riesco a prendere prima che mi

arrivi dritta in faccia.Jane esce dal bagno e mi guarda con latesta piegata di lato “Ehi Gollum, sieditialla scrivania che ti sistemo i capelli”tiene fra le mani il phon, una spazzolatonda e la piastra.La raggiungo e mi siedo con i capelliancora fradici che gocciolano sullaschiena “Fai schifo” fa scorrere un ditosulla colonna vertebrale e si avvicina almio viso “Non ti mangerei neanche se tiservissero su un piatto d’argento dallapoca carne che hai attorno a questiossicini”.“La pianti?” le dico brusca.“Finché non comincerai a mangiare,no!”.Accende il phon onde evitare che

l’insulti, intanto Brittany viene a sedersisul tavolo con un paio di jeans scuri euna maglia bianca che tiene in grembo,mi fa l’occhiolino “Il bianco ingrassa!”mi dice tentando di sovrastare il rumoredel phon.Scendiamo quando finalmente hannofinito di sistemarmi, sembravo unabambola che si divertivano a vestire etruccare, hanno usato un correttoretalmente fantastico che ha coperto deltutto le occhiaie!“Ciao ragazze” papà è in salotto,sdraiato sul divano a pancia in su, Jackha iniziato a camminare da circa duemesi, e ora mi viene incontro. Minascondo dietro Jane per sfuggirgli, leisi volta a guardarmi male, prima di

lasciami sola per andare dal miofratellino, lo prende in braccio ma luicerca di divincolarsi borbottando unasottospecie di “J”.Mi si forma una voragine nella panciaed esco ad aspettarle sedendomi suldondolo.Jared e Stephanie stanno uscendo dicasa, lei per raggiungerci, lui per andarea fare una passeggiata con Catherine“Ciao mocciosa” urla mio fratello.“Ciao”.“Sei carina”.EH? Da quando mi fa complimenti?Devo essere proprio un cesso!Stephanie siede al mio fiancostringendomi un ginocchio con la mano“Ciao tesoro” mi saluta.

“Ciao” guardo Jared accovacciarsidavanti al passeggino per sistemare lapiccola “E’ molto premuroso” dico amio cognata.“E’ bravissimo”.“Non l’avrei mai immaginato!”.“Ti andrebbe di farle da baby sitterdomani? E’ il nostro mese anniversarioe vorremmo uscire per cena”.Mi volto a guardarla “No!”.“J, ti prego, non fare così, quando tivede dalla finestra impazzisce”.“Penserà che sono un pagliaccio delcirco”.“J” cantilena.“Stephanie, per favore, lascia stare!”tronco il discorso alzandomi in piedi evado ad aprire la porta “Allora?

Andiamo?”.“Sei un Gollum arrogante e prepotente”mi dice Jane uscendo.“La pianti di chiamarmi Gollum?”.“La pianti di dire “la pianti”?” mi dàuna pacca sul sedere e scende i gradinidella veranda, mi volto e vedo arrivarela nonna assieme a Brenda e…Elizabeth!Cazzo!Sgrano gli occhi e stringo fra le mani ilbraccio di Brit “Ahia” mormora.“Lo sapevi?”.“J, assolutamente no! Lo sai com’è tuanonna! Fa quello che le pare” alza unpaio di volte le sopracciglia come faGus “E’ fantastica!”.Mi prende per mano e mi accompagna

alla sua auto, tengo lo sguardo fissosulla casa di Jared e Stephanie perreprimere la voglia che mi è presa distaccare la testa alla nonnina!Sento la carrozzella di Elizabethavvicinarsi, mi tocca un braccio con lamano “Ciao Jewel”.Ho la pelle d’oca “Ciao”.“Come stai?”.Mi scosto per aprire la portieradell’auto “Si parte?” chiedo sedendomima nessuno mi risponde.In quella di Brittany ci siamo io, Marnae Jane, mentre sulla Gran Torino ci sonononna, ovviamente, Stephanie, Brendaed Elizabeth.Ascoltiamo “Single ladies” di Beyoncé,versione ufficiale, Brittany la canticchia

muovendosi a ritmo, devo dire cheguardarla fare certi atti mi faletteralmente scompisciare internamente,tanto da distogliere lo sguardo eportarmi una mano alla bocca per nonscoppiare a riderle in faccia.“Lo vedo che ridi” mi dice abbassandoil volume dello stereo.“Cosa?”.“I tuoi occhi, finalmente hanno preso lapiega del sorriso” mi fa l’occhiolino etorna a concentrarsi sulla strada.Parcheggiamo un po’ lontano, Marna miprende sottobraccio e insiemeascoltiamo Brittany e Jane raccontarcidell’università. Jane ha deciso dilaurearsi in medicina, vorrebbeprendere la specializzazione in

pediatria, mentre Brittany è iscritta alegge…non poteva scegliere professionepiù adatta a lei!E’ così cazzuta!Entrambe sono bravissime, prendonoottimi voti, e nonostante lo studio e lelezioni siano incessanti e sconvolgenti,riescono a vivere la classica vitauniversitaria dividendosi fra impegni eparty.Hanno conosciuto tantissimi ragazzinuovi, maschi e femmine, hanno il loro“gruppo” ed escono quasi tutte le sere,tranne nei weekend perché tornano dame.Alle volte mi chiedo se questo per loronon sia un sacrificio. Invece di starsenea Chicago con i loro nuovi conoscenti,

vengono da me, anche se la maggiorparte delle volte non mi va di fare nientee gli rispondo a tono! Loro fannospallucce!Le guardo entrare da Jerry: per fortunasono qui.Ci raggiungono le altre e insiemesediamo ad un tavolo di fronte alpalchetto del karaoke che Brittany haprenotato ad inizio settimana: vuoleessere sicura che non ci perdiamo lospettacolo!Dopo aver ordinato champagne, la nonnae Brenda escono a fumare, mentre iorimango seduta con le altre sentendo losguardo di Elizabeth puntato su di me.Mi dà quasi fastidio.So che lo fa di proposito.

E’ pur sempre la madre di suo figlio.L’avrà inventato lei il “dolce tormento”!Esausta delle sue attenzioni, mi alzo e laspingo fuori dal bar, lei si lasciatrasportare senza replicare. Attraversola strada e m’infilo nel parco giochi allaricerca di una panchina, immagino saràuna chiacchierata lunga.“Come stai J?”.Non vado alla ricerca di mezzi termini,rispondo: “Di merda”.“Quanto pesi?”.“45 chili”.Le si mozza il respiro.“Ho fame, solo che non riesco amangiare”.Stringe forte le labbra, restia a parlare.“Jane mi chiama Gollum” le dico per

alleggerire l’atmosfera, la mia battuta vaa segno, si rilassa e dice “Mi dispiace”.Dondolo il busto avanti e indietrotenendo le braccia conserte in grembo“So che non è colpa tua, ma sei suamadre. Immagino che lo sentirai io,invece, non voglio sapere niente di lui”.“Davvero?”.Per la prima volta, in undici mesi,scoppio in lacrime “No”.Si avvicina per farmi appoggiare il visoalla sua spalla, mi accarezza la schienafingendo che le ossa sotto il palmo dellamano non l’abbiano destabilizzata. Hopercepito il suo tocco esitante, forseteme di farmi male.La sua spalla trema, piange anche lei didolore.

Dolore per aver perso un nipote, unfiglio, una figlia (così l’ho sentitachiamarmi una volta, mentre parlava conMike, alias Ollio) è rimasta sola, a partelui non ha più una famiglia.Alzo il viso e mi asciugo le lacrime“Come sta?” le chiedo singhiozzando.“Normale” risponde.Capisco che anche lui come me, sta dimerda!Mi sdraio sulla panchina tenendo la testavicino alla carrozzella, le prendo unamano e la stringo forte “E’ cattivo”.Fa cadere la testa penzoloni, ma questonon mi ferma: “Potrei star qui adelencare le parole peggiori che conosco,ma non basterebbero. Nulla è piùdispregiativo di cattivo, e lui è così: un

misto di egoismo e menefreghismo. Sen’è andato, promettendo di tornare. L’hochiamato un miliardo di volte ma non hamai risposto. Gli ho inviato e-mail emessaggi, tutti a vuoto. E’ come se fossesparito nel nulla. Dopo due mesi hosmesso di farlo. Ricordo quando partì laprima volta e tu mi dicesti che nonsarebbe mai tornato. Allora ho speratocon tutto il cuore che ti sbagliassi. Nonsai quanto l’ho desiderato stavolta.L’avrei perdonato anche se l’avessivisto dopo tre mesi, se perlomeno miavesse risposto al telefono o in qualsiasialtra maniera, dandomi una spiegazionedel perché ha deciso di rimanere aMiami. Adesso basta, è finita. Persempre. Ci siamo detti addio troppe

volte, e lui non ha nemmeno avuto ilcoraggio di darmi l’ultimo addio,adesso. Vuoi sapere qual è la cosa chepiù mi fa arrabbiare? Che non riesco adodiarlo. Come potrei? Lui è la mia vita,e ha portato con sé il meglio che avevo.Sono arrivata a pensare che non voglioche mi veda così, deve avere il ricordodi una Jewel felice e allegra, anche secon lui è stata una corsa sulla montagnerusse fino all’ultimo momento.Lunedì comincerò un nuovo lavoro, faròda assistente alla Carlton e poi partiròper il New Haven. Il sette settembre è ilcompleanno di Jeff. Te lo ricordavi?”.“Non potrei mai dimenticarlo”.“Era così bello quand’è nato! Aveva leguanciotte rosse e piangeva come

un’aquila, ma quando me l’hanno messoin braccio ha smesso ed ha appoggiatole labbra alla mia guancia” sospiroosservando la stella più luminosa nelcielo scuro “Sembrava un angelo”.Scosta la mano dalla bocca, con la qualefinora ha cercato di trattenere il piantodi disperazione e si accascia sulla sedia“Ho cercato di parlargli…” dice.M’inginocchio davanti a leiappoggiando le mani ai braccioli dellacarrozzella “Non fa niente. Adesso, nonserve più”.“Sono andata a trovarlo e…” scrolla latesta per riprende fiato “non è più lui.Non lavora, non dorme, beve incontinuazione, e non vuole nessuno. Miha mandata a casa”.

“Lo ha fatto anche con me quando sonoandata a Miami. Gli passerà”.“Ho paura che commetta qualcosa distupido”.Mi si contorce lo stomaco dal panico“COSA?” chiedo angosciata.“E’ sempre solo”.“Gavin non vive con lui?”.“Non più, da quando sta con Beth”.Scatto in piedi “Con chi?” urlo.“Si è messo con Beth alla fine dell’annoscorso, convivono…” imbarazzatamormora “nell’appartamento cheavevate preso voi in affitto”.AH!“La bambina la vede?”.“Non lo so” alza il viso per guardarmi“Non ci sentiamo da tre mesi nonostante

anch’io, come te, lo abbia assillato intutti i modi”.“Pensavo che…”.“Te l’ho detto J, non è più lui”.“E’ sempre stato bravo a sconvolgere lavita delle persone”.“Ascolta, so che non dovrei farlo, e chetu mi darai torto ma non è cattivo, non sodavvero che cosa gli sia preso e checosa lo trattenga a Miami, ma per luiesistevi solo tu. Sai cosa mi ha detto unavolta? Che per quanto fosse felice diavere un figlio, per lui non avrebbe maiprovato l’amore che sente per te”.Vorrei dirle che se mi amassetornerebbe, o sarebbe già tornato, oavrebbe risposto alle mie chiamate, mami trattengo.

“Non ha più importanza”.“JEWEL!!!” un’isterica Brittany staentrando a passo di marcia nel parcogiochi guardandosi intorno “Sono qui”grido di rimando.Non spreca fiato, stende un braccio tesoin direzione del Jerry’s facendomicapire di entrare s-u-b-i-t-o perassistere alla performance!Io ed Elizabeth ci sorridiamo e laseguiamo in silenzio.Brittany è sul palco, un sorriso raggiantele splende sul viso, la guardo sorridendocome un’ebete: adoro la mia superamica.Anche perché è talmente convinta che lasua interpretazione di Beyoncé saràgrandiosa, che mi fa tenerezza.

Il primo che fischia o l’insulta, loprendo a calci! Giuro su Dio!Peso come un foglia, ma dopo tuttoquello che mi è successo, vivo di rabbiarepressa che scatena in me una forza dacaterpillar!Parte la base e lei si muove a ritmo dimusica, non c’è che dire è bravissima.Anche se non sta facendo il ballettodella cantante, non se la cava nientemale ma…oddio, ci sta spaccando itimpani!Qualcuno la fermi!Si sente persino che le manca il fiato!Per carità balla e…canta…oddio, ilverbo “cantare” non è il piùappropriato, forse lo sarebbe“starnazzare” o “ululare”, in ogni caso,

anche se so di essere ad un livello diobiettività pari a zero, non posso farealtro che tifare per lei.Quando finisce cala il silenzio nel bar,la gente non sa se ridere, piangere, oandare da un otorinolaringoiatra perfarsi sturare le orecchie!Io e Jane assieme al resto del tavolo cialziamo in piedi e urliamo alla nostraamica “Bravaaaaa”, facendo un coro dastadio.Siamo le uniche, il che costringe me e lanonna voltarci verso il pubblico a occhisocchiusi perché facciano come noi: 1,2, 3…scoppia il boato!Brenda sale sul palco ad abbracciarla,le urla: “Non sfonderai mai a Broadwayma sono fiera di te!”, poi si abbracciano

e scendono per sedersi al tavolino, conBrittany che mostra inchini a destra e amanca.“Non è andata per niente male!” esclamaorgogliosa la mia amica.Io e Jane ci lanciamo uno sguardoperplesso, ma le diciamo “Sei statagrande!”, poi bevo perché non misfuggano di bocca parole inopportunecome “Ti prego, non farlo mai più!”.Trascorriamo il resto della serata araccontarci storie passate, la nonna eBrenda raccontano aneddoti divertenti dime, delle amiche e di tutti i casini checombinavamo da piccole.“Ti ricordi quando hanno incendiato ilgatto della signora May?” chiede Brendaa nonna.

Io e le altre incassiamo la testa nellespalle imbarazzate, la nonna prosegue“Era capodanno mi pare, o forse ilgiorno prima. Jared aveva comprato deipetardi di nascosto e aveva detto a J diaverli messi nel cassetto delle mutandein camera sua. Questa furba li ha presied è andata a chiamare le sue amiche,poi sono andate in centro a comprare deifiammiferi e per strada hanno trovato ilgatto.L’hanno portato a casa e dopo averlegato uno spago alla coda con tanto dipetardo, glielo hanno acceso e il gatto,naturalmente è scappato.. Quando èpartito lo scoppio, dei residui di quellarobaccia sono finiti sulla sua coda e hapreso fuoco. Ho dovuto rincorrerlo con

un pentolino d’acqua per tutto il giardinoper spegnere l’incendio!”.Starnazziamo come matte, Stephanietoglie gli occhiali per asciugarsi lelacrime con un fazzoletto, sghignazzandoElizabeth chiede “Ma poi il gatto èmorto?”.“No” le rispondo “ma da allora non si èpiù avvicinato a casa nostra e la signoraMay ci odia!”.“Non ricordavo questa cosa da un saccodi tempo” sospira Marna ancora con ipostumi della risata “Ti ricordi quanteve ne ha dette Gus?”.“Credo che abbiano sentito le sue urlafino a Chicago!” dice Jane.E finalmente rido…di cuore! Non lofacevo da undici mesi!

Avevo proprio bisogno di una seratacome queste!Torniamo a casa verso le due, mispoglio svogliatamente e m’infilo sottole lenzuola in mutandine e reggiseno,accendo l’abatjour e tiro fuori dalcassetto del comodino la lettera diBrian.Come ogni sera, prima di dormire, laleggo: Buongiorno piccola,eri bellissima mentre dormivi e nonvolevo svegliarti.Non dovrei partire, lo so, ma vogliotogliermi tutto questo peso di dosso pertornare e starci vicino.Ti prometto che tra qualche giorno

sarò di nuovo da te, nel frattempo tiprego…non rimanere sola.So che ti arrabbierai, ma ho chiesto aBeth di venire a farti compagnia.Non può competere con Jane e Brittanyma ti vuole bene anche lei, mai quantome!Loro ti vogliono bene, ma io ti amo, evale molto di più!Spero di essere riuscito a strapparti unsorriso in questo momento di dolore.Lo supereremo piccola, hai capito?Se siamo ancora qui dopo quello che èsuccesso alle nostre vite, nonmolleremo di certo ora.Io non lo farò…adesso quello checonta sei solo tu.Ma è sempre stato così.

Mi hai rubato il cuore Jewel Morgan.Ti ho preparato un pancake gigantestamattina e del succo alla pesca.Li ho messi nel frigo prima di andarevia.Ci vediamo presto piccola.Ti amo.B. Ripongo la lettera nella busta rosa, lametto nel cassetto e fisso il miotatuaggio.Nessuno dei due è qui con me.Sono sola.Chiudo gli occhi con un nodo in gola conla speranza di riuscire a dormire.

CAPITOLO 3

Sono le 7.52 di un soleggiato lunedì difine agosto, sono seduta sulla Mini diJared ferma nel parcheggio della scuola.Sabato pomeriggio, durante un giro allago con le amiche, ho raccontato loroquello che è successo con la Carlton, mihanno suggerito, o meglio, ordinato, diaccettare la sua proposta per tenere lamente in allenamento…che in realtà eraun modo per dirmi fra le righe, che nonavrei pensato a Jeff e Brian almeno perun po’. Come ha fatto la nonna,insomma.Anche papà è felice che io intraprenda

questo nuovo lavoro, ma si è subitoaffrettato a dirmi che nonostante abbiaun impiego a scuola non devo mollarliall’officina perché, parole sue: “Se te nevai tu, chiudiamo la baracca!”.Scendo dall’auto e mi avvio all’ingressotenendo le mani conserte davanti alpetto, cammino a testa bassa per nontornare al ricordo della spruzzatad’acqua che m’investì due anni prima.Lo ricordo come fosse successo…adesso.Sento i ragazzi ridere, è il loro primogiorno di scuola, alzo lo sguardo e…CHE COSA?Delle stronze ci hanno rubato l’albero.Inaudito!Ma chi sono? Dovevamo per caso

mettere le nostre iniziali sul tronco comeha fatto Robin Hood con Lady Marion?Se lo racconto a Brittany sono certa chelo farà sradicare.La campanella suona, finalmentesmammano ed io vado a mettermi al loroposto. Faccio un bel sospiro e con lascarpa cancello le loro impronte dalterriccio. Questa zona non deve essereinfettata!Entro nell’istituto e la sig.ra Maddison,che ancora non è andata in pensione, misaluta lasciando sparire il sorriso concui mi stava per dire un pimpante“Buongiorno”, che ora suona flebile easciutto.Mi squadra da capo a piedi come seavesse davanti una sconosciuta che si è

persa per strada e deve chiedereinformazioni.“Salve” le dico, lei fa su e giù con ilcapo, mi appoggio al bancone dellareception “Sono sempre io, ho fatto unadieta drastica” le faccio l’occhiolino ele do un buffetto sulla spalla “Non midica che Marna non le ha detto niente!”.“Si tesoro, me l’ha detto, ma non che tifossi ridotta così. Tua nonna che dice?”.“Niente”.“NIENTE?”.Alzo le spalle con noncuranza “Sa che civorrà del tempo”.“E’ passato un anno”.Mi affretto a correggerla “Non ancora”.La Carlton ci raggiunge e mi prendesotto braccio per accompagnarmi in sala

professori dove non sono mai stataprima, illustrandomi quello che ha inserbo per me: sostanzialmente dovròrimanere rinchiusa qui dentro acorreggere i compiti ed aiutarla con lastesura delle lezioni, mentre lei saràimpegnata con riunioni e tuttol’ambaradan che va dietro allacandidatura per la nomina a nuovodirettore del liceo.Devo suggerirle di far confezionaredelle spille colorate da portare albavero della giacca. Io, la metterei! Masolo se fosse rosa fluo!Passiamo attraverso il corridoio vuoto eper caso, o forse perché era suaintenzione dal primo momento, ciritroviamo davanti al mio vecchio

armadietto che adesso ha una piegastrana, come se fosse stato colpito daqualcuno con un pugno.Stronzi!Hanno rovinato il mio armadietto!Ci passo una mano sopra condelicatezza, sento una morsarestringermi lo stomaco, la prof. se neaccorge e per conforto, o così mi pare dicapire, mi accarezza un braccio perchéla guardi “I giovani” commenta alzandogli occhi al cielo.Le sorrido e andiamo a passo di marciaverso la sua aula.La sensazione che provo a star sedutacon lei, al di là della cattedra, è di“imponenza”, ma sparisce in frettaperché gli studenti mi stanno fissando

come fossi una creatura aliena, forsepenseranno anche loro che io sia“Gollum” il che mi rattrista non poco, epoi continuano a parlare fitto fitto, e nonposso certo dire che stare a guardarlifregarsene di quello che dice la Carltonnon mi urti i nervi.Come fa a non perdere le staffe? Sepotessi mi alzerei ed andrei a prenderliper le orecchie.Ora capisco perché la maggior partedelle volte ci spediva fuori dalla porta:lo faceva per assopire gli istintiomicidi!Esausta del ronzio, do una pedata allacattedra per richiamare la loroattenzione, si bloccano tutti, eretti sulposto e la Carlton mi mostra un sorriso

condiscendente al quale rispondo conun’alzata di spalle per mostrarle il miototale appoggio.La lezione vola, non ho aperto bocca pertutto il tempo e conoscendo bene ilprogramma di studio che dovrannoaffrontare loro, io osservo le trebambinette che prima erano al nostroalbero: non so perché, ma ho come lasensazione che al primo test sibeccheranno una F che riusciranno a fardiventare una C, forse, poco prima degliesami di fine anno.A mezzogiorno, mentre tutti vanno inmensa a mangiare io vado al“nascondiglio”, cioè: la cucina.Osservo nonna lavare un pentoloned’acciaio gigante “Sembri la strega di

Merida, ti mancano solo i capelli grigi!”le dico sedendomi su uno sgabello.Stando qui, mi sembra di essere a casa.E poi lei è una delle nuove cuoche. Stasostituendo Marna, a casa per lagravidanza, perché “Non ce la facciopiù di Arthur!” e allora si è messa alavorare, anche se avrebbe potuto farnea meno.Poverino, Stanlio, non so se andare avivere con la nonna per lui sia stato unbene, non fa altro che insultarlo.“Come se la passa Stanlio?” le chiedoprendendo un pezzetto di pane fresco.Lei alza le spalle “Come vuoi che stia?Come un pascià!”.“Vuoi smetterla di assillarlo? Quelpover’uomo mi fa pena! Se non ti va

bene niente di lui, perché non lo lasci?”.“Non ho mai detto che non mi va beneniente”.“Le ultime parole famose!” esclamosarcastica, alzo le mani e mi metto acontare con le dita “Non chiude iltubetto del dentifricio, lascia i calzinisul pavimento, va troppo spesso al bar”e qui sono costretta a guardarla disbieco perché lei, ci va con lui, “mangiapoca carne, beve troppa birra…”.“Mi ha chiesto di sposarlo!”.Cosaaa?!?!?!Per poco non mi ribaltavo dallosgabello “E quando? E perché non mel’hai detto?”.“Tre mesi fa! Te ne sarebbe importatoqualcosa?”.

In effetti, no.Fingo di non aver sentito una parola“Cosa gli hai detto?”.“Non gli ho ancora dato una risposta.Comunque da quando l’ha fatto gli trovoun migliaio di difetti perché non sonocerta che sia l’uomo per me”.Storco la testa di lato “Appena sieteandati a convivere, già lo insultavi”.Ricordo ancora il battibecco fra loroquando sono tornata da Miami e in autoinsieme siamo andati al bar di Paul ilgiorno in cui Marna e papà sono tornatidal viaggio di nozze, gli avevo chiesto“Perché non vi sposate?”, e lui mi avevascrutata con occhi sorridenti dallospecchietto retrovisore.“Comunque, se posso dirlo, penso che

sia perfetto per te! Forse sei spaventataperché non hai mai avuto un uomoprima!”.Mi dà una sberla in testa “Vivevo contuo padre!”.“E allora? L’hai detto tu che non gli haimai dovuto rimproverare niente!”.“Pensi che direi a Marna tutti i difettiche ha? E’ peggio di un cane randagioquell’uomo, dove passa, lascia la scia.Ho vissuto con lui solo perché c’eravatetu e Jared, ma mica potevo dirglielo! Lanotte che sei venuta a rannicchiarti nelmio letto e ti ho detto che ha fatto di tuttoper lasciarmi vivere la mia vita,comunque, era vero! Si è semprepreoccupato di lasciarmi del tempolibero appena smetteva di lavorare”.

“Brian mi portava sempre la colazione aletto”.Rimaniamo immobili entrambe con ilrespiro spezzato. E’ la prima volta chedico il suo nome ad alta voce da quandose n’è andato.“Tesoro, guarda, hai mangiato un paninointero!” esclama entusiasta.Le sorrido e scendo dallo sgabello“Devo andare a casa, oggi lavoro inofficina, passo da te per un caffè dopocena, posso?”“Stasera mi vedo con i ragazzi per ilpoker”.“Di lunedì?”.“Con Arthur fra i piedi ho dovutocambiare gli impegni settimanali!”.“Nonna” la schernisco.

Alza le spalle e si mette a ripulire lebriciole di pane che sono cadute sulbancone d’acciaio “Digli che losposerai” le dico chiudendo la porta allemie spalle.“Jewel” la Carlton mi chiama nelcorridoio mentre sto uscendo, corre suitacchi per raggiungermi “Stai andandovia?”.“Si, pensavo di aver finito”.“Hai un momento? Vorrei presentarti aiprofessori”.Aggrotto le sopracciglia “Guardi che miconoscono”.“Si, è vero, tu e le tue amiche avetelasciate il segno, non posso negarlo!”poi sorride, ed io la prenderei a sberleper il gentile insulto che mi ha rifilato.

“Misinski è andato via”.“Davvero?”.“Si, gli hanno offerto una cattedra aPrinceton”.“Ah”.Storce il naso “Si, beh, ho semprepensato che in quell’universitàpeccassero in materia di valutazioni”.“Voleva andarci lei?”.Non mi risponde, capisco che è un SI.Mi prende sottobraccio come se avessepaura che le sfugga da sotto il naso edentriamo in una sala professori del tuttovuota, siedo su una poltrona marrone dipelle e incrocio i grissini, che sono lemie gambe, una sopra l’altra. Devocambiare subito posizione perché cosìmi fanno male addirittura le anche.

Guardo fuori dalla finestra e mi accorgoche quelle tre sono ancora al nostroalbero!Oh, ma insomma! M’incazzo come unaiena!Sarei tentata di uscire e andare a dirglidi togliersi di torno, ma dopotutto mirendo conto che ormai sono “dall’altraparte” e se lo facessi mi odierebbero alpunto tale da lanciare uova marce control’auto di Jared.Beh, per il nostro albero posso ancherischiare anche perché la macchina, nonè mia…la Porsche di Dylan è in garage,coperta da un lenzuolo vecchio.“Salve” una voce maschile mi fa voltaree…rimanere a bocca spalancata!Un ragazzo, alto più o meno un metro e

ottanta, fa il suo ingresso con un sorrisosulle labbra: capelli sbarazzini castanochiaro, indossa un paio di jeansstrappati e una polo bianca RalphLauren con un cavallo talmentegigantesco che per poco non galoppafuori dal tessuto!La Carlton lo saluta stringendogli lamano “Ciao Jason”.Le dà un paio di baci sulle guance e sigira a guardarmi, sono ancora seduta“Ciao, tu devi essere Jewel Morgan”finalmente mi alzo e gli mostro unsorriso “Si, ciao”.Cominciamo bene!“Jason, o meglio, il professor Williams,ha affiancato Misinski l’anno scorso eda oggi è il nuovo insegnante di storia”

mi spiega la professoressa.Gli mostro un sorriso tirato“Congratulazioni”.“Grazie” mormora, imbarazzato.“Vi lascio soli” esordisce la Carlton,poi sparisce.“Ti va un caffè?” mi chiede indicandodelle tazze su un tavolino di legno scuro.“Ok” rispondo e torno a sedere.Mentre è impegnato a servirmi il caffè,dice “So che studi a Yale”.“Studiavo” sussurro.“Hai sentito bisogno anche tu delclassico “anno sabbatico”?”.Alzo un sopracciglio “Si, più o meno”.“Sei sposata?”.Il mio sguardo corre impetuoso suglianelli che porto all’anulare, non mi ha

mai sfiorato l’idea di toglierli, rispondo:“No, erano di mia madre”.“Oh” esclama sorpreso “mi dispiace,sono stato inopportuno”.“Non preoccuparti”.“Che dici? Cambiamo argomento?”,sorride condiscendente.“Forse è meglio”.“E così aiuterai la Carlton”.“Si”.“Non vuoi dirmi altro?”.“Non c’è molto da dire, è il primogiorno e non ho fatto ancora niente,tranne che seguire una lezione in cuiavrei preso a sberle la metà deglialunni”.“Ci farai l’abitudine. Quando si èdall’altra parte della cattedra si

capiscono molte cose” mi fal’occhiolino e mi sfugge un sorriso.Suona la campanella, si alza di scatto“Devo andare” sbuffa sorridendo comeper farmi capire che non ne ha per nientevoglia “Ci vediamo domani?”.“Si” e sorrido. Di nuovo.Dopo aver trascorso tutto il pomeriggioin officina e aver aiutato Marna apreparare la cena, cercando didivincolarmi dalle manine di Jack chestringevano le mie gambe e miprocuravano un dolore lanciante alpetto, prendo la bici e vado dallamamma.Rimango per dieci minuti buoni fuori dalcancelletto del cimitero prima diprendere la decisione di andare a casa

della nonna.“Ciao” un sorpreso Arthur mi apre laporta.“So che la nonna non c’è ma avreibisogno di fumare”.“Accomodati”.Senza chiedere il permesso salgo nellostudio e apro il primo cassetto dellascrivania, dove all’interno, dentro unascatola di latta per i biscotti, trovo lamarijuana e le cartine.Arthur mi raggiunge quando sto peraccendermi la canna “Vuoi compagnia?”mi chiede sedendo nella poltrona verdebottiglia davanti al camino.“Ok”.Rimaniamo seduti in silenzio a fissare ilcamino spento, un paio di volte gli ho

allungato la canna che con un gesto dellatesta lui ha sempre rifiutato, così orasono impallata e rido da sola: “So chehai chiesto alla nonna di sposarti”.Si alza in piedi e gira la poltrona versola mia, siamo uno di fronte all’altra,torna a sedere “Si” mi dice.“La ami?”.“Si”.Faccio su e giù con la testa “Sei bravo astare con lei, non dovrei dirtelo mat’insulta un sacco” sibilo.Scoppia a ridere gettando la testaall’indietro “Lo so”.“E ti sta bene?”.“Si”.“Perché?”.“Lo faccio anch’io con lei”.

Adesso sono io a scompisciarmi. Stanlioè forte!Quando mi riprendo lo guardo drittonegli occhi “Non mi sono mai lamentatadi Brian”.Si alza a prendere un bicchiere diwhisky dalla consolle di mogano e tornaa sedere “Vuoi parlarne?”.Mi viene un dolore al petto.“Devo ammettere che quando gli hodetto di essere incinta è cambiato comedal giorno alla notte, in senso buono matroppo protettivo, mi sentivo soffocare.Mi faceva sembrare un’invalida.Quando andavamo al supermercato eratutto un “Come stai?” “Lascia stare,faccio io”, a parte studiare e scriverenon facevo niente. Lui non solo

lavorava, ma si occupava delle pulizie,di andare in tintoria…” faccio un belrespiro “La notte che ho rotto le acquemi ha portato in ospedale e non mi hamai lasciato la mano. Ci credi che gli horotto il mignolo?” sento le lacrimerigarmi il volto “L’ho saputo soloquando mi hanno messo Jeff in braccio edopo un po’ mi ha lasciata da sola nellastanza per farsi mettere il gesso” miasciugo le guance con la maglietta “E’stato lui a dirmi che Jeff era morto. Nonha voluto che fossero i dottori a darmi lanotizia perché doveva dirmi che Staceylo aveva chiamato perché tornasse aMiami” alzo lo sguardo dagli shortsgialli e lo fisso negli occhi “Mi mancada morire”, e scoppio in singhiozzi che

mi tolgono il respiro.Stanlio si alza, e senza sforzo mi prendein braccio perché mi accoccoli contro ilsuo petto, mi massaggia la schiena senzaemettere alcun rumore, quasi nonrespira.Finalmente riesco a calmarmi e mi alzoquel tanto che basta per guardarlo “Ti hobagnato la maglietta, scusa”.“Piccola J, adesso dovrai portarla acasa e lavarla, o tua nonna mi ucciderà!”ci mettiamo a ridere come i matti.“Spero proprio che ti dirà di sì!”ammetto speranzosa.“Lei, mi dirà di sì!”.“Che cosa te lo fa pensare?”.“Sono brutto ma sono altrettantoirresistibile. E romantico. E gentile. La

parola “compromesso” è in testa al miovocabolario personale, e con tua nonna,se non si scende a compromessi, si èspacciati. Quindi mi dirà di sì, perchénon troverà nessun altro più adatto alei”.“Non chiudi il tubetto del dentifricio”.“Lascia gli assorbenti in giro per casa”.Scoppio a ridere talmente forte che mi famale la pancia “Davvero?”.“La cara Evelyn ha i suoi bei difetti, ciavresti mai creduto?”.“Però è cazzuta!”.“Oh, ma lo sono anche io! E voglio chesia tu a guidare l’auto con cui arriverà inChiesa!”.“Arthur, onestamente, credo chequalcuno abbia rifilato all’esaminatore

una bella manciata di dollari in carta perfarmi superare l’esame! Sono unafrana!”.“E’ perché non guidi la tua auto”.“Intendi la Porsche?”.Annuisce col capo.“Non è mia”.“Certo che è tua! Se ti fa star malepensare che te l’abbia regalata lui,perché non gli mandi i soldi? E’ come sel’avessi comprata!”.Lo guardo allucinata, è impazzito?“Se lo facessi piomberebbe qui e miammazzerebbe con le sue mani”.Alza un sopracciglio come a dire “E tufallo, così lui torna”.Scrollo la testa, inconsciamente sorridoal pensiero di quello che accadrebbe se

lo facessi davvero “Meglio che vada acasa”.“Tesoro, posso chiederti un favore?”.“Si”.“Puoi iniziare a mangiare?”.Evito di rispondere fingendo di non aversentito una parola “Ho conosciuto unragazzo oggi”.Gli s’illumina il viso.“Si chiama Jason, è il nuovo professoredi storia del liceo” sento le guanceprendere il colore dei pomodori.“E’ carino?”.“Mi ha chiesto se sono sposata”.Lo sento irrigidire il corpo, ma rimanein silenzio “Gli ho detto di no, che glianelli sono di mia madre” li fisso e miaccorgo di quanto mi stiano larghi, il

diamante scivola nella parte interna deldito “Forse dovrei toglierli”.“Forse” mi dice lui.Gli do un bacio sulla guancia e mi alzoin piedi “Quando nonna esce per giocarea poker, posso venire a trovarti?”.“Certo piccola J, questa è anche casatua”.“Allora domani porto la mia roba”.“Era ora!” ride e io torno a casa. Sto sistemando i vestiti dentro gliscatoloni, papà entra nella mia stanzasenza bussare “Che diavolo succede?”.“Domani vado a vivere da nonna eArthur”.“Cosa?” viene a sedere sul letto dovesono accucciata a piegare delle

magliette.“Non ce la faccio più a vivere qui papà,non è colpa tua, né di Marna, ma avereJack intorno mi distrugge” finalmente loguardo negli occhi “Gli voglio benema…è dura…” scrollo la testa tornandoa guardare in basso “Non riesco aprenderlo in braccio, se riesce asfiorarmi mi viene un nodo in gola. Enon va bene.Magari andare dalla nonna non servirà aniente, ma devo pur sempre fare untentativo così forse, un giorno, quandomi sarò lasciata alle spalle tutto questo,potrò guardare Jack e trovare la forza diprenderlo fra le braccia”.Papà ha gli occhi lucidi, mi fa alzare ilviso prendendo il mento fra le dita “Ok

tesoro”.“Passerò a trovarvi”.“Guarda che anche se vai a vivere atrecento metri da qui, dovrai tornare tuttii giorni per lavorare!” mi fa l’occhiolinoe io m’inginocchio sul materasso perabbracciarlo “Grazie papà”.Mi dà un bacio sulla guancia prima diuscire.“Te ne vai?” urla Marna entrando incamera.“Si”.“Per sempre?”.“Vado dalla nonna, mica in Burundi!”.“Comunque te ne vai”.“Devo riprendere in mano la mia vita”.“E’ per Jack?”.“E’ per Jack, per Brian e per Jeff. Qui

ho troppi ricordi, vivere dalla nonnasarà come ripartire da zero”.“Lei che ti ha detto?”.Faccio spallucce “Non lo sa”.“Cosa?”.“Io e Arthur abbiamo parlato e gli hodetto che domani andrò a stare da loro”.“E lui che ha detto?”.“Che era ora!”.Un “mamma” mugugnato mi fa salire sulletto ed incrociare le gambe, Jack staentrando con papà che tiene in mano trebicchieri vuoti e una bottiglia di whisky,io e sua moglie lo guardiamo allucinate“Almeno l’avrai fatta compiuta! Hovisto che hai fumato” ride.Accidenti! Non ho messo il collirio!Imbarazzata, incasso la testa nelle

spalle, lui appoggia tutto sulla scrivaniae inizia a versare da bere, ci porge ibicchieri e fa un brindisi “Ci mancheraitesoro, non sarà più la stessa casa senzadi te ma…buona fortuna!” ingoia illiquido ambrato in un sorso.“Ho vissuto con la nonna per anni, nonvado mica in guerra!”.Scoppia a ridermi in faccia.Mi devo preoccupare?!Marna e io ci scoliamo il bicchiere,sorrido a Jack, appoggiato con le manial letto, papà lo prende in braccio einsieme a Marna mi augura la buonanotte.

CAPITOLO 4

Arrivo a scuola in bici, chiudo illucchetto intorno a un lampione dellaluce nel parcheggio e mi metto la borsaa tracolla.Ieri sera, dopo aver terminato dichiudere alcuni scatoloni, ho prenotato ilbiglietto per il New Haven, ho mandatoun’email a Beth chiedendole diprenotare una camera d’albergo per mioconto, e alla fine le ho scritto: “Potevidirmi che ti sei messa con Gavin. Seitornata ad essere ufficialmente la mia“peggior nemica”.Per risposta mi ha inviato un sms con lafaccina che ride.In aula professori non c’è nessuno, solo

una banana appoggiata al grande tavolodi legno scuro con un biglietto arrotolatointorno con la scritta “Jewel Morgan”.Titubante la prendo in mano, e srotolo ilbiglietto: Buongiorno.XJason Mi sfugge un sorriso, tolgo la bucciaalla banana e la mangio…tutta!Raggiungo la Carlton nella sua aulafermandomi a spiare Jason dallafinestrella fuori dalla porta, stagesticolando e ridendo con gli alunniche ha fatto andare alla lavagna, siaccorge di me e io m’irrigidisco con un

sorriso ebete sulla faccia.Lo sento dire “Arrivo subito” e ora…mela faccio sotto.Sento una morsa lancinante al petto.Faccio un passo indietro e lui escesorridente “Buona?” capisco che siriferisce alla banana.“Ottima, grazie”.“Mi fa piacere” mette la testa dentro lachiassosa aula e torna a guardarmi “Chepalle essere dall’altra parte dellacattedra, se fossi uno studente e ti avessivista passare mi sarei fatto sbattere fuoridal professore”.Cioè…cosaaaa?Sorrido a trentadue denti.“Ti va di pranzare insieme?”.Ci metto forse mezzo secondo a

rispondere “Ok”.Torna in classe e io mi appoggio almuro con la schiena boccheggiandoda…non so…eccitazione? Sorpresa?Senso di colpa?Guardo la mano sinistra. Gli anelli nonci sono più. La mattina trascorre tranquilla, hoseguito le lezioni della Carltonprendendo appunti e segnando sulla miaagenda personale i nomi del “Trio ruba-albero”: Valerie, Megan e Rachel.E’ in corso il piano A della miapersonale guerra contro di loro, e non cipiove che sia avvantaggiata alla grande:correggo i loro compiti in classe erenderò la loro vita studentesca un

inferno.Non giochiamo ad armi pari, loro nonsanno che prima il posto sotto l’alberoera mio e delle mie amiche, il che èancora più fantastico, così ho laprecedenza sulle mosse d’attacco control’ignaro e indifeso nemico.Questa percezione di perfidia che finoraho sopito, mi fa sorridere in modoraggiante mentre raggiungo la nonna incucina attraverso il corridoio.“Ciao” la saluto, stranamente pimpante,sedendomi sullo sgabello.Rimane in silenzio e mi serve una tazzadi caffè “Che hai?” le chiedo.“Ho saputo che verrai a vivere da noi”.“Si”.“Ti stai alleando al nemico?”.

“Il tuo convivente, lo chiami nemico?”.“Prendo io le decisioni in casanostra!!!”.Faccio una smorfia: ma…è seria?“Nonna ti si è fuso il cervello? Che staidicendo?” fisso il soffitto “Capiscoperché papà ieri sera mi ha detto “Inbocca al lupo”. Si può sapere che tiprende? Sembra che ti dia fastidio chevenga a stare da voi. Hai insisto permesi prima che decidessi di farlo, eadesso è un problema?”.Pulisce freneticamente il banconed’acciaio senza rispondermi“D’accordo, se non ti va, non ci vengo!”sbotto arrabbiata.“No, va bene, vieni!”.“Credo che se lo dicessi ad un cane, ne

sarebbe più felice”.“Ti ho detto vieni!”.“Va bene, vengo!”.Chiudo la porta con un tonfo e mi mettoa camminare di gran carriera pronta aduscire, distrattamente vado a sbatterecontro qualcuno “Ciao”, alzo lo sguardoe mi ritrovo davanti Jason “Ciao”.“Ti stavo cercando”.“Ero dalla nonna”.Mi guarda perplesso.“La cuoca, è mia nonna” gli spiego.“Ma chi, Evelyn? Io adoro quella donna,mi porta tutte le mattine un pancakegigante per colazione”.Devo dire che…rimango impalata abocca aperta.“Jewel” mi tocca un braccio per farmi

tornare sul pianeta terra e quandosuccede, sento crescere la pelle d’oca.Mi divincolo come se mi avessescottata.“Stai bene?”.“Si, scusa”.“Ti va di andare a mangiare qualcosa?”.“Ok”.Adesso non mi faccio problemi amangiare davanti a un ragazzo?Beh, ma questa non sono io, quindi forsemi va anche meglio.Usciamo dall’istituto e lo seguo verso lasua auto, ha una Jeep gigantesca, apre laportiera per farmi salire ma ci vorrebbeuna scaletta.Gli sorrido prima di scalarequell’ammasso di ferro per andare a

sedermi “Grazie” gli dico dall’alto, misorride e chiude la portiera.Quando accende la macchina partono lenote di “In the end” degli Snow Patrol emi viene una nodo in gola.“Ti piace?”.“No, per niente” rispondo strozzata.L’ultima volta che l’ho ascoltata è statoquando Brian mi ha detto che sarebbeandato da lei, e Jane era venuta achiedermi di andare a far shoppinginsieme al 50 Cent.Decisamente, mi fa schifo!“Vuoi che spenga?”.“Potresti accendere la radio”.Annuisce e si mette a fare zapping trauna stazione e l’altra.Parcheggia davanti a “La Patisserie” di

Madame “Che facciamo qui?” glidomando.“Ho voglia di qualcosa di dolce”.“A mezzogiorno?”.“Esiste una regola per cui a quest’oranon si possono mangiare dolci?”.“No”.“Forza, Morgan, alza il culo” mi fal’occhiolino e lo seguo a ruota.Quando entriamo Madame mi guardasbarrando gli occhi dalla sorpresa, fissole Converse bianche per non affrontarlae, insieme a Jason, siedo ad un tavolinovicino alla grande vetrata, prende inmano il menù, io ho lo stomaco sottosopra.“Che cosa prendi?” mi chiede tenendogli occhi sulla carta.

“Non saprei”.“Ci dividiamo una fetta di tortaSacher?”.“Ok”.“Non mi sembri molto convinta”.Faccio una smorfia “Non mi faimpazzire”.“Che cosa ti piace?”.“La crostata di frutta”.“Ok, vada per quella” e chiude il menù.“Non mi sembri molto convinto”.“Non mi fa impazzire”.Mi metto a ridere “E allora perché haidetto ok?”.“E tu perché lo hai fatto?”.Sento il volto andare in fiamme eabbasso lo sguardo sul tavolino “Nonso, per educazione”.

“Anche io”.“Che prendete ragazzi?” la voce diMadame è più stridula del solito, alzo losguardo e lei mi sorride eccitata.“Torta Sacher” detto da me e “Crostatadi frutta” detto da lui, si sovrastano,scoppiamo a ridere e lei adesso ciosserva stralunata.Jason si ricompone e risponde “TortaSacher per me e una crostata di fruttaper Jewel”.Madame sparisce e noi rimaniamo afissarci “Allora Jewel, perché non miracconti qualcosa di te”.“Beh…” sento una voragine allostomaco “non c’è molto da dire, hoterminato il liceo e ho cominciato Yalema…sai com’è…a volte si fanno scelte

sbagliate. Sono tornata a casa peraiutare mio padre e mio fratello inofficina finché non avrò deciso chestrada intraprendere, e tu?” .“Mi sono laureato a Princeton due annifa, è lì che ho conosciuto Misinski,durante una conferenza che ha tenuto suiPadri Fondatori” scrolla la testasorridendo “quell’uomo è un genio”.Credo che stiamo parlando di duepersone diverse, perché non possocredere che definisca “Genio” unprofessore che ha creduto allasottoscritta quando gli ho detto che nonvolevo sedere vicino a Brian perchéstare vicino alla finestra mi distraeva.Comunque, convinto lui.Madame arriva con le torte e ne prendo

subito un pezzettino microscopicoperché non so se lo rivedrò fra unsecondo, oppure se andrà dritto drittonella mia pancia.“Finito la laurea hai iniziato subito alavorare con lui?” gli chiedo con labocca piena.“No, ho aiutato mio padre nella suaazienda e poi ho chiamato ilprofessore”.“Di cosa si occupa tuo padre?”.“Vende auto”.SUPER!“Che tipo di auto?”.“Lamborghini, Ferrari…è rivenditoreautorizzato di auto italiane”.SUPER SUPER!I miei uomini impazziranno alla notizia!

“E come mai a te non piaceva?”.“Ho sempre amato studiare e da grandevolevo fare l’insegnante, non importavala materia, ero deciso ad intraprenderequesta meravigliosa professione, così hodetto a papà che avrei lasciato NewYork per trasferirmi qui e prendere ilposto di Misinski”.“Sei di New York?” domando eccitata.“Ci sei mai stata?”.“Una volta” mormoro.“Come mai?”.“Un amico fa il modello per CalvinKlein, ma non di professione, giusto perarrotondare, mi aveva promesso deiposti alla sfilata e ci sono andata con leamiche e la nonna”.“Ti è piaciuta?”.

“La sfilata?”.“Quella e New York”.“Si, molto, sembra di stare in un film”.“Io provo quella sensazione solo in unposto”.“Quale?”.“Miami”.Sto morendo lentamente…“Stai bene?” chiede preoccupato.Scosto il piattino con la mano “Si”.“Sei mai stata a Miami?”.“No”.“Jewel, potresti smetterla di maciullarele mani sotto il tavolo?” sconcertatadalla sua domanda alzo il viso perguardarlo “Da quando ho detto Miamisembra che tu stia per smettere direspirare da un momento all’altro” sotto

il tavolo mi dà un buffetto con le dita sulginocchio “Ehi, non preoccuparti, nonuscirà mai più quella parola dalla miabocca, te lo prometto”.“Davvero?”.“Certo”.“E’ solo che…” sento che da unmomento all’altro scoppierò in lacrime.“Jewel non sono una persona curiosa,ma capisco che qualcosa non va, quindi,semmai ti andrà di parlarne…” lascia lafrase in sospeso facendomi capire dipoter far riferimento a lui.“Grazie” sussurro.“La mia compagnia deve farti propriobene, guarda, hai finito la torta!” cimettiamo a ridere, ma io mi bloccoquando mi accorgo di Elizabeth che ci

osserva dalla vetrata.“Torno subito” esco di corsa e laraggiungo, devo fermarla bloccando lasedia dai pomelli, stava andavo via.“E’ il nuovo professore di storia delliceo” mi affretto a spiegarle.“J, tu non devi darmi spiegazioni, puoifare della tua vita quello che vuoi”.Mi metto davanti a lei a bracciaincrociate “Sei arrabbiata?”.Solleva il viso per osservarmi prima didire: “No, non sono arrabbiata, ma cisono rimasta male”.“Stavamo solo parlando”.“Ti piace?”.“Cosa? NO!”.“A me sembrava il contrario”.“Elizabeth!”.

“Fa come ti pare, J” fa per andarsene,ma la fermo di nuovo mettendomidavanti a lei.“Non sto facendo niente di male”.“Certo, come no”.“Elizabeth!”.La guardo raggiungere la sua auto senzaandarle dietro.Vaffanculo!Sto tornando verso la pasticceria quandomi accorgo che Jason mi sta aspettandoappoggiato alla sua auto “Tutto ok?”domanda.

“Si”.Con una spinta si rimette in piedi em’invita con un sorriso a salire in autoper tornare a scuola.Non fa domande.E già lo adoro. Jared mi aiuta a scaricare dall’auto dipapà gli scatoloni, è contento come unaPasqua che io venga a vivere da nonna eArthur, invece la nostra cara vecchia mista fulminando mentre salgo le scaledella veranda.“Ti va di darci una mano?” le chiedo.“No”.“Ehi, non sei contenta che J venga avivere con voi?” le domanda Jaredridendo.

“Si”.“A me non pare proprio” borbotta.Quando finiamo di portare tutta la robain camera, io e lui sediamo sui gradinidella veranda a berci una birra “Alloramocciosa, come te la passi a scuola?”.“Sommersa di libri”.“Hai conosciuto qualcuno?”.Lo guardo con la coda dell’occhio“Perché me lo chiedi?”.Alza le spalle con indifferenza “Così”.“Chi vuoi che abbia conosciuto nel liceodove andavo fino a due anni fa?”.“Non ti scaldare, era solo unadomanda”.“Inopportuna, se posso dirlo”.Ride sotto i baffi alzandosi in piedi.“Quando parti?”.

“Sabato mattina”.Annuisce con una smorfia “Domani è ilcompleanno di Catherine, ci vieni?”.Mi viene mal di pancia “Magari, faccioun salto”.“Magari?” domanda, sarcastico.“Forse” rispondo.“Ok, vado” si abbassa a darmi un baciosulla guancia, aprendo la portieradell’auto grida “Saluta Jason domani”.COSA?Sgrano gli occhi e balzo in piedi, luiparte sgommando perché non loraggiunga.Entro in casa come una furia, nonna stascolando l’insalata “Le notizie corronoveloci” le urlo salendo le scale.In camera apro il computer e faccio

partire Skype, Jane mi risponde subito“Chi cacchio è Jason?” mi chiedeurlando.“Com’è possibile che in due ore lanotizia sia già arrivata a Chicago?”.“Ehi, sei la nipote di Evelyn Thomson,che altro vuoi che ti dica?”.“Beh, tu spiegami”.“Alloraaa…Elizabeth è andata dritta ascuola da tua nonna dopo averti mollatada Madame così lei ha chiamato Brenda,che ha chiamato Brittany, che lo ha dettoa me…ah beh, io ho telefonato a Marnaperché, poverina, altrimenti non losapeva! Mi sono raccomandata chetelefonasse anche a Stephanie!” prendefiato “Si vede che siamo amiche con laA maiuscola, stavamo giusto per

chiamarti per dirtelo!”.“L’hai già detto anche a Beth e Ester?”.“E’ possibile che un piccioneviaggiatore abbia preso il volo verso ilNew Haven e che, per caso, io fossistata in collegamento via Skype conEster quando Brittany me lo ha detto,quindi si, anche loro ne sono alcorrente!”.“Jane” ringhio.“Gollum, datti una calmata, è tuttoregolare! Secondo me fai bene a uscirecon qualcuno!”.“Non c’è Brittany?”.“Perché?”.“Mi sembra strano non sentirla urlare”.“E’ con Cooper a prendere damangiare”.

“Come sta Cooper?”.“Stai cercando di cambiareargomento?”.“No, ti sto chiedendo come sta il tuoragazzo”.“Bellissimo come al solito” rispondecon gli occhi a forma di cuoricino.“Per la cronaca, non esco con nessuno”.“Sputa il rospo! E’ vero che avetemangiato?”.“Si”.Sorride entusiasta e sorpresa “Cosa?” simette a saltellare sulla sediamangiandosi le unghie.“Una torta”.Lascia cadere per un attimo la mano chestava massacrando “A mezzogiorno?!”.“Dice che non ci sono regole di orario

per mangiare dolci”.“Mi piace questo Jason” sembra cheabbia avuto un’illuminazione “JJ”mormora, poi si avvicina allavideocamera “Posso chiamarvi JJ?”.“Sei impazzita?”.“No!”.“Beh, no!”.“Posso dirlo a Brittany?”.Sbuffo dalla frustrazione.“Ok, grazie” mi fa l’occhiolino, la vedogirarsi e sorridere “Gollum è in linea”dice a qualcuno, il faccione di Brittanysi presenta davanti al video “Che cazzofai J?” urla come un’arpia.Oh Signore!“Chi è? Chi è? Madame dice che avetemangiato della torta e che l’hai finita

tutta, è vero? Da quando mangi davanti aun ragazzo? E’ carino? A chi somiglia?E’ moro o biondo? E’ alto? Magari,perché tu per essere una ragazza sei alta!Gli puzza l’alito? Non uscire con uno acui puzza, mi raccomando! Ma se ti famangiare, allora non parlo più! Escici edivertiti!”.“Brit, basta!!!”.“Scusa, è che mi hanno presa incontropiede”.Alzo gli occhi al cielo sorridendo “E’ ilnuovo professore di storia al liceo”.Fa una faccia schifata “Perché a noi èdovuto capitare Misinski?”.“Siamo nate nell’anno sbagliato”.“Beh, allora come stai?”.“Mi sono trasferita dalla nonna”.

“Lo sappiamo”.Si, giusto.Se in poche ore gli è arrivata questanotizia, figuriamoci se non sanno dellanovità di ieri!“Parto sabato” mormoro.Le si mozza il respiro “Ci vai?”.“Si”.Gli occhi di lei e Jane si riempiono dilacrime “Se vuoi veniamo con te” midice con voce spezzata.“No, è una cosa che devo fare da sola”.“Ok” sbuffa, poi riprende “Però secambi idea ci trovi all’aeroporto adaspettarti, hai capito?”.Un “J” urlato dalla nonna mi ordina disalutare le mie amiche “Ho capitograzie. Devo andare è pronta la cena”.

“Attenta che non ci abbia messo delcianuro”.“Brit!” la sgrido.Mi fa l’occhiolino e chiudo il computer.Guardiamo il telegiornale in silenzio,Arthur è ad una cena di lavoro,mannaggia a lui!Mi ha detto di venire a vivere qui eadesso che è uscito lo scoop di Jason sel’è filata lasciandomi sola con nonna,che mi fissa come se volesse sbranarmiviva.Lascio cadere la forchetta nel piatto“Ok, spara! Che hai da dire?”.“Appena finiamo qui andiamo daElizabeth”.“COSA?”.Alza le spalle.

“Nonna, no! Non devo giustificarmi peraver mangiato con un ragazzo, che tral’altro nulla è che un conoscente!”.“C’è rimasta male”.“Brian mi ha lasciata il giorno dopoaver seppellito nostro figlio!” urlo.“Non è stata colpa sua”.“Questo non l’ha fermata dal farmi unascenata”.“Ha sbagliato e lo ha capito”.“La difendi?”.“Non difendo nessuno”.“Non è quello che sembra”.Esco rabbiosa di casa e vado dallamamma, di corsa, perché la bici è dapapà in garage, per strada incontro Gusin sella alla sua Harley, appena miriconosce si mette a seguirmi, cosa che

mi costringe a mettermi in strada davantia lui “Che fai?” urlo.“Dove vai?”.“Da nessuna parte”.“Si può sapere che ti prende?”.“Vado dalla mamma!”.“Ok, sta calma! E’ buio, ti vengodietro”.“Ma se non sei mai venuto”.“Sciocchina, vivevo in quella casaprima di tua nonna, praticamente davantialla tomba di tua madre. Ti guardavodalla finestra”.“Davvero?”.“Perché accidenti credi che tuo padre tifacesse andare al cimitero da sola, albuio? Se non fosse stato perché tiguardavo io, non te lo avrebbe mai

permesso”.“Ah”.“Si, e, giusto perché tu lo sappia…gesticoli troppo, sembri schizzata” loguardo male “Ehi, io ti conosco, ma piùdi qualcuno si fermava a guardarti comefossi una pazza”.Ah!“Ho visto pure quella volta che Johnsonè venuto a farti quella specie disorpresa” scrolla la testa aggrottando lesopracciglia “non so cosa mi abbiatrattenuto dal spaccargli il naso”.E’ vero, è stato quando mi ha detto cheavevo confuso Edgar con Edmund nelsaggio di Re Lear.“Beh, comunque io vado” dico strozzata“sicuramente ora mi guarderà la nonna”.

“Avete litigato? Di solito urli quandolitigate”.“In un attimo ha detto a tutti che sonouscita con Jason”.Spegne la moto e viene a mettersi a duecentimetri dal mio naso “Chi è Jason?”.“Non lo sai?”.“NO!”.“Non te l’ha detto Brenda?”.“NO!”.“Jason Williams è il nuovo professoredi storia al liceo…”.“Quanti anni ha?” m’interromperinghiando.“Non lo so”.“Come non lo sai?” strilla.“Penso ventisei”.“Pensi, ventisei? E se ne avesse

trenta?”.“Tua sorella sta con mio padre, perché tiscandalizzi tanto?”.Ci riflette un momento “Si, è vero, maloro sono loro, tu sei tu”.Alzo gli occhi al cielo “Comunque”sospiro “oggi mi ha invitata apranzo…”.“E ci sei andata?”.“La smetti d’interrompere?” sbuffo confervore “Si, abbiamo mangiato dellatorta e poi Elizabeth ci ha visti, sonouscita, lei si è arrabbiata ed è andata adirlo alla nonna, che ha fatto fare un girodi telefonate…e adesso lo sanno tutti”.“Hai mangiato con quel Williams?”.“Si”.“Benedetto ragazzo!”.

“Gus!”.Scansa la moto dalla strada spingendolasul ciglio del marciapiede, mi raggiungee mi passa un braccio sulle spalle,iniziamo a camminare in direzione delcimitero, di là della strada in pratica:“Bocconcino, senti, io non ho apertobocca in undici mesi, e ti giuro, non saiquanto stia male per te” mi stringe forte“Non sono tuo padre e so che non dovreifarlo, ma mi sento in dovere di dirti cheormai stai perdendo il controllo dellatua vita. Non posso capire quello che tiè successo, non può riuscirci nessuno dinoi. Però bocconcino, fallo per il tuoGus, comincia a mangiare, ti prego. Staiscomparendo, e se questo Jason ti fastare serena, esci con lui. Non hai

obblighi con nessuno, se non con testessa, per non mandare a quel paese lavita che ti aspetta. Sei così giovane J, equello che ti è successo non sparirà maidalla tua mente, ma bisogna guardareavanti” ci fermiamo davanti alcancelletto del cimitero “Hai semprepreso la vita con spirito, cercando diviverla al meglio, e a diciotto anni neavevi già passate tante. So che èdifficile, ma devi trovare la forza difarlo anche adesso, hai capito?”.“Gus” piango stringendo le bracciaintorno alla sua larga vita per paura chemi sfugga “E’ come se si fosse portatovia una parte di me”.Mi dà un bacio fra i capellistringendomi forte.

“Non riesco a odiarlo e mi manca, ed èsolo lui. Con Jason non c’è stato altroche un pranzo, anche se sembra che siasuccesso chissà che! Elizabeth non hacolpe, Jack non ha colpe, Catherine nonha colpe, ma domani è il suocompleanno ed io non riesco neanche aprenderla in braccio, non le ho compratoneanche il regalo sai?! Brian non michiama, e non si è fatto vivo: so chebeve e sono preoccupata per lui, tisembra normale? Dovrei sperare checrepi durante il sonno, invece vorreiprendere il primo aereo per andare avedere come sta, perché io ho voi e lui èsolo! E lui odia stare solo! Non avreimai creduto che mi avrebbe lasciata, nonso neanche cosa stia facendo, Elizabeth

ha detto che non lavora più, l’hamandata via quando è andata a Miami.Vorrei poterlo abbracciare e dirgli cheandrà tutto bene ma poi penso a quelloche ha fatto e quello che provo per lui èsolo odio, che poi non è neanche quello,io lo amo e lui è andato via”.Gus sta piangendo come una fontana,quando entrambi abbiamo esaurito tuttele lacrime ci guardiamo negli occhi“Cristo, Bocconcino, guarda come mihai ridotto!”.Un sorriso amaro si dipinge sul miovolto.“Ti va una canna?” mi chiede.“Tu non vuoi che fumi!”.“Per quanto mi riguarda, dopo questasera, sei libera di fumarti un campo di

marijuana!” lo stringo forte ridendo“Bocconcino, prometti a Gus che dadomani mangerai”.“Ok”.Mi accompagna a casa e la nonna vienead abbracciarmi sulla veranda.

* * * * * Arthur mi presenta un pancake gigantedavanti al viso, sono seduta a tavola conla nonna, e lui prende posto al miofianco. Mi hanno lasciato il posto acapotavola, lui alla mia destra, lei allamia sinistra…mi ricordano vagamentel’angelo e il diavolo che compaiono allespalle di Paperino quando combinaqualcosa che non va bene.Prendo in mano forchetta e coltello sotto

i loro occhi indagatori (anche se fingonodi non guardarmi) e inizio a mangiarelentamente finché non arrivo a superarela metà del pancake e mi accorgo chesorridono soddisfatti. Bevo un sorso disucco alla pesca e mi alzo a riporre ilpiatto sul top della cucina bianca.“Ci vediamo stasera” dico loromettendo la borsa a tracolla.“Non torni per pranzo?” chiede Arthur.“No, oggi devo preparare con la Carltonil primo test e mi ha chiesto se possofermarmi”.“Stasera andiamo da Jared e Stephanieper il compleanno della bambina”mormora nonna “Tu vieni?”.“Forse, vedremo” faccio spallucce edesco.

La Porsche di Dylan è parcheggiata fuoridal vialetto d’ingresso, mi viene undolore al petto che mi fa rientrare incasa e urlare “Chi diavolo ha portatoqui, quella?”.“Sono andato a prenderla io quando seiandata a dormire” risponde Arthur.“E perché?”.“Perché è tua”.Non c’è dubbio che questi dueconvoleranno a giuste nozze, sonopraticamente perfetti insieme.“Arthur!!!” batto un piede a terra eincrocio le braccia sul petto.Mi lancia le chiavi che istintivamente miaffretto a prendere fra le mani per paurache cadano per terra.“Buona giornata” mi mostra un sorriso a

trentadue denti ed io esco sbattendo laporta.Passo di fianco all’auto, la guado per unlungo momento prima di decidere che ascuola ci andrò a piedi.Alzo il viso e mi accorgo che quei duemi stanno guardando dalla finestra, glimostro il dito medio. La nonna parte allacarica per uscire, e io mi metto a correredisperata perché…se dovesseraggiungermi mi strapperebbe i capellicon le mani. “Ciao J” mi saluta la signora Maddison,non ho più fiato e mi stravacco sulbancone “Stai bene?”.“Sono venuta a piedi”.“E perché?”.

“Avevo voglia di fare due passi”.Mi guarda stralunata, poi mi accorgo cheinizia a sorridere civettuola.Un “Buongiorno” mi fa raddrizzare egirarmi…cazzarola!Hai capito Jason?!Indossa un completo elegante con tantodi cravatta in tinta col vestito grigio e hai capelli umidi che gli ricadono sullafronte, balbetto “Buongiorno” prima direndermi conto di avere le guance infiamme.“Ho una cosa per te, chiudi gli occhi”.Sento il respiro della Maddisonsmorzarsi dall’emozione.Aggrotto le sopracciglia “Che cos’hai?”.“Chiudi gli occhi”.Lo faccio e aspetto, sento che prende la

mia mano e mette qualcosa di liscio sulpalmo “Puoi aprirli”.Sbircio e mi ritrovo in mano una banana,il che mi obbliga a guardarlo male.“Così sono sicuro che mangerai” mi fal’occhiolino e torna a camminare per ilcorridoio.“J” squittisce la Maddison saltellandosul posto, alzo gli occhi al cielosorridendo e prendo la borsa dalbancone “Oh andiamo, Jewel Morgan, èstato carino”.“Ho forse detto qualcosa?”.“No, ma hai fatto una facciaaa...”.“Vado a lezione”.Mi fermo nei bagni degli studenti primadi andare in classe.Sento delle ragazze bisbigliare “L’avete

vista l’assistente della Carlton?” e a meviene un nodo in gola.“Ma chi quell’anoressica?”.“E’ Jewel Morgan”.“La sorella di Jared? Quello che è statoin rehab?”.“Adesso è uscito e ha una figlia.Comunque sì, è lei!”.“Cavoli, con quello che le è successo, èbrava a reggersi in piedi”.“L’anno scorso stava con Brian Johnson,il ragazzo più figo che abbia mai visto”dice una di loro “si sono sposati e illoro bambino è morto”.Mi accascio al muro portandomi unamano davanti alla bocca per trattenere isinghiozzi, mentre loro continuano “Luil’ha mollata, è tornato a Miami, e guarda

come si è ridotta”.“Se a vent’anni mi ritrovo come lei, misparo!”.“Poverina, mica poteva saperlo chel’avrebbe scaricata così, quel Johnsonera un gran figo, ma ragazzi, che pezzodi merda!”.“Se ti metti con uno come lui, lo sai inpartenza che finisci male” si mettono aridere e le sento uscire dal bagno.Prendo in mano il telefono e chiamoBrittany, mi risponde al secondo squillo“Che succede J?” mi chiedepreoccupata.“Voglio tornare a casa” piangodisperata.“Che cazzo è successo? J mi staifacendo preoccupare”.

“Ho sentito delle ragazze parlare di mee di lui e di Jeff, e…”.“Oh merda! Dove sei? A scuola? Prendola macchina e vengo a farle fuori!”.“Si sono a scuola”.“Scrivi alla Carlton che stai male etorna a casa”.“Non posso”.“Cosa? Certo che puoi!”.“Dobbiamo preparare il primo testinsieme”.“Che ti frega del test? Mica ti ci devicomprare il pane! Vai a casa!”.“Brit…” mi rannicchio nell’angolo delbagno e continuo a piangere con lachiamata attiva, sento Brittany svegliareJane e urlare come una pazza “Prepara ibagagli, dobbiamo andare ad ammazzare

qualcuno!!!”, poi torna a parlarmi “J,ascolta, esci subito da quel gabinetto, loso che sei lì, ci andavamo anche noiquando dovevamo spettegolare! Fatti ungiro in paese, compra qualcosa, devidistrarti un po’! E vai dal parrucchiere!Sei Gollum con le doppie punte!”.Il suo commento mi strappa una risatabagnata di lacrime “Devi farti manicuree sopracciglia! Te l’ho mai detto chesono lunghe? Dio, sembri Frida, lapittrice messicana! Un tempo sistemarele sopracciglia era la tua passione, cipassavi delle ore! Beh, vedi di farqualcosa perché adesso fanno schifo!” lasento sospirare “Sei sempre stupendatesoro, solo troppo magra, quindi va daMadame, apri un conto a mio nome e

mangia fino a scoppiare, che quandotorno saldo il conto, ok?”.Adesso rido come una scema.“Penso siano quelle che hanno rubato ilnostro albero”.“Ma chi? Zio Sam?”.Abbiamo soprannominato così il nostroalbero al terzo anno di liceo, quandofumate come non mai vi abbiamoattaccato un poster del celebre “ZioSam” alla festa di presentazionedell’allora squadra di football.Il Preside Simpson ci aveva fattesospendere per tre giorni!“Si”.“Oh, ma quelle troie io le strozzo!Lunedì mattina alle otto siamo a scuolaJ, te lo giuro”.

“Non c’è bisogno, è passato, è statosolo…”.“Ci vediamo lunedì!” e chiude latelefonata.Faccio come mi dice: mando un sms allaCarlton dicendole che “Mi dispiace, maoggi non sto bene”, esco da scuola eattraverso il parcheggio a piedi, arrivoin centro e per prima cosa vado daMadame, sono le otto e quaranta e inegozi che m’interessano sono tuttichiusi “Ciao J”.“Ciao”.“Mangi?”.Fisso una brioche colma di cioccolata“Si, una di quelle” gliela indico con undito e lei prende in mano la pinza “Nonon quella” le dico in fretta con faccia

schifata osservando la brioche che hascelto.Si mette a guardarmi “Che cosacambia?”.Scuoto le spalle di qua e di là “Non èproporzionata, guarda, è più cicciottasulla sinistra”.Scuote la testa e torna con la pinza sullebrioches poggiandola sopra una “Vabene questa?”.Mi alzo in piedi per vedere meglio e miaccuccio sul vetro “No, non va bene,dammi quella” gliene indico una piùsotto.“Questa qui?”.“No no aspetta, c’è poco zucchero avelo”.“JEWEL!!!” sbraita esasperata, lascia

cadere la pinza fra le brioches “Vieni aprendertela!”.Sto esaminando le brioches, a guardarledall’altra parte del bancone, proprio nonso scegliere “Che cosa fai?” una vocemaschile mi fa alzare la testa.“Sto scegliendo una brioche”.“E’ da cinque minuti buoni che tiosservo, non hai ancora trovato quellagiusta?” mi chiede Jason.“Si e no. Cioè, una l’avrei trovata ma…bah, non mi convince”.“Forse non hai fame, hai mangiato la miabanana?”.“Non ancora, però ho mangiato quasitutto il pancake gigante di nonna!”.“Beh quant’è passata? Un’ora e mezza?Te l’ho detto, magari non hai fame”.

Mmmhhh, si, forse ha ragione lui!Madame mi dà una sberla in testa primadi spingermi fuori dal bancone, siedosullo sgabello “Posso avere un succoalla pesca?”.“Liscio?” mi chiede lei.Guardo Jason prima di rispondere “Si,liscio”.Lui prende posto vicino a me “Di solitolo prendi allungato?” scherza.“Si, col gin!” rispondo seria.“Davvero?”.“E’ un segreto però, non dire a nessunoche Madame me l’allunga”.“D’accordo”.“Come mai non sei a scuola?”.“Sono libero fino alle undici”.“E allora perché stamattina presto eri

lì?”.Madame mi sta servendo il succo“Dovevo portati la banana” risponde, leiper poco non stramazza al suolo!Io pure!Imbarazza sussurro “Beh, allora grazie”.“Intanto ti riempio di banane ma prima opoi, Morgan, ti porto a cena”.“Non so se…” Madame è uscita dalbancone e mi rifila un pizzicotto sulbraccio “Ok” strillo.Sorride compiaciuto “Devo andare,volevo assicurarmi che riuscissi adarrivare qui senza svenire”.“L’hai seguita?” gli chiede Madame.“Si, ma non sono uno stalker”.Lei ride da oca giuliva guardandolouscire.

“Sai che ti dico? Sei patetica!” lasgrido.“E tu un’idiota! Perché stavi per dirglidi no?”.“Secondo te?” domando sarcastica.“Come vuoi…posso chiamare tuanonna?”.“Sei ti dicessi di no, cambierebbequalcosa?”.“No”.Scendo dallo sgabello e mi appresto auscire “Apri un conto a nome diBrittany, offre lei”.“Va bene, buona giornata” sono già sulmarciapiede.Passo in rassegna le cose da fare questamattina: manicure, pedicure, s-o-p-r-a-c-c-i-g-l-i-a, doccia solare e

parrucchiere.Direi che sono apposto almeno finoall’una.Camminando per raggiungere il centroestetico, mi fermo davanti ad un negoziod’abbigliamento per neonati, appoggiole mani sulla vetrina e osservo unvestitino in tartan per l’inverno: è suitoni del rosso, blu e grigio, bellissimo.Abbinati ci sono anche un cappottino eun basco con il pon pon bianco.Entro per comprarlo a Catherine.Quando arrivo a casa nonna stenta ariconoscermi “Jewel stai benissimo!”.Ho tagliato i capelli, sfiorano le spalle eho una lunga frangia che copre la fronte,tra l’altro con la doccia solare ho presoun po’ di colorito e sembro molto meno

cadaverica. Ho scelto uno smalto neutroper mani e piedi e le sopraccigliapossono tornare a volare con la lorosplendida forma a “rondine”.“Grazie” le dico appoggiando il regalodi Catherine sulla tavola.“E’ per la bambina?”.“Si”.“Vieni al compleanno?”.“Ancora non lo so, ma così sono certa dinon fare brutta figura se decidessi divenire”.“Saggia decisione!” mi mette un bracciointorno alle spalle “Mi ha telefonatoMadame stamattina”.“Lo so”.“E’ stato gentile” dice riferendosi algesto di Jason.

“Si”.“Uscirete a cena?”.“Forse”.“Non tirartela!”.“Vado a preparare il trolley”.Mi chiudo in camera, accendo il cd“Songs for Jewel” e inizio a prepararel’occorrente per il viaggio: spazzolino,dentifricio, mutandine, canotta, e uncambio. Finito!Non mi tratterò più di una notte chetrascorrerò in albergo.La nonna e Arthur mi salutano perandare al compleanno, io siedo suldivano e comincio a fare un freneticozapping, un flashback si fa largo nellamia mente:

“Cosa vuoi guardare piccola?”.“La Bella e la Bestia”.“Ancora?” Brian si lascia cadere suldivano appoggiando la testa sulle miegambe.“Non ti va?”.“No”.Gli do un buffetto sulla pancia.“Non potresti avere delle voglienormali? Piuttosto che guardarecartoni animati per nove mesi, avreipreferito diventar matto per cercartiun’anguria in pieno inverno!”.Ci mettiamo a ridere, lui si gira e da unbacio al pancione “Perché non glicanti qualcosa?”.Mi guarda serio “Vuoi che canti?”.“Quando lo fai, si rilassa, non scalcia

quasi mai”.“Ok” si alza dal divano e va aprendere la chitarra in camera, prendeuno sgabello e si posiziona davanti allatelevisione.“Sono carino?”.“Sei bellissimo”.“Cosa vuoi sentire?”.Fingo di pensarci con il naso rivoltoall’insù “Last Goodbye”.“Ancora?”.“Certo! Siamo riusciti a sfatare ilsignificato della canzone, è vero che mihai fatta piangere, ma adesso siamoqui”.“Ok”.E si mette a cantare.

Esco di casa sbattendo la porta.Mi metto davanti al cofano dellaPorsche, ancora parcheggiata davanti alvialetto. Se avessi una mazza dabaseball non ci penserei due volte afracassarla, invece tengo in mano ilregalo per la mia nipotina e giro suitacchi per andare al compleanno.Cammino avanti e indietro fuori dallacasa di mio fratello, senza riuscire adentrare. Da qui riesco a sentire le risatedi tutti gli invitati, oltre alla famigliaJared ha invitato i suoi amici. Sarannoalmeno una trentina di persone, mancosolo io.E Brian.E Jeff.Lascio il sacchetto fuori della porta e

torno a casa di corsa.

CAPITOLO 5

Marna e papà hanno lasciato Jack danonna per accompagnarmi in aeroporto,stiamo raggiungendo il check-in, perfortuna ho solo il trolley e non dovròfare la fila.“Allora, ci vediamo domani” mi diceMarna.“Si” le rispondo distrattamente.“Stasera uscirai con Beth?”.“No”.“Rimarrai in albergo?”.“Si”.

Papà continua a mangiare le pellicinedel pollice per non affrontarmi, è troppoagitato, lo vedo da come batteincessantemente un piede a terra e fissaun punto nel vuoto. Chiamano il miovolo “Allora vado” dico loro.Lui mi stringe forte in un abbraccio, hagli occhi lucidi, poi è il turno di Marna“Se decidi di uscire, fai bene!” mi rifilauna pacca sulla spalla,imbarazzatissima.“Si, ok” li saluto con la mano e mi avvioa prendere l’aereo.“Jewel” qualcuno urla il mio nome, mivolto e trovo Jason correre verso di me,papà mi si para davanti “Chi sei?”ringhia.“Sono Jason Williams”.

Il mio tenero paparino scuote la testa dauna parte all’altra per invitarlo acontinuare “Un amico di Jewel” glispiega, papà sembra un bambolotto a cuinon si scaricano le pile.“Sono venuto a salutarla” continua Jasonma lui non smette di muovere la testa,Marna gli dà una pacca sul braccio“Forza Jake, andiamo”.La guarda di sbieco “Tu sai chi è questoqui?” gli chiede sorpreso.“Certo” risponde lei.“E come fai a saperlo?”.“Perché io so tutto!” lo prende per unbraccio e lo spinge via “Buon viaggiotesoro” urla e li osservo sparire.Jason viene davanti a me sorridendo “E’forte tuo padre!”.

“Si beh, un po’ eccentrico forse!”mormoro.“E’ protettivo, come tutti i padri!”.“Come mai sei venuto?”.“Non ci vediamo da qualche giorno, nonho il tuo numero e ho chiestoinformazioni” fissa la hostess con icapelli rossi dietro le mie spalle “Nonriuscivo ad aspettare fino a lunedì pervederti” incassa la testa nelle spalleimbarazzato.Non so che cosa dire, onestamente ho latesta da un’altra parte “Devo andare”sussurro prendendo in mano il manicodel trolley rosa.“Che cos’è B.J.M.?” domanda, mi vieneun dolore allo stomaco: Brian avevascritto con l’indelebile nero le nostre

iniziali sul rigido trolley quandoeravamo in Messico, quella sigla sta per“Brian Johnson” e “Jewel Morgan”. “Le nostri iniziali si fondono, haivisto? Siamo perfetti insieme!” miaveva detto una volta terminata la suaopera. “Niente di che” rispondo con un sorrisotirato “Uno scherzo delle mie amiche: laB sta per Brittany, la J sta per Jane e laM per Mocciosa, è così che mi chiamamio fratello”.Sono un genio, cazzo!“Vai a trovare degli amici a Yale?”.Oddio…“Si, infatti” rispondo strozzata.

Rimaniamo a fissarci, di nuovochiamano il mio volo “Grazie Jason perla sorpresa, ci vediamo lunedì”, siabbassa per darmi un bacio sullaguancia prima di augurarmi buonweekend e andarsene. Cammino a testa bassa per l’aeroporto,con un macigno pesantissimo sullostomaco che non intende sgretolarsi,sono talmente persa nei miei pensieriche continuo a sbattere addosso allepersone che mi passano a fianco,qualcuno correndo, altri per distrazione.Passo di fianco a loro, e nemmeno se neaccorgono tanto sono trasparente.“Jewel” alzo la testa, sono davanti alleporte d’uscita, e trovo Beth e Gavin

aspettarmi con un cartello bianco fra lemani che dice “Siamo qui”.Un sorriso amaro si dipinge sul miovolto mentre lascio andare il trolley e listringo in un abbraccio, Gavin quasi misoffoca “Ciao J” sorride mesto.“Beth, ti prego smettila di guardarmicosì” mi squadra da capo a piedi comefossi una creatura aliena, sembra che miveda per la prima volta.“Brittany e Jane mi avevano avvertitache eri cambiata, ma…” distoglie losguardo e mi accorgo che i suoi occhisono velati di lacrime.“Anche tu sei cambiata, sei passata alcastano” le faccio l’occhiolino e leifinalmente si lascia andare ad un piantoliberatorio stringendomi forte.

“Oh mio Dio J, sono stata così male, nonc’era giorno in cui non pensassi a te”.“Hai portato le orchidee a Jeff?” .Si allontana, appoggiando le mani sullemie spalle “Sempre!” risponde convinta,e torniamo ad abbracciarci.“J, tesoro, abbiamo un taxi che ciaspetta, vogliamo andare?” Gavin hapreso il trolley ed è pronto ad usciredall’aeroporto.Lo seguiamo, io a testa bassa e Beth chenon riesce a staccarsi dal mio braccio.Salgo sul sedile posteriore assieme alei, mi racconta che all’università sidiverte e che va tutto bene, è impegnatacon lo studio, e con Gavin, anche se nonriescono a vedersi granché. Lui digiorno lavora come commesso in un

negozio d’abbigliamento, e nel weekendcome barista.“Forse è per questo che andiamo tantod’accordo” scherza la mia amicadandomi una gomitata sul fianco.Le sorrido educatamente anche se inrealtà, a parte quest’ultima frase, non hoascoltato una parola di quello che hadetto.Torno a guardare fuori dal finestrinoappoggiando la fronte al vetro, ascoltola musica che esce dalle casse “21Guns” dei Green Day.Che cosa pagherei per avere con me, quie ora, solo una di quelle pistole. Quandola canzone finisce, in macchina nessunorespira, il silenzio è assordante “C’èqualcosa che dovete dirmi?” chiedo per

smorzare questo imbarazzo.Perché la percezione che si prova astare seduti in questo taxi è nient’altroche “imbarazzo”.Conosco Gavin, ma soprattutto Beth,talmente bene da capire che sonotitubanti a rispondermi. Qualcosa nonva.“Non ti abbiamo prenotato una stanza inalbergo” risponde lui dopo un secolo.Scatto sull’attenti “Che cosa?”.“Dormirai nell’appartamento”.Scrollo la testa indispettita “Tu sei fuoridi testa!”.“Ordini di tua nonna”.“Mia nonna non c’è, e se credi che mifarò comandare da lei, a chilometri didistanza, sei matto da legare anche tu!”.

“Ci chiamerà via skype tra circamezz’ora” dice Beth, mi volto aguardarla socchiudendo gli occhi “Io lànon ci entro, ti avevo chiesto diprenotare una stanza d’albergo!”.“J” sospira.Scrollo le spalle con indifferenza emetto il broncio “Ok, allora vado daPhil”.“Dal gay?” chiede sorpreso Gavin.“Hai paura che mi farà qualcosa? Almassimo mi farà sbronzare!”.“Tu dal gay non ci vai”.“Gavin!!!” sbraito.“Jewel”.“Gavin!”.“Jewel”.“Oh merda!!!” sbotto.

Si gira a guardarmi con aria beffarda“Lieto di vedere che siamo d’accordo”,gli mostro il dito medio e lui torna aguardare davanti a sé.“Non fiatare!” intimo a Beth che stavaper aprire bocca.Scendiamo dal taxi ancora in silenzio,da quando hanno sganciato la bombanessuno di noi ha osato parlare, io pernon insultarli, loro perché…beh, perchéè meglio così! Forse temevano per laloro incolumità e hanno fatto benissimo.Rimango da sola sul marciapiede adosservare le finestre dell’appartamentoin cui vivevo con Brian, incapace dimuovermi di un solo millimetro. Nonriuscirò mai ad entrarvi.Sono in piedi, tra Gavin e Beth, chiudo

gli occhi ispirando ed espirando aria,pregando il Signore di non svenire daltumulto di emozioni che mi frullanonella testa.“Vuoi entrare?” mormora Gavin.“No”.“Vuoi andare…” lascia la frase insospeso e non ci vuole un genio percapire che si riferisce al Cimitero.“Vado a fare una passeggiata”.“Poi torni?” Beth tiene le nostre maniintrecciate.“Si, a prendere il trolley”.Amareggiata mi dice “Ok” prima dilasciarmi sola, Gavin mi dà un bacio intesta “Ti voglio bene piccola J”,raggiunge la sua ragazza e iom’incammino sotto il sole.

Sono appoggiata ad una delle colonne dimattoni rossi che invitano ad entrare alCimitero senza avere il coraggio difarlo, sono qui da almeno un’ora, ilguardiano continua a fissarmi con lesopracciglia aggrottate, penserà chesono una pazza!Moves like Jagger mi fa balzare sulposto “Ehi Brit”.“Sei ancora fuori dal cimitero?”.Mi guardo intorno “Mi stai spiando?”.“Puah! No e sei fortunata che non sia lìcon te, altrimenti ti farei entrare a calciin culo”.“Non ci riesco”.La sento sospirare forte “Adesso ti diròuna cosa e poi deciderai cosa fare”.“Ok”.

Il suo tono di voce è dolce, quasivellutato “E’ tuo figlio, J, ed è il suocompleanno”.Mi appoggio alla colonna e inizio apiangere disperata portando la manolibera alla fronte, sento i suoi singhiozzi.“Posso andare via?” le chiedopiangendo.“Si tesoro, puoi fare tutto quello vuoi”,mi allontano da quel posto ascoltanosolo il respiro di Brittany.Busso alla porta dell’appartamento,Beth viene ad aprirmi “Oddio J” miabbraccia mentre sono ancora nelcorridoio esterno “Ci sei andata?”scuoto la testa da una parte all’altra, leimi spinge per entrare.E’ tutto uguale!

La minuscola cucina bianca con ilbancone è stranamente in disordine. Io eBrian non tenevamo mai nulla fuoriposto. Perfezione, era la regola. Oquasi!Il divano in tessuto marrone è alla miadestra di fronte al televisore al plasmaappeso sopra il camino. Quellostrumento tecnologico è stato l’unicosfizio che Brian si sia mai tolto.Avrei mai potuto dirgli di no? No!Le piante sono sparite, ma forse Bethnon è dotata del pollice verde come lasottoscritta e al loro posto ci sono deivasi con delle composizioni floreali diplastica.Non resisto e vado nella camera di Jeff.Devo sostenermi alla maniglia della

porta per non svenire: le pareti a righeazzurre e bianche sono rimaste le stesse,l’armadio bianco è al suo posto, cosìcome il lettino di legno che ci avevanoregalato Marna e papà.La carrozzina è aperta di fianco al muro,coperta da un telo di plasticatrasparente.Al muro sono appese delle cornicilaccate di blu, dove all’interno sonocustodite in ognuna di loro una magliettadi gruppi rock: AC/DC, Rolling Stones,Pink Floyd, solo per citarne alcuni.Brian le aveva comperate on-line da unnegozio di Londra spendendo una cifraesorbitante. Ecco, questo è stato forse ilsuo secondo sfizio.Appoggiato all’interno del lettino c’è

ancora Winnie the Pooh, da bambina lousavo per andare a dormire, altrimentiavevo paura, e ormai Jared non mivoleva più nel suo letto. A undici anniera ora di levare le tende.Lo stringo fra le braccia appoggiandovisopra il mento, ruoto il corpo di qua e dilà cercando con tutte le forze di riuscirea calmarmi.Sento delle mani stringermi le spalle“Va tutto bene?” la voce di Gavin mi fasciogliere i nervi “No”.“Ti va di far qualcosa? Potremo uscire amangiare”.“No”.“Prima o poi dovevi tornare…”.“Vado da lui”.“Vuoi che veniamo con te?”.

“No”. Chiudo piano la portiera del taxi, ilguardiano è ancora lì, che cammina dauna parte all’altra dell’ingresso alCimitero, di nuovo mi guarda male, maforse perché stavolta sono venutainsieme a Winnie the Pooh.Ignoro il suo sguardo indagatore ecammino a testa bassa da lui.Il ghiaino sotto la suola delle scarpe mifa rabbrividire. Dopo ogni passo inavanti, vorrei poterne fare centoindietro, ma devo trovare la forza dicontinuare: è il suo primo compleanno.Alzo la testa e…Brian!E’ in piedi a capo chino, di fronte lalapide bianca di pietra dove non è inciso

nulla se non “E’ meglio Jeff”.Niente data di nascita, niente cognome,solo quelle tre parole che per noivalgono più di centomila messe assieme,e che non potrebbero mai farlo tornareindietro.Rimango ferma a guardarlo: porta unpaio di jeans e la camicia a quadri verdee blu che avevo indossato a Miami.Devo chiamare al comando tutto il mioautocontrollo per non correre adabbracciarlo, quando mi accorgo che lespalle gli tremano.Sta piangendo.Il dolore che provo è talmente forte chemi fa male il petto, le gambe tremano ele mani sono così deboli che ho paura difar cadere a terra il peluche.

Siamo entrambi nello stesso luogo doveci siamo visti l’ultima volta, sonopassati 360 giorni, e in tutto questotempo non ho avuto notizie di lui.Sembrava come Jeff: morto.Devo andarmene da qui!Mi volto di scatto pronta ad andarmene.Vado a sbattere contro una signora chestava venendo dalla mia parte, il rumoredel nostro impatto fa voltare Brian efinalmente, ci guardiamo negli occhi.Le sue labbra si muovono lentamente,mormorando con un filo di voce“Jewel”.Tiene gli occhi sbarrati dalla sorpresa,il terrore, il senso di colpa, non riesce amuoversi, come me.Non ho idea di che fine abbia fatto

quella donna perché da quando il mioviso ha incontrato il suo, non sento piùnulla, è come se fossimo passati inun’altra realtà, immersi in una bolladove ci siamo solo noi, e il nostrobambino.Deglutisce in modo frenetico, e so percerto che qualcosa non va.Abbasso lo sguardo per prima, troppoarrabbiata, frustrata e stranamente felicedi vederlo.Sta bene e anche se non dovrei, pensoche non ho desiderato nient’altro per luiin tutti questi mesi.Fa un passo nella mia direzione, iorimango immobile con Winnie strettonella mano destra. Se potesse farlo,urlerebbe dal dolore.

Quando siamo uno di fronte all’altra, sene va.Di nuovo.Mi parte l’embolo: “Non devi andarteneperché sono arrivata io!” grido.Con la coda dell’occhio lo vedofermarsi sul vialetto in mezzo allamiriade di lapidi bianche, e tornareindietro “Mi dispiace” sussurra.Me ne vado io.Rimango appollaiata sotto l’obelisco dipietra del cimitero circondato da lapidied erba verde finché non vedo Brianpassare per uscire, non si accorge che losto guardando e, anche se se ne accorge,fa finta di niente. Va benissimo così.Faccio un bel respiro, mi alzo e vado daJeff.

“Il tuo papà è uno stronzo” è la primacosa che gli dico.“Sai, ho sempre immaginato che ilParadiso fosse una città fatta di nuvole,le persone sono vere, di sembianzeumane, come anche i grattacieli e isemafori. Ma le strade sono sofficinuvole bianche. Tu non vedrai mai uncartone animato che adoro: si chiamanoThe Simpson. Sono una bizzarrafamiglia. Ci sono Homer, che mi ricordatanto tuo zio Gus, Marge che è suamoglie e porta i capelli dritti in testa, celi ha blu. E poi i loro figli: Maggie, lapiccolina col ciucciotto in bocca, Lisa,la secchiona e Bart, che è il miopreferito, forse perché è come il tuopapà: uno stronzo” sospiro piangendo

“Comunque, alla fine, volevo dirti che lasigla inizia con la scritta “The Simpson”che vacilla sopra una nuvola bianca”stringo forte l’orsacchiotto “forse è perquesto che immagino così il Paradiso:una città fluttuante sopra le nuvole.Quando crescerai e andrai a scuola, nondiventare come il tuo papà! Perché lui, èuno stronzo! Se tuo zio Jared fosse quioggi gli avrebbe spaccato il naso. E te lodico, mi sarebbe dispiaciuto un po’,perché è ancora bello come il sole.Sembra Colton Haynes. Tu non glisomiglierai mai, dicono che se per priminascono figli maschi somigliano allemamme, viceversa per le femmine,quindi tu somiglierai a me: fortuna per teche hai il pisellino altrimenti i fianchi

larghi non te li toglieva nessuno. Masarai bravo a scuola! E anche carino.Me lo dicono tutti che ero carina.Adesso faccio schifo! Jane mi chiamaGollum, è così brutto!” mi asciugo lelacrime con le manone di Winnie “Nonlasciare la tua ragazza incinta e sesuccede, fai subito il test di paternitàaltrimenti scoppia un casino e poidiventeresti come il tuo papà: unostronzo! E tu non lo sei, perché somigli ame! Io sono buona e gentile. Vabbèadesso sono in guerra contro quelle tresceme che ci hanno rubato “Zio Sam”, ilnostro vecchio albero, ma quella è unastoria a parte” singhiozzorumorosamente guardando la scrittaincisa sulla lapide “Sarai destinato ad

essere bellissimo perché il giorno in cuisei nato lo eri già. E farai strage dicuori, tutte le ragazze ti correrannodietro. E non tirartela, mi raccomando. Enon fumarti le canne, ti fanno fare cosestupide, come quella che ho fatto io adinnamorarmi del tuo papà. Te neconcedo giusto qualcuna ogni tantoperché la sera del ballo della scuola,quando ho fumato assieme alle mieamiche, il tuo papà mi ha portata di pesoalla sua Porsche, siamo andati al lagoBarrington e mi ha regalato “Songs ofJewel”” scrollo la testa, e mi rendoconto di sorridere al ricordo “E’ stata laserata più bella della mia vita, anche seavevo fumato e gli avevo praticamentedetto che avrei voluto fare l’amore con

lui. E invece lui sai che ha fatto? Mi hariportata a casa! E’ stato proprio unSignore con S maiuscola, e non lo dicoperché devo pensare che mi abbiarifiutata. E’ perché lui è così, romantico!Sai, gliel’ho dovuto chiedere io di farel’amore la prima volta. Meglio che nonti dica il perché e il per come altrimentiper il tuo secondo compleanno sonoancora qui” guardo al cielo incapace difermarmi a piangere “Avevamoprogettato di tornare a casa nostra, ioavrei proseguito gli studi on-line e luiavrebbe lavorato al garage di famiglia.E poi ti avremo dato una sorellina cheavremo chiamato Belle, come quella de“La bella e la bestia”. Abbiamoguardato quel cartone animato per nove

mesi, e se non lo facevamo, il tuo papàcantava “Last Goodbye” di Jeff Buckleye tu non scalciavi più. E’ per questo cheha scelto il tuo nome, perché dirmi che“E’ meglio Jeff” è stata la prima cosache ha fatto per me”.Mi volto per andarmene, non ce lafaccio più, e lui è lì: Brian è davanti ame, con le braccia lungo i fianchi e lemani strette a pugno.Mi si ferma il respiro.Ci guardiamo dritti negli occhi, i respiriaffannosi.La sua immagine è offuscata dallelacrime che scendono impietose arigarmi le guance, si avvicina di unpasso alzando un braccio per toccarmi,ma subito lo lascia cadere penzoloni

lungo il fianco “Mi dispiace” è la primacosa che gli sento dire.La sua voce è roca, spezzata che stentoquasi a riconoscerla, mi asciugo lelacrime e gli passo accanto per andarevia “Non ti ho mai dimenticata”sussurra, mi si ferma il respiro e torno amettermi davanti a lui “Lo so”.Distoglie lo sguardo, posando gli occhisulle sue Converse bianche, poi guardale mie dove ai lati, con l’indelebilenero, aveva scritto “E’ meglio Jeff”.Sono logore, ma adesso non c’è altroche vorrei indossare tranne loro.Gli si mozza il respiro.“Me ne vado” gli dico “ma solo perchénon voglio fare scenate davanti a tuofiglio. Per la cronaca, gli ho augurato di

non diventare mai come te: uno stronzo!E non so neanche se in un posto comequesto si possa dire una parola comequella, ma è quello che sei. Dovrebberocambiare la parola “Stronzo” suldizionario e scriverci il tuo nome”.“Non sono tornato, perché non hopotuto”.Stringo forte gli occhi “Non hai potutoneanche rispondere ai messaggi, allemail, alle telefonate? Ti ho perseguitatoper due mesi!!! Due mesi, cazzo! E ti seisempre fatto negare”.“Mi dispiace”.“Anche a me”.Sto correndo da quando ho lasciatoBrian al cimitero, esausta appoggio lemani alle ginocchia e mi accorgo che

Winnie non c’è più! Non mi sononeanche accorta che mi è scivolato dallamano in cui lo stringevo, ma non possotornare indietro, perché c’è lui e io nonvoglio vederlo, ma non è vero, perché sepotessi farlo gli direi che quest’ultimoanno è stato una merda ma che loperdono perché senza di lui non respiro.Non è giusto! Ha superato il limite. Sefosse capitato con Brittany l’avrebbe giàfatto ammazzare. Ma forse lo sapeva, edè per questo che ha scelto me. Perché gliho sempre perdonato tutto, come unastupida e lui se n’è approfittato.E non è vero! Perché lui mi ama, e tuttele volte che ha potuto me l’hadimostrato.Poi però, è andato via e a questo punto

era meglio se a Miami non ci fossi maiandata. L’avrei dimenticato e ora sarei aYale per studiare e per incontrarepersone nuove, forse un ragazzo che miavrebbe fatto battere il cuore, ma maicom’è successo con lui.Arrivo all’appartamento camminandocon le mani intorno alla vita, Beth èseduta sui gradini ad aspettarmi, quandosi accorge che le vado incontro mi vienea stringere in un abbraccio “Comestai?”.Alzo le spalle e capisce che non voglioparlarne “Non voglio entrare, puoiportarmi il trolley?”.“E dove vai?”.“Da Phil”.“L’hai chiamato?”.

“Si” mento.“Ok, torno subito” mi lascia sola e tornain casa a prendere la mia roba, in quelmomento arriva Gavin a bordo della suaDucati.“L’hai visto” mi dice quando ce l’hodavanti.“Si”.“Sta di merda”.Sgrano gli occhi incredula “Lui sta dimerda?” domando sarcastica.“Dove vai?”.“Da Phil”.“Vuoi che ti accompagni?”“No”.“Non l’hai chiamato vero?”.Scuoto la testa di qua e di là per farglicapire che non l’ho fatto.

“Posso togliermi il casco adesso?”.Mi strappa un sorriso “Si”.“Avevo paura che mi avresti colpito conqualcosa”.“E’ solo perché non ne ho le forze”.“Non dovrei dirtelo, ma stasera escocon Brian” sospira guardando la strada“E’ il mio migliore amico Jewel ed ioper lui ci sarò sempre. Finché ho potutoho vissuto con lui, guardandolo bere espaccare tutto finché le cose non sonocambiate e ha dovuto riprendere in manola sua vita. Non so se lo perdonerai mati assicuro che le cose non stanno comecredi. Non ti ha mai dimenticata, luivive per te, se glielo chiedessero sigetterebbe nel fuoco” appoggia unamano sulla mia spalla “Affrontare la

morte di Jeff è stata dura anche per lui.Ha vissuto nel dolore e nel senso dicolpa per troppo tempo. Non renderglila cosa peggiore di quella che è. Dadomani non lo rivedrai mai più, sarailibera di farti la tua vita ma ti prego J, sedovesse venire a cercarti finché sei qui,lasciagli spiegare cos’è successo e poideciderai”.“Deve andare all’inferno per avermilasciata dopo la morte di nostro figlio,non lo odio, ma non lo perdonerò mai.Avrebbe potuto darmi spiegazioniquando l’ho cercato come una disperata,ora è tardi. Non sai la fatica che mi ècostata trattenermi dal stringerlo in unabbraccio. Lo amo ancora e forse loamerò sempre tuttavia è arrivato il

momento di cambiare pagina. Vivrà nelmio ricordo per sempre, non potrebbeessere altrimenti ma questo è stato ilnostro ultimo addio”.Annuisce con il capo e si avvicina perdarmi un bacio in testa “Ci vediamo peril Ringraziamento piccola J”.Beth si accorge che abbiamo finito diparlare e ora scende le scale portando iltrolley in braccio “Vuoi uscire stasera?”mi chiede sorridendo.“Si”.“Andiamo a sbronzarci?”.“Si”.“Non l’hai chiamato Phil, vero?”.“No”.“Dai, parti, lo avverto che stai arrivandoal campus”, li saluto con un cenno della

mano e mi avvio chiamando un taxi. Entro a Yale tirando il trolley e,guardandomi intorno, respiro aria che miriempie i polmoni.Mi manca l’università, e mi manca Phil.Davvero! Avevamo legato tantissimo.Era diventato amico anche di Brian, ognivenerdì lo faceva cantare al pub e perlui aveva sempre in serbo “presentazionispeciali” al pubblico.Insieme a lui e Beth trascorrevo ivenerdì sera a sentirlo suonare, eral’unico, ormai etichettato come “SpecialGuest” e i ragazzi impazzivano nelsentirlo. Una band gli aveva chiesto diunirsi a lui qualche volta e quandoaccadeva nel pub scoppiava il caos.

Erano bravissimi tutti quanti, ma lui dipiù!Raggiungo la stanza di Phil col fiatone,ho fatto un sacco di scale e non ne avevole forze, busso piano“Oddiooooooooo….” strilla appena mivede “Chi sei?”.Lo guardo male.“Jewel Morgan? “Fianco largo J”???Sei tu?” mi prende un braccio per farmientrare “Mi piace il tuo nuovo taglio dicapelli” dice spingendomi nella stanza.“Ciao Phil” apre le braccia perinvitarmi ad accoccolarmi contro di lui“Ben arrivata tesoro” e mi stringe forte.Ci stendiamo sul letto senza staccarci,mi perdo nel vuoto in silenzio “Ci seiandata?” sussurra e ho già capito che si

riferisce al Cimitero.“Si”.“L’hai visto?”.“Si”.“Vuoi parlarne?”.Scuoto la testa, mi stringe di più “Haifame?” chiede.“No”.“Sei diventata orrenda”.“Lo so”.“Trevor mi ha chiesto di te”.Trevor, l’avevo completamentedimenticato.Sono uscita con lui la sera in cui Briansi è presentato a Yale e mi ha messol’anello al dito.“Come sta?”.“Al solito, infila cazzi a destra e a

manca!” scoppio a ridere come unascema.“Ti va una canna?”.“Non ho mangiato”.“Perfetto, così ti sballi prima!”.“Tu come stai?” gli chiedo guardandoloarmeggiare con “la roba”.Alza il naso all’insù “Beh”, comincia,“non c’è molto da dire. Da quanto tu eColton avete lasciato la città per me eBeth è stata una tortura. Per lei perché sisentiva sola, per me perché mi mancavail mio Rambo/Colton. Viviamo in unasocietà bigotta e lui metteva paura, cheper il sottoscritto era una pacchia.Nessuno mi ha più chiamato“Finocchio” da quando mi hanno vistocon voi la prima volta” lecca la cartina

attorno al tabacco e la marijuana“Insomma J, non è un segreto che quelragazzo fosse idolatrato anche se nonfaceva parte dell’università! Era comeun Dio! Io, di certo, lo veneravo comese lo fosse stato”.“Grazie tante” borbotto.“Tesoro, con te al massimo viaggiavocomodo per strada, la gente si dovevascansare per non andare addosso ai tuoifiancotti, è per questo che camminavosempre dietro di te, mica perché volevoguardati il culo!”.“Phil!” urlo.Alza le spalle indifferente e accende lacanna.“Mi manca” gli dico.“Lo so” fa qualche lungo tiro prima di

passarmi la canna.Spero di sballarmi più che in fretta!“Come sta Mr. Banana?”.“Chi?” domando sorpresa.“Jason Williams!”.“E tu che ne sai di lui? E poi…perché lochiami Mr. Banana?”.“Perché è quello che è!” si piega inavanti appoggiando i gomiti alleginocchia “E’ l’uomo delle banane!”.“E’ un professore di storia”.“Per me è Mr. Banana” esclamalasciando uscire il fumo dalla bocca.“Chi te l’ha detto?”.“Per dirla “alla Jewel Morgan”: unuccellino”.“E’ stata Beth?”.“No”.

“Brittany?”.“No”.“Insomma, chi?”.Mi fa l’occhiolino prima di rispondere:“Lucertolone Johnson”.La mia mascella ha toccato terra e ho ilrespiro affannoso.“Vuoi che ti spieghi?” mi chiede Phil.Muovo la testa annuendo incapace diproferire parola.“Quando Ester ha chiamato Beth viaSkype per raccontarle della tua“merenda del mezzogiorno” con Mr.Banana, Gavin era con lei, e ha sentitotutto, così ha chiamato Brian che èpiombato qui ad aspettarti”.“Quando ci siamo visti non mi ha dettoniente”.

“Che cazzo J! E’ Lucertolone Johnson!Lui non parla, si prepara ad attaccarecome fanno i predatori!”.“Ma che cosa dici?” ringhio.“Credi che non ti darà il suo “dolcetormento” nelle prossime ore? Che tilascerà andare via così? Insomma, J, ètuo marito dovresti conoscerlo” si alzadal letto di fronte e torna adabbracciarmi.“L’ha inventato lui “Mr. Banana”?”.“No, lo chiama JJ e ti assicuro chequando sibila quelle due lettere, fapaura!”.Lucertolone Johnson!Sorrido al ricordo di quando horaccontato a Phil che io e le mie amicheavevamo soprannominato Brian, Colton

Haynes!Quello scemo si è sparato tutte la seriedi Teen Wolf in poco meno di unasettimana, e alla fine se n’è uscito conquel soprannome.Dopo aver dormito tra le braccia di Philper l’intero pomeriggio, mi sono alzata eho fatto una doccia. Ora mi sento frescae rigenerata: è stata una giornata dadimenticare e adesso sento il bisognodisperato di ubriacarmi.Mi metto comoda sul letto incrociandole gambe, indosso un paio di shorts injeans ed una canotta bianca.“Usciamo?” chiede Phil rovistando nelminuscolo armadio.“Che ti va di fare?”.“Tanto per cominciare, vorrei portarti a

mangiare, e se mi dici che ti sta benechiamo anche Beth” si gira a guardarmi“è sola stasera”.“Le ho già inviato un messaggio, sta perarrivare”.Abbassa la testa scrutandomi con ariaschifata “Esci vestita così?”.Lo guardo aggrottando le sopracciglia“Cosa dovrei mettere?”.Liquida la mia risposta con un gestodella mano che fa svolazzare per aria“Ti presto una delle mie camicie”.“Fa caldo”.“Sei penosa J! Ma ti sei guardata? Queltuo braccio pendulo rende pessimo iltatuaggio”.Mi alzo e lo raggiungo “Ok prendoquesta” sbotto estraendo una camicia

bianca, lui mi guarda e sorride “Glishorts puoi tenerli!”.“Non ho le gambe molli?”.“No”.“Avrei giurato che mi avresti detto ilcontrario”.“Sono un uomo senza scrupoli, se lopensassi non mi sarei tappato la bocca”gli do uno spintone e ci mettiamo aridere.“Pronti?”.“Si” rispondiamo in coro a Beth, èferma fuori della porta con un vestitinogrigio in felpa a mezza manica, sullespalle degli strass “Carino il tuovestito!” le dico salutandola.“Me l’ha portato Gavin da New York”sorride.

“Carino” ripeto, e sono sincera.“Sei truccata”.“Anche tu”.“Non ti trucchi da una vita”.“Ne avevo voglia”.“Davvero?”.“No” sbuffo scendendo le scale “Phil miha costretta”.Si mette a ridere e mi prende sottobraccio “Hai fame?”.“Si, oggi non ho mangiato niente”.“Cosa ti andrebbe?”.“Una torta”.“Per cena?”.“C’è una regola che lo impedisce?”.Sgrana gli occhi poi annuisce “Sai che tidico? Vada per la torta!”.Raggiungiamo il pub dove lavora Phil il

venerdì sera come presentatore, sichiama “Lost Highway” e a me viene ilmal di pancia: è una canzone di JeffBuckley.Billy, il proprietario del locale, è fissatoper quel cantante tanto quanto lo so io.O meglio, quanto lo ero io, perchéadesso non lo ascolto più!Ci sediamo ad un tavolino rotondo aipiedi del palco, so già cosa voglio: unacrostata di frutta gigante, e se dovessisentimi male, pazienza. Tanto ridottapeggio di così non ho idea di cosa possasuccedermi ancora.“Mr. Banana ti ha contagiata?” michiede Phil quando la cameriera miserve il piatto con la torta.“Dice che non ci sono regole d’orario

per mangiare dolci”.“Certo, perché sei anoressica, dubitoche un anno fa ti avrebbe detto la stessacosa”.Beth gli molla un calcio sullo stinco“Sei veramente un idiota!” lo sgrida.“Un anno fa non mi sarei nemmenoaccorta che esisteva” mormoroportandomi un pezzetto di torta allabocca.Finalmente, Phil, ha smesso di parlare.“Jewel?” un sorpreso Trevor si avvicinasorridendo, mi alzo in piedi persalutarlo “Ciao Trevor”.Mi accorgo che non sa se abbracciarmio starmi alla larga dall’imbarazzo“Come stai?” domanda incerto.“Ho avuto momenti migliori”.

“Lo immagino” borbotta.Phil si alza in piedi e si avvicina a lui“Trevor se sei qui per rompere le pallea J, ti pregherei di andartene”.“Volevo salutarla”.“Allora non mormorare frasi credendoche non ti abbiamo sentito”.“Scusa Jewel non volevo”.“E’ la verità Trevor, non scusarti”mormoro.“Brian non c’è?”.BUM!Mi sento mancare.“Cazzo J, scusa!” diventa verdedall’imbarazzo “Ero così abituato avedervi insieme che…oddioooo” non sapiù che pesci pigliare.Gli sfioro il braccio con una mano “Non

preoccuparti”.“Posso offrirti da bere più tardi?”.Gli mostro un sorriso tirato “Certo”.Ma quando mai?Ha ragione Phil: Trevor è un idiota.Terminiamo di mangiare dopo circaun’ora, Beth è lenta come una lumaca,solo a guardarla mi viene l’ulcera.Finalmente stiamo bevendo del caffè,Phil è uscito un momento e il cellularedi Beth si mette a squillare.“Perché la tua suoneria è la sigla diGrey’s Anatomy?” lei chiedo.“Perché vado a letto con il dott. Every”mi fa l’occhiolino e io rimango sola altavolo.Controllo il cellulare estraendolo dallaborsa, stranamente non ho messaggi e

nessuno mi ha telefonato, probabilmentemi hanno dato tregua per un giorno.Le luci nel pub si spengono, solo un faroche emette una calda luce fioca, illuminail palco, ed eccolo lì: Brian Johnson,seduto su uno sgabello, pronto a cantare.Rimango ferma con il cellulare in mano,lui è girato nella mia direzione, se nefrega se il pubblico gli è di fronte: cantaper me.Al primo riff riconosco la canzone, è“Nothingman” dei Pearl Jam.“Uomo da niente”.Canta guardandomi a occhi socchiusi,con una voce che non sembra nemmenola sua: è spezzata, tremolante. Vorreipoter avere la forza di andarmene einvece rimango a guardarlo rapita, non

solo perché è ancora bellissimo, ma perquello che sta cercando di dirmi conquelle parole. Sembra che questacanzone sia stata scritta per noi: unavolta divisi, non è rimasto niente datogliere, ciò che è stato detto non puòessere rimangiato. L’uomo vede in lei ilsuo futuro, ma affonda nel passato,maledicendo il giorno in cui la lasciòandare. C’era un tempo in cui leicredeva alle storie che le raccontava,d'un tratto ha smesso, alzando un muro,diventando inflessibile, e ha presoun’altra strada, e lui rimane solo perchélei non lo vuole più, non vuole un “uomoda niente”.Il silenzio nel locale è inquietante, nonperché la gente emozionata è rimasta

senza fiato, ma perché aspetta che uno dinoi faccia qualcosa: la paura dellaquiete, prima della tempesta.Mi alzo per correre lontano da lui,lontano dalla miriade di occhi che sentopuntati addosso.Attraverso la strada e mi addentro in unparco vuoto rannicchiandomi su unapanchina e incassando la testa fra leginocchia. Tengo gli occhi ancorasgranati e ho male al petto, ho paura cheil mio cuore non reggerà ancora permolto.“Jewel” il suono della sua voce mi faalzare in piedi e voltare “Che cosacredevi?” grido “Che mi sarei gettata aituoi piedi?”.“Jewel” sussurra sconvolto.

“Non dire il mio nome! Tu non mi deviparlare, non mi devi guardare, deviandare all’inferno per quello che haifatto!” si avvicina di un passo, mentre ioindietreggio di un altro “Vattene via”.“Devi lasciarmi spiegare”.“Non voglio sentire un accidenti diquello che hai da dirmi, ti ho detto chenon mi devi parlare”.“Volevo tornare…”.“Volevi tornare?” esclamo acida “Tudovevi tornare!!! Sono andata da solaalla tomba di Jeff tutti i santi giorni perdue mesi!!! Ti chiamavo, ma nonrispondevi, eri come lui: morto! E tigiuro Brian, c’è stato un giorno in cui hosperato che tu lo fossi davvero, e vuoisapere perché? Perché così sarei stata

certa che non saresti più tornato, nonperché non potevi, ma perché era una tuascelta! Quando mi hai detto che sarestipartito, non ho battuto ciglio perché erosicura che saresti tornato. Per un annonon ho avuto tue notizie, ero preoccupataper te e poi Elizabeth mi ha detto che èvenuta a Miami e che l’hai mandata via,che bevevi, che non eri più tu e lo saicos’ho fatto? Ho sperato con tutto ilcuore che prima o poi saresti statomeglio…ti sembra normale? Te lo dicoio: non è normale perché dovrei odiartie invece non ci riesco, e stamattina avreivoluto abbracciarti ma non sarebbe statogiusto! Di tutte le stronzate che seiriuscito a fare Brian Johnson, una te laconcedo: mi hai stravolto la vita, e lo

hai fatto talmente bene che dovrebberodarti un premio.Oggi ho detto a tuo figlio che s’impegnia non diventare mai come te, perché seiuno stronzo…”“Ho dovuto crescere Violet…”mormora.Devo appoggiarmi alla panchina per nonsvenire “Che cosa?!”.“Quando abbiamo scoperto che il padresono io, Stacey si è presentata a casamia con la bambina fra le mani e unborsone sulla spalla poi non si è piùfatta vedere…”.“Stronzate! Tua madre è venuta e nonl’ha vista”.“Quando è arrivata, Violet dormiva, nonl’ho lasciata entrare. Lei non lo sa”.

Alzo le mani in segno di resa “Basta!Non posso più ascoltarti”.“Tu devi ascoltarmi!”.“Oh cazzo Brian!!! Sei partito il giornodopo aver sepolto nostro figlio! Perchénon mi hai chiamata? Perché non mel’hai detto?” sospiro cercando dicalmarmi.“Non volevo facessi una pazzia”.“Che cosa?”.“Avresti mollato tutto e saresti venuta aMiami per darmi una mano”.“Certo che l’avrei fatto!”.“E io non volevo! Violet e il casino incui mi sono ritrovato non erano un tuoproblema, tu dovevi studiare, laurearti,diventare scrittrice…”.“Stare qui da sola, senza un marito,

senza un figlio, credi che non mi abbiacreato problemi?!” lo interrompo“Guardami Brian…guarda come sonoridotta! Peso 45 chili porca puttana!!!”.“Mi sono ritrovato Violet fra le braccia,non sapevo neanche come cambiarle unpannolino. Come avrei potuto chiedertidi mollare tutto per venire adaiutarmi?”.“Sono tua moglie! Ho fatto dellepromesse che avrei mantenuto se miavessi dato modo di farlo! Jeff non c’èpiù, ma Violet è una bambina indifesa,che ha un padre ed è giusto che crescacon lui, ma anch’io avevo bisogno dite!!!” sospiro forte portandomi le manisui fianchi, guardo l’erba del prato “Tene sei andato troppe volte, e ti ho

sempre perdonato, ma adesso basta, èfinita”.“Non è finito niente fra noi!” urla.“E’ finita il giorno che Jeff è morto e seiandato a Miami, da loro” torno aguardarlo negli occhi “Devo riprenderein mano la mia vita e tu non ne faiparte…”.“Non puoi escludermi”.“Hai fatto delle scelte in passato e oradevi affrontarle, ma io non sarò al tuofianco a tenerti la mano, perché quandosarei stata pronta a farlo tu non mi haivoluta. Mi hai tenuta lontana per troppotempo…”.“Le cose sono cambiate”.“E’ vero Brian, le cose sono cambiate.Io sono cambiata e quello che provo per

te non è amore, ma rancore per quelloche hai fatto. Quando ho deciso ditornare a casa ho vissuto con il senso dicolpa per mesi, per il timore che sarestivenuto qui a cercarmi e che avresti datodi matto se non mi avessi trovata einvece…non hai fatto niente”.“Ho capito troppo tardi che la mia sceltanon è servita a niente. Quand’ho saputoda Gavin e Phil che avevi rinunciato atutto, alla scuola, alla scrittura…” fa unlungo respiro prima di sussurrare “allatua vita, sarei tornato comunque, ma l’hosaputo soltanto adesso” le lacrime glirigano il volto ma è talmente concentratoa guardarmi negli occhi chiedendomitacitamente perdono, che non si disturbanemmeno a toglierle con la mano.

“Jewel, tu non puoi odiarmi” dice infine.“Non ti odio, ma non ti amo più”.Si alza in piedi stringendomi forte ifianchi quasi avesse paura che gli sfugga“Quando ho capito che Violet non avevanessuno a parte me, ho perso la testaperché non sapevo come dirtelo. Nonvolevo che la tua vita venisse stravoltadi nuovo. Quello che ho fatto è statosolo pensando al meglio per te. Volevoproteggerti e so che non mi credi e tisembrerà impossibile, ma non ho mairinunciato a te, perché sei stata sempre esolo tu il motivo che mi ha spinto adandare avanti, mai e poi mai rinuncerò anoi due”.“Non dovevi escludermi così, dovevidirmelo invece, come sempre, hai

preferito sparire senza uno straccio dispiegazione” alzo il viso e finalmente loguardo negli occhi “Rassegnati Brian, èfinita”.Si avvicina di un passo, cosicché lenostre fronti si sfiorino “Vivo ognigiorno come fossi all’inferno, nel sensodi colpa e nel vuoto. Sapevo che avrestisofferto ma non potevo farti carico di unpeso che non era tuo. Provavo achiamarti, ma poi riattaccavo perché seti avessi sentita una sola volta avreilasciato Violet e sarei tornato da te”.Piena di rabbia, mi stacco da lui “Pensiche facendo il martire cambierò idea?”le mani si muovono da sole e locolpiscono al petto “Non doveviescludermi così, non sono una bambina,

non ho bisogno di essere protetta! Sonotua moglie e sai benissimo che ti avreiaiutato con Violet. Se l’avessi portata acasa l’avrei cresciuta e riempitad’amore come avrei fatto con Jeff. Amola scrittura, amo la scuola, ma più ditutto ti amavo, volevo una famiglia conte, questo era il mio sogno e tu l’haidistrutto. Alla fine te ne sei andato,come sempre del resto. Mesi fa ti avreiperdonato, ma ora...non ce la faccio”.“Non volevo tornare con la bambinadopo quello che era accaduto con Jeff.Pensavo che non saresti riuscita adaffrontarla, che mi avresti odiato perchéio ho lei, mentre nostro figlio non c’èpiù”.Sospiro pensando che si, forse ha

ragione. Non riesco nemmeno adavvicinarmi alla mia nipotina e a Jack,figuriamoci a Violet che è figlia solo diBrian e…lei.“Forse all’inizio avrei avuto delleriserve nei suoi confronti ma non ho maiavuto la possibilità di sapere se l’avreiamata perché infondo lei è una parte dite, ma come al solito hai scelto tu perentrambi, fregandotene di quello cheavrei potuto dire o fare per noi. Non haimai capito, nemmeno in passato, che iltuo modo di fare mi ha allontana sempredi più”.Sento il suo corpo dimenarsi sotto i mieipugni, vorrebbe abbracciarmi e direqualcosa, ma non lo fa.“La nostra storia è giunta al termine, è

un capitolo chiuso, non ti dimenticheròmai, ma non posso andare avanti così.Torna a Miami, alleva tua figlia, fatti latua vita e non cercarmi. Una volta mi haiaugurato di scordarmi di te, è arrivato ilmomento di farlo”.“Jewel, puoi farmi quello che vuoi: puoiinsultarmi, picchiarmi, chiamarmistronzo per il resto dei miei giorni, manon puoi lasciarmi”.“Tu lo hai fatto, senza ammissione direplica” lo guardo negli occhi un’ultimavolta “Adesso è il mio turno, ma io nonsono come te, non me ne vado per poitornare sperando che le cose siaggiustino: io me ne vado e NON cirivedremo mai più. Addio Brian”.Ho sussurrato queste ultime parole con

la paura di strozzarmi. Il nodo che avevoin gola quasi mi soffocava, ma ora me nesto andando, torno a casa, dalla miafamiglia, per ricominciare.Ma Brian non ci sarà, e quel pensiero mifa star male perché se manca lui mancala parte migliore di me.Non credo che tornerò mai la JewelMorgan che ero una volta, ma è ilmomento di scrivere una nuova pagina,un nuovo inizio, senza di lui.

CAPITOLO 6

Sono raggomitolata sotto le lenzuola nelletto di Phil, apro un occhio a faticacercando di svegliarmi. Ieri sera sonotornata al campus a piedi, senzaavvertire nessuno dei miei amici. Philperò mi stava aspettando sui gradini deldormitorio con una canna fra le mani.Era per noi.Non ha fatto domande, si è limitato adaccendere la nostra amica porgendola di

tanto in tanto verso di me per farmisballare un po’.C’è riuscito, anche troppo!Ho aperto gli argini e spalancato labocca: ho urlato, preso a calci unalbero, bevuto fino allo stordimento, equando non ce l’ho fatta più, lui mi hapreso in braccio e mi ha portata adormire.Quando sono completamente sveglia,smetto di fissare l’insignificante murobianco che ho davanti al naso e mi girodall’altra parte “Oddiooooo!!!” urlo ecapitombolo sul pavimento freddo.Brian è seduto sul letto di fianco con unsorriso furbo sul viso, è rasato ma hatenuto la barba incolta come piace a me,indossa dei pantaloncini di cotone grigi

alle ginocchia (arrotolati, ovviamente!)e una maglietta bianca con scollo a V.Se non fosse perché ieri gli ho detto“addio”, non c’impiegherei un secondo asaltargli in braccio.“Ti sei fatta male?” .“Era meglio se mi veniva un infarto!”.Si alza e va verso la microscopicascrivania “Ti ho portato la colazione”.“Devi andartene!”.“Prima devi mangiare”.“Sparisci!!!” urlo.“Prima devi mangiare”.“Mi darai il tormento?”.Si volta a guardarmi sorridendo, con unsopracciglio alzato “Un dolcetormento”.Sbuffo e torno a sedere sul letto tirando

le lenzuola fin sotto il mento “Quandoavrò mangiato dovrai andartene!”.Mi porge forchetta e coltello e siede difronte con il piatto in mano “Che cosafai?” gli chiedo scorbutica.“Ti reggo il piatto”.Lo faceva sempre quando stavamoinsieme: mi portava la colazione, masiccome non avevamo un vassoio, usavale mani per aiutarmi a mangiare, perchéio dovevo tagliare il pancake gigantecon le posate.Glielo prendo con foga dalle mani “Nonserve, mi arrangio!”.“Come vuoi” appoggia la schiena almuro e mi guarda con occhi socchiusi,dopo due bocconi mi alzo in piedi eappoggio tutto alla scrivania “Non

mangi altro?”.Apro la porta invitandolo ad uscire conun gesto della mano “Ho finito,vattene!”.“Non hai mangiato niente!”.“Ti spiego una cosa…” guardo il soffittocon fare intellettuale “se mangio tutto, èprobabile che il mio stomaco cederàperché non riceve del sano cibo da…aspetta…fammi pensareee…” lo guardonegli occhi “da un anno e un giorno!”abbassa gli occhi sulle gambe “Cercheròdi finire tutto durante la mattinata, maquello che volevi lo hai avuto e adessote ne devi andare”.“Tu non vuoi che me vada”.“Certo che lo voglio!”.“Allora perché non mi hai ancora

scaraventato fuori dalla porta? Quandoti ho schizzata d’acqua nel parcheggiodella scuola, non c’hai messo unsecondo a aprire la portiera dallaPorsche!”.Alzo le spalle con finta indifferenza“Ok, come vuoi” mi avvicino, lo prendoper un braccio costringendolo ad alzarsi,con la coda dell’occhio mi accorgo diun disegno che non gli ho mai visto.“Hai un tatuaggio nuovo?”.“Si”.La scritta “Last Goodbye” è incisa neltricipite interno, sotto quella “E’ meglioJeff”.Lo spingo verso la porta senza fare altredomande.“Non sei curiosa?”.

“No!” esclamo acida, mi mostra unsorrisetto sghembo.“Togliti quel sorriso idiota dalla faccia,ti prenderei a sberle!”.“Allora fallo!”.Alzo gli occhi al cielo sibilando“Brian”.“Te l’ho detto Jewel, puoi farmi quellovuoi, tranne che allontanarmi”.“D’accordo!” raddrizzo la schiena e miporto le mani sui fianchi “Voglio che tusparisca!”.“Non vale, così mi allontaneresti e non ènei patti”.Grrrrrrrrr!!!“Basta, adesso mi hai stancata, escisubito di qui” lo spingo al petto perfarlo uscire tanto sono arrabbiata, ma lui

appoggia le mani sulle mie e per poconon svengo “Vorrei che andassimoinsieme da Jeff, più tardi”.Sento un pugno allo stomaco “No”.“Non dobbiamo andarci insieme,potremmo vederci là”.“No”.Stringe forte le nostre mani intrecciate“Tu pensaci, mi trovi da lui”, esce dallastanza e… già mi manca!Porca puttana!!!Prendo il cellulare dalla borsaappoggiata per terra e chiamo Phil“Dove sei?” urlo.“Arrivo” risponde lui, e subito dopo lovedo apparire nella stanza aprendo laporta d’ingresso.“Buongiorno!” saluta felice.

“Come mai l’hai fatto entrare?”.“Perché ho sentito bussare lievementealla porta, mi sono alzato ad aprire equando l’ho trovato con in mano unabusta che emanava profumo di pancakeappena sfornati, ho capito che erano perte. Dio, non so resistere a quell’uomo!”.“Non voglio parlare con lui, non voglioneanche vederlo” siedo alla scrivania einizio a mangiare il pancake ormaifreddo, Phil mi massaggia le spallesenza parlare finché non poso forchetta ecoltello sul piatto vuoto “Guarda J, haimangiato tutto!” batte le mani e viene asedere sul mio grembo “Come èandata?”.“Mi ha chiesto di raggiungerlo da Jeff”.“Lo farai?”.

“No!”.“Stai facendo l’errore più grave dellatua vita…” mormora, gli dò una spintaperché si metta in piedi e mi allontanoper iniziare a vestirmi.“Ma tu da che parte stai?”.“Dalla sua!”.“Cosa?”.“Non tifo mai per gli illusi, sono ipeggiori masochisti” mi guardasocchiudendo gli occhi mentre siede sulletto a braccia incrociate “Sei convintadi doverlo crocifiggere per quello che èsuccesso. Non è certo colpa sua se Jeff èmorto e non è nemmeno colpa sua se daun giorno all’altro quella stronza diStacey gli ha lasciato la bambina fuoridella porta. Ammetto che il modo in cui

ha reagito è stato pessimo, ma il suoscopo era solo per evitarti di soffrirepiù di quanto non facessi già. In quelmomento pensava che allontanarsi fossela cosa migliore vista la situazione, epoi…si insomma sai meglio di mecom’è andata a finire! Ma se non ti hadetto niente è stato solo per darti lapossibilità di studiare, di realizzare ituoi sogni, e il giorno della laurea, ciscommetto le chiappe, si sarebbepresentato con tanto di chitarra allamano a cantarti qualcosa distrappalacrime per dimostrarti il suoamore”.Sbuffo sedendomi al suo fianco “Sembrache tu mi stia dicendo che dovreidimenticare tutto quello che è accaduto.

Pensi addirittura che dovreiringraziarlo?” domando sarcastica.“J, se non ti ha detto nulla è stato soloperché sapeva che altrimenti avrestifatto una pazzia gettando al vento glistudi, la famiglia e gli amici, per andareda lui. E per che cosa? Aiutarlo adallevare una bambina che non è neanchetua? J, andiamo, chi lo avrebbe fatto? Dicerto una persona che ti odia, non unache ti ama!” fa passare un bracciointorno alle mie spalle e stringe forte“Vuoi la verità? Quando quella mattinasono venuto al vostro appartamento e tiho trovata in quello stato, distruttaperché avevi capito che non sarebbe piùtornato, l’ho odiato. Mi ha deluso, e saibenissimo la stima che ho per lui. Ti

aveva abbandonata dopo un lutto, senzauna spiegazione, niente che potessecondurti ad una motivazione che tifacesse comprendere il suo gesto. Mapoi ho capito che si è fatto negarecosicché tu arrivassi quasi ad odiarlo elo dimenticassi. Ha sbagliato, ha reagitonel modo più terribile, meschino ecattivo che si possa immaginare, ma èsempre stato innamorato di te, e ti amaancora” sospira forte allungandosi aprendere uno Scottex dalla scatola sullascrivania e me lo porge.Mi alzo in piedi facendo solchi per lastanza, senza riuscire a stare ferma“Allora dimmi Phil, che dovrei fare?Perdonarlo fingendo che non siasuccesso niente?” mi fermo per

guardarlo negli occhi “Perché mi diciqueste cose? Perché sei così duro conme?”.“Perché nessuno ha il coraggio di farlo,neanche Brittany, anche se credi chespacchi il mondo” si porta una mano sulcuore “Ah ma io la capisco sai?! Pianpiano anche lei vuoterà il sacco è soloche ti conosce, e sa che hai bisogno ditempo per assopire il dolore. DopotuttoBrian non ti chiede altro che rivederviun’ultima volta sulla tomba di vostrofiglio, e poi sarai libera di andartene.Puoi evitare di parlargli ma penso chealmeno questo glielo potresticoncedere”.Si alza e viene a darmi un pizzicottosulla guancia “Se vuoi vederlo, parti,

perché fra due ore Lucertolone Johnsondeve prendere un aereo per tornare aMiami!”.Sono già fuori dalla porta!

* * * * * Quando arrivo al cimitero il guardianonon è lo stesso.Il signore che mi trovo davanti è pelatoe con la pancia grossa, mentre l’altrosembrava un ex militare con tanto dicapelli a spazzola brizzolato: era grossocome un montagna e camminava sempre.Questo si limita a stare appoggiato aduna delle colonne, all’ombra, come senon avesse di meglio da fare tutto ilgiorno.

Davanti alla tomba di Jeff trovo Brian,seduto sull’erba con i gomiti appoggiatialle ginocchia. Rimango a fissarlo perun lungo momento prima di trovare ilcoraggio di avvicinarmi. Sarò sì e no adun metro di distanza e lui si volta, comese avesse percepito la mia presenza, miviene un tuffo al cuore vedendo lalacrime solcargli il viso, cerca diricomporsi alla svelta prima dimostrarmi un sorriso. Vado a sedermiaccanto a lui, fra le sue gambe è sedutoWinnie “Pensavo che non sarestivenuta” dice per sciogliere il ghiaccio.“Davvero?”.“Se non lo avessi fatto, ti avrei capita”.Leggo le parole scritte sulla lapideprima di parlare: “E’ meglio Jeff” dico

con un sorriso.“Ti ricordi quando abbiamo litigato inospedale perché non volevi chiamarloColton come secondo nome?”.Scrolla la testa sorridendo “Si,l’infermiera ci guardava come fossimodue pazzi”.“Alla fine però hai ceduto”.“Jeff Colton Johnson mi piaceva”.“Non è vero, già al compleanno di papàavevo capito che lo avevi detto soloperché avevo gli sbalzi d’umore”.“Mi conosci troppo bene” mormoratirando le manone di Winnie.“Alla fine però hai ceduto”.“Quando dicevi il suo nomet’illuminavi, non avrei mai potuto dirtidi no”.

“Era bellissimo il nostro bambino, non èvero?”.“Era uguale a te”.“Secondo me avrebbe avuto i tuoiocchi”.“L’importante è che avesse preso da tetutto il resto”.Inizio a staccare erba e gettarla da unaparte “Non sono più andata dallamamma” ammetto in un sussurro.“Lo so”.“Rimango fuori dal cimitero a guardarla,ma non trovo il coraggio di entrare”.“Un giorno tornerai a farlo”.“Sono andata a vivere da nonna e Arthurprima di partire, stare a casa con Marnae papà” scrollo la testa come inorridita“è troppo dura!” mi giro a guardarlo

“Tua madre sta alla grande”.“La saluterai da parte mia?”.“No, è tua madre, dovrai partire daMiami e farlo di persona”.“Ma se lo facessi saresti costretta avedermi”.“Non preoccuparti, ho i mieiinformatori, in quei giorni andrei avacanza da qualche parte”.“Ho saputo che sei uscita con qualcuno”.So che ne è al corrente, ma sentirlo direda lui…Oddio!“Non è stato un vero appuntamento”.Mi osserva l’angolo della sua boccas’inarca all’insù “Non devi cercarescuse, è giusto che sia così”.“Davvero?” domando.“No, è una cosa che mi fa incazzare da

morire”.Oh Signore…Gli chiedo la prima cosa che mi salta intesta pur di cambiare argomento: “Comesta la bambina?”.“Bene”.“Hai imparato a cambiarle ilpannolino?”.Sorride e i suoi occhi s’illuminano “Si,è più facile di quel che pensavo”.“La cambi anche quando fa la pupù?”.“Eh già” ci mettiamo a ridere entrambicome gli scemi, ma io sto anchepiangendo.“Puzza?”.“A volte più di altre”.“Cammina?”.“Si”.

“Anche Jack cammina”.“Lo so”.“La vesti bene?”.“Le compro le camicette a quadri e ijeans”.Aggrotto le sopracciglia.“Da femminuccia!” esclama serio, ed ionon mi trattengo più, piango e ridoinsieme quando mi racconta dicomprarle le ballerine in tinta, e diquando si è impuntata per un paio diConverse leopardate che gli sonocostate una fortuna, considerato che nonle indossa più di qualche mese.Mi racconta che Violet ha i capellilunghi biondo cenere, e gli occhi verdi“Uguali ai miei” ha detto.Ha imparato a farle la treccia seguendo

un video-tutorial su You Tube e che lofa ammattire per mangiare il passato diverdure.“Le piace “La Bella e la bestia”?”.“Preferisce Miami Ink”.“Le fai vedere il programma deitatuaggi?”.“L’ho portata con me quando ho fattol’ultimo, Ian è diventato matto per farloimpiegandoci due ore più delnecessario, ma si adorano!”.“E’ vero che bevi?”.“Lo facevo appena è venuta a vivere conme, adesso ho smesso”.“Non farlo più”.Si alza in piedi…NO!!! Non puòandarsene!Lo imito e rimango a guardarlo fissare

un punto nel vuoto “Te ne vai?” glichiedo con un groppo in gola.“Si”.“Fai il bravo”.“E tu mangia!” mi dà un buffetto sul nasocon il dito.Indico la lapide con il mento “Vuoirimanere da solo a salutarlo?”.Scrolla la testa, deglutendo “TieniWinnie, daglielo tu”.“No, portalo a Violet”.Sgrana gli occhi incredulo, sembra quasiimpaurito “Tutti devono avere unWinnie e a te non è mai piaciuto quindidubito che glielo comprerai mai”.“No, non posso, è tuo, se non vuoilasciarlo qui allora portalo a casa conte”.

“Sono grande ormai per avere unorsacchiotto, portalo a Violet,consideralo un regalo”.Sbuffa contrariato prendendolo in mano“Finché non sarà più grande non lo devetoccare, non voglio che lo sgualcisca”.“E’ un bambolotto”.“No, è il tuo Winnie, non è come glialtri”.Rimaniamo un momento fermi immobili,senza guardarci, ognuno perso nei propripensieri fin quando lo vedo girare ilbusto verso la lapide, guardare la scrittae sentire il vuoto.Se ne sta andando, di nuovo, e stavolta èper sempre.“Ciao Jewel Morgan” per primo si voltainiziando a camminare a testa bassa con

le mani nelle tasche dei jeans sgualciti.‘Fanculo!“Brian!” urlo, rimane fermo sul posto,mi metto davanti a lui “Jeff mi manca,ma tu di più, è solo che non riesco aperdonarti per essere sparito così alungo. Avrei voluto abbracciarti, mi èsembrato un miracolo quello di vedertiqui ieri, ma le cose sono cambiate, iosono cambiata. Un anno fa ti avreiimplorato per tornare insieme, adesso lovorrei, ma non è giusto! Devi ricordartidi me come una persona allegra, gentilee vivace, perché non lo sono più”.Non resisto e gli getto le braccia alcollo e tutto ciò che facciamo èstringerci forte quasi fino a toglierci ilrespiro. Si gira a darmi un bacio sulla

guancia prima di farmi l’occhiolino.Non vorrei farlo, ma me ne vado perprima.Voltandomi lo osservo sedere sui tallonie sfiorare con le dita l’incisione sullalapide. Mi nascondo dietro un alberosicura che non mi abbia vista, e attendoche esca dal cimitero per tornare daJeff: “Io lo amo il tuo papà, hai capito?E sì, ha sbagliato, ma se tu potessiprendere una minima percentuale anchedi lui, ne sarei felice, perché non è veroche è uno stronzo, è solo che mi amatroppo!”.

CAPITOLO 7

Guardo Jack seduto sul seggiolone:Marna lo aiuta a mangiareimboccandogli della minestra senzasapore col formaggino, lui si rifiuta diaprire bocca.Ha tutto il mio appoggio: che schifo!Frustrata la mia non-matrigna abbandonala sedia lasciando cadere il cucchiainodi plastica nel piatto di Spiderman, mifaccio coraggio e prendo il suo posto.Jack mi sorride, scalcia e saltella “Semi fai fare una figura di merda, tistrozzo” mormoro prendendo ilcucchiaino fra le mani: spalanca labocca! Ah ah!!!Lo imbocco e lui non fa una piega,mangia tutto come se avesse capito chenon può fare altro per non raggiungere

sua nonna e il cugino Jeff!Marna sistema i piatti in tavola “Perchécon te mangia?” chiede annoiata.“Perché è la prima volta che lo faccioda quando è nato, vedrai che la prossimami farà sclerare” rispondo pulendo labocca a Jack con il bavaglio giallo.“Com’è andato il viaggio?”.“Normale”.“Di merda?”.“No, normale, come doveva andare: hopianto, ho fumato, mi sono sbronzata, eho dormito con un gay!”.“Sei andata da lui?”.“Da Jeff? Si, certo, gli ho ancheparlato”.“Davvero?”.Faccio su e giù con la testa, sono troppo

concentrata a pulire i rimasugli diminestra dal contorno delle labbra diJack con il cucchiaino.“Hai visto anche lui?”.Capisco che si riferisce a Brian.“No, Gavin e Beth mi hanno detto chec’era già stato”, sento lo sguardo diMarna trafiggermi la schiena “Non sonobrava a raccontare le balle, vero?” lechiedo ridendo, mi segue a ruota e vienea sedersi al mio fianco mentre passo almio fratellino il biberon con dell’acqua.“Non sei mai stata una bugiarda, J”.“Alle volte vorrei esserlo”.“Avete parlato?”.“Ci siamo chiariti”.“Ti manca?”.“Sempre”.

L’arrivo della nonna ci obbliga astampare sui nostri visi un falso sorriso“Ciao a tutte” saluta, quando mi vedecon Jack fra le braccia, sgrana gli occhi“Hai visto Brian, vero?”.“Cosa?”.“Non avresti mai superato il blocco cheavevi per Jack se non fosse stato perlui”.“Nonna, ma cosa dici?”.“La verità!”.Scrollo la testa e mi metto a giocare conle manine di Jack.“Come sta Brian?”.“Normale”.“E Mr. Banana?”.“Nonna!!!”.“Sai, mi ha chiamato Phil e quando mi

ha detto del soprannome che gli haaffibbiato ho riso per una giornataintera” prende una tazza per versarvi delcaffè “Ho paura di scoppiare a ridergliin faccia quando lo vedrò a scuola”.“Nonna!!!”.Mi squilla il cellulare, le porgo Jack ecorro in salotto a rispondere: “Pronto?”.“Ehi”.Mi si ferma il respiro.“Immagino tu sia arrivata a casa”.“S-si” balbetto.“Hai mangiato?”.Non riesco neanche a parlare, nonna eMarna si sono alzate per raggiungermi,devo essere bianca come il latte.“Se non mi rispondi, vuol dire che lo haifatto”.

Lo sento sospirare forte “Ti ho chiamataperché ho dimenticato di dirti che tiamo” riaggancia in fretta.Il cellulare mi scivola dalle mani e va asbattere sul pavimento.Avevo cancellato il suo numero, e lui miha chiamata con un altro che nonconosco, forse in quest’ultimo anno loha cambiato perché non provassi più acercarlo.Corro a prendere la bici e vado dallamamma.Come al solito non entro, guardo la sualapide da lontano rimanendo appoggiatacon i gomiti alla staccionata bianca dilegno.Se trovassi la forza di andare a sederedavanti a lei come facevo una volta, le

racconterei del mio weekend, di Jeff, diBrian, di quanto ancora èmeravigliosamente bello.Da quando sono salita sull’aereo oggipomeriggio sento un nodo in gola. Sto inpena per lui: è tornato a Miami daViolet, sono soli, mentre io qui ho unafamiglia e delle amiche che tornano dame tutti i weekend. Lui invece non hanessuno, se non Ian, perché anche Gavinlo ha “mollato”, è andato a vivere conBeth.Mentre mi salutavano in aeroportoqualche ora fa, mi ha detto che Brian ècontento per lui, è giusto che ognunopercorra la propria strada. E’ felice diavermi vista, ma è preoccupato percome sono diventata.

Ha detto a Beth che dovrà telefonarmiogni giorno per informarsi che io abbiamangiato e poi dovrà chiamarlo peraggiornarlo.Sorrido e…vado da Madame!“Ciao J”.“Ciao”.“Che ci fai qui a quest’ora?”.Osservo l’orologio a muro sopra la testadella pasticcera “Sono le sette di sera,ho fame”.Sorride entusiasta “Che cosa mangi?”.“La crostata di frutta”.“Te ne preparo una fetta gigante, vabene?”.“Ok”.Intanto che aspetto mi serve un succo alpesca, col gin, perché anche se ho

deciso che da oggi si volta pagina, nondevo per forza cambiare tutte le vecchieabitudini.Il suono del campanello appeso allaporta mi fa voltare “Ciao Jewel”.Cazzarola, Mr. Banana!“Ciao Jason” si avvicina e mi dà unbacio sulla guancia che mi fa arrossire.“Hai trascorso un buon weekend?” michiede sorridendo.Intravedo Madame bloccarsi con la miatorta in mano “Non ricordo granché, imiei amici erano talmente felici dirivedermi che mi hanno fatta sbronzareun sacco!” gli mostro un sorrisotiratissimo e Madame torna a respirare.“Mi fa piacere vedere che mangi dolci aquest’ora!”.

“Beh si, la tua teoria del “non ci sonoregole d’orario”, aiuta” rompo unpezzettino di torta e me la porto allabocca.“Torni a scuola domani? E’ da un po’che non ti si vede” capisco che siriferisce dal giorno in cui siamo venutiinsieme a mangiare.“Si, torno”.“Allora vado…” si alza dallo sgabello etira fuori le chiavi dell’auto dalla tascadei pantaloni.“E dove vai?”.“A comprare le banane!” mi fal’occhiolino e sparisce.Madame appoggiata con i gomiti albancone, sorride come un’ebete.“Puoi chiamare nonna” le dico, come da

copione non se lo fa ripetere due volte ecorre verso il telefono appeso al muro.Finisco di mangiare la torta prima ditornare a casa.

* * * * * Non ci credo! Sono venute davvero!Sono le 7.45 di un soleggiato lunedìmattina, ho chiuso il lucchetto della bicie ora sto andando a grandi passi verso ilnostro albero dove Brittany e Janestanno armeggiando con dei badili edella rete bianca.“Che cosa state facendo?” urlo.Brittany si volta a guardarmi “Ciao J”.“Ehi Gollum, passami il metro” mi diceJane indicandolo con il mento, mi

abbasso e glielo porgo.“Che cosa state facendo?” ripeto.“Recintiamo l’albero!” rispondono incoro.“Brit, vuoi diventare avvocato e nonrispetti la legge? Non puoi farlo, non ètuo!”.“Certo che è mio!” esclama “e anchetuo, e di Jane! Sei fortunata che deviandare in classe, altrimenti dovrestidarci una mano!”.“Brit!” ringhio.“Ehi Cita, puoi dire a Tarzan di portareun casco di banane per domani? Non cicrederai, ma recintare un albero faconsumare un sacco di energie, ho unafameee!!!” esclama Jane.Alzo gli occhi al cielo e vado verso la

scuola “Ci vediamo dopo” gridano, lesaluto con un cenno della mano ed entronell’istituto, la professoressa Carlton mista aspettando sulla porta “Checombinano quelle due?”.Mi volto a guardarle “Stanno recintandol’albero”.“Perché?”.“Perché è nostro”.Alza le spalle e si volta “Forza,andiamo, i ragazzi ci aspettano”.Non sfonderà mai come Preside!Passiamo accanto alla classe di Jason, èseduto alla scrivania intento a firmaredelle carte, busso alla finestrella e losaluto con la mano, mi risponde con unsorriso e un cenno della testa.“E’ carino, vero?” mi chiede la prof., mi

volto a guardarla “Si”.“Dovreste uscire insieme”.“Perché?”.“Perché no? Siete entrambi single, e luiè nuovo in città, potresti fargli dacicerone”.“Sta cercando di combinarmi unappuntamento per caso?”.Apre la porta della classe dandomi laprecedenza per entrare “Hai bisogno didistrarti” mi sussurra all’orecchio.Sulla scrivania trovo una banana,sorrido come una scema, gli alunni miguardano mentre tolgo la buccia “Ehi, J,me ne dai un pezzetto?” urla Ethan, erauno dei miei ex compagni nella classe dimatematica, l’hanno bocciato due anni difila.

“Se fossi certa che le proteine contenutenelle banane ti facessero crescere ilcervello, te ne regalerei un alberointero!” la Carlton mi rifila una gomitatanel fianco, e si mette a ridere insieme alresto della classe.I banchi sono disposti in cinque fileverticali, sto consegnando al primo diogni fila i fogli per il test che dovrannoeseguire, e che avrei dovuto preparareinsieme alla Carlton. Mi metto davanti aRachel, sta guardando fuori dellafinestra le mie amiche “Ehi, Rachel”urlo “ci sei?”.Mi sembra di vivere un dejavù, al suoposto però, c’ero io.Aggrotta un sopracciglio rispondendocon un incerto “Si”.

“Ti conviene concentrarti per il testinvece di guardare fuori dalla finestra”.“E’ solo che guardavo…”.Mi torna alla mente come un fulmine aciel sereno il film Austin Powers.“Zippati!” le ordino, prima di tornareverso la scrivania, la Carlton annuisceconvinta.E’ come se avessi già vinto la guerra!Al suono della campanella raggiungoJane e Brittany in cucina dalla nonna,arrivo che stanno già mangiando pane emarmellata, le saluto e prendo del caffè“Com’è andata la lezione?” mi domandaJane.“Ho passato un’ora a richiamarel’attenzione dei ragazzi perché facesseroil test”.

“Perché?”.“Forse perché erano impegnati aguardare voi recintare Zio Sam”.Brittany si alza in piedi, il corposuccinto in una maglietta bianca ultraattillata e degli short in jeans “Tisuggerisco di chiamarci “Le SexyGiardiniere””.Mi metto a ridere, poi mi accorgo di unacosa “Dov’è la nonna?”.Si guardano come avessi detto chissàche.Agitata chiedo “C’è qualcheproblema?”.Jane inizia a mangiarsi le pellicine delpollice, Brit beve un po’ di the:qualcosa non va.“Allora?” chiedo loro.

“E’ da Elizabeth” risponde Jane convoce mogia “Ha avuto una bruttapolmonite, stava già male sabato quandosei partita, e ora è in ospedale”.“E’ grave?” domando preoccupata.“No…cioè, si, considerato che èallergica ad alcuni medicinali cheinvece dovrebbero somministrarle”.“Nonna non mi ha detto niente”mormoro.“Non voleva farti preoccupare”.“E Brian lo sa? Qualcuno l’haavvertito?”.Entrambe scrollano le braccia, esco evado dritta da Zio Sam con il cellulareall’orecchio “Ehi” mi risponde.“Hai saputo di tua madre?”.“Si”.

“Io non ne sapevo niente”.“Lo so”.“Perché non me l’hai detto neanche tu?”.“Non volevo farti preoccupare”.“Non posso andarmene ora da scuola,ma più tardi andrò a trovarla così tiaggiorno”.“Perché sei a scuola?”.“La Carlton mi ha chiesto di farle daassistente, è in lizza per il posto daPreside e aveva bisogno di una mano”.“Lo hai conosciuto a scuola?”.“Chi?”.“Lo sai chi” ringhia.“Fai il geloso? Brian stavamo parlandodi tua madre!”.“Com’è?”.Oddiooooo…

“Per favore smettila”.“Voglio solo sapere com’è!”.“Come vuoi che sia? Come un ragazzo!”.“Carino?”.“Brian!”.“Si o no?”.“Si”.“Tipo chi?”.“Cosa???”.“Allora è brutto!”.“Non è brutto!”.“Allora a chi somiglia? Non dire aColton Haynes, perché sono io”.“Ma se quando l’hai scoperto ti seiincazzato a morte!”.“Certo, perché è un pessimo attore,potevi scegliere qualcuno più bravo,però è un figo”.

“Ti saluto”.“Dimmi a chi somiglia”.“Oh merda!” sbotto.“Si, avevo intuito che lo fosse…”mormora.“Brian!”.“E non dire le parolacce! Dai, ti dòtrenta secondi per sparare un nome”.Mi agito alla ricerca del nome diqualche attore o cantante…uffaaa.“Mancano quindici secondi”.Non mi viene!“Nove…”.“Matt Gordon!!!”.“Chi?” urla. “E’ un modello”.“Lo so chi è, abbiamo lavoratoinsieme”.

“Ah”.“Già, ah! Tanto per chiarire: non saràmica carino Matt Gordon!”.“Sono miei i gusti!”.“Non posso dirti che sono pessimi,altrimenti mi tirerei la zappa sui piedima, insomma, con quella frangia! Portala frangia JJ?” chiede ridendo acrepapelle.“Ti farò sapere come sta tua madre!” glidico, poi chiudo la chiamata.Mi viene un’illuminazione e lo richiamo,appena sento che mi risponde attacco:“Perché mi hai chiesto se l’hoconosciuto a scuola se lo sapevi già?Phil mi ha raccontato che lo chiami JJ!”.“Perché volevo che fossi tu a dirmelo”.“Sai una cosa? Sto cominciando ad

odiarti”.“Io invece ti amo sempre di più”.Sento la campanella suonare “Devoandare, appena so qualcosa ti avverto”.“Non ingozzarti di banane”.Sorrido passandomi una mano sullafronte “Ciao” gli dico.“Ti amo” e riattacca.Cazzo!Jane e Brittany mi raggiungono da ZioSam, la seconda cala gli occhiali da solesul naso “Che ti ha detto?”.“Che lo sapeva e che non mi ha avvertitaper non farmi preoccupare”.Jane saltella sul posto sorridendo.“Non dirmi che fai il tifo per lui!” lasgrido.“Ho sempre avuto un debole per Colton”

mi risponde.“Devo tornare dentro, ci vediamodopo”.“Quando pensi di presentarci Mr.Banana?” mi chiede Brittany prendendoil badile in mano.Questa domanda mi spiazza.“Perché vuoi conoscerlo?”.“Perché non vuoi presentarcelo?”.“Non ho mai detto questo”.“E’ un tuo collega J” sbatte le ciglia conun sorrisetto furbo stampato in viso.“Mi ha detto che vorrebbe portarmi acena”.“Per parlare di lavoro?” chiede Jane.Brittany si volta a guardarla con la testapiegata di lato “Posso darti una badilatain faccia?” .

Lei poverina, la guarda stralunata, poi sirivolge a me “Non avevo capito che eraper un appuntamento!” sbuffa, poiriprende “Ci vai?”.“Non me l’ha più chiesto…”.“Venerdì!”.Spalanco gli occhi incredula, Jason èalle mie spalle!Spero che Brittany e Jane sianovelocissime a scavarmi la fossa, invecesorridono al mio “collega” e sipresentano “Ciao, siamo Brittany e Jane,le amiche di Jewel” gli dice Brit.“Piacere di conoscervi” mi si avvicina eallunga un braccio verso le altre perstringergli la mano, quando ha finito lopassa intorno alle mie spalle “Allora,Jewel, ti andrebbe di venire a cena con

me questo venerdì?”.Mi sento morire, strozzata rispondo“Ehm…ecco…veramente volevopassare del tempo con loro” indico lemie amiche con una mano “Sai, civediamo così raramente”.“Ma se ci vediamo tutti i weekend!!!”sbottano in coro, divento bordeaux eguardo Jason.“Se non ti va, basta che me lo dici, soessere paziente”.“No, non è che non mi va…solo…”.Oddioooo…“Ok Morgan, facciamo così: adessochiederò alle tue amiche di darmi il tuonumero, giovedì sera ti chiamerò e midarai la tua risposta, va bene?”.“Va bene” rispondo piccata.

Si avvicina a Brittany, che già sorrideprontissima a segnargli il mio numerosullo smartphone. Saluta tutt’e tre con unbacio sulla guancia, e poi se ne vafischiettando.“Chiama Brian e digli che vuoi ildivorzio!” esclama Brittany.“Che stai dicendo?” le domandoallucinata.“Non mi ha mai baciata sulle guance senon a Natale e Pasqua!” agita una manoin aria e fa una smorfia “Si vede cheTarzan è cresciuto fra gli animali, saammaliare le sue prede”.Questa ragazza è impossibile.Sorridendo alzo le braccia di fronte ame e le saluto andando di corsa verso lascuola.

Ho trascorso il resto della giornata conun pensiero fisso in testa: Elizabeth!Sono preoccupatissima per lei!Non vedo l’ora che questa giornatalavorativa sia terminata per correreall’ospedale ed accertarmi delle suecondizioni.Sono arrabbiatissima con nonna per nonavermi avvertita, vorrei sapere perchénon l’ha fatto, dopotutto Elizabeth èancora, a tutti gli effetti, mia suocera, esuo figlio non c’è quindi teoricamentedovrei essere io a farne le veci invecequi, tutti quanti, mi tengono nascoste lecose!Per fortuna ci sono le amiche a tenermiaggiornata, altrimenti mi sembrerebbe di

vivere al di fuori del mio mondo!Scappo da scuola al suono dellacampanella e corro a casa, da papà.“Posso prendere la tua auto?” gli chiedogridando dal vialetto del garage, lui esceda un’auto e mi risponde “Ce l’haMarna!”.Guardo Gus “Dov’è la tua?”.“Sono venuto con l’Harley perchéserviva a Brenda!”.“Brenda è al lavoro!”.“Dai? Davvero? E come credi che siaandata fino a Barrington? Volando?”.“Poteva usare la sua moto!”.“Non la usa quando porta la divisa delnegozio!”.Ah!Guardo Max “Scordatelo!” abbaia.

“Ti pregoooo”.“Ehi, piccola J, hai una Porscheparcheggiata da Evelyn, perché non usiquella?”.“Ho minacciato di licenziarti una voltacaro Max, non credere che non possafarlo ancora!”.“Preferisci una bici scassata a unaPorsche Speedster, non ti sembra diavere dei seri problemi?”.“Non posso usarla”.“Perché no? E’ tua!”.“Veramente è sua!”.“Veramente te l’ha regalata! QuelJohnson non solo è malato per avertisposato con tutte le manie che ti ritrovi,ma è ancora più fuori di testa per avertiregalato una macchina del genere!”.

“Jared” piagnucolo, mio fratello staridendo a crepapelle da quando è uscitodall’ufficio.“Ti presterei la mia, ma…”.“Si, lo so, ce l’ha Stephanie!” mi portole mani sui fianchi “Sapete che vi dico?Siete tutti dei coglioni perché alle vostredonne è bastato aprire le gambe unavolta per rigirarvi come una frittata!”.Soddisfatta della mia ultima frase che liha lasciati a bocca aperta, giro sui tacchie vado a casa di nonna e Stanlio.Sto facendo il quarto giro a piedi intornoalla Porsche maciullando le mani dietrola schiena, e sto perdendo tempo!Tantissimo tempo prezioso che invecedovrei trascorrere con Elizabeth!Cazzarola!

Entro in casa “Ciao tesoro”.“Ciao Arthur”.“Sei venuta a bere un bicchier d’acquaprima di ricominciare il girotondo?”.“Ah ah” borbotto “No, sono venuta aprendere le chiavi della tua macchina!”.“Perché?”.“Vado in ospedale da Elizabeth”.“Non serve, è tornata a casa oggi”.“Ah!”D’un tratto mi è passata la voglia diandare a trovarla: non posso entrare inquella casa!Stavolta ci sta tutto: cazzo!Alzo gli occhi al cielo e raggiungoArthur sul divano, mi accoccolo controil suo petto e sospiro.“Potresti fumare una canna” suggerisce

ridendo.“Non riuscirei ad entrare là dentroneanche se mi fumassi tutta l’erba delmondo”.“Perché no?”.“Perché no!”.“So che fra te e Brian è finita”.“Era già finita” mormoro.“Ok, diciamo allora che il vostro ultimoincontro ha segnato la fine ufficiale”.“Non è che prima fosse ufficiosa” milamento.Mugugna un “Mmmhhh…” prima disospirare e continuare “Elizabeth nonuscirà di casa per un bel pezzo nelle suecondizioni”.“Sono critiche?” domando preoccupata.“No, ma il fatto di essere paralizzata e

allergica a dei medicinali rallenta laguarigione di un bel po’, ciò significache se vuoi vederla dovrai per forzaandare da lei. Magari non oggi, eneanche domani, ma fra qualche giorno,quando te la sentirai”.“E se non dovesse succedere?”.“Succederà”.“Ne sei proprio convinto?”.“Assolutamente”.“Torno al garage, ho del lavoroarretrato”.“Ti va bene del pesce per cena?”.“Benissimo” rispondo distrattamentechiudendo la porta alle mie spalle.Guardo di nuovo la Porsche, mi ci mettodavanti e…le mostro il dito medioprima di tornare da quei quattro babbei

che mi aspettano per lavorare!“Non dirmi mai più che sono uncoglione!” urla papà appena mi vedeentrare.“Ehi, papino, facciamo progressi”controllo l’orologio appeso al murodell’officina “Mezz’ora per capire che tiho dato del…si, insomma, quella parola.Comunque, se posso dirlo, non è altroche un aggettivo dispregiativo daconsiderare a livello di sciocco oimbecille” mi guarda ancora piùarrabbiato, forse era meglio se stavozitta!“Comunque ve lo siete andati a cercare,da quando siete sposati quelle tre vifanno fare quello che vogliono!”.“Non è vero!”.

“Cosa? Stai scherzando spero? Ok,allora dimmi…come lo spremi il tubettodel dentifricio?”.Alza le spalle indifferente “Dal fondo”.“Ah ah!!! Tu non lo hai mai spremuto dalfondo!” lo schernisco puntandogli controun dito.“Che cosa cambia?”.“Che ora lo fai, altrimenti Marna siarrabbia e comincia a urlare! E a tempoperso non guardi neanche più i dvd deiconcerti dei Pearl Jam, perché la tuaadorata mogliettina lascia i cartonianimati accesi tutto il giorno!”.“Non è vero!”.“Ah no?” domando sarcastica.“No”.“Hai ragione…dimenticavo…

l’alternativa a quello è “ModernFamily”!”.“Sono proprio un coglione” mormorapassandosi la mano fra i capelli.Sorrido angelica accarezzandogli ilbraccio “Papi, ma io lo dico solo perte!”.“Io non mi faccio comandare daBrenda!” dice Gus lanciando unostraccio unto di grasso sul bancone degliattrezzi.“E’ per questo che hai dovuto dire addioai cheeseburger come cena!” gli diceJared.“Non li cucina per la mia salute!”.“Non li cucina perché altrimentiscoppi”.“Jared!” urla Gus, lui non gli dà retta e

continua a ridere come uno scemoinfilando la testa sotto il cofano diun’auto.“Comunque, Morgan Junior” dice Gus aJared “non è che tu sia messo meglio.Dopo che hai lavorato per tutto il giornoqui dentro, la tua Catwoman(soprannome affibbiatole dallasottoscritta per via della montatura degliocchiali “a gatto”) ti manda a spasso conCatherine per poltrire beata suldivano!”.“Ehi amico, è solo stressata!”.“Stressata per cosa? Sta tutto il giornocon Marna!”.“Forse è stressata perché rimane troppotempo con lei!” faccio io.“Marna non stressa le persone!” dice

papà, e qui tutti e quattro siamo costrettia guardarlo aggrottando le sopracciglia“Forse un pochino” ammette.Gus alza le spalle “Io sono suo fratello,ma sono felice di essermela tolta daipiedi”.Il rombo di un’auto mi obbliga asmettere di farli punzecchiare, cosa chemi piace un sacco! Adoro vederlilitigare! Dovrò costruire con del cartoneuna medaglia da mettere al collo e farincidere una targa con la scritta“Coglione del mese” come premio!Oh mio Dio…c’è Jason!I miei quattro uomini escono sul vialettoin fila orizzontale e incrociano lebraccia al petto, sembrano i VillagePeople!

Gli passo accanto, Gus mi fermastendendo un braccio “Chi è?” ringhia.“Un collega”.“Collega di che? Tu non hai colleghi!”.“Un collega di scuola” gli dicoguardando Jason scendere dall’auto.“Tu non insegni! Fai da portaborse allaCarlton”.“Suo padre vende Ferrari e Lamborghinia New York!” toglie il braccio e mi dàuna spinta sulla schiena “Ok, vai”ordina.“Ciao Jewel” saluta Jason.Lo raggiungo sorridendo “Ciao”.Mi guarda preoccupato “Mi sento un po’osservato”.Mi volto verso i babbei, fermi immobilicome li ho lasciati un secondo fa,

scrollo la testa “Non farci caso, sono unpo’ strani”.“Salve Mr. Morgan” Jason saluta miopadre con un sorriso, in un due falcateme lo ritrovo a fianco “Ciao” mugugnalui.“Ehm…papi…lui è Jason, lo hai visto inaeroporto”.“Si, lo so”.“E’ un piacere conoscerla”.“Mmmmhhh” mugugna pensieroso.Gli do una spinta sul braccio “Papà!”.“Quanto guadagna un insegnante?”chiede a Jason.Divento verde dall’imbarazzo “Papà macosa dici?”.“Jewel, sto fraternizzando con il nemico,me l’hai insegnato tu!”.

Oh Signoreeeee…Mi porto una mano sulla faccia pernascondermi, tutto questo non stasuccedendo per davvero!“In realtà non molto” risponde Jason.“Mille dollari?”.“Più o meno”.“E come riesci a mantenerti?”.“Mio padre vende auto”.“Che tipo di auto?”.“Italiane”.“Mmmmhhh”.“Ferrari e Lamborghini” si appresta apuntualizzare.“Sei un mantenuto?”.“No, cerco di arrangiarmi, ma durante levacanze torno a New York per aiutarloin azienda, e in quel periodo percepisco

uno stipendio regolare”.“Aggiusti auto?”.“No, lavoro in ufficio”.“Quale ufficio?”.“Contatti internazionali”.“Parli altre lingue?”.“Arranco con l’italiano”.“Mmmhhh”.Voglio morire!!!Papà gli sorride e lo spinge verso ilgarage “Hai conosciuto Gus? E’ ilpatrigno di J”.“Non ne ho avuto il piacere”.“Vieni te lo presento”.Jason lo segue, papà gli presenta Gus,Max e Jared, il quale non si muove di unmillimetro, è davvero un maleducato! Sivede che siamo fratellastri!

Rimango impalata sul posto finché nonvedo l’auto un’A4 familiare arrivare,corro da Marna “Ti prego devi aiutarmi,papà e gli altri imbecilli dei suoi amicihanno preso in ostaggio Jason”.“C’è Mr. Banana?” chiede guardandofuori dal finestrino.“Ti prego, aiutami…papà gli ha chiestoquanto guadagna di stipendio!”.“Tuo padre è proprio un coglione!”scende dall’auto furente “Jake che staifacendo?” urla indignata, fa il girodell’auto e prende in braccio Jack, poisi avvicina ai Village People e si mettea urlare di nuovo “Si può sapere chefate? Vi sembra questo il modo?” si giraverso Jason “Ciao, sono Marna, la non-matrigna di J, ti va di entrare per un

caffè?”.Jason la guarda stralunato!Chissà che cosa penserà di noi!Sta a vedere che la nostra cena divenerdì salterà per aria!“Grazie ma ero di passaggio, ho vistoJewel e mi sono fermato per farle unsaluto”.“Ooohhh, che carinoooo!” sorride lei,papà e gli altri la guardano facendo agara a chi riesce a fare la smorfiapeggiore “Se cambi idea, sai dovetrovarci!”.“D’accordo, grazie, sei molto gentile”.“Figurati”.Nessuno si muove, prendo Jason per ilbraccio e lo trascino verso la sua auto“Mi dispiace” bisbiglio “è che sono la

piccola di famiglia, di conseguenzatendono ad essere tutti molto protettivi”.“Me ne ricorderò”.“Allora, ci vediamo domani mattina”.Si avvicina a darmi un bacio sullaguancia “Ci vediamo Morgan”, mistringo nelle spalle imbarazzataguardandolo andarsene.Torno in garage saltellando, mi bloccoall’entrata “Non puoi invitare chi tipare!” urla papà contro Marna.“Era solo per un caffè”.“Ma se neanche lo conosci!”.“E’ un collega di J”.“E’ casa mia!”.Marna sgrana gli occhi rossa in volto,sembra che stia per scoppiare “CHECOSAAA?” grida “Questa adesso è

anche casa mia e se decido d’invitarequalcuno, lo invito, non devo micachiederti il permesso! E stanottedormirai sul divano!”.“Io sul divano non ci dormo”.“Allora porta un materasso qui dentroperché in casa non ci entri”.“Marna!”.Lei non gli dà retta ed esce facendomil’occhiolino.“La targa questo mese è tua!” dico apapà entrando in ufficio.Mi guarda stralunato “Di che diavoloparli?”.Sbatto la porta sghignazzando e mipreparo a confezionare la medaglia.

* * * * *

La medaglia è uno spettacolo: hotagliato il cartoncino in modo circolareforando la parte alta al centro perinfilarvi un nastro rosso, sono andata aprendere della stagnola argento e conl’indelebile rosso e nero ho scritto amano “Sono un coglione”.Bussano alla porta, nascondo tuttonell’ultimo cassetto della scrivania “Chiè?” domando.“Sono Mike”.Ah! E che ci fa qui?“Avanti” apre la porta e mi sorridechiudendola alle spalle “Ciao piccolaJ”.“Ciao” mormoro.“Come stai?”.

“Normale”.“Hai un minuto?”.“Si, accomodati” lo invito con un gestodella mano a prendere posto sulle sediedavanti a me.“Come sta Elizabeth?”.“Non molto bene”.“Oh, mi dispiace”.“E’ forte, si riprenderà”.Arriccio il naso imbarazzata, non ho maipassato molto tempo da sola con Mike,anzi per la verità credo sia la primavolta e nonostante abbia l’ariadell’uomo che incute terrore, è timidocome un bambino.Non ne posso più di questo silenzioimbarazzato “Avevi bisogno diqualcosa?”.

“Puoi passare a trovarla qualchevolta?”.Spalanco la bocca interdetta: ragazzi chebotta!Non cerco scuse “No”.“Perché no?”.“Perché no!”.“J” sospira.“Se fosse stata in ospedale sarei andataa trovarla tutti i giorni, te lo giuro, manon ci penso proprio ad entrare in quellacasa”.“Ma lei ci abita”.Mi alzo in piedi e inizio a camminare sue giù per la stanza “Senti Mike, è inutileche stia qui a spiegarti il motivo per cuinon voglio stare neanche un secondorinchiusa fra quelle mura, dopotutto sai

benissimo il perché! Posso mandarle deifiori, dei bigliettini, ma vederla non sene parla”.“A parte me non ha nessuno”.“Ci sono nonna, i suoi amici…”.“Non è la stessa cosa, e lo sai”m’interrompe.“Verrò quando me la sentirò”.Si alza in piedi, sistema la sedia e vienea darmi un bacio in testa “Va bene” escemogio e io…mi sento in colpa!Uffa!!!Vado dalla mamma, rimango a fissarlacon le lacrime agli occhi “Sai mamma,sono proprio una merda” mormoro frame e me, poi inizio a camminare e senzarendermene conto arrivo a casa di Brian.Le luci nella sua stanza sono spente,

come sempre, mentre in camera diElizabeth riesco a scorgere le ombre dipiù persone, guardo le autoparcheggiate: ci sono papà, Jared, Gus,e…Brittany!Come Brittany?! Allora se c’è lei, cisarà sicuramente anche Jane!Tiro fuori il cellulare e la chiamo “Chefai da Elizabeth?”.Noto la sua ombra avvicinarsi allafinestra, scosta la tenda e appena siaccorge che la sto osservando dalmarciapiede mi saluta con una mano,subito arriva anche Jane “Siamo venutea trovarla” risponde.“Come sta?”.“Malata”.Non so se ridere per la battuta, o

piangere perché è proprio una scema!“Brit!” ringhio.“Arriviamo” le vedo sparire ecomparire subito dopo fuori dalla porta,rimango ferma ad aspettarle “CiaoGollum” dice Jane.“Come sta?”.“E’ a pezzi! Cavoli, ha una mascherinache l’aiuta a respirare”.Oddioooo!!! Mi porto le mani allabocca, faticando a trattenere le lacrime.“E poi sai com’è” continua Jane “Mikedeve andare al lavoro e ora che nonnaEvelyn fa la cuoca a scuola, non hanessuno che le stia accanto durante ilgiorno. Non che ci sia molto da fare inrealtà, ma un po’ di compagnia nonguasterebbe. Marna e Stephanie

ovviamente non possono venire, non cisono neanche adesso”.“Davvero?”.“Eh già, il medico ha consigliato loro dinon passare a trovarla per non rischiaredi prendere qualcosa”.“Io non riesco ad entrare là dentro”.“E non devi farlo” mi dice Britaccarezzandomi la schiena “Prima o poici andrai, perché tu sei Jewel, non voltile spalle a nessuno, men che meno allepersone a cui vuoi bene, e lei lo sa!”.“Vado a fare una passeggiata”.“Chiami Brian?”.Annuisco con un cenno della testainiziando a camminare verso casa dinonna, mi risponde al primo squillo“Ehi”.

“Non sono andata da tua madre perché èa casa, non in ospedale, ed io là non cientro. Brit e Jane mi hanno detto che usauna mascherina per respirare. Mike oggiè passato a trovarmi in garagechiedendomi di andare a trovarla ma tel’ho detto, non ci riesco. Sono stronza?”.“No, non le sei”.“E invece sì, perché ora dovrei essere alsuo fianco invece di tornare a casa dinonna e allora sono una stronza”.Lo sento sospirare forte “Non lo sei”ripete.“Ma dovrei andarci, per tuo conto,perché tu…non sei qui” dico con vocespezzata.“Non devi preoccuparti”.“Prima o poi ci andrò”.

“Lo so”.Sento mugugnare un “Papà”.Oddioooooo!!! E’ con Violet!!!“Devo andare” mi dice, ed io mi sentomorire.Riattacco soltanto e corro a casa.

CAPITOLO 8

E’ giovedì sera e da un’ora sono sedutasul marciapiede davanti casa diElizabeth senza avere il coraggio dientrare.La sua stanza è invasa di persone cheentrano ed escono: dottori, amici eparenti che sono venuti a trovarla, comeper esempio sua sorella Nicole che è giàripartita per Miami e non mi hanemmeno salutata perché mi sono fattanegare quando mi ha cercata.

Sono davvero una codarda, avevaragione Jared!Non ho più sentito Brian, nonna mi hadetto che è in contatto con Mike peravere informazioni sulla madre.Ho visto Jason solo di sfuggita neicorridoi della scuola perché sono statasuper impegnata con la Carlton e per lacorrezione dei test che hanno fatto iragazzi la settimana scorsa.Come prevedevo le tre sceme che cihanno rubato l’albero hanno preso una F.Mi rannicchio nelle spalle e sorridoorgogliosa!Brittany e Jane hanno terminato larecinzione attorno allo “Zio Sam”, èvenuta benissimo!Il tocco finale, suggerito dalla

sottoscritta, è stato appendere dellestelle filanti rosa e viola alla retebianca.La nuova suoneria associata al cellulareè “Treasure” di Bruno Mars: mi metteallegria ed è super squillante, per questoquando l’ho sentito suonare mi è venutoun colpo!Jeff Buckley è scomparso dalla playlistsul cellulare, nulla deve ricordarmiquello che hanno significato per me lesue canzoni, soprattutto una, che eraquella associata al numero di Brian:Last Goodbye.Tutti lo sanno, nessuno la nomina e perloro fortuna quelle rare volte che èsuccesso per sbaglio o abitudine, non hodato in escandescenza.

“Pronto”.“Salve, Morgan, sono Jason”.Sorrido imbarazzata “Ciao”.“Dove sei?”.“A fare una passeggiata” mi alzo inpiedi inizio a camminare per davvero.“Hai mangiato la banana stamattina?”.“Si, grazie”.“Brittany e Jane sono contente che leporti anche a loro”.“Lo immagino”.“Allora…hai pensato a cosarispondermi per domani?”.Si riferisce alla cena, che io avevocompletamente scordato.“Jewel?”.“Si”.“Si, accetti?”.

Mi mordo il labbro e rispondo “Si,accetto”.“Perfetto! Ti va di andare al CountryBistro a Barrington?”.“Non ci sarebbe un altro posto? Non chenon mi piaccia, ma è lì che mio padre haportato Marna la prima volta e si…insomma…”.“Beh, allora devo chiederti unsuggerimento, non sono del posto e aparte quello, che ovviamente mi hannoconsigliato, non ho idea di doveportarti”.“Perché non andiamo da Madame amangiare torte?”.Lo sento ridere sguaiatamente, prima dirispondere “Ok”.Osservo la Porsche ancora parcheggiata

di fronte a casa, mi viene un dolorelancinante allo stomaco “Sono arrivata acasa”.“Allora ti auguro la buonanotte”.“Anche a te”.“Domani ho la giornata libera, quindi vabene per te se passo a prenderti allesette?”.“Ok”.“Buonanotte Jewel”.“Buonanotte”.Passo in fianco all’auto, e per la primavolta dopo più di un anno sfioro ilcofano con la mano.Cazzarola!Batto il pugno sul cofano ed entro incasa a grandi falcate “Ciao” salutanonna seduta sul divano.

“Ciao” saluto acida.“Che ti prende?”.“Niente” vado in camera con lei eArthur al seguito, entro e comincio aspogliarmi.“E’ successo qualcosa?”.“Jason mi ha chiesto di uscire”.“Per questo che sei arrabbiata?” michiede Stanlio.“Si…cioè no…beh, per la verità mi dàfastidio essere arrabbiata da quando hoposato gli occhi sulla sua macchina”.“Sulla Porsche?” chiede nonna.“Si, mi sento in colpa nei confronti diBrian, e non dovrei!”.“E perché ti senti in colpa?”.“Ma che ne so! Fatto sta che adesso mi èpersino venuto mal di pancia e, ripeto,

non dovrei essere ridotta in questo stato,dovrei essere contenta di uscire con MatGordon anche se io sembro Gollum!”.“Chi è Mat Gordon?” chiede Arthur.“Jason” rispondo.“Mr. Banana?” .Alzo gli occhi al cielo “Si, lui”.“Non potete dare a quel ragazzo ununico soprannome? Altrimenti faccio uncasino bestiale” si lamenta, poi miguarda con un sopracciglio alzato“Jewel, tesoro, sei bellissima, ma...seiin mutandine e reggiseno!”.“Oh Dio” urlo, mi nascondo con lavestaglia rosa portandola davanti alcorpo “Arthur scusa, non mi è neanchevenuto in mente che eri qui anche tu”.“Vuoi dire che non conto niente?”.

“No, voglio dire che ormai sei uno difamiglia, una specie di non-nonno, comeMarna è una non-matrigna”.“Oh, tesoro” si avvicina e mi abbracciaquasi fino a strangolarmi.“Jewel, amore della nonna, vieni asederti qui” m’invita a raggiungerla sulletto, lo faccio e lei stringe forte la miamano fra le sue “Non c’è niente di malead uscire con un ragazzo! E’ vero chesei ancora sposata ma stai cercando dilasciarti il passato alle spalle, e Brianormai fa parte di quello, quindi: perchénon esci con Jason e cerchi di divertiti?Non devi mica dargliela!”.Arthur le rifila una sberla sul braccio, lofulmina prima di ricominciare a parlarecon me “Brian è stato il tuo primo

amore”.La guardo con la testa piegata di lato.“Non vorrai dirmi che quel Matt tuttobrufoli è da inserire nella lista “degliamori”! Per favore J, non farmi direcose che non dovrei!” .“Nonna” la sgrido.“Brian è stato il tuo primo amore!”esclama agitando una mano in aria comese fosse una cosa ovvia “Magari questoJason è meglio di lui!”.Impossibile!Deve aver capito la mia affermazionenon verbale perché mi rifila un “J, perfavore, esci con Jason, non pensare aBrian e passa una bella serata”.“Ok” mormoro.“Se vuoi prima di uscire ci fumiamo

qualcosa, così ti rilassi!”.“Forse sarà meglio!”.“Ti lascio dormire, buonanotte tesoro”.“Notte”.“Ciao J”.“Ciao Arthur” mi fa l’occhiolino primadi chiudere la porta.Sola nella stanza penso a comereagirebbe Brian se sapesse del mioappuntamento con Mr. Banana: èprobabile che s’incazzerebbe come unabelva!Anche se è lontano migliaia dichilometri è come se fosse qui, un leonedella savana che vuole mangiarequalcuno, e qui Jason, con ilsoprannome di Tarzan, ci cade a pero!Nonna ha ragione, è tempo che esca con

i ragazzi, e a parte Brian e Matt, nonsono uscita con nessuno, devo dare unapossibilità a Jason e vedere come va,perlomeno conoscerlo e poi valutare sepotrebbe essere un papabile futuro-qualcosa, oppure no.Non gli ho neanche detto che sonosposata!Oddio, chissà come reagirà quando loverrà a sapere. Vorrei chiamare Brittanyper chiederle un consiglio, ma immaginogià la risposta: “Sei impazzita? Nondirglielo finché non vedi come simettono le cose”.Jane invece si metterebbe a piangereperché realizzerebbe finalmente che io eBrian ci siamo lasciati, non me l’ha maidetto, ma so per certo che lei tifa ancora

per noi.Ma quel noi, non esiste più. Mi sveglio con l’ansia. Ansia da “primoappuntamento”.Con Brian non siamo mai usciti per un“vero” appuntamento, neanche la primavolta che mi ha portata a guidare lo èstato, perché quella sera ero andata alJerry’s con Brit e i nostri amici e lui miaveva fatto una sorpresa.Rimango tutto il giorno in classe apreparare la lezione per lunedì, laCarlton è impegnata con il consigliostudentesco e Jason oggi non è a scuola.Non c’è neanche la nonna, quindi l’unicacosa che mi resta da fare è andare daZio Sam e leggere qualcosa, quando

arrivo trovo le tre sciacquette prese astaccare le stelle filanti.“Che state facendo?” urlo.“Stacchiamo queste cose”.“Si chiamano stelle filanti!” dico“Smettila subito Rachel!”.“E’ il nostro albero!”.“Cosa? Questo non è il vostro albero, èil nostro”.“Tu e le tue amiche non venite più alliceo, quindi l’albero è nostro”.“Brittany e Jane l’hanno recintatoapposta!”.“Ehi Gollum, datti una calmata”.Che cosa?Nessuno può chiamarmi Gollum a parteJane!Estraggo il cellulare e telefono a

Brittany, mi risponde al terzo squillo“Ciao J” è pimpante di gioia.“Rachel e le sue amiche stannostaccando le stelle filanti dal recinto diZio Sam”.“ARRIVO!” mi chiude il telefono infaccia, mi stampo un sorriso malefico inviso e incrocio le braccia “Adessoarriva Brittany” dico loro, sgranano gliocchi impaurite e si muovonoimpacciate.“Non si fa la spia” borbotta Valerie.“Dai, Rachel, stacca le stelle filanti” lesuggerisco.Lo stridere di gomme ci fa voltare,Brittany esce dall’auto ancora inpigiama e ci raggiunge togliendosi gliocchiali da sole “Ehi, Rachel, che cazzo

fai?” urla, tutti i ragazzi la guardanoallucinati.“Stacchiamo le stelle filanti” rispondelei.“Toccane ancora una e ti strappo icapelli!!!”.“Chi vi ha dato il permesso di recintarel’albero?” le chiede Megan.“Noi non abbiamo il bisogno delpermesso, perché tutti sanno che ZioSam è il nostro albero quindi, ragazzina,levati dai piedi prima che ti prenda acalci in culo!”.Megan spalanca la bocca indignata.“Ve ne andate?” chiedo a Rachel.Prende le sue amiche per le braccia e letrascina lontano.“Grazie” sussurro a Brittany.

“Non mi sono neanche pettinata” dicefacendosi lo chignon.“Non serve, sei stupenda”.“Si, beh, grazie” mi prende sotto braccioe mi accompagna verso la sua Lexus“Jason ti ha chiamata?”.“Si”.“Uscirete?”.“Si”.Le s’illumina il viso di gioia “Sonocontenta tesoro, e dove ti porta?”.“Aveva proposto il Country Bistro magli ho detto che non ci voglio andare,così andremo da Madame a mangiaretorte”.“Carinooooo” saltella sul posto come fadi solito Jane.“Voi che fate?”.

“Se ti dico una cosa mi giuri che non tiarrabbi?”.La guardo di sbieco in attesa mi dicaqualcosa.“Tornano Roy e tutti gli altri.”.“Perché non me l’avete detto?”.“Perché altrimenti avresti dato buca aMr. Banana” mi dà una ditata in fronte escoppia a ridere “Comunque andiamo daPaul e Tina, se vi va dopo cena, poteteunirvi a noi”.“Io non ci vengo!”.“Non fare la cretina! Capisco che tu nonvoglia andare a casa da Elizabeth perchéfra quelle mura hai perso la verginitàcon Lucertolone Johnson, ma da Paul eTina ci puoi venire”.“Brit” sospiro.

“E dai, che ti costa? E’ da una vita chenon ci vediamo tutti insieme!”.“Veramente non ci saremo tutti”.“Perché mancherebbe Brian?”.Annuisco arricciando il naso.“Beh, tu pensaci, se decidi di venire, citrovi al pub! Hai pensato a comevestirti?”.“No”.“Mi raccomando, indossa qualcosa dibianco! A proposito, sei ingrassata?”.“No”.Aggrotta un sopracciglio diffidente “Unpaio di chili” ammetto.“Ma è fantastico!!!”, si volta unmomento poi si mette a urlare “Ehi, sieteancora lì?”.Mi giro e trovo Megan con le sue

amiche ancora vicine a Zio Sam, losguardo gelido che le rifiliamo io e Brit,è sufficiente a farle sparire. Di nuovo.“Mi manca il liceo” dice la mia amica.“Anche a me”.“Posso chiederti una cosa personale chenon ti ho mai chiesto?”.“Dipende”.“Ma…Lucertolone Johnson, lo è dinome e di fatto?”.Sento il viso andare in fiamme, piccatagrido “Brittany!!!”.“E dai, io di Roy te l’ho detto!”.Oh Signore.Sorride imbarazzata “Dai, dimmelo”.“Non lo so, è l’unico che ho visto”mormoro a disagio.“Anch’io ho visto solo quello di Roy,

ma secondo me è perfetto!”.Mi nascondo il viso fra le mani.“Chissà come ce l’avrà Mr. Banana”alza un paio di volte le sopraccigliaridendo come una scema.“Te ne vai?” domando piccata.“Si, ciao”, sale in macchina mandandoun bacio all’aria e la guardo sparire neltraffico.Quanto adoro quella ragazza!Passo tutto il pomeriggio seduta sul lettoa fissare il tabellone di sughero, quellovecchio, con tutto l’armamentario cheavevo appeso!Ci scommetto che nonna l’ha attaccato diproposito, quando la vedo passare fuoridalla mia stanza con la cesta dei pannilavati fra le mani, la seguo come un

razzo “Hai appeso tu il tabellone disughero?” le chiedo seguendola.“No”.“Allora chi è stato?”.“Un uccellino”.“Nonna!” batto un piede a terra eincrocio le braccia sul petto.“Non sono stata io” ripete uscendo dallaporta posteriore che dà sul prato, mentrelei stende i panni sul filo, le passo lemollette.“Sei ridicola J, ti stai affannando pernon darmi quelle rosa”.“Merda” sbotto.E’ da due minuti buoni che la nonnaaspetta che le passi le mollette tenendoil lenzuolo a fiori steso con le mani.Vorrei non avere questa “mania” per il

rosa!Forse aveva ragione Brian: il mio è unchiaro sintomo da esaurimento!“Mi vuoi dire chi ha appeso iltabellone?”.“Te l’ho detto: non lo so!”.“E come c’è arrivato al muro?”.“Forse Penelope ha fatto una magia!”.“Vai ancora da quella ciarlatana?”.Alza le spalle prima di appendere unamaglietta di Arthur “Si”.“Dovresti smetterla, quella donnadovrebbe andare in prigione per tutti isoldi che ti ruba”.“Di che parlate?”.Ci voltiamo a guardare Jared, tiene inbraccio Catherine ed è…bellissimo! Unsexy Adam Levine con figlia!

Se non fosse perché è il mio fratellastrogli salterei addosso!Si avvicina “Dammi qua, prima che mipassi la voglia di prenderla in braccio”.Prendo mia nipote fra le braccia e miallontano per sedere sui gradini, leisorride e mi tira i capelli “Ahia!” milamento ridendo, poi guardo Jared “Tusai chi ha attaccato il tabellone disughero in camera mia?”.“No” risponde.Lo guardo di sbieco “No” ripete e passale mollette alla nonna.Sono tutte di colori diversi.Non posso guardare, non possoguardare!Appoggio Catherine a terra e cispostiamo sul fronte di casa,

camminando. Veramente non ha ancoraimparato a farlo da sola e io ormai homal di schiena, ma non mi sembra moltointenzionata a fermarsi.Arriva anche Marna a piedi colpasseggino “Hai appeso tu il tabellonedi sughero in camera mia?” le domando.“Ma non l’avevi bruciato?”.“No, l’avevo messo in garage”.“Comunque no” siede con me sulle sediein bambù della veranda e lasciamo cheJack e Catherine giochino per terra.“Pronta per stasera?” mi chiede.“Si”.“A che ora passa a prenderti?”.“Alle sette”.“Ma sono le sei e un quarto!” grida.“Devo solo vestirmi” fisso un punto nel

grande giardino e penso che forsesarebbe il caso di chiamare Jason eannullare, quest’ansia non intendelasciarmi, e io penso solo a Brian e acome sarei in fibrillazione se dovessiuscire con lui.Uffa!“Forza, sbrigati, vai a prepararti” mi dàuna gomitata sul fianco che mi obbligaad alzarmi ed entrare in casa.Arthur è ancora al lavoro, è DirettoreVendite in una multinazionale diBarrington che vende dentifricio in tuttal’America, e fa orari assurdi.Peccato che non possa vederlo prima diuscire, altrimenti gli avrei chiesto lumiriguardo il tabellone.Alle sette in punto suonano alla porta,

vestita e truccata corro ad aprire, manonna mi precede con un ghigno sullafaccia “Non farmi fare figuracce” laimploro con le mani in segno dipreghiera, apre la porta “Ciao Jason”.“Ciao Evelyn” si piega per darle unbacio sulla guancia.“Sei molto carino” gli dice.In effetti: è uno schianto!Capello sbarazzino con tanto di gel,polo marrone Ralph Lauren con cavalloal trotto rosso sangue, e jeans strappatialle ginocchia. Ai piedi, Converse!Ottimo! Solo per l’abbigliamento haguadagnato mille punti!“Ciao Jewel” sorride.“Ciao”.“Sei bellissima”.

“Grazie”.Ho indossato una maglia bianca monospalla, skinny jeans, che più skinny nonsi può, e sandali marroni. Ho completatoil look con un po’ di trucco e accessori anon finire.Dopo tanto, mi sento carina, anche sesono sempre magra come uno chiodo!“Vogliamo andare?”.“Arrivo”.Saluta nonna prima di tornare verso laJeep “Come stai?” mi chiede lei.“Non dovevamo fumare? Mi è venutal’ansia!”.“Fatti allungare il succo col gin daMadame, vedrai che ti passa!”.“E se invece dovessi sbronzarmi?”.“Ancora meglio! Ma mi raccomando,

piuttosto di parlare a vanvera, sta zitta!”.Faccio una smorfia “Ok”.“Divertiti” urla mentre cammino sulvialetto per raggiungere Jason, la salutocon la mano e salgo in macchina.Arriviamo in pasticceria dopo cinqueminuti di viaggio, scendiamo e Mr.Banana m’invita ad entrare per prima,Madame ci guarda con occhi sognanti“Ciao ragazzi”.“Ciao”.“Vi aspettavo”.Mi volto e trovo un tavolino appartatocon un candelabro argentato e candelerosse accese, è apparecchiato per duecon tanto di piatti di porcellana bianchie posate, credo d’argento. Sorrido comeun bambino il giorno di Natale: è tutto

bellissimo e soprattutto, inaspettato!“Jason, grazie”.“Era una sorpresa, sono felice che ti siapiaciuta”.“Moltissimo”.Mi accompagna verso il tavolo e soloadesso noto che ci siamo solo noi due“Hai affittato il locale?”.“No, è una pura fatalità, lo giuro” cimettiamo a ridere e inizio a rilassarmi.Madame ci porta da bere, dall’odoreche esce dal mio calice so per certo cheil succo è allungato, e di parecchioanche! Il gin si sente a chilometri didistanza!“Da quando ci siamo conosciuti, ti vedomeglio” dice Jason per iniziare undiscorso.

“In effetti, sto meglio”.“Allora la visita a Yale è servita”.Cominciamo bene!Bevo un generoso sorso di “sugin” erispondo: “Necessaria ma ha dato i suoifrutti”.“Come mai necessaria?”.E come mai?E che ne so!Sono già sbronza?“Ho capito che forse non era l’universitàadatta a me”.“E quale sarebbe?”.“Qualunque fuori dal Connecticut”.“Perché?”.“Il clima fa schifo”.Per fortuna Madame arriva con le torte:alla frutta per me, torta Sacher per

Jason.“Non si sceglie un’università per ilclima del luogo!” ride.Rido anch’io di cuore “Ho le miemanie”.Chiacchieriamo allegramente per unpaio d’ore, mi racconta che ha unasorella più grande di nome Martha chelavora come architetto a New York, edue fratelli più piccoli, gemelli, Alan eAndrea, che hanno appena iniziatol’università.I suoi genitori sono sposati da trent’annie insieme hanno fondato l’azienda difamiglia che si occupa di import –export per ricambi di auto italiane. Conil tempo hanno aperto anche unrivenditore autorizzato e se la spassano

alla grande!Intuisco che abbiano parecchia grana malui mi sembra davvero un ragazzo perbene, e modesto, nonostante siacresciuto in una famiglia agiata.“Non mi hai detto niente di tua madre”puntualizza quando gli racconto dellamia famiglia, tralasciando i casini diJared con la droga.“Non c’è più”.“Lo so, ma non mi hai detto com’era”.Una morsa mi stritola lo stomaco. Checosa dovrei dirgli?“Sai era un po’ matta, beveva e ciportava per bar tutto il giorno”.No, non posso!“Era bella, molto bella, e simpatica, manon ricordo granché, è passato tanto

tempo”.Sento Madame fare dei colpi di tosse,mi giro a guardala e senza che Jason sene accorga m’incita con un’occhiatacciaad essere “sincera”.“Tuo padre è molto legato a te, vero?”.“Si, molto”.“Anche tuo fratello”.“Lui è quasi asfissiante”.“Non vi somigliate molto”.“Per fortuna!” scherzo, in realtà midispero perché pagherei oro per esserebella come lui!Glisso sul fatto che siamo fratellastri edel perché il mio non-padre ha deciso didarmi il suo cognome e allevarmi comefiglia “di sangue”.“Gus è forte!” ride.

“Si, lui è veramente forte! Gli vogliobene come fosse un padre. Anche Max èforte, solo che a differenza degli altri treè molto introverso, al lavoro non parlaquasi mai. E’ talmente preso dalle autoche diventa un tutt’uno con i motoriquando entra in officina”.“Dev’essere il dipendente ideale”.“Si, lo è!”.“E tua nonna?”.“Ah, lei è la mia roccia! Alle volte saessere un po’ invadente, e non è la caranonnina delle fiabe, tutta coccole ecioccolata: è perfida e schietta! E iol’adoro per questo…credo che se non lofosse io e Jared non saremo diventaticome siamo oggi”.“Le vuoi bene”.

“Tantissimo, è come fosse una madre,ma anche se esce con me e le mieamiche, sa sempre quando mettere ipaletti! Per esempio non mi permettel’uso del cellulare a tavola finchéceniamo e non tollera le parolacce,mentre io ne dico un sacco! Viceversa,fuma sigarette e beve whisky ed èbravissima a poker”.“Glielo si legge in faccia che è unportento”.Fisso il soffitto pensando alla mia“vecchia”.“Si, lo è” sospiro felice.“Brava J” Madame applaude quando èal nostro tavolo “Hai mangiato tutto!”squittisce, prende i piatti e torna dietroil bancone.

“Senti, non per farmi gli affari tuoi, maperché tutti sono fissati a congratularsiquando termini di mangiare?”.“Anche tu lo fai!”.“Si, perché conosco voi donne e so chegeneralmente vi vergognate a mangiaredavanti ai ragazzi, ma tu sei diversa”.Ahahahahah!!! Posso esplodere in unarisata isterica?! Carino lui!“Te l’ho detto, Yale non faceva per me,e ho perso un mucchio di chili per lostress”.“Quindi ora ti stai riprendendo?”.“A piccole dosi” sorrido e porto allabocca la tazza di caffè che mi attende.Alle dieci Madame c'invita ad uscire,deve chiudere la pasticceria eraggiungere nonna per aggiornarla sul

mio appuntamento.Ma io dico: si può essere messi piùsotto torchio di così?Quelle due donne non hanno un minimodi pudore!“Che ti va di fare?” mi chiede Jasonsalendo in auto.In quel momento mi chiama Brittany, lerispondo subito “Ciao, com'è andatafinora?” chiede.“Bene”.“State ancora cenando?”.“No, abbiamo appena finito”.“Venite da Paul e Tina?” lancio unosguardo a Jason che mi sorride, stringoforte gli occhi girandomi dall'altra parte“Ok” mormoro.“Ci vediamo là” e riaggancia.

“Era la tua amica Brittany?”.“Si, mi ha chiesto di raggiungerla in unlocale a Barrington, perché sono tornatia casa per il weekend anche il suoragazzo, e quello di Jane. E ancheCooper con Ester, comunque se ti vapossiamo fare qualcos'altro”.“Ce la fai a respirare?”.Mi metto a ridere “Si, scusa, è che mihai invitata per un appuntamento, inteoria non dovremo vederci con i mieiamici”.Mi passa un braccio intorno alle spalle esi avvicina per darmi un bacio sullaguancia “Sono contento di conoscere ituoi amici Morgan, quindi nonpreoccuparti” mi dà un altro bacio e siavvicina al mio orecchio “Ti chiederò

ancora di uscire”.Sorrido imbarazzata e salgo in auto.Arriviamo dopo circa venti minuti edevo dire che alla guida è davvero unmaestro: rispetta i limiti, si ferma algiallo dei semafori e non parla. Mai.E' stato il viaggio più corto e “noioso”della mia vita.Addirittura ha spento la radio e io avreivoluto spararmi.Ho fallito nel tentativo di intavolare unaconversazione facendogli un paio didomande a cui lui non ha volutamenterisposto, oppure era talmenteconcentrato sulla strada che non mi hanemmeno sentita.Finalmente parcheggia, scendo in fretta emi metto a fissare la porta del pub a

braccia incrociate.Non voglio entrare!“Andiamo?” mi prende per mano(accidenti!) e mi accompagna all'entrata,tiene aperta la porta con un sopracciglioalzato “Entriamo?” mi chiede.Sono impalata sul marciapiede,onestamente vorrei farlo, non vedo Paule Tina da un sacco di tempo, ma allostesso tempo è come se qualcuno miavesse incollato le scarpe al cemento.Non riesco a muovermi.Una spallata alla schiena mi fa balzarein avanti e girarmi di scatto, Mike misorride “Ciao piccola J”.“Ciao”.“Non entri?” chiede con un ghigno.Lo fulmino “Si, adesso entro”.

“Allora, avanti, muoviti, intralci iltraffico”.Sbuffo voltandomi e mi fiondo nellocale, quando sono dentro mi prende undolore al petto: è tutto uguale.Stesse luci soffuse, il lungo bancone dilegno scuro, le sedie di fronte al palco,persino i clienti sono sempre gli stessi,con la coda dell'occhio intravedo Paul,mi guarda sorpreso ed esce dal bancone“Ciao J” mi viene incontro a bracciaspalancate.“Ciao Paul” rantolo, mi sta stritolando.“Tesoro, come stai?” è così felice divedermi che non riesce a smettere disorridere.“Bene”.“Ti trovo in forma”.

“Grazie” biascico incerta.“JEWEL!!!” Tina urla il mio nome, econ il vassoio fra le mani corre adabbracciarmi.Scambiamo qualche battuta finché nonmi torna alla mente di essere con Jason,lo prendo per un braccio per farloavvicinare “Ragazzi, lui è Jason, un mioamico”.Tina lo guarda a sbocca spalancata, Paulallunga la mano e si presenta “Ciao,sono Paul, piacere di conoscerti”.“Jason, piacere”.“Volete accomodarvi? Brittany e Janehanno riservato un tavolo, immagino chevi unirete a loro”.“Non ci tratteniamo granché” mi affrettoa dire.

“Intanto che li aspettate vi porto lebirre” allunga un braccio verso il palco“Ecco, quello è il vostro tavolo” mi dàuna spintarella alla schiena e andiamo asederci.Prendiamo posto e chiacchieriamo. Anzino, lui chiacchiera perché io sonoconcentrata ad inspirare ed espirare arianella speranza che non mi venga unattacco di panico.Delle urla ci fanno voltare: eccoli lì, imiei amici!Mi alzo in piedi e li saluto con unbraccio alzato, Mark corre a prendermiin braccio “Ciao J” mi riempie di baci.“Wow! Cosa ti sei fumato?”.“Niente, sono solo felice di vederti!”,poi ci raggiungono Roy e Cooper, loro

mi abbracciano da persone civili e sipresentano a Jason.Vedo che sono in sintonia, quindi lilascio per raggiungere le mie amiche edEster, che mi guarda amareggiata.“Ehi, non guardarmi così, ho messo sudue chili” le dico prendendola sottobraccio.“Oh Dio J” si porta le mani davanti allabocca per impedirsi di scoppiare apiangere.“Sto meglio, te lo giuro, andiamo dai, tipresento il mio amico Jason!” lastrattono perché mi segua mentreBrittany e Jane sono già al tavolo.“J, sapevi che Jason era il quarterbackdel suo liceo?” mi chiede Mark.“Si, me l'ha raccontato”.

“E che suo padre vende Ferrari?”.“Si, me l'ha raccontato”.“E che ha due fratelli gemelli?”.Oh Dio!“Mark! Siamo stati a cena insieme e saiuna cosa? Abbiamo fatto pureconversazione!”.“Bentornata vecchia J” mi fal’occhiolino e torna a sedere vicino adEster.Ormai è passata un'ora, mi stodivertendo, e tanto anche! Non misuccedeva da un pezzo.Jason si è ambientato subito, i mieiamici lo intrattengono con i discorsi “damaschi”, ma anche se non ci parliamopiù di tanto, tiene una mano appoggiatasulla mia gamba.

Quando Brittany se n'è accorta mi hafatto l'occhiolino, io le ho risposto conuna linguaccia.Jane invece continua a mangiarsi lepellicine, è agitata “Che hai?” ledomando.“Niente”.“Non ti piace Jason?”.“Si, mi piace”.“E allora cosa c'è che non va?”.“Non mi va giù che Brian non sia qui”.Era meglio se non facevo domande.“Insomma, lui fa parte di noi, ormai eraentrato nel gruppo, e mi dispiace unsacco che manchi solo lui. E poi mi fastrano vederti con un altro!”.Le accarezzo la schiena sorridendo “E'solo che è la prima volta”.

“Si e anche l'ultima, spero” borbotta,fingo di non averla sentita e mi volto aguardare Mike giocare a freccette condegli amici.“Oh mio Dio, oh mio Dio, oh mioDio!!!!!” Brittany mi sta stritolando unbraccio. “Che c'è?”.Guarda il palco terrorizzata, lo indicacon un mano e quando mi volto...OHMIO DIO!C'è Brian!E' seduto sullo sgabello con la chitarrain mano, porta i jeans sgualciti, i mieipreferiti e una camicia bianca con lemaniche arrotolate, da qui riesco ascorgere il mio viso tatuato sul braccio.Oddio...Sono immobile, quasi non respiro,

concentrata a guardarlo, è come se nellocale non ci fosse nessun altro se nonnoi. Lui però non mi guarda, inizia asuonare ad occhi chiusi “Future Days”dei Pearl Jam.Non gli ho mai sentito tanta sofferenzanella voce come in questo momento.Ora che è davanti ai miei occhi pensosolo che vorrei andare sul palco,prenderlo per mano e uscire dal locale,salire sulla Porsche e viaggiare senzameta. Solo io e lui, insieme, comeeravamo tanto tempo fa.Mi sto sforzando di non piangere, maquando ormai non ne poso più, esco infretta dal locale nascondendo il viso frale mani. Ferma sulla porta mi porto unamano alla gola, i singhiozzi mi tolgono il

respiro, ho male alla testa.“Jewel” la dolce voce di Jason mi favoltare, sorride mesto e senza dirminulla mi accompagna all’auto.Il viaggio di ritorno è più che maisilenzioso, ogni tanto mi sfugge unsinghiozzo, e lui mi passa un fazzolettodi carta.Parcheggia davanti casa della nonna espegne il motore.“Come stai?” mi domanda.“Possiamo andare al cimitero?”.Sento il suo sguardo sulla testa, maaccende la Jeep per andare al luogo chegli ho indicato, quando arriviamoscendo in fretta ed entro a grandi falcateper raggiungere mamma.Quando è al mio fianco, parto in quarta:

“Non sono mai stata sincera con te,quindi ora lasciami parlare e se poivorrai andartene, non ti tratterò: lei èmia madre” comincio indicando lalapide con un cenno della mano “E’morta alcolizzata. Io e Jared siamofratellastri. Jake non è mio padrenaturale. Nonna è venuta a vivere connoi quando sua figlia è morta. Marna eGus sono fratelli, lui è migliore amico dimio padre. Lei e Jake si sono sposatidue anni fa. Il ragazzo che hai visto alpub, quello che ha cantato, è miomarito” stringo gli occhi e singhiozzoforte “Nostro figlio Jeff è morto l’annoscorso, per questo sono tornata nelConnecticut. Sono andata a trovarlo peril suo primo compleanno e lì, dopo un

anno, ho rivisto anche Brian. E’ partitoil giorno dopo aver seppellito Jeffperché Stacey, la sua ex ragazza, gli hachiesto di sottoporsi al test di paternità.Il padre di Brian era l’amante di Stacey,sembrava che Violet, la loro bambina,fosse di suo padre e invece no, è sua,quindi è rimasto a Miami per allevarla,perché lei se n’è andata. Elizabeth, lamadre di Brian, è rimasta paralizzata aseguito di un incidente stradale, il maritol’ha lasciata e lei si è trasferita qui conBrian. L’ho conosciuto in un modo unpo’ bizzarro il primo giorno di scuola”non mi trattengo e mi sfugge un sorrisoamaro bagnato di lacrime “Mia suocera,adesso è a letto per una polmonite, usauna mascherina che l’aiuta a respirare.

Credo sia per questo che Brian ètornato”.Jason si avvicina alla lapide e mette lemani in tasca “Perché non me l’hai dettoprima?”.“Perché non mi va di parlarne”.“Avevo capito che qualcosa dovevaaverti fatta soffrire, l’ho notato quando tisforzavi di sorridere” mi fa voltare dallasua parte poggiando una mano sulla miaspalla “Il passato non si può cancellareJewel, e se devo essere sincero michiedo come tu riesca a reggerti in piedidopo tutto quello che ti è successo, mase me lo concedi vorrei poterti aiutare auscirne. Tu hai qualcosa di diverso dallealtre, è questo che mi piace di te.Ammetto che il tuo racconto mi ha

investito come un tir, ma quello che èstato è stato e non possiamo farci nienteper cambiarlo. Però si può guardare alfuturo e mi piacerebbe farne parte, anchese come amico”.“Davvero?”.“Prima o poi cadrai ai miei piediMorgan” scherza per alleggerirel’atmosfera.La sua schiettezza mi fa scoppiare aridere “Allora andremo ancora amangiare torte da Madame?”.“Certo” ride gettando la testaall’indietro.“Se non ti dispiace vorrei rimanere quiun po’, torno a piedi, dopotutto abitosolo a pochi metri di distanza”.“Ok”.

Rimaniamo a fissarci finché lui siabbassa e viene vicino al mio viso, miguarda come a chiedermi il permesso dibaciarmi, non oppongo resistenza echiudo gli occhi.Mi dà un tenero bacio all’angolo dellabocca, sfiorando talmente piano le mielabbra che quasi non lo sento.“Jewel!”.Apro gli occhi di scatto, e vedo Brian.Un rabbioso Brian.Cammina verso di noi a grandi passi,non so davvero da dove ci stessespiando e non so nemmeno come storeagendo perché mi sento in colpa,arrabbiata, imbarazzata, totalmente fuoridi testa.Mi allontana da Jason tirandomi il

braccio “Non la toccare” ringhia.“Brian!”.“Che cosa vuoi?” grida Jason.“Non la devi toccare”.“Ehi amico stai calmo, la tua chance tela sei giocata, tornatene a casa”.COSA??? Jason è impazzito!!!Brian gli molla un pugno in pieno visoscaraventandolo a terra.“Brian, smettila!” urlo guardandolipicchiarsi, loro però non mi ascoltano,vorrei chiamare Brittany ma so per certoche farebbe il doppio del casino.Mi avvicino a Brian e gli tocco ilbraccio, si blocca di colpo e lo lasciaandare.Lo allontano e gli prendo il viso fra lemani, è così bello che mi fanno male gli

occhi a guardarlo “Ti prego, basta”mormoro.Gira il viso per baciarmi il palmo dellamano, mi sforzo di non svenire sotto iltocco delle sue labbra. Non sono comequelle di Jason, quando lui mi habaciata, non ho provato nulla.“Vuoi che smetta di picchiarlo?”.“Non avresti mai dovuto farlo”.“Non deve toccarti”.“Brian, ti prego”.“Se ci riprova, lo ammazzo” e poi se neva, lanciando un’occhiata intimidatoria aJason che si sta pulendo l’angolo dellabocca con il dorso della mano.Lo raggiungo, preoccupata “Mi dispiaceJason, non è una persona violenta, nonso cosa gli sia preso, ma ti giuro che non

accadrà mai più! Non l’ho mai visto farea botte con qualcuno, mai!”.“L’ho provocato, me la sono cercata”.“Non ha mai picchiato nessuno” ripeto,e non so nemmeno perché lo faccio,l’idea di difenderlo non dovrebbeneanche sfiorarmi.“Ho bisogno di mettere del ghiaccio sullabbro, altrimenti lunedì a scuola iragazzi mi faranno una testa così”.Riesce a strapparmi un sorriso“D’accordo, magari potremo vedercidomani”.“Mi spiace Jewel, non posso”.Lo guardo andare via e rimango sola damamma.Merda!!! Prima uno, poi due, poinessuno! Mi girano proprio le palle!

Esco di corsa dal cimitero e corrolontano, quando arrivo alla metacomincio a bussare alla porta “Brian!!!”sbraito “Brian, esci subito!!!”.Apre di scatto e con un ghigno siappoggia allo stipite della porta “Checosa ti è saltato in mente?” grido.“Di che parli?”.“Non puoi picchiarlo!”.“Certo che posso”.“Perché?”.“Sono un marito geloso”.Mi si blocca il respiro.Mi ci vuole un momento per assimilarequella frase “Beh, comunque non puoipicchiare il ragazzo con cui esco”.“Tu non esci con lui”.“Prego?”.

“Tu sei mia moglie, non puoi uscire connessuno che non sia io” fa una smorfia“Ti concedo una fantomatica cena conColton Haynes”.Rimango a bocca spalancata a fissarlo.L’ho rivisto soltanto un’ora fa e mi hagià scombussolato la vita. Di nuovo.“Vuoi saperlo? Per colpa tua domaninon uscirà con me” urlo dal vialetto cheporta al marciapiede.“Perfetto”.Mi giro a guardarlo piena di rabbia.“Ti amo Jewel, buonanotte” e sbatte laporta.Vaffanculo!

CAPITOLO 9

Cerco come una dannata le chiavidell’auto nella scrivania dello studio,Arthur mi guarda dalla soglia “Ciaotesoro, cosa cerchi?”.“Le chiavi della Porsche”.“Com’è andato l’appuntamento?”.“Di merda!” esclamo senza giri diparole.“Oh” entra e mi raggiunge “Come mai?”.Sbatto una mano sulla scrivania “Tantoper cominciare perché è tornato Brian emi ha cantato “Future Days” da Paul eTina. Poi ho avuto il mio momento

“confessionale” al cimitero dicendo aJason tutta la verità, ad un certo punto èspuntato dal nulla lo scemo del villaggioe ha fatto una scenata! Ha preso a pugniJason che ora non vuole più uscire conme! Sono andata a casa dello scemodicendogli che non doveva picchiarlo, elui ha risposto che lo ha fatto perché èun marito geloso e che non posso uscirecon nessuno che non sia lui! O unfantomatico Colton!” riprendo fiatosorreggendomi alla scrivania “Sai? Aquesto punto mi viene il dubbio che iltabellone di sughero non l’abbia appesolui!”.Il silenzio imbarazzante di Arthur micostringe a guardarlo “E’ stato lui?” urlo“Chi l’ha fatto entrare?”.

Fa una smorfia. Ho già capito tutto!“Nonnaaaaa” grido andando in cucina:sta sistemando la lavastoviglie “Haifatto entrare Brian in casa nostra?”.“Veramente è casa mia” mi corregge.“Non posso crederci! Tu sei matta!”.“Ehi, signorina, attenta a come parli”.Torno in studio a prendere le chiavidella macchina, passo dalla camera perstaccare il tabellone ed esco di casa.Stavolta non mi faccio frenare daltimore di salire in auto, sgommopartendo e vado da Brian.Batto i pugni sulla porta aspettando chevenga ad aprire.Quando lo fa, lo trovo in pantaloni dellatuta grigi e maglietta bianca.“Tieni” gli dico sventolando le chiavi

davanti al suo naso.“Cosa sono?”.“Le chiavi della macchina”.“Quale macchina?”.“La tua”.“Io non ho macchine”.“La Porsche”.“E’ tua”.“No, non è mia”.“Certo che lo è”.“Brian!”.“Sei bellissima appena sveglia”.“Brian!”.“Vuoi entrare a salutare mia madre?”.“No”.“Vorrebbe vederti”.Oddio…“Voglio darti le chiavi e andarmene” in

quel momento il tabellone scivola aimiei piedi, l’avevo appoggiato alpolpaccio, mi abbasso per prenderlo eglielo allungo “Tieni anche questo”.“E’ tuo”.“Non lo voglio”.“Ok” lo prende ma io tiro dall’altraparte “Lo vuoi davvero?”.“Te l’ho detto Jewel, faccio tutto quellovuoi. Se vuoi che prenda il tabellone, lofarò”.Glielo tolgo dalle mani e mi scanso diun passo “Perché le chiavi dell’auto nonle vuoi?”.“Perché altrimenti dovrai prenderel’autobus per andare a scuola quandofarà freddo”.“Non sono affari tuoi come mi muovo

per andare a scuola”.“Allora ok” me le ruba di mano e leinfila nella tasca dei pantaloni.Rimango in silenzio a fissarlo.“Le rivuoi indietro?” mi chiede.“Accidenti!” dico arrabbiata “Si, perforza, le auto dei babbei le usano le loromogli e Brittany non c’è più”.Sorride e me le porge, quando sto perprenderle ritira la mano “Me lo dai ilbacio del buongiorno?”.“Te lo puoi scordare”.“Ti prego”.“No” guardo il pianoforte in salottodalla finestra “Brian, non so se haicapito che sei fuori dalla mia vita, tiparlo solamente perché sono costretta,non perché ne abbia voglia”.

“Non ti fa bene uscire con JJ, staidiventando una bugiarda”.“Oh Dio!!!” batto un piede a terra eincrocio le braccia al petto.“Potresti mandarmi un bacio quanto tene vai” mi volto e inizio a camminaresul vialetto.“Me lo mandi un bacio?” urla, perrisposta gli mostro il dito medio. Losento ridere come un matto e sorridoanch’io.Merda!

* * * * * Madame è al di là del banconeindaffarata a servire i clienti, raggiungole altre al tavolino e mi siedo sbuffando

“Ciao Gollum”.“Ciao” dico acida.“Che succede?” Stephanie mi porgeCatherine, la prendo in braccio e lepasso un tovagliolino di carta pergiocare “Brian si è tenuto le chiavi dellaPorsche”.“Sei andata da lui?” urla Marna.Sbatto la testa sul tavolino “Hapicchiato Jason”.“Cosaaaaa???”.Racconto loro della sera precedente,fintanto che Brittany ed Ester ciraggiungono.Scrutandoci, la prima domanda “Chesuccede? Come mai quelle facce?”.“Lucertolone Johnson ha picchiato Mr.Banana!” esclama Jane eccitata, saltella

sulla sedia e si morde il pollice.“Gli ha fatto male?”.“Gli usciva il sangue dal labbro”.“Oh Dio” squittisce Jane eccitatissima.“Piantala!” le dico fulminandola.Mi mostra la linguaccia e torno aguardare le altre “Ho chiesto a Jason divederci oggi, ma ha detto che non può”riduco a brandelli il tovagliolino dicarta sospirando “Quando gli horaccontato della mia vita ha detto che glisarebbe piaciuto essermi accanto nelfuturo, anche come amico, ma quandoBrian l’ha picchiato, dev’essersenepentito!”.“Com’era Brian?” mi chiede Marna.La guardo senza capire.“Di umore” mi spiega.

“Schizofrenico! Andiamo Marna, comevuoi che fosse? Era incazzato nero!Addirittura mi ha detto che con Jasonnon devo più uscirci, e stamattina hoscoperto che il tabellone l’ha appeso luiin camera mia, perché lo ha fatto entrarenonna”.“Quale tabellone?” chiede Ester.“Il tabellone di sughero” le rispondeBrittany scrollando la testa “Tua nonnami fa impazzire! Prima ti suggerisce diuscire con Mr. Banana e poi fa entraretuo marito in casa vostra”.Alzo le spalle “Ha specificato che ècasa sua, quindi è probabile che unamattina mi ritrovi Brian seduto suldivano”.“Vuoi andartene da lì?”.

“Si” annuisco freneticamente “Anzi no,ma dopotutto non posso vivere con leiche lo lascia entrare in camera mia.Insomma, non so davvero che cosa leprenda. Da quando ho saputo che Arthurle ha chiesto di sposarla mi sembrastrana, o forse lo era anche prima didirmelo, ma io ero talmente presa adisperarmi che non me ne sono maiaccorta”.“Guarda J, c’è Mr. Banana” mi sussurraStephanie all’orecchio, mi alzo e loraggiungo a testa bassa.“Ciao Jason”.“Ehi Jewel, ciao” sorride tranquillo.“Come stai?”.“Bene, e tu?”.“Mi sento in colpa, per ieri sera, sai

dopo …”.“A proposito di quello! Volevo dirti chenon mi sono arrabbiato e che non horifiutato il tuo invito di vederci oggiperché non mi andava. Sono preso conla stesura dei test per la prossimasettimana, quindi non ho tempo. Sonouscito a fare due passi e a comprare uncaffè prima di tornare a casa e rimetterela testa nei libri”.Sorrido felice “E domani?”.“Domani conto di essere libero”.“Perfetto!”.“Cavoli Jewel, ti ho detto che saresticaduta ai miei piedi ma non pensavocosì in fretta!” mi fa l’occhiolino primadi abbracciarmi.Dalla sorpresa di quel gesto, Madame fa

cadere a terra una tazza piena di caffè, civoltiamo a guardarla, poi mi giro versodi lui.“Posso chiamarti stasera?” mi chiede.“Si”.“Tu esci?”.“Non lo so, forse”.“Dovresti passare del tempo coi tuoiamici, così ti diverti un po’”.“Non lo so, forse” ripeto.Gli servono il caffè d’asporto “Civediamo Morgan” si abbassa per darmiun bacio all’angolo della bocca,imbarazzata incasso la testa nelle spallee lo guardo uscire. Ho il volto infiamme.Quando torno verso il tavolo, l’unicaespressione con cui mi guardano le

amiche è di sgomento.Anche Brittany è stranamente a boccaaperta.Prendo in braccio Catherine egiocherello assieme a lei senza degnarenessuna di uno sguardo per sfuggire alloro interrogatorio.Dopo aver terminato la lunga colazione,Stephanie mi dice: “Non arrabbiarti, Mr.Banana è mooooolto carino, ma Brian èBrian!” scoppiano tutte a ridere, mentreio guardo fuori dalla vetrata.Si, è vero, Brian è Brian, ed è solo lui,ma non so se quello che provo ora siaamore: so solo che nonostante tutto daquando è tornato mi sento di nuovofelice.

Dopo colazione sono passata al garageper terminare del lavoro arretrato, iVillage People sono tutti arrabbiati conme perché la segreteria della tipografia,a cui ho commissionato il lavoro per lafabbricazione della targa “Coglione delmese”, ha telefonato mentre io nonc’ero.Consci della sorpresa che intendevofargli, si sentono “offesi nel profondo”,per citare le parole di Gus.Apro l’ultimo cassetto della scrivaniaper estrarre la medaglia di cartone (tantoormai non è più un segreto) e l’occhiocade sui post-it “Vuoi parlarne”.Ne prendo in mano uno giallo, e cigiocherello con la punta delle dita finchénon sento bussare alla porta. Ricaccio il

post-it nel cassetto insieme allamedaglia, e lo chiudo a chiave “Avanti”dico a voce alta.La porta si spalanca e mi trovo davantiun cesto in vimini colmo di orchidee,rimango immobile a fissarlo “JewelMorgan?” chiede il fattorino.“Si” grugnisce Gus entrando.“Può firmare la ricevuta?”.Gus prende la penna colma di strassdalla scrivania e firma per mio conto,appoggia il cesto per terra e siede sullasedia sbattendo la porta.“C’è un biglietto, vuoi che lo legga?”.Faccio su e giù con la testa.Stacca la molletta rosa da una dellefoglie e il mio stomaco va in subbuglio“Ci dev’essere dentro qualcosa”

borbotta aprendola.Estrae le chiavi della Porsche, le lanciasul tavolo e legge: “Dolce tormento. B.” Alza la testa per guardarmi “Che tiridi?” mi chiede.Incasso la testa nelle spalle con unsorriso ebete stampato in faccia, luiscatta in piedi e batte un pugno sultavolo “E’ tornato Johnson?”.“Si”.“Sono suoi i fiori?”.“Si”.“Perché ti ha mandato le chiavidell’auto?”.“Perché stamattina le ho dimenticate da

lui”.“Sei andata da lui?”.“Si”.“Perché?”.“Perché ha picchiato Mr. Banana”.“Chi?”“Jason”.Esce dall’ufficio e si mette a urlare“Jake, è tornato Johnson in città!!!” nonpassa un secondo che sia lui che Jaredsono davanti alla scrivania e inizianocon una scarica di domande: quand’ètornato? Perché l’hai visto? Ti ha dettoqualcosa? Stai bene? Vuoi che chiamiqualcuno perché gli spezzi le gambe?”.“Basta!” grido esasperata.“Non tornerai con lui spero!” urla Jared.“No, figurati”.

“Si, certo, come no”.“Jared!”.“Quando si parla di Brian il tuo cervellosmette di lavorare!”.“Jared smettila!”.“No, J, non ho intenzione di smettere unaccidenti finché non sarò sicuro che èfuori dalla tua vita”.“Lo è, non preoccuparti, infatti domaniesco con Jason”.“Chi?”.“Mr. Banana”.“E chi è?”.“Il suo collega” digrigna fra i denti Gus.“Ma chi, il tizio con la Jeep?” sventolauna mano in aria “Ero talmente incazzatosolo a vederlo che non mi ricordavoneanche il suo nome”.

“Perché eri arrabbiato?” gli domando.“Perché avevo già capito che volevaportarti fuori”.“E allora?”.Alza le mani come a difendersi “Ehi, J,sono tuo fratello, ho tutto il dirittod’incazzarmi se qualcuno vuole uscirecon te!”.“Jared” sospiro.“Potete uscire un momento?” chiedepapà.Gus e Jared escono dall’ufficio, luichiude la porta e siede sulla poltroncinadi fronte “Come sta?” mi chiede, eonestamente questa domanda da lui mispiazza.“Bene”“Non dovrebbe stare bene”

“Papà, è distrutto”“J ascoltami, sai che ero moltoaffezionato a lui ma non gli perdoneròmai quello che ti ha fatto…”“Non è stata colpa sua” lo interrompo,mi fulmina con lo sguardo, e anch’io mirendo conto di essere ad occhispalancati per quello che ho appenadetto e che mai, giuro, avrei pensatopotesse uscire dalle mie labbra.Mi riprendo in fretta “Stacey gli halasciato Violet fuori di casa e se n’èandata. Sta allevando da solo labambina, anche Elizabeth non lo sapeva.Non me l’ha detto perché era certo chealtrimenti avrei fatto una pazzia e sareiandata da loro a Miami. La morte di Jeffha cambiato entrambi papà, e non sto

cercando di difenderlo, ma anche se fradi noi è finita è chiaro come il sole cheio proverò sempre qualcosa per lui,perché è stato il mio amore e perché miha dato Jeff, anche se adesso sono sola.Quindi ti prego, se sto imparando asuperare la cosa io, cerca di farlo anchetu”.“Sei proprio come tua madre” sorride.“Che vuoi dire?”“Che lei perdonava sempre tutto, a tutti.Guarda cos’è successo con quella Beth!Ti ha chiamata “La bastarda figlia diun’alcolizzata” per anni e adesso laconsideri un’amica”.“Ti ho deluso?”.“Mai”.“Neanche quando hai scoperto che ho

fatto l’amore con Brian?”.Sento il suo petto vibrare da lontano“Preferisco non parlarne” rispondestrozzato.Mi alzo e vado a sedermi sulle suegambe “Posso dirti una cosa che non sanessuno?”.“Si”.“E’ un segreto segretissimo”.“Spara”.“Io lo amo ancora”.“Lo so bambina”.“Mi passerà?”.Lascia cadere la testa penzoloni, poi miguarda negli occhi “Tua madre è andatafuori di testa quando ha saputo diaspettarti, ma anche se beveva e viportava nei bar tutto il giorno facendomi

impazzire, io l’ho sempre amata perchélei, era come te: dolce, gentile,simpatica, fin troppo trasparente. Tu haipreso questa parte di lei, mentre Jaredha acquistato le sue insicurezze, è perquesto che tre anni fa è finito nelbaratro”.“Come hai fatto a superare il suotradimento?”.S’irrigidisce di scatto, restio arispondermi, è la prima volta che glielochiedo.“Ha dovuto dirmelo per forza quando hascoperto di essere incinta. La cosa chepiù mi ha ferito non è stato il tradimentodi per sé, in senso fisico per intenderci,ma quello morale: se non fosse statoperché era incinta, non me lo avrebbe

mai detto”.“Io ti ho sempre detto tutto”.“Alle volte anche troppo!” ride.“Era bella vero?”“La più bella del mondo” ha gli occhilucidi, mi si stringe il cuore per lui, miavvinghio al suo collo e gli do un baciosulla guancia “Ti manca?”.“Sempre”.“Anche Brian mi manca”.“Pensi di dargli un’altra possibilità?”.“No, mai!” mi affretto a rispondere“Sono tornata dal Connecticut convintache sarebbe stata l’ultima volta che cisaremmo visti, e anche se la sensazioneche ho provato guardandolo andar viaera di vuoto, non tornerò mai con luiperché in fondo, anche se lo amo, non

riesco più a fidarmi. Mi ha tenutonascosta questa cosa per troppo tempo, esai che per me la fiducia è tutto. Te l’hodetto papà, sono cambiata”.“Posso dirti una cosa che non sanessuno?” mi chiede.“Si”“E’ un segreto segretissimo” dicefacendomi l’occhiolino che mi strappaun sorriso.“Spara” lo prendo in giro.“In realtà, mi fa pena”.Questo davvero non me lo sarei maiaspettata. Deve aver capito dalla miaespressione che deve entrare neidettagli.“Per un ragazzo di ventidue anni ne hapassate davvero tante, ma la cosa

peggiore è che gli è piombato tuttoaddosso nello stesso momento:l’incidente di Elizabeth, il tradimento disuo padre nei confronti della famigliacon quella Stacey” fa una smorfia earriccia il naso “La morte di Jeff”sussurra.Mi si blocca il respiro.“Sia chiaro, lo detesto per quello che tiha fatto, se ti avesse dato anche solo unaspiegazione per telefono, per mesarebbe stata sufficiente. E invece nonha fatto niente e io sono rimasto permesi ad osservarti mentre ti consumavi enon potevo fare nulla per aiutarti. Eadesso guarda, lui è qui da un giorno egià sorridi”.“Non è perché è arrivato lui” mormoro.

“Ah no?” mi guarda di sbieco con unghigno sulla faccia.“Dici che è per questo?”.Alza le spalle con indifferenza, gli do unpizzicotto sul braccio tatuato e mi alzoin piedi “Porto Jack al parco” esclamo.“Sono contento che abbiamo parlato”dice stringendomi in un abbraccio.“Anche io”.Ed è vero. Avevo proprio bisogno diparlare con il mio papà.Prendo la cesta di orchidee e le chiavi ele porto in casa di papà, Marna è sedutasul divano intenta a sistemarsi le unghiedelle mani con una limetta, Jack è sedutosul tappeto di gommapiuma egiocherella con un cubo di plasticacolorato “Posso portare Jack al parco?”.

“Si certo, puoi stare via anche qualchegiorno, o qualche mese, magari unanno!” finalmente alza la testa perguardarmi “Anzi no, riportalo a casaquando avrà diciotto anni ma miraccomando, non fargli fumare lecanne!”.“Se non sopporti un figlio come faraiquando saranno due?”.“Io adoro Jack” sorride al bambino atrentadue denti “Vero Jack che lamamma ti ama tanto?” e comincia con ilrepertorio delle facce da madrerimbambita, mi piego e lo prendo inbraccio “Dai, andiamo Jack”, lui mi tirai capelli “Ahia!”.Ma perché tutti i bambini sono fissaticon i capelli?!

Recupero il passeggino dalla veranda,non sembrerebbe perché è gigantescoquasi come un’astronave, ma non pesaniente, sistemo il bimbo agganciandoloper bene, e mi metto in marcia.Arriviamo al parco giochi dopo circaquindici minuti di un tragitto all’insegnadelle urla di Jack, mi piego perprenderlo in braccio: “Sei propriobravo a farmi fare figure di merda Jack!Che dici, forse avrai preso da me!? Nonso come, ma sono contenta che passeròil testimone a qualcun altro fra qualcheanno” lui finalmente sorride e lo portosull’altalena.Spingo, spingo, spingo…che palle!Era molto più divertente quando al suoposto c’ero io, forse è per questo che

papà continuava a chiedermi: “Andiamoa casa?”, allora mi mettevo ad urlare elui continuava a spingere.Cavoli, a cinque anni già rompevo, maper fortuna sono con un bambino di unanno, comando io, mica si potràribellare!Come non detto…Appena gli metto le mani sotto le ascelleper tirarlo fuori dall’altalena ricominciaa urlare come una sirena.“Ok, sta calmo!” sbuffo, lo sistemo dinuovo per bene e ricomincio a spingereil seggiolino “Stressi tanto quanto tuamadre” borbotto.“Ciao Jewel” mi volto a guardare Jason.Mr. Banana in versione molto, molto,molto casual è molto, molto, molto

carino!Calzoncini corti blu, maglietta biancacon tanto di stampa, Converse. Ma nonquelle alte, quelle basse.Ok, qui perde almeno cento punti, ma sipuò sempre rimediare, torno a guardarloin viso “Avevi bisogno di una pausa?”.“A dir la verità no, sono ancora nel belmezzo della stesura dei test, ma ti hovista e sono uscito”.“Dove vivi?”.M’indica una casa stile quella di papà,colorata di bianco.“A New York vivi in unappartamento?”.“Per la verità vivevo a Brooklyn, in unacasa vagamente simile a questa”.“Mmmhhh” mugugno con il naso all’insù

“Non so perché ma ho sempre pensatoche vivessi in un loft super moderno incentro a Manhattan”.“Potrei se volessi”.“Ah”.“Sai, i miei si sono fatti dal niente, sipotrebbero considerare dei “nuoviricchi” ma rimangono persone umili”.“Si, vorrei proprio vedere” penso frame e me.“Vuoi che ti dia il cambio? Staisudando!” mi dice.“Grazie, non ne posso più” rispondosedendo sulla panchina di fiancoall’altalena “Lo sto spingendo da unavita e ancora non è stufo. Spero chevomiti l’anima quando scende”.“Jewel!” mi schernisce.

Gli mostro un sorriso tiratissimo “Dai,sto scherzando”.Ma quando mai?Deve essere punito per avermi fattovenire l’alone sotto l’ascella!“Jason, ti posso chiedere una cosa cheancora non so”.“Certo”.“Quanti anni hai?”.“Ventotto”.E adesso chi lo sente Gus!Mi guarda con la testa piegata di lato“Ci sei rimasta male?”.“No, figurati, solo che sembri piùgiovane”.Sorride “Grazie”.Finalmente riesco a prendere in braccioJack senza che questi faccia scenate

isteriche, lo faccio sedere nella vascacon la sabbia e gli passo la paletta e ilsecchiello che erano nell’astronave.Marna pensa proprio a tutto!“Dove pensavi di andare domani?” michiede Jason guardando di fronte a sé, iogiocherello con la sabbia lasciandolascorrere in mezzo alle dita “Non saprei”ammetto.“Mi hanno detto che il lago Barrington èbellissimo”.“Si è vero, ma io non ci vado”.“Come mai?”.Faccio una smorfia “Mi annoio”.Cosa assolutamente falsa, io adoroandare al lago Barrington, ci sono statalo scorso weekend con Brit e Jane, masiamo rimaste sedute in auto nel

parcheggio.Non sono più riuscita a camminare nelsentiero che circonda il lago da quandosono tornata, troppi ricordi pungenti: lalitigata con i miei amici perché gliavevo detto di Yale, io e Brianabbracciati ad ascoltare “Songs forJewel” la sera del ballo della scuola.E’ stato lì che mi ha detto il motivo percui ha voluto chiamare nostro figlio Jeff. Siamo stesi al sole su degliasciugamani in riva al lago, ilpancione comincia ad intravedersi, mialzo in piedi e tolgo gli occhiali che miha regalato Gavin.Brian apre appena un occhio “Dovevai?”.

“A fare il bagno”.“No”.“Perché?”.“Perché l’acqua è ghiacciata e haifinito di mangiare due ore fa”.“E allora?”.“Ne devono passare come minimo tre”.“Brian!”.Mette il broncio.Colpita!Torno a sdraiarmi perché altrimenti misentirei in colpa.“Sei arrabbiata?”.“Si”.“E’ meglio Jeff”.Mi metto seduta e lo guardo, gli coproil viso con il mio per fargli aprire gliocchi senza che il sole lo accechi “Lo

sapevo che non volevi Colton di nome”.Mi accarezza dolcemente la schienacon la punta delle dita “Sinceramente?Colton non mi dispiace, ma Jeff è unnome che fa parte di noi. Per Buckley,per il tatuaggio, è come se fossedestinato a diventare qualcosa dispeciale. E tu aspetti il nostrobambino, e per lui, è meglio Jeff”. NO! Non posso andarci.Alzo il viso e i miei occhi corrono versouna figura appoggiata con le braccia allastaccionata bianca che circonda ilparco: Brian.“Jewel stai bene?” mi chiede Jason.Devo essere bianca come un cencio.“S-si” balbetto, prendo in braccio Jack e

lo siedo sull’astronave “Devo andare”.Si abbassa per darmi un bacioall’angolo della bocca.Colta di sorpresa, guardo Brian discatto: è in piedi rigido come unbastone, le mani che stringono lastaccionata, da qui posso vedere imuscoli delle braccia in tensione tanto èarrabbiato.“Ci vediamo domani?”.“Si certo” rispondo distratta, sto giàcamminando verso l’uscita opposta aquella dove mi sta aspettando lui.Cammino veloce per raggiungere casa,finalmente sono fuori traiettoria e mirilasso “Once divided…” sta permettersi a cantare “Nothingman”.Non lo sta facendo davvero!

Mi giro a guardarlo.Mi sta seguendo con un ghigno sullafaccia, mi fermo e quando mi raggiungegli poggio una mano al petto “Non farlo”minaccio.“Non posso cantare?”.“No”.“Perché no?”.“Perché no!”.“Le tue risposte sono sempre moltoesaustive” scherza.“Brian per favore, non fare lo stupido.Non cantare, non seguirmi,possibilmente vedi di lasciami in pace”.“Hai ricevuto le orchidee?”.“Si”.“Hai tenuto le chiavi?”.“Si”.

“Che ti ha detto JJ?”.“Non potresti chiamarlo per nome?”.“No”.“Brian!”.Alza le spalle con indifferenza “No”ripete.“Devo andare” mi volto perricominciare a camminare.“Quando ti ho vista con Jack inbraccio…” smette di parlare, hopercepito la sua voce spezzarsi daldolore.Stringo forte gli occhi per impedirmi dipiangere: sono stanca di piangere!Torno a casa di papà con Jack e miaccascio sul divano dopo averlo messonel box per giocare, Marna è sotto ladoccia, sta gridando “Wreking Ball” di

Miley Cirus. Urla talmente tanto che misembra di averla seduta a fianco.Mi porto un cuscino davanti al visotappandomi le orecchie per lafrustrazione di essere circondata daamiche che non sanno cantare enonostante tutto, non smettono di farlo.Perlomeno io sono stonata econsapevole, perciò non canto mai perevitare pessime figure.Una volta sola ci ho provato, sottominaccia, davanti a Brian.Pensavo che sarei mortadall'umiliazione: “Dai prova a cantare” mi dice standoseduto sul bancone della cucina, stopreparando la cena.

“No”“Perché no?”.“Perché no!”.“Dai piccola, ci siamo solo noi, non lodirò a nessuno”.“So che non lo dirai a nessuno, madavanti a te non canto”.“Perché no?”.“Perché tu sei bravissimo e io unafrana, quindi evito di fare figuracce”.“Ok, allora non canterò mai più”.Mi volto a guardalo puntandoglicontro il coltello con cui sto tagliandodei pomodori “Tu devi cantare!”.“Se non lo fai tu, non lo faccio neancheio”.Alzo le spalle fingendo che nonm'importi “Ok”.

“Va bene” scende dal bancone e vienea mettersi dietro di me cingendomi lavita con le braccia, accarezza ilpancione “Sai Jeff? La tua mamma fa icapricci”.Gli pianto una gomitata sul fianco“Stai giocando sporco!”.“Lo so”.“Cosa vuoi che canti?”.“Quello che vuoi”.“Allora niente”.Posa il mento sulla mia spalla “Dai,quello che vuoi”.“Ok” mi preparo per non scoppiare aridere, raddrizzo la schiena e comincio“La bambola di Polly è mala-ta-ta,così dice al dottore faccia pres-to-to,lui arriva con ...”.

“Non puoi cantare le canzoni di quelmaiale!”.“Mi hai detto tu che potevo cantarequello che volevo!”.“Ma qualcosa di serio!”.“Ma così non faccio figuracce, se lacantano i bambini, posso riuscircianche io!”.“Mi arrendo” sbuffa.“Bravo” e ricomincio ad affettare ipomodori “Pensi di rimanereappoggiato alla mia spalla per tantotempo?”.“Si”.“Me lo dai un bacetto?”.Mi dà un soffice bacio sul collo e tornaad appoggiare il mento sulla spalla.

“Siete già tornati?” la voce di Marna mifa tornare alla realtà.“Ciao”.“Che hai?”.“Sono stanca”.“Di cosa?”.“Di sentirti urlare”.Mi dà una sberla sulla gamba e viene asedere sul divano “Com'è andata alparco?”.“Non saprei”.“Come mai?”.“C'erano Jason e Brian”.Toglie il cuscino dalla mia faccia e miguarda con un sorriso megagalattico“Quindi?” domanda curiosa.Le racconto quello che è appenaaccaduto, senza tralasciare alcun

particolare, nemmeno l'ultima frase diBrian che mi ha letteralmente spiazzata.“Cazzo J” mormora “e adesso?”.“Niente, si va avanti, farò finta che nonsia successo nulla”.“E' il tuo modo di affrontare le cose?”.“Si”.“Se viene a saperlo Evelyn ti mangiaviva”.“Non è la sua vita, è la mia”.“Touché” sorride poi si alza perprendere in braccio Jack, mi alzoanch'io “Vado a casa”.“Esci stasera?”.“No, penso che gli altri usciranno acoppie, e comunque non ne ho voglia.Dopo gli ultimi avvenimenti vogliochiudermi in camera e dormire per non

pensare a niente”.“Allora buon riposo” si avvicina adarmi un bacio sulla guancia “Ehi, secambi idea stasera vengono Gus eBrenda per giocare a Scarabeo”.“Come sta Elizabeth?”.“Debole, come sempre” mi guarda negliocchi “Vuoi andare a trovarla?”.“No”.“J” sospira.“Vado via” do un bacio in testa a Jacked esco. Nonna e Arthur stasera vanno a teatro, sistanno preparando per uscire, li guardoappoggiata allo stipite della porta dellaloro camera mentre finiscono disistemarsi. Stanlio in completo elegante

è quasi carino, mi osserva dallospecchio inserito nell'armadio “Sai J, titrovo meglio”.“Ho preso due chili in effetti”.“Si vedono tutti”.“Grazie”.“E' vero che oggi hai incontrato Mr.Banana e Lucertolone Johnson alparco?” mi chiede nonna infilando gliorecchini ai lobi delle orecchie.“Ehm...si, per caso”.“Perché non me l'hai detto?”.“Perché sapevo che l'avrebbe fattoMarna”.Recupera la pochette dal letto e siavvicina “Non rimuginarci troppo”.Aggrotto le sopracciglia “Non lo stavofacendo”.

“Intendo quando saremo andati via erimarrai da sola”.Dovrebbe prendere il posto di Penelope“La ciarlatana”, diventerebbemiliardaria!“Non ne avrei il tempo” rispondo “devosistemare dei compiti che mi ha lasciatola Carlton”.Esce dalla stanza con Arthur al seguito,vado in salotto lasciandomi sprofondaresul divano “Buona serata” urlo, stannogià uscendo.Per risposta chiudono la porta.E adesso?Non è vero che devo sistemare i compitiper la Carlton, mi fa lavorare solo ascuola perché il pomeriggio devo andarein garage, dove al momento ho del

lavoro arretrato che mi attende, ma nonho davvero voglia di farmi venire ilnervoso per i clienti che non pagano.Chiudo a chiave tutte le porte e salgo incamera a guardare il tabellone disughero, c'è ancora tutto: la foto diDylan sulla Porsche, la collana fatta conla pasta, scontrini, bigliettini da visita,la foto mia e di Brian la sera del ballo,quella in Messico appena sposati, tuttele ecografie di Jeff e quella del giorno incui è nato.Gli avevo messo una tutina bianca con lascritta:

007Mi chiamo Jeff...

Jeff Johnson

(Baby Lucertolone) regalo di Brittany e Jane quando idottori ci avevano informato chesarebbe nato il sette settembre con partocesareo. Era podalico.E' nato il giorno stabilito, ma con partonaturale, perché pochi giorni prima siera girato. E io...ho sofferto come uncane dal dolore. Ci ha messo dodici orea uscire, pesava 3,860 kg.Ripensando a Jeff fra le braccia vestitocon quella tutina, un fiotto di bile misale in gola. Era davvero bellissimo eteneva sempre le manine appoggiate alviso, ma gridava come un'aquila.Ancora mi sembra impossibile che

appena io o Brian lo prendevamo inbraccio, si tranquillizzasse.Sembrava un robot: sdraiato: urlava; inbraccio: dormiva.La sera stessa iniziò a stare male, imedici non si erano mai accorti chequando ancora era nella pancia avevaproblemi al cuore.E' morto alle 02.09 del 09 settembre2013. Mi svegliai presto quella mattina,Brian era seduto sul letto a guardarmi,il suo modo frenetico di deglutire miaveva fatta sedere e prendergli unamano “Che è successo?” gli avevochiesto spaventata.Scrollò la testa e io mi misi a piangere

e urlare. Ancora e ancora, finchérimasi senza forze.“Non è giusto” gli dissi piangendo,appoggiata al cuscino con la schiena.“Lo so”.“Lui è il nostro Jeff! E' meglio Jeff!Perché non se ne sono accorti? Andavatutto bene”. Brian strinse forte lenostre mani intrecciate per darmiforza.“L'hai visto?” gli chiesi.“No”.“Voglio vederlo”.“Jewel” la voce gli moriva in gola.“Brian da quando è nato abbiamopassato con lui solo qualche ora,voglio vederlo”.“Non si può”.

“Perché no?”.“Ho dato il consenso per la donazionedegli organi”.“Cosa?” gridai.“Il resto del corpo era sano”.“Non me ne frega un cazzo! Ti pregoBrian, ritira le carte, non possopensare a quello che gli faranno”.“Potrebbe salvare altri bambini”.“Lui non c'è più! E non me ne freganiente se altri vivranno grazie a lui.Deve rimanere intero perché ilParadiso esiste, sai? E' una cittàfluttuante nel cielo, e lui vivrà con suanonna”.Scostai bruscamente le coperte e mialzai in piedi urlando come una pazza.Presi in mano un bicchiere di plastica

rigida appoggiato al comodinoscagliandolo contro il muro colormiele “Andrà a scuola e poi al liceo,infrangerà cuori e si fumerà le canne.E poi troverà una ragazza, si sposerà,diventerà avvocato e avrà la Porschedi Dylan” camminavo avanti e indietroper la stanza guardando una tutinagialla che avevo preparato sulla sediae che gli avrei fatto indossare il giornoseguente.Inerme, m’inginocchiai e presi in manola tutina che profumava…di niente.“E' già morto qui, non voglio toglierglila possibilità di vivere in cielo”.Accarezzando il morbido cotone glichiesi “Sono pazza vero?”.“No, sei arrabbiata”.

“Tu non sei arrabbiato?”.“Si”.“Oddio...”.Brian mi raggiunse e mi lasciai cullarefra le sue braccia in preda allo spasmodi pianto, quando finalmente riuscii acalmarmi, uscì dalla stanza.Gli guardai il mignolo ingessato estrinsi forte gli occhi. Non riuscendo più a guardare la foto,esco di casa a prendere la bici, corrodisperata verso il cimitero, quandoarrivo mollo la bici per terra senzapreoccuparmi come al solito di chiudereil lucchetto. Mi blocco con la mano sul cancelletto:

Winnie the Pooh è sulla tomba.Lui è stato qui.L’ha fatto apposta, lo so.Ed ha fatto bene, perché sapeva cheavevo bisogno di una spinta per entrare,ha messo Winnie sapendo che, appenal’avessi visto, sarei andata a stringerloal petto come sto facendo ora, sedutadavanti alla lapide.“Ciao mamma” le dico “Hai visto chesono venuta? Mi ci è voluto un po’perché…boh, non so perché nonriuscissi più ad entrare e sedermi qui.Forse dovevo andare prima da Jeff. L’hofatto sai? E gli ho anche parlato! Hovisto anche il suo papà e ho capito chenon lo odio, anche se nell’ultimo annol’unica a cosa a cui pensassi era di

inculcarmi in testa che avrei dovutofarlo. E’ sempre bellissimo e ha unnuovo tatuaggio: “Last Goodbye”, laricordi? Me la facevi sempre ascoltareda piccola, magari è per questo che è lamia canzone preferita. Ma adesso laodio. Si è portata via tutti: te, Brian eanche Jeff. E’ una canzone “stronza”sbuffo tirando le braccia a Winnie “Hoconosciuto Jason, fa il professore distoria al liceo, carino, ma non è comeBrian: lui hai capelli castani. Ho semprepreferito i rasati sai? Come Brian. Mr.Banana è altissimo, invece Brian èdell’altezza giusta per me, quando mibacia non mi viene il torcicollo perandargli incontro. Jason mi fa ridere, manon tanto come Brian. Mi mancano le

sue risposte bruciapelo tipo: SI, NO!Jason invece è più “Va bene”“D’accordo” “Certo”. Papà crede chesia perché Brian è tornato in città che horicominciato a sorridere e mangiare.Peso 47 chili” esclamo entusiasta“Arthur ha chiesto alla nonna disposarlo ma lei non gli ha risposto, nonso perché si trattenga. E’ strana, sai? Piùdel solito. Mi sono resa conto chequando può, mi evita e davvero non sospiegarmi il motivo, abbiamo dovutolitigare perché andassi a vivere conloro, ci avresti mai creduto? Io no! Jaredè bravissimo con Catherine, la porta aspasso, le cambia il pannolino…glisomiglia un sacco, è bellissima e moltodolce, ma forse di carattere ha preso da

Stephanie perché mio fratello non èproprio dolcissimo. Anzi è unmaleducato, sai che ha fatto con Jason?Non gli ha neanche stretto la manoquando gliel’ho presentato. E’ proprioun cafone! Fra un paio di mesi papà avràuna bambina…anche io e Brianprogettavamo di avere un altro bambino,magari una femmina, l’avremo chiamataBelle, ma lui non lo sapeva! Con Jeffl’ha avuta vinta perché è andato sulsentimentale e, si, insomma, non potevoproprio dirgli di no, ma stavolta avreivinto io, perché mi sono sparata quelcartone per nove mesi e poi lei è bella.Vero che Belle è bella? Ed è gentile…si, beh, oddio, quando risponde a tonoalla Bestia mi fa incazzare perché lui è

stato così gentile da darle una stanza, uncastello, la servitù, e lei che fa? Lapadrona nella sua non-casa e poi haanche Lumiere, il candelabro, che lecorre dietro come un coglione”. Miviene un’illuminazione “Sai che faccio?Quando torno a casa passo dal garage erifaccio la medaglia, ci scrivo“Lumiere”, i quattro babbei non ciarriveranno mai!!!” rido e piangoinsieme, le lacrime che tolgo dal mioviso sono un misto tra divertimento edolore “Brian mi manca da morire.Vorrei tornare in Messico e risposarmicon lui. Lo siamo ancora in realtà, mavorrei provare un’emozione diversa daquel giorno che ero impallata e noncapivo niente dall’agitazione. Poi però

quando l’ho visto sulla spiaggia pensavoche sarei svenuta. Era stupendo! Io loguardavo e pensavo “Non ci credo cheBrian Johnson stia aspettando me” e luideglutiva perché era agitato quanto me,non mi staccava gli occhi di dossomentre camminavo verso di lui, ad ognipasso sentivo il viso andare in fiamme”.Riprendo fiato e faccio una pausa primadi continuare il monologo.“Non so perché vengo a dirti questecose e poi, quando lo vedo, lo trattomale. La gente o la si ama, o la si odia,quindi in teoria dovrei trattarlo di merdae pensare male di lui. Invece non ciriesco perché è Brian, ed è solo lui maio devo dimenticarlo perché quandoElizabeth starà meglio tornerà a Miami,

da Violet, perché è sua figlia, mentre ilnostro bambino non c’è più e poi lei, habisogno di lui. Anche io avrei bisognodi lui perché se non c’è mi manca l’aria”sbuffo piangendo mentre guardo il cielostellato, fissando la stella più luminosa.“Vorrei ricominciare a studiare, ma nona Yale, là proprio non se ne parla, oforse si, magari fra qualche anno,quando avrò assimilato la morte di Jeff.Vuoi sapere quante ore siamo stati conlui prima che morisse? 8 ore! Poi hacominciato a star male e l’hanno portatovia. Io non l’ho più visto, non riuscivoneanche a guardare la bara bianca. Sonostata una cattiva madre secondo te? PoiBrian è andato via e non è più tornato.Sono rimasta nel Connecticut due mesi

prima di trovare le forze di tornare acasa. Tutti i giorni andavo alla tomba diJeff sperando di vederlo lì, e invece nonc’era, allora tornavo all’appartamento einiziavo a chiamarlo e a mandargliemail, messaggi, finché un giorno unavocina non mi ha detto che il numero nonesisteva più. Ho capito che anche perme era arrivata l’ora di andarmeneperché davvero Brian non sarebbe piùtornato. Quando lo guardo adesso, pensosolo a questo: a lui che ha chiuso laporta promettendo di tornare e non l’hafatto. In quel momento dimentico tutte lecose che ti ho detto prima. E’ normale?Io penso di sì” incasso la testa nellespalle e appoggio il mento sulla testa diWinnie piangendo forte perché

finalmente, per la prima volta, ho dettotutto a voce alta. Ho lasciato che isentimenti che ho provato in questi mesivenissero a galla e dirli ad alta voce miha fatto bene, anche se ora sto di merdaperché conosco la verità: vorrei starecon Brian, ma non riesco a perdonarlo.Mi alzo in piedi, appoggio Winnie allalapide e mi asciugo il viso con il palmodelle mani “Te ne ho raccontate di cosevero?” scherzo “Lascio qui Winnieperché se non ci fosse, non so setornerei ancora”. Ed è la verità!“Ciao mamma” mi volto per andarmene.E lui è qui.Brian mi guarda con occhi sgranati,come se mi vedesse per la prima voltain vita sua.

Fisso le Converse imbrattate diindelebile nero “Hai sentito tutto?”mormoro.“Si”.“Perché sei venuto?”.“Non me ne sono mai andato, sono oreche ti aspetto”.“Come sapevi che sarei venuta?”.“Chiamalo intuito”.Mi strappa un sorriso “Posso chiedertiuna cosa?”.“Si”.“Puoi dimenticare quello che haisentito?”.“No”.“Posso chiederti una cosa?”.“Si”.“Mi canti una canzone?”.

Colto di sorpresa ci impiega un po’ arispondermi “Perché vuoi che lofaccia?”.“Perché mi manca” mi volto per tornarea sedermi di fronte alla lapide, alzo leginocchia appoggiandovi la guanciadestra in attesa che sieda al mio fianco.“Cosa vuoi che canti?”.Alzo le spalle “Quello che vuoi”.“Wise man say, only fools, rush here…”.“Ti prego no!” e scoppio a ridere comeuna scema.“Jewel Violet Morgan, non dirmi chenon ti piace Elvis!”.Mi copro il viso con le mani “Me l’haicantata quando ci siamo sposati, avreivoluto morire”.Adesso non ridiamo più, ci guardiamo

con occhi tristi “Scusa” sussurro.“Vuoi sapere perché te l’ho cantata?”.Non me l’ha mai detto. Annuisco con uncenno della testa.“Perché mia madre me la cantavaappena nato. Naturalmente non loricordo, ma mi ha fatto guardare ivideoclip. Mi teneva in braccio e iodormivo” appoggia il mento sulla spalla“Non ci crederai mai, ma secondo me èla canzone più romantica che esista e tel’ho cantata quel giorno perché è così:non riesco a non essere innamorato di te.Non ci riuscirei neanche fra mille anni.E poi ti fa ridere, e io ti ho fattapiangere tanto, per troppo tempo”.“L’avresti cantata anche a Jeff?”.“L’ho fatto” sussurra.

“Quando?”.“Mentre dormivi”.Sorrido, di gioia perché ha realizzato ildesiderio di cantare al nostro bambinola canzone che sua madre cantava a lui,di tristezza perché me lo sono persa enon succederà mai più.Cambio idea all’istante “Cantalaadesso”.“Se vuoi posso fartela in versione PearlJam”.“I Pearl Jam l’hanno cantata?”.“Eh sì” esclama orgoglioso del fatto cheio, stranamente, non lo sapessi.Inizia a cantare, ma quelle parole,emesse dalla sua voce sembranodavvero rendere questa canzone la piùromantica del mondo.

Chiudo gli occhi e ripenso a quandoeravamo in Messico: Siamo seduti a tavola nel ristorante delresort, non mi sono tolta il vestito, ognitanto delle persone si avvicinano perfarci gli auguri, io sorrido come unascema e ringrazio, Brian invece guardasolo me.“Sei asfissiante!” gli dico mangiandoun tacos.“E tu bellissima”.“Smetterai mai di guardarmi?”.“No”.Sento il viso andare in fiamme “Haivisto, non mi vergogno più a mangiaredavanti a te”.“Perché ora sei mia moglie?”.

“Non lo so, forse, ma da adesso in poiscordati i bei completi intimi per lanotte, verrò a letto col pigiama diflanella e i calzini”.“Tirerai i pantaloni fino alleascelle?”.“E’ probabile”.“Ok”.Aggrotto le sopracciglia “Come ok?”.Mi fa l’occhiolino alzandosi in piedi, siavvicina piegandosi dietro le miespalle e sussurrarmi all’orecchio“Tanto poi ti tolgo tutto” mi dà unbacio fra i capelli “Jewel, potrestivenire a letto stipata in una busta dicartone, non riuscirei mai a noninnamorarmi di te”.Mi viene un brivido lungo la schiena

quando mi bacia la spalla e va verso ilpalco.Parla con un messicano grande egrosso, si sorridono, poi sale sul palco.Tranne una luce fioca ad illuminarlo, ilresto delle luci sono state spente, cisono solo le fiamme delle candele afare da contorno.Lo guardo prepararsi, e non posso farealtro se non pensare a quanto siastupendo, come uomo, come marito.L’amore che provo per lui è cosìgrande che mi fa star male.Sgrano gli occhi sbigottita quando losento intonare le parole di “I can’thelp falling in love with you” di ElvisPresley, le persone si voltano dalla miaparte, mi nascondo il viso fra le mani.

Chissà cosa penseranno, non è moltonormale che un giovane sposo divent’anni canti alla moglie unacanzone di quando? Degli annicinquanta? Forse sessanta?E comunque…l’adoro perché non lacanta come farebbe Elvis, ma alla suamaniera, un po’ romantica, un po’rock, con quella voce graffiante chericonoscerei in mezzo ad altre mille.Quando termina le persone esultano,anche Pablo il nostro cameriere per laserata, Brian viene da me, mi dà unbacio e torna a sedere.“Sei sempre stato bravo ascombussolare la vita delle persone” losgrido sorridendo.“Ti è piaciuta, vero?”.

Imbarazzata, mi stringo nelle spalle“Si”.“Devo ancora dirti una cosa di oggi”.“Cosa?”.“Ti amo Jewel Morgan” mi alzo e vadoad accoccolarmi fra le sue braccia. “A cosa pensi?” mi chiede.Apro gli occhi e lo guardo “A quandol’hai cantata in Messico”.Spalanca un sorriso “Mi mancano queigiorni” ammette.Mi alzo in piedi, a bruciapelo gli chiedo“Perché non sei tornato subito, conViolet?”.“Perché quando ho realizzato che nessunaltro si sarebbe occupato di lei, volevolasciarti libera di rifarti una vita. Come

potevo chiederti di allevare Violet,dopo tutto quello che era successo?Piuttosto di chiederti una cosa delgenere, ho preferito sacrificare mestesso. Ero convinto che col tempo miavresti dimenticato e avresti ripreso astudiare per realizzare i tuoi sogni:almeno tu, saresti stata felice” si volta aguardarmi con gli occhi lucidi “Hosbagliato lo so, l’ho sempre fatto con te,anche in passato, ma ho sempre e solopensato al tuo bene. Ho sbagliato, e midispiace…” s’inginocchia ai miei piedistringendomi le braccia intorno alla vita,è stravolto dal dolore “Puoi perdonarmiJewel? Ti prego, ti supplico di farlo…”.Stremato si abbandona con la testacontro la mia pancia.

Stringo gli occhi e le labbra fino a farmimale per non dover guardarlo ridotto inquello stato “Non riesco a perdonarti,non ci riesco. Ho paura che te ne andraidi nuovo, appena ci sarà un problema daaffrontare deciderai per me, se dovessilasciare la città per qualsiasi motivo nonmi coinvolgeresti, e la prossima voltasono certa che il mio cuore cederebbe dischianto. Hai tradito la mia fiducia”.Alzo la testa di scatto, una morsa mistritola lo stomaco. Non riesco più astare qui, assieme a lui, a parlare deinostri ricordi.“Devo andare ora” esclamo.Lo guardo alzarsi in piedi e fissareWinnie The Pooh “Penso che comemaschio avrebbe preferito un pupazzo di

Spiderman, o Batman, forse CapitanAmerica”.“A te cosa piaceva?” gli chiedoalzandomi.“Forzuto, dei Puffi. Era un gran figo, etatuato”.Rido forte guardandolo arrossire “Forsedovresti prendergli un Forzuto per ilprossimo compleanno e portarglielo”.“Forse” dice guardando per terra,stringo la sua mano e mi avvicino al suoviso per dargli un bacio sulla guancia, leparole escono da sole “Mi mancate, tuttie due” ed esco dal cimitero di corsa.

CAPITOLO 10 Sto guardando Brittany caricare ibagagli sull’auto di Roy “Com’è andataieri sera?” mi chiede alzando da terra unborsone nero, il suo ragazzo staparlando con Gus sulla veranda.“Normale” rispondo.“Che hai fatto?”.“Avevo dei compiti da controllare per

la Carlton”.Arriccia il naso e fa una smorfia “Erosicura che Mr. Banana ti avrebbeinvitata a uscire”.“No, ieri l’ho incontrato al parco e miha detto che era rinchiuso in casa perpreparare dei test, è uscito un attimo asalutarmi quando mi ha vista”.“Prende seriamente il suo lavoro!”commenta arricciando le labbra.“Brit, è il suo lavoro!”.“Beh, ha pur sempre ventotto anni, potràuscire a divertirsi, no? O è un noiosoprofessore di storia?”.L’aiuto ad alzare una valigia rigidapesantissima per non risponderle.“Non dirmi che è una palla al piede!”urla dandomi una sberla sul braccio.

“Come mai ti porti tanta roba?” lechiedo.Spalanca la bocca “E’ una palla alpiede?”.“No” rispondo.“E’ una palla al piede!” e capisco chenon è una domanda.“Non è una palla al piede, solo che…non è Brian”.Invece d’inveire contro la sottoscritta,come immaginavo avrebbe fatto, miabbraccia forte “Mi porto tanta robaperché devo fare il cambio degliarmadi”.Brittany avrà i suoi difetti, ma se c’è unapersona che riesce a capirmi è propriolei.Sa che non ne voglio parlare.

Jane ci raggiunge assieme a Cooper,Mark ed Ester invece sono già partitiper New York stamattina presto.Saluto tutti con un abbraccio e li guardoandarsene, per tornare all’università.Uffa!Cammino tornando a casa di nonna atesta bassa ma quando mi rendo conto diessere quasi arrivata, inverto la rotta evado da Brian.Appoggiata alla Porsche con la schiena,è ancora lì dall’altro giorno, guardo lafinestra della camera di Elizabeth, dacui riesco a vedere il mio Brian aiutarlaa cambiarsi.Mi viene un groppo in gola.Sgrano gli occhi quando vedo che le stamettendo una maglietta a maniche corte

degli AC/DC.Non posso crederci!Mi fiondo come un razzo in casaprendendo la chiave di scorta sotto ilvaso a forma di rana.“Che stai facendo?” urlo quando sono incamera di Elizabeth.“Cazzo J” esclama Brian spaventato, siporta una mano al cuore e ansima forte.“Non puoi metterle la maglietta degliAC/DC!”.“Che cosa?”.Elizabeth, con la mascherina sullabocca, ci guarda sbigottita.“Perché non le metti quella degliABBA?”.“Stai scherzando?”.“E’ il suo gruppo preferito!”.

Alza un sopracciglio “No”.Mi precipito nella cabina armadio e leprendo una maglietta rossa con scollo aV, bellissima: è la sua preferita.“Allora le mettiamo questa qui!”esordisco tornando in camera.“No”.“Sarà anche malata, ma può comunquemettersi qualcosa di carino”.“Jewel” sospira, mi volto verso miasuocera “Posso metterti la magliarossa?”, per risposta mi fa l’occhiolino,mi avvicino a Brian “Spostati!” gliordino ma rimane fermo sul posto.“Perché sei venuta qui?”.Eeeeehhhhmmmm…bugia, bugia, bugia,bugia!“Passavo di qua e per caso ho buttato

l’occhio alla finestra. Ho visto quelloche stavi per combinare, così sonoentrata”.“Davvero?”.Assumo il colore della maglia che tengoin mano, e piccata rispondo “Si”.“Hai mangiato?”.Bugia: “Si”.“Devi guardami negli occhi e dirmelo”.Tengo gli occhi sulla maglia.Si sposta per uscire mormorando “Vadoa prepararti la colazione”.“Non serve, tanto adesso vado daMadame” gli dico cominciando asvestire sua madre “Che bel body chehai Elizabeth! E’ molto sexy” la vedoarrossire, mentre io le sorrido felice.“Jewel!” ringhia Brian, mi volto a

guardarlo “Non è bello? Guarda chericami in pizzo, non ti piace?”.“Se te ne avessi visto addosso qualcunopotrei dirti di sì”.“Non ti piace il mio intimo?”.Aggrotta un sopracciglio e si mettedall’altro capo del letto aiutandomi arivestire sua madre “Sinceramente? Nonvado matto per le mutandine con i gatti”.“Cosa?” sistemo la manica corta sulbraccio di Elizabeth “Mi avevi detto cheerano carine!”“Ogni cosa addosso te è stupenda”mormora “Scherzavo”.Imbarazzata mugugno un “E’ meglio chevada”.Mi blocco a guardalo. I suoi occhiemanano la stessa lucentezza che mi ha

conquistata, quasi come stesseroosservando qualcosa di prezioso.Torno a concentrarmi su Elizabeth, in unsilenzio imbarazzato terminiamo divestirla e appena finiamo, corro fuoridalla stanza, dritta verso la scalinata.La mano di Brian che stringe il miobraccio mi fa irrigidire sui gradini, e melo ritrovo davanti “Sono felice che tu siavenuta” sussurra accarezzandomi laguancia.“Non metterle mai più le tue magliette”.“Perché no?”.“Perché sono mie” mormoro piano “Loso che è tua madre e non dovrei dirtelo,ma quando ho visto che le staviinfilando quella maglietta mi è partitol’embolo e…”.

“Non lo farò più”.“Grazie” mi appoggio al corrimano efinalmente smetto di fissarmi le scarpe“Dovrei andare”.“Ti vedi con lui oggi?”Mi viene un dolore al petto.“Non lo so, forse” sussurro sentendomiin colpa come una ladra!Annuisce pensieroso “Divertiti, ok?”.Eh?Non mi fa una scenata da schizofrenico?Perché ci rimango male?Non devo fargli vedere che ci sonorimasta male.Incapace di rispondere a parole,annuisco soltanto con un cenno dellatesta.Si avvicina per darmi un bacio sulla

guancia, ma all’ultimo momento non lofa, mi sorride e torna in camera da suamadre.Sbatto la porta dietro le mie spalle. Dopo aver girovagato per tutta lamattinata in paese, torno a casa, nonna eArthur sono seduti a tavola pronti periniziare a mangiare “Ciao” li saluto, poimi siedo a capotavola “Passato bene lamattinata?” mi chiede Arthur.“Si” rispondo guardando la nonna, lei,sentendosi osservata, alza il viso “Checosa c’è?” mi chiede.“Non mi dai da mangiare?”.Alza un sopracciglio e fa un ghigno“Come disse Gesù a Lazzaro: alzati ecammina!”

Mi alzo ridendo, metto il piatto di pastaal formaggio nel microonde e poi torno asedermi per mangiare.“Buonissima” le dico pulendomi labocca dopo aver spazzolato tutto il ciboche avevo di fronte.“Hai visto Brian?” chiede nonna.“Perché?”.“Sai, ho notato che da quando è tornatohai ricominciato a mangiare”.“Lo facevo anche prima”.“Perché t’ingozzavi di banane?” sbuffaalzandosi per sparecchiare “Tesoro,sono cariche di proteine ma nonsostituiscono i pasti che invece ingoi daquand’è tornato lui”.Bevo un generoso sorso d’acquafrizzante per non risponderle, in quel

momento mi squilla il cellulare, è Jason.Gli ho affibbiato “Lazy days” di BrunoMars come suoneria, perché nelvideoclip il cantante è attorniato dascimmie, e lui è Mr. Banana/Tarzan.Mi do una sberla in fronte quando pensoche sono veramente una cretina!Poverino, è così carino!Mi sposto in camera per rispondere“Pronto”.“Ciao Jewel”.“Ciao”.“Allora, è ancora validol’appuntamento? Avrei proprio bisognodi distrarmi dopo la giornata di ieri”.Guardo la foto di me e Brian il giornodel matrimonio “Si” rispondo pococonvinta.

“Va tutto bene?”.“Si”.“Passo a prenderti verso le tre?”.“Ok” riattacco senza aggiungere altro.Mi è presa l’ansia.Guardo Brian sulle varie fotografie e lafoto di “007 Jeff”.Oddiooooo…No, insomma, ho deciso che da oggi sicambia vita: basta Brian.Capitolo chiuso!Mi è partita la brocca stamattina quandoho visto che faceva indossare una dellesue/mie magliette preferite alla madre eho sbagliato. Non si ripeterà mai piùanche perché non ho intenzione dientrare un’altra volta in quella casa.“Nothingman” dei Pearl Jam invade la

stanza.Una morsa mi stritola lo stomaco: Brianmi sta chiamando.“Pronto”.“Ehi”.“Ciao”.“Volevo solo dirti che sono contento diaverti vista stamattina”.Si sente solo il mio respiro.“Dal tuo silenzio capisco che non ti vadi parlarne”.Mi strappa un sorriso.“Jewel Morgan, porti la luce quandoentri in una stanza, sai?”.Oh mio Dio!“Stasera parto per Miami”.“Che cosa?” urlo.“Devo tornare da Violet, la prossima

settimana inizia il nido, quindi…” lavoce gli muore in gola.Il diavoletto sulla mia spalla parte inquarta: “Lo vedi? Vedi che avevoragione? Te ne stai andando un’altravolta! Non è giusto, perché da quandosei tornato io ho ripreso persino amangiare! Non volevi che uscissi conJason, e stamattina mi hai augurato didivertirmi! Beh io ci esco sai? Viene aprendermi fra un’ora, e non sononeanche pronta. Anzi, adesso mi giranoproprio le palle perché non dovevidirmi che tra qualche ora partirai perchémi è passata la voglia di uscire con luiper venire da te! Non è giusto! Sobenissimo che sembro una bambina didue anni che fa i capricci, che ti ho detto

che non c’è più niente da salvare pernoi, che non riesco a fidarmi ma…non ègiusto!” singhiozzo così forte che mi famale la gola “Ok allora vai, non tornare,d’altronde andartene è sempre stata lacosa che ti è riuscita meglio! Fai gliauguri a tua madre perché si riprenda infretta!” sospiro rumorosamente, sonosenza fiato “Posso sbatterti il telefono infaccia?”.“Puoi farmi tutto quello che vuoi”.Stringo forte il cellulare chiudendo gliocchi “Non ci riesco”.“You could be happy, i hope you are…”.Canta al telefono “You could be happy”degli Snow Patrol, mi getto sul letto apiangere cercando di non fare troppocasino per non perdermi una sola parola.

Quando termina rimaniamo entrambi insilenzio ad ascoltare i nostri respiri. “Tusarai felice?” gli chiedo per prima.“No”.Vorrei dirgli che è ciò che si merita, manon lo penso davvero, la mia è solorabbia.Rabbia perché lui se ne andrà di nuovo eperché io ho fatto la più grande cazzatadella mia vita a mandarlo a quel paese.Di nuovo. Come avevo fatto tanto tempofa, la prima volta che s’era andato,convinta che non lo avrebbe mai fattodavvero.Invece lui è partito per andare daStacey, che era incinta di Violet,lasciandomi di sasso.Stavolta la storia si ripete solo che

adesso a Miami c’è una bambina che loaspetta. Violet, sua figlia e non possodar sfogo a quello che vorrei dirgliveramente, cioè di rimanere qui, discordarci il passato e ricominciareperché sono consapevole di non esserepronta, il rancore sarebbe più fortedell'amore, e non voglio...E allora…vaffanculo!Non a lui, a me, perché sono unaStupida, con la “S” maiuscola permarcare il concetto!Siedo sul letto a gambe incrociate eguardo fuori dalla finestra un momentoprima di stringere forte gli occhi“Arrivo” gli dico, e sono già fuori dallaporta.Ci incrociamo a metà strada, corriamo

entrambi per venirci incontro, quandosiamo uno di fronte all’altra gli salto inbraccio per stringerlo forte “Sei unostronzo” gli dico dandogli un pugnosulla schiena.“Non dire le parolacce” mi dicesorridendo sul mio collo.“Se ne avessi la forza ti strozzerei”.“Lo so”.“Non chiedermi di scendere perché nonvoglio farlo, hai capito?”.“Posso sedermi su quella panchina?”.“Si”, cammina di qualche passo, ma nonmi permette di scostarmi, così ora sonoa cavalcioni su di lui.“Chi si occuperà di tua madre?”.“Mike” risponde massaggiandomi laschiena.

“Lui deve lavorare”.“Ha chiesto un permesso per darleassistenza”.Annuisco con un cenno della testa “Se lafai ricoverare in ospedale posso andarciio!” si mette a ridere gettando la testaall’indietro. E’ bellissimo.“Tornerai?” gli chiedo, e mi accorgoche dentro di me nutro una speranzagigantesca.“Si, se lo vorrai” ammette, guardandomidritto negli occhi.Mi alzo in piedi portandomi i capellidietro le orecchie, si alza anche lui einfila le mani nelle tasche dei jeans “Faiil bravo, ok?”.Sorride mesto “E tu mangia”.“Ok”.

Dondolo avanti e indietro sul posto conle mani nelle tasche posteriori deglishorts in jeans senza saper cosa dire ofare, Brian appoggia una mano sulla miaspalla per fermarmi “E’ la fine” dice inun sussurro.Annuisco con un groppo in gola chequasi mi strangola.“Posso abbracciarti?”.Annuisco di nuovo, stringendogli lebraccia intorno alla vita lasciandoscorrere gli argini.“Lo pensavo davvero quando ti ho dettoche sei sempre stato bravo adandartene”.“Jewel, se avessi saputo che non avrestireagito come hai sempre fatto, sareitornato subito! Non ti ho mai mentito,

mai, e se ho reagito in quel modo è statosolo per proteggerti, non per farti delmale. Io ti amo e penso che se c’èqualcuno che ha bisogno di vivere unabella vita quella sia tu. Forse io erodestinato a soffrire, ma tu no, quindi se èvero che mi ami, sii felice, tornaall’università, diventa scrittrice erealizza i tuoi sogni”.“E tu cosa farai?”.“Andrò avanti col ricordo di quello chec’è stato tra noi” mi prende il viso fra lemani e mi guarda negli occhi “Vorreibaciarti, ma…”.“Fallo!” esclamo in fretta, e lui lo fa, mibacia, come solo lui sa fare:dolcemente, per farmi ricordare chenessuno mi bacerà mai più così.

Mi asciuga le guance con i pollici“Devo andare Jewel”.Lo stringo forte.“Sentirò la tua mancanza” mi dice.Gli faccio l’occhiolino e sorrido “Ben tista!”.“Questo non è addio, e nemmeno unarrivederci perché sei sempre con me.Ogni minuto, ogni attimo, è riservato ate, al tuo sorriso, ai tuoi occhi” sospiraappoggiando la fronte sulla mia“Perdonami piccola per quello che ti hofatto, se potessi tornare indietrocancellerei ogni singolo attimo dellasofferenza che ti ho creato, però nonposso farlo, ma Jewel, amore mio,t’imploro di perdonarmi. Non puoineanche immaginare che cosa sia la mia

vita senza di te, non so nemmeno se la sipossa chiamare così. Niente sarà comeprima, ma da oggi l’unica cosa che faròsarà quella di riconquistarti, costi quelche costi. Io ti amo piccola, e a te non cirinuncio”.“Non riesco a perdonarti Brian, lovorrei tanto, ma non ci riesco, hai traditola mia fiducia, mi hai costretta a viverel’ultimo anno nel dubbio, nellemenzogne, nel dolore. L’unica personache avrei voluto vicino dopo il lutto, erail padre di mio figlio, e tu non c’eri. Nonso se riuscirò mai a superarlo”.“Jewel, ho sbagliato lo so, ma io ci saròsempre, tutto il tempo che vivrò saràsolo per te. Potrai chiamarmi fravent’anni per dirmi che mi hai

perdonato, ed io tornerò. Jewel, so cheal di fuori di noi due quello che ho fattosembra cattivo, meschino, ma non è così,volevo solo proteggerti, so cosasignifica Violet per te”.Mi libero dal suo abbraccio voltandomidall’altra parte per non guardarlo, fingodi sorridere, per cosa, non è datosapersi “Non tutte le favole hanno illieto fine, sai? Forse noi due eravamodestinati a questo: nessun happyending!” mi stringo nelle spalle perreprimere la voglia di correre lontano eandare a sbattere la testa contro un muro.“Se guardi la rosa, ci sono ancora moltipetali da salvare” mormora, e so che siriferisce alla favola de “La Bella e laBestia”, facendomi capire che ho tutto il

tempo che voglio per ripensarci. Perripensare a noi.Camminiamo ognuno nella nostradirezione, verso le nostre case, senzanemmeno salutarci. E da ora, è davvero un nuovo inizio.Sto aspettando Jason seduta sui gradinidella veranda osservando il prato e sonoletteralmente a pezzi, ma quando sento lasua macchina fermarsi davanti a casa mistampo in faccia un sorriso falsissimo emi alzo per salutarlo “Ciao”.“Ehi J…” appena si avvicina, si blocca“Stai bene?” chiede preoccupato.“Si”.“Vuoi rimanere a casa?”.“Cosa? No, andiamo, che ti va di fare?”

sto già camminando verso la Jeep.“Jewel non prendi la borsa?”.Mi guardo bene, e si…oddio, sonoproprio nel pallone, non ho la borsa!Neanche le scarpe a dir la verità.Indosso le infradito da stamattina.“Sei certa di star bene?” mi chiedequando gli passo accanto per tornare incasa.“Si, benissimo” mormoro.“Che hai tesoro?” mi chiede nonnastando seduta sul divano a fare ilcruciverba nel New York Times delladomenica.“Brian se n’è andato” sbatto la porta emi metto la borsa a tracolla.Jason mi aspetta appoggiato all’auto“Esci con le infradito?”.

“Oh, merda!!!!” sbotto arrabbiata, etorno in casa.Nonna mi segue in camera “Che vuoldire che se n’è andato?” mi chiedeurlando.“Vuol dire che non è più qui!” rispondoallacciando la scarpa.Mi dà una sberla in testa “Tornerà?”.“Non lo so”.Mi dà un’altra sberla.“Mi ha detto che non lo sa!” ringhioacida.“E tu l’hai lasciato partire?”.“Sai che dico?” urlo alzandomi in piediquando finalmente ho le Converseimbrattate ai piedi “Qui stiamo tuttidando di matto! Io per prima, sia chiaro!Torna e secondo voi non lo dovrei

vedere! Se ne va e non avrei dovutofarlo partire! Onestamente non so checosa pensare! Io sono matta, e su questonon ci piove!”.“E adesso che fai?”.“Esco con Jason”.Ok, detta così sembro molto zoccola!“Per la cronaca” sospira nonnaobbligandomi a voltarmi verso di lei “Ionon ti ho mai detto di lasciarlo, ti hosuggerito di uscire con Jason solamenteper farti rendere conto che, per quantolui sia carino, non è Brian!”.“Quindi lo hai fatto apposta?”.“Se Jason ti piace, però sei libera diuscirci” risponde gesticolando con lemani.“Devo uscirci o no?”.

“A me lo chiedi?” ride.A volte la picchierei con un bastone,tanto mi manda in paranoia! Quasi comela Carlton!“Brian se n’è andato, non credo tornerà,perciò ho deciso che uscirò con Jason”.Torna in salotto sfiorandomi il bracciocon il suo “Bene, divertitevi” esclama.“Arthurrrr” piagnucolo…sto davverodando i numeri per andare a chiedere alui che dovrei fare.“Dimmi piccola J” sorride stando sedutoin poltrona a guardare la tv.“Secondo te dovrei uscire con Jason?”.“Secondo me dovresti andare aprenderti la Porsche”.“Che stai dicendo?” gli domandoallucinata.

“Per domani è previsto un fortetemporale”.Esco di casa sbattendo la porta.“Allora, hai pensato a cosa fare?” glichiedo sorridendo.“Ti va di andare a giocare a golf?”.Chiese “l’uomo palla al piede”.Deve aver capito dalla mia faccia che lacosa non mi alletta granché!Scoppia ridere di gusto “Non ci avraicreduto, spero! Io odio il golf! Dai,saliamo in auto e quando siamo stanchidi girare a vuoto ci fermiamo da qualcheparte”.Sorrido a trentadue denti “Si, mi va”rispondo, e salgo sulla Jeep.Dopo circa mezz’ora di strada immersinella campagna, dico “Se t’interessa

saperlo, Brian è partito” mi massacrol’interno della guancia stringendolo fra identi.“Come mai?”.“La settimana prossima sua figlia iniziaad andare al nido”.“Felice di essertelo tolta dai piedi?”.Mi volto per fulminarlo con lo sguardo.Come si permette?Sorride imbarazzato “Scusa” mi dice.“Non me lo aspettavo tutto qua”.“Da quanto ho capito non è nuovo aquesto genere di cose” si schiarisce lavoce, di nuovo imbarazzato “adandarsene, insomma”.“Sua madre sta male e sua figlia habisogno di lui, direi che ha casini asufficienza per la testa, non credi?”

torno a guardare fuori dal finestrinorigirandomi una ciocca di capelli con ildito “Comunque se non fosse stato per labambina, non avrebbe mai lasciato suamadre malata”.“Sei andata poi a trovarla?”.Mi arriva un pugno allo stomaco “No”rispondo.“Perché non ci vai?”.“Perché lo fanno fin troppe persone epenso sia meglio se riposa quando può”.“Paura di affrontarla?”.Inconsciamente mi punto un dito controil petto “Io dovrei avere paura?”domando sorpresa.“Beh, sei pur sempre la moglie di suofiglio, e lui ti ha lasciata…”“Ok, senti, cambiamo argomento” lo

interrompo, rendendomi conto di quantosia stata sgarbata.“Vuoi fermarti un po’ al LagoBarrington? Non siamo lontani” gli dicoper smorzare l’aria pesante che sirespira dopo il nostro botta e risposta.“Ok” farfuglia e mette la freccia persvoltare a sinistra.Ci sediamo sul prato a fissare il lago“Forza Jason, raccontami qualcosa di te.Ce l'avevi la ragazza a New York?”.“Il nostro passato non è molto diverso”sospira staccando l'erba dal prato “Misono sposato a ventidue anni”.“Davvero?”.“Eh già. Ho sempre avuto la tendenza avivere una vita fuori dai canoni, bevevo,fumavo, ero completamente fuori di

testa!” sorride al ricordo “Poi hoconosciuto Maggie, ci siamo sposati aLas Vegas”.Sorrido sbalordita da ciò che mi stadicendo, da lui proprio non me loaspettavo.“Ho la faccia da bravo ragazzo ma nonlo sono mai stato”.“E poi com'è andata a finire?”.“E' morta”.Il cuore mi si ferma in gola.“Mi dispiace”.“Mi ci è voluto un bel po' ariprendermi”.“Lo immagino”.“Per questo ti capisco. Il miopunzecchiarti in auto era per spingerti asfogarti, non ci crederai mai, ma aiuta”.

“Com'è morta?”.“Ha avuto un ictus”.Cazzo!“Se n'è andata presto” si sbriga aspiegarmi “abbiamo avuto la fortuna dipoter passare del tempo insieme primache morisse, diversamente da voi conJeff. L’hanno messa in comafarmacologico e io andavo a trovarlatutti i giorni, le leggevo dei libri, leaccendevo la radio, tutto il mio tempolibero era dedicato a lei. Un pomeriggiomi sono stancato di vederla in quellostato e ho firmato i documenti per farlespegnere i macchinari che la tenevano invita” smette finalmente di strapparel’erba e mi guarda “Quello che èsuccesso a voi è stato diverso, avevate

un bambino, eravate felici. Noi in realtànon lo siamo mai stati, la nostra era unpo' come al storia di Romeo e Giulietta,le nostre famiglie erano contrarie almatrimonio. Non sono mai venuti atrovarla in ospedale. Al funeralec'eravamo solo io e i nostri amici, né imiei, né i suoi genitori si sono fattivedere”.“Perché non eravate felici?”.“Perché incolpavamo le nostre famigliea vicenda”.“Allora non è vero che torni a casadurante le vacanze”.“Li ho perdonati”.“Davvero?” chiedo scioccata.“Poi passa...”.“Eri innamorato di lei?”.

“Molto”.“Perché litigavate?”.“Troppo giovani” sorride timidamente“ma ci amavamo, a modo nostro”.“Io e Brian non litigavamo spesso, senon per delle stupidaggini”.“Di solito è per quello che si litiga”ride.“Ti manca?”.“Si ma…” scrolla la testa e distoglie losguardo.“Nonostante tutto, le vostre famiglieintendo, pensi che il vostro matrimoniosarebbe stato destinato ad andareavanti?”.“Perché lo chiedi?”.“Alle volte vorrei avere il coraggio dimandare tutti a quel paese e tornare da

lui, ma poi penso a come reagirebbero emi passa la voglia”.“Non dovresti lasciarti condizionaredalla gente. Devi fare quello che senti”.Mugugno un “Mmmmhhh” arricciando lelabbra.“Se ti può consolare, è stata dura ancheper me lasciarmi andare con isentimenti. Ogni volta che conosco unaragazza tendo a fare paragoni fra lei eMaggie. Cose stupide, per esempiocome si fa la coda, cosa mangia percena, le scarpe che indossa…Maggieadorava le Converse, le aveva di tutti icolori” scoppiamo a ridere entrambi “tume la ricordi”.Sgrano gli occhi stupita.“Nel senso che come lei sorridi, se ti

dico che non c’è un orario per mangiaretorte, stai al gioco, insomma, ho capitoche sei una che la vita la prende di petto,solo che adesso sei come dire nella“Fase limbo””.“Sei una brava persona” gli dico, e lopenso veramente.“La storia con Maggie mi ha cambiatoparecchio, ma prima di conoscerla eroveramente uno stronzo! Comunque ancheil mio lavoro mi aiuta a capire lepersone”.“Vorrei avere il tuo stesso dono, dicapire le persone intendo. Forse cosìcapirei perché Brian se n’è andato e iomi sento vuota.”“Col tempo passerà vedrai” si alza inpiedi e allunga le braccia per aiutarmi,

mi pulisco i jeans con le mani e loguardo negli occhi “Comunque Morgan,prima o poi uscirai dalla “fase limbo” eti chiederò di uscire!” mi fa l’occhiolinoe torniamo alla Jeep.

CAPITOLO 11

Brian è partito da due mesi, e da alloranon più ho sue notizie, al momento stouscendo con Jason, non che i nostrisiano veri appuntamenti ma entrambisiamo soli: i miei amici tornano aweekend alternati dopo le mie minaccedi togliergli addirittura il saluto.Brittany e Jane mi chiamano tutti igiorni, Elizabeth inizia a stare meglio, lehanno tolto la mascherina da qualchesettimana. Ogni giorno passo sotto casa

sua e la saluto dal marciapiede, di solitoè seduta sulla sedia a rotelle davanti allafinestra.La Carlton e io passiamo la pausapranzo insieme a preparare lezioni etest, il trio delle sceme dell’albero non èpiù avvicinato a Zio Sam, anche perchédi solito ci andiamo io e Jason.C’incontriamo la mattina presto, mi dàuna banana, e chiacchieriamo del più edel meno, con nonna che ci osservadalle finestre della cucina.Ecco, lei è l’unica veramente strana: daquando Brian è partito, mi evita!Per davvero!Ne ho parlato con Marna, che è quasialla fine della sua gravidanza, e pregoDio che si sbrighi a farla partorire

perché non ne possiamo più. Tuttiquanti!Papà e Jack mi fanno pena, saperli incasa con lei mi fa venire voglia diandare a prenderli e proporgli didividerci la camera a casa di nonna e diArthur.Comunque, lei sostiene che nonna nonmi sta evitando, è strana di suo, ancorapiù strana da quando ha accettato disposare Stanlio.Lo faranno a Capodanno, perché lorosono così, strani ed imprevedibili.Ancora più imprevedibili perché hannodeciso di farlo al Golf Club diBarrington.Mai e poi mai mi sarei aspettata cheavrebbero scelto un posto del genere,

bellissimo per carità, ma veramentefuori dai loro canoni abituali. Eroconvinta che si sarebbero sposati conrito civile e poi tutti da Paul e Tina agiocare a freccette. Magari, a fineserata, un salto al Jerry’s per il karaoke.Invece no, faranno le cose in grandeperché nonna ha detto a Marna e aBrenda che in realtà per lei è la primavolta, ed effettivamente è vero!Chissà se io e le mie amiche le faremoda damigelle d’onore. Mancapochissimo e non ci ha ancora chiestoniente.“Karma Chameleon” è la suoneriaassociata a Phil, mi sta chiamandomentre esco dalla doccia.“Fianco largo J, quale onore, finalmente

mi rispondi!”.Ed eccolo Mr. Tatto.“Ero sotto la doccia”.“Pessima visione considerando come tisei ridotta!”.Faccio una smorfia “Come stai?”.“Bene” lo sento frugare nell’armadio“Ti chiamavo per dirti che verrò almatrimonio di Evelyn ed Arthur!”.Ah!Per carità, so che da quando Phil, l’annoscorso, mi ha riportata a casa dopo lamorte di Jeff, lui e nonna hanno legatoparecchio, sembrano fidanzati, sichiamano almeno tre volte la settimanavia Skype, ma addirittura al matrimonio.“Ehi Fianco largo, puoi riprendere arespirare ora” mi dice serio.

“Quando ti ha detto che si sarebbesposata?”.“Mi ha chiamato due mesi fa”.“Cosa?”.“Il giorno dopo la partenza di Brian perla precisione”.“Cosa?”.“Cosa? Cosa?”.“Come cosa cosa?”.“Non capisco un accidenti di quello chedici J”.“Sono sconnessa Phil” mi lascio caderesul letto con le gambe penzoloni “A mel’ha detto solo qualche settimana fa e staorganizzando il matrimonio senzarendermi partecipe di niente”.“Beh dopo quello che è successo conMarna per il matrimonio con tuo padre,

probabilmente ha preferito lasciartitranquilla. Dopotutto hai la scuola a cuipensare e l’officina…uh, ed anche Mr.Banana! Come se la passa aproposito?”.“Bene”.“Ti ha baciata?”.“No, figurati”.“Brit dice che esci sempre con lui”.E qui mi tornano alla mente le parole diGus e nonna quando avevo saputo delleloro relazioni con Brenda e Arthur, tristee sconsolata rispondo “Ci facciamocompagnia”.“Devi ancora dargliela?”.“PHIL” lo sgrido.“Non è mica una regola che devibaciarlo per farci del sesso!”.

“Phil ti prego” sento una voragine allostomaco.“Gavin è tornato ieri da Miami”.“Ah” esclamo.“Lucertolone Johnson è un gran bravopaparino, lo sai? Ha ricominciato alavorare part-time al garage, quandofinisce va a prendere Violet all’asilo ela sera canta in un pub”.Rimango ammutolita.“E’ un cesso se vuoi saperlo. Gavin miha fatto vedere una foto di Brian con labambina. Ah, beh, lei è bellissima,somiglia tutta alla madre, tranne per gliocchi che sono di Brian. Lui invece nonsembra più neanche Colton Haynes” losento sospirare forte “Bah, mi stoscervellando, ma proprio non mi viene

nessun paragone”.“Allora piantala perché a me hai fattovenire il mal di pancia”.“Perché ti ho detto che la bimbasomiglia alla madre?” lo sento sbatterela mano sulla scrivania “Cosa vuoi maiJ? La figlia è sua, non tua”.“Quando arrivi dalla nonna?”.“Vengo per il Ringraziamento e partodopo il matrimonio”.“Ok” borbotto.“Vuoi sapere una cosa J?”.“No”.“So che sono stato cattivo a dirti certecose, ma ormai è ora che esci…aspetta…com’è che l’ha chiamata Beth?Ah si, dalla “fase limbo”!”.“Come fa a saperlo?”.

“Perché tu lo hai raccontato a Brit eJane, e loro l’hanno detto a Ester, chel’ha detto a Beth, e lei lo ha detto a me”di nuovo, sospira “Io l’ho detto a Gavin,quindi è probabile che ora lo sappiaanche Brian”.“Grazie tante” esclamo acida.“Lui è a Miami, tu sei lì, in mezzo allacampagna con Mat Gordon, è ora chevolti pagina!”.“Brian mi manca” ammetto dopo tantotempo.“Anche lui mi manca, sempre, qui stopassando un inferno, è per questo che hoaccettato di fare da wedding planner atua nonna!”.“Devo andare”.“Dove?”.

“Da Brenda e Gus per la nostraseratina”.“Divertiti, mi raccomando”.“Non ci piove che sarò sballata asufficienza” scherzo.“Ci sentiamo piccola J”.“Ciao Phil” riattacco e comincio apreparami per uscire. Ci siamo tutte: io, Brittany, Jane, Ester,Marna, Stephanie, Brenda e nonna,manca solo Elizabeth, e mi rendo contoche da quando si è ammalata non sonomai andata a trovarla, se non quel giornoin cui io e Brian le abbiamo tolto lamaglietta degli AC DC. In realtà non erastata una vera e propria visita la mia,più che altro un violazione di domicilio.

Quando sono sballata per bene,stravaccata sul divano alla destra diBrittany, dico “Vado a trovareElizabeth”.Cala il silenzio.Mi alzo e barcollando fino all’entrata mimetto il giubbino pesante ed esco sullaveranda, la nonna mi raggiunge “Ci vaidavvero?”.“Si”.“Perché?”.

“Forse perché ho la testa in panne e misarà più facile entrare”“Mi ha raccontato di quella volta che tue Brian…”.“Perché mi eviti?” la interrompo.“Non ti sto evitando”.“Si che lo fai. Da quando è partito nonsembri più tu. Non mi hai neanche dettoche hai invitato Phil al matrimonio”.“Eri sempre impegnata”.“Per te il tempo l’ho sempre avuto!” mivolto a guardarla “Non mi stai neanchechiedendo di darti una mano conl’organizzazione del matrimonio. Cos’èhai già comprato il vestito e non me lohai neanche detto?”.Per la prima volta in vita mia, la vedoabbassare lo sguardo.

COSA? Non posso crederci.“Hai comprato il vestito?”.“L’ho trovato per caso…”.“Nonna!”.“Volevo chiederti di venire a vederlo”.“Adesso basta! Sputa il rospo, checavolo sta succedendo?”.“Elizabeth non è malata” mormora.COSAAAAA?Esco dal mio stato di trance post-fumatae la prendo per il braccio “Che cazzovuol dire che non è malata?”.“Abbiamo messo in scena la suamalattia per far tornare Brian e farviriavvicinare”.Non riesco neanche a parlare tanto sonointerdetta.“Abbiamo pensato che l’unica cosa che

lo avrebbe fatto tornare a casa sarebbestato dirgli che era successo qualcosa oa te o a lei, e ci è sembrato che unapolmonite fosse una buona scusa: sa chelei è allergica a dei medicinali equindi…”.“Voi siete matte!” sbotto incrociando lebraccia al petto e mi accorgo che le altresono tutte affacciate alle finestre perascoltare meglio.“Non ti ho evitata perché non volevostare con te, ti ho evitata perché misentivo in colpa!”.Non posso crederci.“Mi dispiace Jewel” sussurra.“Ti dispiace? Tu sei completamenteandata! Tutto avresti potuto farmi, manon mentirmi. Sei tu quella che mi ha

insegnato ad essere sempre sincera eguarda che hai combinato! Se pensavoche Matt o Brian fossero degli stronzi, tusei la peggiore, in assoluto!” scendo igradini e cammino sul vialetto, poi ciripenso e torno indietro “Non vado daElizabeth perché è stronza anche lei,siete due persone meschine e miserabili!Cosa pensavate che sarebbe successo?”.“Speravamo che avreste avuto modo diparlarvi se Brian fosse stato qui…”.Continuo come se non avessi sentito lasua risposta, anche se le sue parole mihanno colpita dritta al petto “Seiun’infame: prima mi dici di uscire conJason e poi…” sbuffo guardando ilpavimento in legno della veranda“Porterò via le mie cose da casa tua”.

“E dove vai?”.“Da Jared”.“Lì c’è Catherine!” esclama.“Lì non ci sei tu” sussurro e vado via.Cammino avanti e indietro davanti allalapide di mia madre con Winnie thePooh che mi guarda, prendo in mano ilcellulare, mi risponde al terzo squillo“Ehi”.“Sapevi che tua madre non è malata?”.“Cosa?”.“Lo sapevi?”.“No”.“Davvero?”.“Jewel non so neanche di cosa staiparlando”.“Stasera ho detto alla nonna che erostanca di essere evitata da lei, e lo sai

cosa mi ha detto? Che lo ha fatto perchési sentiva in colpa perché lei e tuamadre hanno architettato la suapolmonite per farti tornare, così magarici saremmo rimessi insieme!”“Non lo sapevo”Piango forte “Non ce l’ho con te, è soloche dovevo essere sicura che anche tunon lo sapessi”“Non lo sapevo”“Sai qual è la cosa che più mi faincazzare?”“Cosa?”“Che non tornerai più”Ecco, l’ho detto!“Piccola” sospira.“Non è giusto! Voglio dire…mi hatenuto nascosta questa cosa per mesi!

Chissà cosa deve aver pensato tuamadre quando sono venuta a casa vostraquel giorno! Davvero non lo sapevi?”.“Quando il medico veniva a farle visitauscivo dalla stanza”.“Ti chiedeva lui di farlo?”.“Si”.“Che stronze”.“L’hanno fatto per noi”.“Le difendi?”.“L’hanno fatto per noi” ripete.Gli chiudo il telefono in faccia,arrabbiata. E sinceramente non soneanche perché me la prendo con lui.Anzi, si che lo so, è contento che almenoqualcuno abbia provato a farci tornareinsieme…ma lei…la nonna.No, questo è troppo.

Guardo la lapide di mia madre “Hocapito perché sei morta alcolizzata!Perché eri come tua madre: una pazza!Ma io non finirò come te, anche sesembro anoressica. Da domaniricomincio a mangiare e mando tutti aquel paese. La Carlton e la sua idea difarmi lavorare a scuola, il garage, dovecome minimo tutti sapevano…Gus, eratroppo strano ed anche papà. Se losapeva anche Jared mi tocca andare avivere sotto un ponte, non posso certochiedere alloggio a Jason ed è l’unicoche mi ospiterebbe. Con tutta probabilitàsi rifiuterebbe di darmi una stanza ancheMadame perché lei, è alleata al nemicoe qui non parliamo di un nemicoqualsiasi, ma della nonna, che sarebbe

stata capace di far deporre le armi anchead Hitler!” mi siedo per terra e incrociole gambe sbuffando “La nonna…ancoranon ci credo che sia stata lei adarchitettare tutto questo! Come se non mifossi mai preoccupata di Elizabeth! Nonsono mai andata a trovarla, ci credi?Adesso come dovrei sentirmi? Il primoche mi dice che “poverine: l’hannofatto per una buona causa” me losbrano vivo! Nonna ha perso totalmentela mia fiducia, e tu lo sai che la fiducia ètutto! Come la verità e l’amicizia”.Prendo il cellulare e lo chiamo.“Ehi”.“Sto parlando con mia madre e le hodetto che quelle due sono state dellestronze, sto sbagliando?”.

Sento solo silenzio.“Dici che sto sbagliando?”.“Avrei voluto che il loro piano andassea buon fine”.Gli sbatto di nuovo il telefono in faccia.“Lo vedi com’è Brian?” sorrido “Ancheio avrei voluto che il loro piano andassea buon fine, è per questo che sono tantoincazzata, perché poi penso che se me lotrovassi davanti farei come al solito, lotratterei male e poi verrei qui da te asfogarmi e a dirti di quanto sia perfettoper me”.Lo chiamo di nuovo.“Ehi”.“La nonna ha perso la mia fiducia”.“Anche io” capisco che non è unadomanda.

Mi arriva un pugno allo stomaco, ma leparole escono da sole “No” scuoto latesta “Cioè si…non lo so”.“Col tempo le perdonerai”.“Tu dici?”.“Si”.“Perché?”.“Perché tu sei la mia piccola, sei buona,gentile e dolce…”“Come farò a perdonarle, se non riescoa perdonare nemmeno te?”.“Io ti aspetterò piccola, sempre”.Accidenti a lui!Gli chiudo il telefono in faccia. Dinuovo.Corro a casa di Elizabeth, prendo lachiave sotto la rana ed entro urlando“Elizabeth!”, mi accorgo che la luce in

camera sua è accesa, salgo le scale, lei èseduta sulla sedia rotelle, Mike la staaiutando ad andare a letto.“E’ vero che non hai la polmonite?”“Si, è vero” risponde stringendo le maniintorno ai braccioli.“Brian mi ha detto che non lo sapeva, eio gli credo”.“Devi credergli”.“Gli ho detto che siete state dellestronze”.Mike sgrana gli occhi, pronto adintervenire per dirmi qualcosa, maElizabeth lo blocca allungando unbraccio “L’abbiamo fatto per voi”.“Beh, sai che ti dico? Che era meglio senon facevate niente perché così mi aveteallontanata ancora di più da lui, perché

invece di portarmi con sé, mi ha lasciataqui, di nuovo, e stavolta non tornerà piùe io…vorrei dirglielo, ma non ciriesco”.“Mi dispiace”.Mi avvicino alla sedia e la guardo drittanegli occhi “Per la cronaca ho passatomesi a sentirmi una merda nei tuoiconfronti, ho passato mesi senza mianonna perché mi evitava, quando inveceavrei avuto bisogno di averla vicina, malei non c’era! Fate bene a sentirvi incolpa, perché da ora in poi, con voi hochiuso! Domani vado da Jared, e pregoil Signore che nemmeno lui lo sapesse!”“Non lo sapeva nessuno”.“Sono stata davvero male per te” ledico, ed esco da quella casa.

* * * * *

Arthur mi guarda appoggiato allo stipitedella porta, non ha aperto bocca daquando ho iniziato a fare le valigie, chesto riempiendo a casaccio buttandocidentro la roba così come viene, senzapreoccuparmi di piegarla per bene comefarei di solito.Stacco il tabellone di sughero dal muroe lo appoggio al letto, poi chiudo ilborsone rosa e me lo carico sulle spalle“Vuoi una mano?” mi chiede.“Tu lo sapevi?”, non spreco parole aspiegargli di cosa sto parlando, perchéimmagino che se non lo sapesse prima,la nonna l’avrà sicuramente avvertito

adesso.“No”.“Allora puoi aiutarmi”.Quando sto uscendo trovo la nonna sulvialetto, mi viene incontro piangendo“Jewel” sussurra.“Non fare tanto la sorpresa, te l’ho dettoche me ne sarei andata!”.“Mi dispiace”.“Anche a me” mi giro a guardare Arthur“Puoi accompagnarmi da Jared?”.Annuisce e torna in casa a prendere lechiavi della macchina.“Brian è arrabbiato con sua madre”sussurra nonna.“Non voglio ascoltarti”.“Tu devi ascoltarmi”.“Faccio quello che mi pare e piace

d’ora in poi, come fai tu!” finalmente laguardo negli occhi “Non ho paura diquello che puoi dire o fare, puoi ancheprendermi a sberle se ti dico che seistata una stronza, ma questa è la realtà diquello che sei e mi dispiace perché senon avessi fatto niente Brian sarebberimasto a Miami, forse oggi l’avrei giàdimenticato e starei con Jason senzafarmi venire un dolore al petto ognivolta che mi prende per mano.Invece è così…sto male quando lui mitocca perché vorrei che al suo posto cifosse Brian, e che mi baciasse come hafatto il giorno che è partito”.“Tu sei la mia bambina J” singhiozza.La guardo senza provare niente,aspettando che Arthur si muova a

raggiungerci, quando apre il bagagliaiocarico tutta la roba da sola e siedo inmacchina senza salutare nonna.La osservo dallo specchiettoretrovisore, piange disperata in mezzo alprato.“Lo ha fatto per voi” sussurra Arthurparcheggiato davanti casa di Jared, miofratello mi sta aspettando sulla porta.“Lo so” scendo dall’auto, recupero lamia roba e vado a stringere mio fratelloche saluta Arthur con un cenno dellatesta.Piango forte, lui mi prende in braccio emi porta in casa, facendomi stendere suldivano dove mi aspetta un bicchieregigantesco formato Coca-cola con il“sugin”.

Mi sveglio nel bel mezzo della nottesentendo il cellulare vibrare, lo prendoin mano e rispondo “Ciao” borbotto.“Ehi”.“Stavo dormendo”.“Lo so”.“Perché mi hai chiamata adesso?”.“Perché non riesco a smettere dipensarti”.Mi siedo sul divano e faccio un belrespiro “E’ vero che sei arrabbiato contua madre?”.“Si”.“Davvero?”.“Si”.“Subito però l’hai difesa”.“Sono incazzato perché ti ha fattaarrabbiare”.

“E’ tua madre” gli dico.“Non m’importa”.“Brian…” la voce mi muore in gola.“Vuoi tornare a dormire?”.NO!!! Non voglio riattaccare!“No” sospiro.“Mi chiuderai il telefono in faccia comehai fatto stasera?”.Sorrido a trentadue denti “No”.“Sei sempre bellissima?”.Arrossisco stringendomi nelle spalle“Mi canti qualcosa?”.“Cosa?”.“Quello che vuoi”.“Perché?”.“Perché mi manca”.“Wise man say…” mi canta Elvis.Ci ripenso!

“Aspetta, non quella!”.“Quale?”.“La nostra”.“Jewel” sussurra il mio nome che quasinon lo sento.Cala il silenzio, un assordante silenzio,ma adesso ho bisogno di sentirla, da lui.“This is our last goodbye…” canta “LastGoodbye” la nostra canzone, con vocetremolante e spezzata, so che anche luicome me fatica ad ascoltare quelleparole che sembrano state scritte pernoi, tanto tempo fa, quasi come“Nothingman”, ma Brian non è un uomoda niente.Quando smette rimaniamo ad ascoltare inostri respiri per un po’ “Grazie” glidico.

“Mi hanno detto che non l’ascolti più”.“Non ascolto più Jeff Buckley, è vero”.“Vuoi sapere una cosa?”.“Cosa?”.“Neanche io”.“Per la verità a te non è mai piaciuto”scherzo.“Non è vero!” ride “Non mi andava giùche spacciasse per sue canzoni di BobDylan” .“Lui faceva cover di Dylan, non lespacciava per sue”.“E’ la stessa cosa”.“Ma che cosa dici? Allora cosa dovreipensare di quelle che mi canti tu?Neanche una di quelle che canti, è tua”.“Ma io non devo scrivere canzoni! Nonlo faccio di lavoro”.

“E allora perché lo fai?”.“Per te”.Mi rannicchio nelle spalle sorridendo.“Sogni d’oro Jewel”.“Buonanotte Brian”.

CAPITOLO 12 Sono stesa sul divano con le braccia

sugli occhi ripensando a quello che èaccaduto la settimana scorsa: ho litigatocon nonna.Da allora ogni giorno mi aspetta da ZioSam per parlare, ma io non ci vado mai,appena mi accorgo di lei cambio subitodirezione. Ne ho parlato con Jason, gliho detto tutto quello che è successo quel“famoso venerdì” in cui nonna hafinalmente vuotato il sacco.Pensa che dovrei perdonarla, gli horisposto che è fuori di testa!Brit e Jane tornano oggi per ilRingraziamento, torneranno anche Beth econ lei verrà Phil.Papà mi ha detto che quest’annofesteggeremo il Ringraziamento da Gus eBrenda perché Marna è a fine

gravidanza e non se la sente di preparareil grande pranzo: e poverina, non possoche darle ragione.Ci saremo tutti quanti.Anzi, quasi tutti, mancheranno Brian eJeff.E’ il secondo Ringraziamento che io eBrian non festeggeremo insieme.Cerco sempre di rimuovere il pensierodi quando al primo Ringraziamento luiera andato a Miami, da lei, e dopo dueanni, è ancora là.Il suono del campanello mi fa alzare peraprire la porta “Ciao!”.Un sorridente Jason appare sulla soglia“Ehi, ciao”, si china per darmi un baciosulla guancia.“Hai da fare oggi?”.

“No”.“Ti va di andare a fare un giro?”.“Ok”.“Allora andiamo subito”.“E dove andiamo?”.“Sorpresa” prendo il giubbinodall’attaccapanni e lo seguo fuori, dovetrovo nonna seduta su una sedia diplastica, come fa tutti i giorni, da allora.Le passo a fianco senza degnarla di unosguardo e raggiungo la jeep di Jason.“Quando ricomincerai a parlarle?”.Fingo di pensarci “Mai”.“J” borbotta.“Dai, parti” non mi va proprio diparlare di lei.Arriviamo in centro a Barrington, in autonon volava una mosca, scendiamo di

fronte al bar di Paul e Tina, poi miprende per mano e comincia acamminare svelto sul marciapiede “Ehi,ma dove andiamo?” chiedo sorridendo.“Te l’ho detto è una sorpresa”.Mi fa entrare in una libreria e finalmentelo vedo: “Last Goodbye”, il mio libro.Il nostro libro.Oh-mio-Dio!“Jewel, tutto ok?”.Mi sento mancare.Ho bruciato l’unica copia che avevodurante un falò improvvisato in giardinodi papà, assieme a Brittany e Jane.“Si, tutto bene” mormoro portandomiuna mano alla fronte.“Ero in libreria a fare una ricerca per untesto che voglio far leggere ai ragazzi e

ho visto questo” indica il libro con unamano “Non sapevo scrivessi!”.“Ehm, si, beh veramente non lo facciopiù” rispondo strozzata.“Non arrabbiarti, ho iniziato qualchepagina, ma non sono più riuscito adandare avanti”.Deve aver capito dalla mia faccia che cisono rimasta malissimo, si avvicina e miprende il viso fra le mani “Onestamentenon mi va di leggere la tua storia con unaltro”.AH!Lo vedo avvicinarsi, e…cazzarola, mibacia!Ma non un bacio all’angolo della boccacome ha fatto un paio di volte appenaconosciuti, un bacio vero, lì in mezzo ai

libri, in mezzo ad altra gente, e la cosami coglie ancora più di sorpresa perché,non lo respingo, anzi, stranamente mipiace!Quando ci stacchiamo, mi porto le ditaalle labbra “Scusa” mormoraimbarazzato “non ce la facevo più adaspettare”.Sento il viso andare in fiamme, mi vieneun dolore al petto tanto sono confusa daquello che provo “Non fa niente”.“Vuoi andare via?”.“Si, grazie” rispondo, aspetto che sivolti poi fisso il libro: la copertinaritrae la mano di Brian appoggiata allasua chitarra. La sfioro prima dilasciarmela alle spalle.“Non dovevo baciarti, vero?” mi chiede

in auto mentre torniamo a casa.“Posso chiederti una cosa?”.“Certo”.“Come ti sei sentito la prima volta chehai baciato una ragazza dopo che…lei…”.“Dopo Maggie?”.“Si, come ti sei sentito?”.“Strano, perché è stata questa la primavolta”.Il mio silenzio lo porta a chiedermi: “Tucome stai?”.Guardo fuori dal finestrinomassacrandomi il labbro inferiore con ledita della mano “Non saprei” rispondo“Pensavo che vista la situazione, cioè ilfatto che sono sposata, non sarebbedovuto accadere, ma onestamente mi è

piaciuto”.“Grazie”.Mi volto a guardarlo, sorride felice, esorrido anch’io “E’ stato strano”ammetto.“A chi lo dici!” scoppiamo a riderecome degli scemi, poi mi prende lamano e la stringe forte portandosela ingrembo. Non la tolgo.“Jason posso chiederti una cosa?”.“Certamente”.“Perché non ascolti mai musica inauto?”.“Di solito, lo faccio.”“Allora perché quando ci sono io nonl’ascolti mai?”.“Perché l’unica volta che è successo èpartita una canzone che non ti piace, e

per non rischiare, non lo faccio più”.Gli stringo la mano “Che cosa ascolti disolito?”.“Mi piace molto un cantante inglese,giovanissimo, si chiama Jake Bugg”.“Ah sì, ho capito, è quello che cantaBroken! Ho scovato per caso un videoonline e mi sono innamorata della suamusica!”.“Veramente?”.Mi porto la mano sul cuore “Lo giuro”.Preme un tasto e l’auto si riempie dellenote di Jake Bugg. Mi piace un sacco!Finalmente scopro che abbiamoqualcosa in comune.“Tu che musica ascolti?”.Eeeehhhhmmmm…bugia, bugia, bugia,bugia!

“Gli One Direction” rispondo piccata.Mi guarda facendo una smorfia “Sulserio?”.“Si, li adoro…la mia canzone preferita ètutta un “Crazy, crazy, crazy” che nonriesco a togliermi dalla testa” sorrido.Per non piangere, perché è l’unicacanzone che mi fa venire l’esaurimento.“Come s’intitola?”.“Crazy Crazy Crazy?!” dico, ma la mia èuna disperata ricerca d’affermazione.“Live while we’re young”.Scatto sul sedile poggiando le mani alcruscotto “La conosci?”.“Mia sorella Martha è una loro grandefan. L’ho portata ad un concerto a NewYork”.Oh Signore!

“Dai, non dirmi cazzate, l’ho capitosubito che mi stavi raccontando unaballa” esclama prendendo la mia manonella sua per riportarla al postod’origine.“In realtà ascolto musica di variogenere”.“Tipo?”“Tipooo…” arranco in cerca di unarisposta.“Perché hai intitolato il tuo libro “LastGoodbye”?”.Ma cos’è? Il momento “confessionale”.Ok, basta, glielo dico, speriamo che poifinisca quest’interrogatorio “Una voltala mia canzone preferita era LastGoodbye di Jeff Buckley, ma adesso nonlo è più. Non l’ascolto più. Non ascolto

nulla di Buckley e non lo voglio neanchesentir nominare”.Annuisce e torniamo in silenzio adascoltare Jake Bugg.“Fai qualcosa per il Ringraziamento?”mi chiede scendendo dall’auto, nonna èancora seduta sulla sedia, lo raggiungodal suo lato e incrocio le braccia alpetto fissando l’asfalto “Andiamo daGus e Brenda” torno a guardarlo “Tuche fai?”.“Vado a New York per le vacanze”.Mi porto una ciocca di capelli dietrol’orecchio “Non pensavo tornassi acasa”.“Comunque torno per il matrimonio ditua nonna”.Dong!

Lo guardo allibita senza riuscire aparlare.“Non vuoi che venga?”.Mi riscuoto dal mio stato di trance perdargli una pacca sul petto “Ah, ah” rido“No no, figurati, tanto io non ci vado!”.“Perché no?”.“Perché no!”.“Ti sembra una risposta?”.“Si”.“Jewel, non fare la ragazzina”.“Non ci vado perché non mi va”.“Non cambierai idea, vero?”.“E’ probabile”.Si avvicina per baciarmi, prima di farlomi guarda, allora mi avvicino io e cibaciamo di nuovo.Mi fa l’occhiolino prima di salire in

auto “Ti avrei chiesto di uscire stasera,ma sono indietro con del lavoro”.“Beh, veramente stasera sono impegnatacon le amiche”.“Allora divertitevi” mi saluta con uncenno della mano prima di partire.Ferma come un palo osservo la nonnaguardarmi cinque metri più in là.Vorrei andare da lei, chiederle dientrare, preparare una canna dacondividere e raccontarle tutto ciò che èappena successo con Jason, ma no, nonlo farò!Camminando verso casa le passo afianco senza guardarla “Bacia bene?” michiede, senza smettere di camminarerispondo “Si” e chiudo la porta con untonfo.

Mi sto preparando per uscire quando laporta della camera di spalanca “FiancoLargo J” urla Phil entrando, mi volto aguardarlo e corro ad abbracciarlo. Conlui ci sono anche Beth, Brittany e Jane“Ciaoooo” lo saluto stringendolo forte,poi mi stacco e abbraccio le altre.Un abbraccio speciale con stretta dimano per darci forza, lo scambio solocon le mie amiche con la A maiuscola,però!“Allora, Fianco Largo, che si dice?”chiede il mio amico sedendosi sul letto.“Il solito, niente di che! Lavoro ascuola, lavoro al garage, non parlo conla vecchia da quasi due settimane, e

dormo in camera con Catherine che è unangioletto”.“Si, a proposito, grazie per avermi tiratoun bidone!”Vado a dargli un bacio sulla guancia,mostrandogli un sorriso da cucciolo“Scusa”.Teoricamente avrebbe dovuto dormire acasa della nonna, ci saremmo divisi illetto matrimoniale. Invece adesso devestare a casa di Beth e dormire con lei,perché io, non solo divido la camera conuna poppante, ma dormo in un lettosingolo dove non poggiavo il sedere datempo immemore.“Come sta Mr. Banana?” mi chiedeBrittany passandosi il gloss sulle labbra.“Oggi mi ha baciata”.

“Cosaaaa???” Jane saltella sul postomordendo il pollice.Racconto del pomeriggio che abbiamotrascorso insieme a Barrington, della“sorpresa” che mi ha fatto in libreriamostrandomi “Last Goodbye”, il bacio,e il motivo per cui i viaggi in auto conlui sono sempre stati i più “corti enoiosi” della mia vita.“Com’è stato?” chiede Beth.Siedo per terra e incrocio le gambe“Strano” ammetto sorridendo.“Ti è piaciuto?”.“Si”.Brittany viene a sedere al mio fiancorigirando sul dito una ciocca di capelli“Vuoi dire che bacia meglio di Brian?”.“Non ho detto questo, solo che è stato…

bello”.“Chi bacia meglio?”.“E’ diverso”.“In che senso?”.“E’ diverso” sentenzio sperando che lasmetta di fare domande inopportune.“E voi come ve la passate?” chiedo percambiare argomento.“Solito, studio, feste…” risponde Phil,si mette a sedere ai piedi del letto esorride “Quando gliela darai?”.Gli do una sberla sulla gamba “PHIL!”lo sgrido.“Non vuoi dargliela?”.“Gli ho detto che Last Goodbye è la miacanzone preferita”.Rimango tutti a guardarmi con il respirospezzato, non se l’aspettavano!

“Parlavamo di musica e quando gli hodetto che il mio gruppo preferito sonogli One Direction ha risposto che non cicredeva”.“Lo credo, fanno venire ilvoltastomaco!” esclama Phil, Jane glirifila una sberla in testa guardandolomale prima di tornare a mangiarsi ilpollice.“Perché gli hai detto la verità?” chiedeBrit.“Perché mi ha chiesto come mai hoscelto quel titolo per il libro”.Rimaniamo tutti in silenzio per un po’,finché Beth non dice: “Gavin dormirà daElizabeth”.Alzo la testa di scatto, mi stavo fissandoi pantaloni neri “Come mai?”.

“Perché da me c’è Phil e lui non avevaun posto dove andare e poi Elizabeth ècontenta di vederlo, è come un figlio perlei”.Non posso credere che lo stia dicendoper davvero: “Come sta?” le domando.“E’ triste” mormora giocherellando conun cuscino.“Sarebbe il minimo” borbotto, Brittanymi rifila una gomitata sul fianco.Mi alzo in piedi e sorrido fingendo dinon aver detto nulla “Che diteandiamo?”.“Si, sono proprio curioso di vedere ilbar di Paul” esclama Phil.“Andiamo da Paul?” domando stupita.“Si”.“Perché?”.

“Perché io non ci sono mai andato,voglio vedere dove Lucertolone Johnsonha dato il via alla sua carriera di“cover-ista””.Sbatto un piede a terra e incrocio lebraccia al petto “Io non vengo”.“Certo che vieni” mi ordina “Forza,muovi quelle chiappe mosce, ho bisognodi bere una birra servita da Tina Turner”Beth lo segue a ruota, mentre rimangoindietro con le mie amiche.“Ehi Gollum, se non vuoi andare nonandiamo!”.“Non lo so” sospiro.Brittany mi prende per mano, sorrideteneramente “Senti, facciamo così: noici andiamo, se fuori dal locale decidiche non vuoi entrare, rimaniamo fuori

con te, va bene?”.“Ok”.Mi fa l’occhiolino e con Jane mi prendesottobraccio.In auto ascoltiamo “Burder Lines” diRobin Thicke a palla, quando Phil diceche la modella con i capelli scuri èuguale a Anne Hathaway lo guardo male“Sei impazzito?”.“Secondo me è uguale! Quando torniamoa casa guardiamo il videoclip su YouTube, e vedrai che mi darai ragione”.Per risposta aggrotto le sopracciglia etorno a guardare fuori dal finestrino.“Che cosa fa Gavin stasera?” domandaBrittany guidando.“Rimane da Elizabeth a farlecompagnia” risponde Beth.

“Ci saranno anche i ragazzi, potevichiedergli di venire”.“Veramente l'ho fatto, ma ha detto chepreferisce stare un po' con lei, sai, ècosì depressa”.Faccio una smorfia alzando gli occhi alcielo infastidita, Phil che è seduto fra dinoi mi dà una sberla sulla gamba, mivolto e lo guardo con un'espressioneangelica.“Ehi J, chiama Banana!” propone il mioamico.Mi viene mal di pancia “Perché?”.“Perché non l'ho mai visto, perché èvenerdì sera e ci saremo tutti!”.“Gavin non c'è”.“Gavin si può sempre chiamare echiedergli di raggiungerci quando

Elizabeth andrà a dormire”.“Mi darai il tormento finché non lofarò?”.Mostra un ghigno malefico “Un dolcetormento”.“Vaffanculo”.“Non dire le parolacce”.“Pensi di imitare Brian tutta la sera?”.“Sai com'è, quando ti vedo pensosempre a lui”.“Vaffanculo” ripeto estraendo ilcellulare dalla borsa, chiamo Jason,risponde al secondo squillo “Ciao J”.“Ciao Jason, come stai?”.“Washington mi sta facendo diventarematto”.“Ti va di raggiungerci da Paul e Tina aBarrington?”.

“Si certo”.Phil mi dà una gomitata sul fianco “Cisarà anche Phil!” borbotto.“Chi è Phil?”.“E' il nostro MAGU”.“E che roba è?”.“Il Migliore Amico Gay dell'Universo”Phil mi sorride soddisfatto, gli mostro lalinguaccia.“Il tempo di darmi una sistemata earrivo”.“Perfetto, a dopo”.Riattacco e metto il cellulare al suoposto “Ci raggiunge” esclamo.Jane mi prende sottobraccio per entrareal bar, mi blocco sulla porta “Aspetta”le dico.“Che c'è? Non vuoi entrare?”.

Faccio una smorfia.“Ehi, la conosci la regola: quandodecidi che te ne vuoi andare, ce neandiamo!”.Le do un bacio sulla guanciastampandole un sacco di glossappiccicoso sulla pelle ed entriamo.Brittany è già seduta in braccio a Roy,Cooper, Mark ed Ester ci vengonoincontro per abbracciarmi.“Ehi J, come stai?” chiede Markalzandomi da terra per stringermi in unabbraccio.“Bene” rispondo.“Sei dimagrita ancora, vero?”.“Peso sempre 45 chili!” rispondosorridendo.“Jewel” mi schernisce.

“E dai, piano piano sto ricominciando amangiare, solo che ci vorrà un po' ditempo per recuperare i chili persi!”.Mark mi stringe le mani intorno al fianco“Cazzo J, sei tutta ossa! Non sei piùtanto scopabile” mi fa l'occhiolino.Ester mi fa spostare da un latoprendendomi per mano “Non starlo adascoltare, sei sempre bellissima, solo unpo' magra!” ci sediamo al bancone,salutiamo Paul e Tina con un cenno dellamano.“Come te la passi?”.“Oggi Jason mi ha baciata!”.“Davvero?”.Annuisco con un cenno della testa econtinuo “La nonna è sempre appostatafuori casa di Jared, ha cominciato a

venire anche Elizabeth, ma solo daqualche giorno. Rimangono sedute alfreddo ad aspettare che io gli parli, manon lo faccio. Per quanto mi riguardapossono restarci tutta la vita dopo quelloche hanno combinato”.“E Brian lo senti?”.“No”.“Hai cominciato a dimenticarlo?”.Ma quando mai?“Si, a piccole dosi”.Roy si avvicina e ci sorride “Ehi Ester,Mark chiede se puoi raggiungerlo”.Lei si alza dallo sgabello e se ne vasorridendo.“Era una bugia, vero?” gli chiedoosservando Ester che siede in braccio aMark.

Scrolla la testa sedendo al posto diEster “Volevo parlare un po' con te”.“Allora parla” intanto Tina ci servedelle birre.“Come stai?”.“Normale”.Beve un sorso di birra, poi si volta eappoggia le braccia al banconeguardando il palco “Sai, mi sorprendeche tu non abbia ancora perdonatoNonna Evelyn…” comincia.“Come dici?” lo interrompo.“Brian l’hai perdonato”.“Non è vero!” sbotto prendendo in manola birra.“Certo che è vero, solo che non lo sai”.Lo fulmino “Per caso hai cambiatofacoltà e hai scelto psicologia?”.

“Perché?”.“Mi sembra di essere da uno psicologocon le tue domande trabocchetto!”ingoio un generoso sorso di birraguardando il bancone in mogano.“Io ho parlato con lui”.“Non pensavo foste tanto amici”.“Lo siamo invece”.“Mmmhhh” mugugno pensierosa.“Vuoi che dica come sta?”.“Se non hai di meglio da fare” rispondoevasiva.“E’ ancora arrabbiato con sua madre”.Sbatto una mano sul bancone “Lui sì chemi capisce!”.“Veramente non è arrabbiato per ilpiano che aveva architettato con tuanonna, lo è perché se non lo avesse mai

saputo sarebbe rimasto qui a farleassistenza pur di vederti, e invecequando Elizabeth gli ha raccontato laverità ha deciso di partire”.Mi alzo in piedi “Aspetta!” gli stringoforte il braccio “Brian mi aveva dettoche non lo sapeva!!!”.“Inizialmente non lo sapeva, glielo hadetto lei il giorno che le avete cambiatola maglietta degli AC DC!”.Appoggio il bicchiere al bancone “Nonposso crederci, mi ha mentito”.Roy gira lo sgabello e appoggia i gomitial bancone per guardarmi “Si èarrabbiato quando l’ha saputo”.“Lo sapeva” grido indignata.Mi passa una mano sulla schiena “Vuoiche ti dica come la vedo io? Tu ormai lo

incolpi per qualsiasi cosa, come se lasofferenza che avete vissuto sia statacausa sua. In parte è vero, perché se n’èandato e non si è più fatto sentire, manon è un bugiardo, casomai è uno che sifa da parte, anche se sa benissimo checosì soffrirai. Credi che per lui siafacile starsene a Miami con Violetquando l’unico posto dove vorrebbeessere adesso sarebbe qui, con te? Emagari anche con Jeff, e invece è la afarsi il culo per far quadrare i conti ecrescere una bambina: ci hai maipensato? Si ammazza di lavoro duranteil giorno, la sera per arrotondare cantain un pub, ma quei soldi sono per lababy-sitter. I genitori di Stacey gli dannouna mano, Violet è stata da loro quando

Brian è venuto qui per Elizabeth, ma glichiede aiuto solo quando ne haveramente bisogno, mai per uscire aspassarsela. Dovresti vederlo quandocanta al bar, è pieno di ragazze che glicorrono dietro e invece lui sai che fa?Beve una birra con Ian e altri amici etorna a casa dalla sua bambina”.“Perché lo difendi?”.“Perché stavolta non ha fatto niente dimale”.Scendo dallo sgabello e finisco il restodella birra in un sorso “Beh, sai chedico? Poco importa, tanto adesso escocon Jason e lui non tornerà più, perciò èinutile star qui a parlarne”.“Ci vai ancora da tua madre?”.“Poco”.

“Dovresti ricominciare” e mi lasciasola.Mi volto quando sento una manotoccarmi la spalla “Ciao Jewel”.“Ciao Jason, ce l’hai fatta!” mi stringeforte in un abbraccio, poi raggiungiamogli altri al tavolo.“Ehi, ricordate Jason?” i miei amici losalutano e gli fanno posto per sedere traloro, Phil lo squadra da capo a piedistando seduto fra Brittany e Jane poi miprende una mano obbligandomi aseguirlo nei bagni, quando entriamo siappoggia al pensile di marmo.“Non male” esclama.“Scusami?”.“Da quando ti piacciono i castani?”.“Oh Dio Phil” piagnucolo entrando in un

bagno a far pipì.“Andiamo, quel ragazzo non ha niente ache vedere con Brian, e onestamenteneanche con Mat Gordon”.Tiro la catenella dello sciacquone edesco a lavarmi le mani “E dai un po’ glisomiglia”.Fa una smorfia “Comunque ha il visosimpatico”.Gli sorrido allo specchio “Lo è”.“Non sto dicendo che lo sia, ancora nonlo conosco! Anche perché il mio cuoresarà sempre nelle mani di LucertoloneJohnson!” sentenzia.“Si, a proposito di Lucertolone…è unamerda! Lo sai che ha fatto?”.“Si lo so”.Mi blocco sotto il getto dell’acqua

fredda “Come fai a saperlo?”.“Sono in confidenze ristrette con tuanonna”.“Ok, senti, Jason mi aspetta e anche inostri amici, non voglio parlare diBrian, di nonna, di Elizabeth…” sbuffoasciugando le mani sotto il gettodell’aria “Divertiamoci e nonpensiamoci più”.Alza le spalle con noncuranza e apre laporta “Dopo di te Fianco Largo”.Prendo posto tra Brittany e Jane, Phil mimassaggia le spalle “Voi lo sapevate?”chiedo loro.“Di che parli?” mi domanda Britprendendo una patatina dal cestino rossocon i fori.“Che Brian sapeva della non-malattia di

sua madre”.“Cosa? No!” sbottano.Guardo Beth “Tu lo sapevi?”.Sgrana gli occhi “No” mente.“Beth”.“Si e no” mi prende una mano fra le sue“Insomma Gavin certe cose me leracconta, avrei voluto dirtelo è soloche…”.Liquido la sua frase con un gesto dellamano “Lascia stare” mi alzo e vado asedere in braccio a Jason sotto gli occhistupiti dei miei amici.Tanto ormai peggio di così non potrebbeandare, sono stanca di sentirmi dire“dovresti perdonarli”. Io non perdonoproprio nessuno! Anzi, adesso checonosco la verità, sono ancora più

arrabbiata, con tutti quanti perché lorosapevano, e io no! Perciò mi convincoche sia arrivato il “momento dellasvolta”: devo abbandonare il “limbo” efarmi una nuova vita.Ma succederà per davvero, nulla midistoglierà dal pensiero di lasciarmiandare con Jason e dimenticare Brian!Metto le braccia intorno alle sue spallee trascorro una piacevolissima serataassieme a lui e i miei amici, Brittany eJane si stanno sbronzando, e io con loro.Ho proprio di bisogno di ubriacarmi,non lo faccio da un sacco di tempo!Così magari, se Jason si offrirà diportarmi a casa faremo anche qualcosadi sconcio nella Jeep! Quell’auto ègrande come una casa chissà che cosa

riusciremo a fare!Devo bere perché non so davvero dadove mi sia uscita quest’idea cosìindecente!Quando siamo ubriache a sufficienza,vedo Beth alzarsi e uscire, torna pocodopo…con Gavin!Quando i nostri occhi s’incontrano, mimanca il respiro, mi sento in colpa. Luiè il migliore amico di Brian ed è qui adosservarmi mentre sono seduta sullegambe di un altro.J, sei una zoccola!Scrollo la testa per scacciare ilpensiero, stampandomi un sorrisoangelico sulla faccia “Ciao Gavin” losalutiamo in coro.Lui saluta senza smettere di fissarmi, di

lì a poco tolgo le braccia dalle spalle diJason e addirittura mi alzo in piedi conla scusa di dover andare al bagno,prendo Jane e Brittany per mano e mifaccio accompagnare.“Che succede?” chiede Jane sedendo sulbancone di marmo.“Da quando è arrivato Gavin mi èvenuto mal di pancia” mi lamento.“Perché?” chiede Brit passandosi lemani fra i capelli.“Come perché? E’ il migliore amico diBrian e mi ha vista seduta in braccio aJason”.“Tesoro andiamo, non stavi facendoniente di male! E comunque tu sei legataa Brian solo da un pezzo di carta, nonstate più insieme, sei liberissima di

rifarti una vita e se a Gavin dà fastidio,tanto peggio per lui”.“Davvero?” chiedo titubante.“No, ci stai facendo la figura dellatroia” ammette seria “Però è la realtàdei fatti: tu e Brian avete chiuso! Tu seilibera, Jason pure, tuo marito è a Miamicon sua figlia e non tornerà più”.Sono ancora più mortificata ora!Jane scende e mi prende una mano “Lanostra amica qui, voleva dire che nonc’è niente di male se ti affezioni aqualcun altro. E’ ovvio che per noi siaun po’ strano vederti con qualcuno chenon sia Brian, ma ormai è così che deveandare, a meno che tu non vogliarimetterti con lui, e allora è tutta un’altrastoria”.

“Posso dirvi un segreto segretissimo?”.“Spara”.Mi appoggio al lavandino fissando legocce di acqua “C’è stato un momento incui avrei tanto voluto tornare con lui,poco prima che se ne andasse, ma èpartito ed è successa quella cosa connonna: ho scoperto che lo sapeva e sonoarrabbiatissima” mi giro a guardarle“Ancora una volta, nonostante tuttoquello che ci siamo detti, ha preferitotenermi all’oscuro di ogni cosa”.Sorridono teneramente avvicinandosiper abbracciarmi.“Forza andiamo o ci daranno perdisperse” esclamo.Sto uscendo dal bagno, ma unaspaventatissima Brit mi spinge perché

torni dentro.“Che fai?” le chiedo.“Devo fare pipì”.“Ok, ti aspetto”.“No, ma una lunga pipì”.“Allora muoviti!”.“Lunghissimaaaaaa!”.“Brit!” ringhio.Fa un bel respiro prima di sganciare labomba: “Non puoi andare di là perchéc’è Brian!”.Non è possibile che questa sia una vitavera, se non fosse perché la sto vivendoin prima persona non ci crederei!“Come è di là?”.“E’ di là”.“Da solo?”.“No, è seduto al nostro tavolo”.

Mi nascondo il viso fra le mani “Chevuol dire che è seduto?”.“Vuol dire che non è in piedi”.Tolgo le mani dal viso e la guardo storto“Mi prendi per il culo?”.“Mi è venuta l’ansia!”.“Di solito viene a me l’ansia”.“E’ perché sono su di giri”.“Sei ubriaca?”.“Un po’, ma onestamente non vedo l’oradi scoprire che cavolo succederàquando usciremo di qui”.“Credi di essere spiritosa?”.“Sono la tua migliore amica, ma nonvuol dire che questa situazione nonsia…” alza gli occhi al cielo cercandodi trovare la parola giusta“Adrenalinica!”.

Mi porto le mani sui fianchi irrigidendola schiena “Sai che ti dico? Prenderòquesto momento”, alzo le mani vicino alviso mimando le virgolette,adrenalinico per chiarire questa cosacon Brian e mandarlo a quel paese!”.“Davvero?”.“Davvero!”.“Ok, andiamo!”.Apre la porta ed esco a passo di marciafino a raggiungere il tavolo dove miaccorgo che stranamente sono tutti inpiedi tranne Brian e Jason, Phil è fra diloro “Film preferito?” chiede.Risponde Brian “Cartone animato ofilm?”.“Film” risponde Phil.“Ma film, o telefilm?” chiede di nuovo.

“Telefilm”.“Beverly Hills 90210”.“Il suo cibo preferito?”.Sbatto una mano sul tavolo “Che cavolosuccede?” grido.Phil mi sorride “Ciao tesoro, stiamofacendo il J TEST”.“Cosaaaaa?”.“Io snocciolo domande e lororispondono”.“Chi si è inventato questa cosa?”.Sorride orgoglioso, rispondendo “IO”.“Smettetela subito”.Mette il broncio e risponde “No”.“Phil!”.“E dai J, è divertentissimo” mi diceMark dandomi una gomitata su un fianco.“Possiamo continuare?” brontola Phil.

Torno a guardare il mio amico gay“No”.“Ok” sposta l’attenzione su Jason eBrian “Allora…cibo preferito?”.Ma proprio non mi ascolta?!Risponde Jason “Pancake”.Phil gli risponde con una smorfia“Mmmmhhh” mugugna.“Veramente il cibo preferito di Jewel èla crostata di frutta” dice Brian, ecavoli…ha ragione!Vorrei sorridere perché sono felice chenon l’abbia dimenticato, ma non lofarò…MAI!“J è vero?” domanda Jason.Gli appoggio una mano sulla spalla efisso Brian negli occhi “Una volta,adesso sono le banane”.

Brittany mi guarda cercando di nonscoppiare in una risata.“Quante volte, J, ha dovuto ripeterel’esame per la patente?”.“Lo scritto o la pratica?” domandaJason.“Ehi Banana, perché devi polemizzaresulle domande?” gli chiede acido Phil.“Veramente non sto polemizzando, hochiesto un chiarimento come ha fattoBrian per il film”.“La pratica” gli dice indispettito.“Cinque” risponde Brian, gli do unasberla sul braccio “Veramente sonoquattro” esclamo.“No piccola, sono cinque”.“No, sono quattro”.“Cinque”.

“Quattro”.“Brian!” sbraito.Mi mostra un ghigno “Cinque”.“Vaffanculo”.“Non dire le parolacce” e torna aguardare Phil che si prepara a sparare ladomanda inopportuna per eccellenza:“Qual è la canzone preferita di J?”.Brian si lascia cadere sulla sediaincrociando le braccia sul petto, miguarda restando immobile, quasi nonrespira, Jason fa un salto e sbatte lamano sul tavolo “Last Goodbye!” gridaorgoglioso.Sento gli occhi dei miei amici puntati sudi me, senza ombra di dubbio stannoaspettando che esca dal locale e me nevada, invece la sola cosa che riesco a

fare è continuare a guardare Brian, senzala capacità di muovere un muscolo.Sapeva che non avrebbe dovuto dirla enon l’ha fatto.Finalmente si alza, mi passa accantofermandosi dietro di me, si avvicina almio orecchio “Ci vediamo JJ” sussurrae si sposta verso il bancone.Quando il fracasso è finito, torniamotutti a sedere, Mark urla: “Ehi Brian,perché non canti qualcosa?” Ester glimolla un calcio nelle gambe, la guardatorvo poi si gira verso di me, lo gelocon lo sguardo, diventa bordeaux ericomincia a bere birra.“Si dai Brian, canta qualcosa”.Mi volto di scatto: il trio dell’albero haappena fatto il suo ingresso e stanno

andando verso Brian e Gavin, io e lealtre ci guardiamo, ci alziamo in piedima io vengo trattenuta da Jason “Nonvorrai andare da loro spero?”.“Perché no?”.“Forse perché fai da assistente allaCarlton, e non sarebbe un bene per lei sefacessi qualche stupidaggine”.Torno a sedere composta sulla sedia,furente di rabbia, potrei giurare diintravedere del fumo uscire dal naso.“Che prendete ragazze?” sento dire aBrian.Adesso lo ammazzo!“Tre birre” risponde Rachel per tutteloro.“Paul loro non possono bere alcolici,non hanno ventun anni” sbraita Brittany.

“Amore, sta zitta, non ce li hai neanchetu” la rimprovera Roy.“Allora smetti di servire anche Jewel,non è un buon esempio per i suoistudenti” esclama Brian.Mi alzo di scatto e mi ci paro davanti“Non vorrai dire che non posso neanchebere una birra? Non ho mai detto chenon devono farlo”.“Sei la loro insegnante”.“Io non insegno. Faccio da portaborsealla Carlton”.Mi do una sberla in testa.“Comunque non puoi bere con loro”.“Perché no?” mi chiede portandosi unabottiglia di birra alle labbra.“Perché no!”.Mi guarda impassibile, è bello come il

sole.“Volevano rubarci il posto da Zio Sam”borbotto.Le guarda con la testa piegata di lato“Pessima idea!” gli dice, sorridoorgogliosa gonfiandomi come un pallonementre le guardo andarsene.“Ti ha baciata vero?”.Rimango immobile a fissare la suacamicia a quadri.“Dai Brian, vieni a cantare” urla dinuovo Mark, appoggia la birra albancone e va verso il palco.Tina mi guarda con un sorrisotiratissimo, torno dai miei amici e misiedo di fianco a Jason.Al primo reef riconosco “Yellow” deiColdplay.

So perché la sta cantando… “Come ti è venuta l’idea delle freccegialle per terra?”.Siamo stesi sul letto a pancia in giù,dopo aver fatto l’amore, mi accarezzail viso “Stavo ascoltando Yellow delColplay, e mi sei venuta in mente tu.Sei la mia stella Jewel, porti la lucequando entri in una stanza, e seibellissima. Tutto di te è bellissimo” siavvicina per darmi un bacio sul naso“così quando è finito il pezzo hopensato di portarti il quadro con lafoto e tracciare una linea gialla perterra. Mi piacevano le frecce, e ti hofatto quella sorpresa”

“Perché gialle?”“Perché sei la mia stella”“Ti va di cantarmela?”“Look at the stars, look how they shinefor you…” E in quel preciso momento, comincia acantare.Respiro affannosamente cercando dicalmarmi, Jane mi mette una mano sullagamba “Respira” dice facendomil’occhiolino.Jason si avvicina al mio orecchio “Vuoiandare via?”.Mi giro verso Brian, mi sta guardandomentre canta il ritornello, non potrei maiandarmene ora “No”.Mi accorgo che Brian sorride.

Subito dopo la sua performance sentouna mano appoggiarsi alla spalla, mivolto e trovo nonna “Andiamo via?”chiede.Annuisco e la seguo fuori dal bar.Rimaniamo in piedi vicino alla sua GranTorino.“E’ stato simpatico il “J Test”” diceridendo.La guardo con la testa piegata di lato“Stai scherzando?”.“A me è piaciuto”.“Dov’eri?”.“Seduta in un angolo del bancone, conElizabeth”.“E lei dov’è adesso?”.“Sono qui” sento dire alle mie spalle.Mi volto a guardarla “Ciao” mi dice, è

seria come un infarto.“Ciao” mormoro.“Vi va di andare a fumarci una canna?”chiede nonna.“Ok” rispondo, spingo la carrozzella diElizabeth fino al lato passeggero e conl’aiuto di nonna, la sediamo in auto.Io mi metto dietro, nel posto centrale,non so dove andremo, ma finalmentechiariremo questa storia.Il tragitto fino al Lago Barrington è statopiù che mai silenzioso, probabilmentepensavano che avrei dato di mattourlando e piangendo, invece sonorimasta impassibile per tutto il tempo,restando a braccia incrociate eschioccando la lingua indispettita.Più di una volta la nonna mi ha guardata

dallo specchietto retrovisoreordinandomi con un’occhiataccia di“smetterla subito”, allora sorridevo ericominciavo da capo.Quando spegne l’auto si gira aguardarmi e dice “Prima o poi quellalinguaccia te la stacco!”.Le mostro un sorriso tiratissimo mentreda sotto il sedile di Elizabeth tiro fuorila scatola delle meraviglie, chesostanzialmente è una scatola perbiscotti, di latta, simile a quella diBrittany.Finisco di arrotolare la cartina el’accendo.“Abbassa il finestrino” ordino allanonna.Di nuovo si gira a guardarmi “Prego?”.

“Puoi abbassare il finestrino perfavore?”. Lo fa.In quel momento il suono “Lazy days”invade l’auto “Pronto”.“Ciao Jewel, stai bene? Non sei piùtornata”.“Sono con nonna ed Elizabeth”.“Ah”.“Oh mio Dio Jason, scusamiiiiii…”, mido una sberla in testa “Il tempo ditornare e andiamo a casa insieme!”Si mette a ridere come un matto “Nonpreoccuparti, sono ancora qui con i tuoiamici e mi sto divertendo”.Stringo forte gli occhi e le labbra primadi chiedere “Lui è ancora lì?”.“No” sospira “se n’è andato con unabiondina”.

Non sarà mica andato via con Rachel?Se è andato via con lei, giuro chetelefono ai Village People e lo faccioammazzare!Passo la canna alla nonna.“J, ci sei ancora?” chiede Jason.“Si”.“Volevo solo dirti che nonostante laserata abbia preso una piega un po’strana, mi sono divertito stasera!”.“Grazie”.“Mi ci voleva proprio!”.“E’ andata bene anche se i miei amicisono più giovani di te?”.“Assolutamente”.“Sono fantastici, vero?”.“Come te”.Divento rossa come un semaforo, nonna

ed Elizabeth devono aver sentito perchési voltano entrambe a guardarmi.Nessuna delle due sorride.“Devo lasciarti J, si è fatto tardi e tornoa casa”.“Grazie per avermi chiamata”.“Ci vediamo lunedì”.“Che fai nel weekend?”.Ci mette un po’ a rispondere “Domanimattina presto devo prendere l’aereo pertornare a …”.“Certo, capisco”.“Buonanotte J”.“Buonanotte”.Rimetto il telefono in borsa “Domani vaa trovare la moglie” borbotto.“E’ sposato?”“No” sospiro “E’ vedovo”.

Mi lanciano uno sguardo e poiscoppiano a ridere come delle sceme.“Smettetela!!!” urlo seria “Non è carinoprenderlo in giro”.“Tesoro, solo tu riesci a trovarti unvedovo alla tua età” dice nonna,Elizabeth intanto mi passa la canna confare incerto post-fumata.Mi lascio sprofondare sul sedileosservando il lago “Ha vissuto unastoria alla Romeo e Giulietta con suamoglie, è morta dopo aver un avuto unictus. I loro genitori non sono neancheandati al funerale” sospiro con foga“Che stronzi”.“Adesso capisco perché avete fattoquella cosa della malattia, diversamentedalle loro famiglie, speravate che io e

Brian tornassimo insieme” mi piego finoa mettermi in mezzo a loro tra i sedili,così abbiamo le facce vicine “Potevatedirmelo comunque”.“Sei ancora arrabbiata?” chiede nonna.“Quando mai sono riuscita a starearrabbiata con te per più di cinqueminuti?”.“E con me?” domanda mia suocera.“Tu hai messo al mondo il mio amore,non potrei mai arrabbiarmi, però allevolte ho pensato che avessi fatto unpessimo lavoro” le faccio l’occhiolino.Nonna ora accende una sigaretta “Seimai stata a letto con Jason?”.“Come dici?”.“Beh ti ha baciata!”.“Beh, non vuol mica dire che sono stata

con lui”.“Era solo una domanda! Io gliela darei,è così sexy”.“Evelyn!!!” la sgrida Elizabeth.Alza le spalle indifferente “Brian non lovuole più, tanto vale che si butti fra lebraccia di Mat Gordon”.“Non ho mai detto che Brian non lovoglio più”.Un momento, e questa da dove mi èuscita fuori? E’ il fumo a parlare?Oppure l’angioletto sulla spalla?Oppure queste due stanno facendo ildoppio gioco per farmi parlare eammettere la verità di come stanno lecose, cioè che voglio Brian…ma non ciriesco!“Ah davvero?” chiede Elizabeth.

“A dir la verità stasera è stato unostronzo perché ha detto a tutti che hodovuto fare l’esame di pratica per lapatente cinque volte, cosa assolutamentefalsa!”.“Ma è vero!” dice lei.“La quinta volta l’ho presa, quindi nonconta” sbatto la mano sul sedile“Insomma, poteva evitare di farmi fareuna figura di merda!”.“J, tu sei la Regina delle figure di merdae lui ti ha sposata. Credi che non siafiero del fatto che dopo la quinta volta tuci sia riuscita?! Lo sarebbe stato anchese l’avessi presa alla centesima”.Sorrido orgogliosa. E’ vero, lo sarebbestato anche alla centesima.Comunque…

Aggrotto le sopracciglia ponendole unadomanda: “Che tu sappia, ha pagatol’esaminatore?”.La vedo deglutire a fatica “Magari unamancetta” borbotta.Rimango a bocca spalancata interdetta:ha pagato l’esaminatore!“Portami subito a casa” urlo a nonna.“Che vuoi fare?”.“Voglio andare a spaccargli la testa! Hapagato per farmi prendere la patente…eio che ero convinta di essere statabrava”.“Ma tu sei stata brava”.“Ma se Gus ancora non vuole salire inauto con me! Ti ricordi quando abbiamolitigato al matrimonio? Non volevafarmi guidare l’auto così siamo arrivati

in ritardo”.“Ma poi Brian l’ha convinto”.“Brian convincerebbe un gatto adabbaiare”.“L’ha fatto per te” dice nonna.“Si certo, lui fa sempre tutto per me: miregala la Porsche di Dylan prima disparire, torna e facciamo l’amore primache parta di nuovo, poi mi fa la sorpresaa Yale e m’infila e l’anello…e poi…”torno a mettermi fra di loro con la testa“Lunedi chiamerò l’avvocato perchéprepari le carte per il divorzio. Seandiamo avanti così non sarà un beneper nessuno dei due”.Elizabeth si porta una mano alla boccacercando invano di trattenere isinghiozzi, nonna accende l’auto e

torniamo a casa.

* * * * * In casa di Jared ci sono tutti i VillagePeople “Ciao” saluto.“Ehi Bocconcino” Gus mi saluta soloper educazione, è talmente concentrato aguardare le carte che non mi degna diuno sguardo.“Ciao tesoro”.“Ciao mocciosa”.“Ciao J”.Scrollo la testa sorridendo prima diandare in camera, passando per ilcorridoio mi accorgo che Stephanie èancora sveglia, sta leggendo un libro,busso affacciandomi alla porta “Ciao”

la saluto.“Ehi ciao, tesoro” sorride e appoggia illibro al piumino verde acido “Vieni qui”vado a stendermi dalla parte di Jaredincrociando le braccia sul cuscino.“Com’è andata la serata?” mi chiede.Le racconto tutto, da quando i miei amicisono entrati in camera a salutarmi finoalla chiacchierata in auto con nonna edElizabeth. Anche del bacio di Jason, dicui non avevo ancora avuto occasioneper aggiornarla.“Wow J, che giornata”.“Sai qual è la stata la cosa peggiore ditutte?” le chiedo.“Cosa?”.“Sapere che Brian ha pagatol’esaminatore per farmi prendere la

patente” infosso la testa nel cuscino,borbottando in malo modo un “Lo odio”.Stephanie scoppia a ridere, alla cieca lemollo una sberla colpendola sullapancia.“Non è divertente” le dico alzando latesta per guardarla.Davvero non riesce a contenersi, sisforza ma proprio non ce la fa!Mi alzo in piedi portandomi le mani aifianchi “Finché ti scompisci, vado aprendermi da bere”.Torno in cucina dove finalmente hannofinito di giocare a poker, siedo inbraccio a Jared bevendo, senza chiedereil permesso, il suo gin-tonic.“Serviti pure” mi schernisce.Sbatto il bicchiere sul tavolo “Lo

sapevate che Brian ha pagatol’esaminatore per farmi prendere lapatente?”.Un tumulto di colpi di tosse s’innalza incucina, come quella volta che avevodetto a Brian che la sottoscritta, non dàin escandescenza, e poi al gabinetto miha baciata.Ok, non è forse il posto più romanticodel mondo, ma ogni volta che ci pensomi viene la pelle d’oca.Scatto in piedi colma di rabbia “Losapevate?”.“Hai capito perché non volevo fartiguidare la macchina?” chiede Gus conun ghigno.“Ah!” mi giro verso Jared “Tu seil’unico a cui non metterò mai la

medaglia “Lumiere” perché non ti seimai tirato indietro per farmi guidarel’auto”.“Mocciosa, lo sai come funziona, io tiadoro”.Lancio un’occhiata a Max “Che c’è?” glichiedo.“E’ vero che Mr. Banana ti ha baciata?”sento le mani di Jared stringermi suifianchi.Divento paonazza “Da chi l’hai saputo?”domando strozzata.“Sono passato fuori dalla camera perandare in bagno e ho sentito mentre lodicevi a Stephanie”.“Ma tu di solito non ti fai gli affarituoi?”.“Si” alza un paio di volte le

sopracciglia ridendo sotto i baffi “Disolito!”.Papà sta già camminando intorno altavolo “J, davvero?” mi chiede.“E’ stato improvviso!”.“Beh, non è che di solito si chieda ilpermesso!”.“Papà”.Gus si avvicina col viso al mio naso“Sei sposata!”.“Brian stasera è uscito dal bar con unabiondina”.“E’ tornato?” urla.“Se si sveglia la bambina vi taglio lagola” sibila Stephanie entrando, siede difianco a Max.“Era da Paul e Tina e Phil gli ha fatto ilJ Test!”.

“E che roba è?”.“Phil faceva delle domande su di me aJason e Brian, e loro rispondevano”.“Chi ha vinto?” domanda curioso Jared.“Nessuno, sono pari”.“Davvero? Avrei scommesso chevinceva Brian” gli mollo un ceffone intesta “Ehi, ti conosce da più tempo, ti hasposata! E’ il minimo che sappia tutto dite!”.“Vuoi dire che tu sai tutto di me?” glidomanda Stephanie.La guarda confuso “Che intendi?”.“Qual è il mio colore preferito?”.Diventa bordeaux “Il verde?” chiedetitubante.Sbatte una mano sul tavolo “No, idiota!E’ l’arancione!”.

“Cosa? Ma se tutti gli arnesi che compriper la casa sono verdi”.“Perché mi piace di più col bianco”.“Col bianco stanno bene tutti i colori” ledice acido.“Veramente beige e bianco a me nonpiacciono” dico io, mi rifila una sberlasul braccio.“J, ci scommetto un rene che casa vostraera tutta rosa!” commenta Max ridendo.Gli faccio la linguaccia.Cazzarola, ha ragione!Mi viene un flash! “Ciao amore” saluto Brian dall’altodella scaletta.“Ciao piccola” sbatte la porta esgrana gli occhi “Che cavolo è questa

roba?”“Tendine!” rispondo osservando lastoffa che sto appendendo alle finestre.“Rosa?”.“Si, rosa”.“Piccola, non offenderti, ma questacasa sembra una mini-bomboniera”.Scendo dalla scaletta e mi ci parodavanti, puntandogli un dito contro ilpetto “Vorresti dire che non ti piace?”.“Penso solo che potresti comprarequalcosa di altri colori”.“Per esempio?”.“Magari potresti prendere qualcosa discuro, per fare contrasto”.“La camera di Jeff è azzurra ebianca!”.“Per fortuna”.

Scoppiamo ridere, anche se fingo diessere offesa, con lui è una cosa cheproprio non mi riesce, quella diarrabbiarmi.“Sei contento che sia maschio cosìabbiamo evitato di fare un’altra stanzarosa?”.“Sono contento che sia maschio,perché se fosse stata una femmina, esicuramente sarebbe diventatabellissima come te, io sarei andato inprigione al suo terzo, forse quartocompleanno!”.Gli getto le braccia al collo e gli do unbacio, quando ci stacchiamo appoggiala fronte alla mia “Potremmo prendereun divano marrone” suggerisco.“Marrone e rosa stanno bene?”.

“Si, se è testa di moro”.Alza un sopracciglio “Ok” e poggia lafronte alla mia spalla stringendomi ilsedere.“Brian!” lo rimprovero.“Sai una cosa?”.“Cosa?”.“Sei la mamma più bella del mondo”.Gli do un bacio in testa, stringendoloforte. “Avevamo comprato il divanomarrone!” rispondo indispettita.“Jared, non posso credere che tu nonsappia il mio colore preferito” urlaStephanie.Papà da una sberla in testa al figlio

“Davvero non lo sapevi?”.“Vuoi dire che tu sai qual è quello diMarna?”.“Si”.“E qual è?”.“Il Blu China”.Scoppio a ridere come una scema.“Che cazzo è il Blu China?” chiede Gus.“E io che ne so, me l’ha detto lei. Mi haspiegato che è un misto fra il blu navy eil blu elettrico”.“Ma tu stai ad ascoltare quella pazza?Che merda è il blu navy?”.Nonna entra senza che nessuno si siaaccorto di lei, stiamo facendo un casinobestiale. La mia nipotina è veramente unangelo, non si è neanche svegliata.“Che avete da ridere?” domanda nonna.

“Evelyn, tu sai cos’è il Blu China?” lechiede Gus.“E’ un misto fra il blu navy e il bluelettrico, nasce dal colore delleporcellane cinesi” la guardiamostralunati “L’ho letto su Vogue!” sidifende.Mi fa morire questa donna!Stanlio e Ollio entrano in quel momento,lancio un’occhiata all’orologio con lecalle appeso al muro, è mezzanottepassata, questa piccola rimpatriata mi civoleva proprio.Stephanie guarda Arthur ad occhisocchiusi “Tu lo sai il colore preferitodi nonna Evelyn?”.“E’ il rosso rubino”.Io e Stephanie applaudiamo: è vero!

“Ma che merda è il rosso rubino? Manon esistono più i colori normali inquesto mondo? Rosso è rosso” sbottaGus, poi guarda Ollio “Quello diElizabeth?”.“Il verde foresta”.“Ma vaffanculo!” urla Gus.“Non ci hai ancora detto il colorepreferito di Brenda” gli dice papàdandogli una pacca sulla spalla.“Spero che sia il grigio”“Veramente ci sono tantissime tonalitàdi grigio, tipo: grigio Londra, grigioardesia, grigio topo…” dico io.“Allora il nero”.“Vuoi dire che non lo sai?” chiedesorpreso mio padre.“No”.

“Se non sapessi quello di tua sorella, mistrapperebbe le palle”.“Certo, perché non è normale! Brendanon guarda certe cagate, lei è una donnavera, non ha tutte le vostre manie dafemmine”.“Non glielo hai mai chiesto?” gli diceStephanie.“Tanto che cosa cambia?” risponde lui.“Beh, cambia!” urliamo io, lei, e lanonna!“So quali sono i suoi fiori preferiti, cosìper le occasioni speciali non rischiofiguracce”.“Quali sono?”.“Le rose rosse…ma rosse normali, rosseda rosa, non di un rosso che non esiste”.“Brian mi regalava sempre le orchidee,

che sono il mio fiore preferito, e ciattaccava un biglietto bianco con unamolletta rosa, ed era l’unica cosa cheguardavo!”.Rimangono tutti a fissarmi a boccaaperta.Schiarisco la voce alzandomi in piedi“Vado a dormire, domani ho unagiornata piena” mi avvicino a Gus “Puoiprestarmi la tua auto?”.“No”.“Ti pregoooo…”.“Perché?”.“Vado a fare shopping con le altre, maci serve il tuo macchinone sette posti, aproposito che te ne fai? Siete solo tu eBrenda”.“Le serve spazio per caricare la roba

del lavoro quando va dai fornitori”.Gli do un bacio sulla guancia “GrazieLumiere” gli dico riferendomi al fattoche tenga in garage la sua bellissimaauto d’epoca, senza poterla usare.“Devi farci benzina, è a secco”.Allungo una mano “Mi dai i soldi?”.Alza due volte le sopracciglia “No, devifare il pieno”.“Papiiiiii” lui mi sorride mentre loabbraccio alla vita e tira fuori ilportafogli dalla tasca dei jeansallungandomi cento dollaroni.Intasco la banconota e guardo Stephanie“Vieni anche tu domani?”.“Domani il Lumiere di tuo fratello miporta via per il weekend”.“Ah, non lo sapevo” gli dice lui.

“Ho prenotato ieri”.“E quando pensavi di dirmelo?”.“Cosa cambia? Non devi preparare laroba di Catherine e quella per noi. Saliin auto, guidi, dormi, fai il bagno inpiscina e poi mangi. Vorrei dirti diprovvedere ai tuoi doveri coniugali, madal momento che non conosci neanche ilmio colore preferito, dubito che te lolascerò fare”.“Sei arrabbiata?”.“No amore, sono incazzata nera, madopo che avrò speso un bel po’ di soldiper massaggi extra, forse un po’ mipasserà!”.Jared si alza, va a mettergli le maniintorno al collo fingendo di strozzarla,poi le si avvicina “Sapevo che avevi

prenotato, perché il Lumiere del tuoragazzo, è talmente furbo da farsiarrivare un sms dalla banca quando faiacquisti con la carta di credito”.Stephanie diventa viola dall’imbarazzo.“Ti aveva comprato anche un regalo, unacosa circolare da mettere al dito con unpietrone esagerato, ma forse è il casoche lo riporti indietro”.Stephanie balza in piedi con le lacrimeagli occhi “Mi hai preso un anello?”.“Veramente volevo chiederti disposarmi, ma non potendo provvedere aidoveri coniugali, non so se ho ancoravoglia di farlo”.“Oddioooooo” urla lei, gli salta inbraccio e lo bacia.Sto già piangendo appoggiata a Gus. Lo

guardo. Piange anche lui!Papà guarda nonna “Tu lo sapevi,vero?”.“Certo! Io so tutto!” risponde altezzosa,poi va a congratularsi con Stephaniementre salto in braccio a Jared“Fratellone sono così contenta!!!” glidico stringendolo forte.“Ci guiderai l’auto?”.“Siiiiiiiii” e lo riempio di baci.

CAPITOLO 13

In piedi sul marciapiede, tenendo in

mano l’ombrello per ripararmi dallapioggia, fisso le finestre della camera diBrian.In realtà sono venuta a prendere laPorsche.Stamattina mi sono svegliata con unavoglia indegna di guardare BeverlyHills 90210, così quando Jared efamiglia sono partiti per il weekend,sono venuta da Marna e papà perguardare le vecchie videocassette, equando finalmente Dylan è arrivato ascuola seduto sulla macchina, ho spentola tv e mi sono infilata il giubbino“Dove vai?” mi aveva chiesto Marnache stava imboccando Jack.“Torno subito” risposi, e uscii.Finalmente lo vedo affacciarsi alla

finestra, lascia cadere la tenda bianca epoco dopo si apre la porta, parto comeun fulmine e mi metto davanti a lui: “E’vero che hai pagato per farmi prenderela patente?”.Non sa più dove guardare per sfuggirealla mia occhiataccia.“Allora?”.“Chi te l’ha detto?”.“Allora è vero!!!”.“Sei arrabbiata?”.“Di più…sono offesa!”.“Sei bellissima”.“Vaffanculo”.“Non dire le parolacce”.“Rispondi: sì o no?”.“Si”.Spalanco la bocca incredula perché la

verità è che avrei voluto sentirgli direche non era vero.Che cazzone!Mi metto a piangere come una bambina,non ci credo!“Comunque la macchina me la riprendoperché lunedì probabilmente pioverà edevo andare a scuola” singhiozzobattendo un piede per terra.“La macchina è tua” sussurra.“No, non è mia, non la voglio quellavecchia auto ammaccata”.“E che macchina vorresti?”.“Non te lo dico”.“Tanto lo verrei a sapere, quindidimmelo”.“No”.“Jewel”.

“E’ vero che sei uscito dal bar con unabiondina?”.“Chi te l’ha detto?”.“Un uccellino”.“Vuoi dire JJ” sghignazza.“E’ vero, o no?”.“Si, è vero”.Spalanco la bocca. Non ci credo!Gli mollo uno schiaffo sul braccio…brava furba che sono stata! Con tutto ilposto che c’era, ho colpito proprio ilmio viso tatuato.“Ma chi era, Rachel?”.“Non so come si chiama”.“Però è vero”.“Ti amo, lo sai?”.Ecco: non so più cosa rispondere.Giro sui tacchi per andarmene.

“Comunque la Porsche non èammaccata” urla lui.Stringo gli occhi a fessura.Mi avvicino alla Porsche e mollo uncalcio con lo stivale dalla punta di ferroproprio sulla fiancata.Sono fiera di me!“Questo è per aver pagatol’esaminatore”, mollo un altro calcioalla macchina “Questo invece è peressere uscito con quella che volevarubarci Zio Sam”.Quando inizio a camminare lo sentourlare “Ti amo piccola”.Mi giro e gli faccio la linguaccia, perrisposta chiude la porta.Che cazzone!

“Ci siamo tutte?” chiede Brittany.Siamo sedute sulla monovolume di Gus,io alla guida, Jane al mio fianco,Brittany, Phil e Marna dietro di noi.Ester non è potuta venire perché aiutaMark a studiare.“Pronte” esclama Marna.M’immetto in carreggiata e partiamo perBarrington, missione: shopping!“Stamattina sono andata da Brian perprendermi la Porsche”.“Ah, ecco dove andavi…” mormoraMarna.“L’hai presa? Non l’ho vista davanticasa di Jared” mi dice Jane.“No, non l’ho presa, perché mi ha fattaincazzare quando ha ammesso di averpagato l’esaminatore, e di essere uscito

con Rachel dal bar”.“Oh Dio!” urla Brittany “E allora chehai fatto?”.“Ho mollato due calci alla macchina esono andata via”.Jane mi dà un buffetto sulla spalla“Brava”.Mi stringo nelle spalle anche se in realtàho un dolore al petto dovuto dallagelosia.“Se posso” comincia Phil “è uscito conlei solo perché gli ha detto che dovevainformarlo di una cosa”.“E tu che ne sai?”.“Sono in confidenze ristrette conLucertolone Johnson”.“Va avanti” lo incita Marna eccitata, conla coda dell’occhio vedo Jane saltellare

sul sedile mangiucchiandosi il pollice,le mollo uno schiaffo sulla gambaperché la smetta…stranamente, non lofa, anzi, addirittura mi restituisce loschiaffo, poi lei me lo ridà, e avanti cosìfinché Marna non urla “Bastaaaaaa!!!”.Io e la mia amica ci mandiamo unbacetto all’aria sorridendoci.“In sostanza, Rachel tiene informatoBrian su quello che combini a scuolaassieme a Jason”.Inchiodo al lato della strada, mi volto aguardarlo “Che cosa?”.“Ehi, è Brian Johnson, che altro vuoi cheti dica?”.“E’ una merda” sbuffo e sposto di pocol’auto messa di traverso quandoqualcuno suona il clacson e mi mostra il

dito medio “Come fai a sapere che Brianparla con Rachel?”.“Rachel è la cugina di Stacey”.La mia mascella ha toccato il tappetinodell’auto…non ci credo!“E’ per questo che non la conosceviquando sei tornata a scuola. Lei è arrival’anno dopo che avete finito voi. I suoisi sono trasferiti da Miami per questionidi lavoro. Brian lo sapeva e da allora sifa aggiornare su te e Tarzan, meglioconosciuto come il non-ammaliatore diprede”.“Cazzo, Brian mi fa morire!” rideMarna.Faccio una smorfia e alzo gli occhi alcielo “Non sei divertente” le dico.Lei fa spallucce e torna a parlare con

Phil “Beh, insomma, che gli ha detto?”.“Che Jason ti ha baciato in libreria,glielo aveva già detto via sms subitodopo avervi visti!”.Ecco perché lo sapeva!“Ma che cavolo!” sbraito “Sono percaso finita in “Sorvegliato Speciale”?Non posso neanche andare in girotranquilla adesso?” mi accascio sulvolante frustrata.“Gli ha solamente detto quello che èsuccesso al bar prima che arrivasselui…ecco infatti perché è venuto…perché quando ha saputo che ti eriseduta in braccio a JJ, gli è partitol’embolo. In sostanza, Rachel, gli haraccontato quel che è successo mentrelui era in auto, e che ti stavi

sbronzando”.“C’era anche Gavin, però”.“Si, ma sono arrivati separati perchéBrian inizialmente non voleva venire,aveva paura che avresti dato di matto selo avessi rivisto”.Oh!Sbuffo prima di ripartire “Sapete che vidico? Affari suoi, non m’importa”.Mi guardano tutti con la testa piegata dilato. Non ci credono, e neanche io.Continuiamo il viaggio ascoltano laradio, per fortuna oggi niente OneDirection, ma per la mia gioia “GreenDay”.Meno male che Gus e io abbiamo glistessi gusti musicali, così adesso stoletteralmente urlando “When it’s time”,

dedicandola a Brian.Percorriamo una strada secondaria inmezzo alla natura, quando sento lamacchina fare uno strano rumore…si stalentamente spegnendo…è morta!Merda!!!La benzinaaaaa!!!Do una botta al volante con la fronte“Che cazzo succede?” urla Phil.“Mi sono dimenticata di fare benzina”borbotto.Una tempesta d’insulti rivolti allasottoscritta riempie l’auto finché nonsento Brittany dire: “Ehi Marna, ti staipisciando nei pantaloni?”.OH-MIO-DIO!Ha rotto le acque.Andiamo bene.

Marna si mette a gridare “Chiama tuopadre”.Mi giro a guardarla “Cosa? Non possochiamarlo, se viene a sapere che non hofatto benzina, mi ammazza”.“Jewel!” sbraita.“Che facciamo? Che facciamo?” Philguarda Marna terrorizzato, Brit gli mollauna sberla “Sta calmo, adessochiamiamo l’ambulanza, non siamo micanel medioevo”.Scendo dall’auto assieme agli altri epensiamo a cosa fare mentre Marna sista piano piano deformando daldolore…come la capisco.“Chiamo l’ambulanza” dice Jane,allontanandosi.“Dai, chiama Gus” m’incita Phil.

“Se telefono a Gus verrà qui e miucciderà seppellendo il mio corpo neiboschi” mi do una sberla sulla fronte“Mi aveva anche detto di fare benzina”.“Telefona a Jared”.“E’ via con Stephanie e la bambina”.“Max?”.Lo guardo storto.“Nonna Evelyn?”.“E’ andata con Arthur a scegliere lebomboniere, gli ci vorrà una vita a queidue, staranno già litigando”.“Allora, telefona a Mr. Banana”.“E’ a Dallas dalla moglie defunta”.Scoppiano a ridere.Che stronzi!Nel frattempo mi cade l’occhio suMarna, rossa in volto che mi fa cenno di

chiamare mio padre, la liquido con ungesto della mano.“Allora chiama un carro attrezzi” midice Brit.“Si, che ideona, così quando arriva lafattura che gli dico a papà? Ehm…sai,papi, avevo paura a dirvi che siamorimasti senza benzina e Marna avevarotto le acque” sbuffo indispettita.Phil estrae il cellulare e si allontana,torno in auto “Sta chiamando tuopadre?” mi chiede Marna.“No, sei matta? Comunque abbiamochiamato l’ambulanza”.“Jewel quando la bambina nascerà,giuro che ti ammazzo mentre dormi”.“Avete deciso il nome?”.“Si”.

Sorrido felice “Qual è?”.“Evelyn”.Oooohhhh…che carini, la chiamerannocome nonna.In effetti papà non ha mai avuto unafamiglia. E’ stato abbandonato in fascedalla madre, non sa nemmeno chi sia,per non parlare del padre. E’ passato dauna famiglia all’altra fino a diciottoanni, e quando finalmente ha trovato unafamiglia stabile che gli ha permesso difrequentare anche il liceo ha conosciutomamma a scuola. Si sono innamorati alprimo sguardo, come me e Brian.Quando hanno saputo di aspettare Jaredha mollato gli studi, si è rimboccato lemaniche e assieme a Gus, con cuilavorava di pomeriggio in un garage, si

è messo in proprio ed è stato allora,quando finalmente ha finito di pagare iprestiti e incassare la grana, che suamadre si è fatta viva. Di anni lui però neaveva ventisei. L’ha mandata via senzaneanche farla entrare in casa.Ecco perché chiama “mamma” la nonna,perché lei lo ha accolto come un figlio.Mi riscuoto dal pensiero verso papàquando sento Marna urlare dal dolore,nel frattempo ci hanno raggiunto in autogli altri, ha ricominciato a piovere “Staarrivando l’ambulanza” esclama Jane.“Si, anche Lucertolone” mormora Phil.“L’hai chiamato?”.“Certo”.“Perché?”.“Quanto rompi J!” sbuffa alzando gli

occhi al cielo “Vuoi sapere perché hochiamato Brian? Perché questa èl’occasione perfetta per parlare! Avretemodo di stare da soli per un po’ e…”.“Così mi tocca farci anche la figuradell’idiota per non aver fatto benzina”mi lamento.“Tesoro, ti ha sposata, è abituato a certecose” dice dandomi un buffetto sullaspalla, mi rannicchio sul sedile.“Ok gente, sapete che facciamo mentreaspettiamo?” guardiamo Brittany conespressione incerta.“Cantiamo”.“Si dai, brava Brit, canta, magari midistraggo” borbotta Marna, e poi lanciaun altro urlo.“Non potremo ascoltare la radio?”

domanda Jane.“No” rispondo “perché altrimenticonsumiamo anche la batteria”.Brit si mette a cantare “The ShoopShoop Song” di Cher, dal film “Sirene”,la preferita di sua madre.Vorrei spararmi.Al ritornello si muove a ritmo assieme aPhil che ha cominciato ad andarledietro.Finalmente sentiamo le sirene inlontananza.Dio Ti ringrazio!Scendo in fretta e aspetto che ciraggiungano, Brit e Phil ancora nonhanno smesso di cantare, addirittura sisono lamentati mugugnando un “Uffa,proprio adesso dovevano arrivare?”.

Quando Marna è in barella pronta persalire sull’ambulanza, mi avvicino, mistritola la mano “Chiama tuo padre”ordina, sembra la ragazzina deL’esorcista.“Ok” faccio per salire anche io, ma Philmi spinge lontano dall’ambulanza “Checavolo combini Phil?”.Prende il mio posto accanto a Marna“Tu non puoi venire in ospedale, staarrivando Brian a prenderti”.“Se mio padre non mi troverà inospedale, mi ucciderà”.L’infermiere chiude le porte, troppostanco del battibecco che si svolgendotra me e il mio amico, così mi volto aguardare Brittany e Jane.E adesso?

Cammino avanti e indietro sotto lapioggia battente con il cellulare nellatasca della felpa, che ora sembra pesareun quintale, quando mi decido achiamare papà, mi risponde subito:“Ciao tesoro” lo immagino sorridere.Abbasso la testa un momento, quasi miviene da piangere, prima di dire: “AMarna si sono rotte le acque, staandando in ospedale con l’ambulanzaperché ho dimenticato di fare benzinaall’auto di Gus. Comunque sta bene,urlava un po’, con lei c’è Phil. Ciao” e,senza fiato, gli sbatto il telefono infaccia.Che cosa ho fatto?!Prendo le sembianze del mio quadropreferito “L’urlo di Munch”.

Mi chiama Gus, rispondo tenendo ilcellulare a debita distanzadall’orecchio. “Sei una pazzaaaaaa…semia sorella partorisce in ambulanza, tiammazzo Bocconcino! Te l’avevo dettodi fare benzina, sì o no?”.Rimango in silenzio.“Si o no?” urla.“Si” borbotto.“E allora perché non l’hai fatta?”.“Mi sono dimenticata”.“Come ti sei dimenticata? Te l’avevodetto”.“Tu non dimentichi mai niente nellavita?” gli chiedo. Adesso mi sto proprioarrabbiando.“Non dimentico di fare benzina quandoin auto ho una donna gravida di trentotto

settimane”“Ah! Ah!” borbotto “E’ perché non ti èmai successo”.“Jewel!” urla.Vedo arrivare la Porsche.Come la Porsche?! Le chiavi sono acasa di papà!“Chi ha dato le chiavi della macchina aBrian?” gli domando.“E’ venuto a prendersele”.“E tu gliele hai date?”.“Ha detto che la macchina non la vuoipiù perché è ammaccata. Quando l’haiammaccata? Non la guidi da più di unanno”.“L’ho presa a calci”.“L’ho detto che sei una pazzaaaaa, comefai a prendere a calci una Porsche

Speedster…” tuc, tuc, tuc. Gli ho chiusoil telefono in faccia.Voglio morire!Non solo perché adesso dovrò dirgli chesono rimasta senza benzina, ma dovremochiamare qualcuno che venga a prenderel’auto di Gus, raccontargli che Marnaper poco non partoriva sul sedileposteriore, e dopo tutto questo…sonocompletamente fradicia per la pioggia!Signore, dove sei?!Brian accosta proprio al mio fianco,incrocio le braccia al petto guardandodall’altra parte, sento il finestrinoabbassarsi “Sali?” mi chiede.“No grazie torno con Brittany e Jane”.“Vai pure tesoro” sento dire a Jane“Abbiamo chiamato mia mamma mentre

parlavi con Jack” il viso della miaamica è rosso come un pomodoro, forseha paura che vada a prenderla a calci“Sta venendo a prenderci” dice alla fine.Sento Brian sospirare un “Jewel”.Colta da un’illuminazione che mi eviteràil viaggio di ritorno con Brian, alzo ilnaso all’insù, e dico: “Adesso chiamo ilcarro attrezzi e mi faccio riportare acasa”.“Sta arrivando, ci ho già pensato io”dice lui.“Complimenti, furbizia, e adesso chedico a mio padre?”.“Ho lasciato detto che mettano il conto amio nome”.Ah! E ti pareva!Sto congelando, salgo in auto, poi sbatto

la portiera. Certo che mi lascioconvincere in fretta!“Quando ti arriva la fattura, avvertimi,così ti rimborso”.“Non serve”.“Voglio farlo”.“Devo ricordarti che abbiamo il conto incomune?”.Ma oggi non me ne va dritta una?“Lunedì andrò in banca per farlochiudere”.“Ok”.“Non hai nulla da replicare?”.“Te l’ho detto, faccio tutto quello chevuoi. Per chiudere il conto deve essercila firma di entrambi ma se è quello chedesideri, ti accontento”.Alzo gli occhi al cielo indispettita.

“Ok, allora mi porti a casa?”.“No”.Finalmente smetto di fissare l’auto diGus e mi volto verso di lui “E’sequestro di persona”.“Tu hai commesso una violazione didomicilio, direi che siamo pari”.Lo prenderei a sberle quando haragione! E devo ammettere che ce l’hasempre.O quasi!“E allora dove vuoi andare?”.“Tu dove andavi con le tue amiche?”.“A fare shopping”.Alza un sopracciglio mostrandomi unsorriso che mi fa morire, meno male chesono già seduta altrimenti cadrei dischianto “Considerato che non vuoi

mettere mano al nostro conto, comepensi di pagarti gli acquisti?”“Ho i cento dollari che papà mi avevadato per fare benzina”.Complimenti, brava J che ti sputtani dasola!“Ridi pure”.Non ce la fa più a trattenersi e sganasciacome un matto, alla fine lo seguo a ruota,ridiamo come degli scemi.“Oh Diooooo” sospiro quandofinalmente mi calmo, mi porto le manisulla pancia, ho male ovunque!Smette di fissarmi per guardare nellospecchietto retrovisore, scendedall’auto: mi accorgo che è arrivato ilcarro attrezzi e scendo anch’io.“Torna in macchina” ordina.

“Veramente torno a casa col signore”.“Torna in macchina”.Incrocio le braccia, col muso lungo finoa terra, torno in auto sentendo le mieamiche sghignazzare.Finalmente mi raggiunge, bagnato dallapioggia è ancora più sexy, anche perchéoggi ha la barba incolta.“Vorresti saltarmi addosso?”.Divento paonazza “Scordatelo”.Accende l’auto e partiamo, e so giàdove andrà, al 50 Cent, così questagiornata orrenda diventerà ancora piùschifosa.In auto non parliamo molto, addiritturalascia la radio spenta, guardo fuori dalfinestrino, finché non sbotto “Possoaccendere la musica?”.

“No”.“Perché?”.“Perché no”.Me ne frego e premo il pulsante.Oh-mio-Dio, stava ascoltano “If you seeher say hello” in versione Jeff Buckley.Premo di nuovo il pulsante e mi portouna mano chiusa a pugno sulla bocca,appoggiando il gomito alla portiera.Non posso crederci, ascoltava un’altradelle nostre canzoni, non la nostra, ma laprima che abbiamo sentito insiemequella volta che ci siamo incontrati fuoridal parco e avevo il sedere bagnatofradicio.“Ti ricordi quando nonna ti ha fattotagliare il prato senza maglietta?”.Ride sommessamente “Si”.

“Ti vergognavi?”.“No”.“Davvero?”.“Sapevo che mi stavi guardando”.“Non ti stavo guardando” dico strozzata.“Gus mi ha raccontato che sei caduta dalmobile”.“Ah!” sono completamente stordita“Davvero?”.“Si”.“Volevo vedere le vecchiacce, non te”.“Si, certo”.Torno a guardare fuori dal finestrinoimbarazzatissima, lo vedo alzare ilriscaldamento, d’istinto vorrei metterela mano nella sua, come facevamosempre. Viaggiavamo in auto con le ditaintrecciate che teneva appoggiate alla

gamba.Mi manca da morire.“You tell me all the things you do, tellme that it’s up to you…” comincia acanticchiare “Songs about love” di JakeBugg.Adoro quella canzone, soprattuttocantata da lui, inconsciamente mi prendela mano nella sua e giocherella con ledita.“Come mai canti Jake Bugg?”.“Ho sentito che ti piace”.“Chi te l’ha detto?”.“JJ”.“Scusami?”.“Mi ha detto che ne avete parlato unavolta…”.“E quando hai parlato con lui?”.

“Ieri”.“Ah!”.“Dopo che sei andata via con miamadre”.“Ah!”.“Abbiamo bevuto una birra echiacchierato un po’” si volta aguardarmi stringendomi la mano “di te”precisa in un sussurro.“Ti stai alleando al nemico?”.Spalanca gli occhi basito della miareazione.Tolgo la mano dalla sua e me la porto ingrembo, non so perché mi arrabbiotanto, d’altra parte adesso sto conJason…o qualsiasi cosa stiamo facendoe Brian è un capitolo chiuso, quindi nondovrei arrabbiarmi così tanto, eppure…

non me lo so spiegare.“L’ho avvertito di trattarti bene,altrimenti lo ammazzo”.La suoneria del cellulare mi fa balzaresul sedile e lanciare un urlo, Brit mi stachiamando “Ciao Brit”.“Dovresti vedere Marna…ah ah ah, nonsembra neanche lei”.“Come sta?”.“Sta per far uscire un cocomero da unlimone, come vuoi che stia? Di merda!Siamo fuori dalla sala travaglio esentiamo le urla fin qui”.Mi massaggio la fronte cercando discacciare il ricordo del dolore che hoprovato nel partorire Jeff, urlavo comeuna matta e ho detto a Brian coseorribili.

Gli strattono la maglietta biancaall’altezza del collo “Brian faqualcosaaaaa!!!” urlo disperata, ho ilviso infiammato e caldo, tanto caldo, emale…dappertutto.“Piccola sono qui”.“Cosa me ne faccio di te che miguardi?” lancio un urlo “Dammi lamano! Perché non me la dai più?”.“Credo di avere il mignolo rotto”.“Beh, che cazzo Johnson, era ilminimo, lo vedi come sono messa?”.“Non dire le parolacce”.“Vaffanculo”.L’ostetrica scoppia in una risatamentre l’assistente, giovanissima, simangia con gli occhi il mio bellissimo

marito, e visto che sono incazzata, mela prendo anche con lei.“Ehi, biondina, la smetti di fissarlo?Non lo vedi che ha la fede?” lancio unurlo “E’ sposato” respiroaffannosamente “Con me”.Gli lancia un’occhiata come a dire“Poveretto”.Che stronza.“Brian Johnson, la prossima volta cheti avvicini per fare sesso, te lo taglio”.Scoppia a ridere di gusto prima didirmi “Ok, piccola, ne riparliamo fraquaranta giorni”.“Dai, J, un bel respiro, si comincia avedere la testa” esclama l’ostetrica.Comincio a spingere e respirare, nonso se sia la modalità corretta che ci

hanno insegnato al corso pre-parto, macerco di fare il meglio che posso, e poifinalmente…eccolo!Tiro un sospiro e mi accascio sullettino, non ce la faccio più, comincio apiangere, ho le convulsioni. Sono feliceche questo supplizio sia giunto altermine, e ancora più felice perché trapoco vedremo Jeff, per la prima volta!Brian si avvicina, mi asciuga il visoper la miliardesima volta in tredici oree mi dà un bacio sulla fronte.“Scusa” piagnucolo “Non volevo dirtiquelle cose, e neanche spaccarti ilmignolo”.“Non fa niente piccola, sei stavabravissima”.“Ecco Jeff” dice l’ostetrica

avvicinandosi, è tenuto al caldoavvolto in una copertina azzurra, glihanno già messo il cappellino bianco eme lo porge. “No, aspetti” dico infretta “Lo dia prima al suo papà”.Brian mi dà un bacio sulle labbra e loprende in braccio.Guardo per la prima volta i mieiuomini insieme, sono bellissimi. “Jewel” mi riscuoto con la voce di Gus.Merda!“Ciao Gus”.“Ciao pazzoide, che combini per strada,altri guai?”.“Sono in auto con Brian”.“Ecco il primo”.“Gus” ringhio.

“Tra quanto arrivi?”.Guardo Brian con la coda dell’occhio“Non arrivo”.“Che cosa?”.“E dai, ci siete tutti, la vedrò domani”.“Jewel Violet Morgan porta il culo inospedale prima che mandi qualcuno aprenderti”.“Mi passi nonna?”.“Non c’è”.“E allora perché io devo venire?”.“Jewel!!!” urla, se fosse donna, orasembrerebbe un’arpia.Basta, mi ha stancata, gli chiudo iltelefono in faccia.Jane mi manda un sms subito dopo: TRANQUILLA, STA SOLO

SCLERANDO. MARNA E’DILATATA 4 CM, SARA’ UNAGIORNATA LUNGA. MIA MADRE CIHA PORTATE IN OSPEDALE.DIVERTITI, QUI SIAMO GIA’ INTANTI.P.S.: LE “SIRENE” STANNOINTRATTENENDO LA SALAD’ASPETTO CON “SHOOP SHOOPSONG”.X JANE Le invio la faccina che manda un bacio einfilo il cellulare in borsa.“A che pensavi prima?” mi chiede.“Niente di che”.Annuisce poco convinto “Non è maleJake Bugg, vero?”.

“E’ bravissimo”.“Tipo?”.“Non so, tu che dici?”.“Che è meglio Jeff”.Stringo forte gli occhi, ma stavoltasfugge una lacrima.So perché l’ha detto, perché ha capitoche stavo pensando a lui. A loro.Quando arriviamo al “50 Cent” mi fermaappoggiando una mano sul braccioprima che scenda dall’auto “Midispiace” è tutto quello che mi dice.“Ci pensi mai a lui?”.“No” avvicina la fronte alla mia echiude gli occhi “Penso sempre a voi, edè straziante” mi dà un bacio sul nasoprima di scendere.Corro fin sotto la tenda del negozio e

aspetto che Brian mi raggiunga, quandoStella ci vede insieme per poco nonlascia cadere gli abiti dalle mani “Ciaoragazzi” saluta.“Ciao” rispondiamo in coro,gironzoliamo senza sapere cosaguardare finché Brian non vede unmaglione bianco con scollo a V,semplicissimo “Vuoi provarlo?”.“Dici?”.“Si”.“Ok” entro nel camerino e inizio aspogliarmi, quando sono in reggisenoentra anche lui, appoggia il petto allamia schiena e mi mette le mani sullapancia “Cazzo J” mormora con vocespezzata.Non mi ha mai vista così…è la prima

volta che riesce a capire come mi sonoridotta, le ossa sono in rilievo sotto ilfinissimo strato di pelle, si potrebberocontare persino quelle della colonnavertebrale, per non parlare dellecostole, le si potrebbero usare comestrumento per fare musica.Ed è allora che me ne accorgo…lesfiora piangendo.Stringo forte gli occhi respirando afatica, sentire le sue mani su di me esapere l’effetto che gli sta facendo, milogora.Di solito porto felpe, o maglie larghe, èovvio che non si sia reso conto di comesono diventata, era abituato alla carne,che ora non c’è più. Mi ricordo cheogniqualvolta poteva, si divertiva a

pizzicarmi sul fianco o a stringermi legambe fra le sue, adesso invece quelloche percepisce sono solo ossa, e nientedi più.Sento che si sta spogliando, un fiotto dibile mi sale in gola “Che cosa fai?”riesco a malapena a chiedere.“Voglio sentirti”.Appoggia il petto alla mia schienastringendomi forte, quasi senzarespirare.Mi accarezza la pancia, sento la schienabruciare sotto il tocco della sua pelle,ho un dolore al petto che quasi misoffoca “Brian” sussurro, non ce lafaccio più.Intona il mio pezzo preferito di “Loveryou shoud’ve to come over” di Jeff

Buckley “…it’s never over, myKingdom for a kiss upon her shoulder”,e come recitano le parole, mi depositaun lievissimo bacio sulla spalla ed è lamia fine.Mi volto e lo guardo, è disperato quantome, mi avvicino senza remore, senzatimore, e lo bacio con passione comefacevo allora, quando eravamo insieme.Il mio gesto lo sorprende, sgrana gliocchi, ma poi mi bacia anche lui, miprende in braccio facendomi appoggiarela schiena al freddo muro, ma nonimporta, sono fra le sue braccia, losento, lo vivo, come se fosse la primavolta.Stringo le gambe intorno alla sua vita,quasi come avessi paura che mi sfugga,

mi accarezza in posti dove solo lui èstato e che gli appartengono ancora.Si stacca ansimando “Jewel” sussurraguardandomi, il viso bagnato di lacrime,le labbra leggermente gonfie “Midispiace” dice, e tutto quello che riescoa fare è abbracciarlo forte e inspirare ilsuo profumo appoggiando la fronte alsuo collo “Mi manchi piccola” mormoramassaggiandomi la schiena.“Perché hai detto quelle cose a Jason?”.“Perché sennò lo ammazzavo”.Mi strappa un sorriso “Io non sto conlui”.“Lo so”.“E’ solo che…”.“Guarda cosa sono riuscito a combinarepiccola, guardati…è tutta colpa mia”.

La voce mi muore in gola “Brian…”.“Ti ho vista quel giorno al parco, con luie Jack sorridi, sei felice, non voglioessere responsabile…”.“Vuoi che stia con lui?” lo interrompo.“Voglio che tu sia felice, non desideroaltro”.Mi divincolo dalle sue braccia eappoggio i piedi a terra, comincio arivestirmi senza parlare, mi fermo unmomento per accarezzare i suoi tatuaggi.Quelli dedicati a Jeff mi fanno moriredentro.Prende la camicia e se la infila, poi escedal camerino in silenzio.Lo raggiungo, è appoggiato al bancone echiacchiera con Stella, lei ride da ocagiuliva.

Non si vergogna di farlo alla sua età?Non è più una ragazzina, avrà almenotrent’anni!Sbatto la borsa sul bancone per farlecapire che sono arrivata io, e che devesmetterla s-u-b-i-t-o!Quando capirò cosa mi frulla nelcervello? Boh, forse non lo scopriròmai!E’ ufficiale: sto impazzendo!“Allora?” mi chiede lei “Lo prendi?”.Non ti darò neanche un centesimo,stronza.“Mmmhhh no” mugugno facendo unasmorfia, “il bianco d’inverno proprionon mi dona”.Brian ha già capito tutto e sta al gioco“Non è che non ti dona, sei sempre

bellissima, solo che hai bisogno dimangiare, e tra qualche mese ti andrà apennello”.“Andiamo a mangiare? Sono le quattro”.“Facciamo merenda”.“Come i bambini?”.“Come chi ha voglia di mangiarsi unacrostata di frutta alle quattro delpomeriggio. Accidenti, JJ ti porta amangiare torte a pranzo e cena, e con merifiuti la merenda?” mi mostra unfaccino da cucciolo.So che lo fa apposta, lui non mangiadolci, lo sta facendo per me.“Ok, allora, andiamo, offri tu”.Alza un paio di volte le sopraccigliamostrandomi un sorriso “Col conto incomune?”.

Gli do una sberla sulla fronte ed esco. Sediamo in una tavola calda vicina alnegozio, il profumo di cibo mi solleticale narici mentre sfioro la pelle rossosangue del divanetto su cui sono seduta,Brian guarda fuori dalla finestrapensieroso, con la coda dell’occhioosservo un brownie al cioccolato grandecome una casa, e mi viene subito vogliadi mangiarlo.Sorrido beata immaginando quandoquella delizia sarà fra i miei denti.“Sei bellissima quando sorridi” mi giroa guardarlo, è stravaccato sul tavolo conun braccio piegato a reggergli la testa.E’ bello come un Dio.Divento rossa come un semaforo, ancora

oggi non mi capacito di come possaconsiderarmi così bella. Oggi inparticolare, che sono bagnata fradicia econ i capelli appiccicati alla facciascarna.“Anzi non sei bellissima” mi dice serio,lo guardo torva.Eh?“Sei stupenda”.“Grazie”.La giovane cameriera viene finalmente aprendere le ordinazioni ma si limita aguardare solo Brian.Uno, due, tre: sbatto la mano sul tavoloper richiamare la sua attenzione.Ehi, macché cavolo! So che èbellissimo, ma divento proprio cosìtrasparente?

“Ciao” mi dice lei “che prendete?”.“Mmmhhhh” mugugno, fingo di nonsapere quello che voglio, costringendolaa stare lì a fissarmi senza potersi voltare“Non saprei…che mi consigli?”.“Abbiamo una buonissima zuppa”.“Mmmhhh…no!”.“Pasta?”.“Mmmhhh…no!”.“Un secondo?”.“Che tipi di secondo?”.“Insalata?”.Mi prende per il culo? Secondo lei hobisogno di mangiare insalata? Dovreimangiarmi almeno un maiale intero conla speranza d’ingrassare un chilo!!!“Mmmhhh…no!”“Beh insomma, si può sapere che vuoi?”

sbotta.Accidenti, che maniere!!!Le mostro il sorriso che di solito fapapà: quello di “chi la sa lunga”.“Un brownie al cioccolato”.Finalmente l’accontento, e la facciogirare verso Brian facendo una smorfia.Lui mi sorride, non la guarda nemmeno“Un caffè doppio” le dice.“Da mangiare?”.“Niente per me. Piccola, tu vuoiqualcosa da bere?”.Oh, ma insomma…che uomo!“Un latte macchiato”.Brian mi fa l’occhiolino “Grazie” dicealla cameriera sempre senza guardarla,lei sparisce alzando gli occhi al cielo eio mi crogiolo in questa sensazione di

vittoria.Ah, ah!So che non dovrei…ma ehi,chissenefrega! Finalmente sorrido, hofame, e lui mi ha baciata.“Smetterai mai di fissarmi?” gli chiedoimbarazzata.“No”.Alzo le spalle fingendo indifferenza“Ok”.“Perché hai tolto la fede?”.La sua è sempre lì, all’anulare.Squilla di nuovo il cellulare “CiaoJane”.“Ma quanto ci mette a partorire unmarmocchio? Non ci crederai mai, èancora ferma a quattro centimetri, e te lodico, sto sclerando a sentire quei due

cantare le colonne sonore dei film”.“Che cantano adesso?”.“Stanno urlando “I will always loveyou” di Guardia del Corpo. Secondo meWhitney Houston si sta rivoltando nellatomba”.Sento il telefono gracchiare“Bocconcino, dove sei?”.“In giro”.“In giro dove?”.“A Barrington”.“Con Johnson?”.“Si”.“E che fate?”.“Mangiamo”.Finalmente Gus non parla più, mi chiudeil telefono in faccia.Capisco che approva.

Ed ecco il mio brownie al cioccolato, lodivoro come se lo mangiassi per laprima volta, tanto se starò male, sonocon Brian e non sarebbe la prima voltache mi aiuta a vomitare l’anima.Lui mi guarda finché lo mangiosorseggiando il suo caffè nero, ognitanto faccio una pausa bevendo un sorsodi latte per aiutarmi ad ingoiare ildolcetto. “Ne vuoi un pezzo?” gli chiedoquando ormai sono alla fine.“No”.“Posso prenderne un altro?”.“Per quanto mi riguarda, puoi mangiaretutte le loro scorte”.Sorrido felice “Ok, grazie”.Mangio in silenzio altri due brownie,adesso mi sento scoppiare, forse ho

esagerato.“Vuoi fare due passi?” mi domandaalzandosi dopo aver pagato il conto.“Mi sa che è meglio” lo seguo fuori,finalmente ha smesso di piovere, e orac’è il sole.Camminiamo per la città osservando levetrine, finché non arriviamo davantialla libreria e lui si ferma: “LastGoodbye”, il nostro libro, è in vetrina.Sfiora il vetro con una mano come sepotesse arrivare a toccarlo “La casaeditrice ti ha mandato un altro assegno”mi dice, e ricomincia a camminare atesta bassa, lo seguo silenziosa finoall’auto, mi apre la portiera e mi dà unbacio sulla guancia prima che salga.“Vuoi che ti accompagni all’ospedale?”.

“No” vorrei dirgli, ma il diavoletto sullaspalla torna a colpire obbligandomi arispondere: “Ok, grazie”.Scema, scema, scema, che non sonoaltro.Non voglio andare via, voglio restarequi con lui, perché sarà l’ultima volta enon voglio sprecarla andando dai mieiamici sapendo che rimarrà solo.Arriviamo all’ospedale ascoltando laradio, niente di che, solo una stazionelocale che trasmette musica pop. Peròquando hanno passato “Treasure” diBruno Mars mi sono messa a cantare conlo sguardo di Brian puntato addosso,come se volesse trapassarmi il cervello.Parcheggia lontano dall’ingresso espegne l’auto.

Mi accarezza la guancia con le nocchedella mano, mi sto fissando le scarpe, selo guardassi non me ne andrei più “Ehi”.“Ehi”.“Jewel guardami”.Scrollo la testa, capisce che non vogliofarlo, non so come ci sia riuscito, maadesso mi ritrovo seduta sulle suegambe con il viso appoggiato al suopetto.Stranamente, non piango.“Mi canti qualcosa?” gli domando.“Cosa?”.Rimango in silenzio, e lui ha già capito.“Perché vuoi che la canti?”.“Tornerai?”.“Lo vorresti? Mi vorresti di nuovo quicon te?”

Osservo il parcheggio balbettando un“S-si…no…non lo so…”Mi stringe forte facendomi infossare latesta nel suo collo, gli accarezzo lacamicia a quadri, quella blu e verde,sotto il piumino aperto.“This is our last goodbye…” chiudo gliocchi lasciandomi trasportare dalleparole, ripensando al nostro giorno piùbello. Ho preparato la tavola con la tovagliabuona, quella rosa shocking che hoscovato in un mercatino vintage fuoridal campus, mi è costata un occhiodella testa e Brian si è arrabbiato unsacco, però…oh insomma, in casa sonoio la femmina che prende le decisioni.

E’ così graziosa.Ho messo i piatti buoni, gli unici cheabbiamo e che saggiamente hocomperato bianchi, senza fronzoli odisegni strani, giusto un’ondina perdargli un po’ di vita e, come toccofinale, un grande candelabro d’argentocomprato assieme alla tovaglia. Credoche appartenesse ad una famiglia diebrei perché ci sono sette fori per lecandele, però, era talmente figo chenon ho resistito, tanto non credo che lagente si metterà a contare le candele.Rosa, ovviamente!Mi guardo intorno mentre aspetto cheBrian rientri dal lavoro, ed entusiastadella nostra splendidacasa/bomboniera, faccio un bel

sospiro.Sento la chiave girarsi nella toppa, edeccolo lì: un unto e sexy Brian.Wow!“Ciao piccola”.“Ciao amore” viene a darmi un bacio“Ehi, come mai la tovaglia incriminataè sul tavolo?”.Ancora la detesta.“Oggi mi hanno consegnato il risultatodi un esame e ho preso il massimo deivoti!”.“Oh, piccola sono così contento!” mistringe forte, ma anche se è unto esporco non m’importa, può farmiquello che vuole.“Mi faccio la doccia e arrivo” va inbagno e chiude la porta.

Di solito lo guardo mentre è sotto ladoccia stando seduta sul water con legambe rannicchiate al petto, echiacchieriamo della giornata cheabbiamo trascorso, ma oggi non hodavvero tempo: nel forno c’è la miaspecialità, melanzane alla parmigiana,e siccome è l’unico piatto che socucinare, è anche il preferito del mioamore. Poi ho cucinato l’arrosto,patate al forno e ho fatto anche latorta, la mia preferita, la crostata difrutta. E’ veramente orrenda, non la sipuò guardare, ma oggi quando si èraffreddata ne ho assaggiato unpezzetto e sì, è passabile. Non ottima,ma la si manda giù, con un generososorso di champagne perché senza non

so se passerebbe dalla gola.Ok, fa schifo, ma tant’è.E finalmente eccolo il mio Brian. Mivengono in mente i sinonimi dibellissimo per descriverlo:affascinante, attraente, incantevole,delizioso, fantastico, eccezionale,magnifico…poi mi fermo, ma potreiandare avanti per giorni e giorni!Mi stancherò mai di guardarlo epensare questo di lui? No, non credo!Si è messo i jeans sgualciti alleginocchia, i miei preferiti, e unamaglietta bianca a maniche corte conscollo a V.Cambio: il mio amore, è da sturbo.“Hai fame?” gli chiedo estraendo lateglia dal forno.

“Si, parecchia” viene a mettersi dietrodi me e mi dà un bacio sulla guancia.“Non hai freddo? Siamo in pienoinverno!” gli dico girandomi permettere la teglia a centrotavola.“No”.Si siede a tavola e gira il piatto cheavevo messo storto e lo vede: il test digravidanza è lì davanti a lui, con lebarre rosa che sembrano saltare fuoridalla striscia a urlare “Sonoincintaaaaaaa!!!”.Ok, non mi aspettavo questa reazioneda parte sua: invece di sorridere felicee urlare di gioia, guarda il test comefosse terrorizzato, è bianco cadaverico.Mi avvicino a sfiorargli il braccio…cazzo! Sta sudando.

“Amore, stai bene?” gli chiedopreoccupata, si alza in piedi e miprende le mani fra le sue, tiene gliocchi sgranati dalla paura “E’ miovero?” e io mi sento morire per lui.“Cioè, si, lo so che è mio, è solo che…oddio Jewel, dopo quello che èsuccesso non voglio perdere anchequesto bambino perché lui è il nostro, ètuo…” mi piange il cuore. Non l’homai visto così scombussolato.Gli prendo il viso fra le mani “Brian,guardami” e lo fa.“E’ il nostro bambino, mio e tuo, e nonce lo porterà via nessuno, capito?”.“Si”.Lo abbraccio forte “Non seicontento?”.

Finalmente sorride “Si”.“Ah, meno male” rido e finalmente rideanche lui, poi mi prende in braccio emi bacia “Sei felice?” gli chiedo.Appoggia la testa alla mia spalla “Si”sospira “Oh Dio piccola, mi dispiace,so che ti saresti aspettataqualcos’altro…” deglutiscefreneticamente.Gli prendo il viso fra le mani perguardarlo “Ti capisco, davvero”.“Ti amo, lo sai?”.“Si, lo so” torna a baciarmi e andiamoin camera.Addio cena, ci vediamo fra qualcheora. In un momento di silenzio mormoro

“Non voglio scendere”.“Vuoi che ti porti da qualche parte?”.“Quando parti?”.“Perché hai tolto la fede?”.“Ero arrabbiata”.“Lo sei ancora?”.“Quando penso a come te ne sei andato,e a come mi sono sentita quando tirifiutavi di parlarmi, si”.“Non ti ho mai dimentica”.“Non mi bastava, lo sapevo, ma non mibastava”.“E adesso ti basterebbe?”.“Non lo so”.“Tu sei la mia vita Jewel Morgan”“Lo so, e so chi sei, so tutto di te, madopo quello che è successo non riescopiù a fidarmi. In altre circostanze

probabilmente ti avrei già perdonato, mastavolta è diverso, ho troppa paura dirimanere delusa, di guardarti negli occhiogni giorni avvenire e pensare non aquanto mi ami, ma alle cose mi stainascondendo pensando di proteggermi”.Lo sento sospirare forte prima di dire“Sapevo che Jeff stava male”.Rimango immobile ad occhi spalancati.Non so nemmeno come riesco arespirare.“I medici mi avevano detto che avevadei problemi al cuore, ma non volevanospaventarti ed erano sicuri chesarebbero riusciti a sistemare ilproblema cardiaco”.“Mi viene da vomitare” scendo in frettadall’auto, non so neanche come, e

vomito nel parcheggio, rimango con lemani appoggiate alle ginocchia cercandodi calmarmi, non per i conati, ma perl’incazzatura.Sono letteralmente sotto shock.“Jewel” al suono della sua voce, misembra quasi di resuscitare.“Vaffanculo Brian!” urlo con tutta lavoce che ho “Vaffanculo, sono stancadelle tue stronzate!!! Lo sapevi, losapevi e non mi ha detto niente! Ti odio!Vaffanculo! E’ solo colpa tua se Jeff èmorto, se me lo avessi detto avremmopotuto fare di più …” continuo a darglispintoni finché non troviamo un muroalle sue spalle “Vaffanculo Brian, tiodio”.“Jewel”.

“Non parlare!!!”.Mi metto le mani sui fianchi e mi fisso lescarpe imbrattate con la scritta “E’meglio Jeff”.“Per colpa tua il nostro bambino èmorto” sussurro “Spero che creperaiall’inferno. Torna a casa, non vogliovederti mai più”.“Jewel, mi disp…”.“Non dirlooo!!!” grido, gli mollo unoschiaffo così forte che la mano mi trema.“J” la voce di nonna mi fa voltare ecorrere da lei “Portami a casa” le dicopiangendo, lancia uno sguardo a Brianprima di mettermi un braccio intornoalle spalle e raggiungere la sua auto.Rannicchiata sul sedile posterioreguardo fuori dal finestrino senza parlare,

nonna e Arthur continuano a riceveretelefonate da Gus e i miei amici, hospento il cellulare, non voglio sentirenessuno, non voglio parlare con nessuno.Voglio solo andare a casa, staccare iltabellone di sughero e dargli fuoco, manon nel giardino di casa mia, ma daBrian, così vedrà che stavolta che l’hotagliato fuori per davvero.“Fermati al cimitero, per favore”.Siamo a pochi metri e sento il bisognodi andare dalla mamma.E’ buio ormai, ma non m’importa, nonvengo a trovarla da quando Brian èpartito.Dopo almeno mezz’ora di silenzio,inizio a parlarle “Lo sapeva” singhiozzo“Le uniche tre parole che mi

rimbombano in testa sono “non cicredo”! Adesso che cosa dovrei pensaredi lui? Che poverino non voleva che cirimanessi male? Che poverino l’ha fattoper me? No, non esiste, sapeva chenostro figlio aveva problemi al cuore e ame, che sono sua moglie, e la madre diJeff, non ha detto niente. L’avevo dettoad Elizabeth: è cattivo!” incasso la testafra le ginocchia e piango allo stremodelle forze “Domani dovrò stamparmi infaccia il sorriso più felice che ci sia nelmio repertorio, per andare a trovareMarna, che mi odierà. Non sono neancheandata in ospedale per stare con lui.Anche papà sarà arrabbiato!” mi asciugole lacrime con i palmi delle mani “Nonlo dirò a nessuno perché davvero, se

qualcuno finora non è finito in prigionedopo che mi ha lasciata un anno fa,adesso sono certa che come minimo ilprimo a finire in galera sarebbe Jared, elui si deve sposare! Ecco lo vedi? Sonotutti felici: Jared ha la sua famiglia e sisposa, papà ora ha due figli, oddio nonso neanche se Evelyn sia già nata omeno, comunque al massimo domani,avrà un’altra bambina” mi dispero “Eroio la sua bambina, e non lo sarò più…nonna ha trovato l’amore acinquant’anni, e si sposa anche lei,anche Gus è felice, non l’ho mai vistocosì raggiante. Le mie amiche hannotutte il loro fidanzato storico, l’unico èMax ad essere ancora solo, eppure non èbrutto. Se non avesse l’età di papà, mi

metterei con lui: non parla mai, si faquasi sempre gli affari suoi, lavorasodo, guadagna bene…” scrollo la testaschifata “guarda te mamma, cosa vado apensare con la speranza di essere feliceanch’io un giorno” guardo la suaimmagine nella foto “lo sapeva, cazzo!”.Dopo dieci minuti buoni a fracassarmi ilcervello ricomincio “Non so neanchequando parte, non me l’ha detto, e sonocerta che non lo abbia fatto per paurache vada ad ammazzarlo”.Mi viene un colpo da “pazzoide”…corro a casa di papà, prendo dal garageil famoso martello che qui non serve aniente, e che avevo usato per attaccare iquadri in ufficio, con la bici lilla vadoda lui.

Voglio sfasciargli l’auto: è l’amoredella sua vita, e lui a me ha tolto tutto.Mollo la bici per terra e mi mettodavanti alla Porsche di Dylan, la guardocon odio e disprezzo, so che non ha fattoniente di male, ma voglio colpirlaperché abbiamo sofferto tutti e devefarlo anche lei, che ha vissuto con noiquesta storia.Mi siedo sul marciapiede con la testa frale mani.Non ci riesco!Piango da così tanto ormai, che mi fannomale tutte le ossa. Mi cingo la vita conle braccia e dondolo avanti e indietroosservando l’auto, incapace dimuovermi per riprendere in mano ilmartello al mio fianco, e distruggerla.

Sento la porta di casa aprirsi alle miespalle “Non muoverti” grido, la porta sichiude, ma so che lui è lì, che mi guardadalla veranda.“Non riesco neanche a sfasciarti l’auto”urlo.“Ti odio, lo sai? Non mi stancherò maidi ripetermelo, perché devo farlo Brian,devo odiarti per quello che mi haifatto!”.“Adesso ho capito perché hai detto aJason quella cosa: perché sei uncodardo, avresti preferito svignartelaper non affrontarmi, ma quando torna mimetto con lui, sai? Farò anche l’amorecon lui” sento un tonfo, immagino cheabbia colpito la porta con un pugno“Non ti è mai importato niente dei miei

sentimenti, altrimenti non mi avresti fattasoffrire così. Te l’ho detto una voltaBrian, ho sofferto tutta la vita, ma più ditutto sono stata male per noi! Neanche lamorte della mamma o sapere che Jaredera in rehab, mi ha fatta andare fuori ditesta come hai fatto tu! Ma questo ètroppo”.Sento delle braccia cingermi la vita, èinginocchiato alle mie spalle, statremando, so che sta piangendo anche lui“Non dire che ti dispiace, non ti credopiù ormai. La fiducia è tutto, e tu l’haibuttata al vento, tenendoti dentro dellecose che non avresti dovuto! Spero cheViolet ti faccia passare un infernoquando crescerà, perché è quello che timeriti. Tu-devi-crepare-all’-inferno-

Brian-Johnson”.“Tu mi ami” sussurra.“Lo so ed è per questo che ci sto ancorapiù male, perché ti amo, e invece nondovrei. Non saresti mai dovuto tornarecosì non saremo arrivati a questopunto”.Raccolgo la bici e m’incammino pertornare a casa, mi ferma stringendomi ilbraccio nella mano “Non andare via” midice.Non gli rispondo più, non ne ho le forze.“Erano certi che sarebbero riusciti aguarire Jeff, non sono riusciti a capirecosa sia andato storto” mi stringe forte ilbraccio “Ho sbagliato, e mi dispiace, èper questo che non sono più tornato. E’vero, Violet sta con me, ma non sarei

mai riuscito a guardarti in faccia, dopoquello che era successo. Vuoi odiarmi?Fai bene, io mi odio da quel giorno, daquando mi hanno chiamato fuori dallasala operatoria e mi hanno detto che Jeffnon c’era più. E più di tutto, mi odio peraverti fatta soffrire. Te l’ho detto, sonoun uomo da niente, non ti merito, nonmerito neanche di avere le tue attenzioniora, dovrei lasciarti andar via, ma non ciriesco. Se non ci sei, Jewel, mi mancal’aria. Quando ti ho vista oggi, in quelcamerino, così distrutta, mi sono odiatoancora di più ed è stato allora che hodeciso di dirti tutto, a costo di farmiodiare da te per sempre. Ho capito chese c’era una possibilità per noi era diessere sincero fino in fondo, di

ammettere ciò che in passato nonriuscivo a dirti per dimostrarti che daora in poi non non ci saranno più segretifra noi” lo sento respirare forte “Dopotutto quello che è accaduto con Jeff, nonci sarà mai più nient'altro danasconderti. Tu comperavi i vestiti aJeff, sei diventata matta a preparagli lacamera, il tuo entusiasmo eracontagioso. Non sono mai riuscito a dirtiniente perché non volevo farti soffrire.Poi lui è morto, ha chiamato lei e mi halasciato Violet fuori dalla porta. Potevifarti un’altra vita, e io ero pronto alasciarti libera ma quando tua nonna miha chiamato per dirmi che mia madrestava male, ho pensato che fosse giuntala mia occasione. Ho trovato chi poteva

tenermi Violet ed ho pensatoo chetornando a casa avrei avuto l’occasionedi vederti, parlarti, starti vicino…”.Si mette davanti alla bici, lasciandomiandare il braccio “Ti amerò per sempreJewel, sono stato uno stronzo, unbastardo, puoi pensare di me tutto quelloche vuoi, ma nessuno prenderà il tuoposto. Odiami tanto piccola, ma non miodierai mai, quanto io odi me stesso”.Chiudo gli occhi stringendo le mani almanubrio “Addio Brian”.

CAPITOLO 14

Sono le dieci del mattino, e sono ancorasveglia. Ieri sera sono arrivata a casa,ma non sono andata da Jared, sonovenuta da papà per rannicchiarmi nelmio letto e fissare l’albero fuori dallafinestra.Il cellulare dorme al mio fianco, nonvoglio accenderlo, o impazzirà.Brittany e Jane sono rimaste fuori dallaporta dalle otto di questa mattina, ad

urlarmi di uscire, ma non l’ho fatto,persino papà ha provato a convincermi,ma non c’è riuscito.Le uniche volte che mi sono alzataperché ormai avevo male la schiena hoguardato fuori dalla finestra, la Porsche.L’ha portata lui.Ho riconosciuto il rombo del motore dalontano, stanotte, come quella volta cheè rimasto fuori casa, immagino l’abbiafatto di nuovo, ma a differenza di allora,non ho mai controllato se ci fosse omeno.Lo so, che c’era.Jared e Stephanie sono tornati primadalla mini-vacanza del weekend pervedere Evelyn. E’ nata stanotte, alle02.09.

Cazzo, il destino alle volte gioca bruttischerzi. La mia sorellina è nata nell’orain cui Jeff è morto: le 02.09!Quando sono tornati dall’ospedale sisono fiondati qui, Jared gridava“J,apri!” ma non lo facevo. Stavo lì, aguardare fuori dalla finestra, senzapiangere, senza urlare, non sentivoniente, se non un grande dolore.“Ehi, Bocconcino” mi alzo e vado adaprire.Gus mi guarda dall’alto del suo metro eottanta, entra, chiude la porta con uncalcio e mi prende in braccio prima difarmi sedere sulle sue ginocchia.Canticchia “Over the rainbow”, comefaceva quando ero piccola, e faticavo adaddormentarmi. Non so neanche perché

me la cantasse lui, invece di mamma opapà."E’ andato via?” gli domando con unfilo di voce.“Si”Gli stringo le braccia al collo e inizio apiangere disperata, non so nemmenocome facciano ad uscire ancora lacrimedai miei occhi: pensavo di non avernepiù, ormai. Devo essermi addormentata senzarendermene conto, perché non miricordo neanche di aver chiuso gli occhi.Adesso che li ho aperti, mi ritrovodavanti i tre moschettieri: Brittany, Janee Phil.NO!

“Che combini, J? Ci hai fatti spaventarea morte” urla Brit venendosi a mettere almio fianco, Jane si siede dall’altro latoe Phil si lascia cadere sul materasso infondo ai piedi, tenendo la testaappoggiata alla mano.“Vuoi dirci cos’è successo?” mi chiededolcemente Jane.Scrollo la testa.“E’ andato via” mormora Phil “Devoimmaginare che abbiate parlato”.“Anche troppo” borbotto.“Vuoi uscire?”“No”“Vuoi guardare Beverly Hills?”“No”“Che ti va di fare?”“Voglio bruciare il tabellone di

sughero”.Non respira più nessuno.Mi guardano stupiti, stranamente tutti insilenzio.Mi alzo e vado a farmi una doccia,lascio perdere i capelli, legandoli in unochignon disordinato e indosso degli abitia casaccio, non mi preoccupo diabbinarli, andranno benissimo perquello che devo fare.Esco dalla camera, in cucina ci sonotutti: Village People, presenti! Stanlio eOllio, presenti! Famiglia, varie edeventuali: presenti! C’è anche Elizabeth.Cazzo!Si avvicina con la sedia a rotelle, stapiangendo, mi volto dall’altra parteperché non riesco a guardarla, non

perché sia arrabbiata con lei ma perchémi si spezza il cuore, è sola di nuovo.Mi prende una mano fra le sue “E’andato via” sussurra.Tutto ciò che riesco a dirgli è “Bene, eraora” ed esco di casa con gli amici alseguito.Entro in casa di Jared con la mia chiave,salgo in camera e spalanco la porta.Oh-mio-Dio!Ovunque sono appesi post-it rosa conscritto “E’ meglio Jeff”: devoaggrapparmi a Jane per non svenire.“Che accidenti è successo?” dice Brit.Jared entra in camera proprio in quelmomento “Mi aveva detto che gli avevidato il permesso di venire” mi spiega infretta.

Bastardo.“Si, è vero, doveva prendere una cosache…” non so più che pesci pigliare pernon dirgli la verità “Non mi ricordoneanche”.“Senti J, adesso mi sto stancando, vuoidirmi che è successo?”.“No”.“J” grida.Prendo il tabellone di sughero dal muroed esco per tornare a casa, in garagerecupero un barile di latta e getto dentrodella legna, della carta e alla fineaccendo il fuoco, siamo al freddo, inpiedi sul vialetto che porta al garage.Sono usciti tutti a guardare, inizio astaccare le foto dal tabellone appoggiatoal cemento, prendo prima quella di

Dylan seduto sulla Porsche. L’avevaattaccata la mamma.La tengo in mano assieme alla primaecografia di Jeff “Merdaaaaa!!!” gridoarrabbiata.Non ci riesco!Papà viene a prendermi e mi porta incasa, siede sul suo letto stringendomiforte “Mi dispiace papà, è il tuo giornopiù bello, e io l’ho rovinato”.“Non fa niente, bambina”.“Si invece, è nata Evelyn e tu non seineanche da lei, ma qui con me che tifaccio preoccupare”.“Lei mi farà preoccupare tra qualcheanno”.Riesce a strapparmi un sorriso.“Vuoi dirmi che cos’è successo?”.

Alzo le spalle senza rispondere.Dopo un’ora rimasta a fissare le lancettedell’orologio, gli dico “Vorrei venire daEvelyn”.“Va bene tesoro, andiamo”.Nonna mi guarda con la testa piegata dilato, quando scendiamo in cucina, cisono sempre tutti “Dove vai?” domandaBrit.“Viene a vedere Evelyn”, le rispondepapà.“Veniamo anche noi!” urla e prende permano Phil e Jane.Apro la porta e rimango di sasso, Gavinstava per bussare, con lui c’è ancheBeth.“Ciao” mormora lui.“Ciao”

“Stavi per uscire?”Annuisco con un cenno della testa, miprende il braccio obbligandomi aseguirlo in mezzo al prato “Sta perpartire, è in aeroporto” comincia“Jewel” sospira, non sa neanche cosadire.“Senti Gavin, se sei qui per parlarmi deltuo amico, risparmiati il fiato!”.“Si è quasi ucciso a Miami”.“COSA?”“Si era messo a fare corse in auto con lasperanza di sfracellarsi contro un muro,tanto si odia”.Vorrei avere la forza di dirgli “Magari,si fosse schiantato” ma non lo pensodavvero.Si è quasi ucciso.

“So che mi ama ma questo suo tenermilontana dalle cose negative invece dicondividerle per affrontarle insieme miporta ad innalzare un muro tra di noi.Come posso fidarmi di un marito chenon mi parla? Vivrei con l’angoscia chemi stia nascondendo qualcosa…nelperenne dubbio e non riesco a farloperché io, e lui lo sa, credo fermamenteche la sincerità e la fiducia siano tutto enei confronti di Brian, la seconda nonc’è più” lo guardo negli occhi “Oradimmi Gavin, che dovrei fare? Andareall’aeroporto e dirgli che è acquapassata?”“Non devi fare niente che tu non voglia,ma lo conosco meglio di chiunque altro,e so che quello che ha fatto, era per te”.

“Basta!” grido, cammino fino all’auto dipapà a testa bassa.Salgo sul sedile davanti, rannicchio legambe appoggiando i piedi al cruscotto,osservando Gavin finché non spariscedalla mia vista.Lancio un’occhiata alle Converseimbrattate “Possiamo andare acomprarmi un paio di scarpe nuove?”chiedo con una nota di malinconia a miopadre.“Si” sospira, so che non è d’accordo.

* * * * * Evelyn è bellissima! La guardo dormireal di là del vetro, tiene gli occhi chiusi,dorme come un angelo.

Una pacca sulla schiena mi fa voltare,“L’esorcista” è tornata fra noi “Checazzo hai combinato, J?”.“Non potresti parlare piano? Sveglieraii bambini!” sgrido Marna, la quale miliquida con un gesto della mano “Sai chem’importa! La vedi quella bambinacarina con la tutina rosa? Quella è tuasorella e ha i tuoi geni, è matta dalegare! Urla quanto te quando eripiccola”.“Parla piano” ringhio.“Parlare piano? Mi hai tenuta in mezzoai boschi per paura di tuo padre! Se cipenso adesso vorrei strangolarti! E poimi hai mandato dietro anche le “Sirene”che hanno cantato per tutto il tragitto inambulanza! Volevo ammazzare anche

loro! Almeno è venuto qualcuno aprenderti?” è rossa in volto a forza digridare.“Si, sono venuti” mormoro.“Chi?”.“Un carro attrezzi”.Si gonfia come un pallone: “Sei andatadalla concorrenza?”.“Era un’emergenza”.“Che cazzo, J, ma dove hai la testa?Potevi telefonare a Max”.“Senti, la macchina è a casa di tuofratello, tu hai sfornato la bambina ed iosono sana e salva quindi…dacci untaglio”.“Hai visto Brian per caso?”.“Mmmhhh” mugugno “Vieni, andiamo”.La strattono per il braccio obbligandola

a seguirmi fuori dall’ospedale, le faccioindossare il mio piumino, tanto io sottoho una felpa termica, e comunque,(ormai) non sento più niente.“Perché mi hai fatta uscire?”.“Perché non voglio che svegli Evelyn”.Fa una smorfia facendomi cenno diseguirla verso una panchina.Osservo le finestre dell’ospedale insilenzio.“Mi sto rompendo, J, mi dici chesuccede?”.“Sapeva che Jeff era malato”.Mi osserva come se stesse perscoppiare “Che cosa?” sbraita.Meno male, che sono previdente.“Ti prego Marna, non urlare, non lo sanessuno”.

“E tu lo racconti a me? Sai che nontengo mai la bocca chiusa”.“Voglio metterti alla prova” scherzo.“Giuro, quando torno a casa, tiammazzo”.“Ha detto che i dottori lo avevanoinformato del problema di Jeff, cheancora non conosco, e a dire il vero nonvoglio neanche saperlo. Non me l’hadetto per non spaventarmi, i medici gliavevano assicurato che sarebberoriusciti ad operare il bambino senzaproblemi, e invece…” sospirorumorosamente.Mi passa una mano sulla schiena “MioDio, J”.“Non dirlo a papà” la supplico.“J” sospira.

“Ti prego, Marna, non lo sa nessuno”.“Non lo dirai a nessuno?” domandastupita.“No”.“Va bene tesoro”“Sei ancora arrabbiata?”.“Si, ovvio!”.Le do un bacio sulla guancia sapendobene che la farà sciogliere.“Ce l’hai una sigaretta?” mi chiede.“No”.“Uffa! Tuo padre non me le vuolecomprare, sto andando fuori di testa”.“Marna, tu sei già fuori di testa”.“Sei arrabbiata con Brian?”.“Posso dirti un segreto segretissimo?”rimane in silenzio “Vorrei andare inaeroporto, e dirgli che ho capito il suo

gesto, perché è vero, l’ho capito, soloche fino ad ora non volevo ammetterlo”.“Posso dirti una cosa?” la guardoannuendo “Se è questo che vuoi, allorafallo, prendi l’auto e vai da lui” sgranogli occhi incredula “Vuoi sapere comeandrà a finire? Rimarrai qui, vedraiJason come un angelo mandato da tuamadre ad alleviare le ferite e poi ungiorno ti sveglierai, magari saretesposati, oppure qualcuno avrà preso ilsuo posto, questo non lo so, ma di certo,vedrai sempre lui, ogni giorno alrisveglio, e ogni sera prima di chiuderegli occhi per dormire. E’ lui il tuo BrianJohnson”.“E’ stato cattivo, però” sibilo.“E’ stato più cattivo con sé stesso”.

“Lo difendi?”.“No, ma sono sicura che si stiaodiando”.“Avrei preferito che me lo dicesse”.“Hai idea di cosa sarebbe successo se telo avesse detto? Tu saresti uscita disenno, avresti mollato gli studi, ti sarestirannicchiata a letto a piangere, ti sarestiincolpata di non essere stata attenta eche era tutta colpa tua! Ti ha permessodi vivere la gravidanza serena e sai benequanto me quanto sia importante perchéè un momento molto delicato. Ti seiconcentrata sull’università e Jeff, equesto era quello che ti serviva. Pensimai a come si sia sentito lui? Dovertornare a casa ogni giorno e fingere cheandasse tutto bene? Non riesco neanche

ad immaginare come abbia fatto a nonandare fuori di testa”.Mi volto a guardare un signorecamminare con le stampelle “Sai che tidico Marna?” mi giro verso di lei “Chesono più incasinata di prima”.Mi stringe forte passandomi un bracciosulle spalle, ma rimane in silenzio.“Torniamo dentro?” le chiedo.Si alza prendendomi sotto braccio“Brian Johnson, rimane un nome dafigo!” sbotta, e lì non mi trattengo più:rido e piango insieme a lei, che è la mianon-matrigna, matta come un cavallo, mache se non ci fosse, non so davvero cosafarei.Aspettiamo che Marna e papà lasmettano di scambiare effusioni come

due ragazzini ai primi amori, quandosalutandola, prendo Brit sotto braccio,lei tiene gli occhiali da sole sul naso(veramente non li ha tolti da quando cisiamo viste stamattina a casa di papà),mi stringe forte la mano per darmi forzasorridendo.Sarà strana, ma io l’adoro!

* * * * * * In auto non parla nessuno, ascoltiamo inreligioso silenzio “Untitled” dei PearlJam, versione Jake Morgan. La stacanticchiando a cappella come fosseimmerso in un’altra realtà.Questa canzone mi fa pensare a Brian, aquando arriverà a Miami e sarà solo.

“Andiamo in aeroporto”.“Cosa?” chiede Jane.“Voglio andare in aeroporto”.“Oddio J, non vorrai dirmi che vuoiandare da lui” mormora Brittany.“Devo dirgli una cosa, prima che se nevada”.“Tu sei matta da legare, ha ragioneMarna!” sbuffa.Mio padre mi guarda con la codadell’occhio, mi mostra un sorrisetto epreme il piede sull’acceleratore!Io amo il mio papà!Dopo aver trascorso un viaggioall’insegna degli insulti, papà mi“scarica” davanti alla porta delle“Partenze”: anche gli altri non scendono.“Ti chiamo appena ho finito” gli dico

sbattendo la portiera, Brittany mi mostrail dito medio, Jane saltella sul sedilemangiucchiando il pollice mentre Philsorride raggiante.Corro per l’aeroporto alla ricerca deltabellone per vedere a che ora partiràl’aereo per Miami. Merda! Parte traquindici minuti, spero che sia ancora infila per il check-in.Ed eccolo lì, pronto a consegnare tuttoalla hostess e salire in aereo “Brian!”urlo.Lo vedo irrigidirsi, si volta piano quasinon credesse di aver sentito la mia voce,corro da lui sotto lo sguardo vigile eincazzato della hostess.Lo trascino per il braccio per spostarcidi qualche passo, lontano da occhi e

orecchie indiscrete.“So che stanotte sei stato fuori da casamia, ho visto la macchina e comunque tiho sentito arrivare, ero sveglia, nonriuscivo a dormire e continuavo apensare a quello che mi hai detto”.“Brian, guardami” si sta massacrandol’interno della guancia osservando gliaerei.“Papà cantava una canzone dei PearlJam in auto, e ho pensato a te, a quandotornerai a Miami e sarai solo” devoprendere fiato “Ho capito perché mi haitenuta nascosta la verità, ho capitoperché l’hai fatto, davvero, ci hopensato tutta la notte e adesso lo so:avevi paura che avrei sofferto, che avreitrascorso il resto della gravidanza con il

terrore che potesse succedere qualcosa.Non hai alcuna responsabilità per lamorte di Jeff, non è stata colpa tua, era ilsuo destino, ma non riesco a perdonartiBrian, non ci riesco, e lo vorrei tanto”.“Mr. Johnson” lo chiama la hostess.La guardo con gli occhi velati di lacrime“Sei stato il mio grande amore BrianJohnson, tu mi hai dato più di chiunquealtro, mi hai resa felice, mi hai fattoprovare emozioni sconosciute e hai fattouscire il meglio di me…e con il tuoaiuto sono riuscita a prendere lapatente” finalmente lo vedo sorridere.“Mr. Johnson” di nuovo.Ancora?!Lancio un’occhiataccia alla hostess,stritolandomi le mani per reprimere

l’istinto di andare a strozzarla se non lapianta.“Brian, guardami”, da quando hocominciato a parlare, non lo ha ancorafatto.“Ok, d’accordo…allora...”.“Mr. Johnson”.“Ma che cazzo! Non lo vede che stiamoparlando?!” sbotto irritata.“Signorina, c’è un aereo che devepartire”.“Beh, accidenti, ne ho presi tanti diaerei che partivano con ore di ritardo,per cinque minuti possono ancheaspettare!”.Non è vero niente, comunque…“Brian, dimmi qualcosa”.Non dice niente.

“Brian…”Rimane ancora in silenzio.“Non puoi andartene senza dirmi niente,sono venuta apposta per vederti! Noidobbiamo parlare!”.“Jewel” sospira.Gli prendo il viso fra le maniobbligandolo a guardarmi negli occhi“Se è vero che mi ami Brian devi dirmiqualcosa, qualcosa che potrò portarecon me per sempre perché non voglioche tra di noi finisca così, ricordandosolo le ultime cose che mi hai detto”.Finalmente lascia cadere il borsone e miabbraccia forte, mi prende in bracciofacendomi appoggiare la schiena allavetrata “Tu sei la mia vita Jewel, nonvolevo farti soffrire, ma non ho fatto mai

niente di meglio da quando ti conosco.Te l’ho detto: non ti merito! Non vorreiandare a Miami, non vorrei lasciarti, seme lo chiedessero morirei per te”appoggio la fronte alla sua, quasi senzarespirare “La morte di Jeff mi hamandato completamente fuori di testa,mi sentivo in colpa perché sapevo cheavresti sofferto, ma non sapevo cos’altrofare. Violet è mia figlia e la amo daimpazzire, ma ci sono dei momenti in cuila guardo e penso che se non ci fosse, ioe te non saremo in questa situazione.Niente e nessuno potrà mai avere il mioamore incondizionato, quello è solo perte Jewel” mi stringe forte appoggiando ilviso alla mia spalla.Mi divincolo rimettendo i piedi a terra e

lo abbraccio “Io ti amo e non è statacolpa tua, potrei dirtelo un milione divolte, ma so che non ci crederesti. Non èstata colpa tua” ripeto in un sussurro.“Mi dispiace tanto piccola” mormorastringendomi forte.“Mr. Johnson”.Ma accidenti, questa hostess sa dire soloil suo nome?Mi stampo in faccia un sorrisotiratissimo, sciogliendomidall’abbraccio “Non devi avercela conViolet, non ha fatto niente di male, èsolo una bambina”.“Non vorrei partire”.Non resisto, mi aggrappo a lui perbaciarlo, perché sarà l’ultima volta chelo faremo, è un bacio dolce, solo lui

bacia così.“Ricomincia a studiare, o ciperderemmo il meglio di te”.“Tu cosa farai?” gli chiedo strozzata.“Lavorerò al garage, canterò al pub” mifa l’occhiolino ridendo “Cose così”.Non ci credo che lo sto facendodavvero: “Non andare via” esclamo.Mi stringe un fianco con la mano “Sesapessi di avere di nuovo la tua totalefiducia, giuro su Dio che andrei aprendere Violet, come mi hai chiesto unavolta e la porterei qui” mi dà un baciosulla fronte a occhi chiusi “Io ti amoJewel Morgan e a te non ci rinuncio, seistata la cosa più bella che mi sia maicapitata e aspetterò per sempre che tusia di nuovo pronta per noi”.

Sono così depressa che l’unica cosa cheriesco a fare è mostrargli un sorriso.“Ci vediamo, piccola” mi dà un altrobacio prima di raccogliere il borsoneper andare a prendere l’aereo.La hostess mi guarda mentre mi asciugole lacrime con le maniche del giubbino“Hai visto? Abbiamo finito!” gridoacida.Alza gli occhi al cielo e sparisce.Esco dall’aeroporto a testa bassa senzapensare a niente che non sia Brian.“Che cavolo fai?”.Alzo la testa: Brittany sta litigando conl’addetto alla rimozione auto, papà èsparito, ci sono solo lei, Phil e Jane.“Signorina non potete parcheggiare qui”.“Stiamo aspettando un’amica”.

“E allora?”.Si avvicina al ragazzo incrociando lebraccia sul petto, lo guarda come permangiarselo “Senti, non che siano affarituoi ma la mia migliore amica stalasciando partire suo marito per Miami,che non tornerà più! Pensi che abbia leforze per venire fino al parcheggio? Noil’aspettiamo qui oppure chiama laPolizia, perché la sottoscritta BrittanyEvans non schioda di un millimetro!”.“Sono qui!” esclamo.“J, amore, ti stavamo aspettando” tornaa guardare l’addetto alla rimozione“Tanto casino per niente! E’ arrivata,hai visto?”.Mi vergogno da morire, e poi sarei io la“Regina delle figure di merda!”.

“Andiamo?” il ringhio di papà ci favoltare, è nero come la pece e poicammina lento, troppo lento, il che nonva per niente bene!In auto non parla nessuno, lui continua astringere il volante “Si può sapere chehai?” sbotto irritata.“Che vi siete detti?”.“Ci hai spiati?”.“Beh, non è che foste tanto nascosti”.“E tu perché sei venuto a guardare,scusa?”.“L’aeroporto è un luogo pubblico”.“Papà!!! Accidenti, sei peggio dinonna”.Per risposta, sbuffa.“Ci siamo detti addio” borbotto.“Vi siete detti addio talmente tante volte,

che non le potrei contare sulle dita diuna mano” urla Brit.Giuro: vado dietro e la uccido.“Bel modo di dirvi addio” esclama miopadre.Lo guardo allucinata “Che vuoi dire?”.“Non pensavo che per dirsi addio lagente giocasse ad arrampicarsi sullevetrate”.Se non muoio d’imbarazzo oggi, non misuccederà mai più!Mi nascondo il viso con una mano pernon guardarlo.“Allora?” mi incita.“Papi, ci è venuto così!” rispondostrozzata.“Andiamo Jake, come credi che abbianoconcepito un figlio?” sbotta Brittany.

Voglio morireeee!!!“Brit!” la sgrida Jane.“Sentite, non è che il Signore le hamandato l’angelo perché è la VergineMaria”.“Brit, sta zitta, o ti lascio per strada” ledice mio padre.“Mr. Morgan perché si scandalizza?Anche lei fa sesso” gli dice Phil.E lui che fa? ACCOSTA!!!“Scendete”.“Cosa?” urliamo in coro.“Jane, tu sei l’unica sana di mente quidentro, perciò se vuoi puoi restare, glialtri tre scendono”.“Papà, ho appena lasciato partire miomarito, e tu mi molli per strada?”.“C’erano delle regole”.

“Ma quali regole, papà? Se la deflori tiuccido?” sbotto, non ci credo che nestiamo parlando davvero “Dalla sera delballo nel frattempo ci siamo sposati”.“Sono tuo padre”.“E allora, scusa? Guarda che sentivo tee Marna giocare al dottore quandovivevo da voi”.Diventa bordeaux d’imbarazzo, si voltagelandomi con lo sguardo “S-c-e-n-d-i”.Apro la portiera talmente forte che perun pelo non rincula e mi viene addossoal naso “Guida piano” ordino.Io e i miei amici lo guardiamo partiresgommando, incrocio le braccia al petto“Che facciamo?” chiedo.“Daiiii, facciamo l’autostop! Magariqualcuno si ferma” propone eccitato

Phil.Noi tre lo guadiamo di sbieco.“Chiamo nonna”, estraggo il cellularedalla felpa, ho un sms: Questo non è stato il nostro ultimoaddio, ti porterò sempre con me.Ricorda a quello là, che anche se sonolontano le cose le verrò a sapere.Tu sei la mia vita, Jewel.Per quel che vale, sono orgoglioso dite. B. Oddioooo…“Che succede J? Hai una faccia” michiede Jane.“Niente” cerco il numero della nonnatrattenendo il fiato.

“Ciao tesoro”.“Nonna, puoi venire a prenderci?”.“Non sei con tuo padre?”.“Veramente no. Ci ha mollati sullastatale”.Ride come una scema.“Hai finito?” le domando quando non neposso più.“Non posso venire, sto scegliendo letovaglie”.“Cosa?”.“Chiama Gus”.“Mi ucciderà”.“Perché tuo padre vi ha lasciati perstrada?”.“Si è arrabbiato”.“Perché?”.“Ha visto che Brian mi ha presa in

braccio in aeroporto e che ci siamobaciati e allora si è incazzato,soprattutto quando Brit, meglioconosciuta come “la fenomena” ha tiratofuori il sesso”.“Oddio quanto è all’antica quell’uomo”sospira “Dai, vi mando Gus”.Arriccio il naso “Ok” e riattacco.“Arriva?”.“No, manda Gus”.“Noooooo, J, mi fa paura quell’uomo”mi dice Phil, Brit gli dà una spintarellacon la mano “Ma chi Gus? Ah ah ah,quell’uomo non farebbe male a unamosca. Secondo me, dentro di lui, èincarnata una donna col ciclo perenne: èinnocuo!”.Dopo essere stati seduti sul guardrail

per almeno quaranta minuti buoni,vediamo Gus arrivare col Minivan. Nonscende. Vorrei salire dietro persfuggirgli, ma Phil mi spinge così forteche, per forza di cose, mi ritrovo adover sedere di fianco al biker.Parte in silenzio, non accende nemmenola radio.“Gus, posso cantare?” gli chiedeBrittany.“No”.Schiocca la lingua infastidita.“Gus, posso raccontare una barzelletta?”gli chiede ancora lei.“No”.“Gus, non si può fare un accidenti diniente in quest’auto?”.“Si, J potrebbe spiegarmi perché cavolo

ha dato spettacolo in aeroporto”.“Te l’ha già raccontato?”.“Bocconcino, tuo padre mi dice tutto”.“Possiamo evitare di parlarne?”.“No”.“Mmmhhhh” mugugno.Finalmente arriviamo a casa, ci lasciada Jared che ci aspetta seduto suigradini della veranda “E’ vero che haifatto festa con Brian in aeroporto?”grida camminando.“Oh, ma insomma! Accidenti, sietepeggio delle pettegole”.Gus ci raggiunge, io rimango sul vialettoattorniata da quei due che non lasmettono di ripetermi “Non avrestidovuto”, i miei amici hanno raggiuntoStephanie che è uscita con Catherine in

braccio, per vedere che cavolo hanno daurlare due dei Village People, e perfinire…arriva Jason!Ops!Scende dall’auto sorridendo, e mi vieneincontro, smetto di fingere di ascoltare ilmio padrino e il fratellastro (perchéquando rompe, lo considero come tale!),e lo saluto “Ciao Jason”.“Ciao J”.Gus e Jared lo inchiodano conun’occhiataccia “Che succede?”domanda perplesso.“Chi ti ha dato il permesso di venire sulmio vialetto?” gli domanda Jared.Non posso crederci!Lo spintono perché si scansi e mi lascipassare.

“Jared, sei matto? Ti sembra il modo diparlare all’amico di J?” urla Stephanievenendo verso di noi “E comunque ilvialetto non è nostro, idiota, viviamo inaffitto”.“Finché pago, il territorio è mio”“Allora facci la pipì come i cani” glisuggerisco.I miei amici scoppiano a ridere e ancheGus “Che ti ridi?” gli domando.“Bocconcino, mi fai morire”.Aveva ragione Brit: Gus è una donna colciclo!Jason mi dà un bacio sulla guancia“Bleah!” fa Jared, mi volto a guardalorossa in viso tanto sono arrabbiata “Tene vai?” gli domando.“No”.

Piagnucolo “Stephanieee”, lei lo prendeper il braccio e lo accompagna in casatempestandolo d’insulti, anche tutti glialtri li seguono mentre Gus rimane almio fianco.“Ehi, Mr. Banana, come ti chiami dicognome?”.Alza un sopracciglio “Williams”.Gus inizia a contare le dita della mano“Williams, ci sono le regole”.“No!!!” sbotto.Fa come mio padre, alza le spallesbattendosene altamente e continua: “1)a casa per mezzanotte; 2) devi respiraread almeno due metri di distanza…”.“La 5 è: Se la deflori, ti uccido ma nonti preoccupare, quella è già stata infrantae come le altre non conta” intervengo.

“Bocconcino!!!” .“Gus, non sono più una ragazzina…”.“Tu sei la mia Jewel, e non me ne fregaun accidenti se ti sei sposata adessoJohnson è partito, quindi si ricominciadaccapo”.“Hai visto Brian?” mi domanda Jason.Sento un nodo in gola “L’auto di Gus ciha lasciati a piedi, Marna ha rotto leacque e Phil lo ha chiamato perchévenisse a prenderci”.“Veramente, l’auto era a secco perché tunon hai fatto benzina!”, puntualizza Gus.“Come si chiama la bambina?” domandaJason.“Evelyn” rispondo “come nonna”.“E’ bella?”.“Molto”.

“Come te?”.“Macché domande fai, Banana? Nonsono neanche consanguinee!!” sbottaGus.“Mi chiamo Jason Williams”.“Williams, Banana, Tarzan…hai piùsoprannomi tu di tutta la città messainsieme!”“Davvero?” domanda.“Eh sai, da queste parti ci capiamo così:per soprannomi”.“Il suo qual è?”.Sorride fiero massaggiandosi la pancia“Easy Rider”.Ma che cazzo, dice? Non è veroooo!!!Non mi trattengo più, scoppio a ridereguardando lui che ancora si crogiolanella falsità della sua bugia.

Jason schiarisce la voce “Forse èmeglio che vada”.“Si, forse è meglio” gli fa eco Gus.“Adesso piantala! Vai subito in casa!”lo sgrido.“Bocc…”“Ti ho detto in casa”.Parte a testa bassa borbottando, guardoJason “Scusa, sono mortificata, seipassato nel momento sbagliato”.“Non preoccuparti, ti ho vista e mi sonofermato per salutarti”.“Sei stato gentile”.“Allora? Brian è partito?”.Mi viene un dolore al petto “Si, ètornato a Miami” faccio una pausa “Persempre”.“Quindi ora sei libera”.

Però…che tatto!Spalanco gli occhi incapace dirispondergli.“Cioè, volevo dire…” non sa più chepesci pigliare.“Si, Jason, sono libera”.Mi sento male solo a parlarne, ma è larealtà: sono libera. L’amore della miavita se n’è andato, domani è lunedì ecome ho deciso andrò dall’avvocato perfar compilare le carte per il divorzio.“Ci vediamo domani a scuola” mi dicesorridendo.“Si” mormoro abbassando lo sguardosulle Converse.Si avvicina per darmi un bacio sullaguancia e se ne va.Quando torno in casa sono ormai le nove

di sera, Stephanie sta ancora litigandocon Jared e “Easy Rider”, mentre i mieiamici mi seguono in camera.Qualcuno ha appeso il tabellone disughero al muro mettendovi in ordine i“nuovi arrivati”, cioè i post-it “E’meglio Jeff”, li sfioro con le ditasentendomi pervadere da una sensazionedi disagio.“Vuoi restare un po’ sola?” mi chiedeBrit.“Vorrei, si”.Viene ad abbracciarmi assieme agli altripoi chiude la porta alle sue spalle.Sono sola.Vorrei correre dalla mamma, ma sonoveramente esausta, penso che questa siastata una delle giornate più pesanti di

tutta la mia vita.Brian se n’è andato e ora ho la certezzamatematica che davvero non tornerà maipiù e non è perché a Miami c’è Violet,non è perché non voglia ma perché se lofacesse tornerei con lui e ora come oranon sono nella condizione per farlo.E’ stato qui, in questa stanza, a metterepost-it, come quella volta in ufficio.Lui sapeva di Jeff, e si è distrutto pernoi.Mi lascio cadere sul letto, rannicchiandole braccia sotto il cuscino.A volte mi siedo per terra ripensando aquando l’ho visto la prima volta.Mio Dio, divento rossa dall’imbarazzosolo a pensarci. Che figuraaa!!!Inconsciamente mi nascondo il viso fra

le mani: Cazzarola, è veramente uguale aColton Haynes. Rasato, per giunta!!!Sembra appena uscito dal video diTrouble di Leona Lewis! Sonospiazzata.“Ti serve qualcosa?” mi chiede“Colton”.Scuoto il capo ed esco dal mio stato ditrance “Ah già!!!” borbotto tra me eme “Ehiiii” urlo non appena miriprendo “non hai visto cosa mi haifatto, brutto idiota?” sto indicando conuna mano il lato destro del mio corpoche sgocciola dalla testa ai piedi.Mi guarda impassibile, prende la borsadi pelle nera che è adagiata sul lato

passeggero, si aggiusta un berrettonero in testa calando la visiera sugliocchi e scende dall’auto.Mi guarda con le palpebre socchiuse“Dovrei chiederti scusa?” mi dice conun ghigno.“Non so, tu che dici?” gli rispondomettendomi una mano su un fianco ealzando il mento per intimidirlo, chepoi lo sa meglio lui di me, la mia mossanon funziona proprio per niente.Lo vedo avvicinarsi alla mia guanciasinistra, mi dà un bacio lievissimo“Scusami” mi sussurra all’orecchio. Un altro mi avrebbe mandata a quelpaese, lui no, è stato allora che hainiziato ad amarmi.

Colton…quando ci penso mi viene daridere, il ricordo della sua espressionequando ha visto la foto dell’attore sultabellone di sughero, è impressa nellamia mente come se la stessi vedendoora.Prendo la borsa che ho lasciato cadereper terra e tiro fuori il cellulare perrileggere il suo sms.Cammino fino al tabellone e prendo inmano la nostra foto, la prima, quella delballo, il giorno che Ester mi haraccontato tutto di lui: l’incidente diElizabeth, Stacey, suo padre, iltradimento.Una lacrima cade sulla foto “Nooo”mugugno, l’asciugo in fretta con unlembo della maglietta, ma ormai…è

rovinata. Era stata stampata su carta dafoto, e ora il foglio bagnato, èleggermente ondulato.

CAPITOLO 15 “Buongiorno” mi saluta pimpante laprof. Carlton.“Salve” rispondo, finta-pimpantecercando d’imitarla.

“Passato bene il weekend?”.

“Ne ho avuti di migliori”.“Come mai?”.“Siamo rimasti a piedi con l’auto, io e imiei amici, e c’era anche Marna che harotto le acque ma è nata Evelyn, quindialla fine non è stato così terribile com’ècominciato” sorrido.“Hai visto Jason?”.“Non ancora oggi”.“Intendevo nel weekend” mi diceprendendo in mano la ventiquattrore.“No, so che è andato a Dallas”.“Come mai?”.Un attimo: qui qualcosa non quadra!Perché mi pone tutte queste domande?“Non lo so, non siamo così inconfidenza” mento.Fa una smorfia ed esce dall’aula

professori, la seguo silenziosa.Passando di fianco al mio vecchioarmadietto ancora ammaccato, mi vieneun dolore al petto.Non smetterò mai di ripeterlo: stronzo,quello che l’ha rovinato.Entriamo in classe, Rachel mi sta giàfissando. Stronza pure lei!“Che hai da guardare?” le domando.Sgrana gli occhi, non se l’aspettava“Niente”.“Bene, allora smettila di fissarmi. Seiasfissiante” prendo posto in cattedra,nella sedia vicina a quella dellaprofessoressa e sistemo gli appunti perla lezione di oggi: “Re Lear” diShakespeare.Mi avvicino all’orecchio della Carlton

“Questa lezione, è stata fatta diproposito? Non ricordo che ci avessefatto studiare “Re Lear”, a parte quellavolta che abbiamo dovuto fare ilsaggio”.Sorride “Da quando hai letto il tuo hodeciso d’inserire l’opera come elementoprincipale del programma di studio”.Ah, però!!!Mi gonfio come un pallone.Questi idioti non sanno un tubo! Vorreipotermi alzare e urlare “Imbecilliiii” atutti quanti. Tanto per cominciare nondistinguono Edgar da Edmund (nocomment!), e poi non sanno nemmeno diche opera si tratti. Valerie se n’è uscitacon un: “Conosco solo Romeo eGiulietta, perché ho visto il film con Di

Caprio”.Inizialmente avrei voluto morire masiccome l’ho guardato anch’io, holiquidato l’idea di attaccare un cappio alramo di Zio Sam per impiccarmi.Non ce la faccio ad ascoltare certe cose,parliamo di Shakespeare per Dio!Finalmente quest’orrenda lezione ègiunta al termine, vado in cucina danonna, entrando mi accorgo che staparlando al cellulare, appena mi vededice un “Si, si, ciao” in fretta, eriattacca.“Con chi parlavi?” le chiedo sedendosullo sgabello.La vedo strabuzzare gli occhi “Con lacommessa del negozio dove hocomprato il vestito”.

“Quando pensi di farmelo vedere?”.“Quando vuoi”.“Andiamo oggi? Devo ancora farecompere per quello da Damigella”.“Li ho già comprati per te e le tueamiche”.“Ah”.“Un tubino Dolce e Gabbana, rossorubino”.“Ah”.“Con tutti i soldi che guadagno col pokerposso permettermi certi lussi” sorride.“E fai bene!” le dico “Non vedo l’ora divederlo”.“So che le tue amiche sono a casa per ilRingraziamento, tu lavori solo questasettimana, poi iniziano le vacanze.Potremmo andare lunedì prossimo”

propone.Alzo le spalle e mangiando un pezzo dimela rispondo “Ok”.“Hai fame tesoro?”.“Mi andrebbe un pancake”.“Te lo preparo subito”, si volta aprendere le uova dal frigo.“Brian mi ha scritto un sms ieri”.“Che diceva?”.“Che il nostro non è stato un addio, chemi porterà sempre con sé”.Sorride.“Papà è ancora arrabbiato con me perquello che è successo in aeroporto.Insomma, ci siamo baciati, micaabbiamo fatto porcherie”, le dico abocca piena.“Perché tu hai dei problemi! Con lui mi

sarei fiondata al gabinetto e avrei fattomaialate a non finire”.Quasi mi strozzo con la mela“Nonnaaaa!”.Mescola la pastella nella terrinatrasparente “Tesoro, Jason ècarinissimo, ma che cavoli, Brian è daporcate”.“Ma come parli?” le domandoallucinata.“Pensi che con Arthur ci guardiamonelle palle degli occhi?”.“Non voglio neanche saperlo”.“Ho partecipato ad una presentazionedella “valigetta rossa””.“E che roba è?” chiedo “No no! Nondirmelo, non voglio saperlo”.“Perché ti scandalizzi? Sono oggetti per

dare “brio” all’amplesso”.“Nonna, ti prego” mormoro strozzata.“Sfere, vibratori, cose così”.“Usi quegli arnesi?”“Mi tengo al passo coi tempi” esclama“Tu come minimo dovevi essereimpalata, ci scommetto che faceva tuttolui” mi dice.Mi alzo e recupero le mie cose “Me nevado” sbotto.“Non mangi?”.“No, mi è passata la fame”.“Ma ti ho preparato…”.Sono già fuori della porta.Non posso crederci, la nonna fa sessocon Arthur! Ma alla loro età ce la fannoancora?Prendo il cellulare ed esco da Zio Sam.

“Ehi”.Oddio…“E’ vero che ero impalata quandofacevamo l’amore?”.“Jewel” esclama, sorpreso Brian.“Devo saperlo! Nonna ha detto che usaquegli arnesi per fare sesso con Arthur eche secondo lei, facevi tutto tu! Che nonè neanche veroooo! Allora? Eroimpalata?”“No”.“No come…ero brava a guidare, e poihai pagato l’esaminatore?”.Un attimo di silenzio.“Allora è vero” urlo.“Jewel” sospira.“Aaaaahhhh” urlo “Non possocrederci!!! Ero impalata!!!”.

Gli sbatto il telefono in faccia.Mi volto e boom! Vado a finire addossoa Jason.“Hai sentito qualcosa?” gli domandoalla svelta.“Solo “Ero impalata””.“Oddioooo” mi nascondo il viso con lemani, sto morendo di vergogna.“Se vuoi, mi propongo perdisimpalarti!”.“Jason, ti prego”.“Si, ok, questa parola non esiste, l’hoappena inventata ma faccio il professoredi mestiere, non dovrei avere grossedifficoltà con l’insegnamento”.“E’ una battuta?”.“No, non lo è”.AH!

Mortificata mi fisso gli stivali marroni“Ehm…beh…” non so cosa dire.“Jewel veramente, non scherzavo, macapisco il momento che stai passando…solo…ricordati che esisto anch’io”sorride prima di tornare nell’istituto.Ricordati che esisto anch’io!Forse, ora che Brian non c’è più e nontornerà, posso sentirmi libera dilasciarmi andare. Non so come farò,sono ancora troppo scossa per quelloche è accaduto questo fine settimana, maè ora di smetterla di pensare a Brian,soprattutto ora, dopo aver ammesso frale righe che “sono impalata”.Oddioooo…Comunque, devo chiarire questa storiaprima di subito!

“Ehi”.“Davvero ero impalata?”.“No, non lo eri”.“Davvero?” domando acida.“Te lo giuro”.“Era più brava lei?”.“No”.“So che me lo dici solo perchéaltrimenti mi arrabbio, ma tanto sono giàincazzata con te, quindi puoi esseresincero”.“Vuoi che sia sincero?”.“Si”.“Eri perfetta, per me! L’unica notastonata erano le mutandine coi gatti”.“Ancora con queste mutandine?”.“Hai voluto la verità, io te l’ho detta”.Rimango in silenzio ad ascoltare il suo

respiro.“Perché mi hai chiamato?”.“Perché volevo sapere se era vero cheero impalata”.Sospira “Ok”.“No va bene, era una scusa per sentirtidopo il messaggio che mi hai inviatoieri”.“Quando vuoi, per te, sono qui”.“Ti ho disturbato? Che stavi facendo?”.“Ti stavo pensando”.Oddioooo…“Devo andare” gli dico.“Ciao Jewel”.Non mi ha mai salutata così, in mododistaccato. Mi siedo sul cofano di un’auto

guardando Jared trafficare con degliarnesi “Secondo te, sono impalata?”.Sbatte una chiave inglese sul bancone“Jewel!” grida.“Che c’è? Era una domanda? Sai, le mieamiche hanno chiesto a Stephanie di te,voi uomini non parlate di certe cose?”.“Se avessi sentito qualcuno parlare dimia sorella a quel modo, adesso sarei inprigione”.“Ooohhhh, che carino” gli dicosorridendo “Comunque, rispondimi!”.Diventa rosso “Perché non lo chiedi aqualcun altro?”.“Ok” mi volto verso Gus “Secondo te,sono impalata?”.Sbatte la testa sotto il cofano di un’auto“Che domande fai, J?”.

“Nonna mi ha detto che secondo lei losono! Mi ha detto pure che compraquegli arnesi della valigetta rossa pergiocare con Stanlio”.“Esci subito da quiiiiii!!!” grida rosso involto.Spalanco la bocca “Li usate anche voi?”e poi scoppio a ridere.Torna sotto il cofano, lo raggiungo e mirannicchio accanto a lui “Li usatedavvero?”.“Sparisci”.“Ah ah ah!!! Non ci credoooooo” battole mani ridendo. In quel momento arrival’auto di papà, oggi è andato a prendereMarna ed Evelyn in ospedale, ciraggiungono in garage “Marna, sapeviche nonna usa gli arnesi della valigetta

rossa?”Mio padre sgrana gli occhi, lei miguarda e sorride “Io l’ho comperata”.“Hai comprato tutto?”“Certo ed è una figata pazzesca, dovrestiprovare qualcosa”.Forse era meglio se stavo zitta, miopadre mi raggiunge puntandomi un ditocontro la fronte “Non puoi evitare difare certe domande?”.“Stavo facendo un sondaggio”.“Un sondaggio di che?” sbotta Gus.“Taci” lo guardo di sbieco “Easy rider”.“Un sondaggio di che?” domanda papà.Faccio una smorfia “Non credo vorrestisaperlo”.“Dai, dimmelo”.“Secondo te, sono impalata?”.

Strabuzza gli occhi respirandoaffannosamente.Marna scoppia a ridere “Secondo me,si”.“Davvero?”.“Eh dai, J, diventi verde solo aparlarne”.“Marna!” gridano tutti i maschi, tranneMax che esce dall’ufficio e si avvicina“J, secondo me tu non sei impalata,avresti solo bisogno di cambiare ilsoggetto. Dopotutto, sei stata solo conJohnson e lui era già esperto, tu inveceno, magari adesso sarebbe diverso”.“Max, sparisci prima che ti ammazzi”ringhia papà.“Papi, sai che anche Brenda e Gus usanogli arnesi della valigetta rossa?”.

Lui guarda il suo amico “Davvero?”.“E allora? Li usi anche tu”.“Quale ti piace di più?”.“Mi piace che Brenda mi massaggi conla cera della candela”.Mio padre fa una smorfia, non moltoconvinto “A me non tanto, appiccica”.Jared si avvicina pulendo le mani su diuno straccio “Che ti ha detto Stephaniedi me?”.Lancio un’occhiata a Marna che sitrattiene dal ridere “Ma nienteeeee”rispondo evasiva.“Dai, dimmelo”.Faccio un bel respiro “Mi ha detto chehai dei problemini a trovare ilclitoride”.Scoppia una risata generale.

“Che cosa? Non è vero”.“Eh, non prendertela con me, l’ha dettolei”.“Avevate fumato?”.“In fumus veritas!” sorrido.“Non esiste scema”.Con la coda dell’occhio vedo Brittany eJane entrare al garage “Ciao a tutti”salutano.“Brit, sapevi che tua madre e Gus usanola valigetta rossa?” le domando.Mi liquida con un gesto della mano “Ahsi, me l’ha detto”.Gus si mette a urlare “Ne ha parlato conte?”.“Certo, credevi non mi raccontasse certecose? E’ mia madre!”.Torna sotto il cofano borbottando.

“Tu e Roy avete mai usato niente?”.“No”.“Davvero?”.“Roy è uno stallone e poi è giovane, nongli servono certe cose per farmidivertire”.Mio padre la guarda storto “Vuoi direche perché siamo più grandi, noi non cela faremmo?”.La mia amica alza le spalle.“Chiudi tu!!!” mi ordina papà.Lui, Gus e Jared escono per tornare acasa.“Max, tu non vai a dare prova della tuaeccellenza?”.“Ho già dato ieri sera, non serve”.“Hai una donna?” gli domando.“No, due”.

“Senti, ora che tutte le case sonooccupate perché i “Lumiere” devono farfesta, dove andiamo?”.“Tua madre non è al lavoro?”.“No, il lunedì ha il giorno libero”.“Perché non andiamo da Madame?”.“Io ho un’idea migliore” propone Brit“Perché non andiamo a trovare Jason?”.Jane comincia a mangiarsi il pollice.“Sei impazzita? Io non vengo”.“E dai J, è un amico” fa un ghignomalefico “Lo sai vero che ti darò iltormento finché non accetti”.Conoscendola, so che lo farebbe.“Ok, andiamo”.Brittany parcheggia davanti casa diJason, non vorrei scendere, ma lei mi hagià slacciato la cintura e mi sta

praticamente spingendo fuori dall’auto“Muoviti!” ordina senza ammissione direplica.Davanti alla porta, nessuna alza ilbraccio “Dai, bussa” mi dice Jane.“Fallo tu!” le rispondo.“Mmmhhh” Brittany mugugna, bussandoalla porta.Abbiamo aspettato due minuti, mal’attesa ne è valsa la pena.Jason ci apre ed è in jeans a vita bassa,senza maglietta “Ciao” saluta.Lo ammetto: lo stiamo fissando a boccaaperta tutt’e tre!Ha un fisico mozzafiato! Gli si potrebbegrattugiare il formaggio sugliaddominali!Schiocca le dita per riportarci alla

realtà, Brittany fa un bel respiro ed entrain casa “Ciao Jason, eravamo da questeparti e abbiamo pensato di farti unsaluto”.“Avete fatto bene” dice chiudendo laporta alle sue spalle, sparisce unmomento lasciandoci sole in entrata etorna con addosso un maglione leggerogirocollo verde menta che con i suoicapelli castani, fa risaltare la suabellezza.“Caffè?” chiede facendo strada verso lacucina.“Si, grazie” rispondiamo in coro.Mi guardo intorno mentre li ascoltochiacchierare dei programmi per ilRingraziamento: la casa è un po’spoglia: si vede che è abitata da un

maschio, ma ci sono libri, un sacco dilibri, di vario genere, accatastati allabene e meglio su mensole e librerievarie. La cucina è spartana, niente diche, di un bianco candido, ma non cisono tendine alle finestre, e in salotto,che riesco a vedere da qui, ci sono soloun divano, un tavolino e un tv al plasma.Ma se i suoi sono ricchi, perché vivecosì?Mi serve il caffè in una tazza beige apois bianchi.“Allora tornerai a New York” sento direa Jane.“Si, i miei hanno organizzato una cena ingrande stile in un ristorante della città”.“Il Cipriani?” gli chiede Brit.Sorride imbarazzato “Si”.

“Oh, ma è vero che ci vanno un sacco divip? Cosa pagherei per vederne uno! Tuconosci qualcuno?”.“Veramente solo imprenditori italiani diauto, molto famosi nel loro paese, nelMondo a dir la verità, ma attori ocantanti, no, nessuno”.“Ma avrai visto qualcuno”.“Ho visto Sarah Jessica Parker alsupermercato e qualche altropersonaggio fuori dagli studi delLetterman’s show”.“Com’è la Parker?” gli domanda Jane.“Magra come un chiodo” risponde, e cimettiamo a ridere “Però è moltonormale, non se la tira per niente”.“Indossava i tacchi?”.“No, era inverno, portava degli stivali

imbottiti”.“L’hai guardata per bene” gli dice lei.“Era davanti a me alla cassa”.“E non le hai chiesto l’autografo?”Aggrotta le sopracciglia facendolecapire che “No, non l’ha fatto”, masenza essere esplicito con le parole. Leisbatte una mano sul tavolo “Ok, si è fattotardi, Jane andiamo”.Un momento, e io?Sgrano gli occhi intimorita, nonpenseranno di lasciarmi qui!Faccio per alzarmi ma lei mi fermaappoggiando una mano sulla mia spalla“Abbiamo un appuntamento con Phil eBeth, ma è una sorpresa, non puoivenire”.Cosa?!

“Ma io veramente…”.“Passiamo a prenderti più tardi”, mi fal’occhiolino dandomi un bacio sullaguancia.Le guardo uscire stando seduta sullasedia.Mi è venuto mal di pancia.Jason torna in cucina grattandosi lafronte con il dorso della mano “Devopensare che l’abbiano fatto apposta?” michiede sorridendo.“Non ne sapevo niente, ma ti promettoche quando tornano le ammazzo”.“Non tornano”.“Scusami?”.“Ti riporto a casa io, potresti fermarti amangiare qualcosa, sono un ottimocuoco”.

“Non vorrei disturbare”.“Non disturbi J, sono sempre solo, e ioodio stare solo”.Oh Signore!“Ok” rispondo.“Mi sembri un po’ tesa, non mordomica”.La sua frase mi fa ridere e rilassare allostesso tempo “Non mi aspettavo che miavrebbero lasciata qui”.“Posso essere sincero?”.Annuisco con un cenno del capo.“Non vedevo l’ora che se andassero”dice senza togliere gli occhi dai miei, elì, non so come…ci ritroviamo abaciarci sul divano.Non mi ricordo neanche come siamoarrivati fin qui, ma lui mi bacia e lo fa

talmente bene che non riesco astaccarmi. Non provo niente, ma non soperché, non voglio che si fermi. Glitolgo il maglione stando sopra di lui, chemi sfiora con la mano le gambe, gli esceun gemito quando mi morde il labbroinferiore, mi fa stendere sul divanoallargandomi le gambe con ginocchio,infila la mano sotto il maglione, dove èstato solo Brian.Brian!“Aspetta!” esclamo tesa, lui si alza conil respiro affannoso, mi passo una manosul viso tornando a sedere.“Jewel, che succede?”.“Mi dispiace” mi alzo sistemando ilmaglione e vado a prendere il giubbinoin cucina, mi segue e mi stringe il

braccio con la mano “Che succede?”domanda.“Niente”.“Hai pensato a lui vero?”.Stringo forte gli occhi e le labbracercando di non mettermi a piangere.“E’ normale J, non preoccuparti”.“Non è stata colpa tua”.“Jewel, non lo vedi da un giorno ed èstato il tuo primo ragazzo, è normale cheaccada, ma te l’ho detto, so esserepaziente”.“Sono mortificata Jason, posso andarevia?”.“Mi dispiace che te ne voglia andare,ma se è quello che vuoi, d’accordo”.Imbarazzata come una ladra esco di casasenza guardarlo.

Merda!Corro dalla mamma, quando arrivo ho ilfiatone ma non mi siedo perché l’erba èumida “Hai visto vero? Secondo te ènormale? Non so neanche come siasuccesso! Sono una troia? Se lo raccontoa Brittany e Jane mi diranno di si! Oforse no! Comunque appena le vedogliene dico quattro per avermi tesoquesta trappola! Brian!” mi nascondo ilviso tra le mani “Com’è possibile cheabbia pensato a lui? Non è giusto!Sparirà vero? Non mi succederà ancora,vero?”.‘Fanculo l’erba bagnata, devo sedermi“Non so neanche perché te lo stochiedendo! Vorrei parlarne con lanonna…” scrollo la testa “No, no, per

carità! Mi rifilerebbe su qualche porcoarnese per dare “brio” all’amplesso,come dice lei!” mi viene da ridere “E’proprio matta, sai? Ah ah!” scrollo latesta ridendo “Penso di essere mattaanch’io! Secondo te, sono matta? Perchérido? Vuoi che ti dica un segretosegretissimo?” mi nascondo il viso frale mani “Subito non provavo niente, mapoi…” mi do una sberla sulla fronte“Allora forse vuol dire che stodimenticando Brian? Dici che è così?Non voglio scordarmi di lui! Cioè,vorrei ricordalo, ma non quando sonocon Jason, mi capisci? Dio Mio mamma,sto veramente dando i numeri!” sbuffoappoggiando il mento alla mano “Brianmi ha confermato che ero impalata!

Avrei voluto strozzarlo! Che poi, non èche me l’ha detto, ci sono arrivata dasola! Che poi, non è vero nemmenoquello, perché mi ha confermato che nonlo sono! Che caos!!!”.“Vuoi sapere un segreto segretissimo?”sospiro staccando l’erba “Credo diessermi lasciata andare con Jason percapire se qualcun altro mi avrebbe fattodimenticare per un nano secondo Brian,e purtroppo, ho capito che no, nessuno ciriesce” sento un rumore alle spalle chemi fa voltare, c’è nonna.Le sorrido “Ciao” saluta lei.“Ciao”.“Ti verrà il raffreddore stando sedutalì”.Mi alzo aspettando che venga al mio

fianco “Ci vieni spesso?” le chiedo perla prima volta in vita mia.“Quanto lo fai tu con Jeff”.“Vieni solo per il compleanno?”.“Fa troppo male, anche se sono passatitanti anni”.“Non passerà mai il dolore?”.“No”.Faccio una smorfia abbracciandolaall’altezza della vita “Ti manca?”.“Vuoi sapere la verità? Mi manca laparte più bella di lei, quella dolce,spensierata, era come te. Ma non riescoa perdonarle quello che ha fatto a tuopadre, a voi, alla famiglia”.Wow! Che botta!“Non riesci a perdonarla per quello cheha fatto?”.

“No, e lo sai perché? Perché era unadebole. Jared è come lei. Sai come ne èuscito dal trambusto di due anni fa?”.Scrollo la testa “Per te”.“Davvero?”.“Avresti dovuto vederlo il giorno chesei nata. Lui aveva poco più di un anno,ma sembrava che capisse chi eri. Simetteva sotto la carrozzina a giocare,gattonava ancora, eppure non siallontanava mai. Se piangevi, piangevaanche lui, se mangiavi, mangiava anchelui. Crescendo non è cambiato! Quandoal Ringraziamento te ne sei andata, èandato fuori di testa. Ha pianto e urlatoper averti ferita. Non se l’è maiperdonata”.“Quando ha smesso il liceo, ho

ringraziato il Signore” sorrido.“Era un rompiscatole?”.“Ha preso a pugni Matt solo per averciprovato! Era così geloso e poi mettevapaura a tutti quanti. Le ragazze morivanoai suoi piedi, perciò fingevano di voleressere mie amiche per arrivare a lui”.“E cosa faceva?”.“Mi metteva un braccio attorno allespalle, come a far capire a tutti chedovevano stare alla larga, maschi efemmine”.La guardo fissare la foto di mamma“L’hai mai perdonata?”.“No”.“Secondo te perché non riesco a starearrabbiata con Brian?”.“Perché lo ami ancora”.

“Lei però era tua figlia ma non l’haiperdonata per lo sbaglio che hacommesso!”.“Lo so e vivo di rancore ogni santogiorno, anche se non lo do a vedere. Leiha sbagliato ma io l’ho fatto nei suoiconfronti”.“Oggi io e Jason ci siamo baciati” lasento stringermi il braccio “E’ stato…strano! Subito non sentivo niente, mapoi…” sento un nodo stringere in gola“Ho pensato a Brian per mezzo secondo,e mi è preso il panico”.“E’ normale”.“Si, l’ha detto anche Jason”.“Bacia bene?”.Faccio un bel respiro “Si, ma non comeBrian”.

Scoppia a ridere gettando la testaall’indietro.“Ho scoperto che tutti quanti usano lavaligetta rossa” le dico ridendo.“Meno male che ci sono io, altrimentiquei quattro babbei non saprebberoneanche da dove cominciare” ridiamocome le matte uscendo dal cimitero.Torniamo a casa, io vado da Jared, neltragitto a piedi chiamo Brit “Ciao” misaluta.“Volevo farti sapere che ci siamobaciati”.“Bene”.“Non mi sembri molto convinta” le dico.“Oggi siamo andati a scegliere il regaloper nonna Evelyn e Arthur con gli altri”.Perché cambia argomento?

“Che gli avete preso?”.“Niente”.“Come mai?”.“Insomma J, è tua nonna, ci aspettavamoche avesse fatto una lista nozze e invecenon ha fatto niente, così nel dubbioabbiamo evitato di prenderle qualcosa.Tu che suggerisci?”.“Una scorta di marijuana”.“Wow!!! Siiiii…è proprio nel nostrostile! Ok, domani chiamo Trevor”.“Brit, scherzavo”.“E’ un’idea geniale!”.“E’ stato strano baciare un altro”.“Vuoi parlarne?”.Oh Dio!“Brit” ringhio.“Scusa, mi è scappato” la immagino

infossare la testa nelle spalle, e sorrido.“Strano” ripeto.“Ti è piaciuto?”.“Si” ammetto “ma poi ho pensato aBrian”.“E allora?”.“Me ne sono andata”.“J” sospira.“Sono arrivata a casa, ci vediamodomani?”.“Ok, ciao tesoro”.“Ciao”. Dopo cena, seduta davanti al computer,fisso il foglio bianco. Vorrei scriverequalcosa di nuovo ma non mi viene inmente niente.E’ come se il mio cervello non riuscisse

a mettere insieme le idee, sono confuseanche loro. Ho pensato tanto, in questimesi, ad una storia nuova, così perdistrarmi ma purtroppo o vanno a finiremale, o sono noiose, totalmente fuori dalmio stile, quindi ho lasciato perdere.Oggi non ho chiamato l’avvocato.Magari lo farò domani, anche se noncredo di volerlo veramente. Dovreiaspettare le margherite, staccarne ipetali e vedere che succede, come ilfamoso “m’ama, non m’ama”, solo chequi la domanda sarebbe “divorzio, o nondivorzio”, ed è straziante.Quella parola mi fa pensare a lui, chepensa sempre a noi. “E’ straziante”aveva detto, e lo è davvero.

* * * * * E’ venerdì, questa settimana io e Jasonabbiamo trascorso tutti i pomeriggiinsieme, come una coppia.E’ stato strano, come sempre, ma hocominciato a lasciarmi andare. Abbiamopomiciato sul divano, ogni tanto pensavoa Brian, lui se ne accorgeva, e allora sifermava, lasciandomi il tempo perassopire i pensieri.E’ dolce, molto dolce, completamentediverso da lui. Non che Brian non lo sia,anzi lo è moltissimo, ma anche Jason dalcanto suo mi piace. Comincia a piacermidavvero e il fatto di non sentire Brian,non parlare di lui, mi lascia “libera”, secosì si può dire, di concentrami sulla

relazione, o qualsiasi cosa sia quellache sto vivendo, con Jason.I miei amici dicono che faccio bene alanciarmi in questa avventura, sonoufficialmente uscita dalla “fase limbo”.Adesso siamo in aeroporto, lo guardoconsegnare i documenti alla hostess, èsempre lei “la rossa”.Appena mi ha vista ci siamo lanciateun’occhiataccia, non pensavo miricordasse con tutta la gente che èabituata a vedere, eppure! Non c’èdubbio: dove passo, lascio il segno!Jason si sposta di lato, incrocia le ditaalle mie “Allora? Ti mancherò? Tu mimancherai”.Quella domanda mi spiazza.Rispondo la prima cosa che mi viene in

mente “Si, mi mancherai”.Mi fa l’occhiolino e mi bacia.“Ci vediamo a Capodanno, per ilmatrimonio”.“Si, non vedo l’ora”.“Fa al brava, ok?”E che dovrei fare? Sarò impegnata per iprossimi giorni a fare da baby sitter eaiutare nonna coi preparativi.“D’accordo” rispondo alzando unsopracciglio.“Posso chiederti un favore?” midomanda.“Certo”.“Non pensare troppo a lui”.BUM!Rimango a fissarlo a bocca aperta.Chiamano il suo volo “Ti chiamo

quando atterro a New York”.Mi dà un bacio sulla guancia e lo guardoandare via.Salgo in auto e allaccio la cintura,inserisco le chiavi e lancio un urlo.Scendo e fisso un ragazzo, ha un berrettonero calato in testa e il giubbino nero“Brian!” grido, si volta, ma non è lui.Oddio, mi stanno ripartendo leallucinazioni? No, non è possibile!Parcheggio la macchina di papà nelvialetto osservando la Porsche davanti ame.Da quando l’ha riportata a casa quellanotte, nessuno l’ha toccata di unmillimetro. Solo Gus gli passa accantosfiorando la parte ammaccata con ledita. Di solito scrolla la testa

imprecando, e io mi nascondo dietro lafinestra. Non gli ho mai detto che l’hoscoperto più di una volta fare quel gesto.Vado in casa di papà, Marna staallattando Evelyn mentre Jack dorme suldivano “Ciao tesoro” bisbiglia.“Ciao” le dico, prendo le chiavi dellaPorsche dal tavolino dell’ingresso evado in auto.Sedendomi, respiro il suo profumo.Sembra che ci sia appena salito sopra, ècosì nitido e familiare che mi viene ungroppo in gola.L’accendo e parto senza meta.Mi ritrovo al Lago Barrington, mi siedosul cofano della macchina osservandol’acqua azzurra, quell’immagine miriempie di ricordi, uno più bello

dell’altro.Questo posto mi fa pensare a noi, allasera del ballo, al bagno al lago quandoeravamo già sposati, a Jeff. Avremodovuto sposarci qui, non in Messico.Perché non c’ho mai pensato? E’ questoil nostro posto, il Lago Barrington. Cifarei costruire una casa di legno se sipotesse, come quelle della Fiabe.La suoneria del cellulare mi fa prendereun colpo, è lui.Tengo in mano il telefono senzarispondere.Una volta, due volte, poi finalmenteEddie Vedder smette di cantare“Nothingman”. Il Ringraziamento è andato come doveva

andare: nonna mi ha allungato la cocacol rum tutto il giorno, erocompletamente andata. E per fortuna!Perché dopo aver trascorso la giornataad ascoltare discorsi sulla valigettarossa, siamo andati da Paul e Tina, misono seduta sullo sgabello in mezzo alpalco appena siamo arrivati, e ho presoin mano la chitarra che usava sempreBrian, piangendo davanti ai clienti.Jared è venuto a prendermi, mi ha tenutain braccio coccolandomi come unabambina, poi le “Sirene” hanno datospettacolo, e finalmente ho riso, dopoaver trascorso un giorno intero a pensarea Brian, con Violet a Miami.Elizabeth è rimasta con noi, lei e Mikesarebbero dovuti andare da Brian, ma

all’ultimo minuto gli ha chiesto di nonraggiungerlo. Non sanno nemmeno loroil perché.Sono le dieci di sera “Lazy Days” simette a suonare, esco dalla cucina evado a rispondere “Ciao J”.“Ciao Jason”.“Come stai?”.“Sbronza”.“Davvero?”.“Si”.“Hai passato bene il Ringraziamento?”.“No”.“Come mai?”.“Mi sei mancato”.“In vino veritas”, allora forse, è vero!Phil viene a sedere sul divano al miofianco “Tu ti stai divertendo al

Cipriani?” domando a Jason.“No, è una noia mortale, sinceramentenon vedo l’ora di tornare da te”.Il mio MAGU ha sentito tutto, mi stringela mano, lo guardo chiedendogli aiuto,lui prende in mano il cellulare “CiaoJason, sono Phil, scusa se ti rispondo,ma J è corsa in bagno a vomitare. Ha unpo’ esagerato”.Pausa.“Si, è tutto ok, non preoccuparti, le dicodi chiamarti domani, va bene?”Pausa, e riattacca.

CAPITOLO 16

Sono seduta di fronte la scrivaniadell’avv. Jefferson, me l’ha consigliatononna. Onestamente non so come facciaa conoscerlo, anzi, non voglio propriosaperlo, comunque ora sono qui assieme

a lei che mi ha accompagnata.Non è contenta dell’idea che mi èvenuta, l’ho letto nei suoi occhi quandole ho spiegato le mie intenzioni il giornodopo il Ringraziamento.Abbiamo avuto la nostra serata “tuttafumo e niente altro” con il resto dellacombriccola, c’era anche Elizabeth, chestranamente non ha pianto, ma forse losapeva già. Anzi, lo so per certo.Phil è l’unico a non averla presa bene, ocomunque è stato l’unico ad avere ilcoraggio di dirmi “Stai facendo unacazzata!”.Ma ormai ho deciso, e non vogliotornare indietro.Jason mi ha chiesto di seguirlo a NewYork la settimana scorsa, quando per la

prima volta mi ha invitata a cena a casasua. Jared ha fatto una scenata da non-padre isterico quando gli ho detto dovestavo andando, ma per fortuna la suafutura moglie è una donna intelligente, eaugurandomi di passare una bella seratami ha allungato un preservativo.L’ho guardata con occhi sgranati, e poisiamo scoppiate a ridere.Comunque il preservativo è ancoranascosto nella tasca interna della borsa.Quella sera, a fine cena, mentremangiavamo banana split come dolce,Jason si è seduto sul divano cingendomile spalle con un braccio “Mi hannochiamato da un liceo di New York, mihanno offerto una cattedra”.“Ci vai?”.

“Si” fece una pausa “se tu verrai conme”.Ci sono rimasta di sasso.Ho mangiato un altro po’ di gelato,prima di dirgli “Non lo so, ci devopensare”.“Vuoi restare qui?”.“Jason, non ci conosciamo da tanto, quiho la famiglia e…”.“Non capisci che rimanere qui tilogora?”.“Che cosa?”.“Se rimani, pensi a lui, e non va bene”.“Non smetterò di pensare a lui,cambiando Stato”.“Allora preferisci circondarti diricordi?”.“E’ per questo che hai lasciato New

York e ora pensi di tornarci?”.“Ci tornerei con te, è diverso. Ecomunque Maggie è sepolta a Dallas”.“Ok, Maggie non è New York, masicuramente ci sarà qualcosa che te lafarà ricordare”.Scattò in piedi arrabbiato “E alloradove vuoi andare?”.“Jason!”.“Insomma J, io sto cercando di venirtiincontro, ma tu non fai niente per noi,pensi sempre a Brian, quando cispingiamo un po’ più in là ti fermi, eio…non ne posso più. Mi chiedo sempreperché stai con me: sono un passatempoo un modo per scordarti di lui? Potresti,almeno per una volta, farmi vedere checi tieni davvero?”.

“Io ci tengo!”.“A me non sembra!”.“Mi ci vuole del tempo”.“Tempo? E quanto? Ormai Jeff è mortoe non tornerà, così come suo padre! Seiuno scheletro, non hai preso un etto”.“Ci penserò, ok?” e sbattei la portaandandomene arrabbiata, perché avevaragione. Non stavo facendo niente pernoi, vivevo solo di ricordi, era ora difarla finita.“Jewel”, la voce della nonna mi riscuotedai pensieri.“Si?” chiesi distratta.“Vuoi rileggere le carte prima diandare?”.“Sono già pronte?”.“Si”.

“No, va bene, andiamo” prendo la bustadavanti a me stringendola nella mano, edesco dall’ufficio con la nonna al seguito.In strada ci aspettano i miei amici, sonoseduti su una panchina a chiacchierare,quando ci vedono si alzano in piedi“Fatto tutto?” chiede Brit.“Si” rispondo.Jane mi prende sottobraccio, insiemeandiamo verso la Gran Torino di nonna,lei, Phil e Brit rimangono dietro di noi“Vi sento!” grido, il loro incessanteborbottio mi manda in bestia.“Hai il ciclo?” urla Phil.“Si!” rispondo acida.Saliamo in macchina e siedo davanti,oggi andremo al negozio di abiti dasposa a provare i nostri vestiti e vedere

quello di nonna.Stamattina mi sono svegliataemozionatissima, ma più stringo la bustafra le mani, più mi passa la voglia.Parcheggiamo di fronte al negozio, è lostesso dove l’ha comprato Marna, miviene un dolore al petto ripensando aquando eravamo qui con lei e Britscorse Brian fuori dal negozio. Usciichiamandolo disperata, lui mi vide mapartì sgommando.Entriamo nei camerini con i vestiti inmano, sono dei tubini in pizzo girocollo,rosso rubino, costano una fortuna!Jane mi aiuta a tirare su la cerniera“Mio Dio, Gollum, sembri ancora piùmagra vestita così” dice osservandomidallo specchio.

Usciamo, Phil ci aspetta nel corridoiobordeaux, indossa uno smoking in tintacon i nostri, camicia bianca, papillon inpandant!“Sei carino Phil!” gli dico sorridendo.“Errato J! Sono uno schianto! Tu invecesembri svenire da un momentodall’altro”.“Ah ah” borbotto, e torno in negoziotenendo le mani sui fianchi osservandole scarpe, quando alzo la testa per poconon schiatto!“Ciao J” mi dice Jason.Rimango ferma immobile, Phil e le mieamiche lo guardano ammutolite.“Ehi, Banana” mugugna il nostroMAGU, gli si avvicina facendogli lapanoramica dall’altro al basso come se

stesse studiando una creatura di Marte,poi si volta e inizia a specchiarsi.“Jason!” grida Jane, non si trattiene ecorre ad abbracciarlo, solo Brittanyrimane al mio fianco “Sapevi chesarebbe tornato prima?” bisbiglio.“No” risponde, e mi lascia sola perandare a salutarlo.“Finalmente sei arrivato” sento dire allemie spalle, mi volto a guardare nonna.E’ bellissimaaaaaaaa!!!Ha un vestito in raso rosso rubino, icapelli corvini raccolti in uno chignon,cammina come una diva dellatelevisione, e non c’è dubbio chepotrebbe stare al passo con lecinquantenni famose! E’ stupenda.Però, adesso, la odio. Che le è saltato in

mente?Abbraccia Jason e sale sul piedistallo,lui siede sul divanetto beige “Seibellissima Evelyn” le dice.Io guardo Jason, mentre ascolto icommenti dei miei amici, anche lui miguarda, con un ghigno sulla faccia.“Sei carina, J”.Mi sciolgo a metà.Mi volto col naso all’insù fingendo cheil suo complimento non mi abbiasfiorata, anche perché mi aspettavocome minimo un “sei meravigliosa”, evado in fianco alla nonna, trafiggendolacon lo sguardo “Ti piace il miovestito?” mi domanda.“Sembri una squillo anni quaranta!” ledico.

Finiscono tutti di complimentarsi l’uncon l’altro, quando torno in camerino, ilsangue mi ribolle nelle vene.Come mai è venuto, e non mi ha dettoniente?Sono quasi svestita quando lo scorgoentrare “Jason” esclamo stupita.“Sei arrabbiata?”.“No”.Alza un sopracciglio.“Solo non mi aspettavo di trovarti quioggi. Non dovevi tornare per ilmatrimonio?”.“Ho deciso di tornare prima quando mihai detto che ti sono mancato”.Mi viene un nodo in gola, si avvicina emi accarezza una guancia prima di darmiun bacio sulle labbra “Hai pensato a

quella cosa?” mormora.“A New York?” domando.Strofina il naso sul mio “Si”“Veramente, ci sto ancora pensando”“Non voglio metterti fretta” mi dicespingendomi contro la parete, sento ilmuro freddo gelarmi la schiena.“Che stai facendo?” gli chiedo.“Vorrei baciarti” risponde posandomi lemani sui fianchi.E d’un tratto mi ritrovo con le gambeavvinghiate ai suoi fianchi, mi bacia conpassione e per la prima volta si lasciaandare per davvero, senza il timore chegli dica di fermarsi, e anch’io lo facciocolta da un’improvvisa voglia disentirlo, come mai mi era successoprima.

Mi accarezza la pancia, un seno, e io lolascio fare, stringendogli le bracciaintorno al collo, gli passo le mani fra icapelli.“Jewel”.Merda!Brit, scosta la tenda proprio in quelmomento.Penso che sia forse la seconda volta, invent’anni, che la vedo a boccaspalancata.Frustrato, Jason appoggia la fronte allamia, inspira ed espira aria cercando dicalmarsi.“Vuoi venire da me stasera?” mi chiede.“Si”.Mi dà un bacio prima di rimettermi aterra “Ti aspetto per le sette”.

Gli mostro un sorriso tiratissimo “Ok”mormoro, e lo guardo uscire.Con l’abito a penzoloni sul braccio,torno in negozio, Brittany è appoggiataal bancone a braccia conserte, mi statrafiggendo con lo sguardo mentre miavvicino.“Dov’è Jason?” mi chiede Jane.“E’ andato via” mormoro posando ilvestito sul bancone.“Ehi, fianco largo, che è quella faccia?”mi chiede Phil.“Niente” rispondo, guardo Brittanyuscire e decido di seguirla.“Che hai?” le domando guardandolaaccendere una sigaretta.“Sei la donna dei camerini?” mi chiedeacida.

“Senti, ma che problema hai?” le chiedoirritata.“Nessuno”.“Brit!”.“Ci sono rimasta male. Per carità, faipure quel che vuoi, ma rimani una donnasposata”.BUM!“Brittany, tu per prima mi hai detto chedovevo lasciare Brian, e ora perché misto affezionando a qualcun altro, mi diciche sono sposata?”.“Mi dispiace per Brian, tutto qui”mormora passandomi la sigaretta. Vadoa gettarla in un tombino perchéaltrimenti gliela spegnerei in fronte.Ora: siamo tutti d’accordo che la miaamica qui, è matta da legare, ma questa

sua ultima affermazione mi convince chelo sia più di quanto credevo!Quando Brian è sparito hanno dovutominacciarla per non farle prenderel’aereo e andare ad ammazzarlo,continuava a ripetermi di divorziare, difarla finita, non lo poteva neanchesentire nominare ed ora che finalmenteho trovato un ragazzo che, piano piano,mi aiuta a scordarmi di lui, a lei fapena?!Torniamo a casa con Phil che cantapezzi di Beyoncé in auto.Nel tragitto mi è venuta l’ansia, fraqualche ora dovrò andare da Jason, ecredo che il suo intento sia quello difinire quello che abbiamo cominciato.Davanti alla porta di Jason, partono le

note di “Nothingman” dei Pearl Jam,spengo il cellulare, non vogliorovinarmi la serata.Busso un paio di volte, e lui comparesulla soglia indossando un paio dipantaloni della tuta blu e una felpaverde. Molto carino!“Ciao” mi saluta dandomi un bacio sullaguancia, mi accorgo che lanciaun’occhiata alla mie spalle. Sono venutacon la Porsche. Fuori piove.Mi massacro le labbra stringendoleimbarazzata “Posso entrare?” chiedofingendo di essere rilassata.“Certo” mormora, e chiude la porta allemie spalle.Mi tolgo il giubbino “Sei bellissima”dice.

Ho indossato un paio di jeans e unamaglia nera con scollo a V, niente diche, ma sono truccata e credo sia unadelle poche volte che mi vede così, disolito per andare a scuola non mi trucco.“Grazie” e vado in cucina.Mangiamo pollo al curry, è un cuocobravissimo.Mi racconta del soggiorno a New York,della cena al Cipriani, dei suoi fratelli edei genitori.“Non vedono l’ora di conoscerti” midice alzandosi per sparecchiare, sgranogli occhi attonita.“Gli hai parlato di me?” gli chiedopassandogli il piatto.“Gli ho solo detto che lavoriamoinsieme e che forse ti trasferirai a New

York, tralasciando il fatto che lo faraicon me” mi fa l’occhiolino.Oddiooo...bevo un generoso sorso diacqua perché mi aiuti a mandare giù ilgozzo.“Ne hai parlato con qualcuno?” michiede presentandomi davanti al visouna banana split.“Veramente no” rispondo intingendo ilcucchiaino nel gelato, lo giro e lo rigiro,mi è passata la voglia di mangiare.“Perché non l’hai fatto?”.“Al momento nessuno mi darebbe retta,ti sembrerà impossibile, ma sono tuttipresi con il matrimonio di nonna eArthur, è un avvenimento” sorridostringendomi nelle spalle.“Me lo stai dicendo per cambiare

argomento?”.Si!“Noooo” sento il viso andare in fiamme“E’ la verità!”.“Brittany pareva aver visto un mostrooggi! Quando sono uscito dal camerinomi ha fulminato”.“Non farci caso, è un po’ strana”.“Volevi dire matta”.Come si permette? M’incazzo come unaiena!“Lei non è matta!” esclamo arrabbiata“Non insultarla!”.“Beh tu hai detto che è strana!” sischernisce.“Ho detto che è strana, non matta, non tipermettere mai più…”.“Ho afferrato!” risponde, si alza e va in

salotto, lo seguo a razzo sedendomi afianco a lui sul divano.Guardiamo un film in silenzio, sonoancora arrabbiata. Brian non si è maipermesso d’insultare nessuno,specialmente Brittany, anche quando miaccorgevo che la guardava di sbieco sediceva qualcosa che per lui era “dastrana” o “da matta”. Conosco la miaamica e alle volte sono la prima apensare che abbia qualche rotella fuoriposto, ma non tollero che la gente dicaqualcosa sul suo conto.Non possono farlo. Punto!Mi stringe una coscia perché mi giri aguardarlo “Mi dispiace” sussurra.“Non farlo più”.E mi trovo sotto di lui.

Accidenti! Davvero non me l’aspettavo!Mi toglie la maglia e il reggiseno in unnano secondo, anche io mi lascioandare, togliendogli la felpa epassandogli le mani sulla schiena. Miritrovo in braccio a lui, sta andando incamera.Oddio!Sento una stretta allo stomaco.Mi fa stendere sulla schiena, e inizia adesplorare il mio corpo con le mani, mitoglie i jeans, ansima sulla mia boccabaciandomi.Brian!No, no, no, no, no!!!Non devo pensarci, non devo pensarci!“Mi dispiace di averti detto quelle cosesu Brittany” dice sfiorandomi il collo

col naso, m’irrigidisco all’istante.“Jason, aspetta!” gli dico.“J” sospira.“Jason” la voce mi muore in gola, simette di fianco sbuffando, e si lasciacadere pesantemente sul lettocontrovoglia.Singhiozzo piano, per non svegliareJason.Stavo per fare l’amore con lui, e misono sentita male.Continuavo a pensare a Brian, a com’eraquando stavo con lui e in quel momentoavevo come la strana sensazione ditradirlo.Esco dalla stanza dopo essermi rivestitae vado a prendere il cellulare, quando loaccendo trovo un messaggio di Brian:

Un uccellino mi ha detto che hai fattopreparare le carte per il divorzio.Io non ce l’avrei mai fatta.Per quel che vale, sono orgoglioso dite. B. Mi accascio sul divano e mi dispero.E’ orgoglioso che abbia preso ilcoraggio di farlo io per noi, lui non cisarebbe riuscito. E’ come se l’avessitradito, e mi sento di merda! Lui nonl’avrebbe mai fatto.Mi odio.Esco sotto la pioggia, cammino pianoverso l’auto, do un’ultima occhiata allacasa di Jason, prima di salire in auto etornare a casa, ma non da Jared, ho

bisogno della nonna.Entro con le mie chiavi, Arthur dormesul divano, salgo in camera e la trovosveglia a leggere un libro.“Ciao tesoro” mi saluta, quando mi vedesgrana gli occhi, piangendo la raggiungo,mi accoccolo fra le sue bracciastendendomi al suo fianco.Mi coccola e massaggiandomi i capelli,ripete “Ssshhh” all’infinito, fino aquando finalmente non trovo il coraggiodi guardarla negli occhi, mi asciuga lelacrime con i pollici, ha già capito tutto:“Adesso sai a chi appartieni” dice seria,e capisco a cosa si riferisce.Ha fatto in modo che io stessi con Jason,per capire che non è lui che voglio, maBrian.

Mi addormento fra le braccia di nonnapiangendo. Mi sveglio alle note di “Lazy days”:“Pronto”.“Stai bene? Oh, meno male, quando nonti ho vista…”.“Mi dispiace Jason” lo interrompo.“E’ stato strano anche per me” ammettee lo immagino passarsi le mani fra icapelli.“Ci verrai lo stesso al matrimonio?”.“Vuoi che venga?”.“Si, cioè…nonna ti ha invitato”.“J, ascolta, capisco che quello che èsuccesso sia stato avventato. Tu non seipronta, e onestamente, non so se lo sonoanch’io. Ci portiamo dietro un passato

pesante tutti e due quindi è meglio sefacciamo le cose con calma. Tu mipiaci, ma non voglio scombussolarti piùdi quanto tu non lo sia già, perciò…” losento sospirare “ricordati solo cheesisto anch’io” mi dice, e riattacca.Vado in cucina, e capisco di aver avutouna pessima idea: Marna staconsigliando la nonna sulla scelta delletovaglie. Ma non ha ancora deciso?Sul tavolo c’è una distesa di stoffe diogni colore, sento nonna dire “Rossorubino”.Prendo in braccio Evelyn e annuso il suoprofumo: di latte! Lo stesso di Jeffquelle poche ore che l’ho tenuto fra lebraccia.E’ bellissima, come lo era lui. Anzi, no,

lui lo era di più perché somigliava unsacco al suo papà!“Tu che ne dici J?” mi chiede nonna.“Di cosa?” domando prestandopochissima attenzione.“Delle tovaglie”.“Io le vorrei rosa shocking”, rispondo,stringendo fra le dita il nasino di Evelyn.“Fianco largo, solo perché tu e Briannon avete scelto le tovaglie, non puoisuggerire agli altri quelle che avrestivoluto”.“Mi piacciono rosa!” esclama nonna“Rosso e rosa, mi piacciono, si!”esclama convinta.“Nonna, scherzavo!”“Io no!” raccoglie tutte le stoffe daltavolo e si mette a guardare Phil

“Domani chiama il ristorante e digli chevogliamo le tovaglie rosa shocking”.“E dove pensi che andranno apescarle?” le domanda acido.“Affari loro” risponde “Io pago, non èun mio problema!”.Arthur entra in casa proprio in quelmomento assieme a Mike, vengono asalutarmi entrambi dandomi un baciosulla guancia “Arthur, ho scelto letovaglie rosa shocking” gli dice nonna.Mi lancia un’occhiataccia “Sempre ideedi merda le tue, vero?”Mah!Evelyn inizia a strillare, così la passo aMarna che con nonchalance tira fuori unseno per allattarla, Mike e Arthurspariscono dalla circolazione così,

rimasta a mani vuote, mi metto aconfezionare le bomboniere: sono deivasi cinesi “blu”. Ma quanto ha spesononna?“Io e Jason l’abbiamo quasi fatto” dicoin un momento di silenzio.Marna per poco non lascia cadere labambina per terra.“Attenta!” la sgrida Elizabeth.Nessuno parla.Mi copro il viso con le mani per nonguardarle “Ho pensato a Brian e nonsono riuscita a lasciarmi andare.Elizabeth, so che non dovrei dirloperché sei qui anche tu, ma avrei volutolasciarmi andare per capire finalmentese l’avevo dimenticato oppure no.Ovviamente, non è successo. E Jason ha

detto che è normale, che faremo concalma, che è stato strano anche per lui”,le sbircio aprendo un varcomicroscopico fra le dita “Brian mi hamandato un messaggio. E’ orgogliosoche io abbia fatto preparare le carte peril divorzio, perché lui non ce l’avrebbefatta”.Sento una mano sulla schiena, Elizabethmi guarda con un sorriso sulle labbra“Passerà” mi dice, e torna a sistemare lebomboniere.Continuiamo il nostro lavoro fino all’oradi cena, siamo tutte stravolte, Phil miprende per un braccioaccompagnandomi fuori “Ho detto io aBrian…” non riesce a finire al frase.“Hai fatto bene!” gli dico sapendo che si

riferisce al divorzio.“Quando firmerete?”.“Ah, non lo so! Pensavo di lasciartrascorrere il matrimonio e poi…”.“A proposito! Sarebbe carino se tuscrivessi qualcosa per tua nonna eArthur! Non lo fai da un pezzo, e credoche ne sarebbero felici”.“Non so se è una buona idea. Ho la testatalmente incasinata che finirei solo ascrivere una cosa per un’altra”.Alza le spalle dandomi una pacca sulsedere “Tu pensaci”.“Lo farò” gli dico, e raggiungiamo l’autoper accompagnarlo a casa di Beth.Sul vialetto vedo Gavin spingere ilbidone dell’immondizia, appena Philscende dalla macchina, sale lui.

Non riesco neanche a guardarlo.“Tesoro, ho come l’idea che tu ci stiaevitando. Da quando siamo a casa nonhai passato con me e Beth neanche unminuto”.“Sono quasi andata a letto con Jason”.S’irrigidisce di colpo “Vuoi parlarne?”mi chiede.Mi viene un groppo allo stomaco.“L’ho tradito”.“No, non l’hai fatto. Ti sei fermataprima” mi dice stringendomi unginocchio.“E’ come se l’avessi fatto”.“Allora diglielo”.Finalmente mi giro per guardalo“Dovrei chiamare Brian e dirgli chesono quasi andata a letto con Jason? Per

favore, Gav, non dire stupidaggini”.“E’ probabile che verrà qui e glispaccherà il cranio, ma se pensi diessere in torto, diglielo, e vedi chesuccede”.Sorrido “Tu mi mandi in paranoia”.Scende dall’auto e mi guarda dalmarciapiede “Ci vediamo al matrimoniopiccola J”.Parcheggio fuori dal cimitero, sedutadavanti alla lapide prendo in mano ilcellulare “Ehi”.“Puoi smettere di odiarti” gli dico.Gli si ferma il respiro.“Sono quasi andata a letto con Jason, mapoi ho pensato a te e non sonoriuscita…” mi passo una mano sul voltofreneticamente “Ti spedirò i documenti

per il divorzio, così non ci dovremovedere…”.“E’ quello che vuoi?” mi chiede.No!“Si”.“D’accordo”.Riattacco.

CAPITOLO 17 E’ il grande giorno: nonna e Arthur si

sposano!E’ una bellissima giornata di sole, anchese fa un freddo cane e non abbiamoindossato le calze, Brittany ha detto: “Lecalze coprenti col vestito non vannobene! E’ da sfigate! Le vip non leindossano, non lo faremo neanche noi”.E così ora siamo in Chiesa, davanti agliinvitati ad aspettare la nonna, con i piedicongelati.Mi sporgo verso Jane “Mi potrebberostaccare le dita dei piedi e non me neaccorgerei” mormoro al suo orecchio.“Brittany l’ammazzo, te lo giuro”, Phille rifila una gomitata sul fiancoscrollando la testa.Marna ci guarda stando seduta in primafila, se la ride sotto i baffi, se non fosse

perché siamo in Chiesa le mostrerei ildito medio.Non siamo in molti, solo unacinquantina, hanno voluto fare una cosaintima con le famiglie e gli amici piùstretti, ci sono anche Madame, la prof.Carlton, e Jason.Da quella sera non ci siamo più visti. Cisiamo mandati solo qualche sms, maniente di più. Io ero impegnata adaiutare nonna, lui…non lo so!Mike fiancheggia Arthur, sudato dentroil suo completo elegante. Si è dovutomettere la cravatta rosso rubino. Sorridonel guardarlo. Anche papà, Gus e Jaredsono sull’altare, saranno i suoitestimoni.Parte la marcia nuziale ed ecco entrare

nonna, da sola, e bellissima!Oh Dio, non mi sembra vero che si stiaper sposare.Cammina con disinvoltura nel suobellissimo abito, le accentua le curveche per una cinquantenne come lei sonoancora mozzafiato. Porta i capelliraccolti in uno chignon e ha scelto untrucco semplice, quasi non si vede.Raggiunge Arthur, ed è commossa. Stapiangendo.Non mi sembra vero!Prendo il bouquet dalle sue mani e lostringo forte, Brittany si allunga perdarmi un buffetto sul braccio e misorride di gioia.Durante lo scambio delle promesse, mivolto a guardare verso la navata “Oh

Dio” mormoro aggrappandomi a Jane.“Che succede?” domanda.Scrollo la testa, e non c’è più!Accidenti! Di nuovo le allucinazioni!Guardo Jason seduto, è vestito bene, perla prima volta ammetto che è bellissimo.Mi scruta passandosi una mano sulmento, e sorride, ricambio il sorriso perun momento, prima di posare gli occhisu Elizabeth. E’ seduta a fianco diMarna, sulle gambe è seduto Jake, chestranamente non urla, e non sgambetta.Ogni tanto mugugna un “nonna”richiamando l’attenzione di tutti efacendoci ridere.Sposto l’attenzione sugli sposi quando siinfilano gli anelli: una semplice fede inoro giallo.

“Scambiatevi gli anelli” dice il preteporgendoci il cuscinetto bianco.Guardo Brian prendere la mia fede, èin oro bianco, l’ha scelta lui appostaper me, sbircio l’interno “C’èun’incisione” esclamo sorpresa.Il Prete mi guarda strano, Brianscoppia a ridere “Si” mi dice “Vuoivedere?”“Certo!”Mi mette l’anello davanti agli occhi,storcendolo un pochino per farmileggere, all’interno sono incise lenostre iniziali “B.J.M.”.Non si potrebbe, ma non mi trattengo,gli scocco un bacio sulle labbra“Grazie” gli dico, il prete schiarisce la

gola, e Brian m’infila l’anelloall’anulare vuoto: oggi non ho messoquello di fidanzamento, volevo che cifosse solo la fede a riempire la mano.Prendo quella per lui con manotremolante ma sono concentratissimaaffinché l’anello non cada nella sabbia“Ah ah!” esclamo quando ci riesco e cistringiamo la mano.“Come rovinare un momento magico”si lamenta alzando gli occhi al cielosorridendo al ricordo di quando miaveva fatto vedere l’anello difidanzamento.“Finalmente ti ho incastrato” scherzo!Mi stringe in un abbracciofregandosene del prete impaziente “Tumi hai incastrato la prima volta che ti

ho vista!” sussurra sulle mie labbra.“Puoi baciare la sposa” dice il prete.E lui, lo fa. “Non mi baci?” chiede nonnastringendomi forte, mi sono persa ilmomento più importante! Accidenti!“Auguri nonna” le dico.“Dove avevi la testa?” scherza.Rossa in volto mi divincolodall’abbraccio per andare da Arthur, glifaccio gli auguri, o meglio “L’in boccaal lupo” per una serena vita insieme, eraggiungo Jason in piedi sulla navata, miaiuta ad indossare il cappotto nero “Nonhai freddo ai piedi?” mi chiedeguardando le gambe nude.“Ormai non li sento più” gli do un bacio

sulla guancia “Stai bene?” gli chiedo.“Adesso si” risponde, e usciamo dallaChiesa.Lanciamo petali di rosa a nonna eArthur, il riso è stato bandito dallasposa “Se mi rovinate il vestito, vistrozzo!” aveva detto, e nessuno ha osatocontraddirla.Chiacchieriamo un po’ con i miei amici,ci sono tutti: Mark, Ester, Roy, Cooper,oltre ovviamente alle mie super amiche,e Phil.Io e Jason saliamo sulla sua Jeep cheper me, indossando questo vestitoaderentissimo, è un’impresa eraggiungiamo il Golf Club di Barrington,sono quasi le cinque del pomeriggio,l’aria è ghiacciata, ma lo spettacolo è

assolutamente divino.L’ingresso del Club è tutta una candela:ce ne sono sia per terra, sia inserite invasi trasparenti che delimitano il vialealberato fino all’ingresso dove ciaspettano dei camerieri in livrea bianca“Buonasera” salutano.“Salve” rispondiamo in coro io e Jason,ed entriamo nel grande saloneaddobbato.“Che idee di merda che hai bocconcino”mi dice Gus, raggiungendomi. Mi guardointorno: tovaglie rosa shocking, sottopiatti di porcellana bianchi ecentrotavola coi fiori.“Perché te la prendi con me? Nonpensavo mi prendesse sul serio”.Scrolla la testa e se ne va tracannando

birra.Raggiungiamo il nostro tavolo posto difronte nonna e Arthur, dove siamo seduticon tutti i miei amici, Jared e Stephanie,che oggi non hanno portato Catherine, èrimasta dai genitori di mia cognata.“Un giorno di respiro, ti prego” ha dettoJared quando Ester gli ha chiestodov’era sua figlia.Jason tiene la mano sulla mia gambamentre ceniamo, sono un po’ sbronza adir la verità, questo vino che ci hannoservito fila liscio come l’acqua.Abbiamo finito di cenare echiacchierare quando Phil si alza eraggiunge il palcoscenico, schiarisce lavoce picchiettando sul microfono:“Salve, mi chiamo Phil, sono amico di

Fianco Largo J” e qui esplode unarisata, Gus per poco non ci rimette lepenne “sono felice che Evelyn e Arthurmi abbiano invitato a questo splendidomatrimonio. Non li conosco da tantotempo, ma gli sposi qui presenti, e leloro famiglie, mi sono entrati nelcuore!”, applaudiamo tutti.“Ho conosciuto Jewel a Yale, eall’inizio la odiavo: prima di tuttoperché era bella, intelligente, e con unsfilza di ragazzi che le correvano dietro,secondo: perché era più secchiona dime!” mi manda un bacio da lontano.“Un giorno mi sono arreso alla voglia dimetterle le mani al collo, e mi sonoavvicinato con la scusa di chiederleinformazioni su una lezione che avevo

perso. E’ stato allora che mi sono“platonicamente” innamorato di lei. Miha preso per mano, accompagnandominella sua stanza, e mi ha tenuto segregatolì dentro per un giorno intero, facendo lamaestrina, insegnandomi per bene coseche non riuscivo ad imparare, e tuttoquesto come se ci conoscessimo da unavita. Alla fine, mi ha guardato, e mi hadetto: che dici Phil, ci fumiamo unacanna? E allora, sono crollato ai suoipiedi!”, esplode una risata generale.“E’ la sorella che non ho mai avuto,l’amica che ho cercato per tutta la vita, emi ha fatto conoscere voi, personemeravigliose! J, rende speciale ognicosa, e adesso renderà ancora piùspeciale questo matrimonio, regalandoci

le parole che ha scritto in onore deglisposi” applaude, incoraggiandomi conun cenno della mano, a raggiungerlo sulpalco.Voglio morireeee!Lo affianco, nascondendomi un pochinodietro il suo viso “Che combini Phil?”sussurro minacciosa nel suo orecchio.“Signori e signore, Fianco Largo J”applaude scendendo i gradini.Mi schiarisco la voce, non alzo mai losguardo, mi vergogno tremendamente!“Dai, Bocconcino, deliziaci delle tueparole” scherza Gus, bevendo birra.Alzo la testa di scatto “Gus, attento anon farti andare di traverso tutta quellabirra che ti stai tracannando!” urlo.E poi lo vedo: Brian, è in piedi sotto il

grande volto del salone.Meraviglioso, nel suo completo nero,con camicia bianca.Mi appoggio al leggio, scrollando latesta poi torno a guardare nella suadirezione: è ancora lì.Allora non è un’allucinazione.A testa bassa, schiarisco la voce “Nonho preparato niente, a dir la verità, mavorrei regalarvi le parole che per meesprimono nel modo più semplice checosa sia l’amore, e sono quelle di AlbertEinstein”. Alzo la testa e mi concentrosu di lui, senza mai staccare gli occhidai suoi, recito la parole a memoria:Io non pretendo di sapere cosa sial’amore per tutti, ma posso dirvi checosa è per me: l’amore è sapere tutto su

qualcuno, e avere la voglia di essereancora con lui più che con ogni altrapersona. L’amore è la fiducia di dirglitutto su voi stessi, comprese le cose checi potrebbero far vergognare. L’amore èsentirsi a proprio agio e al sicuro conqualcuno, ma ancora di più è sentirticedere le gambe, quando quel qualcunoentra in una stanza e ti sorride”.Mi osserva da lontano mostrandomi unflebile sorriso prima di salutarmi con uncenno del capo e sparire.Piango stringendo il leggio fra le mani,papà, Jared e Gus scattano in piedipreoccupati della mia reazione, lancioun’occhiata a Brittany e Jane cercandoinvano di scorgere i loro visi da sotto lelacrime.

Esco di corsa e vado nel giardino acercarlo “Brian” grido, una volta, duevolte, ma non c’è.Phil, Brittany e Jane mi raggiungono dicorsa, scalcio la ghiaia con il taccodella scarpa “Merda!” impreco.“Io l’ho visto” mormora Phil, gli stringoforte le braccia fra le mani “Allora èvero? Era qui”.“Si, c’era” mi dice Jane.Mi metto la mani fra i capelli sciolti“Merda! Non posso entrare di nuovo!Che cosa penseranno?”.“Che ti frega?!” urla Phil dandomi unaspinta “Diremo a tutti che hai avutoun’allucinazione”.“Che cosa dirà Jason?”.“Sono qui”, sento la sua voce.

“Oh Dio, Jason, mi spiace…”, mistringe in un abbraccioaccompagnandomi dentro.Mentre tutti sono presi a ballare sullenote di classici anni 80, io sono sedutaal tavolo osservando l’immensogiardino illuminato e bevo vino. Tantovino, voglio ubriacarmi.Era qui!“Signori, vorrei fare un annuncio”esclama Jason alzandosi di scatto dallasedia, rimango a fissare il vino biancoche galleggia nella flûte “Sono lieto dicomunicarvi, che a giugno tornerò aNew York”.“Era ora” borbotta Phil, con la codadell’occhio mi accorgo che Roy gli dàuno spintone.

“Non sarò solo, Jewel verrà con me”.COSAAAAAA???????Phil seduto al mio fianco sbraita “Checazzo è questa storia?”, i Village Peopleal completo voltano la sedia su cui sonoseduta “Che cazzo è questa storia?” urlaJared, lancio un’occhiataccia a Jason.“Non avevo ancora deciso” esclamo,fulminandolo.“Beh, bocconcino, non c’è niente dadecidere. Tu non parti!” urla Gus.Le loro donne, tutt’e tre, li fannoscansare e cominciano a urlare: non puoipartire!!! Sei matta? Che ti è saltato intesta?Mi alzo in piedi “Stiamo rovinando ilmatrimonio di nonna”.La sento urlare “No, no, andate avanti,

un po’ di movimento, non fa certomale!”, mi volto a guardarla, stamangiando la torta seduta in braccio asuo marito.Jared prende Jason per la camicia, lo faalzare da terra “Lei non viene con te,testa di cazzo!”“Jared” urlo.“Fagli il culo!” lo incinta Stephanie, equi ci rimango non poco di merda!Brittany e Jane mi raggiungono, la primami allunga un mazzo di chiavi “Finchénon se ne accorgono, io me ne andrei!”mi fa l’occhiolino, entrambe miabbracciano “Ci pensiamo noi a Jason”urlano…io sono già seduta sulla Lexusdi Brittany.Mi ritrovo al Lago Barrington, esco

dall’auto sedendo sul cofano. Osservo illago ripensando agli avvenimenti.Non posso credere che Jason abbiarovinato così il matrimonio di nonna, hadetto che lo seguirò a New York, chenon è neanche vero. Ho preso inconsiderazione la sua proposta, questosi, ma ancora non ho deciso, alloraperché l’ha fatto? Perché ha spiattellatola cosa senza prima parlarne con me?“Nothingman” riempie il silenzio che micirconda.Mi lascio cullare dalla voce di EddieVedder una volta, due volte, poifinalmente smette di cantare.“Jewel”.Oh mio Dio. E’ qui!“Jewel”, mi accarezza un braccio

“Perché mi hai seguita?”“Ero già qui”“Perché sei venuto al matrimonio?”Non risponde, mi prende il mento fra ledita per farmi alzare la testa e guardarlo.“Perché?” domando di nuovo.Abbassa un momento lo sguardo “Sonovenuto per firmare i documenti per ildivorzio”.“Vuoi farlo davvero?”“Te l’ho detto J, faccio tutto quello chevuoi”“Non mi hai mai chiamata J” gli dicoscostando la sua mano dal viso, scendodal cofano per salire in auto.“Non sono andata a letto con lui” glidico guardandolo negli occhi.“Lo so”.

“Stai cercando di farmela pagare?”.“Non lo farei mai”.Salgo in auto, e parto sgommando.

CAPITOLO 18

Sto intingendo un biscotto nella tazzacolma di latte, quando lo sbattere dellaporta mi fa sussultare: “Ah sei qui!!!”grida papà, dietro di lui ci sono Gus eMarna.“Ciao” cantileno masticando.“Dove sei andata ieri sera?”.“A fare un giro”.In quel momento incombe Jared nellastanza “Che è successo?” gli chiedopreoccupata, ha un occhio nero e un

livido sul labbro.“Banana si è ribellato!” mi dice in tonoaspro.“L’hai picchiato?”.“Quando te ne sei andata, ha detto che tiaveva chiesto da un pezzo di partire, nongli ho creduto, e ho perso la testa” siporta del ghiaccio sul labbro.“Nonna è arrabbiata?” mormoro.“E’ questo il tuo problema?” grida papà“Non è arrabbiata, lo sono io!!! Tu nonci vai a New York!”.“Non ho mai detto che sarei partita!”.“Perché non ne hai parlato con noi?”urla Marna.Mi alzo di scatto dalla sedia facendolaribaltare “Basta!” con la codadell’occhio vedo nonna entrare in casa

di mio fratello, il che mi fa prenderecoraggio: “E’ come per Yale, prima nonvolevate che partissi, e poi tutti a dirmi“Brava, fai bene!”. Beh, volete sapereperché non ve ne ho parlato? Perchéaltrimenti sarebbe successo unfinimondo, ma volete sapere la verità?Ci ho pensato e ho preso inconsiderazione la sua offerta perchérimanere qui, è troppo dura! Tutto miricorda Brian, Jeff, e non ce la facciopiù! Poi lui torna, e se ne va di nuovo,come ha fatto al matrimonio! Sonostanca di soffrire, rimanere a casa, nonmi aiuta! E’ passato più di un anno dallamorte di Jeff e non è cambiato niente.Forse andare con Jason mi aiuterà unpochino, non lo so, ma è una cosa a cui

sto pensando”.“Che cazzo faceva Johnson almatrimonio?” grida Gus.“L’ho invitato io!” gli dice nonna.“E perché?”.“Perché è il mio matrimonio, e invito chimi pare!”, con questa frase lo zittisce inun nanosecondo.“Firmeremo i documenti per il divorzio”borbotto “e poi prenderò la miadecisione!”.Jared sparisce, e così anche Gus,rimangono solamente papà, Marna con ifigli e nonna. Papà si avvicina e mimette le mani sulle spalle “Non voglioche te ne vada, perché la realtà è chenon cambierà niente, se tu non faraiqualcosa perché accada. Non è

allontanandoti da qui che dimenticheraiil passato” ed esce di casa.Marna e nonna rimangono a fissarmi perun momento, alla fine rimango sola nellastanza.Arrivo al cimitero spingendo la bici, marimango appoggiata alla staccionatabianca, guardo la lapide e non penso aniente che non sia Brian, e il divorzio.Non ho chiamato Jason, sono arrabbiatacon lui per aver rovinato il matrimoniodi nonna, anche se lei ha detto che si èdivertita a vedere un po’ di movimento.Mi massaggio la fronte col palmo dellamano, sono troppo scombussolata perassemblare i pensieri.Riprendo a camminare e mi ritrovodavanti casa di Brian ed Elizabeth.

L’auto di Mike non è nel vialetto,probabilmente lui e la fidanzata sonoandarti a farsi un giro.Tendo l’orecchio per ascoltare, sento lamusica di un pianoforte, non resisto e miavvicino.Spio dalla finestra, Brian è seduto alpianoforte, e preme i tasti a casacciocon l’indice. Indossa i pantaloni grigidella tuta e una maglietta bianca.Bellissimo!Sfiora con le dita il tatuaggio del miovolto, poi prende un respiro e torna asuonare, stavolta riconosco la canzone,“Say something” e mi siedo sui gradini,appoggiando la fronte al muro perascoltarlo.La sofferenza nella voce è palpabile: è

la prima volta che lo trovo seduto alpianoforte, non sapevo nemmeno chesuonasse.Quando smette torno a mettermi in piediper guardarlo: è accovacciato sulpianoforte, sta piangendo. Il tremoliodelle spalle non mente, ed entro in casa.E’ tutto buio, tranne una luce fiocaaccesa in salotto, senza che se neaccorga mi avvicino e gli accarezzo unbraccio. Lui alza la testa e quando mivede non fa niente per cambiareespressione: è distrutto.Mi siedo in braccio a lui senza chiedereil permesso, mi stringe forte “Ciao” midice strofinando il naso sul mio collo,quel contatto mi fa venire i brividi.“Ciao”.

“Ho saputo che JJ ti ha chiesto di andarea New York”.“Si”“Lo farai?”“Si”“Perché?”“Perché rimanere è troppo dura!”“Quando te l’ha chiesto?”“Tempo fa”“Non lo sapeva nessuno?”“No”“Neanche tua nonna?”“No”“Mentirei se ti dicessi che sonocontento”“Se mi ami, dovresti essere felice perme”.“Se mi avessi detto che tornavi a Yale,

lo sarei stato, sapere che andrai a NewYork con lui, mi fa solo incazzare”Mi alzo in piedi, portando le braccia alpetto “E’ dura Brian, senza di te, madevo superare questa fase e non ciriesco, neanche se m’impegno. Stare quimi fa pensare solo a te e non va beneperché ero certa che non saresti tornatoe invece l’hai fatto. Vieni e vai, tuttoquesto mi scombussola. So che nonverrai mai a New York, è per questo chevado con lui perché onestamente mipiace, ci sto bene, e sono stanca disoffrire. Ho cercato tante volte diriprendere in mano la mia vita, mafinora non sono mai arrivata allaconclusione di qualcosa. Vederti, nonvederti, mi manda completamente fuori

di testa. Per questo parto, perché serimango, riaffiorano i ricordi, ricordi diogni genere, quelli brutti, ma soprattuttoquelli belli che sono i peggiori, perchémi fanno pensare a quando eravamofelici, mentre ora non lo siamo più”.“Se pensi di essere felice con lui,perché piangi?”“Perché mi sto sforzando di pensare chequando sarò a New York, tutto quelloche ti ho detto sarà vero”.“Non sei felice con lui?”.“Lui non è te”, gli dico e vado verso laporta, la blocca con le mani allungandole braccia, sono imprigionata in lui.“Quando ti ho incontrata la prima volta,ho pensato che fossi la persona più bellache abbia mai visto. Sono rimasto a

guardarti seduta sul prato, sorridevileggendo un libro, eri felice, e in quelmomento ho pensato: voglio vederlasorridere così, con me, e invece non cisono mai riuscito. Sarei un bugiardo seti dicessi che spero che lui riusca a fartisorridere come ti ho vista io quelgiorno, ma se è quello che vuoi…io tiaspetterò, da Jeff. Al suo compleanno mitroverai là ad aspettarti”.Piango così forte che ho male ovunque,apro la porta, ed esco.Io e Jason c’incontriamo da Madame percenare insieme, sono passati tre giornidal matrimonio, da allora è la primavolta che ci vediamo.Arrivo con dieci minuti di ritardo, e lotrovo a chiacchierare con l’amica di

nonna, seduta con lui ad un tavolino, aparte loro, nel locale non c’è nessuno.Chiudo il lucchetto della bici ed entrostrofinandomi i guanti davanti al viso,appena mi vede si alza per abbracciarmi“J, mi dispiace” mi dice quando sono frale sue braccia.Rimango immobile, incapace diabbracciarlo anch’io, gli mostro unsorriso tiratissimo “Nonna mi ha dettoche avete parlato e ti sei scusato con leie Arthur”, tolgo il giubbino pesanteprima di sedermi, in quel momento miarriva una cioccolata calda con panna,senza che l’abbia ordinata, Madame mela serve, prima di accarezzarmi unaspalla e tornare dietro il bancone.“Di solito non mi comporto a quel

modo” mormora lui.“E allora perché l’hai fatto?”.“Perché mi sono accorto che c’era lui, emi sono incazzato”.“Non sapevo che sarebbe venuto” midifendo, ed è la verità assoluta!“Ci sono rimasto male quando ho vistocome hai reagito, tu non l’hai ancoradimenticato, e non succederà mai”sbotta.“Dobbiamo vederci per divorziare”.“E quando lo farete?”.“Non lo so” rispondo mescolando lacioccolata nella tazza, non ne ho ancoraassaggiato un sorso.“Sai che ti dico? Stai perseverando inquesta cosa perché la realtà, è che nonvuoi…tu non vuoi divorziare, ma io non

posso aspettarti per sempre J, o sei conme, o sei con lui. Devi prendere unadecisione!”.“Mi serve tempo, stiamo parlando dellapersona che ho sposato, che mi ha resamadre…” esclamo battendo una manosul tavolino.“Però ti ha lasciata!”.BUM!Rimango ammutolita. E’ vero: mi halasciata!!!Si alza in piedi, lasciando cadere deisoldi sul tavolino, si abbassa verso dime appoggiandosi alla sedia con lamano “Alle volte è dura sentirsi dire laverità in faccia, ma per farti aprire gliocchi, è necessario farlo” stringe forte lasedia.

* * * * *

Seduta sul letto, mando un sms a Brian: SEI LIBERO STASERA? Mi risponde subito: PASSO A PRENDERTI ALLE 7.B. Mi sono cambiata sei volte, e ancoranon ho trovato niente che vada bene:come devo vestirmi per divorziare?Stephanie, seduta sul letto, mi hasconsigliato in nero “troppo funebre” hadetto. I colorati troppo accesi: “sembra

che la cosa non t’interessi”.“E allora cosa devo mettere?”.“Indossa qualcosa di blu!”.“Perché?” le chiedo.“E’ il colore della divisa che indossavoin rehab, penso l’avessero scelto perchéè sobrio, né troppo vistoso, né tropporigido!”.“Ho solo un golfino blu”.“Allora mettici sotto una maglia bianca,e dei jeans”.“Sembrerei una ragazzina!” mi lamento.“Ma noi siamo ragazze!” ha detto.Bene, la prospettiva della serata è:ragazza ventenne in procinto didivorziare.Che schifo!Mi lascio cadere sul letto, a fianco a

Stephanie, mi accarezza la schiena“Posso chiederti una cosa?” le dico conla testa infossata nel cuscino.“Certo”.“Tu hai solo vent'anni, ma sei giàmamma e fra un po’ ti sposerai, come tisenti?”.“Vuoi la verità?”.“Quando ho conosciuto Jared non avreidato alla nostra storia neanche duesettimane, ma adesso sono la donna piùfelice del mondo, e non vedo l’ora disposarlo anche se in un certo senso ècome se lo fossimo! Lo amo daimpazzire. Quando l’ho visto il giornoche è stato ricoverato, pensavo che sareisvenuta! E’ bello come allora, anzi,adesso sta bene, ed è ancora meglio! La

sera che mi ha baciato” le parole lemuoiono in gola dall’emozione “OddioJ, non posso credere che sia innamoratodi me, lui è così figo, ed io sono così…normale!”.“Tu sei bellissima!” le dico, e lo pensodavvero.“Si, beh, in ogni caso, quando andiamoin giro e la gente ci guarda, mi sentosempre inferiore a lui, mi domando cosapensino gli altri di noi. E’ per questoche all’inizio ho avuto dei dubbi, avevopaura che prima o poi si sarebbestancato di guardarmi, o di farsi vederecon me”.“E perché avrebbe dovuto?”.“J, guardami, non sono brutta, ma nonsono neanche alla sua altezza! Lui è

bellissimo, tatuato, potrebbe fare ilmodello. Quando camminiamo perstrada, e lui spinge la carrozzina, miaccorgo che le ragazze si girano aguardarlo, ma non mi crogiolo pensandoche lui è “mio”, mi domando quandotutto questo finirà!”.“Non finirà mai fra di voi, mio fratello ètroppo innamorato! E poi avete unabambina!”.“Stephanie” Jared entra in camera,spalancando la porta socchiusa, è biancocadaverico.“Ehi, ciao” mormora lei.“Ho sentito…” le dice.Oddiooooo, non posso assistere a questascena, comincio a prendere le mie coseper uscire, ma sono troppo curiosa,

origlio dietro la porta “Ehi piccola, io tiamo, non m’importa se altre miguardano, e non è vero che non sei allamia altezza, sei stupenda…”.Catherine si mette a urlare!Ma vaffanculo!Per una volta che potevo ascoltare miofratello fare lo sdolcinato!Vado in camera di Jared e la prendo inbraccio, apre gli occhi e mi sorride“Ciao, batuffola” le dico, si dimenaperché la raddrizzi e vado in salotto, inquel momento suonano alla porta, vadoad aprire e … cazzo!Brian, ultra mega sexy mi guardaappoggiato allo stipite della porta.E’ in smoking, niente cravatta, i primidue bottoni slacciati…oddioooo! Per un

pelo Catherine non mi scivola dallebraccia, mi rendo conto solo ora chesono ancora in reggiseno.Imbarazzatissima, la ripongo nel box, etorno in camera, Jared e Stephanie sistanno sbaciucchiando distesi a letto“Ehi” grida lui.“Stephanie, è arrivato, è in smoking!”.“Chi è arrivato?” domanda Jared.“Brian”.“Che cazzo è venuto a fare?” urlascattando in piedi.“Andiamo a cena, stasera firmiamo lecarte per il divorzio” gli dico.“Era ora!” sbotta “Beh, allora, gli offrouna birra!”.“Jared, non fare lo scemo” lo sgridaStephanie “Siediti qui, e lasciami andare

a salutarlo”.“Cosa mi metto?” le chiedo prima cheesca.“Che ti frega?” dice mio fratello “Lamia ragazza si veste bene, ma io indossosempre i jeans e le magliette, e leiapprezza”.“Apprezzerei, anche se ogni tanto timettessi un completo elegante” gli diceprima di sparire in salotto.Frugo nell’armadio alla ricerca diqualcosa di decente: alla fine mi metto ilvestito che avevo al ballo, quello grigiomono spalla con un paio di décolleté, alposto dei sandali. Per fortuna mi ero giàtruccata, recupero la pochette da letto edesco infilandomi il cappotto.“Non pensi di avere freddo, così?” mi

domanda Jared aprendo la porta dellacamera.“Beh, tanto saremo al ristorante, nonrischierò una polmonite!”.“Se lo dici tu!” mormora poco convinto.Cammina dietro di me, sembra unbodyguard, prendo la busta dal tavolodella cucina e mi sistemo i capelli“Andiamo?” domando a Brian quandotermina di parlare con Stephanie.“Si” risponde, e lo seguo verso l’auto.“Come mai hai noleggiato questomacchinone?” gli domando salendo sullaBMW X5.“La Porsche è tua, e quella di mia madreè per disabili”.“Ok”.In auto non parliamo, ascoltiamo la

musica ed io, in verità, sono concentrataa pensare a cosa succederà questa sera.“Dove andiamo?” gli chiedo.“Sorpresa” risponde con un ghigno.Ed eccoci arrivati, al Lago Barrington.“Che facciamo qui?”.“Ho parlato col gestore del locale, hadetto che se mi arrangiavo, per staserapotevamo venire qui”.“Quanto hai sganciato per affittare illocale?”Scoppia a ridere gettando la testaall’indietro “Un po’”, sorrido e scendodall’auto.Il locale in riva al lago, non è altro cheuna casetta di legno adibita a bar, èaperto solo da aprile a ottobre, poiinizia il freddo, e non viene nessuno.

Entriamo, e Brian accende le luci infianco alla porta.E’ così carino: sembra una baita dimontagna, il fuoco arde già nel camino.“Sei stato qui prima?” gli domandotogliendo il cappotto.“Si”.“E’ incantevole” ammetto guardando lefiamme.Prendo posto al tavolo apparecchiatoper due, e aspetto che torni dalla cucina,tiene in mano una bottiglia dichampagne, lo serve senza chiedere, sache mi piace un sacco.Ne bevo un sorso per bagnarmi le labbra“Come mai hai preparato tutto questo?”“Penso che il Lago Barrington, unpezzetto almeno, ci appartenga”.

E’ vero!Abbasso lo sguardo sulla tovagliabianca, senza rispondere.“Hai fame?” mi chiede alzandosi.Annuisco con un cenno della testa.Torna con due piatti in mano “Hai fattola parmigiana?” sorrido.“C’ho provato, almeno!” scherzasedendosi, ne assaggio un pezzo, stomorendo di fame.“Mmmmhhh, è buonissima” gli dico, edè la verità.“Posso dirti un segreto?” .“Si”.“L’ha fatta mia madre”.Scoppiamo a ridere come i matti, losapevo! Dei pochi difetti che ha, uno èquello di cucinare! E siamo in due!

“Non so come abbiamo fatto a nonmorire di fame!” gli dico masticando“Cucinavo solo cibi precotti!” .“Però erano buoni!”.“Questo è vero!” gli dico tagliando unaltro pezzo di parmigiana “Ti ricordiquando ho fatto la crostata di frutta, ilgiorno che ho saputo di essere incinta?Mio Dio, era orrenda!” alzo lo sguardodal piatto, mi blocco con la forchetta amezz’aria. Mi sta osservando in unamaniera che non gli ho mai visto prima.“Che ho detto?” domando.“Niente” risponde stampandosi in visoun sorriso tiratissimo “Si, hai ragione,era orrenda a guardarla, ma il saporenon era male”.“Faceva schifo”.

“Si, faceva schifo”.“E allora perché l’hai mangiata?”.“Perché ti eri impegnata a farla perun’occasione speciale”.“C’ho messo ore a tagliuzzare la frutta,per non parlare poi, di quante volte hodovuto rifare la gelatina!”.“Ne vuoi ancora?”.Non mi sono nemmeno accorta di averpulito il piatto.“Hai preparato anche il secondo?”.“No, ma ho preso la crostata di frutta…quella di Madame”.“Allora sì!”.Non vado matta per i secondi piatti, elui, lo sa.Bevo un sorso di vino, in attesa cheritorni, osservo la busta alla mia destra

la prendo e l’appoggio sulla sedianascondendola così dai nostri occhi.Mangiamo ricordando aneddotidivertenti di quando eravamo sposati: ilmio momento “sclero”: l’unica volta chenon ho passato un esame e sono tornata acasa incazzata nera e poi di quando harischiato di tagliarsi un dito per affettaredelle patate, abbiamo anche litigato percomprare un pagliaccetto a Jeffraffigurante Winnie The Pooh: “Non se ne parla” dice Brian “E’ dasfigati!”.“E dovrei mandare in giro nostro figliocol pagliaccetto, col simbolo dei PearlJam?”.“Certo, quello si, che è figo!!!”.

“Brian!”.“Ha già il tuo bambolotto diquell’affare”.“E’ Winnie!!!” esclamo offesa, miabbraccia sorridendo sul mio collo, miviene la pelle d’oca, come sempre.“Ti prego Jewel, puoi evitare diprenderglielo?”.Metto il broncio, che lo fa sciogliere.“Comunque glielo metti quando è solocon te, quando usciamo tutti insieme,non se ne parla!”.“Grazie, amore” sorrido, e gli do unbacio. “Eri brava a farmi cedere”.“Sono una femmina, mi viene naturale!”scherzo. Mica tanto, in realtà!

Si alza da tavola prendendo i piatti“Dolce?”.“Possiamo aspettare un po’? Sonopiena”.“Certo”, sparisce in cucina, mi alzo ecammino avanti e indietro davanti alfuoco, aveva ragione Jared, ho freddo.Sento la sua giacca avvolgermi lespalle, mi sfiora la pelle con le dita “Hovisto che ti è venuta la pelle d’oca”sussurra al mio orecchio, rabbrividiscoancora, ma non per il freddo.Rimango a fissarlo, tiene le mani sullemie spalle “Vorresti saltarmi addosso?”scherza, mostrandomi un ghigno.Divento verde dall’imbarazzo “Tipiacerebbe” rispondo strozzata.“Si, è vero!” ammette, si sposta verso il

tavolo “Vuoi che firmiamo ora?”.Il mio cuore inizia a battereall’impazzata.“Non potremo mangiare prima ildolce?”.“Certo”.Torna in cucina ed io vado a sedermiperché ho paura di svenire.Vuole già firmare!E a me è venuto mal di pancia.Mangio la crostata di frutta con unalentezza esasperante, vorrei non finirlamai, e invece, non ne ho più neanche unpezzetto, ho sbranato anche la crosta,che è la parte che preferisco.Finalmente alzo gli occhi, lui èstravaccato sul tavolo, non ha mai toltolo sguardo da me “Ne vuoi ancora?” mi

chiede.“No” sorrido “E’ davvero buonissima,ma ho veramente paura di star male!”.“Caffè?”.Sbotto irritata “Hai fretta diandartene?”.“No”.“E allora perché mi ha già chiesto difirmare, e se voglio il caffè?”.“D’accordo, aspettiamo”.“No, va bene, fallo!” gli dico sbattendoil tovagliolo sul tavolo.Si accovaccia al mio fianco, e mi prendein braccio.Non me lo aspettavo, mi porta suldivano di fronte al camino, senzalasciami si siede, appoggio la testa allasua spalla “Vorrei aspettare un po’, se

per te va bene”, mormoro.Capisce che mi riferisco alla firma deldivorzio “Per me, potremo anche farne ameno” sussurra al mio orecchio, alzo latesta di scatto.“Piccola, non guardarmi così, è laverità”.“E allora perché vuoi farlo?”.“Perché te l’ho detto, faccio tutto quelloche vuoi”.“Anche se va contro la tua volontà?”.“Non ha importanza quello che voglioio”.“Ti va di cantarmi qualcosa?”.“Cosa?”.“Quello che vuoi”.“Ok” sospira “La bambola di Polly èmala-ta-ta”.

Scoppio a ridere dandogli una pacca sulpetto “Non quella!”.“Ah, non quella? Tu però l’hai fatto”.“Si, non ricordarmelo”.“Posso fare una cosa prima di cantare?”.Annuisco con un cenno del capo e lui mibacia. Mi sciolgo, non tento neanche difermalo, non voglio che lo faccia.La nostre lingue si intrecciano, mi togliela giacca, gli sbottono la camicia pertoccargli la pelle, mi è mancato cosìtanto! Mi metto a cavalcioni su di lui,facilitandogli l’accesso alle parti piùintime del mio corpo. Emetto un gemitoquando mi sfiora l’interno coscia, conJason, non è mai successo.“Brian, fermati!”“Che c’è?”

Voglio morireeeeee!!!Appoggio la fronte alla sua spalla,troppo imbarazzata per affrontarlo “Hoil ciclo” mugugno.Sento la sua mano muoversi sulla miaschiena tremolante, stiamo ridendoentrambi.Lo guardo con le lacrime agli occhi, aforza di ridere “Oh Dioooo” mi asciugale guance bagnate con i palmi dellemani.“Mi mancherà tutto questo” mi dice,serio.“Cosa?”.“Tu”.Rimiamo a guardarci per un po’ “Seicosì trasparente, Jewel, che non sembrineanche vera”.

“Perché mi hai chiamata J?”.“Perché so che non vuoi che lo faccia”.“Volevi trovare il modo di fartiodiare?”.“Si”Fissa il camino in silenzio, mi siedoaccanto a lui, mi tolgo le scarpe e mirannicchio sul divano stringendolo forte,mi da un bacio in testa e poi inizia acantare “Last Goodbye”.Assaporo le parole di quella canzone,ma non voglio pensare che sia l’ultimavolta, ha ragione Brittany, ci siamo dettiaddio troppe volte, e inconsciamente,voglio sperare che anche questa non sial’ultima.Ma forse la mia è solo una vanasperanza.

Mi stringe la mano costringendomi aguardarlo negli occhi “Posso chiedertiuna cosa?” mi domanda.“Si”.“Non firmiamo niente”.“Brian” la voce di muore in gola.“Puoi andare con lui, ma ti pregoaspetta, aspetta di essere sicura che tradi noi sia finita davvero”.“Se continuiamo così non sarà maifinita”.“Lo vuoi davvero?”.Non gli rispondo.Si alza in piedi e va a prendere la bustadalla sedia, estrae i documenti e tirafuori la penna con gli strass.“Aspetta! Firmi così? Senza guardare?”.“Te l’ho detto Jewel, faccio tutto quello

vuoi”.“E se ti avessi chiesto gli alimenti?”.“Mi troverei un terzo lavoro”.Merda!Gli strappo le carte dalle mani “Te lemando a Miami, ok? Non ce la faccio aguardarti!”.“Tu le hai firmate?”.Scrollo la testa, capisce che è un no!Esce al freddo, così, con la camiciaancora sbottonata, torna dopo un attimo,col lettore cd e la famosa coperta ascacchi che aveva in auto la sera delballo.“Vieni qui”, m’invita a raggiungerlodavanti al camino, appoggia per terra illettore, e vi inserisce un cd: la copertinaè nera, le scritte rosa shocking, i colori

sono al contrario del primo “Songs forJewel”, questo cd ha un titolo diverso“Remember me”.Preme il tasto play, ci accoccoliamo suldivano, stringendoci fino a toglierci ilrespiro e ascoltiamo la musica insilenzio.Piango ascoltano le parole di “I don’twanna love somebody else” di “A GreatBig World”, Brian mi accarezza laschiena sfiorandola appena con la puntadelle dita.A metà cd, dopo aver ascoltato canzonidi Elvis e dei Coldplay, sta passando“Untitled” dei Pearl Jam che mi avevacanticchiato papà nella sua auto, e chemi ha letteralmente fatta disperare,pensando che da domani sarà solo.

Alzo la testa quel poco che basta perguardarlo, e lascio che le parole escanoda sole, impedendomi di fermale “Io tiamo ancora”.Mi accarezza il viso con le nocche dellamano e mi dà un bacio sulle labbra “Io tiamerò per sempre”.Ci addormentiamo così, con la sua vocea cullarci.

CAPITOLO 19 “Jewel” apro gli occhi a fatica, equando finalmente non vedo tuttoannebbiato, lancio un urlo: “Aaaaaahhh”scatto in piedi e sbatto la fronte controla sua “Ahia!” mi lamento,massaggiando la fronte con la mano.“Non volevo spaventarti!”.“No, si…lo so” mi metto a ridere“Scusa, non ricordavo che ci fossimoaddormentati così, sul divano”.

“Era l’abitudine, ricordi?”.Abbasso lo sguardo sui piedi nudi, nonriesco a guardarlo “Vuoi tornare a casa?O preferisci prima la colazione?”.“Quando parti?”.“Stasera”.“Forse è meglio se torniamo a casa”.“Il tuo cellulare avrà squillato centinaiadi volte” sorride.Mi rimetto le scarpe sedendo sul divano,sono travolta da una miriade diemozioni: gioia per essermi svegliatacon lui, tristezza perché se ne andrà dinuovo, paura per quello che accadràquando tornerò a casa.“Sei preoccupata?” domandapassandomi il cappotto.Gli mostro un sorriso tiratissimo “No”.

“Che cosa c’è?”.Corro ad abbracciarlo “E’ stata unabellissima serata, la porterò con me persempre” gli do un bacio sulla guancia“Grazie”.Affonda il viso nel mio collo “Piccola,ti amerò per sempre”.Rimaniamo così, abbracciati per untempo indefinito, si stacca lui per primo.“Se ti tengo fra le braccia un altro po’,non riuscirò più ad andarmene”.Mi guardo intorno, per reprimere lavoglia che mi è venuta di dirgli “Rimaniqui, con me”, è tutto in ordine, ha giàsparecchiato e lavato i piatti.“Ti aspetto fuori” gli dico, ed esco aprendere una boccata d’aria, sperandoche mi aiuti a schiarirmi le idee.

Arriva dopo cinque minuti, apre ilmacchinone ed entro stringendomiaddosso il cappotto.Alza il riscaldamento, e accende lamusica “Perché non accendi il cdnuovo?” gli chiedo guardando fuori dalfinestrino.Lo inserisce nel lettore, e partono lenote di “Last Goodbye”, quella nonmanca mai.L’ascoltiamo finché non arriviamo acasa, di Jared.Spegne l’auto ed io mi slaccio la cinturareprimendo la voglia che mi è presa dipiangere “Fa buon viaggio” gli dico.“Jewel, guardami”.Lo faccio.Mi accarezza il viso con le nocche della

mano, mostrandomi un flebile sorriso“Ci vediamo per il compleanno di Jeff”.Stringo forte gli occhi, non resisto più escoppio in lacrime “Addio Brian” glidico e scendo in fretta dall’auto,correndo in casa per non tornare da lui.Spalanco la porta della camera e migetto sul letto a piangere.

* * * * * Alle le nove di sera sono ancora a letto,vestita come ieri, con addosso l’abitogrigio del ballo. Mi sono dimenticata diprendere il cd “Remember me”, cosìadesso sto ascoltando “Songs forJewel”, tanto perché l’umore scenda inpicchiata più di quanto non lo sia già.

Il cellulare sembra come impazzito,Jason mi ha chiamata, ma non gli horisposto, né a lui, né a nessun altro.Mi cambio in fretta e vado dalla mammacon la Porsche, solo che non scendo perandare alla lapide, rimango a guardarlaseduta in auto finché una botta alfinestrino non mi fa saltare sul sedile.“Cazzo, Brit!” borbotto portandomi unamano al cuore.Apre la portiera sorridendo “Ciaoamore”.“Ciao”.“Mio Dio, che è successo?” .“E’ andato via”.“Si, beh, non è una novità”.“Brit”.“L’avete fatto?”.

“No”.“Perché?”.“Ho il ciclo”.“Che rincoglionita che sei! Guarda chesi può fare lo stesso!”.Sbatto la fronte sul volante “Lo so, e nonè che non sia mai successo, solo che…”.“Si, ho capito, l’hai usata come scusaper non andare troppo in là”.Lei si che mi capisce!“Posso dirti una cosa?”.“No”.“Non sarà più lo stesso, senza di lui”.Meno male che le avevo detto di NO!Ammetto che queste parole, pronunciateda lei, mi hanno parecchio incuriosita.“Che vuoi dire?”.Sospira rumorosamente passandomi una

mano sulla schiena, la toglie subito.“Che schifo che fai!”.Sorrido continuando a fissarmi ipantaloni della tuta gialli.“Comunque, stavolta credo sia finita perdavvero fra di voi, e mi dispiace unsacco”.“Ma se non ti è mai piaciuto!”.“Chi? Lucertolone Johnson?!” la sentoridere “Ah! Lo adoravo! Cioè, lo adoroancora, non è mica morto!”.“Ti è simpatico?”.“No, lo adoro, è diverso! Mio Dio J èstato l’unico a tirare fuori il meglio dite! Ti rendi conto che se non fosse statoper lui, non avresti mai detto a Jared etuo padre cosa ne pensavi di loro? Nonavresti mai avuto il coraggio d’iscriverti

a Yale? E soprattutto di tirare fuori lepalle e mandarci tutti a quel paese, mecompresa, per inseguire il tuo sogno dilaurearti e diventare scrittrice!”.Abbassa il finestrino e accende unasigaretta “Oh Dio, ancora ricordo ilgiorno che è arrivato! Ah Ah! Erifradicia! Però, che figata! Quando cipenso oggi, ancora rido! Sono trascorsidue anni, ma mi sembra che sia passatoun giorno dalla prima volta che loabbiamo visto! Diventavi cianotica ognivolta che lo guardavi, e poi,ammettiamolo: è un figo da paura!”.Mi passa la sigaretta continuando aparlare “Quando è partito per andare aMiami dopo il funerale di Jeff, lo avreiammazzato con le mie mani, ma poi l’ho

chiamato”.Il fumo mi va di traverso, tossiscodandomi delle pacche sul petto “Checosa?” borbotto.“Sai come sono fatta, se qualcuno spezzail cuore alle mie amiche, mi parte labrocca, e non è perché lui è BrianJohnson che gliele ho risparmiate!Avevano tutti timore di lui, ma io no!Me ne frego di quello che pensa lagente, se avessi potuto prenderlo a calcinelle palle, stai pur certa che lo avreifatto in un secondo!”.“E di cosa avete parlato?”.Finalmente mi guarda negli occhi “Mi hadetto tutto”.“Tutto cosa?”.“Perché aveva deciso di non tornare, e

gli ho dato ragione”.“Brit” sospiro.“Soffrivi già abbastanza, che cosadoveva fare? Venire qui con Violet,chiedendoti aiuto ad allevarla, quandovostro figlio era appena morto?”.La guardo piangere “Sono stata così inpena per voi, insomma, non ti ho dettoniente perché come tutti, ero convintache avresti preso la vita di petto, saicome si dice, no? E’ la vita, e bisognacercare di viverla al meglio! Hai semprefatto così: non pensavamo che ti sarestiridotta in questo stato perché nonavevamo capito fino infondo quello cheprovavi”.Le accarezzo il viso, spostandole icapelli dietro le orecchie “Passerà”.

“Che cavolo ti prende J? Perché non urlicome hai fatto con tua nonna? Non seiarrabbiata?”.“Sto imparando a riflettere sulle coseprima di parlare”.“Comunque sono certa che non passeràperché è lui il tuo Brian Johnson. Puoianche provarci con Jason ma non sarà lastessa cosa! Brian sta partendo, l’hovisto prima caricare l’auto, e non l’haineanche salutato. Ha sbagliato, si, mafino a un certo punto!”.“E’ già partito?”.“Si, stava salutando Elizabeth”.“Ho dimenticato i documenti deldivorzio nella sua auto, e anche il cdnuovo”.“Remember me?” domanda con ghigno.

“E tu che ne sai?”.Sospira rumorosamente con fare da diva“Modestamente…gli ho suggerito iltitolo”.“Sei tremenda” le dico.“No, sono il tuo Angelo Custode!”.Rimango in silenzio a fissarmi leConverse imbrattate “Hai pensato a cosafare?” mi chiede gettando la sigarettafuori dal finestrino.“Che intendi?”.“Se andare o no, a New York!”.“Tu come hai preso il divorzio dei tuoi?Insomma, non vedere tuo padre…”.“Non lo vedevo neanche quando eranosposati, quindi non ne sento lamancanza” si pettina i capelli biondipassandoci le dita in mezzo “Comunque

sono contenta che stia con Gus, lui èforte, e si amano davvero, e poi lei, èfelice!”.“Penso che partirò con Jason”.“Davvero?”.“Ci siamo visti da Madame, abbiamoparlato…”.“Andrai all’università a New York?”.Alzo le spalle, lei mi accarezza laschiena “A Roy non piace Tarzan!”.Mi strappa un sorriso “Non piace anessuno” borbotto.“Brian è Brian, ed è solo lui!” mi dice.Mi accoccolo contro di lei, che mipettina i capelli con le mani.“Che dici? Andiamo dalla nonna e cifumiamo qualcosa davanti alcaminetto?” domanda dopo circa un

quarto d’ora.“Ok” accendo l’auto e andiamo dallanostra mentore.Quando arriviamo, notiamo le auto“delle femmine” fuori casa “Oh Dio,chissà che stanno combinando!” dico frame e me.“Che vuoi che facciano? O giocano apoker, o fumano, oppure starannobersagliando tua nonna per obbligarla aparlare del matrimonio”.Entriamo in casa, sono tutte in cucina, cisono anche Phil, ed Elizabeth.Si avvicina immediatamente a mespingendo la carrozzella “Mi ha detto didarti questo” mi mostra il cd appoggiatosulle gambe e lo prendo in mano“Grazie” le dico e mi avvicino per

prenderlo in mano.“Gli mancherai” mi sussurraall’orecchio.A mezzanotte, dopo aver giocato aScarabeo contro nonna ed Elizabeth chesono le peggiori truffatrici sulla facciadella Terra, torno a casa, crollando sulletto.

CAPITOLO 20

L’incessante squillare del telefono mi faalzare “Pronto”.“Alla buon ora!” urla papà.“Che ore sono?”.“Mezzogiorno!”.Accidenti!Sono sveglissima.“Si può sapere che vuoi?”.“Ha telefonato Banana in ufficio perchénon gli rispondevi al cellulare”.“Cos’ha detto?”.“Se sapevo a che ora saresti venuta al

lavoro!”.“Ok, grazie”.“No! Un momento, signorina! Hai presouna decisione?”.“No” sospiro “Sei arrabbiato?”.“No”.“E allora perché sei così scontroso?”.Rimane in silenzio.“Lo sai che vuol dire?” gli chiedo.“Jewel!!!” scoppio a ridere scendendoin cucina a mangiare.Nonna e Arthur non ci sono, mi hannolasciato un biglietto dicendo che devonoandare a fare delle commissioni.Prendo delle uova dal frigo e inizio apreparare la pastella per fare i pancake,l’occhio mi cade sul cd che,stranamente, è appoggiato sul top della

cucina, vado ad inserirlo nel lettore dvde accendo la televisione per ascoltare lamusica.Nonna e Arthur non hanno uno stereo insalotto, ma solamente nello studio.Ascolto e riascolto “Already home”pensando a quanto è lontana New York,a cosa farò se accetterò di andarci, chiincontrerò e se troverò un lavoro.Sicuramente sentirò la mancanza dellamia famiglia, e dei miei amici.E di Brian, che sarà ancora più lontano.La sua voce mi fa venire un brivido allaschiena, appoggio la fronte alle bracciaincrociate sul tavolo e guardo nel vuoto.‘Fanculo!Io vado a Miami!Prendo le chiavi della Porsche e vado

da Beth, busso un paio di volte primache venga ad aprire “Ciao J” sorride.“Ciao Beth, dov’è Gavin?!”.“E’ sotto la doccia”.Corro al bagno, e spalanco la porta, perfortuna la tenda è tirata e non lo vedonudo!“Gavin” lo chiamo.“Accidenti J, non si bussa!”.“Dove posso trovare Brian?” gli chiedo,scosta la tenda per guardarmi.Beh! Però…Gavin…“Dai Gav, togli la tenda” gli dice Philentrando.“Phil, sta zitto!” gli diciamo in coro.“Allora?” lo incito.“E’ tornato a Miami!” .“Lo so che è tornato a Miami, voglio

sapere dove posso trovarlo quando saròlà!”.Beth si mette a urlare “Vuoi andare aMiami?”.“Si”.“Perché?”.“Perché ci stiamo distruggendo avicenda, e io sono stanca di soffrire!Voglio stare con lui, punto e basta”.“E quello che è successo?”.Mi vengono in mente le parole di“Brittany, Signora del so tutto”: “Hasbagliato, si, ma fino a un certo punto!”.“Aaaaaahhh” urla Phil “Vado aprenotarti il biglietto, quando parti?”.“Cerca il primo aereo disponibile”.Gavin mi guarda mostrandomi un sorrisoenorme “Vorrei essere una mosca per

vedere cosa farà quando sarai davanti alui”.Faccio una smorfia sorridendo.“Ti ho prenotato il volo per le cinque emezza, arriverai in tre ore. E’ undiretto!” dice Phil entrando.“Ok, perfetto, grazie”.“Ehi J” mi dice Gavin “Lo trovi da Ian,oppure al Cherry-B, è lì che suona”,vado a dargli un bacio sulla guancia “Tiadoro” gli dico.“Lo so” risponde con un ghigno.“Beth, vieni ad aiutarmi?”.“Pensi di trasferirti?” domandaseguendomi giù per le scale.“No, ma se qualcuno cercherà diammazzarmi, tu sarai il mio alibi!”.“Ok” e andiamo verso l’auto di corsa.

Parcheggio davanti casa di Jason,scendo lasciando Beth ad aspettarmi inauto, busso freneticamente, quando apreentro senza chiedere il permesso e,mentre sbatte la porta alle sue spalle. Mipasso i capelli fra le dita guardandolodritto negli occhi: “Vado a Miami!”esclamo “Tu sei fantastico, ti vogliobene, ma non sei lui e io voglio lui,anche se mi è servito un anno percapirlo. Non ti ho mai usato, tu mi piacima…voglio lui, vado a dirglielo e nonci lasceremo di nuovo”.Jason sorride, sembra quasi felice“Perché sorridi?” gli domandoaggrottando le sopracciglia.“Se te lo dico, mi giuri che non farai uncasino?”.

“Certo”Alza un sopracciglio.“Certo!” ripeto indispettita.“Tua nonna ed Elizabeth mi hannopagato per farti la corte”.Cioè…cosaaaaa?“Sono bizzarre quelle due donne, ma aloro favore, devo dire che l’hanno fattoper voi”.“Non sei vedovo?”.“No”.“Fai l’attore?”.“No”.“Mi hai raccontato un sacco di palle?”.“No, la storia della mia famiglia e chefaccio il prof, è vero!”.Non posso crederci.“Mia nonna ti ha pagato per farmi la

corte?” cammino avanti e indietro per lastanza dimenando le braccia in modofrenetico tanto sono arrabbiata, mi fermodi colpo piegando un ginocchio “Vuoidire che se non fosse stato per loro, nonmi avresti mai avvicinata?”.“Che cosa cambia?”.“Stai scherzando? E come se cambia!!!!Saresti venuto a letto con me, mi avrestiportata a New York...senza amarmidavvero...”.“Ammetto che all'inizio l'ho fatto perchéme l'hanno chiesto ma poi...tu mi piacidavvero J, e ad un certo punto hopensato che tra di noi avrebbe potutofunzionare ma...” mi mostra un timidosorriso “Tu sei destinata a vivere la tuavita con Brian”.

“Scusa, e adesso Maggie dov’è?”.“A Princeton”.Gli mostro un ghigno “Tornerai da lei?”.“Non ci crederai mai, ma aiutare te, mi èservito a capire molte cose”.“Vuoi stare con lei?”.Abbassa lo sguardo per fissarsi lescarpe “E’ complicato” mormora.“La tua Giulietta ti fa impazzire?”.Sorride senza rispondermi, capisco cheè un sì.Ci abbracciamo forte, mi dà un baciosulla tempia “Magari quando tornate,potremo uscire tutti insieme” mi dice.“Sarebbe un’ottima idea, così saprà diche pasta è fatta sua madre!” ridoaprendo la porta, poi mi volto e glifaccio l’occhiolino “Sei forte Banana!”.

“Mi mancherai Jewel, avresti potutoessere davvero la mia Giulietta!”.“Ci vediamo al ritorno”.“Non metteteci troppo, ok?”.“Ok” e ci salutiamo con un abbraccio.Torno in auto saltellando e ridendo “Cheè successo?” mi domanda Bethallucinata.“Ho l’idea per il mio nuovo libro!”sorrido, alzando le sopracciglia un paiodi volte come fa Gus e partosgommando.Arriviamo a casa di papà per recuperareil trolley, la scritta “B.J.M” è lì che miguarda, sorrido al pensiero che lorivedrò domani e non sto nella pelle.“Che fai?” domanda Marna tenendo frale braccia i panni sporchi.

“Vado a Miami”.I panni finiscono sul pavimento primache Marna inizi a gridare: “Che cosa?”.Vado verso l’auto senza ascoltare il suoincessante ululato “Sei impazzita?”, lavedo correre verso il garage, io e Bethattraversiamo la strada correndo e cichiudiamo a chiave in casa di Jared,Stephanie ci guarda ad occhi sgranati“Che succede?”.“Niente!” rispondiamo in coro, duesecondi e sento le urla provenire al di làdella porta.Riempiamo a casaccio il trolley, lei ciraggiunge assieme agli altri che ha giàfatto entrare in casa “Vai a Miami?”grida Jared.“Si e allora?” chiedo mettendo nel

beauty lo spazzolino da denti.“Non puoi andarci!”.“Nonna ed Elizabeth hanno pagato Jasonperché mi facesse la corte, e lui torna aPrinceton da Maggie”.“Chi è Maggie?”.“La sua ex moglie!”.“Ma non è morta?”.“No” alzo un momento la testa verso ilsoffitto “Onestamente non so neanche sesia sua moglie, di certo stavanoinsieme” scrollo le spalle “Non haspecificato di cosa fosse EX”.“Io tua nonna la uccido!” mugugna.“E’ anche tua nonna!” gli dico.“Quando combina certe cazzate, facciofinta che non siamo parenti!” sbotta.Ed eccola arrivare, con Elizabeth!

“Mi ha chiamato Jason, dice che vai aMiami!” finge di non sentire addosso unsacco di occhi a fulminarla.Elizabeth si avvicina e mi abbraccia“Sono così felice” esclama.“Voi due siete da ricoverare” urla Gus.Li lascio inveire contro le due donne,uscendo di casa trovo i miei amici adaspettarmi, c’è anche Gavin, li haavvertiti Beth mentre tornavamo a casa.“Aaaaahhh” grida Jane “Gollum,finalmente parti!”.“Lo sapevate voi?”.“J, te lo giuro, no!” poi ride “Però, è unafigata!”.Si, è vero, è una figata avere parenticome i miei.Gus un po’ meno, perché sta ancora

urlando, a differenza di mio padre chemi sta stringendo in un abbraccio “Giurosu Dio che se stavolta non vi sistemate,qualcuno dei due andrà in ospedale”.“Ti voglio bene, papà!”.“Ricordatelo quando sarò vecchio!”.Sbuffando mi raggiunge Jared “Sali inmacchina prima che mi passi la vogliadi accompagnarti in aeroporto!” miprende le chiavi dalla mano.“Che fai?”.“Ti accompagno in aeroporto, ma nonvoglio che guidi tu!”.“Ce l’ho la patente”.“Si, certo, perché Brian ha pagato, nonperché tu sia un fenomeno al volante!”.Che stronzo!Saluto tutti “Ci vediamo presto”.

“Non vedo l’ora” mugugna Gus, nonnagli rifila una pacca sul braccio. Jared parcheggia l’auto e prende iltrolley dal bagagliaio, cammina senzaparlare, come d’altronde ha fatto pertutto il viaggio in auto, io rimango dietrodi lui seguendolo come un cagnolino, emi accorgo di una cosa: tutte le donne,lo guardano!Neanche fosse il vero Adam Levine.Ha i capelli mori sbarazzini, barbaincolta, jeans morbidi e giubbinomarrone.Però, che figo, mio fratello!Quando entriamo in aeroporto gli sicatapultano addosso centinaia di occhi,ha ragione Stephanie: è una calamita per

le donne!D’istinto lo prendo per mano “Che cazzofai J?”.“Fingo di essere la tua ragazza!”.“Sei impazzita?”.“Difendo il territorio di Stephanie! Haragione, sai? Tutte le donne tiguardano!”.Strattona la mano per liberarsi, “Eallora?”.“Non farmi fare figure di merda Jared!Tieni la mano nella mia, ma metti la tuadavanti, mi piace che mi accompagni!”.“Non dirmi che riempi di paranoie comequesta anche Brian!”.“Certo, e lui non si è mai lamentato!”.Scrolla la testa andando verso il check-in, io lancio occhiate di fuoco alle donne

che lo guardano.“Piantala” ordina lui.Sorrido e mi accoccolo contro il suobraccio “Non saresti neanche il miotipo!” mi dice, gli pizzico il sederefacendolo sussultare, e scoppiamo aridere.Le ore passano stranamente in fretta,dopo aver comprato il biglietto hocamminato in lungo e in largo perl’aeroporto, lasciando Jared da soloseduto a leggere una rivista di auto.Quando chiamano il mio volo lui si alzain piedi mentre io invece sto ancorafacendo solchi avanti e indietro “CazzoJ, mi fai venire l’ansia! Fermati!”.Mi blocco sul posto e comincio amangiarmi le unghie come fa di solito

Jane.“Allora” comincia lui “Occhi aperti, nonparlare con estranei, non andare in giroda sola, chiama Brian appena arrivi…”.“Jared, ti prego, non ho mica tre anni!”.“Sei in una città che conosci a malapena,mi preoccupo per te!”.Andiamo verso il check-in, ed eccola lì:“la rossa”!.Jared si accorge che mi sta osservandoda capo a piedi “Che hai da guardare?”le domanda acido, sorrido fra me e me.“Sei il terzo ragazzo con cui la vedo!”sbotta schioccando la lingua.Mi ha dato della puttana!!!“Il primo era un collega, il secondo miomarito, e lui è mio fratello!” esclamoconsegnandole il biglietto aereo.

“Sei sposata?” domanda.Ma cosa vuole?“E allora?”.“Non sei un po’ troppo giovane?”.“E’ quello che le ho sempre dettoanch’io!” dice Jared.“E tu, sei sposato?” gli domanda.Hai capito la hostess “provolona”?“Si sposerà a breve, con una ragazzafantastica, ed è padre!” mi affretto adire.“Peccato, i migliori sulla piazza se liprendono sempre le altre”.“Chissà come mai non ti vuole nessuno!”mormoro, ma so che mi ha sentita.Mi riconsegna il biglietto invitandomicon un gesto molto poco cordiale adavviarmi per prendere posto.

“Aspetta!” mi dice Jared “Ho una cosaper te”.“Che cosa?” domando.Tira fuori dalla tasca dei jeans unascatoletta in velluto e la apre: dentro cisono la mia la fede e l’anello difidanzamento “Non so neanche come misia venuto in mente di recuperarli, ma sedevi andare da lui, sarebbe opportunoche li indossassi, non trovi?” mi mostraun flebile sorriso, mi aggrappo a lui persaltargli in braccio e lo riempio di baci“Sei il fratello migliore del Mondo!!!”.“Sta attenta, ok? E digli che io, non l’hoperdonato”.“Davvero?” domando sciogliendomidall’abbraccio.“Non dimentico quello che ti ha fatto”.

“Jared” mormoro.Alza le spalle per farmi capire che ildiscorso è chiuso e mi dà un bacio sullatempia per salutarmi. Recupero il trolleye vado a prendere posto in economy.Io odio la economy!!!Mi siedo nel sedile che guarda ilcorridoio osservando distrattamente lepersone salire ed estraggo pigramentel’ipod dalla tasca del giubbino, nonappena sarà possibile intendo fare tuttoil viaggio ascoltando le canzoni di“Songs for Jewel” e “Remember me”.La “rossa” inizia a spiegare tutta latrafila delle istruzioni per il salvataggioe, quando la vedo alzare le braccia perindicare le porte di sicurezza, scoppio aridere come una scema, lei se ne

accorge e mi trafigge il viso con losguardo tanto è umiliata!D’altra parte mi ha dato della puttana,come minimo una rivincita possoprendermela!L’aereo si alza, e con lui tutti i dubbiche finora ho cercato di tenere segregatinel luogo più oscuro della mia mente:cosa succederà?Non ho idea di come reagirà Brian nelvedermi, non so nemmeno dove possotrovarlo. Io e Ian andiamo d’accordo,ma non tanto come con Gavin, e non hoil suo numero, quindi sono indecisa seandare al suo negozio di tatuaggi, oppureraggiungere direttamente il locale doveBrian suona la sera.Penso che potrei passare prima da casa

sua, ma se dovesse accorgersi che lospio, cosa accadrebbe?In zona neutra, sarebbe tutta un’altracosa: considero il Cherry-B, la nostraSvizzera.Si, ho deciso, per prima cosa andrò allocale sperando di trovarlo lì, altrimentichiederò a qualcuno dove possotrovarlo.Basta! Mi sto fottendo il cervello!Scendo di corsa dall’aereo, per fortunanon dovrò fare la coda per aspettare ibagagli, esco dall’aeroporto e…merda!Che caldo!Saranno sì e no venti gradi, ma ioindosso abiti pesanti, e sto letteralmentemorendo asfissiata!Salgo sul primo taxi libero e inizio a

togliere strati di indumenti finché non miritrovo con una maglietta di cotone amanica lunga.“Dove ti porto?” chiede il taxista.“Al Cherry-B” rispondo intenta adinfilare i vestiti che ho tolto nel trolleygià colmo.“E sarebbe?” domanda.“Non lo so! Non sono del posto!”.“Allora dubito che ci muoveremo!”.“Non ha il navigatore?”.“Si, ma se non inserisco un indirizzo,serve a molto poco!”.Mmmhhh, alzo gli occhi al cielo, edigito Cherry-B sulla tastiera delcellulare, cercando online l’indirizzo, lomostro al taxista, e partiamo.“Sono diciotto dollari”.

“Tenga il resto”.Mi sento la tipica donna d’affari che sivede nei film!Scendo e mi ritrovo davanti al locale: imuri sono tinteggiati di nero e sopra lagrande porta in ferro, a doppio battente,sono raffigurate due ciliegie rosse chelampeggiano. Scuoto la testa ed entro.Sono quasi le dieci, il locale è gremitodi gente, ed io mi sento letteralmente unpesce fuor d’acqua “Ti sei persa?”chiede il buttafuori.Sgrano gli occhi impaurita da quellapresenza: è enormeee!!!Tiene le braccia incrociate sul petto,indossa un paio di jeans e una magliettanera: mi squadra come se volessemangiarmi.

“Cercavo una persona” rispondo.“Chi?”.“Brian Johnson”.“E chi saresti?”.“Sono…” oddio… “sono sua…”.“Allora?” domanda impaziente.“Sono sua moglie”.Spalanca la bocca per un secondo “SeiJewel?” domanda stupito.“Si”.“Jewel” sento gridare.Mi volto alla mia destra e intravedo Ianvenirmi incontro e, quando siamo uno difronte all’altra, mi abbraccia dicendo“Ciao, J, come stai?”.“Bene”.“Accidenti, Gav aveva detto che sei unostraccio, ma non pensavo ti fossi ridotta

così!”.“Si, beh…” non so neanche cosa dire.“Pete, lei è con me” dice al buttafuori.“Non potrebbe entrare” gli dice lui.“Non preoccuparti, non berrà nemmenoun goccio, non è qui per questo” erecupera la mia roba spingendomi perprecederlo.Finalmente sono dentro: tutto moderno,acciaio e plexiglas colorato in ognidove. Non mi piace molto, sono più perlo stile classico. Mi accomodo su unosgabello al lato del bancone “Una coca”ordina Ian.“Non bevi?” gli domando.“Non è per me, è per te!” si appoggia albancone guardandomi di traverso“Allora? Come mai sei venuta?”.

“Ho bisogno di parlare con Brian”.Annuisce pensieroso “Non farti vederefinché non ha smesso di cantare, o gliverrà un infarto”.“Come sta?”.“Di merda!”.AH!Mostra un ghigno. “Comunque, siete indue”.Le luci si abbassano, e la gente cominciaad urlare “Vieni con me, meglio se nonsi accorge che sei qui” e mi trascinaverso un lato nascosto del bancone.Oh Mio Dio!Brian è meraviglioso! Distrutto, ma m-e-r-a-v-i-g-l-i-o-s-o!Ian mi massaggia le spalle, sonoimmobile come un palo di cemento. Non

riesco neanche a respirare.Al primo reef riconosco “Come Back”dei Pearl Jam, è la preferita di papà.Quando mamma gli manca, tira fuori lasua chitarra, siede dietro casa e la cantaper lei.Poi sento la sua voce e scoppio inlacrime, Ian stringe più forte le maniattorno alle mie spalle “La cantasempre” fa una pausa e prende unrespiro “per Jeff” dice alla fine.Mi porto entrambe le mani davanti allabocca per trattenermi dallo scoppiare,sono distrutta, tanto quanto lui. Nonpensavo cantasse questa canzone pernostro figlio.La sua voce è così commossa edolorante, che ti strappa il cuore dal

petto per l’intensità con cui la canta.E’ meglio Jeff.Riesco a scorgere il nostro identicotatuaggio sotto la manica corta dellamaglietta bianca che indossa.Nostro figlio gli manca quanto manca ame. Ho pensato solo al dolore che mi haprovocato la loro perdita, ma mai,neanche una volta, mi sono preoccupatadi sapere se per lui era tremenda comela mia.Sono stata egoista.Ho pensato solo a me, a quello cheavevo perso, a lui che mi aveva lasciata,ma non ho mai cercato di capire la veraragione del suo gesto. Non volevosentire ragioni mentre adesso, che soperfettamente perché ha reagito in quel

modo, lo amo ancora di più. Ho versatolacrime e lacrime incolpandolo di tuttoquasi fino a odiarlo. Quasi, perché perquanto lo volessi, non ci sono mairiuscita: lui è il mio Brian Johnson. Haragione Phil: “gli illusi, sono i peggiorimasochisti”.E io lo sono: mi sono illusa che quelloche provavo per lui non fosse amore, marancore e così ho pianto, urlato edinveito contro di lui fino allo stremo. Emi sono fatta solo del male.Se avessi scelto di andare a New Yorkcon Jason, so che non mi avrebbefermata perché per me, ha sempredesiderato la cosa migliore.Ma è lui, la cosa migliore.Mi riscuoto dai pensieri, quando Ian mi

dà un pizzico sul fianco “Questa” dice“è per te”.E partono le note di “Last Goodbye”.Lo guardo incantata, canta ad occhichiusi, sembra in un altro mondo, vorreiandare ad abbracciarlo ma Ian ha dettoche è meglio se adesso non mi vede.Recupero la mia roba appoggiata lìvicino e mi giro verso il suo amico“Vado ad aspettarlo a casa” gli dico.“Vai a casa di Gavin? Là c’è Violet!”.“Lo so”, lo saluto abbracciandolo edesco a cercare un taxi perché anche senon sono lontana dalla casa di Brian eGavin, non mi fido ad andare a piedi.Quando arrivo, le luci sono accese incucina, apro il cancelletto di ferro e alzoil trolley da terra per non fare rumore,

busso piano alla porta.Miseria ladra! Alla faccia della babysitter! Porco di un Brian Johnson! E’fighissima!!! Fisico asciutto, tette dasturbo, capelli biondi con le mèche.Si appoggia allo stipite della porta“Serve aiuto?” domanda alzando nonpoco il petto quasi a sbattermelo sotto ilnaso.“Ciao, sono Jewel, la moglie di Brian”le mostro un sorrisetto.Si ricompone immediatamente, ma solodopo avermi fatto una panoramica araggi X.Pensa che non mi sia accortadell’occhiataccia che mi ha rifilato?“Non c’è” mi dice.“Lo so” borbotto.

“Non faccio entrare estranei in casa”.Prego?!“Ti ho detto che sono sua moglie”.“Chi me lo assicura?”Cosa? Vuole che la prenda a sberle?Le mostro la mano sinistra con gli anelli,scuote la testa “Non faccio entrareestranei in casa” ripete.Tolgo la fede e le mostro l’incisione“Vedi? B.J.M., sta per Brian Johnson eJewel Morgan!!!”.Sbuffando si scansa per farmi entrare.E finalmente per la prima volta, la vedo:Violet Jewel Johnson!E’ una mini Cara Delevingne. Se nonfosse perché è una bambina indifesa, laodierei!“Puoi andare” dico a “Miss Tette”.

“Ok” prende la borsa ed esce di casa.Prima fa casino per farmi entrare, eadesso mi lascia qui con la bambina?Quella ragazza ha dei seri problemi.Violet è appoggiata al tavolino intenta acostruire una torre con dei cubi di legno,mi avvicino e la squadro dall’alto“Allora, ragazzina, finalmentec’incontriamo!” borbotto “Tu non lo sai,ma mi hai scombussolato la vita! Duevolte!!! Alla tua età, non credi di essereun po’ troppo precoce? Chissà cosacombinerai da grande!”.Sorride. E’ bella come Brian. E suamadre. Dopotutto devo ammettere cheanche quella stronza era bellissima, e lafiglia ha preso tutto da lei, tranne gliocchi, che sono del mio stupendo marito.

“Ciao Violet” sorrido.“Ciao” mi risponde alzando lo sguardo.“Sono la moglie di tuo papà”.Mi guarda senza capire. Ovviamente!“Vedi questi anelli che porto al dito?” lechiedo alzando la mano “Vuol dire chesiamo sposati”.Ancora, mi guarda corrucciata.“MMMhhh” mugugno “Che palle!”“Palle” dice lei.Oh Dio!“No, no, Violet, non dire palle”.“Palle”.NO!Devo cambiare argomento per distrarla,sorrido condiscendente “Io sono laprincipessa del tuo papà”.Sorride felice.

Ce l’ho fatta!“Lui è il mio principe, e canta. Lo saiche canta?”.“Si”.“A te canta qualcosa?”.“Si”.“Cosa?”.“Last Goodbye”.Oddioooo…“Io mi chiamo Jewel”.“Jewel” ripete, poi mi guarda e dice:“Mamma Jeff”.“Sai chi è Jeff?” domando piccata.“Si”.“Come fai a saperlo?”.Fa il giro del tavolino di legno e miprende per mano accompagnandomi incamera di Brian: oh-mio-Dio!

E’ completamente tappezzata di fotodella sottoscritta assieme a lui, ci sonoanche foto di Jeff in bianco e nero.Siedo sul letto cercando di riprendermi,aiuto Violet a salire che mi si siede inbraccio.“Jeff” dice, indicando la sua foto con latutina “007”.“Si, Violet, quel bambino è Jeff” lespiego, la voce mi muore in gola.Sento un frastuono provenire dallacucina, in un attimo mi ritrovo davantiBrian, ha il fiatone, sembra abbia vistoun mostro.“Ciao” sussurro, ho gli occhi pieni dilacrime.“Papàààà” urla Violet, e corre da lui perandargli in braccio. Mi viene un dolore

al petto lancinante, è la prima volta chelo vedo con sua figlia.“Credevo che Ian scherzasse quando miha detto che eri a Miami”.Scrollo la testa.“Papà, lei è mamma Jeff” gli diceViolet.Le sorride “La metto a letto e torno”, esparisce in bagno, lasciandomi sola.Guardo le fotografie per un po’, finchénon ne posso più e lo raggiungo, le stacambiando il pannolino, sorrido nelvederlo, lei tiene in mano una giraffa digomma e la mordicchia.“Sei bravo” gli dico entrando.Sorride, ma so che è concentratissimonel cambiarla.Quando le mette il pigiama, esce dal

bagno e va in camera di Violet, accendel’abatjour e la fa stendere nel lettino conle sbarre, non l’avevo neanche notato.“Non vorrei sembrarti scortese, mapotresti uscire? Vederti la distrae, epotrei metterci una vita adaddormentarla” mi dice coprendola conun lenzuolo delle principesse Disney.Impacciata gli dico “Oh sì, certo, scusa”e li lascio soli rimanendo ferma fuoridalla porta.Lo sento cantare una ninna nanna un po’speciale: “I can’t help falling in lovewith you”, versione Brian Johnson.Scivolo ai piedi della porta ascoltandola canzone che mi aveva cantato almatrimonio, e che mi ha raccontato diaver cantato anche a Jeff.

Inspiro ed espiro aria cercando dicalmarmi, è un momento così magicoche quasi non mi sembra vero.La canta un paio di volte, prima disentirlo spostare la sedia mi alzo inpiedi e lo aspetto appoggiata con laschiena al muro, quando esce il suosguardo è cupo, ferito, sembra quasiarrabbiato, e non riesco a capire perché.“Brian”, lo chiamo perché mi guardi,tiene gli occhi fissi sul pavimento.Si appoggia alla porta con la schienamettendosi le mani nelle tasche anterioridei jeans.“Jewel, io…” si passa una mano sullatesta rasata “non ho ancora firmatoniente” sussurra.Con un balzo mi metto di fronte a lui,

stringendogli la maglietta all’altezzadella pancia “Non sono venuta perchiederti di firmare” lo guardo negliocchi “Sono venuta perché non ne possopiù di stare senza te” s’irrigidisce allemie parole, sembra che non creda aquello che gli sto dicendo “Ho capito iltuo gesto e ti prego di tornare a casa conme, porta anche Violet, ma se non vuoi,rimarrò io. Non posso starti lontana.Non posso. Ho ricominciato a sorrideresolo dopo averti rivisto la prima volta, eanche se poi sono venuta a conoscenzadi tante cose che all’inizio mi hannofatta star male, è con te che vogliotrascorrere il resto della mia vita, nonm’importa quello che è successo. Nonpotremo mai dimenticarlo, ma è passato,

e bisogna guardare avanti”.Ha lo sguardo perso nel vuoto.“Brian, ti prego, dì qualcosa” losupplico.“Non ci crederai mai, ma non ho maipensato che ci fossimo lasciati. Eriarrabbiata, ferita, e mi dispiace, perchésono stato io a ridurti così. GuardatiJewel”.“Mi riprenderò”.“Certo che lo farai!” sbotta.Mi lascio andare contro il suo pettorespirando il suo profumo, facendomicoccolare da lui “Porta Violet con noi”mormoro, lo sento irrigidirsi.“Lo vuoi davvero?”.“Si” rispondo.Mi prende il viso fra le mani, ha gli

occhi colmi di lacrime “Se mi avesserodetto che un giorno mi avresti perdonato,non ci avrei mai creduto. Ero pronto alasciarti partire per New York vivendonel ricordo di quello che c’è stato franoi. Mi dispiace per quello che ti hofatto, io non ti …”.Gli tappo la bocca con la mano “Nondirlo” mormoro “Eravamo destinati adincontrarci, e stare insieme. Abbiamoperso il nostro bambino, non possiamoperderci anche noi”.“Io ti amo Jewel Morgan, e a te non cirinuncio”.“Beh, allora ti conviene licenziare lababy-sitter, o ti strangolo!”.E finalmente mi bacia, mi prende inbraccio, e mi porta nella stanza di

Gavin, o meglio, quella che era diGavin, perché ora vive nel New Havencon Beth.E facciamo l’amore.Siamo accoccolati sotto le lenzuola “Seibellissimo” gli dico.Mi dà un bacio sul naso, sorridendo“Hai rimesso gli anelli” mi dicesfiorandoli con un dito.“Sono la tua principessa”.Alza un sopracciglio chiedendomi diandare negli dettagli.“Ho detto a Violet che sono la tuaprincipessa perché non capiva la parolamoglie. Quando le ho detto il mio nome,ha detto “Mamma Jeff”.“Le ho sempre parlato di voi.”“Davvero?”.

“Si”.“E cosa le raccontavi?”.“Che Jeff è volato in cielo fra gli angelie la sua mamma…” si rabbuiaall’istante.Mi avvicino per dargli un bacio sullelabbra “Ehi”.Rotola sulla schiena portandosi unbraccio sulla fronte “Non mi sembraancora vero che tu sia qui”, si volta aguardarmi.Gli mostro un sorrisetto furbo “Ne seisicuro? Vuoi parlarne?” scherzo,scoppia a ridere prendendomi per ifianchi, mi fa mettere a cavalcioni su dilui.“Che cosa faremo quando torneremo acasa?” mi domanda serio.

“Lascerai Miami?”.“Si”.Alzo le spalle “Non lo so” rispondosincera.“Tornerai a studiare?”.“Non lo so”.“Lavorerai al garage?”.“Non lo so”.“Vuoi farmi diventare matto?”.Alzo un paio di volte le sopracciglia, mifa stendere sotto di lui, e mi bacia, comepiace a me, un misto fra il dolce el’appassionato. Mi sfiora la pelle,irrigidendo la mano al contatto con leossa ancora pronunciate, fingo di nonaccorgermene, non voglio rovinanequesto momento. Incrocio le gambeintorno alla sua vita, mentre mi lascia

una scia di baci sul collo, sul mento,indugiando quel tanto che basta dietrol’orecchio, per mandarmi in estasi.“Guardami Jewel”, lo faccio, senzaesitazioni, e facciamo di nuovo l’amore.Mi sveglio nel bel mezzo della notte,sola nel letto.Mi rivesto, indossando l'intimo e lamaglietta di Brian, esco dalla stanza percercarlo, la porta d'ingresso è aperta,riconosco la sua sagoma seduta suigradini e lo raggiungo.Tiene la testa piegata in avanti, unabottiglia di birra fra le mani “Ehi” glidico sedendomi.Alza la testa, fissando il vuoto “Checosa c'è?” gli chiedo.Non mi risponde.

Gli tocco il braccio, cercando di attirarela sua attenzione “Brian”.“Non so cosa fare” dice.Spaventata gli chiedo “Che intendi?”.“Con Violet”.“Non vuoi portarla con noi?”.Finalmente si volta a guardarmi, losguardo vitreo, le borse sotto gli occhi,mi accorgo che ha pianto e quella vistami mozza il respiro.“Vorrei portala, ma qui ha i nonni, a cuiè molto legata e loro mi danno unamano...”“Ti darò una mano io” mi affretto adirgli “e poi c'è anche tua madre”.“Non l'ha mai vista”.“Allora è necessario che la porti a casa”gli dico dandogli una spintarella col

braccio.Beve un sorso di birra per nonrispondere, mi aggrappo al suo bracciocon le mani “Capisco che per te sia duratornare a casa, ma a me non importaquello che possono pensare gli altri. E'con te che voglio trascorrere la mia vita,ma se preferisci rimanere qui, lo faròanch'io”.“Non voglio che cambi i tuoi piani perme, l'hai già fatto troppe volte”“Non è vero. Tu lo hai fatto, non io. Seitornato a Miami per Violet, quando haisaputo che era di tuo padre, hai mollatotutto e sei venuto nel New Haven perme, e poi sei tornato qui a prenderti curadi tua figlia. Se raccontassimo la nostrastoria a qualcuno ci griderebbe “pazzi”

dritto in faccia, ma non m'interessa”.“Miami non è più la stessa, neanche conViolet. Casa mia è dove ci sei tu” midice appoggiandomi il mento sulla testa.Mi sciolgo come neve al sole “Allora,vuoi tornare a casa?”.“Si”.Mi rannicchio fra le sue gambe,poggiando i gomiti sulle sue ginocchia“Però ogni tanto, possiamo tornare, mipiace l'oceano!”.Sorride sul mio collo, prima didepositarmi un lieve bacio “Va bene,torneremo”.Sentiamo Violet chiamare papà e cialziamo per raggiungerla, è in piediaggrappata alle sponde del lettino,quando ci vede ci sorride, Brian si piega

e la prende in braccio sbuffando“Adesso mi tocca portala a letto conme”.Gliela rubo dalle braccia e vado versocamera di Brian “Violet, vuoi dormirecon papà?”.Fa su e giù con la testa.“Dormo anch'io con voi, sei contenta?”.Scuote la testa a destra e sinistra.Che stronzetta!Brian entra sorridendo, io sono già stesaa letto, le sistemo il lenzuolo sullapancia, dorme così profondamente chenon pare nemmeno essersi svegliata.La sovrasto per avvicinarmi a lui, edargli un bacio sulle labbra “Non dovròmica essere gelosa di una bambina,vero?” lo schernisco.

“No, piccola, sei tu la mia vita”.Sorrido orgogliosa “Ti amo”.Mi dà un altro bacio e ci mettiamo adormire tutti e tre. Non ho chiuso occhio per tutta la notte,ero troppo presa a guardare Violet eBrian dormire.Era strano rimanere in un letto assieme aloro sapendo che Jeff non c’era, così misono alzata in piedi e ho guardato le fotodi nostro figlio prendendo in mano lacornice dov’è inserita una foto con meche lo tengo in braccio. Brian deveaverla scattata senza che me ne fossiaccorta perché tengo gli occhi chiusimentre con il naso accarezzo la guanciadi Jeff.

Chissà che cosa starà facendo adesso ilnostro bambino.Mi volto di nuovo a guardare la miafamiglia, perché anche se Violet non èmia figlia, le voglio bene, e voglioconsiderarla come tale.Ha gli occhi furbi come il suo papà, esono certa che crescendo ci faràimpazzire.Non dovrei, lo so, ma spero che Staceynon si faccia più vedere. Sarebbe giustoche Violet trascorresse del tempo consua madre, ma lei l’ha abbandonata e soper certo che Brian non le permetterebbemai di portala via con sé, e nemmeno ditrascorrere del tempo loro due da sole.E’ così protettivo con le persone cheama.

Spero che papà accetti di assumerlo dinuovo al garage così tonerei in ufficioper stare sempre con lui. Mi è mancatocosì tanto, e l’unica cosa che voglio oraè recuperare il tempo perduto.Ecco perché ora sono stesa fra le suebraccia. Prima di accoccolarmi controdi lui ho preso Violet in braccio e l’horiportata nel suo lettino e poi sonotornata in camera nostra per stare conlui.Quando sente le mie mani accarezzargliil tatuaggio dell’angelo dedicato a suamadre, apre gli occhi “Buongiornopiccola”.Arrossisco sotto il suo sguardoinnamorato “Ciao”.“Hai finito di camminare avanti e

indietro?”.Spalanco gli occhi sorridendo “Non haidormito neanche tu?”.Ridendo mi stringe una coscia con lamano “No ero troppo preso a guardartisenza che te ne accorgessi. Ogni tantochiudevo gli occhi, ma li riaprivo subitoper essere sicuro che fossi qui davvero,e che non fosse solo un sogno”.Lo stringo forte fra le braccia “Sonoqui” gli dico.“Non ti deluderò più Jewel, voglioavere di nuovo la tua fiducia, totale eincondizionata, non voglio perderti”.“Papàààà” Brian alza gli occhi al cielosorridendo quando sentiamo la voce diViolet che lo chiama.Gli do un buffetto sul petto “Vado io”.

“No rimani qui”.“Se la portiamo a casa dovrà abituarsianche a me, è meglio non perdere tempo.Deve fare colazione?”.“Si, ma prima bisogna cambiarle ilpannolino”.Non riesco a trattenermi e faccio unasmorfia di disgusto “Dici che avrà fattola pupù?”.Allunga le braccia dietro il collo e viappoggia la testa “Ti conviene annusareprima”.Con faccia schifata vado in camera diViolet. Non c’è bisogno di avvicinarsialla bambina per sentire che deveaverne fatta una camionata!“Violet hai fatto la pupù?” le chiedo.Si mette a ridere piegandosi sulle

sponde del lettino.Molto bene, e ora?La prendo in braccio e la porto in bagno,la stendo sul fasciatoio e le sbottono ilbody “Oddio, ma qui è una camera agas” mormoro “Brian!” lo chiamoperché venga in mio aiuto, quando arrivaindossa un paio di pantaloncini blu ed èa petto nudo, si appoggia allo stipitedella porta “Che succede, piccola?”sghignazza.“Non ce la faccio” piagnucolo “Ma lofarò, prima o poi le cambierò ilpannolino ma devo ancora farecolazione, e non credo di reggere”.Prende il mio posto e sorride allabambina “Jewel ha paura della tuapupù” dice alla bambina, si mettono a

ridere e li lascio soli.Davvero, non riesco a stare là dentro! Quando abbiamo finito di farecolazione, andiamo in spiaggia per fareun bagno.E’ una bellissima giornata di sole,Violet gioca sul bagnasciuga mentreBrian è in acqua a fare surf e io faccioun castello di sabbia per la bambina.“Ti piace il castello?” chiedo a Violet,lei si alza e lo sfascia al suolo con ilpiede.Mah!Sorride e torna a giocare con paletta esecchiello.“Tua figlia mi odia” dico imbronciata aBrian quando viene a stendersi

sull’asciugamano con impressa la miafaccia “Perché lo dici?”.“Ha distrutto il castello di sabbia che hofatto per lei”.“Piccola, è normale. Io non li faccio piùperché distrugge sempre anche i miei”,mi massaggia la schiena con una mano,“Non ti odia, è solo una bambina”.Sospiro guardando Violet giocare con unbambino.Brian seduto dietro di me, mi circondacon le gambe “E’ una bambina moltoaffettuosa, le ci vuole solo del tempo perabituarsi anche a te. Siamo stati solo ioe lei nell’ultimo anno e mezzo, ma nonpreoccuparti, ti adorerà, come ti adoroio”.“Tu dici?”.

“Certo”.Mi appoggio con la schiena al suo petto“Posso chiederti una cosa?”.“Si” risponde dandomi un bacio sulcollo.“Secondo te…cosa sta facendo Jeff?”.Lo sento irrigidirsi e trattenere il respiro“Penso che stia dormendo nel suolettino”.Sorrido accarezzandogli un braccio“Pensi che mia madre gli abbiacomprato le lenzuola di Winny?”.“Preferisco pensare che le abbiaregalato quelle dei Puffi, ma solo se c’èForzuto” ride.“Sono sicura che sarebbe stato un bravobambino”.“Se fosse assomigliato a te, lo sarebbe

stato sicuramente”.“Ti va di portare Violet a trovarlo? Leiè sua sorella”.“D’accordo”.“Magari quando sarà più grande”.“Ok”.“Siamo patetici vero?”.“No, sentiamo solo la sua mancanza”.Guardiamo Violet correrci incontropiangendo, mi sposto per lasciare cheBrian le vada incontro, ma cogliendocidi sorpresa viene a gettarsi fra le miebraccia “Il bambino mi ha rubato lapaletta” piange disperata.“E tu vai a dargli un pugno!” le dicoseria.Come si è permesso quel bambino diportare via qualcosa della nostra

piccola?“Jewel!” mi sgrida Brian.“Che c’è?” mi alzo in piedi prendendoViolet per mano “Deve imparare adifendersi, o no?”.“Non vorrai che faccia a botte con deibambini, vero?”.Lo guardo di sbieco e mi allontano “Nonascoltare tuo padre” sussurroall’orecchio di Violet “Se ti rubano igiocattoli, tu prendili a pugni”.Sorride alzando le braccia perché laprenda in braccio e quando si avvicinaal mio viso mi dà un bacio sulla guancia.Lascio perdere il bambino che le harubato la paletta e vado a bagnarmi ipiedi nell’acqua tenendo Violet inbraccio, non voglio lasciarla, ha un

profumo così buono.Subito dopo sento le mani di Brianstringermi i fianchi “Sei stata bravapiccola, pensavo che saresti andata asgridare il bambino”.“Volevo farlo, ma ho istruito Violet,credo che saprà arrangiarsi da sola”.Brian scoppia a ridere stringendomiforte “Sono felice che tu sia qui”.“Anche io” guardo la bambina “Tu seifelice che io sia qui?”.“Voglio il gelato”.Ottimo!Appoggio Violet sulla sabbia, io e Brianla prendiamo per mano e insiemecamminiamo sul bagnasciuga allaricerca di un carretto dei gelati.“Jewel”.

Mi volto verso Brian “Si?”.Si sporge verso il mio viso, si avvicinacon le labbra al mio orecchio “E’meglio Jeff”.Gli sorrido e ci sporgiamo sopra Violetper darci un bacio.

EPILOGO

Guardo mia moglie da lontano, è sedutasui gradini del gazebo con Violet sullegambe. Chiacchiera con Brittany, Jane ePhil, sorride e penso che sia la visionepiù bella del mondo.Siamo tornati a vivere a Barrington infebbraio, il 14 per l’esattezza, volevamofesteggiare assieme alle famiglie e gliamici il mio compleanno.Sono tornato un paio di giorni fa dalNew Haven, dove ho preparato tutte lecose di Jeff per portarle qui.Una pacca sulla spalla mi fa voltare,Jake Morgan mi guarda e sorride “Ti vadi venire con me un momento?” annuiscocon un cenno della testa standogliaccanto mentre camminiamo in silenzio.

Spinge il cancelletto di ferro delcimitero e va dalla moglie, rimaniamo afissare la fotografia per un bel pezzo:“Lei era come Jewel” dice “Se fosseancora viva non so se avrei avuto occhiper Marna. La amo, ma non è Catherine”si volta a guardami, tiene le mani nelletasche dei pantaloni neri “Quando vi hovisti tornare insieme, con Violet, avreivoluto metterti le mani al collo, ma poiho guardato mia figlia e ho dovutoammettere a me stesso, che sei tu, laragione per cui è tornata a sorridere. Hacominciato a prendere peso ed è felice.Non farla soffrire mai più, chiaro?”.“Si signore”.“Adesso possiamo andare a berci unabirra!” sorride e mi dà un pugno sul

braccio.Torniamo alla festa, Marna mi vieneincontro con Evelyn in braccio “Brian,caro, ti dispiacerebbe guardarla unmomento? Se non vado a pisciare subito,me la faccio nel vestito!”, sorridoscuotendo la testa. Marna, è matta comeun cavallo!Cullo Evelyn guardando Jewel tapparela bocca a Violet irrigidendo la schiena,mi avvicino sghignazzando, so già che leha insegnato qualche altra parolaccia.“Che succede?” chiedo piazzandomidavanti a loro.“Palle” dice Violet.Guardo mia moglie storcendo la testa dilato, lei sorride incassando la testa nellespalle “Scusa, mi è scappato” mormora.

Si aspetta che le dica qualcosa, invecemi avvicino, e le do un bacio.“Non sei arrabbiato?” domandasorpresa.“No” rispondo.Phil mi dà una sberla sul bracciocolpendo il viso di Jewel “Tanto primao poi imparerà le parolacce, che cosacambia?”.“Meglio tardi che mai” dice Brittany, ela cosa mi sconvolge parecchio.Violet si gira verso Jewel “Mamma, hofame” le dice.Ci blocchiamo tutti senza respirare, è laprima volta che la chiama mamma,osservo Jewel, è arrossita, trattiene lelacrime, le sorride e la prende inbraccio, ma so che è al settimo cielo per

le parole che ha appena sentito.“Va bene, tesoro, andiamo a prenderequalcosa” dice alla bambina“Gelato” urla mia figlia.Lei mi guarda, come a chiedermi se sonod’accordo o meno, sento il terrenocedere sotto le scarpe: lo fa sempre.Sono passati cinque mesi da quandoviviamo tutti e tre nella casa cheabbiamo preso in affitto, ma ancora nonsi sente libera di prendere da soladecisioni per Violet, mi chiede ilpermesso anche per comprarle unamaglietta.Sgancio la bomba per darle coraggio:“Sei sua madre” le dico “decidi tu”.Si volta verso la bambina “Ok, cimettiamo anche gli Smarties” le dice, e

si avvia verso il buffet.Marna torna a prendere Evelyn, prendoil posto di Jewel sedendo di fianco aBrittany e guardo gli invitati almatrimonio di mio cognato e Stephanie.Jared si è già cambiato: che coglione!Neanche al matrimonio ha resistito, e siè messo la maglietta dei Ramones e ijeans.“Bella botta, eh?” domanda Brittany, sodove vuole andare a parare.“Si, è stata una botta” ammettostringendo le dita delle mani “non eramai successo”.“Vanno d’accordo”.“Molto”.“Cazzo Johnson, mi fai pena!” esclamaGus avvicinandosi, ha il braccio intorno

alle spalle di Brenda.Brenda è una gran gnocca per aversuperato i quaranta: bionda, fisicoasciutto, e porta gli occhiali con lamontatura da maestra.Dovrei comprarne un paio a Jewel dafarle indossare prima di fare l’amore,così mi dimenticherei delle mutandinecolorate che indossa di solito. Non midispiacciono, gliele lascio addosso sì eno un minuto, ma con quegli occhialicosì sexy o delle mutandine di pizzo,non sarebbe male.“Perché?” gli domando.“Jewel e Violet sono culo e camicia.Sarà la tua fine”.“Anche io e mia madre andiamod’accordo, ma non mi sembra che te la

passi tanto male” gli dice Brittany.“Quando faccio il pisolino sul divano,vorrei infilarvi in bocca un cuscino perfarvi smettere di parlare!”.“Tesoro, non me l’hai mai detto” urlaBrenda.“Oh, ma non lo dicevo per te, ma per tuafiglia. Sai, com’è? Con quella voce chesi ritrova!”.Che coglione!Mi ridurrò così? Guardo le mie donnemangiare il gelato: d’accordo! Ci sto!Se Jewel me lo chiedesse, mi fareitagliare un braccio per lei.Mia madre si avvicina a loro, sorrideaccarezzando i capelli di Violet, èinnamorata persa di lei, sento un doloreal petto ogni volta che le guardo

insieme. Dovevo fargliela vedere prima.Una volta ne abbiamo parlato, dice cheha capito. Le credo, non mi mentirebbemai.L’unica volta che l’ha fatto, fingendosimalata, inizialmente mi sono incazzato,ma nel momento in cui ho posato gliocchi su Jewel, ho ringraziato Dio peravermi dato una madre come lei.Jane mi dà una spintarella con le dita“Canterai più tardi?”.“Non credo che Jared lo vorrebbe, miodia ancora”.“E’ incazzato?” chiede Phil.“Sono sicuro che se potesse usare la miafaccia come bersaglio, mi sparerebbe inpiena fronte con un mitra!”.Ed eccolo che mi inquadra: occhi

socchiusi, sguardo incazzato, schiocca lenocche di entrambe le mani con fareintimidatorio, lascia Stephanie ballarecon Arthur e viene verso di me.In un niente mi ritrovo solo come uncane, se la sono data tutti a gambe.“Che gli è preso a quei tre? Perché sonospariti?” mi domanda sedendosi.“Hanno paura che mi prenderesti apugni”.“Non lo faccio perché non vogliosporcarmi le mani” sospira passandosile mani fra i capelli “Non riesco ancoraa credere che mia sorella sia qui con te”mi guarda di traverso “e con lei. Che lehai fatto? Il lavaggio del cervello?”.“No” gli rispondo.“E’ troppo buona” sibila.

“E’ vero” ammetto.“Tanto per chiarire, abbandono la guerratemporaneamente, ma ricordati che ti hopreso a pugni una volta, potrei farloancora”.“Ok”.Mi dà una pacca sulla schiena “Vado damia moglie”.Faccio per salutarlo con un gesto dellamano, ma si gira per guardarmi “E’ veroche lo chiamerete Colton?”.Alzo gli occhi al cielo, si mette a riderecome un matto.Coglione!Jewel si avvicina, ha lasciato Violet conmia madre e nonna Evelyn.Cazzo, spero che quella donna non abbiagià fumato marijuana, o mi drogherà la

figlia col fumo passivo.“Ciao amore” mi saluta lei sedendosisulle mie gambe. Le appoggio il viso sulcollo, mordendole la carne.“Hai detto a tuo fratello che lochiameremo Colton?” le chiedoesasperatoPrende la mia mano per portarla asfiorare la pancia “Brian Johnson, tipresento Colton J. Johnson!” sorride unmomento, poi aggrotta le sopracciglia“E’ stata un’idea di Violet!”.Tossisco, mi stavo quasi strozzando“Che cosa?” sbraito.Si sistema sulle gambe, mi fa un malebelva alle cosce, non le dico nientesennò penserebbe che è ingrassatatroppo, e che è pesante. Rivivremmo

così la serata del ballo della scuola,quando si è arrabbiata perché le avevochiesto di alzarsi in piedi: “Gesù, Jewel, non ce la faccio più,puoi alzarti?” ero sfinito.Scattò in piedi con gli occhi spalancati“Cosa? Vuoi dire che sono pesante?”“No” risposi.“Beh, potevi dire: Jewel, che dicitorniamo dentro? Era un modo gentileper dirmi che sono grassa, senzaoffendermi in modo esplicito”Ma che?!“Jewel, di che stai parlando?”“Non hai molto tatto!”“Ma se non pesi niente”“Ma se eri esausto!”

Devo trovare una rapida scusa, intempo zero!“E’ vero, lo sono, ma perché seduti sulcemento si è scomodi”Alzò un sopracciglio, che mi fecesorridere, dicendo: “Non cercarescuse”“E’ vero” mi alzai in piedi scrollandola testa e ridendo, stretta nella miagiacca sembrava così minuta,l’abbracciai, incapace di tenerlelontano le mani, ma le dissi la verità:“Sei bellissima, non volevo offenderti”.Si voltò verso il campo di footballmettendo il broncio.“Scusami” le dissi, e poi la guardaimostrandole un sorrisetto “Adorobaciarti sulla guancia, mi ricorda il

tuo assalto a scuola”. Stringo le labbra per reprimere un urlodi dolore, ascolto la scusa che stapreparando per convincermi che quelnome, l’abbia scelto nostra figlia, edeccola lì: “Una sera, per caso, guardavoArrow, lei ha smesso di giocare quandofatalità hanno inquadrato Colton Haynes,allora l’ho guardata e le ho detto: sai,Violet, quello lì è Colton, il fidanzato dicappuccetto rosso. Vedi, che ha la felparossa col cappuccio? E’ diventato il suoidolo!!! Da quando le abbiamo detto cheavrà un fratellino, continua a dirmi chevuole chiamarlo Colton. Come non-matrigna non me la sono proprio sentitadi dirle di no”, e mi mostra quegli

occhioni da cerbiatta che ogni volta misciolgono.Vorrei poter piangere dalla frustrazionedi non essermi ancora tolto dalle pallequel Colton del cazzo! Che avrà poi dicosì bello, davvero non lo so.Non per vantarmi, ma sono davveromeglio io!Mi sono studiato il video di LeonaLewis per una giornata intera cercandovagamente una somiglianza fra di noi. Aparte il vestiario, non c’è niente.Io, sono meglio!E adesso mi tocca pure sorbirmi queltelefilm di merda con l’incappucciato, econ lui, che non si toglie mai quellafelpa rossa e, dopo tutto questo, la miaadorata moglie salta sul divano e urla:

“Oddiooooo…Colton!!!”. Sembra piùeccitata in quel momento, che nonquando stiamo per farlo. Generalmentetorna a sedere rossa in volto perl’imbarazzo, mi dà un pacca sulla gambae mi dice “Tu sei meglio”, come se lacosa mi toccasse nel profondo.Io sono meglio!Evito di fare commenti per non urtarel’umore fantastico della mia donna.“Prima o poi mi dirai per cosa sta la J”le dico prima di darle un bacio sullelabbra.In realtà lo so già, ma glielo chiedoperché so che le serve un aiuto perfarglielo dire.Sento le sue braccia stringermi il collo,abbassa lo sguardo un momento, è

pronta a scoppiare in lacrime perl’emozione “Sta per Jeff” mormora, poifinge di sorridere “E’ meglio Jeff” e mifa l’occhiolino.Dio, quanto la amo!Guardo Violet correre verso di noi abraccia aperte, poi rivolgo la miaattenzione alla persona più importantedella mia vita “Ti amo” le dicostringendola forte.“Mamma, voglio il gelato” dice a Jewel,lei le sorride e si alza di nuovo “Vuoiche vada io?” le chiedo, è tutto il giornoche accudisce la bambina senza farmimuovere un dito.“No amore, rimani dove sei. Sono la suamamma, vado io!” e così le guardoandarsene, tenendosi per mano.

Rivolgo uno sguardo al cielo limpidofissando una nuvola che sembra formarela sagoma di una chitarra e intono abassa voce la ninna nanna a Jeff, comefaccio ogni sera da quando ci ha lasciati“Wise man say…”.

FINE

RINGRAZIAMENTI

A Te, lettore, per essere arrivato allaparola FINE. Come sempre ringrazio le mie amiche:

Elisa, Silvia, Maddalena, Lorena eValentina, prime lettrici in assoluto ditutte le storie...W il Body Shot!Vi voglio bene... Alla “Stireria Colton + Noah” per lepiacevoli giornate che mi fannotrascorrere in allegria...siete mitiche! A mio marito: perché ha pianto! Duevolte!!! Ad Isabella e Stanghe: interpretariatoforever!!!

Special thanks:

Alessandra Sil, Federica F., RaffaellaM., Valentina F. e Alessandra di CrazyFor Romance, che mi hanno aiutata asistemare la stesura, a controllare glierrori di battitura, e grammaticali...aVOI un sentito ringraziamento per lacollaborazione. Veronica B. e Lorena: mi avete dato laconferma che “E' meglio Jeff” era iltitolo perfetto per questo sequel.