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La newsletter di Dubbi(e)verità Febbraio ‘09 Caro Sindaco di Padova Flavio Zanonato, Considero questa pubblicità esposta nelle strade della nostra città un’istigazione alla violenza sessuale contro le donne e un’offesa alla dignità non solo delle donne ma anche di tutti i bambini e degli uomini che non si riconoscono nel modello del maschio violento e violentatore. La considero offensiva anche nei riguardi delle forze dell’ordine. Immagini del genere concorrono al dilagare della violenza nelle relazioni sociali, soprattutto fra le nuove generazioni. Chi le diffonde ma anche chi ne permette l’affissione ne porta la responsabilità. Ti prego vivamente di farla rimuovere. Grazie ( lettera è tratta dal sito http://centropandora.splinder.com ) "Non c'è alcun desiderio di rappresentare la donna come oggetto, ne' tanto meno di incentivare la violenza nei suoi confronti". E' quanto ha dichiarato Alessandro Esposito Amministratore delegato di Relish dopo aver appreso la notizia dell'ordinanza del sindaco di Roma che vieta l'affissione dei manifesti del brand. (La pubblicità è stata vietata anche a Padova, a Trento e a Napoli) … La donna Relish è una donna dinamica, libera, moderna che si diverte a giocare con la propria sensualità. “Per questo”, dichiara Alessandro Esposito, “nello sviluppo della nostra campagna ci siamo ispirati al film Thelma & Louise dal quale abbiamo trasposto alcune situazioni, ripeto, trattandole in chiave assolutamente ironica”. “Tutta questa indignazione sociale mi pare un normale e consueto tentativo di distogliere l’attenzione da problemi molto più gravi e seri, i quali meriterebbero l’attenzione e lo spazio che i mezzi di comunicazione stanno dedicando a noi. E poi, se attaccate noi, perché non attaccate anche tutto il resto che c’è di “violento e offensivo” in giro? Parlo di programmi televisivi, di videogiochi violenti in mano a bambini, film, giornali…” . (Quando si tratta di contribuire al progresso … ndr) “Anche nel nostro caso, come in altri precedenti celebri, non c’è alcun desiderio di rappresentare la donna come oggetto ne tanto meno di incentivare la violenza contro di lei. Non c’è stato alcun intento di strumentalizzazione, considerando che la campagna è stata programmata e scattata i primi giorni dello scorso mese di dicembre, momento in cui niente faceva presagire a questa ondata di violenza sulle donne. (…)" In merito si riportano gli articoli del codice Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale (47ª edizione, in vigore dal 16 gennaio 2009) Art. 9 – Violenza, volgarità, indecenza

2009 newsletter Dubbieverità 02

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La newsletter di Dubbi(e)verità Febbraio ‘09 Caro Sindaco di Padova Flavio Zanonato, Considero questa pubblicità esposta nelle strade della nostra città un’istigazione alla violenza sessuale contro le donne e un’offesa alla dignità non solo delle donne ma anche di tutti i bambini e degli uomini che non si riconoscono nel modello del maschio violento e violentatore. La considero offensiva anche nei riguardi delle forze dell’ordine. Immagini del genere concorrono al dilagare della violenza nelle relazioni sociali, soprattutto fra le nuove generazioni. Chi le diffonde ma anche chi ne permette l’affissione ne porta la responsabilità. Ti prego vivamente di farla rimuovere. Grazie (lettera è tratta dal sito http://centropandora.splinder.com) "Non c'è alcun desiderio di rappresentare la donna come oggetto, ne' tanto meno di incentivare la violenza nei suoi confronti". E' quanto ha dichiarato Alessandro Esposito Amministratore delegato di Relish dopo aver appreso la notizia dell'ordinanza del sindaco di Roma che vieta l'affissione dei manifesti del brand. (La pubblicità è stata vietata anche a Padova, a Trento e a Napoli)

… La donna Relish è una donna dinamica, libera, moderna che si diverte a giocare con la propria sensualità. “Per questo”, dichiara Alessandro Esposito, “nello sviluppo della nostra campagna ci siamo ispirati al film Thelma & Louise dal quale abbiamo trasposto alcune situazioni, ripeto, trattandole in chiave assolutamente ironica”.

“Tutta questa indignazione sociale mi pare un normale e consueto tentativo di distogliere l’attenzione da problemi molto più gravi e seri, i quali meriterebbero l’attenzione e lo spazio che i mezzi di comunicazione stanno dedicando a noi. E poi, se attaccate noi, perché non attaccate anche tutto il resto che c’è di “violento e offensivo” in giro? Parlo di programmi televisivi, di videogiochi violenti in mano a bambini, film, giornali…” . (Quando si tratta di contribuire al progresso … ndr)

“Anche nel nostro caso, come in altri precedenti celebri, non c’è alcun desiderio di rappresentare la donna come oggetto ne tanto meno di incentivare la violenza contro di lei. Non c’è stato alcun intento di strumentalizzazione, considerando che la campagna è stata programmata e scattata i primi giorni dello scorso mese di dicembre, momento in cui niente faceva presagire a questa ondata di violenza sulle donne. (…)"

In merito si riportano gli articoli del codice Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale (47ª edizione, in vigore dal 16 gennaio 2009) Art. 9 – Violenza, volgarità, indecenza

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La comunicazione commerciale non deve contenere affermazioni o rappresentazioni di violenza fisica o morale o tali che, secondo il gusto e la sensibilità dei consumatori, debbano ritenersi indecenti, volgari o ripugnanti. Art. 10 – Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona La comunicazione commerciale non deve offendere le convinzioni morali, civili e religiose dei cittadini. Essa deve rispettare la dignità della persona umana in tutte le sue forme ed espressioni. Ritenendo insufficienti i codici di autodisciplina sull’argomento si è espresso anche il Parlamento europeo. Il 3 settembre scorso che con 504 sì, 110 no e 22 astensioni, (http://www.europarl.europa.eu/news/public/story_page/008-35707-245-09-36-901-20080901STO35665-2008-01-09-2008/default_it.htm) ha approvato una relazione che condanna la pubblicità in cui si esaltano o approvano le discriminazioni tra i sessi, in cui si incita alla violenza sulle donne o si propongono modelle "anoressiche". La figura della donna, "raccomanda" il Parlamento, deve essere proposta e utilizzata con responsabilità e coscienza nei messaggi promozionali. Troppo spesso le manipolazioni adoperate a favore di un marketing sempre più agguerrito trasformano la donna in un manichino privo di dignità. Il ruolo che le viene affidato rimbalza, senza passaggi intermedi, dagli 'spot sulla pulizia' a quelli sulla 'moda', sulla vendita di auto e moto di lusso.Una donna tra 'bagno e cucina' senza fascino e carattere? O una donna che vola da una passerella ad una copertina patinata consumata ed emaciata fino allo stremo? Questi i modelli estremi proposti, che non lasciano spazio alla riflessione e alla elaborazione razionale. Un impatto devastante è quello che si determina nell'immaginario collettivo, soprattutto quando gli occhi che guardano sono quelli di adolescenti che cercano modelli a cui rifarsi o addirittura conformarsi. Casi di bulimia nervosa e/o anoressia sono in netto aumento tra i giovani e, ovviamente, la percentuale più alta è tra le ragazze. In crescita anche i casi di violenza sessuale tra giovanissimi. La pubblicità che quotidianamente accompagna ogni attività della vita comune diventa quindi un'arma pericolosa per la sua 'potenziale' qualità discriminatoria e sessista. La relazione del Parlamento inoltre chiede alle Istituzioni comunitarie ed agli Stati membri di intensificare gli sforzi per "eliminare" gli stereotipi di genere anche dai testi scolastici, dai giocattoli, dai videogiochi, fino ad arrivare ad Internet e auspica, come buona pratica, l'ideazione di campagne di sensibilizzazione e la creazione di premi per quelle pubblicità volte alla valorizzazione della figura femminile e del ruolo delle donne nella società. Di seguito alcune delle premesse del Parlamento alla decisione: A. considerando che la socializzazione (attraverso la scuola, la famiglia e

l'ambiente socioculturale) è un processo che genera identità e valori, convinzioni e atteggiamenti che conferiscono all'individuo un posto e una funzione nella società in cui cresce e che l’identificazione è un concetto chiave per comprendere i meccanismi di questo processo,

D. considerando che gli stereotipi possono contribuire a comportamenti che costituiscono altresì vettori di identificazione,

E. considerando che la pubblicità e il marketing creano cultura anziché esserne semplicemente il riflesso, visto che le nostre concezioni di genere nascono a livello sociale e che la pubblicità contribuisce alla loro formazione,

F. considerando che la pubblicità è una componente dell'economia di mercato che, a causa della sua pervasività, ha un'innegabile influenza sul comportamento dei cittadini e la formazione delle loro opinioni,

G. considerando che la pubblicità presenta sovente la vita reale degli uomini e delle donne in modo caricaturale,

H. considerando che la pubblicità che presenta stereotipi di genere limita le donne e gli uomini, le ragazze e i ragazzi e “rinchiude” gli individui in ruoli prestabiliti, artificiali e spesso umilianti, degradanti e instupidenti per entrambi i sessi; considerando inoltre che al contempo la pubblicità, per sua natura, rafforza questi effetti negativi in quanto il messaggio viene ripetuto e riprodotto incessantemente,

J. considerando che la pubblicità che presenta stereotipi di genere riproduce un’iniqua distribuzione del potere,

L. considerando che è necessario combattere gli stereotipi di genere a tutti i livelli della società per consentire l'uguaglianza e la cooperazione tra le donne e gli uomini tanto nella sfera privata quanto in quella pubblica,

M. considerando che gli stereotipi di genere possono contribuire fin dai primi anni di socializzazione del bambino a una discriminazione di genere che consolida il perpetuarsi delle ineguaglianze tra uomo e donna lungo tutto l'arco della vita e l'emergere di comportamenti di segregazione in base al genere,

N. considerando che il concetto di stereotipo di genere è controproducente e contribuisce a ripartire il mercato del lavoro in professioni differenziate per genere, professioni in cui le donne generalmente guadagnano meno degli uomini,

O. considerando che, per evitare di riprodurre stereotipi di genere, occorre la partecipazione di tutta la società, in quanto si tratta di una responsabilità condivisa tra tutti i soggetti della società,

Figura 1 Campagna La parità moltiplica le opportunità. Per tutti.

CI SONO DONNE CHE NON DEVONO CHIEDERE MAI

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P. considerando che occorre eliminare gli ostacoli che si frappongono alla trasmissione di un'immagine positiva dell'uomo e della donna nelle diverse situazioni sociali,

Q. considerando che i bambini sono un gruppo particolarmente vulnerabile, in quanto ripongono la loro fiducia non solo nelle figure di autorità ma anche nei personaggi di racconti, programmi televisivi, libri illustrati, materiale didattico, videogiochi, pubblicità di giocattoli, ecc.; considerando che i bambini imitano per imparare e per dare forma alle proprie esperienze e che, per questo motivo, la pubblicità che presenta stereotipi di genere non solo influisce sullo sviluppo individuale, ma accentua anche il fenomeno per cui il sesso di appartenenza determina cosa è possibile e cosa non lo è

S. considerando che una pubblicità responsabile può influire positivamente sulle percezioni della società relativamente a nozioni come "immagine del corpo", "ruoli di genere" e "normalità" e che la pubblicità può essere un potente strumento per opporsi e combattere gli stereotipi,

Figura 2 Video della Guiness SHARE ONE WITH A FRIEND OR TWO (Ctrl+Clic per il vedere i video) (La ragazza oscilla orizzontalmente mentre mani maschili prendono e rimettono a “posto” la birra – da destra, da sinistra e da sotto) L’angolo della Scienza

Maria Gaetana Agnesi 1718 - 1799 Matematica milanese. Il suo lavoro più importante fu Istituzioni Analitiche, un manuale di studio che trattava di algebra, geometria e dei neonati calcolo differenziale e integrale. Maria Gaetana Agnesi fu una figura di spicco nell'Italia settecentesca. Nata a Milano da una famiglia nobile, Maria Gaetana Agnesi mostrò ben presto di possedere una straordinaria intelligenza e una particolare propensione per le lingue straniere e per la matematica. Queste doti vennero riconosciute e incoraggiate dal padre, docente di matematica presso l'Università di Bologna, che la fece studiare privatamente con illustri precettori e ne fece quasi un'attrazione per il proprio salotto. A diciassette anni Maria Gaetana scrisse il suo primo saggio, un commentario sull'analisi delle sezioni coniche del matematico francese de L'Hôpital, e, qualche anno dopo, pubblicò una raccolta di saggi di filosofia, matematica e fisica, le Propositiones philosophicae, nelle quali toccava anche la questione dell'istruzione femminile. Il suo lavoro più importante fu Istituzioni Analitiche, un testo pensato come manuale di studio che trattava in maniera chiara e concisa le diverse aree della matematica: l'algebra, la geometria e i neonati calcolo differenziale e integrale. Era il primo lavoro sistematico di questo genere ed ottenne un notevole successo, non solo per la chiarezza e l'originalità di molte argomentazioni, ma anche poiché aggiornava le teorie seicentesche con le nuove teorie elaborate nel XVIII secolo. Esso inoltre conteneva nuovi procedimenti per la risoluzione delle equazioni differenziali. Il nome della Agnesi è anche legato a una particolare curva geometrica detta, appunto, "versiera di Agnesi". Nel 1750 venne nominata docente di matematica presso l'Università di Bologna ma due anni più tardi, alla morte del padre, si ritirò completamente dalla vita pubblica per dedicarsi alla cura dei poveri e dei malati e allo studio delle Sacre Scritture. Fondò a Milano il Pio Albergo Trivulzio, un ospizio che diresse fino alla morte.

Una figura magistrale di donna impartisce lezioni di geometria ad un gruppo di monaci. Miniatura dell'incipit degli Elementa di Euclide, nella traduzione di Adelardo di Bath (1309-1316).

Figura 3 Calendario Pirelli

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Gli stereotipi sessisti. Seconda puntata. Che effetti producono gli stereotipi? I principali effetti sono … Lo stereotipo consente di far propria

un'immagine semplice anziché complessa e da la sensazione di un'idea che e' condivisa da molti altri. Gli stereotipi sono socialmente condivisi.

La funzione degli stereotipi è di avallare-indurre-diffondere conformismi di massa o di gruppo, confermando il già noto, più esattamente il presunto noto, facendolo apparire come qualcosa di ovvio e di scontato. (Umberto Santino "Stereotipi e paradigmi"). Spesso sono frutto di una pigrizia mentale.

Gli stereotipi si possono identificare con le "certezze consolidate", con quello che viene chiamato "senso comune", cioè "l'ovvio per eccellenza", quello che "sanno tutti" (Jedlowski 1994), ma in realtà è ben lontano dal somigliare a una conoscenza effettiva, anzi è produttore e riproduttore di disinformazione.

Vengono appresi dall’ambiente - non li creiamo individualmente.

Perché si diffondono? Sono diffusi perché.. Ci fanno sentire araldi della saggezza Ci rasserenano nell'ansia delle scelte Ci danno stabilità Ci rimuovono verità non gradite Ci sublimano interessi egoistici e modelli

centristi Ci sublimano interessi dell'ego e del gruppo di

appartenenza: la creazione di stereotipi spesso riflette un potere culturale di un gruppo su un altro (uomini contro donne – italiani contro stranieri, ecc.).

Universalizzano Assolutizzano Naturalizzano le nostre opinioni

Semplificano le nostre scelte, i nostri valori culturali

Ci danno conferma Sono utili per la sopravvivenza Gestiscono le nostre contraddizioni

Fine della seconda puntata

Parole di Parità. Conoscerle, capirle, usarle. Bilancio di competenze Deriva dal francese “Bilan de competences” ed è finalizzato al riconoscimento/certificazione dei crediti formativi che attestano l’acquisizione della persona interessata di competenze già spendibili nel percorso formativo e nel mercato del lavoro. La metodologia di cui si avvale consiste in una serie di incontri tra una donna (o un uomo) che desidera orientarsi nel proprio percorso di studio/lavoro, e un’operatrice/operatore specializzati con l’intento di far emergere tutte le competenze acquisiste dalle donne nei vari momenti e ambiti della propria vita di figlia, di moglie e di madre (competenze di lavoro di cura, di accudimento di bambini, di gestione familiare, ecc.) e non soltanto, quindi, delle esperienze maturate nei percorsi di studio o di lavoro. Nell’esperienza francese, l’operatore/operatrice che elabora il bilancio di competenze come richiesto dalla persona interessata, sarà in grado di fornire consigli e suggerimenti sul tipo di formazione più adeguata da seguire e orientare al lavoro dipendente o autonomi ritenuti più indicati. Genere Si riferisce ai ruoli, costituiti socialmente, ascrivibili ai maschi e alle femmine. Ruoli che, pur basati su differenze biologiche, sono appresi e si modificano continuamente con il tempo e in relazione alle singole culture. Le questioni di genere, quindi, sono strettamente connesse alle differenze fra ciò che uomini e donne fanno e con il modo in cui i ruoli socialmente definiti, li avvantaggiano o al contrario li danneggiano. Riguardano anche l’accesso alle risorse, all’autonomia e al controllo che risultano da specifici diritti, ruoli, potere o relazioni, responsabilità o aspettative assegnati agli uomini e alle donne. Vi ricordiamo che Dubbi(e)verità è un’associazione aperta ai contributi di tutti. Chi voglia proporre video, articoli, commenti, vignette, e qualsiasi altro prodotto di carattere giornalistico, culturale o artistico, su tematiche connesse agli stereotipi, alle questioni di genere o collegate alle pari opportunità, in armonia con la linea editoriale del sito, può scriverci all’indirizzo [email protected]. I contributi proposti saranno sottoposti a controllo editoriale ed eventualmente pubblicati sul sito nuke.dubbieverita.it, secondo le regole della licenza di creative commons. I nostri contatti provengono dalla rete. Se non volete più ricevere la nostra newsletter, potete cancellare la vostra sottoscrizione semplicemente inviando una e-mail con oggetto Cancellami a: [email protected]