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VI T A PI U ` VI T A PI U ` “Hi Mumbai”… un viaggio che cambia la vita Il quadro del progetto “H i Mumbai” è il titolo di un’esperienza di vita, vissuta da alunni e docenti del Centro Formazione Professionale “Centromoda Canossa” di Trento: il coronamento di un sogno iniziato dall’incontro con Giancarlo Urbani e la sua energia e proiezione mentale su scala mondiale. Lo scopo del progetto era di far vivere ai nostri allievi un’esperienza all’estero che rompesse con pregiudizi e schemi interpretativi scontati e costruiti a distanza, alla ricerca di quel seme canossiano lanciato nel mondo e oggi più che mai fecondo. Il progetto è risultato vincitore del “Premio per la Pace-Gianluigi Bettiol” indetto dal Comune di Trento, che ha poi sostenuto economicamente l’iniziativa ed è stato realizzato grazie alla collaborazione e impegno della Fondazione Canossiana, attraverso il Direttore M. Liliana Ugoletti e Giancarlo Urbani, Responsabile progetti. Dopo un articolato percorso didattico che ha coinvolto due classi seconde, 9 allievi hanno partecipato alla trasferta a Mumbai, accompagnati da tre docenti e due volontarie, dove hanno vissuto giornate intense, caratterizzate da esperienze quotidiane forti e variegate: mattina e pomeriggio: visita presso varie realtà formative canossiane alla scoperta degli obiettivi e dello spirito che incarnano, come sono organizzate, quali attività svolgono e incontrando vari responsabili e testimoni. Tra le realtà visitate ricordiamo: Andheri (Mumbai), il Centro di Spiritualità Nirmalasharam, dove incontriamo le Madri Griselda Vettori e Giuseppina Leoni arrivate in India nel 1950, e il complesso educativo canossiano; Mahim (Mumbai) con la visita alla Special School, costruita grazie al contributo della Provincia Autonoma di Trento, dove i nostri allievi sono stati coinvolti con 2 classi di allievi disabili in piccoli lavori artigianali e di creatività; abbiamo poi visitato la Scuola Canossa a 50 metri dalla Special School, con incontro delle studentesse leader della scuola; Manickpur (80 km da Mumbai) dove abbiamo partecipato all’inaugurazione ufficiale dei nuovi saloni scolastici da parte del vescovo realizzati grazie alla Fondazione Canossiana e Fondazione Cariverona; Talasari (180 km da Mumbai), con visita al lebbrosario e all’Ospedale rurale dove incontriamo M. Pasqualina Gennari, italiana. L’ospedale è stato oggetto di un profondo rinnovamento grazie alla Fondazione Canossiana con il sostegno della Provincia Autonoma di Trento, Fondazione Cariverona, Regione Lombardia e Only the Brave Foundation. pranzo e cena: condivisione con le Madri e gli educatori della realtà canossiana visitata, con confronto su quanto visto. serata: dopo cena confronto e dibattito su quali valori e vissuti che sono stati osservati e messi in gioco nell’animo dei nostri allievi durante le visite, attorno a domande di senso e un tema forte scelto per ogni serata, come ad esempio: Quello che avete visto oggi (povertà per le strade, lebbrosario ecc.) vi ha fatto riflettere sul dolore? Cosa pensate e come vivete il dolore? Qual è il vostro concetto ed esperienza di felicità? Come si può vivere una vita con amore? Poiché compito della scuola è lavorare sull’apprendimento, è stata riposta la massima attenzione nell’evitare l’effetto “turismo esotico”, cercando di trovare le similarità dentro, e non oltre, le diversità. Ecco perché uno dei momenti chiave delle giornate sono stati appunto le rielaborazioni dopo cena, in cui si dava voce sia alla narrazione di quanto vissuto sia alla ricerca di significato personale e universale. Nei nostri ragazzi abbiamo trovato sete di temi alti, una voglia di confrontarsi tra pari e con adulti in una maniera che difficilmente è concessa nel lavoro scolastico. Per tutti noi, infine, se ci si chiedesse di sintetizzare i ricordi più vivi in poche immagini, ne ricorderemmo soprattutto quattro: i volti di Sr. Josemary e il suo incedere vellutato, di Sr. Rose e la sua complice saggezza, di Sr. Mary tra gli affettuosissimi ragazzi disabili, di Sr. Maria, regina di ospitalità e del grande capo, Sr. Maggie. We love you all. Alberto Garniga, Direttore del CFP “Centromoda Canossa” - Trento Un piccolo omaggio all’India Un piccolo omaggio all’India che ci ha accolto per una decina di giorni nel corso di un viaggio che non può essere chiuso (lo potrà mai essere?) dentro un resoconto esauriente, definitivo, perché i paesaggi interiori che ha aperto in noi sono per gran parte ancora inesplorati. L’immobilismo forzato dovuto al lungo viaggio in aereo già preannunciava il rallentamento nel ritmo che la vita avrebbe assunto per noi in India. Vi corrispondeva uno stato d’animo tranquillo, perché anche se stavamo andando in un altro continente, per noi era andare anche in un luogo familiare: eravamo attesi da suore Canossiane – di cui spesso Giancarlo Urbani ci aveva parlato – che ci avrebbero accolti presso di loro e accompagnati in tutta la nostra esperienza. Manickpur. Il Vescovo inaugura il nuovo salone. Mahim. In aula alla Special School. Mahim. Persone speciali. FONDAZIONE CANOSSIANA FONDAZIONE CANOSSIANA

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VITAPIU

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“Hi Mumbai”… un viaggio che cambia la vita

Il quadro del progetto

“Hi Mumbai” è il titolo di un’esperienza di vita, vissuta da alunni e docenti del Centro

Formazione Professionale “Centromoda Canossa” di Trento: il coronamento di un sogno iniziato dall’incontro con Giancarlo Urbani e la sua energia e proiezione mentale su scala mondiale. Lo scopo del progetto era di far vivere ai nostri allievi un’esperienza all’estero che rompesse con pregiudizi e schemi interpretativi scontati e costruiti a distanza, alla ricerca di quel seme canossiano lanciato nel mondo e oggi più che mai fecondo. Il progetto è risultato vincitore del “Premio per la Pace-Gianluigi Bettiol” indetto dal Comune di Trento, che ha poi sostenuto economicamente l’iniziativa ed è stato realizzato grazie alla collaborazione e impegno della Fondazione Canossiana, attraverso il Direttore M. Liliana Ugoletti e Giancarlo Urbani, Responsabile progetti.Dopo un articolato percorso didattico che ha coinvolto due classi seconde, 9 allievi hanno partecipato alla trasferta a Mumbai, accompagnati da tre docenti e due volontarie, dove hanno vissuto giornate intense, caratterizzate da esperienze quotidiane forti e variegate:– mattina e pomeriggio: visita presso varie

realtà formative canossiane alla scoperta degli obiettivi e dello spirito che incarnano, come sono organizzate, quali attività svolgono e incontrando vari responsabili e testimoni. Tra le realtà visitate ricordiamo: Andheri (Mumbai), il Centro di Spiritualità Nirmalasharam, dove incontriamo le Madri Griselda Vettori e Giuseppina Leoni arrivate in India nel 1950, e il complesso educativo canossiano; Mahim (Mumbai) con la

visita alla Special School, costruita grazie al contributo della Provincia Autonoma di Trento, dove i nostri allievi sono stati coinvolti con 2 classi di allievi disabili in piccoli lavori artigianali e di creatività; abbiamo poi visitato la Scuola Canossa a 50 metri dalla Special School, con incontro delle studentesse leader della scuola; Manickpur (80 km da Mumbai) dove abbiamo partecipato all’inaugurazione ufficiale dei nuovi saloni scolastici da parte del vescovo realizzati grazie alla Fondazione Canossiana e Fondazione Cariverona; Talasari (180 km da Mumbai), con visita al lebbrosario e all’Ospedale rurale dove incontriamo M. Pasqualina Gennari, italiana. L’ospedale è stato oggetto di un profondo rinnovamento grazie alla Fondazione Canossiana con il sostegno della Provincia Autonoma di Trento, Fondazione Cariverona, Regione Lombardia e Only the Brave Foundation.

– pranzo e cena: condivisione con le Madri e gli educatori della realtà canossiana visitata, con confronto su quanto visto.

– serata: dopo cena confronto e dibattito su quali valori e vissuti che sono stati osservati e messi in gioco nell’animo dei nostri allievi durante le visite, attorno a domande di senso e un tema forte scelto per ogni serata, come ad esempio: Quello che avete visto oggi (povertà per le strade, lebbrosario ecc.) vi ha fatto riflettere sul dolore? Cosa pensate e come vivete il dolore? Qual è il vostro concetto ed esperienza di felicità? Come si può vivere una vita con amore?

Poiché compito della scuola è lavorare sull’apprendimento, è stata riposta la massima attenzione nell’evitare l’effetto “turismo esotico”, cercando di trovare le similarità

dentro, e non oltre, le diversità. Ecco perché uno dei momenti chiave delle giornate sono stati appunto le rielaborazioni dopo cena, in cui si dava voce sia alla narrazione di quanto vissuto sia alla ricerca di significato personale e universale. Nei nostri ragazzi abbiamo trovato sete di temi alti, una voglia di confrontarsi tra pari e con adulti in una maniera che difficilmente è concessa nel lavoro scolastico.Per tutti noi, infine, se ci si chiedesse di sintetizzare i ricordi più vivi in poche immagini, ne ricorderemmo soprattutto quattro: i volti di Sr. Josemary e il suo incedere vellutato, di Sr. Rose e la sua complice saggezza, di Sr. Mary tra gli affettuosissimi ragazzi disabili, di Sr. Maria, regina di ospitalità e del grande capo, Sr. Maggie. We love you all.

Alberto Garniga, Direttore del CFP “Centromoda Canossa” - Trento

Un piccolo omaggio all’India

Un piccolo omaggio all’India che ci ha accolto per una decina di giorni nel corso di un viaggio che non può essere chiuso (lo potrà mai essere?) dentro un resoconto esauriente, definitivo, perché i paesaggi interiori che ha aperto in noi sono per gran parte ancora inesplorati. L’immobilismo forzato dovuto al lungo viaggio in aereo già preannunciava il rallentamento nel ritmo che la vita avrebbe assunto per noi in India. Vi corrispondeva uno stato d’animo tranquillo, perché anche se stavamo andando in un altro continente, per noi era andare anche in un luogo familiare: eravamo attesi da suore Canossiane – di cui spesso Giancarlo Urbani ci aveva parlato – che ci avrebbero accolti presso di loro e accompagnati in tutta la nostra esperienza.

Manickpur. Il Vescovo inaugura il nuovo salone.

Mahim. In aula alla Special School.

Mahim. Persone speciali.

FONDAZIONE CANOSSIANA FONDAZIONE CANOSSIANA

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In questa situazione conciliante la riflessione, mi ricordai di quando all’inizio di quest’anno scolastico, mentre si presentava l’adolescenza come un tempo prezioso in cui pensare a ciò che vale veramente, uno studente pose questa domanda: Come facciamo noi giovani a capire ciò per cui vale la pena lottare? Questa naturale e basilare domanda, posta da un giovane che chiede strumenti per discernere, mi aveva colpito subito, perché ci interpellava sulla responsabilità educativa di noi adulti: Quanto i giovani sono specchio delle insicurezze di noi adulti, sono specchio della nostra presenza leggera nella società? I giovani hanno bisogno di osservare testimonianze di vita vere e autentiche, devono poter contare su adulti che non siano eticamente neutri, che non vivano le loro fedi religiosa e politica in modo intimistico, ma osino testimoniarli. Mi convincevo che la scuola da questo processo formativo non si può chiamar fuori: il tempo dell’adolescenza è ancora il tempo della scuola, ancora oggi contesto privilegiato, perché pone di fronte agli studenti un gruppo di adulti con cui confrontarsi e discutere sulla missione e con

l’India con i suoi mali, come spesso accade al viaggiatore occidentale che visita il cosiddetto Sud del mondo.Nel ripensare a questo viaggio riaffiorano immagini infinitamente tristi, che riscopriamo incancellabili dentro di noi. Situazioni di miseria estrema in cui giovani e adulti vivono, ma anche dei bambini bivaccati sul marciapiede che si avvicinavano al nostro pulmino fermo per chiedere qualcosa. Ma ci sono anche moltissime immagini positive e felici: riassaporiamo il gusto delle noci di cocco, raccolte per noi da un indiano su una palma altissima nel giardino della Special School. Abbiamo conosciuto un’India, in cui lo spirito di Cristo, vivido e dolce, ha operato miracoli: le scuole, i centri sociali, il lebbrosario visitati ci hanno fatto incontrare Sorelle Canossiane con una fiducia incrollabile in Dio e negli uomini. Non mi apparve strano che Pasolini nel suo diario del viaggio in India del 1961 annotasse che la religione cattolica in quel Paese gli era sembrata un trapianto splendidamente riuscito. Possiamo ben pensare come pioniere le Madri Canossiane, Griselda Vettori e Giuseppina Leoni, giunte dall’Italia in India subito dopo la seconda guerra mondiale, che si sentivano chiedere: “Ma siete degli dei che aiutate tutti?” Credo che un po’ dee le Sorelle Canossiane siano apparse anche ai nostri studenti, per i quali le loro scelte di vita non sono del tutto comprensibili. L’esempio

è importante: più che insegnanti servono testimoni. Ma anche questi non bastano, deve poi entrare in azione l’io: le esperienze di volontariato possono aiutare, unitamente al silenzio, all’ascolto, alla preghiera.Per noi pensare oggi all’India è innanzitutto provare la nostalgia di un’accoglienza. Ovunque le Sorelle Canossiane, insieme a tanti laici, ci hanno accolti come nessuno si aspettava. Tanti benvenuti diversi: scritti per terra sul pavimento insieme a disegni floreali di terra colorata; espressi con un fiore o una ghirlanda, con un braccialetto o con una spilla; attraverso il tilak, il segno vermiglio applicato sulla fronte, a simboleggiare il terzo occhio; canti, balli e banchetti. Per la cultura indiana, l’accoglienza non è completa o semplicemente bella se non provvista dei giusti ornamenti. Si tratta di un rito intriso di significati e di valori in cui tutti ci siamo sentiti abbracciati, specialmente i nostri studenti che per la prima volta confessano di essersi sentiti riconosciuti come persone.Il viaggio non è finito: il Signore ha messo un seme in tutti i nostri giardini, vorremmo che fiorisse il fiore, ma il tempo del germoglio lo conosce solo Lui. Ricordiamoci però dell’accoglienza, che, come un abbraccio, fa sì che noi non ci sentiamo soli, anche se siamo unici, cioè diversi. E il non sentirsi soli è la prima condizione per aprirsi con fiducia alla vita.

cui progettare iniziative ed esperienze di vita significative per la propria crescita.Il progetto di scambio “Hi Mumbai” era stato pensato proprio per essere un’esperienza importante per la vita dei partecipanti. Fare un’esperienza significativa non richiede necessariamente di andare chissà dove, certamente però il viaggio stimola ad acuire i sensi: quanto poi si riesca ad aprirsi, per far entrare l’aria di un luogo a liberare ed abitare spazi interiori, dipende anche tanto dalle persone che incontri. E noi abbiamo conosciuto persone speciali, religiose Canossiane sui cui volti si scorgeva la bontà senza aloni sentimentali, senza attese, potentemente pratica, tranquilla e tranquillizzante. Ci hanno impedito che scivolassimo in uno stato d’animo di impotenza di fronte a situazioni di vita per noi impossibili, ci hanno aiutato a sopire impulsi di rabbia nei confronti delle autorità locali, poco attive nel dare soluzioni e risposte concrete ai molti drammi quotidiani e agli stessi bisognosi in cui spesso ci imbattevamo. Suor Maggie, suor Josemary, suor Mary e suor Rose ci hanno impedito che noi identificassimo

Mahim. Canossa School.Mahim. Saluto di Alberto Garniga agli studenti.

Andheri. M. Griselda e M. Giuseppina.Monica Gadotti,

Docente del CFP “Centromoda Canossa” - Trento