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4 2019 4 2019 Prospettive di vita tra cura e progetto Lebensperspektiven zwischen Altenpege und architektonischem Entwurf TESTI TEXTE · Jenny Assi · Giampaolo Cereghetti · Nord Architects PROGETTI PROJEKTE · Baserga Mozzetti Architetti · Dominique Coulon & associés · Müller & Naegelin Architekten · Edy Quaglia La SIA si prepara al futuro Nominato il nuovo direttore Il concorso: deontologia e confronto Rivista svizzera di architettura, ingegneria e urbanistica Schweizerische Zeitschrift für Architektur, Ingenieurwesen und Stadtplanung

4 2019 Prospettive di vita tra cura e progetto - SUPSI

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4 2019Prospettive di vita tra cura e progettoLebensperspektiven zwischen Altenpflege und architektonischem Entwurf

T E S T I T E X T E · Jenny Assi · Giampaolo Cereghetti· Nord Architects P R O G E T T I P R OJ E K T E · Baserga Mozzetti Architetti· Dominique Coulon & associés · Müller & Naegelin Architekten· Edy Quaglia

La SIA si prepara al futuroNominato il nuovo direttore

Il concorso: deontologia e confronto

Rivista svizzera di architettura, ingegneria e urbanistica Schweizerische Zeitschrift für Architektur, Ingenieurwesen und Stadtplanung

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TTOFrom cure to care

Abitare nella terza e quarta etàJenny AssiDocente e ricercatrice senior SUPSI

Riflettere sulle prospettive dell’abitare nella terza e quarta età1 significa interrogarsi su quale tipo di società vogliamo. L’invecchiamento demografico e la conseguente necessità di creare nuove case per anziani e abitazioni con servizi di assistenza (appartamenti protetti, appartamenti a misura di anziano, appartamen-ti medicalizzati ecc.) devono essere trasformati in un’occasione per rivedere e riqua-lificare gli spazi urbani collettivi e per costruire quartieri sostenibili. L’ambiente costruito deve poter favorire l’inclusione sociale dell’anziano, in risposta all’ineso-rabile e continuo indebolimento dei legami familiari. L’alta percentuale di divorzi, la minor presenza di legami orizzontali (fratelli e cugini) e la minore propensione ad avere figli contribuiranno ad aumentare, nei prossimi anni, il numero di indivi-dui senza legami familiari significativi.2 Attualmente il 4% degli over 65 vive in un istituto medico-sociale. Degli anziani che vivono a domicilio, il 32% abita da solo e questa percentuale cresce con l’avanzare dell’età.3 Se da una parte è importante garantire la qualità dell’assistenza e delle cure delle persone anziane, dall’altra non bisogna sottovalutare il rischio di solitudine di questa popolazione. La solitudine crea dolore, fa ammalare ed è causa di morte prematura.4 In Svizzera, tra le persone di età superiore agli 80 anni il 7-8% soffre «spesso» e il 25% «talvolta» di solitudine.5 La sfida per i prossimi anni sarà quella di concepire un’architettura in grado di ri-spondere ai bisogni di cura e di salute dell’anziano (to cure) insieme a quelli di ordi-ne esistenziale e sociale (to care).6

Considerata l’importanza del tema, alcune importanti organizzazioni sviz-zere hanno pubblicato recentemente alcuni modelli di abitazione che potrebbero influenzare in un prossimo futuro l’ambiente costruito per la terza e la quarta età. Il primo modello considera le case per anziani intergenerazionali, con particolare riferimento all’incontro tra anziani e bambini. La Società svizzera d’utilità pubbli-ca (Ssup)7 distingue quattro differenti tipologie di intergenerazionalità:8 Koalition (la casa per anziani e la struttura per la prima infanzia sono situate lontane una dall’altra e sono indipendenti, i bambini e gli anziani si incontrano una-tre volte al mese), Kooperation (le due strutture sono collegate ma hanno una gestione sepa-rata, gli incontri avvengono una-due volte alla settimana), Integration (le strutture sono integrate e gli incontri frequenti), Partielle Integration (le strutture sono inte-grate ma gli incontri si limitano a uno-due al mese). Gli studi dimostrano che le case per anziani intergenerazionali generano molteplici impatti positivi: questo modello

Offerte di cure specializzate

Assistenza e curedemenza

Assistenza e curepalliative

Assistenza e curegeronto-psichiatriche

Assistenza e cureacute ditransizione

Centro di quartiere con offertaper il tempo libero• Cultura• Wellness• Fitness• Spazi comuni: ristorante, cafè, bar, ecc.• Vacanze

Abitare 80+ in appartamentoAppartamenti di 2-3 locali, diversecategorie (anche PC compatibili)• Servizi a scelta• Presa in carico e assistenza• Cure fino alla fine della vita

Abitazioni private

Centro sanitario

• Piattaforma• Assistenza e cure (ambulatoriali e stazionarie)• Pasti e servizi d’economia domestica• Servizi a scelta• Offerte terapeutiche• Cure mediche di base (studi medici collettivi, farmacia)• Offerta diurna e notturna• Servizio trasporti

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TTO aumenta la percezione degli anziani di vivere a casa, pro-

muove l’arricchimento sociale e rinnova l’interesse per gli altri; le persone anziane bruciano più calorie, sperimentano un minor numero di cadute e aumentano la capacità di me-moria; la maggior parte degli adulti che frequentano luoghi intergenerazionali hanno riferito di sentirsi più felici, inte-ressati, amati, più giovani, grazie all’atteggiamento giocoso e affettuoso dei bambini. In genere il personale inserito in strutture che valorizzano l’intergenerazionalità valuta posi-tivamente l’ambiente di lavoro che viene a crearsi. Infine, i bambini attivi in progetti intergenerazionali hanno raggiun-to maggiori livelli di sviluppo personale e sociale e hanno migliorato la propria percezione degli anziani e delle case per anziani in generale.9

Il secondo modello è quello promosso da Curaviva Svizzera10 (Modello abitativo e delle cure 203011) e che vede le case per anziani come luogo di vita. Secondo Curaviva, in futuro le strutture per anziani non saranno più necessaria-mente «centralizzate e di grandi dimensioni, ma piuttosto piccole e decentralizzate (orientate al contesto sociale). Ri-spetto al passato, diventa più importante la collaborazione con i fornitori di cure mediche di base e con il quartiere. (…) L’anziano deve poter restare «dove pulsa la vita», nella sua rete sociale, e beneficiare di prestazioni in funzione dei suoi bisogni» (Fig. 1).

Il terzo modello è stato recentemente proposto da Cu-raviva Svizzera, Senesuisse, Pro Senectute Svizzera e Spitex Svizzera e fa riferimento alle «Abitazioni con servizi di assi-stenza».12 Negli ultimi anni, oltre all’offerta di servizi ambu-latoriali (Spitex) e stazionari (istituti) si sta diffondendo sempre più una terza forma di cure di lunga durata, che si concretizza nell’offerta di abitazioni con servizi di assisten-za, si tratta generalmente di appartamenti di 1, 2 o 2,5 locali con cucina propria e bagno/WC, privi di barriere architetto-niche,13 che offrono servizi di assistenza che variano dal gra-do D – offerta più ristretta di servizi di supporto – al grado A – gamma più completa – (Fig. 2). Tali abitazioni «compren-dono anche locali comuni o giardini in comune che permet-

tono una partecipazione a livello sociale. Caratteristiche di un buon ambiente abitativo sono: contatti con il vicinato, op-portunità di fare acquisti nelle vicinanze, accesso ai mezzi pubblici, sicurezza del traffico, sicurezza pubblica e quiete nel quartiere. Tali requisiti non rispondono solo ai bisogni delle persone anziane, ma semplificano la vita abitativa an-che delle persone giovani con disabilità e delle famiglie con bambini.14

I tre modelli non si escludono l’uno con l’altro, eviden-ziano piuttosto i grandi margini di manovra che esistono attualmente per progettare strutture rivolte alla terza e alla quarta età. Tutti e tre i modelli hanno la finalità di: aumen-tare la qualità delle cure, favorire l’autonomia degli anziani, promuovere la socialità, diminuire i costi finanziari attraver-so la messa in rete dei servizi (o ancora meglio allargare il pubblico di riferimento, facendo ricadere i benefici dell’inve-stimento anche sulle altre generazioni).

Le vecchie definizioni di case per anziani e apparta-menti a misura di anziano diventano sempre più obsole-te a fronte di modelli di abitazione più complessi e rivolti a un pubblico più ampio. Diverse case per anziani offrono ad esempio servizi aperti anche agli «esterni». Il Centro Sani-tario Bregaglia è una struttura per il ricovero degli anziani che ha subito diverse ristrutturazioni, l’ultima delle quali ha permesso di integrare vari servizi per la comunità: spitex, pronto soccorso, studio medico, farmacia, soggiorni medica-lizzati temporanei. Il medico fornisce servizio all’interno del centro sanitario e all’esterno (a domicilio). In questo modo la struttura dispone di una conoscenza piuttosto estesa dello stato di salute degli anziani della regione. È a disposizione un laboratorio per le analisi, molto utile in caso di necessi-tà o d’emergenza per i residenti della casa per anziani. Im-mersa nel verde della valle, la struttura dispone di ampi fi-nestroni che consentono ai residenti di osservare la vita che scorre all’esterno della casa. La casa delle generazioni Lin-denhof di Oftringen, offre appartamenti per gli anziani e al contempo una serie di servizi rivolti a tutta la popolazione: fitness, fisioterapia, massaggi, ergoterapia, dentista, spitex.

Abitazioni con servizi di assistenza A-D D C B AObiettivi Vita quotidiana riuscita X X X X Dignità, sostegno all’autonomia X X X X Possibilità di partecipazione sociale X X X X Sicurezza X X X XPresenza al telefono (elaborazione o inoltro delle richieste) X di persona, orari di ufficio (elaborazione o inoltro delle richieste) X Presenza di un operatore specializzato 24h/24 (elaborazione delle richieste) X XPianificazione Valutazione dei bisogni (ADL/IADL/RAI-HC/BESA/PLAISIR) X X X Valutazione dei bisogni a livello della salute X X X Valutazione dei bisogni/risorse reti sociali, familiari X X X Scambio di informazioni con altri fornitori di servizi X XOfferta Lavaggio biancheria, economia domestica X X X X Mansioni finanziarie, amministrative (banca, autorità ecc.) X X X X Aiuto per cucinare/fare spesa, servizio pasti, ristorante X X X X Pasti, alimentazione (compresa dieta) X X X Igiene personale, vestizione, mobilizzazione X X X Terapie, misure preventive e di stimolo X X X Sicurezza tramite telefono/pulsante di emergenza (reperibilità 24h/24) X X X X Sicurezza tramite operatore specializzato servizi esterni (Spitex ecc.) X X Sicurezza tramite presenza interna 24h/24 di un operatore specializzato X X Sicurezza tramite controlli periodici X X Misure contro l’isolamento sociale/solitudine X X X X Attività ricreative, partecipazione alla vita sociale X X X X Offerte specializzate: ad es. in caso di demenza, diabete, cure palliative, affezioni psichiche, dipendenze XDocumentazione Documentazione: rilevamento del bisogno, convenzione, servizi X X Xe qualità Valutazione del raggiungimento dell’obiettivo delle capacità self-care/vita quotidiana riuscita X X X Valutazione della sicurezza X X X X Valutazione della qualità di vita, dignità, autonomia X X X X Valutazione della collaborazione interprofessionale X X

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1 Modello abitativo e di cure 2030. Fonte Curaviva Svizzera 2 Sintesi delle caratteristiche delle abitazioni

con servizi di assistenza secondo il metodo di classificazione A-D. Fonte L. Imhof, R. Mahrer-Imhof, Winterthur 2018

3 Ørestad Nursing Home, Copenhagen (DK). Foto Kim Petersen, Alamy Foto Stock

4 Residenza Tertianum St.Jakob-Park, Basilea. Foto courtesy Tertianum

5 Centro polifunzionale Civitas Vitae Angelo Ferro a Padova. Foto courtesy Civitas Vitae

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TTOsiva. Per la direzione del quartiere Civitas Vitae di Padova la

vita è preziosa a tutte le età e, a loro avviso, è importante inse-gnare il rispetto della diversità fin da piccoli.

Se in passato si sono costruite numerose case unifa-miliari, accrescendo tuttavia il rischio di isolamento delle persone, a partire dagli anni Novanta si sono diffuse nei pa-esi occidentali diverse soluzioni abitative con l’obiettivo di favorire l’autonomia della persona anziana e offrire nuove opportunità di inclusione sociale e di solidarietà tra diverse fasce di età. Tali progetti sono caratterizzati dalla presenza di appartamenti a misura di anziano e, a seconda del proget-to, dall’offerta di appartamenti per altri target (giovani, fa-miglie ecc.), ristorante, negozietto, spazi comuni, uffici com-merciali, servizio infermieristico, camminamenti illuminati e ben segnalati, centro polivalente, piazza, parco, giardino,

La presenza di una scuola dell’infanzia permette inoltre lo svolgimento di attività con gli anziani. Il centro anziani di Allschwil oltre a mettere a disposizione reparti per la cura dell’anziano dispone di un ristorante e di una panetteria particolarmente apprezzati dalla popolazione. Non bisogna inoltre trascurare che con l’avanzare dell’età, la possibilità di «osservare gli altri» è una forma di partecipazione sociale molto importante. L’Ørestad Nursing Home di Copenhagen è famosa per i suoi particolari balconi che variano di dimen-sione, dai più piccoli, che garantiscono una certa intimità a quelli più grandi, per stare insieme. La forma dei balconi è pensata per proteggere dal vento, il sole e la pioggia. La struttura presenta inoltre grandi vetrate che permettono all’anziano di restare in contatto con il mondo esterno, soprattutto per chi non è più autonomo. La Tertianum Resi-denz St. Jakob-Park di Basilea è invece addirittura annessa a uno dei più grandi centri commerciali della città e al suo celebre stadio. Gli anziani della casa possono così godersi le partite direttamente «dalla tribuna di casa» e partecipare attivamente alla vita sociale, culturale e naturalmente an-che sportiva della città.

Quando gli spazi lo consentono si può pensare davvero in grande. Il centro polifunzionale Civitas Vitae «Angelo Fer-ro» della Fondazione Opera Immacolata Concezione onlus è una delle più grandi strutture sociosanitarie di servizi inte-grati in Europa. In circa 12 ettari a Padova trovano accoglien-za circa 800 persone, prevalentemente non autosufficienti. Si tratta di una vera e propria «infrastruttura di coesione socia-le» dove convivono residenze sociosanitarie dotate anche di nuclei specifici per persone in stato di decadimento cogni-tivo (Alzheimer), appartamenti indipendenti per longevi au-tosufficienti (con servizi di building automation e domotica), reparti ospedalieri per la fase di post acuzie (Ospedale di Co-munità da 60 posti letto, Unità Riabilitativa Territoriale da 15 posti letto, Reparto Stati Vegetativi Permanenti), un hospice, diverse palestre riabilitative e impianti sportivi (la Civitas Vitae «A. Ferro» è uno dei Centri Federali di allenamento per nazionali paralimpiche), una chiesa, diversi spazi dedicati alla ristorazione, un centro convegni da 300 posti, un Centro Infanzia (da 0 a 5 anni), un incubatore tecnologico con cowor-king, ambulatori medici e centro prelievi, il tutto inserito in un ampio parco verde. Tutte le strutture rappresentano una sorta di hardware sul quale opera il software costituito dal patrimonio di relazioni anche intergenerazionali di ospiti, fa-miliari, dipendenti, volontari, collaboratori, abitanti del quar-tiere per una stima di presenze totali media di circa 3500 per-sone al giorno. Qui la fragilità della persona è messa al centro di una rete di strutture e servizi organizzati per trasformarla, unendola ad altre fragilità, in una vera e propria forza propul-

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Villaggio intergenerazionale Una casa anziché un ospedale

mezzi pubblici ecc. Secondo l’architetto Jan Gehl15 la qualità di vita di un quartiere passa dalla presenza di strutture che facilitano l’incontro tra persone e che permettono di svolge-re attività fisica. Un parco e una piazza possono diventare luoghi privilegiati per organizzare eventi per la comunità (mercato, manifestazioni, concerti, balli, conferenze, eventi culturali, spettacoli ecc.). Tali attività permettono al quar-tiere di esprimere lo spirito del luogo e di costruirsi una sua specifica personalità, arricchendo la comunità in termini di legame, orgoglio e senso di appartenenza. Le strutture polifunzionali possono essere utilizzate quotidianamen-te da più fasce di età per corsi, conferenze, feste, attività di animazione, eventi, e possono anche fungere da sede delle associazioni. Tali luoghi possono creare opportunità spon-tanee di interazioni intergenerazionali. Ne sono interessanti esempi la casa delle Generazioni di Berna (Berner Genera-tionenhaus) che ha preso vita dalla riconversione di un vec-chio ospedale in prossimità della stazione centrale di Berna e le riqualificazioni di vecchi edifici pensati per la comunità come la Masseria Cuntitt di Castel San Pietro (cfr. p. 31) e la vecchia Filanda di Mendrisio. Al contempo l’accesso alle infrastrutture per lo sport, o più semplicemente a cammina-menti e sentieri,16 garantisce un aumento dell’attività fisica delle persone residenti nelle vicinanze e rimane un elemen-to importante per la prevenzione delle malattie cardiache e dell’obesità. I benefici che derivano dagli interventi per la ciclabilità e la camminabilità hanno una resa media di 13 a 1 rispetto ai costi.17 Secondo l’Ufficio federale della sanità pubblica:18 «i costi della salute in Svizzera sono in continuo aumento (…). L’80% della spesa sanitaria è causata dalle ma-lattie non trasmissibili (MNT) tra le più frequenti (malattie cardiovascolari, diabete, cancro, malattie delle vie respira-torie e dell’apparato loco-motore). L’Organizzazione Mondia-le della Sanità stima che più della metà delle MNT potrebbe essere evitata o perlomeno insorgere più tardi, adottando uno stile di vita sano. Le misure di prevenzione, che incidono sullo stile di vita individuale e sulle condizioni quadro della società, non solo migliorano la salute e la qualità di vita della popolazione, riducendo la sofferenza dei malati e dei loro fa-miliari, ma comportano anche un beneficio quantificabile in termini di risparmio economico».

Architecture that cares è proprio il motto dello studio di architettura NORD Architects di Copenhagen (cfr. p. 27). Consapevole del fatto che l’architettura ha sempre un impatto sul ricovero di una persona e dei suoi familiari, questo studio ha completato nel 2012 la costruzione del Centre for Cancer and Health di Copenhagen. Collocato nelle vicinanze dell’o-spedale universitario, il centro offre una serie di spazi pen-

sati non solo per la riabilitazione, ma anche per il sostegno umano e spirituale della persona malata e dei suoi cari. Ven-gono tenuti corsi di cucina, di sensibilizzazione rispetto alle malattie tumorali così come di condivisione dei problemi e dell’esperienza della malattia. L’obiettivo è quello di ridurre il periodo di riabilitazione, evitare possibili ricadute e crea-re un network di volontari che possano fare prevenzione sul territorio e sconfiggere le paure che ruotano inevitabilmen-te intorno alla malattia. L’architettura del Centro è pensata in modo tale da «spezzare» il concetto di struttura «monoto-na/impersonale» istituzionale. Il linguaggio architettonico è molto chiaro, comunica la necessità di rendere visibile la malattia e l’invecchiamento (rompere i tabù, far parlare le persone su questi temi). La struttura vuole creare awareness (conoscenza, consapevolezza, responsabilità sociale e indi-viduale). All’interno vengono valorizzati gli spazi per la rela-zione sociale (con i professionisti, i volontari, i parenti, le altre persone malate).

1. La visione

Comunità anziché Solitudine: costruire un edifi-cio dove persone di diverse generazioni portano la vita all’interno della casa e quindi creano un modo di pensare responsabile, sociale, democra-tico e sostenibile.

Integrata non isolata: integrare la struttura nel Comune per creare un legame tra la comunità locale e la casa per anziani attraverso un utilizzo misto degli spazi (comunità e residenti della casa).

Una casa anziché un ospedale: la struttura deve permettere di curare sia il corpo sia l’anima degli anziani. Ogni residente deve poter agire sulla propria vita e fornire un contributo attivo alla determinazione della propria qualità della vita, gioia, autostima e indipendenza.

Una sostenibilità globale anziché una sostenibi-lità separata: pensare la sostenibilità come unità olistica, integrando gli aspetti economici, sociali, ambientali e assicurando un progetto di lunga durata e ben integrato nel territorio.

2. Il vicinato

Parte del Comune anziché un edificio: La strut-tura dell’edificio valorizza le piccole unità e offre un’atmosfera familiare che crea una sensazione di autonomia e un senso di comunità.

Molti ingressi anziché una porta: avere più di un ingresso nell’edificio invece di un ingresso istituzionale principale rende la struttura dell’edi-ficio raggiungibile da parte della comunità e crea una maggiore sensazione di accoglienza.

Riutilizzo delle strutture storiche anziché costruir-ne di nuove: integrare e trasformare le strutture esistenti che hanno una ricchezza di dettagli e di storia al fine di conservare gli elementi caratteri-stici del territorio.

Strutture pubbliche integrate anziché strutture sparse: un edificio che contiene servizi e spazi per i cittadini per incontrarsi fa della casa di cura un luogo di incontro spontaneo per la comunità e permette l’integrazione della casa di cura nella vita sociale del paese.

Piano terra aperto anziché una struttura chiusa: i servizi al piano terra aperti verso l’esterno portano la comunità all’interno della casa di cura, diminuendo così il rischio di isolamento sociale.

6 Nord Architects, Centre for Cancer and Healthcare, Copenaghen 2012. Foto Adam Mørk 7 Posta, bar e panetteria aperti al pubblico

favoriscono le visite e le relazioni sociali all’interno della casa. Foto Caterina Carletti 8 Modello teorico dello Studio STED di Cope-

naghen per la costruzione di case per anziani aperte al territorio. Fonte Studio STED

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Parte del Comune anziché un edificio Porte anziché muri Vivere in piccole unità anziché in blocchi istituzionali Comunità anziché isolamento

all’aperto così come il collegamento con le scuole dell’infan-zia, elementari e medie di Morbio.

Delle tre future case del Parco San Rocco, l’unica ad aver già superato la fase di concorso è Coldrerio. Il sedime dove sorgerà il futuro Marigold Hotel, progetto che nasce a seguito di un concorso internazionale d’architettura a due fasi (con 118 partecipanti) vinto dallo studio Architetti Ti-biletti Associati di Lugano, è situato in vicinanza a uno dei tre nuclei storici del paese. L’area d’intervento è posta in una zona verde, centrale e pregiata, che comprende già la Casa comunale, la Scuola dell’infanzia, la Scuola elementare e at-trezzature sportive. Il nuovo quartiere avrà come target un pubblico ampio di utenti (studenti, persone sole, famiglie, pensionati, persone con disabilità ecc.). Il comparto preve-de: una nuova casa per anziani con 79 posti letto caratte-rizzata al piano terreno da servizi aperti al pubblico (panet-teria, sale multiuso, terrazze esterne, parrucchiere, studio medico ecc.), ai piani superiori dalle camere degli ospiti, da

Il Parco San Rocco Prendendo spunto dai nuovi modelli abitativi per la

terza e la quarta età, la Fondazione Casa San Rocco di Mor-bio Inferiore, in accordo con i Comuni di Coldrerio e Vacallo, si è posta l’obiettivo di realizzare nei prossimi anni due nuo-ve case per anziani intergenerazionali e di ampliare la sede di Morbio Inferiore, arrivando a gestire complessivamente 259 posti letto. Le tre case intergenerazionali faranno par-te del futuro Parco San Rocco. L’obiettivo è di offrire servizi aperti al pubblico e non solo ai residenti, trasformare le case per anziani in un luogo di cura e di promozione del benesse-re per tutte le fasce di età (dalla prima infanzia alla quarta età). La collaborazione tra la Fondazione Casa San Rocco, il Comune di Coldrerio, il Comune di Vacallo, la SUPSI e lo stu-dio di architettura danese STED,19 ha permesso, nel 2016, di definire un primo modello teorico di riferimento per la realiz-zazione delle tre case intergenerazionali.

Lo studio completo del futuro Parco San Rocco è sta-to promosso e finanziato dall’Ente regionale per lo sviluppo del Mendrisiotto e Basso Ceresio (ERS-MB).20 Attualmente, la casa per anziani di Morbio Inferiore (Parco San Rocco di Morbio), con i suoi 121 residenti e i molteplici servizi aperti alla comunità (pre-asilo, panetteria e pasticceria, parruc-chiere, spazio espositivo per mostre, servizio postale, cap-pella, orto bio, giardino) rappresenta un esempio concreto di casa intergenerazionale. Nel 2018 sono state organizzate all’incirca due attività intergenerazionali alla settimana (animazione tra bambini e anziani ed eventi per la comu-nità). In media gli anziani che partecipano a queste attivi-tà sono circa 20,21 ogni giorno la casa è frequentata da un numero elevato di persone. La futura struttura di Morbio permetterà di ampliare l’offerta di servizi al piano terra e di valorizzare ulteriormente gli spazi all’aperto, favorendo le opportunità di interazione dei residenti con il paese. La casa intergenerazionale di Vacallo disporrà di aree di ristorazio-ne, bar, uno spazio dedicato all’infanzia, spazi sportivi mul-tifunzionali e camminamenti che favoriranno il movimento

3. L’edificio

Eredità culturale locale anziché icona globale:una struttura che valorizza gli elementi storici del paesaggio, la cultura e la produzionelocale rafforza l’identità locale e si trasformain un luogo significativo che risveglia i ricordi e le tradizioni.

Segnaletica integrata nell’architettura anziché segnali di indicazione: utilizzare materiali di diversi colori nella struttura dell’edificio invece di segnali di indicazione attenua l’effetto istituzionale e crea un modo naturale di muoversi all’interno e all’esterno dell’edificio.

Facciate aperte anziché facciate chiuse: la presenza di balconi, terrazze e giardini rafforzail senso di apertura verso l’esterno, rende la casa più accogliente e favorisce lo svolgimento di attività pubbliche al suo interno.

Porte anziché muri: una struttura che raggiungela comunità organizzando incontri pubblici e conferenze crea un’apertura verso l’esterno che favorisce il passaggio, l’osservazione, la presa di contatto, l’esplorazione da parte dei visitatori.

Un punto di accoglienza familiare anziché un atrio istituzionale: disporre di un’area di accoglienza con spazi informali, riservati e multifunzionali crea un ambiente accogliente e familiare.

5. Il luogo di residenza

Contatto con i dintorni anziché isolamento:grandi facciate aperte favoriscono l’integrazionedel residente con il mondo esterno e rafforzano il senso di sicurezza.

Contatto con lo spazio comune anzichéisolamento: uno spazio all’ingresso di ogniabitazione crea una zona semi-privata, dove i residenti possono essere parte della vita della casa di riposo, sentendosi sicuri e a casa.

Zone diverse anziché zone uguali: la suddivisionedella casa in zone con funzioni e programmidedicati crea una sensazione familiaree ottimizza l’utilizzo degli spazi.

Pareti flessibili e mobili anziché spazi fissi:utilizzando mobili e divisori spostabili è possibilepersonalizzare l’abitazione in base alle esigenze dei residenti.

4. L’unità abitativa

Vivere in piccole unità anziché in blocchiistituzionali: una struttura che organizza glispazi tenendo conto dell’ambiente di casaprecedente favorisce una sensazione di famiglia.

Unità di 12 persone anziché unità simili a quelle dei grandi ospedali: organizzare le unità in gruppi di 12 abitazioni, che possono essere raccolte in due unità di 24, crea una sensazione simile a quella che si prova in famiglia e di beneficiare della presenza del personale curante.

Connessioni visive anziché spazi isolati: esserein grado di osservare la vita di tutti i giorni dagli spazi comuni crea un luogo dove si possono vivere le emozioni e far parte della vita pubblica.

Piccole nicchie anziché lunghi corridoi: piccolenicchie nella parte infrastrutturale della casa di cura creano spazi per incontri informali e spontanei .

Spazi flessibili anziché spazi fissi: l’utilizzo di pareti mobili rende lo spazio flessibile e multifunzionale.

6. Il dettaglio

Entrata personalizzata anziché porta istituziona-le: una zona vicino all’entrata della camera che può essere personalizzata dai residenti, crea una sensazione accogliente e familiare e rende più facile trovare la strada di casa.

Grafica e arte anziché segnaletiche: utilizzare lagrafica e l’arte invece della segnaletica evitala sensazione istituzionale di una casa di cura.

Interni personalizzati anziché mobili istituzionali:utilizzare mobili provenienti dalla casa dei residenti, o con uno stile legato alla tradizione storica del design, crea una sensazione familiare e uno spazio personalizzato.

Vestiti informali anziché uniformi ospedaliere:indossando uniformi informali si attenua l’effetto ospedale sia per il personale sia per i residenti.

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Architetti Tibiletti Associati, Centro Intergenerazionale, Coldrerio 9 Planimetria generale 10 Render della piazza 11 Render dello spazio ristoro

Render e disegni Architetti Tibiletti Associati

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TTOun centro per la prevenzione della salute (sala del movimen-

to, attrezzature specifiche, fisioterapia, ergoterapia e podo-logia) e da un reparto Alzheimer con giardino dedicato; un nuovo centro polivalente al cui piano terreno si trovano la sala feste ed eventi, il centro giovanile, l’asilo nido e ai pia-ni superiori invece i servizi extra-scolastici, la ludoteca e le aule per il doposcuola, sale multiuso e spazi amministrativi; infine, una nuova struttura indipendente con 8 appartamen-ti a misura di anziano, condividendo uno spazio lavanderia e multiuso aperto verso il giardino e direzionato verso la nuova piazza caratterizzata da uno specchio d’acqua che si pone al centro dei nuovi edifici.

Particolare attenzione è stata prestata alla cura degli spazi esterni, attraverso l’inserimento di elementi per svol-gere attività che coinvolgano tutte le fasce di età: in prossi-mità della cancelleria comunale l’area verde è dedicata al relax e aperta a tutti; in prossimità della scuola elementare invece l’area verde sarà caratterizzata da attrezzature e gio-chi per bambini; l’area verde di fronte al nuovo centro poliva-lente sarà dedicata al fitness e presenterà attrezzature appo-site; infine l’area adiacente alla casa anziani comprenderà delle vasche dedicate al giardinaggio e agli orti. Queste 4 aree verdi sono tra loro connesse da un percorso nel cui cen-tro si crea una interconnessione fra le diverse generazioni, promuovendo cosi l’intergenerazionalità del comparto.

L’abitare nella terza e quarta età non può essere pen-

sato in forma isolata rispetto all’abitare delle altre fasce di età. Gli investimenti necessari a soddisfare i bisogni di cure and care dell’anziano devono poter portare benefici anche alle altre generazioni. Nella scelta dei servizi per la comuni-tà, lo sforzo più difficile è quello di conciliare il giusto equi-librio tra spazio pubblico e privato, tra quiete e movimento, privacy e socialità, quello che gli anglofoni definiscono in-timacy at a distance. Per questo motivo l’identificazione dei servizi da inserire nell’ambiente costruito deve essere sup-portata da un’analisi dei bisogni degli stakeholder (portatori di interesse) e dalla creazione di un dialogo costruttivo con le autorità, i volontari, i responsabili di associazioni, i gesto-ri di attività commerciali, i professionisti e altri interlocutori che hanno un’influenza diretta e indiretta sul progetto. Nel

Note 1. La terza età rappresenta quella fase della vita in cui si è «anziani» ma sostanzialmente attivi e in

salute (65-80 anni), la quarta età indica la fase in cui subentra il decadimento fisico (oltre gli 80 anni).

2. K. Herlofson, G.O. Hagestad, Challenges in moving from macro to micro: Population and family structures in ageing societies, «Demographic Research, Special Collection», 25 (10), 2011,

pp. 337-370. 3. Office fédéral de la Statistique, Les conditions

d’habitation des seniors en Suisse en 2016, 2018. 4. J. T. Cacioppo, W. Patrick, La Solitudine. L’essere

umano e il bisogno dell’altro, Il Saggiatore, Milano 2009; Holt-Lunstad J., Testimony before the US Senate Aging Committee, 2017.

5. L. Imhof, R. Mahrer-Imhof, Abitazioni con servizi di assistenza in Svizzera. Le basi di un modello, studio commissionato da Curaviva Svizzera, senesuisse, Pro Senectute Svizzera, Spitex Svizzera, Nursing Science & Care GmbH, Winterthur 2018.

6. F. Folgheraiter, Care, Curing, Caregiver, Etica della care, 2015. www.lavorosociale.com.

7. La Società svizzera d’utilità pubblica (Ssup) è stata fondata nel 1810 come associazione; essa si impegna a favore della coesione sociale e promuove il volontariato in Svizzera.

8. M. Blau, Blog Intergeneration. Compte rendu du colloque: Rencontres intergénérationnelles et métiers de l’assistance et de l’encadrement, 06.03.2018.

9. Generations United, Intergenerational shared sites: Making the case, 2006.

10. Associazione di categoria delle istituzioni per persone bisognose di assistenza.

11. Curaviva, Il modello abitativo e di cure 2030 di Curaviva Svizzera. Il futuro delle cure alle persone anziane, 2016. www.curaviva.ch/files/JF6UUHK/Concetto-tecnologico-per-il-modello-abitativo-e-di- cure-2030-Factsheet-CURAVIVA-Svizzera-2019.pdf.

12. L. Imhof, R. Mahrer-Imhof, Abitazioni con servizi di assistenza in Svizzera cit.

13. Cfr. Norma SIA 500 o PROCAP. 14. L. Imhof, R. Mahrer-Imhof, Abitazioni con servizi

di assistenza in Svizzera cit. 15. J. Gehl, Cities for People, Island Press, London

2010; J. Gehl, Life Between Buildings: Using Public Space, Island Press, London 2011.

16. A. Borgogni, Farinella R., Le città attive. Percorsi pubblici nel corpo umano, FrancoAngeli, Milano 2017.

17. A. Davis, Value for money: an economic assessment of investment in walking and cycling, NHS Bristol, Bristol 2010.

18. Ufficio federale della sanità pubblica, Scheda informativa. Malattie non trasmissibili, 2016.

19. STED è uno studio di architettura danese con sede a Copenhagen, creato da Rosa Lund e Martin Hjerl, che ha partecipato al progetto fornendo un’analisi delle funzioni architettoniche che integrassero gli aspetti di pianificazione urbanistica e gli aspetti di interazione sociale. Avvalendosi delle numerose esperienze già esistenti nel Nord Europa di case per anziani aperte a un’utenza più eterogenea e intergenerazionale, lo studio ha offerto un’importante premessa per gli studi di architettura che hanno partecipato al bando di concorso. Cfr. sted-cph.dk.

20. J. Assi, C. Carletti, P. Solcà, Progetto Parco San Rocco: un modello di casa per anziani intergenera-zionale, rapporto finale per l’Ente regionale per

lo sviluppo del Mendrisiotto e Basso Ceresio e la Fondazione Casa San Rocco, SUPSI, 2016.

Un riassunto dei risultati della ricerca SUPSI Modello Parco San Rocco è disponibile nel sito parcosanrocco.ch/it/parco-san-rocco/il-parco/lo-scenario.

21. J. Assi, C. Carletti, M. Orefice, R. Raveglia, Progetto di animazione intergenerazionale al Parco

San Rocco di Morbio Inferiore, Rapporto di attività 2017-2018 per la Fondazione Mission Bambini, 2019.

caso del Parco San Rocco, il materiale raccolto dalle inter-viste ai diretti interessati dei tre Comuni è stato di prezioso aiuto per definire le potenzialità e i limiti del concetto di in-tergenerazionalità, per raccogliere le aspettative e le preoc-cupazioni della popolazione e per decidere quali servizi fos-se opportuno inserire nelle tre case (definizione degli spazi e messa in rete dei servizi). Si rivela infatti indispensabile disporre di un contesto culturale favorevole al progetto. La qualità delle attività proposte nei luoghi di convivenza tra l’anziano e le altre generazioni dipende dalla presenza di professionisti, associazioni e persone che possano fungere da garanti di una partecipazione sociale positiva.

From cure to care Der soziodemografische Wandel und die Alterung der Gesellschaft erfordern ein Nachdenken über zukünftige Wohnformen für das dritte und das vierte Lebensalter. Die Vorschläge müssen Strategien zur Prävention und zum aktiven Altern berücksichtigen, damit ein selbstbestimm-tes Leben möglichst lange gegeben ist. Das kann zum Beispiel ein differenziertes und flexibles Angebot sein, das den Bedarf an unterschiedlichen Wohnformen berück-sichtigt; ein Dienstleistungssystem, das den spezifischen Bedürfnissen mehrerer Altersgruppen gerecht wird; ein soziales Netzwerk, das nicht nur die Integration, sondern auch die Durchmischung der Generationen durch gemein-same Aktivitäten fördert; ein System der ganzheitlichen Betreuung, bei dem die Raumdisposition Pflege und Therapie unterstützt; eine nachhaltige Nutzung der Res-sourcen und Investitionen (zum Beispiel hinsichtlich des Energieverbrauchs oder der Instandhaltung). Das Wohl-befinden der Senioren*innen ist ein wichtiger Gedanke, da ihre Lebensqualität sich auf das Wohl der Familien und nicht zuletzt der gesamten Gesellschaft auswirkt. Ein kultureller Wandel ist daher vonnöten: Ältere Menschen sind nicht als ein Problem zu betrachten, das es zu vertu-schen gilt, indem man sie von der Gemeinschaft aus-schliesst und isoliert unterbringt. Sie sind vielmehr eine Ressource, die uns zum Umdenken bringt und die Entwicklung neuer Wohnformen mit gemeinschaftlich genutzten Räumen anregt, die die Qualität der sozialen Beziehungen und das kollektive Wohlbefinden fördern.

Complementi al temaespazium.ch/archi4-19_cure_care