42_2013

Embed Size (px)

Citation preview

  • 8/13/2019 42_2013

    1/17

    www.arcipelagomilano.org

    numero 42 anno V 4 dicembre 2013

    edizione stampabile

    Giorgio GalliPASOLINI ALLE PRIMARIE

    Stefano BoeriMATTEO RENZI SEGRETARIO PD: PERCH

    Gad Lerner -GIANNI CUPERLO SEGRETARIO PD: PERCH

    Marina TerragniGIUSEPPE CIVATI SEGRETARIO PD: PERCH

    Michele SalvatiGUIDO MARTINOTTI UN GIORNALISTA D'ECCEZIONE

    Gianni VergaPOLITECNICO. 150 ANNI DI STORIA COMINCIATA ANCHE PRIMA

    Massimo CingolaniPRIMARIE DELL8 DICE MBRE: PER IL CAMBIAMENTO?

    Carlo TognoliARREDO URBANO: AVERE CURA DELLA CITT

    Gianni ZenoniALMENO NON CHIAMIAMOLA PIAZZA!

    Rita BramanteVERSO L'EXPO, PARLANDO DI CIBO

    VIDEOGIOVANNI AZZONE, RETTORE:

    IL FUTURO DEL POLITECNICO DI MILANO

    suggerimento musicaleSKIN canta You saved me

    rubriche di attualit CINEMA - Anonimi milanesi

    MUSICA - a cura di Paolo Viola ARTE - a cura di Virginia Colombo

    LIBRI - a cura di Marilena Poletti PaseroSIPARIO -E. Aldrovandi- D. G. Muscianisi

    www.arcipelagomilano.org

    http://www.arcipelagomilano.org/http://www.arcipelagomilano.org/http://www.arcipelagomilano.org/
  • 8/13/2019 42_2013

    2/17

    www.arcipelagomilano.org

    n. 42 V 4 dicembre 2013 2

    PASOLINI ALLE PRIMARIEGiorgio Galli

    I vertici PD insistono nel comunicareche l'8 dicembre si vota per il segre-tario del partito non per il candidatopremier del centro sinistra. Si vuoleevitare ogni fraintendimento. Giusto,la giornata egualmente molto im-portante per il futuro politico, soprat-tutto perch sarebbe sorprendentese Matteo Renzi non vincesse e a-vr enormi conseguenze se vincer.Infatti, a quanto dato capire dalsuo programma e dai suoi discorsi,il futuro segretario rappresenteruna rottura con tutto il passato cherisale al vecchio Pci, per tentare dicostituire un partito liberale chemantenga il vecchio elettorato disinistra, per aggiungervi nuovi con-sensi sufficienti a realizzare quella

    vocazione maggioritaria che era ilprogetto del suo sfortunato prede-cessore Walter Veltroni, il quale ap-punto sosteneva che il suo PD eraun partito non di sinistra, ma inveceriformista (termine di antica tradizio-ne turatiana, ma alquanto svalutatoda quanto stato usato da berlu-sconiani, sia pur ex socialisti qualiCicchitto e Sacconi). Renzi senzadare definizioni, va oltre, perch ilsuo un progetto "liberal", se vo-gliamo usare il termine anglo-sassone, che ha sfumature pro-gressiste, mentre il liberalismo ita-liano sempre stato rigorosamenteconservatore.Dunque chi voglia mantenere unpartito simile a quello attuale, a mioavviso vagamente di tipo socialde-mocratico, ma con una identit de-bole, dovrebbe votare per Cuperlo oper Civati, mentre chi sceglie il sin-daco di Firenze accetta di preparar-si a navigare in mare aperto. Unmare difficile, perch il passato, dalPartito d'Azione in poi, sta a indicareche costruire un partito "liberal" cheraccolga i voti di sinistra si semprerisolto in un fallimento. "Critica libe-rale", la coraggiosa rivista che hatradotto la debole tradizione "liberal"italiana in una brillante e minoritariacontrapposizione al berlusconismo,ha ora pubblicato a puntate una sto-ria della sinistra liberale, che dimo-stra quanto sia rimasta appunto mi-noritario il tentativo di contrastare laforte vocazione conservatrice delliberalismo italiano.

    L'Italia certamente molto cambiatain questi decenni; certamente di-ventata pi moderna, ma nel sensoche, come tutte le democrazie rap-presentative occidentali, ha trasfor-mato in consumatori i sudditi dell'an-tico regime che le rivoluzioni bor-ghesi avevano trasformato in citta-dini. Si potrebbe parlare di un cicloevolutivo (o involutivo) del capitali-smo contemporaneo, in conseguen-za del quale i cittadini hanno rap-presentato un periodo di transizionetra i sudditi affamati dei re e i sudditi- consumatori delle multinazionalidel capitalismo globalizzato. A mio avviso, in questo contestoche vanno collocati sia il recentepassato, del quale Pasolini stato il

    miglior analista, che il futuro, delquale Renzi si presenta come ilproponente pi ottimista. Come noto, Pasolini parlava di una muta-zione antropologica della societitaliana tra il 1945 e il 1975 che a-veva condotto a un peggioramentopi deleterio dell'evoluzione del pe-riodo fascista. A suo avviso, quelregime aveva inciso solo in superfi-cie con la sua cultura nazional - im-periale, al di l della quale unasemplice adesione formale non a-veva modificato e impedito la so-pravvivenza delle culture popolariquella contadina e quella proletaria,come invece era riuscita a fare, a-dornando di un mediocre benessereantiche povert, la cultura del me-diocre edonismo consumista. Paso-lini fu criticato quasi rimpiangesse lepassate miserrime condizioni di vitadei non privilegiati, il cui migliora-mento aveva costituito uno dei meri-ti della modernit.Credo che questa questione lagiusta analisi di Pasolini sulla basedi quella che egli definiva antropo-logia marxiana e le critiche al suopreteso pessimismo passatista possa essere meglio affrontata, og-gi, sulla base di un libro che credotra i pi importanti pubblicati in Italiain questi decenni. Ho lavorato ab-bastanza nell'universit per ritenereche la cultura accademica sia benpoco innovativa, ma un raro pro-dotto in tale contesto il volume "Lanascita dell'individualismo economi-co " (Casa Editrice Vicolo del Pavo-

    ne, 2010), del professor Luigi Ferra-ri, al tempo stesso psicoterapeutaed economista, che insegna psico-logia economica del lavoro e psico-logia delle condotte finanziarieall'Universit di Milano Bicocca. Ilvolume, un migliaio di pagine conuna immensa bibliografia, unanuova visione di quella che Marxpresentava come la logica del capi-tale (da cui il sostantivo capitali-smo), fenomeno epocale per il qua-le Ferrari propone la definizione piesaustiva di individualismo econo-mico, col miglioramento delle condi-zioni di vita (che Pasolini sottovalu-tava) e coi limiti dell'accantonamen-to di valori sociali e collettivi. Nellasociet italiana questa fenomenolo-

    gia ha dato risultati peggiori che al-trove in Occidente, per molte ragio-ni, la principale delle quali che inItalia sulla cultura civica prevalequello che i sociologi anglosassonidefiniscono familismo amorale.Torniamo all'8 dicembre e a MatteoRenzi. Il partito al quale egli pensaha qualche possibilit di successose, in Italia, quel che resta di culturacivica verr organizzata per battereil familismo amorale. D'Alema accu-sa Renzi di leggere poco. Non sug-gerisco le mille pagine di Ferrari, macito le sue conclusioni: "Qual il fu-turo dell'individualismo? Tentar divaticinare il futuro dell'individualismoe in generale delle forme della so-cialit, impossibile. Come qualsia-si altra formazione storica, l'indivi-dualismo ha un potenziale di con-servazione - sopravvivenza socialeinerziale anche dopo che i suoi pre-supposti storico - sociali fossero e-ventualmente tramontati. L'individu-alismo economico ha un surplus dipotenzialit conservative inerziali"(pag. 810). quanto ha reso sinorairrealizzate le ipotesi rivoluzionariedi Marx. Ma non questione cheinteressi Renzi. Il PD che ha inmente nell'ambito dell'individuali-smo economico. Ma potr combat-terne l'attuale degenerazione italio-ta? L'8 dicembre pu anche esserela premessa di una risposta a que-sta domanda.

    MATTEO RENZI SEGRETARIO PD: PERCHStefano Boeri

    Appoggio Matteo Renzi perch nonsono un renziano, ma un PDiano

    appassionato; e mi piace, mi piacetanto, il suo far di tutto per evitare

    che si creino correnti e clan attornoal suo nome. Che ci sia riuscito,

  • 8/13/2019 42_2013

    3/17

    www.arcipelagomilano.org

    n.42 V 4 dicembre 2013 3

    almeno fino a oggi, lo si capisce dalcaos che lo circonda - che fa im-pazzire gli apparati e chi in cercadi unetichetta vincente.

    Appoggio Matteo Renzi perch a-scolto sempre i miei due figli ven-tenni e i loro amici che hanno deci-so di dargli fiducia - e di non votareGrillo o rinunciare a votare. Renziparla ai giovanissimi e nessuno,proprio nessuno, in Italia oggi lo fa.

    Appoggio Matteo Renzi perch unSindaco. Un Sindaco che da urba-nista apprezzo per quel che ha fatto(un Piano del territorio a volume ze-ro), e che ha cercato di fare (unapedonalizzazione che linvenzionedi un nuovo spazio pubblico). UnSindaco di rango deve saper ascol-tare, promettere, raccogliere le e-nergie e poi agire: vincendo o per-dendo, ma sempre - dico sempre -dando conto pubblicamente, concoraggio e senza ipocrisie della suaattivit di primo cittadino. Renzi, tra ipochissimi, oggi lo fa.

    Appoggio Matteo Renzi perch credibile anche quando dice coseche non condivido. Sui diritti civili,come sui matrimoni e le adozioniper le coppie gay non la penso co-me lui, ma la sua riluttanza a con-

    durre campagne giuste ma (secon-do lui) velleitarie perch destinateallinsuccesso legittima ed esplici-ta. Io continuo a pensarla diversa-mente, ma apprezzo la sua onest. Appoggio Matteo Renzi perchquando parla di Europa e in Europa(in inglese? S, un leader del PSEdeve parlare un inglese fluente) lofa con cognizione di causa e con-vinzione; come quando ripete che lacreazione di un Servizio Civile per igiovani europei un passo neces-sario perch le generazioni futurecrescano con lidea di un continentecomune, condiviso, amato. Appoggio Matteo Renzi perch hacapito che in Italia la scuola pubbli-ca al centro. Al centro di tutto. linfrastruttura sociale pi diffusa etrascurata; il luogo di incontro dellegenerazioni e delle culture; il collan-te delle famiglie e delle amicizie piimportanti; il luogo dove cresciamo,studiamo, lavoriamo, e in cui tor-niamo pi volte nella vita. Renzi lhacapito, al punto che vuole impegna-re tutto intero il PD a occuparsenecome questione nazionale. Appoggio Matteo Renzi perch hacapito che per il nuovo PD il lavorodi chi precario non pu essere

    meno importante di quello di chi dipendente a tempo indeterminato.Lo appoggio perch ha delle propo-ste finalmente concrete per affronta-re il dramma della disoccupazione -soprattutto quella dei giovani e delledonne (vera piaga italiana). Una diinvestire per moltiplicare gli asili ni-do; e lui, a Firenze, lha fatto. Appoggio Matteo Renzi perch saparlare a chi fa impresa. Alle mi-gliaia di comunit di donne, uomini,giovani che in unItalia piegata dallacrisi continuano a rischiare, creandoe offrendo lavoro. Comunit di ri-schio che oggi sono abbandonateda uno Stato che le considera solosoggetti da tassare e trascurate dachi nel mondo del lavoro le guardacon sospetto - o semplicemente nonle guarda. Renzi, come molti di noiha capito che senza queste migliaiadi imprese, senza la loro creativit eil loro coraggio, non c futuro perlItalia. Appoggio Matteo Renzi perch co-me milioni di italiani voglio metterloalla prova; giudicarlo sul campo. Etrovo inaccettabile che ancora qual-cuno, nel PD degli apparati, preten-da di impedirci di farlo.

    GIANNI CUPERLO SEGRETARIO: PERCHGad Lerner

    ArcipelagoMilano mi chiede perchsosterr Gianni Cuperlo per la guidadel Partito Democratico alle primariedell8 dicembre 2013. Ovviamenteperch lo ritengo il pi adatto, fra icandidati, a ricoprire la funzione disegretario del partito che ho contri-buito a fondare nel 2007 e che, no-nostante tutto, resta il contenitorenaturale delle diverse culture rifor-miste in Italia. Riporto in sintesi lemie due motivazioni pro - Cuperlo,cui far seguire una considerazionepi specificamente milanese e unalettera che ho scritto insieme a unpaio di amici prodiani che la pen-sano come me.1) Innanzitutto sostengo Cuperloperch mi sembra una bella perso-na. Ne apprezzo la cultura, il carat-tere schivo, lassenza di smanie diprotagonismo e/o faciloneria, la ge-nerosit con cui finora ha lavoratodietro le quinte e avrebbe volentiericontinuato a farlo nonostantelindubbia esperienza accumulata.Mi era gi successo con GiulianoPisapia: voglio votare qualcuno che

    mi convinca innanzitutto sul pianopersonale. un po rtro? Vienemale in televisione? Pazienza, non

    sono le cose pi importanti. Prodidocet.2) Ritengo inoltre che Cuperlo abbiala fisionomia e la sensibilit giusteper guidare un partito di sinistra cheassegni priorit alla lotta controlacuirsi delle ingiustizie sociali.Questa la mia priorit oggi: unpartito-comunit che mantenga i le-gami residui con le organizzazionidel mondo del lavoro e ne instauri dinuovi. Diciamo che voto Cuperloperch la gravit della crisi a mioparere impone pi, e non meno, si-nistra. Con laccento sui valoridelluguaglianza e della fratellanza,in una societ che tende a ripropor-re i meccanismi dellapartheid fra laminoranza dei ricchi e la maggio-ranza degli impoveriti.Ma come, proprio tu che hai de-nunciato il sistema di potere di Pe-nati a Milano e di DAlema a livellonazionale, ora ti affidi a un dalemia-no?. La mia risposta che Cuperlonon pu pi permettersi di esseredalemiano neanche se lo volesse(ho anche la netta impressione che

    non voglia pi esserlo, solo trove-rebbe inelegante sottolineare inpubblico una presa di distanze giconsumata). Quella concezione ver-

    ticistica della politica che sillude ditrattare alla pari col mondo degli af-fari ha subto una sconfitta irrecupe-rabile. Non torner in auge con Cu-perlo. Vedo semmai maggiori peri-coli che trovi legittimazione nuovasotto lala protettrice di Renzi. Non acaso la pi parte degli ex penatia-ni, quelli che avversavano la candi-datura di Pisapia perch troppovecchia e di sinistra, a Milano vote-ranno Renzi. E Civati? Ottima per-sona anche lui, ci mancherebbe, ma un solista. Il suo tragitto mi par-so tutto finalizzato a una corsa per-sonale verso la segreteria. Legitti-mo, per carit, ma forse avrei prefe-rito vederlo sacrificarsi, per esempiocandidandosi alla presidenza dellaRegione Lombardia.Qui se permettete vorrei mettervi aparte della lettera scritta insieme aLuciano Segre e Massimo Toschi; ilprimo collaboratore di Prodi nelcampo della consulenza aziendalefin dai tempi dellIri; il secondo ge-neroso militante cattolico dossettia-no che con Prodi collabora nel

    campo della cooperazione interna-zionale. Ecco di seguito il testo:Provenienti da esperienze culturalie religiose diverse, ci siamo incon-

  • 8/13/2019 42_2013

    4/17

    www.arcipelagomilano.org

    n.42 V 4 dicembre 2013 4

    trati nel 1996 attraverso la comuneamicizia con Romano Prodi; e in-sieme a lui abbiamo condiviso il

    progetto dellUlivo. Consideriamouna ferita gravissima la slealt dei101 franchi tiratori che, negandogli ilvoto in Parlamento, hanno rivelatola loro distanza dallunico disegnounitario su cui possa fondarsi il Par-

    tito Democratico.Il gesto di Prodi di non votare alle primarie un estremo appello, pri-ma che tutto precipiti, affinch il PDritrovi cultura e valori, saggezza evisione, senza i quali anche il Paesesar condannato. Non un atto didiserzione n di disimpegno, quellodi Prodi, ma un invito ultimo allaconversione della politica che datutti va preso sul serio, a partire dachi si candida per diventare segreta-rio del PD.Temiamo in particolare una derivanuovista intrisa di spregiudicatezza,

    pronta a salire su ogni cavallo pur divincere la corsa, rinunciando alladifesa dei valori fondamentali dellaCostituzione e allurgenza diuniniziativa politica per la giustizia

    sociale. Tale deriva, al di l delleapparenze e delle schermaglie po-lemiche, evidenzia molti tratti comu-ni con il cinismo di chi nel centrosi-nistra ha sempre screditato il pro-getto dellUlivo, anteponendogli unavisione verticistica e affaristica della

    politica.La lettura del documento congres-

    suale di Gianni Cuperlo e la sua personalit ci inducono a conside-rarlo il candidato pi adatto a rivesti-re una responsabilit di federatore,disinteressato alle logiche di fazio-ne; restituendo al Partito Democra-tico la cont inuit con lUlivo chestiamo rischiando di dissipare. Non nostalgia, la nostra. Se alla metdegli anni Novanta lUlivo ha saputo

    prescindere da modeste ambizionidi clan, riunendo le culture riformistenellascolto del dolore civile di qu e-sto Paese, difendendo i diritti dei pideboli, pi che mai la drammaticacrisi odierna dovrebbe sollecitarcitutti a recuperare quello spirito.Cuperlo, lo sappiamo, proviene dauna delle aree politiche in cui, permodeste convenienze di parte, si

    sono manifestati i comportamentiche hanno offuscato la credibilitdel Pd. Confidiamo per che i prin-cipali responsabili di quella politicamanovriera stiano perdendo la loronociva influenza, nonostante che sirifugino alle spalle di questo o diquel candidato. In particolare, spe-riamo che la bella sensibilit cultura-

    le di Cuperlo lo accrediti come se-gretario capace di autonomia, dedi-to allascolto delle periferie del Pa e-se, leale nello stimolo e nella criticaal governo Letta, disposto a ripen-sare lorizzonte di una sinistr a euro-

    peista, lontano da ogni faciloneriademagogica.Nel dichiarare il nostro voto perGianni Cuperlo, a lui chiediamo diadoperarsi nella formazione di unanuova classe dirigente. Affinch ilPD non resti solo un club elettoralecapace di partorire i peggiori vizidella politica, ma divenga un luogoautentico di confronto fra idee e va-lori, dove la partecipazione aiuti tuttia diventare migliori.

    GIUSEPPE CIVATI SEGRETARIO PD: PERCHMarina Terragni

    La sorpresa Civati nel confrontoPD alla X Factor Arena stravinci-tore in tutti sondaggi - registra sem-plicemente lo stupefatto e positivosentiment di chi loutsider nonlaveva mai visto n sentito, causatenace oscuramento mediatico.Civati risponde a una domanda dif-fusa che non aveva ancora incon-trato la risposta. Dice semplicemen-te quello che la gran parte del popo-lo PD e dintorni vorrebbe sentirsidire dai propri dirigenti: che le pro-messe fatte si mantengono, che imilitanti vanno consultati, che i 101vanno stanati, che si deve chiederescusa a Romano Prodi, che le lar-

    ghe intese sono durate fin troppo,che la riforma della legge elettoralesarebbe stata la prima cosa da fare(lui ha in mente un Mattarellum mo-dificato), che la ministra Cancellieriandava mandata a casa.Sa raccontare in modo chiaro e net-to, senza bizantinismi, toscanismi,tricks da televendita e giri di nullaforlaniani, con pragmatismo illumi-nato da piccolo gran lombardo - anche un lavoratore frenetico, trattotuttaltro che raro nelle etnie preal-pine - il Paese pi giusto e menoinfelice in cui la gran parte del popo-lo di sinistra e forse non solo vor-rebbe poter vivere.Un riformismo radicale che si quali-fica come tale solo per il fatto che

    dalle nostre parti non si riesce mai ariformare un accidente: quello chequi appar e unutopia nel restodEuropa semplice e robusto buonsenso laico e progressista, che miraa tenere insieme il pane del lavoro ele rose dei diritti.Per stato bravo anche Civati: ilcommento di tanti renziani, sconso-lati per la non-sfolgorante perfor-mance del loro candidato, tradiscela fatica di tenere la posizione farevincere Renzi perch vince- difronte a una proposta politica moltoappealing. Matteo, dovresti tiraredentro Pippo: quasi un mantra sullepagine dei social network, dove cre-

    sce la preoccupazione per la va-ghezza democristiano - cool delsindaco in tema di diritti dal cimite-ro dei feti edificato a Firenze allaresistenza sui matrimoni gay - chemessa insieme alla santificazione diMarchionne, al neo-neoliberismo diDavide Serra, e al fatto che il Mat-teo sai dove lo lasci la sera ma nondove lo trovi la mattina, qualchepreoccupazione la d. Ottimo vendi-tore, concordano molti analisti, madi quale prodotto non si sa.Lauspicio dei pi un ritorno allospirito della prima Leopolda: anchese difficile pensare di tenere in-sieme il vascello veloce di Civati -non essere apparatchik ha pure isuoi vantaggi - con il carro del Mat-

    teo, appesantito da una cospicuapresenza di rottamandi non rottama-ti ma riciclati secondo un rigorosoCencelli: vedi le liste dei delegatiallAssemblea Nazionale, tot postiad areadem, tot ai lettiani, tot ai bin-diani ma non aveva detto bastacorrenti? Il sospetto, sempre pi diffuso, che non sia affatto vero che la sini-stra per vincere debba andare a de-stra. Strategia peraltro gi in atto datempo e che non sta dando le sod-disfazioni sperate, a meno che nonsi considerino un successo le nulla-facenti larghe intese.Quel trend - vincere a sinistra spo-

    standosi a destra - appare superatoalmeno da Occupy Wall Street inavanti. I 99 a 1 sono diventati con-creta materia amministrativa per BillGiant De Blasio, nuovo sindaco diNew York, che non a caso PippoCivati menziona tra le divinit delsuo Pantheon vivente insieme aMaria Carmela Lanzetta, eroica ex-sindaca di Monasterace vergogno-samente non candidata dal PD allepolitiche.De Blasio la sinistra che vince re-stando a sinistra, con posizioni netteispirate a una maggiore giustiziasociale, alla battaglia sui diritti, allasalvaguardia delle differenze. Ac-canto al tema del lavoro, con

  • 8/13/2019 42_2013

    5/17

    www.arcipelagomilano.org

    n.42 V 4 dicembre 2013 5

    lambiente al centro, c anche po-sto per i diritti degli animali.La sinistra di Civati questa. Rein-cardinata su nuovi assi: ambiente,sviluppo compatibile, convivenzadelle differenze, femminilizzazione,rete. Per delineare un nuovo para-digma: e non forse questo, uncambio di paradigma, che la crisi

    globale ci sta chiedendo? E a chi lopu chiedere, se non alla sinistra?Nel programma di Civati(http://www.civati.it/): reddito minimogarantito - gi realt in tre quarti

    dEuropa -, diminuzione (vera) delletasse sul lavoro, crescita legata acultura - ambiente - bellezza, stop alconsumo di territorio, attuazione delreferendum sullacqua, piano perlenergia, trasporti pubblici integratiin una metropolitana dItalia. E an-cora: matrimonio e adozione gay,abolizione della Bossi-Fini, rivolu-

    zione digitale.C anche lintuizione che la formu-la ottocentesca questione femmin i-le va radicalmente rovesciata. Es i-ste nel nostro Paese una tenace

    questione maschile che produceiniquit, ingiustizie e violenze, e chene rallenta lo sviluppo . Civatilabbiamo visto pi volte, e in tempinon sospetti, ascoltare Luisa Muraroalla Libreria delle Donne di Milano oLuce Irigaray al Festival di Mantova,con la sua Nina in braccio.C anche questo, e non poco: il

    desiderio di avvicinarsi alla differen-za femminile e al suo pensiero, e ditrarne spunti per un cambio di civiltpolitica.

    GUIDO MARTINOTTI UN GIORNALISTA D'ECCEZIONE*Michele Salvati

    Spedendomi un malloppo di unasettantina di articoli - quelli scritti daGuido in quattro anni per Arcipela-goMilano - Luca Beltrami Gadola, ildirettore, mi ha dato due giorni perrileggerli e scrivere una cartella diprime impressioni. Spinto dallamoree dal rimpianto per il comune amico,lo sventurato rispose e ora si trovanei guai. Nei guai per imbarazzo diricchezza, per inestricabile affolla-mento di ricordi.Sapevo bene che Guido era un"mostruoso" poligrafo e che, quandoio mi alzavo al mattino, a unoraumana, egli aveva gi scritto, nellanotte o allalba, una mezza dozzinadi pagine, destinate alla pubblica-

    zione o a singoli amici in forma dilettera. E quando aprivo il computerqualche volta ne trovavo una, non dirado condita da affettuosi rimproveriper la mia moderazione o timidezzanel reagire a fatti o dichiarazioni perlui inaccettabili. Cos diceva di me,io preferirei dire scetticismo o reali-smo: giudicate voi. Ma vedere ora,seppure in grande fretta, il prodotto(parziale!) di quelle sue ore notturneo antelucane ha suscitato in meunammirazione e una commozionefortissime. Molti di questi pezzi sonopiccoli capolavori, assai migliori deimigliori articoli di commentatori edelzeviristi famosi: cos Guido distri-buiva i suoi doni. Sono lezioni politi-che e morali: ma anchelindignazione in Guido non maisupponente e trombonesca. spon-tanea, fresca, giovanile. E poi laquantit di fatti e informazioni in-consueti, curiosi, divertenti, cosmo-

    politi - di cui questi pezzi sono infar-citi ne rende la lettura non solo gra-devole, ma molto istruttiva.Spetter a qualcun altro il lavoroserio di catalogare, dividere per ar-gomenti, valutare questo materiale:ora non possiamo fare altro che of-frirlo per una prima lettura. Ma gida questa, anche saltando senzaordine da un pezzo allaltro, il godi-mento e listruzione sono assicurati.Guido scrive benissimo: veloce,senza ripensamenti, trascinato dallecose da dire, con una prosa sempli-ce ed efficace, facilissima da legge-re. E si capisce subito che non sela tira, che non c narcisismo, chela sua persona totalmente immer-

    sa nelloggetto di cui tratta,nellevento che lha fatto arrabbiare.Gli argomenti sono straordinaria-mente vari. Forse con una leggeraprevalenza di questioni relative allacitt, al territorio, allamministra-zione e alla politica locali, cui pre-stava attenzione continua come so-ciologo urbano; ma sorprendentequanto siano estesi i confini cui for-zava la sociologia urbana e quantevolte e con quanto gusto li oltrepas-sasse. Soprattutto in direzione dellapolitica nazionale, delle grandi svol-te elettorali, delle previsioni e deicommenti stupidi a esse dedicati:quasi sempre Guido ha bisogno diqualcuno con cui prendersela. Lacultura che trasuda da questi piccoliEssays in Indignation amplissimae le citazioni sono veri ricordi, pezzidella sua straordinaria formazione,non ricerchine su Google fatte perimpressionare il lettore: muovendosi

    con frequenza e facilit tra Milano,Parigi e New York riportava alla suacitt i grandi temi del dibattito cultu-rale contemporaneo. E li riconduce-va alla sua matrice di origine,allimpianto laico e liberal-socialistadella sua storia e alla passione poli-tica che lo divorava.Non sempre il lettore sar daccordocon quanto Guido scriveva: taloranon lo ero neanchio e lo rimprove-ravo, efficacemente ribattuto, di gia-cobinismo. Un rimprovero moderatoper dalla consapevolezza dellagrande ferita politica che Guido a-veva ricevuto con la scomparsa delsuo partito e con il refluire di tantisuoi compagni, per rabbia, indigna-

    zione e soprattutto per opportuni-smo, nelle file della destra: quantopi dignitosa e forte la sua scelta diisolamento politico! E poi, e soprat-tutto, a farmelo amare anche neisuoi momenti pi giacobini era lasua ironia, la sua curiosit e il suospirito polemico, degni di KarlKraus.Molti dei pretesti che scatenavanoqueste virt sono ancora vivi nellanostra memoria, sono pezzi dellastoria e della cronaca di questi ultimianni. In attesa di una edizione me-glio curata, sono grato a Luca peraver anticipato questa raccolta af-finch fosse pronta nel giorno delprimo anniversario della morte delnostro grande amico.

    * prefazione del volume GUIDOMARINOTTI UN GIORNALISTAD'ECCEZIONE

    POLITECNICO. 150 ANNI DI STORIA COMINCIATA ANCHE PRIMAGianni Verga

    Quando ho varcato per la prima vol-ta il cancello del Poli in Piazza Le-onardo non avrei mai pensato la

    quantit di dolori e gioie- rigoro-samente in questordine - che a-

    vrebbe rappresentato per me quelluogo.

    http://www.civati.it/http://www.civati.it/http://www.civati.it/http://www.civati.it/
  • 8/13/2019 42_2013

    6/17

    www.arcipelagomilano.org

    n.42 V 4 dicembre 2013 6

    Avendo frequentato il liceo classicoera quasi scontato che trovassi diffi-colt allinizio del corso, ma nonpensavo che fossero cos grandi alpunto da portarmi sullorlo della r i-nuncia, giustificabile solo dal fattoche la scelta di ingegneria era stataper me una strana scelta dellultimomomento. Avevo sempre pensato di

    imboccare la strada di giurispruden-za e, parlandone in quei giorni ditrepidazione con i miei amici del li-ceo, la fuga dalle difficolt per im-boccare la strada alternativa sareb-be stata sicuramente una via pifacile e, in qualche modo, pi con-geniale al corso di studi fino a quelmomento seguito.Ma stata proprio la fatica inizialeche mi ha fatto capire il Poli cui,poi, sono stato sempre grato. Hocapito nel tempo la grandezza diquella Universit, anzi di quel Poli-tecnico. Negli anni del 68 e seguen-ti, in cui ho frequentato il Poli, sitransitava dal passato al futuro: sianella razionalit degli ingegneri sianella creativit esuberante degli ar-chitetti; il Poli stato, infatti, allora lospaccato pi eloquente della com-plessa societ italiana nel suo piimportante periodo del dopoguerra.Ho avuto la fortuna, poi e ancoraprima di laurearmi, di coinvolgerminel Collegio degli Ingegneri dove hotrovato ingegneri, tutti politecnici,che mi sono stati di esempio e diguida nella professione e nella vitae, tramite loro, ho capito la gran-dezza dellesperienza degli studiche avevo avuto lavventura di se-guire.Si, il Collegio degli Ingeneri che, an-che con limpulso che ho collaborato

    a dare durante la mia presidenza acavallo tra anni 90 e il 2000, ridi-ventato sempre pi Collegio degliIngegneri e degli Architetti come loera stato alle origini quando nel1563 venne fondato da Filippo II du-rante la dominazione spagnola che stata lunica dominazione positivain Italia. Ingegneri e architetti, for-

    giati allora nella bottega come gliartisti e via via, poi e sempre, prepa-rati dal Poli per dare il meglio allaCitt, al Paese e alla crescita nelfuturo tutto da progettare e da co-struire.Il Politecnico di Milano, infatti, nasceidealmente e di fatto dal Collegio ene concretizza la ragione di essereperch diventa Scuola - IstitutoTecnico Superiore - nel 1863, esat-tamente 300 anni dopo la nascitadel Collegio, su impulso degli im-prenditori lombardi e milanesi di me-t ottocento: illuminati imprenditoriche capiscono limportanza dellaformazione per stare nel tempo enel mercato, che gi allora si mon-dializzava, e che proprio per questodanno vita al Politecnico. Imprendi-tori privati, quindi, che vivono lascommessa di mettersi al serviziodella societ risultando, poi, di e-sempio agli altri che nel tempo han-no fatto nascere tutte le undici Uni-versit Milanesi e che, presto, sem-pre per illuminato impulso privato-sociale e nella migliore tradizionedella sussidiariet ambrosiana, di-venteranno dodici.Cera appena stata lUnit dItalia ecominciavano le Esposizioni Na-zionali e Universali culminate inquella fantastica del 1906 che havisto Milano e la sua scuola di Inge-

    gneria e di Architettura dimostrare almondo la propria grandezza.Ma il Politecnico ancora di pi. un pezzo di Citt ed Citt in ognioccasione e luogo, dove si collocanel tempo. Infatti dopo Piazza Ca-vour, genera Citt-Studi, trasformala Bovisa da periferia in Citt, fa u-scire dal provincialismo e fa diventa-

    re Luoghi Lecco, Mantova e tuttele altre sedi che sono sorte intorno aquella storica di Milano. Ma il Poli-tecnico prima di tutto e soprattuttouna cultura e un costume, anzi emeglio: una filosofia. S, non sol-tanto perch oggi si sempre piattratti dalla filosofia della scienza,ma perch la filosofia sta tornandoaristotelicamente allunit dei saperiper troppo tempo divisi tra saperiumanistici e scientifici. E lunit por-ta alla Persona che sintesi traci che materiale e limmateriale.Questa la forza storica e attualedel Politecnico.Quella che mi ha aiutato, anchenellesperienza politico-amministra-tiva oltre che professionale, a razio-nalizzare e ordinare temi e problemiriportandoli alla semplicit possibilee consentendo, cos, di discutere eoperare, con passione senza ideo-logismi o preconcetti, con gli altriprescindendo da appartenenze poli-tiche, da condizioni economiche eda competenze disciplinari. Quellache mi ha fatto soffrire allinizio, mapoi mi ha dato la gioia di capire cheognuno di noi pu fare qualcosa dimateriale e di immateriale per glialtri.

    PRIMARIE DELL8 DICEMBRE PER IL CAMBIAMENTO? Massimo Cingolani

    Le due principali regole della vitastessa sono: 1) il cambiamento inevitabile, 2) tutti cercano di resi-stere al cambiamento . Questoschema che William Edwards De-ming applicava agli studi fatti sulmiglioramento della produzione ne-gli Stati Uniti durante la guerra esuccessivamente nel Giappone delpieno sviluppo economico, si puapplicare al PD e alla storia delleprimarie nel nostro paese.Le primarie sono uno strumento perfavorire la partecipazione dei citta-dini e delle cittadine alla scelta deicandidati, che successivamenteprenderanno parte alle elezioni eandranno a ricoprire cariche pubbli-che: contro un sistema che, con unmovimento esattamente contrario,prevede invece la scelta tra candi-

    dati stabiliti e imposti dai partitistessi. Le elezioni primarie, cosconcepite, sono nate come sistemalocale negli Stati Uniti, allinternodei movimenti progressisti alla finedel 1800. Ne esistono di diversi tipie nel tempo si sono svolte in Euro-pa e in molte altre parti del mondo.Il primo e il pi importante esempiodi elezione primaria nazionale inItalia si svolta il 16 ottobre 2005,quando lUnione (nata in quellostesso anno dalla coalizione deipartiti del centro-sinistra italiano) haproposto agli elettori di scegliere ilcandidato alla Presidenza del Con-siglio per le elezioni politiche del2006. Il problema che in Italia leprimarie sono nate con radici mala-te, la loro debolezza consiste nelfatto che in diverse occasioni si so-

    no caratterizzate come plebisciti, incui non era prevista una vera epropria gara tra i candidati. Proba-bilmente la formula plebiscitaria,che ha caratterizzato i primi decen-ni dellUnit dItalia e le poche ele-zioni durante il fascismo, ha segna-to in profondit la politica del nostropaese.Un primo momento di rottura sonostate le primarie dei sindaci, perchle scelte locali spesso anticipano icambiamenti, ma la vera spinta alrinnovamento stata la sceltacompetitiva di Matteo Renzi che,per la prima volta, ha cercato unagara reale, tanto che, pur non vin-cendole, ha poi portato allo sgreto-lamento della lista Bersani, non so-lo perch ha perso le elezioni maperch non adeguata a reggere

  • 8/13/2019 42_2013

    7/17

    www.arcipelagomilano.org

    n.42 V 4 dicembre 2013 7

    una sfida reale di programma nonplebiscitario. Le spinte propulsivedelle ultime primarie si sono subitoesaurite nelle parlamentarie di fineanno del PD, chiuse alla partecipa-zione e autoreferenziali, tanto daesprimere una classe dirigente par-lamentare inadeguata, che ha poiprodotto i 101, o probabilmente di

    pi, voti contro Prodi alla Presiden-za della Repubblica.Le prossime primarie del 8 dicem-bre appaiono sempre di pi comeuna competizione quasi vera. An-che in questo caso la dicotomiacambiamento - conservazione si

    manifesta in vari modi, ad esempioa Milano con il Porcellum/Cencelliapplicato alla selezione dei candi-dati controbilanciato dalla scelta diun segretario di rinnovamento comeBussolati. Ora non ci resta che farein modo che la partecipazione perl8 dicembre sia la pi aperta possi-bile, tenendo conto che lelettore

    sempre pi ibrido , cio disposto apartecipare solo se intravede inquesta scelta un vantaggio socialein maniera onesta e trasparente. Housato il termine ibrido guardandoanche in questo caso al marketing,che parla di consumatore ibrido,

    cio non pi legato come una voltaa un marchio, ad esempio quelliche compravano sempre unautodella stessa marca o vestito dellastessa casa o avevano il contosempre nella stessa banca e cheora scelgono in maniera semprediversa in base al prezzo o alle ca-ratteristiche che lo soddisfino in un

    determinato momento. Ecco, aquesto elettore non pi legato aunideologia bisogna offrire unacompetizione vera, possibilmentecon pochi trucchi e forse ce la po-tremo fare.

    ARREDO URBANO: AVERE CURA DELLA CITTCarlo Tognoli

    Quando sento queste due parole mivengono in mente due verbi: sfoltire

    e uniformare. Naturalmente pensoai pali della luce, a quelli della se-gnaletica, ai paracarri di ogni tipo,agli apparecchi per la distribuzionedei ticket per la sosta e per lAreaC, alle recinzioni dei giardini e deiparchi, alle panchine, alle pensiline,ai cestini dei rifiuti, alle vedovelleecc.. . Un elenco infinito di oggettiche accompagnano il paesaggiocittadino. Oggetti utili, beninteso,che non dovrebbero farsi troppo no-tare.Intanto bisognerebbe eliminare ciche non necessario. Poi si do-vrebbe procedere alla semplifica-zione delle tipologie. Uno o due tipidi pali, in relazione alla funzionalit,panchine possibilmente tutte uguali,recinzioni dei parchi con lo stessostile. Anche i colori dovrebbero es-sere pochi: due al massimo, in rela-zione agli oggetti. Perch un palorosso, uno giallo, uno verde, unoblu?Circa trentacinque anni fa il Comu-ne realizz dei paracarri a forma dipanettone, da utilizzarsi per delimi-tare qualche area o per chiuderequalche passaggio. Lidea era que l-la di uniformare quelloggetto, evi-tando catenelle, ferri a U, o altri tipidi paracarri. Luniformit avrebbe

    dato un senso di ordine. Purtroppovenne trascurato il consiglio degli

    esperti che ne raccomandavano unuso parsimonioso. Il proliferare deipanettoni, usati in modo improprio,fece perdere di vista la funzione cheavrebbero dovuto avere e favor larealizzazione di altri dissuasori(kitsch).Ho fatto cenno ai colori. Lanticoverde scuro dei pali, dei recinti, del-le fontanelle di Milano, dava unideadi ordine e di seriet. Era un coloremilanese. Luniformit delle tipologiee dei colori assume un carattere i-dentitario. Chi entra nella nostra cit-t dovrebbe essere messo in gradodi capirlo subito dalle poche formestandard e dai colori degli oggettiche fanno parte dellarredo urbano. Sfoltire, semplificare e uniformare,deve essere, a mio avviso il lavoroda fare in questo campo. Ovviamen-te nellarredo urbano rientrano inparte anche le isole pedonali: deveprevalere sempre luniformit, per lapavimentazione e per gli oggettiche vengono introdotti, in centro,come in periferia. Le isole si devo-no riconoscere non solo dalla se-gnaletica, ma dai materiali e dai co-lori.La pavimentazione delle strade de-ve seguire criteri semplici e funzio-nali: nelle zone storicamente inte-

    ressanti va rispettato il materialetradizionale (porfido di varie di-

    mensioni o pietre e sassi della ris-sada), mentre nelle strade di inten-so traffico e dove passano anche iciclisti, va lasfalto. Altra questione quella dei nuovi spazi, grandi o pic-coli. Aiole, giardini e piazze sonospesso richiesti dai cittadini, dove cisono aree disponibili, per migliorarelestetica urbana e favorire la socia-lizzazione civica.Rendere la citt pi vivibile e pibella, mi sembra un compito degliarchitetti e ovviamente del Comune.Ma questo arredo urbano? Non loso. Certo penso che in una cittmonocentrica come la nostra siautile fare ogni sforzo per creare altricentri che arricchiscano di vita e dicultura i quartieri periferici. Girandoper Milano si avverte che in diversezone questo processo in atto e vaulteriormente favorito.Si, forse la definizione arredo urba-no per molti aspetti limitativa. Sediciamo aver cura della citt forseindichiamo meglio lobbiettivo di unametropoli sufficientemente ordinatae pulita (anche dai graffiti stupidi)cui aspiriamo e che a portata dimano.

    ALMENO NON CHIAMIAMOLA PIAZZA! Gianni Zenoni

    Si sta finalmente completando ilgrande intervento urbanistico attor-no alla stazione Garibaldi, che poinon altro che la continuazione delCentro Direzionale voluto dalla lun-gimiranza dei grandi architetti mila-nesi del dopoguerra, consulenti delPRG del '53, ma che fu successi-vamente congelato nel PRG dell'80

    dalle Amministrazioni di centrosini-stra che volevano una citt semprepi industriale, in tempi nei quali Mi-lano era ormai in stato di avanzatadeindustrializzazione con granderichiesta di terziario.Progettato e realizzato dalla HinesItalia alla quale va riconosciuta laperseveranza di aver acquistato il

    puzzle di propriet esistenti, Co-mune, Ferrovie dello Stato (FFS) eprivati in perenne contrasto tra diloro, e di aver trattato col Comune leprocedure per arrivare a realizzareuna nuova e complessa Convenzio-ne. Dopo un passato di giostre, ma-cerie e interminabili discussioni sulcontenuto dell'area, dopo un con-

  • 8/13/2019 42_2013

    8/17

  • 8/13/2019 42_2013

    9/17

    www.arcipelagomilano.org

    n.42 V 4 dicembre 2013 9

    da solo i poveri e gli svantaggiati delmondo, ma la popolazione globale aqualsiasi latitudine. No allo 'humandivide ', perch il diritto al cibo sicu-ro, sano e in quantit adeguata inalienabile, una componente del-la cittadinanza globale, un dirittofondamentale della dignit di cia-scuno. Il cibo non nutre soltanto il

    corpo, ma la dignit stessa di unapersona, nel rispetto delle diversitculturali e delle abitudini alimentaridistintive di una cultura. Il diritto alcibo non ancora stato preso in se-ria considerazione: nella societdell'informazione le immagini dellevittime della fame sfilano di fronte ainostri occhi come un male inevitabi-le del mondo, senza che scatti unasolidariet globale, affinch i paesiinteressati possano diventare prota-gonisti attivi di politiche per la sicu-rezza alimentare e la nutrizione.Perch permettiamo che il cibo fini-sca nella spazzatura, quando almondo 1 persona su 7 soffre la fa-me? Il motto 'Io mangio tutto. No alcibo nella spazzatura ' e analoghiprogrammi didattici esperienziali

    possono aiutarci a avvicinare i nostribambini fin da piccoli ai temi dellalotta allo spreco alimentare e delvalore del cibo.I prossimi appuntamenti affrontano iltema del cibo secondo un ampioventaglio di approcci e punti di vistacomplementari: il 13 gennaio Marco Aime, professore ordinario di antro-

    pologia all'Universit degli studi diGenova parler de ' Il cibo che sia-mo ', del valore conviviale che va aldi l della semplice necessit di nu-trirsi, della dimensione 'onnifood ',cio dellonnipresenza in Italia delcibo nella cultura, nella letteratura,nei programmi televisivi e nel turi-smo. A seguire il 20 gennaio la pa-rola al direttore del CENSIS, Giu-seppe De Rita, che affronter il te-ma del 'Politeismo alimentare ', dan-do conto degli esiti dei rapporti an-nuali sulle abitudini alimentari degliitaliani, della relazione tra cibo e ter-ritorio e del binomio alimentazio-ne/desiderio di salutismo. A febbraio il primo comandamentoin fatto di cibo: 'Primo, non sprecare 'a cura di Andrea Segr, professore

    di Politica agraria internazionaleall'Universit di Bologna, coordina-tore del nuovo pool contro lo sprecoalimentare istituito dal Ministerodell'Ambiente, da sempre paladinodelle buone pratiche contro lo spre-co alimentare. Un buon punto dipartenza per prepararci al 2015 chesu richiesta dei ministri Bonino e De

    Castro potrebbe essere l'Anno eu-ropeo contro lo spreco alimentare.In marzo concluder il ciclo MichelaMarzano, scrittrice e professore diFilosofia e Economia a Parigi, condue relazioni: una di taglio filosofico'Cibo e corpo ' - che introduce il te-ma dei disturbi alimentari e l'espe-rienza dell'anoressia, vissuta sullapropria pelle - e quella conclusivasul tema 'L'alimentazione e l'abbon-danza frugale ', ossimoro che legadue opposti, per cos dire un'abbon-danza virtuosa, forse l'unica compa-tibile con una societ davvero soli-dale.

    (1) S. RODOT, Il diritto di averediritti , Laterza, 2012

    MUSICAquesta rubrica curata da Palo Viola

    [email protected]

    Accademia musicale di Erba una prima assoluta e diversa

    Erba una cittadina di 17.000 abi-tanti, bagnata dal Lambro appenanato, a mezza strada fra Como eLecco, su quella antica via pede-montana che da Varese porta aBergamo, stesa ai piedi di quelgruppetto di monti prealpini chiama-to Triangolo Lariano. Fabbriche efabbrichette, un cementificio,laspetto tipicamente brianzolo, Erbaha anche una storia di curiose ec-cellenze e fra queste vorremmoraccontarvene una cui abbiamo giaccennato qualche tempo fa. la storia che ruota intorno a Ste-fan Coles, un grande violinista ro-cambolescamente scappato duranteuna tourne in Italia dalla nativa Bu-carest in piena epoca comunista eche, dopo una fulminante carrierada professore dorchestra e primoviolino, svoltasi a Torino e a Paler-mo, nel 1991 approda nella cittadinabrianzola e vi fonda lAccademiaEuropea di Musica - di cui tuttora

    il Direttore - riuscendo anche, framille difficolt economiche, a realiz-zare ogni anno un Festival Musicale

    di grande qualit giunto ora alla do-dicesima edizione.Con il suo personale carisma Colesattira allAccademia di Erba allievida tutta Italia e soprattutto docenti digrande spessore - come Vovka A-shkenazy, Vsevolod Dvorkin, Chiha-ru Aizawa, Dancila Mihai, per citaresolo quelli che vengono da pi lon-tano, ma sono pi di venti - che in-segnano i principali strumenti e an-che canto, coro, direzionedorchestra, storia della musica,ecc. costituendo un piccolo (ma nontroppo) vero e proprio Conservatoriodi musica con la sede nel suggesti-vo castello medievale di Pomerio, asua volta immerso in un parco seco-lare che dai primi rilievi alpini domi-na la pianura e le sue morbide on-dulazioni.Noi siamo tornati ad Erba per assi-stere alle ultime serate del Festival2013 da poco conclusosi, e ci siamotrovati di fronte a sorprese di non

    poco conto. Il primo dei due concer-ti, affidato ai migliori allievidellAccademia, ha rivelato fra glialtri un giovane violinista del quale

    facile prevedere una grande carrie-ra: allievo di Coles, si chiama Gia-como Mura e, accompagnato alpianoforte da Vsevolod Dvorkin, haeseguito con straordinaria sensibili-t e con grande capacit di analisila Sonata in la maggiore per violi-no e pianoforte - la numero 2 opera100 - di Brahms. Un ragazzo moltodotato che bisogna teneresottocchio e al quale auguriamo diessere presto scoperto ed invitatoa suonare in giro per il mondo.La grande sorpresa arrivata con laserata conclusiva del Festival, loscorso 15 novembre, e cio con ilduo Coles-Park che ha eseguito unprogramma molto intrigante DalBarocco al Jazz di musiche per vio-lino e pianoforte (moltocool vederedue importanti concertisti, un violini-sta rumeno e un pianista sudcorea-no perfettamente affiatati, suonareinsieme sulle rive del Lambro!): nelprimo tempo hanno eseguito le So-

    nate numero 1 di Bach e numero 8di Beethoven, nel secondo la Liebe-sfreud di Kreisler/Rachmaninoff, al-cuni pezzi per pianoforte solo dello

    http://www.actionaid.it/entra-in-azione/attivismo-scuola/io-mangio-tuttohttp://www.actionaid.it/entra-in-azione/attivismo-scuola/io-mangio-tuttohttp://www.actionaid.it/entra-in-azione/attivismo-scuola/io-mangio-tuttohttp://www.actionaid.it/entra-in-azione/attivismo-scuola/io-mangio-tuttomailto:[email protected]:[email protected]:[email protected]://www.actionaid.it/entra-in-azione/attivismo-scuola/io-mangio-tuttohttp://www.actionaid.it/entra-in-azione/attivismo-scuola/io-mangio-tutto
  • 8/13/2019 42_2013

    10/17

    www.arcipelagomilano.org

    n.42 V 4 dicembre 2013 10

    stesso pianista e compositore core-ano Chong Park (fra cui unbellarrangiamento di Les feuillesmortes di Kosma) e, ancora perduo, una poco nota ma assai bellaSonata di Keith Jarret. Ma fra il pri-mo ed il secondo tempo stata in-castonata, come gentile omaggioalla musica italiana, la vera e sor-

    prendente novit della serata e dellastagione: la Sonata per violino epianoforte in la minore di Luca Sili-po in prima esecuzione assoluta.Luca Silipo un economista e uncompositore, nato a Roma nel 1968e vissuto a Londra, New York, Pari-gi ed ora a Hong Kong dove sta peressere eseguita, sempre in primaassoluta, unaltra sua opera, la Hi-stoire de Babar per voce recitantee orchestra; di lui quattro anni fa inquesta rubrica avevamo raccontatocome avesse fondato in Cina Musicfor the Growing Mind , un program-ma simile al Sistema venezuelanodi Abreu per organizzare scuolegratuite di musica e formare orche-stre con ragazzi privi di altra forma-zione scolastica. La settimana pros-sima sar la prima di queste orche-stre ad eseguire la sua Histoire deBabar .

    Ebbene la Sonata per violino e pia-noforte ascoltata qualche sera fa,scritta pochi anni or sono in unaprima versione per flauto e pianofor-te, stata una vera e propria rivela-zione: tutti sappiamo quante difficol-t pone allascolto la musica con-temporanea, quasi sempre compo-sta da inestricabili grovigli di suoni

    di cui si stenta a comprenderelorganizzazione e il nesso (anchequando, ma non sempre, vi sono),che non si lasciano catturare dalnostro orecchio se non per vagheed ostiche atmosfere sonore eche, per ben che vada, ci prendonogiusto nel tempo della loro emissio-ne per scomparire subito dopo sen-za lasciare tracce n possibile me-moria.La musica di Silipo, invece, pur co-struita su melodie e armonie nuove,alle quali si pu tuttal pi attribuirequalche vaga reminiscenza (forsemozartiana, chiss, ma nei limiti deltributo che ogni opera deve a quelleche la hanno preceduta), risultatatalmente piacevole e godibile che ilpubblico non solo ha potuto ricor-darne i temi, ma alla fine del concer-to li canticchiava sommessamente,come per ritrovarli e per memoriz-

    zarli. Dissonanze, modulazioni,complesse risoluzioni armoniche,tutto scorreva gradevolmente in rit-mi di danze nuove e antiche insie-me; esattamente come nei nuoviedifici, anche i pi rivoluzionari einnovativi, in cui si ritrovano traccedi finestre, terrazze, tetti, di queglielementi cio che ci riportano alla

    storia della architettura. E comed'altronde avviene nelle opere lette-rarie in cui, per quanto nuovi e stra-volgenti possano essere i contenuti,la sintassi e la grammatica vengonorispettate sicch tutti possano leg-gerle e comprenderne il significato.Insomma un respiro ed un passoche ci hanno riconciliato con la mu-sica contemporanea e dato la spe-ranza che la musica colta torni adessere un piacere per tutti, come lo stata fino a qualche decennio fa,quando la Scuola di Darmstadt miseal bando e alla gogna il sistema to-nale e cominci la corsa freneticaalla ricerca di nuovi linguaggi; manon sono nuovi linguaggi, quelli dicui abbiamo bisogno, ma nuove i-dee musicali, cose nuove da dire esoprattutto saperle dire con un lin-guaggio comprensibile a tutti.

    ARTEquesta rubrica a cura di Virginia Colombo

    [email protected]

    La lenta rinascita del Maga di Gallarate

    A dieci mesi dal terribile incendioche devast il museo, il MAGA diGallarate riapre i battenti. Sabatoscorso, alla presenza delle autoritcittadine e di un grandissimo pubbli-co, si svolta linaugurazione, cheha svelato una parte del museo re-staurata e rinnovata, pronta a ospi-tare una mostra tutta particolare:With a little help from my friends.

    Artisti per i l Maga . 180 artisti italia-ni, tra cui anche qualche grandenome di risonanza internazionale,hanno voluto donare unopera de-stinata a essere esposta tempora-neamente al museo per poi esserevenduta, e i cui proventi servirannoa finanziare parte dei futuri lavori direstauro del museo.Il progetto sicuramente molto sen-tito, come dimostrano le tante deci-ne di visitatori presentiallinaugurazione, cos come sentitoda parte degli artisti stato il biso-gno e la necessit di smuoverequalcosa per ricreare in fretta unmuseo sul territorio, rovinato e di-strutto da quel terribile incendio del

    febbraio scorso, le cui cause, anco-ra oggi, sono avvolte nel mistero.Se il piano terra stato in parte re-staurato e reso pronto per lutilizzo,la struttura nel suo complesso anco-ra necessiter di tempo, soldi e at-tenzioni. Molto gi stato fatto con icontributi della Regione Lombardia(150mila euro) e della FondazioneCariplo (250mila euro). Senza di-menticare la Triennale di Milano e laVilla Reale di Monza, che hannomesso in mostra la collezione per-manente del museo, dando un sen-so di continuit e speranza alle ope-re darte che con tanta f atica sonostate strappate alle fiamme.L'idea quella di organizzare unamostra che permetta di riaprire ilMAGA con un evento informale ediscorsivo capace di far percepire ilmuseo come un luogo davvero a-perto alla collaborazione della co-munit da cui nato - spiega Gio-vanni Orsini presidente del PremioGallarate - Le opere in mostra sa-ranno cedute a fronte di un contribu-to anche modesto, i contribuiti rac-colti dal Premio Gallarate avranno

    l'obiettivo di costituire un fondo perpermettere lo sviluppo delle attivitdel MAGA nel 2014, e di risponderealle necessit di recupero dello sta-bile. With A Little Help from MyFriends dunque il segnale di comeil Premio Gallarate, come accadedal 1949, sostenga con forza la pre-senza di un museo cittadino dedica-to alla contemporaneit e che que-sto museo, il MAGA, sia supportatoe accolto da un'ampia comunit diartisti, curatori, ma anche appassio-nati di arte e cultura, in primis daGallarate e dalla nostra regione.Sino al 22 dicembre il MAGA ritornaa essere spazio di incontro e condi-visione, con una mostra che per-mette non solo di acquistare arte,ma anche e soprattutto, di farlo perunottima e validissima causa.

    MAGA - Fondazione Galleria d'Ar-te Moderna e Contemporanea'Silvio Zanella' - via De Magri, 1,Gallarate Orari: marted - mercoled- venerd 11.00 - 18.30 gioved

    mailto:[email protected]:[email protected]:[email protected]
  • 8/13/2019 42_2013

    11/17

    www.arcipelagomilano.org

    n.42 V 4 dicembre 2013 11

    11.00 - 21.00 sabato - domenica11.00 - 19.30 Chiuso il luned IN-

    GRESSO GRATUITO

    Musica e grandi emozioni per i Visitors di Ragnar Kjartansson

    The Visitors , la mostra installazionedi Ragnar Kjartansson allHangarBicocca, una di quelle ormai raremostre-esperienze darte che la-sciano davvero qualcosa allo spet-tatore, che commuovono e che cifanno sentire parte di qualcosa, diunesperienza lirica ed emozionan-te.Lartista islandese, gi affermatosulla scena internazionale e speri-mentatore di vari linguaggi, come lamusica, il teatro e il cinema, propo-ne una grande e suggestiva instal-lazione di nove video proiezioni inscala 1:1, per una mostra di gran-dissimo successo che stata pro-rogata fino al 5 gennaio 2014.The Visitors , il cui titolo rimandaallultimo e malinconico album degli

    ABBA, racconta una storia musica-le. Nove musicisti diversi, tutti amicidi Kjartansson, cantano e suonanovisivamente in contemporanea perpi di unora, ognuno con il propriostrumento, la stessa canzone, unapoesia intitolata Feminine Ways ,composta dallex moglie dellartistae musicata da Kjartansson stesso.I musicisti, tra cui le sorelle fondatri-ci della band Mm e alcuni membridei Sigur Rs, sono ripresi da una

    videocamera fissa, allinterno di no-ve stanze differenti, tutte parte diuna antica e malinconica dimora dipropriet della famiglia Astor,

    nellUpstate di New York. In uno deivideo, in cui viene ripresalottocentesca veranda della casa,sono presenti anche alcuni dei pro-prietari stessi, che interpretano unasorta di coro e di accompagnamen-to vocale.Le nove tracce audio e video sonogirate separatamente, ma vengonoproiettate in contemporanea suigrandi schermi, per far s che lospettatore venga circondato, non-ch reso partecipe, di questa stra-ordinaria performance ed esperien-za sensoriale. Non solo la melodia straziante e commovente in alcunimomenti, ma anche la fotografiadelle scene, che sembrano tableauxvivant daltri tempi, riesce a proietta-re lo spettatore al centro di questasituazione, estraniandolo totalmentedalla realt quotidiana che lo aspet-ta dietro la porta dingresso. Figur a trainante dellintera opera proprio lartista stesso, che canta,accompagnato da una chitarra, inuna vecchia vasca da bagno, fa-cendo da direttore dorchestra aquesto improbabile e suggestivocoacervo di artisti islandesi che tra-mite cuffie, seguono il ritmo, suona-no, cantano, e sono parte dellope -

    ra.Kjartansson non nuovo a questotipo di operazioni, che vogliono e-sprimere concetti per lui fondamen-

    tali: la forza della musica, le sensa-zioni e le connessioni psicologicheche una melodia pu creare, l artecome forza di collaborazione tra di-verse persone ed elementi, lamoreper la performance. Si potrebbe diremolto altro. In realt meglio lasciarla magia e la sorpresa della scoper-ta di questopera, cos forte emozio-nalmente e di grande impatto emo-tivo.In contemporanea sar possibilevisitare la mostra Islands , di DieterRoth e Bjorn Roth, artisti tedeschi,padre e figlio, maestri dellaccumu-lazione e del creare opere in cui siuniscono pittura, scultura, fotografia,video ed editoria. Senza dimentica-re una serie di opere fatte intera-mente di zucchero e cioccolato, i-nediti busti ritratto dartista.

    Ragnar Kjartansson The Visi-tors a cura di Andrea Lissoni e Hei-ke Munder. La mostra riaprir gio-ved 5 dicembre. prorogata fino al5 gennaio 2014.Dieter Roth Bjrn Roth - Islands acura di Vicente Todol Fino al 9 feb-braio 2014HANGAR BICOCCA via Chiese 2

    Orari: Lun-mar-merc: chiuso Gio-ven-sab-dom: 11-23 Entrata gratuita

    Perch il Museo del Duomo un grande museo

    Inaugurato nel 1953 e chiuso perrestauri nel 2005, luned 4 novem-bre, festa di San Carlo, ha riapertole sue porte e le sue collezioni ilGrande Museo del Duomo. Ospitatonegli spazi di Palazzo Reale, pro-prio sotto il primo porticato, il Museodel Duomo si presenta con numeri ecifre di tutto rispetto. Duemila metriquadri di spazi espostivi, ventisettesale e tredici aree tematiche permostrare al pubblico una storia fattadarte, di fede e di persone, dalquattordicesimo secolo a oggi.Perch riaprire proprio ora? Nel2015 Milano ospiter lExpo, diven-tando punto di attrazione mondialeper il futuro, cos come, in passato,Milano stata anche legata a dop-pio filo a quelleditto di Costantinoche questanno celebra il suo

    1700esimo anniversario, con cele-brazioni e convegni. Non a caso laVeneranda Fabbrica ha scelto diinserirsi in questa felice congiuntura

    temporale, significativa per la citt,dopo otto anni di restauri e un inve-stimento da 12 milioni di euro.Il Museo un piccolo gioiello, per laqualit delle opere esposte coscome per la scelta espositiva.Larchitetto Guido Canalico lo haconcepito come polo aperto versoquella variet di generi e linguaggiin cui riassunta la vera anima delDuomo: oltre duecento sculture, pidi settecento modelli in gesso, pittu-re, vetrate, oreficerie, arazzi e mo-delli architettonici che spaziano dalXV secolo alla contemporaneit.E lallestimento colpisce e coinvolgegi dalle prime sale. Ci si trova cir-condati, spiati e osservati da statuedi santi e cherubini, da apostoli, damonumentali gargoyles - doccioni,tutti appesi a diversi livelli attraverso

    un sistema di sostegni metallici e diattaccaglie a vista, di mensole esupporti metallici che fanno sentirelosservatore piccolo ma allo stesso

    tempo prossimo allopera, permet-tendo una visione altrimenti impos-sibile di ci che stato sul tetto delDuomo per tanti secoli.Si poi conquistati dalla bellezza diopere come il Crocifisso di Aribertoe il calice in avorio di san Carlo; sipossono vedere a pochi centimetridi distanze le meravigliose guglie inmarmo di Candoglia, e una sala al-tamente scenografica espone le ve-trate del 400 e 500, alcune su di-segno dellArcimboldo, sopraffiniesempi di grazia e potenza espres-siva su vetro.C anche il Cerano con uno deiQuadroni dedicati a San Carlo,compagno di quelli pi famosi espo-sti in Duomo; c un Tintoretto ritr o-vato in fortunate circostanze, duran-te la Seconda Guerra mondiale, nel-

    la sagrestia del Duomo. Attraversoun percorso obbligato fatto di nic-chie, aperture improvvise e scultureche sembrano indicare la via, pas-

  • 8/13/2019 42_2013

    12/17

    www.arcipelagomilano.org

    n.42 V 4 dicembre 2013 12

    sando per aperture ad arco su pare-ti in mattoni a vista, si potr gustareil Paliotto di San Carlo, pregevoleparamento liturgico del 1610; gli A-razzi Gongaza di manifattura fiam-minga; la galleria di Camposanto,con bozzetti e sculture in terracotta;per arrivare fino alla struttura por-tante della Madonnina, che pi che

    un congegno in ferro del 1700,sembra unopera darte contempo-

    ranea. E al contemporaneo si arrivadavvero in chiusura, con le portebronzee di Lucio Fontana e delMinguzzi, di cui sono esposte fusio-ni e prove in bronzo di grande im-patto emotivo.Il Duomo da sempre il cuore dellacitt. Questo rinnovato, ampliato,ricchissimo museo non potr che

    andare a raccontare ancora megliouna storia cittadina e di arte che eb-

    be inizio nel 1386 con la posa dellaprima pietra sotto la famiglia Viscon-ti, e che continua ancora oggi inquel gran cantiere, sempre biso-gnoso di restauro, che il Duomostesso.

    Museo del Duomo Palazzo Reale piazza Duomo, 12 Biglietti: Intero

    6 euro, ridotto 4 euro Orari: Marted-Domenica: 10.00 -18.00.

    Il marmo vivo di Rodin

    Sessanta sculture e un allestimentoche sembra un cantiere in corso,per dare lidea di un atelier vivo main momentaneo riposo. Cos la saladelle Cariatidi stata invasa e resaun cantiere artistico tutto in divenire,creato appositamente per ospitare ipreziosi marmi di Auguste Rodin,celebre scultore francese, protago-nista della rassegna pi completasulle opere in marmo del maestrofrancese.Tre le sezioni presentate, che illu-strano temi e modi del lavoro di unartista che, al pari di Michelangelo,ha saputo trasformare un materialedifficile come il marmo in qualcosadi tenero e seducente.Lillusione della carne e della sen-sualit infatti il tema intorno a cuisi sviluppa la prima sezione, nellaquale sono raccolte alcune operegiovanili e di stampo classico. Pro-

    tagonista indiscusso di questa primaparte Il bacio , che spicca, ancheper dimensioni, su tutta la sala, eche fece scalpore nella Francia difine Ottocento per la libert e lasensualit dei due amanti colti in ungesto proibito.La seconda sezione propone alcunefra le sculture pi conosciute di Ro-din e dimostra la piena maturit delmaestro anche dal punto di vista

    della capacit di elaborazione dellefigure che emergono dai candidiblocchi di pietra. Accanto a ritratti digrande intensit, lontani dalla freddaprecisione dinizio carriera, come ilbusto dedicato alla compagna diuna vita Rose Beuret, si alternanorichiami alleros e alla disinibita ri-cerca formale ed estetica del mae-stro, manifestando la sua necessitdi tentare nuovi percorsi scultorei.Qui le commoventi Mains damantsono un richiamo lirico allamore ealla sensualit, ma lasciano gi pie-namente comprendere il lavoro direcupero della tradizione che Rodinconduce insieme allaffermazione diuna nuova idea di scultura.La poetica dellincompiuto caratte-rizza la terza sezione dove c il tr i-onfo del non finito, espediente cherimanda immediatamente a Miche-langelo e che Rodin rielabora in una

    chiave di assoluta novit.Una mostra che spiega anche lamodernit del pensiero di Rodin, giconscio dellimportanza di avereopere darte riproducibili e chechiama a lavorare con alcuni tra ipi valenti maestri lapicidi dellepo-ca, diretti e indirizzati proprio daRodin stesso nel creare e sbozzaremarmi preziosi. Scrive Aline Ma-gnien conservatore capo del patri-

    monio del Muse Rodin di Parigi:Se la mano dello scultore fonda-mentale per i suoi interlocutori, evidente come Rodin tenga separa-te le cose: da una parte lideazionee il modello, di cui si assume la pie-na responsabilit, dallaltra lesecu-zione, aperta mente delegata ealla quale non esita a far partecipa-re il committente, a cui lascia talvol-ta scegliere il titolo che preferisce. Rodin era considerato un maestroineguagliabile, i contemporanei di-cevano che davanti a lui la materiatremava. Dominatore di quellastessa materia, il marmo gli permet-teva di studiare la luce e la vita, coscome il bronzo era strumento perstudiare le ombre. E alcuni marmisembrano vivi davvero, sembranoscavare e farsi strada tra la materiagrezza e incompiuta di alcune ope-re, e che a fatica fa emergere volti

    di fanciulle, amanti abbracciati, maniche si rivolgono al cielo.

    Rodin il marmo, la vita PalazzoReale - Sala delle Cariatidi Fino al26 gennaio 2014 Orari Luned dalle14.30 alle 19.30 Marted, mercoled,venerd, domenica dalle 9.30 alle19.30 Gioved e sabato dalle 9.30alle 22.30 Biglietti: Intero 11,00,Ridotto 9,50

    Autunno Americano parte 2: Andy Warhol

    Dopo la grande mostra in Triennaledel 2004, e una monografica distampe al Museo del Novecentoquesta primavera, Andy Warhol tor-na a Milano con una super esposi-zione: le opere della collezione diPeter Brant. La mostra si presentasubito come una grande retrospetti-va del lavoro dellartista originario diPittsburgh, comprendente alcunedelle sue opere pi famose e cono-sciute a livello mondiale, per un to-tale di oltre 150 opere darte, tra di-pinti, serigrafie, sculture e fotografie.La mostra, curata da FrancescoBonami e dallo stesso Peter Brant,sar unoccasione interessante perapprofondire la figura, a torto ritenu-ta spesso solo superficiale e frivola,

    di Andy Warhol, artista invece benpi complesso e tormentato. PeterBrant, magnate americano, fu intimoamico di Warhol, e ad appenaventanni inizi a comprare i lavoridellartista, partendo proprio dallafamosa lattina di zuppa Campbellriprodotta da Warhol.Sar un legame lungo tutto una vitaquello che accompagner lavven-tura di Brant e Warhol, che visseroe segnarono insieme i pazzi anni60 e 70 della scena newyorchese.Un sodalizio di vita e lavoro il loro,che sfocer nella collaborazionetramite la rivista Interview, fondatadallo stesso Warhol nel 1969 e ac-quistata da Brant e dalla sua casaeditrice dopo la morte dellamico,

    avvenuta nel 1987 in seguito adunoperazione chirurgica finita male. La mostra presenta capolavori as-soluti, che caratterizzano la colle-zione Brant come una delle pi im-portanti e significative a livello inter-nazionale rispetto alla produzionewarholiana. Attraverso un percorsocronologico si potr ricostruire a tut-to tondo la figura di Warhol, parten-do dai suoi inizi come grafico epubblicitario, famoso gi allepocaper rivoluzionari e particolarissimidisegni di calzature femminili e per ilsuo atteggiamento irriverente.La pubblicit per era solo linizio.Warhol voleva far parte dellelite ar-tistica, ecco perch si rivolse sem-pre pi allarte e al mondo pop, ov-

  • 8/13/2019 42_2013

    13/17

    www.arcipelagomilano.org

    n.42 V 4 dicembre 2013 13

    vero a quel substrato culturale checoinvolgeva tutti gli americani, dalPresidente alluomo comune. Il suouniverso si popola di lattine di zup-pa, di Coca-Cola, di scatole di de-tersivo Brillo; dalle sue tele si affac-ciano Liz, Marilyn, Elvis, Jackie etanti altri divi osannati dallAmerica,e che per ebbero anche, quasi

    Warhol fosse stato un profeta, finitragiche o destini infelici. Come adire, lapparenza, nonostante i colorie i sorrisi smaglianti, inganna.Una presa di coscienza di quelloche lamericano medio aveva sottogli occhi tutti i giorni, visto al super-mercato o sui giornali, e che Warholripropose ingrandito, ripetuto finoallo sfinimento, disarticolato, so-vrapposto e modulato, ma senzamai criticare. Anzi. La pop art diWarhol lontanissima dal voler lan-ciare invettive contro il consumosmodato o il capitalismo. Warholstesso ci era cresciuto, e la cosa pinaturale per lui era proprio partire

    da quello che conosceva meglio eche poteva riguardare tutti. Senzamessaggi nascosti o significati trop-po profondi.Oltre ai famosi Flowers multicolor eai ritratti di Mao, paradossale veraicona pop, la mostra propone anchele rielaborazioni che Warhol fece diun grande classico come lUltima

    Cena di Leonardo; cos come stupi-ranno una serie di Portraits , di auto-ritrattiche lartista si fece grazie allepolaroid che amava tanto, e che u-sava per riprendere anche i suoiamici Mick Jagger, Diana Ross eJane Fonda. Tutti presenti in mo-stra.Emerge cos un Warhol non solomondano e padrone del suo palco-scenico, la celeberrima Factory, incui numerosi assistenti produceva-no effettivamente le sue opere, maanche un Warhol pi introverso,spaventato forse da quella celebritraggiunta e cercata, ma che era di-ventata perfino pericolosa. Fu infatti

    vittima di un tentato omicidio, permano di una femminista, e dal qualesi salv per miracolo nel 1968.Vittima di un diverso colpo di armada fuoco fu invece una delle operepi famose di Warhol, una Marilynblu che venne colpita da un proietti-le in piena fronte, sparato senzamotivo da unamica dellartista nel

    1964. Da quella data lopera vennechiamata, per lappunto, Blue ShootMarilyn . Ennesimo esempio del cir-co che circondava lartista e che luiosservava quasi in disparte, dietro isuoi occhiali da sole e al riparo diuna parrucca argentata.

    Warhol, dalla collezione PeterBrant Palazzo Reale fino al 9 mar-zo 2014 Orari: Luned: 14.30 19.30Dal marted alla domenica: 9.30-19.30 Gioved e sabato: 9.30-22.30Prezzi: Intero 11 euro, ridotto 9,50euro.

    Josep Albers torna a Milano

    Milano celebra il genio di Josep Al-bers attraverso una mostra in duesedi che ripercorre alcuni degli a-spetti fondanti della carriera delgrande artista modernista ed espo-nente del Bauhaus, promossa dallaJosef & Anni Albers Foundation. Fi-no al 6 gennaio presso la Fondazio-ne Stelline sar possibile visitareJosef Albers. Sublime Optics , primamostra monografica milanese dedi-cata allartista tedesco. Curata e allestita da Nick Murphy(Projects Director della Josef and

    Anni Albers Foundation) la mostraoffre una prospettiva unica su que-sto grande artista e maestro delBauhaus, raccogliendo rari disegnigiovanili, interessanti ed emozio-nanti vetri colorati, vetri sabbiati euna selezione didipinti astratti.Il percorso espositivo presenta 78lavori realizzati all'inizio della suacarriera artistica, quando Albers in-segn in Vestfalia, per arrivare finoagli ultimi giorni della sua vita: dalprimissimo disegno conosciuto finoall'ultimo e straordinarioOmaggio alQuadrato .Una carriera artistica permeata, no-nostante le rigide geometrie e strut-

    turazioni delle sue opere, dalla suareligiosit cattolica e dal suo crede-re fermamente che, applicando iltalento artistico con dedizione e ve-rit, sarebbe stato possibile trasfor-mare la realt quotidiana in modomiracoloso.La mostra - afferma Nick Murphy -analizza gli esperimenti del maestrocon la luce (attraverso raffinate ma-nipolazioni di colore, forme e linee)in modo da creare ulteriori misterinel mondo, misteri che possanofunzionare come esercizi spiritualiper nostri occhi. come un otticomistico che ci fa indossare lenti perveder meglio il sublime intorno anoi. Liniziativa alla Fondazione Stelline il primo ritorno a Milano delleopere dellartista dopo quasi ottantaanni di assenza. Lultima volta che Albers ebbe una mostra personalein citt fu quando lamico e collegadella Bauhaus Wassily Kandinskyorganizz una mostra delle suestampe presso la galleria Il Milionenel 1935, a un anno dalla chiusuradel Bauhaus (di cui Albers fu stu-dente e docente dal 1920 al 1933).La seconda esposizione Imparare avedere : Josef Albers professore, dal

    Bauhaus a Yale in programma dal 2ottobre al 1 dicembre 2013 nella Sa-la Napoleonica dellAccademia diBrera curata da Samuele Bon-compagni e da Giovanni Iovane eappr ofondisce limpatto dellinno-vativo metodo di insegnamento di Albers, dapprima al Bauhaus, quindial Black Mountain College di Ashe-ville (North Carolina, USA), doveemigr con la moglie alla chiusuradel Bauhaus tedesco, e infine allaYale University di New Haven(Connecticut, USA).La passione e la creativit impiega-te da Albers durante le sue lezionisaranno rilette attraverso quattroOmaggi al quadrato di Albers e cen-to tra documenti, foto, libri, materia-le didattico dello stesso Albers e deisuoi studenti, che documentano inmaniera approfondita la qualit delsuo insegnamento.

    Josef Albers. Sublime optics, Mi-lano, Fondazione Stelline (corsoMagenta 61), fino al 6 gennaio2014, orario di apertura: dalle 10alle

    Il volto del 900: capolavori dal Pomp idou di Parigi

    Cosa ci fanno insieme capolavori diMatisse, Bacon, Mir, Picasso, Ma-gritte e unaltra cinquantina di artistidel secolo scorso? Sono solo alcunidei protagonisti indiscussi della mo-stra Il Volto del 900 , antologica con

    80 opere darte pr ovenienti dal pre-stigioso Centre Pompidou di Parigie che ripercorre la storia del ritrattodallinizio del 900 ai (quasi) giorninostri.

    Il ritratto una delle forme darte piantiche della storia, il cui uso va-riato molto nel tempo, a secondadellepoca e delle classi dominanti.Dallarte egizia al Rinascimento,dalla nascita della borghesia alla

  • 8/13/2019 42_2013

    14/17

    www.arcipelagomilano.org

    n.42 V 4 dicembre 2013 14

    ritrattistica ufficiale, il ritratto statoveicolo di rappresentazione di mon-di interi, ognuno col suo codice lin-guistico, di valori e di simboli. E nel'900? Il ritratto sembra essere giun-to alla resa dei conti con la grandeinvenzione della fotografia:un con-fronto/scontro che se da una partelo ha condotto allemarginazione dal

    punto di vista utilitario, dallaltra neha fatto riscoprire anche un nuovoutilizzo e un nuovo potenziale, comesi resero conto anche gli stessi Im-pressionisti gi dalla fine dell'800.Il 900 stato il secolo difficile, nellastoria come nellarte. Gli artisti, te-stimoni di guerre e genocidi, si sen-tono impossibilitati a esprimere ilvolto umano delle persone, ed eccoallora che ne rappresentano il voltotragico. La nascita della psicanalisidi Freud, lannientamento dellIosingolare a favore di un Io di massaportano a rivoluzionare il ritratto,che diventa non solo rappresenta-zione fisica ma anche e soprattutto

    rappresentazione intima e interioredel soggetto.Le avanguardie si scatenano: rove-sciano tutti i canoni, lastrazione en-tra prepotente, i colori si allontananodalla realt, i soggetti non sono piseduti in posa nello studiodellartista ma vengono copiati dafotografie prese dai giornali, dando

    vita a opere fino a qualche annoprima impensabili, di grande rotturae scandalo. Picasso (in mostra con3 lavori) docet.La mostra, curata da Jean-MichelBouhours, conservatore del CentrePompidou, presenta sei sezioni te-matiche, incentrate su temi filosoficio estetici. I misteri dellanima,lautoritratto, il formalismo, il surrea-lismo, caos e disordine e infine lartedopo la fotografia coinvolgeranno ilvisitatore in questa galleria di opereche si snoda da sculture di eccezio-nale valore, come la Musa dormien-te di Brancusi, e ilRitratto del fratel-lo Diego , di Alberto Giacometti;

    passando per lautoritratto ango-sciante di Bacon e quello a cavallotra futurismo e cubismo di Severini;senza dimenticare i dipinti straniantidi Magritte e Mir, e per poi conclu-dere, con molti capolavori nel mez-zo, con liperrealismo di Chuck Clo-se e il Nouveau Realisme di Ra-ysse.

    In un mondo in cui siamo bombar-dati di immagini e i nostri autoritrattiimpazzano sui social network, lamostra del Pompidou aiuta a conte-stualizzare e a comprendere perchquesta fame di immagini ci , for-se, scaturita.

    ll Volto del '900. Da Matisse aBacon - I grandi Capolavori delCentre Pompidou Palazzo RealeFino al 9 Febbraio 2014 Prezzi: In-tero 11 euro, ridotto 9,5 euro. Lune-d 14.30-19.30; da Marted a Dome-nica 9.30-19.30; Gioved e Sabato:9.30-22.30

    Leonardo e le macchine ricostruite

    Come faceva Leonardo Da Vinci aprogettare le sue macchine volanti?Potevano davvero volare? Checosera il famoso Leone Meccani-co? Perch non venne mai portato atermine il colossale monumento e-questre di Francesco Sforza? Que-ste sono solo alcune delle domande

    che potranno avere risposta grazieallinnovativa- e unica nel suo ge-nere - mostra che si appena aper-ta in una location deccezione: gli

    Appartamenti del Re nella GalleriaVittorio Emanuele.Tutto nasce dallidea di tre studiosied esperti, Mario Taddei, EdoardoZanon e Massimilano Lisa, chehanno saputo mettere insieme ecreare un centro studi e ricerca de-dicato a Leonardo, alle sue inven-zioni e alla sua attivit, con risultatisorprendenti sia sul fronte delle e-sposizioni, sia su quello della divul-gazione.Leonardo3 (L3) parte di un proget-to pi ampio, di un innovativo centrodi ricerca la cui missione quella distudiare, interpretare e rendere frui-bili al grande pubblico i beni cultura-li, impiegando metodologie e tecno-logie allavanguardia. Sia i laboratoridi ricerca sia tutte le produzioni L3(modelli fisici e tridimensionali, libri,supporti multimediali, documentari,mostre e musei) sono dedicatiallopera di Leonardo da Vinci. E i

    risultati sono stati straordinari: L3 harealizzato il primo prototipo funzio-nante al mondo dell Automobile diLeonardo, hanno ricostruito ilGran-de Nibbio e la Clavi-Viola, il primomodello fisico dellaBombarda Mul-tipla , il primo vero modello delPipi-strello Meccanico , il Leone Mecca-

    nico e il Cavaliere Robot , oltre a in-terpretazioni virtuali e fisiche ineditedi innumerevoli altre macchine delgenio vinciano.Non solo macchine per. Fonda-mentali per la riscoperta e la crea-zione dei prototipi sono stati i tanticodici leonardeschi, tra cui il famosoCodice Atlantico interamente digita-lizzato, cos come il Codice del Vo-lo, presentato in Alta Definizione, incui ogni singolo elemento interat-tivo. E queste tecnologie divente-ranno, in futuro, sempre pi utili perstudiare manoscritti antichi e fragi-lissimi, come i diversi Codici e tac-cuini, gi molto rovinati dallusura edal passare dei secoli.Una mostra che divertir grandi ebambini, che potranno toccare conmano le macchine e i modellini rico-struiti, testarsi sui touch screen percomporre, sezionare o vedere neldettaglio, tramite le ricostruzioni 3D,i vari pezzi delle macchine di Leo-nardo, far suonare la Clavi-Viola ecostruire, davvero, un mini ponteautoportante.

    Una delle ultime sezioni poi dedi-cata ai dipinti di Leonardo, su tutti lafamosa Ultima Cena. Una ricostru-zione digitale e una prospetticapermettono di ricostruirne strutture eambienti, di capirne perch Leonar-do sbagli di proposito la prospet-tiva e di approfondire alcuni dettagli.

    I modelli sono stati costruiti rispet-tando rigidamente il progetto origi-nale di Leonardo contenuto nei ma-noscritti composti da migliaia di pa-gine, appunti e disegni. Il visitatoreavr anche la possibilit di leggere itesti di Leonardo invertendo la suatipica modalit di scrittura inversa(da destra a sinistra).L3 si gi fatto conoscere nel mon-do, le mostre sono state visitate dacentinaia di migliaia di persone incitt e Paesi come Torino, Livorno,Vigevano, Tokyo, Chicago, NewYork, Philadelphia, Qatar, ArabiaSaudita e Brasile. Occasione im-perdibile.

    Leonardo3 Il Mondo di Leonar-do -piazza della Scala, ingressoGalleria Vittorio Emanuele II, fino al28 febbraio 2014 luglio, orari: tutti igiorni dalle ore 10:00 alle ore 23:00,biglietti: 12 intero, 11 studenti eriduzioni, 10 gruppi, 9 bambini eragazzi, 6 gruppi scolastici.

    LIBRIquesta rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero

  • 8/13/2019 42_2013

    15/17

    www.arcipelagomilano.org

    n.42 V 4 dicembre 2013 15

    [email protected]

    Daniela Minerva Silvio MonfardiniIl bagnino e i samurai

    Codice Edizioni, Torino, 2013pp. 288, euro 16,90

    Limmagine del bagnino con deisamurai pu sembrarci astrusa, ep-pure stata scelta dai nostri sagaciautori per rappresentare la partitamiliardaria della guerra mondiale alcancro che lItalia ha perso.Sullo sfondo di una classe politicarapace e ignorante emergono i pro-tagonisti della vicenda. Carlo Sama,il bagnino, cos come veniva chia-mato sulle spiagge della Romagnamentre cuccava la Ferruzzi, prima didiventare amministratore delegatodel gruppo Montedison (che in pan-cia aveva Farmitalia e Carlo Erba).E i samurai, sette ricercatori chenegli anni sessanta hanno avviato lamoderna oncologia in una Milanoinnamorata della scienza. Ho vissu-to il mestiere di medico con la logicadei samurai che affrontano a visoaperto ogni difficolt, gli ostacoli egli imprevisti dice il capo dei samu-rai, Gianni Bonadonna. un uomodifficile, irruento e presuntuoso, eforse per questo os guardare a o-vest: allAmerica. Nel 1969, Bona-donna, con i risultati delle primesperimentazioni delladriamicina, un

    antibiotico antitumorale di Farmita-lia, sbarc negli USA. Il successoitaliano di questa nuova molecoladei miracoli contagi un congressodi esperti statunitensi. Fu un mo-mento magico. Per la prima voltalItalia era in vetta. Poi, la tragediadel suo declino.Nel libro, emerge labilit di DanielaMinerva, la giornalista scientifica

    dellEspresso, che ci racconta lastoria di imprenditori che hanno pre-ferito sperperare un patrimonio instoltezza e mazzette ai politici, inve-ce che raccogliere le sfide della in-dustria scientifica che aveva peroggetto la ricerca biomedica. CarloSama, definito mediocre ragionieree pessimo bagnino, ha affogatomedici e malati di cancro. toccatoa lui, il bagnino della Montedison,liquidare la grande azienda di statoche aveva plas mato quarantanni distoria italiana, mettendo in manisvedesi Farmitalia - Erbamont, ilgioiello della farmaceutica italiana.Non c fine al peggio se conside-riamo che Sama fu incaricato daRaul Gardini, il nuovo socio Monte-dison. Se vero che Gardini orga-nizz con successo la scalata borsi-stica della societ, vero anche chefu uno sbruffone che spendeva soldia palate - quelli degli utili macinatidagli antitumorali di Erbamont - arri-vando addirittura a portarsi a casaun Canaletto appeso a Foro Bona-parte. La scienza gli interessava so-lo per la chimica verde, ma nel ver-

    de ci fin, nella bara sotto un belgiardinetto. Mentre scattavano ordi-ni di cattura, interrogatori e perqui-sizioni, Raul si spar un colpo. Lamagistratura scopr che i soldidellindustria erano finiti nelle taschedei politici, direttamente o tramite unporcile di societ, dove i maiali - de-putati, senatori e funzionari ministe-riali - si cibavano.

    I brevetti e le leggi, che mettono insicurezza i nuovi farmaci, in un pae-se dove il primo cliente dellindustriafarmaceutica lo Stato, dipendonodallo sguardo amorevole della poli-tica. nelle stanze del Ministerodella Salute che si decide se un o-spedale rimane tale o diventa istitu-to di ricerca. Questi ultimi, gliIRCCS, proliferano a discrezionedel Ministero e non in base ai risul-tati ottenuti.Loncologia business colossale,alimentato da una portentosa mac-china da guerra. Ma oggi le impreseitaliane si limitano a vendere i pro-dotti degli altri sui quali pagano belleroyalties e imitano le innovazioni deiBig Pharma. I prezzi delle medicineanticancro sono raddoppiati e, ognigiorno, si decide se salvare unagiovane donna di trentanni, madredi due figli, oppure un anziano.In questo stagno di vergogna, i dueprotagonisti delloncologia di oggi,Umberto Veronesi e Silvio Monfar-dini, coautore del saggio, ci indicanocome dovrebbero andare le coseper migliorare. Monfardini deter-

    minato, ha conosciuto i samurai, laloro cultura e le loro aspirazioni: so-gna un paese normale, dove la ri-cerca biomedica sia guidata in mo-do trasparente, dove si trattenganole menti migliori in istituti capaci diprodurre innovazione vera, dove lavita non sia considerata come uncosto.Cristina Bellon

    CINEMAquesta rubrica a cura di Anonimi Milanesi

    [email protected]

    Filmaker Festival 2013

    Dal 29 novembre all8 dicembre,torna a Milano Filmmaker Festival2013, iniziativa nata in citt nel1980, che si caratterizzata fin da-gli esordi per lattenzione alla spe-rimentazione e alla ricerca nel cam-po della produzione audiovisiva. Unatipico Festival Internazionale di Ci-nema, che ha sempre avuto un oc-chio di riguardo per il documentarioe la produzione indipendente e dalquale sono passate negli anni pre-cedenti, le opere prime di molti ci-neasti e autori milanesi come Silvio

    Soldini, Alina Marazzi, Antonio Bo-cola, Paolo Vari, Bruno Bigoni, Ma-rina Spada e molti altri. Anche questanno torna con un pro-gramma ricco di proposte inedite erecenti, retrospettive e presenze diautori internazionali di spessore,proponendo dal primo pomeriggio amezzanotte, occasioni uniche pervedere in sala una selezione di ope-re non banali, e dautore, esempi dicinema intelligente che nulla ha ache vedere con le logiche del botte-ghino, nelle sedi dellOberdan, del

    Cinema Palestrina e dellex CinemaManzoni.Ospiti di questa edizione e condut-tori di laboratori e masterclass suldocumentario: Claire Simon, docu-mentarista e cineasta inglese cheinsegna cinema a Parigi, RossMcElwee, maestro americano deldocumentario e attualmente docen-te ad Harvard di cinematografia, acui dedicata unampia retrospetti-va, Giuseppe Morandi e Gianfranco Azzali documentaristi che hannoraccontato le trasformazioni delle

    http://c/Documents%20and%20Settings/Dati%20applicazioni/Microsoft/Word/bozze%20modelli/[email protected]://c/Documents%20and%20Settings/Dati%20applicazioni/Microsoft/Word/bozze%20modelli/[email protected]://c/Documents%20and%20Settings/Dati%20applicazioni/Microsoft/Word/bozze%20modelli/[email protected]://c/Documents%20and%20Settings/Dati%20applicazioni/Microsoft/Word/bozze%20modelli/[email protected]://c/Documents%20and%20Settings/Dati%20applicazioni/Microsoft/Word/bozze%20modelli/[email protected]://c/Documents%20and%20Settings/Dati%20applicazioni/Microsoft/Word/bozze%20modelli/[email protected]
  • 8/13/2019 42_2013

    16/17

    www.arcipelagomilano.org

    n.42 V 4 dicembre 2013 16

    campagne padane tra gli anni 50 e i60. Due opere nuove e originali in testae in coda al Festival.Venerd 29 novembre , allex cine-ma Manzoni, apre il festivallanteprima italiana della cineinstal-lazione Alberi di MichelangeloFrammartino, presentata per la pri-

    ma volta in aprile, per quindici gior-ni, allinterno del Moma di NewYork, durante il Tribeca Film Festi-val. Filmato di 25 minuti proiettatosenza un inizio e una fine, che sa-rebbe riduttivo definire semplice-mente un documentario, Alberi

    di grande impatto. Girato nei boschidi faggi della Lucania, ripercorre ilrituale medievale dimenticato deiromiti, che escono in processionedalle case del loro villaggio persosulle colline, e arrivati nei boschi siricoprono dedera fino a trasformarsiin uomini-albero tra gli alberi, perritornare poi alle loro case, attesi

    dagli altri abitanti.Domenica 8 dicembre , chiude ilFestival con la presenza del registaI corpi estranei di Mirko Locatelli,produzione indipendente con FilippoTimi, presentato in Concorso allaFesta del Cinema di Roma, che

    racconta la Milano meta del viaggiodella speranza di un padre single edi un giovane arabo, insieme in unospedale per curare al meglio figlioe amico.Sabato 7 Il Festival rende omaggioa Paolo Rosa fondatore di Studio Azzurro, prematuramente scompar-so la scorsa estate, con la proiezio-

    ne de Il Mnemonista . Qui il programma completo dellarassegna :http://www.filmmakerfest.com/Festival/443

    Anonimi Milanesi

    SIPARIOquesta rubrica a cura di E. Aldrovandi

    [email protected]

    Intervista a Carmelo RificiAlla Sala Fontana c appena st a-ta una retrospettiva su P r o x i m aRe s , la tua compagnia, fondatanel 2009. Una retrospettiva doposoli quattro anni dimostra ungrande successo e riconoscimen-to: a cosa dovuto, secondo te?E qual la poetica che accomunagli spettacoli che avete realizzatofinora? La compagnia si costituitanel 2009 in modo formale, ma in re-alt il nostro lavoro insieme partitoalmeno dal 2005/2006, abbiamo ini-ziato con I giusti di Camus, e poi cisiamo compattati, facendo moltastrada insieme. Il nostro gruppo esi-ste sempre in formazione, ciocon lo scopo di formarsi e auto-formarsi, quindi lunica poetica chepossiamo immaginare come legamefra noi che ogni progetto nasca daunesigenza di sapere qualcosa inpi, qualcosa che prima non sape-vamo. Sia dal punto di vista dram-maturgico, sia - e di questo si occu-pa di pi Alessio Maria Romano che co-direttore insieme a me - perquanto riguarda il movimento, il cor-po. Il nostro punto di coesione proprio lidea di non fermarci, conti-nuando a formarci attraverso la col-laborazione con autori e coreografi.Come singolo regista tu lavorianche con teatri come il Piccolodi Milano o lo Stabile di Bolzano,qual la differenza? Mah, io nontrovo molta differenza. Molto proba-bilmente il lavoro che cerco di faresulla drammaturgia, sul cercare dicapire come si conduce un attorenelle maglie del testo, lo faccio al

    Piccolo come in Proxima Res . L'uni-ca diversit che il Piccolo e Bol-zano ti danno la possibilit di con-frontarti con un cast tecnico di gran-dissima qualit ed esperienza. Adesempio per Giulio Cesare ho colla-

    borato con A.J. Weissbard che illight designer di Bob Wilson. Nonpotrei farlo in altre situazioni perchnon avrei i soldi per pagarlo. Lavo-rare con unartista del genere ti faimparare moltissimo. Si fanno delleconquiste, ad esempiosullartigianato della luce, della ma-teria. In Proxima Res lavoro di pisu testi nuovi, la ricerca pidrammaturgica e recitativa che nontecnica, e gli spettacoli sono tuttiesperimenti. Mentre al Piccolo o aBolzano non potrei, perch il pubbli-co giustamente vuole un allestimen-to finito e compiuto.Secondo te perch i teatri stabilipuntano cos poco sulla nuovadrammaturgia? Il problema grosso il mercato. Il mercato strutturatoin modo che in questo momento chiuso, morto e non sembra ci siada parte di chi il mercato lo crea - ilministero - la volont di mettere re-gole nuove. Cio, io dovrei esserefacilitato se voglio mettere in scenaun testo contemporaneo. Dovrei es-sere facilitato dalle regole. Invece leregole sono strettissime, sono dellemaglie c