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Presentazione finale in PPT "A come ....." sul lavoro svolto dalle classi 2°A e 3°A della scuola secondaria paritaria di 1°grado "R. Venerini" di Ancona per il progetto concorso "La scuola per Expo 2015" in collaborazione con le prof.sse Annalisa Appiotti e Alessandra Vecchiarelli.
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La 2°A della scuola secondaria di 1°grado ha iniziato questo percorso con l’uscita alla fattoria didattica
Arcobaleno, di cui segue una breve cronaca:
«Il 14 novembre del 2014 le classi 1° e 2° della scuola secondaria di I grado paritaria “Rosa Venerini” hanno effettuato
un’uscita didattica alla fattoria “l‘Arcobaleno” di Recanati. Appena arrivati siamo stati accolti dal signor Sbaffi,
proprietario dell'azienda agricola, che ci ha subito portato davanti ad una coltivazione di ulivi circondata da una
recinzione, dopodiché ha cominciato ad elencarci caratteristiche e nozioni interessanti sui prodotti marchigiani, in
particolar modo sull'olio extravergine di oliva.
Finita la sua breve spiegazione, ci ha fatti entrare nella piccola coltivazione e ci ha detto che dovevamo raccogliere le
olive utilizzando la tecnica a brucatura, ovvero raccogliendole a mano, una alla volta, da terra per poi metterle in un
grande recipiente bianco. Riempito il contenitore, ci siamo spostati insieme ad esso in una piccola stanza, al cui centro
c'era un frantoio, macchinario che in passato serviva a spappolare le olive fino a ricavarne un paté. A turno lo abbiamo
fatto girare spingendo delle leve, lavoro che in antichità veniva svolto da muli o somari. In seguito abbiamo schiacciato
ulteriormente il paté di olive servendoci di un torchio, strumento costituito da una leva che moltiplica la forza di una
persona per cento. Da questa operazione abbiamo ricavato un particolare tipo d'olio: l'olio di sansa.
Ci siamo poi spostati in un'altra stanza dove abbiamo visto un filmato sulle due tecniche di spremitura dell'olio: il
sistema tradizionale e il sistema continuo. Abbiamo poi raggiunto una stanza più grande, dove il signor Sbaffi ci ha
fatto vedere due esperimenti: il primo consisteva di mettere in una stessa bottiglia dell'acqua e dell'olio e, per quanto
forte potessimo agitarla, abbiamo constatato che le due sostanze non si mischiavano mai tra di loro e questo perché
l'olio ha una composizione molecolare diversa da quella dell'acqua ed è più leggero di essa. Il secondo esperimento è
stato quello di accendere un lume utilizzando uno stoppino, come si faceva nei tempi passati.
L'attività che si è svolta subito dopo ha messo in gioco il nostro senso del gusto, infatti abbiamo dovuto assaggiare
cinque diversi tipi di olio e dire se erano di qualità buona, normale o cattiva. In seguito abbiamo ricevuto in premio dei
diplomi da assaggiatori e delle fialette contenenti l'olio prodotto dalla fattoria a seconda si quante risposte avevamo
indovinato. Infine abbiamo costruito, utilizzano dei cartoncini, una piramide alimentare e costruito un libretto
contenente la storia dell'ulivo e tutte le nozioni che avevamo appreso durante questa giornata. É stata un' uscita didattica
molto divertente ed istruttiva e speriamo in futuro di farne altre simili!
La 2°A della scuola secondaria di 1°grado ha iniziato questo percorso con l’uscita alla fattoria didattica
Arcobaleno, dove ha svolto un’attività riguardante l’olio d’oliva.
Questa uscita ha rappresentato lo spunto per affrontare con gli alunni discussioni sull’importanza del cibo e
della sua qualità ai fini di una tutela della salute dell’uomo e dell’ambiente. Questo ci ha permesso di affrontare
argomenti quali, la piramide alimentare e lo stretto legame che esiste fra cibo e salute.
La classe ha affrontato l’alimentazione anche da un altro punto di vista, valutando l’impatto che l’agricoltura ha
nei confronti dell’ambiente e la necessità di acquisire una coscienza sostenibile anche nel fare la spesa. Gli
alunni hanno compreso che dietro a determinate scelte alimentari si paga un prezzo non solo monetario, ma
anche ambientale e hanno imparato a valorizzare i prodotti locali e a km 0.
Qual è l’impatto ambientale dovuto alla produzione, alla distribuzione e al consumo dei cibi?
Per rispondere a queste domande, abbiamo analizzato il modello della doppia piramide alimentare –
ambientale, strumento che mette in relazione l’aspetto nutrizionale degli alimenti con il loro impatto
ambientale. La piramide ambientale nasce studiando e misurando l’impatto sull’ambiente dei cibi presenti nella
piramide alimentare, e disponendoli lungo un piramide capovolta, in cui gli alimenti posizionati più in basso (al
vertice del triangolo) hanno il minore impatto ambientale. Accostando le due piramidi si ottiene così la “doppia
piramide” alimentare-ambientale, dove si nota intuitivamente che gli alimenti per i quali è consigliato un
consumo maggiore, generalmente sono anche quelli che determinano gli impatti ambientali minori. Viceversa,
gli alimenti per i quali viene raccomandato un consumo ridotto sono anche quelli che hanno maggior impatto
sull’ambiente.
A tal proposito è necessario parlare dell’impatto ambientale provocato dagli allevamenti di bovini, che ha
un’enorme impronta sul pianeta, molto più dannoso di quello derivato da altri tipi di carne, tra cui pollo e
maiale. La produzione di carne rossa necessita di un terreno 28 volte più grande rispetto a quello richiesto
dall’allevamento di maiali o polli, ha inoltre bisogno di una quantità di acqua 11 volte maggiore rispetto gli altri
due e genera il quintuplo delle emissioni inquinanti. Se paragonato poi all’impatto che possono avere vegetali
come patate, grano e riso la disparità cresce esponenzialmente, la superficie di campo per allevare bovini è 160
volte più grande di quella che occorre per coltivare queste colture.
“Evitare un eccessivo consumo di carne, soprattutto di manzo, fa bene all’ambiente”, ma anche a noi visto che
ormai scientificamente è stato provato che il consumo di carne rossa è dannoso alla salute in quanto provoca
tumori e malattie cardiovascolari.
La stagionalità dei cibi
Mangiare frutta e verdura locale e di stagione significa affidarsi a coltivazioni con bassi costi energetici,
evitando le produzioni ottenute in serre riscaldate, o quelle provenienti da paesi lontani. Significa anche gustare
i prodotti nel momento in cui sono in grado di offrire il massimo delle loro caratteristiche qualitative e gustative.
Un fagiolino o un pomodoro coltivato all’aperto e raccolto nella stagione giusta è più buono di uno di serra o
che è stato raccolto ancora acerbo e ha viaggiato per migliaia di chilometri!
Oggi non siamo più abituati al ciclo delle stagioni perché sempre più spesso il mercato ci offre fragole
d’inverno, arance d’estate e così via.
La ruota della stagionalità dei prodotti ortofrutticoli è valida in tutti i paesi della fascia mediterranea e fornisce
indicazioni utili per chi vuole imparare a mangiare seguendo le stagioni e in modo sostenibile.
L’agricoltura biologicaChe cos’è ?
L'agricoltura biologica è quel tipo di agricoltura che cerca di ottenere i suoi prodotti seguendo il
più possibile i ritmi biologici (cioè naturali) della Terra, senza applicare interventi artificiali.
Il suo scopo è quello di produrre alimenti sani e nutrienti, mantenendo i terreni fertili nel tempo, senza impoverirli
con tecniche sbagliate o con coltivazioni troppo intensive, e senza danneggiare l'ambiente.
Specialmente in questi ultimi decenni, i Paesi più sviluppati hanno usato tecniche di coltivazione sempre più
"energiche" e forzanti, per far fronte al maggior numero di consumatori (dovuto all'aumento generale della
popolazione mondiale): ecco allora l'uso massiccio di fertilizzanti chimici (concimi), diserbanti (contro le erbe
infestanti), pesticidi, antiparassitari e insetticidi (contro gli insetti dannosi alle coltivazioni).
L'agricoltura biologica non è solo un metodo di produzione che rispetta la salute dell’uomo e dell’ambiente, ma
è anche un modello di sviluppo sostenibile che valorizza la qualità delle risorse e sostiene le comunità locali,
aiutandole a far fronte alla concorrenza globale.
ALCUNE CARATERISTICHE DELL’ AGRICOLTURA BIOLOGICA:
Rotazione delle colture: si impedisce ai parassiti di trovare
l’ambiente favorevole al loro proliferare, e dall’altro si utilizzano
in modo più razionale e meno intensivo le sostanze nutrienti
del terreno;
La Piantumazione di siepi e alberi: ricreano il paesaggio,
danno ospitalità ai predatori dei parassiti e fungono da barriera a
possibili inquinamenti esterni;
La Consociazione: consiste nel coltivare contemporaneamente
piante diverse, l’una sgradita ai parassiti dell’altra.
OBIETTIVI DELL’AGRICOLTURA BIOLOGICA
Produzione di un’ampia varietà di alimenti di alta qualità;
Salvaguardia dei sistemi e dei cicli naturali con il mantenimento e il miglioramento della fertilità dei suoli;
Mantenimento ed arricchimento della diversità biologica;
Garanzia di un impiego responsabile e dell’energia e delle risorse naturali, come l’acqua, il suolo, la materia organica
e l’aria;
Rispetto degli animali
Mangiare bene e biologico
Per TE: Mangiare di stagione vuol dire prima di tutto mangiare saporito! Scegliendo verdure fresche
e raccolte secondo la loro maturazione naturale si assaporano cibi di ricchezza straordinaria e unica.
Per il Portafoglio:
Acquistare qualsiasi tipo di frutta e verdura in ogni momento dell’anno significa sostenere
costi maggiori (ad esempio quelli di trasporto e conservazione) che verranno
inevitabilmente inclusi nel prezzo finale.
Per il Pianeta:
Il trasporto di cibi da paesi lontani e la loro conservazione consumano benzina (combustibili fossili)
e aria pulita. È allora preferibile scegliere cibi locali: la filiera corta è la prima e migliore garanzia
che i prodotti siano davvero freschi e genuini.
INVERNO PRIMAVERA ESTATE AUTUNNO
ARANCE CILIEGE PESCHE CASTAGNE
MANDARINI FRAGOLE ALBICOCCHE UVA
CARCIOFI NESPOLE PRUGNE BIETOLE
CAVOLFIORE ZUCCHINE POMODORI ZUCCA
VERZA CAROTA FAGIOLINI FINOCCHI
La piramide alimentare
La piramide alimentare è un grafico concepito per invitare la popolazione a
seguire i consigli dietetici proposti da un organismo o una società qualificata
in materia di salute. Per molti di noi, che veniamo da una tradizione
gastronomica di tipo mediterraneo, questa piramide non è una novità: si tratta
infatti della riedizione scientifica di quella che comunemente chiamiamo
dieta mediterranea.
Gli alimenti situati al vertice della piramide sono quelli che dovrebbero essere
consumati in piccole quantità e, di conseguenza, gli alimenti posti nella parte
bassa sono quelli che bisogna consumare con più frequenza e in quantità
maggiori.
I prodotti della nostra regione
• L’olio extra vergine d’oliva: riduce il colesterolo LDL (cattivo) e aumenta il colesterolo HDL(buono);
• La vite : la coltura della vite si inizia a conoscere con l’arrivo dei greci siracusani;
• I formaggi: i formaggi tipici marchigiani erano molto apprezzati già nella Roma di Augusto.
• I salumi: grazie alle famiglie di un tempo che usavano tutto il maiale, si è scoperto come portare in tavola questi sapori;
• Le carni: si allevano bovini, cavalli e ovini in tempi diversi, perché ognuno ha il suo modo di brucare;
• La frutta: La frutta è un alimento fondamentale, come la verdura, per
mantenere un giusto apporto di vitamine, sali minerali e fibre. Le
proprietà delle frutta permettono, se consumata in modo corretto e
regolarmente di alimentarsi in modo sano ed equilibrato. Un frutto tipico
di questa regione sono le mele rosa;
• I legumi: semi commestibili delle piante appartenenti alla famiglia delle
leguminose (papilionacee), che possono essere consumati allo stato
fresco, secco, surgelati e conservati. Le leguminose più usate sono: i
fagioli, i piselli, le fave, le lenticchie, i ceci. Tradizionale delle Marche la
produzione della cicerchia.
Cibi canagliaLa top 10 dei cibi più inquinanti
Prodotto Paese Distanza km Petrolio in kg CO2 in kg
Ciliegie Cile 11.968 6,93 21,55
Mirtilli Argentina 11.178 6,47 20,13
Asparagi Perù 10.852 6,28 19,54
Noci California 10.497 6,08 18,90
Rose Ecuador 10.205 5,91 18,38
More Messico 10.162 5,88 18,30
Anguria Brasile 9.198 5,33 16,56
Meloni Guadalupe 7.800 4,52 14,05
Melograni Israele 2.250 1,30 4,05
Fagiolini Egitto 2.132 1,23 3,84
È stata creata una top ten dei cibi canaglia e su questo podio, poco
gratificante, al primo posto ci sono le ciliegie dal Cile al secondo i
mirtilli dell’Argentina e al terzo gli asparagi del Perù.
Sono cibi che inquinano perché arrivano da noi dopo lunghi viaggi con
mezzi dannosi per l’ambiente e completano la top ten le noci dalla
California, le rose dall’ Ecuador, le more dal Messico, le angurie dal
Brasile, i meloni da Guadalupe, i melograni da Israele e i fagiolini
dall’Egitto.
L’impronta ecologica
L’impronta ecologica è un indicatore aggregato e sintetico che mette in relazione gli stili di vita di una popolazione con la
quantità di natura necessaria per sostenerli. Possiamo quindi definirla come: la quantità di territorio produttivo necessario per
sostenere il consumo di risorse e la richiesta di assimilazione di rifiuti da parte di una determinata popolazione.
Il punto di partenza per il calcolo dell’impronta ecologica è la stima di diversi consumi che possiamo raggruppare in cinque
categorie: gli alimenti, i trasporti, le abitazioni, i beni di consumo, i servizi. Ognuno di questi comporta un’impronta ecologica per
più motivi: il terreno necessario per produrre energia in forme sostenibili, quello necessario per produrre gli alimenti, quello per
produrre i prodotti animali, quello per produrre carta e legname, superfici marine per produrre frutti di mare e pesci, quello
necessario per ospitare infrastrutture edilizie.
Questo metodo è stato elaborato nella prima metà degli anni ’90 dall’ecologo William Rees, della British Columbia University e
poi approfondito.
Oggi l’umanità usa l’equivalente di 1,3 pianeti ogni
anno. Ciò significa che oggi la Terra ha bisogno di un
anno e quattro mesi per rigenerare quello che usiamo in
un anno. Scenari alquanto ottimisti delle Nazioni Unite
suggeriscono che se il presente trend della popolazione e
del consumo continuasse, entro il 2050 avremo bisogno
dell’equivalente di due pianeti per il nostro
sostentamento. E naturalmente disponiamo solo di uno.
Trasformare le risorse in rifiuti più velocemente di
quanto questi possano essere ritrasformati in risorse ci
pone in una situazione di sovra sfruttamento ambientale,
di esaurimento proprio di quelle risorse dalle quali la vita
umana e la biodiversità dipendono.
L’Italia ha un’impronta ecologica di 4,2 ettari globali
pro capite; nella classifica mondiale è al ventinovesimo
posto, ma in coda rispetto ai resti dei paesi europei. È
evidente che anche il nostro paese necessita di avviarsi
rapidamente sulla strada di sostenibilità del proprio
sviluppo, integrando le politiche economiche con quelle
ambientali.
L’impronta ecologica delle classi 2°A e 3°A
Gli alunni della classe 2°A e 3°A hanno calcolato la loro impronta ecologica utilizzando un foglio di excel preimpostato
scaricato dal sito www.FootprintNetwork.org, che permette il calcolo della propria impronta partendo dal proprio
consumo mensile.
I risultati sono stati raccolti, analizzati ed elaborati statisticamente dagli alunni della 3°A.
Innanzitutto come mostrano i grafici delle prossime slide sono state valutate le impronte di ogni alunno all’interno della
propria classe, ordinate in ordine crescente e poi è stata calcolata la media per ogni classe.
Aldilà dell’esattezza scientifica dei dati, che sono stati calcolati in autonomia e singolarmente, i risultati hanno permesso
di valutare l’impatto di ognuno e di intavolare discussioni inerenti il proprio consumo di risorse, su cosa poter fare nel
proprio piccolo per migliorare la situazione e su come alleviare il proprio impatto nell’ambiente.
Le elaborazioni sono andate avanti e gli alunni di 3°A hanno sommato le impronte ecologiche di entrambe le classi
ottenendo una superficie di 109,9 ha, pari 1099000 metri quadrati.
Per dare un’idea chiara della superficie necessaria al loro sostentamento hanno cercato qualcosa che facesse parte del
loro quotidiano e che fosse immediatamente quantificabile. Gli alunni hanno, così, scelto il campo da calcio con
dimensioni di 70 m per 100 m per un totale di 7000 metri quadrati.
Si sono resi conto che per sostenere il loro consumo di
risorse sono necessari 157 campi di calcio, che
esprimono chiaramente la quantità di territorio
produttivo necessario per sostenere il consumo di
risorse e la richiesta di assimilazione di rifiuti da parte
di tutti gli alunni delle classi 2°A e 3°A.
0,9
1,41,5
1,6 1,6 1,61,7
1,92 2 2 2
2,22,3 2,3
3,2 3,23,3 3,3
3,6
4,2
5,2
6,2
2,6
Impronta ecologica in ha di ogni alunno della classe 2°A
0,91
1,1 1,1
1,5 1,51,6
1,9
2,1 2,1
2,4
2,82,9
3,1 3,1 3,13,2
3,3
3,73,8
4,3
2,4
Impronta ecologica in ha di ogni alunno della classe 3°A
L’alimentazione priva di carne
Gli alunni della classe 3°A hanno visionato il film «Meath the truth – Carne, la verità sconosciuta», un
documentario del 2009 sui cambiamenti climatici e il loro legame con l’allevamento di animali, prodotto
e realizzato dalla Nicolaas G. Pierson Foundation, l’ufficio scientifico del Partito per gli animali
olandese con la collaborazione della FAO, del World Watch Institute e dell’Istituto per gli Studi
Ambientali della Libera Università di Amsterdam.
Il documentario si avvale delle migliori e più aggiornate informazioni scientifiche che ormai evidenziano
chiaramente il legame esistente far i cambiamenti climatici e l’allevamento di animali: l’industria
dell’allevamento, infatti, causa il 18% dell’effetto serra totale, una percentuale simile a quella
dell’industria, e maggiore dell’intero settore dei trasporti pubblici e privati (13,5%). Questi dati
scientifici ineccepibili hanno convinto molte persone ad assumere meno carne alla settimana. Basti
pensare che se tutti gli americani rinunciassero alla carne per un solo giorno si risparmierebbero le
emissioni di gas serra pari a 90.000 biglietti per un volo aereo da Los Angeles a New York e ritorno. Per
tutto questo si dovrebbe cercare di mangiare meno carne, pensando alle conseguenze e all’impatto
ambientale che una bistecca può produrre.
«Non mangiare carne, va’ in bici, sii un consumatore frugale» - ecco come fermare il riscaldamento
globale, parole di Rajendra Pachauri, premio Nobel e direttore dell’IPCC.
La visione di questo documentario è stata fonte di ispirazione per gli alunni di 3°A che hanno elaborato
uno scritto, una sorta di discorso, riportato nella slide successiva, per convincere a ridurre o eliminare
completamente il consumo di carne.
Perché ridurre o eliminare il consumo di carne?
La prossima volta che mangi una bistecca pensaci su.
Pensa alle foreste disboscate, al deserto che avanza, ai liquami che filtrano nelle falde
acquifere, all’anidride carbonica e al metano che intrappolano il globo in una cappa calda. Si
perché ogni hamburger equivale a 6 metri quadrati di alberi abbattuti e a 75 chili di gas
responsabile dell’effetto serra.
Ma pensa anche alle tonnellate di grano di soia usate per dar da mangiare alla tua bistecca.
E non dimenticare che 840 milioni di persone nel mondo e 9 milioni ne hanno tanta da
morirne. I 70 % di cereali, soia e semi prodotti ogni anno negli Usa serve a sfamare animali.
Non uomini. Mangiare meno carne o, perché no, non mangiarne affatto, non è più solo un
segno di rispetto per gli animali. È una scelta sociale. Solidale con chi ha fame e con il futuro
del pianeta, che è uno solo, piccolo e sovraffollato.
Pena: l’avveramento della profezia dell’economista Malthus che già due secoli fa ammoniva:
«Arriverà il giorno in cui la pressione demografica avrà esaurito la capacità della terra di
nutrire l’uomo».
È questo il messaggio che emerge dai dati sull’impatto ambientale ed economico
dell’alimentazione carnivora.
La prossima volta che decidi di comprare una bistecca pensa a tutto questo.
Forse per quel giorno cambierai menù. E, chissà, sostituirai la carne con un piatto di
germogli di soia. Con buon pace della tua salute e di quella del tuo pianeta.
Altri dati sull’alimentazione priva di carne
Gli alunni della classe 3°A hanno analizzato diversi documenti ed elaborato le seguenti conclusioni.
Carne rossa, bianca o nera, tutti la mangiamo in quantità enormi. La nutrizione ideale carnivora sarebbe di 630 gr a
settimana. Al contrario ognuno di noi ne consuma almeno due porzioni a testa. In africa, invece ne mangiano appena 5
kg di carne pro-capite all’anno. Il risultato è un grosso peso ambientale, oltre ad essere una palese ingiustizia. I
consumatori hanno un grande potere, possono cambiare il mercato e il consumo grazie ad una grande consapevolezza
delle loro scelte. Il potere è nelle nostre mani.
Inoltre, uno dei costi nascosti della produzione intensiva di carne è la perdita di biodiversità. In modo particolare, le
monocolture necessarie per nutrire gli animali richiedono l’uso di potenti pesticidi, insetticidi che non fanno distinzione
e colpiscono sia gli insetti nocivi che quelli buoni. Ecco perché mangiare troppa carne può incidere sulla mortalità delle
api e comportare un’ulteriore perdita della biodiversità.
Il mangime necessario per nutrire il bestiame proviene dalla terra, cioè da coltivazioni intensive, dove impiegano
pesticidi e fertilizzanti dannosi. Gli allevamenti industriali standard inquinano l’acqua, il suolo e l’aria a causa
dell’eccesso di nutrienti.
In Europa molti allevatori stanno abbandonando le loro aziende agricole, col risultato che tendono a esserci sempre
meno allevamenti di dimensioni sempre maggiori, riducendo al contempo i posti di lavoro.
Effetti sulla saluteDi proteine e grassi animali, nei Paesi sviluppati, ne mangiamo troppi, tanto da ammalarci. Il consumo eccessivo di
carne è associato a un aumento dell’obesità, alla comparsa di disturbi cardiovascolari e di alcune forme di cancro.
Secondo la Fao, i prezzi del cibo nel 2010 hanno raggiunto i livelli più alti mai registrati dagli anni Novanta. È assodato
che l’aumento del consumo di carne è uno dei motivi principale delle recenti crisi alimentari. La crescita della domanda
dei beni agricoli, infatti, dovuta non solo alla crescita demografica, ma anche all’uso di questi per fini diversi
dall’alimentazione umana (formaggio e biocarburante), alla svalutazione del dollaro, all’aumento del costo del petrolio e
alle speculazioni finanziarie. Diete particolarmente ricche di grassi saturi sono collegate allo sviluppo di diabete di tipo
2 e ad altri livelli di colesterolo nel sangue.
Soluzione: ridurre il consumo di carne e aumentare nella propria alimentazione i cibi di
provenienza vegetale. Il modello agroalimentare industriale moderno, che si è affermato negli ultimi 50 anni, può avere portato a un’immediata
produttività nell’immediato, ma l’impatto ambientale è stato devastante. La produzione agricola ha assunto le caratteristiche
dell’industria, cambiando forma e diventando industria agroalimentare. Secondo questo modello le risorse naturali sono
considerate semplici materie prime da consumare e lavorare. Le conseguenze di questo approccio sono pesanti e le prospettive
per il futuro allarmanti. Con l’aumento della popolazione mondiale prevista nel 2050, la concorrenza per l’utilizzo delle risorse
naturali diventerà sempre più accanita.
Negli ultimi 100 anni abbiamo assistito ad un aumento globale della temperatura media della superficie terrestre. Uno studio ha
confermato che l’agricoltura e il consumo alimentare sono tra i principali agenti di minaccia ambientale, con particolari effetti sul
cambiamento degli ecosistemi e del clima. La globalizzazione ha determinato la transizione da una dieta basata sui prodotti locali
e di stagione al consumo di alimenti trasformati a livello industriale, causando sempre più patologie legate alla alimentazione e un
progressivo allontanamento da sani stili di vita.
ConclusioniOgni volta che fai la spesa, ricordati che le tue scelte individuali possono incidere su un cambiamento in positivo del sistema
alimentare globale. E, parlando di carne, puoi anche fare davvero molto grazie a queste piccole regole:
1. Consuma meno carne ma di migliore qualità.
2. Scegli le specie e razze diverse.
3. Scegli tagli diversi.
4. Diffida di prezzi troppo bassi.
5. Ricordati che locale è meglio.
6. Leggi bene le etichette.
7. Metti il benessere animale al primo posto.
8. Non riempire troppo il tuo carrello.
9. Sii curioso e scopri nuovi prodotti sani e genuini.
10. Fa che la rinuncia sia piacevole.
11. Sostieni politiche agricole per il benessere animale e ambientale.
L’uscita in bici
Il lavoro sulla mobilità sostenibile degli alunni di 3°A è iniziato con una uscita in bici nelle vie del centro storico di
Ancona, con la preziosa collaborazione della Ciclofficina e dei suoi volontari che ci hanno guidato e seguito lungo tutto
il percorso effettuato.
La Ciclofficina è un’associazione locale che fruisce di uno spazio situato all'interno dell' Ambasciata dei Diritti ad
Ancona. Essa nasce dopo il vertice mondiale sul clima di Copenaghen, dove il riciclo, il riutilizzo dei materiali e il
muoversi in bicicletta quotidianamente è stato definito un valore fondamentale. L’associazione si base sullo scambio di
esperienze e sulla libera circolazione dei saperi, sull’idea di non vivere e non alimentare un sistema fondato sul
petrolio, sulle guerre, sul profitto dei beni comuni, sullo sfruttamento indiscriminato del pianeta e degli esseri umani.
Questo spazio mette in primo piano i nostri stili di vita, partendo da quei piccoli cambiamenti che incidono realmente
sulla quotidianità di tutti noi, dalla consapevolezza di realizzare attraverso la bicicletta una società più sana, più equa,
più giusta, che rimetta al centro della vita sociale e politica la persona e l’ambiente.
Fra le tante attività svolte dalla Ciclofficina, ricordiamo la sistemazione e il recupero di biciclette abbandonate nella
città di Ancona che poi sono state donate agli immigrati della nostra città.
L’uscita del 15 novembre 2014 ha permesso di realizzare un'insolita e particolare lezione di apprendimento sulla
mobilità nuova e sulla storia della città. Le tappe sono state scelte perché legate a luoghi storici e simbolici della città
che sono stati descritti dagli studenti della 3°A.
Nell’ultima sosta, la Ciclofficina ha svolto una bellissima lezione dedicata alla ciclomeccanica e a quello che è
necessario fare nel caso si buchi la gomma della bici.
Nella slide successiva è riportato il cartellone elaborato e dedicato a quest’uscita che ha entusiasmato alunni e genitori.
La mobilità sostenibileDopo aver compreso, anche con l’uscita in bici, cosa significa muoversi sostenibilmente, gli alunni di 3°A anche
quest’anno hanno raccolto e analizzato i dati sull’impronta ecologica del tragitto casa-scuola-casa sia della scuola
primaria che della scuola secondaria di 1°grado. Tale analisi è iniziata nell’a.s. 2009/2010, con il progetto “I rifiutofoni”,
e viene riproposta come progetto annuale sulla mobilità sostenibile agli alunni delle classi 3°, che continuano il lavoro
iniziato negli anni precedenti.
Gli alunni hanno calcolato tramite internet e software online, prima i chilometri totali percorsi dagli alunni e dai docenti,
poi, tramite dei fattori di emissione, le emissioni totali di CO2 del tragitto casa-scuola-casa.
Ecco il dettaglio dell’elaborazione statistica: per calcolare le emissioni di CO2 gli alunni di 3° hanno utilizzato stradari
informatici partendo dagli indirizzi degli alunni della scuola primaria, della scuola secondaria di 1°grado e anche dei
docenti. Inoltre, gli alunni hanno intervistato sia gli iscritti che gli insegnanti per stabilire il mezzo impiegato e se
giungevano a scuola con altri parenti.
Tutti i dati raccolti sono stati elaborati utilizzando alcuni fattori di emissione di CO2 per mezzo adoperato ricavati dal
libro di testo di Tecnologia che hanno permesso un facile calcolo delle emissioni di CO2 dei vari mezzi di trasporto.
Tramite questi fattori si è potuto calcolare per ogni tipo di mezzo quanta CO2 emettono i nostri studenti e gli insegnanti
della scuola primaria e secondaria per venire a scuola. Chiaramente, vista la presenza di fratelli e sorelle nella stessa
scuola sono stati sottratti i chilometri per ogni bambino quando si trattava della stessa famiglia e quindi dello stesso
mezzo. Calcolati i chilometri totali giornalieri sono stati moltiplicati per i giorni di scuola di ogni anno scolastico. Le
classi 3° hanno così calcolato le emissioni totali di CO2 legate al tragitto casa-scuola-casa della popolazione scolastica
primaria e secondaria anche dall'anno scolastico attuale 2014/2015.
DATI A.S. 2014/2015
Questo lavoro, aldilà dell'esattezza dei dati sicuramente approssimati, è stato molto
interessante e permette ogni anno di imbastire con gli alunni discussioni appassionanti e
mature.
I numeri sono entità facilmente comprensibili dai ragazzi e i vari valori di chilogrammi di
emissioni di CO2 hanno reso un'idea immediata dell'impatto del tragitto casa-scuola-casa che
varia in base al mezzo utilizzato.
Gli alunni hanno cercato, con l'ausilio dell'insegnante, di capire i perché di tale impatto
scoprendo che l'auto è il mezzo che inquina di più e che a volte è utilizzata anche da chi abita
vicino alla scuola. Il dibattito con gli studenti di 3° ha portato a diverse e interessanti
conclusioni: gli alunni hanno proposto soluzioni come andare a piedi o in bici e si è parlato
anche della possibile realizzazione del piedibus suggerita dall'insegnante, che ha permesso di
illustrare esperienze attuate in tal senso in altre scuole.
Il lavoro è continuato dopo le discussioni e i dati sono stati ulteriormente analizzati: sono stati
confrontati i km percorsi nei 6 anni di raccolta di dati a disposizione, dal 2009/2010 al
2014/2015.
Inoltre sono stati confrontati le quantità di emissioni emesse nei vari anni, dal 2009/2010 fino
ad oggi.
Le tre slide successive mostrano i grafici ed, infine, il cartellone dedicato al lavoro di
statistica, che racchiude tutte le analisi effettuate nel progetto sulla mobilità sostenibile.
79953
57769
47905,2
56658
43785,8
67422,5
0
10000
20000
30000
40000
50000
60000
70000
80000
90000
a.s. 2009/10 a.s. 2010/11 a.s. 2011/12 a.s. 2012/13 a.s. 2013/14 a.s. 2014/15
Emissioni di CO2 in kg legate al tragitto casa-scuola-casa dall'a.s. 2009/10
Treno
Aut…
Auto
0
50000
100000
150000
200000
250000
300000
350000
a.s.2009/10a.s.2010/11
a.s.2011/12a.s.2012/13
a.s.2013/14a.s.2013/14
3958600 5800
0
33228 39826
2068637980 49936
17453,2 23803,221436,6
329305
231504,2
185228
233538,6
171469,2
270809,6
Km percorsi con vari mezzi dalla popolazione scolastica dal 2009 ad oggi
Classi 1°A - 2°A Scuola Secondaria di 1°Grado Paritaria
«Rosa Venerini» di Ancona alla fattoria didattica Arcobaleno
Classi 3°A Scuola Secondaria di 1°Grado Paritaria
«R. Venerini» di Ancona all’uscita in bici nel centro storico