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REG. TRIB. DI BRESCIA N. 40/1984 DEL 22.12.1984 Sped. in a.p. - d.l. 353/2003 (conv. l. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 dcb breScia 4 | 12 Cerchiamo tuo vo l to

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Reg. TRib. di bRescian. 40/1984 del 22.12.1984

Sped. in a.p. - d.l. 353/2003(conv. l. 27/02/2004 n. 46)

art. 1, comma 2 dcb breScia

4|12

Cerchiamo tuo volto

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BIMESTRALE DELL'AZIONECATTOLICA DI BRESCIA

ANNO XXVIquATTRO LugLIO/AgOSTO DuEMILADODICI

direttore reSponSabile:graziano Biondi

redazione:Michele Bonometti, Michele Busi,Nicola Confortini, Miriam Martini,Massimo Orizio, Massimo Pesenti,

Andrea Re, Annachiara Valle,Luciano Zanardini

direzione e redazione:Via Tosio 1 - 25121 Brescia

tel. 030.40102 - fax [email protected]

foto:Alessandro Chiarini,

Luisa Colosiogiorgio Baioni, Pierangelo Traversi

editrice:Azione Cattolica Italiana

Consiglio diocesano di Brescia

progetto grafico:Maurizio Castrezzati

realizzazione:Cidiemme - Brescia

Stampa:Tipografia Camuna S.p.A.

Il presente fascicolo di "ACI Notizie"è stato stampato grazie ancheal contributo della Fondazione

Banca San Paolo di Brescia

il te

ma

editoriale

Rinnovare la sceltamissionaria

www.acbrescia.it

gli indirizzi dell’associazione

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Negli ultimi trienni ci siamo confrontati spesso con il tema della costruzione del volto missionario dell’Azione Cattolica quale segno del nostro rinnovamento, tornando più volte a discutere il significato stesso della parola “missionarietà” per un’associazione come l’AC da sempre impegnata innanzitutto sul fronte della formazione. Lo scorso anno la XIV Assemblea diocesana ha posto nuovamente al centro questa scelta, affermando in questo modo che la dimensione missionaria continua a rivestire un ruolo fondamentale nel nostro essere associazione a servizio della Chiesa di oggi: è la Chiesa stessa, infatti, che ha bisogno di riscoprire il sensodel proprio essere comunione e missione. Rinnovare la scelta missionaria, tuttavia,significa anche riconoscere che nonostantegli sforzi finora compiuti, anche l’AC deve compiere ancora un tratto di cammino per maturare pienamente questa dimensione, concretizzandola nei propri percorsi associativi.Nell’anno che ci siamo lasciati alle spalle il Consiglio Diocesano e la Presidenza hanno voluto compiere alcune scelte forti, anche con l’obiettivo di dare un segnale chiaro all’interno e all’esterno dell’associazione: se intendiamo continuare ad offrire un contributo profetico alla Chiesail nostro impegno sul fronte missionarionon è più prorogabile.La nuova forma di iniziativa di solidarietà proposta con il progetto diocesano “Legàmi Aperti” traccia forse il segno più marcato nell’ottica missionaria.La scelta di una specifica iniziativa diocesana non intende sostituirsi alle iniziative parrocchiali,ma vuol essere innanzitutto un segno, uno stimolo e un’opportunità perché ogni associazione parrocchiale si attivi leggendo il proprio contesto territoriale per costruire occasioni di dialogo in cui l’annuncio del Vangelo si concretizzi con autentico stile laicale: un progetto, dunque, finalizzato ad arricchire i nostri cammini ordinari di una speciale attenzione missionaria.È una dimensione da far crescere senz’altro con gradualità, ma anche rompendo gli indugi per rinnovare con convinzione il nostro volto.Scegliere, decidersi, agire, sono verbi propri dell’età adulta. Nel cammino sinodalela Chiesa bresciana cerca la strada del proprio rinnovamento: se compiremo definitivamentela scelta della missione offriremo alla nostra Chiesa il volto adulto dell’AC che siamo.andrea Re

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la Chiesa bresciana è ormai pronta a vivere il Sinodo sulle Unità Pastorali.Dopo un anno trascorso in intensa preparazione, ai vari livelli territoriali, il tempo autunnale sarà propizio per vivere in due successive sessioni quell’evento comunitario democratico e spirituale insieme,che il vescovo mons. Monari ha desiderato convocare per compiere una scelta più condivisa con tutte le componenti della Diocesi.Come più volte è stato ribadito, lo scopo non è giungere ad una decisione democratica, ma è discernere insieme i desideri dello Spirito Santo, ascoltare ciò che lo Spirito dice oggi alla sua Chiesa. Per realizzare questa operazione di natura eminentemente spirituale, è stata fatta precedere alle giornate di Sinodo in senso stretto, un’ampia

verso l’assemblea sinodaleconsultazione del popolo di Dio che si è conclusa nel mese di giugno.

Il percorsoNessun interlocutore è stato escluso dal processo di ricerca e discussione sulle 9 schede tematiche che – a grandi titoli – hanno cercato di esaurire l’indagine sulla natura, il significato, l’organizzazione delle Unità Pastorali in relazione ai vari aspetti e ai vari soggetti della vita ecclesiale: la catechesi, la liturgia, la carità, i ministeri, gli organismi di comunione, la pastorale giovanile, le aggregazioni laicali, la cultura e la comunicazione. Consigli pastorali, istituti religiosi e secolari, aggregazioni laicali, singoli laici… si sono radunati a riflettere e a discutere, condensando la sintesi della loro ricerca in una serie di schede,

di giovanni Falsina

Qualche riflessionee alcuni dati sul Sinododa parte del segretariodel ConsiglioPastorale diocesano.

nello Spiritodel concilioNel mese di dicembre(1-2 e 8-9)verrà celebrata l’Assemblea Sinodale.L’immagine che abbiamo posto in questa paginaè un po’ datata,si riferisce all’IV assemblea diocesana,tenuta nel 1980, all’indomanidel Sinodo promossodal Vescovo Morstabilini.Tuttavia, se leggiamoattentamente il programma,ci accorgiamo come questo sia ancora decisamente attuale: “l’ac bresciananella chiesa localeper attuare l sinodo nello spiritodel concilio”. Su questa strada,che è quella del Concilio, l’AC si pone anche oggi, come ieri.

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il tema

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collettive e individuali, ora nelle mani della commissione incaricata di stendere il ‘testo base’ per la consultazione sinodale. Le giornate ‘decisive’ prescelte sono state individuate nell’1-2 dicembre – per la prima parte dell’Assemblea sinodale – e nell’8-9 dicembre per la sessione conclusiva.La sede che ospiterà entrambe le sessioni sinodali è il Centro Pastorale Paolo VI, più precisamente la bellissima chiesa

dell’ex seminario Santangelo, che sarà trasformata in aula sinodale con l’ausilio di palchi atti ad ospitare un numero di delegati superiore alle 500 unità.Il canone 463 del Codice di Diritto Canonico stabilisce i partecipanti al Sinodo e li individua come nel seguente elenco: il Consiglio episcopale, il Capitolo della Cattedrale, il Consiglio Presbiterale, i Rappresentanti dell’Usmi e del Cism, 1 Presbitero per ogni zona

pastorale, il Consiglio Pastorale diocesano, i 42 Rappresentanti delle Aggregazioni aderenti alla Consulta diocesana (CDAL), n. 3 laici per ogni Consiglio Pastorale Zonale (un giovane, una donna, un adulto), i Rappresentanti delle Unità Pastorali già attive e di quelle erigende, Altri invitati.

Le atteseLe premesse assicurano giornate di vivace confronto, come vivace

un pensiero sull’uomo e sulla storia, fortemente impastato di un cristianesimo, coniugato con le forme pratiche della vita, all’esperienza quotidiana delle persone, all’esistenza degli uomini e delle donne: il documento che uscirà dal sinodo dovrà valorizzare i frammenti di vita personale e sociale, legati ad un territorio, con fantasia e creatività, nella diversità e nella pluriformità, proprie del cristianesimo.La chiesa locale condivide ed esprime, generalmente, le attese degli uomini, rivendica

esperienzasinfonicaIl sinodo diocesano manifesta la volontà della Chiesa di Brescia di mettersi in gioco, di dire oggi la speranza cristiana non solo come atto di intelligenza, ma anche come esercizio storico

il primato dell’evangelizzazione che vuole ispirare l’esperienza di comunione del sinodo rimanda alla persona che ha il volto del Crocifisso risorto, la forza propulsiva della Pasqua, affonda le sue radici nel Cristo vivo e presente nella Parola annunciata, nell’eucaristia celebrata, nella comunità che testimonia, nelle attese dell’umanità. La coscienza missionaria non consiste prima di tutto in un’azione ma nel gesto in cui la chiesa si lascia generare dal Signore risorto. Solo perché la chiesa continua a lasciarsi generare e alimentare nella parola e nei sacramenti pasquali può attestare una speranza rinnovatrice dei modi di vivere, dei processi di

trasformazione culturale e degli stili di convivenza sociale.Pur nelle difficoltà di un possibile fraintendimento e nel pericolo dell’incomprensione il sinodo testimonia la differenza della speranza cristiana: la Chiesa di Brescia, riflettendo sulle Unità Pastorali, vuole centrare l’attenzione sui temi del primo annuncio, dell’eucaristia per ribadire la sua dimensione fontale, della novità del vangelo, della cura per i legami, della generazione di storie di vita cristiana, di nuove forme di presenza sociale.Insieme a questo sforzo non va dilapidato il patrimonio locale, irrobustito da una tradizione ancora significativa, che racchiude

di massimo orizio

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è ancora il tessuto pastorale delle nostre parrocchie.La tematica, apparentemente ‘solo’ organizzativa al centro dell’analisi, è in verità un crocevia di dinamiche pastorali avanzate che mettono in gioco un nuovo ruolo del laicato e dei ministeri non presbiterali in genere; essa costituisce anche una sfida alla collaudata e capillare istituzione della ‘parrocchia’ che non viene, naturalmente, meno, ma è chiamata a ridefinirsi alla

luce del ruolo che le UP sapranno conquistarsi.Al di là dei risultati concreti che si potranno apprezzare, saranno comunque importanti lo stile e la maturità con il quale sapremo vivere lo straordinario appuntamento ecclesiale.Mi permetto auspicare che il dialogo sia schietto, rispettoso e fecondo, come lo è stata la ricerca condivisa nei mesi scorsi in Consiglio Pastorale

Diocesano. Se davvero l’obiettivo è il discernimento, cadono le sovrastrutture umane che vorrebbero ridurre il dibattitoallo scontro, o il risultato alla forzadi chi ha la voce più alta.Abbiamo già sperimentato come sia possibile perseguire obiettivi condivisi senza voler prevaricare con il proprio parere, anzi, accogliendo con buona disposizione d’animo quanto insieme si puòdi meglio costruire.

della coscienza delle persone, della loro crescita e testimonianza nel mondo, pur con la fatica di individuare gli stili che ne favoriscano una maggiore qualità. La dimensione popolare non si rassegna ad un basso profilo, ma vuole rianimare la vita quotidiana delle persone, illuminare le diverse stagioni dell’esistenza, conferire significatività ai luoghi vitali, plasmare le forme culturalidella coscienza civile.In questo senso il sinodo appare valorizzante la dignità battesimalee laicale, orientando ad incentivare la vocazione formativa, comunionale e secolare dei fedeli.La dimensione della sinodalità investe il laico di una responsabilità, senza prevaricare ruoli e funzioni dei ministeri istituiti, che consente alla chiesa di essere abitata da persone corresponsabili verso la comune passione evangelica.Questo sinodo può essere considerato un passo, una tappa di quel processo di conversione missionaria a cui tutta la chiesa italiana è chiamata; un cambiamento di rotta, in cui si stanno affinando gli strumenti teologici e culturali, per giungere a nuovi linguaggi, nuovi stili in vista dell’annuncio del vangelo. L’assemblea diocesana si colloca nella prospettiva dello “esercizio di cristianesimo” con cui si entra negli spazi della vita umana, luogo di confronto, di dialogo, perché ogni scelta pastorale e ogni decisione non può che essere sinfonica.

gli stessi diritti, soffre per le stesse ingiustizie, si commuove per le stesse storie. Nelle esperienze affrontate essa appare profondamente inserita nella vita del territorio, è un interlocutore a volte stanco, ma sempre presente, gode di credibilità anche presso coloro che non vi appartengono: nella sua concretezza la chiesa dà testimonianza della speranza che l’ha generata attraverso comunità vivaci e creative, in perenne collaborazione e dialogo con le istituzioni civili. Ed è proprio questa chiesa che,

insieme a tentazioni di isolamento, di smarrimento o confusione, necessita di individuare nuovi percorsi e strumenti, con coraggio e rischio profetico, per immaginare il proprio futuro tra sogno e realizzazione, tra sguardo lungimirante e pazienza per trasformare i propri gesti, la propria memoria e i suoi legami in prospettiva missionaria.

Una preziosa opportunitàIl sinodo può diventare occasione per mostrare come la comunità ecclesiale cerchi di prendersi cura

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il tema

“Quando una Chiesa diocesana deve prendere decisioni importanti per la sua identitàe la sua missione, sovente si riunisce in Sinodo. Il termine ‘sinodo’ – dal greco syn (in-sieme) e odos (cammino) – significa letteralmente ‘convegno’, ‘adunanza’.Lo scopo di tale ‘convenire’ non è giungere a una decisione democratica, dove la maggioranza del popolo ha diritto di indicare la via per tutti, ma è discernere insieme i desideri dello Spirito Santo, ascoltare ciò che lo Spirito dice oggi alla Chiesa”.Così mons. Cesare Polvara spiega il significato del Sinodo Diocesano sulla Unità Pastorali, che si concluderà con l’Assemblea Sinodale del prossimo dicembre.Il Sinodo, dunque, è innanzitutto un’occasione per vivere pienamente la Chiesa, un’opportunità per essere più autenticamente Chiesa secondo il Concilio Vaticano II.

Un momento importanteper la ChiesaPer noi di Azione Cattolica, in particolare, sinodalità significa sentirsi pienamente corresponsabili delle scelte della comunità, non solo nel momento in cui le scelte si compiono ma anche lungo il percorso di riflessione che a queste conduce. È uno stile che traduce nella Chiesa la dimensione democratica, la valorizzazione delle ministerialità laicali, il riconoscimento che nella radice battesimale del nostro essere cristiani è racchiusa tutta l’essenza della nostra fede. Il fatto che questo Sinodo si collochi in un momento in cui i cristiani affrontano con maggior evidenza i propri limiti e difficoltà rappresenta un segno di profezia: la Chiesa, lo sappiamo, non è un organismo prettamente democratico, le decisioni spettano al Vescovo che come pastore della Chiesa diocesana si assume la responsabilità di condurla.

Dunque, non era scontato che si affrontasse il passaggio storico del ripensamento della forma della Chiesa sul territorio attraverso un percorso sinodale piuttosto che esclusivamente per mezzo di una decisione episcopale.Pur nella limitatezza dell’osservatorio associativo, che non ha certo raggiunto tutte le comunità parrocchiali, dagli incontri che abbiamo avuto modo di condividere con vari gruppi nelle parrocchie durante il cammino di consultazione è emerso un bilancio a luci e ombre: da un lato, molti cristiani si sono messi in gioco e si sono confrontati in modo autentico con il percorso di consultazione; dall’altro, tuttavia, emergono la fatica a pensare la comunità in forme diverse rispetto a quelle che finora abbiamo vissuto, la poca abitudine alla progettazione comunitaria, la tendenza ad affidarsi al punto di vista di pochi “esperti”, tra cui il parroco o i sacerdoti in genere;

Essere chiesa in dialogo

di andrea Re

Il passaggio ecclesiale verso le Unità Pastorali,se non vuole ridursi ad una mera operazione organizzativa, dovrà essere innanzitutto un'occasione per aprire la Chiesa ad un dialogo sincero con il territorio in cui vive ed è radicata

il tema

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infine, il confronto si è spesso rivolto quasi esclusivamente verso l’interno della comunità, trascurando il fatto che il passaggio ecclesiale verso le Unità Pastorali, se non vuole ridursi ad una mera operazione organizzativa, dovrà essere innanzitutto un’occasione per aprire la Chiesa ad un dialogo sincero con il territorio in cui vive ed è radicata.In concreto, si coglie la necessità di una crescita dei laici della nostra Chiesa bresciana verso una piena maturità della fede, della dignità e della corresponsabilità del cristiano laico dentro la comunità cristiana, assumendo lo stile libero, intelligente e rispettoso di chi ha posto in profondità le radici della propria vita e per questo diviene capace di un dialogo aperto e sensibile con il mondo.

Il contributo dell’ACIn questo cammino l’Azione Cattolica si rifà innanzitutto alla propria identità, affermata fin dai

primi articoli dello Statuto,in cui l’AC si definisce come associazione libera di laiciche si impegnano in collaborazione diretta con i pastori per la realizzazione del fine generale apostolico della Chiesa nell’evangelizzazione,nella santificazione degli uomini, nella formazione delle coscienze: un’associazione che vive là dove è presente la Chiesa diocesana,nelle forme e nei modi in cui questa si struttura,e che s’impegna per la formazione di coscienze laicali adultee mature.Essere fedeli oggi alla nostra identità, dunque,significa anche essere presenti e attivi nelle forme nuove che la Chiesa di Brescia deciderà di assumere, impegnati per la formazione di quel laicato che,oggi forse più che in passato, ha bisogno di maturare,liberando le proprie energie con rinnovata fiducia.

È un impegno non facile,che ci assumiamo assieme a tutti i cristiani e a tutti gli “uomini di buona volontà” dentro un contesto fragile, complesso e critico come quello attuale, che ha bisogno di ritrovare anche nella Chiesa un punto di riferimento da cui ripartire per la ricostruzione del presente e del futuro.Per queste ragioni è importanteche il processo avviatocon il cammino verso il prossimo Sinodo non si esaurisca con la compilazione di schede e documenti che possono risultare atti freddi, tecnici e burocratici,ma divenga uno stile caratterizzante la vita ordinaria delle nostre comunità. Solo così, al di là dei dettagli organizzativi delle future Unità Pastorali, potremo davvero sperare di costruire comunità più autenticamente fedeli al Vangelo e impegnate nell’annunciare Cristo agli uomini con la propria testimonianza di vita.

la commiSSionepreparatoria

La commissione preparatoriadel Sinodo diocesano,istituita dal Vescovo con decretodel 10 novembre 2011e da lui presieduta,era composta dai seguenti membri:

Mascher mons. gianfranco,Polvara mons. Cesare, Alba mons. Marco, Bianchi don Adriano,Canobbio mons. giacomo,Ferrari padre Francesco,Lanzoni don Pierantonio,Lonati diac. Francesco, Maffeis don Angelo, Mantovani Angela, Metelli don Mario, Molinari Cristina, Mori don Marco, Orizio don Massimo, Platto Silvana, Re Andrea,Rossi don gianfranco,Scaratti mons. Alfredo, Tomasoni Francesco, Tononi mons. Renato, Zanoletti madre Eliana

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chiesa

un concilio ancora da ri-aprireUn articolo-provocazione sul camminoche ancora ci sta davanti come chiesae come cristiani dopo il Concilio

no imperiale; e di fine della cristianità, cioè della finzione e illusione che la società in-tera fosse evangelizzata con un battesimo a pioggia, e coincidesse con la Chiesa, che aveva parte nel governarla, collaborando coi potenti di turno.“Chiesa dei poveri” in Concilio voleva di-re Chiesa povera di potere, ricca solo della forza mite del Vangelo affidatole, vissuto e annunciato, in umiltà, con umili mezzi. Leggera e spoglia di potere, la Chiesa pote-va riconoscere le vittime di tante violenze, e spendersi tutta per la giustizia e la pace.Così, libera dalla pretesa di avere tutta la ve-rità, su Dio e su tutto, la Chiesa stava impa-rando a rispettare altre luci per vivere, nelle altre religioni, nelle culture ad essa esterne, e in ogni cammino umano sincero, sicché giunse a capire che non ci sono diritti della verità sull’errore (anche diritti penali, fino al rogo purificatore), ma ci sono diritti della persona umana che cerca, cammina, un po’ trovando, un po’ errando, un po’ donando

separate da quelle di tutti. La stessa imma-gine di Dio, rivelato come Padre da gesù, mutò da grande Padrone che esige adora-zione, da giudice cui nulla sfugge, a Padre anzitutto amoroso e misericordioso – «mi-sericordia voglio, non sacrifici» – , e spirito che anima e scalda i cuori. Davvero cam-biava la teologia, l’idea che avevamo di Dio, nientemeno, e faceva spaventare gli arcigni guardiani della sua concezione padronale.Le leggi morali, preoccupanti e incomben-ti, perciò spaventose, col ritorno alla lettura dei Vangeli si riassumevano nel «comanda-mento nuovo» di gesù, l’amore che compie tutta la legge e la giustizia.Il rapporto della Chiesa col mondo moder-no passava dal corruccio maledicente alla fraternità rispettosa: affidandosi alla libertà e ai diritti di tutti, la Chiesa perdeva la fede nel potere temporale e relativizzava molto i concordati; si parlava di fine dell’era costan-tiniana, che non aveva crocifisso gesù, ma, peggio, ne aveva fatto una gamba del tro-

Per chi è nato dopo gli anni ‘70, il Conci-lio Vaticano II è archeologia. Oggi che cosa vale ricordare i cinquant’anni dall’apertura di quel Concilio? Anche chi ne sa molto po-co, sa che fu un momento assai vivo della Chiesa, in un tempo storico di speranza e di slancio. Tanto che oggi, col senno di poi, sembra che allora si sia peccato di ottimi-smo riguardo alla storia successiva. Ma la Chiesa fu in testa ad un movimento di ripen-samento e di messa in discussione di molte strutture e idee della vita comune. La Chiesa appariva giovane e coraggiosa.Ebbe il coraggio di aprire alla partecipazione attiva del popolo cristiano la liturgia fino ad allora supersacrale e riservata al monopolio del clero separato. Avviò la trasformazione della forma di Chiesa da piramidale papo-centrica assoluta, a popolare, comunitaria, sinodale (che significa “camminare insie-me”). Il sacerdozio comune di tutti i seguaci di Cristo tornava a valere più di quello di un clero sacralizzato, con forme di vita strane e

di enrico Peyretti

Giovanni Paolo II (11 ottobre 1992). “L’evangelizzazione – ha raccoman-dato il card. Fernando Filoni, prefet-to della Congregazione per l’Evange-lizzazione dei Popoli, citando in par-ticolare due Costituzioni, la Lumen Gentium e la Gaudium et Spes, e il decreto Ad Gentes – è un’attività che si situa nel cuore della Chiesa. Non è opera di navigatori solitari, al con-trario accompagna e si accompagna al cammino del popolo di Dio. La Chiesa cammina speditamente nel mondo se usa sia la prima evange-lizzazione, sia la nuova evangelizza-zione; in tal mondo rende un servizio pieno al Vangelo e al Popolo di Dio”.

Il 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II inoltre “deve co-stituire un’opportunità per rileggere i documenti del Vaticano II, il Concilio della missionarietà”.

Una rinnovata conversioneL’Anno della fede vuol contribuire ad una rinnovata conversione al Signo-re Gesù e alla riscoperta della fede, affinché tutti i membri della Chiesa siano testimoni credibili e gioiosi del Signore risorto nel mondo di oggi, capaci di indicare alle tante perso-ne in ricerca la “porta della fede”. Questa “porta” spalanca lo sguardo dell’uomo su Gesù Cristo, presente

anno della fede: veri testimoniCon la Lettera apostolica Porta fidei Benedetto XVI ha indetto un Anno della fede. Avrà inizio l’11 ottobre 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II

Una sorta di esame di coscien-za sul nostro credere individuale e comunitario.Una pista che aiuti a riflettere su tut-te le dimensioni dell’atto di fede: sa-rà quindi un tempo di “ripassatura” e “restauro” delle fondamenta. L’ini-zio dell’Anno della fede coincide con il ricordo riconoscente di due grandi eventi che hanno segnato il volto del-la Chiesa ai nostri giorni: il cinquan-tesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, voluto dal beato Giovanni XXIII (11 ottobre 1962), e il ventesimo anniversario della promul-gazione del Catechismo della Chie-sa Cattolica, offerto alla Chiesa da

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e ricevendo nella «fecondazione reciproca» (Panikkar), che è la regola del crescere nella verità. Insomma, la Chiesa scopriva la libertà religiosa, facendo implicita penitenza del-la propria secolare occupazione coloniale dell’isola della verità, una roccaforte arma-ta, una verità rocciosa, non un prato fioren-te scaldato dalla luce viva, dai molti raggi.

un Concilio ancora da attuareTutto ciò ed altro, è stata una rivoluzione. Nulla di meno. Strana rivoluzione, quella che non coltiva un progetto utopico, ma ri-trova la genuinità attingendo di nuovo alla fonte originaria. La rivoluzione fu il lungo movimento, sfociato nel Concilio, di ritor-no dal cristianesimo ecclesiastico alla fede biblica evangelica. Come rimuovere un pie-trame che otturava la sorgente. L’antico na-tivo era il vero nuovo futuro. Naturale che ciò abbia terrorizzato i pavidi e allarmato i padroni custodi del sistema precedente, amante di se stesso, più che dell’umanità

assetata. Naturale che, rispettando e o-maggiando le forme, questi abbiano cer-cato di svuotarne la viva novità. Il cardina-le Siri profetizzò che sarebbero occorsi 40 anni per rimediare ai danni del Concilio. Ci siamo, e oltre. In buona parte si è rimedia-to, con una potente azione congelatrice.Ma il seme evangelico non è morto. Ora, dal congelatore monumentale portiamo-lo di nuovo a fecondare il terreno caldo e umido della vita quotidiana personale, delle piccole Chiese fraterne senza potere sociale. Il nostro disagio e lo scontento sa-no e impegnato che in questi anni, in tanti modi e in tante reti, ha preso liberamente la parola, esercitando la propria responsa-bile funzione nella intera Chiesa, hanno l’oc-casione, in questo cinquantennio, dal 2012 al 2015, di ri-accogliere il dono del Concilio, di raccontarlo ai giovani, di realizzarlo in tutti i luoghi della Chiesa “in stato di con-cilio” (come si diceva allora), di proseguire un riesame teso solo alla forma evangeli-

ca. Anche perché ci sono questioni lascia-te aperte dal Concilio di allora: i ministeri ecclesiali ancora sacrali e maschili, perciò ridotti senza motivo; i rapporti della Chie-sa coi poteri sociali e politici, di convivenza più che di profezia; l’etica, fissata su alcuni punti certamente importanti del rispetto della vita, ma troppo poco annunciatrice e liberatrice sulle sistematiche offese delle potenze contro la vita, nel dominio econo-mico e culturale, nelle guerre strumentali, nell’economia dell’ingiustizia, della fame e della rapina. La Chiesa parla e si impegna, a vari livelli, per correggere il costume ba-nalizzante, nichilista, che corrode la soli-darietà sociale e universale, ma è credibile solo dove si svincola, fisicamente e spiri-tualmente, dall’abbraccio interessato dei potenti. Non ci è facile dare questo avviso, perché sappiamo che riguarda anzitutto ciascuno di noi, in prima persona.

(da un intervento apparso su “Koinonia-Forum”n. 309 del 2 luglio 2012)

un concilio ancora da ri-aprire

anno della fede: veri testimoniin mezzo a noi “tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20). Egli ci mostra come l’arte del vivere si im-para in un intenso rapporto con Lui. Con il suo amore, Gesù Cristo attira a sé gli uomini di ogni generazione: in ogni tempo Egli convoca la Chiesa affidandole l’annuncio del Vangelo, con un mandato che è sempre nuo-vo. Per questo anche oggi è necessa-rio un più convinto impegno eccle-siale a favore di una nuova evange-lizzazione per riscoprire la gioia nel credere e ritrovare l’entusiasmo nel comunicare la fede.L’Anno della fede “sarà – scrive Be-nedetto XVI nella lettera Porta fidei

– un’occasione propizia per intensi-ficare la celebrazione della fede nel-la liturgia, e in particolare nell’Eu-caristia.Nell’Eucaristia, mistero della fede e sorgente della nuova evangelizzazio-ne, la fede della Chiesa viene procla-mata, celebrata e fortificata.Tutti i fedeli sono invitati a prendervi parte consapevolmente, attivamente e fruttuosamente, per essere autenti-ci testimoni del Signore. Tutti i fede-li, chiamati a ravvivare il dono della fede, cercheranno di comunicare la propria esperienza di fede e di carità dialogando coi loro fratelli e sorelle, anche delle altre confessioni cristia-

ne, con i seguaci di altre religioni, e con coloro che non credono, oppure sono indifferenti. In tal modo si au-spica che l’intero popolo cristiano ini-zi una sorta di missione verso coloro con cui vive e lavora, nella consape-volezza di aver ricevuto un messag-gio di salvezza da proporre a tutti”. La fede “è compagna di vita – sotto-linea Benedetto XVI – che permet-te di percepire con sguardo sempre nuovo le meraviglie che Dio compie per noi. Intenta a cogliere i segni dei tempi nell’oggi della storia, la fede impegna ognuno di noi a diventare segno vivo della presenza del Risorto nel mondo”.

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una spiritualità di comunioneLa missione non è opera di navigatori solitari, ma va vissuta nella comuità.Anche questo è essere chiesa

da dove viene la Chiesa? L’a-more di Dio precede quello dell’uo-mo; Dio ha avuto tempo per l’uomo e i giorni dell’uomo sono diventati, a partire dall’alba della Resurrezione, il tempo penultimo, il “frattempo” che ci è consegnato in attesa del ritorno glorioso del Cristo. Se l’abbassamen-to del Figlio è tale da nascondere e insieme rivelare la sua divinità, l’ab-bassamento dello Spirito consiste nel fatto che i volti dei redenti testimo-niano, pur nel chiaroscuro della con-

traddizione, la loro natura illuminata dallo Spirito.

L’origine “dall’alto”L’origine “dall’alto” mostra come la Chiesa sia anzitutto dono e grazia: non si inventa né si produce, si rice-ve. La comunità nasce dall’accoglien-za e dal rendimento di grazie. Lì dove Dio è adorato nell’attesa perseveran-te, lì dove si celebra il rendimento di grazie nel memoriale del Crocifisso-Risorto, lì irrompe lo Spirito e suscita la famiglia dei figli di Dio. Inoltre l’origine “dall’alto” ci par-la della Chiesa come mistero, di u-na presenza che è luogo di un’altra Presenza, vivente memoria di Colui che, entrato nella storia, non si la-scia ridurre ad essa; un altro mondo si affaccia in questo mondo, lo Spirito entra nella carne, la risuscita a nuo-va, impensabile vita. Questo luogo dell’incontro tra mondi, questa terra straniera eppure familiare, quest’in-crocio è la comunità della Chiesa nel-la sua valenza misteriosa. Infine l’origine “dall’alto” ci rivela una Chiesa impegnata nella storia:

come il Verbo si è fatto carne, pren-dendo su di sé tutte le contraddizio-ni dell’esistenza umana, perfino la morte, così la Chiesa deve abitare tutte le situazioni umane per conta-giare in esse la forza del Redentore. La Chiesa esprime il primato della carità mettendosi in cammino con gli uomini, capace di portarne a Dio le lacrime e le proteste, ed insieme annunciando l’orizzonte del Regno che viene.

Dinamismo missionarioDove va la Chiesa? Tutta la Chiesa è inviata ad annunciare il Vangelo. La missione non è opera di navigatori so-litari, ma va vissuta nella comunità: l’unico Spirito fonda l’esigenza della comunione come condizione neces-saria della missione di tutti e di cia-scuno. Lo splendore intrinseco alla verità salvifica esige che la Chiesa si faccia portatrice del Vangelo nella su-a interezza in tutte le diverse situa-zioni della storia. La missione esige la testimonianza integrale del Cristo, abbraccia il tempo e lo spazio, si libe-ra da ogni riduzione secolare o spiri-

di massimo orizio

spiritualità

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una spiritualità di comunionetuale. Non si assolutizza il presente, identificando la parola della fede con una delle forze in gioco nella storia, non si svuota la forza di provocazione del Vangelo, neppure si evade dalla storia, ma si assume ogni problema-ticità dei contesti umani e delle sto-rie personali.Il Dio del Vangelo è il Dio con noi, che “ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo”. Cristo è là do-ve il testimone annuncia il mistero pasquale, dove la comunità lo rende presente; la frontiera dell’evangeliz-zazione non è la linea della demarca-zione esteriormente riconoscibile fra spazio sacro e profano, ma è il luo-go della decisione salvifica, il cuore umano, lì dove la totalità di un’esi-stenza raggiunta dallo Spirito si de-cide per Cristo.Il dinamismo missionario delinea u-na condizione di permanente invio che, a propria volta, implica la con-sapevolezza della relatività. Nessu-na acquisizione, nessun successo deve temperare l’ardore dell’attesa:

ogni presunzione è tentazione e fre-no. La Chiesa dell’amore non è già il Regno della gloria, ma il sacramento del Regno: porta in sé la figura fu-gace di questo mondo e si riconosce chiamata a incessante rinnovamen-to e continua purificazione. L’indole escatologica porta la Chiesa anche a relativizzare le grandezze di questo mondo: presente ad ogni situazione umana, solidale con il povero e con l’oppresso, vigila in modo critico, al vaglio della Resurrezione, si impegna per la liberazione e la promozione dell’uomo e contesta ogni assolutiz-zazione di mete terrene.La Chiesa, generata ed espressa dal memoriale eucaristico, deve comuni-care alla sorte del Servo Gesù, diven-tando essa stessa serva; mangiando il corpo donato deve diventare corpo ecclesiale donato, corpo per gli altri, corpo offerto per l’umanità, segno di carità. Già sul piano dei segni il pane della Cena è il pane della fraternità, come il calice del vino esprime la condivisione della stessa sorte.Il memoriale che Gesù affida alla sua comunità è pane dei pellegrini, nutri-

mento della speranza che non delu-de. L’eucaristia è il sacramento della speranza del mondo, anticipazione della bellezza senza tramonto pro-messa alla creazione intera e conse-gnata ad una comunione di uomini.

L’insegnamento del MagnificatMaria, immagine della Chiesa, rive-la nel Magnificat la natura sponsale dell’incontro con la Trinità, figura e paradigma di ogni comunione. Nel Cantico si evoca, come un contrap-punto, l’espressione e il segno della comunità: la gioia. La gioia del sen-tirsi amati, raggiunti dallo sguardo del Dio creatore provvidente, la gio-ia di esistere in risposta al dono del Creatore. Insieme a questo si avverte la gioia messianica, l’esultanza del-la venuta del Figlio nel grembo. U-na gioia che trabocca e domanda di essere annunciata, diventa gioia del servizio: “Quello che abbiamo veduto e udito lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo perché la nostra gioia sia perfetta” (1Gv 1,3s). Una gioia, infine, escatologica, pre-gustata nella vita secondo lo Spirito: “Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre conseguite la meta della vostra fede, la salvezza delle a-nime” (1Pt 1,9).

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“Cos’hai da fareil 2 giugno?”“Perché?”“Andate a Milanocon il Papa…Dai!”

spazio ac

VII Incontro Mondiale delle Famiglie.Un’esperienza dall’incontro mondiale tenutoa Milano tra fine maggio e i primi di giugnosul tema “La famiglia: il lavoro e la festa”

così comincia la nostra avventura. Dopo il disorientamento iniziale cominciamo a sentire che il VII IMF (Incontro Mondiale delle Famiglie) sta prendendo vita. Cominciamo ad entrare nel clima partecipando ad alcuni incontri di formazione durante i quali ci vengono spiegate alcune note tecniche sull’evento, ma… il Family 2012 si compone soprattutto di una parte spirituale che possiamo riassumere nella seguente frase presa dal discorso di Benedetto XVI per il VII IMF: “Famiglia, lavoro e giorno festivo sono doni e benedizioni di Dio per aiutarci a vivere un’esistenza pienamente umana”.All’interno degli incontri di formazione ci ha raggiunto anche il Card. Antonelli (Presidente del Pontificio consiglio per la famiglia) il quale ci ha ricordato la differenza tra il tempo libero e la festa dicendo “i giorni feriali scorrono, la festa ricorre”.

Ed è proprio l’aria di festa che si respira arrivando nel capoluogo lombardo. Le metro (e non solo!) piene di zainetti e cappellini che riportano il logo dell’evento.Tra gli sguardi incuriositi della gente qualcuno domanda il perché di tutto questo trambusto ed anche i più scettici vedono la gioia, la felicità, la fede e i diversi colori che avvolgono l’interacittà di Milano e si lasciano facilmente coinvolgere,tanto da fermarsi lungo il percorso papale nonostante la loro frenetica giornata.Durante l’evento spesso non è stato possibile vedere direttamente il Papa, ma vederlo attraversogli occhi dei pellegrini…non ha prezzo!Nonostante la stanchezza risuonavano forti e chiare le parole del Card. Scola: “Volontari, sappiate perché, ma soprattutto per Chi svolgete questo servizio”.Ci siamo accorte del significatodi queste parole tornando a casae pensando ai volti incontratie alle parole ascoltate,eravamo tutti una grande Famiglia: la Famiglia di Dio!

E noi cosa c’entravamo?Eravamo chiamate, come Team Leader, a gestire e coordinare un gruppo formato da una

di manuela e Simona

In festa conle famiglie

cinquantina di volontari nei diversi luoghi dell’evento.In quei giorni abbiamo fatto turni di circa 10 ore e ne abbiamo dormite altrettante, ma… suddivise nei giorni dell’evento!Di certo non avremo scalato cime, ma abbiamo percorso in lungo e in largo Milano e l’immensa area di

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Bresso, luogo clou dell’evento.Ma la fatica fisica non ci ha fermato e, dopo esserci riprese in un paio di giorni, avremmo voluto rituffarci in un’altra esperienza.Non ci resta che ringraziare tutte le persone incontrate e gridare a gran voce: “… ma Milan, l’è on gran Milan!”

spazio ac

Cittadiniconsapevoli

associazione “Città dell’uo-mo Brescia” ha promosso il 22 maggio scorso una se-

rata di riflessione nel 38° anniver-sario della strage di Piazza Loggia.Sono intervenuti Riccardo Mon-tagnoli, avvocato di parte civile nel terzo processo della strage, che ha seguito tutte le fasi di-battimentali e Alfredo Bazoli, consigliere comunale, figlio di Giulietta Banzi Bazoli, una del-le 8 vittime della strage del 28 maggio 1974. Il dibattito è stato introdotto da Michele Busi, pre-sidente dell’associazione “Città dell’uomo Brescia”.Montagnoli ha ripercorso la pro-pria esperienza di avvocato di parte civile, “faticosa, ma impa-gabile dal punto di vista civile e umano”. Nel suo intervento ha sintetizzato i 38 anni di indagini e i tre processi con le varie piste seguite (la pista milanese, quella veneta, ecc.). La recente senten-za di appello ha creato delusione, anche se tutto ciò, ha sostenu-to, “non deve far perdere di vi-sta quei frammenti di verità che ogni processo ha evidenziato, e alcune (poche) certezze acqui-site in modo oggettivo”. Per Alfredo Bazoli, tra le verità storiche attestate vi è la matri-ce neofascista dell’attentato e il ruolo assunto da settori deviati dei servizi segreti. L’amarezza della sentenza di appello, ha so-stenuto Bazoli, “è condivisa dalla città e dal Paese intero, perché segnala il persistere di un buco nero nella nostra democrazia”. Rimane il valore della memoria, personale e collettiva: “Comme-morare quelle morti significa te-ner vivi i principi su cui si regge

l' la convivenza civile”. Questo va-le in modo particolare per coloro che all’epoca non erano ancora nati e sui quali dobbiamo punta-re per una società più aperta e democratica, come ha auspicato nel suo intervento dal pubblico l’avv. Cesare Trebeschi.L’associazione “Città dell’uomo Brescia” proseguirà anche nel prossimo autunno i propri incon-tri di approfondimento su temi di carattere sociale e politico; il 15

settembre avrà inizio il corso di formazione per le persone che intendono conoscere meglio la macchina amministrativa degli enti locali.Il 6 ottobre, inoltre, è in program-ma, in collaborazione con altre associazioni, un incontro pubbli-co cui interverrà il ministro della salute Renato Balduzzi sul tema del diritto per tutti alla salute, pur in momenti di ristrettezza econo-mica. Per informazioni, [email protected]

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Una riuscita esperienza promossa dai giovanidi AC a Villa Pace

enjoy: aprel'estate 2012

spazio ac | giovani

il 9 giugno Villa Pace ha nuovamen-te ospitato il Settore Giovani di AC per la sua festa d'estate “Enjoy 2.0”.Lo spirito di questa iniziativa è in-contrarsi, riconoscersi, scambiarsi esperienze e divertirsi come giovani di AC, membri di una Chiesa che fa dell'incontro, dell'accoglienza e del sorriso la propria bandiera.Dopo l'aperitivo e una piccola provo-cazione, i 160 ospiti del meraviglioso

parco si sono divisi in tre momenti di-versi, tutti improntati sul tema della Comunicazione.Uno spazio raccontava la comunica-zione attraverso film e immagini, un altro sperimentava la comunicazione non verbale e un terzo, particolar-mente significativo, era una tavola rotonda in compagnia di quattro gio-vani islamici, che hanno testimonia-to la propria esperienza quotidiana di

giovani e poSt concilio

“Oggi i giovani non vogliono venire convinti; vogliono solo essere aiutati ad arrivare da soli alla loro visione della realtà e della vita. Vogliono che alle parole siano sostituiti i fatti, ai discorsi l’esempio di una testimonianza, alle convinzioni razionali quelle confermate da esperienze concrete che si fanno loro vivere. La loro adesione alla veritàe ai valori è allora più entusiastica e più convinta”.

(giampaolo Benussi, “Realtà Giovanile”,11 novembre 1965)

liberamente

te, data la grande attualità dell’argo-mento. I due sottogruppi che han-no relazionato per il sociale prima e l’ambiente dopo hanno ricercato informazioni, di seguito condivise, che hanno fatto prendere coscienza al gruppo e stimolato lo studio per-sonale in merito.La sostenibilità ambientale e so-ciale si ritiene essere un argomento meritevole di attenzione, in quanto spesso trascurato, considerato solo come “costo” da esternalizzare, in una miope logica economica. Dai

ragionamenti fatti durante l’anno emerge invece come l’attenzione a questi aspetti sia fondante per una buona qualità della vita, in armonia con un concetto di economia che non si basi sul profitto inteso come massimizzazione del guadagno del singolo, perseguito ad ogni costo, ma bensì come ricerca del proprio inte-resse nel rispetto di regole garanti di un bene comune. Questo nella convinzione che la realizzazione del singolo non possa prescindere da u-na comunità equa.

Spazio libero di confrontoUn bilancio al terminedi un anno di incontri sul tema dellasostenibilità ambientale e sociale

si è concluso per quest’anno il ciclo di incontri del gruppo Libera-mente con un momento di riflessio-ne sui risultati ottenuti durante l’an-no, allo scopo di prendere coscienza delle potenzialità, dei limiti e delle attitudini del gruppo. Poste queste premesse, lo sguardo si è rivolto al futuro, con una conseguente defini-zione dei programmi e obiettivi per l’anno venturo.Ritrovarsi a discutere di sostenibilità ambientale e sociale è stato giudicato da tutti particolarmente interessan-

di andrea Frattini

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liberamente

Spazio libero di confronto

Il convegno educatori e giovani regi-stra sempre una partecipazione po-sitiva, ma anche il Paceritivo a Pro-vaglio di Iseo ha superato le cento presenze. Il Meeting ha aumentato la presenza di giovani e giovanissi-mi, non impegnati come educatori. Ultimo bel segnale è il campo-scuo-

la che ha chiuso le iscrizioni a giu-gno con liste d'attesa, evento che non succedeva dall'ultimo inverna-le a Obra.Tutto ciò ci sprona a fare sempre me-glio e sempre di più perché l'Associa-zione, come la Chiesa, guardi sem-pre con amore e cura ai suoi giovani.

L’attenzione si è concentrata spe-cialmente sulla necessità, particolar-mente sentita da una parte del grup-po e condivisa nell’intento da tutti, di aprire gli orizzonti verso l’esterno, intendendo con questo la volontà di esternare i risultati e le conclusioni raggiunte ad un insieme di destina-tari, che può essere ad esempio un gruppo politico piuttosto che la cit-tadinanza, con incontri o articoli su giornali locali.Per attuare realmente questa a-pertura tuttavia il gruppo dovrebbe

strutturarsi per garantire il raggiun-gimento di alcuni obiettivi di qualità imprescindibili per un approccio con l’esterno. Quindi l’idea è quella di non forzare le tappe, ponendosi degli obiettivi troppo gravosi che rischie-rebbero di sovraccaricare di lavoro i membri (Liberamente è uno spazio ritagliato fuori dagli impegni di lavo-ro e studio di ognuno), inducendo un distacco dal gruppo che fino ad ora si è dimostrato anche un insieme di persone che condividono qualcosa in più di una serata al mese. Non si è

scelto tuttavia di precludere, anzi di favorire, l’eventuale volontà di alcu-ni singoli, di lavorare per raggiunge-re questo obiettivo di comunicazione all’esterno.Si è anche detto che solo il fatto che un gruppo di giovani (di diverse e-strazioni ideologiche) si ritrovi insie-me nella sede dell’AC di Brescia, per discutere di tematiche come quella dello scorso anno e in generale legate alla cultura, al senso civico, ponendo al centro l’uomo, è un valore da non perdere ma da portare avanti.

vita, di fede e di dialogo, allacciando-si direttamente all'Iniziativa di Soli-darietà. Pranzo e serata in musica hanno arricchito l'iniziativa, mentre una bella preghiera ha concluso il tutto nel migliore dei modi. Duran-te la serata sono stati premiati anche i partecipanti al Concorso musicale “Giovani in... canto!”, promosso dal Settore. Un incontro positivo e stimolante, che dà ancora una volta un segna-le positivo della presenza dei giova-ni in AC.Sì, perché quest'anno le iniziative del Settore hanno registrato davvero degli ottimi risultati, in particolare in quelle proposte che da qualche tem-po non registravano grandi numeri. Cominciamo dalla giornata di ri-tiro spirituale in Avvento, dedicata ai giovani. Sulla spiritualità non si è mai raccolto grandi numeri eppure una domenica di dicembre sessan-ta giovani hanno vissuto un intenso momento di riflessione e di preghie-ra. Anche il Training Spirituale ha registrato l'incredibile impennata di 46 giovanissimi, presenti non solo in quantità ma in qualità.

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Sostenne la nascita dellaFondazione brixia Fidelis

o conosciuto il Notaio giu-seppe Camadini più per i problemi legati ai rapporti tra “Istituzioni” che per un confronto di visione sul ruolo dei laici cristiani nella Chiesa e nel-la società.questo approccio non mi ha comun-que impedito di cogliere e di condivi-dere un unico amore per la Chiesa e la necessità della formazione dei laici e della valorizzazione nel loro impegno ad esser come diceva don Mazzola-ri “ubbidienti in piedi” nei confronti della gerarchia.Credo che questa linfa che ci univa, pur nella grande disparità di espe-rienza, sia dovuta alla radice della nostra formazione nella grande fa-miglia dell’Azione Cattolica Italiana.Il primo contatto ravvicinato con giuseppe Camadini l’ho avuto in oc-casione della costituzione della Fon-dazione Brixia Fidelis (grande sogno del caro giuseppe Savi che non ha potuto vederne la realizzazione). A-gli inizi degli anni ’90 il Consiglio Dio-cesano di A.C. ha discusso a fondo e con grande passione la risposta da dare al Vescovo, Mons. Bruno Fore-sti, in merito alla richiesta di cedere alla Diocesi, l’Eremo di Montecastel-lo, voluto e realizzato da Ebranati e dagli uomini di AC specialmente del garda e della Valle Sabbia.La Presidente Diocesana, Prof. An-gela Mantovani, così si esprime nella relazione alla VIII Assemblea Dioce-sana: “La casa di spiritualità di Mon-tecastello… è passata alla Diocesi. Infatti il Consiglio Diocesano ha ac-consentito, dopo ampia riflessione, alla richiesta del Vescovo di farne dono alla Diocesi”. A fronte di que-sta donazione il Vescovo Foresti ha mantenuto l’impegno di costituire una Fondazione che riunisse tutti i beni dell’AC Bresciana intestati fidu-ciariamente ad altri Enti aventi per-sonalità giuridica.La Fondazione viene costituita il gior-no 4 Novembre 1991, presso il No-taio Ciociola, con un capitale di Lit 300.000.000 (dati dal Vescovo) col nome di Fondazione Brixia Fidelis.Nell’atto costituito si compone anche

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la figura e l’opera di Giusep-pe Camadini, scomparso il 25 luglio scorso a 81 anni, sono state e saran-no ricordate con più compiutezza in altre sedi.Sulle pagine di ACINotizie ci pare doveroso almeno ricordare, seppur brevemente, il legame che egli ebbe con l’Azione Cattolica.Non si tratta di un grande sforzo da parte nostra. Non dobbiamo com-piere particolari acrobazie per far e-mergere questo legame, che affonda nell’immediato secondo dopoguerra ed è continuato fino alla sua scom-parsa.Giuseppe Camadini è cresciuto in Azione Cattolica: la sua formazio-ne ecclesiale avvenne nell’Azione Cattolica di Valle Camonica per poi esprimersi più compiutamente a li-vello diocesano dove divenne vice-presidente.Sul finire degli anni Cinquanta, l’A-zione Cattolica diocesana aveva dato vita alla Consulta di Valle.All’interno di essa prese corpo l’idea di una casa di esercizi spirituali, che trovò poi concretizzazione nella na-scita, negli anni '60, dell’Eremo dei SS. Pietro e Paolo a Bienno.L’idea era forse di riprendere la bril-lante intuizione che Pierino Ebranati aveva avuto con la creazione dell’E-remo di Montecastello a Tignale.Come tanti giovani, Camadini ebbe la fortuna di incontrare laici e sa-cerdoti (tra questi ultimi basterebbe ricordare i padri della Pace Marco-lini, Manziana, Bevilacqua ecc., co-

il primo Consiglio di Amministrazio-ne, nel quale il dott. Camadini viene chiamato a partecipare.una prima riflessione è che il dott. Ca-madini fa parte del primo Consiglio proprio perché è stato l’anima della formulazione dello Statuto. Infatti lo stesso ha insistito ed ottenuto che la Fondazione fosse di diritto civile e non di diritto canonico, per sottoline-are la sua visione di A.C., associazione di laici, guidata e gestita da laici, i qua-li devono prendersi in prima persona la responsabilità di detta conduzione senza la copertura gerarchica.La seconda sottolineatura, che ha aumentato in me la stima ed il rispet-to per giuseppe Camadini, è il dato di fatto che il primo “bene dell’AC in-testato fiduciariamente ad altro En-te” riportato all’interno della Fonda-zione, è stato il pacchetto azionario che il Conte Folonari aveva messo nelle mani del Vescovo per il laica-to cattolico organizzato che a quel tempo era solo l’Azione Cattolica di Palazzo S. Paolo. Il dott. Camadini, Presidente della società intestataria delle azioni, ha voluto regolarizzare giuridicamente la proprietà di tali azioni passandole alla Fondazione e mi disse: “Intanto che mi è possi-bile voglio sistemare questa posi-zione rendendola trasparente e co-erente con la volontà del donatore di questo bene”. È il primo degli atti di donazione che riportano Palazzo S. Paolo, Villa Pace, Obra nel seno della Fondazione Brixia Fidelis: è il 31 Luglio 1996.

di bruno Frugoni

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giuseppecamadinidi michele busi

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Breve ritratto associativo di un laico che ha ricoperto in questi decenni ruoli di primo pianoa Brescia e oltre i confini provinciali.

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ne del Centro internazionale di studi dedicato al papa bresciano.In AC Camadini ha sicuramente po-tuto sentirsi parte di una storia im-portante del cattolicesimo bresciano, una storia che affonda le radici nel-l’800 con Pietro Capretti, Giuseppe Tovini, Giorgio Montini; in AC aveva potuto conoscere Vittorino Chizzolini, responsabile dei maestri cattolici, ani-ma dell’Editrice La Scuola, che diede vita nel 1959 alla Fondazione Tovini.Incontri che hanno segnato certa-mente i passi futuri di Giuseppe Ca-

madini e che lui spesso ricordava.Il legame con l’AC non è mai venuto meno. Ci pare doveroso ricordare il supporto da lui dato per la comples-sa gestione delle molte opere che facevano capo all’AC; decisivo il suo contributo per la nascita della Fonda-zione Brixia Fidelis, come testimonia Bruno Frugoni nell’articolo a fianco, per l’acquisto della casa di Obra (in-titolata all’ing. Carlo Viganò) e il so-stegno nella ristrutturazione di Villa Pace (vedi foto sotto in occasione dei 50 anni della casa).

nosciuti ancora studente all’Arnaldo e poi anche quando frequentava la Fuci) decisivi per la sua formazione.Per quanto riguarda l’Azione Catto-lica, l’incontro certamente decisivo avvenne con mons. Giuseppe Almici, delegato vescovile dell’AC dal 1945 e ‘motore’ di molteplici iniziative per il laicato. Almici nel dopoguerra diede fiducia a molti brillanti giovani cre-sciuti in AC affidando loro, diretta-mente o indirettamente, ruoli di re-sponsabilità in alcune istituzioni chia-ve (editrici, banche, fondazioni, ecc.).La sede da cui partivano le molteplici iniziative dell’associazionismo cattoli-co era Palazzo San Paolo, che verso la fine degli anni ‘50 era stato ristrut-turato e che venne inaugurato l’11 gennaio 1959 in una giornata di festa, alla presenza del card. Montini, arci-vescovo di Milano (vedi foto in alto).Nell’archivio storico dell’AC esistono molte fotografie e molta documenta-zione riferite alle vicende di Palaz-zo San Paolo. Giuseppe Camadini era allora vicepresidente insieme a Giulio Colombi. Una recente testi-monianza del diacono Colombi ha ripercorso quelle giornate ricordan-do la lettera che i due vicepresidenti scrissero al cardinale per ringraziarlo e al contempo la risposta affettuosa di Montini, giunta in brevissimo tem-po. Non mi pare particolarmente dif-ficile pensare come questo incontro abbia costituito un punto decisivo nella stima profonda nei confronti di Giovanni Battista Montini, che poi a-vrebbe trovato sviluppo nella creazio-

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Tra i ricordi più recenti la partecipa-zione al Meeting dell’AC nel maggio 2011 a Concesio, quando ci ospi-tò nell’auditorium Vittorio Montini dell'Istituto Paolo VI e seguì con inte-resse la riflessione di Paola Bignardi sul tema della responsabilità educa-tiva dell’adulto oggi.Chiudo ricordando la sua parteci-pazione alla giornata di riflessione su Montini e la realtà bresciana che organizzammo il 4 marzo 2010 come AC, Meic e Fuci (di cui, tra paren-tesi, Camadini fu anche presidente) in occasione della pubblicazione del carteggio tra Giorgio e Giovanni Bat-tista Montini.Ricordo che egli accolse subito con entusiasmo l’invito. Nel varcare il portone di Palazzo San Paolo, con-gratulandosi per l’iniziativa, mi con-fessò l’emozione che provava nell’en-trare dopo tanti anni nel Salone in-titolato a Giorgio Montini.Con un po’ di intraprendenza mi per-misi di dirgli che l’AC era la sua ca-sa. Ricordo che mi guardò e sorrise.Mi piace concludere ricordando quello che il nostro vescovo ha sot-tolineato nell’omelia funebre; ossia, al di là delle opere e dei molti fronti su cui Giuseppe Camadini si è trova-to impegnato, e di conseguenza al di là delle simpatie o delle ostilità che ha incontrato (“è stata una persona amata e rispettata, ma anche avver-sato e discusso: è il destino di tutti quelli che hanno responsabilità im-portanti e che non possono illuder-si di poter piacere a tutti”), “anche chi valutava le cose in modo diverso da lui doveva riconoscere il suo di-sinteresse, la sua dedizione al bene, alla Chiesa”.Egli ha evidenziato in particolare il suo attaccamento alla chiesa locale e la sua dimensione in un certo sen-so popolare di vivere il cristianesimo, “la sua fedeltà umile ai gesti semplici della vita cristiana”.Si tratta di caratteristiche apprese prima di tutto nella sua famiglia, all’affinamento e al rafforzamento delle quali l’AC, che da sempre fa del radicamento nella chiesa locale e della sfida di vivere la fede nei ge-sti anche semplici della quotidiani-tà uno dei propri punti di forza, ha certamente contribuito.

nel numero 3-6-maggio-dicembre 2011 di ACI Notizie vi abbiamo informato sullo stato dei lavori di catalogazione dei documenti dell’Ar-chivio storico dell’ACI bresciana conservato presso Palazzo S. Paolo. Nel frattempo, è terminata anche la catalogazione informatica di libri, docu-menti e riviste facenti parte della Biblioteca. Tali pubblicazioni, alcune delle quali risalenti addirittura agli anni ‘20, costituiscono un patrimo-nio librario di carattere religioso, storico e culturale veramente esclu-sivo attraverso cui si può ripercorrere la storia del movimento cattoli-co bresciano e nazionale. Ricordiamo, in particolare, la Lettera di S.S. Giovanni XXIII alle religiose per il felice esito del Concilio Ecumenico del 1962, Il piccolo sillabario del Cristianesimo per le socie aspiranti ed effettive della G.F.C.I., edito nel 1929, o le Riflessioni sull’attuale si-tuazione politica italiana di Giuseppe Lazzati, il Manuale del pellegri-no a Lourdes del 1935, Cento anni della Gioventù Cattolica Bresciana del 1968, un libro che la Presidenza Diocesana della G.I.A.C. dedicò a tutti coloro (assistenti, dirigenti, soci) che nel secolo scorso si impegna-rono nel campo dell’apostolato dei giovani, e molti altri ancora. Quanto prima questa preziosa raccolta di documenti sarà collocata in appositi locali, sempre all’interno dello storico Palazzo San Paolo, e verrà messa a disposizione della cittadinanza per la consultazione.

Presso Palazzo San Paolo, oltre all’Archivio,l’AC può vantare una ricca Biblioteca, di oltre 3000 pubblicazioni. Presto sul nostro sito la possibilità di consultazione del lungo elenco

La riccabiblioteca

di giuseppe Tavana

società

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il concilio davanti a noi. Percorso di studio sui documenti del concilio vaticano ii

Il percorso viene promosso dall’Azione Cattolica di Brescia e dall’ufficio diocesano per gli organismi di partecipazione, in collaborazione con la Scuola di teologia per laici e l’ufficio diocesano per la scuola. Il corso di articola in un biennio e si rivolge a chi desidera una conoscenza di base dei documenti del Concilio. Per gli insegnanti di religione cattolica la frequenza è riconosciuta e accreditata.

Ecco il calendario degli incontri

13 ottobre 2012Il Concilio davanti a noi (mons. Luigi Bettazzi)20 ottobre 20121° anno: Sacrosanctum Concilium I (don Ovidio Vezzoli)2° anno: Nostra Aetate e unitatis Redintegratio I (Francesco Capretti)27 ottobre 2012 1° anno: Sacrosanctum Concilium II (don Ovidio Vezzoli)2° anno: Nostrae Aetate e unitatis Redintegratio II (Francesco Capretti)10 novembre 20121° anno: Dei Verbum I (don Raffele Maiolini)2° anno: Dignitatis Humanae I (p. Marcello Storgato)17 novembre 20121° anno: Dei Verbum II (don Raffele Maiolini)2° anno: Dignitatis Humanae II (p. Marcello Storgato)

24 novembre 20121° anno: gaudium et Spes I (Michele Busi)2° anno: Ad gentes I (p. Mario Menin)15 dicembre 20121° anno: gaudium et Spes II (Michele Busi)2° anno: Ad gentes II (p. Mario Menin)

12 gennaio 20131° anno: Lumen gentium I (don Antonio Lanzoni)2° anno: Apostolicam Actuositatem I (Michele Busi)19 gennaio 20131° anno: Lumen gentium II (don Antonio Lanzoni)2° anno: Apostolicam Actuositatem II (Michele Busi)

note tecnicheI corsi si svolgono di sabato, dalle 15 alle 17 Le iscrizioni si ricevono presso la segreteria dell’Azione Cattolica di Brescia entro il 10 ottobre (tel. 030.40102; [email protected]). Costo euro 40,00.

grazie massimo e lidia, benvenuti Hayne e rodelio

massimo bui e lidia gogna hanno concluso a luglio il loro prezioso servizio di volontariato, iniziato nel 2008 come custodi di Villa Pace. La loro presenza dispo-nibile, sorridente e gentile ha contribuito a rendere ulteriormente accogliente l’atmosfera della nostra casa di spiritualità, oltre a garantirne la custodia conti-nua. La loro è stata una testimonianza di amore per l’associazione e di fede che è di esempio per tutti noi e per tutti coloro che li hanno incontrati a Villa Pace. A loro va il grazie di tutta l’Azione Cattolica diocesana, sapendo che il loro cammi-no continua nella parrocchia di Ospitaletto.Nell’occasione diamo il benvenuto ai nuovi custodi Hayne e Rodelio alejandrino che hanno accettato di trasferirsi a Villa Pace. grazie per la vostra disponibilità: co-mincia per voi e per noi una nuova esperienza che sarà di arricchimento reciproco. Villa Pace vive e vivrà anche grazie alla generosa presenza di persone come voi.

villa pace

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testimoni

novembre 1965

“Il Concilio è concluso a livello di discussione e decisione del magistero, ma è ancora tutto da realizzare nei vari setto-ri della nostra vita cristiana. Incomincia adesso il suo ter-zo tempo, dopo quello della preparazione e dell’incontro conciliare. un tempo essenziale; se mancasse, gli altri due rimarrebbero momenti stupendi, ma parzialmente sterili, nella vita della Chiesa. E questo tempo dipende sì dai Ve-scovi, dalle loro decisioni; dipende sì dal clero e dai religiosi, ma dipende pure, ed in modo sostanziale, da noi laici che formiamo la maggioranza del popolo di Dio. una simile oc-casione storica, se è un dono stupendo di Dio, comporta però anche il gravissimo rischio per noi di non saper esse-re all’altezza di questo unico momento di luce e di grazia”.(Guido Stella, “Realtà Giovanile”, 11 novembre 1965)

ottobre 1962

Il 7 ottobre 1962, a poche settimane dall’inizio del Concilio, si tenne a Brescia, presso il Teatro grande, l’Assemblea Diocesana dell’AC.Erano presenti tutti i rappresentanti dei vari rami dell’AC. Presiedeva il vescovo di Brescia mons. giacinto Tredici. Tra i presenti: mons. Bosio, vescovo di Chieti; mons. Almici, per molti anni delegato Vescovile per l’AC e da poco vescovo ausiliare di Brescia; don giacomo Pernigo, assistente dell’AC. Tra le autorità era presente il sindaco di Brescia prof. Bruno Boni.

novembre 1964

una delegazione diocesanasi reca a Romaper rendere omaggio amons. Luigi Morstabilini, appena nominato Vescovo di Brescia.Per l’occasione la delegazione ottiene, il 4 novembre,un’udienza da papa Paolo VI.Nelle foto si vedono la delegazione diocesana con mons. Morstablinie l’udienza da Paolo VIcon don giacomo Pernigoe il dott. Antonio gorio,presidente diocesano.

gli anni del concilio: dall'archivio di AC

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gli anni del concilio: dall'archivio di AC

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io farò, io saròViaggio curioso nel mondodelle professioniA CuRA DI SILVIA SANCHINAVE 2012

Ballerina, ingegnere, medico, calciatore, astronauta.Alla domanda «Cosa vuoi fare da grande?»si apre davanti ai ragazzi un ventaglio molto ampiodi sogni e di possibilità.Il futuro può prefigurarsi come un enorme punto interrogativo, un’incognita che spaventa,o al contrario apparire come una prospettiva entusiasmante in cui spendersi e misurarsi.Attraverso la voce di diciotto protagonisti più o meno noti, questo libro offre alle nuove generazioniuna finestra “possibile” sul domani.Tra gli intervistati Federica Pellegrini, Angelo Branduardi, Alessandro Borghese, Michela Murgia, Margherita Hack.

Che significato può avere la parola avventura?Il quotidiano Avvenire lo ha chiesto a venticinque tra i più importanti scrittori italiani di oggi: ognuno ha risposto scrivendo una storia in cui racconta la sua “idea” di avventura, sia nell’ottica classica del fortunato genere letterario, sia in quella di una dimensione più ampia,quella dell’avventura umana.Ne è nata, in collaborazione con l’Editrice AVE, questa “naturale” antologia in cui si confrontano scritture e stili diversi, e soprattutto tante idee per definire cos’è oggi l’avventura. Ne emerge una paesaggio vario con tanti luoghi visti o sognati, tante voci e tanti personaggi, ognuno alle prese con la propria avventura.

le strade dell’avventuraNelle storie di 25 scrittoriA CuRA DI FuLVIO PANZERIE ROBERTO RIgHETTOAVE 2012

in evidenza il libro da leggere

Più forte della violenzaIn un libro, edito dalle Paoline, Marie Deliesse racconta la sua triste storia di ragazza disabile vittima di soprusi. Il fenomeno, denunciato,non è isolato, ma spesso non viene nemmeno

vittime sono economicamente dipen-denti dai responsabili della violenza. La Casa editrice Paoline ha editato recentemente il libro autobiografico Più forte della violenza (224 pagine - 17,50 euro) nel quale l’autrice Marie Deliesse racconta la sua storia perché altri possano trovare il coraggio di de-nunciare le violenze domestiche. “Ho appena vissuto per telefono gli ultimi minuti dell’esistenza di mia madre. Resto in silenzio, senza voce, senza lacrime, senza reazioni. Mi torna in mente – scrive la Deliesse – tutto il mio passato, insieme a tante doman-de che resteranno per sempre senza risposta… Tutto riemerge: i maltratta-menti, l’inferno, la rabbia di vivere e di dimostrare… Dimostrare che cosa? Che ho il diritto di esistere? Quanto dolore chiuso a chiave dentro di me ho dovuto sciogliere per cominciare a esistere… Quanto tempo e quan-ti passi falsi per ricostruire la donna che sono diventata”. Disabile, Marie è affetta sin dalla nascita dalla sin-drome di Little, una particolare for-ma di infermità cerebro-motoria che provoca problemi di coordinamento dei movimenti. Seconda di dieci figli, da piccola viene sottoposta a maltrat-tamenti fisici e psichici dalla madre,

in Italia e in Europa, la violenza in famiglia è una realtà molto diffusa, ma anche poco denunciata: il 76% delle violenze nel nostro Paese avviene tra le mura domestiche a opera di ex part-ner, mariti, compagni o persone cono-sciute ed è, stando all’Onu, la causa del 70% dei femminicidi. Ogni giorno, in Europa, sette donne vengono ucci-se dai loro partner e in Italia, nel 2011 sono morte 127 donne, il 6,7% in più

rispetto al 2010. Di questi omicidi, 7 su 10 sono avvenuti dopo maltratta-menti o forme di violenza fisica o psi-cologica. E per il 2012 i dati non sono confortanti: fino a giugno sono 63 le donne uccise. Purtroppo, la maggio-ranza delle manifestazioni di violen-za non è denunciata perché le vitti-me vivono in una contesto culturale dove la violenza in casa non è sempre percepita come un crimine e dove le

di luciano Zanardini

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Abituati da consolidate consuetudini a considerare l’esperienza religiosa come uno spazio per pochi addetti, ci troviamo spiazzati dalla ricerca che molti uomini e donne stanno sperimentando circa l’importanza di una spiritualità per la vita. Forse, anche un po’ infastiditi nel dover fare nuovamente i conti con un fenomeno oramai classificato tra gli oggetti di un incantato passato. Eppure, sembra stia crescendo l’opportunità e la convinzione che sia possibile un incontro franco e libero da pregiudizi tra credenti, diversamente credenti, atei . L’opportunità è data da una crisi delle ideologie che ha messo a nudo l’unilateralità di certe posizioni e conclusioni che, escludono conoscenze e pratiche che non rientrano in determinati protocolli.

Il quotidiano è l’ambito proprio della famiglia e della sua spiritualità: in ogni stanza e in ogni azione compiuta da ciascun membro della famiglia, può essere letta la presenza di Dio. Il libro offre nove schede per brevi liturgie familiari, adatte a famiglie con bambini, da vivere nei vari luoghi della casa. Può essere utilizzata da ciascun nucleo singolarmente, ma anche da gruppi di famiglie che decidono di pregare insieme e, infine, anche da gruppi di famiglie dei bambini del catechismo. “questo testo semplice, ma allo stesso tempo profondo, è un sussidio che può aiutare tante famiglie a riportare tra le mura della propria casa lo spirito della preghiera che per secoli ha segnato tutto, il Popolo di Dio" (dalla Presentazione).

oggi preghiamoin casa?Idee per brevi liturgie familiariAA.VV.AVE 2012

la fede,incontro di libertà

CARMELO DOTOLOMESSAggERO 2012

che non ha accettato la sua nascita e il suo handicap. Diventata una ragazza, fugge di casa e sposa un uomo che si rivela autoritario e violento con lei, dal quale divorzia quando i due figli sono ancora piccoli. Aiutata dai servizi so-ciali e sostenuta dall’aiuto di due fra-telli e degli amici, riesce a ricostruirsi una vita, a crescere i suoi figli, nono-stante l’incontro negativo con un altro uomo e nonostante i costanti problemi di salute, che la costringono a nume-rosi interventi chirurgici. L’autrice ha deciso di scrivere la sua vicenda per raccontare con pudore come la voglia di vivere, l’amore per i figli e la capaci-tà di creare dei legami le abbiano per-messo di trovare un percorso di vita. Il testo emozionante vuole sottolineare come la violenza familiare e coniugale non siano una fatalità e non possano avere allo stesso tempo l’ultima parola. Le leggi per tutelare le donne vittime di violenza in Italia ci sono, ma non sempre vengono applicate nel modo adeguato. L’Italia ha sottoscritto una serie di trattati internazionali (tra cui la Cedaw, Convenzione sull’elimina-zione di tutte le forme di discrimina-zione contro le donne), ma la violen-za contro le donne resta un problema rilevante.

Una strana cacciaal tesoroIl Concilio raccontatoai ragazzidi maSSimo orizio

EDIZIONI PAOLINEPAgINE: 80; PREZZO: € 9,00

Ale (silenzioso e riservato), Cate (miss perfezione), Martina (dolce e sognatrice), Mirko (mister so tutto di sport) sono quattro ragazzini di prima media che hanno ricevuto un compito dal prof: una ricerca sul Concilio Vaticano II. È una ricerca sui generis perché in realtà ha la modalità tipica della caccia al tesoro. Il primo indizio consiste nel primo testimone da intervistare, con tanto di foto e report di ciò che il personaggio racconterà ai ragazzi. Il primo testimone consegnerà la lettera che li spedirà dal secondo testimone e così via, sino alla fine della ricerca. Scopo: imparare i documenti, i protagonisti e la portata del Concilio. Il libro è

anche ricco di schemi che aiutano l’analisi e la memorizzazione dei documenti e degli eventi più importanti del Concilio. La finzione letteraria è un ottimo espediente per trattare di questo tema che potrebbe risultare troppo didascalico e arido se trattato altrimenti. Molto bello lo stile del racconto che introduce il lettore in una curiosa e stimolante vicenda narrativa. Contiene schemi, sintesi e breve spiegazione di ognuno dei documenti del Concilio. Valido sussidio per gli insegnanti di religione che desiderano approfondire con i propri ragazzi il significato e la portata del ConcilioVaticano II. I destinatari sono catechisti, animatori, educatori, insegnanti di religione che si occupano di ragazzi delle scuole medie (11-14 anni).

in libreria

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AZIONE CATTOLICA - BRESCIA

ASSEMBLEA DI APERTURADELL

,ANNO ASSOCIATIVOSabato 15 settembre 2012

Palazzo San Paolo - Via Tosio 1, Brescia

ore 15.00Preghiera

ore 15.30Saluti

ore 16.00“Tra Concilio e Sinodo”

ore 16.30Intervento della Presidenza:

il programma annualele iniziative dell’Anno Associativo 2012-2013 a Villa Pace e Palazzo S. Paolo

ore 17.00Presentazione degli strumenti formativi e del lavoro dei Settori

ore 18.00Conclusione

PROGRAMMA