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agricoltura

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  • Spedizione in A.P. Legge 662/96 art. 2 comma 20/c - filiale di Ancona

    AGENDA 200O,LATTIVAZIONE

    ZOOTECNIA BIOLOGICA

    ALIMENTAZIONEDI QUALIT

    I CALANCHIMARCHIGIANI

    NUOVE VARIETDI UVA DA VINO

    ANNO XXILUGLIO 1999 2

  • AGENDA 2000,LATTUAZIONE

    ZOOTECNIABIOLOGICA

    EDUCAZIONEALLA QUALIT

    I CALANCHIMARCHIGIANI

    UVA DA VINO,NUOVE VARIET

    FRUMENTI EFERTILIZZAZIONEAZOTATA

    LABORATORIOPER LA VALUAZIONEDELLA QUALITDEI CEREALI

    AGRICOLTURA FLASH

    14

    7

    9

    12

    14

    2122

    Le opinioni espresse negli scritti pubblicati in questa Rivista impegnanosolo la responsabilit degli autori

    E D I T O R I A L E

    UNA CONTAMINAZIONE IGIENICAMENTE PERFETTA

    Curioso, per non dire scandaloso il risultato delle norme comunitarie che rego-lamentano l'aspetto igienico-sanitario delle produzioni. Mentre si rende diff i c i l ela vita ai prodotti tradizionali, sfuggono alle maglie di qualunque controllo i pollie i suini alla diossina e di conseguenza le uova, la maionese, i dolci, la carne, gliinsaccati, insomma tutto quanto deriva dagli animali alimentati con mangimicontaminati. Non che l'ultimo scandalo. L'esperienza della "mucca pazza" non stata sufficiente per determinare una svolta generalizzata e tutto fa supporre chein futuro ci potranno essere ancora simili episodi. Queste vicende devono far riflettere. Come si spiega che la Comunit sia tantosevera e dia la caccia al microbo, imponendo ambienti "asettici" e cantine, grotte,locali di stagionatura di formaggi e salumi siano nell'occhio del ciclone, si im-ponga che vengano piastrellati, impermeabilizzati, con il risultato che le tipicitp e rdono la loro autenticit per divenire simili a produzioni industriali? Nessunoha mai corso rischi dal consumo del formaggio di fossa o del ciauscolo, tantoper re s t a re in casa nostra, e tanto meno si mai dimostrato che questi pro d o t t iattentano alla salute. Al contrario costituiscono una ricchezza della nostra agri-coltura, rendono, insieme a tanti altri, piacevole la tavola, assicurano un redditoe contribuiscono a farci conoscere fuori dalle Marche. Tutto quanto in grado disvilupparsi negli ambienti tradizionalmente utilizzati per la loro produzione, a co-m i n c i a re dalle "muffe", consente una stagionatura controllata anche dal punto divista sanitario. Eppure le rigide norme comunitarie e ancor pi le sue interpreta-zioni nazionali ci hanno costretto ad org a n i z z a rci per assicurare un futuro a pro-dotti che, con il rispetto di quelle normative, rischiavano di scomparire.Peraltro i polli alla diossina o la "mucca pazza" vengono cresciuti in ambienti pro-babilmente "ineccepibili", igienicamente "a posto" sotto il profilo della norm a t i v acomunitaria: si potrebbe concludere che si ottenuto il risultato di avere prodottiigienicamente perfetti, ma contaminati. Insomma stato possibile alimentareanimali erbivori con farina di carne, con deiezioni disidratate e in quanto tali"igieniche" ed esenti da contaminazioni batteriologiche oppure utilizzare grassiminerali e vegetali esausti per i mangimi. Viene da chiedersi dov'era la Comunite u ropea? E come intende organizzarsi per il futuro? Solo attivando controlli piseveri alla fine della filiera oppure garantendo tutto il processo produttivo, assi-curando contemporaneamente un investimento a favore di quei prodotti, che latradizione ci ha consegnato e che sono sani e buoni?E' questa la posta in gioco, da parte nostra non ci stiamo limitando solo a faresolleciti in questa direzione, ma siamo impegnati a tutto campo perch ci siaun'inversione di tendenza della politica comunitaria.Mentre scoppiava l'allarme diossina l'Assessorato era in piazza Cavour ad Anco-na con una mostra sull'alimentazione per dimostrare che c' spazio per un'agri-coltura diversa e, a giudicare dalla risonanza che l'iniziativa ha avuto, c' unac rescente consapevolezza dei consumatori che quella la strada giusta da im-b o c c a re. Negli stessi giorni abbiamo incontrato le organizzazioni pro f e s s i o n a l idei produttori di carne. Obiettivo: lavorare sui disciplinari di produzione, in mododa assicurare che tutta la filiera sia controllata, ed estendere anche ad altri com-parti l'esperienza della certificazione della carne, che per il momento avviene perquella bovina.E' cos che intendiamo operare; i nostri produttori possono star tranquilli: coloroche fanno un prodotto di qualit avranno il conforto dell'azione pubblica. Anche iconsumatori vengono garantiti da questa azione: a loro chiediamo una sempremaggior sensibilit perch poter portare un prodotto di qualit sulla tavola signi-fica anche avere il coraggio di dire di NO al pi economico "cibo spazzatura".

    M a rco Moru z z iA s s e s s o re agricoltura, sviluppo ru r a l e ,

    agriturismo, forestazione e produzione alimentare

    S O M M A R I O

  • NORMATIVA 1

    POLITICA STRUTTURALE:IL NUOVO OBIETTIVO 2

    Il regolamento CE n.1 2 6 0 / 9 9fissa i principi basilari dei Fon-di Strutturali: gli obiettivi prio-ritari (3) ,i metodi di pro g r a m-mazione, di gestione finanzia-ria, valutazione e contro l l o .O b i e t t i v i : per quanto intere s-sa segnatamente lagricolturam a rchigiana il nuovo obietti-vo 2 f a v o r i re la riconversio -ne economica e sociale dellezone con difficolt stru t t u r a l iva a sostituire lobiettivo 5b,zone rurali in declino, mac o m p rende anche le zone dimutazione socioeconomicadellindustria e dei servizi, lezone urbane in difficolt e lezone dipendenti dalla pesca.Risorse disponibili per lobiet-tivo 2: per il periodo 2000-2006 22,5 miliardi di EUROc o m p rensivi della parte (1,4%)per il sostegno transitorio. L o-biettivo 2 viene finanziato in li-nea generale dal Fondo Euro-peo per lo Sviluppo Regionale(FESR) e dal Fondo SocialeE u ropeo (FSE), ma le misureper lo sviluppo rurale possonoe s s e re finanziate dal FEAOGsezione garanzia e le azionis t rutturali nel settore della pe-sca dallo SFOP (strumento fi-nanziario di orientamento dellap e s c a ) .Popolazione intere s s a t a: a lmassimo il 18% della popola -zione totale della Comunit.Vige comunque una clausoladi sicurezza, cosiddetto sa-fety net, che stabilisce cheper le regioni, come le Mar-che, precedentemente rien-tranti negli obb. 2 e 5b, la ri-duzione della popolazione chebeneficer del nuovo obiettivo2 non pu superare il 33%.

    La lista dei comuni rientrantinel nuovo obiettivo 2 tuttoraoggetto di trattativa tra Re-gioni e Stato Centrale. E das o t t o l i n e a re anche che le zo-ne che nel 1999 facevano

    p a rte delle aree ob.5b potran-no beneficiare dei finanzia-menti comunitari fino al 31d i c e m b re 2006 (sostegnotransitorio).P ro g r a m m a z i o n e: il nuovo

    periodo di pro g r a m m a z i o n ec o p re 7 anni, 2000-2006. IlDocumento Unico di Pro-grammazione (DOCUP), checontiene gli assi strategici, ledotazioni finanziarie, le moda-lit di attuazione e valutazioneex ante delle misure che si in-tende attuare, viene integratoda un complemento di pro-grammazione che descrivein maniera dettagliata gli in-t e rventi, i relativi beneficiari ela dotazione finanziaria. Entroil 31/12/2003 il DOCUP vienesottoposto ad una valutazionei n t e rmedia sullo stato di at-tuazione, il livello di conse-guimento degli obiettivi ecc.E n t ro lanno successivo laCommissione assegna, a queiDOCUP che sono risultati effi-caci ed efficienti, una riserv adi risorse pari al 4% deglistanziamenti.

    SVILUPPO RURALECol Reg. CE n.1257/99 s u lsostegno allo sviluppo ru r a l ep rende corpo il tentativo dir a z i o n a l i z z a re il quadro dellem i s u re per lo sviluppo ru r a l eaccorpando in un unico re g o-lamento tutta una serie din o rme che finora disciplina-vano il settore: le misure diaccompagnamento alla PA Ccio i Regg.CE 2078/92,2079/92, 2080/92, gli inter-venti per il miglioramento

    Sulla Gazzetta Ufficiale della CE L 160 e L 161 - sono statipubblicati i regolamenti cardine che danno attuazione allar i f o rma, che interesser il periodo 2000-2006. In questo primoa rticolo ci occupiamo di quelli principali: il Reg. 1260/99, re l a-tivo ai Fondi strutturali e il Reg. 1257/99 sullo sviluppo ru r a l e .

    AGENDA 2000,LATTUAZIONE

  • d e l l e fficienza delle stru t t u reaziendali, Reg.CE 950/97, eper il miglioramento dellecondizioni di trasformazione ec o m m e rcializzazione dei pro-dotti agricoli, Reg.CE 951/97e silvicoli, Reg.CE 867/90.Il Reg. CE n.1257/99 non silimita tuttavia a raggru p p a ren o rme diverse, ma apport asignificative novit. E l e n c h i a-mo di seguito le principali r i-s e rvandoci di appro f o n d i resuccessivamente ciascunodegli elementi che compon-gono il nuovo quadro dellosviluppo rurale.1. gli i n t e rventi ammissibilisono raggruppabili in 3 cate-gorie le misure di ammodern a-m e n t o: gli investimenti nelleaziende agricole, linsedia-mento di giovani agricoltori, laf o rmazione, la trasform a z i o n ee commercializzazione deip rodotti agricoli, tutti inter-venti prima previsti dai re g g .CE 950 e 951/97. Qui le modi-fiche tendono alla semplifica-zione dei criteri di ero g a z i o n edegli aiuti abrogando ad es.gli attuali criteri di reddito diriferimento e piano di miglio-ramento materiale; si modificaanche la natura del beneficia-rio con labrogazione del crite-rio di impre n d i t o re agricolo atitolo principale. Per benefi-c i a re di aiuti agli investimentio c c o rrer dimostrare la re d d i-tivit dellazienda e il rispettodi requisiti minimi in materiadi ambiente, igiene e benesse-re degli animali e lesistenza disbocchi per i propri pro d o t t isui mercati. Variano anche i li-miti degli aiuti (40% dellinve-stimento che sale al 50% nel-le zone sfavorite, rispettiva-mente 45% e 55% per i gio-vani agricoltori) le misure di diversificazionee riconversione, (art.33 delreg.) finora riguardavano solole aree ob. 5b, mentre orapossono riguard a re linteroterritorio regionale. Tra le atti-vit finanziabili: il rinnova-mento e miglioramento deivillaggi, lincentivazione di at-tivit turistiche e art i g i a n a l i ,

    lingegneria finanziaria. Alcu-ne di queste misure possonou s u f ru i re delle risorse FESRinvece che FEAOG. Le ex misure di accompa-gnamento e gli aiuti per le zo-ne svantaggiate , sono com-p rese: le m i s u re agro a m b i e n -t a l i (ex reg.CE 2078/92), tragli obiettivi figurano la salva-g u a rdia del paesaggio e dellecaratteristiche tradizionali deit e rreni, il sostegno viene ero-gato agli agricoltori in com-penso di impegni agro a m-bientali, al minimo quinquen-nali, che oltrepassano lappli-cazione delle normali buonepratiche agricole; laiuto alp re p e n s i o n a m e n t o: non vigepi lobbligo di aumentare las u p e rficie, vi un aumentodei livelli di aiuto per cedenteda 10.000 a 15.000 EURO an-nui e della durata dellaiuto da10 a 15 anni; le i n d e n n i t compensative per le zonesvantaggiate e le zone sog -gette a vincoli ambientali, gliaiuti vengono trasformati ins t rumento di promozione deimetodi di coltivazione a bas-so consumo intermedio, tra lea ree soggette a vincolo am-bientale possono essere ri-c o m p resi parchi e aree pro-tette e gli agricoltori possonou s u f ru i re di compensazioniper i costi e le perdite di re d-dito derivanti dalle limitazionialle pratiche agricole imposteda norme per la pro t e z i o n edellambiente (art.16). L a i u t opu variare tra 25 e 200 EU-RO/ha a discrezione degliStati membri. La s i l v i c o l t u r a ,qui vengono integrate le mi-s u re dei regolamenti 2080/92e 867/90.2. obiettivi: tra le novit vienedata maggior enfasi allincen-tivazione delle produzioni non

    2

    Approvazione regolamenti di attuazione (UE) Individuazione delle zone ammissibili per lobiettivo 2 (trat-

    tative UE+ Stato Membro), non vi un termine di scadenzapredefinito

    P resentazione alla Commissione del documento unico dip rogrammazione (DOCUP) ob.2 2000-2006 entro 4 mesidalla definizione degli elenchi delle zone ammissibili; unavolta approvato il DOCUP entro 3 mesi trasmissione allaCommissione del complemento di programmazione

    P redisposizione dei Piani di Sviluppo Rurale per il periodo2000-2006 entro fine dicembre 99 (Regioni+Stato Mem-bro, concertazione con Commissione UE)

    N o v e m b re 1999 Seattle (USA): Avvio negoziati GAT T- W T O( World Trade Organization) sul commercio intern a z i o n a l e ,lagricoltura in agenda dal 1 gennaio 2000. Tra i temi chesi dibatteranno: sostegno interno, sovvenzioni alle esport a-zioni, riconoscimento denominazioni, sicurezza e qualit deiprodotti agroalimentari.

    L E P R O S S I M E TA P P E

    Reg. CE n.1260/99 del Consiglio del 21/06/99 recante di-sposizioni generali sui Fondi Strutturali

    Reg. CE n.1257/99 del Consiglio del 17/05/99 sul sostegnoallo sviluppo rurale da parte del Fondo Europeo Agricolo diOrientamento e Garanzia (FEAOG)

    Reg. CE n.1258/99 del Consiglio del 17/05/99 relativo al fi-nanziamento della politica agricola comune

    Reg. CE n.1259/99 del Consiglio del 17/05/99 che stabiliscen o rme comuni relativi ai regimi di sostegno diretto nellam-bito della politica agricola comune.

    R I F E R I M E N T I N O R M AT I V IVi segnaliamo unsito Internet dovep o t rete tro v a re i re-golamenti citati:w w w. i n f o rm a t o re a-grario.it/age2000/

    1 6 - 0 7 - 1 9 9 7 Jacques Santer, presidente della CommissioneE u ropea, presenta al Parlamento Europeo la comunicazioneAgenda 2000 sulle strategie individuate dalla Commissioneper raff o rz a re e ampliare lUnione alle soglie del XXI secolo.Temi principali: la riforma delle politiche dellUE (in part i c o l a rela PAC e le politiche strutturali), lampliamento (valutazionedellidoneit di 11 paesi dellEuropa centrorientale candidati al-ladesione: Ungheria, Polonia, Slovenia, Estonia, Lettonia, Li-tuania, Slovacchia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Romania e Ci-p ro) e il nuovo quadro finanziario per il periodo 2000-2006.18-03-1998 Adozione delle proposte legislative31-03-1998 Inizio dei negoziati con 6 paesi candidati (Un-gheria, Polonia, Slovenia, Estonia, Repubblica Ceca e Cipro)24/26-03-1999 Consiglio Europeo di Berlino: accordo politi-co dei leaders UE su Agenda 20001 7 - 0 5 - 1 9 9 9 Regolamento sul sostegno allo sviluppo ru r a l ee sul finanziamento della Politica Agricola Comune.21-06-1999 Regolamenti sui Fondi Strutturali

    LE FASI PRINCIPA L IDELLA RIFORMA

  • food, alla diversificazione vol-ta a sviluppare attivit com-plementari o alternative, almantenimento e la cre a z i o n edi posti di lavoro, alla pro m o-zione di sistemi di coltivazio-ne a bassi consumi intermedi,al rispetto delle esigenze am-bientali;3. ambito terr i t o r i a l e di am-missibilit: tutte le aree ruralidellUnione 4. partecipazione finanzia-r i a: tutte queste misure nelleregioni al di fuori dellobietti-vo 1, e quindi anche nelleM a rche, vengono finanziatedalla sezione Garanzia delFEOGA, in part i c o l a re dallavoce Sviluppo rurale e misu-re di accompagnamento del-la Rubrica 1 del quadro finan-

    ziario comunitario. Principaliimplicazioni: riduzione dellerisorse complessivamente di-sponibili per lo sviluppo ru r a-le e maggiori difficolt di ge-stione delle risorse in quantoil FEOGA Garanzia, a diff e re n-za dei fondi Strutturali, preve-de una programmazione euna contabilit su base an-nua, con modifica degli stan-ziamenti comunitari iniziali ini t i n e re in funzione della spesaeffettiva e di previsioni di spe-sa rivedute (art.46). 5. pro c e d u re di pro g r a m m a-zione e attuazione: la Regio-ne dovr elaborare, entro lafine dellanno, un PIANO diSVILUPPO RURALE, che co-p re un periodo di 7 anni, chepu riguard a re sia le zone

    ob.2 che le zone fuori ob.2 ev e rr definito al livello geo-grafico pi opportuno (proba-bilmente lintero territorio re-gionale). Le ex misure di ac-compagnamento (agro a m-biente, prepensionamento eimboschimento) e il regime af a v o re delle aree svantaggiatev e rranno applicate orizzontal-mente in tutto il territorio re-gionale, le altre misure per losviluppo rurale saranno inse-rite nella pro g r a m m a z i o n edelle aree obiettivo 2 (nuovoDOCUP ob.2).6. decentramento: il nuovoregolamento sullo svilupporurale conferisce agli Statimembri la possibilit di defi-n i re proprie priorit e di sce-g l i e re tra le varie misure con-

    tenute nel regolamento, nelquadro di una programmazio-ne globale.

    MISURE DI SVILUPPORURALE E MISUREPREVISTEDALLE O.C.M.

    Ai sensi dellart.37 non vieneconcesso alcun sostegno nel-lambito dello sviluppo rurale aquelle azioni di natura stru t t u-rale che rientrano nei re g o l a-menti relativi alle O.C.M. (es.p romozione per lort o f rutta, ri-conversione varietale, re i m-pianto e miglioramento delletecniche di gestione dei vignetiper lO.C.M. vino), alla pro m o-zione, alla ricerca e alleradica-zione di malattie animali.

    Sabrina Speciale

    33

    OBIETTIVO 5B - SBLOCCATE RISORSE PER OLTRE 10 MILIARDI

    p rogetti dellOb. 5brelativi agli interv e n t iin agricoltura, cheavevano concluso ill o ro iter pro c e d u r a l epotranno essere pa-

    gati. Infatti il lungo contenzio-so tra i Servizi della Commis-sione Europea stato final-mente risolto: nella sostanzail Programma dopo aver avu-to lapprovazione degli Aiutidi Stato stato nuovamenteesaminato dai Fondi Stru t t u-rali. La Decisione Comunitariadefinitiva stata assunta neigiorni scorsi e comunicata uf-ficialmente ieri allAssessora-to Agricoltura. Le risorse chesono state sbloccate ammon-tano a oltre 10 miliardi, che iS e rvizi dellAssessorato ave-vano gi impegnato con ri-serva.Le misure interessate del-lOb.5b, per le quali orapossibile pro c e d e re ai paga-menti sono tre: iniziative inte-grate di filiera (settori vitivini-colo, olivicolo, ort o f ru t t i c o l o ) ,il sostegno agli allevamentizootecnici (riduzione re f l u i ,allevamenti alternativi, ovi-ca-

    prini, bovini da carne) e svi-luppo dellagriturismo.Naturalmente non si pu cheessere soddisfatti ha dichia-

    rato Marco Moruzzi anchese questa defatigante vicendaha messo nuovamente in lucele contraddizioni che esistono

    in sede comunitaria. Da unap a rte si sollecitano le Regionia spendere le risorse in tempibrevi e dallaltra esistono pro-c e d u re burocratiche tali dar a l l e n t a re loperativit dellestesse. Gli Uffici re g i o n a l iavevano concluso listru t t o r i adei progetti gi a met del1997 e solo adesso possibi-le eff e t t u a re i pagamenti. L e-pisodio si commenta da solo.Abbiamo per ha aggiunto -un motivo di soddisfazione,che deriva dal fatto che la te-nacia che abbiamo messo perr i s o l v e re il problema ha mes-so in evidenza la necessit diuna semplificazione buro c r a-tica. Possiamo aff e rm a re chese il nuovo Regolamento co-munitario di Agenda 2000 hatolto il vincolo della doppiaprocedura lo si deve al contri-buto determinante della Re-gione Marche.Non c che da auspicare ha concluso che il nuovog o v e rno dellEuropa sia ingrado di realizzare processi dir i f o rma tali da assicurare losviluppo dellagricoltura e piin generale la crescita econo-mico-sociale di tutti gli Statimembri. (e.r.)

    Concluso il lungo contenzioso con Bruxelles.

    I

  • Dal 1991 possibile, aisensi del Re-g o l a m e n t oCEE n. 2092

    relativo ai metodi di produzio-ne biologica, cert i f i c a re lep roduzioni biologiche vegeta-li, grazie ad uno specifico al-legato (allegato I) che forn i-sce indicazioni sulle tecnichee sui prodotti ammessi; lapubblicazione di un analogoallegato relativo alle produzio-ni zootecniche biologiche ve-niva in quelloccasione riman-data a modifiche successive.Nel 1992 il Reg. CEE 1535,stabiliva che, aspettando indi-cazioni pi esplicite, gli animalid o v e s s e ro essere allevati se-condo le norme nazionali che

    disciplinano la zootecnia biolo-gica o, in mancanza di tali nor-me, secondo pratiche ricono-sciute a livello intern a z i o n a l e .Siamo giunti oggi alla fine delp e rcorso: il Regolamento chesancir le norme attese invia di pubblicazione. Nel frat-tempo alcune Regioni italianehanno comunque redatto leg-gi atte a consentire la cert i f i-cazione ed il commercio dicarni biologiche.Allo stesso modo, una dellemaggiori Associazioni di Pro-duttori biologici operante nellanostra Regione, lAMAB, hapubblicato (Mediterr a n e o ,anno 2, numero 8, pag. 31),un Disciplinare di pro d u z i o n eentrato in vigore nel marz odel corrente anno, che con-

    sentir ai produttori associatidi pro d u rre carni ai sensi delD i s c i p l i n a re stesso, cert i f i-cando in qualche misura ilp rodotto. To rn e remo nei pro s-simi numeri della rivista a par-l a re di questo disciplinare e ac o n f ro n t a rci con lAssociazio-ne sui suoi contenuti; oggi cip reme soprattutto fare il pun-to sul lavoro svolto dalle Re-gioni in merito allarg o m e n t o .

    Su tutto il territorio nazionale,dieci sono le Regioni che han-no legiferato in merito allagri-coltura biologica (Emilia Ro-magna, Basilicata, Liguria, Um-bria, Lazio, Molise, Piemonte,Toscana, Marche e Friuli - Ve-nezia Giulia), e due le pro v i n c eautonome (Bolzano e Tre n t o ) .

    Solo tre di queste leggi si oc-cupano delle produzioni ani-mali, la Legge della RegioneToscana n54/95, la LeggeRegionale del Friuli - Ve n e z i aGiulia n 32/95 (che per nonha mai realizzato il Disciplina-re previsto allarticolo 11); in-fine la Regione Marche ha af-fidato gli indirizzi tecnici sul-l a rgomento alla Circ o l a re ap-plicativa della L.R. n 76/97Disciplina dellagricolturabiologica (B.U.R. RegioneMarche n67 del 1/7/99).Quindi, di fatto, solo due Re-gioni si sono attivate per col-m a re il vuoto normativo, eduna proprio la nostra.Lo scopo di queste norme duplice: da un lato quello dio r i e n t a re i produttori e con-

    4 NORMATIVA

    ZOOTECNIA BIOLOGICA

    D

  • s e n t i re che venga riconosciu-ta e retribuita la qualit dellac a rne prodotta; dallaltro quel-lo altrettanto importante dire n d e re con la cert i f i c a z i o n evisibili ai consumatori le pro-duzioni di qualit, in un mo-mento in cui appaiono ai loroocchi in maniera sempre pidrammatica gli spaventosi li-miti dei prodotti realizzati con-t ro le norme di Madre Natura,di animali allevati con scarti dia l t re produzioni animali, o tra-scurando le norme minime disalubrit e di buon senso ai fi-ni di un maggior reddito. Le leggi analizzate hanno testisimili, desunti dai Disciplinaridelle Associazioni nazionalied internazionali per lAgricol-tura Organica, e a loro voltasimili ai testi delle bozze delgi citato allegato II del Rego-lamento CEE 2092/91, in viadi pubblicazione.

    Analizziamo sinteticamente ipunti chiave dei due testi che

    abbiamo letto per voi.1) Lattivit zootecnica deves-s e re rapportata alle dimensio-ni aziendali, in quanto le pro-d u z i o n i animali devono ga-r a n t i re lequilibrio degli eco-sistemi agricoli e soddisfarele esigenze di nutrizione o r-ganica del terreno coltivato;da ci deriva anche lobbligo anon superare un certo caricodi bestiame (2 UBA/ha, per laToscana riferiti a superf i c i eaziendale o compre n s o r i a l e ) ,al fine di assicurare lo svilup-po di unagricoltura dure v o l e .2) Vige lobbligo di consenti-re una buona qualit di vitaagli animali anche al fine di

    p re v e n i re le malattie. Non ammessa la stabulazione fissap e rmanente, lallevamento inbatteria, in gabbia o intensivo.I ricoveri devono essere benilluminati ed areati. La leggetoscana prevede per ogni spe-cie le dimensioni dei ricoveri edegli spazi esterni a disposi-zione di ciascun animale.Per le stru t t u re gi esistenti p revisto un periodo di con-versione.3) Sono vietati tutti gli inter-venti sullanatomia e fisiolo-gia dellanimale, mutilazioni,castrazioni, bru c i a t u re di ten-dini od ali. E consentito il ta-glio dei denti dei suinetti. Lacastrazione consentita soloin alcuni casi (Toscana). S o n ovietate le tecniche di embrio-transfer e tutte le pratiche d imanipolazione embrionale eg e n e t i c a, cos come vietatoluso di qualsiasi sostanza sin-tetica o naturale che forzi lac rescita o stimoli lappetito. Evietato luso degli ormoni per

    linduzione e la sincro n i z z a z i o-ne dei calori. La fecondazionea rtificiale scoraggiata e vieneautorizzata dallorganismo dic o n t rollo solo in caso di com-p rovata necessit.4) Lalimentazione deve ba-sarsi esclusivamente su fo-raggi biologici, aziendali o inp a rte extra aziendali. E con-sentito entro certi limiti lusodi insilati e concentrati. Comeintegrazioni proteiche sonoammessi i lieviti, i pannelli ot-tenuti per pressione, la medi-ca disidratata, il latte, il sieroed il latticello; la Toscana con-sente anche luso di farina dipesce quando non derivanteda sottoprodotti di lavorazio-ne. Come integratori alimen-tari sono consentiti fra gli altrii carbonati di calcio da ro c c e(calciche o dolomitiche) odalghe, il sale marino o sal-gemma integrale, lo zolfo, ilcarbone, la bentonite, i cerealig e rminati, lievito di birra ef e rmenti lattici. E vietato

    5

    Una riflessionesulla legislazioneregionale e suiriferimenti comu-n i t a r i . Anche leM a rche attendo-no il documentotecnico della CEper disciplinareil settore.

  • s o m m i n i s t r a re conserv a n t i ,u rea, aminoacidi e sostanzecoloranti sintetiche.5) Lo svezzamento devesse-re effettuato con colostro elatte matern o e non ammes-so lo svezzamento precoce; 6) Le razze saranno scelte inbase alla loro adattabilit allecondizioni ambientali locali,curandosi di m a n t e n e re lamaggior diversit genetica

    p o s s i b i l e e gli animali do-vranno pro v e n i re da alleva-menti biologici. A questa nor-ma sono possibili dero g h e ,s u b o rdinate allobbligo di nonc o n s i d e r a re biologici gli ani-mali se non dopo un periododi conversione pari a circa unq u a rto della vita (di alleva-mento) dellanimale.7) Il controllo delle patologie affidato in prima istanzaalla pre v e n z i o n e, sono vieta-te le somministrazioni in viap reventiva e sistematica dif a rmaci convenzionali, e i si-stemi di cura raccomandatisono la fitoterapia, lomeopa-tia, lisopatia, laromaterapia ela medicina naturale. Soloqualora sia strettamente ne-cessario si potr ricorre re allamedicina convenzionale, com-p romettendo per la cert i f i c a-zione di carne biologica se iltrattamento viene eff e t t u a t oper due volte in un ciclo vitale.Sono ammesse le vaccinazio-ni obbligatorie e per le Mar-che sono tollerate altre vacci-nazioni in presenza di malat-tie endemiche non altrimenticontrollabili.

    8) Per ligiene dei locali v e r-ranno utilizzati solo sapone,calce, vapore e uso altern a t oacido-base con successivo ri-sciacquo. La Toscana cita pergli allevamenti in vuoto sani-tario, che consiste nel lascia-re vuoti dagli animali i ricoveriper un certo tempo prima diun nuovo ciclo di allevamento.Tutte le eventuali deroghe aisuddetti principi sono pre v i-

    ste come provvisorie e hannolo scopo di perm e t t e re allal-l e v a t o re di adeguarsi allenuove norme in un tempo ra-gionevole.La legge della regione To s c a-na, inoltre, dedica un lungocapitolo allapicoltura biologi-ca ed alla trasformazione diprodotti lattiero caseari.

    Un aspetto che risulta eviden-te la mancanza di indicazionisulla macellazione, sul condi-zionamento e confezionamen-to e sulla distribuzione, ed obiettivo di tutti gli operatoridel settore, dai produttori alleistituzioni, re g o l a re tutta la fi-liera per la sicurezza dei pro-duttori e dei consumatori eper re n d e re possibile la cert i-ficazione del prodotto finito.A tale proposito ricord i a m oche la Bovinmarche e lAsses-sorato allAgricoltura della Re-gione Marche hanno attivatoun sistema di certificazione diorigine della carne, operativoin molti punti vendita del terr i-torio, che consente di identifi-c a re la provenienza e le carat-teristiche dellanimale da cui

    deriva la carne acquistata.Questo od un sistema analogop o t re b b e ro essere facilmenteapplicabili anche alle pro d u-zioni zootecniche biologiche.Quando lallegato II sulla zoo-tecnia biologica verr pubbli-cato il quadro normativo di ri-ferimento sar finalmentecompleto; potr allora render-si necessario un adeguamen-to delle norme, che pre s u m i-

    bilmente non riguarder ipunti riportati, relativi alle tec-niche di allevamento.Ci si augura che possa co-munque essere uno stimoloper legiferare sugli arg o m e n t iche ad oggi non sono stati ap-p rofonditi, per non vanificarelo sforzo di re g o l a m e n t a z i o n edel settore, fin qui svolto daalcune volenterose Regioni.

    Gabriella Malanga

    66

    La copertina di un opuscolo su una variet autoctona di oli-vo che riguarda la zona di Caldarola, Belforte del Chienti,Camporotondo di Fiastrone, Cessapalombo e Serrapetrona.Si tratta di uno studio condotto dallASSAM, in collabora-zione con il Consorzio Marche Extravergine e le associazio-ni di prodotto, soggetti che sono impegnati nella riscopertae valorizzazione delle variet locali. Questa variet gi sta-ta inserita nella proposta di Disciplinare per il riconosci-mento della DOP Marche dellolio extravergine, come sotto-zona Caldarola.

    Dieci Regioni e due Provincie auto-nome hanno leggi sullagricolturabiologica. Ma solo due Regioni - tracui le Marche - si occupano delleproduzioni animali, colmando cos unvuoto normativo.

  • Assessorato Agricolturaha ormai allattivo un im-pegno nel campo delle-ducazione alimentare, daq u a t t ro anni infatti si oc-

    cupa di un settore che tradizionalmentenon era di propria competenza. A part i redall'anno scolastico 95/96 si sono avvia-te una serie di iniziative che hanno coin-volto per la prima volta le scuole: natocos il concorso "L'agricoltura biologicaper l'alimentazione naturale", che attual-mente interessa non solo le scuole me-die di primo grado, ma anche gli ultimidue anni delle elementari. Uniniziativaaccolta con favore dagli insegnanti, dairagazzi e dalle Sovrintendenze scolasti-che, con le quali stata avviata una posi-tiva collaborazione. I migliori lavori sonostati premiati con un soggiorno pre s s oun'azienda di agricoltura biologica. At-tualmente il concorso riguarda la re a l i z-zazione di un orto biologico, in uno spa-zio gestito dalla scuola o messo a dispo-sizione dallamministrazione comunale:

    un modo questo per passare dalla teoriaalla pratica e consentire ai ragazzi di mi-surarsi con tutto quello che bisogna fare la semina, le concimazioni, le cure col-turali, la difesa dagli insetti- per porta-re sulla tavola i prodotti della terra.Parallelamente ogni anno l'Assessoratoo rganizza in tutto il territorio re g i o n a l ecorsi di aggiornamento per gli insegnantidelle medie, elementari e materne sui te-mi dell'alimentazione naturale, la storiadel cibo, il legame tra la terra e la tavola.Lagricoltura entrata quindi nelle scuo-le per avvicinarsi ai consumatori, a co-minciare dai pi piccoli, per far conosce-re i propri prodotti, promuovere uno stiledi vita sano, ritro v a re sapori e pro f u m iche danno piacere alla tavola e alla vita.Si aperta cos una nuova fase di e d u c a -zione alla qualit a tutto campo che, insie-me ad interventi gi in atto, quali l'attiva-zione delle misure a sostegno dell'agricol-tura biologica e a basso impatto ambien-tale, la valorizzazione e promozione deip rodotti agroalimentari, vuole coinvolgere

    ALIMENTAZIONE 7

    EDUCAZIONEALLA QUALIT

    L

    7

  • tutti, produttori agricoli, insegnanti, stu-denti, consumatori, ristoratori, cuochi. Si delineato quindi un nuovo filoned i n t e resse, che diventa lelemento con-duttore di tante iniziative: Cibo come cul -tura e qualit della vita. E proprio questo il titolo di una mostra che stata alle-stita nel cuore di Ancona, in Piazza Ca-v o u r, in una tensostruttura di 200 metriquadrati, ma che sar protagonista an-che in altre situazioni. Unoccasione perr i v i s i t a re la storia della nostra agricoltu-ra, che ha contribuito in maniera deter-minante a delineare il paesaggio, leco-nomia, ma anche il carattere dei marc h i-giani e per riflettere sul fatto che, il ne-cessario ammodernamento del settore ,deve avvenire senza ro t t u re traumati-che con lambiente, non perdendo i valo-ri che la tradizione ci ha consegnato.Nella ricerca storica riportata per imma-gini emerge la vita faticosa dei contadinim a rchigiani, ma anche un amore tenaceper la terra e l'armonia con l'ambiente.In tutto il territorio della Marca c'era eancora esiste un grande patrimonio ditradizioni, conoscenze, risorse, tipicitda tutelare e salvare dall'omologazionedei sapori e dei consumi. Un tesoro di

    tanti piccoli prodotti che scrivono la no-stra storia, sapori che raccontano il pas-sar delle stagioni, risvegliano i sensi,danno gioia nei giorni di festa e consola-no nelle ricorrenze tristi. Queste tipicitche vengono dal passato costituisconouna risorsa preziosa per il futuro dell'a-gricoltura marchigiana, che deve tenderealla qualit per distinguersi e riscattarsiin un mercato sempre pi globale, cheschiaccia i piccoli produttori. Il percorso culturale della mostra volgelo sguardo anche al futuro e racconta letante iniziative che lAssessorato ha mes-so in atto per delineare misure di politicaagricola volte a tutelare il consumatore, aorientarlo nelle scelte e ad assicurareche sulla nostra tavola arrivino pro d o t t inon solo buoni, ma anche sani. La stradanon pu certo essere quella dei vegetali

    geneticamente modificati! Ed per que-sto che, per accompagnare la mostra, stato realizzato non un catalogo, ma unlibro tascabile dal titolo omonimo: picco-lo nelle dimensioni, ma ricco di contenutistorici sull'agricoltura delle Marche, dalleorigini ai nostri giorni, con riferimenti al-le abitudini alimentari dei contadini.Lopuscolo apre una collana editorialedal carattere divulgativo a cura dell' As-sessorato agricoltura e, chi interessato,pu riceverlo a casa (Assessorato Agri-coltura- Ancona, Via Tiziano 44). I pro s-simi titoli sono: il miele, la tradizione delpane, alimentazione e salute, ricette perbambini,il bosco, il tartufo.La mostra sar riproposta e rimodulataper altri eventi come le Rassegne Sanadi Bologna, Fiera delle Utopie Concre t e di Citt di Castello e in altre occasioni: dicibo come cultura e qualit della vita nonabbiamo certo finito di parlare, ma ab-biamo iniziato un dialogo, che sar unacostante delliniziativa dellAssessorato.Come logo di questo filone dinteresse stato scelto un matitone: se lo incontrate,g u a rdatevi attorno, scoprirete sicuramenteuniniziativa che vale la pena seguire !

    Luana Spernanzoni

    8LAssessorato impe-gnato in unopera di sen-sibilizzazione per unanuova cultura dellali-mentazione.

    Nella pagina precedente il giorno dellinaugurazione della mostra Cibo come cultura e qualit della vita: sono riconoscibili accanto a Moruzzi il Rettore dellUniversit di Ancona Pacetti,lAssessore comunale alla Cultura Luccarini e lAmministratore dellASSAM Rossano Gambini. Qui, la tensostruttura in Piazza Cavour ad Ancona, che stata visitata da un folto pubblico.

  • 9paesaggi collinaria rgillosi di alcuneregioni, tra le qualianche quella mar-chigiana, sono inte-

    ressati spesso da vasti siste-mi di erosione a solchi (gullye rosion) che nella letteraturaitaliana sono detti calanchi.I versanti coinvolti hanno un

    aspetto caratteristico, model-lato dallacqua che incide lamatrice argillosa creando unreticolo organizzato simile adun piccolo bacino imbrifero ,con interfluvi ridotti a trattipiccolissimi o del tutto limita-ti a sottili creste. Lestensione di questo feno-meno pu intere s s a re anchefasce di 100m di dislivello edi alcune centinaia di metri dilunghezza.

    La rapidit con la quale pro c e-de questa forma di ero s i o n e ,ostacola in certe situazioni laf o rmazione di suoli e, quindi,la sopravvivenza delle specievegetali conferendo un aspet-to quasi lunare al paesaggio.Per questo motivo i primi co-lonizzatori degli U.S.A. battez-z a rono bad lands (cattive ter-re) le localit del Dakota ca-ratterizzate da questo aspetto

    alquanto impervio. Oggi queiluoghi sono noti in tutto ilmondo come il Badlands Na-tional Park. In Italia il termine anglosas-sone badland sostituito daltermine calanco, voce del dia-letto romagnolo, che, secon-do alcuni, potrebbe derivaredal latino calare : scavare inprofondit(Alexander). I calanchi rappresentano la

    f o rma di dissesto idro g e o l o-gico pi spettacolare e diffusacaratterizzante i luoghi di af-fioramento di rocce arg i l l o s ecostituite principalmente daisedimenti marini mio-plio-q u a t e rnari, ma anche daicomplessi alloctoni delle part ipi interne dellAppenninonoti come argille scagliose.La diffusione di questo feno-meno erosivo nella nostra Pe-nisola, in part i c o l a re, intere s s ail pedemonte appenninico emi-l i a n o - romagnolo, quello mar-chigiano ed abruzzese comeanche la Toscana, il Lazio, laBasilicata, la Calabria, la Siciliaed il Piemonte.(Alexander).La morfologia calanchiva ri-chiama da sempre l intere s s enon solo dei ricercatori ma an-che dei pianificatori del terr i t o-rio e degli operatori agricoli.Esiste in proposito una nutritabibliografia che compre n d enon solo gli studi sullindivi-duazione dei fattori coinvoltinel processo, ma anche i lavo-ri pi tecnici nei quali vengonop resi in considerazione ancherisvolti pi applicativi, connes-si alle opere di sistemazionedei versanti a rischio ed aglii n t e rventi di mitigazione delle-rosione accelerata, nonch alletecniche di re c u p e ro delle are eo rmai degradate.Il territorio marchigiano per lesue caratteristiche geologichee geomorfologiche notevol-mente suscettibile ai fattorierosivi.Se si considera in part i c o l a re lafenomenomenologia calanchi-va, si pu osserv a re che buonap a rte dei depositi argillosi mio-pleistocenici marchigiani ne

    a cura della FACOLT DI AGRARIA

    II CALANCHI MARCHIGIANI

    Le caratteristiche geologiche e morf o l o-giche predispongono la regione al feno-meno ero s i v o . Una cattiva utilizzazionedel suolo accentua questa tendenza.O c c o rre individuare sistemi colturali etecniche agronomiche idonee.

    Veduta globale dellarea sperimentale di Castellaro e Rotorscio.In alto a destra visibile la scarpata poligenica di Rotorscio.Pi in basso si possono osservare le incisioni nel bacino del fosso Cotonechiaramente calanchizzate.La zona quasi completamente antropizzata.

  • sono interessati con manife-stazioni pi o meno estese.Il fenomeno in espansione

    soprattutto sui versanti arg i l l o-si che hanno subito nel tempole conseguenze di unan-t ropizzazione un po sconside-rata e, soprattutto, dellevolu-zione delle tecniche agro n o m i-che che oggi troppo spessotrascurano limportanza dellaregimazione delle acque in ec-cesso e, in generale non con-tribuiscono, come accadeva inpassato, alla tutela dellequili-brio idrogeologico delle colline.Da una prima osserv a z i o n edella diffusione di queste for-me erosive sulla carta re g i o-nale geologica-geomorf o l o g i-c a - i d rogeologica a scala1:100.000 allegata alla pub-blicazione Ambiente fisicodelle Marche lestensionedella superficie calanchivacomplessiva regionale si ag-g i re rebbe sui 72 chilometriquadrati, dei quali circa qua-ranta insistere b b e ro nellap rovincia di Pesaro, poco pidi due in quella di Ancona e irestanti, per lo pi nelle pro-vince di Macerata ed Ascoli.Le superfici pi estese quindisono segnalate nella parte pisettentrionale della regione vi-cino al confine con lEmiliaRomagna in part i c o l a re nella-rea interessata dalla colatagravitativa della Val Mare c c h i acaratterizzata da un comples-so caotico indiff e renziato, pre-valentemente argilloso ma conlembi di arenarie, arg i l l o s c i-s t i , a rgilliti e calcari marnosi, enella zona pi meridionale vi-cina al confine con lAbru z z o ,sulle argille marine plioceni-che, in part i c o l a re in pro s s i-mit del M.Ascensione (AP).Passando per ad una osser-vazione pi dettagliata sia conlutilizzo di cartografie re c e n t i(come lort o f o t o c a rta re g i o n a-le a scala 1:10.000) e della ae-ro f o t o i n t e r p retazione ma so-prattutto facendo un contro l l oa terra si pu constatare chele superfici calanchive sono

    ancora pi estese e che la dif-fusione del sistema pi con-sistente sia nella provincia diMacerata che in quella di An-cona, in part i c o l a re nella por-zione medio-alta dei bacini deifiumi Musone, Esino, Misa eNevola nei tratti corr i s p o n-denti alle argille plioceniche.In part i c o l a re i ritmi con i qua-li lerosione sta avanzando so-no accelerati nelle aree colli-nari nelle quali i criteri di scel-ta degli investimenti colturalisono dettati troppo spessodalla possibilit di accedereagli aiuti comunitari e non dap revidenti principi di difesa ec o n s e rvazione del suolo.Le misure previste dalla nor-mativa comunitaria sullagri-coltura a basso impatto am-bientale privilegiano infatti lariduzione degli inputs chimicima non contengono incentivis u fficienti a garantire lado-zione di tecniche agro n o m i-che che consentano una ridu-zione dei fenomeni erosivi neit e rreni in pendio. (Roggero ,Santilocchi, Toderi) Tutto ci va a discapito esclu-sivamente della protezione ec o n s e rvazione del suolo suiversanti di quegli ambienti, adalto rischio erosivo, tipici nel-le aree dellItalia centrale, me-ridionale ed insulare .

    Molti Autori concordano nelc o n s i d e r a re lantro p i z z a z i o n edella collina e, spesso, la con-seguente cattiva gestione delsuolo, la causa scatenante pigrave di questo fenomeno. In realt i fattori coinvolti so-no molteplici e le opinioni de-gli esperti sono a volte di-s c o rdi nellattribuzione delruolo giocato da questi ultiminella genesi, nella dinamica enelle possibilit di contro l l odel fenomeno.Sicuramente condizionante considerato il ruolo giocatodalla natura del substrato ar-gilloso; le argille caratterizza-te da un abbondante schele-t ro siltoso-sabbioso e quindipi stabili su pendii ripidi sa-re b b e ro pi suscettibili allacalanchizzazione, mentre ri-sulterebbero sfavorevoli le ar-gille con un alto contenuto diminerali espandibili pi sog-gette a colamenti e soliflus-sione (Sfalanga).Altra condizione favorevole sa-rebbe la densa fessurazionedella copertura argillosa du-rante la stagione asciutta chef a v o r i rebbe la penetrazionedellacqua in profondit e, inp a rticolari condizioni climati-che, potrebbe favorire il distac-co di ampie porzioni di suolosu orizzonti impermeabili sot-

    tostanti, non ancora fessurati.Anche lassetto strutturale delsubstrato argilloso implica-to nel fenomeno che sembrafavorito sui versanti a re g g i-poggio, caratterizzati da fort eacclivit, pi resistenti alladegradazione per movimentidi massa e sede di unintensaerosione lineare.(Castiglioni) Non meno importanti sono lecondizioni climatiche allorc h caratterizzate dallaltern a n z adi lunghi periodi siccitosi eintensi fenomeni piovosi adalta erosivit.E stato osservato inoltre chelimpostazione delle forme ca-lanchive sarebbe favorita suiversanti esposti a meridionesui quali si formano pi fre-quentemente delle fessura-zioni da disseccamento chesvolgono un ruolo import a n t enella circolazione idrica frasuolo e substrato (Canuti ePranzini).Al fine di valutare lemerg e n z aambientale provocata da que-sta manifestazione di ero s i o n eaccelerata, sempre pi diff u s anel territorio marchigiano, si ritenuto opportuno monitora-re per tre anni un piccolo sot-to-bacino del fiume Esino.Si tratta del territorio di Rotor-scio e Castellaro in comune diS e rra San Quirico (AN) che

    10Apiro: veduta globale di un grosso distacco anulare,successivamente interessato dalle incisioni del reticolo calanchivo.

  • p a rt i c o l a rmente (emblematicoper caratteristiche geologi-c h e , g e o m o rf o l o g i c h e , g e o p e-dologiche e geobotaniche) diuna realt marchigiana sem-p re pi frequente ed estesa.I risultati delle osservazioni incampo hanno dimostrato chei calanchi possono avanzareanche piuttosto velocementee repentinamente, pro v o c a n-do grosse e irreparabili perd i-te di suolo fertile.Levoluzione del fenomeno ca-lanchivo procede secondouna parabola in cui possibiled i s t i n g u e re tre momenti : gio-vanile, di maturit e di senilit.Durante la prima fase giovani-le lacqua piovana di scorr i-mento superficiale inizia lap ropria azione di erosione at-tiva procedendo inizialmente,su linee di massima pendenzanaturali (rivoli) o su disconti-nuit neotettoniche (saltim o rfologici, ro t t u re di pendioda assestamento, sistemi dif r a t t u re, linee di scollamento).Si creano cos i rivoli primariai quali nel tempo, in seguitoallescavazione, si aggiungo-no gli affluenti con pro g re s s i-ve ramificazioni e piccoli ce-dimenti sulle sponde.Ve rrebbe cos mantenuto unc e rto grado di acclivit fattorequesto, come gi in pre c e d e n-za scritto, facilitante limposta-zione del reticolo calanchivo.Lentamente prende corpo unp rocesso di demolizione atti-va sui fianchi e al vertice delm i c ro-bacino che si cre a t o ,con un processo di accumuloal piede del calanco in form a-zione o ancora pi a valle nel-le fasi estensive .Durante la fase di maturit ireticoli primari pre c e d e n t e-mente impostati si amplianorapidamente e il processo de-molitivo e di conseguenza ilt r a s p o rto e il deposito a valledelle frazioni asportate rag-giungono i massimi valori.Nella fase di senilit il sub-strato argilloso o statoa s p o rtato completamente o

    ha raggiunto un profilo diequilibrio tale per cui le acquedi scorrimento non sono piselvagge, lerosione limitataallalveo ed facilitato il pro-cesso di re c u p e ro da part edelle specie erbacee ed arbu-stive pioniere, che favorisco-no una pro g ressiva pre d i s p o-sizione pedogenetica.P e rtanto un calanco entra insenilit e scompare allorc h l e rosivit, ossia lalto gradodi capacit potenziale dellapioggia a causare ero s i o n e ,non pu pi esprimersi per laperdita, da parte del substratoa rgilloso sottoposto a calan-chizzazione , del suo indice die rodibilit: della sua vulnera-bilit allerosione. Esiste una stretta corre l a z i o-

    ne quindi tra levoluzione delfenomeno e il regime dellep recipitazioni, con la loro fre-quenza e la loro intensit.Una volta compromesso le-quilibrio del versante, posso-no venire a crearsi le condi-zioni ottimali per un ringiova-nimento del fenomeno calan-chivo anche nei tratti pre c e-dentemente recuperati dallavegetazione spontanea, maevidentemente non stabilizzatiin maniera definitiva.Vista quindi la diffusa pre d i-sposizione del nostro terr i t o-rio a queste pro b l e m a t i c h eambientali, sarebbe opport u-no favorire la protezione delsuolo agrario individuando isistemi colturali e le tecniche

    a g ronomiche pi idonei, in-centivandone lapplicazionenelle zone a rischio.In aree suscettibili di erosioneb i s o g n e rebbe cio incentivarele colture intercalari a scopop rotettivo (cover crops), riva-l u t a re lintegrazione tra cere a-licoltura e zootecnia, che fa-v o r i rebbe limpiego di coltureprative, e pianificare luso delsuolo su scala di bacino im-b r i f e ro, incentivando non sin-gole colture ma un intero ci-clo di rotazione .(Roggero ,Santilocchi, Toderi).Non si pu inoltre trascurareil discorso del re c u p e ro dellearee calanchive.Questultimo pu essere re a-lizzato sia con scopi pro t e t t i v iche con interessi produttivi.Nel primo orientamento, ci silimita ad arginare il fenomenoe rosivo con regimazione delleacque di scorrimento, con-trollo delle lavorazioni in testaal calanco (se attuate) e conripristino della vegetazione alpiede del calanco medesimo,al solo scopo di fre n a re loscivolamento gravitativo.Entrando invece in unotticap roduttiva, esistono varie op-potunit.I vuoti da calanchizzazionepossono essere utilizzati:- per riforestazione a gradoni,e inerbimenti con idro s e m i n acome stato fatto in alcuniversanti bonificati nella Re-pubblica di San Marino - o p p u re per alloggio di di-

    scariche di RSU e successivariforestazione .Il re c u p e ro di unarea calan-chiva utilizzando R.S.U. er i f o restazione, stato re a l i z-zato anche nella nostra re g i o-ne in prossimit del comunedi Jesi in destra idro g r a f i c adel fiume Esino.Questo tipo di intervento per-

    mette di inserire la re a l i z z a z i o-ne di unopera necessaria, madi un certo impatto, quale ladiscarica, in un arm o n i c ocontesto di riqualificazione ere c u p e ro ambientale.

    Stefania CoccoDibiaga - Area Scienze del Suolo

    Facolt di AgrariaUniversit di Ancona

    11

    B i b l i o g r a f i aALEXANDER D.E. I Calanchi -Ac-celerated erosion in Italy- Re-printed from Geography Vo l . 6 5P a rt.2, April 1980, pp.95-100

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    ROGGERO P. P. , SANTILOCCHIR., TODERI M. Erosione del suo-lo nella collina marc h i g i a n aL I n f o rm a t o re Agrario 45/97

    D o t t o ressa STEFA N I A C O C C ODIBIAGA- Area Scienze del Suo-lo - Facolt di Agraria - Univer-sit di Ancona

    Coste di Staffo l o : Come si puo s s e rva re da questa panora m i c ala diffusione dellero s i o n ea c c e l e rata piuttosto ampianellambito del bacino del fi u m eE s i n o . Fase di mat u rit in pri m op i a n o , fase gi ovanile sullo sfo n d o

  • 12

    l progetto di amplia-mento della piattaform aampelografica re g i o n a-le, che lASSAM ha ere-ditato dallESAM tra lediverse attivit di ricer-

    ca e sperimentazione, continuaa forn i re risultati utili ai pro d u t-tori vitivinicoli i quali vedonoampliarsi le possibilit di sceltavarietale per far fronte alle di-verse esigenze produttive allin-t e rno dei disciplinari di pro d u-zione dei vini a D.O.C..ed aI . G . T. della re g i o n e .Il progetto, inserito in un pro t o-collo che interessa tutte le re-gioni vitivinicole italiane, pre v e-de la verifica attitudinale agro-nomica ed enologica per unaserie di variet intern a z i o n a l i ,nazionali ed autoctone, da ripe-tersi per almeno un quinquen-nio su diverse aree viticole delt e rritorio regionale, e la succes-siva elaborazione ed interpre t a-zione dei risultati conseguiti.Gli elaborati tecnici relativi allevariet che hanno superato po-sitivamente la sperimentazionevengono presentati al ComitatoNazionale per lesame delle va-riet di viti, organo consultivodel MiPA, il quale esprime ilp roprio pare re definitivo sullabase del quale viene successi-vamente predisposto il decre t oministeriale ed il re g o l a m e n t ocomunitario di autorizzazionealla coltivazione.Grazie a questa sperimentazio-ne condotta congiuntamentedalla Sezione Viticola e dallaCantina Sperimentale dellAS-SAM ad oggi sono state auto-rizzate alla coltivazione sullin-tero territorio regionale tutte le

    principali variet intern a z i o n a l ie stanno proseguendo le valu-tazioni su altre variet dotate dicaratteristiche particolari comepure su tutte le variet o biotipidi presunta origine autoctona.Il Comitato Nazionale riunitosiil13 Maggio scorso ha espre s-so pare re favorevole per linse-rimento tra le variet racco-m a n d a t e attualmente coltivatenelle Marche di tre nuove culti-var e pre c i s a m e n t e : R e b o n. in provincia di Ascoli

    P i c e n o ; Fiano b. ed I n c rocio Manzoni

    6.0.13 b. in provincia di AscoliPiceno, Macerata ed Ancona.

    Lo stesso Comitato Nazionaleha inserito tra le variet racco-mandate della provincia di Pe-s a ro la cultivar Aleatico n.in quanto ritenuta s i n o n i m od e l l a Ve rnaccia di Perg o l a a t-tualmente coltivata in quellare acome variet autoctona.A proposito di questa similitu-dine varietale lUniversit di An-cona sta lavorando con i meto-di diagnostici pi avanzati qualilanalisi del DNA e grazie a que-sto lavoro in breve tempo sarpossibile dare una risposta de-finitiva a questo pro b l e m a .

    Si ritiene utile a questo puntof o rn i re ai viticoltori una schedatecnica con le principali carat-teristiche viticole ed enologichedelle tre nuove variet autoriz-zate alla coltivazione:

    F I A N O

    ORIGINEE un antichissimo vitigno, chet rova il suo tradizionale are a l edi coltivazione nellAvellinese enella zona murgiosa delle pro-vince di Bari e Ta r a n t o .

    CARATTERISTICHEFENOLOGICHE

    - Germogliamento:medio (20/3 - 5/4)

    - Fioritura: media (1/6 - 5/6)- Maturazione: media (20/9 -

    10/10)

    CARATTERISTICHEVEGETATIVE EPRODUTTIVE

    - Vigoria: buona

    - F e rtilit delle gemme basali:scarsa

    - P roduttivit: medio-scarsa(60-100 q.li/ha)

    - Peso medio grappolo: 150-200 gr.

    CARATTERISTICHECOLTURALI

    Vitigno dalla vigoria elevata; hauna fertilit delle gemme basaliscarsa per cui deve essere po-tato lungo, ma non eccessiva-mente ricco.Si adatta a diversi tipi di terre-no; gli ambienti vocati per lacoltivazione sono quelli di buo-na esposizione, caldi e asciutti.La produttivit costante macontenuta in quanto caratte-rizzato da un grappolo di pic-colo peso e la fertilit dellegemme basali scarsa e la to-tale non elevata.

    ADATTABILITLa adattabilit allambiente viti-colo marchigiano buona, fattesalve le limitazioni di caratterecolturale relative alla fert i l i t delle gemme e alla produttivit.Dimostra inoltre una buona re-sistenza alle principali malattie efisiopatie, caratteristica questache ne consente un impiego an-che adottando tecniche di difesaa basso impatto ambientale.

    CARATTERISTICHEENOLOGICHE

    Il vino asciutto, fresco, di co-lor giallognolo-paglierino; odo-re gradevole specialeI vini ottenuti da uve delle pro v eattidudinali effettuate nellam-biente marchigiano, hanno for-nito prodotti di buona stru t t u r aalcolica e buona acidit; il qua-d ro organolettico intere s s a n t econ profumi floreali fini, intensie persistenti.

    UVA DA VINO,NUOVE VARIET

    I Lampliamento della base ampelograficacon Fiano, Incrocio Manzoni 6.0.13 e Reboconsente ai viticoltori marchigiani nuovepossibilit per le loro produzioni. I risultatisono frutto di un lavoro dellASSAM.

    Nella foto un grappolo di Fiano,nella pagina successiva IncrocioManzoni e Rebo.

    SPERIMENTAZIONE

  • Al gusto i vini risultano piutto-sto sapidi, di corpo, ben stru t-turati e abbastanza equilibrati.Le produzioni sono adatte pervinificazioni in purezza e peruvaggi, al fine di migliorare ilq u a d ro organolettico e la stru t-tura acidica dei vini tradizionali.

    INC. MANZONI 6.0.13

    ORIGINEIl vitigno stato ottenuto dalP rof. Luigi Manzoni, presso laScuola Enologica di Coneglia-no, incrociando Riesling Rena-no con Pinot Bianco.E stato originariamente coltivatoin provincia di Trento, nel Ve n e-to, in Friuli Venezia Giulia; ulti-mamente si sta diffondendo an-che in altre zone viticole dItalia,per le sue peculiari caratteristi-che di qualit e di adattamento.

    CARATTERISTICHEFENOLOGICHE

    - G e rmogliamento: in epocaprecoce (20/3 - 10/4)

    - Fioritura: medio-pre c o c e :(25/5 - 1/6)

    - Maturazione: precoce (me-diamente anticipa lo Char-donnay di - 5-7 gg.)

    CARATTERISTICHEVEGETATIVE EPRODUTTIVE

    - Vigoria: buona- F e rtilit delle gemme basali:

    buona od elevata;

    - P roduttivit: medio-scarsa(80-120 q.li/ha)

    - Peso medio grappolo: 120-200 gr.

    CARATTERISTICHECOLTURALI

    Si adatta alle diverse forme di al-levamento e potatura, purc h non troppo ricche, e si adattabene ai diversi tipi di terreno e aidiversi port a i n n e s t i .La produttivit costante madi livello medio-scarso poich caratterizzato dal produrre ungrappolo piccolo.

    ADATTABILITVitigno estremamente ru s t i c o ,resistente alle principali malattiecrittogamiche e con notevoli ca-pacit di adattamento alle diver-se situazioni ambientali e coltu-rali. E inoltre un ottimo accu-m u l a t o re di zuccheri anche conandamenti stagionali non com-pletamente favorevoli, caratteri-stica questa che si accompagnaad un ottimo tenore di acidit almomento della vendemmia.

    CARATTERISTICHEENOLOGICHE

    Nei diversi anni e nei diversiambienti ove sono state impo-state le prove, si sono ottenutip rodotti di grande struttura al-colica e buona acidit.I profumi sono risultati intensi, digrande complessit aro m a t i c a .Vini quindi di ottima stru t t u r a ,sapidi, armonici, equilibrati.Si presenta in definitiva adattoper produzioni in purezza, masoprattutto in uvaggio per mi-gliorare i vini marchigiani tradi-zionali.

    R E B O

    ORIGINEE un vitigno ottenuto dal Pro f .Rebo Rigotti nella StazioneSperimentale di S. Michele Adi-ge (TN), incrociando Te ro l d e g ocon Merlot. Ha avuto fino aquesto momento una diff u s i o-ne limitata al Trentino. Di re-cente per si riscontrato unc e rto interesse anche in altrezone viticole dItalia soprattuttoa seguito dellattuazione delp rogetto di revisione della piat-taforma ampelografica.

    CARATTERISTICHEFENOLOGICHE

    - G e rmogliamento: medio (con-temporaneo al Sangiovese)

    - Fioritura: media (contempo-ranea al Sangiovese)

    - Maturazione: medio-pre c o c e(anticipa mediamente di10/15 gg il Sangiovese

    CARATTERISTICHEVEGETATIVE EPRODUTTIVE

    Vigoria: elevataF e rtilit delle gemme basali:buonaP roduttivit: media ma ancheelevata (150 Q.li/ha).Peso medio grappolo: 250-300gr.

    CARATTERISTICHECOLTURALI

    Vitigno plastico, si adatta allediverse forme di allevamento epotatura, purch non troppo ric-ca. Si adatta a diversi tipi di ter-reno purch non eccessivamen-te pesanti e non troppo fert i l i ,ove sono in ogni caso da evitarecombinazioni dinnesto con por-tainnesti di elevato vigore .La produttivit costante, dibuona quantit, fino a risultareanche abbondante se la caricadi gemme non giustamentedimensionata.P redilige sesti dimpianto dimedio-elevata densit pere s p r i m e re al meglio le pro p r i ecaratteristiche qualitative.

    ADATTABILITVitigno dotato di buona ru s t i-cit che dimostra costante-mente nelle diverse situazioniambientali e colturali; re s i-

    stente alle principali malattie efisiopatie, capacit rivelatesianche superiori a quelle delSangiovese.Le uve alla vendemmia sono ca-ratterizzate dallavere una grada-zione zuccherina medio-elevataed un buon livello di acidit.

    CARATTERISTICHEENOLOGICHE

    I vini sono di buona struttura edi gradazione alcolica elevata; ilc o l o re rosso rubino intenso,p rofumi erbacei con nota diamaro e speziato.E adatto per produzioni di vininovelli e giovani ma anche vinida invecchiamento se opport u-namente combinato in uvaggioo taglio con variet che eviden-ziano il meglio delle proprie ca-ratteristiche a distanza di tempodalla vendemmia.

    Questo ampliamento della piat-t a f o rma varietale regionale si-curamente potr essere utile aip roduttori marchigiani sia perparticolari vini da tavola ma an-che per produzioni ad I.G.T. eda D.O.C. i cui disciplinari preve-dono la possibilit di utilizzarequali variet accessorie tuttequelle autorizzate o raccoman-date nelle rispettive pro v i n c i edi coltivazione.A questo proposito la speri-mentazione dellASSAM non si limitata solamente ad una va-lutazione viticola ed enologicadelle variet prese singolar-mente, ma arrivata anche av a l u t a re dei modelli di vino ot-tenuti da uvaggi con questenuove variet.Su questo aspetto stato dip a rt i c o l a re aiuto il l a b o r a t o r i odi analisi sensoriali i s t i t u i t op resso la Cantina Sperimentalenellambito del progetto nazio-nale di miglioramento dellap i a t t a f o rma varietale, grazie alquale stato possibile indivi-d u a re tutti i principali descritto-ri delle variet coltivate nelleM a rche ed anche le miglioricombinazioni varietali per i vinia D.O.C. ed a I.G.T. che consen-tono un certo spazio di libert nei propri disciplinari.

    Enzo PolidoriSettimio Virgili

    13

  • e piante colti-vate assorbo-no dalla solu-zione nutritivadel terre n o

    gran parte degli elementi ne-cessari al proprio accre s c i-mento, sia macro che micro e-lementi. I primi sono quelliassorbiti in quantit superioree fra questi tre sono quelli in-dispensabili dal punto di vistam o rfologico e fisiologico: azo-to, fosforo e potassio. In questa nota si tratteresclusivamente dellazoto chep resenta almeno due peculia-rit distintive rispetto agli altridue: da un lato entra nella

    composizione degli ammi-noacidi (i cosiddetti mattonidella materia vivente che van-no a comporre le pro t e i n e ,cio la base della vita), dallal-

    t ro esso non fissato dal po-t e re assorbente del terre n o ,quindi la sua permanenza li-mitata nel tempo e pu esse-re facilmente dilavato o per-

    c o l a re nelle falde acquiferesottostanti, rappre s e n t a n d oun grave problema ambienta-le oltre che una perdita eco-nomica.

    Questi aspetti sono in larg amisura i presupposti della mi-sura A1 del Reg. CEE n.2078/92 (norme per lagricol-tura a basso impatto ambien-tale). Per accedere ai beneficidi questa misura lagricoltore tenuto a pre s e n t a re un pia-no di concimazione che tengaconto del bilancio delle entra-te e delle uscite dei diversielementi fertilizzanti in funzio-ne di diversi parametri, fra i

    SPERIMENTAZIONE

    L

    FRUMENTI EFERTILIZZAZIONE AZOTATA

    Si prende in considerazione la rispostaa g ronomica e qualitativa di diversevariet di duri e teneri. I risultati di unpoliennio di sperimentazione presso ilCERMIS mettono in evidenza un com-p o rtamento simile per le due specie.Occorre puntare su variet migliori piefficienti nelluso dellazoto.

    Panoramica dei campi sperimentalidel CERMIS nel giugno 1998 in localitAbbadia di Fiastra, lungo la valle del fiumeChienti (sono indicate con la frecciale prove di concimazione azotata).

    14

  • 15quali il tipo di terreno, la pre-cessione colturale, la specie ela variet coltivata, le asporta-zioni della coltura, le perd i t edi vario tipo.Fra le colture maggiorm e n t ed i ffuse nella nostra re g i o n esono interessati a questa mi-sura i cereali a paglia (fru-mento duro e tenero, orz o ,c e reali minori) che copro n oc i rca 200 mila ettari, occu-pando circa il 45% della pro-duzione complessiva dellecoltivazioni erbacee regionali.Fin dal 1992 lAgenzia per iS e rvizi nel Settore Agro a l i-m e n t a re delle Marche (AS-SAM) ha avviato e sostenutofinanziariamente un pro g e t-to di sperimentazione aff i-dato al CERMIS ( Centro Ri-c e rche e Sperimentazioneper il Miglioramento Ve g e-tale N. Strampelli), fina-lizzato a verificare il com-p o rtamento di diverse va-riet di frumento duro e te-n e ro in presenza di livellid i ff e renziati di azoto sommi-nistrati tramite fert i l i z z a n t idi sintesi, con part i c o l a re ri-ferimento alla dose massi-ma ammessa dal Regola-mento n. 2078/92 pari a 90kg per ettaro. Ladozione an-che di tesi non concimatep e rmette di avere indicazioni

    i n t e ressanti da trasferire als e t t o re dellagricoltura biolo-gica, per la quale sono statirecentemente avviati specificip rogrammi di lavoro .In questa sede sono riport a t isinteticamente i risultati agro-nomici e qualitativi delle spe-rimentazioni condotte dalCERMIS nellultimo quin-quennio.

    IL RUOLO DELLAZOTONELLA COLTIVAZIONEDELLE SPECIE AGRARIE

    E bene ribadire che il bilancionutrizionale di una pianta, omeglio di una coltura, devee s s e re valutato nel suo insie-me, dato lo stretto legame frai diversi nutrienti. Solo unc o rretto equilibrio fra gli ele-menti nella soluzione del ter-reno garanzia di un adegua-to stato nutrizionale. Su ciinfluiscono le caratteristichechimico-fisiche del terreno elambiente climatico in sensolato (orografia, esposizione,stato term o - p l u v i o m e t r i c o )che possono solo in parte es-s e re modificate con un ap-p o rto esterno di fert i l i z z a n t i .Ogni singola coltura devequindi essere valutata nel-lambito di un sistema coltu-rale aziendale e ci diventaessenziale nel momento in

    cui non possibile gioca-re sulla tecnica colturale esoprattutto di incidere construmenti a rapido effetto. La maggior parte delle specieagrarie, cereali compresi, re-perisce lazoto dalla soluzionec i rcolante del terreno e non in grado di utilizzare lelevataquantit di azoto pre s e n t enellatmosfera. Di questo so-no capaci soltanto alcunespecie, in part i c o l a re le legu-minose, grazie ad un mecca-nismo naturale di simbiosicon un batterio azofissatore .Nei cereali sono stati studiatimeccanismi simili, non disimbiosi, bens di associazio-ne con altri batteri del gruppodegli azospirilli. Tuttavia que-sto legame decisamentemeno specializzato e menoe fficiente di quello delle legu-minose e gli studi condotti fi-no ad oggi non consentono difornire indicazioni esatte circaunapplicazione diretta in ter-mini di pratica agro n o m i c a .P e rtanto, lunico modo vali-do perch la coltura dispon-ga di azoto che lo stessosia presente nella soluzionenutritiva e ci pu avveniresostanzialmente attraversodue vie: lavvicendamento con col-

    t u re che sono in grado di-

    rettamente o indirettamen-te di lasciare azoto nel ter-reno (leguminose, colturemiglioratrici, colture hu-migene, ecc.),

    l a p p o rto di fertilizzanti, disintesi (semplici o com-plessi), organo-minerali oorganici.

    E ovvio che luno di questiambiti non esclude laltro to-talmente, infatti una buonafertilit del terreno legata adun elevato contenuto in so-stanza organica, a sua voltafrutto di una corretta rotazio-ne delle colture, oltre chedelladozione di corrette tec-niche agronomiche, consen-te certamente di ridurre glia p p o rti esterni, siano essi disintesi che di altra pro v e-n i e n z a . A titolo di esempio sir i c o rda che una coltura dimedica - specie leguminosa -in piena fase di sviluppo ingrado di fissare dai 50 ai 100kg di azoto per anno (Boncia-relli, 1981), gran parte di que-sto azoto resta poi nel terrenoal momento della rottura delmedicaio in forma org a n i c a(radici, residui colturali) finoa che non si innesca il pro-cesso di mineralizzazione equindi di nitrificazione. E unadelle fonti pi preziose di azo-to, oltre a tutti gli altri benefici

    Fig. 1 - Descrizione delle fasi di crescita secondo le scale proposte da diversi autori (tratto da Borghi, 1985; pag. 27)

    Scale

    Roming 1 2 3 4-5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19-24 25 26-27 28-39

    Large e Feekes 1 1,1 1,2 1,3 2 3 4 5 6 7 8 9 10 10,1 10,5 10,51 10,54 11 11,1 11,2

    A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T

    Zodoks e al. 1 1,1 1,2 1,3 2,1 2,2 2,3 3 3,1 3,2 4 4,5 4,7 5,4 5,9 6 6,9 7 7,7 8

    30

    11,3 11,4

    U V

    8,7 9

  • 16di ordine fisico sulla stru t t u r adel terreno.Lazoto assorbito dalle pian-te prevalentemente sotto for-ma di ione nitrico (NO3), solopiccolissime dosi possonoe s s e re assunte sotto form aammoniacale ed ureica. Il ni-trato il prodotto finale delp rocesso di nitrificazionesvolto da una serie di micro r-ganismi presenti nel terreno eche operano in determ i n a t econdizioni di temperatura,umidit e aerazione. In gene-rale le condizioni migliori siverificano nel periodo prima-verile, quando le temperaturedel terreno si innalzano. Ec-cessi di temperatura, daltrocanto, possono pro v o c a re fe-nomeni di denitrificazione eperdita in forme volatili.In definitiva lazoto rappre-senta uno strumento strate-gico sotto diversi punti di vi-sta: produttivo e qualitativo,economico, ambientale.

    FUNZIONI DELLAZOTONELLA FISIOLOGIADEI CEREALI E RUOLONELLA PRODUZIONEE NELLA QUALIT.

    Lazoto entra nella composi-zione delle proteine. Nei ce-reali il contenuto proteico r a p p resentato principalmentedalle proteine di riserva dellagranella che nei frumenti so-no convenzionalmente suddi-vise, in base allo loro solubi-lit, in albumine, globuline,gliadine e glutenine. Questiultimi due gruppi rappre s e n-tano la maggior parte dellep roteine di riserva che unavolta separate dalle altrecomponenti della cariosside(amido, crusca, embrione)vanno a costituire il glutine( c i rca l80% del totale delleproteine). La quantit totale diglutine fortemente corre l a t aal contenuto proteico e allaqualit di un frumento in ter-mini di trasformazione (pani-

    ficazione nel caso del tenero epastificazione nel caso delduro). Ma ci non sufficien-te, perch la buona qualit influenzata in misura determi-nante dalla composizione del-le proteine. Esplicitamentevuol dire che non sempre unelevato contenuto in pro t e i n e garanzia in una elevata qua-lit tecnologica delle farine odelle semole di quel determ i-nato frumento.Quindi, mentre la quantit dip roteine dipende dalla dispo-nibilit - in termini quantitativi- di azoto, la qualit delle pro-teine dipende dal genotipo(variet) indicativamente perun 50%, pur avendo una cer-ta influenza anche la distribu-zione del fertilizzante durantele diverse fasi del ciclo vege-tativo e riproduttivo.Pertanto, una volta impiantatauna determinata variet, nelpianificare lintervento azotatodevono essere tenuti pre s e n t idue aspetti fondamentali: laquantit da somministrare ele epoche di distribuzione. Nel primo caso necessa-rio far riferimento alle aspor-tazioni della coltura, che sonostate calcolate mediamentei n t o rno a 3.0-3.5 kg per ogni100 kg di granella secca pro-

    dotta. Le oscillazioni sono le-gate alle condizioni ambienta-li, alla specie (il frumento du-ro, avendo mediamente uncontenuto di proteine supe-r i o re, consuma pi azoto delf rumento tenero) e alla va-riet (ad esempio una varietdi frumento tenero da biscotticonsuma meno azoto di unfrumento tenero di forza). Ov-viamente nel bilancio azotatovanno considerati, oltre aifabbisogni della coltura, co-me ricordato, la pre c e s s i o n ecolturale, il potenziale produt-tivo, il dilavamento (livelli dipiovosit), il ritmo di minera-lizzazione della sostanza or-ganica ed altro. Sul secondo aspetto -epoche di distribuzione - in-fluiscono le diverse fasi feno-logiche del ciclo del cere a l e .Nelle figure 1 e 2 (tratte daB o rghi B., 1985) sono illu-strati il ciclo del frumento e lac u rva di assorbimento della-zoto. Da questultima appareevidente come oltre i 2/3 del-lazoto sia consumato nellafase di levata, a part i re dallostadio di spiga a 1 cm (vi-raggio) fino alla spigatura. Daci si desume che una tecnicarazionale, in linea generale,debba pre v e d e re una suddivi-

    sione della dose totale alme-no in tre interventi:

    alla terza foglia-accestimen-to, con una dose di circa 1/5del totale, dalla fine dellaccestimento-viraggio alla levata, con circ a2/5 del totale, alla fine della levata-iniziobotticella con la restante part e .Ovviamente questo un pia-no del tutto indicativo, nel-lapplicazione pratica devonoe s s e re presi in considerazio-ne i numerosi fattori gi ricor-dati: precessione colturale, ti-po di terreno, andamento cli-matico, specie e variet, tem-pestivit di intervento.Nella tabella 1 riportato ilpiano adottato presso i campisperimentali del CERMIS sullabase delle produzioni medie,delle condizioni pedo-climati-che, stabilendo in circa 160kg per ettaro la quantit diazoto da apport a re al fru m e n-to per una produzione mediadi 5 t per ettaro e un contenu-to proteico medio del 13%,assumendo indicativamentepari le perdite di azoto rispettoalle dotazioni del terreno. Daun punto di vista pratico-ope-rativo, ritenendo non pro p o n i-bile agli agricoltori tre inter-

    Appare evidenteche oltre i 2/3dellazoto consumato nellafase di levata

    Fig. 2Curva di assorbimentodellazoto da partedel frumento(tratto da Borghi, 1985;pag. 94).

  • 17venti di copertura essenzial-mente per motivi economici(costo delloperazione + per-dite di campo per calpestio),due interventi - ritenuti indi-spensabili - possono esserefocalizzati nella fase di fine ac-

    cestimento-viraggio con circ a2/5 della dose totale e i re-stanti 3/5 alla levata.Non si entra nello specificonel tipo di concime da usare ,si precisa soltanto che le for-me nitriche sono di immedia-

    to assorbimento per la pianta,ma nello stesso tempo sonopi facilmente dilavabili. Manmano che si sale nella com-plessit della molecola (formeammoniacali, ureiche, misto-o rganici, organici) si allunga-

    no gradualmente i tempi dimessa a disposizione delloione nitrico a fronte di unamaggiore permanenza nel ter-reno, ci vale essenzialmenteper i concimi misto-organici eo rganici. Dalla letteratura non

    Produzione granella t ha -1 (al 13% di

    umidit) Peso ettolitrico (kg

    hl-1)Peso 1000 cariossidi g

    Spigatura (gg da 1 aprile) Numero spighe m -2 Altezza pianta (cm)

    Allettamento a maturazione 0-9 Oidio 0-9 Septoria tritici 0-9 Ruggine bruna 0-9

    Livello azoto 1997 1998 1997 1998 1997 1998 1997 1998 1997 1998 1997 1998 1997 1998 1997 1998 1997 1998 1997 1998

    N90 3,27 6,30 76,0 82,7 37,5 53,3 41,4 34,1 453 553 64 86 0 0,0 2,7 3,9 4,9 5,9 3,6 3,9

    N125-135 3,95 6,55 76,6 82,4 37,7 50,8 40,7 34,3 447 587 68 87 0 0,2 3,0 4,5 5,4 6,3 3,9 4,4

    N160-180 4,00 6,68 76,1 82,1 37,5 50,3 41,2 34,4 413 573 70 88 0 0,6 4,3 4,5 5,7 6,2 4,1 4,4

    DMS (P=0.05) 0,22 0,19 0,9 0,3 - 1,1 1,0 0,1 46 - 3 - 0,2 0,8 0,2 0,6 - 0,5 0,2

    Significativit ** * ** * ns * ** * ** ns ** ns * ** ** ** ns ** *

    FRUMENTO DURO FRUMENTO TENERO

    LIVELLI DI CONCIMAZIONE AZOTATA N90 N125-135 N160-180 N0 N80-90 N160-180

    STADIO FENOLOGICO kg ha

    -1 kg ha-1 kg ha-1 kg ha-1 kg ha-1 kg ha-1

    EPOCA CEREALE TIPO CONCIME

    gennaio accestimento nitrato ammonico 29 36-44 39-50 0 20-29 39-50

    marzo inizio levata (viraggio) nitrato ammonico 26 39-41 52-61 0 25-26 52-61

    aprile fine levata urea 35 50-50 69 0 35 69

    Totali 90 125-135 160-180 0 80-90 160-180

    Tab. 1 - Piano di concimazione azo t ata adottato presso il CERMIS.

    Tab. 2 - Prova frumento duro : risposta media dei dive rsi para m e t ri va l u t ati ai tre livelli di azoto nel biennio 1997-1998

    Fig. 3 - Prova frumento duro: risposta produttiva delle variet maggiormente diffuse nelle Marche a tre livelli diazoto nel biennio 1997-1998

    Sia per il teneroche per il durosono stati applicati3 livelli; 90 Kg/hac o rr i s p o n d o n oal massimoconsentito dald i s c i p l i n a re delR e g . CEE 2078/92n e l l e M a rc h e .

  • 18e m e rgono diff e renze sostan-ziali fra il nitrato e lurea, per-tanto, se non si pre s e n t a n ocondizioni particolari chedebbano far optare per unadelle due forme, si reputa dis e g u i re - in part i c o l a re nellaseconda concimazione - il cri-terio economico, equivale adire del minor costo per unitf e rtilizzante, che al momento a favore dellurea.

    Come ricordato poco sopralazoto influenza fortemente laqualit tecnologica dei fru-menti duro e tenero. E notoche lindustria di trasform a z i o-ne italiana continua a lamenta-re, per entrambe le specie, lamancata disponibilit di part i-te omogenee per qualit tec-n o l o g i c a . Nel caso del duro, laspecie pi coltivata nella no-stra Regione, i produttori dipasta evidenziano negli ultimianni in Italia, Marche compre-se, un calo di contenuto pro-teico al di sotto di limiti tecno-logicamente accettabili. Ci, in

    qualche misura, tenderebbe ag i u s t i f i c a re le massicce im-p o rtazioni di partite dalleste-ro, Canada e Nord America inprimo luogo, per le quali sonogarantiti precisi livelli qualitati-vi per stock di elevate dimen-sioni e costanti nel tempo.Questa situazione suggeriscecon forza lopportunit sia dis c e g l i e re con oculatezza la va-riet, sia di razionalizzare almeglio la tecnica colturale, ri-badendo la necessit di agirein unottica di sistema.

    I RISULTATIDI UN POLIENNIODI SPERIMENTAZIONECONDOTTA PRESSOIL CERMIS

    Il progetto - finanziato dal-lASSAM - partito nel 1992con lobiettivo prioritario diverificare il comportamento didiverse variet di fru m e n t od u ro e tenero sottoposte adun piano razionalizzato di fer-tilizzazione azotata in pre s e n-za di dosi diff e renziate. La te-

    si non concimata in fru m e n t ot e n e ro potrebbe dare indica-zioni interessanti da trasferireal settore dellagricoltura bio-logica in attesa di disporre dirisultati pi precisi provenien-ti da prove specifiche. Il presente progetto prevede -per la parte relativa al fru m e n-to duro - anche la collabora-zione dellIstituto Sperimenta-le per la Cerealicoltura con se-de a Roma, Sezione di Te c n i-che Agro n o m i c h e .Una parte dei risultati ottenutiin questi anni gi stata pub-blicata sulla stampa specializ-zata (Porfiri et al., 1994; Por-firi et al., 1996; Desiderio e ta l., 1998). In questa sede so-no riportati i risultati non an-cora divulgati relativi agli ulti-mi tre anni.Le prove sono state re a l i z z a t ep resso i campi sperimentalidel CERMIS, in comune di To-lentino MC, lungo la valle delfiume Chienti, che da anni rap-p resenta un valido areale di ri-ferimento. Sono state adottate

    tecniche agronomiche stan-d a rd nella zona, ad eccezionedella concimazione azotata che stata modulata in funzionedegli obiettivi preposti ed stata eseguita manualmente,solo in copertura, agli stadi in-dicati nella tabella 1. Sono statiapplicati 3 livelli, zero, 80-90 e160-180 kg/ha nel fru m e n t ot e n e ro e 90, 125-135 e 160-180 nel frumento duro. No-vanta kg/ha, distribuiti solo inc o p e rtura, corrispondono alladose massima consentita dald i s c i p l i n a re di produzione delReg. 2078/92. Laumento delladose standard a 180 kg e diquella intermedia a 135 kg si resa necessaria nella cam-pagna 1997 per il forte dilava-mento verificatosi in seguitoalla elevata piovosit invern a l e .Le variet incluse nella speri-mentazione rappresentano peril frumento duro la quasi tota-lit di quelle presenti sul mer-cato e di recente iscrizione,nel caso del tenero fino ad og-gi stato saggiato un gru p p o

    Fi g. 4 - P rova frumento duro : c o n t e nuto proteico delle va riet maggi o rmente diffuse nelle Marche a tre livelli di azo t onle biennio 1997-1998

  • 19di cultivar scelte in re l a z i o n ead aspetti qualitativi diff e re n-ziati, oltre che alla diff u s i o n ec o m m e rciale. E stata inoltremantenuta in prova la vecchiacultivar Abbondanza comepunto di riferimento per valu-t a re il comportamento di di-verse generazioni di varietin condizioni di low input, te-stando cos il pro g resso delmiglioramento genetico negliultimi 30 anni.

    FRUMENTO DURONella tabella 2 sono riportati irisultati agronomici medi delbiennio 1997-1998 per i tre li-velli di azoto adottati, pre c i-sando che le due annate sonostate caratterizzate da anda-menti stagionali completa-mente diversi che hanno in-fluito in misura diff e rente sul-le variet valutate. Infatti nel1997 le cultivar a ciclo pilungo hanno fornito risultatimigliori rispetto a quelle pip recoci danneggiate dai ritor-ni tardivi di freddo, mentrenel 1998 sono andate megliole variet a ciclo medio.Nella figura 3 sono schema-

    tizzate le produzioni medie (ino rdine produttivo decre s c e n-te) per le cultivar maggior-mente diffuse nella nostra re-gione, rispettivamente ai trelivelli. Il dato medio dei dueanni conferma quanto osser-

    vato nelle singole annate: lap roduzione migliora decisa-mente dal primo livello al se-condo, il successivo interven-to azotato comporta un debo-le, ma non significativo, au-mento di resa. L i n c re m e n t o

    produttivo da attribuire, conbuona probabilit, al maggiorn u m e ro di spighe fertili perunit di superficie. Il peso et-tolitrico e quello dei 1000 se-mi mostrano un significativot rend decrescente dal primo

    Fi g. 6a - Confronto dellalve ogramma della cv Mieti fra ill ivello N0 e il livello N1 6 0 ( raccolto 1998): il W passa da 147a 218 e il P/L da 0.70 a 0.32.

    Fi g. 5 - Prova frumento tenero triennio 1996-1998: risposta pro d u t t iva media delle va-riet in comune nel triennio a tre livelli di azo t o

    Fi g. 6b - Confronto dellalve ogramma della cv Colfi o ri t of ra il livello N0 e il livello N1 6 0 ( raccolto 1998): il W passada 150 a 272 e il P/L da 4.41 a 2.14.

  • 20

    al terzo livello azotato, mentremigliora in maniera altamentesignificativa la situazione del-la bianconatura conferm a n d ola forte influenza positiva del-lazoto nel contenimento diquesta anomalia. La maggio-re disponibilit azotata com-p o rta un significativo, seppu-re debole, aumento della su-scettibilit alle fitopatie (inp a rt i c o l a re oidio e ru g g i n ebruna) e allallettamento.A diff e renza della pro d u z i o n eil contenuto proteico cre s c eancora per effetto dellincre-mento di fertilizzazione azota-ta in tutte le variet (figura 4).Il contenuto proteico passamediamente da 12.3% delprimo livello al 13.2% del se-condo (+7%) a 13.8 (+12%rispetto a N9 0). Mediamentele cultivar Simeto, Italo, Ru-sticano e Ionio hanno fornito icontenuti pi elevati (>14%),tutte le altre hanno superato il13%. Alcune variet si avvan-taggiano molto del primo in-c remento di azoto (Italo, Cic-

    cio, Rusticano, Parsifal), manon ricevono ulteriori beneficidal successivo interv e n t o ;m e n t re altre (Colosseo, Cre-so, Colorado, Grazia) necessi-tano di unazotatura piena perm i g l i o r a re sostanzialmentequesto parametro.

    FRUMENTO TENEROI risultati ottenuti nel triennio1996-1998 rispecchiano quel-li del frumento duro, pre c i-sando che in questa specie ilivelli di azoto applicati sonostati zero, 80-90 e 160-180kg/ha. Le variet mostrano unc o m p o rtamento medio similenegli anni; landamento dellap roduzione e della qualitc o n f e rma quanto atteso. Lap roduzione (figura 5) aumen-ta decisamente a 80-90 kg diazoto, per poi avere un incre-mento contenuto alla dosesuccessiva, mentre i parame-tri qualitativi presentano trendin continua crescita. Infattimigliorano i parametri alveo-grafici (figure 6a-6b): il W au-

    menta, il rapporto P/L si equi-libra gi in misura evidentenel primo passaggio di conci-mazione ed ulteriorm e n t eavvantaggiato alla dose stan-d a rd; il contenuto in glutine(figura 7) evidenzia un mode-sto miglioramento dal primoal secondo livello di azoto,m e n t re lincremento succes-sivo rilevante. Questi dati ri-badiscono lefficacia dellazo-to nei confronti della qualittecnologica del frumento e ri-levano come alla concimazio-ne pi elevata (160 kg) - daritenersi tuttavia un livellos t a n d a rd in relazione al bilan-cio nutrizionale - si verifica unaumento del contenuto inp roteina (quindi in glutine) alquale corrisponde un decisomiglioramento delle caratteri-stiche tecnologiche. Sottoquesto aspetto le cultivar sicaratterizzano per le diverseclassi qualitative nei limitidelle quali tutte possono es-s e re attribuite, ad eccezionedella cv Colfiorito che presen-ta una tenacit eccessiva de-

    gli impasti (elevati valori diP/L) a fronte di valori di Wche non raggiungono quellirichiesti dalla classe 1 allaquale la variet generalmen-te ascritta. La risposta qualitativa alle va-riazioni di fertilizzazione si-mile nelle diverse variet, condeboli eccezioni nella cv Mietiche aumenta il W e il contenu-to in glutine solo al terzo livellodi azoto, mentre nella cv Eu-reka, ad un pro g ressivo incre-mento di glutine non ne corr i-sponde uno simile di W sem-p re al terzo livello di azoto.

    CONSIDERAZIONICONCLUSIVE

    I risultati ottenuti presso ilCERMIS confermano quelli din u m e rose altre sperimenta-zioni condotte in altri ambientied evidenziano un comport a-mento simile fra le due speciedi frumento studiate. Le diver-se variet valutate rispondonoin maniera simile alla diff e re n-te azotatura, anche se ciascu-na in misura specifica per cia-scuno dei parametri presi inconsiderazione, sia agro n o m i-ci sia qualitativi.E possibile sinteticamente af-f e rm a re che mentre la re s ap roduttiva aumenta con unac u rva che mediamente tendea stabilizzarsi oltre i 100-130kg di azoto (quanto meno nel-le condizioni di sperimenta-zione), il contenuto proteico ela qualit tecnologica miglio-rano ancora oltre questi livellidi fertilizzazione. P e rtanto si possono ribadirealcuni concetti fondamentali: mantenere un adeguato equi-

    librio nutrizionale nel terre n o ,in part i c o l a re adottando vali-di avvicendamenti colturali;

    re g o l a re la fert i l i z z a z i o n eazotata sia in funzione diepoche e dosi di distribu-zione sia in relazione agliaspetti agronomici (tipo di

    Fi g. 7 - Va riazione del contenuto di glutine secco % in 5 cultivar di frumento tenero at re livelli di fe rtilizzazione azo t ata nel 1997/98.

  • 21t e rreno, rotazione, ecc.),varietali e climatici;

    impiegare variet caratteriz-zate geneticamente da ele-vata qualit, pur conoscen-do che questa fort e m e n t einfluenzata dalle condizioniambientali.

    E necessario che tutte le com-ponenti della filiera siano sen-sibilizzate su questi aspetti, ap a rt i re dalla ricerca che devep u n t a re a variet migliori (pie fficienti nelluso dellazoto,pi alto contenuto pro t e i c o ,pi stabili alle variazioni am-bientali) allagricoltore che,scelta la variet, deve applica-re la giusta tecnica colturale inrelazione alla variet stessa eallambiente pedo-climatico incui opera; allo stoccatore chedeve pro v v e d e re ad una diff e-renziazione del prodotto per li-velli qualitativi e infine al mer-cato e allindustria di trasfor-mazione che devono adope-rarsi per riconoscere allagri-c o l t o re la qualit in misuraeconomicamente adeguata.

    Oriana PORFIRIAntonella PETRINICERMIS, Tolentino MC

    P resso il CERMIS operati-vo da oltre un anno un labo-ratorio per la valutazione del-la qualit dei frumenti teneroe duro realizzato con la col-laborazione della FondazioneCassa di Risparmio dellaP rovincia di Macerata. Laqualit di un cereale pu es-s e re definita come la sua at-titudine a rispondere alle esi-genze tecnologiche del pro-cesso di trasformazione alquale viene destinato in re l a-zione al prodotto finale (pa-sta, pane, biscotti, crackers,ecc.). La qualit tecnologicadelle farine e delle semole il prodotto di un insieme difattori genetici, biochimici,a g ronomici, climatici, tecno-logici, che singolarmente ein interazione tra di loro de-t e rminano in misura diversale caratteristiche del pro d o t-to alimentare.Il laboratorio fornito delleseguenti attrezzature:

    alveografo combinato conc o n s i s t o g r a f o: stru m e n t o

    ideato dal francese Cho-pin, misura la lavorabilitdellimpasto re g i s t r a n d oun grafico (alveogramma)i cui parametri pi impor-tanti sono il W (indice del-la forza dellimpasto) e ilrapporto P/L (esprime unanozione di equilibrio o disquilibrio fra tenacit edestensibilit dellimpasto);

    p ro m i l o g r a f o: appare c-chio costruito in Austrianegli anni 80, consente die s t r a rre il glutine, misurala capacit di assorbimen-to di acqua da parte dellafarina e la stabilit dellim-pasto tracciando un grafi-co (promilogramma) cher a p p resenta la re s i s t e n z adellimpasto nel tempo;

    Kijeldhal rapido: stru-mentazione composta daun mineralizzatore e da und i s t i l l a t o re, consente did e t e rm i n a re il contenutop e rcentuale in sostanzaazotata (e quindi proteica);

    strumentazione per la de-t e rminazione del volumedi sedimentazione in SDS: un metodo che sfrutta lep ropriet delle proteine dir i s e rva di gelatinizare inp resenza di Sodio DodecilSolfato (SDS): maggiore il volume di sedimentazio-ne, migliore la qualitreologica della farina odella semola.

    Sono svolte analisi a sup-p o rto delle attivit di speri-mentazione e di b re e d i n gcondotte presso il CERMISed off re servizi a diversicommittenti quali agricoltorie loro associazioni, stocca-tori, mulini, industrie ali-mentari. Con questa iniziativa il CER-MIS si integra con le stru t t u-re gi esistenti sul terr i t o r i oregionale, in modo specificocon lASSAM, con la quale gi attiva da anni una pre z i o-sa collaborazione, in part i c o-l a re nel settore cere a l i c o l o .

    Positivo avvio della struttura realizzata con la collaborazione dellaFONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DELLA PROVINCIA DI MACERATA

    L A B O R AT O R I O P E R L A VA L U TA Z I O N ED E L L A QUALIT DEI CEREALI

    E rrata Corr i g eIl titolo dellarticolo pubbli-cato a pag. 24 del n.1 / 9 9della Rivista non Il can-c ro del castagno, bens Pa-tologia non identificata sulcastagno, a cui si riferisco-no le foto pubblicate a corre-do. Errato di conseguenzaanche il sommarietto. L e rro-re nostro e pertanto ci scu-siamo con lautrice, ladott.ssa M. Rosaria Perna, ei lettori. Sullarg o m e n t oa v remo comunque modo dir i t o rn a re con un articolo delp ro f . R i c c a rdo Antonaro l i ,dopo che saranno disponibilile analisi di laboratorio suicampioni di piante malate.

  • PRODOTTI TRANSGENICI:LE DECISIONI DI BRUXELLES

    opo un braccio di ferro durato pi giorni i ministridell'Ambiente dell'Unione Europea hanno raggiuntoun accordo sulla delicata questione della pro d u z i o-ne ed immissione sul mercato dei prodotti transge-

    nici, tra i quali spiccano quelli agro-alimentari.Le nuove norme sugli organismi geneticamente modificati(Ogm) concordate dai 15 costituiscono l'aggiorn