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EditoreMinistero della Difesa(Difesa Servizi S.p.A. C.F. 11345641002)

Direttore ResponsabileFelice DE LEOVice DirettoreLuigino Cerbo

Capo RedattoreDomenico Spoliti

RedazioneStefano Massaro, Claudio Angelini,Valentina Cosco, Francesca Cannataro,Annarita Laurenzi, Lia Nardella,Raimondo Fierro

GraficaAntonio Dosa, Ubaldo Russo

Grafica on-lineMarcello Ciriminna

Segreteria e diffusioneResponsabile: Giovanni PacittoGabriele Giommetti, Fabio Di Pasquale,Ciro Visconti, Filippo Antonicelli,Sergio Gabriele De Rosa

Direzione e RedazioneVia di S. Marco, 8 - 00186 RomaTel. 06 6796861

AmministrazioneDifesa Servizi S.p.A.,Via Flaminia, 335 - 00196 RomaUfficio Amministrazionedello Stato Maggiore dell’Esercito,Via Napoli, 42 - 00187 Roma

Fotolito e StampaRubbettino SrlViale Rosario Rubbettino, 888049 Soveria Mannelli (Cz)Tel. 0968 6664.1 centralino

SpedizionePostatarget Magazine

Condizioni di cessione per il 2016Un fascicolo Euro 4,00Un fascicolo arretrato Euro 6,00Abbonamento: Italia Euro 15,00, esteroEuro 21,00. L’importo deve essere versato suc/c postale 000029599008 intestato a DifesaServizi S.p.A. Via Flaminia, 335 - 00196 Romaoppure tramite bonifico bancario intestatoa Difesa Servizi S.p.A. - codice IBAN IT 37 X07601 03200 000029599008 - codiceBIC/SWIFT BPPIITRRXXX, con clausola«Commissioni a carico dell’ordinante»In alternativa si può effettuare l’abbona-mento on line su www.rodorigoeditore.it

Autorizzazione del Tribunale di Romaal n. 944 del Registro con decreto 7-6-49

PeriodicitàBimestrale

© Tutti i diritti riservati

Tutte le foto a corredo degli articoli, ovenon altrimenti indicato, sono dell’AgenziaCine Foto Televisiva e Mostre dello SME

L’editore si dichiara disponibile a regolarizzareeventuali spettanze dovute a diritti d’autoreper le immagini riprodotte di cui non siastato possibile reperire la fonte o lalegittima proprietà

Numero chiuso in Redazione il 30/11/2015

INDIRIZZI WEBSito IstituzionaleInternet: www.esercito.difesa.itIntranet: www.sme.esercito.difesa.itabbonamenti:www.rodorigoeditore.it

Novembre-Dicembren. 6/2015

RIVISTA MILITAREC.F. 80419490588

INDIRIZZI E-MAILcollaborazioni: [email protected]

abbonamenti: [email protected]

“AD MAIORA”“Al Centro Pubblicistica dello Stato Maggiore dell’Esercito per la sua secolareattività nell’ambito dell’editoria militare”. Con questa motivazione, nella splen-dida e suggestiva cornice della fortezza di Civitella del Tronto (TE) lo scorso23 settembre, nel corso dei “Premi Annuali della Pubblicistica Storico Militare”istituiti dall’Istituto Italiano di Uniformologia, Iconografia e PubblicisticaStorico Militare “Quinto Cenni” di Roma, il Centro Pubblicisticadell’Esercito Italiano ha ottenuto il prestigioso riconoscimento. Un premio cheè un’importante attestazione della qualità di un lavoro svolto con competenzae professionalità, conferito davanti a una platea numerosa e qualificata com-posta da rappresentanti di tutte le Forze Armate e Forze dell’Ordine delloStato che si occupano di comunicazione, nel corso di una cerimonia pregnadi significato. Il Concorso, per tanti anni sospeso, è stato nuovamente istituitoquest’anno dallo IUISM, presieduto dal dott. Paolo Pierantozzi, in una nuovaveste che con un occhio al passato e alla tradizione ha proiettato verso il futu-ro le nuove realtà editoriali militari, sempre più all’avanguardia. Un apprezzatomomento di aggregazione tra diverse componenti unite dal comune interesseper il mondo dell’informazione militare organizzato dallo storico Istituto, l’unicoorganismo esistente che si occupa attivamente ed esclusivamente delletematiche inerenti l’Uniformologia e l’Iconografia storico-militare. Lo IUISM èstato, infatti, fondato nel 2000 come erede del vecchio Centro diUniformologia che ebbe come fondatore e animatore il compianto ColonnelloAlessandro Gasparinetti. Chiudiamo il 2015, dunque, fieri di questo riconosci-mento, per noi un importante traguardo che speriamo sia foriero, per il 2016,di risultati sempre più ragguardevoli.Ai nostri lettori l’augurio di Buone Feste.

Buona lettura!

IL DIRETTORE

Col. Felice De Leo

IN COPERTINA

Il dispositivo per la sicurezza dell’Expo denominato Raggruppamento “Lombardia”, guidato dal Generaledi Brigata Claudio Rondano, ha visto impiegata una forza di 2.300 militari (alpini, bersaglieri, lagunari, para-cadutisti, cavalieri, artiglieri, genieri e trasmettitori) e 450 mezzi suddivisi in tre Task Force. Dall’inizio delmese di maggio l’Esercito ha contribuito, in collaborazione con le Forze dell’Ordine, alla sicurezza del sitodi Expo, degli aeroporti di Malpensa, Linate e Orio al Serio e delle stazioni ferroviarie (Centrale, Garibaldi,Rogoredo, Cadorna e Rho-Fiera). Le donne e gli uomini della Forza Armata, oltre all’attività di pattuglia-mento nei quartieri e alla sorveglianza di obiettivi sensibili in Città (consolati, scuole, etc.), ha ricevuto dallaPrefettura di Milano il compito principale dei controlli sulla sicurezza degli automezzi che, durante la notte,hanno rifornito il sito di Expo. Ogni sera, dopo le 23.00, quando gli ultimi visitatori avevano lasciato il sitoespositivo, i militari avviavano un meccanismo di verifiche e controlli sui mezzi e materiali in ingresso impie-gando unità cinofile, team IEDD (Improvised Explosive Device Disposal) per la bonifica di eventuali ordigniesplosivi e assetti per i controlli NBC (Nucleare, Biologico e Chimico). Il sistema dei controlli utilizzato è unmodello che non ha precedenti in Italia e ha radici nei Teatri operativi esteri (Afghanistan, Iraq, Libano,Kosovo). La Forza Armata, ancora una volta, ha dimostrato di essere un’importante risorsa per ilPaese, in grado di intervenire efficacemente, grazie all’addestramento specifico del proprio perso-nale e ai mezzi e materiali in dotazione, in favore della collettività nazionale.

Editoriale“AD MAI

Attraverso una semplice richiesta e-mail a: [email protected] ha la possibilità di ricevere due articoli completi a scelta nel formato

Il link sul logo "RM" riporta al sommario. elettronico PDF.

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Quattro secoli di storia per ungrande palazzo che non soloha simbolicamente rappresen-

tato la storia di Modena, ma ha ancheformato un pezzo importante d’Italiadal 1860 a oggi. L’Accademia Militaredi Palazzo Ducale, nell’ormai pedona-le piazza Roma. Quattrocento anni distoria, arte, cultura, politica, guerra epace raccontati attraverso l’edificio-simbolo del potere a Modena, cheprende vita nelle parole e nei raccontiraccolti dall’autore Roberto Franchini.Il volume fa rivivere, infatti, la storia di

questo importante edificio e del suorapporto con la città, consentendo ailettori di calarsi, di volta in volta, nellestanze e nelle vesti dei personaggiche lo hanno “vissuto”. Si presenta co-me una conversazione aperta con lacittà, una narrazione dai toni fiabeschiche consente un’immersione imme-diata e coinvolgente, da un punto di vi-sta emozionale, in quello che di fatto èun patrimonio comune. Un pezzo im-portante di una storia collettiva, de-scritto in maniera unica e suggestiva.È, infatti, attraverso i vissuti di tredicipersonaggi che, a vario titolo e in diffe-renti momenti storici, hanno intrecciatola propria sorte con quella del Palazzo,che Roberto Franchini racconta la sto-ria dello stesso dal suo concepimentofino all’età contemporanea. Da Fran-cesco I d’Este a Laura Martinozzi, da

Ludovico Antonio Muratori a CarloGoldoni, da Napoleone Bonaparte aCiro Menotti per finire con EdmondoDe Amicis. I racconti si susseguono, isecoli passano e con essi la storia delPalazzo Ducale. Durante la presenta-zione, il Ministro della Difesa, Senatri-ce Roberta Pinotti, ha espresso ap-prezzamento per l’iniziativa ricordandoalcune delle figure storiche menziona-te nel libro. Nel suo intervento, il Ge-nerale Danilo Errico, ha ricordato che:“La formazione che si è voluta offrirenel Palazzo Ducale di Modena è sta-ta, è e dovrà restare soprattutto quelladi Ufficiali consapevoli dei propri dove-ri e delle proprie responsabilità, saldinelle loro convinzioni e supportati dauna granitica base valoriale. Dopoquasi quattro secoli l'Accademia Mili-tare non ha ancora esaurito la suafunzione formativa ed educativa, con-tinuando nel tempo a forgiare splendi-de figure di Ufficiali come il MaggioreGiuseppe La Rosa, Medaglia d'oro alValor Militare, caduto in Afghanistannel 2013, ultimo degli Ufficiali che haperso la vita in servizio”. Pregno di si-gnificato, infine, l’ultimo capitolo del li-bro "Il Comandante che verrà", cheproietta appunto l'immaginario del let-tore nel nobile futuro d'eccellenza chel'Accademia Militare di Modena sapràcontinuare ad onorare attraverso isuoi cadetti. Storie, aneddoti, notizie ecuriosità, ma anche e soprattutto im-magini in un libro che si può conside-rare un progetto editoriale unico especiale.

Rivista Militare

ONCE UPON A TIME...“C'era una volta il Palazzo

Ducale di Modena” il libro diRoberto Franchini presentatopresso la Biblioteca Militare

Centrale dello Stato Maggioredell'Esercito alla presenza delMinistro della Difesa Roberta

Pinotti, del Segretario della 13ªCommissione permanente

(Territorio, ambiente, beni am-bientali) del Senato della Re-

pubblica Stefano Vaccari e delCapo di Stato Maggiore del-l'Esercito, Generale di Corpo

d'Armata Danilo Errico.

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RIVISTA MILITARESommario

La drammatica situazione del Nigerdi Daniele Cellamare

Mostra sulla Grande Guerra“Bollettino 1268 - Il confine di carta”

Il dragone affila gli artiglidi Antonio Maurizio Gallo

Giorno dell’Unità nazionale e giornatadelle Forze Armate. 4 Novembre 2015

Leonardo e la balestradi Flavio Russo

L’Ungheria oggidi Arduino Paniccia

NORME DI COLLABORAZIONELa co l labo raz ione è aper ta a tu t t i . G l i au to r i possono inv ia re i p rop r i sc r i t t i co r reda t i da immagin i ne l r i spe t tode l la no rmat i va v igen te su l copyr igh t e in base a l rego lamento per la se lez ione d i Recens ion i , A r t ico l i , I n te rv i -s te e Sagg i , pubb l ica to su l s i to www.ese rc i to .d i fe sa . i t sez ione Band i d i Gara .

Le capacità cinofile dell’Esercito:“prospettive di sviluppo in un’otticainterforze”di Ugo Gaeta

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28RUBRICHERUBRICHE

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I Samurai.Lo Shogunato Ashikaga (3a parte)

di Alessandro Fontana di Valsalina

Fuoco, pietre, spine.L’Esercito Italiano e i primi

combattimenti dellaGrande Guerra

di Giovanni Cerino Badone

1915 Gallipoli. Dallo sbarco al ritirodi Antonello Folco Biagini,

Antonello Battagliae Roberto Sciarrone

Alla Porta!!!Le Operazioni avioportate daldopoguerra ad oggi (1a parte)di Federico Bernacca

La liberazione dell’Abruzzoda parte del C.I.L.

di Leonardo Prizzi

La Serbia nella Prima guerramondiale

di Felice De Leo

La riorganizzazione dell’Areainfrastrutturale dell’Esercito

di Alfonso Barbato

Esercitazione “Grifone 15”di Nicola Zanelli

APPROFONDIMENTI

M855A1 EPR, la munizione “verde”cal. 5,56 dell’Esercito americano

di Fabio Zampieri

La drammd Daniele Cellamar

Le capacità cinofileettive di svil

La dradi Daniele Cella

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RECENSIONI

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Scuola di Comandantidi Francesca Cannataroe Valentina Cosco

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4 NOVEMBRE

2015

GIORNO DELL’UNITA NAZIONALEE GIORNATA DELLE FORZE ARMATE

IL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA,SERGIO MATTARELLA, ALLE FORZE ARMATE

Ricorre quest’anno il centesimo anniversario dell’ingresso dell’Italia nella Primaguerra mondiale, un conflitto che ha lacerato e devastato l’intera Europa.Il 4 novembre segna la data in cui finalmente si pose termine alla guerra che do-veva coronare con Trento e Trieste il sogno risorgimentale dell’Unità nazionale.Ricordiamo con rinnovata commozione il sacrificio di tanti giovani chiamati alle ar-mi, le cui vite vennero spezzate nell’immane tragedia, e le sofferenze delle popo-lazioni civili coinvolte negli eventi bellici.In questo lungo percorso le Forze Armate italiane, al servizio del Paese, hannooperato con abnegazione e valore per assicurare il mantenimento della sovranitànazionale e dell’integrità territoriale, del diritto internazionale.Ne è straordinaria dimostrazione l’impegno che uomini e donne in uniforme pro-fondono nell’assolvimento dei compiti loro assegnati sia nelle delicate operazionidi mantenimento della pace in Teatri esteri, sia sul suolo patrio in concorso alleforze di polizia ed in soccorso alla popolazione colpita da calamità naturali.Lo Strumento Militare nazionale è oggi oggetto di una profonda trasformazione icui lineamenti sono stati tracciati nel Libro Bianco per la Sicurezza e la Difesa,per consentire alle Forze Armate di servire meglio il Paese, operando con effica-cia ed efficienza in un contesto di rapidi e continui mutamenti che coinvolgonol’intero scenario internazionale.L’obiettivo è quello di conferire il massimo impulso allo sviluppo delle capacitàoperative e delle componenti umane e tecniche.La Repubblica sa di poter fare affidamento sui suoi militari per la propria sicurez-za e per sostenere la pace e la giustizia internazionale.Agli Ufficiali, Sottufficiali, Graduati, Militari di Truppa e Personale Civile della dife-sa esprimo l’ammirazione del Paese e il piú sentito ringraziamento.

Viva le Forze Armate, viva l’Italia!

Roma 1 novembre 2015

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IL MESSAGGIO DEL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL’ESERCITO,GENERALE DI CORPO D’ARMATADANILO ERRICO

Ufficiali, Sottufficiali, Graduati, Militari di Truppa, Carabinieri e Personale Civile,celebriamo oggi la festa delle Forze Armate con fiera consapevolezza del ruolodell’Esercito nella storia d’Italia e nel servizio alla Nazione.Sono numerosi i messaggi augurali e le attestazioni di stima pervenuti dalle piùalte cariche istituzionali, a partire dal Presidente della Repubblica. Manifestazioniche rafforzano in me l’orgoglio di essere il vostro Comandante e di rappresentarVidi fronte agli Italiani. Sento, quindi, forte il desiderio di ringraziarVi tutti, a partireda chi è attualmente in operazione all’estero e in Patria, a quanti sono impegnatiin altrettanto importanti attività di soccorso alle popolazioni colpite dalle calamitàche affliggono senza tregua il nostro territorio come – per citare solo gli avveni-menti degli ultimi giorni – sta accadendo in Campania, Calabria e Sicilia, per finirecon tutti coloro che, anche oggi, continuano ad addestrarsi duramente per farfronte in maniera sempre pronta ed efficace ad ogni evenienza. Un sentimento diriconoscenza che estendo alle Vostre famiglie e al quale unisco il grato ricordodei nostri Caduti che rappresentano un costante esempio e sprone e ai quali, inquesto giorno di festa, è reso il giusto omaggio in Piazza del Quirinale di fronteall’opera “Gli Angeli degli Eroi”.

Buon 4 novembre!

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Nell’anno in cui ricorrono lecommemorazioni della Gran-de Guerra, dopo “L’Esercito

marciava...” una nuova iniziativadedicata all’evento mondiale: unamostra ideata e realizzata dal VReparto Affari Generali dello StatoMaggiore dell’Esercito.L’esposizione, che sarà fruibile pertre anni, è stata inaugurata pressoil Museo Storico della Fanteria, inPiazza Santa Croce in Gerusalem-me, dal Ministro della Difesa, Ono-revole Roberta Pinotti, accompa-gnata dal Sottosegretario di StatoDomenico Rossi, dal Capo di StatoMaggiore della Difesa, GeneraleClaudio Graziano, dal Capo di Sta-to Maggiore dell’Esercito, Genera-le di Corpo d’Armata Danilo Errico,dal Capo del V Reparto Affari Ge-nerali, Generale di Divisione Giu-seppenicola Tota, alla presenzadella curatrice della mostra, dotto-ressa Federica Anna Leda Dal For-no e delle principali autorità civili emilitari.

di Francesca Cannataro*Valentina Cosco**

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Un evento commemorativo cheaccende i riflettori sui protagoni-sti che, per servire la Patria, im-bracciarono il fucile per combat-tere sul fronte. La Prima guerramondiale: storie di vite che si so-no intrecciate, di occhi che si so-no incrociati, di battaglie combat-tute e di pagine scritte con il san-gue versato da giovani soldatiche hanno fatto la storia d’Italia.Grazie alla mostra sulla GrandeGuerra “Bollettino 1268 – Ilconfine di carta”, per tre annici si potrà immergere in tuttociò. Perché solo attraverso ilricordo si può vivere il pre-sente e costruire un futuromig l io re . Un v iagg io ne ltempo.Un tributo al soldato, al con-tadino, all’operaio, al fab-bro, a tutti quegli uomini“comuni” che furono inviatiin trincea a centinaia di chi-lometri da casa, lontanodai loro affett i più cari,nonché alle donne con lagerla al fronte o a quelleche sostituirono gli uomininelle fabbriche.Il Bollettino della Vittorianumero 1268, che hasancito la fine della guerraè stato assunto quale em-blema della mostra. Qualememoria dell’istante in cuil’Italia tutta si strinse unitae commossa attorno allapropria Bandiera, guardan-do alla pace come aun’enorme conquista. Ventisale espositive, un book-shop, centoventidue pannellididattici, centoventi cimeli, dicias-sette pedane espositive, trentavetrine, otto manichini con unifor-mi e abiti d’epoca, una trincea inscala 1:1, tre schermi video,due touchscreen.I numeri raccontano già dasoli la grandezza del progettovoluto e pensato dall’EsercitoItaliano per commemorarela Grande Guerra. Le pa-role, a sottolineare l’im-portanza dell’evento, fan-no anch’esse seguito ainumeri per narrarne inte-resse e rilevanza e spie-garne l’essenza.“L’Esercito – ha detto ilGenerale di Corpo d’Ar-mata Danilo Errico, Ca-

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po di Stato Maggiore dell’Esercito– sente l’obbligo di riportare allaluce e proporre un patrimonio diavvenimenti, personaggi e luoghi,nella lingua più adeguata alle nuo-ve generazioni per consegnarlo,loro tramite, al futuro, affinché maisia dato per scontato il preziosodono della pace. Questa mostratratta un tema intimamente legatoal la stor ia del nostro amatoPaese. Con questi sentimenti – haconcluso i l Generale Err ico –esprimo la mia gratitudine a tutticoloro che, a vario titolo, hannocollaborato all’organizzazione ealla riuscita di questo significativoevento”.Protagonisti assoluti sono i cimeliraccolti in tutta Italia. L’esposizione,articolata su più livelli di compren-sione, attraverso una trattazione dif-ferenziata degli argomenti e delletematiche relative al conflitto, ha co-me fine ultimo il coinvolgimentoemozionale di tutti i visitatori.Diversi i percorsi previsti: tattile,che permette al pubblico di ma-neggiare alcuni cimeli (elmetti,parti di equipaggiamento ecc.);multimediale, con rimandi ad al-tre collezioni e/o documenti ap-partenenti ad archivi storici italia-ni; esperienziale, attraverso la ri-costruzione di una trincea dotatadi impianti audio-visivi per favo-rire l’immedesimazione del visi-tatore nel momento storico rap-presentato.Nelle sale, gli oggetti, dunque,“prendono vita” per raccontarepagine di storia; si “animano”del respiro, del vissuto, dellesensazioni e dei sacrifici di co-loro ai quali sono appartenuti.Parlano ai visitatori coinvol-gendoli nella loro intima es-senza.La mostra, che nasce sotto laStruttura di Missione per glianniversari di interesse Na-zionale, istituita dalla Presi-denza del Consiglio dei Mini-stri, si pregia altresì dell’AltoPatronato del Presidentedella Repubblica. Sarà aper-ta, con ingresso gratuito, fino

al 4 novembre 2018, con i se-guenti orari: da martedì a vener-dì dalle 09:30 alle 12:30 e dalle15:30 alle 19:00; sabato e ulti-ma domenica del mese dalle9:30 alle 12:30; lunedì chiusurasettimanale.

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Una mostra che vuole far cono-scere la guerra vissuta dai singo-li soldati. A distanza di cento annila memoria è ancora viva. Dotto-ressa, ci racconta l’anima di que-sta esposizione? Il suo filo con-duttore, i cimeli e la loro prove-nienza e quale “spaccato” dellaGrande Guerra si prefiggono dinarrare al visitatore?

II titolo di questa mostra sottende il fi-lo conduttore di tutta la narrazione,racchiusa nella parola “confine”. Il ri-mando più immediato è quello rivoltoalla natura stessa del Bollettino, unsemplice foglio di carta che, il 4 no-vembre 1918, scese sull’Italia comeun sipario a interrompere una guerrae che ebbe il grande potere di fareda confine tra un tempo di belligeran-za e un tempo di pace. Ma i confiniche la guerra evidenzia e che vengo-no affrontati nella mostra sono molti:confini geografici, etici, culturali,ognuno di essi pone delle domandea cui non è così facile rispondere.L’intento è quello di raccontare ciòche spesso non è narrato nei libri at-traverso le parole dei soldati e la de-scrizione degli oggetti nel loro conte-sto d’uso cosicché diventino protago-nisti “parlanti” dell’intera esposizione.Due le volontà messe in campo: in-curiosire e commuovere. Incuriosireattraverso l’esposizione di alcuni tra icimeli meno conosciuti e mediantel’utilizzo di un linguaggio semplice eaccattivante; commuovere, nel sensopiù letterale di “rendere partecipi”,grazie ai racconti di “storie di uomini”,un percorso in cui i soldati, riportatitroppo spesso soltanto come numeridalla storiografia tradizionale, torna-no a essere persone. Gli oggetti, uni-tamente alle immagini, alla musica e

ai suoni originali dell’epoca, fungonoda anticamera al diorama della trin-cea, una sorta di “period rooms” incui il visitatore entra verosimilmentea far parte della narrazione.

Dal progetto scientifico all’idea-zione. Come nasce la mostra ecome si è lavorato per attuarla?

La mostra si inserisce all’interno diun più ampio progetto che prevede larealizzazione di un Museo Unicodell’Esercito, ponendosi come start-up proprio negli anni delle comme-morazioni della Grande Guerra. Conun percorso espositivo moderno,mette in “vetrina” gli oggetti più signi-ficativi e rari, provenienti da Museimilitari e collezionisti privati di tuttaItalia, che raccontano e si racconta-no. Il progetto ha visto inoltre la par-tecipazione di alcuni Enti esterni allaForza Armata: gli archeologi dellaSoprintendenza per i Beni Culturalidella Provincia Autonoma di Trentohanno raccontato i rinvenimenti inquota di interi siti risalenti alla Gran-de Guerra; “RAI Storia” ha fatto rivi-vere i soldati con la consueta avvin-cente narrazione; collezionisti, scien-ziati, studiosi degli aspetti meno co-nosciuti della Prima guerra mondialeci hanno, poi, aiutato a trovare unnuovo modo di raccontare la storia.

Cosa si farà per il coinvolgimentodel target di utenza più giovane?

È stato avviato un dialogo tra il Mini-stero della Difesa e il Ministero dellaPubblica Istruzione per il coinvolgi-mento delle scuole di ogni ordine egrado.

Una mostra che vuole far cono- ai suoni originali dell’epoca, fungono

LA PAROLA ALLA CURATRICE...LA PAROLA ALLA CURATRICE...DDott.ssaott.ssa FFederica Annaederica Anna

Leda Dal FornoLeda Dal Forno

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Qual è il nucleo centrale dell’alle-stimento?

Indubbiamente la sala 17 che ha pertema “I confini della guerra”. In essa ivisitatori vengono posti davanti a del-le domande diventando parte attivadi una narrazione che stimola alla ri-flessione. Il coinvolgimento diretto diadulti e ragazzi vuole spronare all’ap-profondimento. L’intero percorso del-la mostra, infatti, mira all’apertura ditanti altri temi e si prefigge di esserestimolante, non scontato.

Parliamo della didattica e deisupporti multimediali a corredodell’esposizione?

Per facilitare la fruizione dei contenutisi è pensato di proporre diversi per-corsi di lettura: i sintetici pannelli in-troduttivi di ciascuna sala consentonoal visitatore di crearsi un rapido qua-dro generale di quanto esposto inogni ambiente; i rimanenti pannelli di-dattici sono invece di approfondimen-to e suddivisi per tematiche: “Pilloledi storia”, “Narrano i cimeli”, “Culturae società”, “Scienza e tecnica”, “Sto-rie di uomini”. Alla base dei numerosipannelli, corre, infine, una timelineche aiuta a collocare l’argomentonarrato tra i principali avvenimentistorici dell’anno di riferimento. All’in-terno della mostra sono collocate cin-que postazioni video a corredo degliargomenti trattati nelle sale, quattroimpianti sonori per ricreare i suonidell’epoca e ricordare le voci dei suoiprotagonisti. Ulteriori approfondimentialle tematiche proposte si possonotrovare nei due touch-screen collocatialla fine del percorso espositivo.

Qual è l’obbiettivo della mostra?

Far riflettere sulla Prima guerra mon-diale. Far immedesimare il visitatorenel soldato, toccare il cuore mostran-do l’umanità e l’eroismo di quanti han-no combattuto per difendere i confinidella propria Patria. Ciò che mi augurosi insinui nel visitatore è proprio quelcommosso sentimento di attaccamen-to alla Patria che può farci riscopriretutti più uniti e fieri di essere italiani.

*Tenente Riserva Selezionata,Giornalista

**Tenente Riserva Selezionata,Fotoreporter

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SCUOLA DISCUOLA DI

Lungo i corridoi di Palazzo dell’Arsenale. Sensazioni, emozioni,determinazione di giovani Ufficiali alla conclusione del loro iteraddestrativo e formativo. Rivista Militare ve le racconta in esclusiva.

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di Francesca Cannataro*di Francesca Cannataro*

Valentina Cosco**Valentina Cosco**

COMANDANTICOMANDANTI

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Incedono i passi lungo i corridoi di una Scuola che da oltre trecento anniforma i futuri Comandanti dell’Esercito Italiano. Sono quelli cadenzati,sicuri e determinati di giovani soldati. Il Palazzo dell’Arsenale è un bru-

licare di vite che si intrecciano. Docenti e discenti. Studenti di ieri e di oggi.Tradizione e innovazione i perni su cui si basano le fondamenta dell’interoIstituto. Il Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Eser-cito, oggi agli ordini del Generale di Divisione Claudio Berto, ha sede nellostorico palazzo torinese risalente al 1736, voluto in origine come “modernafabbrica d’artiglieria” e “scuola militare” prima nel suo genere in Europa.Oggi ha la responsabilità della gestione della formazione degli Ufficiali eSottufficiali e dell’insegnamento linguistico di tutta la Forza Armata. In par-ticolare, quale Comando della Scuola di Applicazione dell’Esercito, nellasede di Torino, ha il compito di presiedere alla formazione di base degli Uf-ficiali del Ruolo Normale (RN), del Ruolo Speciale (RS), della Riserva Se-lezionata e di quelli a nomina diretta, nonché della formazione avanzatadegli Ufficiali del Ruolo Normale. Ad esso afferiscono tutti gli Istituti di for-mazione della Forza Armata: l’Accademia Militare di Modena, la ScuolaSottufficiali di Viterbo, le due Scuole militari Nunziatella di Napoli e Teulièdi Milano, la Scuola Lingue Estere di Perugia ed il Centro Studi Post Con-flict Operations di Torino preposto allo studio, alla ricerca e alla formazionedi personale militare e civile destinato a operare sul campo in situazionipost-conflitto.I compiti affidati al Comando sono ripartiti in tre macroaree: area della for-mazione di base, area della formazione avanzata, area della formazionelinguistica. La formazione di base prevede: corso di laurea magistrale inScienze strategiche per Ufficiali del Ruolo Normale delle varie armi, tramate commissariato; corsi di laurea in Ingegneria e Medicina per Ufficiali delCorpo ingegneri e del Corpo sanitario; corso per Ufficiali del Ruolo Specia-le; corso per Allievi Ufficiali in ferma prefissata; corso per Ufficiali della Ri-serva Selezionata; corso per Ufficiali del Ruolo Normale reclutati a nominadiretta. Per quanto concerne invece la formazione avanzata, il corso diStato Maggiore battaglione/gruppo; corso di abilitazione all’insegnamentomilitare; corsi in lingua inglese del Centro studi Post Conflict Operations

sulle operazioni di stabilizzazione ericostruzione, con partecipanti na-zionali e stranieri, civili e militari.Nell’ambito della formazione avan-zata, il corso di Stato Maggiore co-stituisce, oggi più che mai, un mo-mento altamente qualificante nellaformazione degli Ufficiali della For-za Armata, di assoluta rilevanza econ risvolti professionali sia in cam-po nazionale che internazionale. Epoi il Centro Studi Post ConflictOperations, che ha la responsabili-tà di sviluppare il progetto connes-so con la creazione di un polo dieccellenza della Forza Armata pre-posto allo studio e alla ricerca inmateria di operazioni post conflit-tuali e alla formazione di personalemilitare e civile, promuovendo una“via italiana” del post conflict mana-gement, destinato a operare sulcampo. Tre i pilastri su cui si basala formazione militare: preparazioneculturale, fisica e professionale. Inperfetta simbiosi e armonia nel ri-spetto di un adeguato bilanciamen-to tra le competenze prettamenteprofessionali e la preparazione cul-turale (attraverso il conseguimentodella laurea), entrambe poggiantisu una consolidata consapevolezzadello status e delle tradizioni milita-

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ri. L’attività sportiva da sempre rappresenta un aspetto fondamentale dellavita militare perché lo sport, quale antico metodo di educazione del corpo,è in stretta correlazione con la formazione del carattere e della moralitàdell’individuo. L’Esercito, con le proprie strutture scolastiche in particolare,ha sempre mantenuto uno strettissimo legame fra le attività didattiche e lapratica sportiva. La Scuola di Applicazione, che tra il personale del Quadropermanente del Dipartimento di Educazione Fisica vanta istruttori già vinci-tori di campionati italiani assoluti, partecipa con proprie rappresentative al-le più prestigiose manifestazioni sportive torinesi, tra le quali spicca la “Tu-rin Marathon”, manifestazione podistica a carattere internazionale. Oggi,grazie alle collaborazioni esistenti con società sportive regionali, l’Ufficialefrequentatore può praticare altri sport come il rugby, il pugilato e la ginna-stica artistica. In merito alla formazione professionale, poi, e dunque piùstrettamente militare/pratica si distingue quella svolta con i Reparti Opera-tivi limitrofi e le Campagne Tattiche presso le Scuole d’Arma.Con circa 1.000 Ufficiali frequentatori ogni anno, un centinaio di studenti ci-vili, circa 120 professori universitari e 30 docenti militari che insegnano ol-tre 100 materie universitarie e 28 materie militari di carattere tecnico-pro-fessionale, la Scuola di Applicazione dell’Esercito oggi si caratterizza comeuno dei poli didattici di eccellenza nel panorama italiano e come nuovocentro culturale di prestigio per la città di Torino. Le ore di lezione si susse-guono, scandite una dietro l’altra da orologi che inseguono i minuti, mentresi costruiscono coscienze, fondate su valori, si fortificano caratteri, si pre-parano i professionisti del domani. Sulle mattonelle bianche e verdi che

piastrellano quei corridoi che si af-facciano sul cortile dello storico pa-lazzo dell’Arsenale, lo scorrere divite. Quante storie tra quelle mura.Quanta vita passata, presente e fu-tura. Amicizie che si consolidano, lafatica che si condivide, la distribu-zione del materiale didattico, l’impe-gno che si materializza in ore distudio diurne e notturne per il supe-ramento degli esami. I caffè allemacchinette, i sorrisi tra amici e le“chiacchiere” per stemperare ten-sioni prima degli esami. Lì, in viaArsenale 22, oggi come ieri echeg-giano emozioni, fibrillazioni e quelfluire di variegata umanità con allabase i valori morali, spirituali e pa-triottici insiti nell’essere fieri Ufficialidell’Esercito Italiano.

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Ci può descrivere la sua esperienza formativa presso la Scuola di Applicazione e il Politecnico di Torino?

Il Politecnico di Torino e la Scuola di Applicazione sono due Istituti di formazione altamente professionalizzanti. Lo stretto e con-solidato rapporto di collaborazione esistente e la capacità della Scuola di Applicazione di sinergizzare l’Ateneo e le attività impe-gnative dei suoi Ufficiali garantiscono l’ottenimento di un eccellente risultato finale, importante per il conseguimento degli obiettiviformativi.

Gli Ufficiali del Corpo ingegneri dovranno relazionarsi con i colleghi civili nel settore dell’Industria della Difesa nonchè

nei settori dell’innovazione e della tecnologia avanzata. Alla luce della formazione tecnico-professionale che ha ricevuto,

quali sono le specificità che l’Ufficiale ingegnere deve possedere nell’interazione tra Esercito e Industria?

Le esigenze operative in ambito Difesa e dell’Esercito in particolare richiedono una preparazione tecnico-professionale dell’Uffi-ciale del Corpo degli ingegneri estremamente elevata e che necessita di un continuo e costante aggiornamento, non fermandosicon il conseguimento della Laurea magistrale in ingegneria. Pertanto, risulta fondamentale l’integrazione di una solida prepara-zione puramente tecnica con tutte le nozioni operative e/o amministrative che permettono di adattarla e applicarla al contesto mi-litare nel migliore dei modi, al fine di focalizzare l’attenzione sull’interazione con l’industria e ottimizzare le risorse per ilraggiungimento degli obiettivi di Forza Armata.

Ci può dire qualcosa in merito alla collaborazione tra il Politecnico di Torino e la Forza Armata e come quest’ultima in-

fluisce sulla crescita professionale dei nostri ingegneri militari?

Il Politecnico di Torino svolge senza dubbio un ruolo fondamentale nella formazione dell’Ufficiale del Corpo degli ingegneri. Ciòè dovuto sia all’alta qualità della preparazione fornita agli studenti, ampiamente riconosciuta in Italia e all’estero, sia alla costanteinterazione con l’industria, che consente, come nel mio caso, di svolgere attività di tesi presso aziende leader nel settore dellatecnologia avanzata presenti nell’area torinese. In questo modo è possibile, già in fase di formazione, relazionarsi con aziendeed Enti che lavorano nel settore della Difesa, evidenziando i rapporti che l’Ufficiale ingegnere, futuro rappresentante dell’Esercito,ha con i responsabili aziendali dell’industria, acquisendo un’esperienza professionale significativa in una realtà tecnologicamenteavanzata.

VOCE AI CORSISTI

Intervista al Tenente Ingegnere Tommaso Clemente – 191° corso “FEDE”

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Il Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito rappresenta uno

spaccato importante della città di Torino. Un prezioso tassello inserito in un più ampio si-

stema che coinvolge anche alcune prestigiose Istituzioni culturali. Tra queste l’Università

degli Studi di Torino e il Politecnico, quest’ultimo ateneo di riferimento nel panorama italia-

no e internazionale per gli studi di ingegneria e architettura. Una sinergia ad ampio respiro

che, noi di “Rivista Militare”, ci siamo fatti raccontare dal Presidente della SUISS (Struttura

Universitaria Interdipartimentale in Scienze Strategiche) professoressa Simonetta Ronchi

Della Rocca.

Professoressa, Lei che proviene da una famiglia di importanti tradizioni militari, co-

me si sente nell’essere a capo di una struttura che ha il compito di formare cultu-

ralmente i futuri Quadri dirigenti dell’Esercito?

Mi sento molto fiera di questo mio ruolo. La scelta dell’Esercito di delegare parzialmente laformazione dei suoi Quadri all’istituzione universitaria è importante e coraggiosa. Testimo-nia il riconoscimento del valore della cultura in un ambito pure così specifico come quellodella difesa e il coraggio di rinunciare parzialmente al privilegio del monopolio. Ho contri-buito al disegno della laurea e ne sono orgogliosa: la sua struttura fortemente multidiscipli-nare, in cui corsi di carattere prettamente militare si accompagnano a corsi di formazionesia scientifica che umanistica, è orientata a dare una preparazione completa indispensabi-le per affrontare situazioni complesse nel mondo attuale.

Ci può parlare della SUISS di cui Lei è Presidente, della sua complessità, della pe-

culiarità di tenere corsi aperti a civili e militari e dell’importanza di questa struttura

nel panorama universitario nazionale?

L’istituzione della SUISS è la testimonianza di quanto sia importante per l’Università di To-rino la collaborazione con l’Esercito. I corsi di Scienze Strategiche, sia per civili che permilitari, non sono solo corsi universitari a tutti gli effetti, ma sono riuniti in questa strutturaspeciale che viene governata da un Consiglio cui partecipano sia professori universitariche Ufficiali della Scuola di Applicazione. La gestione della SUISS, che organizza due cor-si di laurea triennale e tre di laurea magistrale, cui partecipano sia studenti militari che civi-li, è naturalmente un compito molto complesso, ed è possibile grazie alla fruttuosa colla-borazione delle due componenti, universitaria e militare. Vorrei qui porre in evidenza il fat-to che anche la laurea triennale per i civili si appoggia fortemente all’Istituzione militare, siaper l’organizzazione logistica che per le numerose iniziative extra-curricolari.

DICONO DI NOI...

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Negli occhi l’orgoglio di essere il Comandante della Scuola che forma i Quadridell’Esercito Italiano, sul volto il sorriso, comprensivo e al contempo rigoroso,di un padre che sprona e accompagna i figli. Nei gesti la fierezza di un soldato,un Comandante che rassicura e indica la via con determinazione e fermezza.Lui è il Generale Claudio Berto. Lo incontriamo nel suo ufficio, nello storicoPalazzo dell’Arsenale, al cospetto della bandiera decorata con la Medagliad’Argento al Valor Militare. Nelle sue parole la storia del prestigioso Istitutodella Forza Armata, i ricordi del suo periodo di formazione e i racconti di unaScuola all’avanguardia.

Generale, quando Lei afferma che nel suo ufficio c’è il ritratto di La-grange, uno dei più grandi matematici al mondo, cosa intende dire?

Torino con le Regie Scuole Teoriche e Pratiche di Artiglieria e Fortificazione,costituite nel 1739, diventò il Centro di una Rivoluzione culturale militare nelXVIII secolo. L’autorevolezza di insegnanti come Lagrange, Bertola, Papacinoera tale da attirare studenti militari da tutta Europa e qui vennero stampatimanuali scientifici adottati successivamente negli istituti militari russi, prussianie portoghesi. Molto brevemente: Ignazio Giuseppe Bertola d’Exilles nel 1739,con il grado di “Luogotenente Generale”, fu il 1° Direttore (fino al 1755) delleRegie Scuole Teoriche e Pratiche d’Artiglieria di Torino. Fu famoso non soloper la costruzione di fortezze, Exilles e Fenestrelle, ma anche nel campo dellearmi e del tiro. È a lui che dobbiamo l’invenzione delle artiglierie scomponibiliper il trasporto in montagna. Il suo successore fu Alessandro Vittorio PapacinoD’Antony, autore di una serie di manoscritti in sei libri “Dell’architettura mili-tare” e di un’opera di istruzione militare, “La grande tactique”. Questi testi eb-bero grande diffusione presso le Corti e le Accademie di tutta Europa.Lagrange, matematico e astronomo italiano, fu chiamato, all’età di 19 anni, ainsegnare presso le Regie Scuole Teoriche e Pratiche di Torino. Della sua at-tività didattica resta un manoscritto intitolato “Principi di analisi sublime”. Inepoca successiva, si distinse Luigi Federico Menabrea, genio della mecca-nica razionale e professore di meccanica e costruzioni presso la Scuola diApplicazione di Artiglieria e Genio nonché Generale, Ministro e Primo Ministrodel Regno d’Italia. Tra gli allievi dell’Istituto figurano i grandi Generali dellastoria d’Italia: La Marmora, Cadorna, Diaz, Badoglio, il beato Faà di Bruno, ilpioniere dell’Aeronautica Forlanini e Camillo Benso Conte di Cavour che in

gioventù frequentò la Scuola Militaredi Torino e, successivamente, di-ventò Ufficiale del Genio classifican-dosi primo del corso. La storia,quindi, attraversa le sale del Palazzocon le vicende degli uomini che quivennero formati e che diedero il lorocontributo all’Unità d’Italia, alleGuerre Mondiali, alla Resistenza,sino alla ricostruzione dello Stato ita-liano nel dopoguerra.

Cos’è cambiato da quando Lei halasciato la Scuola come giovaneUfficiale?

Ho lasciato la Scuola di Applicazionenel 1981. Torino è diventata una cittàinternazionale e un importante centroculturale dove trova collocazione loStaff College del Sistema delle Na-zioni Unite, il Centro Internazionale diFormazione dell’Organizzazione In-ternazionale del Lavoro e l’Istituto In-terregionale di Ricerca delle NazioniUnite sul Crimine e la Giustizia ed èsede di un sistema universitario al-l’avanguardia nel mondo con le sueeccellenze nel campo universitariocome il Politecnico e l’Università diTorino. Se poi mettiamo in sistemaTorino con il territorio circostante, esi-stono ulteriori relazioni con l’Interna-tional Institute of Humanitarian Lawdi Sanremo e con l’Istituto per gliStudi di Politica Internazionale di Mi-lano. Di fatto esiste una “rete” di re-lazioni internazionali, una serie diopportunità che possono incideremolto positivamente sulla crescitaprofessionale dei nostri Ufficiali e chetrova nel Centro Studi Post-ConflictOperations il suo naturale Centro diGravità.

Intervista al ComandanteGenerale di Divisione Claudio Berto

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26 giugno 2015. Fascia blu Savoia in petto, sciabola con dragona e pen-daglia al seguito. 21 Ufficiali, 21 uomini e donne che hanno deciso, conconvinzione e per scelta personale, di mettere la propria professionalità aservizio dello Stato. Le emozioni fluiscono lungo i corridoi di Palazzodell’Arsenale. L’incedere dei passi è ritmico e cadenzato. All’unisono. Ne-gli occhi, nel cuore e nelle menti si susseguono gli attimi di un’esperienzaunica: la cerimonia di giuramento. La fine di un nuovo inizio. Nell’ambitodelle Forze di completamento volontarie, per la sola categoria degli Uffi-ciali, lo Stato Maggiore dell’Esercito ha, infatti, avviato ormai da qualcheanno il progetto Riserva Selezionata al fine di disporre di un bacino dipersonale composto da uomini e donne in possesso di particolari profes-sionalità d’interesse non compiutamente disponibili nell’ambito della stes-sa per soddisfare eventuali esigenze operative, addestrative e logistiche.Requisito, a parte i limiti di età, è il possesso di competenze particolari,generalmente lauree o alte specializzazioni unite a un ampio e consolida-to background di esperienze lavorative e a una maturità professionalecoerenti con il titolo di studio e l’età posseduti. La “goffaggine” dei primigiorni con indosso la mimetica tramutata nella fierezza di indossare laGUE (Grande Uniforme Estiva). Di portarla con orgoglio e piena consape-volezza dell’impegno assunto. Maggio – giugno 2015. Sei settimane perimparare, apprendere, assorbire come spugne nozioni e insegnamenti,per capire e comprendere il mondo dell’Esercito Italiano, vivendolo dall’in-terno per divenirne parte integrante e attiva. Sei settimane per addestrar-si. Sei settimane per acquisire una formazione di base per poter affronta-re la vita militare come Ufficiale sottoposto all’ordinamento militare chenella sua qualità di specialista funzionale svolge compiti di supporto dinatura non militare. Sociologi, medici, psicologi, esperti in legge e in rela-

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zioni internazionali, ingegneri, architetti, giornalisti, esperti di lingue rare ediverse altre professionalità, esperienze che confluiscono nel bacino dellaRiserva Selezionata. Una formazione che ha previsto ore teoriche e prati-che con contenuti strettamente militari: istruzione formale e abbigliamen-to, addestramento individuale al combattimento e all’uso delle armi, storiamilitare, topografia, trasmissioni, esplosivi e mine, cooperazione civile-mi-litare, organizzazioni internazionali e Teatri operativi. E poi la parte praticain due momenti. Una settimana nella Base logistica di Busson, per l’adde-stramento AIC (Addestramento Individuale al Combattimento), marcia af-fardellata in montagna, utilizzo dell'arma individuale con sessione di tiri inpoligono; tre giorni a Baudenasca con ulteriori sessioni di addestramentoindividuale al combattimento, orienteering diurno e notturno, movimenti dipattuglia in campo aperto e nei boschi, comunicazioni radio e trasmissio-ni, topografia applicata sul terreno. Il tutto con il supporto della Brigata Al-pina “Taurinense”. La mimetica che diventa una seconda pelle. Sei setti-mane in cui abbiamo imparato a posizionare correttamente gli scretch sul-la mimetica, a trasportare le cose nella mano sinistra per tenere la destralibera pronta per il saluto, a sopportare il peso dell’AR 70/90 nonché asmontarlo e rimontarlo, ad agganciare le brindelle, a “camuffarci” e a si-stemare elmetti, combat jacket e zaini. A sparare con l’AR e la PB 90. Dallato umano abbiamo conosciuto la condivisione degli spazi, sperimentato

“sacrifici”. Abbiamo imparato a co-gliere da un semplice sguardo unmomento di difficoltà e a correre inaiuto degli altri, a vivere in camera-ta, a dormire in tenda. A mettersi ingioco superando le difficoltà. Ab-biamo marciato, sparato, mangiatola razione K e il sacchetto viveri. Inpoche parole, abbracciando unascelta come spirito di servizio, ab-biamo deciso di mettere a disposi-zione la nostra professionalità perdare il nostro contributo, operandocome specialisti funzionali e impa-rando a indossare l’uniforme condignità, orgoglio e fierezza. Giuro!

*Tenente Riserva Selezionata,Giornalista

**Tenente Riserva Selezionata,Fotoreporter

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IL DRAGONEAFFILA GLI ARTIGLILO SVILUPPO ECONOMICO DELLA REPUBBLICAPOPOLARE CINESE E LA LIEVITAZIONEDELLA SPESA MILITAREdi Antonio Maurizio Gallo

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In silenzio, senza eccessivi clamori, il Dragone staaffilando i suoi artigli. Raramente mostra le suearmi taglienti e le sue letali lingue di fuoco, com’è

avvenuto lo scorso 3 settembre durante la parata perfesteggiare i 70 anni dalla vittoria sul Giappone nella

Seconda guerra mondiale a cui hanno preso parte12.000 uomini, 200 aerei da combattimento e 70 elicotteri

in formazione compatta. Da sempre l’Esercito della RepubblicaPopolare Cinese (l’acronimo inglese è People Liberation Army) è il più nu-meroso del pianeta e il secondo più potente dopo quello americano. Laspesa militare dell’”Impero di Mezzo” sale vertiginosamente ogni anno, unosforzo sostenuto anche dal galoppante e progressivo sviluppo economico,che non è stato certo scalfito dalle recenti turbolenze finanziare e dai transi-tori crolli delle quotazioni in borsa. Il PLA puòcontare su due milioni e 300mila uomini,un milione esatto in più di quello statuni-tense. Ma il Paese di Obama spendecirca 600 miliardi di dollari e disponedi 1.600 navi e di 22.700 aerei, pos-siede l’Esercito più addestrato, tec-nologicamente avanzato ed effi-ciente del globo. Lo stesso non sipuò dire di quello cinese, per ilquale il Segretario Generale delPartito comunista, Capo dello Sta-to e leader militare Xi Jinping di-chiara di sborsare appena 132miliardi, meno della Francia, eche ha una flotta navale pari aun terzo di quella russa.Tanto per avere un’idea delle di-mensioni delle Forze Armate ci-nesi, basta fare un paragone conquelle italiane. L’anno scorso i mi-litari italiani erano 174.000, di cui101.794 nell’Esercito, 42.117nell’Aeronautica, 30.089 in Mari-na, più 103.893 nei Carabinieri e59.335 nella Guardia di Finanza.In Cina le forze terrestri contano850mila effettivi, quelle marinare235mila, l’aviazione 398mila. E dalcomputo manca il numeroso personaledi frontiera, quello adibito alla ricerca tec-nologica e l’intero II Corpo d’artiglieriadell’Esercito, che gestisce anche armamentiatomici ed è rigorosamente top secret.Le cose, però, stanno cambiando. Velocemen-te. Il governo sta tagliando il personale e, al tem-po stesso, continuando ad aumentare i fondi a di-sposizione del settore. A marzo l’agenzia “Xin-Hua” hadato notizia che quest’anno il budget annuale della Difesa salirà del 10 percento, arrivando così a più di 144 miliardi di dollari. Non solo. Secondo ilquotidiano “Usa Today”, le cifre ufficiali non corrispondono alla realtà. Il gior-nale, citando fonti del Pentagono, sottolinea che la spesa cinese sarebbesuperiore del 50% rispetto a quanto dichiarato, mentre per il “New York Ti-mes” già l’anno scorso avrebbe toccato i 148 miliardi, con un incrementodel 12,2%.La vera sfida di Xi, tuttavia, è nell’adeguamento tecnologico e nell’addestra-mento specialistico dei suoi soldati. I fondi non mancano. “La fabbrica delmondo”, che può contare su un’offerta quasi illimitata di forza lavoro, nell’ul-timo decennio ha fatto registrare un tasso medio annuo del Prodotto InternoLordo di circa l’8%. Il livello di povertà (sebbene accompagnato da crescen-ti disparità di reddito e da un netto divario tra le province costiere e quelle

interne) è passato da 250 milioninel 1978 a 37 nel ‘99 e il tasso dimortalità infantile da 65 decessi a39,4 ogni mille abitanti tra il 1980 eil 2000. In diminuzione annesso an-che il tasso di analfabetismo e in al-to l’aspettativa di vita. Insomma, lalocomotiva orientale corre.Tornando all’Esercito, la Cina siprepara a introdurre una nuova ge-nerazione di missili balistici lanciatida sottomarini, sta comprando ae-rei da Putin, sta producendo le sueversioni del Su-27Sk con missiliaria-aria a medio raggio e sta svi-luppando un bombardiere a medioraggio. In programma anche la co-struzione di due nuove portaerei,l’ampliamento della flotta sottomari-na (già più numerosa di quellaamericana ma di livello qualitativoinferiore) e la produzione di caccia-bombardieri “invisibili” (“Stealth”).L’altra “pecca” del PLA è che, afronte di un’Armata enorme,l’addestramento non è para-gonabile a quello delle For-ze Armate statunitensi. Perquesto Xi Jinping, inaugu-rando la sfilata del 3 set-tembre, ha annunciatol’intenzione di tagliare300mila unità conl’obiettivo di razionaliz-zare l’Esercito e, elimi-nando il 13% delle unifor-mi, puntare meno sulla“manovalanza” e più sullatecnologia: informatica, in-gegneria navale, tecniche di

difesa elettronica. A piazza Tie-nanmen sono sfilati missili che pos-sono colpire a 2.000 chilometri didistanza le portaerei statunitensi,droni piccoli e grandi, nove bombar-dieri strategici in grado di trasporta-re bombe nucleari. Una dimostra-zione di forza inedita, considerandoche oltre l’80% delle armi non eramai stato esibito prima. Oggi l’Eser-cito afferma di essere in grado di af-frontare una guerra moderna controil Giappone, se gli USA non inter-vengono, com’è invece previsto daitrattati di alleanza siglati nel 1952 enel 1960. È vero, ci sono ancoramolte cose da fare.

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orsa. Il PLA puòila uomini,o statuni-spendesponepos-tec-effff i-n sir ildelta-di-32ea

i-ci-conmi-cui17ri-eza.anonare. E dalpersonalecerca tec-’artiglieriae armamentisecrerr t.ndo. VeVV locemen-ersonale e, al tem-mentare i fondi a di-o l’agenzia “Xin-Hua” haudgd et annuale della Difesa salirà del 10 per

versioni delaria-aria a mluppando unraggio. In prstruzione dil’ampliamentna (già piùamericana minferiore) e labombardieriL’altra “pefronte dl’addegonabze Arquesrandtteml’

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L’Ungheria,membro delPatto di Varsavia

fino al 1989, fu il primo Sta-to a smantellare la Cortina diferro, permettendo a migliaia di cit-tadini della Repubblica Democratica Te-desca (DDR) di espatriare in Germania Oc-cidentale, dando il via a quel tumultuoso e stori-co processo che portò nel giro di pochi mesi allacaduta del Muro di Berlino e alla riunificazione delledue Germanie.Dopo l’esperienza nel cosiddetto “Gruppo di Visegrád”, un ac-cordo per la costituzione di un’area di libero scambio del febbraio1991 tra Ungheria, Polonia e Cecoslovacchia (poi scissasi nei due Statiindipendenti della Repubblica Ceca e della Slovacchia), nel 1996 l’Unghe-ria fu ammessa all’OCSE e nel 1999 nella NATO; dopo il referendum del12 aprile 2003 nel quale l’84% dei votanti approvò l’adesione all’UnioneEuropea (ma questi costituivano solo il 45% degli aventi diritto al voto), ilPaese entrò a far parte dell’Unione Europea (UE) il 1º maggio 2004. È nel-l’area Schengen dal dicembre 2007, ma non nell’Eurozona, mantenendola propria moneta, il fiorino ungherese.L’Ungheria è una Repubblica parlamentare con una popolazione di circadieci milioni di abitanti (l’1,9% della popolazione totale dell’UE). Come inmolti Paesi dell’Europa dell’Est, il cammino verso un’effettiva democraziaè stato ed è tuttora molto tormentato.

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L’UNGHERIA OGGIdi Arduino Paniccia

Specialisti Operazioni Speciali(KMZ) del XXXIV battaglione“László Bercsényi” duranteun’esercitazione (en.wikipedia)

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Tormentata sin dall’indipendenza dalla Francia nel 1960, la vita politicadel Niger è stata caratterizzata da colpi di Stato e continue ribellioni chene hanno compromesso il difficile percorso verso la democrazia.

Gli stessi tuareg nigerini sono insorti a più riprese, negli anni Sessanta, neglianni Novanta e anche più recentemente a partire dal 2007. L’ultima rivolta si èconclusa con la firma di un accordo stipulato a Tripoli nel 2009 con la media-zione del Colonnello Gheddafi. Anche se l’intesa ha permesso una maggioreintegrazione di alcuni leader tuareg nelle Istituzioni politiche nazionali – ed èformalmente servita a tenere lontane le simpatie con i tuareg maliani nella crisidel 2013 – per la maggior parte degli analisti le tensioni sono ancora molto al-te ed è sempre più concreta la possibilità di un collegamento operativo con ilgruppo terroristico di AQIM (al Qaeda nel Maghreb Islamico).Le regioni del nord, aride e desertiche al confine con l’Algeria, la Libia e ilCiad, sono abitate dai tuareg, dai fulani e dai kanuri, tutti gruppi seminomadiche costituiscono il 20% della popolazione e basano sull’allevamento l’unicafonte di sostentamento. Lungo le linee desertiche di confine, particolarmenteporose e insicure, si svolgono gli scambi di traffici illeciti di diversa natura,ma in particolare di armi e munizioni, utilizzate ampiamente da AQIM ma an-che da tutte le altre organizzazioni terroristiche che operano nel Sahel. Inol-tre, il gruppo affiliato ad al Qaeda si è reso responsabile, a partire dal 2010,del rapimento di numerosi lavoratori stranieri e nel 2013 dell’assalto a un sitoper l’estrazione dell’uranio.Per contrastare queste attività eversive, il governo nigerino ha aderito, insiemeal Ciad, al Mali, alla Mauritania e alla Nigeria, all’iniziativa statunitense TransSahara Counter Terrorism Initiative, che prevede l’equipaggiamento, l’adde-stramento e il coordinamento delle truppe di frontiera dei vari Paesi.

Inoltre, sin dall’inizio del 2013 un cen-tinaio di soldati americani sono statiinviati nella regione di Agadez, in pie-no deserto, per installare una basemilitare strategica.La sicurezza del Sahel riveste infattiun’importanza fondamentale nellalotta al terrorismo, vista anche la con-tiguità sia con il Mali che con il norddella Nigeria, territorio incontrastatodelle attività del sanguinario gruppodi Boko Haram.Nel cuore della fascia saheliana, il Ni-ger è estremamente condizionato, alpari degli altri Paesi della regione,dalla marcata dualità del territorio.Inoltre, al di là delle questioni politi-che interne, il Paese è afflitto in misu-ra sempre crescente da problemi diaridità, siccità e desertificazione.Le attività produttive che ne assicura-no l’approvvigionamento alimentaresono quasi tutte concentrate nel sude nel sud est, in corrispondenza conle sponde del fiume Niger, dove vivo-no i gruppi degli hausa e dei djermasonghai, per lo più stanziali e deditiall’agricoltura, che costituiscono piùdella metà della popolazione nigerina.Nelle regioni centrali sono invececoncentrate le infrastrutture estratti-ve, in particolar modo nei pressi diArlit e Agadez.La crescita del Pil del Paese è assi-curata dagli investimenti diretti esteri,diversificati tra i settori dell’edilizia –costruzioni di strade e dighe – quellidell’energia elettrica e dell’estrazionemineraria e petrolifera.

Guerriglieri tuareg

LA DRAMMATICALA DRAMMATICASITUAZIONESITUAZIONEDEL NIGERDEL NIGER

Con una forma di governo assimilabile a una Repubblica semipresidenziale, questo Paese è stato catalogatoall’ultimo posto nel rapporto stilato dall’Indice di Sviluppo Umano nel 2013, con una popolazione che all’80%vive nelle zone rurali e con l’accesso all’acqua potabile limitato al 50% delle persone. Inoltre, il 40% dei bam-bini vive in condizioni di malnutrizione e l’età mediana è di soli 15 anni, proprio in un Paese che detiene ilpiù alto tasso di fecondità al mondo.

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di Daniele Cellamare

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Il difficile periodo di crisi economica che caratterizza il Paese e che inci-de, naturalmente, anche sul bilancio della Difesa, comporta la necessitàdi prevedere, nel medio e lungo termine, lo sviluppo di uno strumento

militare quantitativamente e qualitativamente bilanciato, la cui dimensionecapacitiva risulti caratterizzata da una struttura moderna, economica, effi-ciente, in grado di massimizzare l’efficacia operativa anche attraverso laspinta interforzizzazione di settori e funzioni.In tale contesto, anche l’attuale organizzazione delle capacità cinofile delleForze Armate merita un approfondimento, nella considerazione che i risulta-

ti sinora raggiunti necessitano di es-sere valutati in prospettiva futura, inrelazione al processo di rinnova-mento della struttura capacitiva del-le Forze Armate.

LE CAPACITÀ CINOFILE DELLEFORZE ARMATE

L’Esercito Italiano

L’attuale organizzazione. Le capa-cità cinofile dell’Esercito sono ac-centrate nell’ambito del Gruppo Ci-nofilo, un reparto a livello battaglio-ne, nato a Grosseto nel 2002, con lamissione di formare binomi “uomo-cane” altamente specializzati a ope-rare in contesti di “media e alta in-tensità”, prioritariamente fuori dalterritorio nazionale, in aree ad altorischio per densità di mine e ordigniesplosivi improvvisati.ll Gruppo Cinofilo è organicamenteinserito nel Centro Militare Veterina-rio, un Ente, quest’ultimo, posto alledipendenze del Reparto di Veterina-ria del Comando Logistico dell’Eser-cito, in grado di fornire il necessariosupporto tecnico-veterinario e logi-stico-amministrativo.

di Ugo Gaeta

CCoonn iill pprreesseennttee aarrttiiccoolloo,, pprroosseegguuiiaammoo iill ddiissccoorrssoo ssuullllee ccaappaacciittàà cciinnooffiillee ddeellll’’EEsseerrcciittoo IIttaalliiaannoo,, ggiiàà iinniizziiaattoossuu qquueessttee ppaaggiinnee ((““RRiivviissttaa MMiilliittaarree”” nn.. 33//22001155)),, ddaalllloo sstteessssoo aauuttoorree..UUnn’’aannaalliissii ddeellllee aattttuuaallii oorrggaanniizzzzaazziioonnii cciinnooffiillee ddeellllee FFoorrzzee AArrmmaattee eevviiddeennzziiaa ppoossssiibbiillii mmaarrggiinnii ddii iinntteeggrraazziioo--nnee ee oottttiimmiizzzzaazziioonnee iinn cchhiiaavvee ssppiiccccaattaammeennttee iinntteerrffrrrr oorrzzee,, ppeerraallttrroo,, ppeerrffrrrr eettttaammeennttee iinn lliinneeaa ccoonn ggllii oobbiieettttiivvii mmii--nniisstteerriiaallii ddeeffiinniittii nneell LLiibbrroo BBiiaannccoo ppeerr llaa SSiiccuurreezzzzaa iinntteerrnnaazziioonnaallee ee llaa DDiiffeessaa.. IInn ttaallee qquuaaddrroo,, eemmeerrggee ll’’oopp--ppoorrttuunniittàà ddii ccoonncceeppiirree lloo ssvviilluuppppoo ddii uunnaa nnuuoovvaa rreeaallttàà oorrggaanniizzzzaattiivvaa,, sseennzzaa dduupplliiccaazziioonnii oo rriiddoonnddaannzzee eeccoonn mmiinnoorrii lliivveellllii ddii ggeessttiioonnee,, iinn ggrraaddoo ddii ggeenneerraarree ssiinneerrggiiee,, eeccoonnoommiiee ddii ssccaallaa ee,, ssoopprraattttuuttttoo,, uunn oouuttpptttt uuttqquuaalliittaattiivvoo ssuuppeerriioorree,, ggrraazziiee aallllaa ccoonnddiivviissiioonnee ddii eessppeerriieennzzee ee ““kknnkkkk ooww hhooww””wwww ,, iinn uunn ssiisstteemmaa ffoorrmmaattiivvoo mmoo--ddeerrnnoo,, ppiiùù eeffffffff iicciieennttee ee rriissppoonnddeennttee aa uunnaa vviissiioonnee ssttrraatteeggiiccaa ddii iinntteerreessssee ccoommuunnee..

Un binomio cane/uomoin addestramento

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Nella notte tra il 22 e il 23 settembre 2015, presso l’Aeroporto internazionale di Milano Malpensa, si èsvolta, alla presenza del Ministro della Difesa, Sen. Roberta Pinotti, e del Capo di Stato Maggiore del-l’Esercito, Generale di Corpo d’Armata Danilo Errico, l’Esercitazione “Grifone 15”. Il Sottocapo di

Stato Maggiore dell’Esercito, Generale di Corpo d’Armata Giovan Battista Borrini, in qualità di Autorità diVertice del Comparto per le Operazioni Speciali (OS) dell’Esercito – in relazione al quale esercita la funzio-ne di Comando per il tramite del Comando delle Forze Speciali dell’Esercito (COMFOSE) – con questoevento esercitativo ha inteso portare all’attenzione dell’Autorità politica le capacità che la Forza Armata,quale force provider per la Difesa, è in grado di esprimere nel contesto delle OS di Contro Terrorismo (CT),su territorio estero, ove siano coinvolti cittadini italiani.Il COMFOSE, cui l’Esercito ha delegato l’approntamento di assetti per le OS a favore del Comando Inter-forze per le Operazioni delle Forze Speciali (COFS), con la “Grifone 15” ha così validato lo Special Ope-rations Task Group (SOTG) Land orientato all’assolvimento dei compiti di CT, con particolare riferimen-to alla liberazione di connazionali presi in ostaggio (Hostages Rescue) su un velivolo commerciale at-terrato su territorio extra-nazionale.

27 Militare

ESERCITAZIONE“GRIFONE 15”

di Nicola Zanelli

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re il potere terrestre in supporto a unintento politico, ovunque nel mondo.Sono inoltre le uniche che, con bre-vissimo preavviso, possono ancheessere interrotte, in funzione delcambiamento delle circostanze chehanno determinato l’opzione milita-re. Garantiscono infine la possibilitàdi sortire un immediato effetto deter-rente, operando il rischieramentopreventivo di una forza consistentein prossimità di una potenziale areadi intervento.

Aviolancio di parà del 183°Reggimento “Nembo” da elicotteroCH 47, Monteromano 2014

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ALLA PORTA!!!Le operazioni avioportate dal dopoguerra a oggi

I paracadutisti di tutto il mondo si preparanoa lanciarsi nelle sfide future

Alle porte di un futuro caratterizzato da fermenti geopolitici, sfide complesse e minacce multiformi, le forzeterrestri di tutto il mondo stanno riscoprendo la rilevanza strategica di poter contare su aviotruppe rapida-mente proiettabili alle massime distanze e con breve preavviso, per assicurare, con immediatezza, l’accessoa una zona di operazioni, occupare i punti nevralgici del terreno e guadagnare così l’iniziativa sull’avversa-rio, al fine di prevenire una crisi o risolverla con fermezza

aavviiooppoorrttaattee ddaall ddooppp1a PARTE

LLL iiiidi Federico Bernacca

Ifuturi scenari di intervento presagiscono il ritorno a modalità di reazioneimmediata a situazioni contingenti, caratterizzate dalla compressione deitempi di risposta militare e dalla necessità di vincere o eludere il contra-

sto posto da avversari adattabili e dotati di equipaggiamenti tecnologica-mente sofisticati. In particolare, tali avversari saranno capaci di impedirel’ingresso in zona di operazioni o l’accesso e il movimento in vaste aree in-terne. Pertanto, il Comandante della missione dovrà essere in grado di di-sporre di forze idonee a condurre operazioni di ingresso forzato, anche mul-tiplo, in Teatro Operativo, in base alle caratteristiche tecnico-militari e am-bientali dell’area interessata.Le operazioni avioportate sono state concepite per rispondere a questa esi-genza, svincolando la manovra da condizionamenti normalmente imposti daltempo, dalle distanze, dalla conformazione del terreno e dall’organizzazionedello spazio imposta dall’avversario nelle fasi iniziali di un’operazione. Sonopertanto operazioni che consentono rapidità ed efficacia uniche per proietta-

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Il processo di riconfigurazione e semplifica-zione delle differenti componenti della ForzaArmata (F.A.), avviato nel 1997 (1) e portato

avanti in conformità a una serie di provvedimenti normativi (2), ha trovato nuo-vo impulso con la Legge 3 dicembre 2012, n. 244. Tale provvedimento ha de-legato il Governo ad adottare due o più decreti legislativi, successivamenteemanati ed entrati in vigore il 26 febbraio 2014 (D.Lgs. n. 7 e n. 8/2014) (3),per disciplinare la revisione, in senso riduttivo, dello strumento militare e delledotazioni organiche complessive del personale militare e civile della Difesa. Inparticolare, nel d.lgs.7/2014 è prevista la soppressione dell’Ispettorato delle In-frastrutture e dei dipendenti Comandi Infrastrutture e il passaggio delle attribu-zioni nei settori demaniale, infrastrutturale e del mantenimento del patrimonioimmobiliare della F.A. al Dipartimento delle Infrastrutture dello Stato Maggioredell’Esercito (DIPAINFRA), che le espleterà avvalendosi degli organi esecutiviperiferici (Reparti Infrastrutture). Conseguentemente, dopo 14 anni di intensaattività, il 31 agosto l’Ispettorato ha ceduto il posto a una nuova organizzazio-ne – che ha assorbito anche le funzioni dell’Ufficio Infrastrutture di SME IV Re-parto – che troverà compiuta definizione attraverso fasi successive, in ragionedella complessità del progetto di riconfigurazione di tutto il settore e della ne-cessità di condurre ulteriori approfon-dimenti. L’obiettivo finale è quello didar vita a una struttura più snella e ingrado di rispondere, con visione uni-taria, tempestività ed efficacia alleesigenze infrastrutturali della F.A..

LO SVILUPPO

DELL’ORGANIZZAZIONE

INFRASTRUTTURALE

Fino al 1997, l’Organo di Verticedell’Arma del Genio era l’Ispettoratodel Genio e l’organizzazione dei lavo-ri faceva capo alle Regioni Militari tra-mite i dipendenti Comandi Genio e leDirezioni Lavori Genio Militari (DGM).Con il D.Lgs. n. 214/2000 (4) si èpassati a un nuovo modello organiz-zativo della F.A. che ha comportato larevisione completa dell’allora sovra-struttura, responsabile dell’espleta-

mento di più funzioni in una determi-nata area geografica, per dare origi-ne ad un sistema in cui ogni singolamacrofunzione doveva essere svolta,su tutto il territorio nazionale, daun’unica organizzazione (Verticed’Area). In particolare, per gli aspettiinfrastrutturali e del demanio, si è in-tervenuti sulle strutture di comando esugli organi esecutivi specifici, me-diante l’accentramento della direzio-ne del settore e facendo coinciderechi ha la responsabilità con chi ha lerisorse e le capacità d’intervento, iltutto al fine di accrescere l’efficienzae semplificare le procedure di funzio-namento.

29 Militare

LA RIORGANIZZAZIONEDELL’AREA

di Alfonso Barbato

INFRASTRUTTURALEDELL’ESERCITO

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LUCI E OMBREDELLA MUNIZIONE M855

La cartuccia impiegata normal-mente nei fucili d’assaltodell’Alleanza Atlantica è, come

noto, una versione della cartuccia5,56x45 che monta una palla semi-perforante (figura 1).Il proiettile ha infatti una parte an-teriore in acciaio e un nucleo inpiombo: questa configurazione,proposta dalla FN (Fabrique Natio-nale de Herstal) belga ed indivi-duata dalla sigla SS109, fu stan-dardizzata dalla NATO, quale pro-pria cartuccia, nel 1980 (2).Negli Stati Uniti questa munizione èstata oggetto di critiche da parte delpersonale combattente, che ha rile-vato soprattutto l’inaffidabilità dei ri-sultati terminali che essa è in gradodi produrre. Tali critiche si sono esa-sperate a seguito delle operazioni in Afghanistan, durante le quali le distanzedi ingaggio sono mediamente aumentate, salendo oltre i 300 metri (3).Studi condotti da esperti di balistica sin dagli anni 1980 (4) hanno determinatoil comportamento tipico del proiettile in questione nei bersagli morbidi, utiliz-zando la gelatina balistica quale simulante tissutale. Questi studi hanno mo-strato come esistano due meccanismi di cessione energetica al mezzo attra-versato dal proiettile, il ribaltamento (5) e la (correlata) frammentazione. In as-senza del verificarsi di questi fenomeni entro lo spessore del bersaglio (6), ilproiettile produce unicamente effetti di penetrazione/perforazione, rendendo ilpiazzamento del colpo un fattore critico per sopprimere la minaccia.Quando un proiettile penetra il bersaglio conservando la propria stabilità,sposta e spinge il materiale che incontra creando una cavità permanente didiametro leggermente superiore a quello del proiettile stesso. Esso conser-va la propria energia, cedendola progressivamente per creare il tramite, si-no all’eventuale fuoriuscita dal mezzo. Quando, invece, subentra una im-provvisa cessione energetica per effetto della perdita di stabilità del proietti-le, viene impresso al mezzo un violento moto radiale che lo fa pulsare cre-ando grandi cavità temporanee e significative cavità permanenti.Una recente perizia disposta dall’Autorità giudiziaria italiana presso il Bancodi prova nazionale può aiutare a comprendere la rilevanza di questi feno-meni. Essa ha verificato in particolare il comportamento della cartucciaSS109 (US: M855) sparata a 30 metri contro un blocco di gelatina balistica,riscontrando, entro i 30 centimetri di profondità, una cavità permanente disezione massima pari a 109,39 cmq e una cavità temporanea di sezione

massima pari a 442,43 cmq (7). Lacavità permanente ha quindi (ap-prossimando la sezione a un cer-chio) raggio di circa 6 cm, quellatemporanea di circa 12 cm, ben su-periori al calibro del proiettile (figure2 e 3).L’esperienza sul campo e gli studisuccessivi hanno tuttavia rilevatocome la resa terminale della cartuc-cia in questione dipenda da diversifattori, che la rendono in qualchemodo aleatoria.Un fattore che influenza l’efficaciadella munizione M855 è l’angolo esi-stente tra l’asse del proiettile e latangente alla sua traiettoria, che con-tribuisce a determinare la profonditàalla quale la palla si ribalterà.

Sezione del proiettile montato sullacartuccia SS109 (US: M885)(fonte: Military Arms Channel)

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M855A1 EPRLA MUNIZIONE “VERDE”CALIBRO 5,56

DELL’ESERCITO AMERICANO

di Fabio Zampieri

Nel 2010, dopo anni di ricerche, l’Esercito degli Stati Uniti ha introdotto in servizio una nuova munizione cal.5,56x45, denominata “M855A1 Enhanced Performance Round” (EPR), caratterizzata dall’utilizzo di un proiettileprivo di piombo. Nello sviluppare questa cartuccia, lo U.S. Army intendeva disporre di munizioni meno inquinanti etossiche, in grado, al contempo, di esprimere prestazioni migliori della munizione NATO sui vari tipi di bersaglio (1).Studi accurati di balistica terminale hanno consentito ai ricercatori di individuare i meccanismi di trasferimento dienergia, ottimizzare la forma del proiettile e ottenere una cartuccia più efficiente e versatile della precedente.

Fig. 1

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LA SERBIA NELLA PRIMA GUERRA

MONDIALEIL DIRETTORE DI “RIVISTA MILITARE”

INTERVISTA IL GENERALE LJUBISA DIKOVIC,CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA DIFESA

DELLA REPUBBLICA SERBA

Signor Generale, quali furono, secondo Lei, le cause storico-militariche portarono allo scoppio della Prima guerra mondiale?

Le cause del conflitto possono essere ricercate nella suddivisione del mondoavevano fatta dalle potenze coloniali e nel desiderio di possedere le risorse di-sponibili in quei territori. La Germania, che si era rafforzata economicamente,era pronta a combattere per raggiungere una nuova suddivisione coloniale aspese delle vecchie potenze coloniali quali il Regno Unito, la Francia e la Russiae dei loro ampi territori. Per questo motivo aveva stretto un’alleanza prima conl’Impero austro-ungarico (1879) e poi con l’Italia (1882) la quale, a seguito dellaraggiunta unità del 1861, era emersa come potenza europea alla ricerca di spa-zi che ne assecondassero l’espansione economica. La guerra non scoppiò al-l’improvviso, ma fu preceduta da alcune gravi crisi – ciascuna delle quali avreb-be potuto essere la scintilla per dare il via al conflitto mondiale – che videro coin-volte le contrapposte grandi potenze, e fu solo un caso che nessuna portò a taleesito. Tali furono le due crisi in Marocco del 1906 e del 1911, l’annessione dellaBosnia-Erzegovina nel 1908 e i conflitti nei Balcani nel 1912-13.

a cura di Felice De Leo

SERBIA INTHE FIRST

WORLD WARInterview with

General Ljubisa Dikovic,Chief of Serbian Defence

General Staff

By Felice De Leo

Fanteria serba in trincea

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Le prime battaglie di una guerra vengono solitamente trascurate daglistorici militari, che spesso le ricordano come esempi negativi in cuil’azione di comando o le scelte tattiche si sono rivelate fallimentari (1).

Si preferisce concentrare l’analisi su Eserciti che vantano già uno o più annidi esperienza di combattimento. Ma tutte le guerre hanno un inizio e, se lecapacità di combattimento di un Esercito nei primi mesi di conflitto sono li-mitate, per quei soldati spesso non ci potrà essere una seconda chance; ladisfatta della Francia nel 1940 ne è forse l’esempio più lampante. Questeprime battaglie ci servono quindi per capire quanto gli Eserciti si siano pre-parati, o siano stati messi dagli Stati nelle condizioni ottimali per adempierealla loro ragion d’essere: vincere una guerra. I primi giorni e le prime setti-mane di combattimento sono una prova severa che una Nazione e le sueIstituzioni militari devono superare; le difficoltà sono decisamente maggioririspetto alle fasi finali della guerra, quando ormai la macchina militare è av-viata e il campo di battaglia permette di sperimentare nuove soluzioni tatti-che e tecnologiche. All’inizio nessuno sa ancora quanto siano fragorosi l’ur-

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FUOCO, PIETRE, SPINE.L’ESERCITO ITALIANO E IPRIMI COMBATTIMENTIDELLA GRANDE GUERRA

di Giovanni Cerino Badone

lo della battaglia, il boato delleesplosioni e degli spari e come gliuomini si comporteranno sotto ilfuoco.Analizzeremo l’esperienza di com-battimento dell’Esercito Italiano nelcorso della Prima Battaglia del-l’Isonzo (23 giugno – 7 luglio 1915).Quali insegnamenti possiamo trarreda una battaglia che segnò l’iniziodella guerra sul fronte italiano manon fu certo decisiva, divenendo inseguito la prima di dodici grandi of-fensive lungo il corso dell’Isonzo?

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Il ruolo ricoperto dall’Impero ottomano nel corso della Prima guerra mon-diale e le operazioni belliche da esso intraprese su più fronti sono general-mente trascurati dalla ricca storiografia di questo conflitto. Tuttavia alcuni

eventi, come le battaglie a Gallipoli, sul Caucaso e in Medio Oriente, avreb-bero influenzato una parte degli avvenimenti politici del dopoguerra. Agli inizidel XX secolo l’Impero ottomano presentava diverse affinità con quello au-stro-ungarico. Entrambi costituivano degli organismi multinazionali, un insie-me di popoli ostili l’uno all’altro e tutti, o quasi, all’autorità centrale. Entrambivivevano all’interno del sistema moderno dominato dagli Stati nazionali.Negli anni immediatamente precedenti lo scoppio del Primo conflitto mondiale,l’Impero ottomano era quindi un organismo in piena decadenza, agitato dagravissime crisi interne dovute in gran parte ai conflitti tra i diversi gruppi etnicie alle lotte di potere tra l’establishment politico e quello militare.I due principali artefici dell’intervento ottomano furono Enver Pascià e Meh-

med Talat Pascià, convinti che gliEserciti tedesco e austro-ungaricofossero superiori a quelli delle po-tenze dell’Intesa.Guglielmo II condivideva l’ottimismoottomano e il 2 agosto del 1914venne firmata l’alleanza segreta tra idue Imperi. Il 9 settembre il governodi Costantinopoli fece un nuovopasso abolendo unilateralmente lecapitolazioni con decorrenza dal 1°ottobre successivo.

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Dallo sbarco al ritiroiii iii

di Antonello Folco BiaginiAntonello BattagliaRoberto Sciarrone

Enver Pascià

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di Flavio Russo

Il finire del XV secolo viene repu-tato la conclusione cronologicadel Medioevo perchè vide un im-

provviso esplodere d’innovazioni,scoperte e invenzioni concernentitutti gli ambiti umani: da quello geo-grafico, con la scoperta dell’Ameri-ca, a quello culturale, con la diffu-sione della stampa, a quello milita-re, di tutti il settore più innovativo egravido di conseguenze. A scandirein maniera inequivocabile quel saltotecnologico provvide la calata diCarlo VIII, avviatasi col valicamentodelle Alpi il 2 settembre del 1494. Alsuo seguito, oltre a un’Armata multi-

nazionale, un piccolo codazzo dicannoni di varie dimensioni, ma as-solutamente diversi per conforma-zione e, come subito si vide, perprestazioni rispetto alle coeve bom-barde, pesanti, lente a spostarsi epiù ancora a sparare. Non così,quei rivoluzionari cannoni francesila cui sola vista già incuteva una pa-vida soggezione, stando alla preci-sa descrizione del Guicciardini: “Mai francesi, fabbricando pezzi moltopiù espediti né dall'altro che di bron-zo, i quali chiamavano cannoni, eusando palle di ferro, dove prima dipietra e senza comparazione piùgrosse e di peso gravissimo s'usa-vano, gli conducevano in sulle car-rette, tirate non da buoi, come in Ita-lia si costumava, ma da cavalli, conagilità tale d'uomini e di instrumentideputati a questo servigio che quasisempre al pari degli eserciti cammi-navano, e condotte alle muraglieerano piantate con prestezza incre-dibile; e interponendosi dall'un colpopiccolissimo intervallo di tempo, sìspesso e con impeto sì veementepercotevano che quelle che prima inItalia fare in molti giorni si soleva,da loro in pochissime ore si faceva:usando ancora questo più tosto dia-bolico che umano instrumento nonmeno alla campagna che a combat-tere le terre, e co' medesimi cannonie con altri pezzi minori, ma fabbrica-ti e condotti, secondo la loro propor-zione, con la medesima destrezza ecelerità”.

A sinistraUn ritratto di Carlo VIII

SottoUna bombarda del 1480

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IL CORPO ITALIANO DI LIBERA-

ZIONE E I SUOI UOMINI

Il Corpo Italiano di Liberazione(C.I.L.) è ufficialmente costituito il 18aprile 1944, su richiesta italiana e do-po l’autorizzazione degli Alleati, percontribuire in modo più significativo ediretto alla liberazione della nostraPatria. Voluto soprattutto dal Capo diStato Maggiore Generale, Marescial-lo d’Italia Giovanni Messe (1), il C.I.L.è la più grande unità di combattimen-to costituita dal nostro Esercito nelperiodo 8 settembre 1943 - 25 aprile1945 (2). È composto dalla Divisioneparacadutisti “Nembo” , dalla I e IIBrigata di fanteria, dall’11° reggimen-to di artiglieria e da unità dei servizilogistici, per un totale di circa 25.000militari. Questi uomini sono agli ordinidi Comandanti italiani, vestono l’uni-forme nazionale e sono armati edequipaggiati con materiali italiani.Tutti i militari del C.I.L. portano lestellette sul bavero da prima dell’8settembre 1943 e, molti fra di loro, leindossano dall’inizio della guerra.

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UNA LIBERAZIONE FORSE POCO NOTAUNA LIBERAZIONE FORSE POCO NOTAUUNNAA LLIIBBEERRAZZIIONNEE FFORRSSEE PPOCCO NNOTTAAUUUNNAA LLIIBBEERRAAZZIIOONNEE FFOORRSSEE PPOOCCOO NNOOTTAAUUNNAA LLIIBBEERRAZZIIONNEE FFORRSSEE PPOCCO NNOTTAAUUUNNAA LLIIBBEERRAAZZIIOONNEE FFOORRSSSEE PPOOCCCOO NNOOTTAA

LA LIBERAZIONELA LIBERAZIONEDELL’ABRUZZODELL’ABRUZZO

DA PARTE DEL C. I. L.DA PARTE DEL C. I. L.di Leonardo Prizzi

Il 70° Anniversario della fine della Guerra di Liberazione, che quest’anno vienecelebrato, deve servire, anche, a porre in luce il positivo ruolo avuto dall’Eser-cito in quel periodo tragico e dilaniante della nostra storia nazionale. Ruoloche non è pleonastico sottolineare, poiché, ancora oggi, la storia del biennio1943-1945 viene frequentemente presentata in modo incompleto, distorto ofuorviante. In un modo, comunque, da non rendere giustizia a quanto fatto daisoldati di qualunque grado e dalle unità regolari della nostra Forza Armata,che pur fra tantissime difficoltà morali e materiali, seppero ancora una voltadare innumerevoli prove di abnegazione, eroismo e di attaccamento alla nostraPatria. La liberazione dell’Abruzzo da parte del Corpo Italiano di Liberazione,nel giugno 1944, ne è una emblematica testimonianza, forse poco nota.

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L’avvento del Periodo Muromachi portò a notevoli cambiamenti. Se sinoad allora vi era stato un certo equilibrio nella ripartizione dei poteri tra au-torità imperiale e shogunale, ora tutto cambiò a vantaggio di quest’ultima.

Il desiderio di Go-Daigo di veder ripristinata l’antica potenza della Corte Heianprodusse il risultato opposto: avendo bisogno di maggiori entrate e volendoun’amministrazione più giusta, egli aveva ridotto le proprietà imperiali trasferen-dole al tesoro pubblico, il quale avrebbe dovuto rendersi garante di una buonagestione di tutti i beni del Paese. Purtroppo la vittoria degli Ashikaga impedì larealizzazione di ogni progetto e si arrivò al paradosso di vedere in anni succes-sivi degli Imperatori talmente poveri che uno di essi fu costretto addirittura ascendere nelle strade di Kyoto e vendere campioni dei suoi scritti per racimola-re qualche entrata. L’autorità shogunale, al contrario, divenne sempre più riccae i funzionari nominati dal Bakufu sempre più potenti. Il trasferimento della se-de ufficiale degli Shogun a Kyoto è la dimostrazione di un desiderio di teneresotto controllo da vicino le possibili fonti di destabilizzazione.Il potere degli Ashikaga tuttavia non fu sicuro fin dall’inizio e questo stato di co-se sarebbe durato fino al suo termine due secoli e mezzo dopo. I motivi sonosinteticamente due: la lotta contro i sostenitori di Go-Daigo e i suoi successori(che culminò nelle cosiddette “Nambokucho”, “le Guerre tra le Corti”, che informa velata durerebbero fino ai giorni nostri) e il sistema di alleanze tra clansu cui si basava il potere stesso degli Ashikaga.Le Guerre tra le Corti si innescarono quando gli Hojo elessero un “Imperatoredel Nord” in contrasto e sostituzione a Go-Daigo, dopo che questi era fuggitonello Yoshino ed aveva creato una sua “Corte del Sud”. Avendo portato con séle insegne regali (1) riuscì a impedire che l’Imperatore del Nord venisse dichia-rato legittimo. Quando Ashikaga Takauji tuttavia iniziò la sua ascesa al potere

nel 1336, Go-Daigo fu costretto a fug-gire di nuovo nel sud, ma questa voltasia lui (che morì nel 1339) che i suoisuccessori si trovarono in continue dif-ficoltà perché le insegne regali passa-rono varie volte di mano tra le dueCorti che nel frattempo si erano rifor-mate. Alla fine, mentre gli Ashikagariuscivano a mantenere saldo il poterenelle loro mani, si giunse a una solu-zione nel 1392, durante il governo delterzo Shogun Yoshimitsu (1358-1408), che prevedeva un’alternanzatra eredi ora del Nord ora del Sud. Inrealtà questa soluzione non vennemai applicata e la Corte del Nordmantenne e mantiene sino ad oggi ildominio imperiale. L’aspetto forse piùstrano è che ancora oggi alcuni prete-si eredi nella Corte del Sud sembranorivendicare il potere.

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I SAMURAI

LO SHOGUNATO ASHIKAGA

di Alessandro Fontana di Valsalina

3A PARTE

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La Legge 23/12/2014, n. 190 (Legge di Stabilità 2015) ha apportato, con l’art.1 comma 629, una modifica al d.P.R del 26/10/1972, n. 633 ovvero il nuovo ar-ticolo 17–ter. Quest’ultimo ha introdotto un particolare meccanismo di assolvi-mento dell’Iva per le operazioni effettuate nei confronti della Pubblica Ammini-strazione, Stato o Enti pubblici. Tale intervento è stato concepito per contrasta-re l’attuale evasione fiscale in quanto oggi chi incassa la fattura introita l’IVA (adebito), obbligandosi a versarla all’Erario in un secondo momento, ma accadeche spesso il versamento non avvenga. Anche la Forza Armata, facente partedella Pubblica Amministrazione, è interessata da questa novità normativa equindi coinvolta nel processo di gestione dell’imposta.Ma quali sono gli strumenti operativi effettivamente introdotti? Da un esamedella norma, gli strumenti sono due: lo split payment e il reverse charge.Il primo è applicato ai rapporti negoziali tra la Pubblica Amministrazione e iFornitori, sia che si tratti di appalti di fornitura di beni e servizi sia che si tratti diappalti di lavori. Tale strumento prevede che la Stazione Appaltante, ricevuto ildocumento fiscalmente valido (fattura elettronica), versi al Fornitore la baseimponibile trattenendo l’imposta. Con tale operazione è la Pubblica Ammini-strazione a diventare obbligata a versare l’IVA (attraverso modalità illustrate dauno specifico decreto attuativo del MEF) all’Erario. In tale fattispecie, tutti glioperatori economici che a seguito di atti negoziali si troveranno a effettuareoperazioni con la Pubblica Amministrazione si troveranno costantemente conun’eccedenza di credito IVA a causa del mancato introito dell’imposta sulleoperazione attive. Ne consegue che a mente dell’art. 30, comma 2 del DPR633/1972 potranno chiedere rimborso dell’eccedenza detraibile.Il secondo strumento è stato inizialmente previsto solo per il settore immo-biliare e poi esteso a prestazioni di servizi di pulizia, demolizione, installa-zione impianti e di completamento relative a edifici nonché alle cessioni diquote di emissioni di gas a effetto serra e altre unità che possono essereutilizzate dai gestori per conformarsi alla normativa comunitaria in materiadi tali emissioni, cessione di certificati relativi al gas e all’energia elettrica,cessione di gas ed energia elettrica a un soggetto passivo rivenditore. Nellapratica l’assolvimento dell’imposta rimane in capo al Committente o cessio-nario, quindi il cedente non entrerà mai in possesso dell’IVA, esorcizzandoil rischio che questi ne ometta il versamento all’Erario.Da un punto vista finanziario l’applicazione del meccanismo del reversecharge ha dunque un effetto nullo sia per il soggetto che effettua la cessio-ne del bene o la prestazione del servizio, che emette fattura senza applica-re l’imposta, sia per l’acquirente, che indica l’imposta al contempo tra quellaa debito e quella a credito.Ecco che in virtù di questo, la Forza Armata, come tutta la Pubblica Ammini-strazione, dovrà, a mente dell’art. 17-ter, scindere il pagamento della fatturain due distinti pagamenti, ovvero quello a favore del Fornitore per la solaparte imponibile e quello a favore dell’Erario per la parte IVA.L’art. 44 del DDL prevede di inserire nel D.P.R. n. 633/1972 l’art. 17-ter (anchese, di fatto, l’art. 17-bis non esiste, essendo stata soppressa la norma che loaveva introdotto). Tale articolo stabilisce che: “Per le cessioni di beni e le pre-stazioni di servizi effettuate nei confronti dello Stato, degli organi dello Stato an-corché dotati di personalità giuridica, degli enti pubblici territoriali e dei consorzitra essi costituiti ai sensi dell’articolo 31 del testo unico di cui al decreto legisla-tivo 18 agosto 2000, n. 267, e successive modificazioni, delle camere di com-mercio, industria, artigianato e agricoltura, degli istituti universitari, delle azien-de sanitarie locali, degli enti ospedalieri, degli enti pubblici di ricovero e cura

aventi prevalente carattere scientifico,degli enti pubblici di assistenza e be-neficenza e di quelli di previdenza,per i quali i suddetti cessionari o com-mittenti non sono debitori d’imposta aisensi delle disposizioni in materia diimposta sul valore aggiunto, l’impostaè in ogni caso versata dai medesimisecondo modalità e termini fissati condecreto del Ministro dell’Economia edelle Finanze”.È normale chiedersi a questo puntocosa accadrebbe qualora fosse di-sattesa la norma. Da una lettura del-l’art. 13 del D.Lgs. n. 471/1997emerge che, in caso di ritardo omancato versamento dei tributi, siapplicano le sanzioni amministrativeattraverso un atto di recupero previ-sto dall’ art. 1, comma 421, legge n.311/2004 oltre che quelle disciplinariin base ai regolamenti interni di ogniPubblica Amministrazione.Volendo individuare le operazionisoggette allo split payment, la normacircoscrive tutte quelle cessioni di be-ni e prestazioni di servizi effettuatenei confronti dello Stato, organi delloStato dotati di personalità giuridica,enti pubblici territoriali e consorzi co-stituiti ai sensi dell’art. 31 del T.U. dicui al D.Lgs n. 267/2000, delle came-re di commercio, industria, artigiana-to e agricoltura, degli istituti universi-tari, delle aziende sanitarie locali, de-gli enti ospedalieri, degli enti pubblicidi ricovero e cura aventi prevalentecarattere scientifico e degli enti pub-blici di assistenza e beneficenza e diquelli di previdenza.Esistono però eccezioni all’applica-zione del menzionato split payment,come ad esempio per quei contri-buenti in Regime dei Minimi. Tale re-gime speciale si applica in base aprecise soglie di reddito individuateper le diverse categorie di lavoratoriautonomi o professionisti e per ognicategoria. Vedai la tabella con i tettimassimi previsti con relativi codiciATECO.L’Agenzia delle Entrate precisa che

37 Militare

LEGGE DI STABILITÀ 2015

LA SCISSIONE DEI PAGAMENTINELLA FORZAARMATA

di Guido Zecca*

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le operazioni effettuate con la Città del Vaticano e la Repubblica di San Marinosono considerate esportazioni diverse da quelle verso gli altri mercati interna-zionali che escludono invece l’applicazione del regime forfettario e pertantoconcorrono alla formazione dei tetti.Ovviamente da un punto di vista operativo, trovando la norma applicazione dal01/01/2015, inevitabili sono i problemi interpretativi su quelle fatture che preve-dono la cessione nel 2014 e la fatturazione nel 2015. A dirimere tale dubbio èintervenuto il Ministero dell’Economia e Finanze con comunicato stampa n. 7del 9 gennaio 2015, con il quale ha precisato che il meccanismo della scissionedei pagamenti si applica alle operazioni fatturate a partire dal 1° gennaio 2015,per le quali l’esigibilità dell’imposta si verifichi successivamente alla stessa data.Altro dubbio interpretativo è stato quello che vede i rapporti tra la PubblicaAmministrazione e i professionisti. Infatti l’art. 17–ter, co. 2, D.P.R.633/1972 esclude dall’applicazione dello split payment “i compensi per pre-stazioni di servizi assoggettati a ritenute alla fonte a titolo di imposta sulreddito”. Ora la predetta esclusione vale solo per i compensi soggetti a rite-nuta a titolo d’imposta o anche per quelli che scontano la ritenuta a titolod’acconto. Con il comunicato stampa diffuso dalla Fondazione NazionaleCommercialisti (FNC), è stato chiarito, tenendo conto più della lettura con-sequenziale delle parole usate dal legislatore nonché della ratio ispiratricedella norma, che è possibile confermare l’esclusione dello split payment neiconfronti dei professionisti soggetti a ritenuta d’acconto.Anche la Direzione di Amministrazione dell’Esercito di Firenze, con circola-re n. 5 diramata con prot. n. 498 del 19/01/2015, ha dato le prime indicazio-ni circa l’applicazione dell’art. 1, commi dal 629 al 633, della Legge n.190/2014 invitando tutte le Stazioni appaltanti della Forza Armata Esercito asensibilizzare gli operatori economici con cui si intrattengono rapporti circail contenuto e gli effetti della norma citata.Ma cosa accade per quelle spese definite “economali”, ovvero quelle i cui im-porti non sono rilevanti, a cui anche la Forza Armata ricorre in determinateoccasioni. Le disposizioni sullo split payment non prevedono esclusioni, nésoggettive (per commercianti al minuto, artigiani o altri piccoli imprenditori),né oggettive (per acquisti riferiti a soglie minime). Anzi la norma, prescinden-do dal documento fiscale in sé (fattura o scontrino), non ammette eccezioni.Ecco che la strada percorribile potrebbe essere quella della flessibilità, ovve-ro, attraverso un regolamento interno alla pubblica amministrazione, dare lapossibilità di effettuare gli acquisti economali a un dipendente dell’Ente qualepersona fisica. In ambito Forza Armata questo già avviene con l’Atto dispositi-vo n. 2 con cui vengono assegnati i Fondi permanenti (al minuto manteni-mento negli Enti/Distaccamenti/Reparti o all’Aiutante Maggiore) e quindi nonvi è la necessità di introdurre altri regolamenti.In data 23/01/2015 il Ministro dell’Economia e delle Finanze ha emanato appo-

sito decreto applicativo con il qualevengono indicate le modalità e letempistiche attuative della “scissionedei pagamenti” in applicazione allalegge 190/2014. Nello specifico, sin-tetizzano le novità apportate dal D.M.applicativo e annessa relazione ri-spetto al Comunicato dell’Agenziadelle Entrate (n. 7 del 09/01/2015):art. 2 (Effetti sui soggetti passivi forni-tori), para. 1.: l’annotazione da ripor-tare nelle fatture da parte dei fornitorisarà la seguente “scissione dei paga-menti”; art. 4 (Versamento dell’impo-sta), para. 1.: si individuano le modali-tà di pagamento in base al tipo di am-ministrazione e per la Forza Armatasarà quella prevista alla lettera b) inquanto in possesso di un conto PosteItaliane, e si specifica che dovrà av-venire con versamento unificato (art.17 DLgs 9/7/1997, n. 241) – ModelloF24.Restano invece confermati: art. 4(Versamento dell’imposta), para. 2: siconfermano le tempistiche di versa-mento già anticipate nel comunicatodell’A.E., rimandando la scelta allaP.A. (1. distinti versamenti per ognisingola fattura; 2. distinto versamentoin ciascun giorno del mese relativa-mente al complesso delle fatture perle quali l’imposta è divenuta esigibilein tale giorno; 3. versamento cumula-tivo dell’IVA entro il 16 di ciascun me-se relativamente alle fatture la cui im-posta è divenuta esigibile nel meseprecedente); art. 9 (Efficacia): para.1.: applicazione alle fatture a partiredal 1° gennaio 2015; para. 2.: derogafino al 31/03/2015 per accantonare lesomme per il successivo versamentoentro il 16/04/2015.

*Capitano com

FONTI

DPR 26/10/1972, n. 633.

Legge 23/12/2014, n. 190.

Comunicato stampa n. 7 del 09/01/15

dell’Agenzia delle Entrate.

DM 23/01/2015 del MEF.

http://www.danea.it.

http://www.ipsoa.it.

“Il Sole 24 Ore”.

http://www.pmi.it.

http://www.informaimpresa.it.

Fondazione Nazionale Commercialisti.

DAE, circolare n. 5 del 19/01/2015.

“Fiscal Focus”.

Art. 17 D.Lgs. 09/07/97, n. 241.

http://www.fiscooggi.it.

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st’ultimo elemento, fondamentale per soste-nere il soldato impegnato in attività di com-battimento, fu inizialmente testato su ungruppo ristretto di militari ai quali fu sommini-strato l’equivalente dicirca 3.000 calorie sot-to forma di gallette, in-saccati e barrette dicioccolato. Dopo las p e r im e n t a z i o n e ,l’equivalente oltreocea-no del nostro Servizio diCommissariato decise nel1942, in seguito a ulterioriprove ed esperimenti,l’adozione di una razioneda combattimento econo-mica, tascabile e leggera,che rispettasse una confi-gurazione basata su tremoduli differenti, uno perogni pasto principale.Questa razione, integra-ta con una serie di ac-cessori come fiammiferi,set per il cucito, apriscato-le, carta igienica e compresse per la depurazione dell’acqua venne posta inproduzione e distribuita in un’unica confezione. A distanza di sei mesi dall’in-gresso degli Stati Uniti nel Secondo conflitto mondiale era già stato distri-buito un milione di razioni a favore di quelle unità, come ad esempio le trup-pe paracadutiste che, interpreti della nuova guerra di movimento, eranospesso, anche per molti giorni, tagliate fuori dalla logistica dei rifornimenti oda qualunque altra fonte di approvvigionamento di viveri. I primi feedbackforniti dalle unità che utilizzarono le razioni sul terreno furono promettenti;fu gradita la compattezza, praticità e qualità dei cibi. Sul finire del conflittoperò la razione fu meno apprezzata in ragione della ripetitività e scarsità discelta dei menù a disposizione e, in alcuni casi, fu giudicata insufficiente

Nei contesti operativi evolutisi apartire dal primo dopoguerra,meno caratterizzati dallo

schieramento di forze contrappostein grandi battaglie campali e in cui èsempre più privilegiato l’impiego diunità rapide, snelle e dinamiche, èsorta la necessità di assicurare an-che al soldato posto in combattimen-to in zone isolate e ostili, un adegua-to sostegno alimentare.Per questo motivo, già a partire dalSecondo conflitto mondiale, il Mini-stero della Guerra degli Stati Uniti in-caricò il nutrizionista americano An-cel Keys di mettere a punto una ra-zione viveri speciale che fosse prontaper l’uso, a lunga conservazione e fa-cilmente trasportabile. Tale razione,avrebbe permesso di poter usufruiredei pasti comunque, anche laddovefosse stato impossibile ovvero opera-tivamente non conveniente allestireuna cucina da campo.La razione viveri speciale da com-battimento, che proprio in riferimen-to al suo ideatore oggi è nota come“Razione K”, fu ideata nel 1941 e,nelle sue più recenti evoluzioni, vie-ne ancora oggi utilizzata da tutti gliEserciti moderni e consumata insvariati contesti nei Teatri Operatividi tutto il mondo. L’idea originariadel Keys si sviluppò attraversol’analisi di alimenti da associare inmaniera adeguata al binomio eco-nomicità e apporto calorico; que-

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“Un esercito marcia sul suo stomaco”Napoleone Bonaparte

di Vito Petruzzella*

LA RAZIONE DA COMBATTIMENTOORIGINE E POSSIBILE EVOLUZIONE

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dal punto di vista dell’apporto nutrizionale, stimato essere non adeguato persoddisfare le esigenze di truppe sottoposte allo stress, non solo fisico, delcombattimento. Al termine della guerra sarebbero comunque state prodotteoltre 100 milioni di razioni, estendendo la loro distribuzione, oltre ai paraca-dutisti, anche a tutte le altre unità dell’Esercito.

L’EVOLUZIONE: VERSO UN MODELLO DI EQUILIBRIO ALIMENTARE

Se le prime razioni del 1942 furono orientate in primo luogo a reintegrare so-prattutto in termini calorici il dispendio energetico delle truppe in operazioni,nel corso degli anni successivi, a seguito di numerosi studi, si evidenziò lanecessità di garantire un’attenzione sempre maggiore all’erogazione di pastiche fossero equilibrati oltre che ben proporzionati sotto l’aspetto calorico. Intale contesto, l’attenzione iniziò a gravitare attorno al concetto di alimenta-zione visto come cardine del benessere e della massima prestazione fisica ementale. Tali obiettivi, come oggi sappiamo, si realizzano attraverso l’appor-to all’organismo del giusto equilibro tra macro e micro nutrienti. Tra i macronutrienti ritroviamo acqua, protidi, glucidi e lipidi; tra i micro nutrienti ci sonoinvece vitamine e sali minerali. L’apporto proteico è necessario perchè leproteine forniscono gli aminoacidi essenziali per sintetizzare le proteine en-dogene. Latte e carne (previsti dalla stessa razione odierna anche se in sca-tolame) forniscono proteine complete che contengono tutti gli aminoacidi es-senziali, nelle proporzioni necessarie per l’organismo. I glucidi hanno princi-palmente funzione bioenergetica, sia come fonte di energia di rapido utilizzo(glucosio) che come riserva energetica: il glucosio infatti può essere imma-gazzinato nel fegato e nei muscoli sotto forma di glicogeno in attesa dell’uti-lizzo. La frutta, in barrette o sciroppata, che si sostituisce alla frutta fresca,altrimenti sensibile all’attacco di agenti alterativi quali lieviti e muffe, è unesempio di fonte di glucidi ampiamente utilizzata nelle razioni insieme a dol-ciumi di vario genere, cracker e cerali. Anche i lipidi sono indispensabili permoltissime funzioni corporee. Sono i precursori di alcuni ormoni e partestrutturale delle membrane cellulari, contribuiscono all’assorbimento delle vi-tamine A, D, K, forniscono inoltre acidi grassi essenziali.

LA RAZIONE DA COMBATTIMENTO ITALIANA

La sintesi tra il concetto di apporto calorico e alimentazione equilibrata èrappresentata dalla razione da combattimento italiana la quale, come le ra-zioni in dotazione ad altri Eserciti, è composta da moduli differenti, conte-nenti al loro interno pietanze a lunga conservazione che rappresentano latradizione culinaria nazionale. Nel tentativo di dare allarazione italiana un carattere di interoperabilità(o forse per la voglia di esportareil nostro modello di alimenta-zione mediterranea),sulla confe-zione ester-na è indica-to il suocontenutoin tre lingued i f fe rent i ;infatti, oltreche in italianola descrizione dei generiinseriti nei moduli è in linguainglese e francese. Il modelloitaliano di razione da combattimento,è stato concepito nel 1993 ed è suddivisoin sette moduli giornalieri diversi; ogni giorno del-la settimana ha la sua razione suddivisa a sua volta negliastucci contenenti la refezione del mattino, il pasto del mezzogiorno

e quello della sera. La razione, seb-bene compatta, ha un peso signifi-cativo (il peso medio di ciascun mo-dulo è di circa 2,3 kg), dato dallapresenza di scatolame di vario ge-nere e ha un valore calorico mediodi 3.700 calorie. La cottura dei pastiè assicurata dotando ogni modulo diun fornello scalda rancio all’internodel quale vengono sistemate delletavolette combustibili. Lo scatolamecontenente i generi dovrà esserevuotato all’interno della gavetta indotazione ovvero, una volta riempitala gavetta d’acqua, potrà essere po-sto direttamente all’interno dellastessa. Pasta, riso, carne ma anchefrutta e barrette energetiche nonmancano sulla tavola del militare inoperazioni; il tutto architettato per ri-spondere alle abitudini alimentari delsoldato italiano. La razione italiana èdotata anche di quanto necessarioper l’igiene personale, come spaz-zolini usa e getta, e per la sopravvi-venza, come le compresse per lapotabilizzazione dell’acqua.Marce in montagna, poligoni di tiro,pattuglie continuative in zone boschi-ve, desertiche o innevate: questi gliscenari di impiego del nostro modellodi razione che accompagna i militaridi tutte le Forze Armate, dalle fasi ad-destrative di approntamento dei

contingenti, alle missionioperative, patroci-

nate daN A T O ,ONU eU n i o n eEuropea,nelle zonedi crisi ditutto il mon-do. In ogni

Teatro Operati-vo gli alimenticontenuti nella ra-zione, tortellini oravioli che siano,

rappresentano il tentativo dicreare quel filo conduttore tra ilsoldato, posto spesso in conte-sti gravosi, e la propria casa, il

Paese lontano.

SottoRazione da combattimento mod. ita-liano

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LE LINEE EVOLUTIVE: LA “RAZIONE K” DEL 2000

L’attenzione degli apparati della difesa nazionale verso le tematichedell’adeguata ed equilibrata alimentazione del personale militare sono te-stimoniate dalla redazione di un Protocollo d’Intesa, sottoscritto nel 2008tra la Direzione Generale di Commissariato e dei Servizi Generali el’I.N.R.A.N. (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione),che rappresenta la realizzazione di una importante collaborazione strate-gica con i migliori esperti nel settore alimentare e una rilevante innova-zione nell’ambito del vettovagliamento a favore del militare. Il tutto tesoalla realizzazione dell’aggiornamento dell’attuale razione in servizio or-mai da 20 anni.A seguito dell’esperienza sul campo, sebbene le caratteristiche della ra-zione debbano rimanere piuttosto invariate nei tratti fondamentali, lo sce-nario futuro potrebbe prefigurare una ulteriore differenziazione non soloper gli aspetti connessi ai gusti e alle tradizioni alimentari ma anche perquelli ulteriori legati all’ambiente del possibile impiego (montano, tropica-le, desertico) come anche alle credenze religiose.In tale contesto, l’Italia ha partecipato al NATO Research Task Group 154 inseno al quale rappresentanti di numerosi Paesi appartenenti all’AlleanzaAtlantica hanno lavorato per una razione viveri speciale da combattimento perla NATO Response Force, che riunirà unità caratterizzate da un elevato tassotecnologico e da alta dinamicità di impiego. Tale unità potrà essere proiettatain qualsiasi area di crisi avendo a disposizione solo pochi giorni di preavviso econtando su trenta giorni di autonomia logistica. Il summit non ha focalizzatosoltanto i consueti temi dell’apporto calorico e dell’equilibrio nutrizionale. Sono

state poste le basi per realizzare unarazione che rispecchi, nella sua com-posizione, un’attenzione maggioreagli aspetti:• comportamentali, che hanno cen-tralità nella scelta degli alimenti;

• logistici, che determinano, a se-conda della scelta del packaging,peso e volume;

• operativi, prediligendo cibi chenon abbiano necessariamente bi-sogno dell’utilizzo di fuochi perscaldare le vivande;

• di interoperabilità, che permette-rebbero di avere razioni utilizzabilie intercambiabili con quelle di altriEserciti della coalizione.

In futuro dunque si prevede l’ado-zione di razioni più leggere ma allostesso tempo più robuste dal puntodi vista calorico. Il fornelletto dacampo potrebbe essere sostituito,come già avviene nella M.R.E. (Me-al Ready to Eat) americana, conconfezioni che, grazie a reagentichimici contenuti al loro interno, po-

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tranno scaldare i viveri senza l’ausilio di fiamme.Passato, presente e futuro si sono fusi in un percorso evolutivo delle ra-zioni che, apprezzate anche sotto il profilo del design, sono state oggettodi un approfondimento in una apposita mostra “Razione K” svoltasi all’ini-zio di quest’anno a Milano, nel contesto degli eventi previsti per Expo Mi-lano 2015.L’obiettivo, è stato quello di evidenziare il modo in cui l’evoluzione tecnolo-gica nel campo alimentare porti a sintetizzare nelle razioni da combattimen-to proposte da diversi Eserciti, il connubio rendimento energetico/compat-tezza, nel rispetto delle tradizioni e dei gusti alimentari nazionali. Queste leultime novità in tema di “Razione K”, ma studi più audaci condotti dai ricer-catori del Massachusetts, negli Stati Uniti, sono già avanti per cercare diportare, sui campi di battaglia come in addestramento, l’alfiere dei prodottialimentari italiani nel mondo ovvero la pizza; nessuno può ancora testimo-niare se avrà la stessa fragranza e bontà di quella nostrana ma di certo sa-rà anch’essa tascabile e a lunga conservazione.

*Capitano

BIBLIOGRAFIA

“Norme per la gestione dei materiali e dei servizi di commissariato presso gli EDRdell’Esercito”, ed. 2012.decreto Interministeriale 23/05/2012.SS.TT. n. 311/UI/VIVERI.“La vita e la terra”, Zanichelli.“Nutrition science and food standards for military operations”, Final report of RTOTask Group, RTG-154.Protocollo d’intesa tra il Ministero della Difesa e l’Istituto Nazionale di Ricerca per gliAlimenti e la Nutrizione.http://it.wikipedia.org.http://www.analisidifesa.it.http://www.marieclaire.it/.http://daily.wired.it/news/scienza/.http://xoomer.virgilio.it/ramius/Militaria.http://www.youtube.com.http://digilander.libero.it.

http://www.repubblica.it.http://www.lascuoladiancel.it.http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli.http://nut.entecra.it/.http://www.difesa.it/InformazioniDellaDifesa.

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Sopra

Il nutrizionista americano Ancel Keys

In basso

La mostra “Razione K” svoltasi a Mi-lano

SS

IlIlIl

InIn

LaLalalalalaa

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Pietro Pistolese, Simon Petermann, “La terra, il sangue e le parole.Israele e Palestina: un percorso minato verso la pace”, Stefano Ter-manini Editore, Genova, 2015, pp. 298, Euro 25,00.

Un Generale dei carabinieri italiano ed un accademico belga, professore discienze politiche all’Università di Liegi, si sono incontrati per caso lungo lestrade d’Israele, della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. Insieme e ancheseparatamente, in questi ultimi venti anni, hanno condotto numerose missio-ni di pace, hanno parlato con persone autorevoli, protagonisti, gente comunesia israeliani che palestinesi. Hanno vissuto le emozioni e le speranze d’in-numerevoli incontri, trattative e accordi.Sullo sfondo delle vicende politiche e di cronaca, gli autori hanno inseritoepisodi della vita quotidiana delle tante persone incontrate, dando voce acoloro che hanno vissuto sulla loro pelle e quella dei loro familiari questi ven-t’anni di non pace, di operazioni militari, di attentati, di terrore. Il libro vuoleevidenziare alcune delle fasi in cui il processo di pace si è sviluppato e glisforzi compiuti dalla comunità internazionale per sostenerlo.Le speranze di vedere progressi nel processo di pace, che negli anni ‘90sembrava avviato, oggi sembrano svanite. Lo stato palestinese, previsto allafine del processo di Oslo, esiste soltanto sotto una forma embrionale con unfuturo sempre meno certo. Da decenni, si ha l’impressione che i protagonistidei due campi continuino, ciascuno con ragioni concrete o immaginarie, a ri-fiutare la realtà dando l’impressione che una pace non si potrà mai conclu-dere. Eppure è ineluttabile. Questi due popoli vivono da troppo tempo insie-me, sono però ossessionati l’uno dall’altro, si osservano, si seguono mossida una sorta d’intimità forzata. Il cammino da percorrere sembra lungo e gliostacoli psicologici immani. La soluzione “due popoli, due Stati”, pur nonavendo alternative percorribili, diventa sempre più difficile da raggiungere.Gli autori, descrivendo anche gli ultimi eventi, offrono alcune chiavi di letturaper comprendere le ragioni di questo interminabile conflitto.

Salvatore Galvano, “Il Tarlo. Le indagini del Maresciallo Licata”,Ciesse Edizioni, Noventa Padovana (PD), 2015, pp. 208, Euro 16,00.

Roma, una sera di maggio. All’interno di un alto Comando militare, uno Sta-to Maggiore, due Carabinieri in servizio di vigilanza scoprono il cadavere diun Generale, durante un normale giro d’ispezione.È l’incipit de “Il tarlo. Le indagini del Maresciallo Licata”, il military thriller diSalvatore Galvano, pubblicato da Ciesse Edizioni nel corrente anno. Ungiallo da leggere tutto d’un fiato, per un tuffo in quel “mondo con le stellette”che non tutti conoscono.La particolare ambientazione, l’attenta descrizione degli eventi, l’amabilitàdei dialoghi, catturano l’interesse del lettore sin dalle prime pagine, grazieanche all’affabilità del protagonista, il Maresciallo dei Carabinieri Luigi Lica-ta. Agrigentino doc, Licata è un brillante investigatore, sagace, arguto, mastraordinariamente umano, che dopo anni di indagini svolte al comando diStazioni dell’Arma, pensa di poter “appendere la lente di ingrandimento alchiodo”, optando per un più “comodo” impiego nell’ambito della Polizia Mili-tare all’interno di una Forza Armata. Ma i suoi restano solo propositi, perchénuovi intricati casi lo obbligheranno a risfoderare la lente d’ingrandimento ea far uso di quel suo infallibile fiuto, che fa di lui il vero “cane da tartufo”, co-m’è simpaticamente denominato da superiori e colleghi.“Il tarlo” è uno di questi casi. È il primo della serie di military thriller, targatiItalia, di Salvatore Galvano, nel quale la firma dell’omicida, un libro di Ales-sandro Dumas ritrovato accanto al cadavere, sul luogo del misfatto, costitui-sce il filo conduttore della vicenda e ove un’insolita arma del delitto fa dacornice a un quadro di suspense che non concede tregua al lettore.Ingredienti di prim’ordine, quindi, corroborati dalle battute del protagoni-sta e sapientemente dosati da Galvano, che li amalgama con la destrez-za di chi “cucina” con passione, per il piacere di deliziare il palato deigiallisti più esigenti.

“Licata era un uomo dalla battutasempre pronta, dalla risata sor-niona, amante della buona cu-cina...”. (S. Galvano)

“... le speranze, le delusioni, lepaure e la rabbia per un percorsolunghissimo del quale non s’in-travede, ancora, la fine...”. (P. Pi-stolese e S. Petermann)

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