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ANNO XXXII N° 2 - 18 Gennaio 2015 1.00 EDITORIALE Abbonamento annuo ordinario 30,00 - sostenitore 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno Segue a pag. 2 BAMBINO CON DUE MAMME. LE LEGGI SI CAMBIANO IN PARLAMENTO NON NELLE AULE DEI TRIBUNALI A pag. 2 "Con FrAnCesCo UsCIAmo DAI solITI sCHemI ComUnICHIAmo Con lA VITA" A pag. 4 prImo AnnIVersArIo ConsACrAzIone epIsCopAle VesCoVo CArlo A pag. 5 “Finestra aperta sul nostro Seminario regionale” - (gennaio 2015) A pag. 6 A pag.8 Ai cattolici di Parigi Lettera del cardinale arcivescovo André Vingt-Trois Riprendiamo in una traduzione nostra (Zenit.org) la lettera del car- dinale arcivescovo di Parigi, André Vingt-Trois, che è stata letta domenica, 11 gennaio nelle Messe in tutte le parrocchie parigine. Parigi, il 10 gennaio 2015 - Il nostro Paese, la nostra città di Parigi in par- ticolare, sono stati questa settimana teatro di violenze e di barbarie senza precedenti. Da molti anni, per noi, la guerra, la morte era sempre altrove, anche se in quel periodo, soldati francesi erano impegnati in diversi Paesi per cercare di portare un po' di pace. Alcuni l’hanno pagato con la loro vita. Ma la morte violenta si è autoinvi- tata all’improvviso. In Fran- cia e ben oltre i nostri confini, tutti sono sotto choc. La mag- gior parte dei nostri concitta- dini hanno vissuto questa situazione come un appello a riscoprire un certo numero di valori fondamentali della nostra Repubblica, come la libertà di religione o la libertà di opinione. Gli assembramenti spontanei di questi ul- timi giorni sono stati caratterizzati da un grande raccoglimento, senza mani- festazione di odio né di violenza. La tristezza del lutto e la convinzione che noi abbiamo qualcosa da difendere insieme uniscono i francesi. Una carica- tura, anche di cattivo gusto, una critica anche gravemente ingiusta, non pos- sono essere messe sullo stesso piano di un omicidio. La libertà di stampa è, a qualunque costo, il segno di una società matura. Che uomini nati nel nostro Paese, nostri concittadini, possano pensare che la sola risposta giusta ad uno scherno o ad un insulto sia la morte dei loro autori, mette la nostra società davanti a gravi interrogativi. Che ebrei francesi paghino ancora una volta un tributo ai turbamenti che agitano la nostra comunità nazionale, raddoppia ancora la loro gravità. Noi rendiamo anche omaggio ai poliziotti morti nel- l’esercitare fino in fondo il loro servizio. Invito i cattolici di Parigi a pregare il Signore per le vittime dei terroristi, per i loro coniugi, per i loro figli e le loro famiglie. Preghiamo anche per il nostro Paese: che la moderazione, la temperanza e la padronanza di sé di cui abbiamo dato prova finora siano con- fermate nelle settimane e nei mesi che verranno; che nessuno ceda al panico o all’odio; che nessuno ceda alla semplificazione di identificare alcuni fana- tici con una religione intera. E preghiamo anche per i terroristi, affinché sco- prano la verità del giudizio di Dio. Domandiamo la grazia di essere artigiani di pace. Non bisogna mai disperare della pace, se si costruisce la giustizia. + Cardinale André VINGT-TROIS Arcivescovo di Parigi Tre estremisti musulmani seminano la morte al grido di “Allah è grande”. Venti morti compresi i tre assassini. Il fanatismo non ha confini e impone qualche domanda L’aberrante carneficina di Parigi, realizzata nelle forme più proditorie e spietate - si pensi anche alla vile uccisione del poliziotto musulmano caduto a terra e con le braccia imploranti – costringe l’umanità a pro- fonde riflessioni di carattere politico, sociale, ideologico, religioso. Ed apre, per l’ennesima volta, il mai sopito problema del rapporto tra il mondo occidentale e quello dei popoli musulmani. Si affaccia ancora una volta la possibile scongiurata prospettiva di una guerra di civiltà, intesa proprio come opposizione anche militare tra le tradizioni de- mocratiche occidentali e i popoli islamici che identificano il potere politico con quello religioso del Corano. La storia ha insegnato che dall’una e dall’altra parte l’espansione reli- giosa si è attuata prevalentemente con l’aiuto delle armi. Si veda quanto avvenuto per il cristianesimo dopo Costantino e quanto avvenuto nelle Americhe dopo la scoperta di Colombo; si veda come e con quale ra- pidità si è diffusa la religione di Maometto. L’estremismo dell’Isis e dei califfati vuole in qualche modo riesumare quelle armi e quel fronte dopo Lepanto e dopo Vienna. E chi in occidente grida appassionata- mente contro il pericolo strisciante dell’invasione musulmana, pensa alle armi come alle armi ha sempre pensato Maometto in nome della diffusione del musulmanesimo. La guerra di civiltà si imporrà solo se prevarranno nelle due parti i valori specifici dell’una e dell’altra non riducibili ad alcuna intesa e se saranno schiacciati i più elementari va- lori della persona umana comuni a tutte le genti del mondo. Ma l’eccidio degli autori di Charlie e dintorni potrebbe rappresentare soltanto – ce lo auguriamo di cuore - un singolo episodio, gravissimo e disorientante quanto si vuole, che emerge dal grande fiume della sto- ria che va. Se è l’infatuazione solo di alcuni, sia pure in nome della grandezza di Allah – e questo è spaventoso – ci sarà la possibilità di superare l’episodio nel suo più sinistro significato. Può anche essere circoscritto – pur gravissimo – se riflettiamo per un istante sul concetto di libertà di espressione, vanto di ogni uomo e di ogni nazione libera. Esiste la “libertà assoluta” fuori da ogni limite e da ogni controllo? E’ concepibile che, in nome della li- bertà, io vada con la mia auto a sini- stra invece che a desta? E’ concepibile che in nome della libertà assoluta si possa offendere e vitupe- rare senza alcun limite? In quanto a libertà di espressione la nostra Costi- tuzione pone un limite: “Sono vie- tate le pubblicazioni a stampa … contrarie al buon costume” (art.21). Carissimi Abbonati In tempi come quelli che stiamo vivendo, parlare di abbonamento e inserire nel giornale il bollettino postale diventa una vera sofferenza. Sono molti quelli che l’anno scorso, pur non avendo rinnovato l’abbo- namento, hanno continuato a ricevere il nostro settimanale. Quest’anno, purtroppo, non ci è più possibile, perché la spedizione comporta un costo che non possiamo più sostenere. Tuttavia per quanti desiderano leggere “l’Ancora”, abbiamo pensato di aumentare le copie presso le parrocchie. È un piccolo sacrificio che chiediamo ai nostri affezionati lettori che vorremmo loro evitare suggerendo il rinnovo o un nuovo abbonamento che resta, dopo molti anni, ancora al prezzo di Euro 30. Grazie e Auguri. La Redazione CERTO, ABBONATI PER IL 2015 basta versare 30 (abbonamento ordinario) oppure 50 (Abbonamento sostenitore) sul nuovo C.C.P . n. 11886637 intestato a: L’ANCORA VIA FORTE, 16 S. Benedetto del tronto Causale: ABBONAMENTO

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ANNO XXXII N° 2 - 18 Gennaio 2015 € 1.00

EDITORIALE

Abbonamento annuo ordinario € 30,00 - sostenitore € 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno

Segue a pag. 2

BAMBINO CON DUE MAMME.LE LEGGI SI CAMBIANO INPARLAMENTO NON NELLE

AULE DEI TRIBUNALI

A pag. 2

"Con FrAnCesCo UsCIAmo DAI solITI sCHemI

ComUnICHIAmo Con lA VITA"

A pag. 4

prImo AnnIVersArIo ConsACrAzIoneepIsCopAle VesCoVo CArlo

A pag. 5

“Finestra

aperta

sul nostro

Seminario

regionale” -

(gennaio

2015)

A pag. 6

A pag.8

Ai cattolici di Parigi

Lettera del cardinale arcivescovoAndré Vingt-TroisRiprendiamo in una traduzione nostra (Zenit.org) la lettera del car-

dinale arcivescovo di Parigi, André Vingt-Trois, che è stata letta

domenica, 11 gennaio nelle Messe in tutte le parrocchie parigine.

Parigi, il 10 gennaio 2015 - Il nostro Paese, la nostra città di Parigi in par-ticolare, sono stati questa settimana teatro di violenze e di barbarie senzaprecedenti. Da molti anni, pernoi, la guerra, la morte erasempre altrove, anche se inquel periodo, soldati francesierano impegnati in diversiPaesi per cercare di portareun po' di pace. Alcuni l’hannopagato con la loro vita. Ma lamorte violenta si è autoinvi-tata all’improvviso. In Fran-cia e ben oltre i nostri confini,tutti sono sotto choc. La mag-gior parte dei nostri concitta-dini hanno vissuto questa situazione come un appello a riscoprire un certonumero di valori fondamentali della nostra Repubblica, come la libertà direligione o la libertà di opinione. Gli assembramenti spontanei di questi ul-timi giorni sono stati caratterizzati da un grande raccoglimento, senza mani-festazione di odio né di violenza. La tristezza del lutto e la convinzione chenoi abbiamo qualcosa da difendere insieme uniscono i francesi. Una carica-tura, anche di cattivo gusto, una critica anche gravemente ingiusta, non pos-sono essere messe sullo stesso piano di un omicidio. La libertà di stampa è,a qualunque costo, il segno di una società matura. Che uomini nati nel nostroPaese, nostri concittadini, possano pensare che la sola risposta giusta ad unoscherno o ad un insulto sia la morte dei loro autori, mette la nostra societàdavanti a gravi interrogativi. Che ebrei francesi paghino ancora una volta untributo ai turbamenti che agitano la nostra comunità nazionale, raddoppiaancora la loro gravità. Noi rendiamo anche omaggio ai poliziotti morti nel-l’esercitare fino in fondo il loro servizio. Invito i cattolici di Parigi a pregareil Signore per le vittime dei terroristi, per i loro coniugi, per i loro figli e leloro famiglie. Preghiamo anche per il nostro Paese: che la moderazione, latemperanza e la padronanza di sé di cui abbiamo dato prova finora siano con-fermate nelle settimane e nei mesi che verranno; che nessuno ceda al panicoo all’odio; che nessuno ceda alla semplificazione di identificare alcuni fana-tici con una religione intera. E preghiamo anche per i terroristi, affinché sco-prano la verità del giudizio di Dio. Domandiamo la grazia di essere artigianidi pace. Non bisogna mai disperare della pace, se si costruisce la giustizia.

+ Cardinale André VINGT-TROIS

Arcivescovo di Parigi

Tre estremisti musulmani seminano la morte al grido di“Allah è grande”. Venti morticompresi i tre assassini.

Il fanatismo non ha confini e impone qualche domanda

L’aberrante carneficina di Parigi, realizzata nelle forme più proditoriee spietate - si pensi anche alla vile uccisione del poliziotto musulmanocaduto a terra e con le braccia imploranti – costringe l’umanità a pro-fonde riflessioni di carattere politico, sociale, ideologico, religioso.

Ed apre, per l’ennesima volta, il mai sopito problema del rapporto trail mondo occidentale e quello dei popoli musulmani. Si affaccia ancorauna volta la possibile scongiurata prospettiva di una guerra di civiltà,intesa proprio come opposizione anche militare tra le tradizioni de-mocratiche occidentali e i popoli islamici che identificano il poterepolitico con quello religioso del Corano. La storia ha insegnato che dall’una e dall’altra parte l’espansione reli-giosa si è attuata prevalentemente con l’aiuto delle armi. Si veda quantoavvenuto per il cristianesimo dopo Costantino e quanto avvenuto nelleAmeriche dopo la scoperta di Colombo; si veda come e con quale ra-pidità si è diffusa la religione di Maometto. L’estremismo dell’Isis edei califfati vuole in qualche modo riesumare quelle armi e quel frontedopo Lepanto e dopo Vienna. E chi in occidente grida appassionata-mente contro il pericolo strisciante dell’invasione musulmana, pensaalle armi come alle armi ha sempre pensato Maometto in nome delladiffusione del musulmanesimo. La guerra di civiltà si imporrà solo seprevarranno nelle due parti i valori specifici dell’una e dell’altra nonriducibili ad alcuna intesa e se saranno schiacciati i più elementari va-lori della persona umana comuni a tutte le genti del mondo. Ma l’eccidio degli autori di Charlie e dintorni potrebbe rappresentaresoltanto – ce lo auguriamo di cuore - un singolo episodio, gravissimoe disorientante quanto si vuole, che emerge dal grande fiume della sto-ria che va. Se è l’infatuazione solo di alcuni, sia pure in nome dellagrandezza di Allah – e questo è spaventoso – ci sarà la possibilità disuperare l’episodio nel suo più sinistro significato. Può anche esserecircoscritto – pur gravissimo – se riflettiamo per un istante sul concettodi libertà di espressione, vanto di ogni uomo e di ogni nazione libera.Esiste la “libertà assoluta” fuori daogni limite e da ogni controllo? E’concepibile che, in nome della li-bertà, io vada con la mia auto a sini-stra invece che a desta? E’concepibile che in nome della libertàassoluta si possa offendere e vitupe-rare senza alcun limite? In quanto alibertà di espressione la nostra Costi-tuzione pone un limite: “Sono vie-tate le pubblicazioni a stampa …contrarie al buon costume” (art.21).

Carissimi AbbonatiIn tempi come quelli chestiamo vivendo, parlare di abbonamento e inserire nel giornale il bollettino postale diventauna vera sofferenza. Sono molti quelli che l’anno scorso, pur non avendo rinnovato l’abbo-namento, hanno continuato a ricevere il nostro settimanale. Quest’anno, purtroppo, non ci èpiù possibile, perché la spedizione comporta un costo che non possiamo più sostenere. Tuttaviaper quanti desiderano leggere “l’Ancora”, abbiamo pensato di aumentare le copie presso leparrocchie. È un piccolo sacrificio che chiediamo ai nostri affezionati lettori che vorremmoloro evitare suggerendo il rinnovo o un nuovo abbonamento che resta, dopo molti anni, ancoraal prezzo di Euro 30. Grazie e Auguri. La Redazione

CERTO, ABBONATI PER IL 2015

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Anno XXXII

18 Gennaio 2015

2PAG

Continua dalla prima pagina

Parola del SignoreSECONDA DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO B

ECCO, IO VENGO, SIGNORE, PER FARE LA TUA VOLONTA’

Dal VANGELO secondo GIOVANNI

Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando losguardo su Gesù che passava, disse: "Ecco l'agnello di Dio!". E i due discepoli, senten-dolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano,disse: "Che cercate?". Gli risposero: "Rabbì (che significa maestro), dove abiti?". Disseloro: "Venite e vedrete". Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fer-marono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio.

Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea,fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: "Ab-biamo trovato il Messia (che significa il Cristo)" e lo condusse da Gesù. Gesù, fissandolo sguardo su di lui, disse: "Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (chevuol dire Pietro)". (GIOV. 1,35-42)

Il brano di questa domenica ha inizio con un’ affermazione di Giovanni il battista: ECCoL’AGNELLo DI DIo. Una frase molto sintetica, ma che racchiude un’enormità di signi-ficati che i suoi discepoli capiscono perfettamente: egli voleva dire ecco l’uomo che viavevo preannunciato, quello a cui non sono degno di sciogliere i calzari, ecco quell’uomodi cui ho detto che era più grande di me, perché era prima di me, questo è l’uomo che oradovete seguire perché il mio compito volge al termine. Come testimone, io dovevo prepa-rarvi alla sua venuta, ora è il suo tempo. Da quel momento i discepoli di Giovani il battistasi mettono a seguire Gesù, il quale molto sbrigativamente chiede loro: CHE CERCATE?Da notare il tipo di domanda, non chiede: chi cercate ma che cosa cercate; per farli rifletteresul tipo di proposta che essi si aspettavano da lui come persona, maestro, profeta o altro.

Infatti, essi rispondono, intanto chiamandolo Mae-stro, indicando già delle aspettative ben precise, poiproseguono con un’altra domanda: RAbbI DovEAbITI? Questa domanda non é una pura e sem-plice curiosità circa il domicilio di Gesù, ma sot-tintende un significato ben più profondo, è comese i discepoli avessero chiesto: qual’è il tuomondo? qual’è il tuo modo di vivere?, qual’è il tuo

insegnamento? perché chiedergli: “dove abiti”, assume un valore di conoscenza, lascia chenoi conosciamo tutto di te e del tuo modo di vivere, del tuo modo di agire, di come ti relazionicon il mondo che ti sta attorno. Essi gli riconoscono di essere un maestro, glielo ha detto Gio-vanni, l’uomo, il profeta di cui erano discepoli, ma ora vogliono constatare con i loro occhiche tipo di maestro è questo personaggio che Giovanni ha definito: l’agnello di Dio. Gesùnon dà loro nessuna spiegazione, ma li invita a mettersi al suo fianco e a vedere di persona, arendersi conto da loro, di chi è, cosa dice e come vive; vENITE E vEDRETE è il suo invito.I due discepoli andarono e videro, e ciò che videro, ciò di cui si resero conto fu qualcosa diesplosivo, talmente grande che appena uno dei due incontrò il fratello, non poté fare a menodi comunicarglielo: AbbIAMo TRovATo IL MESSIA. Gesù per loro non è più, o per lomeno non solo il Maestro, dopo averlo conosciuto, lo definiscono come Messia, il Cristo, l’at-teso d’ Israele. L’invito di Gesù: venite e vedrete, risuona oggi come ieri e domani nel cuoredi ogni uomo e di ogni donna, Gesù non vuole convincerci con delle parole, ma vuole che noia ragion veduta, o meglio con cuore convinto, ci mettiamo alla sua sequela, ci mettiamo dietroa Lui che ci cammina davanti per portarci alla casa del Padre. Alla felicità senza fine. RICCARDO

PILLOLE DI SAGGEZZA

CRISTO CI HA MOSTRATO LA VIA; A NOI DECIDERE DI PERCORRERLA (S. AGOSTINO)

CRISTO E’ LA VITA A CUI BISOGNA TENDERE E LA STRADA DA PERCORRERE (P. DE BERULLE)

Per “buon costume” si possono intendere moltecose. Quando alcuni giornalisti si chiedono se ildiritto alla libertà di espressione possa includereanche la blasfemia, la volgarità e l’offesa, infondo si chiedono se anche la stampa, in tutte lesue espressioni, abbia un limite. “La mia libertàfinisce dove incomincia quella dell’altro”. Per cuici sarebbe da meditare non poco anche sul grossotema della libertà della satira. Perché, se la satiraè un genere totalmente svincolato da ogni limitesolo perché è capace di far ridere o solo perché –come dicevano gli antichi – bastona i nostri cattivicostumi sorridendo, allora ci troviamo di fronte alparadosso che tutti gli uomini in tutte le loroespressioni hanno una libertà limitata in nomedella libertà degli altri, eccetto la satira – e solola satira – che è l’intoccabile in assoluto. Per cuinon meraviglia più di tanto se giornali di primopiano si sono lasciati sfuggire pesanti aggettivi –poi ritirati – contro i caricaturisti di Charlie. Se èvero che le parole possono diventare pietre, pietrepossono diventare anche lo sberleffo e un disegno.“Non vogliamo minimamente giustificare gli as-sassini, è solo per dire che sarebbe utile un po’ dibuon senso nelle pubblicazioni che pretendono disostenere la libertà quando invece provocano imusulmani” (Financial Times). Vittorio Massaccesi

Papa Francesco: «La cura deipoveri non è comunismo»

«È tradizione della Chiesa. proprietà privata

non è diritto assoluto».

«L'attenzione per i poveri è nel Vangelo, ed ènella tradizione della Chiesa, non è un'invenzionedel comunismo e non bisogna ideologizzarla».Così papa Bergoglio in un'intervista pubblicatanel libro "papaF r a n c e s c o .Questa econo-mia uccide" diAndrea Tor-nielli e Gia-como Galeazzi,e anticipatadalla stampa.«Se ripetessi al-cuni brani delleomelie dei primiPadri della Chiesa su come si debbano trattare ipoveri, ci sarebbe qualcuno ad accusarmi che lamia è un'omelia marxista», ha osservato il pon-tefice. «Non è del tuo avere che tu fai dono al po-vero; tu non fai che rendergli ciò che gliappartiene. Poiché è quel che è dato in comuneper l'uso di tutti, ciò che tu ti annetti». «Sono pa-role di sant'Ambrogio, servite a Papa Paolo VIper dire, nella 'Populorum progressio', che la pro-prietà privata non costituisce per alcuno un dirittoincondizionato e assoluto». «Non possiamo piùaspettare a risolvere le cause strutturali della po-vertà, per guarire le nostre società da una malattiache può solo portare verso nuove crisi. I mercatie la speculazione finanziaria non possono goderedi un'autonomia assoluta», ha affermato il papa.«La globalizzazione ha aiutato molte persone asollevarsi dalla povertà, ma ne ha condannatetante altre a morire di fame. Questo sistema simantiene con la cultura dello scarto. Quando alcentro del sistema non c'è più l'uomo ma il de-naro, gli uomini e le donne sono ridotti a semplicistrumenti di un sistema sociale ed economico do-minato da profondi squilibri. E così si scartaquello che non serve a questa logica: è quell'at-teggiamento che scarta i bambini e gli anziani, eche ora colpisce anche i giovani», ha osservatoBergoglio. «A volte mi chiedo: quale sarà il pros-simo scarto? Dobbiamo fermarci in tempo.»

Tre estremisti musulmani seminano la morte

al grido di “Allah è grande”.Venti morti

compresi i tre assassini.

Il Papa nell’angelus didomenica 11 gennaioesorta ad invocare loSpirito Santo, "ilgrande dimenticatodelle nostre preghiere"

Dice che il Battesimo rende la terra “dimora di Dio fra gli uomini e cia-scuno di noi ha la possibilità di incontrare il Figlio di Dio, sperimen-tandone tutto l’amore e l’infinita misericordia”. Ricorda la sua

imminente partenza per il viaggio apostolico in Sri Lanka e nelle Fi-lippine, prevista per domani sera. “Vi chiedo per favore di accompa-gnarmi con la preghiera e chiedo anche agli Srilankesi e ai Filippiniche sono qui a Roma che preghino specialmente per me per questoviaggio”, ha detto il Papa. Infine, con riferimento alla liturgia, Fran-cesco ripete una delle sue esortazioni più ricorrenti: “Ricordateviquello che vi ho chiesto, di cercare la data del Battesimo,così ognuno di noi potrà dire: io sono stato battezzato il tal giorno. Cheoggi ci sia la gioia del Battesimo”.

Il caso del bambino con due mamme è l'en-nesimo episodio in cui si fa carta stracciadelle qualità fondative della famiglia natu-rale, ma anche della specifica identità giuri-dica della famiglia, così come viene definitadalla Costituzione. E la cosa singolare - epretestuosa - è che lo si faccia nel nomedell’interessedel bambino.Ha ragione l’ar-civescovo diTorino, Nosi-glia, quando ri-corda che «dimamma ce n’èuna sola» e che«l’espansionesenza fine dicerti 'diritti soggettivi' porti a situazioni digrande confusione (giuridica e non solo),con il rischio che a pagarne le conseguenzesiano prima di tutto proprio quei 'minori' chesi intende tutelare». È evidente che si tende ad enfatizzare inchiave ideologica le pretese di alcune cop-pie. Già è grave quando è la politica a farequeste scelte ideologiche, come nel caso deisindaci che trascrivono "automaticamente" -in modo arbitrario - i matrimoni tra personedello stesso sesso celebrati all'estero, chenon sono assolutamente riconosciuti nel no-stro Paese. Almeno poi i sindaci sono sotto-posti al giudizio degli elettori, che prima o

poi potranno decidere se rivotarli oppure no.Ma quello a cui si sta assistendo è l’indebitoprotagonismo giudiziario di singoli giudicio delle varie Corti, con scelte, giudizi e pro-nunciamenti sui quali nessuno potrà maichiedere loro conto.Non c'è rispetto né per la famiglia né per lo

Stato, entrambi as-serviti alla "ideo-logia creativa" dipersone che usanole istituzioni, anzi-ché servirle.In questo stranoPaese neppuresulle cose che fon-dano la società siriesce a discutere

senza inquinare tutto con ideologie e inte-ressi di bottega. Se le nuove biotecnologie aprono nuove op-portunità, più o meno buone, e se queste op-portunità richiedono di essere regolamentateanche a costo di modificare assetti legislativiesistenti, questa è una scelta che deve esserefatta nella giusta sede, in Parlamento. Il Co-dice civile, il diritto di famiglia e perfino lalegge 40 che prevede l’applicazione della fe-condazione eterologa solo con un padre eduna madre, si modificano a Roma, non ingiro per i tribunali o per gli uffici dei sindacidi tutt’Italia, e neppure sposando acritica-mente scelte importate da altri Paesi.Daniele Nardi 

L’ANGELUS DEL PAPA

BAMBINO CON DUE MAMME. LE LEGGI SICAMBIANO IN PARLAMENTO NON NELLE

AULE DEI TRIBUNALI

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3Anno XXXII

18 Gennaio 2015 PAG

In Luca, come in Matteo l’ultima Beatitudine ri-ceve una formulazione più ampia rispetto alleprecedenti. Leggiamo la quarta Beatitudine, cioèLc 6,22-23 e il quarto Guai, cioè Lc 6,26. 1. «Beati voi» in quanto odiati per il Figlio

dell’Uomo. «Beati voi, quando gli uomini vi

odieranno e quando vi metteranno al bando e vi

insulteranno e disprezzeranno il vostro nome

come infame, a causa del Figlio dell’uomo» (Lc6,22). In Luca Gesù elenca quattro diversi mal-trattamenti che si abbattono si discepoli. «Viodieranno». I salmisti si lamentano di frequentedell’odio che sentono contro di loro e Zaccaria,padre del Battista, giunge a chiedere a Dio di es-sere liberati «dalle mani di quanti ci odiano»(1,71). Gesù stesso in questo Discorso chiede difare «del bene a quelli che vi odiano» (Lc 6,27;cf Mt 5,44). Nel Discorso Escatologico Gesù ri-batte: «Sarete odiati da tuttia causa del mio nome. Machi avrà perseverato finoalla fine sarà salvato» (Mt24,13). «Vi metteranno albando», cioè vi caccerannodalla comunità, dalla sina-goga. «Vi scaccerannodalle sinagoghe; anzi, vienel’ora in cui chiunque vi uc-ciderà crederà di rendereculto a Dio» (Gv 16,2).Probabilmente in Luca nonsi tratta dell’espulsionedalla sinagoga come inveceavveniva nel tempo in cuifu redatto il quarto Vangelo (Gv ); ma ciò potevaessere iniziato già prima. È probabilmentel’emarginazione, la separazione dall’intera co-munità, ciò che verrà riservato ai discepoli. «viinsulteranno», oneidízô, forse è il rimprovero,il biasimo che mira al disprezzo. «Beati voi, sevenite insultati per il nome di Cristo» (1Pt 4,14).«disprezzeranno il vostro nome», quello di se-guaci del «nome di Gesù Cristo, il Nazareno» (At3,6); «Sia noto a tutti voi e a tutto il popolod’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno,che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitatodai morti, costui vi sta innanzi risanato» (At4,10). Tutte queste ingiustizie vengono perpetratecontro i discepoli «a causa» di Gesù Cristo che,nella sua esistenza terrena, viene qui chiamato«il Figlio dell’uomo». 2. La vostra ricompensa nel cielo. «Rallegratevi

in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra

ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo

infatti agivano i loro padri con i profeti”» (Lc6,23). Lc mette all’aoristo i due verbi «rallegra-tevi», chárēte, e «esultate», skirtēsate, per direche ciò incomincia a partire addirittura dal tempostesso in cui soffrono - «in quel giorno» - la per-

secuzione. Essi sono animati dal pensiero cheDio volge lo sguardo su di loro e prepara per essila grande ricompensa in cielo. Inoltre entrano afar parte della storia della salvezza che è caratte-rizzata dalle persecuzione contro i profeti; e i di-scepoli rientrano nella stessa linea. «Guai a voi,che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padrili hanno uccisi. 48Così voi testimoniate e appro-vate le opere dei vostri padri: essi li uccisero evoi costruite. 49Per questo la sapienza di Dio hadetto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi liuccideranno e perseguiteranno”» (Lc 11,47-49).3. «Guai a voi». «Guai, quando tutti gli uomini

diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agi-

vano i loro padri con i falsi profeti» (Lc 6,26). Il«tutti» dello stile lucano deve essere ridimensio-nato. L’intera frase deve essere capita alla lucedelle parole finali che rimandano a «i falsi pro-

feti»: Ebbene, i falsi profetierano amati e lodati dal po-polo perché dicevano ciòche al popolo piaceva sen-tire. «Cose spaventose e or-ribili avvengono nella terra:/ 31i profeti profetizzanomenzogna… e il mio popolone è contento. / Che cosa fa-rete quando verrà la fine?»(Ger 5,30-31; cf Mic 2,11).E’ il «diranno bene», kalôs

éiopôsin, infettato dallamenzogna. Il rimando allarispettiva quarta beatitudineè molto debole. 5. Le beati-

tudini – in Lc e Mt – sono luce viva e impegno

morale radicale del cristiano. – Sono luce viva.«Le beatitudini dipingono il volto di Gesù Cristoe ne descrivono la carità; esse esprimono la vo-cazione dei fedeli associati alla gloria della suapassione e della sua risurrezione; illuminano leazioni e le disposizioni caratteristiche della vitacristiana; sono le promesse paradossali che, nelletribolazioni, sorreggono la speranza; annunzianole benedizioni e le ricompense già oscuramenteanticipate ai discepoli; sono inaugurate nella vitadella Vergine Maria e di tutti i santi» (Catechi-

smo della Chiesa Cattolica, n. 1717). – Richie-dono un impegno radicale. «La beatitudinepromessa ci pone di fronte a scelte morali deci-sive. Essa ci invita a purificare il nostro cuore daisuoi istinti cattivi e a cercare l'amore di Dio al disopra di tutto. Ci insegna che la vera felicità nonsi trova né nella ricchezza o nel benessere, nénella gloria umana o nel potere, né in alcuna at-tività umana, per quanto utile possa essere, comele scienze, le tecniche e le arti, né in alcuna crea-tura, ma in Dio solo, sorgente di ogni bene e diogni amore» (Catechismo della Chiesa Catto-

lica, n. 1723). [email protected]

Discorso della pianura Quarta Beatitudine e quarto Guai38. oDIATI per CrIsTo, eloGIATI FAlsAmenTe

DomenICA 18 GennAIo

Ore 11.00 Valtesino Parrocchia Madonna di Fatima: S. Messa

Ore 16.00 Porto d’Ascoli Parrocchia SS. Annunziata: Ingresso del nuovo Parroco don Anselmo Fulgenzi

lUneDì 19 GennAIo

Ore 20.45 San Benedetto Tr. Biancazzurro: Incontro di formazione per i Diaconi

mArTeDì 20 GennAIo

Ore 11.00 Montemonaco - S. Messa per la festa di S. Sebastiano

GIoVeDì 22 GennAIo

Ore 10.00 San Benedetto Tr. Episcopio: Consiglio dei Vicari

VenerDì 23 GennAIo

Ore 12.00 Acquaviva Picena Suore Piccolo Fiore di Betania: S. Messa

Ore 16.00 San Benedetto Tr. Cattedrale: Confessioni

Ore 20.00 Padri Sacramentini: lezione alla scuola di formazione teologica

DomenICA 25 GennAIo

Ore 11.00 San Benedetto Tr. Chiesa S. Benedetto Martire: S. Messa per il Concerto Bandistico “San Benedetto del Tronto”

Ore 12.00 Sala polivalente Caritas: S. Messa per l’UCSI

Ore 16.00 Suore Battistine: Ritiro per l’USMI

Impegni Pastorali del Vescovo DAL 18 AL 25 GENNAIO 2015

Mons. Romero, ucciso "in odium fidei" La Congregazione delle cause dei santi ha riconosciuto all'unanimità ilmartirio dell'arcivescovo di San Salvador. Atteso ora il pronunciamento

del Congresso dei vescovi e dei cardinali

"In odio alla fede". Così è avvenuto l'omicidio dell'arcivescovo sal-vadoregno oscar Arnulfo Romero. Lo hanno riconosciuto i membridel Congresso dei teologi presso la Congregazione delle cause deisanti i quali, come riporta in anteprima Avvenire, hanno espresso illoro voto unanimemente positivo sul martirio subìto dal presule diSan Salvador il 24 marzo 1980. Secondo la prassi canonica, c'è orada attendere il giudizio del Congresso dei vescovi e dei cardinali einfine l'approvazione del Papa. Mons. Romero fu ucciso mentre ce-lebrava l'Eucaristia nella cappella di un ospedale, i suoi carneficivollero così eliminare un nemico politico, il quale non esitò mai adenunciare i crimini compiuti dallo Stato. La causa iniziò nel marzo1994 e approdò a Roma nel 1997, promossa dal postulatore mons.vincenzo Paglia. In occasione del Giubileo del 2000, GiovanniPaolo II citò mons. Romero nel testo della "celebrazione dei NuoviMartiri", riprendendo quanto aveva scritto il giorno della sua mortealla Conferenza episcopale salvadoregna: "Il servizio sacerdotaledella Chiesa di oscar Romero ha avuto il sigillo immolando la suavita, mentre offriva la vittima eucaristica". Papa Francesco ha citato

mons. Romero durante l'ultima udienza generale. Il Santo Padre ha ricordato che l’arcivescovo diSan Salvador "diceva che le mamme vivono un 'martirio materno'. Nell’omelia per il funerale di unprete assassinato dagli squadroni della morte, egli disse, riecheggiando il Concilio vaticano II: 'Tuttidobbiamo essere disposti a morire per lanostra fede, anche se il Signore non ciconcede questo onore... Dare la vita nonsignifica solo essere uccisi; dare la vita,avere spirito di martirio, è dare nel do-vere, nel silenzio, nella preghiera, nelcompimento onesto del dovere; in quelsilenzio della vita quotidiana; dare la vitaa poco a poco? Sì, come la dà una madre,che senza timore, con la semplicità delmartirio materno, concepisce nel suoseno un figlio, lo dà alla luce, lo allatta,lo fa crescere e accudisce con affetto. Èdare la vita. È martirio'".

(Zenit.org)

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"Con FrAnCesCo UsCIAmo DAI solITI sCHemIComUnICHIAmo Con lA VITA"

Intervista dell'agenzia Sir (Stampa italiana religiosa) a mons. Nunzio Galantino, Segretario Generale della Ceiparticolarmente consigliata a tutte le realtà ecclesiali

Dall'analisi sulla corru-zione alla necessità di un"Welfare di comunità".Grande fiducia per ilconvegno di Firenze.Impegno ad integrare lascelta per i poveri nel-l'abituale presenza dellaChiesa dentro la società.otto per mille: "Afronte di un miliardo dieuro o poco più, laChiesa restituisce diecivolte tanto". sulle criti-

che al papa "una preoccupazione a monte che non è eccle-siale, ma politica". l'augurio che ci si possa serenamenteconfrontare "senza scomunicarsi a vicenda"

Il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino,all’inizio del 2015, ha accolto la richiesta del Sir di sottoporsi aduna fitta serie di domande sul cammino che tutti ci attende.l’anno che ci siamo lasciati alle spalle è stato dominato dallacorruzione pubblica. Il paese sembra rassegnato al peggio esoprattutto è forte la tentazione di accettare la corruzionecome un dato di fatto, quasi si tratti di un elemento fondantedel nostro carattere nazionale. È davvero così? e cosa puòfare la comunità ecclesiale per invertire la rotta?“La corruzione è un problema che si sviluppa in tutte le demo-crazie, specie quelle in cui sono più forti gli squilibri sociali. Nonparliamo poi dei sistemi totalitari dove il fenomeno è imperante.Cosa rivela questo stato di cose? Un deficit di controllo ma so-prattutto, in ultima analisi, di responsabilità personale. Nel nostroPaese poi ci sono delle ragioni storiche che alimentano una men-talità anti-Stato per cui sembra che rubare alla collettività e nonal singolo sia meno grave. Invece si tratta di una lesione gravis-sima al bene comune che tiene in piedi qualsiasi comunità e ri-chiede una capacità di riconoscersi eredi, di aver costruito grazieanche ai sacrifici di altri, e dunque una gratitudine che diventalealtà verso il bene comune e lealtà verso chi verrà dopo. L’in-dividualismo, appiattito su un presente da sfruttare ha fatto per-dere il senso del tempo e del legame tra le generazioni. In passatoil cattolicesimo italiano ha inventato, peraltro in tempi di crisi,soluzioni geniali a gravi problemi sociali ed economici. Baste-rebbe pensare alla fine dell’Ottocento al sistema delle banche dicredito cooperativo per rendersi conto che dalla fede vissuta na-scono sempre gli anticorpi a quei fenomeni di dissoluzione delcollante sociale che sono il terreno di coltura della corruzione”.

Il tema della corruzione sembralambire mondi sino a ieri consi-derati immuni e nei quali il nonprofit, anche di matrice cattolica,ha avuto e ha un ruolo impor-tante. secondo lo stile che fa ditutta l’erba un fascio, persino laCaritas è stata indebitamente as-

sociata agli scandali. Cosa può fare la Chiesa e cosa possonofare i cattolici per salvaguardare questo patrimonio civile?“Lucrare sui poveri, l’ho già detto e qui lo ripeto, è doppiamentecolpevole. Al danno del furto in sé si aggiunge anche quello diderubare chi è più debole. Quel che è successo a Roma - ma chepuò succedere anche altrove - è grave ed inaccettabile anche sequalcuno vorrebbe derubricarlo a un fatto non equiparabile al fe-nomeno mafioso. Si tratta in ogni caso di un grave tradimentodella fiducia dei cittadini, e di un fenomeno che sempre più è di-ventato sistema, piuttosto che deviazione di singoli. Ma ciò nonsuggerisce di smantellare il Welfare, al contrario richiama il do-vere di garantirlo e tutelarlo contro i suoi stessi interpreti quandonon sono all’altezza del compito. Se si mortificasse questo am-bito che ha permesso ad una società ingessata e diseguale di in-tercettare sacche di povertà crescenti e di offrire risposte concretea problemi molto spinosi, sarebbe un danno incalcolabile. Pen-sare ad esempio che i senza-tetto dormano comunque quando lacolonnina del mercurio scende sotto lo zero come in questi primigiorni dell’anno è un autoinganno. Bisogna rafforzare le reti disolidarietà, ma con il rigore e la serietà di una legge che non deveessere mai il paravento a fenomeni di illegalità e di corruzione.Non possiamo permetterci di abbandonare al caso certe situa-zioni di degrado. I pericoli cui si andrebbe incontro sono ben su-periori alle incognite della superficialità e della corruzioneevidente di alcuni. Piuttosto, occorre forse ripensare il Welfarein senso meno ‘paternalistico’, delegato a soggetti che con le re-altà da sostenere hanno ben poco a che fare, e promuovere, so-stenere, far crescere il Welfare di comunità. In questo compito

‘maieutico’ la chiesa, che ha sempre promosso, in modo per lopiù informale, le capacità delle comunità di includere, tutelare eanche valorizzare soprattutto i soggetti più deboli, deve aiutarea far crescere forme nuove di Welfare di Comunità, in grado dileggere dall’interno i bisogni, attivarsi e valorizzare e mettere inrete le risorse di umanità, competenza, iniziativa di cui i nostriterritori continuano a essere ricchi. A proposito di Welfare, ripetoquanto ho più volte già detto. Un passaggio indispensabile dafare e che ha il sapore di una vera e propria conversione è quellodi smettere di considerare il Welfare, come sta capitando datroppo tempo e sotto diverse latitudini, una spesa piuttosto cheun investimento”.nella direzione di una diversa consape-volezza della nostra identità nazionale,quale ruolo può rivestire il Convegno diFirenze, nell’autunno del 2015, su “InGesù Cristo il nuovo umanesimo”?“Firenze 2015 è un appuntamento centraleper le nostre Chiese che si intende vivereall’insegna dell’esperienza e non dell’ac-cademia. Se il termine ‘convegno’ resta inossequio alla tradizione decennale degliultimi 50 anni, non deve sfuggire che nelprossimo novembre c’è in ballo molto di più. A partire dal signi-ficato stesso della parola, che così come quello di molte altre èstato riportato alla sua radice originaria e più autentica: il con-venire, l’incontrarsi, per definire insieme i contorni di una Chiesache vuole raccogliere seriamente e con fiducia il testimone della‘Evangelii gaudium’. L’Esortazione apostolica di Francesco in-vita ad uscire dai soliti schemi, ad abbandonare le ricorrenti cer-tezze di analisi, e a lasciarsi ispirare dal racconto ditestimonianze capaci di comunicare, con la vita - che includeanche le fragilità e le imperfezioni - la bellezza dell’umano. Lenostre diocesi hanno sorpreso tutti offrendo un ricco ventagliodi proposte e di esperienze concrete che abbandonano le sterililetture sociologiche sullo stato del Paese e cominciano a deli-neare possibili percorsi di impegno. Leggere sul sito di Firenzele oltre 200 proposte che vanno in questa direzione dimostra unesercizio di discernimento che non si ferma al vedere e al giudi-care, ma va decisamente nella linea dell’agire. Penso che debbaessere questa la cifra dell’appuntamento autunnale (9-13 novem-bre 2015). Il che non garantisce cambiamenti immediati ma cifa stare dentro una strada di fraternità, capace di riaccendere lafiducia e la speranza, troppo spesso mortificate persino da partedi chi dovrebbe alimentarle. Semplificherei questa via in tre pas-saggi. Anzitutto la gioia del Vangelo che abbandona i toni scon-solati del ‘bel tempo quando Berta filava’ e prende l’iniziativa,si coinvolge, accompagna, fruttifica e fa esperienza di gioia con-divisa. C’è qui un crescendo di cambi mentali e psicologici chedescrivono la necessaria conversione della pastorale. In secondoluogo, si tratta di mostrare la rilevanza sociale della fede perchél’incarnazione suggerisce di assumere i limiti umani, ma per farlisuperare da una comunità di persone che prendono le distanzedall’individualismo e dall’idolatria del denaro e che cooperanoalla giustizia e alla pace sociali, in spirito di fraternità e di libertàfiliale. In terzo luogo, si tratta di tornare all’essenziale che è pre-gare e lavorare. Sono queste due azioni che danno gusto e credi-bilità a tutta la Chiesa, come dimostra la crescente attenzionealla figura del Papa che non smette di fare l’una e l’altra cosa,che si alimentano a vicenda. Con stupefacente normalità”.È stato già detto che il percorso verso il convegno decennaledovrà avere le caratteristiche di un cammino sinodale. ri-tiene che le Chiese italiane abbiano le risorse necessarie per-ché Firenze rappresenti un appuntamento sinodale checomporta inevitabilmente forme concrete di cambiamentodelle prassi di Chiesa? Quali scelte si renderanno necessarieper essere al passo con la Chiesa di papa Francesco?“Penso che le Chiese che sono in Italia abbiano in dote una con-naturale apertura alla dimensione di popolo che non si è mai at-tenuata anche quando si è prediletto la scelta movimentista.L’opzione per i gruppi va integrata dentro l’abituale cura del po-polo che conosce livelli di appartenenza spesso impensati e a di-spetto del crollo della fiducia verso le istituzioni del nostro Paese.In concreto, il cammino dovrà coinvolgere tutti a livello dellaChiesa locale e si dovrà fare attenzione che i delegati sianol’espressione della realtà di oggi e non professionisti della con-vegnistica. Ciò che decide oggi è proprio la forza di esperienzedal basso: dall’educativo al sanitario, dal culturale all’econo-mico, dalle dipendenze (droga, alcool, …) alle emergenze (ter-remoti, alluvioni, crisi economica, …) che aiutano a mostrareuna comunità cristiana che contrasta le derive disumanizzanti ealza il livello di umanità. Non vorrei apparire - perché non losono - un denigratore delle analisi sociologiche, per altro di

grande utilità. Ma mi piacerebbe dare più impatto e più forza de-cisionale a quelle forme di umanesimo mancato o tradito cheabita le nostre strade attraverso storie di uomini e donne privatedella loro dignità perché senza lavoro, giovani che continuiamoa considerare ‘il futuro della società’ mortificando e anestetiz-zando le energie e i sogni che oggi hanno e nutrono”.lei ritiene che la Chiesa italiana stia già assecondando laprospettiva della “Chiesa in uscita”, “povera e per i poveri”,così fortemente voluta dal papa? Come rispondere a chiparla di ritardi e di resistenze?“Credo che la Chiesa italiana - da sempre e straordinariamentepresente nella vita della gente comune - debba più efficacementeintegrare la scelta per i poveri nella sua abituale presenza dentrola società stanca e disillusa di questo decennio di crisi econo-mica. Non è una scelta a lato e comunque da aggiungere alletante attenzioni che sul territorio si manifestano. È l’attenzionepermanente da coltivare. È lo sguardo da attivare se si vuol averedella realtà una lettura non scontata e non riconducibile ai solitischemi”.nel cammino della Chiesa italiana per il2015 si pone anche l’ostensione straordina-ria della sindone. Anche questo un tassellosignificativo per il “nuovo umanesimo”?“L’ostensione della Sindone per la sua rile-vanza storica è certamente un momento adalta densità simbolica. Ma vorrei dire cheogni Chiesa locale vive di analoghi mo-menti forti: se si volesse metterli tutti in filaci si accorgerebbe che il nuovo umanesimo è già un enorme puz-zle in cui si impara ad incarnare il Vangelo dentro ogni ambitodell’umano. Non c’è niente che sia umano che è estraneo al cri-stianesimo, diceva Paolo VI. La Chiesa italiana lo sa bene, maha bisogno di ritrovarlo nelle cose che sta vivendo oggi. Mi pia-cerebbe che in concomitanza con l’ostensione della Sindone econ gli atti di devozione che l’accompagnano, le nostre Chieseparticolari ‘ostentassero’ davanti ai propri occhi e al propriocuore le ferite di tanti poveri cristi e decidessero qualche atto di‘devozione’ anche verso queste ferite, che fanno parte e sono leferite della ‘carne sofferente di Cristo’, come ci dice Papa Fran-cesco”.

Veniamo ad alcuni punti controversi. In-nanzitutto i rumori sempre più frequentiin tema di 8x1000. non le saranno sfug-giti diversi segnali: interrogazioni parla-mentari, inchieste giornalistiche,convegni giuridici. Tutti accomunati dal-l’accusa di “scarsa trasparenza” e mi-ranti a un ridimensionamento del

sistema. C’è persino una convergenza sulle proposte: ritoccodella percentuale o assegnazione solo in base alle firme diadesione realmente raccolte, superando il sistema proporzio-nale. Come valuta questo iperattivismo?“In realtà, la Corte dei Conti aveva fatto cenno alla scarsa tra-sparenza dello Stato rispetto all’8x1000. Per quanto ci riguardai dati sono pubblici non solo perché pubblicati sui maggiori quo-tidiani italiani e sul sito del Sovvenire ma perché la trasparenzaè la chiave della fiducia. La fiducia di cui gode la Chiesa, nono-stante i suoi limiti, nasce dal contatto diretto coi preti, le reli-giose, gli operatori della Caritas… Sono queste le prove di unimpegno che non è stagionale, che non conosce distinzione diclasse e che resiste alla crisi, anzi si accresce a dispetto delle ri-sorse sempre più esigue. Mi piacerebbe che qualche giornalistasolerte - e ce ne sono davvero tanti - cominciasse a ricercare e afar conoscere - numeri alla mano - quanto la Chiesa italiana re-stituisce in termini di servizi e di risposte a bisogni concreti, afronte del gettito che le viene destinato liberamente e generosa-mente dai contribuenti. Le do un numero, a fronte di un miliardodi euro o poco più, la Chiesa cattolica restituisce in servizi e op-portunità dieci volte tanto. Capite? E poi, qualcuno - non soquanto in buona fede - continua a far finta di non sapere chequanto fa la Caritas, veri e propri miracoli, viene fatto grazie aifondi dell’8x1000”.nel 2015 è probabile che il legislatore italiano, dopo aver va-rato il divorzio “brevissimo”, metta mano ai temi sensibili:matrimonio omosessuale, adozione per le coppie omosessuali,fecondazione eterologa allargata alle coppie omosessuali,legge sul fine vita o disciplina dell’eutanasia. Come pensadebba comportarsi la Chiesa italiana dinanzi alle scelte dellegislatore?“La Chiesa vivrà nel prossimo anno la vicenda conclusiva delSinodo che è stata convocato da Papa Francesco per rimettere alcentro la famiglia. La scelta dice la logica che ispira la Chiesa.Non partire dall’individuo, ma cogliere la persona all’interno

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Carissimo Vescovo Carlo, è già trascorso un anno dall'ordinazione episcopale. Dalla sua Brescia è arrivato inquesta moderna Corinto che è la nostra Diocesi di S. Benedetto del Tronto - Ripatran-sone - Montalto.Questa sera vogliamo stringerci attorno a Lei per ringraziare il Signore di questo dono,del dono della sua presenza in mezzo noi. È la gratitudine di una comunità cristiana,che sa di essere il gregge di Dio bisognoso di una guida che renda presente Cristo, ilpastore buono e bello, che ha sempre compassione del suo popolo. Nella sua letterapastorale ci ha indicato il cammino:annunciare Cristo crocifisso! Ci ha proposto di

imitare un testimone: l'apostolo Paolo. Grazie per averci riproposto due guide sicure: la Parola rivelatanella Scrittura, le parole e lo stile di Papa Francesco. Grazie perché è diventato nostro compagno diviaggio verso le periferie geografiche ed esistenziali per portare a tutti la gioia del Vangelo.Diceva il Vescovo Luciano Monari nell'omelia della sua ordinazione: "Come vescovo porterai la mitrache ti renderà un poco più alto, metterai l'anello che ti farà più distinto, impugnerai il pastorale chedarà autorevolezza al tuo magistero. Ma prima di ricevere tutto questo dovrai sdraiarti per terra e ri-manere sdraiato mentre noi pregheremo per te Dio, la Madonna e tutti i santi del cielo perché ti pro-teggano e ti facciano essere un vescovo vero".

Come ci insegna continuamente papa Francesco il pastore ha bisogno della preghiera del suo popoloe noi vogliamo allora continuare a pregare per Lei, perché sappiamo quanto è faticoso ed impegnativomettersi a servizio di tutti, specie dei più piccoli e dei più poveri. Preghiamo il Signore per Lei perchécome Giovanni il Battezzatore possa essere in mezzo a noi colui che indica "il più forte", Gesù ilFiglio di Dio, l’amato, Colui nel quale il Padre pone il suo compiacimento e che battezza in SpiritoSanto. Si racconta che don Tonino Bello rimase colpito dalla definizione data da una bambina: "Il Ve-scovo è quello che fa suonare Ie campane" come dire "è colui che introduce la gioia nel cuore dellagente". Carissimo Vescovo Carlo le auguriamo davvero di essere in questo mondo spesso triste, uncireneo della gioia. Vorremmo anche dirle che desideriamo essere 'la sua gioia', non perché sappiamovivere la figliolanza e la fraternità ma perché Gesù è con noi, cammina con noi, vuole bene ai suoipastori ed è venuto nel mondo per farci conoscere il suo disarmato amore.Concludo augurando quanto papa Francesco ha detto a lei e ai nuovi vescovi: “Siate pastori che cam-minano davanti, in mezzo e dietro al gregge, trovate spazio per i Vostri sacerdoti, vi raccomando igiovani e gli anziani augurandovi pazienza, umiltà e molta preghiera.”Rinnoviamo la nostra collaborazione e il nostro ringraziamento pregando la Vergine Maria, Madonnadella Marina. Grazie Vescovo Carlo e ci benedica.

Mons. Romualdo Scarponi Vicario Generale

delle sue relazioni vitali. Questa non è una visione ideologicama una esperienza semplice e concreta che vede nell’incontro diun uomo e di una donna la possibilità di generare nuova vita. LaChiesa continua la sua testimonianza ascoltando le sofferenze ei traumi di una società che per quanto adulta è spesso ripiegatasulle sue ferite. E non si lascia impressionare dalle leggi perchél’ethos più profondo deve essere educato e rappresenta l’istanzaultima di valutazione”.Fermi restando l’esempio del papa, il protagonismo dei ve-

scovi e dei media Cei, la testimonianza dei “preti di strada”,in questa stagione i cattolici italiani non sembrano brillareper partecipazione al discorso pubblico. Cosa è accaduto?perché tanti silenzi?“Non credo che i cattolici siano silenti. Trovo anzi che grazie ai

nuovi linguaggi digitali siano cresciuti i luoghi di confronto e dianalisi. Il punto è che il limite dei cattolici è di farsi arruolare -talvolta e spero in buona fede - da una parte o dall’altra finendocon il diventare megafoni di posizioni politiche precostituite.Non si fatica a cogliere perfino nella critica che si leva da partedi alcuni opinion maker alla figura del Papa una preoccupazionea monte che non è ecclesiale, ma politica. Alla fine si finisce peressere sempre debitori di categorie estranee al Vangelo e per fareil gioco di altri, che ben poco hanno a cuore l’umano. Mi auguroche ci si possa serenamente confrontare sulle sfide del presente,senza scomunicarsi a vicenda. Pietro e la sua autorità al serviziodell’unità farà il resto. Senza che ci sia necessariamente qualcunoche voglia fare il papalino… più del Papa al punto da decideredove dovrebbe collocarsi e perfino che cosa dovrebbe dire”.

Cosa si augura per la Chiesa italiana nel 2015? Quale augu-rio si sente di rivolgere al popolo italiano?“Mi auguro che ciascun membro della Chiesa cresca nell’espe-rienza personale di gustare l’amicizia e il messaggio di Gesù Cri-sto. Per giungere a questa conclusione: non è la stessa cosa averconosciuto Gesù o non averlo conosciuto, non è la stessa cosacamminare con Lui o camminare a tentoni. Non è la stessa cosacercare di costruire il mondo con il suo Vangelo piuttosto chefarlo unicamente con la propria ragione. Così mi sento di augu-rare alla Chiesa italiana sulla scorta di ‘Evangelii gaudium’(266)”.

Domenico Delle Foglie

Direttore Agenzia Sir

Eccellenza, Auguri!Domenica 11 Gennaio nella cattedrale

madonna della marinanel primo anniversario della consacrazione

episcopale di mons. Carlo Brescianiè stata celebrata una s. messa presieduta dal vescovo stesso

con un buon numero di sacerdoti e molti fedeli.

Ha introdotto la liturgia Mons. Romualdo Scarponi, vicario generale,

con in filiale discorso augurale

Ci sono pervenute altre testimonianze augurali

Castignano

14 luglio 2014Parrocchia Madonna del Suffragio

13 aprile 2014: primo incontro del vescovo Carlo con la Compagnia Fides vita.

Il Signore l’ha inviata sul nostro “suolo” a fortificare le pecore deboli, a guarire quelle

malate, a fasciare quelle ferite, a ricondurre ledisperse all’ovile… e noi non siamo pecore

senza Pastore, ma pecore al sicuro.Grazie per aver detto “sì”

Il  G.R.I.S.

Celebrazione del ventennale dell'Associazione Missionaria La Croce del Sud,20 ottobre 2014. Presente il vescovo brasiliano Mons. Josè Luis Azcona

Eccellenza Reverentissima in questo primo anniversario come pastore

di questa diocesi, vogliamo esprimere tutta la nostravicinanza, e le vogliamo assicurare il nostro servizio ela nostra preghiera affinché lo Spirito Santo la guidi e

la illumini, per guidare la nostra chiesa diocesana. A nome di tutto il movimento, e di tutte le comunità di

Gloriosa Trinità del Centro Italia le porgiamo i nostripiù sinceri auguri di cuore.

Franco De Angelis

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DIoCesI – “Educa i giovani col gioco, così riu-scirai meglio a scoprire l’inclinazione naturale”.Con questa frase di Platone, l’equipe ACG, gui-data dall’assistente don roberto melone edai vice giovani Gabriella Cameli e marcosprecacé, ha voluto organizzare una giornata digioco e divertimento per tutti i ragazzi della dio-cesi, durante le vacanze natalizie. La meta sceltaquest’anno è stata Roccaraso; prima tappa Ac-quaviva, per prendere i ragazzi della parrocchiadi San Niccolò con il parroco don Alfredorosati, poi San Benedetto per prendere i ragazzidella parrocchia Madonna del Suffragio conquelli di Madonna della Speranza di Grottam-mare e Sacro Cuore di Martinsicuro, infine aPorto d’Ascoli per prendere i ragazzi della par-rocchia di San Pio X. In quest’ultima tappa adattendere i ragazzi, accompagnati dal vice Marco

Sprecacè e da Silvia, Valentina, Andrea, Laura,Janet, Lorena e Michele, il Vescovo Carlo con lavice Gabriella Cameli che, pur non partecipandoalla gita, hanno voluto incontrare i giovani perun breve momento di preghiera prima dei saluti.Così, con la benedizione e l’augurio di una gior-nata di sano e gioioso divertimento da parte delVescovo, è iniziato il viaggio verso Roccaraso,dove nemmeno le difficoltà trovate a causa del-l’abbondante neve e della ricerca di un postodove far scendere i ragazzi dal bus, hanno frenatola voglia di divertirsi: un giro sulla seggiovia per

raggiungere lepiste, tanti sci-voloni, palledi neve, risatee selfie per poipranzare e fareuna sosta nellaparrocchia diSanta MariaAssunta, dovei ragazzi sonostati ospitatidal parrocodon Dome-nico e dal dia-cono don Riccardo, per un momento diriflessione sulle parole di Papa Francesco. A se-guire l’ultima tappa al palaghiaccio dove esperti

pattinatori e non, si sono scatenati sullapista. Durante il ritorno, don Alfredo havoluto invitare i ragazzi a compiere ilgesto di benedire il proprio compagno diviaggio riprendendo l’episodio evange-lico di Maria che visita Santa Elisa-betta:”Fra di loro nasce un rapporto dibenedizione che si trasmette anche aifigli che portano in grembo e questo è uninvito, per noi, a benedire chi ci è statocompagno di viaggio, oggi, in autobus eanche nella vita”. Infine, ricordando chela preghiera, nella vocazione del-l’Azione Cattolica, è rivolta soprattuttoa custodire la paternità e il rapporto con

il clero e in modo particolare con i pastori dellaChiesa e cioè con il Vescovo, don Alfredo ha in-vitato tutti i giovani a pregare per il VescovoCarlo e il Vescovo Emerito Gervasio che per lacomunità diocesana sono entrambi una benedi-zione. Stanchi ma felici, i ragazzi sono scesi dalbus con la gioia nel cuore, quella gioia che vienedall’aver passato una giornata di sano diverti-mento, con un pizzico di preghiera che non gua-sta mai e tanti amici di quelli che, come ha volutosottolineare don Alfredo, sono una benedizionedi Dio! Chiappini Janet

Colonnella - Il 5 gennaio è ben pre-sente nel calendario dei bambini chevivono una euforica attesa che si tra-smette a tutti i componenti la fami-glia. Questa era l’atmosfera che sirespirava in casa Di Saverio di Co-lonnella, con due bambine, affidateal nonno, che si accingevano ad an-dare a letto. Ad un tratto valentina,di 8 anni, la più grande, mentre ini-ziava a salire le scale per portarsinella stanza da letto, si accasciavasenza più dare segni di vita. All’incredulità hafatto seguito uno spavento generale, con tempe-stiva chiamata dei soccorsi del 118. Non è servitoa nulla, valentina se n’era andata “in punta dipiedi”, come poi si dirà nei commenti che sonoseguiti. Dall’autopsia eseguita presso l’ospedaledi Teramo, giunge la notizia che la morte im-provvisa è stata causata da un’infezione polmo-nare. Parlare di dolore, in questi casi è uneufemismo; si prova dentro un groviglio di sen-timenti che navigano in uno stordimento tale dalquale si vorrebbe uscire per dire si è trattato diun brutto sogno. Purtroppo col passare dei giornisi è fatta strada la triste realtà nelle lacrime dellamamma oriella, del padre Romeo e della piccolaGiorgia, nonché dei nonni. Intanto la notizia haportato lo sgomento in tutto il paese di Colon-nella dove ci si conosce tutti. Al funerale c’eranotutti, tanto che la chiesa parrocchiale non è stata

sufficiente per contenerli, molti sison dovuti accontentare di seguire laliturgia funebre all’esterno. Ha ce-lebrato la S.Messa don ClaudioMarchetti, amico di famiglia, in-sieme al parroco don Renato. Le pa-role del celebrante hanno fatto faticaper descrivere e fare accettare unamorte fuori di ogni regola e di ognilogica. La parola più presente è stataquella del “coraggio” che ha avutola forza di portare un po’ di conso-

lazione quando il sacerdote ha parlato di unabambina vicina a Dio a chiedere aiuto e forza peri familiari. E non può essere che così. Una bam-bina di 8 anni è un angelo, aggiunto agli altri avivere la vita del Paradiso. Alla fine del rito al-cuni interventi di saluto hanno commosso tutti ipresenti e molti non sono stati capaci di trattenerele lacrime. Anche papà Romeo si è fatto forza eha voluto salutare la figlia. Ha voluto prima rin-graziare tutti i presenti che hanno partecipatoall’immane dolore della sua famiglia, quindi ri-volgendosi alla figlia di cui ha tracciato alcuniaspetti positivi del suo carattere e dei suoi com-portamenti, le ha chiesto di lassù, di stare vicinoalla mamma, al papà, alla sorellina, ai nonni,concludendo con il saluto abituale, chiamandolacon i tre nomi del battesimo: “Ciao, bella dipapà…ciao valentina, Federica e Chiara”. M.C.

ACG, I GIoVAnI A roCCArAso per UnA GIornATA DI DIVerTImenTo

Con lA GIoIA nel CUore

“Finestra aperta sul nostro Seminario regionale” - (gennaio 2015)

PRESENTAZIONE DEL CAMMINO FORMATIVO DEL SEMINARIOQuando ti capita di parlare con qualcuno dicendogli di essere in seminario molti occhi si sgranano in unmisto di incredulità e stupore; ma quando poi, superate le classiche curiosità di circostanza, specifichi cheil cammino formativo dura in via ordinaria sette anni raggiungi le espressioni più buffe e divertenti. La do-manda che emerge è chiara: ma ci vuole tutto questo tempo per farsi prete? che fate sette anni lì dentro?Allora è questa l’occasione buona per raccontarvi quello che il percorso formativo prevede per noi neglianni di seminario. Il percorso segue le indicazioni riportate nel documento dei vescovi Italiani “La forma-zione dei presbiteri nella Chiesa Italiana. Orientamenti e norme per i seminari” del 2006 e si snocciolaattorno a quattro grandi dimensioni: la formazione spirituale, che costituisce il cuore che unifica e vivificala vita e la formazione dei futuri presbiteri a partire dalla condivisione dell’esperienza del mistero pasqualedi Cristo Pastore, sotto l’azione dello Spirito Santo (n°80); la formazione umana, che merita una particolareattenzione perché l’umanità del prete è “la normale mediazione quotidiana dei beni salvifici del Regno”(n°90); la formazione intellettuale, che si fonde strettamente con le altre per farsi sempre più indispensabilestrumento per le sfide poste dalla nuova evangelizzazione (n°95); infine la formazione pastorale, fine ditutta la formazione che orienta i candidati agli ordini sacri “a comunicare alla carità di Cristo buon Pastore”(n°101). Il tutto si apre con un tempo (ameno un anno) di discernimento nella comunità propedeutica,che ha vita a sé stante, pur condividendo per necessità di spazi alcuni momenti con la comunità del Mag-giore. Durante il tempo propedeutico si viene intro-dotti alla vita di preghiera, alle dinamiche dellaformazione, alla conoscenza di sé e si ha un primo ap-proccio alle discipline filosofiche e teologiche.L'obiettivo è giungere ad una prima chiarezza sullapropria vocazione, verificandone le motivazioni, con-frontandosi con la propria umanità e con la figura delpresbitero secondo l’attuale sensibilità ecclesiale (n°47ss). Alla conclusione di questo tempo iniziale la richie-sta ufficiale di entrare in seminario segna l’inizio delcammino di seminario vero e proprio, che si struttura,nell’arco di sei anni, in tre bienni ma, comunque, conspecificità per i singoli anni. Il primo biennio ha come finalità l'inserimento nellacomunità del seminario, nelle relazioni educative,nella vita spirituale e fraterna, ponendo le basi delcammino formativo successivo. Si caratterizza per unaforte attenzione alla formazione umana e per l’iniziodello studio delle discipline teologiche. Il seminaristain questi anni è aiutato ad interrogrsi sul proprio orien-tamento verso la vocazione al Presbiterato in una se-quela di Cristo sempre più libera e radicale che portai seminaristi del primo anno a emettere la personaleprofessio fidei e i seminaristi del secondo anno all’ammissione tra i candidati agli ordini sacri, resa visibileanche dal dovere di indossare il “colletto bianco”. Il secondo biennio è caratterizzato dall'inizio del tirociniopastorale in una comunità della Diocesi di provenienza. La formazione pastorale diviene centrale, mentrecontinua l'approfondimento sull’identità di presbitero che il seminarista si prepara ad assumere in manierasempre più piena. Il cammino si struttura attorno alla centralità della Parola e dell’Eucaristia di cui ci siprepara a diventare ministri alla fine del terzo anno come Lettori e alla fine del quarto come Accoliti. Ilterzo biennio, il più intenso dal punto di vista del coinvolgimento spirituale, vuole aiutare i seminaristi adaccogliere con gioia e responsabilità profonda l’ordine del Diaconato e del Presbiterato che si accingonoa ricevere a conclusione del cammino del quinto e del sesto anno formativo. E’ il biennio in cui si concludel’iter degli studi quinquennali, ma non la formazione: questa resta un impegno permanente e non può dirsiconclusa al termine dei pochi anni del seminario. In quest'ultimo biennio cresce progressivamente il coin-volgimento nel tirocinio pastorale che i seminaristi vivono protesi verso l'inserimento nel Presbiterio dio-cesano. Tutto questo percorso ha sempre come scopo la conformazione alla carità pastorale del buonPastore, verso cui il cuore di ciascun seminarista è chiamato a donarsi, non dimenticando la dedizione allaChiesa e al servizio dei fratelli, in una struttura umana e pastorale che sappia rispondere alle attuali necessitàmissionarie di annuncio ed evangelizzazione, saldi nella fede e nella radicalità che il vangelo porta nellavita di ogni uomo. “Ad Efraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano” (os 11,3): questo fa Diocon noi in questi anni. A noi è chiesto “solamente” di lasciarci portare da Lui. Ci vediamo il prossimomese! A presto! Federico Rango (diocesi di Jesi)

Valentina Di Saverio, una bambina di 8 anni: una morte che ha suscitato sgomento

Icona della Trasfigurazione nella Cappella del seminario

Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto”

Via Forte - S. Benedetto del Tr. (AP) REGISTRAZIONE TRIB. DI AScOLI PIcENO N. 211 del 24/5/1984

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RIPATRANSoNE - Sabato 10 Gennaio ore 17.30 presso la bIbLIo-TECA CoMUNALE di Ripatransone la scrittrice Daniela Scorrano hapresentato il libro LA SCELTA DEL CUoRE. Daniela nella vita avevamesso in conto tante cose, ma non avrebbe mai pensato di non poteravere figli biologici. Allora apre il suo cuore, pieno di amore da donare,e con il marito sceglie di intraprendere il percorso dell'adozione. 'Lascelta del cuore' –ha detto la delegata alle pari opportunità del Co-mune di Ripatransone Diana De Angelis- è il racconto di due genitoriche, non potendo generare una nuova vita, decidono di donarsi ad unpiccolo Angelo, che non aveva bisogno di altro che di una mamma edi un papà. Una testimonianza che ridà fiducia sulle infinite possibi-lità dell'amore umano, in un periodo segnato da cronache familiariterribili.'Daniela Scorrano è nata a Taranto e vive a bari, dove Insegna ma-terie giuridiche. Diana De Angelis

Presso la Sala Rossa del Municipio di Ripatransone Sabato 27Dicembre alle ore 18,00 si è svolta la presentazione del libro“Alla mia tavola” della nostra concittadina brunilde Neroni. Laprofessoressa, italianista ed orientalista, è docente universitariapresso l’ateneo di Padova, oltre che traduttrice e scrittrice. Cometutti i Ripani ed i molti amici sanno, vista la sua passione per lacucina, brunilde ha instaurato una pluriennale e proficua colla-borazione con il Messaggero di Sant’Antonio per il quale cura larubrica “Le ricette di bru”, precisamente dal 2000. Con il pre-sente volume sono stati raccolti i suggerimenti culinari degli ul-timi quattordici anni, arricchiti da una sezione di consigli inediti.

L’edizione risulta assai accattivante dal punto di vista grafico e comprende specialità dalle diverseregioni italiane, intercalate da ricette provenienti dall’estero. I proventi ricavati dalla vendita dellibro saranno devoluti a scopo benefico alle missioni dell’Antoniano in terra d’Africa nella regionedel Malindi. Circa la presentazione, dopo un’interessante introduzione sulla genesi dell’opera esu alcuni ricordi biografici legati all’arte culinaria di casa Neroni, la professoressa ha pensato diinserire nell’incontro, la lettura di alcune poesie da lei composte e pubblicate in un opuscolo dellacollana “I libri in foglio” di Roberto Pittarello, per allietare i presenti. Questi componimenti espri-mono la spiritualità dell’autrice che ama coniugare la sapienza evangelica con la quotidianità dellavita domestica e della tavola. Il pubblico poi è intervenuto chiedendo alcune delucidazioni su al-cuni segreti ai fornelli di brunilde, la quale ha riferito che quando ne ha occasione si diletta nelpreparare anche il pane fatto in casa, e che sarà oggetto di una prossima pubblicazione una ricettaspeciale del padre, il compianto conte Luciano Neroni, noto cantante lirico. Al termine della serataculturale tutti i convenuti sono stati invitati a passare nella attigua Sala del Consiglio Comunaleper degustare un tipico dolce natalizio, il croccante di mandorle caramellate, servito su un letto dialloro e preparato dalla stessa autrice. Silvio Giampieri

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Biblioteca Comunale di Ripatransone: Presentazione del libro

“La Scelta del Cuore” di Daniela Scorrano

ALLA TAVOLA DI BRUNILDE NERONI

Tantissimi, come ogni anno, i visitatori dellaSacra rappresentazione della Natività di Cristonella piccola e affiatataPorchia, Comunità cri-stiana di Montalto delleMarche, che da semprevive nei giorni del Tempodi Natale, e nelle settimaneprecedenti, una seria pre-parazione materiale e spi-rituale, e un responsabilesvolgimento della manife-stazione, che coinvolge adogni edizione piccoli egrandi, giovani e anziani,nel vivere insieme questaesperienza davvero unica.Ad aprire l’intenso pome-riggio di Domenica quattrogennaio (prima delle due giornate indicate perlo svolgimento del Presepe, insieme alla se-conda, il sei gennaio, giorno dell’Epifania delSignore) il Rito di benedizione del Parroco donLorenzo bruni e la presenza del Sindaco Pro-fessor Raffaele Tassotti, ai quali è poi subitospettato di visitare, con grande soddisfazione ditutti, il lungo e articolato percorso della rappre-sentazione, che occupa praticamente tutto ilcentro storico dell’antica e bella località, laquale si presenta in tutta la sua particolarità pro-prio in questa occasione, che ne mette in risaltole tante caratteristiche. Molte le scene prese dairacconti evangelici della nascita di Gesù, e degliavvenimenti che l’hanno preceduta o seguita

(come l’Annunciazione alla vergine, il dubbiodi Giuseppe, la visitazione a Elisabetta, il tur-

bamento di Erode, laPresentazione di Gesùal Tempio), oltre al-l’eminente scena dellaNatività, collocata alcuore del percorso, edella Comunità stessa,cioè nella rinascimen-tale Cripta della chiesadi Santa Lucia, dove faquasi da specchio allaceleberrima e preziosis-sima raffigurazione pit-torica del 1515,attribuibile a Giacomobonfini di Patrignone.Molte e curate nei mi-

nimi dettagli anche le scene di vita quotidiana,e i tanti mestieri raffigurati nella loro veridicità.Ai visitatori offerto vin brulé, focaccia e paneabbrustolito con olio nuovo, e l’ormai tipico ca-lendario per il nuovo anno, con una bella im-magine del Presepe porchiese, raffigurante laSacra Famiglia. A chiudere la giornata del seiun sentito e partecipatissimo momento di pre-ghiera, presieduto da don Lorenzo nella chiesaparrocchiale, con una Liturgia della Parola euna preghiera litanica, all’interno della quale hatrovato spazio un minuto di raccoglimento si-lenzioso per Angelica, giovane mamma, dasempre impegnata nell’evento, in attesa di unauspicato “risveglio”. lauretanum

A PORCHIA SI RIVIVE COME NELLA BETLEMME DI DUEMILAQUATTORDICI ANNI FA

Il consueto e ormai tradizionale appuntamento con il Presepe vivente della Comunità.

Nelle Parrocchie montaltesi, come del resto ingran parte del territorio collinare e rurale dellanostra Diocesi, è particolarmente festeggiata lapersona di Sant’Antonio Abate. Non sempre letradizioni popolari adesso legate ne esaltano levirtù cristiane, e ri-schiano di sviare il rettoculto verso questo uomodal profilo agiograficoveramente profondo. Lavita di Antonio abate ènota soprattutto attra-verso la Vita Antonii

pubblicata nel 357 circa,opera agiografica scrittada Sant’Atanasio, ve-scovo di Alessandria,che conobbe Antonio efu da lui coadiuvatonella lotta contro l'Aria-nesimo. L'opera, tradottain varie lingue, divennepopolare tanto in orientequanto in occidente ediede un contributo im-portante all'affermazione degli ideali della vitamonastica. Antonio nacque a Coma in Egitto(l'odierna Qumans) intorno al 251, figlio diagiati agricoltori cristiani. Rimasto orfano primadei vent'anni, con un patrimonio da ammini-strare e una sorella minore cui badare, sentì benpresto di dover seguire l'esortazione evangelica:“Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello chepossiedi e dallo ai poveri”. Così, distribuiti ibeni ai poveri e affidata la sorella ad una comu-nità femminile, seguì la vita solitaria che già altri

anacoreti facevano nei deserti attorno alla suacittà, vivendo in preghiera, povertà e castità, edivenendone un esempio, un modello, pratica-mente quasi un fondatore o meglio un Padre.

Come ogni anno, le treParrocchie di Santa MariaAssunta, di Santa Mariain viminato e di San Pie-tro Apostolo vivrannomomenti di preghiera e ditradizione popolare legatial Santo anacoreta. Il pro-gramma della Concatte-drale prevede la SantaMessa e la benedizionedel pane per il pomerig-gio di Sabato 17 gennaio(giorno proprio della me-moria liturgica), dalle ore18:30, nella chiesa di SanNiccolò; nella mattinatadi Domenica 18 gennaio,invece, la Processionecon lo stendardo delSanto e la benedizionedegli animali sul Sagrato

della basilica dopo la Santa Messa delle ore11:30, con, a seguire, la distribuzione delle tra-dizionali “pizze”, del pesce fritto, dei “lunari delcontadino” e dei santini benedetti nei locali delSeminario vescovile, da parte del Comitato deiFesteggiamenti. Un simile programma sarà vis-suto poi nella giornata di Domenica 25 c. m.nelle Parrocchie di Patrignone e di ContradaLago, coinvolgendo grandi e piccoli nelle Pro-cessioni e nel consueto pasto col pesce fritto.

lauretanum

Da Montalto Marche Da Ripatransone

LA FESTIVITÀ DI SANT’ANTONIO ABATE, MEMORIA DI UN GRANDE UOMO

La figura e l’opera del Padre del monachesimo di ogni tempo, tanto sentita nelle nostre zone.

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In viaggio con il papa

“Il Diario di papa Francesco” per accompagnarlo in srilanka e Filippine

In occasione del viaggio apostolico di PapaFrancesco in Sri Lanka e Filippine (12-19gennaio), il palinsesto settimanale diTv2000 si arricchisce di nuovi appunta-menti quotidiani (canale 28 del digitale ter-restre, 18 di TvSat, 140 di Sky, streamingsu www.tv2000.it). In collaborazione conil Centro televisivo vaticano, l’emittentedella Cei seguirà il settimo viaggio aposto-lico del Santo Padre, il secondo in Asiadopo quello dell’estate scorsa in Repub-blica di Corea, con speciali, dirette, inter-viste e approfondimenti giorno per giorno a partire dal pomeriggio del 12 gennaio. Sarà ilprogramma “Il Diario di Papa Francesco”, in onda alle ore 17.30, a raccontare i momenti più im-portanti del viaggio, ma anche il Tg2000 e TGtg con inviati e giornalisti in studio.Il viaggio apostolico prevede l’arrivo del Papa all’Aeroporto di Colombo alle 4.30 ora italiana.Martedì alle 10.30 “Il Diario di Papa Francesco” condotto da Gennaro Ferrara con Marco Buriniaggiornerà sulla visita del Pontefice in diretta e alle 17 è previsto un approfondimento sull’intensagiornata del Papa che prevede, tra l’altro, l’Incontro interreligioso nel Bandaranaike MemorialInternational Conference Hall. Alle 3.15 ora italiana di mercoledì 14 gennaio andrà in onda laSanta Messa e Canonizzazione del Beato Giuseppe Vaz nel Galle Face Green a Colombo. Mer-coledì 14 gennaio alle 10.30, all’interno del programma “Il Diario di Papa Francesco”, verrà tra-smessa la Preghiera Mariana nel Santuario di Nostra Signora del Rosario. Alle 17 il punto sullagiornata e alle 21 un filmato su “Il meglio del viaggio di Papa Francesco”.Giovedì 15 gennaio alle 10.30 ne “Il Diario di Papa Francesco” sarà trasmesso l’arrivo alla Vil-lamor air base di Manila e l’Accoglienza ufficiale. Alle 17, in diretta, il riepilogo della giornatadi viaggio apostolico. Alle 2.15 della notte del 16 gennaio andrà in onda la Cerimonia di benve-nuto; alle 3.15 l’Incontro con le autorità e con il corpo diplomatico mentre alle 4 la Santa Messacon vescovi, sacerdoti, religiose e religiosi. Alle 9.10 l’Incontro di Papa Francesco con le famiglie.Alle 17 un approfondimento sulla giornata. Alle 21, poi, “Il meglio del viaggio di Papa Francesco”.Il 17 gennaio alle 2.45 la Santa Messa al Tacloban International Airport e alle 8 l’Incontro con sa-cerdoti e famiglie dei superstiti del tifone che ha colpito nel 2013 il Paese dalla Cattedrale di Palo.Il 18 gennaio alle 3.10 ora italiana l’Incontro con i giovani dall’Università Santo Tomas e alle 8la Santa Messa nel Rizal Park a Manila. Alle 21, a conclusione, “Il meglio del viaggio di PapaFrancesco”.Per introdurre i telespettatori ai principali temi del viaggio e raccontare i Paesi visitati, Tv2000ha predisposto anche una serie di appuntamenti di avvicinamento con “Il post” in coda alle newsdelle 18.30. I reportage, trasmessi dal 6 al 10 gennaio e disponibili anche sul canale YouTube(www.youtube.com/newstv2000), sono curati dall’inviato Maurizio Di Schino: “Abbiamo volutopresentare una realtà ai confini del mondo, di un Papa che invita a guardare alle periferie dallaperiferia”. Tra i servizi proposti, la storia del quartiere Tondo sul porto di Manila dove una voltac’era la grande discarica d’immondizie a cielo aperto Smokey Mountain. È qui che opera padreCarlo Bittante, missionario canossiano da 25 anni nella periferia di Manila con la sua parrocchiaSan Pablo Apostol, che conta circa 30mila ragazzi sotto i 20 anni. E ancora la denuncia delle pro-messe disattese dopo il Tifone Haiyan: “La gente aspettava 14mila case per il primo anniversarioma ne sono state consegnate soltanto un centinaio. A due settimane dall’anniversario - spiega DiSchino -, il Governo ha varato un piano da 205mila case in 6 anni. Però le persone vivono ancoranelle tende. Un missionario camilliano mi ha detto: al di là dell’emergenza materiale, c’è qualcosadi invisibile che è più urgente. Intervenire sulla testa delle persone, sull’impatto psicologico perchéaltrimenti ci saranno disturbi mentali irrevocabili”. Riccardo Benotti

Per fissare nero su biancosedici anni di rapporto DonAnselmo Comunità, biso-gnerebbe metterli in poe-sia… solo così, forse,trasparirebbero a pieno la te-nerezza, la passione, la cura,la tenacia, l’umiltà, la gene-rosità, la “mattezza” di que-sto Pastore verso la suaSposa tanto bella e amata, come la descrive me-ravigliosamente il Cantico dei Cantici. Altrimentino, è proprio impossibile esprimere in parolesemplici tutto un mondo fatto di volti e storie chesi è andato man mano edificando: bisogna “vi-verci dentro” per intuire lo spessore di certi grandiamori, e allora sì che nello spalancare la portadella stanza dei ricordi, tutto, di getto, riaffiora le-gato a questo forte sentimento di unione. Da quelprimo incontro del 22 agosto 1999, a quel tantoatteso 12 giugno 2005, fino ad oggi, 31 dicembre2014. La sequela è sempre una strada in salita(come quell’arrancata a piedi, verso la chiesa diSan Martino, che ogni volta spezza un po’ il re-spiro) come in alta montagna, dove l’essenzialeè non perdere mai il sentiero principale, seguendoattentamente la Mappa e il tracciato di Colui cheti precede, gestendo al meglio fiato e fatica: tu cheami particolarmente la montagna, Don, questecose le sai bene! Don Ans, certo che da Martin-sicuro a Grottammare, hai cominciato sempre piùa corteggiare, per poi coronare in Cristo Gesù,una storia d’amore vivace nello Spirito, àncorataal tuo buon cuore, sotto il manto benevolente diMaria Madre di Speranza e del suo San Giuseppe,a cui tu sei particolarmente devoto! Quanto lavo-rìo continuo…quante notti insonni…quanta“tosta”… «Un ultima cosa e poi termino», come

puntualmente dici tu Don nelle omelie (per poiinvece continuare la tiritera all’infinito): è giuntonuovamente il tempo di togliere il freno a quel-l’acceleratore che la vita deve avere e ripartire so-prattutto nella scelta di una vita di Missioneperciò Duc in altum (Lc 5,4), getta ancor di piùle reti al largo Don Anselmo e Non temere! Soltanto così i veri discepoli sono capaci di de-

cidere di seguire davvero Dio fin dove Egli abita,fino in fondo al nostro cuore, fino alle periferiedel nostro donarci totalmente in un Eccomi (Eb10,9) Scrive san Serafino di Sarov: «conquista latua pace interiore ed una moltitudine troverà sal-vezza presso di te»; tutto il resto, Don, è affidatoa Dio e alla Sua Speranza, che hai fatto tua sin dasubito dedicandole una Chiesa, però fatta più chemai di pietre vive. Ce lo siamo detti tante volte,tra lo spagnolo e il “giargianese” (la lingua madrenei tuoi continui tentativi di dialogo con i Padridel Collegio messicano che ti affiancavano nelservizio), di non dimenticarci mai che «tutta lastoria è di Dio»… e allora, lasciamogli scriverefino in fondo la Sua Poesia per te.Buon cammino sulla strada di questa nuova storiaDon e, nell’andare, ricorda che non sarai mai soloperchè il nostro cuore in preghiera non ti lasceràun solo istante. Su questo puoi contarci Frà, per-ché chi si ama non si dimentica.

La comunità parrocchiale

A te, Premurosissima Madre, lo affidiamo

I ragazzi di Sant'Egidio alla Vibrata tornano in teatro: "Forza venite gente" Di Diletta De Simplicio

Lo spettacolo, promosso col patrocinio comunale di San benedetto del Tronto, avràluogo domenica 18 gennaio al Teatro Concordia, ore 20:30. Dopo il Teatro delle Energie di Grottammare e la positiva esperienza a Macerata, i ragazzi e gliadulti della compagnia si preparano a vivere e far rivivere con freschezza, letizia e semplicità lastoria di San Francesco d’Assisi. Un progetto nato e messo a punto in poco tempo, senza grandiambizioni ma solo col desiderio di realizzare un connubio tra fede ed arte, in un mondo chesembra aver dimenticato quanto la via di Dio possa essere gioiosa. Allegria, energia, spirito evangelico tra gli ingredienti che condiranno la serata. Il biglietto, acquistabile dalle ore 16:00, costerà €10,00; €5,00 per i ragazzi fino a 13 anni. Il ricavato andrà al seminario diocesano missionario “Redemptoris Mater”.