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ANNO XXXII N° 8 - 1 Marzo 2015 1.00 Abbonamento annuo ordinario 30,00 - sostenitore 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno A pag. 2 IL MONTE Alle pagg. 3/4 TesTiMoni Di viTa ConsaCraTa A pag. 5 L’ABBAZIA DI MONTESANTO A pag. 7 Dal Carcere di Marino del Tronto Pensieri, ricordi e sogni A pag. 8 MESSAGGIO PER LA GMG 2015 Il coraggio della felicità “Abbiate il corag- gio di essere fe- lici!”. Per due volte, nel messag- gio per la Gmg 2015 che coincide con la domenica delle Palme, [e che nella nostra dio- cesi si celebra quest’anno mer- coledì 1° aprile], Papa Francesco ri- volge questa esortazione ai giovani, spiegando che l’aggettivo “beati”, ossia fe- lici, è come un ritornello che ricorda la chiamata del Signore a percorrere con Lui una strada che, nonostante tutte le sfide, è la via della vera felicità. Ma come è possibile proporre oggi ai giovani una strada stretta, tortuosa, tutta in salita, costellata di buche e ostacoli, spacciandola come via per la felicità, quando “le” felicità proposte dal mondo sono ben altre? Nel messaggio il Papa commenta la sesta beatitudine, “Beati i puri di cuore”, e spiega ai giovani che solo Cristo può soddisfare le loro attese di bontà, felicità e pienezza deluse dalle promesse del mondo. Perché la felicità non basta averla inscritta nella Costituzione, come avviene negli Stati Uniti, né può essere garantita dal benessere o dalla cosiddetta “qualità della vita”, come dimostra la Danimarca, considerata “Paese della feli- cità” e oggi drammaticamente smarrita sotto i riflettori del mondo. Papa Fran- cesco parla chiaro, come sempre: è l’amore vero a dare la felicità, non le sue tristi caricature proposte da una cultura narcisista e ripiegata sulla ricerca del piacere. Quell’amore “vero, bello e grande” di cui hanno sete i giovani, impe- gnativo perché richiede fedeltà e responsabilità. Il Papa chiede molto, ma è anche di proposte esigenti che hanno bisogno i ragazzi ai quali occorrerebbe testimo- niare che l’amore non è solo emozione: è forza interiore, energia che penetra nelle pieghe più intime, accende il cuore, rompe gli schemi, valica abissi insu- perabili e trasforma il mondo. E la vita diventa gioia straripante, anche se appa- rentemente tranquilla come solo la gioia profonda sa esserlo. Il modello è Gesù; la “Costituzione” il Vangelo. Una risposta dal futuro Papa “Come si possa conservare la necessaria unità di confessione della fede accanto a un pluralismo col- tivato con tanta profusione”. Quando un articolo compare in prima pagina su un giornale come il “Corriere della sera”, nel comune dire, il più letto in Italia, significa che l’argomento ha una grande rilevanza e me- rita quanto meno di essere letto. Tanto più poi quando ri- guarda un argomento religioso su un giornale importante che tiene a professarsi prettamente laico. Il titolo già in sé rac- chiude la sostanza dell’argomento: “Il confronto sulla fede non diventi ideolo- gia”. A non essere completamente digiuni in tali argomenti capisci subito che c’è da arrampicarsi, tuttavia il fascino della vetta, vale il sacrificio di provarci. Periodi letti e riletti, fintantoché non sei sicuro di poter procedere. È una riflessione del 1984 quando papa Francesco era rettore del Colegio Màximo de San José a San Miguel (Argentina). Fa parte dei documenti rinvenuti da Ci- viltà Cattolica e pubblicati nell’ultimo numero della rivista. È passato circa un mese da quando la Chiesa ci ha invitato a pregare e riflettere per l’unità dei cristiani e ci trova ancora disponibili per poter meglio percorrere la strada dell’unità par- tendo da un pluralismo che crea sempre particolare disagio. E tanto più questo era sofferto in America latina dove era fa- cile scivolare specie tra i cattolici per quel salto di qualità ne- cessario, non reso agile dalle pessime condizioni economiche in cui quella popolazione viveva. L’ideologia è sempre in ag- guato, è uno sfuggire la realtà nel momento in cui la si vuole concretizzare. E tutti gli “ismo” possono essere chiamati in aiuto. Padre Jorge Mario Bergoglio affronta l’argomento con decisione, rivelando fin d’allora attitudini di dialogo non co- muni, inerpicandosi con determinazione dopo essersi fornito di due validi sostegni: il teologo Hans Urs von Balthasar e il coetaneo teologo Karl Lehmann. Mi permetto una deviazione, quello che una volta si chiamava volo pindarico. Certi con- fronti che continuamente leggo anche tra i cattolici, special- mente tra gli addetti ai lavori, sulla preparazione culturale dei papi, sono errati, assurdi e ingiusti; essere riuscito papa Fran- cesco, in un linguaggio non suo, a rendere i concetti semplici, immediati e sintetici, è segno di una grande cultura, talmente digerita da poterla comunicare con termini familiari ed esempi comuni. La cultura di una persona non riposa in parole, spesso incomprensibili e magari astratte. Questo anche per rispon- dere a tutto quel ciarpame che insozza la nostra posta online che si sente infastidito dal modo semplice di agire e di parlare di papa Francesco. Tornando al nostro argomento possiamo dire brevemente che Bergoglio sulla scia dei citati teologi, cerca una soluzione che si tenga lontana da due tentazioni. “Da una parte, c’è l’errore di voler ridurre tutto a un deno- minatore comune, cosa che, in fondo, implica che la pluralità venga considerata una realtà negativa…dall’altra il plurali- smo non sembra così inoffensivo e neutrale come alcuni lo considerano a prima vista. Se infatti giungesse a non preoc- cuparsi dell’unità della fede, questo comporterebbe la ri- nuncia alla verità, l’accontentarsi di prospettive parziali e unilaterali”. Questo documento merita veramente una attenta lettura, da esso possiamo meglio comprendere il perché papa Francesco insiste su una fede del quotidiano dove è possibile assaporare la croce che diventa misericordia di Dio e strada di salvezza. Pietro Pompei EDITORIALE La riforma del la- voro che in Italia va sotto il nome inglese di “Jobs Act” (chissà poi perché) è dav- vero un cambio di paradigma. È del tutto evidente che sulle scelte che ri- guardano il lavoro e le sue forme, si è giocata una grande partita politica, più all’interno della sinistra italiana che sull’altro fronte. Ma non è su questo aspetto della poli- tica politicante che ci vogliamo sof- fermare. Piuttosto, vogliamo introdurre una questione di metodo che riguarda lo sguardo dei cattolici sulle riforme che il Paese sta realizzando. Lungi da noi la tentazione di dare pa- gelle a questo o quel ministro o go- verno, a questa o a quella maggioranza e/o minoranza, piuttosto ci sta a cuore individuare un metodo con il quale “leggere”, “interpretare” e “verificare” le riforme così come si vanno dipa- nando attraverso il lavorio parlamentare e la mediazione politica. Ci sembra questa la scelta più giusta per non essere arruolati da nessuna parte poli- tica, per conservare la nostra autonomia intellettuale e magari la nostra libertà di giudizio. E già doverlo sottolineare vuol dire che avvertiamo nell’aria tanto conformismo come tanta prete- stuosa avversione preconcetta. Con- formismo e avversione, figli entrambi di un riflesso politico sociale che il Paese non riesce a scrollarsi di dosso. LO SGUARDO DEI CATTOLICI Jobs Act al vaglio della Dottrina sociale segue a pag. 2

Anno xxxii n° 8 1 marzo 2015

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ANNO XXXII N° 8 - 1 Marzo 2015

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ANNO XXXII N° 8 - 1 Marzo 2015 € 1.00

Abbonamento annuo ordinario € 30,00 - sostenitore € 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno

A pag. 2

IL MONTE

Alle pagg. 3/4

TesTiMoni Di viTa ConsaCraTa

A pag. 5

L’ABBAZIA DI MONTESANTO

A pag. 7

Dal Carcere di

Marino del Tronto

Pensieri,ricordi esogni

A pag. 8

MESSAGGIO PER LA GMG 2015

Il coraggio della felicità

“Abbiate il corag-gio di essere fe-lici!”. Per duevolte, nel messag-gio per la Gmg2015 che coincidecon la domenicadelle Palme, [e chenella nostra dio-cesi si celebraquest’anno mer-coledì 1° aprile],Papa Francesco ri-volge questa esortazione ai giovani, spiegando che l’aggettivo “beati”, ossia fe-lici, è come un ritornello che ricorda la chiamata del Signore a percorrere conLui una strada che, nonostante tutte le sfide, è la via della vera felicità. Ma comeè possibile proporre oggi ai giovani una strada stretta, tortuosa, tutta in salita,costellata di buche e ostacoli, spacciandola come via per la felicità, quando “le”felicità proposte dal mondo sono ben altre? Nel messaggio il Papa commenta lasesta beatitudine, “Beati i puri di cuore”, e spiega ai giovani che solo Cristopuò soddisfare le loro attese di bontà, felicità e pienezza deluse dalle promessedel mondo. Perché la felicità non basta averla inscritta nella Costituzione, comeavviene negli Stati Uniti, né può essere garantita dal benessere o dalla cosiddetta“qualità della vita”, come dimostra la Danimarca, considerata “Paese della feli-cità” e oggi drammaticamente smarrita sotto i riflettori del mondo. Papa Fran-cesco parla chiaro, come sempre: è l’amore vero a dare la felicità, non le suetristi caricature proposte da una cultura narcisista e ripiegata sulla ricerca delpiacere. Quell’amore “vero, bello e grande” di cui hanno sete i giovani, impe-gnativo perché richiede fedeltà e responsabilità. Il Papa chiede molto, ma è anchedi proposte esigenti che hanno bisogno i ragazzi ai quali occorrerebbe testimo-niare che l’amore non è solo emozione: è forza interiore, energia che penetranelle pieghe più intime, accende il cuore, rompe gli schemi, valica abissi insu-perabili e trasforma il mondo. E la vita diventa gioia straripante, anche se appa-rentemente tranquilla come solo la gioia profonda sa esserlo. Il modello è Gesù;la “Costituzione” il Vangelo.

Una risposta dal futuro Papa“Come si possa conservare la necessaria unità di

confessione della fede accanto a un pluralismo col-

tivato con tanta profusione”.

Quando un articolo compare in prima pagina su un giornalecome il “Corriere della sera”, nel comune dire, il più letto inItalia, significa che l’argomento ha una grande rilevanza e me-rita quanto meno di essere letto. Tanto più poi quando ri-guarda un argomento religioso su un giornale importante chetiene a professarsi prettamente laico. Il titolo già in sé rac-

chiude la sostanza dell’argomento: “Ilconfronto sulla fede non diventi ideolo-gia”. A non essere completamente digiuniin tali argomenti capisci subito che c’è daarrampicarsi, tuttavia il fascino dellavetta, vale il sacrificio di provarci. Periodiletti e riletti, fintantoché non sei sicuro dipoter procedere. È una riflessione del1984 quando papa Francesco era rettoredel Colegio Màximo de San José a San

Miguel (Argentina). Fa parte dei documenti rinvenuti da Ci-

viltà Cattolica e pubblicati nell’ultimo numero della rivista.È passato circa un mese da quando la Chiesa ci ha invitato apregare e riflettere per l’unità dei cristiani e ci trova ancoradisponibili per poter meglio percorrere la strada dell’unità par-tendo da un pluralismo che crea sempre particolare disagio.E tanto più questo era sofferto in America latina dove era fa-cile scivolare specie tra i cattolici per quel salto di qualità ne-cessario, non reso agile dalle pessime condizioni economichein cui quella popolazione viveva. L’ideologia è sempre in ag-guato, è uno sfuggire la realtà nel momento in cui la si vuoleconcretizzare. E tutti gli “ismo” possono essere chiamati inaiuto. Padre Jorge Mario Bergoglio affronta l’argomento condecisione, rivelando fin d’allora attitudini di dialogo non co-muni, inerpicandosi con determinazione dopo essersi fornitodi due validi sostegni: il teologo Hans Urs von Balthasar e ilcoetaneo teologo Karl Lehmann. Mi permetto una deviazione,quello che una volta si chiamava volo pindarico. Certi con-fronti che continuamente leggo anche tra i cattolici, special-mente tra gli addetti ai lavori, sulla preparazione culturale deipapi, sono errati, assurdi e ingiusti; essere riuscito papa Fran-cesco, in un linguaggio non suo, a rendere i concetti semplici,immediati e sintetici, è segno di una grande cultura, talmentedigerita da poterla comunicare con termini familiari ed esempicomuni. La cultura di una persona non riposa in parole, spessoincomprensibili e magari astratte. Questo anche per rispon-dere a tutto quel ciarpame che insozza la nostra posta onlineche si sente infastidito dal modo semplice di agire e di parlaredi papa Francesco. Tornando al nostro argomento possiamodire brevemente che Bergoglio sulla scia dei citati teologi,cerca una soluzione che si tenga lontana da due tentazioni.“Da una parte, c’è l’errore di voler ridurre tutto a un deno-

minatore comune, cosa che, in fondo, implica che la pluralità

venga considerata una realtà negativa…dall’altra il plurali-

smo non sembra così inoffensivo e neutrale come alcuni lo

considerano a prima vista. Se infatti giungesse a non preoc-

cuparsi dell’unità della fede, questo comporterebbe la ri-

nuncia alla verità, l’accontentarsi di prospettive parziali e

unilaterali”. Questo documento merita veramente una attentalettura, da esso possiamo meglio comprendere il perché papaFrancesco insiste su una fede del quotidiano dove è possibileassaporare la croce che diventa misericordia di Dio e stradadi salvezza. Pietro Pompei

EDITORIALE

La riforma del la-voro che in Italia vasotto il nome inglesedi “Jobs Act” (chissàpoi perché) è dav-vero un cambio diparadigma. È deltutto evidente chesulle scelte che ri-guardano il lavoroe le sue forme, si è giocata una grandepartita politica, più all’interno dellasinistra italiana che sull’altro fronte.Ma non è su questo aspetto della poli-tica politicante che ci vogliamo sof-fermare. Piuttosto, vogliamo introdurreuna questione di metodo che riguardalo sguardo dei cattolici sulle riformeche il Paese sta realizzando.Lungi da noi la tentazione di dare pa-gelle a questo o quel ministro o go-verno, a questa o a quella maggioranzae/o minoranza, piuttosto ci sta a cuoreindividuare un metodo con il quale“leggere”, “interpretare” e “verificare”

le riforme così come si vanno dipa-nando attraverso il lavorio parlamentaree la mediazione politica. Ci sembraquesta la scelta più giusta per nonessere arruolati da nessuna parte poli-tica, per conservare la nostra autonomiaintellettuale e magari la nostra libertàdi giudizio. E già doverlo sottolinearevuol dire che avvertiamo nell’ariatanto conformismo come tanta prete-stuosa avversione preconcetta. Con-formismo e avversione, figli entrambidi un riflesso politico sociale che ilPaese non riesce a scrollarsi di dosso.

LO SGUARDO DEI CATTOLICIJobs Act al vaglio della Dottrina sociale

segue a pag. 2

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Anno XXXII

1 Marzo 2015

2PAG

Continua dalla prima pagina

Parola del SignoreSECONDA DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO B

LE VIE DEL SIGNORE SONO VERITA’ E GRAZIA

Dal vanGeLo secondo MarCoDopo sei giorni, Gesù prese con sè Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un montealto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennerosplendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. Eapparve loro Elia con Mosé e discorrevano con Gesù. Prendendo allora la parola, Pietrodisse a Gesù: "Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una perMosé e una per Elia!". Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spa-vento. Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: "Questiè il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!". E subito guardandosi attorno, non videro più nes-suno, se non Gesù solo con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non rac-contare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitatodai morti. [Ed essi tennero per sè la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risu-scitare dai morti.(VANGELO DI MARCO 9,2-10)

La Trasfigurazione é un segnale forte all'interno del nostro cammino quaresimale, Gesù ci offreuna testimonianza diretta della sua figliolanza divina, del suo essere l'eletto del Padre. Egli sidirige sul monte a pregare, come sempre egli si apparta per poter stare da solo con il Padre nellapreghiera e nel colloquio. Gesù si apparta con tre discepoli: Pietro, Giacomo e Giovanni, comese volesse portarsi dietro dei testimoni, per un evento che rimarrà scolpito nella loro mente enel loro cuore. All’improvviso accade un fatto straordinario, mentre Gesù si trasfigura appaionodue tra i più grandi uomini della Antica Alleanza, Mosé ed Elia, ed essi si fermano a parlare

con Gesù. I due personaggi rappresentano la Legge (Mosé) e i profeti(Elia), come a testimoniare che Gesù ricapitola in sé tutto l'Antico Te-stamento, Gesù é l' erede diretto di tutta la tradizione religiosa ebraica,Gesù é il Cristo, il Messia atteso, il figlio di Dio. Tanto è vero che Pie-tro trovandosi così bene in quella situazione che ha del paradisiaco,non vorrebbe andarsene più e si offre di preparare il campo per la notte,ma ben presto questo momento di grande letizia ha termine e tutti in-

sieme torneranno alla vita di tutti i giorni, alle difficoltà e alle prove che li attendono. Essi ancorauna volta non comprendono le parole di Gesù circa la resurrezione dai morti. Avvenimento che piùtardi li sconvolgerà, così come sconvolgerà l’intera umanità. Da questo brano, o meglio dalle paroleproclamate da Dio stesso ci viene un insegnamento importante, direi fondamentale Egli ci dice:"Questi è il Figlio mio prediletto; ASCOLTATELO. Quella frase detta allora ai tre discepoli, oggi èper noi, viene direttamente da Dio a noi, ed è un consiglio – comando che noi non possiamo e nondobbiamo ignorare, Dio ci raccomanda di ascoltare il suo unigenito Figlio, attraverso la SACRASCRITTURA e l’INSEGNAMENTO DEL MAGISTERO, frequentando i corsi biblici nelle nostreparrocchie, ascoltando e riflettendo attentamente sulla proclamazione delle Letture Domenicali etutte quelle parole di incoraggiamento e insegnamento che ci arrivano dai Vescovi e dal Papa. Questoatteggiamento é essenziale nella vita di ogni discepolo di Cristo, perché solo così potremo conoscerela via da seguire per arrivare al Regno di Dio, alla terra promessa, perché Gesù é la VIA, la VERITA', la VITA. Chiediamo al Signore Gesù di aiutarci, soprattutto in questo tempo di Quaresima, a sco-prire o a riscoprire la bellezza della sua Parola, a trovare il tempo e a superare la pigrizia per leggeree meditare la Sacra Scrittura. Riccardo

PILLOLE DI SAGGEZZALA FEDE SI NUTRE DELLA COMPRENSIONE DELLA SCRITTURA (TERTULLIANO)

IL SIGNORE E’ PRESENTE NELLA SUA PAROLA: E’ LUI CHE PARLA MENTRE LEGGIAMO LA SACRA SCRITTURA NELLA CHIESA. (VATICANO II)

«Le misure adottate dal Consiglio dei ministri a sostegno della maternità sonoimportanti ma insufficienti. Siamo di fronte ad una emergenza. Stiamo assistendoad una epidemia della denatalità, che sembra inarrestabile e mina il futuro dellanostra società. Per questo serve una misura forte e precisa». Lo ha detto GiovanniRamonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, nel corsodel seminario che si è tenuto a Bologna, Palazzo Malvezzi, sul tema “Senza figli

non c'è crescita. Diamo uno stipendio ad ogni mamma”. «La nostra è una propostanetta – ha proseguito Ramonda –: dare 800 euro al mese alle mamme fino al terzoanno di vita del figlio. Non siamo contro il lavoro o gli asili nido, ma siamo con-vinti che nei primi 3 anni di vita il bambino abbia bisogno della mamma. Perchénon dare la possibilità alle mamme che lo scelgono di stare con i loro bambini?».«Si parla di crescita, ma come fa a crescere il PIL se non cresce la popolazione? –ha detto l'economista Ettore Gotti Tedeschi – Se la popolazione non cresce, ilPIL cresce esclusivamente con l'aumento dei consumi individuali. In questi annici siamo mangiati i risparmi delle famiglie, ma così abbiamo sacrificato l'indipen-denza e l'autonomia della famiglia. Quella della Papa Giovanni XXIII è una pro-vocazione forte. Serve però un appoggio più ampio, soprattutto a livello ecclesiale,perché lo Stato oggi non ama la famiglia. Occorre un cambiamento culturale, perquesto propongo che venga dato alla famiglia il Premio Nobel per l'economia,in quanto è la famiglia il motore dell'economia, non solo italiana ma mondiale».Sostegno alla proposta arriva dal sociologo Francesco Belletti, presidente delForum delle famiglie. «Non vogliamo rinchiudere le donne in casa, vogliamo chesia restituita la libertà di scelta. Occorre restituire la libertà a chi vuole mettere almondo dei figli: oggi questa scelta uno se la deve pagare. Voi avete posto l'atten-zione sull'elemento nascita, ma poi occorre anche sostenere la famiglia in tuttol'arco di tempo. Le politiche familiari sono politiche di ordinarietà: non vogliamo

dare i soldi allo stato perché poici restituisca servizi ma che lostato lasci i soldi alle famiglieperché siano libere».«Non dob-biamo porre una donna difronte alla competizione tra farela madre e scegliere di lavorare– ha avvertito Giorgio Gra-ziani, segretario regionale Cislper l'Emilia Romagna –. Treanni a casa sono troppi: siamofuori dal mercato del lavoro.Noi proponiamo di incentivareil part-time, che consente di non lasciare ad altri i figli per tutto il giorno e intantodi proseguire il percorso professionale. Condivido lo spirito della proposta madobbiamo costruire politiche più ampie di sostegno alla famiglia».«Questa normache proponete costa troppo, però possiamo trovare delle mediazioni – ha dettoAlessandra Servidori, consigliera nazionale di parità del Mnistero del lavoro –.Ad esempio possiamo intervenire sugli assegni familiari, che dal 1996 sono statispostati sulle pensioni, mentre è giusto che quello che si versa in busta paga pergli assegni familiari sia poi restituito alla famiglia». Mario Sberna non ha nascostola sua delusione nei due anni trascorsi come parlamentare. Chiamato da MarioMonti alla politica attiva, dopo la sua precedente esperienza di Presidente dell'As-sociazione famiglie numerose, ha detto che «il Parlamento riflette la società e allasocietà della famiglia non interessa nulla». Per questo occorre «ricominciare, percambiare anzitutto il clima culturale».

LO SGUARDO DEICATTOLICIJobs Act al vaglio della Dottrina sociale

«Basta con l'elemosina alle famiglie, senza figli non si va da nessuna parte»Dal seminario di Bologna “senza figli non c'è crescita” un invito ad affrontare l'emergenza denatalità con misure che restituiscano alla famiglia e alla donna la libertà di generare figli

Allora cogliamo l’occasione dell’approvazionedei decreti attuativi del Jobs Act per chiarirecome valuteremo le riforme: le sottoporremo,facendoci ovviamente aiutare da chi nel mondocattolico è certamente più esperto di noi, al va-glio della Dottrina sociale della Chiesa. Unbuon criterio che evidenzierà luci e ombre,senza pregiudizio alcuno.E per non sbagliare, ricordiamo a tutti, e a noiper primi, il concetto di Bene comune che èprincipio cardine della Dottrina sociale dellaChiesa: “Il bene comune non consiste nellasemplice somma dei beni particolari di ciascunsoggetto del corpo sociale. Essendo di tutti e diciascuno è e rimane comune, perché indivisi-bile e perché soltanto insieme è possibile rag-giungerlo, accrescerlo e custodirlo, anche invista del futuro”.

FAMIGLIA AL CENTRO

È in fase di realizzazione l’iniziativa “Famigliaal centro” promossa dall’associazione CentroFamiglia e realizzata insieme alla FondazioneCassa di Risparmio di Ascoli Piceno. L’inter-vento è stato proposto a seguito della pubblica-zione dell'avviso per la presentazione di progettiemanato dalla Fondazione Cassa di Risparmio diAscoli Piceno nell’anno 2014 ed è stato valutatodalla stessa Fondazione meritevole di sostegno.“Famiglia al centro” interviene a sostegno dellefamiglie, prefiggendo la promozione del valoree dell’identità della famiglia nel contesto so-ciale troppo spesso minato da una contempora-neità precaria e debole. Nella consapevolezza chela famiglia è l’istituzione fondamentale sullaquale si fonda la società, nel biennio 2015-2016saranno avviati percorsi specifici per rafforzarneil ruolo educativo e offrirle sostegno con occhioattento agli anziani, ai giovani e agli adolescenti.Il progetto prevede la realizzazione di numeroseattività nel territorio di San Benedetto del Tronto,Monteprandone, Grottammare e Ascoli Piceno,finalizzate a offrire sostegno e consulenza in que-sto particolare momento di crisi sociale. Le azioni previste per il conseguimento di taliobiettivi si articolano in vari momenti che ve-dono, in primo luogo, il potenziamento dello

sportello di ascolto dedi-cato alla famiglia e alla per-sona presso il consultoriofamiliare di via Pizzi 25 aSan Benedetto del Tronto el’attivazione di uno spor-tello per il sostegno psico-logico nelle parrocchieSacra Famiglia a San Be-nedetto del Tronto, GranMadre di Dio a Grottam-mare e Sacro Cuore a Cen-tobuchi di Monteprandone.Attraverso questo primocontatto, l’utenza potrà ac-cedere – a seconda delleesigenze – al servizio diconsulenza di tipo familiare, psicologica, legalee finanziaria. Grazie alla collaborazione del Tri-bunale di Ascoli Piceno sarà offerto, inoltre, il ser-vizio di mediazione familiare presso idonei spazisia ad Ascoli Piceno, che a San Benedetto delTronto in Via Gronchi (locale messo a disposi-zione dal Comune di San Benedetto del Tronto).Ruolo molto importante avrà la Diocesi che si oc-cuperà in qualità di partner operativo della cam-

pagna di sostegno econo-mico alle famiglie in stato dibisogno del territorio. Amuovere le fila del progettonon solo l’azione di aiuto esostegno concreto, ma anchela promozione sociale e lebuone pratiche di una rela-zione. Per questo sarà coin-volta a pieno titolo lacomunità, coppie e genitoriinvitati a partecipare a in-contri pubblici dedicati alletematiche familiari e giova-nissimi protagonisti di labo-ratori di sensibilizzazione aivalori e di educazione alle

emozioni realizzati nelle scuole partner.A promuovere le attività del progetto “Famigliaal centro” la Diocesi di San Benedetto-Ripatran-sone–Montalto, la Provincia di Ascoli Piceno, iComuni di San Benedetto e Monteprandone,l’Ambito Territoriale Sociale 21, il Tribunale diAscoli Piceno, il Banco Alimentare, l’Unitalsi, ilForum delle Associazioni Familiari, il Centro Ac-coglienza Vita Insieme per la vita, la Fondazione

Antiusura Monsignor Traini, l’Isc Sud di San Be-nedetto del Tronto e l’Isc di Monteprandone, leparrocchie Sacra Famiglia di San Benedetto delTronto, Gran Madre di Dio di Grottammare eSacro Cuore di Monteprandone. La Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Pi-ceno e l’associazione Centro Famiglia hannoscelto di mettere al centro del progetto “Famigliaal centro” la comunità sociale, sia nella lettura deisuoi problemi che nella ricerca e nell’attuazionedelle soluzioni possibili, attraverso l’edificazionedi reti e il coinvolgimento del più ampio numerodi soggetti che operano nel Terzo Settore. L’im-pegno condiviso è quello di generare un welfaredi comunità che, ponendosi in relazione con laparte pubblica nonché con gli operatori econo-mici che fossero interessati e disponibili, sia ingrado di rispondere ai bisogni della comunità, af-frontando rischi e sfide sociali, rendendo la co-munità stessa partecipe e responsabile e ponendo,quindi, le basi per un rinnovato clima di fiduciaispirato dal sentimento della condivisione e, so-prattutto, dal senso di appartenenza ad una comu-nità che cerca al proprio interno le forze e lerisorse per far fronte ai propri problemi ed ali-mentare il proprio futuro. Dina Maria Laurenti

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3Anno XXXII

1 Marzo 2015 PAG

2° di Quaresima - 1 marzo 2015Fu trasfigurato davanti a loro (Mc 9,3)

USCIRESul monte si incontrano il divino e l’umano. Il Tabor richiama anche l’esperienza di Abramo cheoffre a Dio il suo unico figlio nel territorio di Moria. L’obbedienza alla volontà del Padre trasfiguranon solo Gesù ma ogni uomo che ascolta e vive la Parola di Dio. Scrive S. Paolo ai Romani: “Egli,

che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni

cosa insieme a lui?”. Accogliamo un’altra parola del Convegno di Firenze: TRASFIGURARE. Sa-liamo sul monte per rivestirci della luce di Cristo, per porre segni di risurrezione in ogni ambito divita, specie in famiglia, e poi guardare con occhi nuovi la realtà. ❖  Durante la celebrazione Eucaristica continuiamo a costruire la croce col colore giallo segno

della divinità.

❖ La Vicaria P. Giovanni dello

Spirito Santo (S. Benedetto del

Tronto - Acquaviva - San Savino)

si ritrova venerdì 6 marzo 2015

alle ore 21.00 presso il Porto di

S. Benedetto per proclamare la

bellezza del vangelo della fami-

glia attraverso la proposta di un

amore autentico, la riscoperta del

sacramento del matrimonio e

della missione della famiglia nel

mondo.

❖ Personalmente riscopriamo la

nostra famiglia curando mag-

giormente il dialogo e lo scambio

dei doni.

ANNUNCIAREIl Padre ha rivelato e continua amostrare a noi il suo volto attra-verso Gesù. Nel volto di Gesùtrasfigurato noi possiamo semprecogliere la luce che genera lasperanza di una vita riuscita, perchévissuta alla sua sequela. Abbiamobisogno di essere continuamenterafforzati in questo camminodi fede, per poter seguire le sueorme e trasfigurare così, ognigiorno, la nostra esistenza a com-inciare dal vissuto familiare.ABITARESalire al Tabor col Signore é ve-

dere come l'umano si veste di divino, una proposta per l'uomo di sempre e per le situazioni che vive.Proponiamo a quanti vivono situazioni familiari difficili (separati, divorziati, nuove unioni) il per-corso di fede di vita 'Orchidea' organizzato dalla pastorale familiare diocesana. 

EDUCARECREDERE NELL’AMOREAprire la porta ad altre tre figlie ha “trasfigurato” la nostra

famiglia.

Siamo una normale famiglia, che un giorno si è trovata a ri-spondere ad una richiesta di aiuto di tre sorelle che si sonotrovate sole ad affrontare la vita. La chiamata è arrivata at-traverso le nostre figlie, che avevano conosciuto la situazioneprima di noi e ci hanno sollecitato a prenderci cura di loro.All’inizio siamo stati sopraffatti dai dubbi, decidere non erafacile, tutti noi sapevamo che questo avrebbe trasformato lanostra vita e ci avrebbe portato ad affrontare sacrifici: sacri-

ficio una parola che spaventa perché si pensa subito ad unarinuncia ad uno sforzo inimmaginabile, ma ridandogli il verosignificato - rendere sacro - ogni cosa riacquista il giusto va-lore.La consapevolezza dell’amore di Dio ci ha guidato e ci ha reso più forti, dovevamo solo fidarci delsuo progetto. E’ bastato dilatare l’amore che già regnava dentro la nostra casa e tutto sembrava al-leggerirsi, crescere cinque figlie è stato semplice tanto quanto crescerne due, l’amore donato si ècentuplicato e le difficoltà affrontate sono state sostituite dalla gioia.L’amore ci ha guidato nel dialogo tra noi coppia e tra noi famiglia e nell’intimo con il Signore attra-verso la preghiera e la Parola. Nulla di speciale: ci sediamo intorno al tavolo ed esprimiamo consincerità tutto ciò che ci passa per la mente e per il cuore. Questo ci ha portato a fidarci ed affidarci:solo così si riescono ad affrontare le fatiche quotidiane e i cambiamenti, nulla diventa imposto o ob-bligato. Quando l’amore cresce, unisce e le membra della famiglia diventano un unico corpo. Dopootto anni, mentre quattro figlie sono all’università per intraprendere la propria strada e l’ultima stavivendo le sue turbe adolescenziali, ma anche lei ha le idee chiare per il futuro, il dialogo è semprevivo e ricaviamo sempre uno spazio per i nostri “dialogometrici”. A chi ci chiede come facciamo, rispondiamo che la provvidenza è reale e ci ha permesso di seguiretutte le nostre figlie in modo paritario e unico, accompagnandole e sostenendole nelle loro scelte.Anche quando l’organizzazione famigliare, lavorativa, appare impossibile, inconciliabile, e le pre-occupazioni si affollano nella mente, ti affidi alla preghiera, la provvidenza arriva e la nebbia si di-rada. Spesso ci è stato chiesto di pensare prima alle “nostre” figlie, oltre al fatto che questadifferenziazione non ci è mai piaciuta, diciamo che non ci sarebbe bastata una vita per spiegare loroil giusto valore delle cose, la bellezza della condivisione e l’importanza dell“essere” e non dell’ap-parire. La famiglia è la cosa più importante della nostra vita, solo se la famiglia cresce nell’amore,nella parola e nel dialogo, si può ‘ridonare’ agli altri. Vi confidiamo che c’è costato più scriveresulla nostra “famiglia aperta” che viverla, non volevamo apparire eroi o persone fuori dal comunee speriamo che questo sia passato. Ringraziamo il Signore per il progetto d’amore che ci ha affidato

e auguriamo alle famiglie di lasciarsi trasfigurare dall’amore di Dio. Irene e Giancarlo & Family

TRASFIGURARELa contemplazione del volto trasfigurato del Signore prelude alla contemplazione dello stesso voltosfigurato nella passione (cfr. Is 53, 2): luce e sofferenza, vita e morte, sono indissociabili nel progettodi amore e di donazione di Dio che si è attuato nel Figlio. Dopo la comunione una famiglia porta ilcolore giallo da attaccare al supporto che formerà alla fine una croce. Il giallo indica la gloria delCristo, anticipata nella trasfigurazione, e rivelatasi in pienezza negli eventi pasquali. Si può prevedereuna preghiera e l’annuncio della ‘stazione’ quaresimale che riguarderà il vangelo della Famiglia.

SECONDA TAPPA DELLA QUARESIMA. In questa seconda domenica di Quaresima, la liturgia ci fa salireil monte della Trasfigurazione. Dal deserto, luogo della prova edella tentazione ma anche luogo dell’innamoramento e del ri-torno al Signore che parla al nostro cuore, secondo la profezia diOsea, oggi siamo guidati da Gesù in alto sul monte, tradi-zional-mente il Tàbor, dove gustiamo un’anticipazione della manifesta-zione della gloria del Signore. Avvolti nella nube della presenzadi Dio e destati dalla sua voce potente, contempliamo la bellezzadel volto del Fi-glio che ci rivela l’amore del Padre. «Dio, nes-

suno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel se-no

del Padre, è lui che lo ha rivelato».2 È l’esperienza della fede, che vede e non vede, crede e dubita, siaffida e ha paura. Proprio perché è un’esperienza difficile da tra-durre in parole, Marco la esprime attraverso delle immagini quali:il monte, luo-go della trasfigurazione, che rimanda ad un altro monte, il Calvario, luogo del-l’annientamento e della morte; la nube, oscura e luminosa allo stesso istante; la voce di Dio, checonferma la scelta del Figlio dell’uomo come via di salvezza per quanti vogliono seguirlo.3 In questo viaggio della fede, il Signore Gesù è con noi e ci precede. Se la strada diventa arduae talora appare impossibile, la sua mano ci sorregge e ci guida. La fatica è così benedetta e c’in-troduce nella cono-scenza del suo mistero d’amore, un amore così grande da giungere fino alsacrificio. Della necessità che il cristiano partecipi del sacrificio redentore del suo Signore, ciparla la liturgia della Parola di questa domeni-ca.

IL SIMBOLO DEL MONTE. Il monte è sempre stato considerato dall’uomo un luogo sacro.Essendo il luogo che più si avvicina al cielo, era facile vederlocome dimora divina. La difficoltà, addirittura l’impossibilità, perl’uomo di raggiungerne la vet-ta, o comunque di restarvi a lungoper mancanza di qualsiasi vita anche vegetale, e la presenza fre-quente su di essa delle nubi e soprattutto dei fulmini, che da essasembravano sempre provenire, ne accentuavano il caratteremiste-rioso: «Levate le tende da Refidìm, giunsero al deserto del

Sinai, dove si accamparono; Israele si accampò davanti al

monte. Mosè salì verso Dio e il Signore lo chiamò dal monte; ...Il Signore disse a Mosè: “Ecco, io sto per ve-nire verso di te in

una densa nube; ... Il terzo giorno, sul far del mattino, vi furono

tuoni e lampi, una nube densa sul monte e un suono fortissimo

di corno; ... Il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso

era sceso il Signore nel fuoco; ... Mosè parlava e Dio gli rispondeva con voce di tuono; ... Il Si-

gnore scese dunque sul monte Sinai, sulla vetta del monte».4 Dio s’inserisce nel linguaggio teo-

fanico corrente, così come questo è compreso dall’uomo; Dio che si mani-festa presente sullamontagna, nel fuoco, nella nube, e che parla attraverso il tuono. Scalare la montagna è porsi incammino verso il cielo. Una tipica iconografia dell’ascensione di Gesù al cie-lo, lo rappresentacome un alpinista che sale un’alta montagna, mentre si appoggia a un’asta terminante alla som-mità con una croce; dall’alto spunta tra le nubi la mano del Padre che lo accoglie.5

Il Monte 1

«Gesù prese con sé Pietro,Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte…» (Mc 9,2)

Segue a pag. 4

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4 Anno XXXII

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Se questa è una fantasia dell’artista, vero, invece, è stato il cammino, terribilmente faticoso, cheCristo ha percorso salendo carico della croce verso la sommità del Gòlgota. Là, veramente, l’uma-nità in Gesù ha incontrato Dio e le porte del cielo, cu-stodite dai cherubini con spada fiammeg-giante, si sono spalancate. A questo momento aveva preparato anche il mistero teofanico delTàbor: «Gesù prese con sé Pietro, Giaco-mo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in di-

sparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro».6 È ancora dall’alto di un monte che Gesù portadefinitivamente la natura umana fuori dai limiti che la costrin-gono: «Detto questo, mentre lo

guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stava-no fissando il

cielo mentre egli se ne andava …».7 Dunque Dio, attuando il suo progetto di salvezza, non rifiutail linguaggio espressivo o percettivo dell’uomo; vi s’inserisce dialogando e lentamente, ma de-cisamente, lo modifi-ca sublimandolo. L’idea della sacralità della montagna con la vetta comunicante col cielo è presente anche nellecostruzioni babilonesi delle ziqqurat, prototipi forse della stessa torre di Babele, nelle piramidi

d’Egitto che custodiscono il corpo del faraone-dio, nei templi di Angkor e nelle grandiose co-struzioni maya nell’America precolombiana. Quest’attenzione a un aspetto religioso naturalecontinua fino ai giorni nostri, sia pure con accentuazioni diverse, nel culto cristiano legato aiSacri Monti. Questi, come del resto le ziqqurat e gli alti altari, hanno sviluppato un percorso pe-

nitenziale, cioè di ascesa, di purificazione. Eloquente è lostesso andamento a spirale o a tornanti. Come realtà co-municanti tra la terra e il cielo sono state spesso pensateanche le architetture delle nostre chiese, particolarmentenel periodo gotico. Le loro numerose e altissime guglie,quali alberi svettanti dalla gran-diosità della massa archi-tettonica, portano ognuna la statua di un santo,8 e ben sot-tolineano l’immagine della be-ata comunità celeste.8DAL MONTE DELLA RIVELAZIONE … Lo sfondo affascinante del deserto è dominato dal monte

della rivelazione divina, il Sinai. Con una no-tizia crono-logica e geografica (il terzo mese dall’uscita dall’Egitto eil deserto del Sinai) il libro dell’Esodo ci introduce nelcuore della più grande esperienza vissuta da Israele, quelladell’incontro tra il Signore e il suo popolo. Un incontro chein alcune pagine sarà descritto forse sulla falsariga delle al-leanze che nell’antico Oriente univano un re importantecon i suoi vassalli, il cui protocollo comprendeva i reciproci

diritti e dove-ri. Le parole che Dio indirizza a Mosè sonorette da due pronomi fondamentali. C’è innanzi tutto l’“Io”di Dio che evoca i suoi atti di liberazione.9 Al dono divinoIsraele deve rispondere e il “voi” segna l’adesione nellafede, nell’alleanza, nella consacrazione al Signore. Il po-polo ebraico è definito “proprietà” personale del Signore:il termine ebraico qui usato, “segûllāh” indica, nel linguag-gio profano, la proprietà personale della casa reale. Il redomina su tutto lo Stato, ma oltre a ciò, ha come sua pro-prietà una porzione di territo-rio, che ha una condizione di-versa, privilegiata. L’immagine applicata a Dio indica che Egli è sovrano su tutti i popoli, ma che ha un rapportopartico-lare con il popolo d’Israele, che è come sua “proprietà personale”. È per questo che Israele è una “nazione santa”,10 è un “regno di sacerdoti”, cioè una comunitàche ha una funzione sacerdotale nei confronti di tutti gli altri popoli della terra. Come i sacerdotibenedicono e par-lano al popolo in nome di Dio, così Israele deve consacrare tutte le nazioni, ri-velando loro la Parola di Dio. Il NT applicherà questa definizione dell’Israele del Sinai allaChiesa.11Dopo queste parole si apre la grandiosa apparizione di Dio sul monte. Tuono, lampi, fumo e fuoco

sono simboli della teofania, cioè della manifestazione di Dio. Nella tradizione biblica, ma anchein quella dei po-poli cananei, la tempesta e il fuoco sono gli eventi caratteristici in cui si manifestala potenza di Dio. Per questo le due immagini sono unite per descrivere la presenza di Dio.12Questo tipo di descrizione si trova anche nei Salmi e nei Profeti.13 Fondamentale rimane la voce

di Dio, segno della rivelazione. S’intrecciano, quindi, terrore e intimità. Da un lato, il Signore èmistero, inavvicinabile;14 d’altro canto, Egli vuole parlare alla sua “proprietà” e stringere con

essa un’alleanza, facendosi a essa vicino. Israele e i sacerdoti stessi devono purificarsi, lavandosile vesti in segno di purità rituale per l’incontro con Dio. La purificazione richiesta al popolorientra in una visione religiosa che sente fortemente la differen-za fra il divino e l’umano. Perfare esperienza di Dio, del sacro, l’uomo si deve “separare” da tutto ciò che è impuro e profano,cioè contrastante il sacro, e “santificarsi”. Infatti il verbo usato in ebraico e che noi tradu-cevamo“santificare” significava originariamente “separare”. Essi devono inoltre, con tutte le loro cosestare in distanza di sicurezza, essendo il luogo santo del Si-nai concepito come un terreno minato,carico dell’energia divina che è intoccabile da mano umana. Chi viola questo perimetro invali-cabile è votato alla morte, segno della “scomunica” dalla comunità dei figli d’Israele. Essi nonlo potranno neppure toccare per non essere inquinati.15 L’insistenza in vari modi espressa, sulperi-colo che comporta ogni violazione dell’area sacra, vuole appunto esaltare il mistero di Dio. AL MONTE DELLA TRASFIGURAZIONE. Marco introduce l’episodio con una nota cronologica: «Sei giorni dopo».16 A cosa allude? Conmolta probabilità all’episodio della confessione di Pietro e all’invito di Gesù di portare la croce.17Con la Trasfi-gurazione siamo perciò nel settimo giorno, dove si celebra il compimento della

creazione e dove Dio riposa della sua opera. Sul volto di Cristo splende la gloria divina, la cuiluce illumina il nostro vero volto. Sul Tà-bor abbiamo un’epifania di Dio e la rivelazione del-l’uomo secondo il progetto divino. Gesù sale sul monte con tre discepoli: Pietro, Giacomo e Gio-vanni. Davanti a loro «fu trasfigurato» (metemorfw,qh passivo divi-no).18 Nella

Trasfigurazione, il Padre opera nel Figlio compenetrandolo della sua gloria. Gesù appare comeil Ku,rioj splendido e magnifico.19 Accanto a lui fanno la loro comparsa anche Mosè ed Elia,la Legge (Torâh) e i Profeti (Neviîm), cioè tutto l’Antico Testamento, che così si compie in Gesù.È anche vero, però, che egli testimonia come la Legge e i Profeti erano Parola di Dio efficace edeterna: nella Trasfigurazione i due Te-stamenti si rendono reciproca testimonianza. Mosè rap-presenta anche il profeta escatologico,20 mentre Elia, oltre che profeta, è pure il precursore delMessia e il restauratore dell’alleanza del Sinai.21 Sul Tàbor, l’evento della trasfigurazione sintetizza tutta la Storia della salvezza. Difatti, gli aspetticreazionale, rivelativo e redentivo della storia di Dio con l’uomo, trovano compimento nell’uomoGesù rive-stito di gloria nel suo cammino verso la croce. In Gesù, risplendente di luce, il Regnodi Dio finalmente ir-rompe nel mondo. Ma c’è un altro aspetto: nella trasfigurazione Gesù dà vi-sibilità a Dio nel suo corpo d’uomo e Dio abita il corpo dell’uomo Gesù.22 Cosa significa? Cheil corpo è la via di Dio verso l’uomo e allo stesso istante la via dell’uomo verso Dio. In Gesù Dio

e l’uomo s’incontrano. La trasfigurazione ci ricorda, allora, che non dobbiamo rimuovere ciò che è umano, ma restituirlosempre più alla sua bellezza originaria. La via è l’ascolto della Parola di Cristo,23 il Figlio amato

sul cui vol-to risplende la gloria del Padre.24 Da un ascolto

perseverante scaturisce la fede come adesione a Dio; dallafede, il cristiano attinge la forza per seguire Gesù, il Mae-stro, sulla via della croce; in forza della fede viene, infine,trasfigurato nell’immagine del Signore, secondo l’azionedello Spirito Santo.25Sul monte, Dio indica la via della croce come via alla glo-

ria. I discepoli hanno capito che Gesù è il Messia26 e cheil suo cammino porta alla croce.27 Ciò che però ancora noncomprendono è come la croce possa racchiudere in sé lagloria. Ecco allora che per un istante Gesù solleva il veloed essi vedono anticipa-tamente lo splendore della sua mae-stà divina. Quest’esperienza è momentanea ed è un preludio(e, allo stes-so tempo, una promessa) della futura glorifica-zione dei credenti in Cristo. Prima però bisogna far propriele vie di Dio28 e attraversare lo scandalo della croce. Mai come oggi però, in una cultura che vive l’illusoria con-vinzione che «tutto ciò che è tecnicamente possibile ed eco-

nomicamente ottenibile è per ciò stesso lecito e

auspicabile»,29 la croce rischia di essere ri-mossa e bana-lizzata in mille modi. Si pensi, ad esempio, al tentativo di

rendere il Vangelo attraente liberan-dolo da ogni esigenzadi rinuncia. Parole come sacrificio, rinnegamento, soffe-

renza paiono sconvenienti. Di qui la ricerca di linguaggi eproposte più «appropriate», più consone alla «sensibilità

odierna» ma che ri-schiano di alterare gravemente la radi-calità cristiana. Si pensi, ancora, alla tentazione del com-

promesso con le logiche del mondo, il quale, stando a unafamosa e quanto mai attuale pagina di sant’ILARIO DI POI-

TIERS (IV secolo), «non ferisce più la schiena, ma accarezza il ventre; non confisca i beni, ma ci

arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà imprigionandoci, ma verso la schia-

vitù onorandoci; non colpi-sce i fianchi, ma prende possesso del cuore; non taglia la testa con

la spada, ma uccide l’anima con il dena-ro».30

Certo, in siffatto regime la croce non è contestata (apparentemente); è però svigorita dalla suaforza in-quietante e salvifica. Su questo la comunità dei credenti deve vigilare. Scriveva il grandemonaco medioeva-le san BERNARDO: «L’amarezza della Chiesa è amara quando la Chiesa è

perseguitata, è più amara quando la Chiesa è divisa, ma è amarissima quando la Chiesa se ne

sta in pace». In una pace fasulla naturalmente, priva di libertà. Pensiamo ancora alla malsana associazione della croce al dolorismo o, peggio ancora, alla ras-

segna-zione passiva di fronte agli eventi dolorosi e ingiusti della storia. La croce è la narrazionedella storia dell’amore di Dio; un amore che non subisce la sofferenza ma che la sceglie volon-tariamente. «La perfezione del Dio cristiano si manifesta nelle imperfezioni, che per amore nostro

egli assume: la finitudine del patire, la lacerazione del morire, la debolezza della povertà, la

fatica e l’oscurità del domani, sono altrettanti luo-ghi dove egli dimostra il suo amore perfetto

fino alla consumazione totale del dono».31 Per comprendere questa rivelazione dobbiamo com-piere un’ascensione, dobbiamo salire sul monte e ascoltare la voce del Pa-dre. Sul Tàbor unaporta aperta ci ha dischiuso il mistero di Dio e il suo disegno di salvezza per tutti gli uo-mini.«Certo, un abisso è Dio ma a chi vuole mostrarsi chiede di salire in cima al monte eterno»,32Gesù Cristo, unico Salvatore.

1 Massiccio del Sinai il Gebel Safsafah, fronte ovest del Gebel Mousa. A partire dal IV sec. d.C. il monte dell’incontro

(chiamato dalla Bibbia Sinai o Oreb, secondo le diverse tradizioni) è stato identificato in una montagna detta di Mosè nelsud della penisola sinaitica, ai cui piedi sorge ora il monastero bizantino di Santa Caterina. 2 Gv 1,18. 3 Cfr. Mc 8,31-38. 4 Es 19 passim. 5 Cfr. Sportello eburneo del dittico dell’Ascensione (IV-V sec.), Monaco,Bayerisches National Museum. 6 Mc 9,2. 7 At 1,9. 8 Esempio tipico è il Duomo di Milano. Cfr. Obiettivo Duomo, acura di G. RAVASI, Banca Popolare di Milano, Cinisello Balsamo 1986. 9 “Quello che ho fatto all’Egitto ... ho portato

voi su ali di aquila ... vi ho condotti fino a me ... mia voce ... mia alleanza ... mia proprietà ... mia è tutta la terra ... voi

sarete per me ...”. 10 Che partecipa, cioè, della qualità propria ed esclusiva di Dio: la santità. 11 1Pt 2,5-9; Ap 1,5-6;5,9-10. 12 Testo tipico è il Salmo 29. 13 Is 29,6; Ab 3,3-6; Gb 37,4. 14 Solo il mediatore Mosè può avere un’esperienzadiretta ma sempre distante, salendo sul monte. 15 Es 19,12-13. 16 Mc 9,2. 17 Cfr. Mc 8,27-38. 18 Mc 9,2. 19Cfr. Sal 75,5. 20 Cfr. Dt 18,15. 21 Cfr. Ml 3,22-24. 22 Cfr. Col 2,9. 23 Cfr. Mt 17,5. 24 Cfr. 2Cor 4,6. 25 Cfr.2Cor 3,18. 26 Cfr. Mc 8,29. 27 Cfr. Mc 8,31 28 Cfr. Is 55,8. 29 E. BIANCHI. 30 S. ILARIO DI POITIERS, Liber

contra Constantium, 5. 31 B. FORTE. 32 A. SILESIUS.

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È bello conoscere quante realtà sono presenti nella nostra dio-cesi: ogni comunità religiosa ha un carisma unico e prezioso. Cisono consacrate che vanno a cercare il cuore di una donna inmezzo alla strada, che lo portano con sé e lo aggiustano. Altrecercano il cuore puro di un bambino, per farlo crescere grande epieno di amore, rispetto e tenerezza. Altre ancora cercano perprime il loro cuore, perché attraverso il silenzio e l’ascolto diDio possono arrivare alla comunione con Lui, possono arrivaread accogliere le preghiere della gente e trovare risposta ai loro“perché”. Il comun denominatore, la mano che muove la grandemacchina che è ogni istituto, è sempre l’amore: è mettendo insecondo piano la propria personalità, portando avanti i bisognidi un altro, che si compie quello che Gesù ci insegna nei DieciComandamenti: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Unesempio di rispetto del prossimo arriva dall’istituto Suore diCarità di Santa Maria, tramite la voce, gli occhi e l’anima disuor Cecilia Perrone, eletta madre superiora nel settembredel 2009.

Suor Cecilia, quando è stato fondato il vostro ordine? Lesuore di Carità di Santa Maria sono un’istituzione nata a Torinonel 1871 grazie all’impegno di Madre Maria Luigia Angela Cla-rac, una donna coraggiosa che ha vissuto durante tutta la sua vitala radicalità del messaggio evangelico, con una spiccata prefe-renza per i poveri, gli indifesi e gli abbandonati, per i giovani egli anziani, tra credenti e non. Madre Clarac si prodigava per co-storo senza riserve, divenendo per tutte un esempio di carità e ditotale dedizione alla causa del povero. Ella aveva preso alla let-tera l’esortazione di Gesù, “quello che fate all’ultimo dei mieifratelli, lo riterrò fatto a me”, e noi sue figlie ci impegniamo nelvivere il carisma lasciatoci in eredità, in ogni luogo in cui il Si-gnore ci invia. Siamo infatti chiamate a proclamare e testimo-niare l’amore incondizionato e compassionevole del Padrerivelato nella croce di Cristo e imparato alla scuola della VergineMaria. Oggi la congregazione ha raggiunto innumerevoli paesi,viaggiando per tutto il mondo. Quando venne fondato l’istitutoSanta Maria a Grottammare? Grottammare è stata la primaterra fuori dall’arcidiocesi di Torino dove Madre Clarac ha pian-tato le sue “tende” su invito del vescovo di Ripatransone mons.Francesco Alessandrini, nell’anno 1878. La prima madre supe-riora fu suor Giustina Valperga, una delle collaboratrici che lastessa Madre Clarac portò con sé. E lei, suor Cecilia, quali com-piti deve adempiere come responsabile? In primo luogo, prov-vedo a coordinare l’animazione spirituale e tutto ciò che riguarda

l’organizzazione della scuola dell’infanzia e della casa di riposo:si tratta di provvedere alla vita ordinaria, mantenere i contatticon le autorità, dare il buon esempio e mantenere l’unione tra leconsorelle. Come è cambiata la sua vita dopo questo incarico?Come consacrata continuo a vivere il mio dono a Dio e ai fratelli,seppur con maggiore consapevolezza. Prima ero impegnata nelcampo educativo-scolastico in una scuola primaria in Calabria eoggi, a contatto con le mie consorelle e le ospiti presenti nellacasa di riposo, esterno la mia maternità e paternità spirituale con

più entusiasmo, sapendo che attraverso queste persone bisognosedi affetto e di comprensione, contribuisco a rendere visibile quel-l’amore che Dio ha per ciascuna di noi. Quali principali servizioffrite alla comunità di Grottammare? Al momento della fon-dazione di questo istituto erano presenti la scuola materna, il la-boratorio, l’orfanotrofio; offrivamo visite a domicilio ai nonvedenti, alle famiglie bisognose, ai preti poveri, ai nobili deca-duti. Nel 1880 aprì una seconda casa al Castello di Grottammare,l’Opera Pia Costante Maria: questa struttura garantiva educa-zione primaria gratuita alle fanciulle povere. Attualmente a Grot-tammare (in via Cairoli, 48) svogliamo la nostra attività nellacasa di riposo e residenza protetta. Nella comunità parrocchialesiamo presenti per l’animazione liturgica domenicale, come mi-nistri straordinari dell’Eucarestia, nella catechesi in preparazioneai sacramenti. In cosa consiste il servizio alla scuola d’infan-zia? Dunque, la scuola ha come missione la formazione com-pleta degli alunni, già in tenera età. Come consacrate svogliamo

la nostra azione apostolica con spirito di umiltà e amorevolezza,come docenti insegniamo bambini e alle loro famiglie la tene-rezza e la bontà di Maria con attenzione particolare verso i piùdeboli, gli emarginati, i diversi. Non manca l’invito alla pre-ghiera quotidiana e alla collaborazione reciproca, tramite la par-tecipazione ad incontri con degli esperti per una formazionecompleta delle famiglie. Le festività religiose inoltre vengonosolennizzate e curate, affinché bambini e adulti possano tornarea casa spiritualmente più ricchi. La scuola mira allo sviluppodella socialità, dell’autonomia, della sicurezza, della creativitàdel bambino e della sua crescita, improntata allo spirito di fami-glia. Il nostro lavoro avviene in sinergia con i genitori e i diri-genti scolastici, affinché ogni bambino si sente integrato nelcontesto socio-culturale quando va a inserirsi nella scuola pri-maria. Come vivete il servizio alla casa di riposo? In questoluogo esplichiamo il carisma del dono e della croce, amando, cu-rando, servendo Gesù nelle persone che chiedono ospitalità, ov-vero anziani autosufficienti e non. Nella nostra missionefacciamo tesoro dei richiami che il Santo Padre fa ai cristiani neiriguardi delle persone anziane e malate. Aiutiamo le anziane pre-senti nella nostra struttura in tutto ciò che concerne la loro esi-stenza. Vivendo con loro ci rendiamo conto che ogni persona habisogno non solo di cure fisiche, bensì di un sorriso, dell’ascolto,di una carezza, affinché si sentano accolte e valorizzate comepersone, degne di quel calore umano che le famiglie spesso nonpossono dare. Come figlie di Madre Clarac siamo felici e gioiosedi comunicare la tenerezza che lei stessa a suo tempo esprimevacon tana gratuità.Come si svolge il lavoro alla casa di riposo?Quali figure ruotano attorno a questa struttura? Le mie con-sorelle collaborano a rendere operante la sollecitudine dellaChiesa verso i suoi figli con l’apostolato della sofferenza me-diante l’offerta a Dio della propria inattività fisica. Siamo con-tente di dare assistenza anche ad alcune nostre sorelle anziane,che a loro volta ci danno una forte carica spirituale e apostolica,grazie alla loro esperienza di vita e a piccoli gesti e mansioniinerenti le loro possibilità. Alle ospiti garantiamo attenzioni ecure infermieristiche con personale qualificato: il rapporto conquest’ultimo ci dà l’opportunità di offrire loro non solo il lavoro,ma anche occasione di dialogo e di amicizia vera, un rapportoin cui soprattutto l’anziano ne tragga il maggior vantaggio. Ac-compagniamo spiritualmente le nostre anziane ad offrire la sof-ferenza e la solitudine come partecipazione al Mistero Salvificodi Cristo, con l’Eucarestia settimanale, il Rosario giornaliero el’opportunità di avvicinarsi ai sacramenti. Floriana Palestini

Testimoni di vita consacrataIntervista a Suor Cecilia per riscoprire le origini delle Suore della Carità

DIOCESI San Benedetto del Tronto Ripatransone Montalto

A tutte le comunitàLoro sedi

Oggi 18 febbraio 2015, con Mercoledì delle Ceneri inizia la Quaresima, tempo di penitenza e didigiuno/astinenza in preparazione alla Santa Pasqua

La QUARESIMA è il tempo della grande convocazione di tutto il popolo di Dio,

è un tempo significativo di tutta la vita cristiana in forza del suo battesimo. Per

tutte è bene privilegiare il silenzio che realizzi un deserto interiore e pregare nella

verità dello spirito per condividere il bene spirituale ai fratelli.

Ricordo alcuni impegni particolari:ogni giovedì di Quaresima riprenderà l’ADORAZIONE in Cattedrale alle ore 16,00utilizzare il calendario diocesano per i momenti formativi e le proposte celebrative

Nella fraternità auguro a ciascuna buon cammino penitenziale e Santa QUARESIMA!

Sr M. Alfonsa Fusco

delegata diocesana

DIOCESI San Benedetto del Tronto Ripatransone Montalto

ogni GIOVEDÌ - ore 16,00/17,00

ADORAZIONEnella cappellina

della CATTEDRALE “Santa Maria della Marina”

segreteria USMI diocesana

Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto”

Via Forte - S. Benedetto del Tr. (AP) REGISTRAZIONE TRIB. DI AScOLI PIcENO N. 211 del 24/5/1984

DIR. RESPONSABILE: Pietro Pompei [email protected] REDAZIONE E AMM.NE 63074 S. Benedetto Tr. (AP) Via Forte, 16 - Tel. 0735 581855 (int. 2-5)

e-mail: [email protected] C.C.P. n. 11886637, intestato a L’ANCORA - Causale abbonamento

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1 Marzo 2015 PAG

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6 Anno XXXII

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DECRETIIL VESCOVO

S.E. MONS. CARLO BRESCIANI

hA MODIFICATO

nel seguente modo lo Statuto del Consiglio Pastorale Diocesano (prot. n. 65/2014):

art. 4: “Il Consiglio Pastorale Diocesano è composto da: il Vescovo diocesano; il Vicario generale;il Delegato per la Pastorale; i Vicari Foranei; i segretari della CISM e dell’USMI Diocesani; trerappresentanti per ogni Vicaria; il Responsabile della Consulta diocesana dei Laici; tre membri dinomina vescovile”.Art. 7: “[…]Fanno parte della Segreteria: il Vicario Generale; il Delegato per la Pastorale; il Se-gretario; un Rappresentante dei Consigli Pastorali Parrocchiali; il Responsabile della ConsultaDiocesana dei Laici”.Art. 9: “il Consiglio Pastorale Diocesano è ordinariamente convocato tre volte l’anno”.

hA COSTITUITO

il nuovo Consiglio pastorale diocesano (prot. n. 66/2014 del 12 dicembre 2014):

Membri di dirittoS.E. Mons. Carlo Bresciani, Vescovo Diocesano, Presidente

Mons. Romualdo Scarponi, Vicario generaleDon Gianni Croci, Delegato per la PastoraleDon Dino Straccia, Vicario ForaneoDon Giorgio Carini, Vicario ForaneoDon Patrizio Spina, Vicario ForaneoDon Marco Di Giosia, Vicario ForaneoPadre Gabriele Lupi, Vicario ForaneoPadre Gabriele Di Nicolò, Segretario CISMSuor Alfonsa Fusco, Segretaria USMIVicaria S. Giacomo della Marca: Alessandro Straccia, Simonetta Di Concetto, Gianluca MontiVicaria P. Giovanni dello Spirito Santo: Quintilio Straccia, Tiziana Capriotti, Debora NeroniVicaria S. Maria in Montesanto: Claudio Tarquini, Fabio Meco, Santina D’AntonioVicaria Madonna di S. Giovanni: Oscar Chiarini, Vincenzina Ascani, Sara VannicolaVicaria B. Assunta Pallotta: Christian Lupidi, Sabrina Zunica, Marco MarcoionniConsulta diocesana dei laici: Mascia MorettiNomina vescovile: diac. Giovanni Bettoni, Adamo Di Giacinti, Veronica Zagarra

hA COSTITUITO

la Segreteria del nuovo Consiglio Pastorale Diocesano (prot. n. 67/2014 del 12 dicembre 2014):

Mons. Romualdo Scarponi, Vicario generaleDon Gianni Croci, Delegato per la PastoraleAdamo Di Giacinti, SegretarioDebora Neroni, Rappresentante delle VicarieMascia Moretti, Responsabile della Consulta Diocesana dei Laici

Al Convegno Fides Vita del 2012,abbiamo avuto l’onore di ospitarel’allora ministro delle Minoranzereligiose in Pakistan, Paul Bhatti,fratello di Shabbaz Bhatti, assas-sinato dagli estremisti islamici aIslamabad un anno prima, esatta-mente il 2 marzo 2011, per la suatestimonianza di fede in Gesù Cri-sto fino al dono della sua stessavita. Il volto e il testamento spiri-tuale di quest’uomo sono stati dasubito una provocazione alla no-stra fede e alla nostra vita pertantoabbiamo invitato il suo erede esuccessore in questa missione, araccontarci di lui. Così, con PaulBhatti, è nata un’amicizia da cuiscaturisce l’idea di questa mostraper diffondere la testimonianza diShahbaz e far conoscere la dram-matica condizione dei cristiani edelle varie minoranze religiose inPakistan. Oltre alla figura di Shab-baz, la mostra propone anche lastoria di piccoli, ma grandi uominicome Iqbal, che ha lottato per lalibertà dallo sfruttamento minorilee la storia di piccole, ma grandidonne come il premio Nobel per la pace, MalalaYousafzai, che ha lottato per il diritto all’istru-zione delle donne in Pakistan. Questa mostra vuole essere l’occasione anche

per esprimere un giudizio sul terrorismo che stacolpendo mortalmente l’Europa e il mondo isla-mico, affinchè i nostri figli, i nostri alunni, cia-scuno possa essere educato ad interessarsi allarealtà con verità. Moina Maroni

Da Montalto MarcheFINO AL DONO DELLA VITA

Leggiamo Lc 7,11-17, il racconto di uno deipiù conosciuti miracoli di Gesù. 1. Gesù si reca a Nain. «In seguito Gesù si

recò in una città chiamata Nain, e con lui

camminavano i suoi discepoli e una grande

folla» (Lc 7,11).Abitualmente, nei pellegrinaggi, si parte daNazaret e dopo 11km si raggiunge Afula; daqui si prosegue verso il Tabor. A 7 km daAfula, una strada stretta a destra conduce,dopo alcune centinaia di metri a un villaggiomussulmano chiamato Nain nel Nuovo Te-stamento e Nein dagli ebrei. Si tratta dipoche case addossate sul pendio orientale diGebel Dahi, o PiccoloErmon. Il Sal 89 ri-chiama con enfasi lazona: «Il Tabor e l’Er-mon cantano il tuonome» (Sal 89,13). IlTabor è alto 558metri, 100 metri al disopra della pianura diEsdrelon; mentre l’-Hermon, ai confini diLibano, Siria eIsraele, raggiunge 2.814 metri. Nell’attualeNain c’è una cappella costruita dai france-scani su una chiesa antecedente; poco di-stante dal villaggio ci sono alcune tombescavate nella roccia. Anche ai tempi di Gesùdoveva essere un povero paese. Luca, bontàsua!, lo qualifica come città, con le sue murae la sua porta. 2. L’incontro del duplice corteo. «Quando

fu vicino alla porta della città, ecco, veniva

portato alla tomba un morto, unico figlio di

una madre rimasta vedova; e molta gente

della città era con lei. 13Vedendola, il Signore

fu preso da grande compassione per lei e le

disse: «Non piangere!».(Lc 7, 12-13)». Si tratta di un duplice corteo. Cioè, quellodella morte, rappresentato da coloro che por-tavano il ragazzo nella tomba; quello dellavita, rappresentato da Gesù con i suoi disce-poli e con molta folla. Il secondo avrà il so-pravvento sul primo. Nella sua grande delicatezza d’animo Lcconcentra la sua attenzione sul dolore che siè abbattuto su quella donna: una madre, ri-masta vedova, senza il suo unico figlio, pian-gente. Infatti, Gesù è stato preso da grandecompassione viscerale per lei, esplanchìsthe

ep’autés, da splànchna, viscere. Luca, e luisolo, ricorderà altri due casi di figli unici,monogenés (8,42; 9,38). Ma Luca sa beneche chi si è commosso così tanto è colui cheegli qui chiama hò Kýrios, il Signore. E hò

Kýrios, il Signore, sta a indicare Gesù nellasua dignità divina oltre che umana. «Nonpiangere», mè kláie, cioè, cessa di piangere. 3. Àlzati. «Si avvicinò e toccò la bara, men-

tre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ra-

gazzo, dico a te, àlzati!».

15Il morto si mise seduto e cominciò a par-

lare. Ed egli lo restituì a sua madre» (Lc7,14-15).«Ti dico, àlzati!», egértheti, risvégliati. E’ uncomando, àlzati, pronunciato, però dalKýrios, quindi, comando che si accompagnaall’onnipotenza divina. Lc tiene presenti –per continuità e per superamento – due fattisimili avvenuti nell’Antico Testamento. Eliaprende dalle braccia della vedova che loospitava il bambino che le era morto, «19loportò nella stanza superiore…, e lo stese sulletto. 21Si distese tre volte sul bambino e in-vocò il Signore: “Signore, mio Dio, la vita di

questo bambino torninel suo corpo”. 22Il Si-gnore ascoltò la vocedi Elia; la vita del bam-bino tornò nel suocorpo e quegli riprese avivere. 23Elia prese ilbambino, … e lo con-segnò alla madre» (1Re 17,19-23). Caso si-mile riguarda Eliseo.Egli «si coricò sul

bambino [già morto]; pose la bocca sullabocca di lui, gli occhi sugli occhi di lui, lemani sulle mani di lui, si curvò su di lui e ilcorpo del bambino riprese calore…si curvòsu di lui. Il ragazzo starnutì sette volte, poiaprì gli occhi» e riprese vita (2 Re 4,33-37). In Elia e Eliseo la vita è fuori di loro: la im-plorano, la cercano, pensano di comunicarlacon il contatto fisico. «In lui [Gesù] era lavita» (Gv 1,4), è egli stesso «la vita» (Gv14,); la comunica senza sforzo e di sua ini-ziativa. A questa continuità, Luca vuole ag-giungere un prolungamento. Lo fa usando ilverbo egértheti, da egéirô, svegliarsi. Oraegéirô viene usato per indicare la risurre-zione corporale, sia di Gesù che di noi. In-fatti egéirô, svegliarsi dal sonno della morte,è uno dei verbi dell’annuncio pasquale, giànegli strati più antichi del Nuovo Testamento(1Ts 1,10; 1Cor 15,4.12.15). Egéirô è paral-lelo a anístemi,alzarsi, stare in piedi, con lostesso significato di egéirô.

4. La lode corale a Gesù. «Il morto si mise

seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo resti-

tuì a sua madre. 16Tutti furono presi da ti-

more e glorificavano Dio, dicendo: «Un

grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha

visitato il suo popolo». 17Questa fama di lui

si diffuse per tutta quanta la Giudea e in

tutta la regione circostante.» (Lc 7,15-17). Con Gesù che riconsegna il ragazzo a suamadre, Lc completa il quadro di una donna,madre e vedova, ma con il figlio che riavuto.«Dio ha davvero visitato il suo popolo» me-diante la persona del Kýrios.Conclusione. Con la liturgia professo: «Iocredo, risorgerò. Questo mio corpo vedrà ilSalvatore». [email protected]

Dio ha visitato il suo popolo

44. LA RISURREZIONE DEL RAGAZZO DI NAIN

LUNEDÌ 2 MARZO

Ore 20.45 San Benedetto Tr. Biancazzurro: Incontro di formazione per i Diaconi

GIOVEDÌ 5 MARZO

Ore 18.30 San Benedetto Tr. Monastero S. Speranza: S. Messa

VENERDÌ 6 MARZO

Ore 16.00 San Benedetto Tr. Cattedrale: Confessioni

Ore 21.00 San Benedetto Tr. Porto: Stazione quaresimale

DOMENICA 8 MARZO Ore 9.30 Villa Rosa

Parrocchia S. Gabriele dell’Add.:Ritiro per gli operatori pastorali

Impegni Pastorali del Vescovo DaL 1 aLL’8 Marzo 2015

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7Anno XXXII

1 Marzo 2015 PAG

Da Montalto Marche a cura di LauretanumDa ripatransone a cura di Silvio Giampieri

APERTURA DEL PROGRAMMA QUARESIMALE DELLE COMUNITÀ MONTALTESI

Con il Mercoledì delle Ceneri ogni Fedele è stato invitato dalla Chiesa a ritornare alle radici della Fede.Ogni anno la Chiesa invita i suoi Fedeli ad un tempo proficuo dalpunto di vista spirituale, che aiuti ciascuno a convertire il suo cuorenell’ascolto della Parola di Dio e a colmare, attraverso i tradizionalistrumenti di pietà che la Fede ci consegna, quelle mancanze e quelledebolezze che sperimentiamo a causa della nostra umanità. Scriveil Santo Padre Francesco nel suo Messaggio per la Quaresima 2015:“Quando il popolo di Dio si converte al suo amore, trova le rispostea quelle domande che continuamente la storia gli pone. Una dellesfide più urgenti sulla quale voglio soffermarmi in questo Messaggioè quella della globalizzazione dell’indifferenza. L’indifferenza versoil prossimo e verso Dio è una reale tentazione anche per noi cristiani.

Abbiamo perciò bisogno di sentire in ogni Quaresima il grido dei profeti che alzano la voce e cisvegliano”. Tempo di sfide, dunque, di propositi e di progetti a livello personale e comunitario,che prende le mosse dal giorno di digiuno e di astinenza, il Mercoledì delle Ceneri, che, dopo lesettimane del Carnevale, ci fa cogliere quell’austerità e quella sobrietà di vita che caratterizzanole settimane di preparazione alla Pasqua. Si dice abitualmente che la durata della Quaresima è diquaranta giorni: in realtà il calcolo esatto arriva a quarantaquattro giorni, da quando l'inizio vieneanticipato al Mercoledì precedente la prima Domenica (ciò è dovuto all'esigenza di computareesattamente quaranta giorni di digiuno ecclesiastico prima della Pasqua, dato che nelle sei Do-meniche che intercorrono non è consentito digiunare, essendo comunque giorno di risurrezione).La preghiera comunitaria in Concattedrale a Montalto ha visto la Celebrazione della Santa Messa,come ogni Mercoledì dell’anno, nella mattinata, alle ore 10, e poi nel pomeriggio una Liturgiadella Parola presso la Casa di Riposo “Avvocato Galli”, entrambe con il Rito dell’Imposizionedelle Ceneri. Anche nelle altre due Parrocchie montaltesi ci sono stati momenti celebrativi: a Por-chia è stato don Lorenzo a presiedere il Rito iniziale di questo Tempo nella Santa Messa delle ore17; a Patrignone invece don Vincent ha celebrato la Santa Messa alle ore 18:30, inserendo in essa,come previsto dalla tradizione romana, l’austero segno penitenziale, richiamo alla santità.

UN MOMENTO DI PREGhIERA DEDICATO AI FIDANZATI NEL GIORNO DI SAN VALENTINO

Piacevole e significativa l’iniziativa di Don Gian Luca Ro-sati, Amministratore parrocchiale di Ripatransone, che hapensato quest’anno di celebrare un’eucarestia invitando apregare assieme i fidanzati nel giorno di San Valentino. Cer-tamente un segno di attenzione verso i giovani che intrapren-dono la strada di una relazione affettiva, sperimentando legioie e le inquietudini che essa comporta e “sconvolgendo”positivamente la loro quotidianità. Quest’anno poi si celebrail Sinodo dei Vescovi sulle Famiglie, ed il tema della rela-zione di coppia è tornato al centro del dibattito ecclesiale,essendo poste nuove sfide in merito dalla società moderna.Papa Francesco nelle varie udienze generali ama spesso ri-petere ai coniugi ed alle giovani coppie, che la quotidianitàpuò essere segnata da difficoltà e da diverbi anche accesi,ma poi la giornata è bene che sia sempre chiusa con un mo-

mento di perdono e riconciliazione reciproca. Dunque nel Duomo ripano nella serata di Sabato14 Febbraio al termine della messa delle 17,30 i vari fedeli assieme al sacerdote si sono recatipresso una cappella laterale, che anticamente era di patronato di una nobile famiglia ripana, dovenella pala d’altare è rappresentato in una sacra conversazione anche San Valentino, voluto dalcommittente dell’epoca che era suo omonimo. Qui è avvenuta la recita di una preghiera compostadal Beato Papa Paolo VI, appositamente stampata sul retro di un’immaginetta, donata ai convenuticome ricordo, e diffusa poi nella comunità parrocchiale per essere utilizzata nei momenti di dif-ficoltà o in quelli in cui si desidera riaffidare a Dio il cammino di coppia.

Ancora oggi l’abbazia di Santa Maria in Monte-santo è uno tra i complessi religiosi di maggioresuggestione del territorio teramano, una realtàmonumentale immersa in un silenzio fatto di me-moria, spiritualità e natura. L’abbazia, che celebra ogni anno la festa dell’As-sunta con un pellegrinaggio a piedi il 14 di ago-sto, nacque nel periodo medievale compreso trail 745 e il 750 d.C, quando il Conte di Teramo,allora ancora vassallo delducato spoletino, la fececostruire, secondo l’usodei tempi, per il suo se-condogenito; essendoriuscito poi ad otteneredal papa, in via eccezio-nale, la cura animarum,privilegio concesso soloa pochi monasteri, strinsequindi un sodalizio conl’abbazia di Montecas-sino, che ospitava altempo circa 1300 monacied ottenne il permesso diaccogliere a Montesantoun gruppo di monaci chevi si alternavano ogni seimesi , grazie soprattutto al grande beneficio dicui disponeva il monastero, che si estendeva dalMonte Foltrone alla Montagna dei Fiori, per tuttala vallata del Vibrata fino al mare, scendendoverso il Tronto e inglobando anche il comune diCampli e una parte della vallata del Pescara, daCastiglione Messer Raimondo fino alla foce.L’abbazia ospitava, inoltre, anche delle figurefisse che necessitavano di un’esperienza cogni-tiva e visiva dell’ambiente come l’abate, il fac-cendiere, il cuciniere e anche un economo,responsabile dei conti interni al monastero, edera costituita da 4 ali, di cui oggi se ne conservasolo una. Ad aprirci le porte di questo luogo incantato èstato il diacono Galliano Ciccarelli, suo custodenonché Pro Rettore dal 17 marzo 1997, che congrande disponibilità ci ha raccontato le vicendedell’abbazia. Il restauro, avvenuto negli annicompresi tra il 1992 e il 1995 con un finanzia-mento da fondi europei ed eseguito grazie ad unaccordo tra la diocesi e il comune di Civitella,

con la collaborazione della Forestale, ha riportatole cose allo stato in cui si trovavano nel XIII se-colo, recuperando l'intera funzionalità del com-plesso abbaziale. Dopo essere stata per alcunianni inglobata come annessa all’Ente Parroc-chiale “Santa Maria in Monte Santo e Sant’An-gelo” e dopo un successivo periodo di autonomiacome chiesa rettoriale, il 15 giugno 2011 la Con-gregazione ha stipulato l’attribuzione di proprietà

dell’abbazia alla diocesinella persona del vescovopro tempore, suo abate erettore, che ne ha assuntola legale rappresentanza.Il diacono Galliano, cheha effettuato varie ricer-che al fine di restaurarel’assetto originario delcomplesso, sotto il vin-colo della tutela di quelliche sono beni non solosacri ma anche culturali eambientali, ci ha illu-strato i lavori di ripristinodegli ultimi anni. Dal2008, anno in cui l’abba-zia è stata riconsacrata, le

modifiche hanno interessato sostanzialmente ilpresbiterio, con la sostituzione dell’altare, dellasedia abbaziale e dell’ambone, fino ad arrivareai lavori più recenti, in particolare l’importantis-simo ritrovamento di un antico fonte battesimoche era andato perduto (risalente intorno all’anno1000 e forse di proprietà cardinalizia) e il ripri-stino di quattro medaglioni, finora messi da parte

La Comunità cristiana di Patrignone ha vissuto come ogni annoin questa prima metà di febbraio i momenti celebrativi in onoredella sua Patrona, Sant’Apollonia, Vergine e Martire. La vicendaagiografica di questa Donna e Vergine cristiana ha veramentedell’eroico. È stata tale la devozione per la Santa Martire Apollo-nia, Protettrice dei denti e delle malattie a essi collegate, che dalMedioevo in avanti si moltiplicarono i suoi denti-reliquie mira-colosi, venerati dai fedeli, e custoditi nelle chiese e negli oratoriin tutto l’Occidente. Nel 248 scoppiò ad Alessandria d’Egitto unasommossa popolare contro i cristiani, aizzata da un indovino pa-gano. Durante questo furore sanguinario fu arrestata anche la Ver-gine anziana Apollonia (che però nell’iconografia tradizionale,

come tutte le Sante Vergini, è raffigurata in giovane età) e le furono fracassate le mascelle, fino afarle fuoriuscire i denti (oppure, come la tradizione popolare ha tramandato, le furono strappati identi dal vivo con una tenaglia, con la quale viene spesso rappresentata, proprio come nell’im-magine custodita nella nostra chiesa di Santa Maria in Viminato). Quindi, acceso un rogo fuoridella città, la minacciarono di gettarcela viva, se non avesse pronunziato insieme a loro paroleblasfeme contro Dio. Apollonia chiese di essere lasciata libera solo un momento, e una volta ot-tenuto ciò, si lanciò rapidamente nel fuoco di propria volontà, venendo così incenerita. Nei giornisei, sette ed otto di questo mese ci si è dunque preparati con un Triduo alla Festa liturgica dellaPatrona, celebrata dalla Chiesa Cattolica Lunedì 9 febbraio. Tuttavia, come ogni festività cristianain tempi più recenti, la Festa patronale è stata organizzata in giorno di Domenica, il 15 febbraiou. s. Al termine della Santa Messa solenne, celebrata dal Parroco don Lorenzo alle 11:15 nellachiesa parrocchiale di Patrignone, i Fedeli si sono avviati processionalmente verso la chiesa dellaMadonna di Reggio, al suono festoso delle campane, dietro la croce, recando lo stendardo conl’immagine della Santa e la reliquia del suo corpo. Lì è stata invocata sui presenti e sull’intera Fa-miglia parrocchiale la Benedizione per sua intercessione. Il pranzo conviviale, consumato da oltrecento persone, tra piccoli e grandi, presso il Ristorante “Verde Quiete” di Montalto ha poi compiutoil programma della giornata.

L’ABBAZIA DI MONTESANTO,UN PATRIMONIO LOCALE DI GRANDE VALORE

L’ESEMPIO E IL CULTO DEI MARTIRI RINVIGORISCE LA FEDE DEI CRISTIANI

Sant’Apollonia, Donna egiziana forte nel dono della vita,

festeggiata dai Fedeli patrignonesi.

e oggi invece appesi alle parete late-rali, raffiguranti i quattro evangelisticon i loro simboli, commissionatidal vescovo ad uno scultore di Iser-nia per il giubileo del 2000. Fortunatamente da qualche anno,dunque, l’Abbazia di Santa Maria inMontesanto è stata riaperta al cultoe alla celebrazione dei sacramenti,tornando coì fruibile ai tanti fedeliche, per visitarla, arrivano anche dapaesi lontani.

Oggi l’abbazia viene spesso sceltacome luogo ideale per matrimoni equalche battesimo, ma soprattuttocome sede di brevi ritiri per ragazzi,giovani e adulti, per tutti coloro cheabbiano desiderio e bisogno di vi-vere un momento spirituale in unquadro dove il silenzio e l’autenticitàdel luogo ne costituiscono la corniceprincipale.

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8 Anno XXXII

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Il desiderio di vita familiare al mare, permeato di nostalgia

Oggi è il 10 gennaio 2015 e ci troviamo qui dentro, dietro le sbarre, invece di essere al mare a fareuna passeggiata con un’amica o con degli amici. Direi che sono passati i giorni più brutti della miavita dietro queste sbarre. Da due anni mi trovo qui, chiuso per un errore che ho fatto e finalmenteho quasi pagato. È stata un’esperienza unica, con tanti giorni difficili; pochi sono stati quelli belli.Belli perché ho conosciuto tanta gente brava; brutti perché ho perso due anni della mia vita rin-chiuso qui invece di star fuori a godermi la mia vita, o stare vicino alla mia famiglia. Negli ultimi 4anni in Italia ho vissuto sempre vicino al mare e posso dire che sono proprio innamorato del mareitaliano; anche da noi, in Albania, c’è il mare ed è bello, ma io sono cresciuto al nord e ho sempredesiderato avere una casa al mare; così, quando sono venuto in Italia, ho subito preso una casaal mare. Mi piaceva nuotare, mi piaceva vedere sempre la gente che si divertiva a giocare in acquacol pallone, i bambini che giocavano con la sabbia, la musica che sembrava facesse ballare anchele onde. Io aspettavo sempre per vedere il tra-monto con una birra in mano e speravo che an-dasse sempre così: mare, sole, feste, musica, belledonne, tramonto con la birra in mano; invece nonè stato proprio così. Adesso mi trovo qui e speroche quando uscirò non tornerò mai più qui dentro.Avrò sempre una vita felice con la famiglia e lacasa al mare. Ma da oggi in poi non vorrò più ve-dere il tramonto con una birra in mano, magari conun libro!! (Ardit P.)

Anche la natura esige rispetto

Secondo me se non stiamo attenti a tenere pulitele strade, la natura ci si rivolterà contro, perciòdobbiamo iniziare tutti insieme a rispettarla. Voglio raccontarvi la storia di un signore che abitain Inghilterra e che ha cominciato una battaglia contro il petrolio. Questo signore ha deciso di nonutilizzare l’automobile e di andare in bicicletta, di non mangiare il cibo confezionato con la plastica( dall’insalata imbustata ai gelati industriali) e di comprare cibo fresco; si è costruito perfino unabici con una dinamo che, durante la pedalata, fornisce energia per ricaricare il computer portatilee altro…Questo signore da anni combatte questa battaglia e se ognuno di noi volesse, potrebbecambiare vita e aiutare la natura partendo da piccoli passi, perché è proprio con i piccoli passi chepossiamo fare grandi cose tutti insieme. Rispettiamo la natura, altrimenti un giorno si ribellerà esarà troppo tardi! (Junes)

La musica ci unisce e ci aiuta a trascorrere momenti discreti

Siamo quattro detenuti provenienti da diversi Paesi: Sudan, Albania e Nigeria. Qui in car-cere non viviamo nella stessa cella e condividiamo poche cose ma oggi, parlando di mu-sica, possiamo dire che una cosa che ci accomuna, anche dietro alle sbarre, è l’amoreper questa. A due di noi, S. e C., piace ascoltare quella elettronica, che col suo buon

ritmo ci fa ricordare la discoteca e il di-vertimento che non proviamo qui; a noialtri, I. e D., oltre alla musica elettronicapiacciono molto l’hip- hop e l’R&B, checi riportano nel passato, quando era-vamo DJ. Tutti, comunque, alla radio onei lettori cd che abbiamo in cella, ascol-tiamo musica anche di altro genere, avolte proveniente dai nostri luoghi d’ori-gine. Aldilà del genere musicale, comun-que, la cosa più importante della musicaè che ci fa rilassare, pensare a bei ri-cordi, allontanandoci per un attimo dallarealtà del carcere. (Sandel, Costel, Idrius,

Damisaha)

Dal Carcere di Marino del Tronto

Pensieri, ricordi e sogni in libera uscita, i sensi soffrono il chiusoNel sogno ho ritrovato un caro affetto

Stanotte ho sognato mio nonno, che è venuto a

mancare sei anni fa.

Sono molto felice di averlo sognato perché mi

manca molto e gli ho voluto molto bene. Ri-

cordo che nel sogno ho parlato con lui e ci

siamo presi un caffè, eravamo nella mia città

natale, in Albania. Tutto mi sembrava cosi vero che non volevo finisse mai. Lui quando era in vita mi voleva tanto

bene, ma mi puniva quando sbagliavo, togliendomi le cose che desideravo. Purtroppo il sogno non è durato molto

perché un mio compagno di cella mi ha svegliato urlando che gli era caduto a terra un uovo per la sua colazione...e

cosi come tutti i sogni c'è sempre qualcuno o qualcosa che ti fa ritornare a questa cruda realtà! Aryanit

Mi mancano i profumi, una componente importante della libertàIn questa condizione di restrizione molti profumi sono mancanti, inesistenti,visto che ilprofumo è caratterizzato da un evento che lo crea, tipo il profumo della pizza...alimentomolto raro, qui, in carcere. Quando arriva il carrello della mensa e sento l'odore del pomo-doro..e della besciamella.. è allora che magicamente il mio viso si illumina di un sorriso, quandoscopro che si mangiano le Lasagne! Chi non va matto per le lasagne? La domenica spesso ciportano questo piatto delizioso..è un Dono. Oltre all'odore del cibo, mi è venuto in mente,che una sera affacciandomi alla finestra dietro alla sbarre, tirai nei miei polmoni un bel po'd'aria..e sentii l'odore dell' estate.. Alcuni odori mi mancano e molto anche…l'odore dellabenzina ad esempio,e quello di gomme bruciate,essendo io un amante di auto e moto...anchel'odore dei dolci, visto che sono ghiottissimo.Mi manca l'odore della salsedine e quel sentirsisulla pelle la secchezza dopo un tuffo in mare. Inoltre mi manca l'odore della pelle, quelloche puoi sentire in una fabbrica di scarpe, quell'odore spesso abbinato a quello del mastice,quando lavori in manovia. I ristoranti, la propria casa, le passeggiate nei giardini, i primiamori, le corse in auto ed in moto, le feste paesane, le giornate passate al mare, le giornatepassate al lavoro…Mi mancano. Alessio

La passata di pomodoro diventata indigestaUn giorno, da piccolo, ero al mare con mia sorella e mentre giocavamo sulla spiag-gia mi sono allontanato per andare a divertirmi da solo dietro ad uno chalet che erachiuso. Ho visto una bottiglia di pomodoro e ho cercato di romperla, ci sono riuscito,però è esplosa ...ed una scheggia di vetro mi ha ferito la gamba, mi hanno portatoin ospedale e mi hanno messo dieci punti.Da allora , l'odore della passata di pomodoro, mi ricorda sempre questo fatto.Per anni non sono riuscito più a mangiare la pasta col sugo di pomodoro, ho rico-minciato a farlo solo dopo cinque anni da questo episodio. Questo è il mio ricordosull'olfatto. Junes

Con la fresca aria mattutina arrivano i ricordiQuando mi sveglio al mattino e apro la finestra della cella, quel profumo del mattino mi ricordala mia casa, dove ero il proprietario della mia libertà. Mi ricordo i buoni odori della colazioneche faceva mia madre che purtroppo è lontana, qui non c'è nemmeno un pezzo di terra con unpo' di erba per sentire il profumo della natura in quanto in carcere c'è solo ferro e cemento etanta tristezza. La mattina mi affaccio alla finestra per prendere aria fresca, ma qualcosa me loimpedisce ..le sbarre a quadretti della finestra che mi trasmettono angoscia , malinconia e no-stalgia...sensazioni che ti tolgono il sorriso dal viso anche perché il sole si vede a quadretti e ca-pisci che sei stato privato della tua libertà. A queste piccole cose, noi, fuori diamo pochissimaimportanza, ma una volta dentro prendono valore cose anche molto piccole, un valore inestima-bile.Non fatevi togliere la libertà da nessuno, perché non ha prezzo. Marius

Con l’udito e la vista Gabriele si ripeteL'udito è una cosa incredibile,ci aiuta a vivere con tutto ciò che ci circonda.Sentire lo scricchiolio di una sedia, un passo, un ticchettio..è INCREDIBILE...anche se questisuoni non mi ricordano il caos della vita fuori dal carcere, con tutti quei rumori assordanti che avolte sembrano una sinfonia tra altri e bassi. La vista è una cosa meravigliosa basta chiudere gliocchi per rendersi conto di quale potere abbia. Gabriele

La Grande Bellezza di Roma devastata dalla furia di centinaiadi hooligans nazisti olandesi. I barbari, i lanzichenecchi, gli unnidel calcio europeo che vengono nella capitale per una partita, siubriacano, sfregiano la Fontana della Barcaccia dei Bernini ap-pena restaurata, mettono a ferro e fuoco Piazza di Spagna eCampo de Fiori. All’indomani dello scempio già sono state dettee scritte tante parole, si rincorrono le polemiche, il rimpallo diresponsabilità tra le istituzioni, “perché” e “come” sia potuto ac-cadere, nonostante le premesse già fossero note e il mondo delcalcio non riesca ancora ad arginare questi fenomeni.L’immagine della scalinata di Trinità dei Monti presidiata dallaforze dell’ordine e dei vandali olandesi che bevono fiumi dibirra, orinano nella fontana, barcollano con sguardo allucinatotra i turisti spensierati e i cittadini preoccupati, non sarà dimen-

ticata tanto facil-mente dai romaniche l’hanno vista evissuta, con il ma-lessere di un guaioimminente annun-ciato. E mentre noiitaliani ci cruc-ciamo per l’imbar-barimento dellanostra società, pergli odi e i razzismi che rinascono, per la maleducazione e l’in-tolleranza nelle città, ecco che arriva dal Perfetto Nord - semprecritico verso il Profondo Sud - uno schiaffo intollerabile che non

ci consola, ma che ci fa vedere inesorabil-mente quanto in fatto di inciviltà nessuno siamigliore di altri.Anzi, c’è un paradosso quasi banale: se inOlanda butti un fiammifero o un pezzo di cartain terra se non finisci in carcere certo nonscampi a multe salate. Eppure si lascia liberauscita alle schegge impazzite per andare a im-brattare spudoratamente il salotto degli altri.Chi ha rotto i cocci ora paghi, questo è il mi-nimo e l’indiscutibile. Rimane l’amarezza di

vedere ancora il cuore dell’uomo, a qualsiasi latitudine sia, in-capace di affrancarsi dalla sua parte peggiore

OLANDESI A ROMA

Il Perfetto Nord ha dato il peggio

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1 Marzo 2015 PAG

AGENZIA GENERALE DI S. BENEDETTO DEL TRONTO

Agente Generale Cinzia AmabiliVia F. crispi, 107 - Tel. e Fax 0735 582101

LA ChIESA DI ANCONA - OSIMO GRATA A DIOPER IL DONO DEL CARDINAL MENIChELLIDomenica 15 Febbraio la città di Anconaha vissuto un momento di particolare emo-zione, stretta attorno al suo pastore EdoardoMenichelli, il quale era stato creato Cardi-nale nei giorni precedenti da Papa France-sco. Nella mattinata infatti,nella Basilicaromana di San Pietro, ha avuto luogo unasolenne concelebrazione col Pontefice, a si-gnificare l’inizio di questo nuovo servizioin seno alla chiesa, nella comunione con lui.Il successore di Pietro aveva tenuto a specificare che quella concessa loro è una nuova dignità,ma non intesa in senso meramente onorifico, poiché essi sono divenuti servitori di fiducia dellachiesa, cui il Vescovo di Roma può fare un particolare affidamento nella cura del popolo di Dio.Uomini della carità dunque, contraddistinti dal colore rosso che deve ricordare a tutti lo zelo bru-ciante di attenzione per il prossimo, pastori presenti in mezzo al popolo e cardini essenziali dellavita di comunità. La Cattedrale di San Ciriaco, che domina il porto e la città dorica, nel tardo po-meriggio risultava dunque gremita di autorità civili e da semplici fedeli accorsi per partecipareassieme all’Eucarestia di ringraziamento e saluto a Mons. Menichelli. Il presule è giunto a piedi,salendo dalla propria abitazione in Episcopio, ed ha trovato nell’antico e suggestivo luogo sacrole varie rappresentanze della vita sociale ed ecclesiale ad attenderlo. Visibilmente commosso esicuramente stanco per le tante emozioni vissute nei giorni precedenti, nelle giornate romane del-l’ultimo concistoro, il presule ha tenuto a salutare di persona i tanti amici e collaboratori. Ad ac-coglierlo, rivolgendogli un primo pubblico saluto a nome della chiesa diocesana di Ancona-Osimo,è stato Mons. Roberto Peccetti, vicario generale, e per questo da tanti anni suo stretto collaboratore.Il sacerdote ha saputo esprimere un intimo e caloroso pensiero, ripercorrendo un po’ tutte le prin-cipali tappe della vita del neo cardinale, tra gioie e difficoltà. È seguita poi la celebrazione euca-ristica che ha visto presenti come concelebranti l’Arcivescovo Metropolita di Fermo, Luigi Conti,quello di Fabriano, Giancarlo Vecerrica, e Mons. Claudio Giuliodori, assieme a tanti presbiteridiocesani. Nella sua omelia il Cardinal Menichelli ha tenuto a ringraziare tutti i fedeli che sin dalprimo giorno di arrivo in questa comunità lo hanno accompagnato con la preghiera, invito che harinnovato, ora che si profila per lui questo nuovo servizio ecclesiale. Al termine, poi hanno presola parola il Sindaco di Ancona, la Presidente della Provincia ed il Governatore della Regione, chehanno ricordato i tanti momenti di collaborazione che hanno visto le istituzioni affiancate dallasua azione pastorale di Vescovo. L’auspicio è stato quello di continuare ad operare insieme conuna rinnovata attenzione per il territorio ed i bisogni delle tante persone che sono in difficoltà, in-carnando sempre più l’azione caritativa della chiesa, ora ulteriormente incoraggiata dalla presenzadi una figura cardinalizia. Silvio Giampieri

Sabato 21 febbraio, presso la nostra parrocchiaSacro Cuore di Centobuchi sono venuti a tro-varci una rappresentanza di amici dell' Unitalsidiocesana per incontrare i bambini ed i ragazzidella nostra comunità, hanno partecipato contutti noi durante la santa Messa celebratasi nelpomeriggio, ed in particolare si sono fermatinel momento successivo, solitamente dedicatoall'incontro settimanale di catechesi, con i ra-gazzi più grandi dagli 11 ai 14 per donare lorotestimonianza della loro vita. Ci siamo quindiriuniti nel salone parrocchiale dove dopo un ini-ziale momento di confusione e di distrazionegenerale, ha preso la parola Corrado, un colla-boratore e assistente dell'associazione, il qualeè riuscito subito a cogliere l'interesse dei gio-vani uditori i quali si solo fatti silenziosi ed at-tenti.Corrado ci ha raccontato del percorso di vitache lo ha portato all'in-terno dell'Unitalsi, un per-corso che ci ha descrittocome una storia inaspet-tata e sorprendentementearricchente donatagli dalSignore una storia culmi-nata con l'incontro emo-zionantissimo con PapaFrancesco nel marzo didue anni fa quando ilSanto Padre nonostante la

folla immensa di persone si è fermato in mezzoa loro per salutare Cesare (Cece'). Dopo di luisi sono susseguite altre testimonianze di alcunedelle persone che ricevono assistenza dai vo-lontari dell'associazione e che ci hanno colpitocon il racconto della loro quotidianità fatta dibei momenti di condivisione e di gesti tantosemplici quanto preziosi e gioiosi, resi possibilidalla generosità delle persone che ogni giornomettono a disposizione il loro tempo. Ringra-ziando tutti coloro che sono intervenuti edhanno reso possibile questo confronto, senza di-menticare tra questi il nostro parroco don Al-fonso, desidero chiudere con un invito allariflessione lanciato da una delle frasi dette daCorrado: "il Signore suscita in noi l'agire e ilfare e se noi diciamo Sì al suo volere ci dàanche la forza di realizzarlo!"

Alessandro Straccia

Testimonianza degli amici dell'UNITALSI di PdA al Sacro Cuore, con l'amore nel cuore tutto diventa possibile

Mentre andiamo in stampa apprendiamo la notizia della morte di Cesare (Cecè). Lo affidiamo all’amore e allamisericordia diDio, accompa-gnandolo con lenostre preghieredi suffragio.

Quando viene pubblicata una ricerca relativa allastoria di una comunità, di come si sia formata esviluppata attraverso i secoli, di ciò che è statocostruito e ciò che è scomparso, essa rappresentasempre e comunque uno spunto di interesse, unmomento di ripensamento sul patrimonio culturaleche è sedimentato in noi. Se poiquesto lavoro interessa comunitàa noi vicine, rappresentando unulteriore tessera di quel mosaicoche è il nostro territorio, lo studiosuscita un interesse ancora mag-giore; se aggiungiamo poi chetale fatica è l’ennesima del prof.Settimio Virgili, che tanto tempoe tante fatiche ha speso per rea-lizzare questa ricerca certosinasulle origini di Monte Rinaldo,il piacere ed il gusto nella letturasi amplificano. Settimio Virgili non è nuovo atali impegni, sue sono le ricerchesul castello di Monte Varmine,le gustose figure tratteggiate neiPersonaggi Piceni e gli studi pubblicati nellarivista dell’Archivio Arcivescovile fermano.Quest’ultima sua fatica si incentra sul piccolocomune di Monte Rinaldo, nella media valledell’Aso, di soli 392 abitanti. Notevole è la pa-dronanza con cui l’A. riesce a districarsi fra laricerca sul campo e quella, ben più complicata,degli archivi comunali, delle Confraternite e del-l’Archivio vescovile. Il volume inizia, infatti,rendendoci partecipi delle numerose ipotesistoriche sulla presenza della scomparsa città diNovana, elencando l’ampio ventaglio di opinionisulla sua collocazione, riportando puntigliosamente

la cronistoria degli scavi archeologici relativi alsantuario ellenistico-romano di contrada Cuma.Il tutto è trattato in maniera tale da conferire altesto un indirizzo unitario, conclusivo e fruibile.Virgili ci conduce, attraverso diverse chiavi dilettura, a scoprire l’essenza di questo borgo, se-

guendo le tracce del passatoche si intrecciano, perdendosie riaffiorando; ci restituisce ilquadro di una comunità legataa doppio filo con il suo territorio,la storia, le tradizioni, la reli-giosità. Chi, fra noi, non si èmai domandato quale fossel’aspetto originario del propriopaese, quali le sue varianti, ilperché delle scelte fatte, dellestrade intraprese? Ebbene, il li-bro ci aiuta a capire il progettoiniziale ma, soprattutto, ci per-mette di comprendere il lavoro,le difficoltà, gli sforzi compiutidai nostri antenati per rendereospitale il luogo dove si vive,

abbellendolo dal punto di vista culturale e archi-tettonico. Ecco, quindi, che questo lavoro per ilsolo fatto di fornirci notizie sulla storia di MonteRinaldo, diventa essenziale per comprendere ma,soprattutto, per non dimenticare e non esseretravolti da distrazione, o peggio, disinteresse.Come non essere d’accordo, perciò, con le paroledi Giorgio Bassani: “… la storia è fatta anche dicose minori, di episodi secondari, marginali, e(che) ogni monumento, per continuare a vivere,non può essere separato senza danno, spesso ir-reparabile, dall’ambiente circostante.”Avvalendoci di questo volume come bussola,

siamo in grado di seguire le vicende del primitivocentro demico del castello di Bucchiano sino allaformazione del comune di Monte Rinaldo. Pos-siamo capire le diverse trasformazioni subìtedagli edifici religiosi, come la modifica, neltempo, del titolo di una chiesa, (dalla Misericordiaa Santa Maria della Pace). Possiamo riallacciarei rapporti fra le rovine del tempio ellenistico-ro-mano, a sud-ovest del paese, con il territorio cir-costante, attraverso il toponimo chiarificatore di“la Cuma”(pendio). Non manca, inoltre, inquesto volume la scoperta di personaggi delineatida acuto scavo psicologico, di cui non avevamoalcun dubbio avendo letto le biografie apparsenei tre volumi di “Personaggi Piceni”.Una puntualeindagine biografica di uomini, emigrati da questaterra, ma con la quale non hanno mai reciso defi-

nitivamente i legami: mi riferisco ad Alceo Feli-ciani, chirurgo in Roma ed alla sua partecipazioneall’Assemblea Costituente negli anni della re-pubblica romana del ’49. Uomini comuni chehanno messo il loro lavoro al servizio della co-munità: rimando alle vicissitudini di don SerafinoAntonini, discendente di quel Conte Antonini,notaio del XVI secolo. Non voglio dilungarmioltre, né togliervi il gusto di lasciarsi trasportaredalla curiosità e dal fiuto di chi si appassiona allevicende storiche, di percorrere lo stretto tracciatodei vicoli e di soffermarsi davanti agli ultimilacerti di una ricchezza artigianale che fu, digodere ,quando il sole è già basso all’orizzonte,del caldo colore dei mattoni che sta fra il rossoed il giallo della cortina muraria che disegna inostri paesi. Mario Antonelli

MONTE RINALDO,nelle ricerche di Settimio Virgili

SETTIMIO VIRGILI Risiede a Carassai. Si è laureato in Biologia presso l’Università degli studi di Roma e si è specializzato in Analisi chimico-cliniche e microbiologiche nell’Università degli studi di Camerino. Ha conseguito la specializzazione per l’insegnamento agli studenti diversamente abili. Ha insegnato: chimica al liceo scientifico-tecnologico di Ripatransone, biologia e scienze della Terra all’ITIS “Montani” di Fermo e all’ITG “Fazzini Mercantini” di Grottammare. Ha pubblicato Carassai pagine di vita paesana, 1997; Castrum Campori dopo la distruzione, 1998; Il Castello di Monte Varmine, prima ed. 2003, seconda ed. 2007; Il “Montani” storia dell’istituto tecnico industriale di Fermo, 2005. Ha curato con Franco Regi Personaggi piceni I, 2003; con Antonio Giannetti e Franco Regi Personaggi piceni II, 2009; con Antonio Giannetti Personaggi piceni III, 2013; con Lino Medori e Mariano De Carolis 40 anni di Caras-sanese, 2011. Ha collaborato nel periodico di vita e cultura “Cupra e la Val Menocchia” e con altre riviste culturali. E’ assiduo collaboratore del periodico “Quaderni dell’archivio storico arcivescovile di Fermo”.

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PARROCCHIA SAN PIO X SAN BENEDETTO DEL TRONTO

IL POSITIVO FUTURO DEL BENESSERE SOCIALE

NELLA NOSTRA COMUNITÀ

SALA PARROCCHIALE SAN PIO X

VINCENZO MARINI MARINI PRESIDENTE FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI ASCOLI PICENO

GIOVEDÌ 26 FEBBRAIO ORE 19.00

Vorrei parlare a tutte quelle persone che vivono la propria vitacome l’ho vissuta fino a poco tempo fa. Sono separata da circa ottoanni, ho due figli e la mia vita è stata un fallimento. Tutto per meera colpa di Dio, era lui che mi aveva dato la mia famiglia, era luiche mi aveva fatto incontrare mio marito. Quando poi ho deciso di separarminon sono più entrata in chiesa perché mi sentivo in colpa e giudicata. Così hodeciso di stare io e i miei figli senza Dio, tanto cosa aveva fatto lui per me? Ungiorno mio figlio, il piccolo, mi chiese di poter entrare a far parte degli Scout dove andavano isuoi compagni di scuola. E’ stato proprio mio figlio che mi ha fatto tornare in chiesa. Quandosono entrata, il cuore mi batteva a mille e quando il sacerdote ha fatto l’omelia, sembrava che sa-pesse che io ero lì. Ho pianto di gioia per tutte la celebrazione e ogni settimana non aspettavoaltro che arrivasse la domenica. Poi un giorno ho deciso di andare a Medjugorje perché avevodei problemi seri e cercavo un po’ di pace. Ho vissuto un’esperienza bellissima perché ho incon-trato un sacerdote che mi ha confessato e mi ha trasmesso tutto l’amore che Dio ha per me. Conil passare del tempo la mia fede è cresciuta e sono entrata a far parte del gruppo Orchidea, insiemeal mio compagno. Qui ci sono coppie, separati riaccompagnati, persone separate che vivono dasole, tutti seguiti da un sacerdote, da due coppie della pastorale familiare diocesana e un diacono.Si prega, si legge la parola di Dio, si condividono problemi, riceviamo dei consigli, ma soprattuttonon ci sentiamo giudicati. Ognuno ha il suo passato, il suo vissuto, ma tutti ci possiamo rialzare.Dio ci ama perché siamo figli suoi ed è proprio Lui che ci ha detto che ci sarà più festa per unsolo peccatore convertito che per cento giusti. Sarei felice che proprio tu che stai leggendo e chestai vivendo questa sofferenza, venissi anche solo per una volta nel gruppo Orchidea, sono sicurache uscirai con un cuore sereno. Rosella

Il gruppo Orchidea si riunirà nuovamente domenica 1° MARZO dalle 15,45 alle 18,00 presso il Centro Pastorale in via Pizzi n° 25.

Grande interesse per le aziende picene al "Salon halieutis" di AgadirComune e Camera di Commercio hanno consolidato i rapporti con il Marocco per il rilancio

della filiera del mare   

Grande interesse per le aziende picene che dal 18al 22 febbraio hanno partecipato al “Salon Halieu-tis” di Agadir in Marocco, fiera riservata ad im-prese produttrici dei settori della pesca,acquacoltura, valorizzazione dei prodotti del maree catena del freddo. Importanti contatti con realtàestere sono stati stretti dagli imprenditori del Pi-ceno che hanno presentato i loro prodotti nello spa-zio che  “Piceno Promozione”, azienda specialedella Camera di Commercio di Ascoli guidata dalPresidente Rolando Rosetti, insieme al Comune di San Benedetto del Tronto, rappresentato dall'as-sessore alla Pesca Fabio Urbinati, alla Regione Marche e al Sistema Camerale Regionale, ha allestitoal salone. Ricordiamo che lo spazio espositivo ha rappresentato l'unica presenza italiana ad una dellefiere maggiormente conosciute al mondo in tema di pesca e "Blu Economy". "Sono soddisfatto dellesinergie che la Città di San Benedetto, insieme a Piceno Promozione e Camera di Commercio, è riu-scita in questi ultimi anni ad avviare con il Marocco - spiega l'assessore Urbinati - già due anni fa,durante la nostra prima partecipazione al salon Halieutis, capimmo che il terreno era fertile per intra-prendere politiche di internazionalizzazione delle imprese. Così lo scorso anno siamo stati presenti aCasablanca e Rabat insieme a CNA, alcune imprese lombarde e una delegazione dell'Unione Europeaguidata dagli europarlamentari Guido Milana e Antonio Panzeri. Al termine di questa nuova missionead Agadir, il Comune di San Benedetto conferma la propria volontà di essere al fianco delle proprieimprese che da sempre offrono un'esperienza importante nei settori della pesca e nelle industrie del-l'indotto ittico.  Per le nostre imprese, di fatto, è un ritorno nel nord Africa visto che durante l'epopeadella pesca Atlantica siamo stati precursori. Nonostante negli anni si siano persi tempo e opportunità,oggi torniamo a collaborare con un paese amico come il Marocco che cresce di anno in anno a ritmocostante e guarda sempre di più all'Italia come partner economico privilegiato".

ALCUNI ESEMPI DI COME È STATA INTESA«LA LIBERTÀ»... E LE CONSEGUENZE

a cura di Pp

Premessa: Nel dizionario di filosofia edito da “Edizioni di Comu-nità” del 1957 leggo: “Libertà: nel linguaggio comune si intendeper libertà una situazione nella quale è possibile fare ciò che sivuole senza costrizioni da parte di persone o di cose. Già questaconcezione primitiva della libertà è però rivelatrice in quanto inessa la libertà è definita indirettamente, e cioè negativamente, inrapporto a ciò che non è libertà, alla costrizione o alla schiavitù.Analogamente, nel pensiero filosofico, il concetto di libertà si pre-senta in un circolo caratteristico: ciò che è libero, richiede, per es-sere definito, la definizione di ciò che non è libero, e ciò che non èlibero la definizione di ciò che è libero. Il necessario sembra nonaver significato se non in rapporto col non necessario e viceversa”. 1° Esempio: Liberté, Égalité, Fraternité: è il motto dei francesi; edessendosi fermati alla prima parola, hanno creduto di poter fareumorismo su tutto, ma abbiamo visto che non tutti l’hanno apprez-zato e le conseguenze sono state dolorose 2° Esempio: Un’ironia senza rispetto quella utilizzata daCrozza durante la sua performance televisiva in cui riferendosi alleader Salvini ospite di Floris scherza sulle migliaia di sfollati pro-

venienti dalla Libia: Una satira di basso livello con cui il comicoraggiunge il suo pubblico affezionato, facendo del sarcasmo sullecentinaia di morti delle lunghe traversate nel Mediterraneo e dellatragedia Concordia: Maurizio Crozza ha poi continuato diver-tendosi sulla crisi libica (da interterris)3° Esempio: I Tulipani appassiti Roma devastata. "A piazza diSpagna abbiamo assistito al degrado urbano, ma se in quel mo-mento fossimo intervenuti avremmo iniziatogli scontri e nella piazza c'erano donne, anzianie bambini. Alle 16 c'erano i bambini che usci-vano dagli asili". E' stata evitata, insomma,secondo il questore, "una strage di inno-centi". (Da Adnkronos) Così hanno inteso di-mostrare la libertà gli Olandesi venuti a Romaper una partita a pallone. Eppure, se ben ri-cordo, hanno avuto come maestri, in momentidifficilissimi per la libertà in altri luoghi, Era-smo da Rotterdam e Baruch Spinoza. Papa Francesco: anche la libertà di espres-sione ha un limite “Non si può uccidere innome di Dio. Ma anche la libertà di espressioneha un limite. Che è precisamente quello che"non si può insultare la religione degli altri".

Diretto ed esplicito come di consueto, Francesco non gira intornoai problemi e ai media francesi che gli pongono la domanda sulrapporto tra libertà di pensiero e libertà religiosa (temi toccati dalPapa anche nei discorsi in Sri Lanka) risponde ribadendo da un latoil principio assoluto della non violenza, ma dall'altro invocando ri-spetto per le credenze religiose”. (Avvenire)

Fotocronaca: Festa degli Anziani ad Acquaviva Picena

TESTIMONIANZA DAL GRUPPO ORChIDEA