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Autismo dalla valutazione alle metodologie di intervento educativo nella scuola. Daniela Turk e Giulio Abaribbi

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Autismo

dalla valutazione alle

metodologie di intervento

educativo nella scuola.

Daniela Turk e Giulio Abaribbi

DI COSA PARLEREMO

OGGI?

1. AUTISMO

2. INTERVENTO PSICO-EDUCATIVO

Nel 1943 Leo Kanner, psichiatra austriaco, descrisse 11 bambini con un quadro clinico caratterizzato da un disturbo nel “contatto affettivo con la realtà” che si traduceva in

condotte di evitamento,

tendenza all’isolamento

ed atipie comportamentali.

La causa del disturbo veniva ricondotta ad un disturbo della relazione con i genitori.

COME SI MANIFESTA ?

L'autismo si manifesta in un range di gravità,

da grave a lieve, con un livello intellettivo che può quindi variare da una condizione caratterizzata da gravi difficoltà di apprendimento fino a livelli di intelligenza normali o, in rari casi, quasi geniali.

Pertanto, i soggetti autistici possono presentare una grave forma di autismo, che si accompagna a serie difficoltà di apprendimento e, quindi, un grado di invalidità massimo, oppure essere affetti da autismo lieve, con livelli di intelligenza normali o addirittura elevati.

QUAL’E’ LA CAUSA DELL’AUTISMO?Ad oggi non si conoscono ancora con certezza le cause

dell’autismo.

La varietà e la complessità della sintomatologia autistica ha

favorito negli anni la proliferazione di una miriade di teorie

diverse volte a cercare una spiegazione rispetto alle cause

dell’insorgenza dell’autismo.

Alcune tra queste sono state smentite dall’intera comunità

scientifica, altre invece suscitano maggiori dibattiti in merito

alla loro veridicità.

Non è stato ancora possibile individuare un marcher che lo

evidenzi dal punto di vista medico.

E’ per questo motivo che

la diagnosi di autismo viene fatta con scale di

comportamento.

CHE COS’E’ L’AUTISMOL’autismo è un disturbo “pervasivo” dello

sviluppo che coinvolge diverse funzioni

cerebrali.

Si manifesta tra i 18 mesi e i 3 anni di età con

deficit in tre aree:

1. comunicazione

2. interazione sociale

3.Interessi e comportamenti ristretti e

stereotipati

CARATTERISTICHE

Non esiste un'unica caratteristica che da sola

possa contraddistinguere l'autismo ma sono

le difficoltà incontrate in tutte e tre le aree

nonché l'interazione tra di loro a

caratterizzare il disturbo.

Difficoltà nelle relazioni con coetanei ed adulti

Difficoltà nello sguardo diretto e nell’attenzione congiunta

Compromissione nell’uso di comportamenti non verbali Es.

pianto o riso immotivato

Difficoltà di comunicazione, ritardo o assenza di linguaggio

Difficoltà nel gioco.

Iperattività o passività.

Interessi particolari e attaccamento ad un oggetto.

Attaccamento a routine.

L’autismo, come sostiene la Williams (1996), non è semplicemente un puzzle con un pezzo mancante:[...] “ho sperimentato il mio autismo come un cesto, con molti puzzle diversi, tutti mescolati fra loro e a ciascuno manca qualche pezzo, ma c’è qualche pezzo in più che non appartiene a nessuno di quei puzzle.”

1. Comunicazione

Ritardo o mancanza dello sviluppo del

linguaggio (spesso non accompagnato da un

tentativo di compenso attraverso modalità

alternative di comunicazione come gesti o

mimica.)

In soggetti con linguaggio adeguato, marcata

compromissione della capacità di iniziare o

sostenere una conversazione con altri.

•Alterazioni qualitative del linguaggio:

ecolalia, stereotipie verbali, tono mono- tono,

dissociazione tra comprensione e produzione,

linguaggio eccentrico.

«Te la do io l’acqua?» = mi dai l’acqua?

« cosa mangi oggi?» = cosa mangio oggi ?

•Il primo sintomo d’allarme riferito al

pediatra è spesso un ritardo del linguaggio

anche se l’assenza di linguaggio non è

indicatore specifico di autismo.

“Una volta mi fu chiesto perché ripetessi la stessa frase esattamente come l’avevo sentita, con la stessa voce di chi l’aveva detta. A quel tempo non avevo risposta.Adesso so che bisogna lavorare in maniera così dura per capire i discorsi,che quando le parole entrano nella mente sembra che rimangano impresseesattamente nel modo in cui sono state sentite. In secondo luogo, dal momento che parlare è quasi uno sforzo, in particolare quando si sta iniziando a imparare a parlare, tutto quello che si può fare è provare a riprodurre ciò che si trova nella memoria.Terzo, per molto tempo si ha un’idea relativa del linguaggio e parlare comporta un tale sforzo che si è portati a credere che la voce usata dalla persona per dire certe parole sia il modo in cui debbano venire dette. Non si sa che le parole possono essere pronunciate usando vari tipi di voce e che ci sono molti modi per esprimere le cose.Inoltre, spesso avevo la tendenza a ripetere tantissime volte le stesse cose perché questo mi faceva sentire più sicura.”(Therese Joliffe 1994)

2. Interazione socialeLa compromissione sociale è precoce e

specifica, ma spesso sfugge.

Compromissione nell’uso di comportamenti non

verbali, come lo sguardo diretto, l’espressione

mimica, le posture corporee e i gesti che

regolano l’interazione sociale.

Mancanza di reciprocità sociale o emotiva :

mancanza di ricerca spontanea della condivisione

di gioie, interessi o obiettivi con altre persone.

Incapacità di sviluppare interazioni con i

coetanei adeguate al livello di sviluppo

“ Trovo molto difficile capire le situazioni sociali e posso superare tale problema solo se ogni minimo passo, regola e idea mi vengono scritti e numerati in sequenza, in una colonna che devo guardare e riguardare molte volte per impararla tutta.Ma anche in questo modo non ho alcuna garanzia di sapere sempre come, quando e dove applicare le regole, perché il contesto, che è sempre diverso da quello in cui le ho imparate, mi confonde.[....] La vita è sconcertante, una confusa interazione fra una massa di persone, fatti, cose e luoghi senza alcun confine. La vita sociale è difficile perché non sembra seguire uno schema. Quando mi sembra di aver cominciato a capire un’idea, se le circostanze cambiano anche solo leggermente, all’improvviso quell’idea non sembra più seguire lo stesso modello.Mi sembra che ci sia sempre troppo da imparare. Gli autistici si arrabbiano moltissimo perché la frustrazione di non riuscire a capire correttamente il mondo è terribile. A volte è veramente troppo! ”(Therese Joliffe)

3. Comportamenti ripetitivi e

stereotipati

Stereotipie: comportamenti ripetitivi, non

funzionali e atipici: sfarfallare le mani,

dondolarsi, girare su se stessi, camminare sulle

punte.

• Non sono specifici dell’autismo.

• In genere non compaiono prima dei 3 anni.

• Alcuni interessi sono tipici ma è anomalo il

grado di coinvolgimento.

Manierismi motori stereotipati e ripetitivi

(battere, torcere le mani, o il corpo).

Sottomissione del tutto rigida ad inutili abitudini

o rituali specifici.

Persistente ed eccessivo interesse per oggetti o

parti di essi.

Scrive Temple Grandin (1994) relativamente alla percezione uditiva:[...] per me udire è come avere un amplificatore bloccato al massimo. Le mie orecchie sono come microfoni che captano ed amplificano i suoni.

Posso sceglieredi:a)collegare le mie orecchie e lasciarmi sommergere dai suoni;b)spegnere le mie orecchie.Mia madre mi ha detto che talvolta mi comportavo come se fossi sorda. Secondo gli audiogrammi ci sentivo normalmente.Non riesco a modulare la stimolazione uditiva. Ho scoperto che potevo interrompere i rumori fastidiosi dedicandomi a comportamenti autistici, stereotipati e ritmati.

Manifestazioni e disturbi

associati

Ritardo mentale

Abilità di comunicazione assenti o deboli

Eventuale presenza di “isole di abilità”

Sintomi comportamentali (aggressività,

autolesionismo, iperattività…)

Difficoltà al cambio di routine

Risposte bizzarre a stimoli sensoriali

Disturbi dell’alimentazione

Disturbi del sonno

Anomalie dell’umore e dell’affettività

Paure, fobie

Scarsa coscienza dei pericoli

SINTOMI SENSORIALI

I bambini e gli adulti con autismo spesso hanno un

sistema sensoriale non adeguatamente funzionante e

quindi molta difficoltà nel gestire contemporaneamente

più impulsi sensoriali (rumori, suoni, luci, odori).

Un sovraccarico sensoriale nella vita di ogni giorno crea

molti problemi di comportamento.

Conoscere le loro difficoltà = rispettare maggiormente

le loro esigenze ed evitare le situazioni che

causerebbero loro estremo disagio.

«Io indietreggiavo quando le persone cercavano di abbracciarmi, perché il contatto provocava l’irrompere penoso di un maremoto di stimolazioni attraverso il mio corpo.Avrei voluto vivere l’esperienza riconfortante dell’abbraccio, ma, appena qualcuno mi prendeva fra le braccia, l’effetto sul mio sistema nervoso era opprimente. Era una situazione paradossale di approccio/evitamento, ma a farmi evitare l’abbraccio era la sovra stimolazione sensorialee non la collera o la paura.»(Grandin, 1994)

VIDEO

LA METAFORA

DELL’EXTRATERRESTRE

Il comportamento delle persone con autismo è l'espressione del loro tentativo di affrontare un

mondo confuso e difficile.

aiuto e sostegno per sviluppare strategie più efficaci per gestire il contesto

L’ INTERVENTO

PSICO-EDUCATIVO

I PRINCIPI FONDAMENTALI DELL’ APPROCCIO PSICOEDUCATIVO

Comprensione delle caratteristiche dell’autismo

dall’osservazione del ragazzo piuttosto che dalle

analisi teoriche

Collaborazione genitori – operatori

Favorire la capacità di adattamento del ragazzo,

sia tramite l’insegnamento di nuove abilità che

mediante l’adattamento dell’ambiente ai suoi

deficit

Il potenziamento delle abilità e l’accettazione

dei deficit

...

COS’ E’ L’INTERVENTO PSICO-EDUCATIVO?

E’un insegnamento strutturato per:

organizzare lo spazio e la struttura, in modo che si faciliti l’apprendimento dei compiti

organizzare il materiale al fine di promuovere l’indipendenza degli studenti.

LE CARATTERISTICHEDELL’AUTISMO

Difficoltà nella memoria, nell’attenzione, nell’astrazione, nella comprensione verbale

Prevalere del registro percettivo visivo rispetto ad altri registri

Difficoltà a concepire un compito come qualcosa visto in modo unitario, con un inizio, una fine ed un significato.

Difficoltà ad apprendere ed esercitare le abilità apprese in autonomia.

… è necessario organizzare:

•TEMPO

•ATTIVITA’

•MATERIALI

Perché

capiscano, prevedano, comunichino

FINALITA’ DELL’INTERVENTO PSICO-EDUCATIVO

Sviluppare, nel miglior modo possibile, l’AUTONOMIA nella vita personale, sociale, lavorativa, attraverso strategie educative che potenzino le capacità – abilità.

AUTONOMIA = Parola chiave per iniziare un programma di educazione strutturata: spesso l’indipendenza NON viene vissuta come un fattore indispensabile.

COME COSTRUIRE UN PROGRAMMAPAROLE CHIAVE :

Individuazione funzionamento individuale

Flessibilità dell’ intervento

Principio dell’ indipendenza

STRUTTURA FACILITANTE

COS’ E’ LA STRUTTURA ?

Ambiente di vita(spazio fisico,arredi,tempi,materiali,

organizzazione)

+

Atteggiamento mentale

COSA SIGNIFICA FACILITANTE ?

Non pretendere che i bambini

funzionino in astratto

Utilizzare mezzi concreti per far

arrivare il messaggio

Organizzare lo spazio,gli ambienti,i

compiti,la scansione delle attività

Risolvere i problemi per via concreta

COME DOBBIAMO ORGANIZZARE LA STRUTTURA PER FARE IN MODO CHE I RAGAZZI ABBIANO RISPOSTA A QUESTE DOMANDE :

COSA DEVO FARE ?

DOVE ?

COME ?

QUANDO ?

PER QUANTO TEMPO?

PERCHE’? (cosa ci guadagno ?)

… E POI ?

STRATEGIE DI INTERVENTO

INTERVENTO

Strutturare lo SPAZIO

Strutturare il TEMPO

Strutturare il MATERIALE

RISPONDE A QUESTE DOMANDE

DOVE ?

QUANDO ? PER QUANTO TEMPO ?

…E DOPO ?

COSA DEVO FARE ?

COME ?

LA STRUTTURAZIONE

DELLO SPAZIO

LA VALUTAZIONE DELLO SPAZIO :

Gli operatori devono valutare gli spazi a

disposizione ponendosi queste domande:

Come posso organizzare il luogo di lavoro

affinchè il ragazzo capisca cosa succederà in

quel luogo ?

Come devo organizzare l’ambiente affinchè il

ragazzo possa comprendere come svolgere il

suo lavoro e possa svolgerlo autonomamente ?

LA STRUTTURAZIONE DELLO SPAZIO

L’ambiente per sua natura contiene numerose informazioni visive:

Arredamento

Collocazione e movimento di cose e persone

Materiale stampato come segni, cartelloni, segnali, ecc..

Messaggi scritti e indicazioni di varia natura

Dobbiamo TOGLIERE le complicazioni, le aggiunte, le confusioni, le occasioni di fraintendimento.

Dobbiamo SEMPLIFICARE, aggiungendo enfasi agli elementi essenziali.

CARATTERISTICHE DELLA STRUTTURAZIONE DI UNO SPAZIO

Confini chiari e aree ben definite un

ambiente, o una parte di esso deve avere una

sola funzione specifica

E’ IMPORTANTE FAVORIRE L’ASSOCIAZIONE:

LUOGO

ATTIVITA’

COMPORTAMENTO

LA STRUTTURAZIONE

DEL TEMPO

LA STRUTTURAZIONE DEL TEMPO

Caratteristiche del tempo:

ASTRATTO

INVISIBILE

Queste caratteristiche non si sposano con le caratteristiche funzionali dei nostri ragazzi perché non hanno concreti rapporti con la realtà

LA STRUTTURAZIONE DEL TEMPO

IL TEMPO E’... DOBBIAMO RENDERLO

ASTRATTO CONCRETO

INVISIBILE VISIBILE

Un semplice timer da cucina, una sveglia o un calendario, possono costituire un utile strumento organizzatore, che consente all’allievo di verificare l’effettiva durata di un compito che gli viene richiesto.

LA STRUTTURAZIONE DEL TEMPO

Quando? Per quanto tempo?

Ia persona, attraverso il supporto visivo, può comprendere :

QUANDO è il momento di svolgere determinate attività

COSA fare dopo che sono terminate

ADATTAMENTO DEL TEMPO

SCHEMA GIORNALIERO : L’AGENDA

Caratteristiche :

Deve rispettare lo schema di funzionamento del ragazzo.

Va usata basandosi solo sull’utilizzo di abilità già acquisite.

L’AGENDA

Informa su :

Attività giornaliere regolari

Successione degli eventi

Attività giornaliere straordinarie (avvenimenti

particolari, qualcosa di nuovo)

Mancato svolgimento di qualche attività

L’ AGENDAI CRITERI

1.DIVIDERE IL TEMPO IN SEGMENTI

Scegliere le attività principali, che sono le più evidenti e le più comprensibili per il BAMBINO

2.DARE UN NOME AD OGNI SEGMENTO

4. SCEGLIERE IL FORMATO DELLO SCHEMA.. GIORNALIERO

In che modo devo scandire il tempo?

Con orari precisi coordinati al suono della campana

Con la successione delle attività più facilmente comprensibili

In quale forma e dimensione lo si presenta?

Cartellone appeso al muro

Fotocopie

Cartella, raccoglitore

Foglio da tenere in tasca

Dove sarà collocato ? Sarà soggetto a spostamenti ?

5. DECIDERE COME SARA’ USATO LO SCHEMA

E’ importante sviluppare un’attività di routine per

segnalare il passaggio da un’ attività all’altra.

Togliere l’immagine dal cartellone

Se necessario, prendere in mano e portare

nel nuovo ambiente l’immagine, l’oggetto

che guida il passaggio. (carte di transizione)

Agenda settimanale, utilizzo di pecs e freccia che “ si sposta” man mano che le attività si succedono.

“Agenda” di lavoro formata da oggetti di transizione

Prima… e dopo..

Cancellare o evidenziare ciò che si è concluso

Rigirare o coprire l’immagine

Schema di lavoro

Schema della giornata

Schema di lavoro:

ORA SI GIOCA

ORA SI LAVORA

LA STRUTTURAZIONE DEL MATERIALE

Strutturare il materiale di lavoro

significa rispondere alle domande

CHE COSA?

COME ?

Checklist per utilizzare il registratore audio

ABILITA’ FINI-MOTORIE

Avvitare

Travasare

OBIETTIVO: migliorare l’abilità di afferrare e sviluppare la capacità di stare a tavola in modo autonomo

Discriminare forme e dimensioni

AREA COGNITIVA

Obiettivo: migliorare il riconoscimento delle forme e delle dimensioni e la capacità di seguire un modello

Associare forme e colori

AREA COGNITIVA

Obiettivo: migliorare il riconoscimento delle forme e dei colori e la capacità di seguire un modello

strutturare

spazio,tempo,materiale

STRATEGIE VISIVE

NON SI TOCCANO GLI INTERRUTTORI !!!

STRATEGIA VISIVA :prendere le ordinazioni per i caffè

STRATEGIA VISIVA:fare la lavatrice

Pulire il tavolo

salutarsi

Strategia per utilizzare un distributore automatico

Strategia visiva per fare lo zaino

Strategia visiva per pulire una stanza

IL LAVORO IN AUTONOMIA

Il LAVORO IN AUTONOMIA

E’ importante favorire l’indipendenza:

nella comprensione del compito:strutturare lo

spazio

nel modo di svolgerlo: strutturare materiale

nella sua durata: strutturare tempo

IL LAVORO IN AUTONOMIA

Cosa fare:

• Definire il momento della giornata in cui si

svolge l'attività.

• Definire il luogo in cui si svolge l'attività (la

modalità di riconoscimento della stanza puo’

essere un’icona sulla porta).

• Definire l’organizzazione visiva della zona

di lavoro, in modo che la persona sappia

agire autonomamente.• …

• Rimandare con l'arredamento cosa si fa in

quel posto, senza elementi dai quali

potrebbero essere distratti.

• Ogni cosa che sta nella stanza o nell’angolo

di lavoro deve avere un senso per quello che

si andrà a fare ...

• I lavori vanno preparati prima di iniziare

l’attività.

• La modalità di esecuzione deve essere il più

chiara possibile: il lavoro da fare è a sinistra,

lo si svolge al centro e quando è finito va

riposto a destra.

Il lavoro viene eseguito da sinistra verso

destra perché questa è l’organizzazione

tipica della cultura occidentale e perché si

rifà all’insegnamento della letto-scrittura ai

bambini.

strutture per il lavoro indipendente

VANTAGGI DEL LAVORARE IN AUTONOMIA

Una buona organizzazione della struttura dello spazio e del tempo comporta

diversi vantaggi:

Aumenta

La comprensione da parte del bambino

La prevedibilità

L’indipendenza

Diminuisce

L’ansia

Il suo nervosismo

I problemi di comportamento

[email protected]

… grazie!

Ognuno è un genio, ma se si giudica un pesce dalla

sua capacità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà la

sua vita a credersi stupido.

Einstein