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 C om’è noto, la legge della caduta tendenziale del saggio del profitto è enunciata da Marx nel III Libro del Capitale. In conseguenza di nuovi metodi di produzione, lo stesso numero di operai mette in movimento una massa crescente di materie prime, di macchine e di capitale fisso in genere. L’incremento del capitale costante rispetto al capitale variabile, cioè l’aumento di quella che Marx chiama la «composizione organica del capitale», porta a una graduale diminuzione del saggio del profitto. Questa situazione non è che l’espressione di una crescente produttività sociale del lavoro, tipica del modo di produzione capitalistico. Ciò non esclude affatto che la diminuzione del saggio del profitto si accompagni a un aumento della massa assoluta del plusvalore, ovvero della massa assoluta del profitto; anzi, come dice Marx, ciò non solo può, ma deve accadere. «  L’aumentata massa dei mezzi di produzi one destinati ad essere trasformati in capitale ha sempre a sua disposizione, per sfruttarla, una popolazione operaia accresciuta e perfino eccessiva.  Nel l’evoluzione del proces so di produzio ne e accumulazione deve dunque esservi aumento della nassa del plusvalore acquisita e suscettibile di esserlo e quindi della massa assoluta del profitto acquisita dal capitale sociale, ma le stesse leggi della produzione e della accumulazione aumentano in pr oporzione crescente, insiema alla ma ssa, il valore del capitale costante più rapidamente di quanto avviene nella parte variabile del capitale convertita in lavoro vivo. Le stesse leggi producono quindi per il capitale sociale un aumento della massa assoluta del profitto e una diminuzione del saggio del  prof itto” (  Il Capitale , Libro III, Einaudi,To rino 1975,  pp. 308-09). La teoria della caduta tendenziale del saggio di  profitto è la teo ria economica marxista più discussa e criticata. Nessun’altra tesi della dottrina economica di Marx è stata così unanimemente respinta dalla scienza accademica borghese. Ma anche studiosi di orientamento marxista l’hanno sottoposta alle loro critiche; alcuni di loro hanno addirittura ceduto le armi, senza combattere, sul problema della caduta del saggio di profitto. 1. Per noi comunisti italiani è utile ricordare che, già nel 1898, Benedetto Croce aveva mosso una serie di critiche alla legge della caduta tendenziale, nel suo saggio Una obiezione alla legge marxistica della caduta del saggio di profitto, poi raccolto in B. Croce,  Mate riali smo stori co ed economia marxistica, Laterza, Bari 1946, pp. 149-61. La prima risposta, da parte marxista, all’argomentazione di Croce fu data nel 1902 da Plechanov. Aveva scritto Croce: «  Ecco qui (per segu ire la rigi da ipote si schematica del Marx) da una parte una classe capitalistica, e dall’altra una classe di proletar i. Che cosa fai il progr esso tecnico? Moltiplica la ricchezza nelle mani della classe capitalistica. Non è intuitivamente chiaro che, per effetto del progresso tecnico, i capitalisti potranno, con l’anticipo di beni che valgono sempre meno, ottenere gli stessi servigi che ottenevano prima dai proletari? E che quindi il LA LEGGE MARXIANA DELL A CA DUT A TENDENZI AL E DEL SAGGIO DI PROFITTO Obiezioni crit iche, rispost e a lle obiezioni ed alcune considerazioni conclu sive  I recenti crolli di borsa dimostrano l’approfondimento della crisi del capitale finanziario. Allo st esso tempo sono la ripr ova più lampante della validità della teo ria marxista in campo economico.  La formazione di un’immensa massa sovrabbondante e vagante di capitale monetario, la conseguente speculazione nei mercati finanziari, le crisi cicliche che si susseguono per svalorizzare questa pletora di capitale fittizio, non sono altro che conseguenze dell'insufficiente capacità di auto-valorizzazione del capitale nella sfera della produzio ne.  In questo senso un fattore fondamentale è rapprese ntato dall’aumento della composizione organi ca del capitale che determina la riduzione del tasso generale (o medio) del profitto. La legge della caduta tendenziale del saggio di profitto è uno degli indici più chiari dei limiti storici del modo di produzione capitalista; perciò è stata negata ed attaccata da più parti nel corso dell’ultimo secolo. Replicare alle critiche borghesi-riformiste, riaffermare la sua validità, affinare le nostre armi teoriche per compiere l’analisi concreta della situazione concreta e far avanzare una prospettiva rivoluzionaria rappresentano altrettanti momenti, non elu dibili e quanto mai attual i, dell’attività dei co munisti.

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  • Com noto, la legge della cadutatendenziale del saggio del profitto enunciata da Marx nel III Libro del Capitale. Inconseguenza di nuovi metodi di produzione, lo stessonumero di operai mette in movimento una massacrescente di materie prime, di macchine e di capitalefisso in genere. Lincremento del capitale costanterispetto al capitale variabile, cio laumento di quellache Marx chiama la composizione organica delcapitale, porta a una graduale diminuzione delsaggio del profitto. Questa situazione non chelespressione di una crescente produttivit sociale dellavoro, tipica del modo di produzione capitalistico.Ci non esclude affatto che la diminuzione delsaggio del profitto si accompagni a un aumento dellamassa assoluta del plusvalore, ovvero della massaassoluta del profitto; anzi, come dice Marx, ci nonsolo pu, ma deve accadere.

    Laumentata massa dei mezzi di produzionedestinati ad essere trasformati in capitale ha semprea sua disposizione, per sfruttarla, una popolazioneoperaia accresciuta e perfino eccessiva.Nellevoluzione del processo di produzione eaccumulazione deve dunque esservi aumento dellanassa del plusvalore acquisita e suscettibile diesserlo e quindi della massa assoluta del profittoacquisita dal capitale sociale, ma le stesse leggidella produzione e della accumulazione aumentanoin proporzione crescente, insiema alla massa, ilvalore del capitale costante pi rapidamente diquanto avviene nella parte variabile del capitaleconvertita in lavoro vivo. Le stesse leggi produconoquindi per il capitale sociale un aumento della massa

    assoluta del profitto e una diminuzione del saggio delprofitto (Il Capitale, Libro III, Einaudi,Torino 1975,pp. 308-09).

    La teoria della caduta tendenziale del saggio diprofitto la teoria economica marxista pi discussa ecriticata. Nessunaltra tesi della dottrina economicadi Marx stata cos unanimemente respinta dallascienza accademica borghese. Ma anche studiosi diorientamento marxista lhanno sottoposta alle lorocritiche; alcuni di loro hanno addirittura ceduto learmi, senza combattere, sul problema della cadutadel saggio di profitto.

    1. Per noi comunisti italiani utile ricordareche, gi nel 1898, Benedetto Croce aveva mosso unaserie di critiche alla legge della caduta tendenziale,nel suo saggio Una obiezione alla legge marxisticadella caduta del saggio di profitto, poi raccolto in B.Croce, Materialismo storico ed economiamarxistica, Laterza, Bari 1946, pp. 149-61.

    La prima risposta, da parte marxista,allargomentazione di Croce fu data nel 1902 daPlechanov.

    Aveva scritto Croce: Ecco qui (per seguire la rigida ipotesi

    schematica del Marx) da una parte una classecapitalistica, e dallaltra una classe di proletari. Checosa fai il progresso tecnico? Moltiplica laricchezza nelle mani della classe capitalistica. Non intuitivamente chiaro che, per effetto del progressotecnico, i capitalisti potranno, con lanticipo di beniche valgono sempre meno, ottenere gli stessi servigiche ottenevano prima dai proletari? E che quindi il

    LA LEGGE MARXIANA DELLA CADUTA TENDENZIALE DEL SAGGIO DI PROFITTO

    Obiezioni critiche, risposte alle obiezioni ed alcune considerazioni conclusive

    I recenti crolli di borsa dimostrano lapprofondimento della crisi del capitale finanziario. Allo stesso temposono la riprova pi lampante della validit della teoria marxista in campo economico. La formazione di unimmensa massa sovrabbondante e vagante di capitale monetario, la conseguentespeculazione nei mercati finanziari, le crisi cicliche che si susseguono per svalorizzare questa pletora dicapitale fittizio, non sono altro che conseguenze dell'insufficiente capacit di auto-valorizzazione del capitalenella sfera della produzione. In questo senso un fattore fondamentale rappresentato dallaumento della composizione organica delcapitale che determina la riduzione del tasso generale (o medio) del profitto. La legge della cadutatendenziale del saggio di profitto uno degli indici pi chiari dei limiti storici del modo di produzionecapitalista; perci stata negata ed attaccata da pi parti nel corso dellultimo secolo. Replicare alle criticheborghesi-riformiste, riaffermare la sua validit, affinare le nostre armi teoriche per compiere lanalisiconcreta della situazione concreta e far avanzare una prospettiva rivoluzionaria rappresentano altrettantimomenti, non eludibili e quanto mai attuali, dellattivit dei comunisti.

  • rapporto tra valore di servigi e valore di capitale sialterer con prevalenza del primo valore, ossia che ilsaggio del profitto crescer? [] Come il Marx hapotuto immaginare che col progresso tecnico crescasempre la spesa dei capitalisti, in modo che,proporzionalmente, il profitto resti sempre inminoranza? [] Lerrore del Marx stato di averattribuito inavvedutamente un valore maggiore alcapitale costante che, dopo il progresso tecnico, vienmesso in movimento dagli stessi antichi lavoratori(op. cit., p. 158).

    Chiara la risposta diPlechanov:

    Se la produttivit del lavoro raddoppiata, ovvio che, nellostesso intervallo di tempo,loperaio tratter una quantit dicotone due volte pi grande.Questa quantit di cotone due voltepi grande il fabbricante chedeve fornirla alloperaio, per cui laspesa del fabbricante in materieprime, restando uguali tutte le altrecircostanze, raddoppier.

    [] Il progresso tecnico, cheha raddoppiato la produttivit dellavoro, consiste in unperfezionamento delle macchine.Ora, delle macchine perfezionatecostano generalmente pi care. [] Il progressotecnico consiste nellaumentare la produttivit dellavoro, cio nellincorporare nellunit di prodottouna minor quantit di lavoro. Ma non ne consegueaffatto che la produzione si compia con laiuto dimacchine meno care. Al contrario, il progressotecnico significa abitualmente uso di macchine picomplicate, e quindi pi care ( propos du livre deCroce, in Oeuvres philosophiques, Ed. Progress, vol.II, pp. 762-63).

    Pi complessiva e penetrante la risposta cheGramsci dette, nelle sue riflessioni del carcere, alleobiezioni crociane:

    Nello scritto sulla caduta tendenziale delsaggio del profitto da notare un errorefondamentale del Croce. Questo problema giimpostato nel I volume del Capitale, l dove si parladel plusvalore relativo; nello stesso punto si osservacome in questo processo si manifesti unacontraddizione, cio mentre da un lato il progressotecnico permette una dilatazione del plusvalore,dallaltra determina, per il cangiamento cheintroduce nella composizione del capitale, la cadutatendenziale del saggio del profitto; e ci dimostrato

    nel III volume del Capitale. Il Croce presenta comeobiezione alla teoria esposta nel III volume quellaparte della trattazione che contenuta nel I volume,cio espone come obiezione alla legge tendenzialedella caduta del profitto la dimostrazionedellesistenza di un plusvalore relativo dovuto alprogresso tecnico, senza per mai accennare unasola vota al I volume, come se lobiezione fossescaturita dal suo cervello, o addirittura fosse unportato del buon senso.

    In Marx, continua Gramsci,la caduta del profitto presentatacome laspetto contraddittorio diunaltra legge, quella dellaproduzione del plusvalore relativo,in cui una tende ad elidere laltra,con la previsione che la caduta delsaggio del profitto sar laprevalente. Quando si puimmaginare che la contraddizionegiunger a un nodo di Gordio,insolubile normalmente, madomandante lintervento di unaspada di Alessandro? Quando tuttaleconomia mondiale sar diventatacapitalistica e di un certo grado disviluppo; quando cio la frontieramobile del mondo economicocapitalistico avr raggiunto le sue

    colonne dErcole. Le forze controperanti della leggetendenziale e che si riassumono nella produzione disempre maggiore plusvalore relativo hanno deilimiti, che sono dati, per esempio, tecnicamentedallestensione e dalla resistenza elastica dellamateria e socialmente dalla misura sopportabile didisoccupazione in una determinata societ. Cio lacontraddizione economica diventa contraddizionepolitica e si risolve politicamente in unrovesciamento della prassi [espressione che, nellinguaggio criptico usato da Gramsci nelle sue notecarcerarie, equivale a si risolve politicamente in unarivoluzione] (Quaderni del carcere, Edizione criticadellIstituto Gramsci, vol. II, Einaudi 1975, pp.1278-79).

    2. Unaltra obiezione riguarda il modo in cuiMarx avrebbe formulato la legge nel cap. XIII del IIILibro del Capitale: egli avrebbe presupposto che,mentre la composizione organica del capitaleaumenta, il saggio del plusvalore rimane costante.

    Il primo a formulare questa critica fu, nel1907, leconomista polacco Wladyslaw vonBortkiewics. Laccusa che egli muove a Marx

  • quella di aver isolato il saggio del profitto dalsaggio del plusvalore, di aver adottato un metodo diisolamento.

    Bortkiewics: Lerrore della dimostrazionedata da Marx della sua legge della cadutatendenziale del saggio di profitto consistenellignorare il rapporto matematico fra produttivitdel lavoro e saggio del plusvalore, e nel considerarequestultimo come un fattore a s (Calcolo delvalore e calcolo del prezzo nel sistema marxiano, inLa teoria economica di Marx, Einaudi, Torino 1971,pp. 5-104).

    Questa stessa obiezione stata ripresa, inepoca pi recente, da uneconomista keynesiana disinistra, Joan Robinson, e da un economista diorientamento marxista come Paul Sweezy.

    Joan Robinson: Marx conserva lopinioneche vi sia una forte tendenza del capitale per operaioad aumentare con il passar del tempo - e questaipotesi naturale. La legge marxista della cadutatendenziale dei profitti consiste semplicemente inuna tautologia: se il saggio di sfruttamento costante, il saggio di profitto diminuisce mentre ilcapitale per operaio aumenta. La conclusione perentoria: In breve, pare che Marx sia partito peruna pista sbagliata, quando suppose che fossepossibile trovare una legge dei profitti senza tenerconto del problema della domanda effettiva; e la suaspiegazione della tendenza alla caduta dei profittinon spiega un bel nulla (Marx e la scienzaeconomica, La Nuova Italia, Firenze 1951, p. 32, p.37).

    Sweezy: Abbiamo visto che la tendenza delsaggio di profitto a diminuire dedotta da Marxdalla presunzione che la composizione organica delcapitale aumenti mentre il saggio del plusvalorerimane costante. Mentre indubbiamente esattoaffermare laumento della composizione organicadel capitale, , daltra parte, giustificabile assumerenello stesso tempo un saggio del plusvalorecostante? (Teoria dello sviluppo capitalistico,Boringhieri, Torino 1970, p. 117).

    Ancora Sweezy: Sembra poco sensato cheuna parte essenziale del processo di aumento dellaproduttivit [cio, laumento del saggio diplusvalore] venga considerata a parte e come unfattore di compensazione; sarebbe stato meglioriconoscere sin da principio che laumento dellaproduttivit tende a portare con s un pi alto saggiodel plusvalore. Del resto [aggiungecontraddittoriamente Sweezy], Marx di solitodaccordo in questo (op. cit., pp. 118-19).

    Infatti, solo la prima pagina del cap. XIII del

    III Libro del Capitale che sembra dar ragione aquesti critici. In quel passo Marx astrae, in viaprovvisoria, dalle differenze nel grado disfruttamento del lavoro. Ma molti altri passi delleopere economiche di Marx indicano chiaramente cheegli, nellanalisi della tendenza alla caduta del saggiodel profitto, ha sempre tenuto presente ilcollegamento fra saggio del profitto e saggio delplusvalore e ha preso in considerazione non sololipotesi della costanza del saggio del plusvalore, maanche lipotesi di un suo aumento.

    Marx: La caduta tendenziale del saggio delprofitto collegata con un aumento tendenziale delsaggio del plusvalore, ossia del grado disfruttamento del lavoro (Il Capitale, Libro III,Einaudi, Torino 1975, p. 337).

    Marx: Io ho spiegato la caduta del saggio diprofitto, malgrado la stazionariet e perfinolaumento del saggio di plusvalore, col fatto che ilcapitale variabile diminuisce in rapporto al capitalecostante, cio il lavoro presente, vivo, diminuisce inrapporto al lavoro passato (Storia delle teorieeconomiche, Einaudi, Torino 1958, II, p. 326).

    Marx: Il saggio di profitto cade - bench ilsaggio di plusvalore resti invariato o salga - perch,con lo sviluppo delle forze produttive del lavoro, ilcapitale variabile diminuisce in rapporto al capitalecostante. Esso cade, dunque, non perch il lavorodiventa meno produttivo, ma perch diventa piproduttivo. Non perch loperaio viene sfruttato dimeno, ma perch viene sfruttato di pi (Storia delleteorie economiche cit., II, p. 467).

    Marx: Tale tendenza d luogo a una pielevata composizione organica del capitalecomplessivo, ci che ha per immediata conseguenzail fatto che il saggio del plusvalore, ove il grado disfruttamento del lavoro rimanga costante e ancheaumenti, viene espresso da un saggio generale delprofitto che decresce continuamente (Il Capitale,ed. citata, Libro III, p. 301).

    Questa obiezione, concernente il cosiddettometodo di isolamento adottato da Marx , dunque,palesemente infondata.

    3. Unaltra obiezione di fondo stata mossa aMarx: quella secondo la quale, dato il nessoindissolubile esistente fra aumento dellacomposizione organica del capitale, produttivit dellavoro, produzione del plusvalore relativo e aumentodel saggio del plusvalore, non sarebbe concretamentepossibile stabilire se vi sar, alla lunga, un aumentoo una diminuzione del saggio del profitto.

    Paul Sweezy, con riferimento alla formula

  • matematica p=pl/c+v, nellaquale, sia al numeratore che al denominatore dellafrazione, si trovano delle variabili, ha cossintetizzato questa obiezione:

    Se si afferma, come noi affermiamo, chetanto la composizione organica del capitale, quantoil saggio del plusvalore sono delle variabili, ladirezione nella quale il saggio del profitto cambierdiviene indeterminata (Teoria dello sviluppocapitalistico, cit. p. 120).

    A questa obiezione, apparentemente valida, stato risposto che i critici della legge marxiana dellacaduta tendenziale del saggio di profitto sbaglianoperch il processo descritto da Marx non unprocesso puramente astratto, non consiste inunoperazione puramente aritmetica (facilmenteesprimibile con una formula),ma si riferisce semprealloperaio vivo, alla suaerogazione di lavoro nellaconcretezza della sua giornatalavorativa.

    Ci che Marx ha detto dipi convincente sullargomentosi legge nei primi tre capoversidel secondo paragrafo delcapitolo XV del Libro III delCapitale, i quali contengono unaseconda dimostrazione dellacaduta tendenziale del saggio diprofitto, che si aggiunge a quella relativaallaumento della composizione organica delcapitale. In questo caso, il punto di partenza delragionamento marxiano non laumento dellacomposizione organica del capitale, ma ladiminuzione del numero degli operai che possonoessere occupati sulla base di un determinato capitale.Le due ipotesi sono considerate da Marx comeequivalenti; poich si pu ammettere che ilprogresso tecnico tenda a realizzarle entrambe, lanuova dimostrazione pu essere considerata unprolungamento della prima.

    Supponiamo - afferma in sostanza Marx - cheil numero degli operai occupati in base a undeterminato capitale diminuisca progressivamente.In tal caso, perch rimanga uguale il saggio delprofitto ottenibile dal capitalista sulla base di quelcapitale, necessario che il plusvalore nondiminuisca, nonostante la diminuzione del numerodegli operai occupati: e perch ci sia possibile, deveaumentare il plusvalore estorto a ciascuno deglioperai rimasti. Ma questa estorsione di plusvalore haun limite insuperabile, per due ragioni: 1) il numero

    delle ore lavorative che possono essere fornite daogni singolo operaio nel corso della sua giornatalavorativa limitato da ragioni fisiologiche estoriche; 2) inoltre, una parte di queste ore di lavoroloperaio deve impiegarle per lavorare per sestesso, cio per ricostituire il valore della sua forza-lavoro (lavoro necessario), e non per produrreplusvalore.

    Marx sceglie, come esempio, quello che si puconsiderare un caso estremo: il caso in cui 24 operaioccupati da un determinato capitale per una giornatalavorativa brevissima (due sole ore al giorno)diminuiscano progressivamente di numero fino aridursi a 2 soli operai che lavorino per una quantitdi ore molto elevata (dodici ore al giorno), e sianoquindi sottoposti a un grado di sfruttamento estremo:

    Due operai chelavorano dodici ore al giornonon possono fornire la stessaquantit di plusvalore cheviene prodotta da ventiquattrooperai i quali lavorino soltantodue ore al giorno; e questoneppure se i primi potesserocampare daria e non avesseroda lavorare per se stessi. Sottoquesto rispetto, lacompensazione della riduzionedel numero degli operaimediante laccrescimento del

    grado di sfruttamento si scontra con determinatilimiti che non pu assolutamente superare. Talecompensazione, dunque, se pu frenare la caduta delsaggio del profitto, non pu in alcun modoarrestarla (Il Capitale, Libro III, ed. citata, pp. 347-48).

    Dunque: una crescente estorsione diplusvalore pu essere ottenuta dal capitalistaprolungando la giornata lavorativa o aumentandolintensit del lavoro, ma il plusvalore sottratto aogni lavoratore non pu mai superare un determinatovalore massimo, uguale alla massima quantit dilavoro che pu essere concretamente fornita da ognisingolo operaio; anzi, esso deve essere - in ogni caso- inferiore a tale quantit massima di lavoro, perchnessun operaio pu campare daria e devenecessariamente destinare una parte delle sue orelavorative alla reintegrazione del valore del suosalario (su questa seconda dimostrazionemarxiana della caduta tendenziale, cfr. Henri Denis,Storia del pensiero economico, vol. II, Il Saggiatore-Mondadori 1965, pp. 124-26).

    Nella sua Storia delle teorie economiche (nota

  • anche col nome di Teorie sul plusvalore), Marx,commentando la giusta idea degli antagonistiproletari di Ricardo, come egli li chiama (icosiddetti socialisti ricardiani della prima metdellOttocento), i quali deducevano la caduta delsaggio del profitto dallimpossibilit diunestensione illimitata del pluslavoro, osserva chelaumento del plusvalore potrebbe, alla lunga,controbilanciare la progressiva riduzione del numerodegli operai conseguente al progresso tecnico solo seil tempo di lavoro potesse essere prolungatoallinfinito, o il lavoro necessario potesse essereridotto a zero, due ipotesi egualmente assurde(Storia delle teorie economiche, vol. III, p. 334).

    Del resto, gi nel I Libro del Capitale Marx,prendendo in considerazione la tendenza delcapitale alla massima riduzione possibile del numerodegli operai da esso occupati, [] in contrasto conlaltra sua tendenza a produrre la maggior massapossibile di plusvalore, aveva anticipato la piampia analisi da lui condotta nel Libro III: Il limiteassoluto della giornata lavorativa media, la quale per natura sempre minore di 24 ore, costituisce unlimite assoluto alla sostituzione della diminuzionedel capitale variabile mediante laumento del saggiodel plusvalore, ossia alla sostituzione delladiminuzione degli operai sfruttati mediante unaumento del grado di sfruttamento della forza-lavoro (Il Capitale, Libro I, ed. citata, p. 372).

    E, ancor prima della pubblicazione delCapitale, egli aveva osservato nei Grundrisse:Quanto pi il capitale sviluppato, tanto pidrasticamente esso deve sviluppare la produttivitper valorizzarsi, cio per aggiungere plusvalore,ma in proporzione pur sempre bassa, perch la suabarriera rimane il rapporto tra la frazione digiornata che esprime il lavoro necessario e linteragiornata lavorativa. Esso pu muoversi soltantoentro questi confini (Lineamenti fondamentali[Grundrisse] della critica delleconomia politica, LaNuova Italia, Firenze 1968, I, pp. 338-39).

    4. Di fronte ad altre possibili obiezioni, chemettano in dubbio la portata reale della diminuzionedel saggio di profitto, c da tener presente un puntoimportantissimo.

    Come sappiamo, solo il lavoro produttivo(comprensivo anche delle attivit di trasporto e diimballaggio) quello che crea valore e plusvalore,mentre nessun valore e plusvalore viene creato nelleattivit non produttive, che (oltre alle attivit disupervisione e di direzione, finalizzate al controllodel lavoro svolto dai lavoratori addetti alla

    produzione) comprendono tutte le attivit dicircolazione, collegate allo scambio delle merci(vendite, acquisti, contabilit, pubblicit, transazionisu titoli, assistenza legale, ecc.).

    Nel secolo ventesimo (e in questo inizio delventunesimo) il capitale ha messo in movimento unenorme apparato circolatorio e pubblicitario per larealizzazione, sul mercato, del plusvalore prodottonella sfera produttiva; e per la messa in moto diquesto gigantesco apparato masse crescenti dicapitale vengono investite. Allanalisi di questicosti improduttivi - gi esistenti, anche se in minormisura, nel capitalismo dellOttocento - Marx dedicauna parte del Libro II del Capitale, e in molti puntidei capitoli XIV, XV, XVI e XVII del Libro III eglispiega come anche il capitale improduttivo,impiegato nel processo di circolazione e di venditadelle merci, partecipa alla distribuzione delplusvalore, pur non partecipando alla sua creazione,e partecipa quindi alla determinazione del saggiogenerale medio del profitto. Il saggio generale delprofitto deve, di conseguenza, essere calcolato sullabase degli investimenti di capitale dellintera classecapitalistica, cio sulla base di tutto il capitalesociale, in qualunque settore esso sia investito. Cinon pu che accentuare la tendenza alla caduta delsaggio rispetto alla massa del profitto e allagrandezza del capitale totale.

    5. E possibile un controllo empirico dellalegge della caduta tendenziale del saggio di profitto? possibile verificarla statisticamente?

    Secondo alcuni studiosi di orientamentomarxista, anche qualora disponessimo di statistichedegne di fede, una verifica dell legge sarebbeimpossibile. Ma per Marx la teoria del valore noncostituisce un modello puramente teorico: tutto ilterzo libro del Capitale volto a stabilire unamediazione fra la categoria del valore e la realtconcreta. Al contrario di Ricardo, Marx nonintendeva semplicemente contrapporre alla realtuno schema astratto del valore, ma si proponeva,com noto, di salire dallastratto al concreto. Iltentativo di sottoporre a controllo empirico la leggemarxiana , dunque, legittimo dal punto di vistascientifico.

    Leconomista americano Joseph Gillman, nelsuo libro Il saggio di profitto, Editori Riuniti, Roma1961, giunto alla conclusione che, negli Stati Unitie nei paesi capitalistici pi sviluppati, la cadutatendenziale possa considerarsi verificata per tutto ilperiodo che va dalla seconda met dellOttocento finverso il 1919, mentre altrettanto non potrebbe dirsi

  • per il periodo storico successivo alla prima guerramondiale, cio per il periodo corrispondente allosviluppo del capitalismo monopolistico, nel quale - aparere di Gillman - la composizione organica dlcapitale avrebbe cessato di aumentare.

    Altri studiosi sono giunti a risultati opposti aquelli di Gillman per quanto riguarda la fase delcapitalismo monopolisticio. Lerrore di Gillman stato quello di aver assunto come indicatore empiricoil rapporto fra la somma dei prezzi degli elementi delcapitale costante e i salari operai. Secondo ladefinizione marxiana, la composizione organica delcapitale la composizione in valore in quantorispecchia la composizione tecnica del capitale.Nellindicatore gillmaniano non sono rispecchiate levariazioni della composizione tecnica, o solo ingrado insignificante, per cui i valori dellacomposizione organica del capitale per il periodo1919-1952 risultano stravolti in maniera decisiva(cfr. AA. VV. Crisi e teorie delle crisi, Dedalo Libri,Bari 1979, p. 198).

    Il concetto statistico che pi si avvicina alladefinizione marxiana quello di intensit delcapitale, cio il rapporto fra la consistenza delcapitale (a prezzi costanti) e il numero degli operaioccupati. Secondo questo e altri indicatori, lacomposizione organica del capitale, tecnicamentecondizionata, continua a crescere anche dopo il 1919(op. cit., p. 200).

    6. La tendenza alla caduta del saggio delprofitto pu essere rilevata, anche se in modoindiretto, da una serie di indizi riguardanti, adesempio, i grandi monopoli USA negli ultimi anni.

    Per la prima volta dopo il crash del 1987, laGeneral Motors, limpresa leader dellindustriaautomobilistica mondiale, ha visto diminuire del50% le quotazioni di borsa delle sue azioni alla finedel 2005. Con un debito che tocca i 300 miliardi didollari, la GM ha subito nel 2006 una perdita di 10,6miliardi di dollari. Un altro grande monopoliodellindustria automobilistica, la Ford, ha un debitodi 160 miliardi di dollari e, dal gennaio al marzo2006, i suoi profitti hanno subto una diminuzionedel 38 %.

    La Daimler-Chrysler, una delle pi grandiimprese di assemblaggio di automobili (la quinta nelmondo in ordine di grandezza), ha reso noto che isuoi profitti netti non hanno superato, nel 2005, i 966miliardi di dollari, e ha avvertito che, per impedireulteriori perdite, avrebbe licenziato 14.500 operai.

    I profitti della Oreal, la pi grande produttricedi cosmetici del mondo, sono diminuiti di 2 miliardi

    di dollari nel 2005. La Pfizer, una delle pi grandisociet farmaceutiche del mondo, ha dichiarato chenon vi sarebbe stato alcun aumento delle sue venditenel 2006, per problemi legati al brevetto di alcunisuoi prodotti.

    Anche le maggiori imprese del settoremetallurgico hanno visto ridursi i loro margini diprofitto nel 2005, a causa della caduta della domandamondiale. Solo i profitti dellindustria petrolifera(Exon, Royal Dutch Shell, British Petroleum) edellindustria degli armamenti sono aumentati.

    Alla caduta del saggio di profitto si accompagnata in modo costante, negli ultimi anni, labancarotta di molte grandi societ nordamericane(Enron, Qwest Enron, Global Crossing, Kmart,Wordcom, NTL, Adelphia, Crossways). Nel 2001erano gi fallite 1.490.000 societ.

    A causa della crescente difficolt divalorizzare il capitale investito nella sfera dellaproduzione, sempre pi impellente diventa il suotrasferimento nella sfera del capitale monetario especulativo, dove limpiego pi lucroso, anche se sitratta di una valorizzazione fittizia. E questa unadelle caratteristiche pi salienti dellattualecapitalismo globalizzato.

    7. La legge della caduta tendenziale del saggiodel profitto racchiude in s lidea di fondo delCapitale, quella secondo cui il modo di produzionecapitalistico ha dei limiti economici assoluti chefanno di esso un modo di produzione puramentestorico, cio transitorio, il quale - attraverso lazionerivoluzionaria del proletariato - dovr esserenecessariamente sostituito, dopo la fase ditransizione socialista, dal modo di produzionecomunista.

    In questa fondazione oggettiva della necessitdel socialismo risiede lessenza del marxismo, intotale contrasto con le concezioni utopistiche eidealistiche del socialismo. Essa rimane sempre unpunto centrale di contesa fra marxismo e riformismo.

    * * *

    Lultimo punto, di estrema importanza, che hadato luogo anchesso a molte e contrastantiinterpretazioni, quello del legame fra la cadutatendenziale del saggio di profitto e le crisieconomiche.

    Lo affronteremmo in una delle prossimelezioni/discussioni del nostro Corso di economiapolitica marxista.

    Teoria & Prassi n. 18, nov. 2007