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27 Capitolo II I bacini idrografici, gli schemi idrici, programmazione ed uso della risorsa idrica

Capitolo II I bacini idrografici, gli schemi idrici

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Capitolo II I bacini idrografici, gli schemi idrici, programmazione ed uso della risorsa idrica

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2.1 I bacini idrografici di competenza dell’Autorità Interregionale di Bacino della Basilicata I bacini idrografici ricadenti nel territorio di competenza dell’Autorità di bacino della Basilicata sono: - i bacini del versante ionico, e precisamente quelli dei fiumi Sinni, Agri, Cavone, Bradano e Basento; - il bacino del fiume Noce, appartenente al versante tirrenico. Ai fini di un inquadramento generale, è utile una descrizione molto sintetica di tali bacini idrografici e delle loro caratteristiche principali, nei paragrafi 2.1.1 e 2.1.2. Per una descrizione più dettagliata, si rinvia ai precedenti ‘piani stralcio’, già adottati dalla stessa Autorità di Bacino. 2.1.1 I bacini del versante ionico Procedendo da Sud verso Nord, il territorio dell’Autorità di Bacino, per la parte occupata dai bacini con foce nello Jonio, resta suddiviso in cinque grandi bacini idrografici. Sono i seguenti. 2..1.1.1 Il bacino del Sinni Il bacino del Sinni è delimitato dalle pendici orientali del Monte Sirino, sulla testata, e dal Massiccio del Pollino e del Monte Alpi, sui lati. La sua configurazione orografica presenta caratteri altimetrici molto accidentati e tormentati nella parte alta. Il perimetro del bacino può concepirsi come un triangolo, il cui lato più lungo costituisce il confine settentrionale, mentre i due lati più corti, pressoché uguali tra loro, lo delimitano a sud. Il lato sud-occidentale forma lo spartiacque coi bacini del mare Tirreno, il Noce e il Lao; quello sud-orientale forma lo spartiacque col Crati e con i piccoli bacini dell’Alto Ionio compresi tra il Sinni e il Crati stesso. La cima più elevata del confine settentrionale è il Monte Alpi (1892 m s.l.m.) e procedendo verso oriente non si incontra altra cima degna di nota. I sistemi montuosi più rilevanti si trovano invece sul confine occidentale-meridionale, dal monte Sirino al Pollino con le sue propaggini. Le cime più alte sono: Monte Papa (2005 m s.l.m.), Madonna di Sirino (1906), Monte La Spina (1649), Monte Zaccana (1579), Monte Grattaculo (1895), Serra del Prete 82186), Monte Pollino (2278), Serra Dolcedorme (2186), Serra di Crispo (2052), Timpone Rotondella (1609), Timpone Neviera (1993). Procedendo verso est, il Timpone Neviera è l’ultima aspra cima che s’incontra e, avvicinandosi alla foce, il crinale si abbassa gradualmente fino ai colli di Rotondella, ormai a ridosso dello Jonio. Al suo interno, il bacino presenta dappertutto carattere montuoso, ma le cime più elevate si mantengono quasi sempre a quote inferiori ai 1000 m s.l.m. Zone pianeggianti di una certa vastità si incominciano ad avere a valle di Valsinni, ma l’unica pianura estesa è quella che dal litorale Jonico si addentra verso ovest per circa 10 km. Sulla totale estensione del bacino, soltanto il 16 % risulta essere al di sotto di quota 300 m s.l.m., mentre più del 54 % è a quota superiore ai 600 m s.l.m. e circa il 16 % risulta compreso tra le isoipse 900 e 1200. La quota media del bacino è di 687 m s.l.m. Il fiume ha deflussi estivi di una certa importanza, dovuti alle sorgenti di Latronico, quelle del Frido, suo affluente, e numerose scaturigini della valle del Sarmento. Il suo contributo unitario medio annuo è il più elevato della regione, elevato è anche il suo coefficiente di deflusso. Alla portata idrica contribuisce notevolmente il Pollino, con i suoi torrenti Peschiera-Frido e Rubbio, sin dall’altezza di Episcopia. Il Sinni nasce quasi al culmine della Serra Giumenta (1518 m s.l.m.), propaggine del nucleo del Monte Sirino e si sviluppa accogliendo sul versante sinistro il torrente Cogliandrino, la valle del Serrapotamo, la

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fiumarella di Sant’Arcangelo. A Monte Cotugno esiste un ampio invaso artificiale. Sul Sarmento è stata realizzata una traversa. L’altro invaso è quello di Masseria Nicodemo. Il processo di incassamento e allargamento dell’alveo del corso d’acqua produce una gran mole di materiale solido che viene trasportato verso valle. Un esteso alluvionamento interessa l’intera asta principale del Sinni, dandogli fino alla foce l’aspetto di fiumara. Poco prima di Valsinni, il fiume entra in una valle ancora più ampia con carattere di tronco alluvionato e il greto diventa larghissimo. In prossimità di Policoro, sfocia nello Jonio, attraversando una splendida selva litoranea, ultimo ricordo di un antico bosco rimasto dopo le operazioni di bonifica e di disboscamento degli anni ’50. 2..1.1.2 Il bacino dell’Agri Il bacino dell’Agri è delimitato verso occidente dallo spartiacque fra Jonio e Tirreno, e dai massicci del Monte Raparo e del Monte Alpi, a Sud, e del Volturino, (monti Volturino, di Madonna di Viggiano e Montemurro), a Nord. Il fiume ha origine sul versante orientale dell’Appennino lucano da diversi gruppi di sorgenti della Piana del Lago, poste sulla pendice orientale del monte Maruggio (1577 m s.l.m.). Il crinale appenninico si mantiene quasi sempre a quote comprese tra 1500 e 1000 m e soltanto in pochissimi valichi queste scendono fino a 8oo m s.l.m. Le catene montuose che costituiscono gli spartiacque di confine con i bacini adiacenti presentano le cime più elevate in prossimità dell’Appennino e vanno man mano degradando con l’avvicinarsi al litorale jonico. Le quote maggiori si incontrano in corrispondenza del limite settentrionale, nel tratto compreso tra Timpa d’Albano e Madonna di Viaggiano. In tale tratto si incontrano, da monte verso valle, le cime più elevate del bacino: Timpa d’Albano 81652), Serra di Calvello (1545) e Volturino (1835). Oltre alle catene montuose che costituiscono lo spartiacque dell’Agri, altri nuclei montuosi di notevole altezza sono presenti all’interno del bacino, principalmente in sponda destra: il rilievo maggiore è il Monte Raparo (1761); cime notevoli sono anche Verro Croce (1640), Morgia d’Andrea (1441), Timpa Pomi Agresti (1426), La Bannera (1706) e Monte Raparello (1288). Il bacino ha orografia prevalentemente montana, con zone pianeggianti poco estese, se si esclude la pianura litoranea. Sull’estensione totale, pari a 1686 kmq, soltanto il 20 % è al disotto di quota 300 m, e la quota media risulta essere di circa 650 m s.l.m. Zone pianeggianti di una certa importanza si hanno a valle di Marsico Nuovo, fino a Grumento, prevalentemente in sinistra del corso d’acqua, a quota superiore a 500 m. Pianure di minore estensione si incontrano nei pressi della confluenza col Maglia e tra questo e lo Sciauro, a valle di Sarconi. Il carattere montuoso del bacino prevale fino alla confluenza col Sauro, a valle del quale il bacino degrada dolcemente. Grazie al contributo dei calcari che ne costituiscono l’alto bacino fino alla confluenza col Sauro, è il corso d’acqua lucano più ricco di sorgenti. E’ dotato, quindi, di deflussi di magra di una certa entità. Nella restante parte del bacino, costituita da terreni impermeabili, si riscontrano invece scarsissime immissioni. Notevole è il coefficiente di deflusso annuale, chiaro indice dell’attiva circolazione delle acque che cadono sul bacino. Per quanto riguarda il regime delle portate, grazie all’esistenza di numerose sorgenti nel bacino superiore la portata scolante a Tarangelo avrebbe caratteri di perennità e non scenderebbe mai al di sotto di 3 – 3.5 mc/s se nella stagione estiva le acque perenni non venissero in gran parte derivate a monte per impieghi irrigui. La distribuzione delle portate nel corso dell’anno rispecchia perciò le caratteristiche della distribuzione delle piogge: alle siccità estive corrispondono magre accentuatissime, specie nelle sezioni inferiori, dove è chiaramente minore l’influenza delle sorgenti dell’alto bacino.

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Lungo il suo corso sono presenti l’invaso del Pertusillo, quello di Marsico Nuovo e di Gannano. L’Alto Agri è caratterizzato da un tronco con pendenza media del 5 %, fino al ponte di Tarangelo, al termine della piana di Tramutola: massi tondeggianti in alveo caratterizzano il tronco dal punto di vista sedimentologico e vegetazionale di ontani e salici caratterizzano le rive. Il secondo tronco, il Medio Agri, da Tarangelo a Monticchio, è caratterizzato da pendenze maggiori, fra il 12 % e l’8 %. Gli alvei degli affluenti Armento, Nocito e Cogliuva sono in genere occupati da enormi depositi alluvionali, con prevalenza di materiale grossolano proveniente dalla degradazione e dal dilavamento delle pendici: assumono il tipico aspetto di fiumare con le conoidi ghiaiose che si inoltrano nell’alveo dell’agri, dove la corrente le corrode al piede, anche per notevoli altezze. Il trasporto solido è molto elevato e tale si mantiene anche nel tronco inferiore, dopo la confluenza col Sauro e fino all’interruzione del Pertusillo. Dopo la diga di Pertusillo, l’Agri si infossa in una profonda e boscosa vallata, con le rive sempre occupate da ontani, pioppi neri, salici e olmi. Nel terzo tronco, da Monticchio al mare, la pendenza media si riduce e la vallata si apre formando una piana imponente che finisce col fondersi con la pianura costiera. 2.1.1.3 Il bacino del Cavone Il bacino del Cavone, attestandosi alle pendici occidentali del massiccio del Volturino (la Montagna a Monte Cortaglia), è, fra gli altri bacini lucani, l’unico che non raggiunge lo spartiacque fra lo Jonio e il Tirreno. Ha il suo culmine nel monte dell’Impiso (1310 m s.l.m.), vertice comune con i bacini dell’Agri e del Basento. Lo spartiacque meridionale, partendo da tale vetta, segue una linea grossolanamente parallela al corso d’acqua in direzione da nord-ovest verso sud-est, discendendo gradualmente verso il litorale. Lo spartiacque settentrionale invece delimita il bacino con un grande arco, verso nord, che si raccorda ad una linea di displuvio anch’essa grossolanamente parallela al corso d’acqua. Il fiume Cavone, che nella sua parte più montana assume il nome di torrente Calandrella, è lungo solo 49 km. La superficie del suo bacino, a forma di quadrilatero, è di 675 kmq. Non ha affluenti importanti, al di fuori del torrente Misegna, in destra. I contributi estivi del fiume possono ritenersi praticamente nulli, cosa che si verifica senza eccezione lungo tutto il corso, nel quale le manifestazioni sorgentizie sono molto scarse. 2.1.1.4 Il bacino del Basento Il bacino del Basento è delimitato, verso Sud, dalle pendici settentrionali del massiccio del Volturino (Monte Grosso, Monte Volturino e Monte Coperino), e, verso Nord, dalle pendici meridionali dei monti Li Foi, Grande e Capolicchio, che, seguendosi l’un l’altro da Ovest verso Est, formano una catena continua che separa il bacino del Basento da quello del Bradano. Il bacino del Basento presenta una morfologia caratterizzata da zone montuose e collinari e nella parte terminale è pianeggiante. Il Basento con i suoi 149 km di lunghezza è il corso d’acqua più lungo a sud del Volturno. E’ un tipico corso d’acqua mediterraneo a carattere torrentizio. Ad occidente, partendo dalla Timpa d’Albano, lo spartiacque, comune all’inizio con quello del Sele, tocca Serra della Criva (1368 m. s.l.m.), i monti di Pignola (1004 m. s.l.m.), i monti S. Maria del Carmine (1070 m. s.l.m.) e la Timpa La Taverna (1212 m. s.l.m.). Quest’ultima rappresenta il punto d’incontro degli spartiacque di quattro bacini: il Sele, l’Ofanto, il Bradano ed il Basento.

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Dalla Toppa La Taverna al mare, il bacino del Basento resta adiacente a quello del Bradano fino alla foce e lo spartiacque comune passa per il monte S. Angelo (1126 m. s.l.m.), la Serra Lappese (1014 m. s.l.m.), il monte Portiglione (806 m. s.l.m.), per gli abitati di Tricarico e Grassano, per la Serra Gravenese (474 m. s.l.m.), le alture del Tinto (273 m. s.l.m.) e degrada dolcemente fino al mare. Sulla destra, partendo dalla Timpa d’Albano, lo spatiacque, comune col bacino dell’Agri, tocca successivamente le vette dei monti Serra di Calvello (1568 m. s.l.m.), Volturino (1835 m. s.l.m.), Madonna di Viggiano (1725 m. s.l.m.), Serra di Coriano (1167 m. s.l.m.) e dell’Impiso (1310 m. s.l.m.); questa ultima vetta è comune agli spartiacque dei tre bacini Agri, Basento e Cavone. Da questo punto lo spartiacque di destra piega bruscamente verso Nord e, dopo un grande arco verso oriente, degrada dolcemente verso il mare, mantenendosi parallelo allo spartiacque di sinistra. Quest’ultimo tratto separa il bacino del fiume Basento dal Cavone. La zona è prevalentemente montuosa, ma comprende anche alcuni altopiani e pianure vallive pur nelle parti lontane dalla foce; in ultimo, dopo una serie di piccoli colli, si giunge ad una lunga distesa a dolce pendenza che declina alla pianura litoranea alluvionale. Le più alte pianure nella parte alta del bacino sono quelle di S. Loia, a 770 m. s.l.m., e di Pignola, a 750 m. s.l.m. Quest’ultima si prolunga nei piani di Pantano e Pantanella a quota media di 780 m. s.l.m. Estesissime sono le zone pianeggianti ai piedi delle colline finali, nelle vicinanze dell’abitato di Bernalda e da lì proseguono fino al mare, confondendosi in ultimo con la pianura alluvionale del litorale. Aliquote percentualmente notevoli del medio bacino del Basento sono costituite dai sottobacini del Tiera, del Camastra, del Vella e della Canala. Le principali sorgenti sono situate alle pendici del monte Arioso (Abriola) a circa 1000 m. di altitudine. Le captazioni di queste sorgenti, realizzate negli anni trenta, raccolgono fino a 150 lt. al secondo di acqua di ottima qualità. L’Alto Basento ha aspetto rupestre e naturale: l’acqua scorre tra le rocce modellate dall’erosione e la boscaglia ripariale si integra con la vegetazione che ricopre le pendici del monte. Proseguendo lungo il corso, verso valle, si giunge in una zona umida di rilevante importanza naturalistica: il lago Pantano di Pignola, una zona acquitrinosa fino all’unità d’Italia, quando fu cominciata una bonifica ed un progressivo prosciugamento. Continuando a percorrere il Basento si attraversa la città di Potenza. In questo tratto vengono immesse nel fiume le acque smaltite presso l’impianto comunale di trattamento e di numerosi scarichi abusivi e incontrollati. La morfologia fluviale dell’alveo nel tronco di valle viene modificata in modo cospicuo dall’azione dell’acqua, che ormai priva di materiale solido, depositato nel lago Pantano, aumenta la sua capacità erosiva, provocando una degradazione dell’alveo. Un altro sbarramento nel corso del fiume è rappresentato dalla traversa di Trivigno. Subito dopo l’immissione del torrente Camastra, che è regolato da un invaso, il Basento scorre lasciandosi sulla destra idrografica le aguzze vette delle Dolomiti Lucane, dove sono situati i centri di Pietrapertosa e Castelmezzano che dalla loro altezza dominano l’intera vallata del Basento. In questo tratto, la vegetazione in prossimità del fiume, costretto tra i due declivi, si fa folta e scura, alla stretta di Campomaggiore. Il fiume prosegue il suo percorso insinuandosi, all’altezza di Calciano, tra il Monte La Croccia ed i monti di Tricarico. In seguito lambisce la stazione di Grassano e successivamente quella di Salandra. Qui il greto si espande in alcuni tratti su vaste golene di ciottoli e detriti, siamo infatti nel corso mediovallivo, dove il fiume acquisisce caratteri morfologici alluvionali poiché le correnti cominciano a depositare il loro contenuto sedimentario grossolano. Cominciano ad apparire in modo cospicuo i calanchi sui versanti in argilla e la vegetazione si dirada lasciando spazio solo a qualche macchia di boscaglia costituita da pioppi bianchi su canneto.

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Il Basento continuando a percorrere la vallata attraversa i territori dei comuni di Ferrandina e Pisticci, dove sono collocati importanti impianti chimici, alcuni dei quali dismessi. Si praticano culture fin sulle rive, lasciando quindi soltanto un minimo spazio alla selva spondale. Prima di sfociare nello Ionio, il Basento attraversa la piana costiera di Metaponto. In prossimità della foce, presenta un paesaggio fluviale interessantissimo costituito da una magnifica selva riparia formata soprattutto da alti pioppi bianchi e neri e da imponenti salici (tipica macchia mediterranea). Lungo il litorale ionico esiste una duna costiera di notevoli dimensioni che, a causa della presenza di notevoli quantitativi d’acqua, ha sempre presentato difficoltà di drenaggio. Per ovviare a questo problema, negli ultimi cinquant’anni, sono stati realizzati alcuni impianti idrovori il cui funzionamento permette la raccolta delle acque basse, in alcuni anni fino a 36 milioni di metri cubi, ed il loro convogliamento tramite condotta verso il mare, in modo che non vengano interessate né le falde sotterranee né i corsi d’acqua naturali. Durante il periodo estivo queste acque basse sono rappresentate soprattutto dalle acque di supero dell’agricoltura. Vengono utilizzate solo in minima parte poiché la loro salinità in alcuni casi risulta essere elevata. L’individuazione di due precedenti ed abbandonati tracciati fluviali meandriformi lungo la piana costiera fa comprendere come solo negli ultimi secoli il Basento abbia acquisito l’attuale foce dopo la deviazione del tracciato terminale. Il fiume ha, quindi, subito un lento e progressivo spostamento verso Sud - Ovest. Alcuni studiosi attribuiscono il progressivo spostamento della foce del Basento, fenomeno comune anche al Bradano, a deboli basculamenti tettonici o all’azione delle correnti marine ed alla genesi ed evoluzione dei fenomeni costieri. L’influenza degli interventi antropici nel tratto terminale del bacino si risente fino alla costa, dove giungono in quantità ridotta i sedimenti, indispensabili ad alimentare il ripascimento delle spiagge. Si determina così l’arretramento dei litorali, fenomeno che sta ormai interessando tutta la costa jonica della Basilicata arretramento valutabile intorno ai 40 metri in 10 anni, influendo negativamente sulla fruizione turistica del litorale. 2.1.1.5 Il bacino del Bradano Infine, il bacino del Bradano, è uno dei bacini maggiori della Basilicata, avente superficie di 2.735 kmq ed è il più a Nord di tutti quelli lucani. E’ separato da quello del Basento dalle pendici meridionali dei monti Li Foi, Grande e Capolicchio, che, succedendosi l’un l’altro da Ovest verso Est, formano una catena continua. Il tavolato delle Murge lo separa dalla Puglia. Il vertice del bacino si trova sull’altura detta “Mandria Piano del Conte” a quota 828 m. s.l.m. e da qui, sulla destra, lo spartiacque con direzione Nord – Sud, passando dal poggio Limitorio (788 m) raggiunge la “Toppa La Taverna” (1212 m), vetta comune con i bacini del Basento, del Sele e dell’Ofanto. Detto spartiacque acquista quindi un andamento verso Sud – Est e raggiunge subito la vetta di Monte S. Angelo (1126 m); percorre in seguito una lunga schiera di monti man mano degradanti le cui vette principali sono: la Serra Lappese (1014 m), i monti Pazzano (910 m) e Portiglione (806 m), il paese di Tricarico (698 m), le Serre Gravenese (474 m), il Pizzo Colabarile (469 m), le alture del Tinto (273 m), di Buffalara (130 m) e di Campagnolo (110 m). Declina quindi verso la pianura e va a sfociare nello Ionio. Sulla sponda sinistra, dal predetto vertice del bacino, lo spartiacque si inoltra a Nord passando per le Serre Carriere (1047 m) ed i monti Mezzomo (870 m), fino al colle Renara (794 m), dirigendosi poi a Sud – Est sul colle del paese di Forenza (762 m). Con un ampio arco ritorna verso Nord e prosegue sugli altopiani di S. Leonardo (500 m), raggiungendo il colle a ponente di Palazzo San Gervasio (483 m); da questo scende al basso crinale che separa il Basentello, affluente del Bradano, dalla fiumara Matinella, affluente dell’Ofanto. Da qui ascende le alture delle Murge, fino a quota 680 m del M.te

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Caccia, per poi degradare man mano verso la pianura alluvionale e fiancheggiare l’alveo del fiume stesso, sino al mare. La zona si presenta montuosa e di aspetto piuttosto aspro verso monte e sul versante destro, divenendo, poi, meno tormentata, regolare e con colli tondeggianti, quindi quasi piana avvicinandosi alla foce. Sul versante sinistro, invece, dominano fin dal principio le zone pianeggianti, anche a quota piuttosto elevata, ma con il caratteristico andamento delle Murge di declinare quasi di colpo, costituendo sponde abbastanza ripide che in qualche punto sembrano tagliate artificialmente a gradini regolari. L’asta fluviale del Bradano ha una lunghezza di 116 km e il suo deflusso avviene quasi del tutto in territorio lucano, tranne un piccolo segmento, verso la foce, che attraversa la Puglia a Sud di Ginosa. Il fiume ha origine da tre rivi che provengono da alture non molto elevate (la Serra Ribotti 797 m. s.l.m., la Serra Carriero 1048 m. s.l.m. e il Montalto 938 m. s.l.m.). Il primo tronco del Bradano attraversa le alture coperte da fitti boschi cedui e sulle sue sponde si trovano ontani, salici e pioppi neri. Aliquote percentualmente notevoli del medio bacino del Bradano sono costituite dai sottobacini del Bilioso, del Basentello, del Gravina e del Fiumicello. Questo tronco del fiume ricorda da vicino la parte centrale delle medie valli dell’Agri e del Sinni. Infatti già nei rami iniziali dell’alveo ritroviamo l’aspetto di fiumara che è tipico del Basento fino alla Piana di Ferrandina e del Sinni e dell’Agri fino al ponte della SS. Jonica. All’altezza di Irsina la portata diviene più consistente, le pendenze sono meno accentuate e la valle si apre tra basse colline argillose. Poi, più ad Oriente, il fiume si sviluppa con numerose anse, attraversando una pianura intensamente coltivata. A valle il Bradano s’infossa ed attraversa una profonda fossa calcarea, la così detta “gravina”. Sulle pareti di roccia calcarea insistono numerose specie sempreverdi tipiche della macchia mediterranea. All’altezza di Montescaglioso, che si eleva sulla riva sinistra, il fiume riacquista la sua classica fisionomia e così continua fino alla foce. Le dighe costruite lungo il suo corso sono San Giuliano, Acerenza, Genzano; Basentello. 2.1.2 I bacini del versante tirrenico: il bacino del Noce Il territorio dell’Autorità di Bacino, per la parte occupata dai bacini con foce nel Tirreno, comprende il bacino idrografico del fiume Noce. Il bacino presenta nella sua parte più alta affioramenti del complesso calcareo-silico-marnoso del mesozoico, della serie del lagonegrese. Nella zona media del bacino si evidenzia una predominanza di flysch, mentre un complesso calcareo-dolomitico del mesozoico (piattaforma carbonatica) emerge nella parte bassa. La permeabilità può essere classificata generalmente come medio-alta. Il bacino del Noce comprende almeno in parte il territorio dei seguenti comuni: - Lauria, Rivello, Trecchina, Lagonegro, Maratea e Nemoli appartenenti al territorio della Basilicata; - Tortora, Aieta e Praia a Mare appartenenti al territorio della Calabria. Il fiume Noce nasce dalle sorgenti del Niella, sul Monte Sirino e dalle falde meridionali del Monte Rocca Rossa. Dopo un breve e accidentato percorso di 47 km, e, dando origine nella parte terminale del suo percorso alla fiumara di Castrocucco, sfocia nel mar Tirreno al confine tra il Comune di Maratea e quello di Tortora.

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Il Noce sottende un bacino di forma allungata e si presenta con alveo inciso nella parte montana e con carattere alluvionale nella parte valliva oggetto di vari interventi di sistemazione idraulica. Numerosi sono i piccoli affluenti che si immettono sull’asta principale sia in destra che in sinistra idraulica: Canale di Torno, Torrente Sierreturo, Torrente Carroso, Torrente Bitonto, Vallone del Lupo, Vallone Carboncelli, Vallone Sonante, Fosso Torbido. La Fiumarella di Tortora, che si immette nel Noce in sinistra idraulica ad un solo chilometro di distanza dalla foce, è sicuramente l’affluente più importante sia per l’estensione che per l’alto contributo alle portate del deflusso liquido e solido del corso d’acqua. Lungo l’alveo del Noce si ravvisano anche incontrollati collettori che determinano un alto grado di inquinamento. 2.2 Gli schemi idrici ricadenti nei bacini idrografici di competenza dell’AdB della Basilicata All’interno della parte del territorio di competenza dell’Autorità di Bacino sono stati realizzati a partire dalla seconda metà del secolo scorso numerose opere di captazione delle acque superficiali (dighe e traverse) spesso connesse tra loro a formare schemi idrici che utilizzano anche acque di bacini diversi. Nel seguito si descrivono le caratteristiche funzionali degli schemi idrici ad uso plurimo che interconnettono le acque dei bacini del Basento con quelle del Bradano e quelle del Sinni e dell’Agri. 2.2.1 Schema Sinni-Agri Lo schema attualmente è costituito da (vedi figura 2.1): • gli invasi di Monte Cotugno, sul Sinni, di capacità utile di 430 milioni di mc, del Pertusillo, sull’Agri, di capacità utile di 145 milioni di mc, e di S. Giuliano, sul Bradano, di capacità utile di 90 milioni di mc; • la traversa sull’Agri a Missanello, che, a mezzo di un canale di gronda proporzionato a una portata massima di 18 mc/s, adduce le acque al serbatoio di Monte Cotugno; • la condotta da 3000 mm che da Monte Cotugno convoglia portate variabili (in progetto fino a un massimo di 20/22 mc/s) a servizio di utenze irrigue, potabili e industriali (vedi figura 2.2); • l’adduttore che dal Pertusillo arriva alla vasca di Parco del Marchese (vedi figura 2.3). Sono previsti o in fase di realizzazione: • una traversa sul Sarmento, dalla quale, a mezzo di un canale di gronda proporzionato a una portata massima di 25 mc/s, si prevede di convogliare i deflussi disponibili in alveo all’invaso di Monte Cotugno; • una traversa sul Sauro che consentirà di addurre ulteriori volumi all’invaso di Monte Cotugno a mezzo di una galleria, proporzionata alla portata massima di 12 mc/s, che si ricongiunge a Sant’Arcangelo alla gronda della traversa sull’Agri. In definitiva le acque provenienti dagli invasi sul Sinni e sull’Agri, dopo aver servito utenze potabili e irrigue della Basilicata, si congiungono nel nodo di Parco del Marchese, dal quale proseguono verso la Puglia, in parte sollevate verso il serbatoio di Gioia del Colle, per soddisfare i fabbisogni potabili di Matera e Montescaglioso e della provincia di Bari, e in parte a gravità verso le utenze ancora potabili delle province di Taranto e Lecce.

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Il collegamento, inoltre, tra le acque grezze del Sinni e l’invaso di S. Giuliano può consentire l’incremento degli afflussi a detto invaso nei periodi irrigui. Attualmente le acque convogliate dall’adduttore del Sinni sono destinate ad usi multipli. In particolare per l’uso potabile vengono serviti alcuni comuni della fascia jonica lucana serviti dal potabilizzatore di Montalbano Ionico ed altri in Puglia e Calabria per un totale di circa 115·Mmc (dato medio 1992 – 2004, vedi tab b nel successivo paragrafo 2.3). Per quanto riguarda l’uso irriguo, le acque del Sinni vengono ripartite tra il Consorzio dell’Alta Val d’Agri e del Bradano Metaponto in Basilicata, il Consorzio di Stornara e Tara in Puglia e il Consorzio Ferro e Sparviero in Calabria, per complessivi 137 Mmc (dato medio 1992 – 2004, vedi tab b nel successivo paragrafo 2.3). Infine l’adduttore del Sinni attualmente alimenta anche l’ILVA di Taranto per complessivi 15·Mmc. In conclusione con l’attuale gestione lo schema Sinni può erogare 142·Mmc per uso civile e industriale (potabile per Montalbano, Ilva e volumi verso Parco del Marchese) e 137·Mmc per uso irriguo. Anche il Pertusillo ha scopo multiplo ed esso, a valle dell’alimentazione di un impianto idroelettrico con restituzione immediatamente a valle della diga, serve, dopo opportuna potabilizzazione, utenze civili appartenenti alle regioni Basilicata e Puglia, con un volume totale pari a circa 107·Mmc (vedi tab a nel successivo paragrafo 2.3). Un’ aliquota di circa 48·Mmc di acque prelevate dal Pertusillo è destinata ad uso irriguo (al Consorzio Bradano-Metaponto tramite la traversa di Gannano ed al Consorzio dell’Alta Val d’Agri dalle acque di scarico della centrale idroelettrica di Missanello). Le acque invasate a S.Giuliano e le integrazioni provenienti dalla traversa del Gannano vengono utilizzate ad uso irriguo dai consorzi di bonifica Bradano e Metaponto e Stornara e Tara nella misura del 50%.

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39

2.2.2 Schema Basento – Bradano Le acque del Fiume Basento, intercettate da una traversa in prossimità dell’abitato di Trivigno verranno convogliate verso le dighe di Acerenza e Genzano da una galleria con potenzialità di trasferimento di 10 mc/s. Lo schema Basento-Bradano (vedi figura 2.4 e 2.5) prevede quindi l’utilizzo delle acque del fiume Basento che, captate all’altezza di Trivigno in una sezione in cui è stata realizzata una traversa, vengono addotte, tramite galleria, all’invaso di Acerenza e da questo, mediante condotta, a quello di Genzano. I due invasi di Acerenza e Genzano, situati nell’alto bacino del Bradano, hanno apporti propri naturali del tutto insufficienti a riempire le capacità di invaso disponibili, tenendo anche conto del fatto che sono stati progettati e realizzati nell’ipotesi che, alimentati dalle acque del Basento, possano soddisfare le numerose utenze irrigue da essi dominate Lo schema sopra descritto fu fortemente voluto ed appoggiato, presso gli enti decisori, dal Consorzio di Bonifica Bradano-Metaponto, al fine di irrigare 14.000 Ha lordi di terreni dominati dalle quote dei due invasi che, nell’epoca precedente alla progettazione e fino al 1990, erano sotto la propria competenza. In seguito, con l’istituzione del Consorzio di Bonifica Vulture-Alto Bradano, gli stessi terreni sono passati in parte sotto il controllo di quest’ultimo ente. .

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42

2.3 Programmazione ed uso della risorsa idrica 2.3.1 L’Accordo di Programma sulle risorse idriche condivise (ex art.17, L.36/94) Gli schemi idrici Sinni-Agri e Basento-Bradano, descritti nei paragrafi precedenti e che costituiscono la principale fonte regionale di approvvigionamento idrico ad uso plurimo, sono oggetto dell’Accordo di Programma per le risorse idriche condivise, ai sensi dell’ex art.17 della L.36/94 sottoscritto a Roma il 5 Agosto del 1999 tra le Regioni Basilicata e Puglia, ed il Ministero dei Lavori Pubblici. L’ Accordo ha come obiettivo la soluzione di alcune grandi e generali problematiche quali: - la determinazione di criteri ed indirizzi omogenei circa i fabbisogni irrigui, industriali ed idropotabili su cui attestare una valutazione più possibile oggettiva e generalmente riconosciuta delle necessità regionali; - la definizione di procedure e metodi per stabilire una tariffa di riferimento per il servizio di approvvigionamento primario ad uso plurimo e riequilibrio tra bacini produttori di risorsa e bacini consumatori della stessa; l’adozione di misure ed interventi per la salvaguardia e la tutela ambientale della risorsa idrica condivisa. Con l’attuazione dell’accordo è stata istituita l’Autorità di Governo, il cui organo decisionale è il Comitato di Coordinamento delle risorse idriche, composto dai Presidenti delle due Regioni e dal rappresentante del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Le Autorità di Bacino della regione Basilicata e della Puglia insieme alla Struttura Sogesid di Matera, svolgono funzioni di supporto tecnico-amministrativo alle attività del Comitato. Attraverso strumenti permanenti di pianificazione, programmazione e monitoraggio e sulla base dei fabbisogni documentati compatibili con le disponibilità effettive vengono adottate, coordinate, gestite e controllate dall’Autorità di Governo tutte le misure utili a realizzare sia gli obiettivi ambientali sia quelli di protezione ed impiego sostenibile della risorsa idrica. L’Autorità di Governo esercita un governo effettivo dei servizi idrici ad uso civile, irriguo, industriale anche ai fini della loro riorganizzazione, in applicazione della legge 36/94 e del recente Decreto Legislativo 152/99, perseguendo i seguenti obiettivi: - formazione del bilancio delle risorse idriche condivise tra le due regioni; - definizione delle opere anche interconnesse, di comune interesse delle due regioni; - messa in atto di strumenti di coordinamento permanenti, volti a sviluppare le azioni di pianificazione; - programmazione e monitoraggio; - determinazione dei costi di produzione dell’acqua all’ingrosso; - tutela e salvaguardia degli acquiferi. Le quantità d’acqua complessive oggetto dell’Accordo di Programma: schemi Sinni –Agri, Basento Bradano e Ofanto (ricadente nel territorio di competenza dell’Autorità Interregionale di Bacino della Puglia), ammontano all’incirca a 800 milioni di mc/anno, destinati all’uso plurimo (civile, agricolo, industriale). Di questi, circa 500 milioni di mc/anno vengono prodotti dagli schemi idrici alimentati dagli invasi del Monte Cotugno e del Pertusillo, facenti parte rispettivamente dei bacini idrografici del Sinni e dell’Agri. Dei 500 milioni di mc/anno prodotti dai suddetti bacini,. oltre 250 milioni di mc sono vettoriati in territorio pugliese e utilizzati a fini civili, agricoli ed industriali, così come schematizzato dalle tabelle a) e b) allegate. Il Comitato di Coordinamento, sentiti gli Enti gestori (Consorzi di Bonifica, Acquedotto Pugliese, Comuni, Consorzi industriali), stabilisce annualmente un programma di erogazione delle risorse idriche

43

dagli invasi interessati dall’Accordo, sulla scorta di un modello di previsione che tiene conto delle disponibilità presenti negli invasi, degli afflussi previsti e dei fenomeni di evapotraspirazione. Nelle tabelle che seguono (c, d, e, f, g, h) si riportano i programmi di utilizzazione della risorsa distinti per invaso: Monte Cotugno e Pertusillo, relativi agli anni 2003, 2004 e 2005.

Tab. a) - Erogazioni dall' invaso del Pertusillo dal 1992 al 2004

BASILICATA PUGLIA ANNO IRRIGUO

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POTABILE (mc)

TOTALE ANNUO EROGATO (mc)

1992 56.884.000 3.150.000 108.233.000 168.267.000 1993 45.254.000 3.150.000 100.081.000 148.485.000 1994 77.150.000 3.150.000 104.033.000 184.333.000 1995 55.169.000 3.150.000 107.465.000 165.784.000 1996 50.548.000 3.150.000 110.927.000 164.625.000 1997 51.695.000 3.150.000 101.908.000 156.753.000 1998 52.535.000 3.150.000 108.970.000 164.655.000 1999 42.791.000 3.150.000 108.220.000 154.161.000 2000 54.782.000 3.150.000 102.544.000 160.476.000 2001 54.374.000 3.150.000 99.997.000 157.521.000 2002 2.000.000 3.784.320 86.109.680 91.894.000 2003 41.415.840 3.146.170 101.726.150 146.288.160 2004 37.844.928 3.200.000 110.084.831 151.129.759

TOTALE 622.442.768 41.630.490 1.350.298.661 2.014.371.919

TOTALE COMPLESSIVO 664.073.258 1.350.298.661

Valore medio annuoperiodo 1992/2004 47.880.213 3.202.345 103.869.128 154.951.686

Valore medio annuototale periodo 1992/2004

51.082.558 103.869.128 154.951.686

% media annua periodo1992/2004 30,9% 2,1% 67,0% 100,0%

33,5% 66,5%

44

Tab. b) - Erogazioni dall'invaso di Monte Cotugno dal 1992 al 2004

BASILICATA PUGLIA

ANNO IRRIGUO (mc)

POTABILE (mc)

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POTABILE (mc)

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1992 117.441.855 7.275.254 12.561.480 108.449.723 8.232.390 253.960.702 1993 66.666.369 7.508.074 9.382.176 97.534.971 11.630.045 192.721.635 1994 134.637.047 8.050.226 30.183.913 102.624.206 15.736.695 291.232.087 1995 105.097.994 7.627.848 26.401.220 116.385.552 16.650.086 272.162.700 1996 110.106.378 7.693.540 28.327.053 110.252.225 17.839.437 274.218.633 1997 154.847.424 8.247.416 34.594.084 114.126.710 18.367.797 330.183.431 1998 157.703.792 8.224.565 33.395.790 115.035.639 18.535.321 332.895.107 1999 158.234.169 8.152.108 32.768.984 120.247.028 18.225.824 337.628.113 2000 92.535.059 8.239.718 22.785.338 109.537.401 16.203.463 249.300.979 2001 109.438.791 8.250.784 32.164.867 107.348.454 13.448.627 270.651.523 2002 18.334.885 6.665.933 4.274.676 81.097.718 10.350.675 120.723.887 2003 104.626.080 7.069.507 31.708.800 93.923.453 11.050.560 248.378.400 2004 125.459.712 6.307.200 25.386.048 114.842.880 16.385.760 288.381.600

TOTALE 1.455.129.555 99.312.173 323.934.429 1.391.405.960 192.656.680 3.462.438.797

TOTALE COMPLESSIVO 1.554.441.728 1.907.997.069

Valore medioannuo per usoperiodo 1992/2004

111.933.043 7.639.398 24.918.033 107.031.228 14.819.745 266.341.446

Valore medioannuo totaleperiodo 1992/2004

119.572.441 146.769.005 266.341.446

% media annuaperiodo 1992/2004 42,0% 2,9% 9,4% 40,2% 5,6% 100,0%

44,9% 55,1%

45

Programma di utilizzazione della risorsa idrica dagli invasi del Monte Cotugno e del Pertusillo Decisioni del Comitato di Coordinamento Tab. c) - Invaso di Monte Cotugno-erogazioni anno 2003 EROGAZIONI (mc/s) luglio agosto settembre ottobre novembre dicembre TOTALE

(mc) AQP 3,50 3,50 3,50 3,50 3,50 3,50 55.641.600 C.d.B. Bradano-Metaponto 8,60 8,60 8,60 5,00 1,50 85.639.680

C.d.B. Stornara-Tara 2,50 2,50 2,50 2,00 0,50 26.524.800

C.d.B. Ferro eSpalviero 0,50 0,50 0,50 0,41 0,06 0,06 5.388.768

C.d.B. Alta ValD'Agri 0,40 0,40 0,40 0,40 4.250.880

ILVA Taranto 0,40 0,40 0,40 0,40 0,40 0,40 6.359.040

TOTALE (mc) 42.586.560 42.586.560 41.212.800 31.364.064 15.448.320 10.606.464 183.804.768

Tab.d) - Invaso del Pertusillo-erogazioni anno 2003 EROGAZIONI (mc/s) luglio agosto settembre ottobre novembre dicembre TOTALE

AQP 3,70 3,70 3,70 3,20 3,20 3,20 54.846.720 C.B. Bradano-Metaponto 3,80 3,80 3,80 2,50 36.901.440

C.B.Alta Val D'Agri 0,40 0,40 0,40 0,40 0,05 0,05 4.514.400

TOTALE (mc) 21.159.360 21.159.360 20.476.800 16.338.240 8.704.800 8.424.000 96.262.560

46

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0,50

0,50

0,53

0,56

0,50

16.47

4.838

TOTA

LE (m

c) 11

.972.4

48 1

3.179

.456

14.11

5.168

15

.785.2

80 2

4.989

.472

33.98

1.120

43

.309.7

28

43.17

5.808

38

.232.0

00

27.64

1.088

18

.118.0

8013

.204.5

12 2

97.92

4.765

Tab.f

) - In

vaso

del P

ertus

illo-e

roga

zioni

anno

2004

ER

OGAZ

IONI

(m

c/s)

genn

aio

febbr

aio

marzo

ap

rile

magg

io giu

gno

luglio

ag

osto

sette

mbre

ott

obre

no

vemb

re d

icemb

re

TOTA

LE

AQP

3,41

3,35

3,61

3,47

3,35

3,53

3,49

3,67

3,53

3,35

3,51

3,51

110.1

58.00

0

C.B.

Bra

dano

-Me

tapon

to

1,54

5,79

3,71

1,94

0,62

36.11

8.960

C.B.

Alta

Val

D'Ag

ri

0,6

0 0,6

0 0,5

5 0,4

0

5.7

11.04

0

TOTA

LE (m

c) 9.1

26.00

0 8.4

00.00

0 9.6

64.00

0 8.9

93.00

0 8.9

80.00

0 13

.160.0

00

26.46

5.000

21

.385.0

00

15.60

2.000

11

.694.0

00

9.108

.000

9.411

.000

151.9

88.00

0

47

Tab.g

) - In

vaso

di M

onte

Cotug

no -

Prog

ramm

a di u

tilizz

azion

e ann

o 200

5 ER

OGAZ

IONI

(m

c/s)

genn

aio

febbr

aio

marzo

ap

rile

magg

io giu

gno

luglio

ag

osto

sette

mbre

ott

obre

no

vemb

re d

icemb

re

TOTA

LE

(mc)

AQP

4,30

4,30

4,30

4,30

4,30

4,30

3,70

3,70

4,30

4,30

4,30

4,30

130.2

48.00

0

C.d.B

. Br

adan

o-Me

tapon

to

0,59

0,74

1,39

1,78

3,00

7,70

8,03

8,08

6,68

4,73

2,54

0,40

120.4

88.25

6

C.d.B

. St

orna

ra-T

ara

0,0

7 0,8

0 2,5

0 2,5

0 2,5

0 2,5

0 1,8

7 1,1

6

36.67

6.160

C.d.B

. Fer

ro e

Spalv

iero

0,06

0,06

0,10

0,20

0,41

0,51

0,56

0,51

0,46

0,31

0,16

0,16

9.243

.936

C.d.B

. Alta

Val

D'Ag

ri

0,5

0 0,5

0 0,5

5 0,5

5 0,5

0 0,5

0

8.2

16.64

0

ILVA

Tara

nto

0,40

0,40

0,40

0,40

0,40

0,40

0,40

0,40

0,40

0,40

0,40

0,40

12.61

4.400

TOTA

LE (m

c) 14

.329.4

4013

.305.6

00

16.57

9.296

14.5

73.95

2 25

.203.7

44 4

1.238

.720

42.15

8.016

42

.158.0

16

38.46

5.280

32

.435.4

24

22.18

0.800

14.08

8.384

317

.487.3

92

Tab.h

) - In

vaso

del P

ertus

illo –

Prog

ramm

a di u

tilizz

azion

e ann

o 200

5 ER

OGAZ

IONI

(m

c/s)

genn

aio

febbr

aio

marzo

ap

rile

magg

io giu

gno

luglio

ag

osto

sette

mbre

ott

obre

no

vemb

re d

icemb

re

TOTA

LE

AQP

3,40

3,40

3,50

3,50

3,50

3,75

3,75

3,75

3,75

3,50

3,50

3,50

112.5

01.44

0

C.B.

Bra

dano

-Me

tapon

to

2,00

5,60

5,00

2,00

0,60

40.71

2.640

C.B.

Alta

Val

D'Ag

ri

0,55

0,60

0,60

0,55

0,40

7.136

.640

TOTA

LE (m

c) 9.1

06.56

0 8.2

25.28

0 8.4

67.20

0 9.0

72.00

0 9.3

74.40

0 16

.329.6

00

26.65

1.040

25

.043.0

40

16.32

9.600

12

.052.8

00

9.072

.000

9.374

.400

160.3

50.72

0

48

2.3.2 I costi di produzione dell’acqua all’ingrosso (tariffa dell’acqua all’ingrosso) Il 27 Maggio 2004, il Comitato di Coordinamento delle risorse idriche, ha approvato la delibera attuativa di cui all’art. 15 dell’Accordo di Programma ex art.17, L.36/94, relativa alla determinazione dei costi di produzione dell’acqua (Tariffa dell’acqua all’ingrosso). Tale delibera stabilisce, in attuazione del sopra richiamato art.15, che: - la tariffa si applica a partire dall’anno 2000; - la tariffa si compone di quattro aliquote di costo: costo di compensazione ambientale; costo energetico (sollevamenti ); costo di riequilibrio economico (mancate opportunità); costo industriale (oneri per la gestione degli impianti e di manutenzione); - la componente costo industriale è stata stralciata dal computo della tariffa che, pertanto, è riferita solo alle prime tre componenti del costo; - la tariffa si applica ai volumi di acqua effettivamente erogati alle due Regioni (e non ai singoli soggetti utilizzatori quali l’AQP, i Consorzi di Bonifica, industrie); - gli importi derivanti dal sistema tariffario sono rimessi alla Regione Basilicata entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello di riferimento; - il corrispettivo della tariffa per gli anni 2000, 2001, 2002, valutata forfetariamente in 35,00 Meuro, sarà corrisposta dal CIPE; - per gli anni 2003-2004 la tariffa è stata assunta pari a 0,055 euro/mc, per il 2005 è stata assunta pari a 0,075 euro/mc. La tariffa per il triennio considerato è da intendere provvisoria, sperimentale e forfettaria; - per il 2003 essendo i volumi erogati alla Puglia pari a 242.909.000 mc, gli oneri a carico della Regione Puglia sono risultati pari a 13,360 Meuro. Di tale importo la quota pari a 10,000 Meuro è stata già versata, la rimanente quota, pari a 3,360 Meuro, sarà versata entro il 30/06/2005. I proventi tariffari relativi al 2003 sono stati destinati all’AATO Basilicata per favorire l’avvio del Sistema Idrico Integrato. Sempre in tema di tariffa dell’acqua all’ingrosso, il Comitato di Coordinamento, nella seduta del 23 Febbraio 2005, oltre ad approvare il programma di utilizzazione della risorsa idrica per il 2005 ha deliberato : - la costituzione del Gruppo di lavoro misto (Regioni Basilicata, Puglia e Sogesid ) per la determinazione della tariffa per l’anno 2006 e successivi e per la determinazione dei costi industriali; - ha approvato per l’anno 2004, sulla scorta dei volumi effettivamente trasferiti alla Puglia (266.850.475 mc), gli oneri a carico della Regione Puglia, per l’importo di 14,676 Meuro; - ha approvato per l’anno 2006, sulla scorta di erogazioni previsionali, gli oneri a carico della Regione Puglia, assunti pari a 21,430 Meuro.